Non si sa come smantellare quel reattore

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Non si sa come smantellare quel reattore
LʼINCHIESTA
n. 288 - dal 24 aprile al 7 maggio 2014
Non si sa come smantellare quel reattore
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Nessuno ha mai smantellato un reattore come quello di Latina, neanche gli inglesi che l’hanno inventato. Troppo pericoloso
L
a strada per lo smantellamento
più o meno definitivo del sito nucleare di Latina è ancora molto
lunga ed intricata. Infatti i tempi per
arrivare al “brown field” prima e al
“green field” dopo (attualmente previsti rispettivamente per il 2023 e per il
2035) sono tutt’altro che certi, anzi.
Basti pensare che, nonostante sia stata presentata per la prima volta quasi
10 anni fa, l’apposita autorizzazione
del Ministero dello Sviluppo Economico sulla Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) non è stata ancora rilasciata. Manca ancora il necessario
previo parere favorevole dell’Ispra
(Istituto Superiore per la Protezione e
la Ricerca Ambientale, ex APAT e già
ANPA). Pur essendo stata presentata
per prima, dunque, tra tutte e 4 le centrali nucleari in fase di smantellamento in Italia, quella di Latina è l’unica
VIA non ancora autorizzata. Lo stallo
è dovuto al fatto che, come più volte
spiegato da questo giornale ed ora
confermato anche dalla relazione dello stesso Ispra nell’audizione parlamentare del 9 gennaio, la Sogin non sa
bene come trattare e soprattutto dove
mettere le tonnellate di grafite che
fungeva da moderatore nel reattore.
La grafite è un materiale altamente infiammabile (era presente ed aveva la
stessa funzione nel reattore di Chernobyl esploso 28 anni fa) ed essendo
impregnata di radioattività, necessita
di precauzioni impiantistiche ed attrezzature molto particolari per la sua
rimozione. Tutte cose che finora non
esistono. La Sogin sta pensando a dei
IL REATTORE MAGNOX
Il “cuore” della centrale
di Latina
La Germania spegne
i reattori: l’atomo
non conviene più
PROBLEMA NON
SOLO DI LATINA,
MA DI UN'AREA VASTA
I rifiuti nucleari di Latina
riguardano un circondario
ampio: l'area interessata da
eventuali ricadute nucleari è
quella compresa nel raggio
di almeno 25 km. Cosa
“ammessa” anche nell'emendamento con cui al
Senato il 20/4/2011 si tentò
inutilmente di sabotare il
referendum del giugno 2011
che poi stroncò nuovamente
il bidone nucleare in Italia.
Quell'emendamento, infatti,
prevedeva risarcimenti alle
popolazioni ricadenti nei 25
km dalle centrali.
robot telecomandati a distanza. Questo tipo di reattori non li ha mai smantellati nessuno sulla Terra. Invece da
altre parti hanno deciso di aspettare.
Quello di Latina infatti, almeno nella sua versione originaria, è uno degli
unici due reattori Magnox al mondo
(l’altro si trova in Giappone) fuori dal
Regno Unito; il Paese che lo aveva
realizzato per fabbricare ordigni nu- se per il pianeta. Un potere in mano a
cleari. Questo tipo di reattori inizial- poche nazioni e che ancora oggi gestimente nacquero per soli scopi militari sce i destini geo-politici del mondo intero. L’inciso è necessario per inin quanto permettevano di ottenedicare il fatto che soprattutre tanto plutonio a partire da
to nel Regno Unito, cioè
uranio naturale. La bomproprio dove questo tiba atomica sganciata
po di reattori li hansu Hiroshima era staL’unico
no concepiti e cota ottenuta con urareattore a grafistruiti, per smannio arricchito che
te (come quello che
tellarli hanno deciperò è solo lo 0,7
abbiamo qui) che
so di procedere
dell’uranio totale. Il
con le classiche
plutonio invece è
non c’è più è quello
pinze da chirurgo,
un elemento che si
esploso a Chernobyl
valutando
bene
trova raramente in
tempi e costi. Rispetnatura, ma essendo
to a questi ultimi gli inanch’esso un materiale
glesi hanno scoperto che
altamente fissile (cioè il
le spese per disattivare i Masuo atomo è facilmente scingnox sono molto più elevate ridibile per determinare una reazione nucleare a catena) è stato utilizzato spetto ad altri tipi di reattori costruiti
per costruire gran parte delle bombe successivamente (si parla di un fattoatomiche che ancora oggi sono spar- re 5 a 1), proprio a causa della grafite.
Non sono passati neanche tre anni
dal referendum del 12 e 13 giugno
2011 quando gli italiani per la seconda volta (caso unico al mondo)
ha respinto al mittente la proposta
del nucleare come fonte di energia
per la nostra nazione. A suo tempo
fu detto che quella scelta fu dettata
dallʼonda emotiva creata dallʼincidente della centrale di Fukushima
in Giappone (11 marzo 2011), come lo fu lʼincidente di Chernobyl nel
1986. Ma ora a confermare quella
saggia decisione arrivano anche i
dati economici. In Germania, ad
esempio, lʼenergia nucleare è ormai andata fuori mercato a causa
dellʼeconomicità raggiunta dalle
fonti rinnovabili; tra lʼaltro senza alcuna ulteriore incentivazione da
parte del governo guidato da Angela Merkel. Conti alla mano, nelle
scorse settimane la società E.ON
ha deciso di spegnere con sette
mesi di anticipo rispetto ai programmi governativi la centrale nucleare
di Grafenrheinfeld in Baviera. Così
risparmiano un sacco di denaro.
Allo stesso tempo i volumi dei rifiuti producibili dal decommissioning
sono 10 volte maggiori di quelli relativi, ad esempio, ai reattori moderati ad
acqua leggera. Ma sono i loro tempi
dello smantellamento a dirci come
stanno effettivamente le cose anche
qui da noi: il “green field” del primo reattore entrato in funzione in Inghilterra, quello di Calder Hall, è previsto per
il 2115; cioè 156 anni dopo la sua entrata in funzione. E trattandosi di prato verde, visto che anche là in definitiva paga lo Stato, è il caso di dire:
“Campa cavallo che l’erba cresce”.
R.L.