il testo di accompagnamento.
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il testo di accompagnamento.
Pavia, 13 giugno 2012 Stage di orientamento per le scuole superiori Dipartimento di Matematica ‘F. Casorati’, Università di Pavia MOSAICI, SIMMETRIE IMPOSSIBILI E QUASI–CRISTALLI c Annalisa Marzuoli 1 Considerazioni introduttive: una storia lunga 400 anni (1611–2011) Il filo conduttore di questa conferenza 1 si sviluppa intorno al dualismo esagono–pentagono, vale a dire sulla contrapposizione tra mosaici (tessellazioni oppure tassellazioni, pavimentazioni o tiling del piano) le cui tessere hanno la forma di esagoni regolari e mosaici più complessi formati da tessere di diverse forme, tra cui sono presenti pentagoni regolari (i cosiddetti Penrose tilings). Slide (1.1) La simmetria esagonale, che si manifesta in forma spettacolare nella struttura microscopica di singoli fiocchi di neve (cristalli di ghiaccio), può essere realizzata a livello macroscopico riproducendo in modo periodico piastrelle esagonali fino a ricoprire un pavimento di estensione infinita: qualsiasi sia il punto in cui ci soffermiamo, vediamo intorno a noi lo stesso tipo di configurazione infinitamente ripetuta e uguale a se stessa. Al contrario, i tiling di Penrose (e altri 1 una quasi–lezione perché è volutamente di carattere interdisciplinare, e quindi non corrisponde al modello standard di lezione universitaria 1 tipi di tessellazioni apparentemente più innocue) non sono replicabili uniformemente in modo da ricoprire l’intero piano: esistono regioni di estensione finita che manifestano la simmetria pentagonale quasi ovunque, ma tale simmetria si perde al crescere dell’estensione della regione considerata, cioé spingendo lo sguardo sempre più lontano. Si potrebbe chiamare tale fenomeno rottura di simmetria (termine però utilizzato nella moderna fisica teorica in riferimento a simmetrie di origine dinamica). Slide (1.2) La linea di ragionamento che seguirò si ispira alla monografia di Marjorie Senechal [1] che tratta, in modo non troppo tecnico e permeabile a varie contaminazioni culturali e artistiche, la disciplina nota come cristallografia matematica, dalle sue origini ottocentesche agli anni ’90 del Novecento. Nel libro si fa anche riferimento ai quasi–cristalli, la cui scoperta sperimentale, avvenuta nel 1982 2 ha portato nel 2011 all’ assegnazione del premio Nobel per la Chimica a Dan Shechtman. Altri riferimenti (e fonti delle immagini) sono riportati nella slide. Si consiglia anche il libro di Herman Weyl, un ‘classico’ sulle simmetrie [2]. Slide (1.3) Il personaggio che ci farà da guida è Johann Kepler (1571– 1630), ricordato al giorno d’ oggi principalmente per il suo contributo fondamentale all’astronomia. Nel libello Strena seu de nive sexangula del 1611, ‘dedicato ad un amico come regalo per il nuovo anno’, Keplero fornisce un paio di spiegazioni sul motivo per cui i fiocchi di neve hanno forma esagonale (ci tornerò tra breve). Nei 2 ma all’ epoca di pubblicazione di questo libro non ancora convalidata dalla comunità degli scienziati 2 primi due capitoli del successivo trattato Harmonices mundi (1619) sono discusse le proprietà di congruenza delle figure piane e solide al fine di riconoscere la pervasiva presenza di proporzioni ‘armoniche’, che potremmo accostare se pure alla lontana con il concetto moderno di simmetria, inteso come gruppo delle trasformazioni rigide che lasciano una certa figura o configurazione geometrica invariata (isometrie). Quello che qui voglio evidenziare è che in questi capitoli vengono poste le basi per lo studio sistematico delle tessellazioni piane: tra quelle riprodotte vi sono anche alcuni esempi di tiling non periodici, tra cui il famoso mostro di Keplero, da lui denotato con il simbolo Aa, e ottenuto cercando di incastrare tessere di forma pentagonale nel modo più armonico possibile. Inciso su Keplero: La seconda parte di Harmonices mundi tratta dell’origine delle proporzioni armoniche nella musica, delle configurazioni armoniche in astrologia e infine delle armonie riscontrabili nel moto dei pianeti, proprietà formalizzate alla fine del trattato nella terza legge delle orbite che stabilisce che il cubo del semiasse maggiore dell’ orbita ellittica di un pianeta è proporzionale al quadrato del suo periodo di rivoluzione. (La prima e seconda legge erano state stabilite precedentemente nell’opera Astronomia Nova). Le basi filosofiche neopitagoriche e neoplatoniche di Kepler si fonderanno successivamente in modo singolare nel suo tentativo (Mysterium cosmographicum, 1597) di legare le regolarità osservate nel nostro sistema planetario a precise proprietà dei cinque solidi platonici iscritti uno nell’altro. N E’ proprio ragionando sulle proprietà morfologico–strutturali del tiling Aa – modalità di composizione delle varie tessere e di estendibilità – che Roger Penrose, matematico e fisico ancora vivente, 3 ha introdotto a metà degli anni ’70 il primo dei suoi tiling non periodici. Il fenomeno della rottura di simmetria non comporta però una transizione a configurazioni completamente irregolari e caotiche: guardando e riguardando si scoprono infatti zone che presentano un certo grado di regolarità, anche se non riusciamo a formalizzare queste impressioni... 4 2 De nive sexangula Slide (2.1) Grazie a tecniche fotografiche ultraraffinate possiamo apprezzare le immagini di miriadi di tipologie di cristalli di ghiaccio, e in effetti quello che colpisce è la costante presenza della simmetria esagonale (l’esagono regolare è il poligono convesso con sei lati uguali e, ovviamente, sei angoli uguali di 2π/6 = 60◦ ). Qual è l’origine fisica di tale simmetria? Nelle opere sopra citate Keplero fornisce due spiegazioni Slide (2.2) I) Il fiocco di neve che si forma e si muove liberamente nel suo ambiente naturale (l’aria umida delle nuvole) avrebbe la forma di una stella le cui sei punte sono dirette verso i sei vertici di un ottaedro: cadendo al suolo si appiattisce assumendo una forma esagonale, vale a dire mantenendo ‘memoria’ della sua simmetria originaria. Questa spiegazione, rifiutata da Kepler stesso, ci appare ancora oggi almeno verosimile, anche se l’eventualità che si formino in tal modo esagoni perfettamente regolari non può essere che un caso raro, in contrasto con l’osservata simmetria della stragrande maggioranza dei cristalli di neve. Inciso su Platone: Trovo curioso che il neoplatonico Kepler associ il fiocco di neve al solido platonico che rappresenta l’ aria: forse aveva intuito che queste forme cristalline possono formarsi solo inglobando nelle gocce d’ acqua ampie zone ‘vuote’, occupate appunto dall’aria. Platone, nel Timeo, associa il tetraedro, l’ottaedro, il cubo, e l’icosaedro rispettivamente a quelli che erano allora ritenuti i quattro elementi fondamentali: fuoco, aria, terra, e acqua. Il dodecaedro, non realizzabile unendo opportunamente triangoli (come invece avviene 5 per gli altri poliedri citati), veniva invece associato all’immagine del cosmo intero, realizzando la cosiddetta quintessenza. N Slide (2.3) II) La seconda spiegazione fornita in Harmonices Mundi contiene l’idea che i cristalli di neve siano originati da aggregazioni di gocce d’ acqua sferiche, e che la loro struttura geometrica macroscopica rifletta quindi analoghe proprietà microscopiche. Robert Hooke ha ripreso questa intuizione di Kepker circa 50 anni più tardi (Micrographia 1665), arricchendola di una più solida base fenomenologica dovuta all’ utilizzo del microscopio Le intuizioni di Keplero e Hooke sulla struttura modulare dei cristalli sono state formalizzate solo nel 1822 dall’ abate francese Renè–Just Haüy, il padre della cristallografia moderna (si veda il capitolo introduttivo di [1] per maggiori dettagli sullo sviluppo storico della cristallografia matematica). La risposta moderna alla domanda iniziale si basa su una serie di nozioni di chimica, fisica delle transizioni di fase e matematica delle strutture frattali. Mi limiterò solo all’ illustrazione di pochi concetti di base. Slide (2.4) L’ origine di tutto è ovviamente nella formula chimica della molecola dell’ acqua, H2 O, e nell’osservazione ovvia che questa sostanza si presenta nella vita di tutti i giorni nei tre possibili stati (o fasi): stato gassoso (vapore acqueo), liquido e solido (ghiaccio). In figura si vede il diagramma di fase, che riporta in ascissa la temperatura e in ordinata la pressione. Le curve all’ interno del diagramma separano regioni corrispondenti alle tre fasi: lungo tali curve due stati coesistono e in particolare nel punto evidenziato a sinistra in basso troviamo il punto triplo che corrisponde ai valori di pressione e temperatura in cui tutte e tre le fasi coesistono. Da notare anche le 6 varie denominazioni dei fenomeni di ‘passaggio tra stati’, ad esempio la transizione tra stato liquido e stato gassoso si chiama ‘vaporizzazione’. La formazione di fiocchi di neve avviene sostanzialmente (ma non esclusivamente) attraverso la ‘deposizione’ (chiamata anche in modo impreciso ‘condensazione’). Ci troviamo quindi a temperature inferori a 0 0 C, e il vapore acqueo presente nelle nubi solidifica in cristalli senza passare per lo stato liquido. Il passo successivo consiste nel realizzare che il modo di cristallizzazione ‘normale’ per l’ acqua è quello esagonale, come si vede nell’ immagine in alto a destra: questa forma corrisponde alla fase stabile del ghiaccio, che si manifesta a pressioni e temperature compatibili con i fenomeni naturali di cui stiamo parlando. La simmetria esagonale nasce quindi da qui, ma questa spiegazione cosı̀ semplice non è sufficiente per dar conto delle molteplici forme dei cristalli di neve che possono manifestare configurazioni stellate con ramificazioni varie delle punte (‘dendriti’) che rimandano a strutture frattali sovrapposte alla simmetria esagonale. Slide (2.5) Nella figura è riportato un diagramma, ottenuto da esperimenti in laboratorio, che mostra la complessità della morfologia dei cristalli di neve: in ascissa la temperatura (che diminuisce andando verso destra) e in ordinata un parametro che misura il grado di umidità dell’ ambiente in cui le strutture si formano. Vediamo quindi una grande variabilità morfologica: strutture esagonali piatte più o meno compatte e suddivise in settori, prismi esagonali (solidi o vuoti all’ interno), aghi... I cristalli tendono a forme più semplici quando l’ umidità (supersaturation) è bassa, ma il meccanismo per cui le forme cambiano cosı̀ marcatamente con la temperatura non è stato ancora spiegato. Siamo in presenza infatti di processi di crescita molto complessi: descrivere il modo in cui molecole di vapore acqueo sono incorporate in un certo cristallo che si sta formando coinvolge un grande numero di parametri fisici e dipende anche dal modello 7 fisico–matematico che descrive la dinamica di crescita (si rimanda al libro [3] e, volendo, all’ articolo specialistico [4] per approfondimenti). Inciso su dati fenomenologici: In un cubetto di ghiaccio di 1 centimetro cubico (che ha la massa di 1 grammo) ci sono 3 × 1022 molecole di acqua (1 molecola ha una massa di 3 × 10−23 grammi). Un tipico fiocco di neve di massa 3 × 10−5 grammi contiene quindi circa 3×1018 molecole [1 miliardo = 109 ]. Di queste, una parte sono aggregate in forma liquida e le altre in cristalli di ghiaccio. Un fiocco che cade a latitudini tipiche della parte centrale del Nord America ha un rapporto acqua/neve tra 0.04 e 0.10. N Slide (2.6) In questa slide, per contrasto con la descrizione moderna della struttura fisico–chimica dei cristalli di ghiaccio, riporto delle immagini di fiocchi di neve disegnati da Hooke (uno scienziato) e da Cartesio (filosofo e scienziato)3 . In questi contesti cosı̀ diversi viene svelato come, dietro alla semplicità un po’ banale e monotona di un esagono regolare, si possano nascondere in realtà strutture altamente complesse sia da un punto di vista fenomenologico che dal punto di vista della modellizzazione matematica. Inciso: la passeggiata di Castorp Un percorso mentale opposto, che parte dalla complessità per arrivare alla simmetria esagonale perfetta, si ritrova in un brano da La Montagna Incantata di Thomas Mann [5] che descrive la passeggiata sugli sci del protagonista, Castorp, sotto una nevicata nelle campagne che circondano il sanatorio in cui è ricoverato. 3 il libro Parlo dunque sono di cui si vede la copertina è del linguista Andrea Moro (Adelphi 2012) 8 Separo il testo in due parti: la prima trasmette il senso di meraviglia per la varietà e complessità di cui ho appena parlato Castorp fece un passo avanti per far(ne) cadere alcuni fiocchi sulla manica e osservarli con la competenza dello studioso dilettante. Sembravano straccetti informi, ma più di una volta egli ne aveva visti attraverso la sua buona lente e sapeva benissimo di che gioielli graziosamente regolari erano composti, di oggetti preziosi, stelle cavalleresche, fermagli di brillanti, che più ricchi e minuziosi non avrebbe saputo creare neanche il più coscienzioso gioielliere,... anzi quel bianco polverio, lieve e soffice, che ammassato gravava sul bosco e copriva la landa, e sul quale lo portavano le sue assicelle, era pur diverso dalla natia rena marina, alla quale faceva pensare: questi non erano, si sa, granelli di sasso, bensı̀ miriadi di particelle d’acqua congelate e variamente cristallizzate – particelle della sostanza inorganica che fa sbocciare anche il plasma della vita, il corpo dei vegetali e dell’uomo – e tra quelle miriadi di stelline magiche nella loro minuta e segreta magnificenza, inaccessibile e d’altronde neanche destinata al nudo occhio umano, non ce n’ era una che fosse uguale all’altra; una illimitata gioia d’inventare si manifestava nella variazione e nella finissima elaborazione di uno stesso invariabile schema, quello dell’esagono equilatero – equiangolo; mentre nella seconda parte si insinua la repulsione per l’eccessiva regolarità e monotonia, e prende voce l’ angoscia del protagonista che comincia a presagire il suo destino ma in se stesso ciascuno di quei freddi prodotti era di una simmetria assoluta, di una gelida regolarità, anzi questo era il loro lato inquietante, antiorganico, ostile alla 9 vita; erano troppo regolari, la sostanza organizzata per vivere non lo è mai fino a tal punto, la vita aborre la precisione esatta, la considera letale, come l’enigma della morte stessa, e Castorp credette di intuire perché i costruttori di templi antichi abbiano introdotto di nascosto piccole divergenze nella simmetria dei loro ordini di colonne. N Si potrebbe chiosare questa citazione in termini scientifici dicendo che i processi di evoluzione (non solo organica) sono prodotti da meccanismi dinamici di competizione tra ordine (simmetria) e ‘divergenze nella simmetria’. Si potrebbero poi anche riabilitare i fiocchi di neve osservando come oggi sia largamente accettata l’ ipotesi avanzata dagli astrobiologi che la vita sulla terra abbia avuto origine grazie all’ arrivo di molecole organiche intrappolate in cristalli di ghiaccio (non necessariamente H2 O) diffusi dalle comete nello spazio interplanetario. 10 3 Tessellazioni del piano: simmetrie e periodicità Torniamo all’ argomento principale, i mosaici (tessellazioni, tiling) nel piano. In continuità con l’ osservazione fatta alla fine della sezione precedente, la teoria matematica delle tessellazioni può essere illustrata alla luce della contrapposizione simmetria–rottura di simmetria, a sua volta legata in modo abbastanza sottile alle proprietà di periodicità. Slide (3.1) Nella figura sono mostrati diversi esempi di mosaici composti da tessere a forma di poligoni regolari convessi: la richiesta fondamentale è che la pavimentazione ricopra il piano • senza lasciare spazi vuoti • senza sovrapposizioni di piastrelle. Slide (3.2) Se vengono usate tessere di un singolo tipo, triangoli, quadrati, esagoni, risulta evidente che si può ricostruire tutto il pavimento utilizzando 1 tessera riprodotta infinite volte: le operazioni geometriche coinvolte in questa ‘generazione’ sono tipi particolari isometrie del piano che hanno proprietà gruppali rispetto alla composizione • rotazioni di 2π/n del poligono con n lati attorno all’asse passante per il suo centro e ortogonale al piano • traslazioni lungo particolari direzioni della tessera in modo da riprodurne una copia che tocca la precedente solo sul bordo Esempi. Per il quadrato è sufficiente utilizzare le traslazioni: posta la prima tessera, basta riprodurla seguendo ad esempio la direzione ‘verticale’ e poi traslando in ‘orizzontale’ ciascun quadrato 11 della striscia verticale. Per il triangolo invece bisogna comporre le traslazioni con opportune rotazioni. Slide (3.3) In questa figura sono mostrati dei tiling più complicati (le tessere sono poligoni regolari di 2 o 3 forme diverse) in cui esiste sempre una configurazione di base (il dominio fondamentale) formata da un piccolo numero di tessere che può essere riprodotta (rotazioni e traslazioni) fino a ricoprire tutto il piano. Si conclude quindi che la periodicità, vale a dire l’estendibilità a tutto il piano di una certa tessellazione in modo tale che la configurazione che un osservatore vede attorno a sé sia sempre la stessa, deriva da una perfetta compatibilità tra simmetrie rotazionali e traslazionali. Slide (3.4) Quando si cerca di usare piastrelle pentagonali per costruire un mosaico ci si accorge subito che la richiesta di ‘non lasciare vuoti’ non può essere soddisfatta, sicuramente usando soli pentagoni. Attenzione: si possono combinare 12 pentagoni regolari in un dodecaedro, ma in questo modo non si ottiene una tessellazione del piano, bensı̀ della superficie di una sfera bidimensionale (pallone) immersa nello spazio euclideo tridimensionale. Slide (3.5) La formalizzazione matematica di tali osservazioni intuitive è il cosiddetto teorema della ‘restrizione cristallografica’ (Haüi 1882, si veda [1] Cap 1, Teor 1.2): La simmetria rotazionale pentagonale (5–fold) è incompatibile con l’ invarianza traslazionale propria dei reticoli 12 periodici (tessellazioni riproducibili a partire da una singola tessera o da un piccolo gruppo di tessere, il dominio fondamentale). Il teorema vale sia nel piano che nello spazio e inoltre esclude anche le simmetrie rotazionali di ordine maggiore di 6 (ettagonali, ottagonali, decagonali, ecc.). Il teorema va oltre il problema che stiamo considerando poiché preclude l’esistenza di tessellazioni che siano periodiche e con simmetrie rotazionali di ordine uguale a 5 e maggiore di 6 anche nello spazio4 . Slide (3.6) Nella teoria dei mosaici è quindi molto semplice rompere l’ordine perfetto della periodicità: basta voler inserire, come Keplero in Harmonices Mundi, dei pentagoni tra le tessere per rompere la simmetria roto–traslazionale e quindi ottenere necessariamente tessellazioni non periodiche. 4 Il problema generale dell’ esistenza di tessellazioni periodiche (in uno spazio euclideo di dimensione n qualsiasi) è noto come ‘180 Problema di Hilbert’, ma l’ argomento è un po’ troppo avanzato per essere trattato qui. 13 4 Tiling di Penrose Roger Penrose ha scoperto un gran numero di tiling non periodici con simmetria pentagonale (si veda la bibliografia originale fornita in [1]) a partire dalla metà degli anni ’70. Slide (4.1) Quello mostrato in figura (Penrose 1) ha una evidente parentela con il tiling Aa di Keplero. La costruzione di questo particolare mosaico si basa su 6 proto–tessere (quelle usate originariamente da Penrose) la cui forma ci appare piuttosto complicata e in un certo senso artificiosa. Slide (4.2) Successivamente si è riconosciuto come in realtà il numero delle proto–tessere potesse essere ridotto: in figura vediamo un tiling in cui due possibili scelte di insiemi di prototessere sono sovrapposte tra loro. Si notano in particolare le configurazioni a forma di decagono già presenti nel tiling Aa di Keplero. Slide (4.3) L’ evoluzione dell’analisi di Penrose lo ha portato a introdurre un insieme di due sole proto–tessere, dart (freccia) e kite (aquilone), a patto di introdurre particolari regole di incastro, illustrate in figura. Slide (4.4) In realtà esistono infiniti modi distinti per pavimentare un piano con dart e kite, nessuna di queste pavimentazioni è periodica, e quello che colpisce è il gioco fra ordine apparente e asimmetrie inaspettate. Passeggiando in una stanza pavimentata da Penrose, avremmo la possibilità di incontrare, più meno a caso, una qualsiasi delle possibili sette disposizioni delle due tessere utilizzate. 14 Slide (4.5) L’ ultima figura di questa sezione vuole evocare un’ idea suggestiva, che si è fatta strada nel corso del tempo, vale a dire la possibilità che le quasi–simmmetrie delle tessellazioni non periodiche siano ottenute proiettando su un piano delle ‘ipertessellazioni’ regolari che vivono in spazi di dimensione 4,5,..5 Le regole a cui soddisfano tali operazioni di proiezione hanno ovviamente il difetto di non essere facilmente visualizzabili, come invece accade quando si ha a che fare con la geometria proiettiva nel piano e nell’ ordinario spazio tridimensionale (si richiama qui la spiegazione I di Keplero illustrata all’ inizio della conferenza come analogia, anche se in quel contesto non costituiva la corretta interpretazione del fenomeno). 5 M. Senechal ne parla abbastanza diffusamente nel libro, e quindi rimando al Capitolo 7 per maggiori dettagli. 15 5 Le simmetrie impossibili realizzate nei quasi–cristalli Dalla formalizzazione matematica della simmetria pentagonale come associata alla struttura non periodica delle pavimentazioni di Penrose è nata quasi subito la sfida a scoprire se tali configurazioni siano realizzate e osservabili in cristalli (in effetti quasi–cristalli) esistenti in natura. Sulla base del teorema della restrizione cristallografica dovremmo affermare che tale simmetria è impossibile, dal momento che le unità atomiche o molecolari che formano i cristalli si devono disporre in modo regolare cosı̀ da riempire completamente lo spazio (o il piano) senza lasciare spazi vuoti. Slide (5.1) La scoperta dei quasi–cristalli fu fatta nel 1982 da Dan Shechtman, e la storia travagliata del riconoscimento di questo risultato, culminata con l’assegnazione del premio Nobel per la Chimica nel 2011, è riportata in due note informative che si possono reperire sul sito della Accademia Svedese delle Scienze [6]. A sinistra si vede l’immagine originale dell’ esperimento (pubblicato nel 1984, cioé ben due anni dopo): una lega di alluminio (Al) con un 10–14 % di manganese (Mn) viene fatta solidificare rapidamente e quindi sottoposta a un trattamento chiamato diffrazione a raggi X. Al microscopio elettronico (capace di una risoluzione dell’ ordine delle scale atomiche) si vedono cerchi concentrici, ciascuno composto da dieci punti brillanti equidistanziati tra loro. Nelle parode dello scopritore: tali creature non possono esistere! 16 Inciso: reticoli di diffrazione Il termine diffrazione6 si riferisce a una varietà di situazioni fisiche in cui un’ onda (un fronte d’onda, per essere precisi) incontra un ostacolo. • Nella fisica classica il fenomeno della diffrazione si osserva per onde sonore, onde nell’ acqua e onde elettromagnetiche (a tutte le varie lunghezze d’onda, dal visibile ai raggi X, alle onde radio). Si può descrivere grossolonamente dicendo che l’ onda, quando incontra un ostacolo o viaggia in un mezzo con indice di rifrazione variabile, viene deviata o ‘curvata’ e, in presenza di fenditure sul suo cammino, si separa disperdendosi in diversi fronti. • Nella fisica quantistica si deve ricordare che esistono anche particelle che si comportano in certe circostanze come onde (per esempio gli elettroni degli atomi che costituiscono un certo campione), e quindi il fenomeno della diffrazione viene indotto facendo passare onde e.m. di lunghezza d’ onda opportuna attraverso un ‘reticolo di diffrazione’. Il termine grating (grata, graticcio) si riferisce nello specifico a un dispositivo ottico con una struttura periodica che separa (diffrange) la luce in vari fasci che viaggiano in direzioni diverse. Oltre la grata, una volta raccolte su uno schermo le immagini di questa molteplicità di fronti d’onda, si vedrebbe una figura di interferenza7 . I punti (zone) brillanti corrispondono a interferenza costruttiva delle creste delle onde che si intersecano mentre nelle zone scure creste e ventri si neutralizzano a vicenda.N 6 coniato dallo scienziato italiano Francesco Maria Grimaldi nel 1665 Richard Feynman ha osservato che ”no-one has ever been able to define the difference between interference and diffraction satisfactorily. It is just a question of usage, and there is no specific, important physical difference between them.” 7 17 Slide (5.2) Questa immagine, sempre riferita a esperimenti di diffrazione (anche in sostanze trovate di recente allo stato naturale) è finalizzata a mettere in luce lo stretto legame tra simmetria pentagonale e decagonale, come già si era potuto notare nel mostro di Keplero e in tiling di Penrose. E’ infine il caso di ricordare che il pentagono regolare ha codificata nella sua struttura la sezione aurea √ D 1+ 5 ϕ = , ϕ = = 1, 6180339..., L 2 dove D è la lunghezza della diagonale e L quella del lato. Inciso: E’ interessante ricordare come ϕ sia il limite dei rapporti di termini successivi della sequenza di Fibonacci, come dimostrato per la prima volta da Keplero: ϕ = lim n→∞ F (n + 1) F (n) N Slide (5.3) Carrellata finale di immagini raffiguranti realizzazioni mentali e naturali della simmetria pentagonale. c Annalisa Marzuoli 2012 18 References [1] M. Senechal: Crystalline Symmetries: an informal mathematical introduction, Adam Hilger (Bristol) 1990 [2] H. Weyl: La Simmetria, Feltrinelli Editore Milano, Prima edizione italiana 1962 [3] Ian Steward: Che forma ha un fiocco di neve? Numeri magici in natura, Bollati Boringhieri 2003 [4] J. A. Adam: Flowers of Ice–beauty, symmetries and complexity, Notices Amer. Math. Soc. 52, No. 4 (2005) 402 [5] T. Mann: La Montagna Incantata, traduzione di E. Pocar, Corbaccio Ed. 1992 [6] www.nobelprize.org The discovery of quasicrystals (Premio Nobel per la Chimica 2011) 19