rub.d PP 24-43 ITAL

Transcript

rub.d PP 24-43 ITAL
La collezione Souveraine è composta di modelli meccanici
assolutamente eccezionali. Questi orologi sono il risultato di sfide
lanciate – e vinte – che vanno oltre i limiti tradizionali, e rappresentano
un omaggio alla cronometria come scienza dell’assoluto.
Le novità che essi contengono e le prestazioni di cui sono
capaci ne fanno delle “prime mondiali”.
24
COLLECTION SOUVERAINE
Tourbillon Souverain
Chronomètre à Résonance
Tourbillon Souverain
26
TOURBILLON SOUVERAIN
28
«Fin dai tempi più remoti l’uomo ha cercato di misurare il tempo dividendolo in frazioni uguali. E così facendo ha inventato la nozione
di isocronismo! Ma è solo con i primi orologi meccanici che si è cominciato a cercare di rendere costante la forza che arriva allo
scappamento. Non esisteva ancora la molla spirale e il bilanciere, chiamato foliot, aveva un battito irregolare, causato dall’arrivo di
una forza legata alle imperfezioni della molla e degli ingranaggi. A quell’epoca gli orologi possedevano un’unica lancetta, che compiva
un giro completo in dodici ore: la loro imprecisione infatti non permetteva ancora di misurare i minuti. Dopo l’invenzione della molla
motrice, che rese possibile fabbricare orologi da tavolo, un orologiaio del 16 secolo, Jobst Bürgi, ebbe l’idea di aggiungere
all’ingranaggio tradizionale un sistema indipendente, caricato a brevi intervalli dalla molla principale. Ora lo scappamento era in grado
di fornire un flusso più costante di energia e conferiva all’orologio un’autonomia di diversi mesi. Nacque così il primo remontoir d’égalité.
Più tardi, nel XVII secolo, l’orologiaio olandese Christiaan Huygens inventò la molla spirale e il pendolo. Queste novità diedero agli
orologi e alle pendole una precisione cronometrica prima impensabile. La lancetta dei minuti diventò di uso comune e il remontoir
d’égalité venne trascurato per oltre un secolo. All’avvento del secolo dei Lumi, il Settecento, le esigenze imposte dalle osservazioni
astronomiche e dal calcolo della longitudine per la navigazione in mare aperto richiedevano una crescente precisione. La lancetta per
indicare i secondi si diffuse via via che gli orologi si perfezionavano. In Inghilterra l’orologiaio Thomas Mudge inventò un remontoir
d’égalité destinato al cronometro da marina chiamato H.3, mentre in Francia il celebre Robert Robin, «Orologiaio del Re», ne inventava
uno destinato ai suoi regolatori di precisione. Ma è nel XIX secolo che, paradossalmente, il remontoir d’égalité viene adottato su larga
scala nella fabbricazione degli orologi per edifici, non per ovviare ai difetti delle molle (dato che in tutti gli orologi di questo tipo il
movimento funzionava mediante pesi a trazione) ma per isolare il meccanismo orario dalle lancette esterne. Infatti le lancette, esposte
ai venti, potevano alterare il funzionamento del meccanismo.
«Tuttavia la fabbricazione del remontoir d’égalité era assai difficile e complicata, ragione per cui nel XX secolo è stata di nuovo
abbandonata quasi totalmente, tranne rare eccezioni. L’orologiaio inglese George Daniels lo ha impiegato in un orologio da tasca con
tourbillon. Anthony Randall lo ha inserito in una pendulette (orologio da tavolo o da viaggio) ispirata al principio dell’orologio H.4
di John Harrison. Io stesso l’ho usato in tre orologi da tasca con tourbillon, in una pendola “simpatica” e, in tempi più recenti, l’ho
introdotto per la prima volta in un orologio da polso che è il primo modello della collezione F.P.Journe – Invenit et Fecit –, e a cui ho
dato il nome di Tourbillon Souverain.
«Ciò che rende affascinante il principio del remontoir d’égalité è il fatto che ogni orologiaio che vi si
è dedicato ne ha dato una propria interpretazione personale: soltanto l’idea
di base è comune a tutti.» François-Paul Journe
30
Una concentrazione assoluta
Nei laboratori in cui si fabbrica il Tourbillon Souverain l’intensa concentrazione occorrente agli orologiai li obbliga
al silenzio. Montare e smontare interamente il meccanismo, quando non si è completamente soddisfatti del risultato,
rappresenta una ginnastica quotidiana. Dal momento che la sola gabbietta del tourbillon comprende più di cinquanta
elementi, ogni gesto esige un’estrema delicatezza e una grande perseveranza!
L’invenzione del tourbillon è stata una delle più belle imprese compiute nel XVIII secolo. Questo dispositivo serve a ristabilire
l’equilibrio fra le parti che compongono lo scappamento e ad assicurare la stabilità delle regolazioni quando l’orologio assume
una posizione verticale. Realizzando il Tourbillon Souverain, il primo orologio da polso munito di tourbillon e di remontoir
d’égalité, François-Paul Journe ha segnato una svolta nella storia della cronometria, e al tempo stesso ha reso omaggio a quella
straordinaria invenzione. Questo orologio assolutamente unico riflette tutta la maestria del suo autore. Il movimento possiede
infatti una somma di caratteristiche tecniche senza precedenti in tema di precisione. Il suo remontoir d’égalité è paragonabile a una
diga che regola il flusso dell’acqua per fornire un’energia costante alle pale di una turbina, e regola la pressione dello scappamento per
rendere più stabile e costante la regolazione del movimento. Piccoli contrappesi metallici regolabili permettono di adattare il raggio
d’inerzia fino a ottenere una precisione ottimale, di modo che il bilanciere a quattro bracci oscilli con una frequenza di 21.600
alternanze/ora. Questo orologio con tourbillon occupa una posizione sovrana fra i modelli che propongono questa stessa soluzione
tecnica, e rappresenta un’interpretazione originale e funzionale del remontoir d’égalité applicato agli orologi da polso.
Tourbillon Souverain
6
3
2
Il remontoir d’égalité è composto di un ruotismo secondario 1 montato
su una leva 2, che ruota concentricamente alla gabbietta 3 del tourbillon.
La leva blocca il ruotismo principale 4 che trasmette la forza del bariletto,
mentre la molla ausiliaria 5 (detta ressort d’égalité) trasmette la sua energia
allo scappamento 6. Lo scappamento libera il ruotismo secondario
per la durata di un secondo, e il ruotismo principale
riarma a ripetizione la molla ausiliaria.
1
4
32
5
CHRONOMETRE A RESONANCE
34
«Cercherò qui di spiegare le ragioni storiche che mi hanno portato a costruire questo o quell’orologio. Per quanto riguarda il fenomeno
della risonanza, l’intuizione che una parte dell’energia si disperda senza andare persa risale al XVIII secolo e agli studi del grande
chimico francese A.L. de Lavoisier (1743-1794), il quale formulò la celebre teoria che io parafraso in tutta modestia nei seguenti
termini: Nulla si perde, nulla si crea, tutto si trasforma. Dopo la scoperta del pendolo, gli orologiai ebbero modo di osservare che la sua
frequenza interferiva spesso con l’ambiente circostante. Non era raro che un orologio a bilanciere si fermasse spontaneamente quando il
pendolo entrava in risonanza con il peso a trazione sospeso. Antide Janvier, geniale orologiaio “meccanico”, come amava definirsi, ebbe
per primo l’intuizione che si potesse trasformare questo inconveniente in un vantaggio. Janvier era nato nel 1751 a Saint-Claude, in
Francia. Egli ebbe l’idea di costruire due movimenti completi, muniti di due scappamenti di precisione, e di collocarli uno accanto
all’altro in modo che i due pendoli fossero sospesi alla stessa struttura. Come aveva giustamente immaginato, i due pendoli
ricuperarono l’energia distribuita dall’uno e dall’altro e si misero a oscillare simultaneamente, entrando così in risonanza.
«Questo sistema, alimentato nel modo che si è detto e protetto dalle vibrazioni esterne, aumentava notevolmente la precisione di
funzionamento. Intorno al 1780 Antide Janvier costruì due regolatori di precisione, uno dei quali è conservato attualmente nel Museo
Paul Dupuy di Tolosa, mentre il secondo fa parte della collezione privata di Montres Journe SA a Ginevra (vedi a pagg. 16-17). Un
terzo regolatore da ufficio è conservato al Museo Patek Philippe di Ginevra. Trent’anni dopo Abrahm-Louis Breguet costruì per Luigi
XVIII, re di Francia, un regolatore a risonanza che oggi fa parte della collezione del Musée des Arts et Métiers di Parigi, mentre
destinò al re d’Inghilterra, Giorgio IV, un secondo esemplare che oggi è conservato a Buckingham Palace. Inoltre realizzò per questi
due sovrani un modello da tasca basato sul medesimo principio. Per quanto ne so, nessun altro orologiaio si è interessato in seguito a
questo fenomeno fisico così affascinante.
«I vantaggi che la risonanza offre in termini di precisione mi hanno spinto a proseguire le mie ricerche, e dopo quindici anni sono stato
in grado di applicare questo principio a un orologio da polso. Si tratta del secondo modello della collezione Souveraine, il Chronomètre
à Résonance. Il sistema a risonanza mi è sempre sembrato particolarmente adatto all’orologio da polso, i cui movimenti si ripercuotono
sensibilmente sul funzionamento del meccanismo.»
François-Paul Journe
36
© Patrick Hinely, Work/Play
Keith Jarrett
«Stando alla mia esperienza, la risonanza investe tutti i settori. Nella musica i suoi effetti sono evidenti. Il liuto e il sitar, per esempio,
possiedono delle corde che hanno l’unica funzione di vibrare per risonanza: il musicista infatti non le tocca mai, malgrado si trovino
vicine alle corde pizzicate. La risonanza interviene in ogni momento della vita quotidiana, così come interviene nei sistemi meccanici.
Ricordo ancora il giorno in cui notai per la prima volta che la stessa musica ha un suono diverso quando in uno stesso luogo si
trovano più persone. Più vicini sono due sistemi – meccanici, musicali, umani o di altro tipo –, più si crea fra loro una interazione
o una risonanza. Più due innamorati si sentono vicini, più si influenzano a vicenda. E analogamente, più si accostano fra loro due
elementi contrari e più si respingono. Da qualche tempo ci si è resi conto che è possibile modificare il suono proveniente da un
impianto sonoro modificando semplicemente la sua risonanza. Il suono emesso da un oggetto che sembra inerte (per esempio un
amplificatore) può cambiare radicalmente secondo il materiale sul quale è appoggiato, oppure secondo la densità degli oggetti posati
sulla sua superficie superiore. E sembra assolutamente possibile aumentare (o alterare) la precisione di un meccanismo sfruttando
la risonanza di un altro meccanismo, purché sia tanto vicino al primo da procurare l’effetto voluto. In tal modo essi funzionerebbero in
coppia controllandosi a vicenda, in una situazione analoga a quella che si crea quando siete accompagnati dalla persona adatta nel
Keith Jarrett, febbraio 2002
momento in cui ascoltate per la prima volta il suono di una registrazione che avete appena realizzato.»
“Nulla si perde, nulla si crea, tutto si trasforma”
Tenendo gli occhi fissi sull’elettrocardiogramma dei cuori meccanici, gli orologiai addetti ai laboratori in cui si fabbrica
il Chronomètre à Résonance sono all’erta, attenti a captare i minimi scarti dei movimenti a cui stanno lavorando.
Per fare sì che si verifichi l’incontro magico tra i due movimenti che compongono questo orologio davvero unico, è
necessario eseguire una regolazione minuziosa e rigorosissima in sei posizioni almeno!
Ha appena vent’anni François-Paul Journe quando comincia a studiare gli effetti della risonanza nell’ambito dell’orologeria. Quel
fenomeno aveva attirato l’attenzione di alcuni grandi orologiai nel XVIII secolo, ma poi era stato trascurato per quasi duecento anni.
Profondamente interessato a questa sua ricerca, il giovane orologiaio parla delle scoperte che va facendo con un amico, un ingegnere
metallurgico della Marina francese, il quale sta studiando da parte sua gli effetti negativi di questo fenomeno fisico. François-Paul Journe
costruisce un primo orologio da tasca che sfrutta il principio della risonanza, ma questo prototipo non soddisfa le sue aspettative. Oggi,
l’esperienza maturata in questo ambito e le ricerche mai interrotte hanno portato alla creazione di un oggetto decisamente unico nella
storia dell’orologeria: il primo orologio da polso a risonanza.
Per la prima volta al mondo un movimento meccanico di questo tipo è stato progettato, messo a punto e costruito per
rispondere alle esigenze particolari dell’orologio da polso. Ma in che cosa consiste il fenomeno della risonanza? Si tratta di due
frequenze che si armonizzano. Ogni corpo animato trasmette una vibrazione all’ambiente circostante. Quando un altro corpo capta questa
vibrazione, ne assorbe l’energia e si mette a vibrare a sua volta con la stessa frequenza. Il primo corpo viene chiamato eccitatore, il
secondo risonatore. Questo fenomeno fisico, detto appunto “risonanza”, è una presenza abituale nella nostra vita quotidiana e perciò non
gli dedichiamo grande attenzione. Quando per esempio cerchiamo di sintonizzarci su una stazione radio, l’apparecchio gracchia finché le
onde prescelte non coincidono con le onde della stazione trasmittente. Solo a quel punto si armonizzano ed entrano in risonanza.
38
Chronomètre à Résonance
Pignone di avvicinamento
Contrappesi di regolazione
Bilancieri speciali
Nell’orologio a risonanza ideato da François-Paul Journe ognuno dei due bilancieri svolge alternativamente la funzione di eccitatore
e di risonatore. Quando i due bilancieri sono in movimento, entrano in simpatia per effetto della risonanza e cominciano a oscillare
“spalleggiandosi” a vicenda, e così facendo conferiscono maggiore inerzia al loro moto. Questo accordo però è possibile solo se lo scarto
di frequenza fra l’uno e l’altro bilanciere non supera i cinque secondi al giorno come somma degli scarti accumulati in sei posizioni.
Regolare i bilancieri è un’operazione estremamente delicata. Se un elemento perturbatore esterno influisce negativamente sul
funzionamento di un orologio meccanico tradizionale, in un orologio a risonanza la medesima perturbazione ha l’effetto di accelerare
uno dei due bilancieri e di rallentare l’altro. In seguito i due bilancieri tornano a riavvicinarsi progressivamente, fino a ritrovare la
sincronia di movimento. L’alterazione viene quindi annullata. Questo cronometro rivoluzionario offre una precisione ineguagliata nel
mondo degli orologi meccanici.
A due secoli di distanza, François-Paul Journe rende omaggio alle ricerche sul fenomeno della risonanza compiute dai più grandi
orologiai del XVIII secolo, presentando il primo cronometro da polso a risonanza mai realizzato al mondo.
40
42
Chronomètre à Résonance