TEKNE RESTAURO snc - Progetto Re.Me.Dia.
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TEKNE RESTAURO snc - Progetto Re.Me.Dia.
teknerestauro s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori Loc. Patrignone 33/M 52100 AREZZO P.I.V.A./C.F. 01944510518 tel: 3287616593 – 3397930912 – 3476424467 [email protected] PROGETTO DI CONSERVAZIONE E CONDIZIONAMENTO DI MATERIALE PERGAMENACEO APPARTENENTE ALL’ARCHIVIO CAPITOLARE DELLA CATTEDRALE DI AREZZO INDICE INTRODUZIONE…………………………………………………………………….………p 3 L’ARCHIVIO CAPITOLARE…………………………………………….………………..p 3 I FONDI DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE…………………………………….….…p 5 L’AMBIENTE DI CONSERVAZIONE……………………………………………..….p 8 STATO DI CONSERVAZIONE DEL FONDO……………………….………….….p 11 CENNI STORICI SULLA PERGAMENA……………………………………………..p 15 LA MANIFATTURA DELLA PERGAMENA……………………………………..…p 16 STRUTTURA CHIMICA E CARATTERISTICHE DELLA PERGAMENA…..p 19 IL DETERIORAMENTO DELLA PERGAMENA…………………………………..p 25 GLI INCHIOSTRI………………………………………………………………………….…p 32 I SIGILLI………………………………………………………………………………………..p 35 IL DETERIORAMENTO BIOLOGICO DELLA PERGAMENA………..………p 39 INTERVENTI DI RESTAURO……………………………………………………..…….p 45 2 INTRODUZIONE Il presente progetto riguarda i documenti membranacei conservati presso l’Archivio Capitolare della Cattedrale di Arezzo. Questi atti trasmettono importanti informazioni storiche attraverso il testo scritto, i sigilli e tutti gli elementi riconoscibili in un documento e sono testimoni della storia che devono essere conservati e manipolati con cura nel momento della loro fruizione. L’occasione del presente progetto che ne prevede una considerevole consultazione e manipolazione ai fini della digitalizzazione e dello studio ha reso ragionevole anche un intervento di restauro conservativo degli originali presi in esame. L’antichità e la complessità dei documenti in oggetto ha richiesto una analisi approfondita di tutti gli aspetti e degli elementi che compongono i beni in questione al fine di poter intervenire sulla conservazione in modo meno invasivo possibile nel rispetto del singolo e senza snaturare la complessità e le caratteristiche proprie delle serie archivistiche, esse stesse beni da tutelare nella loro completezza. L’ARCHIVIO CAPITOLARE L’Archivio Capitolare della Cattedrale di Arezzo fu costituito intorno all’840 dal vescovo Pietro I. I suoi componenti, oltre ad aiutare il vescovo nelle pratiche pastorali, riuscirono a creare una scuola che ebbe grande fama e alterne vicende fino al 1500. In particolare, essa è ricordata per la littera aretina, per le pratiche di cancelleria, per le miniature, e per l’organizzazione del canto al tempo di Guido Monaco. Le vicende della città non hanno permesso però che 3 la documentazione appartenente a quel periodo giungesse completa fino a noi, infatti particolari situazioni storiche, quali distruzioni, lotte di fazioni, trasferimenti della Curia e della sede del Capitolo, incendi, danni del tempo e periodi di incuria, hanno ridotto notevolmente il materiale documentario. Nel 1200 il Capitolo della Cattedrale venne trasferito presso la chiesa di S. Pietro maggiore, divenuta la cattedrale, all’interno della città, mentre la cattedrale originaria rimase, inizialmente con servizio saltuario, per poi essere distrutta nel 1561 per ordine di Cosimo De’ Medici. Negli statuti redatti nel 1263 sotto la propositura di Ranieri degli Ubertini e il vescovato di Guglielmino degli Ubertini, si ha testimonianza di una certa organizzazione archivistica, in quanto si specifica il compito dell’incaricato responsabile dell’Archivio e si riserva particolare attenzione alle carte che giustificavano le proprietà del Capitolo sparse specialmente nella Valdichiana infatti furono compilati intorno al 1250 i Catasti di Tegoleto e Alberoro, tra i più antichi rimasti. Anche nelle successive variazioni statutarie si ripetono le stesse disposizioni e si ripete che la sistemazione fosse tenuta con criterio toponomastico. Altre testimonianze dell’esistenza dell’Archivio del Capitolo si hanno nel 1535, quando il Vescovo Francesco Minerbetti da’ indicazioni sulle metodologie di conservazione dei documenti, e nel 1571, quando i Canonici chiedono ai Conservatori dell’Archivio di non inviare a Firenze il materiale notarile, di conseguenza nell’archivio sono confluiti anche documenti notarili riguardanti affari privati. Anche per stimolo del vescovo Falconcini che cercò personalmente materiale archivistico e stese un Chronicon della Chiesa aretina, nel 1700 si riorganizzò l’archivio, dotandolo di una ampia Biblioteca, e collocandolo nei locali prima adibiti a granai ed attualmente occupati dal Museo diocesano. Un ulteriore miglioramento delle strutture fu apportato dall’Archivista P. Giannerini il quale, 4 insieme agli studiosi aretini G.F. De Giudici, G. Fossombroni, A.L. Grazini, riordinò le pergamene secondo il criterio cronologico, e fece realizzare scaffalature di legno, sia per l’archivio che per la biblioteca. Al tempo della soppressione napoleonica fu portato nell’archivio la parte pergamenacea dei Monasteri di S. Maria in Gradi e di Badia, e in seguito altro materiale giunse anche sotto forma di donazione da parte di privati o dagli archivi di conventi soppressi. Intorno al 1950 l’Archivio fu nuovamente trasferito in nuovi e più idonei ambienti nei quali rimase fino al 2005, anno nel quale è stato collocato nelle stanze del palazzo del Seminario vescovile dove ancora oggi è in atto il riordinamento del materiale. Forse poco conosciuto dagli studiosi locali, l’Archivio Capitolare è oggi oggetto di ricerche da parte di studiosi europei ed americani e sono numerosi i nomi illustri che hanno ricercato, presso questo archivio, materiale per approfondire aspetti particolari di fenomeni storici, come lo sviluppo della egemonia politica, la cultura cancelleresca aretina o il sorgere del volgare. L’archivio riveste quindi una grande importanza per la Diocesi di Arezzo Cortona e Sansepolcro, perché i documenti qui conservati ne testimoniano la legittimità (fondazione, statuti), l’attività (verbali, ricordi), l’economia ( catasti, campione, debitori, creditori). I FONDI DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE La documentazione in oggetto fa parte di tre fondi ben distinti: il FONDO CANONICA, il FONDO DI BADIA e il FONDO DI S. MARIA IN GRADI. 5 Il FONDO CANONICA raccoglie atti che si riferiscono direttamente al Capitolo della Cattedrale o in generale alla Diocesi. E’ suddiviso in diverse serie: il Fondo Diplomatico della Canonica è un gruppo di 1050 pergamene che riguardano il Capitolo, la Diocesi e la vita civile per il periodo 650-1750; ordinato cronologicamente, ad esso è stato aggiunto un piccolo numero di pergamene di minore importanza, oltre ad alcuni fascicoli di notari. I Verbali delle Adunanze Capitolari, serie ancora aperta, è costituita da 28 pezzi con indice per argomenti e che vanno dall’anno 1430 al presente. Le Petizioni sono filze rilegate in pergamena che contengono richieste, lettere, petizioni, di cui si discuteva in adunanza. Sono 16 pezzi dal 1661 al 1960. I Processi sono due serie di materiale vario che riguarda questioni e liti del Capitolo con privati e enti pubblici di cui la prima serie, di 10 pezzi, copre il periodo 1532 - 1793 e la seconda, di 17 pezzi, va dal 1542 al 1902. Alcuni fascicoli sono riuniti in Processi Vari, altra serie con appunti su varie cause dal 1609 al 1938. La Corrispondenza è costituita da 11 filze dal 1411 al presente con lettere di vario argomento indirizzate al Capitolo. Il Camarlingo contiene varie filze che riuniscono in modo disordinato i registri del Camarlingo, del Provveditore e anche del ‘riscontro del Provveditore’. Una parte è detta ‘Provveditore’ e va dal 1420 al 1889, mentre un’altra è detta ‘Amministrazione Capitolare’e va dal 1535 al 1888. Gli argomenti riguardano generalmente le Entrate e Uscite della Massa capitolare. La serie Sagrestia fa riferimento alle spese e all’organizzazione della Sagrestia, cui presiedeva un Canonico sacrista. Comprende 4 volumi di inventari, che vanno dal 1500 al 1893, 15 volumi di Entrate-Uscite dal 1373 al 1824, 3 pezzi per le spese della cera, due dei ‘drappelloni’ da pagarsi ad ogni nuova nomina e un registro ‘Processione del Corpus Domini’ (1905-1914). 5 pezzi riportano 6 l’elenco dei Debitori (1805-1959), 17 pezzi contengono i Registri del Maestro di Sagrestia (1752-1963), 280 vacchette (1538-1960) contengono le registrazioni delle messe quotidiane o per soddisfare i legati. Il FONDO DI BADIA contiene le 1684 pergamene della Badia delle Sante Flore e Lucilla, soppressa nel 1814, che coprono un arco temporale che va dall’anno 884 all’anno 1729. Il FONDO DI S. MARIA IN GRADI contiene 774 pergamene del Monastero Camaldolese di S. Maria di Agnano unita a S. Maria in Gradi e vanno dall’anno 1029 al 1694. 7 L’AMBIENTE DI CONSERVAZIONE Esistono un gran numero di fattori che possono influenzare lo stato di conservazione di un documento membranaceo e che nel corso del tempo possono aver influito su di esso e sugli elementi che lo compongono. L’intervento di restauro è uno di questi, e, se in passato il concetto di restauro si avvicinava molto a quello di riparazione e mirava al completo ripristino del bene, soprattutto dal punto di vista estetico, sfiorando a volte perfino la falsificazione, oggi l’intervento vero e proprio è divenuto la fase finale di un complesso di attività molto più ampio, che prende il nome di conservazione. Oggi si è infatti compresa l’importanza della prevenzione, che consiste nel mettere in atto tutte quelle procedure che possono assicurare il mantenimento del documento nel tempo, interferendo il minimo indispensabile con esso. Si è infatti visto come, al di là dei fattori intrinseci di degrado, dovuti alle procedure di fabbricazione del bene e quindi parte integrante di esso, esistano tutta una serie di fattori estrinseci, collegati alle condizioni di conservazione ed all’ambiente nel quale il bene si trova. Per questo, al fine di ridurre al minimo indispensabile gli interventi diretti sui documenti, è importante agire sui luoghi di conservazione, monitorandoli e cercando per quanto possibile di mantenere al loro interno determinate condizioni. A questo scopo, ogni ambiente di conservazione dovrebbe essere sottoposto a periodiche ispezioni al fine di individuare l’eventuale presenza di muffe, insetti o infestanti di altro genere o la presenza di altre forme di degrado. E’ poi importante effettuare un costante monitoraggio termoigrometrico, cioè tenere sotto controllo i parametri microclimatici degli ambienti di conservazione, al fine di evitare tempestivamente danni alla documentazione archivistica. 8 Valori non idonei e brusche variazioni danno origine a problemi conservativi rilevanti infatti, un ambiente troppo umido, con un eccessivo assorbimento di acqua, favorisce l’insorgere di degradi chimici e lo sviluppo di attacchi microbiologici, al contrario un ambiente troppo secco, con un eccessivo desorbimento di acqua, provoca una disidratazione dei materiali che li rende rigidi e fragili. L’umidità relativa, sia quella dell’ambiente, sia l’umidità dei supporti documentari, può essere influenzata da umidità esterna, da umidità di risalita dalle strutture murarie, o da infiltrazioni d’acqua, per questo è importante mantenere all’interno dell’ambiente dei valori igrometrici compresi tra il 50% e il 60% ed una temperatura compresa tra i 14°C ed i 20°C, ma è anche importante disporre le scaffalature e gli arredi utilizzati per la conservazione per quanto possibile lontani dalle pareti e da eventuali aperture esterne o fonti di calore. Una idonea areazione dell’ambiente può essere utile al fine di favorire il ricircolo dell’aria evitando la formazione di microclimi dannosi e condensa. La luce può essere un ulteriore elemento di degrado, ed è per questo che anche l’illuminazione deve rispettare precisi parametri, non deve superare infatti i 50 lux/ora e deve essere priva di radiazioni ultraviolette. A questo scopo, nel caso siano presenti finestre o aperture verso l’esterno, dovrebbero essere fornite di opportuni filtri. La polvere, possibile veicolo di inquinanti chimici e particolato di origine biologica, deve essere eliminata attraverso periodici interventi di spolveratura. Anche le scaffalature e gli arredi impiegati per la conservazione di volumi e documenti rivestono un ruolo molto importante; ne esistono infatti varie tipologie, ognuna delle quali presenta dei pregi: le scaffalature storiche sono generalmente in legno, materiale che ha il pregio di esercitare una funzione tampone rispetto ad eventuali cambiamenti 9 climatici, in quanto, essendo in legno, e quindi in materiale fortemente igroscopico, tende ad entrare in equilibrio con l’umidità ambientale, evitando i rischi delle più moderne scaffalature metalliche. Il legno è però un materiale appetibile a microrganismi ed insetti, per cui rischia di favorire danni di tipo biologico e rischia inoltre di aggravare i danni causati da un possibile incendio. Sostituire delle scaffalature lignee può però voler dire danneggiare i luoghi di conservazione ed i materiali stessi dal punto di vista storico, in quanto gli stessi arredi possono essere un bene prezioso da conservare. Le scaffalature metalliche hanno come caratteristica principale la funzionalità, la durata nel tempo ed un costo notevolmente inferiore rispetto alle altre tipologie, presentano però un difetto molto importante, in quanto al loro interno rischiano di verificarsi fenomeni dannosi come la condensa poiché il materiale da cui sono costituiti è impermeabile all’umidità. Le scaffalature oggi maggiormente impiegate e quelle che in misura sempre maggiore tendono, dove è possibile, a sostituire quelle già esistenti sono i cosiddetti compactus. Questi sono scaffali metallici a scorrimento, che consentono di utilizzare in maniera più razionale lo spazio all’interno dei depositi e, consentendo la chiusura dei ripiani, limitano notevolmente la presenza di polvere su di essi, rendendo meno frequente la necessità di interventi di spolveratura. L’utilizzo di queste scaffalature impone però un più attento controllo delle condizioni climatiche e ambientali, in quanto essendo di metallo rischiano anch’essi di favorire fenomeni dannosi come condensa e formazione di microclimi non idonei. 10 STATO DI CONSERVAZIONE DEL FONDO I documenti pergamenacei presi in esame hanno differenti dimensioni e presentano differenti caratteristiche. Ognuno di essi è arrotolato su se stesso ed originariamente tenuto in questa forma grazie ad un cordino in cotone che, annodato intorno al documento, mantiene legato ad esso un cartellino cartaceo che ne riporta il numero di inventario (sono infatti ordinate cronologicamente e numerate) ed una breve descrizione del contenuto. Attualmente, le pergamene hanno assunto in maniera definitiva la forma di rotolo, per cui il cordino mantiene ha il solo scopo di conservare il cartellino cartaceo legato ad ogni documento. Le pergamene arrotolate sono poi 11 raggruppate per decina tramite un ulteriore cordino e conservate all’interno di un armadio settecentesco in legno, suddivise in vari cassetti detti capsae, all’esterno dei quali è riportata l’indicazione del contenuto. Questo tipo di sistemazione, oltre ad essere una collocazione ormai divenuta storica per questi documenti, ne permette la salvaguardia dalla polvere e dal deposito di eventuali spore o sostanze inquinanti. Inoltre, la scaffalatura lignea ha il pregio di esercitare una funzione tampone rispetto ad eventuali cambiamenti climatici, in quanto, essendo in legno, e quindi in materiale fortemente igroscopico, tende ad entrare in equilibrio con l’umidità ambientale, evitando i rischi delle più moderne scaffalature metalliche, all’interno delle quali, specialmente in assenza di un’adeguata areazione dei locali, si possono creare fenomeni di condensa estremamente dannosi per il materiale custodito. 12 L’ambiente nel quale si trova il materiale è dotato di una finestra che viene periodicamente aperta per consentirne l’areazione. Questo è quasi esclusivamente un luogo di deposito, in quanto la consultazione di questi documenti è controllata e limitata ai casi di estrema necessità, la finestra viene quindi normalmente mantenuta chiusa e le luci spente, limitando così di esporre il materiale a luce potenzialmente nociva o ad eventuali escursioni termiche. Durante le fasi preliminari del progetto, si è proceduto al monitoraggio delle condizioni termoigrometriche dell’ambiente di conservazione, misurando i valori di temperatura e umidità relativa tramite attrezzature specifiche. I valori ottenuti sono una temperatura media di 20°C ed una U.R. del 55%, valori che possono quindi essere considerati nella media ottimale per una buona conservazione dei documenti. Infatti, in generale il fondo può essere considerato in buono stato di conservazione, soprattutto dal punto di vista chimico e biologico, visto che solo alcune delle pergamene presentano danni di questo tipo. Infatti, le pergamene hanno origini differenti e lo stesso fondo archivistico nel corso del tempo è stato conservato in locali diversi, caratterizzati, probabilmente, da fattori termoigrometrici diversi, che hanno dato origine, su alcune di esse, ad infezioni da parte di microrganismi che, ormai non più attivi, hanno però lasciato le tipiche macchie rossastre risultato del loro metabolismo. Inoltre, l’importanza di questa documentazione fa supporre che questa sia stata consultata per vari scopi e che poi, divenuta oggetto di studio, sia stata frequentemente manipolata nel corso dei secoli. E’ comunque possibile osservare, anche in assenza di dati certi riguardo ai precedenti luoghi di conservazione, che sia l’attuale ambiente che quelli precedenti sono comunque sempre stati sufficientemente idonei, poiché i documenti, a parte qualche eccezione, non presentano né significativi degradi 13 causati da un attacco di tipo biologico, né preoccupanti deterioramenti derivanti da elevati valori di umidità, né evidenti degradi di natura fotochimica. I problemi principali di conservazione che tali documenti presentano sono infatti di tipo meccanico, quindi lacune e strappi, derivanti dalla continua e inadeguata fruizione nel corso del tempo. La conservazione in forma di rotolo non è di per sé dannosa per le pergamene, ma lo diventa nel momento della consultazione, se questa non viene effettuata con la dovuta cautela, cioè srotolando con attenzione i documenti, tenendoli aperti con l’aiuto di pesi disposti su tutti i lati durante la fruizione e ponendo la stessa attenzione in fase di riarrotolamento. In alcuni casi i documenti sono dotati di sigillo aderente in cera, un elemento estremamente delicato, per salvaguardare il quale, la pergamena è stata piegata in alcuni punti così da racchiuderlo al suo interno proteggendolo. In questi documenti, la pergamena ha subito un forte stress nei punti di piegatura dovuto alla sua apertura e chiusura, tanto da presentare delle lacune piuttosto grandi proprio in quei punti. 14 CENNI STORICI SULLA PERGAMENA La pergamena, materiale di origine animale impiegato come supporto scrittorio, oltre che in vari strumenti di uso quotidiano, probabilmente già a partire dal 2000 a.C., nel corso del Medio Evo è divenuta, grazie alla sua superiorità materiale, il supporto scrittorio per eccellenza. Essa è rimasta infatti in uso contemporaneamente al papiro per lungo tempo, per poi sostituirlo del tutto a partire dal IV sec. d.C. La pergamena presentava infatti delle caratteristiche qualitative molto importanti, quali la durabilità e la stabilità, che ne garantivano una migliore affidabilità. A questi si sono aggiunti notevoli vantaggi economici, dovuti ad una più facile reperibilità del materiale membranaceo rispetto al papiro,che veniva invece prodotto quasi esclusivamente in Egitto. L’opacità della pergamena, inoltre, permetteva l’utilizzo per la scrittura sia del recto che del verso del foglio senza sprechi e la sua solidità permetteva di eseguire rasure e reiscrizioni. Questo ha consentito di mettere a punto diversi procedimenti per raschiare i testi più antichi e quelli di minore interesse per scrivere sulla stessa pagina testi nuovi, che hanno preso il nome di palinsesti. Questo ha costituito un enorme vantaggio dal punto di vista economico e pratico, visti soprattutto gli alti costi di realizzazione di questo materiale e la difficoltà di reperibilità incontrata in alcuni momenti storici. I primi libri membranacei avevano la forma di rotoli (volumina), in quanto le caratteristiche di elasticità e pieghevolezza hanno permesso di ripetere con la pergamena la forma del volume di papiro: diverse strisce di pergamena venivano cucite insieme lungo i margini corti per poi essere arrotolate. Questo supporto scrittorio aveva però la tendenza a non rimanere perfettamente piano, creando qualche difficoltà sia in fase di scrittura che in fase di lettura, costringendo chi maneggiava il volume a tenere il testo dalle 15 due parti per mantenerlo in piano. Inoltre, terminata la lettura, per rimettere il testo in ordine era necessario svolgerlo e arrotolarlo in senso inverso, cosa piuttosto scomoda che ha spinto alla sostituzione dei libri in forma di volumen con quelli in forma di codex. Tale forma, derivante probabilmente dai dittici e dai polittici in legno ricoperto di cera in uso presso i Greci e i Romani, fu inizialmente poco apprezzata, in quanto i testi vi apparivano maggiormente compressi in uno spazio minore, perché scritti su entrambe le facciate di ciascun foglio. Nonostante questo, l’estrema comodità di questa struttura ha portato alla rapida diffusione del libro in forma di codice, fino alla completa sostituzione del rotolo, forma che è stata mantenuta però per la conservazione dei documenti. L’introduzione della carta nel XII secolo ha portato al progressivo abbandono della pergamena in ambito librario, abbandono sancito poi dall’invenzione della stampa, per la quale il materiale membranaceo non era idoneo. Tale fenomeno non si è verificato però, se non molto più tardi, in ambito documentario, dove infatti, l’impiego della pergamena, ritenuta un materiale di maggior pregio rispetto alla carta, è stato mantenuto per le scritture di maggior solennità e rilevanza ufficiale, politica e amministrativa, cioè per tutti quei documenti che si riteneva dovessero durare più a lungo. LA MANIFATTURA DELLA PERGAMENA La pergamena è infatti un materiale estremamente resistente ed idonea a fungere da supporto scrittorio e deve le sue caratteristiche sia alla materia prima ovvero alla pelle animale sia alla lavorazione che subisce. Le pelli maggiormente impiegate nella manifattura della pergamena sono quelle di pecora, agnello, capra e vitello. La tecnica di lavorazione, che ha avuto 16 una certa evoluzione fino al Medio Evo, è rimasta poi da questo momento sostanzialmente invariata. Essa consiste nell’asportazione, tramite operazioni chimiche e meccaniche, del vello, dello strato epidermico e di quello ipodermico, utilizzando perciò unicamente il derma. La pelle, a differenza di quello che avviene nella manifattura del cuoio, non subisce nessun trattamento di concia. Da antichi testi risulta che per la preparazione alla depilazione e per l’indebolimento dell’epidermide si usavano infusi vegetali stagionati, sterco o farina, nei quali si sviluppavano batteri idrolitici e solo a partire dall’VIII secolo si inizia a parlare dell’uso della calce, alla quale in un secondo momento si è aggiunto il solfuro di sodio per abbreviare i tempi di trattamento. Nei paesi mediterranei, più umidi, per accelerare l’essiccamento ed aumentare la scrivibilità della pergamena si cospargeva sulla sua superficie polvere di gesso, che le conferiva anche maggiori bianchezza e opacità. Alcuni artigiani, per assicurare una maggiore resistenza alle variazioni termo igrometriche, aggiungevano al prodotto finito chiara d’uovo, grassi, oli vegetali e piccole quantità di tannino o allume, ottenendo così una parziale concia. Le fasi di lavorazione della pergamena, rimaste sostanzialmente invariate fino ad oggi, sono le seguenti: Scuoiatura: separazione della pelle dall’animale morto; Conservazione: spesso le pelli non vengono lavorate subito dopo la scuoiatura, e per questo, al fine di evitare che vadano in putrefazione, si procede alla loro salatura. Questa può avvenire a secco o in vasca. La salatura a secco consiste nel cospargere le pelli con cloruro di sodio sistemandole una sopra l’altra sopra un piano inclinato perché sgocciolino l’acqua in esse contenuta fino alla completa asciugatura. La 17 salatura in vasca si effettua immergendo le pelli in soluzioni sature di cloruro di sodio per poi cospargerle di sale; Rinverdimento: lavaggio in acqua fredda delle pelli precedentemente salate, al fine di reidratare la pelle eliminando il sale, la sporcizia e le sostanze solubili presenti sulla sua superficie; Calcinazione: le pelli vengono immerse in vasche contenenti una soluzione satura di idrossido di calcio (calce spenta) che indebolisce l’epidermide, rigonfia le fibre di collagene, saponifica e quindi solubilizza i grassi. Questa operazione favorisce l’asportazione del pelo e l’eliminazione delle sostanze indesiderate. A seconda dello spessore della pelle, e quindi del tipo di animale al quale appartiene, la calcinazione va dagli 8 ai 30 giorni. In alternativa a questo procedimento, viene aggiunto alla calce del solfuro di sodio, che solubilizza la cheratina agevolando la successiva depilazione e riducendo i tempi di calcinazione; Depilazione: operazione tramite la quale vengono asportati peli ed epidermide, ponendo la pelle su un cavalletto e raschiandola con un coltello a mezza luna non affilato in modo da non tagliare il derma; Primo lavaggio: le pelli vengono lasciate in acqua per qualche giorno al fine di solubilizzare ed eliminare l’idrossido di calcio in eccesso e le altre sostanze di scarto. Parte dell’idrossido di calcio rimane nella pergamena sotto forma di carbonato di calcio, costituendo così su di essa una riserva alcalina e rendendola più bianca ed opaca. Montaggio su telaio: le pelli vengono montate e tese su telai di legno tramite spaghi o chiodi. 18 Scarnitura: operazione che serve a separare l’ipoderma dal derma asportando lo strato ipodermico scarnendo le pelli tramite coltelli molto affilati; Secondo lavaggio: le pelli, sempre montate su telai, vengono lavate più volte con acqua; Essiccamento: le pelli, tese sui telai, vengono poste ad asciugare. Man mano che l’acqua evapora, la pelle tende a contrarsi e quindi, essendo tesa sul telaio, subisce una trazione graduale che fa in modo che le fibre di collagene si dispongano in strati sovrapposti e paralleli alla superficie della pelle, rendendola quindi facilmente de laminabile. L’asciugatura la rende inoltre rigida; Lisciatura: la pelle viene lisciata con pomice per renderne la superficie più liscia ed omogenea. STRUTTURA CHIMICA E CARATTERISTICHE DELLA PERGAMENA Le caratteristiche della pergamena e la sua complessità conservativa sono dovute, come già detto, sia ai processi di manifattura totalmente artigianali che ha subito nel momento della sua fabbricazione sia alla complessità strutturale della sua materia prima. La pelle è costituita da tre starti principali: epidermide o epiderma, derma o corion e ipoderma, di spessori diversi a seconda dell’animale di provenienza e, nello stesso animale, a seconda delle parti del corpo. L’epidermide è la parte più esterna, costituita da cinque strati. Il più superficiale, lo strato corneo, è formato da cellule appiattite, squamose e 19 secche in continuo sfaldamento; lo strato sottostante, strato lucido, è costituito da cellule senza nucleo ricche di sostanze rifrangenti; segue lo strato granuloso, sede della melanina, pigmento che dà colore alla pelle, quindi lo strato di Malpighi, costituito da cellule tondeggianti, ed infine lo strato basale o germinativo, sede di cellule in continua riproduzione che dà origine agli altri strati. Infatti, le cellule germinative si evolvono migrando verso la superficie producendo e riempiendosi di cheratina (proteina che serve ad impermeabilizzare la cute) fino a perdere il nucleo, divenire appiattite e perdersi per desquamazione in superficie. L’epidermide è attraversata dai peli che hanno origine nel derma. Il derma, è lo strato più spesso ed importante, in quanto è il solo dei tre strati ad essere utilizzato per ottenere la pergamena. E’ costituito essenzialmente da fibre di collagene (la più importante proteina della pelle, composta a sua volta da catene di amminoacidi disposti in forma elicoidale) che si intrecciano in ogni direzione. Il derma fa da supporto ai vasi sanguigni e linfatici, alle ghiandole sebacee e sudorifere, ai follicoli dei peli. E’ costituito da due strati: quello più esterno, strato papillare, e quello più interno, strato reticolare, a contatto con l’ipoderma. Questi nella pergamena danno origine ai due lati, chiamati fiore o papillare e carniccio o reticolare. Lo strato papillare è costituito da fibre sottili e compatte e contiene i follicoli dei peli, la distribuzione dei quali forma la grana. E’ coperto nella parte superiore da una membrana sottile, detta membrana ialina o vitrea, che costituisce una specie di separazione tra epidermide e derma. Lo strato reticolare, molto più spesso, è costituito da fibre più spaziate e di maggiori dimensioni. L’ipoderma, la parte più interna della pelle, ha spessore molto variabile e contiene le cellule adipose, quindi maggiore quantità di grasso e poche fibre di collagene. 20 Il costituente principale della pergamena è, dunque, il collagene, una proteina che si presenta sotto forma di lunghe fibre. Le proteine sono polimeri naturali particolarmente abbondanti negli organismi animali, nei quali svolgono varie funzioni: catalisi chimica (enzimi), difesa (anticorpi), regolazione (ormoni), funzioni plastiche e di sostegno. In natura esistono molti tipi di proteine, che possiedono però pressoché la stessa composizione elementare: carbonio al 5055%, idrogeno al 6,7%, ossigeno al 20-23%, azoto al 12-19%, zolfo al 0-3%. Esse sono inoltre costituite da una o più catene di unità più semplici, dette amminoacidi, che si legano tra loro mediante legame peptidico e secondo una combinazione che è propria di ogni proteina e che le conferisce le sue specifiche proprietà. Le proteine più piccole sono solubili in acqua, mentre quelle più complesse sono solubili in acidi, basi o Sali. Quelle che compongono la pelle sono così grandi e complesse da essere insolubili in tutti i solventi e da poter essere dissolte unicamente tramite reazioni chimiche che ne causano forti cambiamenti strutturali. Infatti, le fibre di collagene della pergamena sono unite tra loro per mezzo di legami il più importante dei quali è il legame a idrogeno, di natura elettrostatica in quanto dovuto alla attrazione di cariche di segno opposto e del quale il principale responsabile è l’idrogeno. Tutte le proteine naturali sono sensibili al calore, ai cambiamenti di pH e ai diversi reagenti chimici, gli amminoacidi delle proteine possono contenere anche gruppi ionici o cariche libere che rendono possibili anche reazioni con agenti ionici, come avviene nei procedimenti di concia della pelle. Il collagene è quindi una proteina fibrosa molto stabile, che conferisce grande resistenza alle sollecitazioni esterne ai tessuti nei quali è contenuto. Per questo la pelle è stata da sempre impiegata nella realizzazione di oggetti d’arte, di uso quotidiano e di altro genere destinati a durare nel tempo. Le sue qualità più particolari sono infatti permanenza, cioè la proprietà di un materiale di mantenere immutate le 21 sue caratteristiche per lunghi periodi di tempo senza deteriorarsi in maniera significativa in condizioni di normale conservazione e normale uso, e durabilità, ovvero la proprietà di resistere, senza eccessivo danno, a ripetute sollecitazioni meccaniche in normali condizioni di uso. Il materiale membranaceo presenta una elevata disomogeneità, ha infatti caratteristiche che variano da una pergamena all’altra o anche all’interno della stessa pergamena, determinando variazioni di peso, di spessore, di rigidità, di resistenza alla trazione, ecc. Tale disomogeneità dipende essenzialmente da due fattori: la storia dell’animale dal quale la pergamena proviene, quindi la sua specie, il sesso, l’età, lo stato di salute, la sua alimentazione, il suo patrimonio genetico, e i metodi di lavorazione impiegati per ottenerla. Infatti, essendo la produzione della pergamena un’attività di tipo artigianale, anche se ogni bottega doveva rispettare con metodicità le varie fasi di lavorazione, tendeva comunque ad apportare delle varianti personalizzate, dovute proprio all’artigianalità della produzione. Questo rende difficile ricostruire perfettamente nei dettagli le fasi di lavorazione del manufatto. Ad esempio, una fase molto importante è la calcinazione, durante la quale i tempi di trattamento, il riutilizzo del bagno e l’eventuale aggiunta di solfuro di sodio determinano alcune importanti caratteristiche del prodotto finito, quali il colore, la rigidità, e l’integrità delle fibre. Anche l’asciugatura sotto tensione della pergamena dopo che è stata fissata sul telaio rappresenta una fase cruciale, in quanto i tempi entro i quali questa si svolge determinano la planarità del foglio. Alcuni artigiani, inoltre, trattavano il prodotto finito con chiara d’uovo, grassi vegetali o piccole quantità di allume, sostanze che conferivano maggiore stabilità alle variazioni termoigrometriche, ma che sono oggi difficilmente identificabili. Infatti, se da una stessa pergamena si ricavano più campioni, si noterà come anche al suo 22 interno variano molte caratteristiche come il peso e lo spessore che ad esempio, possono variare in maniera sensibile a seconda della posizione del campione, essendo la zona della spina dorsale dell’animale molto più pesante e spessa rispetto alla pancia. Anche la densità apparente (il termine ‘apparente’ si riferisce al fatto che la pergamena non è costituita solo da fibre di collagene, essendo presenti tra di esse degli interstizi), che si ottiene dal peso del campione diviso per il suo volume, ha valori differenti a seconda della zona dalla quale è ricavato il campione. La rigidità, cioè la resistenza che un campione oppone alla flessione, e la resistenza alla trazione, evidentemente legate al peso, ne ricalcano lo stesso andamento. La pergamena presenta inoltre una elevata igroscopicità, ovvero una forte tendenza ad assorbire e desorbire acqua, dovuta principalmente al collagene, il quale, possedendo numerosi gruppi polari, è in grado di legarsi all’acqua per mezzo di legami idrogeno. La quantità di acqua contenuta all’interno del materiale membranaceo dipende dalle condizioni igrometriche dell’ambiente in cui esso si trova ed influenza notevolmente molte sue caratteristiche. La quantità di vapore acqueo presente nell’atmosfera varia a seconda delle condizioni meteorologiche ed ambientali. Viene definita umidità assoluta la quantità di acqua espressa in grammi contenuta in un metro cubo d’aria e umidità di saturazione la quantità d’acqua contenuta nell’aria quando questa è satura di vapore acqueo, valore che aumenta con l’aumentare della temperatura. Per definire esattamente le condizioni di umidità dell’aria viene impiegata una grandezza che mette in relazione la sua umidità assoluta con l’umidità di saturazione e che viene detta umidità relativa (U.R.). Questa è dunque il rapporto in percentuale tra la quantità di vapore acqueo effettivamente presente in un certo volume d’aria ad una data temperatura e la quantità massima di vapore acqueo che lo stesso volume d’aria, alla stessa 23 temperatura, può contenere. Così, se la temperatura di un ambiente chiuso diminuisce, la sua umidità relativa aumenta in quanto diminuisce l’umidità di saturazione. L’umidità relativa è pari al 100% quando l’umidità assoluta è uguale all’umidità di saturazione; la temperatura alla quale questo avviene è detta ‘punto di rugiada’. Essendo la pergamena un materiale estremamente igroscopico, tende a mettersi in equilibrio con l’ambiente in cui si trova, perciò, quando una pergamena secca viene posta in un ambiente umido, tende ad assorbire acqua aumentando il suo peso, mentre al contrario quando una pergamena umida viene posta in un ambiente secco, tende a cedere molecole d’acqua perdendo peso. E’ stato infatti accertato che al 50% di U.R. il contenuto d’acqua all’interno della pergamena è all’incirca del 13%, mentre in condizioni prossime alla saturazione, cioè al 95% di U.R., raggiunge il valore del 35%. Il tempo impiegato da una pergamena per raggiungere l’equilibrio con l’ambiente è di circa 72 ore. La pergamena è inoltre soggetta ad un fenomeno detto isteresi igrometrica, in base al quale ad una stessa temperatura, in fase di assorbimento essa trattiene una minore quantità d’acqua rispetto alla fase di desorbimento. La presenza di acqua all’interno della pergamena influenza ovviamente anche le sue caratteristiche, in quanto influisce direttamente sul peso e sulle dimensioni e di conseguenza sulle sue caratteristiche di rigidità e flessibilità. Così, passando da una condizione ambientale secca a condizioni di U.R. prossime alla saturazione, quindi del 95%, la pergamena subisce un allungamento percentuale del 4,5% circa. La presenza dell’acqua influenza infatti i legami interfibra, penetrando tra di essi e indebolendoli fino alla rottura. Il materiale aumenta quindi la sua flessibilità con l’aumentare dell’umidità e perde flessibilità con l’abbassarsi dell’umidità. 24 IL DETERIORAMENTO DELLA PERGAMENA L’invecchiamento dei documenti d’archivio, come di qualsiasi altro materiale, è un processo evolutivo naturale, spontaneo ed irreversibile che non può essere arrestato,ma semplicemente rallentato, riducendo o eliminando tutte le cause che tenderebbero invece ad accelerarlo. L’invecchiamento naturale sarebbe infatti di per sé abbastanza lento se non intervenissero alcuni fattori esterni ad accelerarlo innescando processi di degrado chimico e biologico, oltre a danni di tipo meccanico. L’entità e la tipologia di questo tipo di danni è individuabile solo fino ad un certo punto, in quanto la complessità della molecola proteica e la sua disomogeneità fanno che sì che ogni interazione con essa da parte di agenti esterni provochi reazioni differenti e causi differenti mutamenti nelle proprietà del materiale, in particolar modo dal punto di vista meccanico. Il deterioramento del collagene può avvenire ad ogni livello di organizzazione molecolare della proteina e i processi di deterioramento a carico dei differenti livelli possono avvenire l’uno indipendentemente dall’altro, causando cambiamenti chimici e fisici completamente differenti. Il deterioramento dei supporti membranacei può avvenire attraverso le seguenti vie: Perdita della struttura elicoidale degli elementi costituenti la proteina, cosa che implica la rottura dei legami a idrogeno con conseguenti cambiamenti nelle proprietà meccaniche della pergamena; Variazione nella organizzazione strutturale che implica la rottura delle forze di attrazione tra le fibre, rendendo il materiale più poroso e la sua struttura più aperta all’attacco di eventuali agenti di deterioramento; 25 Perdita di cristallinità, cioè della caratteristica densità data dall’impenetrabile allineamento e dalla struttura tridimensionale ordinata delle molecole. Le zone cristalline sono più dense e meno sensibili agli attacchi di agenti distruttivi rispetto alle più aperte zone amorfe. La perdita della cristallinità rende quindi la proteina più vulnerabile al deterioramento; Frammentazione delle fibre di collagene attraverso reazioni di idrolisi che comporta rottura dei legami tra amminoacidi. Questa scissione avviene per mezzo dell’acqua ed è catalizzata dalla presenza di un acido; Frammentazione delle fibre di collagene attraverso reazioni di ossidazione a carico dei legami presenti. In entrambi i casi, le reazioni di frammentazione portano a catene più corte e di conseguenza a supporti più fragili, fino ad arrivare, nei casi più estremi, alla polverizzazione della pergamena. I fattori che influenzano i processi di deterioramento del materiale membranaceo possono essere interni o esterni al materiale stesso. I fattori interni, dipendono sia dalla storia dell’animale di provenienza, quindi dalla storia della sua salute, dal sesso, dall’alimentazione e dal patrimonio genetico, sia dalle fasi di lavorazione della pelle. Questa può infatti essere già deteriorata prima della trasformazione in pergamena, a causa ad esempio di parassiti che provocano fori nel derma, di ferite mal rimarginate, o nel caso di animali di sesso femminile anche a causa di gravidanze ripetute che provocano rilassamento e assottigliamento del derma. Anche la lavorazione può arrecare danni irreversibili a quello che sarà il prodotto finito. La scuoiatura, ad esempio, se male eseguita può causare lacerazioni del derma e una scarsa salatura può produrre putrefazione. In fase di calcinazione, se il procedimento viene prolungato troppo si possono ottenere pergamene rigide e in alcuni casi la 26 frammentazione delle fibre di collagene, quindi un prodotto già in origine degradato. Una calcinazione insufficiente può invece portare a pergamene scure e molli, mentre se lo stesso bagno viene utilizzato varie volte, nella soluzione di calce si sviluppano batteri idrolitici che lo rendono più attivo e il trattamento diviene così più spinto e meno controllabile. L’eventuale aggiunta di solfuro di sodio rende inoltre il procedimento più pericoloso, in quanto il solfuro attacca anche il derma distruggendo il collegamento tra le catene di collagene. Infine, se dopo il montaggio su telai il tempo di essiccamento è troppo rapido, non si riesce ad ottenere il graduale assestamento delle fibre in strati paralleli e il prodotto finale può presentarsi ondulato. I fattori esterni di degrado possono essere influenzati da vari elementi, legati all’ambiente di conservazione in cui si trova il materiale. Quelli che maggiormente influenzano la pergamena sono umidità e temperatura, ai quali essa è molto sensibile per la sua natura fortemente igroscopica, che determina l’assorbimento o il desorbimento di acqua in quantità variabile in relazione alle condizioni igrometriche dell’ambiente in cui si trova. Se umidificazione e deumidificazione si verificano in condizioni non controllate, si verifica una deformazione del materiale a causa del riposizionamento delle fibre, che si sottopongono ad una libera organizzazione all’interno del foglio. In un ambiente troppo umido si verifica il rigonfiamento delle fibre con conseguenti variazioni dimensionali e, nei casi più gravi, gelatinizzazione del supporto. In questo caso, se si hanno più pergamene a contatto si rischia che queste si uniscano tra loro a formare un unico blocco compatto (effetto blocking). Una elevata umidità favorisce anche reazioni degradative di idrolisi, cioè frammentazione delle fibre di collagene mentre un ambiente troppo secco non è favorevole alla conservazione, poiché determina la contrazione e il conseguente infragilimento del supporto. 27 La temperatura, oltre ad influenzare l’umidità, influenza la cinetica di tutte le reazioni chimiche, poiché un suo innalzamento aumenta la velocità con cui le reazioni avvengono e inoltre tutte le proteine sono sensibili al calore, che può causare accorciamenti irreversibili a danno della struttura del collagene. Particolarmente dannosa risulta essere l’influenza di una elevata temperatura in presenza di acqua o vapore acqueo. I materiali contenenti collagene manifestano infatti processi degradativi in presenza di composti acidi o alcalini già alla temperatura di 40°C. Di particolare rilievo è la cosiddetta ‘temperatura di accorciamento’, cioè la temperatura alla quale deve essere portato il collagene per distruggere la cristallinità delle fibre che varia a seconda della specie animale tra i 55°C ed i 65°C. Un decremento della temperatura di accorciamento implica una maggiore apertura della struttura del materiale e quindi una maggiore sensibilità ai diversi agenti atmosferici. Variazioni di umidità e temperatura continue causano ripetuti rigonfiamenti e contrazioni e possono quindi provocare non solo deformazioni della pergamena, ma anche danni ad eventuali inchiostri e miniature presenti, sotto forma di microfratture e/o sollevamenti a scaglie della pellicola pittorica dal supporto. Ancora più dannosi possono essere gli sbalzi di umidità relativa dovuti a repentini cambiamenti di temperatura in ambienti chiusi, problema aggravato dal riscaldamento artificiale, che fa innalzare la temperatura abbassando l’umidità relativa solamente in alcuni momenti della giornata, determinando invece l’abbassamento della temperatura e l’innalzamento dell’umidità relativa al momento dello spegnimento. Nei casi più gravi questo può provocare condensa, con conseguenti danni agli inchiostri e al supporto. Anche l’illuminazione è un fattore di rilievo nella degradazione dei materiali, infatti, le pergamene, a meno che non siano esposte in mostra, sono solitamente conservate all’interno di ambienti chiusi e perciò abbastanza 28 protette dall’effetto delle radiazioni solari, ma la luce artificiale presente e quella naturale che penetra in questi ambienti attraverso porte e finestre hanno un effetto dannoso, la cui entità dipende dalla lunghezza d’onda, dall’intensità della radiazione e dal tempo di esposizione. Sorgenti di luce diverse emettono radiazioni visibili ed invisibili in proporzioni diverse, che si caratterizzano per lunghezza d’onda e frequenza; la luce solare infatti, contiene una grande quantità di infrarossi, di ultravioletti e di radiazioni visibili; le lampade ad incandescenza emettono quantità maggiori di radiazioni infrarosse e visibili rispetto a quelle ultraviolette; le lampade a fluorescenza emettono una grande quantità di radiazioni ultraviolette e una minima di infrarossi. La caratteristica dei raggi ultravioletti è quella di favorire reazioni fotochimiche, rottura dei legami chimici con conseguente alterazione dello scritto ed infragilimento del supporto, essendo queste radiazioni ad alto contenuto di energia. I raggi infrarossi, emessi non solo dal sole ma anche da sorgenti come le lampade ad incandescenza, hanno invece minore energia, ma il calore da essi emesso accelera l’invecchiamento dei materiali, favorendo l’imbarcamento del supporto ed il conseguente danneggiamento delle pellicole pittoriche. Le radiazioni visibili provocano sbiadimento dei colori e depolimerizzazione del collagene con conseguente invecchiamento. Le radiazioni ultraviolette sono quindi quelle più pericolose, poiché sono caratterizzate da una frequenza maggiore rispetto alla luce visibile e quest’ultima, per lo stesso motivo, è più dannosa rispetto alle radiazioni infrarosse. Di conseguenza la luce solare, caratterizzata da tutte le tre bande, e le lampade a fluorescenza, caratterizzate da molti ultravioletti, sono le fonti luminose che provocano maggior degrado. Un altro fattore di degrado molto importante è l’inquinamento atmosferico, che può essere definito come qualsiasi alterazione delle caratteristiche chimico-fisiche dell’aria, determinata sia da variazioni di concentrazione dei 29 suoi normali costituenti, sia, e soprattutto, dalla presenza di sostanze estranee alla sua composizione. Questi problemi, già notati nel XVII secolo, quando si parlava di azione corrosiva del fumo di carbone e di danni provocati da aria, umidità, sole e luna, sono divenuti particolarmente evidenti a partire dal XIX secolo, con la nascita dell’industria. Essa ha infatti portato ad una fortissima presenza nell’aria di agenti inquinanti, sia sotto forma di particelle in sospensione, sia sotto forma di gas mescolati ai normali componenti dell’aria. Il vapore acqueo, presente allo stato naturale, può diventare particolarmente pericoloso se la sua concentrazione si innalza in modo rilevante formando gocce d’acqua che dissolvono gas e particelle in sospensione, permettendone la trasformazione in agenti dannosi. Allo stesso modo, le radiazioni solari, oltre ad avere un’azione distruttrice sui materiali, favoriscono l’interazione dei gas tra di loro. Le particelle in sospensione, dette anche particolato, possono essere di natura e dimensioni molto variabili, in conseguenza della tipologia di ambiente (montano, marino, rurale, industrializzato). Dal punto di vista qualitativo, può essere composto da aerosol, e cioè da goccioline d’acqua contenenti ioni idrosolubili (solfati, nitrati e cloruri), o da particelle solide (silice, silicati, ossidi metallici, idrocarburi, acidi organici, aldeidi), o da materiale di origine biologica vivente e non (microrganismi, spore, pollini, insetti, ecc.). All’interno di ambienti confinati destinati alla conservazione di documenti, le concentrazioni di particolato sono ridotte rispetto all’esterno, ma questo rappresenta comunque un pericolo, soprattutto in presenza di elevati valori di umidità relativa o di fenomeni di condensa sulle superfici dei materiali, poiché esercita un’azione chimica corrosiva su di esse, vi forma sopra uno strato coprente ed innesca meccanismi di deterioramento di natura biologica. I composti contenenti azoto, gli ossidi di azoto, sono presenti nell’atmosfera come risultato dei processi di combustione, per questo raggiungono elevate 30 concentrazioni in modo particolare in ambienti urbani, a causa del sempre più crescente traffico automobilistico. Essi hanno grande attività fotochimica che provoca numerose reazioni con i composti organici gassosi presenti nelle atmosfere inquinate, costituendo quello che prende il nome di smog. Inoltre, esplicano una notevole attività ossidante e in presenza di umidità portano alla formazione di acido nitrico e acido nitroso. Questi inquinanti hanno quindi la capacità di portare attacco sia acido che di tipo ossidativo sui materiali proteici, con conseguente frammentazione delle catene di collagene e perdita di resistenza. I composti contenenti zolfo derivano oltre che da processi di combustione anche da putrefazioni biologiche, sono perciò presenti sia in ambienti rurali che in ambienti urbani. Questi interagiscono con alcuni metalli creando solfuri scuri che provocano alterazione dei pigmenti. Inoltre, possono dare origine a fenomeni di ossidazione che, se catalizzati da sostanze metalliche, conducono alla formazione di acido solforico e quindi ad un attacco acido persistente sul materiale. In presenza di altre sostanze ossidanti (come ad esempio gli ossidi di azoto) l’azione di questi composti risulta ancora più forte. L’ozono, la cui presenza nell’atmosfera è dovuta a reazioni fotochimiche tra radiazioni ultraviolette e ossigeno, può divenire un potente ossidante particolarmente attivo nei confronti delle sostanze organiche, e quindi della pergamena, rompendo i legami tra atomi. Negli ambienti confinati la presenza di ozono è in realtà abbastanza scarsa, anche se questo può essere prodotto da fotocopiatrici, stampanti laser, apparecchiature elettriche. In presenza di ossidi di azoto e di zolfo, anche i cloruri possono portare alla formazione di acido cloridrico e quindi sulla pergamena delle forme di degrado tipiche degli attacchi acidi. 31 Anche la fruizione da parte dell’utenza può diventare per il materiale pergamenaceo fonte di degrado, in quanto ne comporta la manipolazione che non sempre avviene in maniera idonea, problema al quale si possono aggiungere i danni provocati intenzionalmente sotto forma di atti di vandalismo, quali strappi, asportazioni, furti, ecc. Altra causa di degradazione esterna può essere un intervento di restauro condotto in maniera non idonea o con prodotti dannosi per il materiale, cosa che si è verificata in particolare modo nel passato, quando le scarse conoscenze scientifiche del materiale da trattare, dei processi di deterioramento e di conseguenza dei metodi di intervento più idonei, oltre ai limitati mezzi tecnici, hanno portato alla realizzazione di operazioni che con il tempo possono risultate dannose per i materiali. Infine, tra gli agenti esterni di degrado si devono ricordare gli eventi eccezionali quali alluvioni, terremoti, incendi, guerre, ecc. che possono portare alla completa distruzione dei documenti. GLI INCHIOSTRI L’origine dell’inchiostro risale quasi certamente al III secolo a.C.. Da questo momento, per un periodo di oltre 200 anni, fu realizzato semplicemente miscelando carbone di legna polverizzato con acqua, aggiungendo talvolta un addensante (legante). Il colore era dato dalle particelle di carbone che venivano disciolte in acqua ma dalle quali si otteneva però una sospensione dalla stabilità relativa, perché lasciandola riposare le particelle di carbone, più pesanti, tendevano a depositarsi. Per ovviare a questo problema si aggiunsero alla soluzione dei prodotti addensanti che, aumentandone la viscosità, 32 rallentavano la deposizione delle particelle di carbone. L’addensante aveva poi l’ulteriore pregio di consentire una migliore scorrevolezza dell’inchiostro evitandone lo spandimento sul supporto e di agire come adesivo facendo meglio aderire le particelle di carbone, conferendo anche una certa brillantezza allo scritto. Gli addensanti, differenti a seconda delle zone e delle epoche di utilizzo, erano solitamente sostanze colloidali come gomma arabica, colla di pesce, albume d’uovo, miele, olio di lino, olio d’oliva, colla ricavata da corna di animali. A questi erano aggiunte sostanze antisettiche come canfora, chiodi di garofano, aceto, succo d’aglio per garantirne la conservazione. Con il passare del tempo, la preparazione dell’inchiostro divenne più complessa sostituendo al carbone il nerofumo e realizzando dei panetti solidi che potevano essere disciolti in acqua al momento dell’uso. Il nerofumo, prodotto della combustione di alcune sostanze, è costituito essenzialmente da carbonio elementare con ossigeno, idrogeno, zolfo e varie impurità e può essere di due varietà: nero di resina, derivante dalla combustione di radici di conifere, o nero di lampada, derivante dalla combustione di sostanze impiegate per le lampade, quali pece, olio di semi di lino o di canapa. L’inerzia chimica del carbonio rende questo inchiostro non soggetto ad alterazioni chimiche e privo di sostanze dannose per i supporti. Allo stesso tempo, però, in presenza di umidità può creare delle macchie e, non penetrando in profondità, può essere rimosso per lavaggio o semplice abrasione. Queste caratteristiche spinsero alla ricerca di prodotti che dessero una maggiore resistenza all’inchiostro e portarono così all’aggiunta di solfato ferroso, un sale che penetrava molto facilmente nel supporto, ma che nel corso del tempo tendeva a trasformarsi in ossido di ferro, creando delle incrostazioni brune difficili da rimuovere. Quest’ultimo difetto fu corretto aggiungendo acido tannico, un derivato delle noci di galla, che in combinazione con il sale di ferro 33 dava origine a delle particelle di colore nero. Da questo ebbe origine l’inchiostro ferrogallotannico, preparato estraendo l’acido gallico e tannico dalle noci di galla sminuzzandole e ponendole a macerare per alcuni giorni in acqua o vino per poi bollirle. Una volta raggiunto un terzo del volume di partenza, si aggiungeva il solfato ferroso e quindi l’addensante. All’occorrenza si aggiungevano anche fluidizzanti (acido cloridrico o solforico), antifermentativi e sostanze odorose. Esistevano comunque un numero infinito di ricette per preparare questo tipo di inchiostro e le stesse sostanze utilizzate, essendo componenti naturali, avevano composizione chimica estremamente diversa e per questo ne risulta un’enorme varietà di inchiostri, ognuno con caratteristiche proprie. Un eccesso di solfato ferroso, dà come risultato un inchiostro che tende a divenire marrone per azione con l’ossigeno, e quindi estremamente stabile alla luce ed ai lavaggi, ma talvolta poco leggibile che favorisce l’ossidazione della carta. Un eccesso di sostanza tannica può invece provocare l’ammuffimento dell’inchiostro, per cui la scrittura tende a sbiadire. Inoltre, l’interazione tra sali di ferro e acidi tannico e gallico produce acido solforico che, soprattutto in combinazione con l’ossidazione della carta, può portare alla foratura del supporto. Al contrario della carta, la pergamena non subisce questo tipo di degrado dovuto alla presenza di sostanze acide, in quanto a seguito del processo produttivo e in particolare alla lavorazione nei bagni di calce fa depositare sulla pergamena idrossido di calcio, che con i successivi lavaggi in acqua non viene completamente eliminato e si trasforma in carbonato di calcio che crea al suo interno una riserva alcalina sufficiente a contrastare questo fenomeno e in generali gli attacchi degli acidi. 34 I SIGILLI Il sigillo nasce come segno prima ancora della scrittura ed è usato come marchio personale per garantire l’autenticità o la proprietà; è il sistema più utilizzato per autenticare e convalidare gli atti fino al XV secolo, quando lo sviluppo del notariato e l’aumento dell’importanza della firma autografa ne diminuiscono l’uso. Fin dall’antico Egitto, l’oggetto utilizzato per imprimere questo segno sulla superficie dei sigilli è l’anello sigillare il cui uso, passando per il periodo greco romano e per l’epoca merovingia si protrae fino al IX-X secolo con i re carolingi e ottoniani. Man mano che passa il tempo i sigilli diventano sempre più grandi, tanto che si deve abbandonare la tradizione degli anelli sigillari in favore di placche e matrici. Il sigillo è uno dei caratteri estrinseci di maggiore importanza del documento, anche se in Italia ebbe uso quasi limitato ai documenti pubblici e semipubblici. Tecnicamente un sigillo è un’impronta positiva eseguita su una materia plastica come cera o metallo fuso, tramite una matrice in pietra o metallo incisa in negativo. La materia più comunemente usata è la cera vergine o colorata ma sono molto diffusi anche sigilli metallici di piombo, argento, o oro che prendono il nome di bolle perché sono il risultato della pressione tra due matrici di un globo di metallo detto “bulla”. Fino alla fine dell’XI secolo non viene aggiunto nessun colorante alla cera, quindi i sigilli hanno una colorazione che va dal giallo al marrone, poi dall’inizio del XII secolo la cera comincia ad essere colorata soprattutto in rosso e in verde (più rari sono i sigilli neri, bianchi, blu e rosa). In genere è difficile trovare delle regole precise nell’utilizzo di un colore piuttosto che un altro, la scelta è più spesso frutto di gusti, mode etc. La forma più comune è quella circolare ma si trovano anche sigilli ovali, a 35 scudo, a losanga, esagonali, ottagonali, ogivali. Fino al XIII secolo la cera è un materiale abbastanza a buon mercato per cui se ne fa un uso smodato e infatti le dimensioni delle impronte risultano piuttosto grandi (dai 5 ai 13 centimetri di diametro). Tutte le dimensioni del sigillo, quindi superficie e spessore, sono elementi fondamentali da tenere presente anche in funzione di una corretta conservazione sia del sigillo che del documento a cui è legato. Anche il metodo di apposizione è un elemento molto determinante per motivi conservativi, perché comporta differenti problematiche d’intervento. Riguardo questa caratteristica si distinguono due differenti tipologie di sigilli, quelli pendenti e quelli aderenti. I sigilli pendenti possono essere sia in cera che in metallo e sono uniti attraverso lacci di seta, di canapa o di lino o attraverso striscioline di pergamena o di carta alla parte inferiore del documento, ripiegata per essere più resistente (plica). I sigilli pendenti in cera hanno uno spessore piuttosto elevato così da permettere d’inglobare al suo interno i cordoni o qualsiasi altro materiale che lo fissa al documento , in questo caso infatti la cera resa malleabile è modellata nella forma desiderata e sono inclusi al suo interno gli ancoraggi e solo in un secondo momento viene effettuata l’impressione. I sigilli in culla sono particolari tipi di sigilli in cui viene creata una culla in cera vergine, nella quale vengono inglobati gli ancoraggi etc. e viene modellata come desiderato, quindi si crea un alloggiamento, si creano fori e graffi per migliorare l’aderenza e viene colata al suo interno una cera solitamente colorata che viene poi impressa. I sigilli aderenti possono essere solo in cera e sono attaccati direttamente alla materia scrittoria. Per ottenerli la cera viene scaldata in acqua calda e stesa direttamente sul documento dove viene impressa prima che si raffreddi. Il 36 punto di aderenza può essere predisposto secondo due diverse metodologie: se la cera è applicata direttamente sul foglio reso irregolare tramite raschiatura ed eventualmente con l’ausilio di una striscia di pergamena passata attraverso due tagli paralleli, in modo che le estremità vengano inglobate nella cera, il sigillo si definisce impresso; si dicono invece incassati se sul materiale scrittorio provvisto di incisioni multiple grazie alle quali sia stata ripiegata e asportata parte della pergamena, la massa di cera è bloccata con una seconda massa di cera posta sul verso del documento in modo che le due parti di cera calda entrando in contatto si saldano e creano un ancoraggio stabile. La cera posta sul verso spesso era munita di controsigillo, elemento che veniva realizzato in un secondo momento. All’interno dei fondi presi in esame i sigilli ancora conservati sono in cera, il materiale più diffuso. Differenti sono le ricette che venivano utilizzate per creare la massa morbida utilizzata per i sigilli in cera; nell’antichità erano mescolate argilla e cera in parti differenti, nello scorrere del tempo fino al medioevo si nota che la quantità di cera aumenta progressivamente rispetto a quella di argilla in modo da creare un composto sempre più plastico e molto meno friabile; nelle ricette medievali si arriva ad avere una maggioranza di cera d’api unita a sostanze resinose, pece, colofonia, trementina e olio di lino ed eventuali pigmenti. La cera d’api, la più diffusa e la più antica utilizzata, presenta numerose impurità che determinano la varietà di degradi e caratteristiche differenti riscontrabili nei sigilli. Le caratteristiche più rilevanti della cera d’api sono un aspetto traslucido, una diminuzione considerevole del suo volume in conseguenza del raffreddamento e quindi alla sua solidificazione e un punto di fusione intorno ai 62 a 64°, che significa che anche con il semplice calore delle mani diviene modellabile; la cera 37 può avere zone di differente grado di cristallinità ed è solubile in solventi clorurati (trielina) idrocarburi (benzina, essenza di benzina, essenza di petrolio) e in altri solventi poco polari quali l’etere ma risulta totalmente insolubile in acqua perché è materiale idrofobo. La cera è materiale molto stabile chimicamente, ma condizioni climatiche sfavorevoli possono creare mutamenti fisici e chimici importanti: le variazioni di temperatura possono creare la formazione di cristalli più o meno piccoli a seconda della rapidità della variazione (per esempio con un rapido raffreddamento si determina la formazione di forme polimorfiche molto piccole), e la modifica della struttura cristallina consente agli acidi grassi di migrare in superficie facendo perdere elasticità al materiale che diventa più sensibile agli urti, alle vibrazioni e alle pressioni; in alcuni casi si verifica una recristallizzazione che conferisce al materiale un aspetto biancastro. Benché la cera risulti piuttosto inerte chimicamente è stato provato che se sottoposta a valori alti di umidità relativa, temperatura e irraggiamento può subire fenomeni di idrolisi e ossidazione che possono essere catalizzati dalla presenza di acidi o di basi forti, con i quali il sigillo in cera può per sua natura facilmente entrare in contatto, sia grazie all’inquinamento atmosferico, che per naturale contatto con alcune sostanze basiche: il raffinaggio della cera utilizzava acqua ricca di calcio e quindi la cera ha al suo interno sostanze basiche; per facilitare il distacco della matrice, prima dell’impressione e del contatto con la cera veniva trattata con carbonato di calcio e quindi è presente sulla superficie del sigillo una sostanza potenzialmente reattiva; i sigilli erano legati al documento membranaceo, per sua natura fortemente alcalino, presentano quindi nei punti di contatto degradazioni dovute ai residui del calcio provenienti dalla lavorazione della pergamena. Il sigillo, oltre ad avere valore di autenticità e garanzia è veicolo di importanti 38 informazioni storico-culturali trasmessi da immagine e scrittura (leggenda). il fragile rilievo che lo caratterizza e che in alcuni casi lo rende unico è spesso la testimonianza sulla quale ricostruire avvenimenti, usi e costumi del passato. Una manipolazione e una conservazione inadeguate rischiano quindi di cancellare per sempre importanti informazioni storiche. Già nel medioevo si cercava di proteggere i sigilli in cera sospesi ai documenti, a questo scopo questi erano spesso inseriti in sacchettini appositamente confezionati in tela cuoio o pergamena e dal XV secolo si diffonde l’uso di custodie di metallo o legno; la presenza di tale protezione in documenti anteriori è da attribuire alla precauzione di archivisti attenti. Questi sistemi di protezione si sono rivelati nocivi alla longevità del sigillo, poiché un oggetto non visibile è trattato con meno cura di uno visibile e infatti in molti casi a causa di colpi e sfregamenti all’interno dei sacchetti sono stati rinvenuti soltanto frammenti di sigillo. Inoltre un ambiente di conservazione chiuso, se mantenuto in condizioni climatiche non idonee, può creare microclimi dannosi per il materiale conservato con il conseguente sviluppo di microrganismi e fenomeni di idrolisi. IL DETERIORAMENTO BIOLOGICO DELLA PERGAMENA Un’altra forma di degrado frequentemente riscontrabile è il degrado di origine biologica, o biodeterioramento, ovvero qualsiasi cambiamento non desiderato nelle proprietà di un materiale, causato da organismi viventi. Esso può essere dovuto a vari fattori, può infatti essere un deterioramento di tipo fisico o meccanico, dovuto al movimento dell’organismo sul materiale o alla sua manipolazione, oppure di tipo chimico-assimilativo, dovuto al fatto che gli 39 orgamismi si nutrono del materiale, o ancora dovuto ad insudiciamento, cioè agli escrementi, alle sostanze secrete dagli organismi presenti sul materiale o alla presenza su di esso di residui del ciclo vitale degli organismi stessi (spore larvali, cadaveri, ecc.). Esistono vari agenti biologici in grado di attuare l’opera di danneggiamento del materiale documentario: I microrganismi, da parte dei quali la contaminazione biologica superficiale è una condizione normale e permanente in tutti gli ambienti non sterili, perchè essendo veicolati dall’aria, tendono a depositarsi su tutte le superfici. Questi possono però essere di natura differente, più o meno pericolosi per i materiali o per l’uomo, e più o meno tendenti a svilupparsi in condizioni idonee alla loro esistenza. Tutti i materiali d’archivio (la carta, la pergamena, i collanti, gli inchiostri, i tessuti, le cere, i materiali fotosensibili, ecc.) possono essere utilizzati come substrato nutrizionale dai microrganismi, i quali sono in grado di colpire in maniera differenziata i vari elementi che li compongono. Gli elementi che maggiormente influenzano questo tipo di degrado sono le condizioni ambientali dei locali di conservazione. Infatti, le condizioni ideali per lo sviluppo dei microrganismi risultano essere differenti da specie a specie, così come le loro esigenze nutrizionali. I principali microfunghi responsabili del degrado della pergamena sono i Cladosporium, Fusarium, Aspergillus, Penicillium, Trochoderma, mentre i principali batteri sono Clostridium, Bacillus subtilis e Pseudomonas. Elementi indispensabili per il loro sviluppo sono le fonti di Carbonio e Azoto, quindi la carta e la pergamena, l’acqua, valutata sotto forma di Umidità Relativa, indispensabile per tutti i processi cellulari, e la temperatura, con essa fortemente connessa. Così, quando un microrganismo depositato su un supporto trova delle condizioni ambientali adatte al suo sviluppo, può metabolizzare il carbonio proteico contenuto nel collagene della 40 pergamena, deteriorando i supporti e dando origine ad effetti immediatamente visibili come maculature rosse o violacee oppure bianche, nucleate, con alone periferico e scolorimenti degli inchiostri. Nelle aree più danneggiate, la pergamena diviene ruvida, assume una colorazione diffusa, un aspetto poroso e talvolta appare assottigliata, infragilita o addirittura perforata. Il danno prodotto può avere origini differenti, in quanto può essere causato sia dall’attività nutrizionale del microrganismo, che dal deposito sul supporto dei prodotti del suo metabolismo, sotto forma di sostanze chimiche dannose che colorano in modo indelebile la superficie. Il materiale può inoltre diventare un vero e proprio habitat per i microrganismi, che penetrano all’interno della sua struttura alterandola. Gli insetti, sono in Italia circa settanta specie differenti, delle quali solo una piccola quantità si nutre dei componenti del materiale documentario. Nel primo caso, il danno prodotto è irreversibile e viene espletato in un tempo relativamente breve rispetto ad altri fattori di degrado chimico o fisico. Gli insetti appartenenti a questa categoria sono in grado di attuare un vero e proprio processo digestivo dei materiali, anche grazie alla presenza nel loro apparato digerente di particolari microrganismi che realizzano una frammentazione della macromolecola che li costituisce. Come nel caso dei microrganismi, anche in questo caso l’infestazione è favorita in particolar modo dalle condizioni ambientali: un’umidità relativa superiore al 65%, una temperatura superiore ai 20°C ed una illuminazione inesistente sono infatti condizioni favorevoli ad un attacco entomologico dei beni conservati. A questi, si aggiungono le frequenti carenze dei locali, quali l’assenza di zanzariere a trama fitta alle finestre, cosa che consente il facile ingresso nei locali di insetti provenienti dall’esterno, o l’acquisizione di nuovi fondi non sottoposti a controlli. Gli insetti biodeteriogeni appartengono a diversi ordini: Ordine 41 Blattoidea, Ordine Coleoptera (suddivisa in diverse famiglie), Ordine Isoptera, Ordine Lepidoptera, Ordine Psocoptera, Ordine Thysanura. Gli insetti dell’ Ordine Blattoidea, comunemente detti scarafaggi, prediligono luoghi umidi e poco illuminati, sono onnivori quindi si nutrono di qualunque sostanza di origine animale o vegetale e si rifugiano nelle piccole fessure delle mura. Nei depositi archivistici attaccano quindi cuoio, pergamena, carta e stoffa e sono pericolose per l’uomo perché possono essere portatrici di germi patogeni. All’Ordine Coleoptera appartiene la maggioranza degli insetti che infestano biblioteche e archivi, provocando danni molto rilevanti. Le larve di questo insetto si nascondono all’interno del materiale documentario e, per nutrirsi, scavano tortuose e profonde gallerie di sezione circolare. E’ in questa fase che provocano i maggiori danni al materiale, anche se non i soli, visto che nei successivi stadi di sviluppo le larve diventano adulte, si accoppiano e depongono le uova, sempre sul materiale documentario. L’ordine dei coleotteri è suddiviso in numerose famiglie, tra le quali le più comunemente riscontrate sono la Famiglia Anobidae, i cosiddetti tarli, che si nutrono in modo particolare di legno e carta, e la Famiglia Dermestidae, che si nutrono prevalentemente di cuoio, pergamena, carta, legno, adesivi di origine animale e tessuti. L’Ordine Isoptera è costituito da insetti detti comunemente termiti o formiche bianche; questi insetti prediligono luoghi umidi e privi di luce, nidificano infatti nel terreno, quindi lontano dai luoghi infestati, per poi costruire gallerie e camminamenti esterni con il fango ed i prodotti della masticazione, così da collegare il termitaio con l’ambiente da infestare restando sempre al riparo dalla luce. Nel materiale conservato scavano voragini a forma di cratere difficilmente individuabili, perché lasciano intatte le superfici esterne. All’Ordine Lepidoptera appartengono gli insetti detti comunemente tarme, che si nutrono di residui animali, quindi all’interno degli archivi attaccano 42 prevalentemente seta e pergamena, vivendo libere all’interno dei materiali o costruendo delle fodere protettive in seta o con i resti delle sostanze di cui si cibano. L’Ordine Psocoptera, al quale appartengono i cosiddetti pidocchi del libro, si nutre principalmente di microfunghi, si trova quindi in condizioni particolarmente favorevoli negli ambienti umidi. Attacca soprattutto le legature perché attratta dai costituenti delle colle e da queste passano anche al materiale cartaceo, provocando su di esso un danno limitato ad una erosione superficiale. L’Ordine Thysanura comprende quello che viene comunemente detto pesciolino d’argento, un insetto che predilige il movimento notturno e che si nutre di carta ed in particolare dei supporti ricchi di amido e gelatina, provocando danni solo superficiali. I roditori, dei quali tre specie, diverse tra loro per caratteristiche fisiche (dimensioni, colore, ecc.) e comportamento, possono essere presenti all’interno dei depositi archivistici: Mus musculus (topolino delle case), Rattus rattus (ratto dei tetti o ratto nero), Rattus norvegicus (ratto delle fogne). Il problema causato da questi animali all’interno degli archivi presenta due aspetti: il deterioramento del materiale e le infezioni che i roditori possono causare al personale che frequenta l’ambiente archivistico. I roditori costruiscono le tane con i materiali reperiti nell’ambiente (carta, stoffa, buste di plastica, ecc.), ed è principalmente questa la causa di degrado nei luoghi di conservazione, pur essendo in grado di metabolizzare la cellulosa. Essi lasciano sulle scaffalature e sul materiale le caratteristiche morsicature riconoscibili per il taglio netto degli incisivi, danni irreparabili ai quali si aggiungono quelli provocati dall’urina, che determina macchie giallastre. I roditori inoltre sono in grado di diffondere numerose malattie tramite pulci, zecche, vari microrganismi patogeni e la stessa urina. Sono animali essenzialmente notturni e quindi difficili da vedere, per cui è indispensabile saper riconoscere i vari 43 segni della loro presenza, quali rosicchiature, escrementi, impronte, passaggi e tane. I volatili sono solitamente meno frequenti nei depositi archivistici, ma occasionalmente possono aver accesso ai luoghi di conservazione provocando danni al materiale. Fra tutti, il piccione è il volatile che più frequentemente può essere riscontrato all’interno di archivi e biblioteche, anche perché la sua tendenza a nidificare nei sottotetti rende più facile il suo ingresso attraverso finestre o aperture varie. Anche questi animali possono arrecare danni al materiale, ma anche al personale che frequenta i locali. Per quanto riguarda il materiale documentario, la principale causa di degrado sono gli escrementi depositati che, essendo ricchi di acidi contenenti solfati, nitrati, fosfati, corrodono il substrato. Inoltre, su di essi si sviluppano dei microfunghi che penetrando nelle fibre provocano danni di tipo meccanico ed attirano insetti che se ne nutrono. I piccioni sono inoltre portatori di numerose malattie trasmissibili all’uomo tramite gli escrementi, il trasporto di agenti patogeni e di parassiti come le zecche. Tra gli agenti biologici che provocano il danneggiamento del materiale si deve annoverare purtroppo anche l’uomo, che con i suoi comportamenti non sempre corretti può provocare danni irreparabili: molto frequente, soprattutto in passato, ad esempio, era l’uso di piegare l’angolo del foglio per utilizzarlo come segnalibro, oppure l’uso di prendere appunti direttamente su di esso o di bagnarsi il dito indice per sfogliare i documenti. Anche in fase di restauro si possono constatare comportamenti non idonei e dannosi, quali l’asciugatura non tempestiva del supporto oppure, nel corso di spostamenti o traslochi, una manipolazione non opportuna, che può provocare danni di tipo meccanico, oppure ancora, dopo un intervento di spolveratura o disinfezione, la ricollocazione del materiale su scaffalature o in ambienti non opportunamente 44 ripuliti e trattati, cosa che può causare il persistere di infestazioni entomologiche e infezioni fungine. Tutte le forme di biodeterioramento sono danni considerati molto gravi in quanto irreversibili. L’unica arma veramente efficace per combatterlo è la prevenzione, attuata tramite il rispetto delle norme di conservazione, sia per quanto riguarda le caratteristiche ambientali (controllo del microclima, zanzariere, ecc.), sia per quanto riguarda la documentazione (spolveratura periodica, controllo dell’umidità della carta, ecc.). Per effettuare una completa prevenzione si deve inoltre effettuare una attenta osservazione di tutto il materiale che a diverso titolo entra all’interno dei locali di deposito, anche al fine di ridurre al minimo indispensabile gli eventuali interventi di disinfestazione, che rappresentano comunque una grande fonte di stress per il patrimonio documentario. INTERVENTI DI RESTAURO Il concetto di restauro all’interno degli Archivi si è profondamente evoluto dal momento storico al quale si fanno risalire le sue origini scientifiche. I “guasti”, così come allora venivano chiamati i danni sul materiale documentario, erano empiricamente diagnosticati ed altrettanto empiricamente erano applicati i “rimedi”. Oggi, restaurare significa recuperare ai fini della conservazione i documenti deteriorati, sia migliorandone le caratteristiche meccaniche, sia rallentando, quanto più possibile, i processi di degradazione chimico-fisici in atto. Grazie al supporto di studi scientifici applicati tutti coloro che si occupano di conservazione hanno raggiunto una maggiore coscienza dell’intervento e una visione del documento nel suo complesso. L’intervento di restauro è quindi 45 caratterizzato dall’esigenza di rispettare precise caratteristiche sia per quanto riguarda i materiali impiegati, sia per quanto riguarda le metodologie applicate. In particolare per il supporto in pergamena, l’intervento di restauro oltre a cercare di restituire la funzionalità al bene deve salvaguardare, con interventi minimali e meno invasivi possibili, la peculiarità del testo e la manifattura originaria. L’intervento deve inoltre essere condotto con materiali e sostanze completamente compatibili con l’originale, che quindi non rischino nel tempo di dare origine ad ulteriori danni o di alterare l’originale stesso. Gli adesivi e le carte impiegati per il risarcimento di lacune e strappi devono quindi avere pH neutro, così come le carte ed i cartoni utilizzati per realizzare eventuali contenitori di conservazione o per interfogliare gli originali. L’intervento di restauro deve poi essere documentato in tutte le sue fasi tramite riprese fotografiche effettuate prima, durante e dopo le operazioni e tramite la compilazione di una apposita scheda progetto che registri i prodotti ed i materiali utilizzati e le operazioni svolte. Ognuna di esse deve comunque essere completamente reversibile, deve cioè essere possibile in qualsiasi momento eliminare il prodotto impiegato, così da consentire di effettuare in futuro nuovi interventi, specialmente tenendo conto che la continua ricerca può portare alla scoperta di nuove e più efficaci metodologie. Le operazioni previste nei documenti presi in esame sono: Monitoraggio del materiale da sottoporre ad interventi di restauro. Infatti, viste le generali buone condizioni del fondo e viste le esigenze della committenza, è necessario sottoporre ad intervento solamente quei documenti che presentano forme di degrado che in assenza di tali interventi possono peggiorare. Così, se gli attacchi da parte di microrganismi sono da ritenersi ormai non più attivi, le condizioni delle pergamene danneggiate dal punto di vista meccanico rischiano di peggiorare per il progredire di strappi e lacune 46 dovuto alla consultazione. In questa prima fase, quindi, le pergamene in oggetto vengono sottoposte ad un adeguato monitoraggio al fine di individuare quali necessitino di un intervento di restauro. Documentazione fotografica dei documenti, da effettuare prima e dopo l’intervento di restauro. Verranno effettuati uno scatto che riporta l’immagine intera del recto del documento, uno scatto che riporta l’immagine intera del verso del documento ed uno scatto per ogni lacuna, strappo o altra forma di degrado da sottoporre a restauro. Le pergamene le cui dimensioni non permettono di effettuare un solo scatto per riprenderle interamente, saranno fotografate in più scatti. Spolveratura delle pergamene per eliminare le polveri presenti con l’ausilio di pennelli a setole morbide. La spolveratura del materiale documentario, antico o moderno che sia, è un’operazione estremamente importante: essa infatti permette di prevenire quei danni che sono causati dal deposito di polveri, è quindi fondamentale da un punto di vista preventivo perché permette di allontanare elementi pericolosi per i supporti. Per tale ragione essa deve essere effettuata procedendo alla rimozione delle polveri secondo varie modalità. Tale intervento potrà essere infatti realizzato manualmente o meccanicamente o con metodo misto, a seconda delle condizioni di ogni documento. Nel primo caso, si procederà con pennelli o panni morbidi, nel secondo con aspirapolvere manuale di potenza contenuta e dotato di bocchette di formato diverso per raggiungere più agevolmente tutti gli spazi. I documenti saranno prelevati e appoggiati su appositi supporti in modo che siano agevolmente maneggiati durante la spolveratura. Per i materiali particolarmente delicati e con problemi conservativi gravi occorrerà schermare le porzioni di pagine più danneggiate con cartoncino conservativo in modo da non danneggiarle ulteriormente con il passaggio del pennello. I 47 documenti andranno puliti a uno a uno, partendo dall’interno e spostando la polvere verso l’esterno. Rimozione a secco di eventuali residui solidi o accumuli di polvere più resistente. Questa operazione si effettuerà utilizzando una lancetta, un bisturi o un’apposita spatola per effettuare il distacco dei residui dal supporto. Successivamente, tramite pennelli a setole morbide o aspirapolvere, si procederà a rimuoverli completamente. Sgommatura delle pergamene per rimuovere eventuali macchie dalla superficie. Questa operazione verrà svolta tramite gomma Wishab di densità variabile a seconda del tipo di macchia e dello stato di conservazione della superficie. Pulitura graduale per tamponamento con triammonio citrato per rimuovere le eventuali incrostazioni che le operazioni precedenti non sono riuscite a rimuovere solubilizzando le particelle di sporco. Spianamento graduale delle pergamene da sottoporre a restauro tramite l’impiego della cella di umidificazione ad ultrasuoni che produce acqua deionizzata nebulizzata da un generatore di vapore freddo ad ultrasuoni che non supera il 95% di umidità relativa, questo è un sistema polivalente che restituisce ai fogli in pergamena flessibilità e idratazione senza agire con soluzioni dirette sui documenti e senza danneggiare i sigilli in cera. Dopo le operazioni di ammorbidimento si procede a quelle di spianamento o di tensionamento e distensione della pergamena, operazioni volte a restituire planarità al supporto attraverso l’eliminazione o l’attenuazione di ondulazioni, deformazioni, grinze o contrazioni. Tale metodologia è particolarmente funzionale e consigliabile per tutti i supporti in pergamena che presentano forte disidratazione o rigidità e nei quali la presenza di strappi e lacune impone 48 un intervento di risarcimento difficile da effettuare senza aver preventivamente spianato il rotolo. Questo intervento permetterebbe anche lo spianamento completo e definitivo dei documenti, facilitandone la consultazione ed eliminando il pericolo di schiacciamento all’interno dei cassetti o i rischi dovuti alla manipolazione, che solitamente consiste nel forzare l'apertura e il mantenimento del documento per permetterne la lettura, sottoponendo il documento stesso a forze meccaniche che possono provocare degradi meccanici del supporto. Tuttavia, le precise esigenze conservative dettate dalla committenza impongono di mantenere le pergamene in forma arrotolata, andando quindi a spianare unicamente quelle che lo necessitano per effettuare i successivi interventi di restauro. Sutura degli strappi e delle lacerazioni tramite l’utilizzo di pellicola di pergamena estratta da pelli di recente manifattura o di fogli di peritoneo bovino molto resistenti e allo stesso tempo trasparenti, fatti aderire sull’originale con collante misto, metilcellulosa e adesivo polivinilico in minima percentuale (max 15%). Risarcimento delle lacune tramite apposizione con metilidrossietilcellulosa in concentrazione al 4% di carta giapponese di grammatura e colore adeguati al supporto originale, sagomata e scarnita manualmente tramite bisturi lungo il perimetro della lacuna, e l’apposizione di peritoneo di bovino con adesivo misto, metilcellulosa e adesivo polivinilico in concentrazione al 15%. La carta giapponese è nota per le sue fibre lunghe adatte all’aggancio dei supporti originali e la scelta di utilizzare questo materiale anziché, come nel passato, la pergamena per le operazioni di mending dei fogli sciolti è dettata dalla constatazione che i documenti risarciti con pergamena di recente manifattura tendono ad arricciarsi e gonfiarsi in 49 quanto le nuove pergamene, anche se trattate secondo la manifattura antica, risultano sempre diverse e leggermente più rigide. Risarcimento di strappi e lacune presenti nei cartellini in carta che riportano il numero di inventario e il contenuto dei documenti. Riposizionamento delle pergamene nel luogo di conservazione. Compilazione di una scheda progetto di restauro che riporta lo stato di conservazione dei documenti prima dell’intervento, le operazioni che si sono svolte su di essi ed i prodotti impiegati. Tutti i prodotti e le metodologie utilizzate per le operazioni di restauro rispondono a specifiche caratteristiche di compatibilità con gli originali, di reversibilità e di stabilità nel tempo, al fine di garantire la conservazione storica dei volumi e di tutti gli elementi che li compongono, secondo le prescrizioni indicate dagli organi ministeriali preposti alla tutela dei Beni Librari e Archivistici. 50 TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0016 ANNO 2010 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°28 DESCRIZIONE: Anno 898 Diploma Landberti Imperatoris DIMENSIONI (cm): 55x48,8 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0017 ANNO 2010 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°29 DESCRIZIONE: Anno 900 Ludovici Regis IV postea Imperatoris III Privilegium DIMENSIONI (cm): 59x39 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0018 ANNO 2010 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°30 DESCRIZIONE: Anno 901 Privilegium Ludovici III Imperatoris DIMENSIONI (cm): 50x45,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO PIEGATA ALTRO X CARTELLINO X X ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA X N° 1 FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE X CERA COLORATA METALLO ALTRO SETA CARTA ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0019 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°32 DESCRIZIONE: Anno 916 Diploma Berengarii Imperatoris DIMENSIONI (cm): 61x48,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0020 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°33 DESCRIZIONE: Anno 928 Hugonis Italiae regis Diploma DIMENSIONI (cm): 50x51 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0021 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°34 DESCRIZIONE: Anno 936 Hugonis et Lotharii Regum Italiae Privilegium DIMENSIONI (cm): 69x51 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0022 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°35 DESCRIZIONE: Anno 939 Hugonis et Lotharii Regum Italiae Privilegium DIMENSIONI (cm): 55,5X40,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0023 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 36B DESCRIZIONE: Anno 943 Diploma Ugonis et Lotharii Italiae Regum DIMENSIONI (cm): 50,5x 39 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0024 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 37 DESCRIZIONE: Anno 943 Diploma Hugonis et Lotharii regum Italiae DIMENSIONI (cm): 54 x 54 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0025 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 39 DESCRIZIONE: Anno 962 Diploma Othonis I Imperatoris cognomento Magni DIMENSIONI (cm): 39 x 42,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO SBAFFATI ABRASIONI x DELETI x Alcune linee di scrittura risultano essere state spennellate con sostanza bruna, è probabilmente un vecchio intervento al fine di rendere nuovamente leggibile il testo. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0026 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-CortonaSansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 40 DESCRIZIONE: Anno 963 Diploma Othonis Magni Imperatoris DIMENSIONI (cm): 51 X 50 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0027 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 41 DESCRIZIONE: Anno 972 Venditio privata DIMENSIONI (cm): 49 X 28 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0028 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 42 DESCRIZIONE: Anno 996 Diploma Ottonis III Imperat. DIMENSIONI (cm): 62 X 47 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0029 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 43 DESCRIZIONE: Anno 998 Diploma alterum Ottonis III Imperat. DIMENSIONI (cm): 54,3 X 41,3 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° 1 X FRAMMENTARIO X PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI Sono presenti tracce di una scrittura precedente abrasa per riutilizzare il supporto. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0030 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°43 bis DESCRIZIONE: Anno 998 Venditio privata DIMENSIONI (cm): 70 x 23 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0031 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 44 DESCRIZIONE: Anno 998 Diploma alterum Ottonis III Imperat. DIMENSIONI (cm): 52 X 59 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0032 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 45 DESCRIZIONE: Anno 998 Venditio privata DIMENSIONI (cm): 41 X 25,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO X N° FRAMMENTARIO PENDENTE OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0033 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°46 DESCRIZIONE: Anno 1001 Concessio ad libellum pro canonica DIMENSIONI (cm): 46 x24,5 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI TAGLI LACUNE VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI E’ presente un taglio netto a forma di croce in corrispondenza dello specchio scrittorio OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0034 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°47 DESCRIZIONE: Anno 1008 Venditio privata DIMENSIONI (cm): 46.5 x 27 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0035 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°47 bis DESCRIZIONE: Anno 1008 Venditio privata DIMENSIONI (cm): 33 x 18 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE CERA COLORATA ALTRO X N° FRAMMENTARIO PENDENTE OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0036 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°48 DESCRIZIONE: Anno 1009 Privilegium Helemperti Epi aretini DIMENSIONI (cm): 79 x 57 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X N° 1 X FRAMMENTARIO PENDENTE ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI Non ci sono elementi tangibili per capire di quale tipologia di sigillo si trattasse, sono in effetti presenti una serie di tagli a Raggera molto precisi con uno schema ben definito. STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0037 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°49 DESCRIZIONE: Anno 1009 Donatio Elemperti Epi Aret DIMENSIONI (cm): 53 x 31 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO MACCHIE MUFFE FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI Nella parte inferiore il supporto si presenta molto feltroso e accartocciato impedendo di fruire a pieno delle sottoscrizioni dei testimoni OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0048 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°141 DESCRIZIONE: Martini episcopi arreti concessi. An 1228 DIMENSIONI (cm): 64x51 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO N°1 X FRAMMENTARIO PENDENTE MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X X X ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI Sono presenti frammenti dei fili di ancoraggio del sigillo. STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO X MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X X X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO SBAFFATI ABRASIONI X DELETI X La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X X X La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di neutralizzare le muffe presenti. TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0049 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°142 DESCRIZIONE: Venditio, An. 1228 DIMENSIONI (cm): 31,5 X 14 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO X MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X X X La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di neutralizzare le muffe presenti. TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0050 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°147 DESCRIZIONE: __________________________________________________________________ DIMENSIONI (cm): 65x45 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO X MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE X X STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO SBAFFATI ABRASIONI X DELETI X La pergamena presenta sulla maggior parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X X X X La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di neutralizzare le muffe presenti. TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0051 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°148 DESCRIZIONE: Commutatio Anno 1233 DIMENSIONI (cm): 102x41,5_______________________________________________________ CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO X MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X X X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura. La pergamena è molto fragile e ha perso la sua elasticità impedendo quindi la sua totale apertura. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X X X La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di neutralizzare le muffe presenti. TEKNE RESTAURO s.n.c. di Cirinei, Sartore e Tremori SCHEDA PROGETTO N. 0052 ANNO 2011 ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°149 DESCRIZIONE: Concessio ad libellum. An 1233 DIMENSIONI (cm): 39 x 13 CONDIZIONAMENTO ARROTOLATA DISTESA LACCIO SIGILLO PERDUTO ADERENTE ASTUCCIO X PIEGATA ALTRO X CARTELLINO CERA COLORATA ALTRO ANCORAGGIO DEL SIGILLO CANAPA PERGAMENA SETA CARTA X N° FRAMMENTARIO PENDENTE STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO SPORCO X MACCHIE MUFFE X FORI DA TARLI STRAPPI X TAGLI LACUNE X VECCHI RESTAURI SUPPORTO FELTROSO X MATERIALE DEL SIGILLO CERA VERGINE METALLO ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO INCHIOSTRI COLORATI TIMBRI X STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO SPORCO STRAPPI LACUNE STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI BUONO X SBAFFATI ABRASIONI DELETI X X La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura. OPERAZIONI PRELIMINARI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO SPOLVERATURA SGOMMATURA RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO SPOLVERATURA SGOMMATURA PULITURA PER TAMPONAMENTO SPIANAMENTO RISARCIMENTO STRAPPI RISARCIMENTO LACUNE X X X X X X La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di neutralizzare le muffe presenti.