Untitled - CLEAN edizioni
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Copyright © 2009 CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli telefax 0815524419-5514309 www.cleanedizioni.it [email protected] Tutti i diritti riservati È vietata ogni riproduzione ISBN 978-88-8497-144-9 Editing Anna Maria Cafiero Cosenza Grafica Costanzo Marciano La traduzione inglese dei testi è stata curata da Gianluca Evels, Stefania Papitto e revisionata da Daniela Strongoli. The english translation of the text is cured by Gianluca Evels, Stefania Papitto, and the final revision of the english text is cured by Daniela Strongoli. Referenze fotografiche / Credits p. 12, bandelle / lapels: cartoline da / postcards from: Celeste Olalquiaga’s “A Small Tribute to a Dying City” Muae 2 (1997), on her site celesteolalquiaga.com pp. 60-61, 72-73: foto del plastico / model picture da / from “Domus”, n. 317, 1956, p. 7 e copertina / cover: da / from “Modulo”, n. 9, 1958, pp. 62-70: schizzi di Niemeyer / Niemeyer sketches da / from “Domus”, n. 317, 1956 Per il loro contributo e per l’attenzione che mi hanno dedicato vorrei ringraziare Gianni Cosenza e Costanzo Marciano della casa editrice CLEAN; Alessandro Anselmi al quale devo il mio essere architetto; Gianluca Evels e Stefania Papitto per il loro apporto prezioso nella preparazione del libro; Daniela Strongoli, Danilo Novelli, Claudia Alviti, Enrico Masala, Alessandra Macchioni, per le informazioni e i suggerimenti. Grazie alla Facoltà di Architettura di Alghero, ai suoi luoghi di riflessione, ai laboratori di laurea con il mio preside Giovanni Maciocco; a Lidia Decandia, Aldo Lino, Joao Nunes, Antonello Marotta, Silvia Serreli. Grazie a Oscar e Vera Niemeyer, alla Fondazione Niemeyer, a Celeste Olalquiaga per le sue splendide cartoline, a Venezuela Martin, all’Ambasciata del Venezuela in Italia, all’Ambasciata del Brasile in Italia per la loro grandissima disponibilità. E, naturalmente, grazie a Rosaria Aramu che ha condiviso con me, nella quotidianità della nostra casa, i momenti di questa esperienza. I would like to thank for their contribution and attention Gianni Cosenza e Costanzo Marciano of the publisher CLEAN; Alessandro Anselmi to who I due my being architect; Gianluca Evels e Stefania Papitto for their precious contribute about the drawing up of the book; Daniela Strongoli, Danilo Novelli, Claudia Alviti, Enrico Masala, Alessandra Macchioni, for the informations and the suggestions. Thanks to the Facoltà di Architettura di Alghero, to its intimate spaces of thinking, to the graduating seminaries with my dean Giovanni Maciocco; thanks to Lidia Decandia, Aldo Lino, Joao Nunes, Antonello Marotta, Silvia Serreli. Thanks to Oscar and Vera Niemeyer, to the Niemeyer foundation, to Celeste Olalquiaga for her amazing picture postcards, to Venezuela Martin, to the Venezuela Embassy in Italy and to the Brasil Embassy in Italy for their kind availability. And of course, thanks to Rosaria Aramu, that has shared with me all the moments of this experience day by day, in our house. I disegni sono frutto del contributo di Gianluca Evels che ha curato la ricostruzione del modello digitale. The drawings are the consequence of the work of Gianluca Evels that has made the digital model. L’articolo di Oscar Niemeyer “Testimony” è la versione originale inglese tratta dalla rivista “Modulo”, n. 9 del 1958. The english essay “Testimony” by Oscar Niemeyer came from “Modulo” n. 9, 1958. Index Indice 8 Il Museo e il tempo 9 The Museum and his time Configuration of the space museum Walking Structural innovation Forms of the light Conclusion Figurazione dello spazio museale Il senso del camminare Innovazione strutturale Forme della luce Conclusioni 54 Documenti 54 Documents 56 Venezuela, patria della libertà a Caracas, il Museo d’Arte Moderna di Oscar Niemeyer Gio Ponti 57 Venezuela, homeland of freedom in Caracas, The Museum of Modern Art of Oscar Niemeyer Gio Ponti 62 Relazione di Niemeyer sul progetto del Museo 63 74 Testimonianza (Depoimento) Oscar Niemeyer Niemeyer’s report about the project of the museum 86 Selezione ragionata delle opere di Oscar Niemeyer 75 Testimony (Depoimento) Oscar Niemeyer 86 Selected works of Oscar Niemeyer 87 Bibliografia di riferimento 87 Bibliography 88 Cronologia comparata del decennio 1950-1960 88 Mains events chronology of the decade 1950-1960 6 Note / Notes Il libro si compone di due parti, la prima parte è un’indagine sull’opera architettonica, affrontata attraverso una completa ricostruzione dei disegni di progetto, alla quale si affianca una lettura critica dell’opera nel suo complesso. Non si tratta tuttavia di una distaccata ricostruzione storica: il disegno è quì inteso come uno strumento di ricerca, è quindi un rilievo architettonico ragionato che, pur senza aggiunta alcuna, tende a ricomporre in una sintesi i disegni originali riferibili a due versioni disegnate e al plastico di studio. La seconda parte è un corredo documentale storico, costituito dall’articolo di Gio Ponti apparso su “Domus” n. 317 nel 1956 e dall’articolo di Oscar Niemeyer apparso su “Modulo” n. 9 del 1958. Gli schizzi di Oscar Niemeyer e i disegni in minuta, firmati e datati, assumono oggi la connotazione romantica di rovine, nelle quali la ricerca di una traccia, la ricostruzione del senso spaziale dell’opera “finita”, si basa sulla osservazione attenta di pochi importantissimi indizi. I disegni originali rappresentano due versioni, o più propriamente un progetto “in progress”. Essi, quasi in maniera maggiore degli stessi schizzi, presentano numerosi punti di ripensamento che fanno quasi pensare a due versioni di differente mano. Il plastico d’epoca, o meglio le foto di quel modello, condensano il senso spaziale delle diverse versioni di progetto in una piccola traduzione costruita, che sembra emergere prepotentemente quasi con la forza di un’opera edificata, ma con una profondità umile, e magistrale, come tutte le cose migliori del grande architetto brasiliano. I disegni di progetto sono in scala 1:600; la planimetria dell’area è in scala 1:1.500. The book is structured in two parts. The first one is a research about the architectural work through a complete philological reconstruction of the drawings. To this reconstruction is flanked a critic reading of the entire work. It isn’t a remote historical reconstruction: the drawing is here intended as a research instrument. It is in fact a sort of architectural survey that, even if adding nothing, resets the original drawings in a new synthesis according to the two versions of the project and to the study model. The second part of the book is an apparatus of some historical documents based on Gio Ponti’s essay published on “Domus” n. 317 in the year 1956 and on Oscar Niemeyer’s essay on “Modulo” n. 9 of the year 1958. The sketches of Oscar Niemeyer and the drawings on rough copy, dated and signed, appear today as romantic ruins, in which the research of a trace, the spatial reconstruction of the “finished” work, is based on the analytic observation of some few very important signs or indications. The original drawings represent two version, or more exactly a work in progress. They feature many rethinks more than in the sketches. This fact almost suggests that there are two different hands on work. The model of that time, or more exactly, the photos of it, resume the spatial sense of both the versions of the project, a sort of “built translation”, that seems to emerge with overbearing manner as if it was a built work, but also with a simple and artful depth, as all the best works of the great Brazilian architect. The drawings of the project are on scale of 1:600; the site plan is on scale of 1:1.500. 7 8 The Museum and his time Il Museo e il tempo Una volta passai un periodo in Venezuela per incontrare Inocencio Palacios, che desiderava che io progettassi un museo a Caracas. Il luogo era bellissimo, un plateau sopra la città. Amai quella esperienza, il museo che progettai, una piramide capovolta affacciata sul paesaggio, e l’aver conosciuto Fruto Vivas che collaborò con me divenendo in quei giorni mio amico, uno dei più competenti e aggiornati architetti che conosco 1. One day I went to Venezuela to meet Inocencio Palacios, who wanted me to design a museum in Caracas. The site was beautiful, a plateau overlooking the city. I like this trip, the museum that I designed, an inverted pyramid, leaning towards the landscape. There I met Fruto Vivas, who collaborated with me, my friend until these days, one of the most competent and up to date architects I know1. Oscar Niemeyer Oscar Niemeyer 1. Niemeyer, O. (2005), Minha Arquitetura 1937-2005, Editora Revan, Rio de Janeiro. 9 Q uesto libro è un viaggio nella storia breve di un progetto disperso, un omaggio a quel sogno modernista per Caracas che Oscar Niemeyer con il suo Museo de Arte Moderno ha consegnato al mondo nella metà degli anni Cinquanta. Il progetto è però una carta poco conosciuta della vasta produzione architettonica di Niemeyer. L’importante mole delle opere costruite ha probabilmente contribuito a mantenere sottoesposti alcuni lavori mai realizzati del maestro, che tuttavia afferma: I lavori in corso a Brasilia insieme con il mio progetto per il Museo di Caracas segnano una nuova tappa nella mia attività professionale. Questa fase è caratterizzata da uno sguardo costante alla concisione e alla purezza, ma anche dalla maggiore attenzione ai problemi fondamentali dell’architettura. Queste parole pubblicate nel 1958 su “Modulo”, restituiscono al museo lo stesso valore sperimentale di ciò che sarà unanimemente riconosciuto come il più importante contributo brasiliano alla ricerca nel Moderno. Lo studio ricostruisce la inusuale combinazione spaziale dell’opera, attraverso il rilievo delle geometrie sui grafici riferibili a due versioni di progetto susseguenti e complementari, e l’analisi delle foto di un plastico di studio dell’epoca. Si profila il senso di un’opera affascinante che, lontana dal porsi come modello di riferimento, si fa apprezzare tanto nelle sue imperfezioni quanto per la sua perfezione ideale, limpida, di veste classica. L’apparato documentale storico è formato dalle pubblicazioni degli his book is a trip beyond the short story of a missing project, a tribute to that modern dream for Caracas Oscar Niemeyer presented to the world in the middle of the ‘50s. But the project is a little known fact of the Niemeyer vast architectural career. The very important body of works constructed has contribueted to keep little known some of the unbuilt work of the master, that anyway says: the works in progress in Brasilia with my project for the Museum in Caracas marks a new stage of my professional activity. This stage is characterized by a steady gaze to the concision and pureness, but also to the more attention about the main problem of architecture. These words were published on “Modulo” in the 1958, and they admit the same experimental value of what is universally recognized as the greatest Brazilian contribution to the architectural research in the Modern age. This study reconstructs the unusual combination of spatial displacement of the project, with the remarking of the geometry in accord to the two drafting of the project, following and complementaring each other and with the analysis of the historical photos’ model. There is a sense of a fascinating work that, even if very far to be as a reference model, is appreciated both for its imperfections, and its ideal, as the classicality. The apparatus consists of historical documents from the T 1. Niemeyer, O. (2005), Minha Arquitectura 1937-2005, Editora Revan, Rio de Janeiro. 10 2. Presidente della Urbanización Colinas de Bello Monte, l’ente che si occupa della pianificazione dell’area collinare a sud di Caracas con vista panoramica sulla città bassa, il luogo dove viene previsto il museo. anni Cinquanta, come la citata rivista “Modulo” fondata nel 1955 dallo stesso Niemeyer, e il contributo italiano degli articoli di Gio Ponti su “Domus” (1953-56), rivista di cui Ponti era all’epoca direttore. Sono contributi che raccontano da vicino le vicende di Caracas e di questo straordinario museo. La vicinanza critica fra i due maestri è alimentata dalle parallele occasioni venezuelane, che vedono lo stesso Gio Ponti firmare nel 1954 il progetto per la Villa Planchart e nel 1955 quello per «la Diamantina» proprio a Caracas. L’idea del museo risale al 1954, lo sviluppo si protrarrà fino a tutto il 1955 attraverso due versioni di progetto. La seconda versione, basata nelle proporzioni sulla prima, analizza con maggiore definizione tecnica la costruzione pur conservando lo spirito del progetto di massima. Le due versioni sono in un certo senso complementari, e affrontano con dettagli diversi alcune soluzioni evidentemente ancora da approfondire. Il plastico di studio e di presentazione del lavoro raccoglie e sintetizza le soluzioni di entrambe le versioni. Emerge un pensiero chiaro e articolato, che affronta sin dai primi schizzi le complesse questioni tecniche di realizzabilità dell’opera, e contemporaneamente indaga in maniera sensibile e brillante un tema di pura ricerca architettonica. Le vicende politiche che attraverseranno il Venezuela nella seconda metà degli anni Cinquanta segneranno le sorti del museo. L’opera rimmarrà infelicemente soltanto un’idea, malgrado nasca nell’ambito di una realtà culturale di grande fermento e di importanti realizzazioni. È opinione diffusa in quegli anni, e Gio Ponti la conferma nei suoi reportage, che Caracas sarebbe divenuta la capitale mondiale dell’architettura moderna. L’idea del MAM nasce sotto il governo militare di Pérez Jiménez, per volere di Inocencio Palacios2, e si inserisce nell’ambito delle grandi operazioni di pianificazione per l’espansione urbana della capitale, che vede impegnati i più importanti nomi della cultura 12 Piano regolatore di Caracas del 1951 / Caracas master plan 1951 Vista General del Este / Overview of the East Late 1970s (Produced by Intana) Autopista Caracas - La Guaira 1950s (Produced by Exclusivas Graffsan) Incendio de una torre de petróleo en el Lago de Maracaibo / Oil tower ablaze at Maracaibo Lake (Produced by Intana) publications of the ‘50s, like the cited magazine “Modulo”, founded in the 1955 by Niemeyer himself, and the italian contribution of Gio Ponti with his essays on “Domus” (1953-1956), a magazine where Ponti was director. These are contributions that closely tell the story of Caracas and this extraordinary museum. The simultaneous opportonuties of work in Venezuela allow the closness in the criticism between the two masters. In fact in 1954 Ponti signed the project for Planchart house and in 1955 the one for the “Diamantina” right in Caracas. The first stage of the project dates at 1954, and the development extends until the entire year of 1955 through two versions of the projects. The second draft, based on the same proportions of the first one, analyses with more attention to the technical construction aspects, even if it preserves the same spirit of the first project. The study and demonstration model synthetizes the solutions of both projects. What comes out, is a clear thought that explains the complex technical questions of the work since the first sketches, and in the same time explores in a brilliant way a theme of pure architectural research. In the second half of ‘50s the political events in Venezuela marked the future of the museum. The project stays unfortunately only an idea, although it was born in a cultural reality of great turmoil and of great realizations. It is a common idea that in that time Caracas would become the world capital city of the modern architecture. The MAM idea was born during the militar government of Pérez Jimenéz, thanks to Inocencio Palacios 2. It becomes a great operations of urban planning for the extension of the city. In this process are involved the most important architects 13 2. Chairman of Urbanización Colinas de Bello Monte, the local authority that deals with the urban planning of the hilly area in the south of Caracas with paronamic view on the lower town, the place where the museum is planned. 14 architettonica internazionale. Niemeyer è già un affermato architetto noto per aver partecipato al team di progettazione del complesso delle Nazioni Unite a New York al fianco di Le Corbusier, e per le opere di Pamphulha a Belo Horizonte nella regione di Minas Gerais in Brasile. Queste ultime eseguite intorno al 1940 per volontà dell’allora prefetto locale Juscelino Kubitschek, figura che successivamente diverrà presidente del Brasile e che lo coinvolgerà nella nascita della nuova capitale brasiliana affidandogli il ruolo di architetto capo della NovaCap (Empresa Urbanizadora da Nova Capital do Brasil). Figurazione dello spazio museale Il programma funzionale del museo prevede un volume principale variamente articolato più una depandance che ospita una piccola scuola d’arte. Il volume museale prevede un livello interrato che contiene depositi e archivi, ed è servito da un accesso carrabile coperto. Al piano terreno è posizionato un auditorium con una capienza di 400 posti circa, accessibile dall’esterno e dai livelli superiori. Il piano soprastante (primo piano) ospita l’atrio, la reception per l’accoglienza e le informazioni, la direzione, la segreteria e i servizi per il pubblico. Il primo spazio espositivo è posizionato al secondo piano, e si sviluppa su una superficie quadrata di circa 1.600 mq. La seconda area per esposizioni è allocata a livello del terzo piano nella forma di un mezzanino sospeso, la cui superficie è di circa 1.200 mq. Infine è presente un terrazzo di copertura praticabile e destinato alla esposizione di sculture, dotato di alcuni objets à reaction poetique, un cilindro che segna l’uscita della scala elicoidale, un argano montacarichi, e una pensilina di foggia scultorea concepita per ospitare piccoli eventi, concerti all’aperto, o un bar. Questo museo è tuttavia un progetto che racchiude una riflessione più profonda sui temi di sempre dell’arte dell’esposizione. Una concezione dell’edificio molto complessa of the international architectural culture. Niemeyer is a successful architect known for his works of Pamphula in Belo Horizonte in the region of Minas Gerais, Brasil, and for his involvement in the project for the United Nations together Le Corbusier. The works in Brasil are carried out around 1940 thanks to the local prefect Juscelino Kubitschek, he becomes the future president of Brasil and he entrusts the task of Chief Architect of the NovaCap (Empresa Urbanizadora da Nova Capital do Brasil) to design the new Brazilian capital. Configuration of the space museum The functional program of the museum schedules a principal articulate volume and a depandance for a little school of art. The museum volume has an underground level for storage and archives. This level is served by a covered car access. At the ground floor is displaced an auditorium for 400 people, with an access from the outside and from the internal staircase. The entrance hall, the reception, infopoint, the administration and the services to the public are at the floor above (first floor). The first exhibition area is on the second floor with a surface of 1.600 sqm. The second exhibition area is set on the third floor in the form of a suspended slab with a surface of about 1.200 sqm. At last there is the terrace floor for sculpture exhibition, with some objets à reaction poetique, a cylinder marking the exit of the spiral staircase, an hoist winch, a sculptured shelter for little events as open-air concert or a bar. This museum is a project with a more deep reflection about the evergreen themes of the art of exhibiting. A very complex concept of the building that faces the theme of the enjoying of the artwork and the solution of the enlightment questions on the artwork. At least the location of the museum in the urban landscape is still a classic theme: the crowning of the hilly system, not so 15 Planimetria dell’area / General plan 1. 2. 3. 4. 5. 6. giardino / garden rampa sospesa / suspended footbridge terrazza / terrace scala a chiocciola / spiral staircase bar / café scuola d’arte / school of art 17 18 Pianta interrato / Basement floor 1. rampa carrabile / access road 2. patio coperto / covered patio 3. deposito e servizi generali / storage and technical area 4. scale / stairs 5. bagni / restrooms 6. montacarichi / lift-cage che ragiona sul piano della fruizione dell’opera d’arte e la risoluzione dei problemi della illuminazione dell’opera. L’inserimento del museo nel paesaggio della città è in fondo ancora un tema classico, il coronamento del sistema collinare, non diverso dal rapporto archetipico che l’acropoli instaura con il proprio sito. Secondo la ricostruzione che lo stesso Niemeyer riferisce sull’iter progettuale seguito, in un primo momento era previsto un volume parallelepipedo posato sulla sommità del colle e sollevato su pilotis. L’idea viene presto scartata in quanto questa configurazione poco si adattava a quel concetto di “contrasto desiderato” pensato da Niemeyer, cioè il rapporto di contrasto dialettico fra opera di architettura e ambiente naturale, che informa la scelta definitiva. La dirompente dimensione monolitica della forma pura che si percepisce dall’esterno, quasi un coronamento regale, un segnale a scala territoriale, assume all’interno una complessità spaziale per i giochi di rifrazione della luce, dove ogni pezzo è parte inscindibile della macchina architettonica, e dove l’esperienza del disorientamento si accompagna al viaggio nello spazio dell’arte senza perdere in chiarezza formale. Il risultato finale di questo pensiero si materializza nella immagine di un grande cristallo salino, una piramide capovolta infissa sulla sommità del colle prescelto nel paesaggio di Bello Monte. L’impianto, nel suo complesso, beneficia di un continuo gioco fra il rigore figurativo e la dissimmetria della disposizione formale, nel dondolare di forme frutto di una sapienza e proprietà del linguaggio geometrico innervato di soluzioni ritmiche, quasi la memorizzazione di una clave di derivazione musicale, un ulteriore apporto alla ricerca del maestro che in quegli anni viveva di scambi fra quelle discipline che hanno dato senso alla cultura brasiliana nel passaggio dalla bossa nova e dal samba al jazz. La pianta quadrata di progetto si articola in quattro livelli sovrapposti, organicamente interconnessi e partecipi di una Pianta giardino e scuola d’arte / Garden and school of art floor 1. giardino / garden 2. rampa sospesa / suspended footbridge 3. rampa di accesso al museo / museum footbridge access 5. scale / stairs 6. montacarichi / lift-cage 7. scuola d’arte / school of art 8. aule / rooms 9. biblioteca / library 10. pavimentazione esterna / external paving 21 Sezione / Section bb 1. deposito e servizi generali / storage and technical area 2. auditorium / auditorium 3. foyer / foyer 4. salone d’esposizione / exhibition area 5. mezzanino / mezzanine 6. bar / café 7. scuola d’arte / school of art fluidità spaziale che avvicina la struttura architettonica a una idea botanica, come la chioma di un albero o la corolla di un fiore. L’idea espressa da Niemeyer in questo progetto, unica e irripetibile, costituirà un importante antecedente per il suo successivo museo di Niteroi. Questa linea di pensiero è tuttavia aliena rispetto alla ricerca organica che in quel momento si sperimenta in architettura, dalla quale si discosta se non altro per un approccio diverso con il luogo, che non vuole essere e non è mai mimetico ma, al contrario, aspira ad instaurare un contrasto dialettico. All’interno la figura antropomorfa del mezzanino espositivo evidenzia una spazialità lirica, Niemeyer connette tre degli arti stilizzati alle pareti del prisma, in una tensione che sembra alludere a una tela inchiodata sommariamente, tenendone staccato uno, l’ultimo arto teso in procinto di sfiorare la parete sghemba. Il carattere eccezionale di questi spazi interni, definito da una serie di bellissimi disegni prospettici a mano libera di Niemeyer, viene esaltato dalla indagine sulla relazione fra i piani, lo spazio interno è in fondo continuo. L’ultimo piano aperto della copertura, è tessuto come una velatura di strutture di diversa trama che filtra la luce different from the archetypical relationship that the acropolis establishes with its site. According to the recostruction of the design process that Niemeyer himself reports, in a first step the first idea was a parallelepiped displaced on the top of the hill and raised on pilotis. This idea is soon eliminated because this configuration doesn’t suit that concept of “wished contrast” of Niemeyer, that is the relationship of dialectical contrast between the architectural work and its natural enviroment. This is the base concept of the final solution. The bursting monolithic scale of the pure form observed from the outside, is almost a kingly crowning, of a landmark, that takes inside a spatial complexity for the reflections of the light. Each part is a fundamental piece of the architectural machine, where the expierence of the lostness supports the trip in the space of the art without losing formal clarity. The final result of this thinking materializes in the image of a great crystal salt, an inverted pyramid infixed on the top of the selected hill in the landscape of Bello Monte. The architectural system, as a whole, benefits by a continuous job between the figurative rigour and the asymmetry of the formal displacement, in the noddling of the forms. These forms are the result of a know how and a geometric language 56 Venezuela, patria della libertà Venezuela, homeland of freedom a Caracas, il Museo d’Arte Moderna di Oscar Niemeyer1 in Caracas, The Museum of Modern Art of Oscar Niemeyer 1 Gio Ponti Gio Ponti iamo in queste pagine una grande primizia di Niemeyer: il Museo d’Arte moderna di Caracas da lui ideato, opera di straordinaria immaginazione architettonica. E a questo facciamo seguire, a situarlo nell’atmosfera architettonica di questa città, una serie di altre opere di Caracas, opere varie, di varia destinazione - dai nuovi gruppi residenziali di Carlos Raul Villanueva, costruiti dal Banco Obrero, realizzazione sociale di enorme volume, alla villa di Villanueva stesso, al grattacielo e al teatro di Vegas e Galia - ma tutte opere che riflettono la presenza di una fantasia e delle sue risorse più fervide, più coraggiose, più libere. Sono fra gli episodi espressivi che si susseguono in un città che si trasforma e cresce con una rapidità travolgente. Le immense costruzioni del Banco Obrero le vidi prima della loro inaugurazione, tutte illuminate in ogni finestra di queste mille stanze, e vidi segnate violentemente di rosso le casipole che gli abitanti dovevano lasciare per trasferirsi in queste nuove architetture, casipole indicate a quel modo per la distruzione. E infatti, perché una nuova immigrazione non le occupasse, perpetuando il vecchio stato di antigene e disordine, esse furono incendiate, attaccandole con lanciafiamme ed esplosivi, episodio straordinario, spiccio ed epico. In questo clima, che già i nostri lettori conoscono dalle pagine venezuelane che abbiamo pubblicato (“Domus”, n. 295, 299, 303, 304, 307, 309) sorgerà, come un accento espressivo, l’edificio di D 1. “Domus”, n. 317, 1956. e give in these pages a great brand-new of Niemeyer: the Museum of Modern Art, a work of exceptional architectural imagination. And after this, it will follow a series of other works in Caracas to locate the museum in the special architectural karma of the city. These are various works of different destination of use - starting from the residential complex of Carlos Raul Villanueva, builded by the Banco Obrero, a social realization of very big volume, the house-villa of Villanueva himself, the skyscraper and the theatre of Vegas & Galia - but they are works that demonstrate the presence of a great creativity with very fervid resources, boldest and sparest of them. They are expressive episodes that follow each other in a transforming city that grows up with sweeping quickness. I saw the very big buildings of the Banco Obrero before their dedication, they were all enlightened in each window of these thousand rooms. Also I saw roughly signed in red the shanties that the people have to leave to move in this new architecture, the shanties were so signed for the demolition. They were burned and attacked with bombs and flamethrowers to avoid a new occupation, causing the old state of chaos, this was an epic, hasty and extraordinary episode. In this ambient, that our readers know from the Venezuelan pages we already published (on “Domus”, n. 295, 299, 303, 304, 307, 309) Oscar Niemeyer’s building will arise, as an expressive accent, his Modern Art Museum. 57 W 1. “Domus”, n. 317, 1956. 58 Oscar Niemeyer, il suo Museo d’Arte Moderna. Esso appartiene a questo clima per la potente spontaneità che lo anima - come anima tutte le altre architetture che riempiono queste pagine, architetture naturali e non polemiche - e nello stesso tempo gli contrasta, chiuso come è elementare come è, unitario e tutto plastico come è, tutto “fatto naturale” come è, originato da una straordinaria facoltà immaginativa; la magia di Niemeyer. Leggano i nostri lettori la presentazione con cui accompagna e spiega il suo progetto. La facciamo seguire qui tradotta. Avvertano poi lettori, architetti, artisti, nelle pagine venezuelane che seguono più avanti, la presenza di un uomo nuovo nel rappresentarci l’architettura, Paolo Gasparini, fratello di Graziano, che ha fotografato questi edifici recando un nuovo contributo di espressione nel determinare queste immagini. It belongs to this karma for his powerful directness that comes alive - as it comes alive all the other architectural works that fill these pages, natural works, not polemical - and in the same time it conflicts with itself, closed as it is, simple as it is, unitary and all plastic as it is, all “natural fact” as it is, born of a great imagination; the magic of Niemeyer. Our reading public have to read the presentation whereby he explains his project. We follow here the translation. The readers note afterwards, architects, artists, in the following Venezuelan pages, the presence of a new man that represents to us the architecture, Paolo Gasparini, Graziano’s brother, who has photographed these buildings affording a new contribute of expression in the making of these pictures. 59 60 61 Foto del modello / Model picture 62 Relazione di Niemeyer sul progetto del Museo Niemeyer’s report about the project of the museum t was in our intention, in the draft of the Museum of Modern Art of Caracas, to find a solution that for his simplicity and pureness could be a symbol of the Modern in Venezuela. So we avoided the normal solutions, based only about functional, topographic and economic factors (1), so as we avoided that ones with separated elements (2), almost always undefined and picturesque. For the Museum of the Modern Art of Caracas we want the opposite, we wish a new form, monumental and solid, able to stand out in the landscape and to represent the creative force of the modern art in the pureness of his design. The proposal that we present adapts itself to the place, because its centralization of the supports that permits an open space (3) and it has as main intent to allow the maximum natural light inside (4); the strong contrast between the outside closed and the inside opened will cause emotion and surprise in the visitors (5). ra nostra intenzione, nel progettare il Museo d’Arte Moderna di Caracas, cercare una soluzione che per semplicità e per purezza potesse costituire quasi un simbolo del movimento moderno in Venezuela. Perciò abbiamo evitato le soluzioni correnti, basate soltanto su fattori funzionali, topografici ed economici (1), così come abbiamo evitato quelle ad elementi staccati (2) di aspetto quasi sempre indefinito e pittoresco. Per il Museo d’Arte Moderna di Caracas volevamo il contrario, volevamo una forma nuova, compatta e monumentale, che risaltasse nel paesaggio, e rappresentasse nella purezza delle sue linee la forza creatrice dell’arte moderna. La soluzione che presentiamo si adatta bene al luogo, per l’accentramento degli appoggi, che lasciano libero lo spazio (3), ed ha fra gli scopi principali quello di provvedere il massimo di luce naturale all’interno (4); il contrasto violento fra l’esterno chiuso e l’interno aperto creerà nei visitatori emozione e sorpresa (5). “E “I Distribuzione interna Il programma prevede: per le esposizioni, una grande sala (1.600 m2) al secondo piano, il terzo piano, sospeso (1.200 m2); la terrazza (600 m2); inoltre ambienti per la direzione, e un atrio di attesa, locali per la pinacoteca, per le informazioni, la segreteria, gli archivi e i depositi; un auditorio, ambienti per i servizi generali. Per la Scuola d’Arte, collegata al Museo, aule e biblioteca. The inner organization The program schedules: for the exhibition, a great room (1.600 sqm) on second floor, the third floor, suspended (1.200 sqm); the roof (600 sqm); beside rooms for the administration and a waiting hall, areas for the art gallery, for the informations, the secretariat, the archives and the storage; an auditorium, general services areas: 63 64 66 67 68 Pianta generale e circolazione Il terreno verrà ribassato di sei metri rispetto al livello della strada, e ciò ha suggerito la soluzione della rampa sospesa che porterà i visitatori direttamente al foyer al primo piano (6). Da questo piano altre rampe li porteranno al salone d’esposizione, al terzo piano, sospeso, alla terrazza e, scendendo, all’auditorio. I servizi di controllo e di direzione saranno situati al piano del foyer, e collegati indipendentemente alla sala d’esposizione, all’auditorio e ai servizi generali, attrezzati nel modo migliore per il trasporto delle pitture e sculture ai locali di esposizione (7). La Scuola d’Arte, situata in un edificio isolato, potrà godere del giardino del Museo per le lezioni all’aria aperta, poiché la rampa sospesa di accesso al Museo raccoglierà la circolazione del pubblico. Illuminazione La forma che si è adottata non solo consente il vantaggio evidente dell’accentramento degli appoggi, ma anche permette di utilizzare al massimo per l’illuminazione la luce naturale. Così la copertura del Museo costituirà per le sale di esposizione una superficie luminosa di circa 3.600 m2; la luce sarà regolata secondo le necessità interne con estrema elasticità, data la sua abbondanza, e data la posizione delle pareti esterne (9). Provvista di elementi di cemento che eviteranno la incidenza diretta sui cristalli, la copertura del Museo avrà inoltre, internamente, un sistema di elementi mobili in alluminio che forniti anche di impianti di luce artificiale, consentiranno tutti gli effetti luminosi che si possono desiderare. Congegni elettronici manterranno stabile dentro le sale, di giorno e di notte, senza interruzione, la illuminazione prefissata (10). Struttura La struttura sarà semplice e razionale; le pareti esterne saranno a pannelli (di 6 centimetri di spessore) con intercapedine di 90 centimetri e con nervature ad ogni metro (11). For the Art School, linked with the Museum, classrooms and a library. General plan and circulation The soil will be reduced of six meters compared to the street level, and this cause the solution of the suspended ramp that allows to the visitors to reach directly the foyer on first level (6). From this floor others ramp permit to them to arrive the exhibition hall, on third suspended floor, and to the terrace, and getting down off, to the auditorium. The control services and administration will be located on the foyer floor, and they will be connected indipendently to the exhibition room, to the auditorium and to the general services that are equipped in the best way for the handling of the paintings and sculptures towards the exhibition areas (7). The Art School, located in an isolated building, will benefit from the garden of the Museum for the outdoor lessons, because the suspended ramp will collect the people circulation. The lighting The form we have adopted allows not only the obvious convenience of the centralization of the supports, but also the maximum natural light inside. So the roof of the museum will be for the exhibition rooms a lightful surface about 3.600 sqm; the light will be corrected in according to the inner needs with great elasticity, because its quantity and the position of the perimetric walls (9). The roof of the Museum will be equipped of concrete elements that avoid the direct incidence on the glasses; the roof of the Museum will be equipped also, inside, with a system of moving elements made of Aluminum fitted out of artificial lights that will allow all the wishing effects. Electronic mechanisms will mantain constant inside the rooms, day and night without interruption, the prefixed enlightment (10). 69 70 Tutti i piani funzioneranno da tiranti nella struttura: il terzo piano, sospeso, è tenuto da quattro colonne e da quattro tiranti in diagonale, che renderanno libera la gran sala delle esposizioni sottostante (12). Questa soluzione, oltre all’interesse strutturale che presenta, fa si che razionalmente tutti gli sforzi vadano a concentrarsi al centro delle fondazioni. La copertura avrà un sistema di elementi di protezione in cemento, e in parte sarà impiegata come terrazza, per esposizioni all’aperto. Esposizioni interne L’allestimento delle esposizioni si realizzerà con pareti mobili in alluminio, cave, in modo da permettere l’applicazione di impianti di illuminazione collegati alle prese di piano”. The structure The structure will be very simple and logical; the inside walls will be formed by two panels of concrete 6 cm thick, separated by an interspace of 90 cm and crossed by a bracketing each meter (11). All the floors have the role of braces in the structure: the third floor, suspended, is substained by four pillars and four diagonal braces that will allow the great exhibition hall below to be an open space (12). This solution, besides of its structural interest, permits logically all the forces to converge to the centre of the foundations. The roof will be equipped with a system of protection formed by concrete elements, and a part of it will be used as terrace for outdoor exhibitions. The inside exhibitions The staging of exhibition will be realized with moving hollow walls made of aluminum, so to permit the use of lighting system connected to the plugs of the floor”. 71