Schede Ott, Nov, Dic-2015
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Schede Ott, Nov, Dic-2015
1. SCRIVO A VOI SPOSI. Coltivate la tenerezza e riappropriatevi ogni giorno dell'amore. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. (EF. 5,21-25) LA PAROLA Gn 29, 9-2 Giacobbe stava ancora parlando [con i pastori], quando arrivò Rachele con il bestiame del padre, perché era una pastorella. Quando Giacobbe vide Rachele, figlia di Labano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di Labano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Labano, fratello di sua madre. Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce. Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora essa corse a riferirlo al padre. Quando Labano seppe che era Giacobbe, il figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Labano tutte le sue vicende. Allora Labano gli disse: «Davvero tu sei mio osso e mia carne!». Così dimorò presso di lui per un mese. Poi Labano disse a Giacobbe: «Poiché sei mio parente, mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario». Ora Labano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore». Rispose Labano: «Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me». Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. APRIAMO IL COLLOQUIO: Cosa ci colpisce della Parola di Dio che abbiamo letto? Per avere in moglie Rachele, Giacobbe prestò servizio sette anni. Quanto siamo capaci, come coppia, di attendere e di perseverare nella nostra vocazione, senza farci prendere dalle lusinghe del mondo? ( soldi, prestigio, infedeltà…) Giacobbe fece rotolare la pietra che copriva il pozzo e abbeverò le pecore. Quando vede Rachele, Giacobbe compie da solo ciò che viene fatto con l’apporto di molti. La vita di coppia e di famiglia incontra spesso la fatica del quotidiano, la delusione, i momenti di scoraggiamento…e noi, come reagiamo a questi periodi di prova? SPUNTI PER LA RIFLESSIONE La vocazione del matrimonio: È nella gioia del dono vicendevole. È coltivare la tenerezza ritagliando del tempo solo l’uno per l’altro. Cercare i punti di forza e le ricchezze senza lasciarsi prendere dal logorio del quotidiano. È ripartire dal perdono È rivestirsi di novità ogni giorno SPIGOLATURE DI PAPA FRANCESCO Permesso?, Grazie, Scusa. Queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove. La prima parola è “permesso?”. Quando ci preoccupiamo di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere, noi poniamo un vero presidio per lo spirito della convivenza matrimoniale e famigliare. Entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. La confidenza, insomma, non autorizza a dare tutto per scontato. E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore. Prima di fare una cosa in famiglia: “Permesso, posso farlo? Ti piace che io faccia così?”. Quel linguaggio educato e pieno d’amore. E questo fa tanto bene alle famiglie. La seconda parola è “grazie”. Certe volte viene da pensare che stiamo diventando una civiltà delle cattive maniere e delle cattive parole, come se fossero un segno di emancipazione. Le sentiamo dire tante volte anche pubblicamente. La gentilezza e la capacità di ringraziare vengono viste come un segno di debolezza, a volte suscitano addirittura diffidenza. Questa tendenza va contrastata nel grembo stesso della famiglia. Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe da qui. Se la vita famigliare trascura questo stile, anche la vita sociale lo perderà. La gratitudine, poi, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. La terza parola è “scusa”. Parola difficile, certo, eppure così necessaria. Quando manca, piccole crepe si allargano – anche senza volerlo – fino a diventare fossati profondi. Riconoscere di aver mancato, ed essere desiderosi di restituire ciò che si è tolto – rispetto, sincerità, amore – rende degni del perdono. E così si ferma l’infezione. Se non siamo capaci di scusarci, vuol dire che neppure siamo capaci di perdonare. Nella casa dove non ci si chiede scusa incomincia a mancare l’aria, le acque diventano stagnanti. Tante ferite degli affetti, tante lacerazioni nelle famiglie incominciano con la perdita di questa parola preziosa: “Scusami”. Nella vita matrimoniale si litiga, a volte anche “volano i piatti”, ma vi do un consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace! Sentite bene: avete litigato moglie e marito? Figli con i genitori? Avete litigato forte? Non va bene, ma non è il vero problema. Il problema è che questo sentimento sia presente il giorno dopo. Per questo, se avete litigato, mai finire la giornata senza fare la pace in famiglia. E come devo fare la pace? Mettermi in ginocchio? No! Soltanto un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare torna. Basta una carezza! Senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace! (UDIENZA DEL 13/05/15). CONFRONTO NEL GRUPPO IMPAREREMO... A crescere nella scoperta della tenerezza reciproca. A guardarci ogni giorno con occhi nuovi. Approfondiremo i paragrafi 5 e 8 della Lettera pastorale. PICCOLA PREGHIERA LUI: Ci hai pensato insieme prima del tempo, e fin da allora ci hai amati così, l'uno accanto all'altro. LEI: Il nostro amore è nato dal tuo, immenso, infinito. Che esso resti sempre espressione genuina del Tuo, senza che il gusto intenso di sentirsi vicini attenui il sapore della tua presenza fra noi, e senza che il reciproco godimento delle cose belle che sono in noi ci allontani dal fascino della tua amicizia. Se per errore o per un malinteso affetto un giorno ci allontanassimo da te, fa che il vuoto e lo squallore esasperanti della tua assenza ci scuotano profondamente e ci riportino alla ricerca immediata del tuo volto. LUI: Signore, che tutto di noi conosci, fà che apprendiamo noi pure l'arte di conoscerci profondamente; donaci il coraggio di comunicarci integralmente le nostre aspirazioni, gli ideali, i limiti stessi del nostro agire. LEI: Che le piccole inevitabili asprezze dell'indole, i fugaci malintesi, gli imprevisti e le indisposizioni non compromettano mai ciò che ci unisce, ma incontrino, invece, una cortese e generosa volontà di comprenderci. INSIEME: Dona, Signore, a ciascuno di noi gioiosa fantasia per creare ogni giorno nuove espressioni di rispetto e di premurosa tenerezza; e fà che nella vita coniugale, continui quest'arte creatrice d'affetto, che, sola, ci riporterà all'incontro continuo con te che sei l'Amore, da cui il nostro si è staccato come una piccola scintilla. Amen. 2. SCRIVO A VOI SPOSI. Praticate il dialogo e misuratevi con la Parola. I cieli narrano la gloria di Dio. Davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. PREGHIERA D'INIZIO SALMO 18 (A cori alterni) I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. Là pose una tenda per il sole * che esce come sposo dalla stanza nuziale: esulta come un prode che percorre la via. Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore;* il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. * i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. Ti siano gradite le parole della mia bocca; * davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. LA PAROLA Ef. 4, 15-16. 21-27. 29-32 Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità. Se davvero gli avete dato ascolto [a Cristo] e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi, ma non peccate ; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo. Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un'opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. APRIAMO IL COLLOQUIO: Cosa ci colpisce della Parola di Dio che abbiamo letto? Come questo brano può illuminare la nostra vita di coppia? Come questo brano può aiutare la nostra coppia a crescere? SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Creare degli spazi dentro di noi per accogliere il punto di vista dell'altro/a. Ritagliare degli spazi di tempo per dialogare come coppia, come famiglia. Confrontare le nostre scelte con la luce della Parola di Dio. Confrontarci davanti al Tabernacolo. La nostra famiglia crescerà come comunità d'amore SPIGOLATURE DI PAPA FRANCESCO La famiglia è una comunità di vita che ha una sua consistenza autonoma.[...] la famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone» (cfr FC 17-18). E una comunità è di più che la somma delle persone. E’ il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. E’ fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale. Nella famiglia la persona prende coscienza della propria dignità e, specialmente se l’educazione è cristiana, riconosce la dignità di ogni singola persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata. Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi. Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. È questa l’esperienza che i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni. È un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca, di libertà profonda, di santità, perché la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita! Ma ci sono problemi nel matrimonio. Sempre diversi punti di vista, gelosie, si litiga. Ma bisogna dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro. Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace che dà unità alla famiglia. (Al Pontificio Consiglio per la Famiglia- Venerdì, 25 Ottobre 2013) CONFRONTO NEL GRUPPO IMPAREREMO... A trovare vie nuove e creative per il dialogo nella nostra coppia. A far crescere la nostra famiglia come comunità d'amore. A Confrontare le nostre scelte con la Parola e davanti al Tabernacolo. Leggeremo insieme il paragrafo 7 della lettera pastorale. PICCOLA PREGHIERA Dio e Padre di tutti gli uomini, tu sei la fonte inesauribile di ogni vita: nella santità e nella semplicità della Santa Famiglia di Nazareth tu ci doni l’immagine più viva di un’esistenza vissuta generosamente e con pienezza. Donaci oggi di lasciarci intimamente ispirare dall’amore che Gesù, Maria e Giuseppe hanno intensamente condiviso nella loro vita di famiglia. Donaci la sapienza per saper dialogare, guidaci nel lasciarci illuminare dalla Parola Maria e Giuseppe intercedano per noi, che ora ci affidiamo a te, nostro Padre, tu che vivi e regni, con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen 3. SCRIVO A VOI SPOSI. Fate spazio all'impegno sociale, alla solidarietà e all'accoglienza. «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti» (Mt 7,12). LA PAROLA Re, 1-16 Elia, il Tisbita, uno degli abitanti di Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io». A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo». Egli eseguì l'ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente. Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla regione. Il Signore parlò a lui e disse: «Alzati, va' in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo». Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po' d'acqua in un vaso perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' di olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; su, fa' come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra». Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia. APRIAMO IL COLLOQUIO: Cosa ci colpisce della Parola di Dio che abbiamo letto? Quali esperienze di accoglienza ho vissuto nella mia vita e nella mia famiglia? In quali circostanze penso di non essere stato accogliente? Accogliere per un cristiano che vuol dire? SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Dio non mi vuol bene solo perché io gli voglia bene, Dio mi vuol bene soprattutto perché io voglia bene agli altri, Dio ci invita alla “fraternità “ con i vicini, con il paese, portando all’interno della famiglia i bisogni della comunità. L’amore spinge ad uscire da se stessi, a cercare gli altri, ad accogliere la loro alterità, per accrescere sia il proprio bene che quello degli altri. In famiglia si sperimenta la gratuità e il perdono. SPIGOLATURE DI PAPA FRANCESCO La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini. E’ questo il luogo della vita e della fede. La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! E per questo è tanto importante la famiglia. Il Figlio di Dio imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo (cfr Eb 2,18; 5,8). Egli nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una “assemblea”, cioè una convocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”. Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei! Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità. Piazza San Pietro-Mercoledì, 9 settembre 2015 Impareremo che … La famiglia che si apre al mondo impara ad andare incontro alle necessità dell’altro, anche se questo richiede spesso fatica e un forte investimento delle proprie energie. La famiglia si guarda intorno, si accorge dei bisogni dell’altro e impara a fare il primo passo. La famiglia cristiana riconosce in ogni uomo Gesù e, per questo, si accosta a Lui con un atteggiamento di apertura, senza condizioni e senza remore. CONFRONTO NEL GRUPPO PREGHIERA DELL'ACCOGLIENZA Signore, aiutami ad essere per tutti un amico, che attende senza stancarsi, che accoglie con bontà, che dà con Amore, che ascolta senza fatica, che ringrazia con gioia. Un Amico che si è sempre pronti a ricevere, un Amico che si è sempre certi di trovare quando se ne ha bisogno. Aiutami ad essere una presenza sicura, a cui ci si può rivolgere quando lo si desidera; ad offrire un'amicizia riposante, ad irradiare una pace gioiosa, la tua pace, o Signore. Fa che sia disponibile e accogliente soprattutto verso i più deboli e indifesi. Così senza compiere opere straordinarie, io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della Tenerezza.