BR INVESTIGATION Dott. Bruno Rossi Orario 9-13 15

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BR INVESTIGATION Dott. Bruno Rossi Orario 9-13 15
BR INVESTIGATION
Dott. Bruno Rossi
Orario 9-13 15-19
3° piano
Aprile 2014
Giorgio Weiss
BR Investigation
TRIESTE 2014
Prefazione:
Prefazione:
La storia che vi narrerò, è una cosa realmente accaduta nella vita, ma i
luoghi, i nomi dei personaggi, i nomi delle ditte e quant’altro, anche se mai
menzionati, ma eventualmente individuabili, sono di pura fantasia e non
quelli realmente coinvolti nella vicenda. Gli stessi personaggi portano nomi
di fantasia, anche se gli episodi narrati corrispondono alla realtà, ma non
necessariamente accaduti a Trieste e nelle altre città menzionate.
Concludendo, il filo conduttore, le tempistiche e gli episodi narrati, anche se
romanzati, sono reali, mentre tutto il resto è frutto della fantasia dell’autore,
il quale, per ovvi motivi di privacy, se non espressamente autorizzato, non
poteva divulgare.
Nella speranza che questa pietra miliare della vita di ognuno di noi,
cambiando intrinsecamente le abitudini radicate, possa farvi meditare
sul vorticoso evolversi della quotidianità del secolo trascorso, vi auguro una
buona lettura.
Giorgio Weiss
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BR Investigation
BR Investigation
“BR Investigations”, altisonante insegna posta nell’atrio
dello stabile di via Mazzini, 30 a Trieste, edificio quasi totalmente adibito ad uffici di vario genere.
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Dott. Bruno Rossi
Orario 9-13 15-19
3° piano
Così ha inizio la storia che sto per raccontarvi, infatti il
signor Bruno Rossi decise all’inizio dell’anno 1985 di aprire
un’agenzia di investigazioni privata, da dedicare alle più svariate
indagini, che i clienti avessero voluto affidargli. Per far ciò dovette
espletare diverse formalità burocratiche presentando domanda,
in carta da bollo, alla Prefettura per il rilascio dell’autorizzazione che consente di eseguire investigazioni, ricerche o di
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Giorgio Weiss
raccogliere informazioni per conto di privati. È necessaria inoltre
l’autorizzazione che abilita ad effettuare attività investigativa per
la ricerca e l’individuazione di elementi di prova da far valere nel
contesto di processo penale. Per ultimo, bisogna presentare pure
la tabella con le tariffe relative ed ottenerne l’approvazione.
A venticinque anni, dopo essersi laureato, con il massimo dei
voti, presso l’Università degli Studi di Trieste, in psicologia con
una tesi imperniata su “Cosa determina la personalità criminale
dell’individuo – suoi aspetti e manifestazioni”, decise di tentare di
mettere in pratica le materie alle quali aveva dedicato la sua vita
fino ad allora. Le idee erano tante e ben confuse, come si usa
dire, ma una imperava su tutte, combattere la microcriminalità
dilagante in quei tempi, difficilmente individuabile e pertanto
quanto mai impossibile formalizzare e concretizzare.
Non ebbe la presunzione di arrivare alla notorietà dei
più grandi investigatori della storia, come Sherloch Holmes,
personaggio letterario creato da Sir Arthur Doyle alla fine del
XIX secolo e nemmeno a quella di Hercule Poirot, celebre
investigatore belga, nato dalla fantasia della giallista Agatha
Christie e nemmeno di Mike Hammer, caratterizzato da un’indole
maschilista e violenta, frutto del lavoro e della fantasia di Frank
Michael Morrison Spillane, più conosciuto con lo pseudonimo di
Mickey Spillane.
Era certamente una sfida con se stesso, in quanto, nella
gente, non era radicato il concetto di far risolvere ad uno
specialista gli eventuali problemi che avrebbe potuto avere, sia in
campo lavorativo che in quello familiare e affettivo.
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Era un’attività sconosciuta in città ed il problema era di farsi
conoscere, proporsi per ottenere degli incarichi, trovare il modo
di non rimanere invisibili. Qui, il suo desiderio di raggiungere
lo scopo, gli fece balenare un’idea, che non sarebbe stato il
massimo cui voleva arrivare, ma per incominciare, per farsi
conoscere era un punto di partenza abbastanza valido.
Essendo a conoscenza, leggendo sui vari quotidiani, della
microcriminalità emergente, con piccoli o grandi furti nei grandi
magazzini o nei supermercati, pensò di intervenire per cercare il
modo di frenare, se non debellare del tutto, queste azioni illegali.
Non solo di furti si trattava, ma pure delle piccole truffe, che
moltiplicate, raggiungevano delle cifre importanti.
Era uso, specialmente nei supermercati, di prezzare i
prodotti con delle etichette autoadesive poste per mezzo di una
macchinetta sulla confezione stessa. In essa c’era segnato
solamente il prezzo senza la specifica del prodotto, importo che
la cassiera, manualmente, digitava sui tasti del registratore di
cassa. Succedeva spesso che delle persone disoneste, dovendo
acquistare un prodotto più caro, togliessero l’etichetta con il
prezzo e ve ne apponessero un’altra, tolta da una confezione,
con il prezzo notevolmente inferiore, con ciò truffando l’ignaro
rivenditore. Raramente le cassiere, dato l’enorme mole di lavoro
e la quantità di prodotti dei tipi più svariati, potevano ricordare a
memoria i prezzi degli svariati articoli.
A Bruno Rossi, venne in mente uno degli esami fatti, al di
fuori di quelli in programma e affrontati nel corso di laurea, e che
con la psicologia non era del tutto attinente, ma a lui piacque
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discutere con il professore incaricato, perché rispecchiava
la tenacia e perseveranza dell’uomo, volte alla scoperta e al
miglioramento della vita.
Per il prosieguo del racconto dovrò riportare e riferire ora
dati tecnici, i quali possono essere poco piacevoli da leggere, ma
necessari per capire il seguito della vicenda.
Ed ecco l’argomento dello studio effettuato: Il 7 ottobre del
1948, Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, all’epoca
studenti di ingegneria dell’Università di Drexel – Philadelphia -,
nacque l’idea, dopo aver ascoltato le esigenze di automatizzare
le operazioni di cassa da parte del presidente di un’azienda del
settore alimentare, ebbero l’idea di studiare un sistema atto e
velocizzare e esentare da errori il lavoro della cassiera.
La prima intuizione fu quella di utilizzare il Codice Morse,
stampato ed esteso in senso verticale, realizzando così barre
strette e barre larghe. In seguito utilizzarono dei codici a barre
ovali e brevettarono la loro invenzione.
I primi tentativi di riconoscere i codici a barre con un
fotomoltiplicatore originariamente utilizzato per la lettura ottica
delle bande audio dei film non ebbe successo: l’eccessivo rumore
dei dispositivi termoionici, il calore generato dalla lampada
utilizzata per l’illuminazione e il peso risultante dall’insieme, erano
ostacoli insormontabili in quanto le lampade allo Xeno, l’unica
fonte luminosa all’epoca abbastanza intensa, avevano prezzi
improponibili, specie quella a flusso continuo.
Il successivo sviluppo della tecnologia laser permise ai lettori
di essere costruiti a prezzi più accessibili e lo sviluppo dei circuiti
integrati permise la decodifica vera e propria dei codici.
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Bernard Silver morì nel 1963 a soli 38 anni, prima di vedere
le numerosi applicazioni pratiche del suo brevetto.
Nel 1972, un grande magazzino di Cincinnati fece degli
esperimenti con un lettore con l’aiuto della RCA, ma i codici
a barre ovali si macchiavano facilmente o si producevano
delle sbavature durante la stampa, per cui l’esperimento fu un
insuccesso. Nel frattempo Woodland sviluppò presso l’IBM i
codici a barre lineari, che furono adottati il 3 aprile 1973 con il
nome “UPC” (Universal Product Code), il 26 giugno 1974 presso
un supermarket a Troy, nell’Ohio, il primo prodotto (un pacchetto
di gomme americane) veniva venduto utilizzando un lettore
di codici a barre. Quel pacchetto di gomme si trova ora nello
Smithsonian’s Museum of American History.
Mettere in pratica e proporre, questa nuova tecnologia,
ai grossi market o grandi magazzini di Trieste, non era cosa
facile, anzi, per lui quasi improponibile tecnicamente parlando.
Gli venne in mente che un suo caro amico e compagno di
Università, due anni prima di lui, si era laureato con il 110 e
lode oltre la menzione, in ingegneria elettronica. Chissà se,
data la sua grande cultura, avesse già trovato un’occupazione
presso qualche grossa azienda del settore. Bruno prese la
guida telefonica e, ricordando l’indirizzo in cui abitava, presso i
genitori, all’epoca degli studi, cercò il nome Pertot in via Ghega
15. Composto il numero, al terzo squillo un voce femminile disse:
“Pronto?” Bruno si presentò esclamando: - “Buon giorno signora
Pertot, mi chiamo Bruno Rossi, sono amico di suo figlio Stefano;
ci siamo conosciuti all’università, ma una volta che ci siamo
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laureati, ci siamo persi di vista. Avrei bisogno di conferire con lui,
dove lo posso trovare?”
La signora Pertot, con enfasi incalzò: “ Sì, si, certo mi ricordo,
Stefano mi parlava spesso di lei e, anche se frequentavate
facoltà diverse, a volte, vi trovavate a pranzo in mensa e qualche
volta siete andati pure a ballare assieme, mi fa piacere sentirla,
come posso esserle utile?”
Bruno riprese il discorso: “Innanzi tutto, gentile signora, non
mi dia del lei, ho un anno meno di Stefano, pertanto mi sentirei
a disagio. Avrei bisogno, con una certa urgenza di parlare,
professionalmente, con suo figlio. Dove lo trovo? Vive ancora a
Trieste con voi o si è spostato?
“Egregio Bruno, replicò la signora, va bene se lo desideri ti
darò del tu, ma oramai entrambi siete uomini e non più ragazzi
e la buona educazione imporrebbe il lei. Sì, Stefano vive ancora
con noi, è fidanzato, ma per ora è impegnato presso uno studio di
ingegneria, qui a Trieste, a fare il tirocinio per poter dare l’esame
di Stato ed essere abilitato ad esercitare la libera professione.”
“Capisco, ma probabilmente, tra una cosa e l’altra, sarà
poco a casa pertanto le lascio il mio numero telefonico con la
preghiera, quando ha un momento di tempo, di farmi uno squillo
in quanto avrò molto piacere di risentire la sua voce e avere
l’occasione per fissare un appuntamento per vederci, scambiare
le nostre impressioni sul dopo università e spiegargli il motivo di
questa mia telefonata. Il mio numero, dell’ufficio, è 661455 e mi
può trovare sia il mattino che al pomeriggio. Grazie signora e
scusi il disturbo”.
Chiusa la comunicazione Bruno, comodamente seduto in
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poltrona, alla sua scrivania, cercò di pensare come avrebbe
introdotto e presentato il problema all’amico Stefano. Gli
avrebbe chiesto solamente una semplice consulenza oppure
gli avrebbe dato l’incarico di contattare le ditte produttrici di
questi nuovi tipi di congegni e presentare loro specificatamente
il problema e assieme risolverlo. Esistevano in Italia o bisognava
rivolgersi all’estero? Attualmente, essendo agli inizi, Bruno
era solo in Agenzia; non aveva collaboratori di alcun genere
e nemmeno una semplice impiegata/segretaria, già, per
il momento, non era necessario rispondere al telefono, non
c’erano clienti. Fantasticando in un futuro di sviluppo, già vedeva
la sistemazione e la dislocazione delle scrivanie nelle altre
stanze dell’appartamento che aveva affittato. Per ora solamente
il suo, su quattro vani che avrebbero formato gli uffici, era
arredato e, peraltro, anche decorosamente bene. Un’ampia
scrivania con a fianco il tavolino con la macchina da scrivere,
la calcolatrice, il telefono, un lungo mobile alle sue spalle
contenente raccoglitori per documenti, per momento ancora
desolatamente vuoti, inoltre libri, codici, e tutto quanto potesse
dare un tono d’importanza all’ambiente. Non mancava nulla,
c’erano anche tre belle seggiole, a poltroncina, con braccioli
poste dinnanzi alla scrivania per ospitare i clienti, una bella e
grossa cassaforte, peraltro non acquistata, ma lasciata lì da chi
occupava prima quegli uffici. Se la cosa avesse preso piede,
come già il suo cervello immaginava, di collaboratori ce ne
sarebbero stati parecchi, per lo più esterni, ma avrebbero avuto
la necessità, per stilare i rapporti, di un punto di riferimento
nell’ambito dell’Agenzia. Pertanto tavoli più o meno grandi
sistemati nei vasti ambienti che formavano l’appartamento
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nell’edificio, che era una casa d’epoca e pertanto gli spazi non
erano ridotti come nelle case di recente costruzione.
Giunse l’ora di chiusura dell’ufficio e Bruno, spente le luci,
si avviò all’uscita sperando che l’indomani, o al massimo il giorno dopo ancora, Stefano lo chiamasse. Cominciava ad essere
impaziente, desideroso di sviluppare la sua idea, da lui ritenuta
innovativa e vincente, ma per far ciò aveva bisogno di un aiuto,
un consiglio, una conferma da una persona competente. Uscito
dal portone dell’edificio
volle rientrare a casa a
piedi per avere la possibilità, camminando, di
rivedere ancora il suo
progetto. Da un anno
circa, aveva voluto la
sua libertà di movimenti e di pensiero e così
aveva deciso di prendere in locazione un
Il condominio dove abita Bruno
piccolo appartamento
all’inizio di viale d’Annunzio, stanza da letto, soggiorno con angolo cottura e bagno, più che sufficiente per le sue esigenze da
single.
Bisogna dire una cosa, prima di continuare il racconto, infatti
vien da pensare come mai Bruno Rossi, potesse permettersi
un ufficio, un appartamentino e vivere da solo, lontano dai
suoi genitori, se sta pensando ad una futura professione e
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quindi non ha alcuna fonte di reddito. Bruno, bisogna dirlo,
si può considerare un ragazzo nato con la camicia, come
si usa dire, infatti era al secondo anno d’università quando
sua zia Giovanna, sorella della mamma, venne a mancare
ancora giovane, per un male incurabile che purtroppo, l’aveva
strappata alla vita. Non era mai stata sposata e, tutta la sua
breve vita, l’aveva dedicata al lavoro, giungendo fino al grado
di capo divisione presso il Comune di Trieste. Sapendo che
non le rimaneva molto da vivere, aveva deciso di andare da un
notaio per far redigere le sue ultime volontà con un testamento.
Alla sua dipartita il notaio convocò, presso il suo studio, tutti gli
eredi nominati nel testamento e, tra di loro, c’era pure Bruno.
Molto meravigliato, assistette all’apertura del testamento della
zia e, mentre lasciava l’appartamento, in cui abitava, alla
sorella Maria, la mamma di Bruno, alcune altre piccole cose
a dei cugini e, dulcis in fundo, lasciava, depositata presso il
notaio, la somma di venticinque milioni di lire da consegnare
al nipote, Bruno Rossi, il giorno in cui si fosse laureato. In caso
di abbandono degli studi da parte del nipote o non si fosse
laureato entro il ventiseiesimo anno di età, la somma sarebbe
stata devoluta in beneficenza all’Unione Italiana Ciechi di
Trieste.
Dopo aver speso dei soldi per stipulare i contratti di
locazione, acquistato il mobilio, sia per la casa sia per l’ufficio,
avrebbe voluto prendersi pure un’automobile, ma la ragione,
fortunatamente, lo sconsigliò; era giovane, poteva andare a piedi,
spostarsi con i mezzi pubblici o in caso di estrema necessità
esistevano anche i taxi, tenendo quanto gli era rimasto per
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vivere decorosamente, fintantoché non avesse cominciato a
guadagnare con il suo lavoro.
Passata piazza Garibaldi, all’inizio del viale d’Annunzio,
si fermò in una pizzeria per prendere la cena: “pizza ai quattro
formaggi con supplemento salamino piccante”, la sua preferita
da gustare a casa comodamente seduto al tavolo del soggiorno,
mentre avrebbe guardato qualche programma televisivo.
Il televisore era stato acceso automaticamente, ma, mentre
gustava la pizza, i suoi pensieri elaboravano il discorso che
avrebbe fatto a Stefano, altroché seguire il programma del
piccolo schermo!
Il mattino di mercoledì 19 giugno, dopo una notte passata
tra sogno, realtà e dormiveglia, uscì da casa per recarsi al lavoro. Era una giornata calda, piena di sole, sembrava proprio il
simbolo della gioia di vivere; la gente frettolosamente si muoveva per adempiere i propri compiti, alcuni recandosi al lavoro, le
massaie recandosi al mercato per accaparrarsi le verdure più
fresche; gli studenti andando a scuola per gli ultimi giorni prima
delle vacanze estive che sarebbero iniziate il 23. Giunto in piazza Goldoni, si fermò all’edicola per acquistare i soliti due quotidiani, quello locale “Il Piccolo” e uno nazionale il “Corriere della
sera” e si recò al vicino bar Venier, per ordinare il solito “capo in
b”, che a Trieste è uno dei tanti modi di prendere il caffè. Infatti
solo qui da noi ci sono tante varietà di modi di sorbire il magico
infuso, del tutto sconosciuti nel resto d’Italia e del mondo. Da noi
al bar, per chiedere un caffè, si ordina “un nero”; se la stessa richiesta venisse fatta da Monfalcone in poi, ci si vedrebbe conse––– 16 –––
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gnare un bicchiere di vino nero. Poi noi abbiamo il “gocciato”, il
“macchiato”, il “cappuccino” che viene servito nella tazzina e poi
c’è appunto il “capo in b” che viene servito in un piccolo bicchiere da 75 cl.; infine quello, che in tutt’Italia, viene chiamato “cappuccio” o “cappuccino” da noi è considerato caffelatte. Strana
città Trieste, vera città mitteleuropea, dove gli usi e i costumi
hanno subito l’influenza dell’Austria, della Slovenia, della Grecia
e di tutte le innumerevoli popolazioni che qui risedettero quando il porto di Trieste era un emporio di scambi commerciali che
fecero invidia a
città ben più importanti della nostra.
Sorbito il caffè, Bruno, uscì
dal bar e svoltando a sinistra scese la via Mazzini
fino al palazzo
dove risiedeva la
Via Mazzini 30
sua Agenzia, salito con l’ascensore al terzo piano, stava per inserire la chiave
nella toppa, quando udì il telefono che stava squillando. Giunto
alla scrivania, sollevò il ricevitore ed esclamò: “BR Investigation,
buon giorno, sono Bruno Rossi, in cosa posso esserle utile?”
Dall’altro capo del filo una voce nota e calda disse: “Ehilà,
Bruno, che piacere, sono Stefano, caspita con che importante
ragione sociale ti presenti; mia madre mi ha detto che mi cercavi, dimmi tutto”.
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– Caro Stefano, mi è stato detto che lavori qui a Trieste, mi fa
molto piacere, come te la passi?”
- Relativamente bene, ma cosa vuoi, per poter, un giorno,
esercitare la libera professione devo fare il tirocinio obbligatorio
e, come sai, esso si deve svolgere a titolo gratuito. Per fortuna
vivo ancora con mamma e papà e il titolare dello studio mi fa fare
qualche piccolo lavoretto extra, remunerato con compensi poco
più di una carità. Oltre al piacere di sentirti, raccontami un po’ di
te e cosa posso fare per te.
- Guarda, amico mio, è una cosa che non si può parlare
e illustrare al telefono, sarebbe mio desiderio se ci potessimo
vedere da qualche parte. Io preferirei, qui, presso il mio
studio, dove, eventualmente, ho documenti ed informazioni
che potrebbero esserci utili. La tua competenza nella materia
che tratteremo è indiscussa, data la brillante tesi dibattuta e
gli strabilianti risultati ottenuti. Penso sarebbe meglio di sera,
quando sia tu sia io siamo liberi. A che ora finisci di lavorare?
Potremmo vederci qui da me al termine del tuo orario di lavoro.
- Certamente, con piacere, oltretutto perché mi incuriosisce
questo misterioso incontro del quale io sarei il centro
dell’attenzione. Per me non ci sono problemi, se vuoi ci possiamo
vedere anche oggi o domani, come credi, il mio impegno con lo
studio termina alle 17,30 in quanto facciamo l’orario continuato
dalle 8,30 del mattino, con la sola interruzione di un ora, a turno,
per il pranzo o per meglio dire, la sosta fatta in qualche bar, che
prepara veloci spuntini per la gente che lavora e non ha il tempo
materiale di andare a casa. Dammi l’indirizzo di dove devo venire
e, il tempo di fare la strada dal mio posto di lavoro, situato al 45 di
via del Lazzaretto Vecchio, e sarò a tua disposizione.
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- OK, benissimo, io sono in via Mazzini 30 al terzo piano,
ovviamente con l’ascensore, e non sarà per te neanche tanto
disturbo, in quanto, potrai prendere la linea 9 e in breve tempo
sarai qui da me. Benissimo, ti aspetto oggi e grazie della tua
disponibilità. Grazie e buon lavoro.
- Bene, a stasera - concluse Stefano - interrompendo la
comunicazione.
Mentre stava sedendosi alla scrivania per aprire il giornale
e dare un’occhiata agli articoli di prima pagina, udì lo squillo
del campanello della porta d’ingresso. Schiacciato il pulsante
dell’apri-porta, ripiegò nuovamente il giornale e si alzò per
accogliere il visitatore, forse il suo primo cliente.
Una persona, dall’apparente età di cinquantacinquesessant’anni, attraversò il breve spazio dell’atrio, avvicinandosi.
Bruno l’accolse con un sorriso, invitandolo a sedersi in una delle
poltroncine poste davanti alla scrivania e riprendendo il suo
“posto di battaglia” chiese al signore, cosa desiderasse.
- Buon giorno dott. Rossi, mi chiamo Sergio Colautti e spero
di essere al posto giusto. Mi trovo in una situazione particolare
e, salendo all’Amministrazione Immobili del primo piano, ho
notato la sua tabella in portone. Non sapevo che anche a Trieste
ci fossero degli investigatori privati, come si vedono nei film
americani. A me succede una cosa incresciosa: la mia vettura,
posteggiata nel garage condominiale, è oggetto di continui
danneggiamenti, che ritengo vandalici; graffi sulla carrozzeria,
specchietto retrovisore divelto, copertone forato con punteruolo
e tanti piccoli danni che escludo siano opera di gente estranea,
ma piuttosto di qualche condomino o inquilino dato che l’accesso
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Giorgio Weiss
al garage è protetto da una saracinesca apribile solamente
con le chiavi o a cellula fotoelettrica. Sono stato dai carabinieri
a denunciare i fatti, ma mi hanno risposto che non possono
procedere se non in base a denunce specifiche e documentate
e, che essendo fatti successi nell’ambito di una proprietà privata,
non possono intervenire preventivamente. Come potrebbe, lei,
aiutarmi e quanto mi verrebbe a costare questa indagine?
- Egregio signor Colautti, è evidente che qualcuno
l’ha presa di mira, chissà per quale motivo e, nel mondo
dell’investigazione, tutto si
può tentare e fare. Potremmo
installare, camuffandola, una
speciale e poco ingombrante
videocamera, in commercio
dagli ultimi anni ’70 ai primi
degli anni ’80 che vanno
a sostituire le vecchie e
mastodontiche cineprese.
Immagino che il vostro
garage sia dotato di cellula
fotoelettrica che, come la luce delle scale di casa, abbia un
limitato periodo di utilizzo. La videocamera entrerebbe in
funzione, usando un interruttore crepuscolare, opportunamente
tarato e registrerebbe tutti i movimenti nello spazio occupato
dalla sua autovettura, e quindi, limitatamente al periodo di
illuminazione ambientale. Con questo sistema il danneggiante
sarebbe ripreso ed immortalato sul nastro registratore
annesso alla videocamera e, a questo punto potrebbe partire
la denuncia nei confronti del vandalo. Ovviamente tutto
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ha un costo, l’installazione della videocamera, il noleggio
della stessa, la sua manutenzione, il cambio del nastro
giornalmente, il controllo della registrazione e di quanto in
essa impresso. Potremmo quantificare il costo in 50.000
lire giornaliere, installazione e disinstallazione dell’impianto
compresi. Ora il tutto dipenderà dal tempo che trascorrerà
prima dell’individuazione del colpevole. Quanto tempo è
trascorso dall’ultimo danneggiamento?
- Interessante la sua proposta, dott. Rossi, è veramente
ben congegnata e di sicuro risultato, ma effettivamente il costo
sarebbe sostenibile se l’individuazione avvenisse entro una
settimana, dieci giorni al massimo, altrimenti la spesa sarebbe
superiore al danno e rimarrebbe solamente la soddisfazione di
individuare il malfattore, ma a che prezzo, anche se posseggo
una Lancia Delta S4!
L’ultimo danneggiamento risale a circa 20/ 25 giorni fa.
- Una gran vettura, penso sia in versione commerciale e non
quella famosa preparata per i Rally e prodotta in quantità limitata,
comunque un’automobile che merita una certa attenzione. Signor
Colautti, comprendo la sua perplessità nell’affrontare la spesa,
ma comunque una volta accertata la responsabilità e presentata
la denuncia, qualsiasi avvocato, oltre ai danni subiti, le farebbe
ottenere pure il risarcimento della spesa sostenuta per la sua
individuazione. Ora, per venirle incontro, le faccio una domanda,
possiede lei in videoregistratore in VHS ?
- Sì, certamente lo uso per registrare i programmi televisivi
interessanti quando non posso essere in casa all’ora stabilita.
- Molto bene, per risparmiare, potremmo venire ad un
compromesso e cioè io eseguo l’installazione, predispongo il
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tutto mentre i controlli giornalieri, la sostituzione della cassetta
video e la visione del filmato la demando a lei. Ovviamente,
pur essendo molto semplice il tutto, le farò vedere come si
eseguono le varie operazioni; ridurremmo così i costi orari della
mia presenza presso il garage. Dicevamo che il costo giornaliero
sarebbe di cinquantamila lire, per un mese di videosorveglianza
arriveremmo a un milione e mezzo tutto compreso, ma con
la sua collaborazione ed evitando le mie quotidiane presenze
potremmo dimezzare la tariffa e arrivare ad un forfait di
settecentocinquantamila lire per trenta giorni. Che ne dice?
- Sì, l’offerta è molto buona e, posso dire, generosa da
parte sua, comunque devo parlarne con mia moglie e decidere
insieme, sa, la spesa in fondo non è irrisoria e queste decisioni le
prendiamo di comune accordo.
- Giustamente, signor Colautti, è bello sentire che c’è un’unità
d’intenti in famiglia, ne parli alla signora e mi sappia dire. Questo
è il mio biglietto da visita, con tutti i dati, mi chiami quando vuole.
Se permette l’accompagno e a presto risentirci.
Come dicono a Roma, “fusse cu fusse la volta bbona”,
sarebbe il primo cliente, ancor prima di sviluppare l’ambiziosa
idea con l’aiuto di Stefano e, se riuscissi ad individuare il vandalo,
il cliente contento sarebbe il più bel reclame e a costo zero.
Probabilmente ne parlerebbe con parenti, amici e conoscenti dei
risultati e da cosa nasce cosa. Speriamo bene.
Il resto della giornata trascorse tranquillamente nell’attesa
che giungessero le sei di sera circa, quando sarebbe arrivato
l’amico Stefano. Il pensiero corse spesso all’incontro del mattino
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ed in esso riscontrò quanto l’inesperienza avesse giocato a suo
sfavore. Sergio Colautti, e chi è Sergio Colautti?, ma è poi il
suo vero nome?, Dove abita?, che lavoro o professione fa?, un
numero telefonico con cui contattarlo? Bruno non sapeva nulla
di tutto questo, a parte che possedeva una Lancia Delta S4
rovinata in varie parti dall’azione, presunta, di qualche vandalo
o ipotetico nemico. Chissà se il Colautti si era accorto di questa
carenza professionale. È mai possibile, che nell’emozione di
vedere il primo cliente, non abbia pensato di redigere una specie
di cartella personale da inserire in un ipotetico archivio clienti?
Le inesperienze purtroppo si pagano, comunque è meglio
non disperare, Bruno era abbastanza fiducioso di poter risentire il
cliente, uno dei prossimi giorni.
Alle diciotto, meno qualche minuto, il campanello della porta
suonò e, premuto il pulsante, si alzò dalla poltrona per andare
incontro all’amico. Si incontrarono proprio davanti alla stanza
di Bruno e, dopo un incrociarsi di sguardi e sorrisi sinceri i due,
automaticamente e di slancio, si strinsero in un fraterno e sentito
abbraccio.
- Ma prego accomodati. Entra! Fa caldo, se vuoi, ti prego,
togliti pure la giacca, questo è il primo nuovo incontro tra vecchi
goliardi.
- No grazie, sono abituato a tenerla tutto il giorno addosso, in
ufficio, il mio titolare non vuole vederci in maniche di camicia.
Ma che bell’ufficio hai, da quanto tempo ti sei messo in
attività? Come vanno gli affari? C’è mercato in questo settore?
- Non lasciarti ingannare dalle apparenze, sono solo agli
inizi. È una professione ancora poco nota in città, ma io sono
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fiducioso. Infatti mi è venuta un’idea, forse avveniristica, ma di
probabile, se non di sicuro come spero, sviluppo. Io ho sostenuto
all’università, come esame di scelta fuori programma, un studio
sul nuovo sistema di codici a barre. Tu certamente conoscerai
le traversie che il progetto di Woodland e Silver prima, e di
Woodland poi, alla morte di Silver nel 1963, ha attraversato, ma
ormai il sistema funziona ed io vorrei proporlo ai supermercati e
grandi magazzini. Non ho scoperto l’acqua calda e ci saranno
sicuramente delle ditte attrezzate a proporre i lettore ottici. La
mia idea sarebbe, e qui entri in gioco tu con il tuo bagaglio
culturale, di proporre un prodotto innovativo che possa offrire
alle aziende un servizio completo. Non solo evitare sbagli, o
abusi, nella digitalizzazione dei prezzi da parte degli addetti alle
casse, ma fare in modo di avere pure la scarico delle giacenze.
Mi spiego: arriva la merce in magazzino dell’azienda, vengono
codificati i vari pezzi e di conseguenza caricati nell’inventario
della giacenza. Quando il prodotto passa alla cassa per la
vendita, automaticamente scarica il pezzo dalla giacenza. Così
l’inventario annuale sarebbe molto più semplice e si potrebbe
pure evidenziare i vari ammanchi e quantificare la perdita per furti
perpetrati durante l’anno commerciale.
Vorrei inoltre, nel pacchetto da offrire alle ditte, inserire anche
un servizio di sorveglianza tra gli acquirenti; ragazzi o ragazze
mischiati al pubblico, che facciano finta di acquistare o solamente
vedere i prodotti esposti e tenere d’occhio eventuali ladruncoli, i
quali, con destrezza, infilano oggetti di piccole dimensioni in tasca
o in borse più o meno capienti. Che te ne pare? È di possibile
realizzazione la parte elettronica? Ovviamente, come remunerare
questo tuo studio, se arriverà in porto, ci metteremo d’accordo.
––– 24 –––
BR Investigation
Stefano rimase un po’ pensieroso, ma si notava, pure
interessato. Sembrava di vedere il computer che aveva in testa,
elaborare possibili soluzioni e studiare le loro realizzazioni.
- Non è cosa da poco, quello che mi chiedi, ma oggi
con la tecnologia che avanza a passi da gigante, tutto si può
realizzare. Infatti oggi si trovano dei lettori collegati ai registratori
di cassa, i quali a loro volta sono collegati ad un computer
centrale e possono elaborare tutto quello che gli si chiede. I
lettori più affidabili impiegano uno o più raggi laser, abbinati
di solito ad una testina oscillante, al fine
di moltiplicare le probabilità che qualsiasi
codice stampato su di un oggetto, venga
letto al primo tentativo. Esistono anche dei
lettori più economici che utilizzano una barra
di LED per illuminare i codici a barre e un
sensore CCD (Charged Coupled Device).
Si ottengono così dispositivi più leggeri e più
resistenti, adatti soprattutto per scanner da impugnare, che però
devono essere portati quasi a contatto con i codici a barre da
leggere. Comunque sono quelli che stanno prendendo sempre
più piede, per lo più nei supermarket, in quanto il cassiere deve
leggere decine di articoli per singolo acquirente e l’oggetto è
molto più versatile e maneggevole. A Roma e a Milano stanno
già prendendo molto piede in quanto le operazioni di cassa sono
molto più veloci, non dovendo digitare l’importo sul registratore, e
specialmente perché sono esenti da eventuali errori umani.
Stefano commentò: - La tua idea mi piace molto, specialmente quando pensi al carico e allo scarico dei prodotti.
Bisognerà convincere il cliente a dotarsi di un’unità centrale
––– 25 –––
Giorgio Weiss
computerizzata di una certa capacità e dimensione, in quanto
i dati da inserire, elaborare e scaricare saranno tantissimi,
specialmente per un supermercato.
Con un unico elaboratore centrale, oltre che a gestire
la merce, si potranno fare variazione di prezzi, calcolare la
percentuale di ricarico di prezzo base, scorporare l’ammontare
delle imposte che gravano sulla merce, elaborare statistiche
qualitative e quantitative, le preferenze del pubblico sulle varie
marche dello stesso prodotto. Quello che si può chiedere di
elaborare a un computer, non ha limiti. La cosa, evidentemente
avrebbe un costo notevole iniziale, ma, purtroppo e dico
purtroppo, a breve termine la spesa sarebbe ammortizzata
in quanto, si potrebbe ridurre il numero delle casse, data la
velocità con cui si riuscirebbe ad elaborare i dati e pertanto la
permanenza dei clienti alle casse; inoltre parecchia manodopera
sarebbe inutile, prova a pensare il tempo risparmiato a prezzare
i singoli articoli prima di posizionarli negli scaffali, al numero di
magazzinieri addetti al controllo ottico e manuale delle giacenze,
creare liste d’ordine per rimpinguare le scorte e quant’altro. Se
tale sistemazione andrà in porto, basterà un clic e si saprà cosa
c’è, cosa manca e cosa bisognerà riordinare.
Il tutto ha bisogno di uno studio approfondito in modo
d’andare dal probabile cliente con un bagaglio tecnico informativo
di un certo spessore e da presentare dettagliatamente e con dati
certi e inconfutabili sull’utilità del servizio. Resta il fatto, che il
cliente sia convinto della bontà del servizio proposto, della sua
lungimiranza, ma alla fine può essere che dica “no” lo stesso.
- Stefano, sei grande, ho avuto ragione di pensare a te,
ricordo di aver ammirato la tua sicurezza, la tua esposizione dei
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BR Investigation
dati, la tua disinvoltura, ma innanzi tutto la sicurezza nel discutere
la tesi di laurea e di come hai lasciato allibiti i docenti. Non hanno
avuto quasi nulla da obiettare, ma solo alzarsi, darti la mano e
complimentarsi con te. Il voto e l’esito erano scontati. Ora vedi
tu come vorresti procedere, sempreché la cosa ti interessi, hai
il tuo tirocinio da fare, l’esame di stato da dare e poi non so
minimamente quali siano i tuoi obiettivi. Per te potrebbe essere
solamente uno studio di fattibilità, elaborarlo, presentarmelo
ed incassare la parcella per il lavoro svolto. Oppure potrebbe
essere l’inizio di una collaborazione duratura, dato l’argomento
trattato, che come hai detto giustamente tu, e in un frenetico
vortice di sviluppo. Non voglio farti troppa fretta, hai sentito il
mio programma, hai capito quale potrebbe essere lo sviluppo
potenziale dell’idea, la notte porta consiglio, pensaci e fammi
sapere se il tutto potesse essere di tuo interesse. Per la parte
burocratica ed economica avremmo modo di parlarne se la
tua risposta fosse positiva. Non voglio trattenerti oltre, salutami
la tua cara mamma, oggi ha avuto delle belle espressioni nei
miei confronti e gliene sono grato; non mi resta altro se non
augurarti una buona cena restando in attesa delle tue decisioni.
Ti accompagno.
Entrambi si alzarono dalle rispettive poltroncine, mentre
Stefano esclamò:
- Bruno, non so come ringraziarti per aver pensato a me,
sarà anche che ti serve una mia opinione sul tuo progetto, ma
comunque questa io la definisco amicizia vera. Di professionisti
abilitati a risolvere i tuoi problemi ce ne sono parecchi, basta
prendere le pagine gialle e ne trovi quanti ne vuoi. L’aver pensato
––– 27 –––
Giorgio Weiss
a me, non avendo ancora la possibilità di esercitare la libera
professione è stato un gesto veramente, a dir poco, carino. Grazie.
Accompagnando Stefano verso l’uscita e nel stringergli
calorosamente la mano, Bruno concluse:
- Amico mio, ho pensato a te perché immaginavo fossi
capace; in quanto al non essere ancora abilitato ad esercitare la
libera professione, praticamente non devi inventare niente, non
devi brevettare alcuna nuova scoperta, solamente mettere in
pratica e adattare all’uopo cose già esistenti.
- Non è proprio così, lo studio di fattibilità di un progetto è
demandato ad un professionista. Comunque tra un mese mi
scade il periodo di tirocinio e subito dopo posso dare l’esame di
stato. Chissà che questo non sia il mio primo lavoro. Speriamo
bene e comunque ti ringrazio nuovamente. Ciao, a presto.
Chiacchiera, chiacchiera….. si erano fatte quasi le venti,
pertanto Bruno decise di lasciare l’ufficio e di recarsi a cena in un
vicino buffet, frequentato da tanti professionisti per un semplice
aperitivo, o un veloce spuntino o, appunto, per la cena.
Percorso il breve tragitto dall’ufficio al buffet, aprì la porta
del locale e vide, come sempre, una grande moltitudine di gente
intenta a conversare e sentì un fortissimo vocio che riempiva
la non grande sala antistante il bancone di mescita. I tavoli, per
cenare, erano sistemati in fondo e Bruno li raggiunse facendosi
largo tra la gente. Ad un primo colpo d’occhio sembravano tutti
occupati, cercò con lo sguardo se ce ne fosse qualcuno, magari
piccolo, nell’angolo. Mentre con lo sguardo cercava il sospirato
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BR Investigation
angolino, vide una persona conosciuta, sorridente, agitare la
mano per farsi notare. Era Giovanni Benedetti, colui che quasi
ogni mattina incontrava al bar Venier e con il quale, volentieri,
scambiava due parole, impressioni e programmi per la giornata
da iniziare. Lavorava, come procuratore d’agenzia, alla Riunione
Adriatica di Sicurtà, in piazza della Repubblica, a pochi passi
dall’ufficio di Bruno e con lui faceva spesso quel breve tratto di
strada continuando i discorsi iniziati al bar. Era seduto ad un tavolo,
centrale, in compagnia di due ragazze. Facendo capire di aver
intravvisto il cenno, Bruno si avviò, con non poche difficoltà, verso
il tavolo di Giovanni e, giuntovi, lo ringraziò per il gentile invito.
- È mai possibile non riuscire a trovare posto in questo
locale, è proprio una miniera d’oro! - esclamò Bruno rivolto
all’amico - grazie di avermi invitato, ma ti vedo accompagnato,
non vorrei disturbare.
- Assolutamente no – rispose - siamo qui per mangiare
un boccone io e mia moglie Sara unitamente alla sua amica e
collega Marisa. Sara, Marisa, vi presento un mio conoscente,
quasi amico oserei dire, il dottor Bruno Rossi, un libero
professioniste, titolare di un’Agenzia Investigativa qui vicino, in
via Mazzini. Bruno questa è Sara, mia moglie e questa è Marisa.
- Veramente onorato di conoscervi - replicò Bruno, stringendo
prima la mano di Sara e poi quella di Marisa.
Nel prendere la mano della seconda ragazza, Bruno sentì
come un fremito invadere il suo corpo, quasi fosse una scossa
elettrica, tanto da non riuscire a sciogliere la stretta della mano.
Gli sembrò un’eternità il tempo trascorso da quel contatto fisico, a
quello di piombare sulla quarta sedia del tavolo.
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Giorgio Weiss
- Ohilà, Bruno, siamo venuti a mangiare un boccone prima
di recarci a teatro, al Rossetti, andiamo a vedere un musical. È
stata dura riuscire a procurarci i biglietti, poiché da più di un mese
sono del tutto esauriti. Ne ho presi tre, in quanto Marisa e Sara,
sono come sorelle, più di amiche o colleghe, sempre assieme e
così anche oggi viene a teatro con noi.
Bruno, con difficoltà, tolse lo sguardo da Marisa e gli sembrò,
pure lei fosse rimasta scioccata e leggermente arrossita.
- Che bello - proferì Bruno - una vera e sana amicizia, ma la
signorina Marisa è da sola occasionalmente?
- No, no è ancora single. Noi glielo diciamo sempre cosa
aspetta a trovarsi un marito, e lei risponde: che non è mica tanto facile trovare un bravo giovane, oggidì! Adesso scusaci, ma
dovremmo proprio andare, da qui al Rossetti c’è un bel tratto di
strada e non vorremmo fare tardi. Caro Bruno se ti potesse far
piacere, magari la prossima settimana, potremmo rivederci e
andare a cena tutti assieme in un ambiente un po’ meno affollato, magari qui di fronte in quel meraviglioso ristorante che è “Il
Piccolo”. Cosa ne dici?
- Sarebbe stupendo, la sera di solito, dopo il lavoro, mi
ritiro a casa per cenare da solo, guardare la televisione o
leggere un libro, prima di andare a nanna. Noi ci vediamo
quasi quotidianamente, ma
non sappiamo molto di noi,
se permettete vi lascio, per
intanto, il mio biglietto da visita
- così dicendo porse un biglietto
a Giovanni ed uno a Marisa
- quando ci incontreremo di
––– 30 –––
BR Investigation
nuovo, racconteremo tutto di noi, così ci sembrerà di conoscerci
da una vita. Grazie di avermi invitato, ora mangerò anch’io
qualche cosa, non vi trattengo oltre, buon divertimento, beati voi
che vi svagherete un poco.
I tre si alzarono, Bruno pure per salutarli degnamente e poté
così notare Giovanni e Sara girarsi subito per avviarsi verso
l’uscita, mentre Marisa indugiò, un attimo e porgendogli la mano
sussurrò: - Spero a presto, buona sera!
Mille pensieri passarono velocemente nella testa di Bruno
che rimase in piedi seguendo con lo sguardo l’esile figuretta di
Marisa raggiungere gli amici ed uscire assieme a loro dal buffet.
In piedi, fu scosso dal suo stato di immobilità, da una voce, che
con una certa impazienza diceva:
- Il signore vuole cenare o lascia il tavolo libero, ci sono
parecchie persone in attesa.
- Si certo, soggiunse Bruno, salutavo solamente gli amici, mi
dica cosa mi consiglia di buono da gustare.
- Stasera abbiamo un filetto al pepe verde, si scioglie da solo
in bocca, quasi non serve masticarlo. Un contorno di piselli al
prosciutto cotto e il signore è servito.
- Perfetto! Accetto il suo consiglio, sembrerebbe una
leccornia, solamente, la prego che il filetto sia di media cottura.
Mi porti pure del Cabernet e dell’acqua minerale gassata.
Seduto al tavolo, in attesa del filetto, i suoi pensieri si
concentrarono sulla figura di Marisa, che sembrava essere
ancora seduta, li di fronte a lui. Con la sua mente lui la
vedeva, bella, anzi bellissima, capelli nero-corvini leggermente
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Giorgio Weiss
ondulati che scendevano fino alle spalle, un visino dolce con
un’espressione serena all’acqua e sapone, una figurina esile
intorno al metro e settanta con poco più di sessanta chili, forse
anche meno.
Giornata da ricordare questa, quante cose sono successe
in un così breve lasso di tempo: forse risolvere il problema del
garage del Colautti, la quasi sicura collaborazione di Stefano e
poi, il massimo: Marisa!!
Rientrando a casa a piedi, gli sembrò di avere Marisa
accanto, anzi sognava di averla. Chissà se lei, presa dalla
spettacolarità del musical, lo avesse già dimenticato. In definitiva
sono stati assieme poco più di dieci minuti discorrendo le solite
banalità di un primo incontro casuale. Lui la “scossa” l’ha sentita
forte, chissà se lei aveva captato quanto da lui provato? Illudersi
e pensare al futuro era piacevole e Bruno si coricò con queste
immagini, chiare e limpide, catturate e virtualmente vissute ad
occhi chiusi.
Bruno trascorse il week-end nella consueta banalità, a
parte la domenica a pranzo dove, come d’uso, andava a trovare
i suoi genitori soprattutto per la gioia della mamma, che non si
era ancora rassegnata di vedere il figlio allontanarsi da casa.
Se si fosse sposato, sarebbe stata felicissima, ma così, vivere
da solo, non ne capiva il motivo e le sembra illogico dovesse
sostenere delle spese inutili per vivere da solo, quando la sua
stanza era rimasta intatta, come quando l’aveva lasciata e
per mangiare non avrebbe dovuto arrabattarsi. Bruno aveva
la convinzione che lei non avrebbe mai capito cosa volesse
dire per lui l’indipendenza, la libertà di movimenti, di orari, di
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BR Investigation
decidere autonomamente il da farsi e non avere l’obbligo di
rientrare a casa negli orari imposti dal menage della famiglia.
Invece una volta la settimana era piacevole trascorrere un paio
d’ore con i genitori e raccontare loro i suoi movimenti. Questa
domenica, probabilmente, avrebbe passato pure gran parte
del pomeriggio con i genitori, per aver modo di raccontare
loro gli avvenimenti di mercoledì 19 giugno. La mamma, come
tutte le mamme, sarebbe stata contenta specialmente per i
terzo avvenimento, anche se era solo un flash, un piccolissimo
ipotetico punto d’inizio, ma sicuramente anche la fantasia della
mamma sarebbe corsa lontano come quella di Bruno.
Lunedì 24 giugno, Bruno si stava accingendo ad iniziare
una nuova settimana lavorativa e, come ogni mattina, prima di
raggiungere l’ufficio si sarebbe fermato a prendere il cappuccino
e la brioche al bar Venier. Ma quel lunedì era del tutto differente,
vedendo Giovanni, come si sarebbe comportato?, inutile
pensarci, sarebbe andato a braccio, secondo l’atmosfera e
secondo le prime parole pronunciate dall’amico.
Contrariamente al solito, si incrociarono all’angolo di piazza
Goldoni, di fronte al bar, all’altezza del passaggio pedonale,
Bruno proveniente da corso Saba e Giovanni da via della
Ginnastica dove, appunto abitava. Si salutarono molto più
calorosamente del solito e, al verde del semaforo, attraversarono
la strada per dirigersi al bar. Giovanni iniziò il discorso dicendo:
- Peccato tu non sia potuto venire con noi al musical in quel
fantastico teatro che è il Politeama Rossetti. È stato bellissimo,
attori e cantanti meravigliosi, non ti dico i costumi, le sceneggiature e le musiche, da sogno. Ci siamo divertiti moltissimo mia
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Giorgio Weiss
moglie ed io, mentre Marisa l’ho vista meno attenta e più assorta,
non voglio presagire o anticipare nulla, ma ho la netta sensazione che tu abbia fatto breccia su di lei. Ne abbiamo parlato proprio
ieri con Sara e questa è stata anche la sua sensazione, infatti
ripensandoci, di solito Marisa è briosa, attenta, partecipe, si integra nell’ambiente in cui si trova e con chi si trova. Giovedì sera,
invece, era seduta nella poltrona di platea, lo sguardo al palcoscenico, fisso, senza seguire l’azione scenica, applaudendo solo
di riflesso quando sentiva gli altri applaudire. C’erano pure, nella
trama, situazioni tali da
strappare agli spettatori
delle fragorose, se sia pur
brevi, risate. Marisa seria, assorta, probabilmente assente con la testa.
Non vorremmo fare i falsi
profeti, ma conoscendola,
ci sentiamo di dire: questo è amore. Amore che
deve essere rivolto a te
Politeama Rossetti
in quanto fino al momento del tuo arrivo al nostro tavolo, tutto era solito, era la Marisa di
sempre, mentre, a spettacolo terminato, l’abbiamo accompagnata a casa, quasi senza scambiare una parola. Anche il commiato
è stato velocissimo e si è infilata nel portone di casa salendo, con
passo lesto, le scale.
Entrarono al bar e, frettolosamente fecero la solita
ordinazione mattutina e subito Bruno rispose alle affermazioni
dell’amico:
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BR Investigation
- Con quanto mi stai dicendo, mi lasci senza parole. In
verità, ti dico, anch’io sono stato colpito da Marisa, se è vero
che esistono i colpi di fulmine, per quanto mi riguarda, questo è
uno di quelli. Non so spiegare, pur non sapendo nulla di lei, se
non il nome di battesimo, dentro di me è come l’avessi sempre
conosciuta. Mercoledì, a casa, non riuscivo di pensare ad altro
se non a lei. La vedevo felice ed allegra a godersi il musical,
probabilmente non pensando più a me, vistomi solamente per
dieci minuti. Tu mi riferisci il contrario, anzi, ma allora posso
sperare, sarebbe troppo bello!
Essendo abbastanza tardi, Giovanni, salutò velocemente
esclamando:
- Adesso dobbiamo andare a lavorare entrambi, ho il
tuo biglietto, quanto prima ti chiamerò e potremo parlare più
dettagliatamente del tutto. Ciao, buon lavoro, ci sentiremo presto.
Bruno rimase solo, neanche il solito tratto di strada a piedi
erano riusciti a fare quella mattina. Lentamente si diresse lungo
via Mazzini per raggiungere il suo ufficio. Si impose di lasciar
perdere, per il momento, il “problema Marisa”, il tempo da
dedicare al lavoro e ai progetti che aveva in piedi aveva la sua
importanza e per ora era prioritario.
Mancavano cinque minuti alle nove, quando Bruno entrò nel
portone di via Mazzini 30, prese l’ascensore per salire al terzo
piano e quando giunse al pianerottolo, davanti alla porta del suo
ufficio, vide una persona ad attenderlo.
- Signor Colautti, buon giorno, esclamò Bruno, mi dispiace
sia qui in piedi ad attendermi. Mi scuso, ma non sono in ritardo,
aspetti che apra la porta ed entriamo.
––– 35 –––
Giorgio Weiss
- Buon giorno dott. Rossi, niente scuse, sono io in anticipo,
pensavo aprisse alle 8,30, comunque sono arrivato da due
minuti. Apra pure, la seguo.
Bruno, aperta la porta fece scattare l’interruttore generale
della luce e gli ambienti si illuminarono, attraversato l’atrio,
entrarono nello studio.
- Prego, si accomodi, ha parlato con sua moglie della
possibile soluzione del vostro problema? Cosa ne pensa la
Signora?
- Vede dottore, il preventivo, sicuramente non è eccessivo,
anche dato il noleggio del materiale ed il suo impegno, con mia
moglie ci avremmo pensato un pochino, ma quanto accaduto
sabato notte, ci ha fatto decidere per il sì. Questa volta il danno
non è stato rilevante, anzi neanche di danno si può parlare.
Domenica mattina siamo scesi in garage a prendere l’automobile
per recarci a Messa a San Giusto, tutte e quattro le gomme
sgonfiate. Per fortuna questa volta non sono state squarciate,
ma hanno solamente tolto i tappi delle valvole e fatto uscire tutta
l’aria compressa. Per fortuna ho a disposizione, nel bagagliaio
della macchina, un piccolo compressore utile d’estate, quando
si va al mare, per gonfiare materassini, il gommone ed i giochi
dei nipotini. La sua potenza è ridotta, ma in poco più di mezz’ora,
sono riuscito a portare i pneumatici alla pressione necessaria.
Addio alla messa delle dieci, siamo dovuti andate a quella di
mezzogiorno. A questo punto abbiamo deciso che è ora di finirla
e, costi quel che costi, vogliamo scoprire chi ci odia tanto, infatti
le altre autovetture non sono state mai toccate.
- Effettivamente la cosa è seccante. A questo punto
dovrà rispondere ad alcune mie domande, in modo da poter
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BR Investigation
compilate una scheda completa, più dettagliata possibile prima
di proseguire con l’installazione della telecamera di sorveglianza.
Per prima cosa mi fornisca le generalità sue e di sua moglie e di
eventuali al-tre persone che convivono con lei.
- Ora siamo solamente io e mia moglie, in quanto nostro
figlio Doriano si è sposato cinque anni fa e vive con la sua
famiglia in via Romagna 15. Io mi chiamo Sergio Colautti, nato a
Monfalcone il 10/09/1928, ragioniere, funzionario di primo livello
presso la Provincia di Trieste, residente in Trieste, viale Raffaello
Sanzio 22, telefono 53024.
- Continui pure, io sto prendendo nota di tutto.
- Mia moglie si chiama
Patrizia Ukmar, nata a Trieste
il 04/02/1931, insegnante di
greco e latino al ginnasio Dante Alighieri. Abitiamo in un appartamento di novantotto metri quadri al quinto piano di un edificio
di abbastanza recente costruzione. Prima avevo una Citroen
BX, che recentemente ho permutato con l’attuale Lancia Delta.
Un piccolo capriccio che ci siamo permessi, mia moglie ed io,
innamorati dalla linea elegante di questa vettura, oltre la sua sicurezza in strada, la sua maneggevolezza, la stabilità e lo spunto
dei suoi 1585 centimetri cubi di cilindrata e i 138 HP di potenza.
Cosa altro posso dirle?
- Quanti appartamenti ci sono nel vostro condominio, alle
assemblee condominiali ci sono state delle discussioni a cui
lei abbia preso parte, propendendo per una o l’altra parte,
manifestando idee che possano essere state sgradite a qualcuno.
Come sono i rapporti con gli abitanti del palazzo?
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Giorgio Weiss
- Vede, dottor Rossi, nei condomini moderni non ci sono
più quei rapporti umani, tanto sentiti nel periodo bellico e quello
immediatamente successivo, dove le persone avevano piacere
di scambiare opinioni, impressioni o comunque intrattenersi a
chiacchierare con altri, solo per il piacere di stare assieme. Oggi,
viviamo una vita frenetica, quasi in tutte le famiglie lavorano
entrambi i coniugi, il tempo di stare a casa è minimo e quando si
rientra, ci si chiude nel proprio guscio, quasi ad isolarsi dal resto
del mondo. Le mogli e le casalinghe non si incontrano più nei vari
negozietti sottocasa, non si salutano più, non scambiano le loro
impressioni sul quotidiano menage. Oggi, terminato il lavoro, una
fugace corsa al supermercato nel quale si trova di tutto, senza
dover entrare ed uscire dai vari negozi specializzati, tutto di fretta,
in ascensore e subito dentro l’appartamento. Non si incontra
nessuno, non si fa più vita sociale e, come nel mio caso, siamo
18 appartamenti, altrettanti nuclei familiari, che a malapena, una
volta ogni tanto, si incontra nell’atrio, attendendo l’ascensore…
un buon giorno di circostanza e durante il tragitto in ascensore:
silenzio!
Nelle assemblee condominiali, i soliti problemi, niente di
rilevante se non piccole cose risolvibili in semplici soluzioni
comunemente accettate. Solamente, in rari casi, quando ci
sono spese rilevanti da fare, come pitturazione delle facciate,
sistemazione del tetto o sostituzione dell’ascensore, le discussioni
sono un po’ più animate per decidere a quale ditta affidare i
lavori, dopo aver esaminato i vari preventivi e le garanzie date. In
definitiva potrei sostenere di non avere “nemici” ed è per questo
che non ci diamo pace del perché delle azioni vandaliche rivolte
esclusivamente all’automobile.
––– 38 –––
BR Investigation
- La cosa è veramente strana, replicò il dottor Rossi, ma
vedrà, con il servizio di vigilanza che installeremo, il colpevole
verrà smascherato e poi starà a lei procedere con la denuncia e
la richiesta del risarcimento dei danni, se lo riterrà opportuno.
Se lei è d’accordo, già mercoledì 26 cercherò di rilevare la
posizione ideale per sistemare la videocamera, trovare il sistema
di mimetizzarla, per non essere individuata e dare disposizioni al
tecnico per la collocazione. Le preparerò un contratto e, prima
di iniziare i lavori, lo firmeremo entrambi. Lei dovrà anticipare,
come d’uso, 250.000 lire, corrispondenti ad un terzo dell’importo
pattuito. Il saldo lo verserà alla fine del mese di sorveglianza.
Tutto OK?
- Certamente, per intanto le lascio un paio di chiavi per
accedere al garage. La stessa chiave apre sia l’ingresso
principale del garage sulla strada, sia la porticina interna con la
quale si entra dall’atrio del portone. Per la firma del contratto, mi
sappia dire quando sarà pronto e le farò trovare l’assegno per
l’acconto.
Il signor Colautti si alzò dalla poltroncina e, accompagnato
da Bruno, si diresse verso l’uscita.
Rientrando in ufficio, veramente soddisfatto, Bruno decise di
mettere in una cornice mille lire, la prima “pietra” del suo primo, di
tanti lavori che sperava seguissero.
Ora bisognava attendere le decisioni di Stefano. Quello sì
che sarebbe stato un grosso punto di partenza nello sviluppo
dell’agenzia.
Durante l’intervallo per il pranzo decise di fare un sopralluogo
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Giorgio Weiss
nel garage di viale Sanzio e studiare la posizione migliore dove
sistemare la video camera e come mascherarla, in modo da non
essere individuata.
Lo spazio riservato all’autorimessa occupava praticamente
tutta la superficie dello stabile ed era seminterrato. In esso erano
stati ricavati venti stalli per le vetture, quello contrassegnato
con il numero diciotto era riservato al signor Colautti. Situato
abbastanza centralmente e proprio vicino alla porta che dava
sull’atrio dello stabile. Sopra il passaggio interno, era posizionata
una delle parecchie lampade al neon che davano luce al
locale, era di forma rettangolare contenente due tubi da ottanta
centimetri.
Essendo il vetro smerigliato e leggermente lavorato, sarebbe
stato un ottimo nascondiglio per la videocamera, si trattava
solamente di praticare un foro che permettesse all’obiettivo di
poter registrare i movimenti nello spazio occupato dalla Lancia
Delta. Inoltre bisognava adattare la copertura di vetro in modo
tale da poter essere tolta velocemente e quotidianamente, per la
sostituzione della cassetta di registrazione.
Ora doveva trovare un artigiano che, facendo sembrare
una normale manutenzione all’impianto elettrico, sistemasse
la videocamera con gli accessori per l’accensione e lo
spegnimento della stessa; da non dimenticare le cerniere
per l’apertura veloce del vetro. Questo non sarebbe stato un
problema, in quanto conosceva benissimo Mario, un giovane
pensionato dalle mani d’oro, sapeva fare di tutto e aveva
un ingegno tale da riuscire a risolvere le più impensabili e
complicate situazioni a lui sottoposte. L’avrebbe chiamato nel
pomeriggio.
––– 40 –––
BR Investigation
A questo punto, mentre rientrava dall’ispezione e
attendeva l’autobus, cominciò a rivedere la sua decisione
di non avere un’automobile. D’ora in poi, probabilmente, si
sarebbe dovuto quotidianamente spostare in vari punti della
città e con una certa velocità. L’autovettura, per piccola che
fosse, poteva essere un problema dove posteggiarla, forse un
po’ meno in periferia, ma certamente difficoltoso in centro città.
Pensò allora di optare per la “Vespa”, piccola, maneggevole e
di poco ingombro, ma soprattutto più economica. Non era
ancora il momento di grosse spese, il
fondo riserva dei soldi lasciatigli da zia
Giovanna, si stava assottigliando, non
tanto da preoccuparlo, ma neanche da
avventurarsi in nuove ingenti spese.
Anche questo problema pareva risolto, perciò tra qualche giorno, si sarebbe recato alla concessionaria Piaggio, in
via San Francesco, e l’avrebbe acquistata, possibilmente tra quelle in pronta
consegna.
Mentre, con l’autobus, stava rientrando in ufficio, all’improvviso gli apparve dinnanzi agli occhi l’immagine di Marisa sorridente,
sembrava lì, in carne ed ossa. Subito pensò a Giovanni Benedetti,
il quale l’avrebbe dovuto chiamare per fornirgli tutte le informazioni.
Aveva perduto la cognizione del tempo, come poteva pretendere
che Giovanni l’avesse già chiamato, erano trascorse poche ore
dall’incontro mattutino. Tanti avvenimenti, tanti pensieri, tanti problemi vorticavano nella mente e, a lui sembrava che fossero passati tanti giorni dall’ultimo incontro con l’amico.
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Giorgio Weiss
- Calmati Bruno - disse tra sé e sé - tira un sospiro profondo,
calmati e riordina i pensieri.
Giunto in piazza della Repubblica, scese dal bus avviandosi
verso l’ufficio, quando si sentì chiamare dall’altro lato della
piazza. Girò lo sguardo e vide proprio Giovanni che lo chiamava,
facendogli cenno di attraversare la strada.
Quando giunse sul marciapiede opposto si rivolse all’amico
dicendo:
- Anche tu rientri al lavoro? Io ero a fare un sopralluogo e
non ho nemmeno pranzato. Non fa nulla, vuol dire che sarò più
affamato stasera.
- Bruno, tu mi devi dire cosa ci fai alle donne! Non sono
geloso, ma mia moglie mi chiede continuamente informazioni
su di te, sicuramente da riportare a Marisa. Sono passati quasi
cinque giorni da quando vi siete visti, ma Sara mi racconta
che Marisa è cambiata, da ragazza spensierata e allegra,
anche sul lavoro, è diventata silenziosa e pensierosa. Io non so
cosa rispondere alle sue domande, anche noi ci conosciamo
poco. Come promesso, dobbiamo rincontrarci e fare una lunga
chiacchierata, cosa ne dici?
- Tu non ci crederai, ma proprio ora, in autobus, pensavo alla
tua promessa di chiamarmi fattami stamane.
- Sì lo so, ma tutto è successo oggi a pranzo, mentre
mangiavamo il solito panino in un bar di via San Nicolò; con Sara
abbiamo condiviso di fare, come detto, una cena in un luogo meno
rumoroso di quello dove ci siamo incontrati per la prima volta. Però
qualsiasi luogo pubblico avessimo deciso di provare, non sarebbe
stato comodo per parlare di cose così private. Allora sabato
ventinove, alle ore venti tu vieni a casa nostra. Sara preparerà un
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BR Investigation
buona cenetta. È una validissima cuoca, vedrai ne sarai sorpreso.
Ci sarà pure Marisa e, finalmente, uno alla volta, racconteremo le
nostre storie, così ci conosceremo a fondo. Che te ne pare?
- Mi lasci di stucco – replicò Bruno – la vostra generosità,
il vostro comportamento nei miei confronti sono encomiabili. Vi
disturbate a fare una cena, con annessi e connessi: diciamo
che non è giusto. Dovrei, casomai, essere io ad invitarvi, ma io
in cucina sono una frana, dovrei rivolgermi ad una gastronomia.
Non so che dire.
- Non c’è nulla da dire! Sara ed io siamo contenti e, se
questo dovrà essere il punto d’inizio di una nuova e sincera
amicizia, sia il benvenuto! Da quanto vedo, né tu né Marisa,
state più nella pelle, mi sembra di vedere due calamite attrarsi,
l’edera che si abbarbica al muro, mentre il bullone cerca il dado,
finalmente vi conoscerete, vi intratterrete e poi, sarà la sorte, il
destino a fare il suo corso e decidere per voi.
- Grazie Giovanni, mi hai colto di sorpresa, ma mi rendi
felice, conterò i minuti che ci separano dall’incontro di sabato.
Siete generosi, ma mi devi permettere almeno di portare i vini ed
il dolce!
- Va bene Bruno, se ti fa piacere, ti lascio questa incombenza,
ciao, buon lavoro e a sabato… anzi no, a domani mattina, come
al solito. al bar Venier!
Appena entrato nel suo ufficio, per prima cosa, decise
di telefonare a Mario, per spiegargli cosa avrebbe dovuto
predisporre nel garage di via Raffaello Sanzio e chiedergli
quando sarebbe potuto intervenire. Al terzo squillo rispose una
voce femminile: - Casa Visentini, buon giorno.
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Giorgio Weiss
- Signora, buon giorno a lei, sono Bruno Rossi, cercavo
Mario, c’è?
- No, non è in casa, sta lavorando, dovrebbe rientrare per ora
di cena. Devo riferire qualche cosa?
- Certamente, avrei bisogno di un suo intervento, le lascio
i miei recapiti telefonici, il 661455 è il numero dell’ufficio dove
mi può trovare fino alle diciannove, mentre dalle venti in poi, mi
trova a casa al 390147. La ringrazio signora, è un lavoretto di
una certa urgenza, spero che Mario non sia troppo impegnato
con altri lavori. Attendo una sua chiamata. Buon pomeriggio e a
risentirci.
- Stia tranquillo dottor Rossi, appena rientra lo informo subito.
Sarà contento, per lei ha un occhio di riguardo.
Era proprio vero, Mario gli era stato segnalato da un
conoscente, come un bravo artigiano tuttofare, ed è stato proprio
lui a restaurare completamente il suo ufficio in tempi ragionevoli e
con professionalità.
Il resto del pomeriggio lo passò iniziando a predisporre quello
che sarebbe stato il progetto da presentare ai negozianti ai quali
si sarebbe rivolto per proporre le numerose modifiche aziendali.
Avrebbe dovuto creare un fascicolo, che contenesse i dati
tecnici studiati da Stefano e che avrebbe fornito corredato dalle
illustrazioni dei mezzi tecnici ad esso collegati. Più la brochure
sarà dettagliata e piacevole da sfogliare, più grande sarà la
possibilità che la controparte accetti la novità. Il pomeriggio
volò in un baleno e alle diciannove, Mario non aveva ancora
chiamato. Bruno rincasò presto, in tempo per preparare una bella
e succulenta bistecca accompagnata da un’insalatina fresca, un
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BR Investigation
po’ di formaggio e un buon bicchiere di vino rosso, nell’attesa
della telefonata.
Poco prima delle ventuno, squillò il telefono, era Mario che si
scusava per l’ora tarda, ma il lavoro intrapreso gli aveva portato
via più tempo del previsto.
Bruno gli spiegò cosa si aspettava di ottenere dalle sue abili
mani e ricevette la risposta:
- Egregio dottore, è un lavoretto che si può fare, ma prima di
giovedì non potrei iniziare, sempreché lei mi abbia fornito, entro
quel giorno, tutto il materiale tecnologico necessario. Per il resto
ci penserò io.
- Molto bene – rispose Bruno – speravo un po’ prima, ma
non ha importanza, vorrà dire che il lavoro lo presenterò al
committente lunedì primo luglio. Quasi, quasi non mi dispiace, il
mese di sorveglianza programmato corrisponderà a tutto luglio.
Bene Mario, da domani mattina e nell’orario d’ufficio, troverà il
materiale in una valigetta e così le mostrerò le varie parti, il loro
utilizzo e l’assemblaggio. Buona sera e buona cena, ci vediamo
quanto prima. Ossequi alla signora.
La giornata era stata intensa, come del resto succedeva
quotidianamente da qualche tempo, per un motivo o per l’altro.
Automaticamente accese la televisione sedendosi sulla sua
poltrona relax, ma la sua mente si focalizzò sulla serata di sabato
prossimo senza, con ciò, badare al programma trasmesso.
Come sarebbe avvenuto l’incontro, cosa avrebbe detto? Era
meglio preparare un discorsetto o era meglio andare “di getto”,
esponendo quello che la mente ed il cuore gli avrebbero
suggerito in quell’istante, ecco l’Amletico dilemma!
––– 45 –––
Giorgio Weiss
Ragionandoci, preferì decidere di non programmare nulla.
Avrebbe potuto essere interpretato come una commedia, una
farsa, comunque un copione preconcetto. No! Era meglio
esternare al momento quanto c’era in lui, seguendo non una
trama, ma rispondendo sinceramente e con il cuore alle situazioni
che si sarebbero venute a creare.
Con questa conclusione si alzò dalla poltrona, spense il
televisore, che aveva solamente consumato energia elettrica,
ed essendo le ventitre, passate da poco, decise di andare a
riposare. L’indomani sarebbe stato un altro giorno!
Martedì ventiquattro giugno, trascorse tranquillamente.
In tarda mattinata, Mario era passato a ritirare il materiale
necessario per l’intervento programmato e, nel tardo pomeriggio,
Stefano aveva chiamato dicendo che mercoledì venticinque,
dopo aver terminato il suo lavoro, sarebbe passato da lui, per
esporgli quanto aveva analizzato e da presentare poi ai futuri
potenziali committenti.
Ieri mattina, martedì, come pure oggi mercoledì ventisei,
Bruno e Giovanni si erano incontrati per la solita colazione al
bar Venier e, in entrambe le occasione i loro discorsi si erano
focalizzati sulla cena del sabato sera. Giovanni confidò all’amico,
che sua moglie, ma particolarmente Marisa, erano emozionate.
La prima, nel pensiero di organizzare una cena degna di essere
chiamata tale, mentre la seconda timorosa per l’incontro, non
sapendo quali sarebbero state le reazioni di Bruno! I coniugi
Benedetti, si erano ben guardati da rivelare le loro impressioni e
sensazioni in merito, doveva essere una piacevole sorpresa!
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BR Investigation
Anche la loro posizione, preoccupava Sara e Giovanni, su
come avrebbero dovuto comportarsi. Certamente nulla avrebbero
fatto per incoraggiare e incanalare un discorso che spingesse
i due a rivelarsi reciprocamente, sarebbe stato di cattivo gusto.
Anche se, per dire il vero, loro spronavano sempre l’amica a
non rimanere single. Unica idea, pensata in un lampo, fu quella
di introdurre l’incontro come una presentazione reciproca di tutti
quattro, con la finalità di conoscersi meglio e creare un gruppo
allargato d’amici.
Come la volta precedente, qualche minuto prima delle
diciotto, il campanello dello studio squillò e Stefano entrò con
la sua borsa, che si poteva intuire piena di documenti. Dopo
i convenevoli d’uso, i due amici si sedettero ad un tavolo, ai
margini della stanza, molto più consono per la consultazione di
documenti di quello che poteva essere la scrivania.
Qui il discorso si rifà tecnico, ma bisogna accennarlo sia
pur brevemente, per poter capire la grandiosità del progetto, la
sua importanza socio-economica e gli innumerevoli possibilità di
sviluppo aziendale per medie e grosse imprese.
- Mi sono documentato abbastanza bene - iniziò Stefano – ed
ho elaborato un congegno, tutt’altro che economico, ma di rilevante
importanza per la gestione aziendale. Per prima cosa bisognerebbe
installare un’unita centrale, CPU come si usa chiamarla in gergo, di
grandi capacità di memoria, perché essa sarebbe come un grande
ufficio di almeno una ventina di impiegati che gestirebbero tutti i dati
relativi all’azienda. Al contrario con il nostro sistema con due, meglio
tre persone, si riuscirebbe a gestire tutto.
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Giorgio Weiss
- Vedi - incalzò Stefano – ti ho preparato un documentazione
che spiega tutto quello che si potrebbe inserire nel codice a
barre, poi sarà il cliente ad eliminare alcuni servizi che potrebbero
non interessargli. I dati da impostare possono essere illimitati,
ma io, pensando ai negozianti ai quali vorresti proporre il
servizio, ho ideato questa sequenza di otto dati. Prima di tutto
la ragione sociale del produttore, poi il nome del prodotto, il suo
identificativo specifico, la quantità di singoli pezzi acquistati che
corrisponderebbe anche alla giacenza del magazzino, il costo
del prodotto, la percentuale di ricarico, l’utile lordo, la scadenza,
se prodotti deperibili con limite di utilizzo. Questi sono i dati base
che giustificano la spesa dell’impianto. A questo punto si possono
inserire anche dati specifici richiesti dal cliente, che verrebbero
elaborati in modo da dare un altro tipo di risultato.
Per capire meglio, ti faccio una banale dimostrazione,
un pacco di pasta alimentare: Marca “XY”, spaghetti, numero
identificativo da uno a cinque, per esempio, quante confezioni
di ogni singolo identificativo, il prezzo d’acquisto, il ricarico, e
la scadenza. L’addetto dovrebbe compilare le etichette con la
sequenza dei dati, attaccarle alla confezione e, con ciò la prima
parte sarebbe conclusa. Alla cassa, il lettore ottico, identifica
l’unità acquistata, che automaticamente viene scaricata dalla
giacenza e il suo controvalore viene riportato come entrata
di cassa. Qui entra in gioco l’elaboratore, al quale si possono
chiedere tutte le informazioni che si desiderano, avendo l’articolo,
terminato il suo ciclo presso l’azienda.
- Grandioso – sottolineò Bruno – è quello a cui miravo,
l’entrata del prodotto, la sua vita in azienda per finire con l’uscita
e poterne controllare tutto il percorso.
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BR Investigation
- È forse più difficile ad immaginare e capire l’enorme utilità –
continuò Stefano – che non quello di predisporre il tutto.
- Bruno, visibilmente eccitato e felice, proseguì:
– Ora si tratta di preparare un fascicolo corredato dei tuoi
dati tecnici con, in aggiunta, una bella serie di fotografie illustranti
sia l’elaboratore centrale, con la postazione per il sistema di
scrittura dei dati, che una visuale della cassa, attrezzata di lettore
ottico. Questo è un lavoro che dovremmo fare assieme in modo
da rendere invogliante il servizio che andremo ad offrire. In fondo
al depliant, io metterei pure l’offerta di una presenza fisica di
sorveglianza anti taccheggio. Se, come spero, la cosa andasse a
buon fine, ci sarebbe un sacco di lavoro aggiuntivo, con relativa
offerta di nuovi posti di lavoro e, perché no, anche di ulteriori utili.
Qual è la tua opinione?
- La mia opinione, se mi è permesso dirlo, è che si tratta di
un’opera ciclopica e un po’ mi spaventa, ma nello stesso tempo
mi stuzzica l’idea di mettere a frutto i miei studi universitari in
forma pratica e non solo teorica.
Bruno, udendo queste parole pronunciate dall’amico,
ribadì: – Sì, Stefano, anche a me agli inizi l’idea mi sconcertava,
avevo il progetto, ma non sapevo come realizzarlo, ora invece,
grazie a te, sono meno imbarazzato e vedo il futuro più roseo.
Dovremmo fare le cose con calma, ponderate, considerate,
calcolate e soppesate Tu dovrai dare l’esame di stato, quindi non
è che si possa partire domani mattina. Dovremo trovarci ancora
per studiare i minimi particolari, tutto dovrà sembrare perfetto,
scontato e collaudato quando partiremo. Solamente un pensiero
mi assale, non dovremmo lasciar passare troppo tempo per
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Giorgio Weiss
evitare che l’idea non venga a qualche tuo altro collega e ci bruci
sul “filo di lana”.
- Bene – concluse Stefano – visto che abbiamo le idee
abbastanza chiare, gli appunti contenuti in questa mia cartella li
formulerò ampiamente, darò loro una forma grafica semplice e
piacevole, ti consegnerò l’elaborato da mandare alla stampa. Ci
aggiorniamo presto. ….Ah, sì, a proposito, prima tu accennavi al
mio esame di stato. La domanda è stata accolta ed il colloquio
è fissato per lunedì due settembre alle ore dieci. Sono il terzo
a sostenere l’esame su cinque domande. Che Dio me la mandi
buona, cosa vuoi che ti dica.
- Benissimo, sono contento per te ed, egoisticamente,
anche per me. Un problema in meno – proseguì Bruno –
vedrai andrà tutto per il meglio, con le tue capacità del resto….
Quando avrai delle novità, sai dove trovarmi, aspetterò con
ansia tue notizie.
Entrambi si alzarono dal tavolo e salutando calorosamente
ed affettuosamente, Stefano si diresse verso l’uscita.
Bruno si sistemò alla scrivania per mettere in ordine gli ultimi
appunti, dopo di che sarebbe rientrato a casa per godersi un
meritato riposo.
Il mattino di giovedì 26, Bruno si attardò un po’ di più a casa
e quando giunse al solito bar, l’amico Giovanni era già andato
via. Questa mattina Mario avrebbe dovuto iniziare i lavori nel
garage del sig. Colautti. Vuol dire che verso le dieci si sarebbe
recato in viale Sanzio per controllare come stesse procedendo.
Mario, grazie alla sua perizia, stava velocemente procedendo
alla modifica del contenitore dei neon. Bruno non si trattenne
molto per non dare nell’occhio se qualche condomino fosse
––– 50 –––
BR Investigation
sceso in garage. Ne approfittò così, per rientrare a piedi, e recarsi
in via San Francesco dal concessionario Piaggio e vedere se
fosse disponibile la Vespa che aveva ormai deciso di acquistare.
Del modello 125 cc c’erano disponibili, in pronta consegna, tre
esemplari, uno bianco, uno nero ed uno grigio metallizzato.
Bruno optò per quest’ultimo che gli sembrò più “serio”, ma anche
più gradevole visivamente. Il pronta consegna era un modo di
dire, infatti tra gli adempimenti burocratici, la firma dal notaio,
la consegna della targa e quant’altro, avrebbe potuto ritirare lo
scooter martedì due luglio, nel pomeriggio.
Anche questa era fatta, pian piano i tasselli si stavano
assemblando ed il quadro si faceva più interessante.
Ora bisognava prepararsi spiritualmente per il sabato sera.
Neanche fosse tanto in là nel tempo! In definitiva mancavano
solamente due giorni e, a questa considerazione, una certa ansia
si impadronì di Bruno.
Avrebbe dovuto andare ad ordinare il dolce in una nota
pasticceria di via XXX Ottobre. Non ci sarebbe stato nessun
problema, avrebbe ordinato una “bavarese”, con la quale si va
sempre sul sicuro. Per quanto riguarda i vini si sarebbe recato
in quella famosa enoteca di via Mazzini, quasi di fronte al suo
ufficio. Il problema era quale tipo di vino prendere, non sapendo
l’abbinamento con i cibi, avrebbe dovuto tenersi sul generico
scegliendone almeno tre tipi differenti.
L’indomani mattina, dopo il solito cappuccino al bar e la
conferma da parte di Giovanni sull’appuntamento di sabato
sera, si recò per prima cosa all’enoteca dove, su consiglio del
titolare della ditta, acquistò un Refosco dal peduncolo rosso,
in quanto se fosse stato servito un secondo a base di carni
––– 51 –––
Giorgio Weiss
rosse o di arrosto, sarebbe stato il vino ideale. Per completare
l’acquisto, fu consigliato di comperare due Champenoise,
nome importante per indicare la bottiglia contenente il Cartizze
millesimato di Valdobbiadene, adatte sia per l’aperitivo, per
l’antipasto, per i primi piatti e anche se ci fosse stato del pesce
come secondo.
Salì al suo ufficio con la scatola contenente i vini, in
confezione regalo e. sedutosi alla scrivania, prese il telefono per
chiamare la pasticceria ed ordinare la torta. Essendo lui cliente
da lungo tempo, poiché ogni domenica acquistava le pastine
da portare ai suoi genitori, avrebbero sicuramente accettato la
prenotazione telefonica.
Il resto della giornata trascorse tranquillamente, solamente
dopo le diciotto, Mario chiamò per informare che il lavoro era
quasi finito, ma lo avrebbe ultimato l’indomani, sabato, nel
pomeriggio inoltrato, in quanto essendo giornata prefestiva,
più persone avrebbero potuto frequentare il garage. Se Bruno
avesse avuto il piacere, lunedì mattina avrebbe potuto trovarsi,
assieme al cliente, per il collaudo, la dimostrazione e le istruzioni
sull’uso del congegno.
Soddisfatto della velocità con cui Mario aveva espletato
il suo compito precisò: – OK, sono contento, bravo, un lavoro
fatto con discrezione e velocità allo stesso tempo. Restiamo
d’accordo per le ore otto e mezzo di lunedì. Se non mi sente,
resta confermato, ma devo interpellare il cliente per vedere se lui
sarà disponibile. Grazie Mario, la prossima settimana, mi porti la
fattura che provvederò a saldargliela. Buon fine settimana a lei e
alla sua signora. Ci vediamo lunedì, ciao, buona sera.
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BR Investigation
Adesso era veramente finita la settimana lavorativa e
il tempo che rimaneva era tutto per lui, da dedicare a quel
sabato che avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita. La
speranza è sempre l’ultima a morire e nulla vieta di fantasticare
e vedere un futuro roseo e piacevole come un miraggio da poter
concretizzare.
Prese la confezione regalo con i vini e si accinse a chiudere
l’ufficio. Era stata una settimana intensa e aveva veramente
voglia di rientrare a casa. Mentre scendeva con l’ascensore gli
balenò un pensiero: - La confezione è bella, la scelta dei vini
è azzeccata, ma c’è un grosso problema, il Cartizze va bevuto
freddo.
Si potrebbe mettere tutta la confezione in frigo, ma in questo
modo si raffredda pure il Refosco e ciò non è possibile perché,
trattandosi di un vino rosso, deve essere bevuto a temperatura
ambiente.
Restava un’unica soluzione, andare nuovamente all’enoteca
e far separare i vini in due confezioni regalo separate. La cosa
arrecò però un po’ di disappunto alla persona che aveva così
diligentemente confezionato il pacco, ma dovette fare buon viso
a cattivo gioco, per accontentare il cliente.
Sabato 29 giugno 1985, il gran giorno! Bruno si svegliò
di buonora, come fosse un giorno lavorativo, ma volutamente
si attardò di più del solito in bagno, cercava di eseguire le
varie operazioni, come se si muovesse al rallentatore. Anche
la colazione, fatta a casa, durò a lungo e si impose di seguire
il telegiornale delle otto e mezzo con attenzione. Le notizie
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Giorgio Weiss
entravano, forse, da un orecchio e uscivano dall’altro, tanto la
mente di Bruno era impegnata a pensare alla serata. Erano
da poco passate le nove e sentì squillare il telefono. Un’ansia
si impadronì di lui, temendo che Giovanni, con qualche scusa,
declinasse l’invito serale.
Sollevato il ricevitore esclamò: – Pronto?
Dall’altro capo del filo udì la voce della mamma: – Ciao
Bruno, non ti avrò mica svegliato?
Un sollievo si impadronì di lui: – No, mamma, sai che mi
sveglio presto il mattino, ma tu piuttosto cosa volevi chiedermi?
La signora Maria rispose: - Papà ed io avremmo pensato
di andare a pranzo in qualche trattoria del Carso, per non stare
sempre in casa la domenica e andare a prendere un po’ d’aria
buona, che ne dici? Ti farebbe piacere?
Pensando alla serata alla quale doveva dedicarsi precisò:
- Se volete, bene, potremo andare fuori, ma io, probabilmente,
non farò molto onore alla cucina carsolina, in quanto questa sera
sono invitato a casa di amici e non so quando termineremo e
quanto mi faranno mangiare.
- Sono veramente contenta – precisò la mamma – che ti
svaghi di tanto in tanto, certamente farete le ore piccole, tanto
domani si può dormire fin che si vuole. Allora rimandiamo ad
un’altra volta e ci vediamo a casa, come al solito.
Si grazie, forse sarebbe meglio, - replicò Bruno – stasera,
speriamo, allacceremo un nuovo rapporto di amicizia con dei
conoscenti…. gente simpatica e praticamente della mia età.
Vedremo a cena e dopocena, se si starà bene assieme, con le
stesse idee e gli stessi interessi, allora capiremo subito se potrà
essere un’amicizia duratura o solamente un incontro fugace. Vi
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BR Investigation
ringrazio tanto per la vostra bella idea, sarà per un’altra volta.
Ciao mamma, a domani, saluta papà e ringrazialo.
Volutamente Bruno non accennò minimamente a Marisa,
d’altro canto nemmeno lui sapeva niente di lei, ma credeva di
provare qualcosa di più di una semplice curiosità o amicizia.
Era desiderio di Bruno presentarsi in casa Benedetti con un
mazzo di fiori, per ringraziare dell’invito, ma essendo già oberato
dalle due confezioni dei vini e dalla torta, non sapeva come
tenere in mano anche i fiori.
Decise perciò di scendere, per recarsi presso una fioraia
in alto di Viale d’Annunzio, abbastanza famosa nel creare delle
belle composizioni e lui conosceva abbastanza bene la titolare.
- Buon giorno signora Mariuccia – salutò Bruno entrando nel
negozio – come va? Tutto bene?
- Buon giorno a lei dottor Rossi – rispose la fioraia – si lotta
ma non ci si può lamentare. In cosa posso servirla?
- Avrei bisogno di una bella composizione, questa sera
sono ospite in casa di una famiglia conosciuta da poco e questo
è il primo invito. Vorrei fare una bella figura, senza però strafare,
non vorrei sembrare un cafone, veda lei, mi fido ciecamente dei
suoi gusti.
- Vedrà, dottor Rossi, le farò fare una bellissima figura, un
piccolo vassoio in cristallo con una composizione di orchidee da
mettere al centro della tavola.
Così potrà essere ammirato tutta la sera, non come un
comune mazzo di fiori, anche se splendido, ma che verrebbe
messo in un vaso e sistemato su qualche mobile della stanza da
pranzo.
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Giorgio Weiss
- Grazie signora, questo è il bigliettino da allegare.
La pregherei di consegnare i fiori dopo le sedici in via della
Ginnastica 54, in alto, passata la via Rossetti. Comunque il
nome della Famiglia e l’indirizzo esatto sono riportati sulla busta.
Quanto le devo?
Uscito dalla fioraia, attraversò il viale per recarsi alla fermata
del bus, nella vicina piazza dei Foraggi. Avrebbe preso la prima
vettura, di tante linee, che scendevano in centro città e andare
così a ritirare la torta in pasticceria.
Verso le diciannove e quarantacinque, pronto per uscire,
chiamò il 307730 del radio taxi e raggiunse le casa di Giovanni
e Sara quando mancavano due minuti alle venti. Perfetto, il
tempo di salire con l’ascensore al quarto piano e sarebbe stato in
perfetto orario. Chissà se Marisa era già arrivata?
Suonò il campanello, mentre il cuore cominciava aumentare
la frequenza dei suoi battiti.
Quasi subito si spalancò la porta, mentre Giovanni, a voce
alta scandiva: - Ecco qui il nostro ospite d’onore, benvenuto
Bruno in casa nostra. Prego accomodati!
Entrò con i pacchi in mano dicendo: - Posso appoggiare
qui, su questo mobile? Buona sera Giovanni, che bell’ingresso
avete, complimenti. Per me l’atrio è il biglietto da visita
dell’appartamento, il primo impatto visivo, la prima impressione,
in esso c’è l’essenza delle persone che vi abitano; veramente
stupendo, complimenti ancora.
Era sopraggiunta Sara sostenendo: - Bruno, non faccia così,
mi mette in imbarazzo con tanti complimenti. Abbiamo cercato
di arredare la casa al meglio che si poteva, ma è pur sempre
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BR Investigation
un normale appartamento di una giovane coppia. Prego entri,
stavamo aspettando solo lei, per prendere l’aperitivo.
I battiti accelerarono ancora, mancava solo lui, allora Marisa
era già arrivata!
- Grazie, signora Sara, spero di non essere in ritardo,
avevamo detto alle venti vero?
- Ma sì, certamente, - intervenne Giovanni mentre stavano entrando nel saloncino – sei puntualissimo. Per iniziare
con il piede giusto, premettiamo innanzi tutto una cosa.
Se questo deve essere l’inizio di una nuova e spero, lunga
amicizia, il “signora, signorina ed il lei” sono banditi, qui siamo
e saremo sempre, Sara, Marisa, Bruno e Giovanni. Questo è
essenziale!
- Nessuno più felice di me – esclamò l’ospite, mentre con gli
occhi cercava di intravvedere Marisa - sempre che alle ragazze
vada bene.
Dietro a loro, entrando da una porta laterale, quasi si
materializzò Marisa, in un abito color crema con guarnizioni in
marrone, bellissimo, elegantissima da lasciare Bruno senza fiato.
Il cuore batteva a mille.
- Buona sera Bruno, sono contenta di vederla – iniziò Marisa
– come sta?
Bruno incalzò: - Molto bene, anch’io sono felicissimo di
vederla, sembra un secolo da quella sera al buffet. Questa
sarà, come ci eravamo prefissati di fare, una serata in cui ci
conosceremo meglio e dove, almeno per quello mi riguarda,
finalmente potrò sapere qualcosa in più di lei.
Le si avvicinò per salutarla con una stretta di mano, leggera,
ma intensa e prolungata.
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Giorgio Weiss
Per rompere il ghiaccio e l’atmosfera, quasi da imbarazzo,
Sara esclamò: - Bruno, non dovevi disturbarti, guarda che
meraviglia il centro tavola, ci farà compagnia durante tutta la
cena e sarà, certamente io dico, il perno su cui saldare la nostra
nuova amicizia. Giovanni vai a prendere gli aperitivi che sono di
là mentre io vado a prendere i pacchetti portati da Bruno.
Così dicendo uscirono dalla sala, lasciando da soli Marisa
e Bruno. Lui, guardandola negli occhi con voce un po’ rotta
dall’emozione e avvicinandosi ancor di più a lei proferì: Marisa…..
- Sì, dica Bruno - Sapesse quanto sono felice di vederla, è
elegantissima.
- No, non è niente di tale, comunque anche a me piaceva.
Proprio ieri pomeriggio l’ho acquistato per questa occasione.
Spero mi porti fortuna.
Altro tuffo al cuore, cosa avrà voluto dire con quella frase,
ma allora le impazienze e le domande fatte a Sara volevano dire
qualche cosa? Anche lei…..
Entrò il padrone di casa, con un vassoio in mano contenente
una brocca in cristallo, quattro bicchieri da long drink e alcune
ciotole con salatini, arachidi e mini bocconcini di formaggi vari.
Ecco qui – disse Giovanni – ho preparato un aperitivo a base
di frutta, poco alcoolico, in modo che non ci faccia degli scherzi,
prima di cena.
Entrò anche Sara con la torta e i vini ancora in confezione
regalo. Quanto tempo ha impiegato per fare cinque metri.
Era forse un diversivo per lasciare i due da soli un po’ di tempo?
Se così fosse, quale delicatezza da parte degli anfitrioni, un buon
primo passo per l’amicizia.
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BR Investigation
Sara, con il bicchiere in mano nell’atto di fare cincin,
intervenne: - Alla nostra salute, sia questo l’inizio di tanti anni da
passare insieme!
- Grazie cara - interloquì Giovanni – speriamo che il destino
non ci faccia qualche brutto scherzo, tipo un trasferimento
lavorativo. Sarebbe un disastro, noi tre siamo lavoratori dipendenti
e non oso pensare cosa accadrebbe se io, ad esempio, fossi
trasferito in altra città. Sara e Marisa potrebbero essere trasferite al
massimo a Grado, mentre Bruno nessuno lo trasferirebbe mai.
Su quest’ultima affermazione, tutti scoppiarono a ridere,
più che per la spiritosaggine, per stemperare il pessimismo di
Giovanni.
- Su, su, non almanacchiamo su queste cose tristi –
commentò Bruno – godiamoci questo aperitivo e pensiamo a
cose allegre in modo da passare una serata memorabile.
I bicchieri tintinnarono, uno contro l’altro, tra auguri reciproci
e smaglianti sorrisi. Quando si incrociarono gli sguardi di Marisa
e Bruno, lui fece un leggero cenno con la testa, che per lui
voleva dire tutto. Chissà se Marisa avesse capito quello che
intendeva trasmettere con quello sguardo e quel cenno? Forse
sì! Marisa abbassò gli occhi e sulle sue guance apparve un
leggero rossore.
Sara forse, con l’intuito femminile, sembrò accorgersi dello
strano comportamento dei due e con voce tonante annunciò tutti a tavola, la cena è pronta, vado a servirla.
Si sedettero sui tre lati, lasciando a Sara quello più vicino alla
cucina, dato che avrebbe dovuto trafficare con le portate. Bruno
si trovò Giovanni alla sinistra, Marisa a destra e Sara di fronte.
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Giorgio Weiss
Il padrone di casa appena seduto, si alzò dicendo:
- vado a prendere in frigo una delle meravigliose bottiglie
portate da Bruno. Quando Sara le riponeva, ho notato l’etichetta,
molto importante e adesso, prima di stapparla, la leggerò
attentamente.
- Non credere sia una cosa eccezionale - esclamò Bruno
- è un buon Cartizze, ma è pur sempre un Prosecco e non
certamente un Dom Pérignon.
Eccoli di nuovo soli, Bruno accennò: - Ti
piace il Prosecco? Non so cosa abbia preparato
Sara, ma quel tipo di vino va bene con tutto,
meno che con carni rosse dal gusto forte.
- Berrò volentieri un goccetto per assaggiare.
Sono quasi astemia, di solito bevo acqua –
rispose la ragazza – gli amici, qui, mi prendono in
giro in quanto, anche con salsicce o cotechino, io
bevo acqua.
- Non c’è proprio nulla da vergognarsi o
da scusarsi, anzi - incalzò Bruno – oggidì con
il problema dell’alcolismo, soprattutto giovanile, trovare una
ragazza che disdegna il bicchiere di vino è abbastanza raro.
Brava. Del resto anch’io bevo pochissimo, solamente a pasto
e quasi mai puro, l’allungo con l’acqua minerale. Certamente il
Cartizze non potrò annacquarlo.
Entrambi scoppiarono a ridere mentre i coniugi Benedetti
rientravano dalla cucina. Lui con il Prosecco in mano e Sara con
un vassoio su cui erano appoggiati i piattini con gli antipasti. Sara
interloquì subito dicendo:
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BR Investigation
- Vedo che avete già legato tra di voi, stavate ridendo
allegramente. Bruno, non le avrai mica raccontato qualche
barzelletta osé? Scherzavo, so che sei una persona seria. Dopo
cena, gustando un digestivo, ci confideremo l’un l’altro, come
programmato, per conoscerci meglio. E adesso “all’attacco”.
Stappata la bottiglia educatamente, senza fare il botto,
anche se benaugurante, Giovanni fece scivolare lentamente
nei flute, l’ambrato liquido frizzante, mentre la moglie serviva un
antipasto di pesce misto e le cappesante gratin fumanti.
Che meraviglia - commentò Bruno rivolto
verso Marisa – siamo arrivati presso una scuola
d’alta cucina, altro che il buffet di via Santa
Caterina.
- Grazie, a me piace cucinare ed avventurarmi pure in piccoli esperimenti culinari, oggi
no! Tutto classico, ma devo confessare una
cosa, non è tutta farina del mio sacco, infatti
Marisa, questo pomeriggio, è venuta presto ad
aiutarmi a preparare la cena. È stato un aiuto
validissimo e, devo dire il vero, anche se conoscevo questa sua dote, l’ho apprezzata in modo particolare.
Avessi visto come si destreggiava con la pulizia del pesce, veloce, precisa, senza cincischiarsi, vera-mente positiva.
- Ma ti prego - si schernì l’amica – hai fatto tutto tu, io ti ho
solo aiutato, come un bravo aiuto cuoco, che spalleggia il grande
chef!
Intervenne Giovanni: - basta con le chiacchiere, adesso
mangiamo e innaffiamo queste squisitezze con questo
stupendo millesimato, sembreranno, se possibile, ancora
––– 61 –––
Giorgio Weiss
migliori. Sì, effettivamente ho avuto fortuna, mia moglie mi vizia
con speciali manicaretti, mentre io devo stare attento a non
ingrassare con le sue delizie. Io mi barcameno tra il diavolo e
l’acqua santa! Attento, caro Bruno, anche chi sposerà Marisa,
avrà la stessa sorte. Ti posso garantire che è bravissima anche
lei in cucina.
La cena durò a lungo, tra una portata e l’altra, servite
lentamente e con intervalli di parecchi minuti, che davano modo
di scambiare pareri, giudizi e commenti, quasi sempre positivi sui
cibi e le bevande.
Si alzarono in piedi, per trasferirsi nel lato salotto del
saloncino, mentre Giovanni prendeva posto nella comoda
poltrona, Sara invitò gli ospiti ad accomodarsi sul divano ed uscì
per andare a preparare il caffè.
- Bevi un buon digestivo? – chiese Giovanni rivolgendosi
a Bruno – lo chiedo solo a te perché so che Marisa non beve
liquori.
- Grazie, non è che la cena fosse pesante, ma abbondante
sì – rispose Bruno – e poi dopo il caffè, ci sta proprio bene un
liquorino.
Al rientro di Sara era giunto il momento di affrontare
l’argomento per il quale si erano riuniti e, in quella splendida
atmosfera che si era creata Sara, per prima, incominciò a
parlare: - Allora cari amici, per rompere il ghiaccio, comincerò io a
presentare il mio curriculum. Sono Sara Vecchiet, nata a Trieste il
27 luglio del 1960, ho conseguito il diploma di ragioniera e lavoro,
come impiegata, nell’ufficio di segreteria della Cassa di Risparmio
di Trieste. Ho l’hobby della cucina e dei viaggi. Infatti una volta
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BR Investigation
l’anno, durante le ferie, con Giovanni andiamo a visitare non
solo nuove regioni d’Italia, ma alle volte anche all’estero. Siamo
felicemente sposati e quanto prima vorremmo avere un figlio per
completare il nostro sogno d’amore. Lo sappiamo, che alla gioia
seguirà anche il sacrificio, almeno per i primi anni i viaggi non si
faranno più, passeremo le ferie in tranquillità in qualche centro
balneare oppure in montagna, non lo sappiamo, decideremo al
momento opportuno. Con ciò penso di aver detto tutto, ma se
lo desiderate risponderò ad eventuali domande. La parola e te
Bruno, alterniamo i racconti alternando i sessi.
- Va bene – asserì Bruno – ora vi racconterò di me, ma prima
vorrei fare un commento su quanto esposto da Sara: dissento
totalmente che per lei la cucina sia un hobby, questa sera ha
dimostrato di essere una cuoca provetta e perfetta tanto da
sembrare una professionista del settore. Va bene che gli hobby,
perché diano soddisfazione, devono essere fatti bene, ma il
livello raggiunto da Sara è al top.
Ed ora passo a presentarmi, mi chiamo Bruno Rossi,
sono laureato in psicologia, ma non esercito la professione
per la quale ho studiato. Ho preferito tentare un’altra strada,
quella dell’investigatore privato. Per cercare di far bene il mio
mestiere, comunque, bisogna essere un po’ psicologi nel tentare
di interpretare la logica dei clienti ed entrare nei meandri dei
loro pensieri. Sono solo agli inizi, ma le idee sono molte e con
la collaborazione di un compagno d’università, laureatosi in
ingegneria elettronica, stiamo studiando un progetto, che se
andasse a buon fine, mi darebbe delle grosse soddisfazioni.
––– 63 –––
Giorgio Weiss
Abito in viale d’Annunzio, in un grazioso appartamentino, molto
luminoso e abbastanza tranquillo data la zona, comodo perché
ben servito dai mezzi pubblici e agevole per recarmi al lavoro.
Ho voluto rendermi indipendente dai miei genitori, i quali
a malincuore mi hanno visto andar via da casa e non perdono
l’occasione per farmelo notare. La domenica, a pranzo, vado a
far loro visita e la mamma formula sempre lo stesso concetto:
“capirei se ti fossi trovato una brava ragazza e programmeresti di
sposarti, ma così tutto solo con nessuno che ti accudisce, proprio
non lo capisco!” Oramai, per lei, è un pensiero fisso che le
martella il cervello. Certamente anch’io vorrei essere come Sara
e Giovanni, felicemente accasato, ma bisogna essere fortunati
nel trovare l’anima gemella, non è così facile.
Anch’io non so cosa altro raccontarvi, aspetto vostre richieste
da esaudire.
- Bene, molto interessante – interloquì Giovanni – poi, se
avrai voglia, ci racconterai di questo progetto che dovrebbe
dare un svolta alla tua attività e, pertanto, forse anche alla tua
vita. Come ha detto Sara, per l’alternanza dei sessi, ora tocca
a Marisa raccontarci qualcosa, anche se noi la conosciamo
abbastanza bene, ma è giusto che pure Bruno l’apprezzi per
quello che è.
- Di Sara conoscevo quasi tutto, essendo colleghe, siamo
quotidianamente a contatto e parliamo molto – affermò Marisa
- ma sono rimasta stupita dal racconto di Bruno, veramente
interessante, così giovane e così intraprendente, si vede che ha
le idee chiare ed ha voglia di bruciare le tappe. Ora devo esporre
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BR Investigation
la mia persona al vostro giudizio. Sono Marisa Tolloi, sono nata
il tre febbraio del ’61 a Grado dove il cognome è molto diffuso.
Già da piccola sono venuta a Trieste, in quanto mio padre si
era trasferito per lavoro. Ho fatto tutte le scuole a Trieste e mi
sono diplomata geometra presso il “da Vinci” proprio l’ultimo
anno prima che la sezione geometri passasse al “Max Fabiani”.
Lavoro, come Sara, alla Cassa di Risparmio di Trieste presso
l’ufficio “lavori e amministrazione immobili”, dove posso mettere a
profitto gli studi intrapresi.
Il mio compito è di seguire tutte le problematiche degli
innumerevoli edifici di proprietà sia della banca che del “Fondo
pensioni”. In ufficio, pur avendo la mia scrivania ed il mio
tecnigrafo, passo poche ore al giorno, infatti, su segnalazione
degli inquilini devo riscontrare i difetti segnalati, vedere se sono
realmente tali, nel qual caso devo far intervenire gli artigiani per
ovviare alle mancanze e avallare il lavoro dando il benestare per
la liquidazione delle fatture. Abito in via Revoltella, subito all’inizio
al numero tre. Vivo assieme alla mamma, purtroppo papà è
venuto a mancare troppo presto, causa il male del secolo che
non perdona. Normalmente sono sempre casa e lavoro, meno
quando i miei amici qui, mi invitano ad uscire. Spero solo di non
essere per loro un incomodo e non lo facciano solamente per
farmi sentire viva. Io pure non saprei cosa altro dirvi, magari poi
ci scambieremo altre informazioni a richiesta.
Giovanni e Sara, quasi all’unisono, sbottarono dicendo –
Marisa, vergognati, come fai a dire di essere un incomodo?! Ma
scherzi, sei la nostra migliore amica, se non l’unica, e tu vieni a
parlare di farti sentire viva. Non credevo proprio tu la pensassi
così, ti vogliamo bene e ci rallegri le serate quando andiamo a
––– 65 –––
Giorgio Weiss
teatro o a cena fuori, con la tua verve e la tua allegria. Piuttosto,
questo sì, abbiamo riscontrato un notevole cambiamento in te
dopo la cena in cui hai conosciuto Bruno.
Frase buttata lì, sicuramente intenzionalmente, da parte
di Giovanni, che senza lasciar spazio ad interventi di uno e
dell’altro ospite, continuò – Ora brevemente vi racconterò
di me. Sono Giovanni Benedetti, nato a Trieste il quattordici
novembre del ’56, ho frequentato il liceo Oberdan e, subito dopo
diplomato, ho avuto la fortuna di essere assunto alla Riunione
Adriatica di Sicurtà. La mia intenzione era di studiare di sera
e di laurearmi pur lavorando. Il destino volle diversamente,
conobbi Sara, ci innamorammo, ci sposammo in breve tempo,
con tutti gli annessi e connessi e lo studio e la laurea passarono
in seconda linea.
Ho un po’ di rammarico, ma non troppo, in quanto ho fatto
carriera ugualmente essendo ora procuratore dell’Agenzia
Generale e, con orgoglio, posso dire di essere il più giovane
funzionario della Compagnia. Ora basta con le confessioni, io
direi che dopo aver tanto parlato potremmo berci una birra fresca
per dissetarci, vi va l’idea?
Marisa rispose per prima: - No grazie, birra no, anche se
ha pochi gradi è sempre alcoolica, io gradirei un bel bicchiere di
acqua minerale fresca, grazie.
Sara confermò: - La birra bevetela voi uomini, noi ci
rinfreschiamo con l’acqua essendo certamente più dissetante.
La serata continuò serenamente tra una battuta e l’altra,
qualche risata e ancora alcune informazioni personali. Giunti
quasi alla mezzanotte, Bruno, per finire fece una proposta: Amici, come saprete c’è il circo Orfei in città, perché domani
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BR Investigation
pomeriggio non andiamo, tutti assieme, a vedere lo spettacolo?
Se permettete vorrei foste miei ospiti.
Sara intervenne immediatamente prima che gli altri potessero
rispondere: - Grazie Bruno, verremmo volentieri, ma domani, con
un collega di Giovanni e sua moglie, avevamo deciso di fare
una gita in Friuli alla caccia di qualche buon agriturismo. Sarà
per un’altra volta, ma perché, se Marisa non ha impegni, non ci
andate voi. È un bello e sano divertimento.
- Che prontezza, che riflessi – pensò tra sè e sè Bruno.
Sara, con una banale scusa di un probabile inesistente
impegno, aveva preso la palla al balzo per fare incontrare i due
giovani da soli.
- Perché no – sentenziò Bruno – che ne dici Marisa, per me
sarebbe una domenica diversa dalle solite, sempre che tu non
abbia altri progetti.
Marisa un po’ imbarazzata raccolse l’invito:
- Volentieri Bruno, mi piacerebbe, è tanto tempo che non
assisto ad uno spettacolo circense. La mia domenica sarebbe
stata, come sempre, messa alla mattina e al pomeriggio due
passi con la mamma, magari a Barcola, prendere un gelato e poi
di nuovo a casa per la cena. Accetto volentieri l’invito.
- Bravi, divertitevi – intervenne Giovanni – che lunedì si
riprendono le solite e monotone giornate lavorative.
- Guardate che ora abbiamo fatto – esclamò Bruno – sarebbe
ora di togliere il disturbo. Se permetti Marisa ti accompagno
volentieri a casa, con un taxi o a piedi come preferisci. Ringrazio
sentitamente i coniugi Benedetti per la splendida serata e per
questo nuovo vincolo di amicizia, nato in questa splendida
atmosfera.
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Giorgio Weiss
- Sì, grazie Bruno, accetto volentieri che tu mi accompagni e,
se per te è lo stesso, preferirei andare a piedi, tanto da qui a casa
mia ci si sta, sì e no un quarto d’ora. Grazie miei cari, siete stati
splendidi come sempre e vi auguro una buona gita per domani.
Tutti si alzarono in piedi e, dopo le strette di mano e
l’abbraccio tra Sara e Marisa, uscirono dall’appartamento.
La ragazza aveva pronosticato un quarto d’ora per arrivare
a casa, ma il passo lento, quasi a voler fermare il tempo, le
chiacchiere da prima banali e poi sempre più personali e
confidenziali fecero dilatare il tempo tant’è che giunsero in via
Revoltella all’una passata.
Bruno, sentiva una gioia interiore che voleva sprigionare ed
esternare a Marisa, ma si trattenne e precisò:
- Allora passo a prenderti domani, scusa, mi correggo, oggi,
alle quindici, in quanto lo spettacolo inizia alle sedici e trenta.
La ragazza, confermando l’appuntamento, porse la mano a
Bruno per salutarlo, ma lui le si avvicinò, prendendola dolcemente
per le spalle, la attirò a sè per poterle dare un casto bacio sulla
guancia. Marisa, rossa in viso, accarezzò il viso del giovane e
girandosi di scatto, aprì il portone e sussurrando “buonanotte”
scomparve all’interno dell’edificio.
Per Bruno il tempo passava troppo lentamente, gli sembrava
un’eternità aspettare oltre dodici ore per rivedere colei, che
sempre più, considerava la sua amata. Come avrebbe reagito
l’indomani a quel bacio, ma anche lei l’aveva accarezzato, allora
forse…..
Domenica pomeriggio, all’ora esatta, Marisa uscì sorridente
dal portone e con passo veloce raggiunse il giovane che
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BR Investigation
l’aspettava. Lui cosa doveva fare? Si sentiva come un pesce
fuori dall’acqua. La ragazza risolse il problema, quando gli giunse
vicino, girò leggermente il viso porgendogli la guancia. Bruno non
si fece pregare due volte e baciò, con un poca di più enfasi, la
ragazza e cingendola alla vita si allontanarono con passo veloce
verso il centro città. La felicità sembrava esplodere dal loro volto,
in silenzio, guardandosi di tanto in tanto negli occhi, sorridevano.
Non occorreva parlare, il camminare stretti diceva già tutto.
Acquistati i biglietti, entrarono sotto il tendone poco prima
che lo spettacolo iniziasse. Mario si pentì di aver voluto essere
“splendido” acquistando due posti nelle poltroncine di prima fila,
infatti le sedie avendo i braccioli, non permettevano loro di stare
accostati. Tenendosi per mano assistettero allo spettacolo con
non molta attenzione, infatti destinavano più tempo a guardarsi
negli occhi di quello dedicato all’esibizione degli artisti.
Erano le diciannove, quando uscirono nuovamente all’aria
aperta e Bruno accennò e osò dire: - Cara, ti farebbe piacere
se andassimo a mangiare un boccone in quel ristorantino,
programmato per le presentazioni, di fronte al buffet dove ci
siamo conosciuti?
- Certamente sì – rispose Marisa – ma devo telefonare alla
mamma che non rientro per la cena. Però, data l’emozione,
non ho molto appetito e non farei onore all’ottima cucina del
ristorante, preferirei ritornassimo al buffet dove si può ordinare
una singola pietanza e anche perché ci ricorderebbe il nostro
primo incontro.
- Mi dispiace tu sia emozionata – di botto incalzò il giovane
– non vorrei tu ti trovassi a disagio, ma sto tanto bene con te,
che ho avuto l’ardire di chiamarti cara, anche se effettivamente
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Giorgio Weiss
dentro di me ti sento tale. Molto bene andiamo a mangiare dove
vuoi tu.
Così dicendo mise il suo braccio sulle spalle di lei, stringendola
con affetto. Lei si rilassò ed appoggiò il capo sulla spalla
di lui.
Camminarono lentamente in questa posizione, in un silenzio
che valeva più di tutte le parole possibili.
Giunsero alla fermata del bus che li avrebbe portati in centro
e Bruno, sciogliendo l’abbraccio, si girò verso la ragazza e con
voce un po’ strozzata dichiarò: - Marisa è inutile che stia zitto,
non sarà forse il posto più adatto per proferire quello che intendo
dire, ma non posso più tacere.
Ci conosciamo da pochissimo tempo, ma già dal primo
giorno che ti ho vista, lì seduta a quel tavolo, ho provato un
irrefrenabile desiderio di stare con te. Ero scettico, ma adesso
credo fermamente al “colpo di fulmine”, tutto il giorno penso a
te, ti vedo ovunque mi trovi, mi sembra di averti sempre vicina e
quando scopro che è solo un parto della mia fantasia, mi sento
male. È la prima volta che provo questa sensazione, ma sono
sicuro, questo vuol dire amore, ma amore con la A maiuscola,
sento che la mia vita senza te sarebbe vuota ed inutile. Scusa
questo mio sfogo e non voglio che tu mi risponda subito, pensaci.
Attenderò con pazienza le tue decisioni.
Per fortuna il bus aveva l’orario festivo ed il tempo d’attesa
aveva permesso a Bruno di confidarsi e dichiararsi.
Vide il volto della ragazza serio, ma sereno, un leggero
sorriso era stampato sulle sue labbra. Lo guardava con una
dolcezza tale da far sciogliere ogni possibile difesa, finché con filo
di voce sussurrò: - Bruno, che belle parole, devo essere sincera,
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BR Investigation
quella sera anch’io ho provato una strana sensazione nel vederti
per la prima volta, un brivido mi era sceso lungo la spina dorsale
e, nei giorni seguenti tempestavo Sara di domande per avere
notizie su di te, ma neanche lei ti conosceva e la mia smania di
sapere cresceva di ora in ora. Non so cosa dirti, sembra quasi un
sogno, spero solamente che entrambi siamo consci di quello che
pensiamo e facciamo.
Così dicendo si avvicinò all’amato e, timidamente porse le
labbra a Bruno il quale si chinò delicatamente poggiando le sue
su quelle morbide e gentili di lei. Mille campane suonarono nella
sua testa e un cinguettio allegro si stava materializzando in lui.
Preso il bus, scesero in piazza della Repubblica e si
avviarono verso via Santa Caterina. Entrambi non si erano resi
conto che fosse domenica e, giunti dinnanzi al buffet, lo trovarono
chiuso per turno settimanale di riposo.
Si guardarono reciprocamente e, resisi conto della situazione
creatasi, scoppiarono a ridere. In un riso prolungato che contribuì
a sciogliere la tensione formatasi tra di loro. Stretti, stretti
abbracciati si allontanarono dirigendosi verso viale XX Settembre,
dove entrati in una nota gelateria si sedettero ad un tavolino in
fondo al locale ordinando due “mangia e bevi” essendo questi sia
dissetanti che nutrienti allo stesso tempo. La serata servì ai due
innamorati per raccontarsi, reciprocamente, piccoli episodi della
vita passata, iniziando dai ricordi dell’infanzia, facendo cosi in
modo di sviscerare i più reconditi ricordi contribuenti a conoscersi
meglio.
Lunedì, 30 settembre, iniziava una nuova settimana
lavorativa riprendendo il solito tran-tran, non ultimo quello della
––– 71 –––
Giorgio Weiss
colazione al bar Venier. Bruno entrato che fu, vide Giovanni con
un sorriso a 32 denti accoglierlo con un abbraccio: – Ah!, il nostro
latin lover ha fatto il colpaccio, siamo veramente contenti, Sara
ed io. Credi a me non potevi trovare di meglio, Marisa è una
ragazza splendida, con sani principi morali, che al giorno d’oggi
non è facile trovare. Però anche lei è stata fortunata di trovare un
serio lavoratore, responsabile, colto, preparato ed ambizioso. Vi
auguriamo tanta meritata felicità.
- Come fai già a saperlo, pensavo di darti io la notizia
stamane!
- Ieri sera, dopo averla accompagnata a casa, anche se
era quasi già mezzanotte, Marisa ha chiamato mia moglie per
raccontarle la buona e bella notizia. Sai le donne! Era l’una
passata quando Sara è venuta a letto. Si sono parlate per oltre
un’ora, cosa si saranno poi dette in tutto quel tempo? Eh! l’amore
fa di questi scherzi e poi per le donne è un argomento essenziale
e basilare.
- Non solo per le donne – sentenziò Bruno – anche per me
è stata una cosa meravigliosa, mai avrei sperato di conquistare il
cuore di Marisa in così poco tempo. Così invece è stato e sono
strafelice. Stamattina avrei voluto chiamarla al telefono per darle
il buon giorno, ma non sapevo le possibili reazioni, se al telefono
fosse venuta…. la mamma!
- Ma, ti prego, la signora Pina è un’amabile persona, mai ti
avrebbe accolto malamente, anche se ovviamente non ti conosce.
Stai pur sicuro che Marisa l’avrà tenuta al corrente dal primo
giorno, da quando tempestava noi di domande su di te. Non oso
pensare a che ora si siano, se si saranno, addormentate stanotte
per parlare di te. Bene, anche lei non sarà più una zitella.
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BR Investigation
Uscendo dal bar per andare al lavoro, strada facendo Bruno
continuò: - Se non sarà zitella, lo dovrà, un pochino, anche a
voi. Cosa credi non mi sia accorto, a cena a casa tua, quante
volte, con una scusa o un’altra, ci avete lasciati soli in modo da
scambiare le prime parole in assenza di testimoni?
- Eccolo lì, lo psicologo, l’intellettuale uscire fuori. Non
abbiamo fatto nulla di speciale, non chiamarci ruffiani, neanche
nel senso buono della parola, a noi sarebbe piaciuto che l’amica
Marisa, sempre sola e appartata, potesse trovare la felicità,
come l’abbiamo trovata Sara ed io. Conoscendoti, da quel poco
che conversiamo la mattina, pur non essendo io psicologo, ti ho
giudicato una brava persona e, come vedi, non mi ero sbagliato!
Giunti in piazza della Repubblica, una stretta di mano ed
ognuno al proprio lavoro.
Bruno attese il bus numero nove, per recarsi alle nove
e trenta per collaudare, nel garage del Colautti l’impianto di
sorveglianza. Giunto sul posto, Mario era già presente, mancava
solamente il proprietario. Dopo aver salutato l’artigiano, Bruno
suonò il campanello. Rispose una voce femminile che annunziò:
- Mio marito sta scendendo, è già in ascensore. – Grazie
signora – rispose – lo stiamo aspettando per il collaudo, buon
giorno.
Giunto il cliente, tutti e tre scesero nel garage, passando
dall’esterno. Accesasi la luce temporizzata, la video camera
entrò in funzione, mentre si recavano al posto macchina. Tutti i
movimenti che si svolgevano in quel tratto del garage, venivano
immortalati sul nastro.
Volutamente si attardarono sul posto muovendosi
––– 73 –––
Giorgio Weiss
continuamente finché il temporizzatore spense la luce e la video
camera terminò la registrazione.
Mario mostrò al signor Colautti come si doveva aprire lo
schermo della lampada, estrarre la cassetta, sostituirla con una
vergine e richiudere il tutto. Tempo dell’operazione: venti secondi.
Ora si trattava di salire nell’appartamento del proprietario per
visionare il contenuto della cassetta registrata. Ovviamente,
questa prima visione sarebbe stata breve, trattandosi di una sola
ripresa, ma era di una nitidezza tale che i signori Colautti, furono
entusiasti dei risultati.
- Adesso sì che “beccheremo” il vandalo – esclamò il signor
Sergio rivolto alla moglie - avremo finito di subire danneggiamenti
e gliela faremo pagare. Sembra paradossale, ma adesso spero
che il vandalo arrivi quanto prima.
Una risatina di circostanza apparve sul volto dei quattro,
mentre Bruno ricordava: - Mi raccomando, la sera, non si
scordi di fare il cambio delle cassette, visionarle e appena
noterà qualche cosa di anomalo, a qualsiasi ora, mi chiami
e io passerò a ritirare il documento visivo per gli opportuni
adempimenti.
- Grazie dottor Rossi e, grazie anche a lei per la splendida
mimetizzazione dell’impianto, spero solamente di non essere
scoperto mentre cambio la cassetta.
Mario interloquì: - Segua un mio consiglio, scenda in garage
con una torcia elettrica, per togliere la cassetta e sostituirla è
più che sufficiente. Nel caso dovesse accendersi la luce per
l’arrivo di qualche condomino, avrebbe il tempo di richiudere
il coperchio della lampada e nessuno si accorgerebbe di cosa
stesse facendo.
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BR Investigation
- Ottima idea, farò proprio così, ma sarà molto improbabile
che ciò accada, l’affluenza al garage è limitata al mattino presto,
le ore di pranzo e in prima serata al rientro. Sarò in trepida attesa
dei risultati. Grazie, vi accompagno.
In strada, salutato Mario, attese per l’ultima volta il bus per
rientrare in ufficio. Domani, se Dio vorrà, entrerà in possesso
della Vespa e potrà muoversi più liberamente….. perché no,
anche con Marisa.
Aprendo la porta dell’ufficio, udì il telefono squillare, corse
all’apparecchio e sollevando la cornetta prontamente disse: - BR
Investigation, buon giorno, come posso esserle utile?
- Mandandomi un bacio al telefono – proferì la dolce voce
di Marisa – non sarà come quello di ieri sera quando ci siamo
salutati, ma mi accontenterò lo stesso.
- Tesoro, che piacere sentirti, sono felice per la tua chiamata,
sono appena rientrato dalla visita al mio cliente, per il momento
primo e unico, di cui ieri ti raccontavo. Appoggiando le labbra
al microfono del telefono, lasciò partire un rumoroso bacio
accompagnato da un “anch’io preferirei tu fossi qui, vicino a me,
e non simularlo al telefono. Ci rifaremo stasera quando passerai
a prendermi”.
- Potremmo vederci a pranzo, – incalzò Marisa – ma a
quell’ora sarò a Monfalcone per peritare un danno presso la
nostra Filiale. Uscendo stasera dal lavoro, passerò a prenderti
così mi accompagnerai a casa. Ora devo chiudere e dedicarmi
al lavoro. In ufficio nessuno sa ancora di noi, questa deve
sembrare una telefonata professionale. Ciao amore, a questa
sera.
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Giorgio Weiss
E chiuse la comunicazione, lasciando Mario con il desiderio
di dirle ancora tante cose.
I due si vedevano quotidianamente, erano sempre insieme,
qualche rara volta anche con Sara e Giovanni e il tempo
passava inesorabilmente. A metà luglio avvenne la risoluzione
del problema Colautti. Giovedì diciotto, il signor Sergio, tutto
emozionato, chiamò Mario, riuscendo a farfugliare: - Dottor
Rossi, ci siamo. Nel filmato è perfettamente inquadrato il vandalo
nell’atto di spezzare i tergicristalli della mia vettura. Come devo
comportarmi ora.
- Molto bene - intervenne l’investigatore – domani mattina
mi porti la cassetta, qui nel mio studio e la visioniamo insieme.
È riuscito a riconoscere il vandalo? È una persona a lei nota?
Comunque ne parliamo de visu domani.
- Si abbiamo individuato la persona, lo ha riconosciuto mia
moglie, ma la faccenda è lunga da raccontare, ne discuteremo
domani. Buona notte dottor Rossi, finalmente potrò dormire
tranquillo, dopo tanto stress.
Alle nove e quindici minuti, il signor Colautti suonò
il campanello dello studio ed entrò sorridente consegnando
l’incriminata cassetta a Mario. Acceso il televisore e introdotto il
video nel registratore, apparvero subito le immagini di un ragazzo
di sedici o diciassette anni che con fare furtivo e velocemente
spezzava i tergicristalli per poi fuggire dalla porta che dà nell’atrio
dello stabile.
- Allora chi è? Lei mi ha detto di averlo riconosciuto. È forse il
figlio di qualche condomino? Mi racconti tutto.
- Quando stavo guardando il filmato, mi è venuto un tuffo
al cuore, nell’assistere alla scena, ma, pur vedendolo bene in
––– 76 –––
BR Investigation
faccia, non ero riuscito a riconoscere quel ragazzo. Ho chiamato
mia moglie, ho riavvolto il nastro e gliel’ho fatto vedere dall’inizio.
Quando è apparso il volto del ragazzo, alzandosi di scatto in
piedi gridò: - Ma è Dino Vecchiet, un mio ex allievo del Dante,
un ragazzo dal bassissimo rendimento scolastico che ho dovuto
bocciare e lasciarlo a ripetere la seconda classe. Questa deve
essere la sua vendetta, anche negli atti vandalici compiuti in
precedenza, cioè quando sospettava che l’avrei bocciato e in
quello odierno dopo la certezza del fatto.
- Ora lasci fare a me – sentenziò Bruno – mi faccia avere
i dati esatti del ragazzo, l’indirizzo e, se possibile, le generalità
dei suoi genitori. Sarebbe un bene sapere pure il lavoro del
padre e quello, eventuale. della madre. Dovranno arrendersi
all’evidenza dei fatti. Attendo questi dati per procedere e chiudere
la faccenda.
Il signor Colautti alzandosi e porgendo la mano, esclamò:
- Grazie tante, mi ha veramente sollevato. Quanto prima le farò
avere i dati richiesti. Vuol dire che mia moglie andrà in segreteria
del liceo a reperire le informazioni necessarie. Buon giorno e
grazie ancora.
- Nessun ringraziamento – concluse Bruno – ho fatto il
mio lavoro per il quale lei mi ha concesso fiducia. Dato che
siamo ormai in periodo di vacanze, poteva essere difficile che
i vandalismi continuassero, ma il livore e l’odio del ragazzo
nei confronti della professoressa, piuttosto che contro se
stesso per la sua poca voglia di studiare, hanno fatto sì che
continuasse nella sua odiosa opera. Buon giorno e rimango
in attesa, il prima possibile, dei dati che mi necessitano per
proseguire.
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Giorgio Weiss
La questione Colautti si risolse in breve tempo. Avuti i dati,
Bruno interpellò il padre di Dino, tale Franco Vecchiet, che visto
il filmato e avendo sentito gli innumerevoli danni provocati dal
figlio, scoppiò in un pianto dirotto, sostenendo: - Non so più cosa
fare con quel ragazzo, è la nostra disperazione, da quando è
andato alle superiori è già il secondo anno che viene bocciato.
Ha ripetuto due anni la prima e adesso dovrà fare due anni la
seconda. Non capisco cosa gli sia preso, fino alla terza media
ha sempre fatto bene ottenendo dei voti medio alti. Da quando è
andato alle superiori, non riesco a capire, cosa gli sia successo,
è apatico, svogliato, non ha voglia di fare nulla. Mia moglie ed io
non possiamo seguirlo più di tanto, siamo impegnati tutto il giorno
nella nostra salumeria, in Cavana. Dino rimane solo a casa e
chissà cosa fa invece di studiare.
- Signor Vecchiet, comprendo il suo disappunto, ma forse il
liceo Dante non è la scuola adatta per suo figlio. Chissà, forse
un istituto tecnico potrebbe essere più consono ai desideri del
ragazzo, ne parli serenamente, in questo periodo di vacanze che
rimane, e cerchi di scoprire quali sono le aspettative del ragazzo,
magari, chissà, a lui piacerebbe di più venire a lavorare con
voi in salumeria, oppure se volesse studiare ancora, forse una
scuola per periti o per geometri o forse ragionieri. Capisco che
siete impegnati tutto il giorno, ma anche il futuro di vostro figlio
dovrebbe essere oggetto prioritario per voi genitori. Ci pensi.
- Dottor Rossi, quanta verità nelle sue parole. Forse la colpa
di questa situazione è anche nostra, non abbiamo saputo seguire
il ragazzo, soprattutto adesso, che si trova in un’età particolare,
quando i problemi sono difficili da affrontare da soli, ma non ci
ha mai chiesto aiuto ne ci ha fatto capire il suo probabile disagio.
––– 78 –––
BR Investigation
Cercheremo di cambiare, noi per primi, a favore di nostro figlio.
La prego di porgere le nostre più sentite scuse alla professoressa
Ukmar, lo farò anch’io di persona telefonandole anche per
chiedere al signor Colautti, a quanto ammonta il danno da lui
patito per le intemperanze di nostro figlio. Sono pronto a risarcire
fino all’ultima lira i danni materiali e, se lo crede opportuno, anche
quelli morali, per il disagio sopportato.
La cosa è finita nel migliore dei modi, Il Colautti ha richiesto
solamente i danni materiali, rinunciando, di buon grado, a
ipotetici danni morali, difficilmente quantificabili se non in sede
di giudizio del tribunale. Nel conto presentato dal carrozziere
e dal gommista, per le numerosi riparazioni, aggiunse pure le
settecentocinquantamila lire della parcella della BR Investigation.
Nelle settimane che seguirono, Bruno si dedicò a predisporre
gli opuscoli tecnici ed illustrativi del suo progetto. Oramai il due
settembre era alle porte, così l’ingegner Pertot avrebbe potuto
firmare i documenti necessari per le richiesta d’attuazione degli
impianti.
Nel frattempo Bruno prese i primi tre appuntamenti con
altrettante strutture di corso Italia. Due grandiosi negozi di
abbigliamento e un grande emporio. Un negozio di abbigliamento
nato e cresciuto a Trieste, il secondo, una delle tante filiali della
casa madre che si trova a Mestre ed infine l’emporio la cui sede
si trova a Milano.
Gli appuntamenti erano stati fissati tra la metà di settembre e
la metà d’ottobre.
In agosto, Marisa usufruì di due settimane di ferie e così pure
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Giorgio Weiss
Bruno, in attesa di futuri ed importanti impegni, si concesse una
breve vacanza.
Ogni giorno, passava a prendere Marisa, con la Vespa, per
recarsi al mare, cambiando quotidianamente località, in tutto
l’arco costiero che si estendeva da Venezia fino a Pola, in Istria. Il
portapacchi, fatto installare dal concessionario, era sempre colmo
di ogni ben di Dio, dai materassini gonfiabili per sdraiarsi al sole,
alla borsa con gli asciugamani e i ricambi dei costumi e mille altre
piccole cose che avrebbero potuto servire, ma che non servivano
quasi mai.
Giovedì, 15 Agosto, festa di Ferragosto, Marisa espresse
il desiderio di rimanere a Trieste, dato l’afflusso di gente che ci
sarebbe stato sulle spiagge, ma anche per non lasciare sola la
mamma e per cogliere così l’occasione di presentare a lei, il suo
Bruno! Per il pranzo si sarebbe destreggiata, con la mamma,
in cucina a preparare qualche cosa di buono e di leggero allo
stesso tempo, dato l’afoso clima che opprimeva la città.
Verso mezzogiorno e mezzo, Suonò il campanello della
famiglia Tolloi ed il portone scattò immediatamente. Bruno
chiamò l’ascensore anche se c’erano solamente due piani a
dividerlo dall’appartamento. Quando uscì dall’ascensore, la porta
era aperta e Marisa, l’accolse abbracciandolo e baciandolo con
impeto. Bruno dovette allontanare il braccio, con la cui mano
stringeva un mazzo di fiori, che altrimenti si sarebbero sciupati.
Varcata la soglia, con Marisa avvinghiata al suo braccio
libero, apparve, proveniente probabilmente dalla cucina, una
distinta signora, molto giovanile ed elegante, la quale esclamò:
- Ecco qua, finalmente conosco Bruno di persona. Se l’avessi
incontrato per strada per caso, sicuramente l’avrei riconosciuto,
––– 80 –––
BR Investigation
tanto Marisa me l’ha descritto nei minimi particolari, che vederlo
ora, mi sembra di conoscerla da una vita.
- Tanto piacere, signora – pronunziò il giovane – sono
felice di conoscerla. Marisa mi ha confessato di essere lei più
un’amica, che una mamma tanto vi parlate e vi raccontate tutto.
Se permette signora Pina, questi sono per lei e, così dicendo
porse il mazzo di fiori che teneva in mano. Come vede anch’io
conosco parecchie cose di lei dai discorsi della sua figliola.
- Marisa, ti prego, non sprecare il tuo tempo a parlare di me,
quando sei con il tuo ragazzo, non ne vale la pena. Pensate a voi
piuttosto che “alla vecchia”.
Entrambi gli innamorati esplosero all’unisono per
il disappunto, mentre Marisa precisava: - Ma che vecchia e
vecchia, hai quarantasei anni e non so cosa aspetti a rifarti una
vita pure tu, potresti avere anche tu la fortuna di trovare una
brava persona che ti stia accanto, da ora sì fino alla vecchiaia.
- Marisa ha ragione, sinceramente e non per circostanza….
ma quando l’ho vista, mi è sembrato di vedere la sorella
maggiore, non la mamma.
- Adulatore, ora capisco mia figlia. Lei sa trovare sempre
le parole giuste al momento giusto. Comprendo anche come si
possa essere innamorata in così breve tempo. Ben per voi, i miei
migliori auguri per una vita felice e lunga, allietata da qualche
bambino che possa chiamarmi nonna. A risposarmi non ci penso
neanche, ho amato troppo mio marito, mi sembrerebbe di tradirlo.
- Sono un estraneo ancora per lei – replicò Bruno – e non
posso permettermi di esprimere giudizi, ma sono sicuro, se
potesse comunicare con lei, suo marito la esorterebbe a non
rimanere sola, soprattutto quando la sua unica figlia abbandonerà
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Giorgio Weiss
la casa materna per venire a vivere con me. Allora rimarrebbe
sola e, alla sua età, non lo trovo giusto.
Ha ragione mamma – commentò la figlia - sai sempre
trovare le parole giuste in tutte le situazioni. Il tuo commento è
stato giusto e sono d’accordo con te. Mamma pensaci, quello
che ha detto Bruno e sacrosantamente vero. Non credo che
papà sarebbe contrario, anzi, vedere felice il suo grande amore
sarebbe per lui una consolazione.
- Basta con questi discorsi – sentenziò la signora Pina – qui
in piedi in corridoio, tutti e quattro; andiamo a tavola altrimenti il
pranzo si raffredda.
- Chi sarebbe il quarto, mamma, non capisco, spiegati
meglio.
- Il quarto è il mazzo di fiori, che ha assistito ai nostri discorsi
e invece ha bisogno di essere messo in un vaso pieno d’acqua,
per non soffrire.
Questa battuta ruppe il gelo formatosi e, mentre la signora
Pina andava a provvedere ai fiori, i due ragazzi entrarono in sala
da pranzo, dove la tavola era perfettamente imbandita.
Un delizioso pranzetto, leggero e fresco, dato il periodo estivo,
venne alternativamente servito da Marisa e dalla signora Pina.
– Sì, aveva ragione Sara nel dire che l’amica Marisa era una
brava cuoca – pensò Bruno – anche se non sapeva esattamente
quale delle due donne fosse stata la principale artefice dei
manicaretti. Certamente la ragazza aveva imparato dalla madre
l’arte culinaria e già si vedeva sposato, nella propria casa, con la
mogliettina che lo viziava.
L’arrivo del caffè, scosse il ragazzo dai suoi pensieri
sognatori e così proferì: - Ecco qua! Questo proprio ci voleva per
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BR Investigation
completare e coronare questo delizioso pranzo. Lo berrò molto
volentieri!
- Vuoi pure un liquorino, caro - intervenne la ragazza – non
abbiamo tanta scelta perché, come sai, sia la mamma che io
siamo astemie, però un buon brandy invecchiato l’abbiamo nella
dispensa.
- No grazie, con questo caldo – dichiarò Bruno – mi
ammazzerebbe e sarei pronto per un pisolino. Invece dobbiamo
festeggiare il Ferragosto. Ho preso a noleggio un’autovettura,
in tre sulla Vespa non potevamo starci, così potremmo andare
in collina a respirare un po’ d’aria fresca e buona. Pensavo di
andare a San Floriano del Collio, in provincia di Gorizia, dove
mi hanno detto che c’è un bellissimo localino, dove i tavoli
sono sistemati, uno distante dall’altro, tra le vigne e si possono
gustare dei semplici piatti preparati con i propri prodotti, annessi
all’azienda vitivinicola.
Intervenne immediatamente la signora Pina – No, no ragazzi,
non voglio essere il terzo incomodo, andate pure voi, da soli,
io rimarrò in casa a sistemarla, sparecchierò e metterò tutto
a posto. Avrò di che distrarmi e poi mi siederò a guardare un
pochino la televisione.
- Non se ne parla neanche – replicò Bruno – oggi stiamo tutti
assieme. E poi mi fa piacere aver conosciuto una persona così
simpatica da sentirmi perfettamente a mio agio. Sto già pensando
che, un giorno, se Marisa non cambierà idea, avrò una seconda
mamma piuttosto di una suocera.
- Stupido, stupido che non sei altro, - sbottò la ragazza – a
cambiare idea potrai essere tu, non io di certo. Come vuoi che
rinunci a te che mi tratti come una principessa e mi coccoli con
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Giorgio Weiss
mille attenzioni. Sai la gioia provata nel sentire di non voler
abbandonare da sola la mamma, in una giornata dove tutti sono
in compagnia a festeggiare le “ferie d’agosto”. Per me sei unico e
irrinunciabile.
- Già, è vero, oggi è e diventerà una giornata unica, per me,
speciale. Non sapevo, né quando né dove né come, avrei avuto
lo spunto per darti una cosa. Sono già una ventina di giorni che
mi porto appresso, un oggetto da darti.
Questo mi sembra il luogo, il momento e l’opportunità giusta.
Forse non si usa più, ma per certe cose, io sono fatto all’antica,
mi sembrano più giuste ed opportune. Signora Pina, in questo
giorno speciale, sono qui a chiederle la mano di sua figlia, quella
che sento già mia, la cara Marisa.
Così dicendo trasse dalla tasca della giacca una scatolina
blu scuro in velluto che apertola lasciava vedere uno splendido
anello scintillante, con un brillante, non grandissimo, ma
emanante bagliori alla luce del sole che filtrava lateralmente dalla
porta del terrazzo. Rivolto alla fanciulla, guardandola fissa negli
occhi dichiarò: - Marisa, amor mio, vuoi tu divenire mia moglie?
Con questo anello mi impegno ad amarti, proteggerti ed esserti
fedele per tutta la vita, con l’aiuto del Signore.
Il silenzio regnò incontrastato nella stanza, mentre dagli
occhi di Marisa uscirono copiose lacrime di sicura gioia, non
certo di dolore. La bocca aperta, incapace di proferire parola
alcuna, trattenendo il fiato quasi a far scoppiare i polmoni,
fintantoché con un gridolino liberatorio si lanciò verso Bruno,
buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte continuava a
singhiozzare.
La signora Pina, incredula, era rimasto di sasso, ferma in
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BR Investigation
mezzo alla stanza, con le mani strette l’una nell’altra talmente
forte che le nocche erano bianchissime, per la mancanza di
afflusso del sangue. Guardò i due giovani abbracciati, felici,
mentre Bruno cercava di staccare la sua amata per poterle
prendere la mano sinistra ed infilare, all’anulare, il segno tangibile
del fidanzamento, nonché promessa di matrimonio.
La ragazza, ancora con gli occhi lucidi, guardò con ammirazione l’anello, lo baciò, lo riammirò e, rimise le braccia al
collo del fidanzato, lo guardò fisso negli occhi, schiudendo le
labbra per dar modo al suo Bruno di baciarla e suggellare quello
splendido, indimenticabile e magico momento.
La mamma, sempre immobile come una statua, con gli
occhi sbarrati senza alcun battito di ciglia, sbigottita e incapace
di parlare, venne raggiunta dai due ragazzi. Solo allora reagì,
aprendo le braccia per accogliere i due con la voce rotta
dall’emozione disse: - Dio vi benedica, come lo faccio io, non
so se sono degna di partecipare a questa gioia, ma credetemi,
mai avrei pensato di assistere ad una cosa simile, presente e
partecipe. Bruno, mi hai chiesto, poco fa, la mano di mia figlia.
Cosa posso dire, credo che poche mamme possano vantare un
situazione simile, vedere la propria figlia felice e unita ad una
persona così giovane, ma così matura e consapevole dei suoi
doveri verso l’amata.
Credimi, anche la forma, oltre alla sostanza, ha la sua
importanza nel giudicare ed apprezzare una persona. La mia
Marisa non poteva essere più fortunata di così!
Bruno cercò di allentare la tensione creatasi nella stanza
esclamando: - Ce l’ho fatta, non credevo di essere capace di
dichiarami così. Sono felice soprattutto di non essere stato
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Giorgio Weiss
invadente, presuntuoso e cafone. Sono altresì felice di poter
festeggiare l’avvenimento e suggellare il tutto con la gita ed il
brindisi che faremo questa sera.
La ragazza si avvicinò al tavolo prendendo un bicchiere
d’acqua da sorseggiare lentamente per inumidire quella gola
rimasta secca dall’emozione. Mentre Bruno si avvicinava per
porgere la mano e ringraziare la signora Pina, Marisa uscì
inosservata dalla stanza da pranzo.
Accortisi dell’assenza della ragazza, guardandosi in giro,
Pina pronunciò: - Sarà sicuramente andata in bagno a sciacquarsi
gli occhi arrossasti, speriamo che non sia andata a singhiozzare
ancora per la gioia che l’invade. Caro Bruno, quale sorpresa ha
riservato a mia figlia ed anche a me. Mi sono immedesimata in lei
e penso di aver provato le medesime sue emozioni, ricordando,
nel contempo, le mie di oltre ventisei anni fa. Questo ferragosto
rimarrà scolpito nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Marisa rientrò raggiante, sorridente e felice, guardandosi il
dito inanellato si aggrappò con l’altro braccio a quello di Bruno:
- Ho già divulgato la notizia, sono andata a telefonare a Sara e
Giovanni i quali sono esplosi dalla
gioia gridando: - “lo sapevamo, lo
sapevamo, non poteva andare
diversamente. Galeotto il buffet
di via Santa Caterina, per tutti noi
diventerà il museo della felicità”
La signora Pina insistette per
non uscire con i ragazzi, ma loro
irremovibili la vollero con loro per
continuare il ferragosto insieme.
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BR Investigation
Passarono una meravigliosa serata in quello che sarebbe stato il
precursore degli attuali agriturismi.
La gita terminò con il rientro prima delle ore ventitré, in
quanto quello era il limite d’orario per la riconsegna della vettura
noleggiata.
Il breve periodo di ferie concesso, passò troppo presto e
così, lunedì ventisei, entrambi ripresero a lavorare.
Stefano Pertot sostenne l’esame di abilitazione alla data
prevista. I docenti, seduti dietro il grande tavolo pieno di libri,
fascicoli testi e quant’altro, si accorsero subito della competenza
e della professionalità dell’esaminando, tanto da ridurre al
minimo l’esame, scegliendo piuttosto una conversazione
tecnica che confrontasse i vecchi sistemi ingegneristici, con
quelli all’avanguardia presentati dal candidato. Il capo della
commissione si alzò in piedi porgendo la mano a Stefano,
esclamando: - Ingegnere, collega, la cosa non finisce qui.
L’esame di abilitazione è stata una pura formalità. Non so
se anche i colleghi che mi accompagnano lo vogliono, ma io
desidero rivederla quanto prima per continuare a discutere
le sue teorie, le quali, essendo innovative le trovo molto
interessanti e, assieme, potremmo studiarne l’applicazione
pratica.
Gli altri docenti annuirono e uno intervenne dicendo: - Non
è comune trovare un neo laureato così interessato, preparato e
amante del proprio lavoro. Dobbiamo ammetterlo, potrà essere
per noi motivo di apprendimento e approfondimento di nuove
teorie, tali da stravolgere i comuni dettami applicativi finora usati.
Bravo, ci terremo in contatto.
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Giorgio Weiss
- Vi ringrazio – intervenne il neo libero professionista – ben
volentieri ascolterò colleghi con anni di esperienza, i quali mi
aiuteranno a non lavorare tanto di fantasia e rimanere con i piedi
per terra. Assieme ad un amico, che ha avuto una geniale idea,
sto e stiamo lavorando per elaborare un nuovo progetto, che se
andrà a buon fine, come speriamo, rivoluzionerà non di poco il
modus operandi di tante persone. Per il momento è ancora un
segreto, ma se avrà lo sviluppo sperato, diverrà fonte di una
pubblicazione su riviste specializzate del settore.
Siccome l’esame di abilitazione non è come la discussione
della tesi di laurea dove, chi vuole, può assistere, Bruno
passeggiava fuori dall’aula in attesa del responso, anche
perché, egoisticamente, lo interessava da vicino per proseguire
nell’esecuzione del suo progetto.
La porta si aprì e Stefano ne uscì sorridente e vedendo
l’amico esclamò: - È andato tutto bene, ora posso firmare
progetti. Il tuo sarà il primo, sei contento?
- Non avevo dubbi sulle tue capacità – proseguì Bruno – ma
sai com’è, alle volte, gli esami sono un terno al lotto. Benone,
allora gli appuntamenti fissati, rimangono confermati. Ci andremo
assieme, presentandoci in pompa magna.
Una risata scaturì dalla bocca di entrambi a questa
affermazione, ma ben consci del grosso lavoro che li aspettava.
La sera, finito il suo lavoro, Stefano passava spesso presso
lo studio dell’amico per perfezionare la presentazione del
progetto. I depliant erano pronti, stampati in formato A4 con
carta lucida patinata. Veramente accattivanti facevano una bella
figura, la copertina riportava, nella parte alta, la ragione sociale
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BR Investigation
della BR Investigation, mentre in basso c’era la dicitura “Studio
di Ingegneria Elettronica del ing. Stefano Pertot – Associato”. Al
centro, c’erano delle foto di macchinari elettronici e ambientazioni
di interni di negozi con evidenziati apparecchi di controllo.
Veramente una bella presentazione.
Mercoledì, undici settembre alle dieci, entrò nell’ufficio di
Bruno un distinto signore di mezz’età che si presentò dicendo: Buon giorno dottor Rossi, il suo nome me l’ha fornito il ragionier
Colautti, il quale mi ha riferito di essere stato molto soddisfatto del
suo operato, preciso, discreto ed efficiente. Mi chiamo Giuseppe
Mainardi, lavoro anch’io presso gli uffici della Provincia, sono
collega appunto di Colautti. Posso esporle il mio problema?
- Ma prego, s’accomodi – lo accolse Bruno – cara persona il
signor Colautti, poverino ha avuto un disguido non da poco, ma
per fortuna siamo riusciti a risolverlo nel migliore dei modi. Ma mi
dica, come posso aiutarla?
- La mia è una situazione del tutto differente, non sto
subendo danni materiali, bensì un’ansia mi attanaglia, un
sospetto che vorrei fosse infondato, mi tiene l’animo in sospeso.
Mia moglie, da un po’ di tempo, si comporta stranamente, è
spesso assente da casa, rientra ad ore inusuali, non riesco a
capire cosa stia succedendo. Le ho chiesto spiegazioni di questo
suo comportamento e lei mi ha risposto, che si è iscritta ad un
corso di ginnastica aerobica, ad un altro di joga, nonché, presso
l’Università della terza età, ad un corso di taglio e cucito. Mi
sembrano strani tutti questi improvvisi interessi, sarò forse un
poco geloso, ma ho paura che mi tradisca. Forse ho visto troppi
telefilm alla televisione con l’impegno di investigatori privati e, se
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Giorgio Weiss
il mio collega non me ne avesse parlato, non avrei mai saputo
che ne esistessero anche qui a Trieste. Cosa ne dice dottore, mi
può aiutare?
- Tutto si può, egregio signore, mi fornisca una foto di sua
moglie e provvederò ad istituire un servizio di sorveglianza
documentata fotograficamente di tutti gli spostamenti della
signora. Contro il mio interesse, non vorrei lei andasse incontro
ad una spesa eccessiva e non necessaria solo per un sospetto,
forse infondato. Comunque la mia agenzia è a sua completa
disposizione. La tariffa è di trentacinque mila lire l’ora, più spese,
per un minimo di cinque ore giornaliere, nella fascia oraria che lei
indicherà.
- Sono conscio di dover sostenere una bella spesa, ma,
spero di avere una risposta in breve tempo e con ciò mettermi
l’animo in pace, in un senso o nell’altro. Certo è che se l’esito
fosse a me sfavorevole, sarebbe un disastro, alla mia età
diverrebbe la fine di una vita coniugale sempre stata perfetta e
serena. Ecco qui, dottore, le ho portato una foto a mezzo busto
di mia moglie, in modo non ci siano possibilità di errori. Io e
mia moglie Luisa, abitiamo in via Besenghi 18 e non so a che
ora esce il mattino, ma alle volte, quando rientro per il pranzo,
alle tredici circa, noto che lei è rincasata da pochi minuti.
Infatti è ancora vestita di tutto punto ed è indaffaratissima in
cucina a preparare da mangiare. Non sempre, ma anche alla
sera, la stessa cosa. Tempo addietro, prima di notare queste
cose, quando rientravo, tutto era ben predisposto, il tavolo da
pranzo preparato impeccabilmente e lei era rilassata e non
nervosa com’è in quest’ultimo periodo. Quanto devo lasciarle
d’anticipo?
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BR Investigation
- D’accordo, Signor Mainardi, procederò come lei desidera,
in quanto all’acconto preventiviamo i primi tre giorni di
appostamento. Mi versi seicentomila lire, delle quali le rilascerò
provvisoriamente una ricevuta, prima della fattura finale.
Ecco il secondo incarico, è proprio vero che il cliente
soddisfatto è la migliore reclame e non costa nulla. Ora
però si tratterrà di trovare un ragazzo da istruire per questo
semplice incarico, in quanto Bruno sarà molto impegnato per la
presentazione del progetto di gestione e sorveglianza negozi.
Pensa e ripensa, optò di interpellare il professor Neri, preside del
liceo, a suo tempo frequentato, perché gli fornisse il nominativo
di alcuni alunni che abbiano superato brillantemente l’esame di
maturità, da poter contattare.
L’idea dette i suoi frutti, scartati coloro i quali erano
fermamente intenzionati ad intraprendere gli studi universitari, ne
restarono cinque o sei i quali, più che altro per necessità familiari,
erano costretti a cercare un lavoro, rinunciando all’ateneo.
Fatti i colloqui, per controllare le attitudini, ma soprattutto per
vedere se fossero stati portati per questo genere di lavoro, ne
scelse quattro. Uno da assumere immediatamente per il nuovo
caso Mainardi e gli altri tre a breve se fosse andato in porto,
oltre la gestione dei negozi, anche la proposta sorveglianza anti
taccheggio degli stessi.
Il resto della settimana trascorse velocemente organizzando
i lavori previsti, riuscendo a dedicare pochissimo tempo a Marisa
se non nel week-end che trascorsero in assoluto relax parlando
molto dei loro programmi e progetti futuri. Anche se non era stato
affrontato il problema di fissare la data del matrimonio, urgenti
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Giorgio Weiss
impegni e problemi di lavoro tenevano occupato Bruno. Ma poi,
perché affrettare le cose, stavano bene così per il momento,
non c’era nessuna fretta. Meglio ragionarci sopra e fare le cose
con calma e in sicurezza, anche se non avrebbero avuto il
problema della casa nell’immediato. Dove abitava Bruno, in viale
d’Annunzio, l’appartamento sarebbe potuto andare bene per un
paio d’anni, era tutto arredato, non grande, ma ideale per due
sposini.
Lunedì 16 Settembre poco dopo le nove, Fulvio Mari, il nuovo
ragazzo assunto dalla BR Investigation, munito di macchina
fotografica con un potente zoom, si appostò nei pressi di via
Besenghi 18, in attesa dell’uscita della signora Luisa.
Verso le undici, si aprì il portone e Fulvio riconobbe
la signora che tenendo in mano un pacchetto si avviava
frettolosamente lungo la via, per poi svoltare in via Madonizza
fino a giungere in via Catraro, dove al numero uno si fermò
per suonare un campanello. Fulvio documentava tutto
con la sua fida macchina fotografica, notando che sulla
tastiera di destra, la signora schiacciava il terzo campanello
dal basso. Dopo alcuni minuti, si avvicinò alla tastiera e
lesse il nome sulla targhetta: Mauro Crasnich. Preso nota
del nome su di un taccuino, cominciò a passeggiare su e
giù per la via, sul marciapiede opposto, tenendo d’occhio
l’edificio e le sue finestre. Il tempo passava tranquillo e le
entrate o le uscite dall’edificio era modestissime. Uscirono,
a cinque minuti di distanza, due donne, che dopo poco più
di mezz’ora rientrarono assieme chiacchierando, entrambe
con la borsa della spesa. Evidentemente si erano incontrate
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BR Investigation
nel non lontano negozio di alimentari. Nulla di strano, anzi,
di normale amministrazione, ma della signora Mainardi
nessuna notizia.
Alle dodici e venticinque minuti, riapparve la sorvegliata, la
quale si diresse, velocemente, verso casa, giungendovi dopo
pochi minuti e costringendo Fulvio ad accelerare il passo per
poterla seguire. Quel poco che era possibile era stato fotografato,
ma nulla era trapelato su cosa fosse andata a fare in casa
Crasnich.
Il giovane Mari, immedesimatosi nella sua veste di
investigatore alla prima esperienza, decise che il pomeriggio
l’avrebbe dedicato e cercare di sapere, con discrezione, chi fosse
la persona visitata, cercare di avere più informazioni possibili sul
fantomatico Mauro.
Alle nove e trenta, di martedì 17 settembre, Il dottor Rossi,
accompagnato dall’ingegner Pertot, entrò nell’emporio di Corso
Italia dove il responsabile della struttura, ragioner Assalini, li
stava aspettando. Interpellando la prima commessa incontrata
all’interno, Bruno chiese: - Buon giorno signorina, avremmo un
appuntamento con il direttore Assalini, potrebbe annunciarci?
- Volentieri – rispose la
ragazza – chi devo annunciare?
- BR Investigation – rispose Bruno – ecco il mio
Via Santa Caterina
biglietto.
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Giorgio Weiss
Seguendo la commessa, si ritrovarono nell’ufficio del
direttore del negozio, non molto vasto, sobriamente arredato, ma
sicuramente funzionale.
Dopo le presentazioni di rito ed i soliti convenevoli, si sedettero
dinnanzi alla scrivania e Bruno cominciò ad illustrare, con dovizia
di particolari, la sua proposta. Il direttore rimase in silenzio ad
ascoltare le spiegazioni pratiche di Bruno e quelle tecniche di
Stefano, rimanendone soddisfatto, ma soprattutto interessato.
Il depliant fece la sua parte, affascinando il ragioniere, che
con molta attenzione seguiva sullo stesso le spiegazioni dei due
ospiti.
Il colloquio, molto fitto, durò più di un’ora ed il direttore
sentenziò: - Mi avete convinto, sarebbe una cosa eccezionale
avere tutto sotto controllo. Eviteremmo l’inventario trimestrale,
come previsto dalla Direzione Generale, per rimpinguare
i magazzini della merce venduta. Eviteremmo pure, come
spesso succede, di rimanere senza alcuni articoli. Non ultimo,
la possibilità di un controllo contabile quotidiano, la possibilità
di creare statistiche sulla redditività dei singoli reparti, i gusti e
le necessità dei clienti. Mille opportunità difatti! Anche il servizio
di sorveglianza antifurto, è interessante. Le mie ragazze fanno
il possibile per tenere d’occhio la merce, ma se badano ad un
cliente, difficilmente possono avere gli occhi e la mente rivolti alla
merce esposta.
Bellissimo! Ma adesso ci saranno le dolenti note, quanto
verrebbe a costare il tutto? Io personalmente non posso decidere,
ma certamente mi adopererò presso le “alte sfere” per avvalorare
il vostro progetto.
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BR Investigation
Dapprima Bruno era un po’ teso, ma dopo la conclusione
dell’Assalini, si rasserenò e, con il savoir-faire che lo
contraddistingueva spiegò la situazione: - Sì è ben vero che
l’impianto avrà il suo peso economico, ma deve pensare che
lo stesso sarebbe ammortizzato in breve tempo con i risultati
ottenuti. Il personale potrà essere distribuito in modo diverso,
venendo a mancare certe incombenze attualmente usate.
Le faccio un banale esempio, per quanto riguarda le casse,
ora come ora, la sera dovete fare il controllo degli scontrini
emessi, verificare il loro contenuto e controllare il controvalore
in cassa. Domani, basterà premere un bottone per avere il
risultato contabile che dovrà essere uguale alla verifica del
contante. Due minuti! Il servizio di sorveglianza verrà svolto
negli stessi orari in cui il suo personale sarà all’opera, pertanto
sarà come se lei assumesse una persona in più, solamente che
sarà un mio dipendente. Tra l’altro, io credo, se fornirà la sua
azienda di questo nuovo sistema operativo, qualche elemento
del suo organico potrebbe venir trasferito in altri vostri centri,
risparmiando così sul costo del personale.
- Benissimo – concluse il direttore – venerdì venti, dovrò
essere a Milano per una riunione di tutti i responsabili delle filiali,
che durerà tre giorni, fino a domenica compresa.
Oggi stesso o domani al massimo, chiederò alla segretaria
del “Boss numero uno”, la possibilità di un incontro, per illustrare
la vostra proposta. Spero di essere convincente in quanto,
quando una cosa mi interessa e, questa mi interessa moltissimo,
tiro avanti a testa bassa finché non la ottengo.
Grazie di aver pensato a noi per primi, come mi aveva
accennato, e spero di darvi buone notizie quanto prima.
––– 95 –––
Giorgio Weiss
- Grazie infinite, ragioniere, spero anch’io di poter
esperimentare dal vivo queste nostre nuovi soluzioni, ma
principalmente di poter iniziare qui, nella mia città. Sappia,
comunque, che avrà tutta l’assistenza possibile, sia in fase di
allestimento, che in fase di lavorazione. Uno di noi, specialmente
agli inizi, seguirà tutte le fasi applicative.
Speriamo di avere quanto prima delle buone notizie. Buon
viaggio e buona trasferta, ci sentiremo al suo ritorno.
Così dicendo si accomiatarono per rientrare nell’ufficio di
Bruno e scambiarsi le opinioni e le sensazioni percepite durante
l’incontro. Siccome, se andrà tutto bene, la collaborazione tra
i due dovrebbe essere abbastanza stretta, a Bruno balenò un
lampo e volle esternarlo subito all’amico.
- Stefano – iniziò – sai che a me le idee vengono improvvise.
Stavo pensando, se a te facesse piacere, di offriti una delle
stanze vuote del mio studio, in modo da poter essere a stretto
contatto di gomito per questi lavori progettati, o almeno fino a
quando non avrai la possibilità di avere un tuo ufficio specifico.
Cosa te ne pare?
- Bruno, sei veramente un sincero amico – proseguì
l’ingegnere - per adesso non andrò più in via Lazzaretto Vecchio,
ho terminato il tirocinio e loro non hanno bisogno di un altro libero
professionista, pertanto sono “in strada”. La tua offerta mi riempie
di gioia e, almeno per il momento, mi risolverebbe tantissimi
problemi. Rimane inteso però, che contribuirò al cinquanta per
cento sulle spese inerenti l’ufficio.
- OK, oggi pomeriggio farò un duplicato delle chiavi. Vieni,
ti faccio vedere la stanza, non è enorme, ma misura quattro
––– 96 –––
BR Investigation
metri per cinque, penso ti potrà bastare anche se il tecnigrafo
occuperà parecchio spazio. È molto luminosa e, per disegnare
potrai rinunciare alla luce artificiale parecchie ore al giorno.
- È bellissima, nell’angolo, vicino alla finestra sistemerò il
tavolo da disegno, mentre la scrivania sarà di fronte, accanto
all’altra finestra. Di spazio ce n’è quanto ne voglio. Grazie,
per intanto trasporterò la scrivania che ho a casa, non è
certamente l’ultimo modello, ma è quella che usavo quando
studiavo per laurearmi e così pure il tecnigrafo. Mia madre
sarà contenta di trovarsi tanto spazio in più in casa. È quasi
ora di pranzo, andiamo qui vicino a mangiare un boccone,
offro io. È il minimo che possa fare per ringraziarti della tua
generosità.
- Sì bene, così festeggiamo pure la possibile prima
installazione delle nostre apparecchiature. Andiamo in un localino
di via San Nicolò, dove, quasi ogni giorno va a pranzare la mia
fidanzata, così te la presenterò. Adesso la chiamo in ufficio e le
dico di venire a mangiare con noi.
Nei primi due giorni di indagini sulla signora Mainardi, il
giovane Fulvio informava il suo titolare, telefonandogli i risultati,
per altro scarsi, del pedinamento.
Mercoledì, terzo giorno programmato, il “detective” Mari, nel
tardo pomeriggio, si presentò in ufficio con un’aria soddisfatta ed
un sorriso sulle labbra.
Quando Bruno lo vide cercò di capire perché Fulvio avesse
un aspetto così soddisfatto e raggiante e perciò lo interpellò: Dall’aspetto, penso tu abbia da darmi buone notizie. Non riesco
a capire se sei felice per aver scoperto l’adulterio, ottenendo così
––– 97 –––
Giorgio Weiss
un risultato rapido del problema, oppure la situazione non è così
drammatica come ipotizzata dal Giuseppe Mainardi. Relazionami
per favore!
- Per me questo è il primo lavoro, di cui non conoscevo
gli aspetti pratici e come si sarebbe dovuto procedere. Sono
andato un po’ a naso e sono contento in quanto ho risolto il
problema. Una bolla di sapone, le paure del cliente. Anzi, io
penso che dovrebbe sprofondare dalla vergogna da un lato ed
essere orgoglioso dall’altro. Sono d’accordo in una cosa e posso
giustificare il marito, ma la signora avrebbe dovuto informarlo di
quanto stava facendo!
- Non tenermi sulle spine, raccontami cosa hai scoperto e
concluso. Se veramente tu avessi chiuso il caso in così poco
tempo, stai pure sicuro di venir assunto in pianta stabile presso la
BR. Su, racconta tutto.
- Vede dottor Rossi, ho pensato che seguire solamente
la signora non avrebbe portato ad alcun risultato, pertanto,
individuata quale fosse la meta raggiunta dalla signora, due
volte al giorno, oggi ho pensato di recarmi alla vicina parrocchia
della chiesa di “Notre Dame de Sion” per scambiare due parole
con monsignor Vidulli, il reggente della comunità, chiedendo
se conoscesse il signor Mauro Crasnich, in quanto una mia
conoscente, la signora Mainardi, lo andava a trovare spesso.
Molto serenamente il parroco mi informava di essere al corrente
di quanto la gentildonna si adoperasse, su suo suggerimento
e preghiera, per i coniugi Crasnich. La situazione familiare
era disagiata. Infatti, i due ultra novantenni, erano in precarie
condizioni sia economiche, ma anche fisiche. Economiche,
in quanto lui era stato un valente e rinomato falegname, ma
––– 98 –––
BR Investigation
come quasi tutti gli artigiani, versava il minimo possibile di
contributi previdenziali ed ora la sua pensione è poco più di
quella minima sociale. La moglie è sempre stata una casalinga.
Sono autosufficienti, ma avrebbero bisogno di una badante che
li aiuti. Meglio sarebbe se fossero assistiti in una Casa di riposo,
ma il loro reddito non consente nessuna delle due soluzioni.
Riescono, a mala pena pagare l’affitto e le utenze domestiche
ed escono da casa con difficoltà, solamente se accompagnati da
qualche persona caritatevole.
I coniugi Mainardi sono membri di questa comunità
parrocchiale. Lui, dato che lavora ancora, frequenta la chiesa
solamente alla messa della domenica, mentre la signora e attiva
anche durante la settimana con piccole azioni di volontariato.
Da oltre più di un mese ormai, come le dicevo, su mia richiesta,
si adopera per aiutare quei due infelici. So pure che porta loro
del cibo e dei capi di vestiario in disuso, oltre ad accompagnarli
in brevi passeggiate. Il moto a quell’età è assolutamente
necessario e la signora si prodiga per il loro bene. Questi
giorni non li ha visti uscire in quanto la signora Crasnich è
leggermente influenzata. Avessimo più persone volontarie,
come la nostra parrocchiana, certamente il mondo sarebbe
migliore.
- È da restare allibiti – commentò il dottor Rossi – una
persona fa del bene in modo disinteressato e viene sospettata
di adulterio, pazzesco! Però è pur vero che avrebbe dovuto
informare il marito delle sue intenzioni e non tenerle segrete,
quasi fossero azioni criminose.
Bravo Fulvio, oggi ormai è tardi, ma domani vieni in
ufficio e mi farai una bella relazione scritta, molto dettagliata e
––– 99 –––
Giorgio Weiss
particolareggiata, che consegneremo al nostro cliente. Sono
curioso di vedere come apprenderà la notizia e con che faccia
avrà il coraggio di guardare poi la moglie. Domani lo chiamerò e
fisserò un appuntamento per venerdì, così avrà tutto il week-end
per pentirsi dei suoi sospetti.
La settimana lavorativa, molto intensa e densa di
avvenimenti, terminò venerdì con la consegna del dossier
investigativo e la relativa fattura a Giuseppe Mainardi. Ascoltato
il resoconto dell’investigazione da parte del dottor Rossi,
supportato dalla presenza del dipendente che aveva svolto le
indagini, il cliente si strinse in un colpevole riserbo. Con gli occhi
lucidi e la disperazione dipinta sul volto esclamò: - Sono proprio
un imbecille, un cretino patentato, come ho potuto dubitare di
mia moglie, mi vergogno tanto di aver sospettato di lei. Come
farò adesso a guardarla negli occhi, si accorgerà certamente del
mio disagio e sarò costretto a confessarle quello che ho fatto,
accecato dalla mia insana gelosia. Però per qual motivo non mi
ha raccontato quello per cui si stava adoperando?
Il dottor Rossi cercò di dare un consiglio al cliente in modo
da salvare capra e cavoli: - Egregio Signor Mainardi, da parte
nostra esiste il segreto professionale e mai nulla trapelerà
al di fuori di queste mura. Io le consiglierei di inventare una
storiella: per caso ha incontrato, per strada, il vostro parroco
che l’ha ringraziata per l’opera caritatevole svolta da sua
moglie. Ecco come potrebbe essere venuto a conoscenza
della vicenda e avere così avuto l’opportunità di chiederle
perché non le avesse comunicato questo suo alto atto di
altruismo. Facendo così, nel limite del possibile, l’avrebbe
––– 100 –––
BR Investigation
potuta aiutare nella sua opera umanitaria. Avrà sì speso dei
soldi inutilmente, ma almeno sua moglie non ne saprà mai
nulla e, anzi, apprezzerà il suo senso di responsabilità e
d’amore nel volerla aiutare. Alla fine tutto si risolverà con un
rinnovato atto di fiducia e d’affetto tra voi due. Spero abbia
imparato la lezione e nel futuro mai più le baleneranno strane
idee per la testa. Vada a casa adesso, in pace e serenità e, se
dovessimo rincontrarci, sarà solamente per andare a prendere
un caffè assieme. Buona sera.
Il cliente si alzò e, come si usa dire, con la coda tra le
gambe, porse la mano ai due investigatori e, scusancdosi per il
disturbo arrecato, si avviò all’uscita.
Incominciava un altro fine settimana, da dedicare alla
sua Marisa e da passare insieme in modo da sgombrare
la mente dai problemi di lavoro. Sarà mai possibile con il
pensiero dell’interrogativo “riuscirà Assalini a convincere i
grandi capi?” liberare la mente e dedicarsi solo a due giorni di
spensieratezza?. Ma la speranza è l’ultima a morire!
Il sabato lo trascorsero, andando e prendere l’ultima
tintarella, in un settembre ancora caldo nelle ore centrali della
giornata, preludio dell’oramai imminente autunno. La domenica,
al contrario, essendo stati invitati dagli amici Sara e Giovanni,
ospiti nella macchina di lui, andarono a visitare Jesolo, durante
il mattino e Caorle nel pomeriggio. Per il pranzo, nelle vicinanze
di Caorle, c’era una trattoria, gestita dai pescatori locali, dove
preparavano per i commensali, il pesce fresco pescato di notte.
Era sempre una sorpresa, non si sapeva mai cosi si sarebbe
potuto mangiare, tutto dipendeva da come era andata la pesca
––– 101 –––
Giorgio Weiss
notturna. Una cosa però era certa, più fresco di così il pesce non
si sarebbe potuto mangiare da nessuna parte, sia esso pregiato
o povero.
Il dottor Rossi, nella settimana appena iniziata, era in trepida
attesa della chiamata del ragionier Assalini e delle relative novità
che avrebbe portato da Milano. Il lunedì l’emporio era chiuso, ma
Bruno sperava di essere chiamato lo stesso, data l’importanza
della questione. Niente purtroppo! Unica nota positiva della
giornata, l’invito a cena da parte della fidanzata ed il resto della
serata passata assieme in salotto, dinnanzi al televisore acceso
su di un programma che loro non guardavano nemmeno, tanto
erano presi nell’anticipare e compilare la lista dei possibili invitati
al pranzo delle future nozze, della discussione di come sarebbero
state confezionate le bomboniere, gli addobbi della chiesa e
tutte quelle piccole, ma importanti incombenze che le nozze
impongono.
Verso le dieci del martedì, giunse la sospirata telefonata del
direttore del negozio visitato la settimana precedente. Al terzo
squillo Bruno sollevò la cornetta esclamando: - BR investigation,
buon giorno!
Dall’altro capo del filo, una voce squillante si presentò:
- Caro dottore, buon giorno a lei, sono Assalini. La chiamo
appena ora, in quanto abbiamo finito molto tardi la riunione
di domenica sera e l’intercity per Trieste era già partito,
così ho dovuto pernottare ancora a Milano e rientrare ieri.
Buone notizie però! Domenica mattina, sono riuscito a
parlare con il “capo supremo”, il dottor Gino Brambilla. Dal
cognome si capisce che è milanese puro sangue e pertanto
––– 102 –––
BR Investigation
sbrigativo nelle sue decisioni. Ho presentato il suo progetto,
consegnandogli pure il bellissimo fascicolo illustrativo che
mi aveva dato. A proposito, ne voglio un altro, perché quello
se l’è tenuto il capo. Più che ascoltare le mie parole, atte ad
illustrare le possibili utilità della cosa, egli seguiva, pagina
per pagina, le spiegazioni tecniche in esse illustrate. Alla fine,
chiudendo l’opuscolo ebbe modo di commentare: - Veramente
interessante, porterò l’idea al Consiglio di Amministrazione,
che dovrà approvare la spesa, ma per quello non ci sono
problemi, quando io decido una cosa, loro la ratificano
sicuramente. Però prima di dare l’approvazione al progetto,
faccia venire, qui da me, il dottor Rossi e l’ingegner Pertot, in
quanto dobbiamo parlarne attentamente e chiarirci le idee su
parecchi argomenti. Voi, a Trieste, sicuramente farete da cavia
e sarete la filiale pilota nella sperimentazione, ma se dovesse
risultare una cosa valida, tutte le nostre filiali in Italia dovranno
venir dotate del sistema.
Lei, ragionier Assalini, dovrà sondare se gli ideatori
saranno disponibili ad installare analoghi sistemi in tutti i nostri
punti vendita. Si informi e me lo sappia dire, con una certa
sollecitudine. La cosa mi “sfagiola” molto e penso che potrebbe
dare degli ottimi risultati.
- Vede dottor Rossi - continuò il direttore – le ho riportato
quasi integralmente il pensiero del Brambilla. Onestamente posso
dire, che pur perorando con enfasi la causa, da quel grand’uomo
che è, il direttore mi precedeva anni luce nei ragionamenti, quasi
fosse lui ad aver pensato al sistema e non vedesse l’ora di
metterlo in pratica. È contento?
- Ragioniere, mi ha portato una notizia meravigliosa. Quando
––– 103 –––
Giorgio Weiss
riterrà opportuno, noi siamo disposti ad andare in trasferta per
incontrare il dottor Brambilla e, anzi, quando lo sente, gli riporti
pure, che il sistema può essere, se lo vuole, personalizzato
differentemente per ogni punto vendita, con i dati prioritari per la
struttura che verrà computerizzata. Iniziando con il suo negozio,
noi siamo disponibili a cominciare i lavori di preparazione anche
domani, non ci sono problemi.
- Immagino, avendo studiato il sistema in tutte le sua fasi,
siate pronti ad intervenire, ma dobbiamo aspettare l’autorizzazione
ufficiale da Milano. Penso che ciò potrebbe avverarsi solamente
dopo l’incontro con il direttore generale. Ora la lascio e chiamo
immediatamente il Brambilla per decidere con lui, quando si
potrebbe incontrarci. Sto pensando di venire con voi, in trasferta,
in modo di accelerare il primo intervento presso la mia filiale.
Sono veramente contento che tutto sia andato nel miglior verso
possibile, lo dico per voi, ma soprattutto, in modo interessato, per
la mia struttura. A risentirci presto, buona giornata.
- Grazie, Assalini, aspettiamo con ansia sue notizie. Buon
giorno e buon lavoro.
Terminata la conversazione, si alzò dalla scrivania per
andare a vedere se trovava Stefano nella stanza accanto e dargli
la buona novella.
L’ingegner Pertot, in maniche di camicia e blue-jeans,
era intento a sistemare il mobilio trasferito nella stanza,
probabilmente durante il week-end. Oltre alla scrivania, la
poltroncina, alcune seggiole ed il tecnigrafo, aveva portato pure
un mobile, abbastanza grande, con alcune scansie libere ed
altre con porte a vetro che le proteggevano dalla polvere. Contro
la parete, vicino alla scrivania, era sistemato pure un tavolo sul
––– 104 –––
BR Investigation
quale troneggiava un computer di dimensioni considerevoli e con
due monitor, sicuramente contenente programmi tecnici con i
quali sviluppare i suoi progetti elettronici.
- Stefano, ciao, buon giorno – salutò Bruno – ho appena
chiuso il telefono con Assalini. Ottime notizie! …. e gli riportò per
filo e per segno la conversazione.
- Bene, benissimo, siamo stati in gamba, abbiamo presentato
egregiamente i nostri studi. Se andrà, come sono certo, in porto
il progetto, potrebbe essere, ma che dico, sarà certamente
l’inizio di un redditizio lavoro per entrambi. Adesso, magari volo
con la fantasia, ma se centriamo il primo obiettivo, ne abbiamo
subito altri due in cantiere che potrebbero farci volare molto in
alto. Forse è meglio che ritorni con i piedi per terra, ma la notizia
che mi hai dato ha suscitato in me un’esplosione di gioia e di
entusiasmo tale da farmi sognare ad occhi aperti. Vieni qui che ti
abbracci! Scusa se sono un po’ impolverato!
Anche Marisa, messa al corrente, telefonicamente, delle
ultime novità, esultò ad esclamò: - Non vedo l’ora che venga
stasera per poterti abbracciare. Sono felice. I tuoi progetti si
stanno realizzando come avevi sognato!
- Effettivamente hai ragione, sono emozionatissimo e così
pure Stefano; capirai, è l’esecutore tecnico della mia idea. Oggi
sono euforico, ma devo cominciare a ragionarci sopra, il tutto
si sta sviluppando velocemente ed i problemi si susseguiranno
in modo esponenziale. Quando ci vedremo, con calma, ne
parleremo e i tuoi suggerimenti mi saranno utilissimi. Sei tu
l’esperta nel coordinare i lavori, scegliere le maestranze giuste
––– 105 –––
Giorgio Weiss
e sovrintenderne l’esecuzione. D’altronde fa parte del tuo lavoro
quotidiano!
Il giorno 27 settembre, i due amici avevano fissato
l’appuntamento per esporre il loro progetto all’azienda tutta
triestina tra le tre prescelte. Rimaneva l’incognita della data in cui
avrebbero dovuto recarsi a Milano e fare in modo che le giornate
non interferissero tra di loro.
Si dice che i milanesi siano sbrigativi e siano gli inventori del
detto “chi ha tempo non aspetti tempo” ne è prova lo squillo del
telefono della “BR” alle sedici. Era Assalini che perentoriamente
notificava l’appuntamento con il dottor Brambilla per giovedì 26
alle undici presso il suo ufficio.
Presone atto, il dottor Rossi fece un rapido calcolo dei tempi
e decise di accettare il colloquio decidendo che avrebbero dovuto
andare a Milano con l’aereo del mattino e rientrare assolutamente
con quello della sera.
Il giovedì mattina, i due amici, senza il direttore Assalini,
trattenuto da improrogabili incombenze per il negozio, salirono
sull’aereo all’aeroporto di Ronchi dei Legionari e decollando alle
6.50, in meno di un’ora giunsero all’ aeroporto di Linate.
Con tutta calma, preso un taxi, si fecero condurre in
Corso Buenos Aires dove, nelle vicinanze della direzione
dell’azienda, si fermarono in un bellissimo bar per fare
colazione. Dopo aver letto un quotidiano decisero, alle dieci,
di attraversare la strada, entrare in quell’enorme palazzo,
dove aveva sede la direzione generale dell’emporio e farsi
annunciare al dottor Brambilla.
Vennero condotti in un bellissima sala d’aspetto con
––– 106 –––
BR Investigation
parecchie poltrone e tavolinetti che creavano un ambiente
elegante e confortevole. Parecchi minuti prima delle undici, si
aprì una porta ed apparve un signore elegantemente vestito, ma
di una statura e una mole tale, da incutere timore a prima vista,
il quale esclamò: - Egregi signori, prego accomodatevi, vi stavo
aspettando e devo dire che il primo impatto, per come la vedo io,
è sicuramente dei migliori.
Siete venuti con largo anticipo e questa cosa mi piace molto,
non posso vedere quelli che si fanno attendere e pregare. Ciò mi
fa intuire, essere voi delle persone attive e dinamiche.
Così dicendo li accompagnò in un angolo dello studio per
farli accomodare attorno ad un tavolo, sicuramente dedicato
a importanti riunioni. Tra una stretta di mano e l’altra, i tre si
presentarono scambiando, nel contempo, le solite frasi di
circostanza in modo da rompere il naturale riserbo del primo
incontro.
Brambilla iniziò chiedendo: - Chi è l’ideatore di questa grande
trovata?
Il dottor Rossi si sporse in avanti sul tavolo esclamando: Sono io, esimio dottore, ma devo precisare che l’aiuto tecnico
dell’ingegner Pertot è stato fondamentale ed essenziale. Le sue
conoscenze nel campo dell’elettronica hanno reso possibile
materializzare l’idea e portarla da un campo teorico a quello
pratico.
- Mi vien da pensare, che siate un binomio perfetto e, per i
tempi che corrono, due persone così giovani, attive e innovatrici
come voi, sicuramente faranno strada nella vita. Lasciatevelo dire
da uno venuto su dalla gavetta e si è laureato mentre lavorava.
Forse, proprio per questo, ho la presunzione di inquadrare e
––– 107 –––
Giorgio Weiss
giudicare immediatamente le persone. Voi mi ispirate tanta
fiducia.
Ma ora basta con i convenevoli e veniamo al sodo! Assalini
mi accennava della possibilità di avvalersi di differenti applicazioni
a seconda delle necessità dei vari punti vendita.
Intervenne Bruno confermando: - Certamente, non ci sono
limiti al nostro sistema operativo. Nel codice si possono inserire
fino a 83 richieste informative, eventualmente ampliabili se
necessario. Attualmente vengono prodotti dei sistemi nei quali c’è
la possibilità di inserire un numero molto
limitato di informazioni, ma l’ingegner
Pertot ha studiato e realizzato questa
grande novità. Ovviamente, il tutto deve
essere supportato da un computer di
adeguate capacità, non certamente il
solito p.c. di uso domestico. Dopo di che,
vi forniremmo un Bar-Code Generator, il quale, dopo averlo
adeguatamente impostato ed istruito, provvederà a “marchiare” i
vari prodotti.
- Geniale – annuì Brambilla serio ed assorto alle spiegazioni
del dottor Rossi – mi lasciate, al momento, interdetto. Mi
piacerebbe avere dati inerenti solamente ad un esclusivo punto
vendita, per giudicarne l’operato, ma nel contempo sento la
necessità di confrontare i risultati di tutti i rivenditori avendo dei dati
comuni. Devo vagliare i pro ed i contro e decidere per il meglio.
- Non deve avere questi problemi, nel modo più assoluto
- intervenne immediatamente l’ingegner Pertot, prendendo la
parola - io le consiglio di unificare il programma per tutti i vostri
punti vendita ed avere quindi una visione globale degli andamenti
––– 108 –––
BR Investigation
aziendali. Potrà così constatare da dove viene la redditività
maggiore, dove i singoli prodotti sono maggiormente graditi ai
clienti e tutte quelle cose esplicitate nel depliant. In un secondo
tempo potremo sempre apportare delle modifiche ed aggiunte,
per ottenere nuovi dati richiesti per singole unità, senza, con
ciò, intaccare il programma base che resterebbe comune a tutti.
Comprende, dottore, la versatilità di questo nostro progetto?
- Non c’è che dire, mi avete convinto definitivamente –
concluse il direttore Brambilla - Il consiglio di amministrazione non
farà altro che ratificare la mia decisione ed autorizzare la spesa.
Per intanto, a titolo di prova, cominciamo con la filiale di Trieste.
Predisponete il tutto, mettete in funzione l’apparato, concordando
con l’Assalini, quando e come inserire i dati sulle etichettature
applicate sui prodotti. Non sarò certo io ad insegnarvi il mestiere!
Voi procedete e datemi i risultati, quanto prima. Io sono fatto così,
quando decido un’azione, devo realizzarla subito senza frapporre
tempi lunghi d’attesa tra un’azione e l’altra, per niente non sono
un milanese doc.
La mia opinione è – intervenne Rossi – di decidere di
inventariare il negozio una domenica e un lunedì, giorni in
cui l’emporio è chiuso, con tutto il personale in servizio onde
accelerare il più possibile l’operazione. Sarebbe il caso di
evitare il ricevimento di grossi quantitativi di merci la settimana
precedente, in modo tale da aver meno oggetti cui applicare il
codice. Fatto questo, martedì mattina, incomincerà la nuova vita
amministrativa affiancata dalla sorveglianza antifurto. Dovremo
decidere con Assalini, quale sarà il periodo giusto, anche
perché noi dovremo avere il tempo necessario per installare
il computer centrale, predisporre i collegamenti con le casse,
––– 109 –––
Giorgio Weiss
coordinando gli interventi degli artigiani e dei tecnici in modo
da non arrecare disturbo al normale svolgimento lavorativo del
negozio. Se non ci saranno ostacoli od opposizioni da parte del
gestore dell’emporio e, ci darà il via libera subito, sono sicuro
di riuscire a rendere operativo il nuovo sistema usando due
week-end per le installazioni ed il terzo per l’inventario. È mia
opinione di poter inaugurare il nuovo sistema a Trieste, martedì
15 ottobre o al massimo quello successivo.
- Lei predisponga subito il tutto – sentenziò Brambilla il gestore non avrà nulla da eccepire se io decido. Vedrete,
andremo molto d’accordo, noi tre! Siamo sintonizzati sulla stessa
lunghezza d’onda. Non passerà molto tempo da quando saremo
solamente Gino, Bruno e Stefano, senza tanti titoli e dandoci del
tu come vecchi amici.
- Se è per questo – intervenne Bruno - da parte nostra non
ci sono problemi, ne saremmo onorati! Non stava a noi decidere
sulle confidenze da dare a una persona della sua statura sociale,
egregio dottore…..anzi scusa… caro Gino, boss incontrastato di
una simile azienda.
Un sorriso enorme, quasi una risata, si stampò sul viso dei
tre e, dopo una cordialissima stretta di mano per il commiato, i
due ospiti si avviarono lentamente all’uscita.
- Ci sentiamo prestissimo, teniamoci in stretto contatto
telefonico e, state sicuri, ci vedremo; penso che all’inaugurazione
vorrò esserci pure io, magari accompagnato da qualcuno del
consiglio. Buon viaggio e buon rientro a Trieste.
Usciti dall’ufficio di Brambilla, presero l’ascensore
per scendere al pianterreno. Quando le porte si chiusero,
istintivamente i due si abbracciarono, consci dell’enorme
––– 110 –––
BR Investigation
successo ottenuto e felici dei risultati acquisiti sia dell’immagine
personale che quella della BR Investigation.
Alle 22,05 l’aereo atterrò in perfetto orario a Ronchi. Ai due
amici sembrava fossero passati dei giorni da quando alle quattordici circa, erano usciti dalla direzione generale, salutando Gino.
Sembrava una cosa consolidata nel tempo, la consapevolezza
di aver ottenuto un grosso risultato, li inorgogliva e i problemi cui
dovevano appena andare incontro,erano considerati delle quisquiglie.
Venerdì, come stabilito, si presentarono al
secondo colloquio di lavoro preventivato. Furono
accolti dal titolare in persona, trattandosi di una
ditta individuale, il quale ascoltò molto attentamente le spiegazioni dei
Corso Italia 23
due, seguendo pure, molto attentamente, il pieghevole all’uopo predisposto.
Terminata la presentazione, il titolare della ditta così si
espresse: - Molto interessante il tutto, sarebbe un bene per
tutti i commercianti una soluzione del genere, anche per la
mia ditta, ma vedete, io ormai ho una certa età ed è ora che
mi ritiri. I miei figli hanno intrapreso strade diverse e non
intendono continuare l’attività di famiglia, ho messo in vendita
la ditta con la sua ragione sociale che ha un nome importante
in provincia. Il tutto si presenta un po’ difficoltoso, in quanto
––– 111 –––
Giorgio Weiss
una persona, da sola, non ha i mezzi finanziari necessari per
rilevare il tutto, tenendo conto anche dei trentadue dipendenti
da gestire. Ci vorrebbero dei soci, ma anche in questo caso la
cosa è di improbabile soluzione. Si sa benissimo, che le società
di persone hanno vita breve per gli inevitabili contrasti dovuti
alla gestione. Idee diverse, programmi diversi, tutte cose che a
lungo andare incrinano i rapporti societari. Ho paura che dovrò
fare una grande svendita per cessazione di attività e cancellare
alla Camera di Commercio il glorioso nome, sinonimo di moda
a Trieste. Devo ringraziarvi di aver pensato alla mia ditta ed
è questa una dimostrazione in più, che il nostro marchio ha
ancora un certo peso e notorietà.
Bruno e Stefano, si trovarono a disagio dopo le affermazioni
del titolare ed il primo riprese:- Egregio cavaliere, mi dispiace di
ricevere questa notizia. Il suo negozio, per Trieste, è sinonimo
di eleganza e di buona qualità e fa veramente male sentire che
una componente storica così radicata debba cessare l’attività.
Non ho parole, la ringraziamo comunque di averci ricevuto e
voglia accettare i nostri migliori auguri per un sereno e meritato
riposo.
Ora bisognava iniziare a realizzare, già a partire da lunedì,
i primi approcci per le ordinazioni dei materiali necessari a
costruire l’intera struttura operativa commissionata dal dottor
Brambilla.
La vita sentimentale di Bruno proseguiva con incontri alle
volte fugaci ed alle volte più prolungati con l’amata Marisa, la
quale, ad onor del vero, aveva accettato di buon grado questa, se
––– 112 –––
BR Investigation
si può dire, precaria situazione, ben consapevole dell’importanza
che essa aveva per il lavoro del suo Bruno e, perché no, anche
per il loro futuro di coppia felice.
I lavori proseguirono con la precisione di un orologio svizzero
e il giorno ventidue, alla presenza di un folto staff dirigenziale,
venuto da Milano, iniziava la nuova era tecnologica della filiale
triestina del grande emporio. I primi clienti mattutini rimasero
incuriositi e sorpresi nel vedere quell’aria festaiola e solenne
allo stesso tempo, che si poteva percepire, quasi da toccare con
mano. Rimanendo a una certa distanza dalle casse, per non
allarmare la clientela, lo staff dirigenziale potè constatare con
quale celerità venivano sbrigate le operazioni. Gli stessi clienti,
notando una diversità dalle solite manovre, chiedevano alle
cassiere informazioni sulla novità, rimanendone piacevolmente
incuriositi e sorpresi.
La commissione, giunta da Milano, volle attendere la
chiusura serale per poter vedere personalmente i risultati
della giornata lavorativa della filiale, tanto decantati dagli
ideatori.
L’ingegner Pertot, una volta chiuso il negozio e dopo l’uscita
dell’ultimo cliente, dinnanzi ad un folto stuolo di persone, anche
tutto il personale, incuriosito, volle assistere alla dimostrazione,
rivolgendosi agli astanti esclamò: - A questo punto voi potreste
chiedere al sistema quello che vi necessita sapere in modo
particolare, ma interpretando sicuramente il vostro pensiero, oggi
vi fornirò tutti i dati che l’impianto può fornire.
Dinnanzi al computer principale, Stefano, impartì gli ordini di
chiusura del sistema operativo. Lo schermo si spense, rimanendo
in stand-bay. Dinnanzi agli sguardi interessati e in un silenzio
––– 113 –––
Giorgio Weiss
totale, impartì al sistema alcuni comandi e in un batter d’occhi,
apparve sullo schermo un’infinità di dati.
A questo punto l’ingegner Pertot elencò quanto il sistema
aveva elaborato e disse: - Ecco, oggi sono stati effettuati 1.036
acquisti totali di cui come vedete, 19 al reparto profumeria, 36 in
quello dei casalinghi, 49 nel reparto abbigliamento intimo e così
via per tutti i reparti.
Dall’inventario sono usciti 1.036 articoli e qui potete
constatare la diminuzione in giacenza dei singoli elementi e la
eventuale necessità di rimpinguare la singola provvista.
L’incasso totale è stato di lire 2.884.515. Si può chiedere
pure la cifra specifica di una, due o di tutte le postazioni.
Nei dati immessi sulle barre di ogni confezione c’è pure la
percentuale di ricarico effettuata e si può quindi calcolare l’utile
lordo di quanto oggi venduto.
Le richieste di informazioni che si possono chiedere sono
immense, si possono constatare quali sono le giornate di maggior
afflusso dei clienti, in che periodo della settimana, del mese e
perfino dell’anno, potendo creare un grafico statistico di presenze
ed anche di redditività.
Potrei star qui fino a mezzanotte per le dimostrazioni di tutte
le migliaia di dati a cui accedere e ai risultati ottenibili. Non mi
sembra il caso. Avendo noi anche il servizio di manutenzione
ed assistenza, in qualsiasi momento potremmo risolvere
problematiche o necessità che si venissero a creare.
Un fragoroso applauso concluse l’intervento di Stefano e
a sancire l’indiscusso successo, la calorosa stretta di mano del
dottor Brambilla, ne fu la testimonianza.
––– 114 –––
BR Investigation
Dopo questo primo impatto con gli impegni lavorativi, le
giornate ritornarono meno frenetiche e Bruno ebbe la possibilità
di dedicare maggiori attenzioni alla sua amata. Climaticamente
ci si stava avvicinando oramai ad ottobre, le ore di luce erano
diminuite e l’escursione termica era considerevole. Solamente
le ore centrali della giornata erano adatte a passeggiate all’aria
aperta. I fine settimana li dedicavano a lunghi incontri atti a
progettare il loro futuro, sia a casa di lui, che a casa di lei.
Frequentemente andavano al cinema, la stagione teatrale non
era ancora iniziata, e molto volentieri i pranzi e le cene venivano
consumati in qualche localino, poco rumoroso, adatto ai loro
colloqui. Cominciava a delinearsi il momento in cui si sarebbero
sposati. Dapprima pensavano alla tarda primavera del 1986,
ma valutando i probabili prossimi impegni di lavoro, decisero di
spostare la data all’autunno.
Il dottor Rossi, come di sua consuetudine, volava già con
le idee organizzative, ad un prossimo futuro, immaginando già
l’assetto che avrebbe potuto avere la sua ditta. Siccome era
ancora tutto in embrione, non ne fece cenno a Marisa, per non
caricarla di ulteriori pensieri.
Finalmente arrivò l’undici ottobre, giorno fissato per la terza
visita. Bruno e Stefano entrando nel grande magazzino chiesero
ad una commessa di accompagnarli dal direttore che li stava
aspettando.
Erano in perfetto orario, ma si vedeva benissimo che le
due persone nell’ufficio erano in attesa già da un po’ di tempo.
Uno dei due si avvicinò: - Buon giorno signori, sono Umberto
Pattuanelli, il responsabile della filiale, permettete che vi presenti
––– 115 –––
Giorgio Weiss
il commendator Pino Vigliani, amministratore delegato della
nostra società. Ha voluto essere presente al nostro incontro, onde
valutare subito se la cosa potesse essere di nostro interesse.
- Molto piacere – si presentò – io sono Bruno Rossi e questo
è l’ingegner Stefano Pertot, gli ideatori di quello che andremo
ad esporvi e proporvi. Ringrazio il commendatore che ha voluto
disturbarsi per assistere alla nostra presentazione.
Così dicendo Bruno trasse dalla sua borsa, due depliant che
porse ai due responsabili.
Come per l’altro emporio, illustrarono le varie sequenze
nell’installazione del dispositivo, le loro applicazioni ed utilizzi. I
due interessati, seguivano, anche supportati dalla brochure, le
esaurienti spiegazioni esposte alternativamente dai due amici. Al
termine della presentazione, il commendator Vigliani si espresse
così:
- Sono rimasto sensibilmente e favorevolmente impressionato delle enormi possibilità che la vostra tecnologia ci
presenta e propone. Non riesco ad immaginare la cosa, anche
se ne ho già inteso parlare di questo codice a barre da applicare
su tutti gli articoli in vendita. Prima di dare il via all’operazione mi
piacerebbe poter vedere come funziona il tutto.
Bruno intervenne immediatamente: – Vede Commendatore,
è in uso, qui sulla piazza di Trieste, un nostro sistema operativo
da un paio di settimane, con grande soddisfazione dei
committenti. Non so se loro fossero disposti a farvi vedere e
conoscere il funzionamento, poichè i dati sono strettamente
personali e potrebbero dare adito ad una specie di spionaggio
commerciale. Comunque se andaste all’emporio, qui vicino a
voi, magari come semplici clienti, acquistando una sciocchezza,
––– 116 –––
BR Investigation
potreste vedere il sistema base come risulta sbrigativo per le
operatrici alle casse.
Vigliani, rimase un momento a riflettere e poi disse: - Conosco
benissimo l’ ”ober master” dell’emporio, è il mio amico Brambilla.
Lo chiamerò al telefono e parlerò con lui, ma se lui ha aderito alle
vostre proposte, vuol dire che la cosa è veramente interessante.
Fargli tirare fuori una lira per innovazioni, è veramente molto
difficile! Da buon milanese, guarda ai risultati. Vuol dire che ha
individuato un tornaconto, altrimenti vi avrebbe spedito al diavolo.
Cari signori, lasciatemi un paio di giorni per documentarmi e
portare la proposta al consiglio di amministrazione, dopo di che,
se tutto andrà come spero, potremo partire e perfezionare gli
accordi economico-finanziari di tutta la manovra.
Non trascorse molto tempo da quando si erano lasciati. Dieci
giorni dopo Bruno ricevette la telefonata di Vigliani, il quale lo
informava di aver parlato con Brambilla ed il risultato del colloquio
era stato veramente soddisfacente. Infatti dal negozio di Trieste
gli arrivavano quotidianamente i dati sulle vendite e tutte le
informazioni che lui poteva aver bisogno di sapere, per gestire al
meglio la filiale. Brambilla gli aveva confermato, in anteprima, che
avrebbe dato mandato al titolare della BR di procedere subito
con le altre 26 filiali sparse in Italia. Alla fine dell’esposizione dei
fatti, il commendatore concluse:
- Caro Rossi, ho convinto la società a investire la cifra
necessaria per usufruire del servizio che ci offrite. Noi siamo
un po’ meno numerosi, ma comunque i 15 nostri punti vendita
dovranno essere dotati di questo moderno sistema operativo.
La sequenza delle installazioni verranno decise dalla direzione
––– 117 –––
Giorgio Weiss
generale. Ovviamente noi partiremo in contemporanea con la
filiale di Trieste e la casa madre di Mestre. Se per voi andasse
bene, potremmo trovarci qui a Mestre, per la firma del contratto,
lunedì 18 novembre prossimo. Cosa le pare dottor Rossi?
Bruno rimase senza fiato dalle notizie ricevute, ma si riprese
subito e rispose: - Certamente commendatore, non ho ancora
avuto comunicazioni da parte del dottor Brambilla, ma certamente
sarà solo questione di qualche giorno, vista l’anticipazione della
conferma data a lei.
Certamente il dotare oltre quaranta nuovi impianti richiederà
un certo tempo, sia per ricevere gli equipaggiamenti da parte dei
nostri fornitori, sia per collocare, collaudare e fornire le informazioni
di utilizzo ai singoli negozi. La parola di due galantuomini come
voi, vale più di tutti i contratti scritti. Visto ciò potremo guadagnare
tempi preziosi, ordinando subito tutto il necessario.
Vigliani concluse la conversazione con queste poche e
semplici parole: - Pattuanelli è già avvisato, potete, se lo volete,
iniziare anche subito i preparativi. Buona giornata dottor Rossi,
teniamoci in contatto.
- Grazie commendatore, vedrà che rimarrà interamente
soddisfatto per la decisione presa. Grazie e buon giorno a lei.
Messa giù la cornetta del telefono, si recò immediatamente
nella stanza dell’amico Stefano, per dargli il grande annuncio:
- Ingegner Pertot, mi permetta di darle una comunicazione
importante che la lascerà di stucco, come è successo a me! riferì con pomposa enfasi all’amico, dandogli del lei, il colloquio
appena concluso con la ditta di Mestre.
Stefano balzò in piedi, per correre incontro all’amico
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BR Investigation
gridando: - Sei grande, la tua idea è stata geniale, ma anche
come l’hai presentata ai potenziali clienti è stata una cosa
fantastica. Anche il negoziante, deciso a chiudere l’attività, aveva
apprezzato moltissimo il tuo sistema, rammaricandosi di non
poterne usufruire.
Marisa, sua madre, gli amici appresero la grande notizia
con entusiasmo. La fidanzata di Bruno, battendo le mani per la
gioia, ma pure un pochino seria in viso esclamò: - Ma dove vuoi
arrivare? Lascia che la cosa prenda piede e tu non avrai più
tempo da dedicarmi. Sarai sempre via in giro per l’Italia!
- Non essere sciocca, mia cara - la rassicurò Bruno – come
vuoi che possa fare tutto da solo. Non potrà bastarmi nemmeno
l’aiuto di Stefano. Lascia che ci pensi, devo sviluppare un’idea
che avevo già per la testa, giorni addietro. Non posso anticipare
niente prima di averla elaborata e messa giù sulla carta in modo
da essere studiata, corretta, modificata, anche su consiglio di
Stefano e tuo, perché la realizzazione possa dare soddisfazioni
morali ed economiche, perché possa essere una cosa piacevole
da realizzare e non un massacro fine a se stesso.
- Mi fai stare più tranquilla - sussurrò Marisa – vedo che
il successo non ti ha montato la testa. Che tu voglia l’aiuto di
Stefano è comprensibile, ma hai accennato pure a me, cosa
vuoi che ne capisca io di elettronica, come potrei esservi utile?
- Non dico nulla ora, devo rivedere i punti base delle mie
idee, cercarne l’applicazione migliore, fare un conto se per la loro
realizzazione si dovessero sostenete spese ingenti, le stesse
dovranno essere supportate anche da ricavi tali da giustificarne
gli esborsi.
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Giorgio Weiss
I giorni che seguirono, attendendo la conferma ufficiale
anche da parte di Brambilla, trascorsero con Bruno, chiuso
tutto il giorno nel suo ufficio a sviluppare le sue intenzioni e
trasformazioni ed infine l’assetto da dare alla nuova ditta in fase
di creazione.
La prima cosa da fare era quella di cambiare la Ragione
Sociale. Infatti la parola “Investigation” sarebbe passata in
seconda, se non addirittura ultima, linea. Però in fondo al cuore
di Bruno, la sua prima “creatura”, aveva lasciato un solco affettivo
difficile da estirpare. Decise allora di modificare il tutto con questa
nuova definizione:
B.R.I. – Business Planing
di Rossi dott. Bruno & Co.
Ed ecco le novità: la “I” rimaneva come iniziale di
Investigation, tanto cara a Bruno ma non evidente e di primo
impatto. La seconda parte della ragione sociale, significava
“Pianificazione Aziendale” che in realtà diventava la principale
attività della BRI. Siamo ormai in un epoca dove i termini in
italiano, si comincia a non usarli più, sostituiti da quelli in lingua
inglese, perché sembra siano più importanti, e dove magari
pochi sanno quello che vogliono dire e nemmeno sono capaci di
pronunciarli correttamente.
Però volete mettere come riempie la bocca, Business
Planing, invece di Pianificazione Aziendale? Anche questo fa
parte di un’indagine di mercato.
L’altra novità era “& Co”. Era intenzione del dottor Rossi,
––– 120 –––
BR Investigation
rimanere sempre lui il principale titolare della ditta, anche perché,
nella sigla, portava il suo nome, ma gli avvenimenti avevano
preso un piede tale da responsabilizzare anche i collaboratori.
Sua intenzione era di coinvolgere in prima persona l’ingegner
Pertot, nonché la signorina, (si spera ancora per poco) geometra
Marisa Tolloi. Si sarebbe dovuto creare un capitale sociale,
interamente versato, per iniziare, anche di piccolo ammontare,
eventualmente aumentabile con lo sviluppo dell’attività. Il dottor
Rossi avrebbe detenuto il 47% della quota, l’ingegner Pertot il 43%
ed il rimanente 10% assegnato al geometra Tolloi. Sembrerebbe
essere poco il 10%, ma in realtà era molto importante essendo
l’ago della bilancia nelle decisioni comuni da prendere.
Marisa era già impiegata stabilmente e sarebbe stata una
decisione difficile da prendere per lei. Non era egoismo da
parte di Bruno, ma quasi una necessità, in quanto Marisa, con
il suo lavoro attuale, era esperta nell’assumere maestranze di
qualità, cosa molto necessaria per la BRI, avendo poco tempo
per cercarne di qualificate ed, essendoci il pericolo di non essere
all’altezza del compito assegnato loro, con il conseguente ritardo
nella consegna dell’installazione completa.
Infine bisognava pensare di assumere un’impiegata,
possibilmente una ragioniera, per quelle che sarebbero state
le innumerevoli incombenze amministrative. Marisa avrebbe
potuto gestire i singoli clienti, ma l’emissione di fatture, tenere
un scadenziario inerente i pagamenti e gli incassi dello studio,
provvedere a compilare i moduli I.N.P.S., I.N.A.I.L. e tutte quelle
altre piccole cose da predisporre e poi inviare al commercialista
per l’ufficializzazione, dovevano venir affidate alla nuova figura di
collaboratore.
––– 121 –––
Giorgio Weiss
La sede, per il momento, avrebbe potuto rimanere in via
Mazzini 30, usando la terza stanza disponibile per Marisa e la
sua aiutante. La quarta stanza doveva essere riservata per i
dipendenti assunti quali sorveglianti dei negozi, in modo da poter
avere delle piccole postazioni dove redigere i rapporti quotidiani di
servizio. A questo punto c’era la possibile prospettiva di trasloco
presso una struttura più grande, in caso di future necessità.
Un sabato, Bruno invitò Stefano e Marisa, nel pomeriggio,
a casa sua, senza che l’uno sapesse dell’invito rivolto anche
all’altra, con motivazioni differenti, ma abbastanza banali. Alle
ore 16 circa, a breve distanza l’uno dall’altra, giunsero i due
convocati, che si sorpresero di quella strana riunione.
Dopo aver messo a loro agio i due ospiti, offrendo loro
una bibita e dei pasticcini, Bruno prese in mano le redini della
situazione ed espose loro il suo progetto sul riordino della BR
Investigation. Quando ebbe terminato, con dovizia di particolari
in un lungo discorso espositivo, la sua idea, Stefano e Marisa,
senza parole, si guardarono negli occhi prima, rivolgendosi a
Bruno poi. Iniziò per primo l’ingegnere:
- La tua non è una testa, è un vulcano di idee! Mi avevi
sorpreso, mesi fa nell’avermi interpellato per il tuo progetto, mi
hai sorpreso quando mi hai offerto ospitalità nel tuo studio e mi
sorprendi ora nel voler trasformare la tua azienda in una società.
Cosa ho fatto io per meritare così la tua fiducia? Capisco Marisa,
essendo la tua fidanzata, tu la voglia accanto a lavorare con te,
ma io….? Quello che ci proponi è, almeno per me, una cosa
bellissima, non del tutto meritata!
Intervenne pure Marisa: - Mi lasci di stucco, nulla mi
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BR Investigation
farebbe più piacere dell’esserti accanto, oltre che nella vita,
anche sul lavoro, ma per fare ciò dovrei licenziarmi dalla banca
e non so se la cosa sarebbe molto intelligente, data la difficoltà
di trovare, oggi come oggi, un buon posto di lavoro. Ti auguro
sinceramente che le cose vadano bene come del resto stanno
andando ora; è presumibile che il lavoro aumenti, data l’enorme
importanza del progetto. Ma c’è sempre un ma, la prudenza
deve avere sempre il sopravvento sull’entusiasmo. È vero che
viviamo in un momento di prosperità economica facendo, con
ciò, ben sperare per il futuro, però lasciare un posto come il
mio… a meno che.... Pensandoci bene potrei chiedere, come
lo prevede il nostro contratto di lavoro, un anno di aspettativa,
non retribuita ovviamente, per motivi di studio o di famiglia. Allo
scadere del periodo potrei, eventualmente, riprendere servizio
in banca.
Dopo le osservazioni dei due, Bruno riprese la parola:
- Miei cari, ho ascoltato con attenzione i vostri commenti,
dettati sia dal cuore, sia dalla mente. Rispondo per primo a
Stefano. Tu dici che ho idee vulcaniche, io le definisco piuttosto
pratiche. Cosa hai fatto per meritare la mia, come la definisci
tu, generosità. Non si tratta di generosità, in quanto non regalo
nulla! A suo tempo ho chiesto la tua collaborazione per poter
rendere operativo il mio progetto e tu, se è ben vero allora
non eri ancora un libero professionista, nulla mi hai chiesto in
compenso del tuo aiuto concreto e se vogliamo determinante.
Vuol dire che oggi saldo la parcella non emessa allora. Infine ti
offro di lavorare, speriamo molto sodo, non ti pago una vacanza
alle Maldive.
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Giorgio Weiss
Quest’ultima battuta, sciolse la tensione in modo tale da
suscitare una certa ilarità, più liberatrice che sentita.
- Ed ora rispondo pure a te, tesoro mio. Non era mia intenzione
sradicarti dal tuo posto di lavoro, il quale ti sta dando parecchie
soddisfazioni, ma per me è quasi una necessità avere la tua
collaborazione, soprattutto se vista nell’ottica di essere, in quota
parte, titolare della ditta. La tua esperienza acquisita nel selezionare
le maestranze, come detto prima, è essenziale per risparmiare
tempo e denaro. Inoltre la formula da te prospettata, dell’aspettativa,
rende più semplice la decisione che tu devi prendere.
Potremmo essere una bella squadra, affiatata e con mete
comuni da raggiungere. Ora come ora, per concludere i due
cantieri in porto, sarà necessario un annetto di tempo.
Attendo le vostre decisioni, non adesso di certo. Pensateci e,
per intanto, andiamo avanti nel modo usuale.
Le gole erano secche, probabilmente dall’emozione, ed i
bicchieri erano continuamente riempiti e vuotati con una certa avidità.
Marisa si avvicinò ancor di più al suo amato, stringendogli un braccio,
mentre era seduta accanto a lui sul divano. Un certo silenzio calò
nella stanza, mentre probabilmente mille pensieri, dei più disparati,
affollavano le tre menti, ognuna da un suo punto di vista.
La voce di Stefano ruppe quell’atmosfera:
- Per quanto mi riguarda, ho poco da pensare, mi sono
imbarcato in questa avventura, ma devo dire meravigliosa
avventura. Posso e devo continuare nel progetto intrapreso,
anche per essere coerente con me stesso. Anche se Bruno non
vuole accettare i miei ringraziamenti, per mettermi l’animo in
pace, la mia riconoscenza sarà per sempre.
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BR Investigation
Ora, se volete scusarmi, io vi lascio soli, in quanto avrete
migliaia di cose da dirvi e la mia presenza sarebbe inopportuna.
Ciao ragazzi, buona serata.
Alzandosi dalla poltrona, porse la mano ai due fidanzati, in
un caloroso saluto di commiato.
Gli avvenimenti si succedettero vorticosamente e l’assetto
della ditta non solo aveva preso un aspetto abbastanza simile
a quello preventivato dal dottor Rossi, anzi si era spinto oltre.
L’ingegner Pertot era quasi sempre in trasferta per organizzare
i lavori dei vari punti dove veniva installato il loro progetto. Per
questo motivo, Stefano aveva proposto una soluzione, accettata
e approvata da entrambi i suoi soci. Furono assunti cinque
nuovi collaboratori, tra periti informatici e programmatori, i quali
dovevano sorvegliare l’esecuzione corretta delle installazioni,
dopo che l’ingegnere aveva dato loro le direttive sui piani di
lavoro, caso per caso.
Marisa pure viaggiava parecchio per assumere, facendo
firmare loro contratti d’appalto temporanei, le maestranze
necessarie all’esecuzione dei lavori di assemblaggio degli impianti.
Bruno, per contro, rimaneva parecchio tempo in ufficio a
Trieste per concordare con le due direzioni la successione dei
punti vendita da aggiornare. Era validamente coadiuvato dalla
ragioniera Luciana, la quale riusciva egregiamente a collaborare
con Marisa e con lui.
A sì! a proposito, come previsto, l’ufficio di via Mazzini era
divenuto insufficiente come spazi di gestione, ma soprattutto
aveva bisogno di avere una sede più decorosa, in un palazzo di
prestigio dato il ruolo cui era assurta la BRI.
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Giorgio Weiss
Fu così che in febbraio del 1986, la sede della BRI venne
trasferita al nuovo indirizzo di Galleria Protti, in Corso Italia,
dove Bruno era riuscito a trovare un appartamento di notevoli
dimensioni, nel quale risedeva già un ufficio, che per motivi
di trasferimento in altra provincia, aveva lasciato liberi i locali.
Qualche piccolo ritardo nella consegna degli impianti era dovuto
ad imponderabili difficoltà nell’inserire i cavi elettrici e quelli dei
dati, nel contesto dell’arredamento esistente, ritardi, per altro, ben
accettati dai committenti.
La contabilità era
veramente ben gestita e i primi risultati
economici si potevano toccare con mano, con tanta soddisfazione dei tre soci.
Mentre tutto questo
faceva andare avanGalleria Protti
ti egregiamente la
a destra, in fondo il portone della nuova sede
macchina operativa,
Luciana lasciava sulla scrivania di Bruno una nota in cui un certo
dottor Franco Angelelli desiderava conferire con lui, specificando
il numero telefonico con cui poteva contattarlo per un appuntamento.
Lasciando volutamente passare due giorni, mercoledì
cinque marzo il dottor Rossi chiamò quell’Angelelli che
desiderava parlargli. Rispose una voce femminile, la quale
sentendo il nome Rossi, si affrettò a comunicare: - Esimio
dottor Rossi, oggi il dottor Angelelli non c’è, è dovuto andare
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BR Investigation
presso la direzione generale per motivi di lavoro. Comunque,
mi ha pregato di fissare per lui un appuntamento. Quando lei
sarebbe disposto a ricevere il mio principale? Da quello
che ho potuto sentire, la cosa sarebbe abbastanza urgente.
- Anch’io ero assente – rispose il dottor Rossi – per questo motivo
ho chiamato solo oggi. Adesso per un paio di giorni rimarrò, qui, in
sede. Sono disponibile anche domani, se vuole, sia il mattino che il
pomeriggio, posso destreggiare i miei impegni come meglio credo.
Decisero l’incontro per l’indomani alle ore dieci. Bruno
specificò il nuovo indirizzo e dopo aver salutato la signorina,
cercò di scoprire chi fosse questo dottor Angelelli. Tra le sue
conoscenze, nessuno l’aveva mai sentito nominare, pertanto la
cosa lo incuriosì ancor di più.
Giovedì mattina, puntualmente Luciana annunciò a
Rossi, il visitatore. Dopo le consuete strette di mano e frasi
di circostanza, il dottor Angelelli iniziò: - Vede, dottor Rossi,
io vengo in rappresentanza di una nuova catena si supermercati che sta sorgendo a macchia d’olio, per ora, in tutto il
nord Italia. Come forse saprà, anche qui a Trieste è in fase di
ultimazione la costruzione di un complesso, dove al pianterreno sorgerà un vastissimo
punto vendita alimentare e
al piano di sopra alloggerà
un negozio di abbigliamento. Ci sarà inoltre ad un
grande posteggio macchine distribuito sui tre livelli
del fabbricato.
Viale Campi Elisi
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Giorgio Weiss
Premesso ciò, la direzione generale, dove ieri ho avuto
un incontro con i vertici aziendali, è venuta a conoscenza
del vostro sistema computerizzato di gestione d’impresa,
finalizzato ad avere tutti i dati possibili e desiderabili.
Comprende, che poter gestire le migliaia di articoli facenti
parte del comparto alimentare, diviene quasi una necessità
se si vuole essere concorrenziali nel tremendo mondo
dell’alimentazione.
Ci sarebbe la possibilità di usufruire dei vostri servigi per
queste nostre necessità? Per dire la verità, la direzione è stata
contattata da una ditta che produce lettori ottici, ma senza essere
supportata da un buon sistema gestionale e pertanto fine a se
stessa. I miei superiori, sono a conoscenza del grosso lavoro che
state eseguendo per conto di due note ditte, anche lontano dalla
vostra sede. Vorremmo sapere nei dettagli come sareste disposti
a programmare le nostre necessità e, ovviamente, il costo di tutta
l’operazione.
- Come vede l’ho lasciata parlare senza interromperla intervenne Bruno – perché ho notato l’interesse da voi riposto
nel nostro progetto. Se permette, le lascio un paio di brochure,
in modo da poter leggere e apprendere quanto in esse riportato,
come primo passo.
L’ingegner Pertot ed io saremmo ben lieti di spiegarvi
dettagliatamente il contenuto del nostro progetto, dove, quando
e con chi, lo riterrete più opportuno e presentare il preventivo in
base al numero di impianti da installare e il genere di programma
funzionale richiesto.
Come sempre nel campo dell’industria e del commercio,
le notizie volano. Ne è prova, che pur non essendo il vostro, lo
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BR Investigation
stesso settore che stiamo dotando della nuova tecnologia, siate
venuti a conoscenza del fatto. Devo dire che a noi la cosa fa
solamente piacere, anche se cerchiamo di essere i più riservati
possibile nei lavori d’installazione. Il tutto non passa inosservato,
soprattutto da parte della clientela, la quale non vede più la
cassiera battere manualmente l’importo sui registratori di cassa.
I contatti con il nuovo cliente furono serrati e gli incontri con
la dirigenza furono numerosi, sempre costruttivi ed interessanti.
È stato sicuramente il cliente più difficile, ma la vastità degli
interessi messi in piatto e le richieste di elaborazione dati
necessari per una gestione ottimale di quel settore, avevano fatto
sì che le messe a punto fossero tante ed elaborate, ma il risultato
finale era stato veramente soddisfacente per il committente e
motivo d’orgoglio per la BRI.
I giorni ed i mesi passavano velocemente, tanta era la
mole di lavoro che teneva impegnati i tre soci. Altre commesse
si erano aggiunte a quelle prime tre. Anche negozi più piccoli,
con esigenze notevolmente più modeste, incominciarono a
richiedere l’installazione dei dispositivi BRI. Infatti, a livello di
sigla, erano oramai conosciute le sue applicazioni pratiche
in gran parte dell’Italia. La sigla non aveva l’importanza e
l’imponenza della IBM, per esempio, conosciuta in tutto il
mondo, non avendo nemmeno gli stessi prodotti commerciali,
ma in campo nazionale aveva ormai raggiunto e agganciato il
suo settore di mercato in modo costruttivo e, per il momento.
senza una concorrenza tale da preoccupare i responsabili. Gli
utili erano notevoli e le commesse erano tali da far presagire
un roseo futuro. Come si sarà capito, Marisa rinunciò al suo
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Giorgio Weiss
posto in banca e lo fece senza rimpianto, tale era l’interesse
per il nuovo lavoro e le soddisfazioni che esso portava. Non si
trattava più di lavorare per un datore di lavoro, il quale, quasi
sicuramente, non apprezzava l’impegno posto nell’eseguire
opere, il più delle volte, dettate dalla professionalità del
dipendente più che da ordini impartiti dall’alto e fini a se stessi.
Ora lavorava per la “sua” ditta, faceva i “propri” interessi, si
sentiva realizzata nel mettere a frutto gli studi fatti.
La data delle nozze di Marisa e Bruno, per necessità
congiunturali, slittarono alla primavera del 1987.
Di comune accordo, tra i due sposi, la madre di lei ed i genitori di lui venne decisa la data di sabato 23 maggio per celebrare
le nozze. Per ovvi motivi, Marisa avrebbe dovuto, almeno gli ultimi mesi, prendersi un po’ di più tempo per i preparativi. Ciò fu
anche possibile, in quanto da un certo tempo il suo lavoro era seguito pure da un altro geometra, assunto per coadiuvarla nei molteplici spostamenti. Come l’ingegnere aveva già i suoi collaboratori, così pure Marisa era assistita nelle sue opere. L’unico a essere rimasto solo a lavorare, nel suo settore, era Bruno. Questo
è abbastanza comprensibile, in quanto le esecuzioni potevano
avere, di volta in volta, delle problematiche e delle soluzioni differenti; l’attività del dottor Rossi, al contrario era sempre improntata
nel saper “vendere” in modo costruttivo la BRI ai potenziali interlocutori, sapendo essere convincente e sapendo presentare nel
modo migliore il proprio prodotto.
Mesi prima del fatidico “sì”, nei week-end, i due fidanzati si
consultavano e programmavano la cerimonia, la quale doveva
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BR Investigation
essere “importante” senza però sconfinare in una pacchiana
ostentazione. Il numero degli invitati era contenuto e limitato ai
parenti più prossimi e ai pochi amici che i due avevano. Anche
i collaboratori più vicini alla BRI, ovviamente, sarebbero stati
coinvolti. Fatti i conti, gli invitati sarebbero stati una sessantina circa, numero giusto per dar lustro alla festa e rimanere,
nel contempo, in una certa intimità di partecipazione. Per far
questo, Marisa e Bruno, avevano consultato pure i genitori,
in modo tale da non aver dimenticato nessuno nella scelta, anche se, certamente,
qualcuno come sempre, sarebbe stato contrariato per
non essere stato chiamato.
Per l’addobbo della Chiesa,
venne scelta la fioraia che
preparò così abilmente, il
centrotavola galeotto, del
programmato incontro dei
due innamorati.
Di comune accordo venVia Petronio
ne scelta la Chiesa di San
Chiesa di San Vincezo de Paoli
Vincenzo de Paoli, parrocchia cui apparteneva la via Revoltella dove la famiglia Tolloi
abitava.
Tornando indietro con la memoria, Marisa si ricordò, che
l’attuale parroco era stato il suo primo insegnante di religione
quando frequentava la vicina scuola elementare Gaspardis in
via Donadoni.Il parroco fu veramente contento fosse stata scelta
la sua Chiesa da parte della sua ex alunna, della quale aveva
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Giorgio Weiss
un ottimo ricordo, pur essendo trascorsi tanti anni. Volle essere
proprio lui a celebrare il rito che avrebbe unito per la vita i due
innamorati, chiedendo loro di fornirgli un breve curriculum, in
modo tale da preparare un adeguato sermone per la cerimonia.
Gli impegni dei due futuri sposi erano molteplici, non ultimo
quello del loro nido d’amore.
Si era pensato, a suo tempo, di tenere per qualche anno
l’appartamento di viale d’Annunzio di Bruno, in attesa di tempi migliori per poter cambiare casa.
Gli sviluppi dell’attività furono tali da
permettere loro di
poter iniziare la vita coniugale in un
appartamento più
consono al livello
sociale raggiunto.
Via Bellosguardo appartamento di Marisa e Bruno
Fu così che visitarono alcune case, alla ricerca di un qualcosa che soddisfacesse i loro gusti. Per comodità, avevano incominciato a cercare
qualcosa nelle vicinanze dell’ufficio, si trattava sì, anche di
bellissimi appartamenti, ma non molto luminosi, in strade trafficate rendendoli molto rumorosi e scarsamente vivibili. Alla
fine optarono per un bellissimo appartamento di oltre 120 metri
quadri, al terzo piano di una palazzina di recente costruzione in
via Bellosguardo. La zona era tranquillissima, poco trafficata, se
non esclusivamente dai residenti. Essendo al terzo piano c’era
pure una bellissima vista sul golfo e soprattutto una favolosa
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BR Investigation
esposizione al sole, tale da rendere climaticamente confortevole l’appartamento, tutto l’anno. Oltre ad avere due ampi terrazzi
abitabili, c’era pure il giardino comune, condominiale. Quello
che contribuì maggiormente sulla scelta, del nuovo alloggio,
fu l’abbinamento dell’appartamento ad un box macchina veramente capiente, sufficiente a contenere la piuttosto grande autovettura di Bruno, sia quella piccolina di Marisa e pure la fidata
Vespa, di cui, un po’ per necessità di spostamenti cittadini, ma
soprattutto per l’affetto portato al suo primo mezzo di locomozione, non l’avrebbe mai venduta per nessuna cifra. Quanti bei
ricordi dei primi tempi in cui frequentava la sua futura sposa, le
gite lungo la costa d’estate, i picnic, da soli o con amici, sui prati
del Carso. Mai si sarebbero privati di quel caro oggetto, fonte di
necessità lavorative prima, e di spensierate giornate poi!
Ventitrè maggio, ore 9.45, Bruno, emozionatissimo,
sull’altare della Chiesa, aspettava, rivolto verso il portone
spalancato l’arrivo della sua amata. Era affiancato dall’amico
Stefano, il quale aveva “categoricamente preteso” di essere
il testimone dello sposo. Dall’altro lato c’era Sara, anche lei
visibilmente emozionata, in attesa dell’arrivo dell’amica alla
quale, pure lei, avrebbe fatto da testimone. Nelle prime file
dei banchi, gli invitati chiacchieravano tra di loro nell’attesa.
Erano tutti molto eleganti ed alcune signore portavano il cappello.
Finalmente, alle dieci in punto, una nuvola bianca apparve
nel riquadro del portone, illuminata, in trasparenza, dal sole che
splendeva all’esterno.
Marisa era al braccio della mamma e avanzavano
lentamente lungo la corsia rossa centrale. L’organo stava
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Giorgio Weiss
intonando, nella sua solennità, le note dell’Ave Maria, che come
quasi sempre, facevano scendere qualche lacrima dagli occhi
degli astanti.
La fanciulla, come d’uso, avrebbe dovuto essere accompagnata dal papà, ma purtroppo, essendo scomparso, doveva
esserci al suo posto la figura di uno zio o un parente stretto maschio.
Marisa volle, tassativamente, essere accompagnata dalla
madre in quanto, a suo avviso, in lei era concentrata tutta la sua
famiglia, rappresentando pure la
figura del padre.
Giunsero all’altare e, la signora Pina visibilmente emozionata, con gli occhi lucidi e con
un filo di voce esclamò: - Bruno,
ecco mia figlia, il mio tesoro, la
consegno a te perché tu la possa rendere felice come mio marito, allora, fece felice me.
Con il fazzolettino, tra bocca
e naso, si girò e raggiunse velocemente il primo banco della
chiesa, vicino agli altri invitati.
L’organo tacque ed il rito iniziò, nel silenzio generale. Il
parroco pronunciò le frasi e le domande di rito per celebrare il
sacro vincolo del matrimonio.
Si udiva solamente la voce pacata, ma imperiosa del
sacerdote interrotta di tanto in tanto da brevi soffiate di naso e
piccoli colpi di tosse per sciogliere i nodi alla gola delle persone
più emotive.
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BR Investigation
Terminato il rito e prima di celebrare la Santa Messa, il
parroco volle rivolgere alcune parole agli sposi e ai presenti
alla cerimonia: - Miei cari figlioli, questo per voi è e, sarà per
sempre, uno dei momenti più importanti della vostra vita.
Circondati dall’affetto dei parenti e degli amici state vivendo
un momento meraviglioso. Ricordatevi però, che questo è un
attimo che dovrà durare tutta la vita. Oggi vi siete promessi e le
promesse non finiscono mai. Oggi siete stati santificati e, questo
privilegio e questo dono di Dio, vi accompagnerà tutta la vita, non
dimenticatelo mai. Conosco Marisa da bambina e, anche se ci
siamo un po’ persi di vista, so tutto di lei, in quanto essendo sua
madre, la signora Tolloi, una nostra buona e fedele parrocchiana,
ricevo costantemente informazioni e ragguagli. Ho anche molte
notizie del marito Bruno e, a detta della signora Pina, sua figlia
è stata molto fortunata a trovare un così bravo giovane. Tenetelo
tutti a mente, oggi abbiamo creato una nuova famiglia modello,
alla quale auguro, con l’aiuto del Signore, di avere dei figli
da allevare con gli stessi principi. Abbiamo tanto bisogno di
buone persone, con animo puro ed onesto, in questa nostra
società. Ed ora prima di iniziare la Santa Messa, vi benedica Dio
Onnipotente, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Il silenzio venne rotto da un coro di Amen.
Dopo le firme da parte degli sposi e dei testimoni per convalidare la parte burocratica e civile del matrimonio e scattate le
numerose fotografie sull’altare con i genitori, i testimoni e i parenti
più stretti, gli sposi a braccetto uscirono dalla chiesa, dove erano
attesi da tutti gli altri ospiti che a piene mani li sommersero col
lancio del riso, benaugurante.
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Gli sposi, accompagnati dal fotografo, si recarono a farsi
riprendere nei luoghi più caratteristici della città, ma essendo
una splendida giornata di sole, furono immortalati in piccoli
angoli, lungo la costa, con alle spalle un mare splendidamente
calmo ed illuminato da un riflesso argenteo del
sole.
Alle ore tredici gli sposi entrarono nella sala da pranzo del
Greif Hotel Maria
Theresia, dove
Viale Miramare - Hotel Maria Theresia
vennero accolti
da un prolungato e caloroso applauso da parte di tutti gli invitati.
Il direttore dell’hotel, dopo un perfetto baciamano alla signora, accompagnò gli sposi al centro del loro tavolo, porgendo loro
un flute di champagne.
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Così ha termine questa breve-lunga storia. Gli anni che
seguirono furono sempre prodighi di soddisfazioni lavorative.
Molte altre ditte intrapresero la loro attività sulla scia della BRI,
ma il nome originale rimaneva simbolo di perfezione e, chi ne
aveva realmente bisogno si appoggiava a loro, certi di ottenere
il meglio. Il vecchio proverbio “mai lasciare la strada vecchia
per la nuova” se non dettato da morivi economici, era sempre
considerato valido.
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Giorgio Weiss
Marisa e Bruno ebbero due figli, distanti due anni l’uno
dall’altro. Anche Sara e Giovanni Benedetti furono allietati dalla
nascita di una bella bambina, mentre Stefano aveva trovato una
brava ragazza e intendeva accasarsi quanto prima.
Tutto a lieto fine, ma a parte che quasi tutto in questo
racconto è filato liscio, una considerazione viene spontanea
e cioè: nella vita bisogna osare ed essere certi e consapevoli
delle proprie idee e capacità, non lasciarsi abbattere dalle prime
difficoltà e lottare fino in fondo. Chi, a mente fredda, avrebbe
potuto pensare cosa sarebbe diventata l’originale e modesta BR
Investigation, creata in una embrionale idea di un nuovo lavoro
di investigazione, cui sarebbero ricorsi i vari Colautti o i Mainardi,
destinata ad una esistenza grama e occasionale, con i probabili
problemi di sbarcare il lunario e riuscire a pagare gli affitti a fine
mese.
L’idea originale del dottor Rossi di sviluppare il mercato,
che il codice a barre poteva offrire, è stata la carta vincente,
sviluppata con la preziosa e determinante collaborazione tecnica
dell’ingegner Pertot.
I tre soci oramai si spostavano poco dalla sede, numerosi
collaboratori, risiedenti anche in altre città, supportavano il
lavoro sia di installazione che di programmazione, nonché la
manutenzione periodica degli impianti. Alcuni erano dipendenti
diretti della BRI Business Planning, altri dei professionisti o
artigiani indipendenti remunerati a parcella. Comunque sul libro
paga della ditta risultavano, a vari livelli, undici persone, oltre allo
studio del commercialista demandato alla contabilità, e allo studio
legale impegnato a redigere i contratti di fornitura per nuove
installazioni.
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Giorgio Weiss
Marisa, con due bambini piccoli da accudire, poteva
solamente esprimere il suo parere tecnico avallando le scelte
fatte dai collaboratori.
Anche Stefano viaggiava poco. Nell’ufficio di Trieste
preparava i progetti da inoltrare, per l’esecuzione, ai suoi
collaboratori.
Per quanto riguardava Bruno, anche lui si spostava
pochissimo, erano finiti i tempi in cui bisognava andare a
presentare il lavoro presso i committenti con un certo patema
d’animo, mai certi del risultato e nella speranza di essere stati
convincenti. Ora i possibili acquirenti del sistema, chiamavano per
un appuntamento ed erano loro a venire a Trieste per parlarne e
pregare di poter ottenere i servigi della BRI Business Planning.
FINE
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Ultimato nel mese di marzo 2014
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