TEKNE RESTAURO snc - Progetto Re.Me.Dia.

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TEKNE RESTAURO snc - Progetto Re.Me.Dia.
teknerestauro s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
Loc. Patrignone 33/M 52100 AREZZO
P.I.V.A./C.F. 01944510518
tel: 3287616593 – 3397930912 – 3476424467
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PROGETTO DI CONSERVAZIONE E CONDIZIONAMENTO
DI MATERIALE PERGAMENACEO
APPARTENENTE ALL’ARCHIVIO CAPITOLARE
DELLA CATTEDRALE DI AREZZO
INDICE
INTRODUZIONE…………………………………………………………………….………p 3
L’ARCHIVIO CAPITOLARE…………………………………………….………………..p 3
I FONDI DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE…………………………………….….…p 5
L’AMBIENTE DI CONSERVAZIONE……………………………………………..….p 8
STATO DI CONSERVAZIONE DEL FONDO……………………….………….….p 11
CENNI STORICI SULLA PERGAMENA……………………………………………..p 15
LA MANIFATTURA DELLA PERGAMENA……………………………………..…p 16
STRUTTURA CHIMICA E CARATTERISTICHE DELLA PERGAMENA…..p 19
IL DETERIORAMENTO DELLA PERGAMENA…………………………………..p 25
GLI INCHIOSTRI………………………………………………………………………….…p 32
I SIGILLI………………………………………………………………………………………..p 35
IL DETERIORAMENTO BIOLOGICO DELLA PERGAMENA………..………p 39
INTERVENTI DI RESTAURO……………………………………………………..…….p 45
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INTRODUZIONE
Il presente progetto riguarda i documenti membranacei conservati presso
l’Archivio Capitolare della Cattedrale di Arezzo. Questi atti trasmettono
importanti informazioni storiche attraverso il testo scritto, i sigilli e tutti gli
elementi riconoscibili in un documento e sono testimoni della storia che
devono essere conservati e manipolati con cura nel momento della loro
fruizione. L’occasione del presente progetto che ne prevede una considerevole
consultazione e manipolazione ai fini della digitalizzazione e dello studio ha
reso ragionevole anche un intervento di restauro conservativo degli originali
presi in esame.
L’antichità e la complessità dei documenti in oggetto ha richiesto una analisi
approfondita di tutti gli aspetti e degli elementi che compongono i beni in
questione al fine di poter intervenire sulla conservazione in modo meno
invasivo possibile nel rispetto del singolo e senza snaturare la complessità e le
caratteristiche proprie delle serie archivistiche, esse stesse beni da tutelare
nella loro completezza.
L’ARCHIVIO CAPITOLARE
L’Archivio Capitolare della Cattedrale di Arezzo fu costituito intorno all’840 dal
vescovo Pietro I. I suoi componenti, oltre ad aiutare il vescovo nelle pratiche
pastorali, riuscirono a creare una scuola che ebbe grande fama e alterne
vicende fino al 1500. In particolare, essa è ricordata per la littera aretina, per le
pratiche di cancelleria, per le miniature, e per l’organizzazione del canto al
tempo di Guido Monaco. Le vicende della città non hanno permesso però che
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la documentazione appartenente a quel periodo giungesse completa fino a noi,
infatti particolari situazioni storiche, quali distruzioni, lotte di fazioni,
trasferimenti della Curia e della sede del Capitolo, incendi, danni del tempo e
periodi di incuria, hanno ridotto notevolmente il materiale documentario.
Nel 1200 il Capitolo della Cattedrale venne trasferito presso la chiesa di S.
Pietro maggiore, divenuta la cattedrale, all’interno della città, mentre la
cattedrale originaria rimase, inizialmente con servizio saltuario, per poi essere
distrutta nel 1561 per ordine di Cosimo De’ Medici.
Negli statuti redatti nel 1263 sotto la propositura di Ranieri degli Ubertini e il
vescovato di Guglielmino degli Ubertini, si ha testimonianza di una certa
organizzazione archivistica, in quanto si specifica il compito dell’incaricato
responsabile dell’Archivio e si riserva particolare attenzione alle carte che
giustificavano le proprietà del Capitolo sparse specialmente nella Valdichiana
infatti furono compilati intorno al 1250 i Catasti di Tegoleto e Alberoro, tra i più
antichi rimasti. Anche nelle successive variazioni statutarie si ripetono le stesse
disposizioni e si ripete che la sistemazione fosse tenuta con criterio
toponomastico. Altre testimonianze dell’esistenza dell’Archivio del Capitolo si
hanno nel 1535, quando il Vescovo Francesco Minerbetti da’ indicazioni sulle
metodologie di conservazione dei documenti, e nel 1571, quando i Canonici
chiedono ai Conservatori dell’Archivio di non inviare a Firenze il materiale
notarile, di conseguenza nell’archivio sono confluiti anche documenti notarili
riguardanti affari privati.
Anche per stimolo del vescovo Falconcini che cercò personalmente materiale
archivistico e stese un Chronicon della Chiesa aretina, nel 1700 si riorganizzò
l’archivio, dotandolo di una ampia Biblioteca, e collocandolo nei locali prima
adibiti a granai ed attualmente occupati dal Museo diocesano. Un ulteriore
miglioramento delle strutture fu apportato dall’Archivista P. Giannerini il quale,
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insieme agli studiosi aretini G.F. De Giudici, G. Fossombroni, A.L. Grazini,
riordinò le pergamene secondo il criterio cronologico, e fece realizzare
scaffalature di legno, sia per l’archivio che per la biblioteca.
Al tempo della soppressione napoleonica fu portato nell’archivio la parte
pergamenacea dei Monasteri di S. Maria in Gradi e di Badia, e in seguito altro
materiale giunse anche sotto forma di donazione da parte di privati o dagli
archivi di conventi soppressi.
Intorno al 1950 l’Archivio fu nuovamente trasferito in nuovi e più idonei
ambienti nei quali rimase fino al 2005, anno nel quale è stato collocato nelle
stanze del palazzo del Seminario vescovile dove ancora oggi è in atto il
riordinamento del materiale.
Forse poco conosciuto dagli studiosi locali, l’Archivio Capitolare è oggi oggetto
di ricerche da parte di studiosi europei ed americani e sono numerosi i nomi
illustri che hanno ricercato, presso questo archivio, materiale per approfondire
aspetti particolari di fenomeni storici, come lo sviluppo della egemonia politica,
la cultura cancelleresca aretina o il sorgere del volgare.
L’archivio riveste quindi una grande importanza per la Diocesi di Arezzo
Cortona e Sansepolcro, perché i documenti qui conservati ne testimoniano la
legittimità (fondazione, statuti), l’attività (verbali, ricordi), l’economia ( catasti,
campione, debitori, creditori).
I FONDI DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE
La documentazione in oggetto fa parte di tre fondi ben distinti: il FONDO
CANONICA, il FONDO DI BADIA e il FONDO DI S. MARIA IN GRADI.
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Il FONDO CANONICA raccoglie atti che si riferiscono direttamente al Capitolo
della Cattedrale o in generale alla Diocesi. E’ suddiviso in diverse serie:
il Fondo Diplomatico della Canonica è un gruppo di 1050 pergamene che
riguardano il Capitolo, la Diocesi e la vita civile per il periodo 650-1750;
ordinato cronologicamente, ad esso è stato aggiunto un piccolo numero di
pergamene di minore importanza, oltre ad alcuni fascicoli di notari.
I Verbali delle Adunanze Capitolari, serie ancora aperta, è costituita da 28 pezzi
con indice per argomenti e che vanno dall’anno 1430 al presente.
Le Petizioni sono filze rilegate in pergamena che contengono richieste, lettere,
petizioni, di cui si discuteva in adunanza. Sono 16 pezzi dal 1661 al 1960.
I Processi sono due serie di materiale vario che riguarda questioni e liti del
Capitolo con privati e enti pubblici di cui la prima serie, di 10 pezzi, copre il
periodo 1532 - 1793 e la seconda, di 17 pezzi, va dal 1542 al 1902. Alcuni
fascicoli sono riuniti in Processi Vari, altra serie con appunti su varie cause dal
1609 al 1938.
La Corrispondenza è costituita da 11 filze dal 1411 al presente con lettere di
vario argomento indirizzate al Capitolo.
Il Camarlingo contiene varie filze che riuniscono in modo disordinato i registri
del Camarlingo, del Provveditore e anche del ‘riscontro del Provveditore’. Una
parte è detta ‘Provveditore’ e va dal 1420 al 1889, mentre un’altra è detta
‘Amministrazione Capitolare’e va dal 1535 al 1888. Gli argomenti riguardano
generalmente le Entrate e Uscite della Massa capitolare.
La serie Sagrestia fa riferimento alle spese e all’organizzazione della Sagrestia,
cui presiedeva un Canonico sacrista. Comprende 4 volumi di inventari, che
vanno dal 1500 al 1893, 15 volumi di Entrate-Uscite dal 1373 al 1824, 3 pezzi
per le spese della cera, due dei ‘drappelloni’ da pagarsi ad ogni nuova nomina e
un registro ‘Processione del Corpus Domini’ (1905-1914). 5 pezzi riportano
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l’elenco dei Debitori (1805-1959), 17 pezzi contengono i Registri del Maestro di
Sagrestia (1752-1963), 280 vacchette (1538-1960) contengono le registrazioni
delle messe quotidiane o per soddisfare i legati.
Il FONDO DI BADIA contiene le 1684 pergamene della Badia delle Sante Flore e
Lucilla, soppressa nel 1814, che coprono un arco temporale che va dall’anno
884 all’anno 1729.
Il FONDO DI S. MARIA IN GRADI contiene 774 pergamene del Monastero
Camaldolese di S. Maria di Agnano unita a S. Maria in Gradi e vanno dall’anno
1029 al 1694.
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L’AMBIENTE DI CONSERVAZIONE
Esistono un gran numero di fattori che possono influenzare lo stato di
conservazione di un documento membranaceo e che nel corso del tempo
possono aver influito su di esso e sugli elementi che lo compongono.
L’intervento di restauro è uno di questi, e, se in passato il concetto di restauro
si avvicinava molto a quello di riparazione e mirava al completo ripristino del
bene, soprattutto dal punto di vista estetico, sfiorando a volte perfino la
falsificazione, oggi l’intervento vero e proprio è divenuto la fase finale di un
complesso di attività molto più ampio, che prende il nome di conservazione.
Oggi si è infatti compresa l’importanza della prevenzione, che consiste nel
mettere in atto tutte quelle procedure che possono assicurare il mantenimento
del documento nel tempo, interferendo il minimo indispensabile con esso. Si è
infatti visto come, al di là dei fattori intrinseci di degrado, dovuti alle procedure
di fabbricazione del bene e quindi parte integrante di esso, esistano tutta una
serie di fattori estrinseci, collegati alle condizioni di conservazione ed
all’ambiente nel quale il bene si trova. Per questo, al fine di ridurre al minimo
indispensabile gli interventi diretti sui documenti, è importante agire sui luoghi
di conservazione, monitorandoli e cercando per quanto possibile di mantenere
al loro interno determinate condizioni. A questo scopo, ogni ambiente di
conservazione dovrebbe essere sottoposto a periodiche ispezioni al fine di
individuare l’eventuale presenza di muffe, insetti o infestanti di altro genere o
la presenza di altre forme di degrado. E’ poi importante effettuare un costante
monitoraggio termoigrometrico, cioè tenere sotto controllo i parametri
microclimatici
degli
ambienti
di
conservazione,
al
fine
di
evitare
tempestivamente danni alla documentazione archivistica.
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Valori non idonei e brusche variazioni danno origine a problemi conservativi
rilevanti infatti, un ambiente troppo umido, con un eccessivo assorbimento di
acqua, favorisce l’insorgere di degradi chimici e lo sviluppo di attacchi
microbiologici, al contrario un ambiente troppo secco, con un eccessivo
desorbimento di acqua, provoca una disidratazione dei materiali che li rende
rigidi e fragili.
L’umidità relativa, sia quella dell’ambiente, sia l’umidità dei supporti
documentari, può essere influenzata da umidità esterna, da umidità di risalita
dalle strutture murarie, o da infiltrazioni d’acqua, per questo è importante
mantenere all’interno dell’ambiente dei valori igrometrici compresi tra il 50% e
il 60% ed una temperatura compresa tra i 14°C ed i 20°C, ma è anche
importante disporre le scaffalature e gli arredi utilizzati per la conservazione
per quanto possibile lontani dalle pareti e da eventuali aperture esterne o fonti
di calore. Una idonea areazione dell’ambiente può essere utile al fine di
favorire il ricircolo dell’aria evitando la formazione di microclimi dannosi e
condensa.
La luce può essere un ulteriore elemento di degrado, ed è per questo che
anche l’illuminazione deve rispettare precisi parametri, non deve superare
infatti i 50 lux/ora e deve essere priva di radiazioni ultraviolette. A questo
scopo, nel caso siano presenti finestre o aperture verso l’esterno, dovrebbero
essere fornite di opportuni filtri. La polvere, possibile veicolo di inquinanti
chimici e particolato di origine biologica, deve essere eliminata attraverso
periodici interventi di spolveratura. Anche le scaffalature e gli arredi impiegati
per la conservazione di volumi e documenti rivestono un ruolo molto
importante; ne esistono infatti varie tipologie, ognuna delle quali presenta dei
pregi: le scaffalature storiche sono generalmente in legno, materiale che ha il
pregio di esercitare una funzione tampone rispetto ad eventuali cambiamenti
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climatici, in quanto, essendo in legno, e quindi in materiale fortemente
igroscopico, tende ad entrare in equilibrio con l’umidità ambientale, evitando i
rischi delle più moderne scaffalature metalliche. Il legno è però un materiale
appetibile a microrganismi ed insetti, per cui rischia di favorire danni di tipo
biologico e rischia inoltre di aggravare i danni causati da un possibile incendio.
Sostituire delle scaffalature lignee può però voler dire danneggiare i luoghi di
conservazione ed i materiali stessi dal punto di vista storico, in quanto gli stessi
arredi possono essere un bene prezioso da conservare. Le scaffalature
metalliche hanno come caratteristica principale la funzionalità, la durata nel
tempo ed un costo notevolmente inferiore rispetto alle altre tipologie,
presentano però un difetto molto importante, in quanto al loro interno
rischiano di verificarsi fenomeni dannosi come la condensa poiché il materiale
da cui sono costituiti è impermeabile all’umidità. Le scaffalature oggi
maggiormente impiegate e quelle che in misura sempre maggiore tendono,
dove è possibile, a sostituire quelle già esistenti sono i cosiddetti compactus.
Questi sono scaffali metallici a scorrimento, che consentono di utilizzare in
maniera più razionale lo spazio all’interno dei depositi e, consentendo la
chiusura dei ripiani, limitano notevolmente la presenza di polvere su di essi,
rendendo meno frequente la necessità di interventi di spolveratura. L’utilizzo di
queste scaffalature impone però un più attento controllo delle condizioni
climatiche e ambientali, in quanto essendo di metallo rischiano anch’essi di
favorire fenomeni dannosi come condensa e formazione di microclimi non
idonei.
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STATO DI CONSERVAZIONE DEL FONDO
I documenti pergamenacei presi in esame hanno differenti dimensioni e
presentano differenti caratteristiche. Ognuno di essi è arrotolato su se stesso
ed originariamente tenuto in questa forma grazie ad un cordino in cotone che,
annodato intorno al documento, mantiene legato ad esso un cartellino
cartaceo che ne riporta il numero di inventario (sono infatti ordinate
cronologicamente e numerate) ed una breve descrizione del contenuto.
Attualmente, le pergamene hanno assunto in maniera definitiva la forma di
rotolo, per cui il cordino mantiene ha il solo scopo di conservare il cartellino
cartaceo legato ad ogni documento. Le pergamene arrotolate sono poi
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raggruppate per decina tramite un ulteriore cordino e conservate all’interno di
un armadio settecentesco in legno, suddivise in vari cassetti detti capsae,
all’esterno dei quali è riportata l’indicazione del contenuto. Questo tipo di
sistemazione, oltre ad essere una collocazione ormai divenuta storica per
questi documenti, ne permette la salvaguardia dalla polvere e dal deposito di
eventuali spore o sostanze inquinanti. Inoltre, la scaffalatura lignea ha il pregio
di esercitare una funzione tampone rispetto ad eventuali cambiamenti
climatici, in quanto, essendo in legno, e quindi in materiale fortemente
igroscopico, tende ad entrare in equilibrio con l’umidità ambientale, evitando i
rischi delle più moderne scaffalature metalliche, all’interno delle quali,
specialmente in assenza di un’adeguata areazione dei locali, si possono creare
fenomeni di condensa estremamente dannosi per il materiale custodito.
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L’ambiente nel quale si trova il materiale è dotato di una finestra che viene
periodicamente aperta per consentirne l’areazione.
Questo è quasi
esclusivamente un luogo di deposito, in quanto la consultazione di questi
documenti è controllata e limitata ai casi di estrema necessità, la finestra viene
quindi normalmente mantenuta chiusa e le luci spente, limitando così di
esporre il materiale a luce potenzialmente nociva o ad eventuali escursioni
termiche.
Durante le fasi preliminari del progetto, si è proceduto al monitoraggio delle
condizioni termoigrometriche dell’ambiente di conservazione, misurando i
valori di temperatura e umidità relativa tramite attrezzature specifiche. I valori
ottenuti sono una temperatura media di 20°C ed una U.R. del 55%, valori che
possono quindi essere considerati nella media ottimale per una buona
conservazione dei documenti. Infatti, in generale il fondo può essere
considerato in buono stato di conservazione, soprattutto dal punto di vista
chimico e biologico, visto che solo alcune delle pergamene presentano danni di
questo tipo. Infatti, le pergamene hanno origini differenti e lo stesso fondo
archivistico nel corso del tempo è stato conservato in locali diversi,
caratterizzati, probabilmente, da fattori termoigrometrici diversi, che hanno
dato origine, su alcune di esse, ad infezioni da parte di microrganismi che,
ormai non più attivi, hanno però lasciato le tipiche macchie rossastre risultato
del loro metabolismo. Inoltre, l’importanza di questa documentazione fa
supporre che questa sia stata consultata per vari scopi e che poi, divenuta
oggetto di studio, sia stata frequentemente manipolata nel corso dei secoli. E’
comunque possibile osservare, anche in assenza di dati certi riguardo ai
precedenti luoghi di conservazione, che sia l’attuale ambiente che quelli
precedenti sono comunque sempre stati sufficientemente idonei, poiché i
documenti, a parte qualche eccezione, non presentano né significativi degradi
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causati da un attacco di tipo biologico, né preoccupanti deterioramenti
derivanti da elevati valori di umidità, né evidenti degradi di natura fotochimica.
I problemi principali di conservazione che tali documenti presentano sono
infatti di tipo meccanico, quindi lacune e strappi, derivanti dalla continua e
inadeguata fruizione nel corso del tempo.
La conservazione in forma di rotolo non è di per sé dannosa per le pergamene,
ma lo diventa nel momento della consultazione, se questa non viene effettuata
con la dovuta cautela, cioè srotolando con attenzione i documenti, tenendoli
aperti con l’aiuto di pesi disposti su tutti i lati durante la fruizione e ponendo la
stessa attenzione in fase di riarrotolamento. In alcuni casi i documenti sono
dotati di sigillo aderente in cera, un elemento estremamente delicato, per
salvaguardare il quale, la pergamena è stata piegata in alcuni punti così da
racchiuderlo al suo interno proteggendolo. In questi documenti, la pergamena
ha subito un forte stress nei punti di piegatura dovuto alla sua apertura e
chiusura, tanto da presentare delle lacune piuttosto grandi proprio in quei
punti.
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CENNI STORICI SULLA PERGAMENA
La pergamena, materiale di origine animale impiegato come supporto
scrittorio, oltre che in vari strumenti di uso quotidiano, probabilmente già a
partire dal 2000 a.C., nel corso del Medio Evo è divenuta, grazie alla sua
superiorità materiale, il supporto scrittorio per eccellenza. Essa è rimasta infatti
in uso contemporaneamente al papiro per lungo tempo, per poi sostituirlo del
tutto a partire dal IV sec. d.C. La pergamena presentava infatti delle
caratteristiche qualitative molto importanti, quali la durabilità e la stabilità, che
ne garantivano una migliore affidabilità. A questi si sono aggiunti notevoli
vantaggi economici, dovuti ad una più facile reperibilità del materiale
membranaceo
rispetto
al
papiro,che
veniva
invece
prodotto
quasi
esclusivamente in Egitto. L’opacità della pergamena, inoltre, permetteva
l’utilizzo per la scrittura sia del recto che del verso del foglio senza sprechi e la
sua solidità permetteva di eseguire rasure e reiscrizioni. Questo ha consentito
di mettere a punto diversi procedimenti per raschiare i testi più antichi e quelli
di minore interesse per scrivere sulla stessa pagina testi nuovi, che hanno preso
il nome di palinsesti. Questo ha costituito un enorme vantaggio dal punto di
vista economico e pratico, visti soprattutto gli alti costi di realizzazione di
questo materiale e la difficoltà di reperibilità incontrata in alcuni momenti
storici. I primi libri membranacei avevano la forma di rotoli (volumina), in
quanto le caratteristiche di elasticità e pieghevolezza hanno permesso di
ripetere con la pergamena la forma del volume di papiro: diverse strisce di
pergamena venivano cucite insieme lungo i margini corti per poi essere
arrotolate. Questo supporto scrittorio aveva però la tendenza a non rimanere
perfettamente piano, creando qualche difficoltà sia in fase di scrittura che in
fase di lettura, costringendo chi maneggiava il volume a tenere il testo dalle
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due parti per mantenerlo in piano. Inoltre, terminata la lettura, per rimettere il
testo in ordine era necessario svolgerlo e arrotolarlo in senso inverso, cosa
piuttosto scomoda che ha spinto alla sostituzione dei libri in forma di volumen
con quelli in forma di codex. Tale forma, derivante probabilmente dai dittici e
dai polittici in legno ricoperto di cera in uso presso i Greci e i Romani, fu
inizialmente poco apprezzata, in quanto i testi vi apparivano maggiormente
compressi in uno spazio minore, perché scritti su entrambe le facciate di
ciascun foglio. Nonostante questo, l’estrema comodità di questa struttura ha
portato alla rapida diffusione del libro in forma di codice, fino alla completa
sostituzione del rotolo, forma che è stata mantenuta però per la conservazione
dei documenti. L’introduzione della carta nel XII secolo ha portato al
progressivo abbandono della pergamena in ambito librario, abbandono sancito
poi dall’invenzione della stampa, per la quale il materiale membranaceo non
era idoneo. Tale fenomeno non si è verificato però, se non molto più tardi, in
ambito documentario, dove infatti, l’impiego della pergamena, ritenuta un
materiale di maggior pregio rispetto alla carta, è stato mantenuto per le
scritture di maggior solennità e rilevanza ufficiale, politica e amministrativa,
cioè per tutti quei documenti che si riteneva dovessero durare più a lungo.
LA MANIFATTURA DELLA PERGAMENA
La pergamena è infatti un materiale estremamente resistente ed idonea a
fungere da supporto scrittorio e deve le sue caratteristiche sia alla materia
prima ovvero alla pelle animale sia alla lavorazione che subisce.
Le pelli maggiormente impiegate nella manifattura della pergamena sono
quelle di pecora, agnello, capra e vitello. La tecnica di lavorazione, che ha avuto
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una certa evoluzione fino al Medio Evo, è rimasta poi da questo momento
sostanzialmente invariata. Essa consiste nell’asportazione, tramite operazioni
chimiche e meccaniche, del vello, dello strato epidermico e di quello
ipodermico, utilizzando perciò unicamente il derma. La pelle, a differenza di
quello che avviene nella manifattura del cuoio, non subisce nessun trattamento
di concia.
Da antichi testi risulta che per la preparazione alla depilazione e per
l’indebolimento dell’epidermide si usavano infusi vegetali stagionati, sterco o
farina, nei quali si sviluppavano batteri idrolitici e solo a partire dall’VIII secolo
si inizia a parlare dell’uso della calce, alla quale in un secondo momento si è
aggiunto il solfuro di sodio per abbreviare i tempi di trattamento. Nei paesi
mediterranei, più umidi, per accelerare l’essiccamento ed aumentare la
scrivibilità della pergamena si cospargeva sulla sua superficie polvere di gesso,
che le conferiva anche maggiori bianchezza e opacità. Alcuni artigiani, per
assicurare una maggiore resistenza alle variazioni termo igrometriche,
aggiungevano al prodotto finito chiara d’uovo, grassi, oli vegetali e piccole
quantità di tannino o allume, ottenendo così una parziale concia.
Le fasi di lavorazione della pergamena, rimaste sostanzialmente invariate fino
ad oggi, sono le seguenti:
Scuoiatura: separazione della pelle dall’animale morto;
Conservazione: spesso le pelli non vengono lavorate subito dopo la
scuoiatura, e per questo, al fine di evitare che vadano in putrefazione, si
procede alla loro salatura. Questa può avvenire a secco o in vasca. La
salatura a secco consiste nel cospargere le pelli con cloruro di sodio
sistemandole una sopra l’altra sopra un piano inclinato perché
sgocciolino l’acqua in esse contenuta fino alla completa asciugatura. La
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salatura in vasca si effettua immergendo le pelli in soluzioni sature di
cloruro di sodio per poi cospargerle di sale;
Rinverdimento: lavaggio in acqua fredda delle pelli precedentemente
salate, al fine di reidratare la pelle eliminando il sale, la sporcizia e le
sostanze solubili presenti sulla sua superficie;
Calcinazione: le pelli vengono immerse in vasche contenenti una
soluzione satura di idrossido di calcio (calce spenta) che indebolisce
l’epidermide, rigonfia le fibre di collagene, saponifica e quindi solubilizza
i grassi. Questa operazione favorisce l’asportazione del pelo e
l’eliminazione delle sostanze indesiderate. A seconda dello spessore della
pelle, e quindi del tipo di animale al quale appartiene, la calcinazione va
dagli 8 ai 30 giorni. In alternativa a questo procedimento, viene aggiunto
alla calce del solfuro di sodio, che solubilizza la cheratina agevolando la
successiva depilazione e riducendo i tempi di calcinazione;
Depilazione: operazione tramite la quale vengono asportati peli ed
epidermide, ponendo la pelle su un cavalletto e raschiandola con un
coltello a mezza luna non affilato in modo da non tagliare il derma;
Primo lavaggio: le pelli vengono lasciate in acqua per qualche giorno al
fine di solubilizzare ed eliminare l’idrossido di calcio in eccesso e le altre
sostanze di scarto. Parte dell’idrossido di calcio rimane nella pergamena
sotto forma di carbonato di calcio, costituendo così su di essa una riserva
alcalina e rendendola più bianca ed opaca.
Montaggio su telaio: le pelli vengono montate e tese su telai di legno
tramite spaghi o chiodi.
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Scarnitura: operazione che serve a separare l’ipoderma dal derma
asportando lo strato ipodermico scarnendo le pelli tramite coltelli molto
affilati;
Secondo lavaggio: le pelli, sempre montate su telai, vengono lavate più
volte con acqua;
Essiccamento: le pelli, tese sui telai, vengono poste ad asciugare. Man
mano che l’acqua evapora, la pelle tende a contrarsi e quindi, essendo
tesa sul telaio, subisce una trazione graduale che fa in modo che le fibre
di collagene si dispongano in strati sovrapposti e paralleli alla superficie
della pelle, rendendola quindi facilmente de laminabile. L’asciugatura la
rende inoltre rigida;
Lisciatura: la pelle viene lisciata con pomice per renderne la superficie
più liscia ed omogenea.
STRUTTURA CHIMICA E CARATTERISTICHE DELLA PERGAMENA
Le caratteristiche della pergamena e la sua complessità conservativa sono
dovute, come già detto, sia ai processi di manifattura totalmente artigianali che
ha subito nel momento della sua fabbricazione sia alla complessità strutturale
della sua materia prima.
La pelle è costituita da tre starti principali: epidermide o epiderma, derma o
corion e ipoderma, di spessori diversi a seconda dell’animale di provenienza e,
nello stesso animale, a seconda delle parti del corpo.
L’epidermide è la parte più esterna, costituita da cinque strati. Il più
superficiale, lo strato corneo, è formato da cellule appiattite, squamose e
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secche in continuo sfaldamento; lo strato sottostante, strato lucido, è costituito
da cellule senza nucleo ricche di sostanze rifrangenti; segue lo strato granuloso,
sede della melanina, pigmento che dà colore alla pelle, quindi lo strato di
Malpighi, costituito da cellule tondeggianti, ed infine lo strato basale o
germinativo, sede di cellule in continua riproduzione che dà origine agli altri
strati. Infatti, le cellule germinative si evolvono migrando verso la superficie
producendo
e
riempiendosi
di
cheratina
(proteina
che
serve
ad
impermeabilizzare la cute) fino a perdere il nucleo, divenire appiattite e
perdersi per desquamazione in superficie. L’epidermide è attraversata dai peli
che hanno origine nel derma.
Il derma, è lo strato più spesso ed importante, in quanto è il solo dei tre strati
ad essere utilizzato per ottenere la pergamena. E’ costituito essenzialmente da
fibre di collagene (la più importante proteina della pelle, composta a sua volta
da catene di amminoacidi disposti in forma elicoidale) che si intrecciano in ogni
direzione. Il derma fa da supporto ai vasi sanguigni e linfatici, alle ghiandole
sebacee e sudorifere, ai follicoli dei peli. E’ costituito da due strati: quello più
esterno, strato papillare, e quello più interno, strato reticolare, a contatto con
l’ipoderma. Questi nella pergamena danno origine ai due lati, chiamati fiore o
papillare e carniccio o reticolare. Lo strato papillare è costituito da fibre sottili e
compatte e contiene i follicoli dei peli, la distribuzione dei quali forma la grana.
E’ coperto nella parte superiore da una membrana sottile, detta membrana
ialina o vitrea, che costituisce una specie di separazione tra epidermide e
derma. Lo strato reticolare, molto più spesso, è costituito da fibre più spaziate
e di maggiori dimensioni.
L’ipoderma, la parte più interna della pelle, ha spessore molto variabile e
contiene le cellule adipose, quindi maggiore quantità di grasso e poche fibre di
collagene.
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Il costituente principale della pergamena è, dunque, il collagene, una proteina
che si presenta sotto forma di lunghe fibre. Le proteine sono polimeri naturali
particolarmente abbondanti negli organismi animali, nei quali svolgono varie
funzioni: catalisi chimica (enzimi), difesa (anticorpi), regolazione (ormoni),
funzioni plastiche e di sostegno. In natura esistono molti tipi di proteine, che
possiedono però pressoché la stessa composizione elementare: carbonio al 5055%, idrogeno al 6,7%, ossigeno al 20-23%, azoto al 12-19%, zolfo al 0-3%. Esse
sono inoltre costituite da una o più catene di unità più semplici, dette
amminoacidi, che si legano tra loro mediante legame peptidico e secondo una
combinazione che è propria di ogni proteina e che le conferisce le sue
specifiche proprietà. Le proteine più piccole sono solubili in acqua, mentre
quelle più complesse sono solubili in acidi, basi o Sali. Quelle che compongono
la pelle sono così grandi e complesse da essere insolubili in tutti i solventi e da
poter essere dissolte unicamente tramite reazioni chimiche che ne causano
forti cambiamenti strutturali. Infatti, le fibre di collagene della pergamena sono
unite tra loro per mezzo di legami il più importante dei quali è il legame a
idrogeno, di natura elettrostatica in quanto dovuto alla attrazione di cariche di
segno opposto e del quale il principale responsabile è l’idrogeno. Tutte le
proteine naturali sono sensibili al calore, ai cambiamenti di pH e ai diversi
reagenti chimici, gli amminoacidi delle proteine possono contenere anche
gruppi ionici o cariche libere che rendono possibili anche reazioni con agenti
ionici, come avviene nei procedimenti di concia della pelle. Il collagene è quindi
una proteina fibrosa molto stabile, che conferisce grande resistenza alle
sollecitazioni esterne ai tessuti nei quali è contenuto. Per questo la pelle è stata
da sempre impiegata nella realizzazione di oggetti d’arte, di uso quotidiano e di
altro genere destinati a durare nel tempo. Le sue qualità più particolari sono
infatti permanenza, cioè la proprietà di un materiale di mantenere immutate le
21
sue caratteristiche per lunghi periodi di tempo senza deteriorarsi in maniera
significativa in condizioni di normale conservazione e normale uso, e durabilità,
ovvero la proprietà di resistere, senza eccessivo danno, a ripetute sollecitazioni
meccaniche in normali condizioni di uso.
Il materiale membranaceo presenta una elevata disomogeneità, ha infatti
caratteristiche che variano da una pergamena all’altra o anche all’interno della
stessa pergamena, determinando variazioni di peso, di spessore, di rigidità, di
resistenza alla trazione, ecc. Tale disomogeneità dipende essenzialmente da
due fattori: la storia dell’animale dal quale la pergamena proviene, quindi la
sua specie, il sesso, l’età, lo stato di salute, la sua alimentazione, il suo
patrimonio genetico, e i metodi di lavorazione impiegati per ottenerla. Infatti,
essendo la produzione della pergamena un’attività di tipo artigianale, anche se
ogni bottega doveva rispettare con metodicità le varie fasi di lavorazione,
tendeva comunque ad apportare delle varianti personalizzate, dovute proprio
all’artigianalità della produzione.
Questo rende difficile ricostruire perfettamente nei dettagli le fasi di
lavorazione del manufatto. Ad esempio, una fase molto importante è la
calcinazione, durante la quale i tempi di trattamento, il riutilizzo del bagno e
l’eventuale aggiunta di solfuro di sodio determinano alcune importanti
caratteristiche del prodotto finito, quali il colore, la rigidità, e l’integrità delle
fibre. Anche l’asciugatura sotto tensione della pergamena dopo che è stata
fissata sul telaio rappresenta una fase cruciale, in quanto i tempi entro i quali
questa si svolge determinano la planarità del foglio. Alcuni artigiani, inoltre,
trattavano il prodotto finito con chiara d’uovo, grassi vegetali o piccole quantità
di allume, sostanze che conferivano maggiore stabilità alle variazioni
termoigrometriche, ma che sono oggi difficilmente identificabili. Infatti, se da
una stessa pergamena si ricavano più campioni, si noterà come anche al suo
22
interno variano molte caratteristiche come il peso e lo spessore che ad
esempio, possono variare in maniera sensibile a seconda della posizione del
campione, essendo la zona della spina dorsale dell’animale molto più pesante e
spessa rispetto alla pancia. Anche la densità apparente (il termine ‘apparente’
si riferisce al fatto che la pergamena non è costituita solo da fibre di collagene,
essendo presenti tra di esse degli interstizi), che si ottiene dal peso del
campione diviso per il suo volume, ha valori differenti a seconda della zona
dalla quale è ricavato il campione. La rigidità, cioè la resistenza che un
campione oppone alla flessione, e la resistenza alla trazione, evidentemente
legate al peso, ne ricalcano lo stesso andamento.
La pergamena presenta inoltre una elevata igroscopicità, ovvero una forte
tendenza ad assorbire e desorbire acqua, dovuta principalmente al collagene, il
quale, possedendo numerosi gruppi polari, è in grado di legarsi all’acqua per
mezzo di legami idrogeno. La quantità di acqua contenuta all’interno del
materiale membranaceo dipende dalle condizioni igrometriche dell’ambiente
in cui esso si trova ed influenza notevolmente molte sue caratteristiche. La
quantità di vapore acqueo presente nell’atmosfera varia a seconda delle
condizioni meteorologiche ed ambientali. Viene definita umidità assoluta la
quantità di acqua espressa in grammi contenuta in un metro cubo d’aria e
umidità di saturazione la quantità d’acqua contenuta nell’aria quando questa è
satura di vapore acqueo, valore che aumenta con l’aumentare della
temperatura. Per definire esattamente le condizioni di umidità dell’aria viene
impiegata una grandezza che mette in relazione la sua umidità assoluta con
l’umidità di saturazione e che viene detta umidità relativa (U.R.). Questa è
dunque il rapporto in percentuale tra la quantità di vapore acqueo
effettivamente presente in un certo volume d’aria ad una data temperatura e
la quantità massima di vapore acqueo che lo stesso volume d’aria, alla stessa
23
temperatura, può contenere. Così, se la temperatura di un ambiente chiuso
diminuisce, la sua umidità relativa aumenta in quanto diminuisce l’umidità di
saturazione. L’umidità relativa è pari al 100% quando l’umidità assoluta è
uguale all’umidità di saturazione; la temperatura alla quale questo avviene è
detta ‘punto di rugiada’.
Essendo la pergamena un materiale estremamente igroscopico, tende a
mettersi in equilibrio con l’ambiente in cui si trova, perciò, quando una
pergamena secca viene posta in un ambiente umido, tende ad assorbire acqua
aumentando il suo peso, mentre al contrario quando una pergamena umida
viene posta in un ambiente secco, tende a cedere molecole d’acqua perdendo
peso. E’ stato infatti accertato che al 50% di U.R. il contenuto d’acqua
all’interno della pergamena è all’incirca del 13%, mentre in condizioni prossime
alla saturazione, cioè al 95% di U.R., raggiunge il valore del 35%. Il tempo
impiegato da una pergamena per raggiungere l’equilibrio con l’ambiente è di
circa 72 ore.
La pergamena è inoltre soggetta ad un fenomeno detto isteresi igrometrica, in
base al quale ad una stessa temperatura, in fase di assorbimento essa trattiene
una minore quantità d’acqua rispetto alla fase di desorbimento.
La presenza di acqua all’interno della pergamena influenza ovviamente anche
le sue caratteristiche, in quanto influisce direttamente sul peso e sulle
dimensioni e di conseguenza sulle sue caratteristiche di rigidità e flessibilità.
Così, passando da una condizione ambientale secca a condizioni di U.R.
prossime alla saturazione, quindi del 95%, la pergamena subisce un
allungamento percentuale del 4,5% circa. La presenza dell’acqua influenza
infatti i legami interfibra, penetrando tra di essi e indebolendoli fino alla
rottura. Il materiale aumenta quindi la sua flessibilità con l’aumentare
dell’umidità e perde flessibilità con l’abbassarsi dell’umidità.
24
IL DETERIORAMENTO DELLA PERGAMENA
L’invecchiamento dei documenti d’archivio, come di qualsiasi altro materiale, è
un processo evolutivo naturale, spontaneo ed irreversibile che non può essere
arrestato,ma semplicemente rallentato, riducendo o eliminando tutte le cause
che tenderebbero invece ad accelerarlo. L’invecchiamento naturale sarebbe
infatti di per sé abbastanza lento se non intervenissero alcuni fattori esterni ad
accelerarlo innescando processi di degrado chimico e biologico, oltre a danni di
tipo meccanico.
L’entità e la tipologia di questo tipo di danni è individuabile solo fino ad un
certo punto, in quanto la complessità della molecola proteica e la sua
disomogeneità fanno che sì che ogni interazione con essa da parte di agenti
esterni provochi reazioni differenti e causi differenti mutamenti nelle proprietà
del materiale, in particolar modo dal punto di vista meccanico. Il
deterioramento del collagene può avvenire ad ogni livello di organizzazione
molecolare della proteina e i processi di deterioramento a carico dei differenti
livelli possono avvenire l’uno indipendentemente dall’altro, causando
cambiamenti chimici e fisici completamente differenti.
Il deterioramento dei supporti membranacei può avvenire attraverso le
seguenti vie:
Perdita della struttura elicoidale degli elementi costituenti la proteina,
cosa che implica la rottura dei legami a idrogeno con conseguenti
cambiamenti nelle proprietà meccaniche della pergamena;
Variazione nella organizzazione strutturale che implica la rottura delle
forze di attrazione tra le fibre, rendendo il materiale più poroso e la sua
struttura più aperta all’attacco di eventuali agenti di deterioramento;
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Perdita
di
cristallinità,
cioè
della
caratteristica
densità
data
dall’impenetrabile allineamento e dalla struttura tridimensionale
ordinata delle molecole. Le zone cristalline sono più dense e meno
sensibili agli attacchi di agenti distruttivi rispetto alle più aperte zone
amorfe. La perdita della cristallinità rende quindi la proteina più
vulnerabile al deterioramento;
Frammentazione delle fibre di collagene attraverso reazioni di idrolisi che
comporta rottura dei legami tra amminoacidi. Questa scissione avviene
per mezzo dell’acqua ed è catalizzata dalla presenza di un acido;
Frammentazione delle fibre di collagene attraverso reazioni di
ossidazione a carico dei legami presenti.
In entrambi i casi, le reazioni di frammentazione portano a catene più corte e di
conseguenza a supporti più fragili, fino ad arrivare, nei casi più estremi, alla
polverizzazione della pergamena.
I fattori che influenzano i processi di deterioramento del materiale
membranaceo possono essere interni o esterni al materiale stesso.
I fattori interni, dipendono sia dalla storia dell’animale di provenienza, quindi
dalla storia della sua salute, dal sesso, dall’alimentazione e dal patrimonio
genetico, sia dalle fasi di lavorazione della pelle. Questa può infatti essere già
deteriorata prima della trasformazione in pergamena, a causa ad esempio di
parassiti che provocano fori nel derma, di ferite mal rimarginate, o nel caso di
animali di sesso femminile anche a causa di gravidanze ripetute che provocano
rilassamento e assottigliamento del derma. Anche la lavorazione può arrecare
danni irreversibili a quello che sarà il prodotto finito. La scuoiatura, ad esempio,
se male eseguita può causare lacerazioni del derma e una scarsa salatura può
produrre putrefazione. In fase di calcinazione, se il procedimento viene
prolungato troppo si possono ottenere pergamene rigide e in alcuni casi la
26
frammentazione delle fibre di collagene, quindi un prodotto già in origine
degradato. Una calcinazione insufficiente può invece portare a pergamene
scure e molli, mentre se lo stesso bagno viene utilizzato varie volte, nella
soluzione di calce si sviluppano batteri idrolitici che lo rendono più attivo e il
trattamento diviene così più spinto e meno controllabile. L’eventuale aggiunta
di solfuro di sodio rende inoltre il procedimento più pericoloso, in quanto il
solfuro attacca anche il derma distruggendo il collegamento tra le catene di
collagene. Infine, se dopo il montaggio su telai il tempo di essiccamento è
troppo rapido, non si riesce ad ottenere il graduale assestamento delle fibre in
strati paralleli e il prodotto finale può presentarsi ondulato.
I fattori esterni di degrado possono essere influenzati da vari elementi, legati
all’ambiente di conservazione in cui si trova il materiale. Quelli che
maggiormente influenzano la pergamena sono umidità e temperatura, ai quali
essa è molto sensibile per la sua natura fortemente igroscopica, che determina
l’assorbimento o il desorbimento di acqua in quantità variabile in relazione alle
condizioni igrometriche dell’ambiente in cui si trova. Se umidificazione e
deumidificazione si verificano in condizioni non controllate, si verifica una
deformazione del materiale a causa del riposizionamento delle fibre, che si
sottopongono ad una libera organizzazione all’interno del foglio. In un
ambiente troppo umido si verifica il rigonfiamento delle fibre con conseguenti
variazioni dimensionali e, nei casi più gravi, gelatinizzazione del supporto. In
questo caso, se si hanno più pergamene a contatto si rischia che queste si
uniscano tra loro a formare un unico blocco compatto (effetto blocking). Una
elevata umidità favorisce anche reazioni degradative di idrolisi, cioè
frammentazione delle fibre di collagene mentre un ambiente troppo secco non
è favorevole alla conservazione, poiché determina la contrazione e il
conseguente infragilimento del supporto.
27
La temperatura, oltre ad influenzare l’umidità, influenza la cinetica di tutte le
reazioni chimiche, poiché un suo innalzamento aumenta la velocità con cui le
reazioni avvengono e inoltre tutte le proteine sono sensibili al calore, che può
causare accorciamenti irreversibili a danno della struttura del collagene.
Particolarmente dannosa risulta essere l’influenza di una elevata temperatura
in presenza di acqua o vapore acqueo. I materiali contenenti collagene
manifestano infatti processi degradativi in presenza di composti acidi o alcalini
già alla temperatura di 40°C. Di particolare rilievo è la cosiddetta ‘temperatura
di accorciamento’, cioè la temperatura alla quale deve essere portato il
collagene per distruggere la cristallinità delle fibre che varia a seconda della
specie animale tra i 55°C ed i 65°C. Un decremento della temperatura di
accorciamento implica una maggiore apertura della struttura del materiale e
quindi una maggiore sensibilità ai diversi agenti atmosferici.
Variazioni di umidità e temperatura continue causano ripetuti rigonfiamenti e
contrazioni e possono quindi provocare non solo deformazioni della
pergamena, ma anche danni ad eventuali inchiostri e miniature presenti, sotto
forma di microfratture e/o sollevamenti a scaglie della pellicola pittorica dal
supporto. Ancora più dannosi possono essere gli sbalzi di umidità relativa
dovuti a repentini cambiamenti di temperatura in ambienti chiusi, problema
aggravato dal riscaldamento artificiale, che fa innalzare la temperatura
abbassando l’umidità relativa solamente in alcuni momenti della giornata,
determinando invece l’abbassamento della temperatura e l’innalzamento
dell’umidità relativa al momento dello spegnimento. Nei casi più gravi questo
può provocare condensa, con conseguenti danni agli inchiostri e al supporto.
Anche l’illuminazione è un fattore di rilievo nella degradazione dei materiali,
infatti, le pergamene, a meno che non siano esposte in mostra, sono
solitamente conservate all’interno di ambienti chiusi e perciò abbastanza
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protette dall’effetto delle radiazioni solari, ma la luce artificiale presente e
quella naturale che penetra in questi ambienti attraverso porte e finestre
hanno un effetto dannoso, la cui entità dipende dalla lunghezza d’onda,
dall’intensità della radiazione e dal tempo di esposizione. Sorgenti di luce
diverse emettono radiazioni visibili ed invisibili in proporzioni diverse, che si
caratterizzano per lunghezza d’onda e frequenza; la luce solare infatti, contiene
una grande quantità di infrarossi, di ultravioletti e di radiazioni visibili; le
lampade ad incandescenza emettono quantità maggiori di radiazioni infrarosse
e visibili rispetto a quelle ultraviolette; le lampade a fluorescenza emettono
una grande quantità di radiazioni ultraviolette e una minima di infrarossi.
La caratteristica dei raggi ultravioletti è quella di favorire reazioni fotochimiche,
rottura dei legami chimici con conseguente alterazione dello scritto ed
infragilimento del supporto, essendo queste radiazioni ad alto contenuto di
energia. I raggi infrarossi, emessi non solo dal sole ma anche da sorgenti come
le lampade ad incandescenza, hanno invece minore energia, ma il calore da essi
emesso accelera l’invecchiamento dei materiali, favorendo l’imbarcamento del
supporto ed il conseguente danneggiamento delle pellicole pittoriche. Le
radiazioni visibili provocano sbiadimento dei colori e depolimerizzazione del
collagene con conseguente invecchiamento. Le radiazioni ultraviolette sono
quindi quelle più pericolose, poiché sono caratterizzate da una frequenza
maggiore rispetto alla luce visibile e quest’ultima, per lo stesso motivo, è più
dannosa rispetto alle radiazioni infrarosse. Di conseguenza la luce solare,
caratterizzata da tutte le tre bande, e le lampade a fluorescenza, caratterizzate
da molti ultravioletti, sono le fonti luminose che provocano maggior degrado.
Un altro fattore di degrado molto importante è l’inquinamento atmosferico,
che può essere definito come qualsiasi alterazione delle caratteristiche
chimico-fisiche dell’aria, determinata sia da variazioni di concentrazione dei
29
suoi normali costituenti, sia, e soprattutto, dalla presenza di sostanze estranee
alla sua composizione. Questi problemi, già notati nel XVII secolo, quando si
parlava di azione corrosiva del fumo di carbone e di danni provocati da aria,
umidità, sole e luna, sono divenuti particolarmente evidenti a partire dal XIX
secolo, con la nascita dell’industria. Essa ha infatti portato ad una fortissima
presenza nell’aria di agenti inquinanti, sia sotto forma di particelle in
sospensione, sia sotto forma di gas mescolati ai normali componenti dell’aria. Il
vapore acqueo, presente allo stato naturale, può diventare particolarmente
pericoloso se la sua concentrazione si innalza in modo rilevante formando
gocce d’acqua che dissolvono gas e particelle in sospensione, permettendone
la trasformazione in agenti dannosi. Allo stesso modo, le radiazioni solari, oltre
ad avere un’azione distruttrice sui materiali, favoriscono l’interazione dei gas
tra di loro. Le particelle in sospensione, dette anche particolato, possono
essere di natura e dimensioni molto variabili, in conseguenza della tipologia di
ambiente (montano, marino, rurale, industrializzato). Dal punto di vista
qualitativo, può essere composto da aerosol, e cioè da goccioline d’acqua
contenenti ioni idrosolubili (solfati, nitrati e cloruri), o da particelle solide
(silice, silicati, ossidi metallici, idrocarburi, acidi organici, aldeidi), o da
materiale di origine biologica vivente e non (microrganismi, spore, pollini,
insetti, ecc.). All’interno di ambienti confinati destinati alla conservazione di
documenti, le concentrazioni di particolato sono ridotte rispetto all’esterno, ma
questo rappresenta comunque un pericolo, soprattutto in presenza di elevati
valori di umidità relativa o di fenomeni di condensa sulle superfici dei materiali,
poiché esercita un’azione chimica corrosiva su di esse, vi forma sopra uno
strato coprente ed innesca meccanismi di deterioramento di natura biologica.
I composti contenenti azoto, gli ossidi di azoto, sono presenti nell’atmosfera
come risultato dei processi di combustione, per questo raggiungono elevate
30
concentrazioni in modo particolare in ambienti urbani, a causa del sempre più
crescente traffico automobilistico. Essi hanno grande attività fotochimica che
provoca numerose reazioni con i composti organici gassosi presenti nelle
atmosfere inquinate, costituendo quello che prende il nome di smog. Inoltre,
esplicano una notevole attività ossidante e in presenza di umidità portano alla
formazione di acido nitrico e acido nitroso. Questi inquinanti hanno quindi la
capacità di portare attacco sia acido che di tipo ossidativo sui materiali proteici,
con conseguente frammentazione delle catene di collagene e perdita di
resistenza.
I composti contenenti zolfo derivano oltre che da processi di combustione
anche da putrefazioni biologiche, sono perciò presenti sia in ambienti rurali che
in ambienti urbani. Questi interagiscono con alcuni metalli creando solfuri scuri
che provocano alterazione dei pigmenti. Inoltre, possono dare origine a
fenomeni di ossidazione che, se catalizzati da sostanze metalliche, conducono
alla formazione di acido solforico e quindi ad un attacco acido persistente sul
materiale. In presenza di altre sostanze ossidanti (come ad esempio gli ossidi di
azoto) l’azione di questi composti risulta ancora più forte.
L’ozono, la cui presenza nell’atmosfera è dovuta a reazioni fotochimiche tra
radiazioni ultraviolette e ossigeno, può divenire un potente ossidante
particolarmente attivo nei confronti delle sostanze organiche, e quindi della
pergamena, rompendo i legami tra atomi. Negli ambienti confinati la presenza
di ozono è in realtà abbastanza scarsa, anche se questo può essere prodotto da
fotocopiatrici, stampanti laser, apparecchiature elettriche.
In presenza di ossidi di azoto e di zolfo, anche i cloruri possono portare alla
formazione di acido cloridrico e quindi sulla pergamena delle forme di degrado
tipiche degli attacchi acidi.
31
Anche la fruizione da parte dell’utenza può diventare per il materiale
pergamenaceo fonte di degrado, in quanto ne comporta la manipolazione che
non sempre avviene in maniera idonea, problema al quale si possono
aggiungere i danni provocati intenzionalmente sotto forma di atti di
vandalismo, quali strappi, asportazioni, furti, ecc.
Altra causa di degradazione esterna può essere un intervento di restauro
condotto in maniera non idonea o con prodotti dannosi per il materiale, cosa
che si è verificata in particolare modo nel passato, quando le scarse conoscenze
scientifiche del materiale da trattare, dei processi di deterioramento e di
conseguenza dei metodi di intervento più idonei, oltre ai limitati mezzi tecnici,
hanno portato alla realizzazione di operazioni che con il tempo possono
risultate dannose per i materiali.
Infine, tra gli agenti esterni di degrado si devono ricordare gli eventi eccezionali
quali alluvioni, terremoti, incendi, guerre, ecc. che possono portare alla
completa distruzione dei documenti.
GLI INCHIOSTRI
L’origine dell’inchiostro risale quasi certamente al III secolo a.C.. Da questo
momento, per un periodo di oltre 200 anni, fu realizzato semplicemente
miscelando carbone di legna polverizzato con acqua, aggiungendo talvolta un
addensante (legante). Il colore era dato dalle particelle di carbone che venivano
disciolte in acqua ma dalle quali si otteneva però una sospensione dalla
stabilità relativa, perché lasciandola riposare le particelle di carbone, più
pesanti, tendevano a depositarsi. Per ovviare a questo problema si aggiunsero
alla soluzione dei prodotti addensanti che, aumentandone la viscosità,
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rallentavano la deposizione delle particelle di carbone. L’addensante aveva poi
l’ulteriore pregio di consentire una migliore scorrevolezza dell’inchiostro
evitandone lo spandimento sul supporto e di agire come adesivo facendo
meglio aderire le particelle di carbone, conferendo anche una certa brillantezza
allo scritto. Gli addensanti, differenti a seconda delle zone e delle epoche di
utilizzo, erano solitamente sostanze colloidali come gomma arabica, colla di
pesce, albume d’uovo, miele, olio di lino, olio d’oliva, colla ricavata da corna di
animali. A questi erano aggiunte sostanze antisettiche come canfora, chiodi di
garofano, aceto, succo d’aglio per garantirne la conservazione. Con il passare
del tempo, la preparazione dell’inchiostro divenne più complessa sostituendo
al carbone il nerofumo e realizzando dei panetti solidi che potevano essere
disciolti in acqua al momento dell’uso. Il nerofumo, prodotto della
combustione di alcune sostanze, è costituito essenzialmente da carbonio
elementare con ossigeno, idrogeno, zolfo e varie impurità e può essere di due
varietà: nero di resina, derivante dalla combustione di radici di conifere, o nero
di lampada, derivante dalla combustione di sostanze impiegate per le lampade,
quali pece, olio di semi di lino o di canapa.
L’inerzia chimica del carbonio rende questo inchiostro non soggetto ad
alterazioni chimiche e privo di sostanze dannose per i supporti. Allo stesso
tempo, però, in presenza di umidità può creare delle macchie e, non
penetrando in profondità, può essere rimosso per lavaggio o semplice
abrasione. Queste caratteristiche spinsero alla ricerca di prodotti che dessero
una maggiore resistenza all’inchiostro e portarono così all’aggiunta di solfato
ferroso, un sale che penetrava molto facilmente nel supporto, ma che nel corso
del tempo tendeva a trasformarsi in ossido di ferro, creando delle incrostazioni
brune difficili da rimuovere. Quest’ultimo difetto fu corretto aggiungendo acido
tannico, un derivato delle noci di galla, che in combinazione con il sale di ferro
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dava origine a delle particelle di colore nero. Da questo ebbe origine
l’inchiostro ferrogallotannico, preparato estraendo l’acido gallico e tannico
dalle noci di galla sminuzzandole e ponendole a macerare per alcuni giorni in
acqua o vino per poi bollirle. Una volta raggiunto un terzo del volume di
partenza, si aggiungeva il solfato ferroso e quindi l’addensante. All’occorrenza
si
aggiungevano
anche
fluidizzanti
(acido
cloridrico
o
solforico),
antifermentativi e sostanze odorose. Esistevano comunque un numero infinito
di ricette per preparare questo tipo di inchiostro e le stesse sostanze utilizzate,
essendo componenti naturali, avevano composizione chimica estremamente
diversa e per questo ne risulta un’enorme varietà di inchiostri, ognuno con
caratteristiche proprie. Un eccesso di solfato ferroso, dà come risultato un
inchiostro che tende a divenire marrone per azione con l’ossigeno, e quindi
estremamente stabile alla luce ed ai lavaggi, ma talvolta poco leggibile che
favorisce l’ossidazione della carta. Un eccesso di sostanza tannica può invece
provocare l’ammuffimento dell’inchiostro, per cui la scrittura tende a sbiadire.
Inoltre, l’interazione tra sali di ferro e acidi tannico e gallico produce acido
solforico che, soprattutto in combinazione con l’ossidazione della carta, può
portare alla foratura del supporto. Al contrario della carta, la pergamena non
subisce questo tipo di degrado dovuto alla presenza di sostanze acide, in
quanto a seguito del processo produttivo e in particolare alla lavorazione nei
bagni di calce fa depositare sulla pergamena idrossido di calcio, che con i
successivi lavaggi in acqua non viene completamente eliminato e si trasforma
in carbonato di calcio che crea al suo interno una riserva alcalina sufficiente a
contrastare questo fenomeno e in generali gli attacchi degli acidi.
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I SIGILLI
Il sigillo nasce come segno prima ancora della scrittura ed è usato come
marchio personale per garantire l’autenticità o la proprietà; è il sistema più
utilizzato per autenticare e convalidare gli atti fino al XV secolo, quando lo
sviluppo del notariato e l’aumento dell’importanza della firma autografa ne
diminuiscono l’uso. Fin dall’antico Egitto, l’oggetto utilizzato per imprimere
questo segno sulla superficie dei sigilli è l’anello sigillare il cui uso, passando per
il periodo greco romano e per l’epoca merovingia si protrae fino al IX-X secolo
con i re carolingi e ottoniani. Man mano che passa il tempo i sigilli diventano
sempre più grandi, tanto che si deve abbandonare la tradizione degli anelli
sigillari in favore di placche e matrici.
Il sigillo è uno dei caratteri estrinseci di maggiore importanza del documento,
anche se in Italia ebbe uso quasi limitato ai documenti pubblici e semipubblici.
Tecnicamente un sigillo è un’impronta positiva eseguita su una materia plastica
come cera o metallo fuso, tramite una matrice in pietra o metallo incisa in
negativo.
La materia più comunemente usata è la cera vergine o colorata ma sono molto
diffusi anche sigilli metallici di piombo, argento, o oro che prendono il nome di
bolle perché sono il risultato della pressione tra due matrici di un globo di
metallo detto “bulla”. Fino alla fine dell’XI secolo non viene aggiunto nessun
colorante alla cera, quindi i sigilli hanno una colorazione che va dal giallo al
marrone, poi dall’inizio del XII secolo la cera comincia ad essere colorata
soprattutto in rosso e in verde (più rari sono i sigilli neri, bianchi, blu e rosa). In
genere è difficile trovare delle regole precise nell’utilizzo di un colore piuttosto
che un altro, la scelta è più spesso frutto di gusti, mode etc.
La forma più comune è quella circolare ma si trovano anche sigilli ovali, a
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scudo, a losanga, esagonali, ottagonali, ogivali. Fino al XIII secolo la cera è un
materiale abbastanza a buon mercato per cui se ne fa un uso smodato e infatti
le dimensioni delle impronte risultano piuttosto grandi (dai 5 ai 13 centimetri di
diametro). Tutte le dimensioni del sigillo, quindi superficie e spessore, sono
elementi fondamentali da tenere presente anche in funzione di una corretta
conservazione sia del sigillo che del documento a cui è legato. Anche il metodo
di apposizione è un elemento molto determinante per motivi conservativi,
perché comporta differenti problematiche d’intervento. Riguardo questa
caratteristica si distinguono due differenti tipologie di sigilli, quelli pendenti e
quelli aderenti.
I sigilli pendenti possono essere sia in cera che in metallo e sono uniti
attraverso lacci di seta, di canapa o di lino o attraverso striscioline di
pergamena o di carta alla parte inferiore del documento, ripiegata per essere
più resistente (plica).
I sigilli pendenti in cera hanno uno spessore piuttosto elevato così da
permettere d’inglobare al suo interno i cordoni o qualsiasi altro materiale che
lo fissa al documento , in questo caso infatti la cera resa malleabile è modellata
nella forma desiderata e sono inclusi al suo interno gli ancoraggi e solo in un
secondo momento viene effettuata l’impressione.
I sigilli in culla sono particolari tipi di sigilli in cui viene creata una culla in cera
vergine, nella quale vengono inglobati gli ancoraggi etc. e viene modellata
come desiderato, quindi si crea un alloggiamento, si creano fori e graffi per
migliorare l’aderenza e viene colata al suo interno una cera solitamente
colorata che viene poi impressa.
I sigilli aderenti possono essere solo in cera e sono attaccati direttamente alla
materia scrittoria. Per ottenerli la cera viene scaldata in acqua calda e stesa
direttamente sul documento dove viene impressa prima che si raffreddi. Il
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punto di aderenza può essere predisposto secondo due diverse metodologie:
se la cera è applicata direttamente sul foglio reso irregolare tramite raschiatura
ed eventualmente con l’ausilio di una striscia di pergamena passata attraverso
due tagli paralleli, in modo che le estremità vengano inglobate nella cera, il
sigillo si definisce impresso; si dicono invece incassati se sul materiale scrittorio
provvisto di incisioni multiple grazie alle quali sia stata ripiegata e asportata
parte della pergamena, la massa di cera è bloccata con una seconda massa di
cera posta sul verso del documento in modo che le due parti di cera calda
entrando in contatto si saldano e creano un ancoraggio stabile. La cera posta
sul verso spesso era munita di controsigillo, elemento che veniva realizzato in
un secondo momento.
All’interno dei fondi presi in esame i sigilli ancora conservati sono in cera, il
materiale più diffuso. Differenti sono le ricette che venivano utilizzate per
creare la massa morbida utilizzata per i sigilli in cera; nell’antichità erano
mescolate argilla e cera in parti differenti, nello scorrere del tempo fino al
medioevo si nota che la quantità di cera aumenta progressivamente rispetto a
quella di argilla in modo da creare un composto sempre più plastico e molto
meno friabile; nelle ricette medievali si arriva ad avere una maggioranza di cera
d’api unita a sostanze resinose, pece, colofonia, trementina e olio di lino ed
eventuali pigmenti.
La cera d’api, la più diffusa e la più antica utilizzata, presenta numerose
impurità che determinano la varietà di degradi e caratteristiche differenti
riscontrabili nei sigilli.
Le caratteristiche più rilevanti della cera d’api sono un aspetto traslucido, una
diminuzione considerevole del suo volume in conseguenza del raffreddamento
e quindi alla sua solidificazione e un punto di fusione intorno ai 62 a 64°, che
significa che anche con il semplice calore delle mani diviene modellabile; la cera
37
può avere zone di differente grado di cristallinità ed è solubile in solventi
clorurati (trielina) idrocarburi (benzina, essenza di benzina, essenza di petrolio)
e in altri solventi poco polari quali l’etere ma risulta totalmente insolubile in
acqua perché è materiale idrofobo.
La cera è materiale molto stabile chimicamente, ma condizioni climatiche
sfavorevoli possono creare mutamenti fisici e chimici importanti: le variazioni di
temperatura possono creare la formazione di cristalli più o meno piccoli a
seconda della rapidità della variazione (per esempio con un rapido
raffreddamento si determina la formazione di forme polimorfiche molto
piccole), e la modifica della struttura cristallina consente agli acidi grassi di
migrare in superficie facendo perdere elasticità al materiale che diventa più
sensibile agli urti, alle vibrazioni e alle pressioni; in alcuni casi si verifica una
recristallizzazione che conferisce al materiale un aspetto biancastro.
Benché la cera risulti piuttosto inerte chimicamente è stato provato che se
sottoposta a valori alti di umidità relativa, temperatura e irraggiamento può
subire fenomeni di idrolisi e ossidazione che possono essere catalizzati dalla
presenza di acidi o di basi forti, con i quali il sigillo in cera può per sua natura
facilmente entrare in contatto, sia grazie all’inquinamento atmosferico, che per
naturale contatto con alcune sostanze basiche: il raffinaggio della cera
utilizzava acqua ricca di calcio e quindi la cera ha al suo interno sostanze
basiche; per facilitare il distacco della matrice, prima dell’impressione e del
contatto con la cera veniva trattata con carbonato di calcio e quindi è presente
sulla superficie del sigillo una sostanza potenzialmente reattiva; i sigilli erano
legati al documento membranaceo, per sua natura fortemente alcalino,
presentano quindi nei punti di contatto degradazioni dovute ai residui del
calcio provenienti dalla lavorazione della pergamena.
Il sigillo, oltre ad avere valore di autenticità e garanzia è veicolo di importanti
38
informazioni storico-culturali trasmessi da immagine e scrittura (leggenda). il
fragile rilievo che lo caratterizza e che in alcuni casi lo rende unico è spesso la
testimonianza sulla quale ricostruire avvenimenti, usi e costumi del passato.
Una manipolazione e una conservazione inadeguate rischiano quindi di
cancellare per sempre importanti informazioni storiche.
Già nel medioevo si cercava di proteggere i sigilli in cera sospesi ai documenti, a
questo scopo questi erano spesso inseriti in sacchettini appositamente
confezionati in tela cuoio o pergamena e dal XV secolo si diffonde l’uso di
custodie di metallo o legno; la presenza di tale protezione in documenti
anteriori è da attribuire alla precauzione di archivisti attenti.
Questi sistemi di protezione si sono rivelati nocivi alla longevità del sigillo,
poiché un oggetto non visibile è trattato con meno cura di uno visibile e infatti
in molti casi a causa di colpi e sfregamenti all’interno dei sacchetti sono stati
rinvenuti soltanto frammenti di sigillo. Inoltre un ambiente di conservazione
chiuso, se mantenuto in condizioni climatiche non idonee, può creare
microclimi dannosi per il materiale conservato con il conseguente sviluppo di
microrganismi e fenomeni di idrolisi.
IL DETERIORAMENTO BIOLOGICO DELLA PERGAMENA
Un’altra forma di degrado frequentemente riscontrabile è il degrado di origine
biologica, o biodeterioramento, ovvero qualsiasi cambiamento non desiderato
nelle proprietà di un materiale, causato da organismi viventi. Esso può essere
dovuto a vari fattori, può infatti essere un deterioramento di tipo fisico o
meccanico, dovuto al movimento dell’organismo sul materiale o alla sua
manipolazione, oppure di tipo chimico-assimilativo, dovuto al fatto che gli
39
orgamismi si nutrono del materiale, o ancora dovuto ad insudiciamento, cioè
agli escrementi, alle sostanze secrete dagli organismi presenti sul materiale o
alla presenza su di esso di residui del ciclo vitale degli organismi stessi (spore
larvali, cadaveri, ecc.).
Esistono vari agenti biologici in grado di attuare l’opera di danneggiamento del
materiale documentario:
I microrganismi, da parte dei quali la contaminazione biologica superficiale è
una condizione normale e permanente in tutti gli ambienti non sterili, perchè
essendo veicolati dall’aria, tendono a depositarsi su tutte le superfici. Questi
possono però essere di natura differente, più o meno pericolosi per i materiali
o per l’uomo, e più o meno tendenti a svilupparsi in condizioni idonee alla loro
esistenza. Tutti i materiali d’archivio (la carta, la pergamena, i collanti, gli
inchiostri, i tessuti, le cere, i materiali fotosensibili, ecc.) possono essere
utilizzati come substrato nutrizionale dai microrganismi, i quali sono in grado di
colpire in maniera differenziata i vari elementi che li compongono. Gli elementi
che maggiormente influenzano questo tipo di degrado sono le condizioni
ambientali dei locali di conservazione. Infatti, le condizioni ideali per lo sviluppo
dei microrganismi risultano essere differenti da specie a specie, così come le
loro esigenze nutrizionali. I principali microfunghi responsabili del degrado
della pergamena sono i Cladosporium, Fusarium, Aspergillus, Penicillium,
Trochoderma, mentre i principali batteri sono Clostridium, Bacillus subtilis e
Pseudomonas. Elementi indispensabili per il loro sviluppo sono le fonti di
Carbonio e Azoto, quindi la carta e la pergamena, l’acqua, valutata sotto forma
di Umidità Relativa, indispensabile per tutti i processi cellulari, e la
temperatura, con essa fortemente connessa. Così, quando un microrganismo
depositato su un supporto trova delle condizioni ambientali adatte al suo
sviluppo, può metabolizzare il carbonio proteico contenuto nel collagene della
40
pergamena, deteriorando i supporti e dando origine ad effetti immediatamente
visibili come maculature rosse o violacee oppure bianche, nucleate, con alone
periferico e scolorimenti degli inchiostri. Nelle aree più danneggiate, la
pergamena diviene ruvida, assume una colorazione diffusa, un aspetto poroso
e talvolta appare assottigliata, infragilita o addirittura perforata. Il danno
prodotto può avere origini differenti, in quanto può essere causato sia
dall’attività nutrizionale del microrganismo, che dal deposito sul supporto dei
prodotti del suo metabolismo, sotto forma di sostanze chimiche dannose che
colorano in modo indelebile la superficie. Il materiale può inoltre diventare un
vero e proprio habitat per i microrganismi, che penetrano all’interno della sua
struttura alterandola.
Gli insetti, sono in Italia circa settanta specie differenti, delle quali solo una
piccola quantità si nutre dei componenti del materiale documentario. Nel
primo caso, il danno prodotto è irreversibile e viene espletato in un tempo
relativamente breve rispetto ad altri fattori di degrado chimico o fisico. Gli
insetti appartenenti a questa categoria sono in grado di attuare un vero e
proprio processo digestivo dei materiali, anche grazie alla presenza nel loro
apparato digerente
di particolari microrganismi che realizzano
una
frammentazione della macromolecola che li costituisce. Come nel caso dei
microrganismi, anche in questo caso l’infestazione è favorita in particolar modo
dalle condizioni ambientali: un’umidità relativa superiore al 65%, una
temperatura superiore ai 20°C ed una illuminazione inesistente sono infatti
condizioni favorevoli ad un attacco entomologico dei beni conservati. A questi,
si aggiungono le frequenti carenze dei locali, quali l’assenza di zanzariere a
trama fitta alle finestre, cosa che consente il facile ingresso nei locali di insetti
provenienti dall’esterno, o l’acquisizione di nuovi fondi non sottoposti a
controlli. Gli insetti biodeteriogeni appartengono a diversi ordini: Ordine
41
Blattoidea, Ordine Coleoptera (suddivisa in diverse famiglie), Ordine Isoptera,
Ordine Lepidoptera, Ordine Psocoptera, Ordine Thysanura. Gli insetti dell’
Ordine Blattoidea, comunemente detti scarafaggi, prediligono luoghi umidi e
poco illuminati, sono onnivori quindi si nutrono di qualunque sostanza di
origine animale o vegetale e si rifugiano nelle piccole fessure delle mura. Nei
depositi archivistici attaccano quindi cuoio, pergamena, carta e stoffa e sono
pericolose per l’uomo perché possono essere portatrici di germi patogeni.
All’Ordine Coleoptera appartiene la maggioranza degli insetti che infestano
biblioteche e archivi, provocando danni molto rilevanti. Le larve di questo
insetto si nascondono all’interno del materiale documentario e, per nutrirsi,
scavano tortuose e profonde gallerie di sezione circolare. E’ in questa fase che
provocano i maggiori danni al materiale, anche se non i soli, visto che nei
successivi stadi di sviluppo le larve diventano adulte, si accoppiano e
depongono le uova, sempre sul materiale documentario. L’ordine dei coleotteri
è suddiviso in numerose famiglie, tra le quali le più comunemente riscontrate
sono la Famiglia Anobidae, i cosiddetti tarli, che si nutrono in modo particolare
di legno e carta, e la Famiglia Dermestidae, che si nutrono prevalentemente di
cuoio, pergamena, carta, legno, adesivi di origine animale e tessuti. L’Ordine
Isoptera è costituito da insetti detti comunemente termiti o formiche bianche;
questi insetti prediligono luoghi umidi e privi di luce, nidificano infatti nel
terreno, quindi lontano dai luoghi infestati, per poi costruire gallerie e
camminamenti esterni con il fango ed i prodotti della masticazione, così da
collegare il termitaio con l’ambiente da infestare restando sempre al riparo
dalla luce. Nel materiale conservato scavano voragini a forma di cratere
difficilmente individuabili, perché lasciano intatte le superfici esterne.
All’Ordine Lepidoptera appartengono gli insetti detti comunemente tarme, che
si nutrono di residui animali, quindi all’interno degli archivi attaccano
42
prevalentemente seta e pergamena, vivendo libere all’interno dei materiali o
costruendo delle fodere protettive in seta o con i resti delle sostanze di cui si
cibano. L’Ordine Psocoptera, al quale appartengono i cosiddetti pidocchi del
libro, si nutre principalmente di microfunghi, si trova quindi in condizioni
particolarmente favorevoli negli ambienti umidi. Attacca soprattutto le
legature perché attratta dai costituenti delle colle e da queste passano anche al
materiale cartaceo, provocando su di esso un danno limitato ad una erosione
superficiale. L’Ordine Thysanura comprende quello che viene comunemente
detto pesciolino d’argento, un insetto che predilige il movimento notturno e
che si nutre di carta ed in particolare dei supporti ricchi di amido e gelatina,
provocando danni solo superficiali.
I roditori, dei quali tre specie, diverse tra loro per caratteristiche fisiche
(dimensioni, colore, ecc.) e comportamento, possono essere presenti
all’interno dei depositi archivistici: Mus musculus (topolino delle case), Rattus
rattus (ratto dei tetti o ratto nero), Rattus norvegicus (ratto delle fogne). Il
problema causato da questi animali all’interno degli archivi presenta due
aspetti: il deterioramento del materiale e le infezioni che i roditori possono
causare al personale che frequenta l’ambiente archivistico. I roditori
costruiscono le tane con i materiali reperiti nell’ambiente (carta, stoffa, buste
di plastica, ecc.), ed è principalmente questa la causa di degrado nei luoghi di
conservazione, pur essendo in grado di metabolizzare la cellulosa. Essi lasciano
sulle scaffalature e sul materiale le caratteristiche morsicature riconoscibili per
il taglio netto degli incisivi, danni irreparabili ai quali si aggiungono quelli
provocati dall’urina, che determina macchie giallastre. I roditori inoltre sono in
grado di diffondere numerose malattie tramite pulci, zecche, vari
microrganismi patogeni e la stessa urina. Sono animali essenzialmente notturni
e quindi difficili da vedere, per cui è indispensabile saper riconoscere i vari
43
segni della loro presenza, quali rosicchiature, escrementi, impronte, passaggi e
tane.
I volatili sono solitamente meno frequenti nei depositi archivistici, ma
occasionalmente possono aver accesso ai luoghi di conservazione provocando
danni al materiale. Fra tutti, il piccione è il volatile che più frequentemente può
essere riscontrato all’interno di archivi e biblioteche, anche perché la sua
tendenza a nidificare nei sottotetti rende più facile il suo ingresso attraverso
finestre o aperture varie. Anche questi animali possono arrecare danni al
materiale, ma anche al personale che frequenta i locali. Per quanto riguarda il
materiale documentario, la principale causa di degrado sono gli escrementi
depositati che, essendo ricchi di acidi contenenti solfati, nitrati, fosfati,
corrodono il substrato. Inoltre, su di essi si sviluppano dei microfunghi che
penetrando nelle fibre provocano danni di tipo meccanico ed attirano insetti
che se ne nutrono. I piccioni sono inoltre portatori di numerose malattie
trasmissibili all’uomo tramite gli escrementi, il trasporto di agenti patogeni e di
parassiti come le zecche.
Tra gli agenti biologici che provocano il danneggiamento del materiale si deve
annoverare purtroppo anche l’uomo, che con i suoi comportamenti non
sempre corretti può provocare danni irreparabili: molto frequente, soprattutto
in passato, ad esempio, era l’uso di piegare l’angolo del foglio per utilizzarlo
come segnalibro, oppure l’uso di prendere appunti direttamente su di esso o di
bagnarsi il dito indice per sfogliare i documenti. Anche in fase di restauro si
possono constatare comportamenti non idonei e dannosi, quali l’asciugatura
non tempestiva del supporto oppure, nel corso di spostamenti o traslochi, una
manipolazione non opportuna, che può provocare danni di tipo meccanico,
oppure ancora, dopo un intervento di spolveratura o disinfezione, la
ricollocazione del materiale su scaffalature o in ambienti non opportunamente
44
ripuliti e trattati, cosa che può causare il persistere di infestazioni
entomologiche e infezioni fungine.
Tutte le forme di biodeterioramento sono danni considerati molto gravi in
quanto irreversibili. L’unica arma veramente efficace per combatterlo è la
prevenzione, attuata tramite il rispetto delle norme di conservazione, sia per
quanto riguarda le caratteristiche ambientali (controllo del microclima,
zanzariere, ecc.), sia per quanto riguarda la documentazione (spolveratura
periodica, controllo dell’umidità della carta, ecc.). Per effettuare una completa
prevenzione si deve inoltre effettuare una attenta osservazione di tutto il
materiale che a diverso titolo entra all’interno dei locali di deposito, anche al
fine di ridurre al minimo indispensabile gli eventuali interventi di
disinfestazione, che rappresentano comunque una grande fonte di stress per il
patrimonio documentario.
INTERVENTI DI RESTAURO
Il concetto di restauro all’interno degli Archivi si è profondamente evoluto dal
momento storico al quale si fanno risalire le sue origini scientifiche. I “guasti”,
così come allora venivano chiamati i danni sul materiale documentario, erano
empiricamente diagnosticati ed altrettanto empiricamente erano applicati i
“rimedi”. Oggi, restaurare significa recuperare ai fini della conservazione i
documenti deteriorati, sia migliorandone le caratteristiche meccaniche, sia
rallentando, quanto più possibile, i processi di degradazione chimico-fisici in
atto. Grazie al supporto di studi scientifici applicati tutti coloro che si occupano
di conservazione hanno raggiunto una maggiore coscienza dell’intervento e una
visione del documento nel suo complesso. L’intervento di restauro è quindi
45
caratterizzato dall’esigenza di rispettare precise caratteristiche sia per quanto
riguarda i materiali impiegati, sia per quanto riguarda le metodologie applicate.
In particolare per il supporto in pergamena, l’intervento di restauro oltre a
cercare di restituire la funzionalità al bene deve salvaguardare, con interventi
minimali e meno invasivi possibili, la peculiarità del testo e la manifattura
originaria. L’intervento deve inoltre essere condotto con materiali e sostanze
completamente compatibili con l’originale, che quindi non rischino nel tempo
di dare origine ad ulteriori danni o di alterare l’originale stesso. Gli adesivi e le
carte impiegati per il risarcimento di lacune e strappi devono quindi avere pH
neutro, così come le carte ed i cartoni utilizzati per realizzare eventuali
contenitori di conservazione o per interfogliare gli originali. L’intervento di
restauro deve poi essere documentato in tutte le sue fasi tramite riprese
fotografiche effettuate prima, durante e dopo le operazioni e tramite la
compilazione di una apposita scheda progetto che registri i prodotti ed i
materiali utilizzati e le operazioni svolte. Ognuna di esse deve comunque essere
completamente reversibile, deve cioè essere possibile in qualsiasi momento
eliminare il prodotto impiegato, così da consentire di effettuare in futuro nuovi
interventi, specialmente tenendo conto che la continua ricerca può portare alla
scoperta di nuove e più efficaci metodologie.
Le operazioni previste nei documenti presi in esame sono:
Monitoraggio del materiale da sottoporre ad interventi di restauro.
Infatti, viste le generali buone condizioni del fondo e viste le esigenze della
committenza, è necessario sottoporre ad intervento solamente quei documenti
che presentano forme di degrado che in assenza di tali interventi possono
peggiorare. Così, se gli attacchi da parte di microrganismi sono da ritenersi
ormai non più attivi, le condizioni delle pergamene danneggiate dal punto di
vista meccanico rischiano di peggiorare per il progredire di strappi e lacune
46
dovuto alla consultazione. In questa prima fase, quindi, le pergamene in
oggetto vengono sottoposte ad un adeguato monitoraggio al fine di individuare
quali necessitino di un intervento di restauro.
Documentazione fotografica dei documenti, da effettuare prima e dopo
l’intervento di restauro. Verranno effettuati uno scatto che riporta l’immagine
intera del recto del documento, uno scatto che riporta l’immagine intera del
verso del documento ed uno scatto per ogni lacuna, strappo o altra forma di
degrado da sottoporre a restauro. Le pergamene le cui dimensioni non
permettono di effettuare un solo scatto per riprenderle interamente, saranno
fotografate in più scatti.
Spolveratura delle pergamene per eliminare le polveri presenti con
l’ausilio di pennelli a setole morbide. La spolveratura del materiale
documentario, antico o moderno che sia, è un’operazione estremamente
importante: essa infatti permette di prevenire quei danni che sono causati dal
deposito di polveri, è quindi fondamentale da un punto di vista preventivo
perché permette di allontanare elementi pericolosi per i supporti. Per tale
ragione essa deve essere effettuata procedendo alla rimozione delle polveri
secondo varie modalità. Tale intervento potrà essere infatti realizzato
manualmente o meccanicamente o con metodo misto, a seconda delle
condizioni di ogni documento. Nel primo caso, si procederà con pennelli o
panni morbidi, nel secondo con aspirapolvere manuale di potenza contenuta e
dotato di bocchette di formato diverso per raggiungere più agevolmente tutti
gli spazi. I documenti saranno prelevati e appoggiati su appositi supporti in
modo che siano agevolmente maneggiati durante la spolveratura. Per i
materiali particolarmente delicati e con problemi conservativi gravi occorrerà
schermare le porzioni di pagine più danneggiate con cartoncino conservativo in
modo da non danneggiarle ulteriormente con il passaggio del pennello. I
47
documenti andranno puliti a uno a uno, partendo dall’interno e spostando la
polvere verso l’esterno.
Rimozione a secco di eventuali residui solidi o accumuli di polvere più
resistente. Questa operazione si effettuerà utilizzando una lancetta, un bisturi
o un’apposita spatola per effettuare il distacco dei residui dal supporto.
Successivamente, tramite pennelli a setole morbide o aspirapolvere, si
procederà a rimuoverli completamente.
Sgommatura delle pergamene per rimuovere eventuali macchie dalla
superficie. Questa operazione verrà svolta tramite gomma Wishab di densità
variabile a seconda del tipo di macchia e dello stato di conservazione della
superficie.
Pulitura graduale per tamponamento con triammonio citrato per
rimuovere le eventuali incrostazioni che le operazioni precedenti non sono
riuscite a rimuovere solubilizzando le particelle di sporco.
Spianamento graduale delle pergamene da sottoporre a restauro tramite
l’impiego della cella di umidificazione ad ultrasuoni che produce acqua
deionizzata nebulizzata da un generatore di vapore freddo ad ultrasuoni che
non supera il 95% di umidità relativa, questo è un sistema polivalente che
restituisce ai fogli in pergamena flessibilità e idratazione senza agire con
soluzioni dirette sui documenti e senza danneggiare i sigilli in cera. Dopo le
operazioni di ammorbidimento si procede a quelle di spianamento o di
tensionamento e distensione della pergamena, operazioni volte a restituire
planarità al supporto attraverso l’eliminazione o l’attenuazione di ondulazioni,
deformazioni, grinze o contrazioni. Tale metodologia è particolarmente
funzionale e consigliabile per tutti i supporti in pergamena che presentano
forte disidratazione o rigidità e nei quali la presenza di strappi e lacune impone
48
un
intervento
di
risarcimento
difficile
da
effettuare
senza
aver
preventivamente spianato il rotolo. Questo intervento permetterebbe anche lo
spianamento completo e
definitivo
dei documenti, facilitandone
la
consultazione ed eliminando il pericolo di schiacciamento all’interno dei
cassetti o i rischi dovuti alla manipolazione, che solitamente consiste nel
forzare l'apertura e il mantenimento del documento per permetterne la
lettura, sottoponendo il documento stesso a forze meccaniche che possono
provocare degradi meccanici del supporto. Tuttavia, le precise esigenze
conservative dettate dalla committenza impongono di mantenere le
pergamene in forma arrotolata, andando quindi a spianare unicamente quelle
che lo necessitano per effettuare i successivi interventi di restauro.
Sutura degli strappi e delle lacerazioni tramite l’utilizzo di pellicola di
pergamena estratta da pelli di recente manifattura o di fogli di peritoneo
bovino molto resistenti e allo stesso tempo trasparenti, fatti aderire
sull’originale con collante misto, metilcellulosa e adesivo polivinilico in minima
percentuale (max 15%).
Risarcimento
delle
lacune
tramite
apposizione
con
metilidrossietilcellulosa in concentrazione al 4% di carta giapponese di
grammatura e colore adeguati al supporto originale, sagomata e scarnita
manualmente tramite bisturi lungo il perimetro della lacuna, e l’apposizione di
peritoneo di bovino con adesivo misto, metilcellulosa e adesivo polivinilico in
concentrazione al 15%. La carta giapponese è nota per le sue fibre lunghe
adatte all’aggancio dei supporti originali e la scelta di utilizzare questo
materiale anziché, come nel passato, la pergamena per le operazioni di
mending dei fogli sciolti è dettata dalla constatazione che i documenti risarciti
con pergamena di recente manifattura tendono ad arricciarsi e gonfiarsi in
49
quanto le nuove pergamene, anche se trattate secondo la manifattura antica,
risultano sempre diverse e leggermente più rigide.
Risarcimento di strappi e lacune presenti nei cartellini in carta che
riportano il numero di inventario e il contenuto dei documenti.
Riposizionamento delle pergamene nel luogo di conservazione.
Compilazione di una scheda progetto di restauro che riporta lo stato di
conservazione dei documenti prima dell’intervento, le operazioni che si sono
svolte su di essi ed i prodotti impiegati.
Tutti i prodotti e le metodologie utilizzate per le operazioni di restauro
rispondono a specifiche caratteristiche di compatibilità con gli originali, di
reversibilità e di stabilità nel tempo, al fine di garantire la conservazione storica
dei volumi e di tutti gli elementi che li compongono, secondo le prescrizioni
indicate dagli organi ministeriali preposti alla tutela dei Beni Librari e
Archivistici.
50
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0016
ANNO 2010
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°28
DESCRIZIONE: Anno 898 Diploma Landberti Imperatoris
DIMENSIONI (cm): 55x48,8
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0017
ANNO 2010
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°29
DESCRIZIONE: Anno 900 Ludovici Regis IV postea Imperatoris III Privilegium
DIMENSIONI (cm): 59x39
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0018
ANNO 2010
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°30
DESCRIZIONE: Anno 901 Privilegium Ludovici III Imperatoris
DIMENSIONI (cm): 50x45,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
X
X
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
X N° 1
FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
X CERA COLORATA
METALLO
ALTRO
SETA
CARTA
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0019
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°32
DESCRIZIONE: Anno 916 Diploma Berengarii Imperatoris
DIMENSIONI (cm): 61x48,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0020
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°33
DESCRIZIONE: Anno 928 Hugonis Italiae regis Diploma
DIMENSIONI (cm): 50x51
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0021
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°34
DESCRIZIONE: Anno 936 Hugonis et Lotharii Regum Italiae Privilegium
DIMENSIONI (cm): 69x51
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0022
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°35
DESCRIZIONE: Anno 939 Hugonis et Lotharii Regum Italiae Privilegium
DIMENSIONI (cm): 55,5X40,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0023
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 36B
DESCRIZIONE: Anno 943 Diploma Ugonis et Lotharii Italiae Regum
DIMENSIONI (cm): 50,5x 39
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0024
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 37
DESCRIZIONE: Anno 943 Diploma Hugonis et Lotharii regum Italiae
DIMENSIONI (cm): 54 x 54
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0025
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 39
DESCRIZIONE: Anno 962 Diploma Othonis I Imperatoris cognomento Magni
DIMENSIONI (cm): 39 x 42,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
SBAFFATI
ABRASIONI
x DELETI
x
Alcune linee di scrittura risultano essere state spennellate con sostanza bruna, è probabilmente un vecchio intervento al fine
di rendere nuovamente leggibile il testo.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0026
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-CortonaSansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 40
DESCRIZIONE: Anno 963 Diploma Othonis Magni Imperatoris
DIMENSIONI (cm): 51 X 50
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0027
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 41
DESCRIZIONE: Anno 972 Venditio privata
DIMENSIONI (cm): 49 X 28
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0028
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 42
DESCRIZIONE: Anno 996 Diploma Ottonis III Imperat.
DIMENSIONI (cm): 62 X 47
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0029
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 43
DESCRIZIONE: Anno 998 Diploma alterum Ottonis III Imperat.
DIMENSIONI (cm): 54,3 X 41,3
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N° 1
X FRAMMENTARIO
X PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
Sono presenti tracce di una scrittura precedente abrasa per riutilizzare il supporto.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0030
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°43 bis
DESCRIZIONE: Anno 998 Venditio privata
DIMENSIONI (cm): 70 x 23
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0031
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 44
DESCRIZIONE: Anno 998 Diploma alterum Ottonis III Imperat.
DIMENSIONI (cm): 52 X 59
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0032
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n° 45
DESCRIZIONE: Anno 998 Venditio privata
DIMENSIONI (cm): 41 X 25,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0033
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°46
DESCRIZIONE: Anno 1001 Concessio ad libellum pro canonica
DIMENSIONI (cm): 46 x24,5
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
TAGLI
LACUNE
VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
E’ presente un taglio netto a forma di croce in corrispondenza dello specchio scrittorio
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0034
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°47
DESCRIZIONE: Anno 1008 Venditio privata
DIMENSIONI (cm): 46.5 x 27
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0035
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°47 bis
DESCRIZIONE: Anno 1008 Venditio privata
DIMENSIONI (cm): 33 x 18
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
CERA COLORATA
ALTRO
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0036
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°48
DESCRIZIONE: Anno 1009 Privilegium Helemperti Epi aretini
DIMENSIONI (cm): 79 x 57
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X N° 1
X FRAMMENTARIO
PENDENTE
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
Non ci sono elementi tangibili per capire di quale tipologia di sigillo si trattasse, sono in effetti presenti una serie di tagli a
Raggera molto precisi con uno schema ben definito.
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0037
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: Canonica n°49
DESCRIZIONE: Anno 1009 Donatio Elemperti Epi Aret
DIMENSIONI (cm): 53 x 31
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
MACCHIE
MUFFE
FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
Nella parte inferiore il supporto si presenta molto feltroso e accartocciato impedendo di fruire a pieno delle sottoscrizioni dei
testimoni
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0048
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°141
DESCRIZIONE: Martini episcopi arreti concessi. An 1228
DIMENSIONI (cm): 64x51
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
N°1
X FRAMMENTARIO
PENDENTE
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
X
X
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
Sono presenti frammenti dei fili di ancoraggio del sigillo.
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
X MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
SBAFFATI
ABRASIONI
X DELETI
X
La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
X
X
La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di
neutralizzare le muffe presenti.
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0049
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°142
DESCRIZIONE: Venditio, An. 1228
DIMENSIONI (cm): 31,5 X 14
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
X MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
X
X
La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di
neutralizzare le muffe presenti.
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0050
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°147
DESCRIZIONE: __________________________________________________________________
DIMENSIONI (cm): 65x45
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
X MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
SBAFFATI
ABRASIONI
X DELETI
X
La pergamena presenta sulla maggior parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
X
X
X
La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di
neutralizzare le muffe presenti.
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0051
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°148
DESCRIZIONE: Commutatio Anno 1233
DIMENSIONI (cm): 102x41,5_______________________________________________________
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
X MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
X
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura.
La pergamena è molto fragile e ha perso la sua elasticità impedendo quindi la sua totale apertura.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
X
X
La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di
neutralizzare le muffe presenti.
TEKNE RESTAURO s.n.c.
di Cirinei, Sartore e Tremori
SCHEDA PROGETTO N. 0052
ANNO 2011
ISTITUTO DI APPARTENENZA: Archivio Capitolare della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
COLLOCAZIONE E SEGNATURE: S.Maria in Gradi n°149
DESCRIZIONE: Concessio ad libellum. An 1233
DIMENSIONI (cm): 39 x 13
CONDIZIONAMENTO
ARROTOLATA
DISTESA
LACCIO
SIGILLO
PERDUTO
ADERENTE
ASTUCCIO
X PIEGATA
ALTRO
X CARTELLINO
CERA COLORATA
ALTRO
ANCORAGGIO DEL SIGILLO
CANAPA
PERGAMENA
SETA
CARTA
X
N°
FRAMMENTARIO
PENDENTE
STATO DI CONSERVAZIONE DEL SUPPORTO
SPORCO
X MACCHIE
MUFFE
X FORI DA TARLI
STRAPPI
X TAGLI
LACUNE
X VECCHI RESTAURI
SUPPORTO FELTROSO
X
MATERIALE DEL SIGILLO
CERA VERGINE
METALLO
ALTRI ELEMENTI DEL DOCUMENTO
INCHIOSTRI COLORATI
TIMBRI
X
STATO DI CONSERVAZIONE DEL CARTELLINO
SPORCO
STRAPPI
LACUNE
STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INCHIOSTRI
BUONO
X SBAFFATI
ABRASIONI
DELETI
X
X
La pergamena presenta su parte della superficie una colorazione violacea che ha compromesso la scrittura.
OPERAZIONI PRELIMINARI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
TEST SOLUBILITA’ INCHIOSTRI
INTERVENTI DI RESTAURO SUL CARTELLINO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
INTERVENTI DI RESTAURO SUL SUPPORTO
SPOLVERATURA
SGOMMATURA
PULITURA PER TAMPONAMENTO
SPIANAMENTO
RISARCIMENTO STRAPPI
RISARCIMENTO LACUNE
X
X
X
X
X
X
La superficie è stata sottoposta a trattamento per tamponamento con benzalconio cloruro in soluzione al 3% in alcool al fine di
neutralizzare le muffe presenti.