indagine sull`ecologia dei ceppi di saccharomyces
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D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 1 INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO Dorit Schuller a, Hugo Alves a, Sylvie Dequin b, Margarida Casal a, a Departamento de Biologia, Centro de Biologia, Universidade do Minho, Braga, Portugal b Institut National de la Recherche Agronomique, UMR Sciences pour l’Oenologie, Montpellier, France NDLR : per non appesantire il testo, la tabella 1 e la figura 3 sono alla fine dell’articolo; i numeri tra parentesi [xx] fanno riferimento alla bibliografia, in fondo all’articolo. 1. INTRODUZIONE Tradizionalmente, la fermentazione del vino viene svolta spontaneamente dai lieviti indigeni presenti sull’uva alla raccolta oppure derivano dalle attrezzature di cantina. Tutte le ricerche recenti concordano nell’affermare che le specie predominanti sulle uve sane sono i lieviti apiculati come Hanseniaspora uvarum (e la sua forma imperfetta Kloeckera apiculata) e specie ossidative come Candida, Pichia, Kluyveromyces e Rhodotorula [1]. Al contrario, le specie fermentative del genere Saccharomyces, soprattutto Saccharomyces cerevisiae, sono scarsamente presenti sugli acini sani o nel suolo [2–4], ma lo sono in gran numero sugli acini danneggiati [5]. La prevalenza dei ceppi appartenenti a tale specie è documentata dalla flora tipica delle cantine [6–10]. Il tipo di lieviti dell’uva dipende da molti fattori, quali le condizioni climatiche, ovvero temperature e pioggia, la localizzazione geografica del vigneto [4,9], i trattamenti antifungini [11], la varietà di vite e l’età del vigneto [12–14] e il tipo di terreno [15]. Numerosi studi ecologici, che si avvalgono di metodi molecolari di identificazione, mostrano un’estrema diversità di corredi genetici nella flora fermentativa enologica. I ceppi di S. cerevisiae sembrano essere diffusi in determinate regioni viticole [16–19]], in anni consecutivi [20,21] e vi sono ceppi che sono predominanti nella flora fermentativa [2,22] e ciò convalida il legame tra uno specifico ceppo ed un terroir. Le colture starter selezionate sono attualmente largamente utilizzate, poiché presentano ottime caratteristiche fermentative ed enologiche, che contribuiscono all’ottenimento di un vino di qualità e alla standardizzazione del processo fermentativo. Negli anni seguenti alla pubblicazione della sequenza dei geni di S. cerevisiae [23], divennero evidenti le differenze genetiche tra i diversi ceppi di lieviti [24–26]. Quindi, lo studio della biodiversità dei ceppi fermentativi indigeni può essere di aiuto per la comprensione e la selezione di ceppi con determinati fenotipi. La differenza genetica dei ceppi di S. cerevisiae è stata analizzata con molti metodi, come lo studio del cariotipo con analisi elettroforetica [27], l’analisi di restrizione del DNA mitocondriale (mtDNA RFLP) [28–31], fingerprinting sulle sequenze delta ripetute [32,33] e lo studio del genotipo attraverso lo studio di microsatelliti [34–36]. Schuller et al. [37] hanno mostrato di recente che la determinazione con i microsatelliti, usando 6 differenti loci [36], l’analisi ottimizzata della sequenza interdelta [33] e l’RFLP del DNA mitocondriale con l’utilizzo dell’enzima HinfI avevano lo stessa capacità di discriminazione. Nel presente lavoro l’analisi mtDNA RFLP con Hinfl venne usata come marker genetico per distinguere i ceppi di S. cerevisiae. L’obbiettivo del presente lavoro era di dimostrare la biodiversità della flora fermentativa trovata nei vigneti della regione del Vinho Verde per poter definire delle strategie per i programmi futuri di selezione di ceppi enologici. Un altro scopo era quello di ottenere una collezione di ceppi per la conservazione delle risorse genetiche di S. cerevisiae. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 2 2. MATERIALI E METODI 2.1 Campionamento Il piano di campionamento prevedeva un totale di 18 siti in tre vigneti intorno ad una cantina, nel nordovest del Portogallo (Regiaõ Demarcada dos Vinhos Verdes). In ogni vigneto, vennero definiti sei punti di campionamento in base alla geografia del vigneto e la distanza tra la cantina e i punti del campionamento era compresa tra 20 e 400 metri, come illustrato in fig. 1. I campionamenti vennero eseguiti in due momenti diversi: prima della vendemmia (stadio precoce) e dopo la vendemmia (stadio tardivo), nell’arco di due settimane, per verificare la diversità tra i lieviti fermentativi durante le ultime fasi di maturazione dell’uva e alla vendemmia. Questo esperimento venne ripetuto in tre anni consecutivi (2001–2003). I campioni non venivano prelevati sempre dalla stessa pianta, ma dalla stessa area (±1–2 m). Le varietà campionate erano Loureiro (vigneto A), Alvarinho (vigneto P) e Avesso (vigneto C), tutte varietà di uva bianca tipiche della regione del Vinho Verde. 2.2 Fermentazione e isolamento dei ceppi In ogni campionamento, venivano prelevati in modo asettico 2 Kg di uva e il succo veniva fermentato a 20°C in piccoli volumi (500 ml), con agitazione meccanica (20 giri/min). L’andamento della fermentazione veniva monitorato quotidianamente mediante determinazione del calo della massa del mosto. Quando si osservava una diminuzione di 70 g/l, che corrispondeva ad una diminuzione di circa 2/3 del contenuto zuccherino, i campioni diluiti (10-4 and 10-5) venivano messi su piastre YPD (estratto di lievito 1% peso/v, peptone 1% peso/v, glucosio 2% peso/v, agar 2%, peso/v), e 30 colonie prese casualmente venivano prelevate dopo incubazione (2 giorni, 28°C). Le colture isolate nelle diverse fermentazioni venivano conservate in glicerolo (30% v/v) a -80°C. 2.3 Isolamento del DNA Le cellule dei lieviti venivano coltivate su 1 ml di substrato YPD (36 h, 28 °C, 160 giri/m) e l’isolamento del DNA veniva effettuato come descritto in precedenza [28] con una procedura modificata di lisi cellulare, utilizzando 25 U di Zimolasi (SIGMA). La lisi delle cellule dipendeva dal ceppo e durava circa da 20 minuti ad 1 ora (37°C). Il DNA veniva usato per l’analisi RFLP mitocondriale. 2.4 Analisi di restrizione con DNA mitocondriale Le reazioni di restrizione vennero effettuate come descritto in precedenza [37]. Le denominazioni attribuite per caratteristiche osservate erano A1–A93, C1–C62 e P1–P135, corrispondenti ad isolamenti provenienti rispettivamente dai vigneti A, C e P. La denominazione ACP10 si riferisce ad un ceppo comune a tutti i vigneti e C69P77 e C42P80 erano attribuiti a ceppi comuni ai vigneti C e P. I profili dei lieviti che sono identici a quelli di lieviti starter utilizzati dalle cantine vennero denominati S1–S6. Un ceppo rappresentativo di ognuno dei 297 tipi veniva testato e controllata la crescita in un mezzo contenente lisina come unica fonte di azoto [38]. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 3 2.5 Metodi analitici La concentrazione degli zuccheri veniva analizzata con il metodo dinitrosalicilico [39]. Fig. 1. Localizzazione geografica dei tre vigneti A, C e P nella regione del Vinho Verde con indicazione delle cantine e dei siti di campionamento PI–PVI, AI–AVI e CI–CVI. 3. RISULTATI Nel presente lavoro, vennero campionati tre vigneti nella regione del Vinho Verde, nel nordovest del Portogallo, nelle stagioni vendemmiali 2001-2003 (Fig. 1). Per ottenere una rappresentazione più dettagliata della distribuzione temporale dei lieviti fermentativi, vennero fatte due campagne di campionamenti, una prima della vendemmia e l’altra dopo, nell’arco di due settimane. Si programmò di prelevare un totale di 108 campioni di uva (6 punti di campionamento, 2 campagne di campionamento, 3 vigneti, 3 anni), di cui 54 iniziarono una fermentazione spontanea, 36 non iniziarono a fermentare neanche dopo 30 giorni di incubazione, mentre 18 campioni non vennero prelevati a causa di cattive condizioni meteorologiche e ad un cattivo stato sanitario dell’uva nel 2002. Dalle 54 fermentazioni si isolarono 1620 lieviti. Tutti vennero analizzati mediante analisi di restrizione del DNA mitocondriale (HinfI) e si attribuì un profilo ad ogni isolamento, ottenendo 297 differenti profili. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 4 La conta dei lieviti (cfu in un mezzo YPD) era compresa tra 1.0 x 106 e 8.0 x 107 cfu/ml mosto, corrispondenti ai valori generalmente descritti per le fermentazioni dei mosti. Tutti gli isolamenti appartenevano alla specie S. cerevisiae per la loro incapacità di crescere in un mezzo contenente lisina come unica fonte di azoto e per la loro capacità di amplificare sei loci microsatelliti specifici di S. cerevisiae. Nessun loco o soltanto uno venne amplificato in altre specie di Saccharomyces che si trovano nel vino come S. paradoxus e S. bayanus. Non venne osservata alcuna amplificazione per le specie che sono presenti generalmente ai primi stadi della fermentazione, come Candida stellata, Pichia membranifaciens e Kloeckera apiculata (dati non riportati). I risultati dell’analisi di restrizione del DNA mitocondriale per i 1620 isolamenti sono riassunti in Tabella 1. Tra i 450 isolamenti del vigneto A, 93 erano dei profili unici, mentre in C e P vennero isolati un totale di 450 e 690 ceppi, corrispondenti rispettivamente a 62 e 135 profili. Per 11 profili comuni, trovati in più di una fermentazione (Tabella 1 e Fig. 2), e anche per sei ceppi starter commerciali (S1–S6), si notò un’ampia distribuzione geografica e temporale. Fig. 2. Esempi di profili comuni dell’analisi di restrizione con DNA mitocondriale (HinfI),riportati nella tabella 1, trovati in ceppi isolati da fermentazioni spontanee di mosti ottenuti secondo quanto descritto nella sezione 2. I profili S1–S6 corrispondevano ai lieviti starter che erano stati usati nelle cantine negli ultimi anni. I ceppi perenni erano associati a più siti di un singolo vigneto (profili A06 e S6, P136, P50), ma mostrarono una distribuzione più ampia in diversi siti in due o tre vigneti (profili S3, S4, e ACP10). I profili S1, S2, C63, A11, A13, P03 e P24 vennero trovati solo in un annata, ma in diversi siti di campionamento di un unico vigneto, mentre il ceppo S5 venne trovato in molti siti di campionamento nei vigneti C e P. I profili C42P80 e C69P77 vennero trovati solo in un punto di campionamento nel 2003 dei vigneti C e P. Il profilo ACP10 è l’unico isolamento ‘‘regionale’’ con un’ampia diffusione geografica, mentre A06, A11, A13, C63, P03, P27, P50 e P136 possono essere considerati ‘‘ceppi del vigneto’’ perché ricorrevano in molti siti di campionamento e/o in diversi anni. Il clima piovoso nell’estate del 2002 determinò una notevole diffusione di attacchi fungini, con conseguenti trattamenti chimici. Probabilmente per questa ragione vennero trovati solo 12 profili tra i 150 ceppi raccolti nel corso della campagna di campionamento tardiva del 2002 nel vigneto P. Nel 2003, si osservò un comportamento paragonabile a quello del 2001 (47 e 62 profili unici tra i 180 isolamenti delle campagne di campionamento tardive del vigneto P). Come mostrato in Fig. 3, la fermentazione spontanea si avviò in quasi tutti i campioni prelevati nel corso della campagna di campionamento tardiva. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 5 Ciò non si verificò nella quasi totalità dei campioni prelevati alcuni giorni prima della vendemmia. I mosti derivanti dai campioni prelevati nella prima campagna nel vigneto A non iniziavano mai la fermentazione spontaneamente. Nel 2001 si verificò un sovradosaggio accidentale di prodotti antifungini, determinando un ritardo dell’avvio delle fermentazioni spontanee in tre dei quattro campioni di post-raccolta (II, III e VI). Nei due anni seguenti, i profili delle fermentazioni dei campioni dei vigneti C e P erano paragonabili, suggerendo quindi che la flora si era ristabilita. Le fermentazioni iniziarono dopo 6 - 12 giorni e venivano svolte da uno fino a venti diversi ceppi. Non si trovò alcuna correlazione tra il numero di ceppi coinvolti nella fermentazione e il sito del campionamento, l’anno o il vigneto. Il ceppo più diffuso (ACP10) era dominante in sei fermentazioni (AII-2002, AI-2003, AII-2003, CIII-2003, PIII-2002, PVI-2002) costituendo il 77– 100% (23–30 ceppi) della flora totale, ma era meno importante in cinque fermentazioni (AI-2002, PII-2001, PII-2002, PI-2003, PVI-2003), costituendo solo il 3–10% (da uno a tre ceppi) ed era accompagnato da uno a sedici ceppi diversi. La distribuzione di questo ceppo non è associata con la capacità di predominare nella fermentazione e la competitività sembra essere un fattore chiave. I campioni “specifici del vigneto” raccolti nel corso della prima campagna non erano presenti dopo due settimane nello stesso sito (P, 2001 e 2003, C, 2001) con l’eccezione dei profili più diffusi S1, S2, S3, S4, S5, ACP10 e P136, dimostrando la varietà della flora di S. cerevisiae. 4. DISCUSSIONE Le indagini e gli studi biogeografici su larga scala della diversità genetica dei ceppi di S. cerevisiae isolati da fermentazioni spontanee hanno documentato la natura dinamica di tali popolazioni. Nel presente studio, sono stati osservati 297 diversi profili genetici tra i 1620 isolamenti ottenuti da 54 fermentazioni derivanti da uve di tre vigneti situati nella regione del Vinho Verde, nel corso di tre anni. La maggior parte dei profili era unica, dimostrando quindi una grande biodiversità dei ceppi di S. cerevisiae nella regione del Vinho Verde. Considerando il rapporto tra il numero degli isolamenti e il numero dei profili come stima approssimativa della biodiversità, i nostri risultati erano paragonabili ai valori già pubblicati di indagini sulla diversità genetica di ceppi autoctoni enologici di ceppi di S. cerevisiae in altre regioni con tradizione viticola come Bordeaux [2], Charentes [17,45], Campagne e la Valle della Loira [21], in Francia; El Penedéz [46], Tarragona [7], Priorato [20,22] e La Rioja [47] in Spagna; Germania e Svizzera [41]; Toscana, Sicilia [48] e il Collio [49] in Italia; Amyndeon e Santorini [42] in Grecia; Western Cape [16,18,43] in Sud Africa; Patagonia [19] in Argentina. Il presente studio è stato condotto in una regione viticola non ancora caratterizzata ed include aspetti che non sono stati considerati in lavori precedenti, come la comparsa di numerosi ceppi commerciali e il paragone delle popolazioni dei lieviti presenti sull’uva prima e dopo la vendemmia. La maggior parte dei ceppi non ha mostrato un comportamento perenne, in quanto la flora di ogni anno era caratterizzata dalla comparsa di nuovi profili. Ciò potrebbe essere attribuito al campionamento di solo 12 x 2 Kg di uva in ogni vigneto e anno, che è insufficiente per rappresentare l’intera biodiversità di una certa area. Un’altra ragione per la comparsa di nuovi profili potrebbe essere la ricombinazione e le pressioni evolutive, ma non è verosimile che tali cambiamenti avvengano un anno con l’altro. I profili con analisi di restrizione del DNA mitocondriale sono stabili nel corso delle cinque/sette divisioni delle cellule di S. cerevisiae durante la fermentazione alcolica (nostri dati non pubblicati). Tra tutti i profili, solo il ACP10 mostrò un’ampia diffusione regionale con in comportamento perenne, dimostrandosi quindi un ceppo tipico di un ‘‘terroir’’ [17,21]. Comunque, una distribuzione più ampia di un ceppo non è necessariamente correlata con migliori caratteristiche WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 6 tecnologiche. Ciò ha senso da un punto di vista ecologico, in quanto le forze selettive in un vigneto sono completamente diverse da quelle presenti in un mosto in fermentazione. Ulteriori caratterizzazioni fisiologiche effettuate nelle condizioni che si verificano durante la vinificazione sono necessarie per valutare la potenzialità del ceppo. La presenza di questo ceppo seguiva le fluttuazioni della popolazione naturale. Il carattere perenne del profilo ACP10 è una conseguenza delle prevalenza sulla microflora locale. In diverse fermentazioni, l’ACP10 era dominante in alcune ma non in altre, dimostrando che il risultato della fermentazione dipendeva dalla composizione specifica della popolazione dei lieviti di un mosto, che dipende da molti fattori, come l’effetto killer che dipende dal rapporto di cellule killer e cellule sensibili all’inizio della fermentazione [50]. Loureiro era la cultivar del vigneto A, mentre Alvarinho e Avesso erano le cultivar dei vigneti P e C, e ciò indica che la varietà di uva può contribuire nel determinare così tanti tipi di profili. Le procedure di vinificazione sono paragonabili per i vigneti A,C e P e le differenze climatiche sembrano non essere rilevanti, perché i vigneti sono geograficamente vicini. Comunque, non si possono escludere le influenze climatiche, perché non sono state considerate in tale ricerca. Una prima campagna di campionamenti venne effettuata alcuni giorni prima della vendemmia, mentre una seconda campagna venne effettuata alcuni giorni dopo la fine della raccolta. Il tutto venne compiuto nell’arco di circa due settimane, per ottenere un’immagine più dettagliata della distribuzione temporale delle popolazioni dei lieviti nel corso della vendemmia. Al raggiungimento della maturazione dell’uva, i lieviti diventano più abbondanti. Le ultime fasi della maturazione dell’uva favoriscono la proliferazione dei lieviti sulla superficie dell’uva, a causa della diminuzione dell’integrità della buccia, con conseguente colamento di mosto. Gli insetti sono probabilmente portatori di lieviti sugli acini danneggiati. I lieviti possono raggiungere i 105– 106 cfu/acino [51]. Prima della vendemmia, solo il 5% dell’uva è colonizzato dai lieviti, mentre diventa il 60% nel corso della vendemmia [52]. Come immaginato, solo 11 dei 42 campioni di pre-vendemmia (26%) riuscirono a fermentare spontaneamente, mentre 43 su 48 campioni di post-vendemmia avviarono spontaneamente la fermentazione (90%). I ceppi erano anche molto più diversificati nei campioni dell’ultima campagna (267 profili su 1260 isolamenti) rispetto a quelli del campionamento precoce (30 profili su 360 isolamenti). Salvo un’unica eccezione (P136), i profili dei ceppi autoctoni della prima campagna non comparivano nella seconda campagna di campionamento e ciò fa pensare ad una successione dei ceppi di S. cerevisiae . Oppure, tali differenze possono essere attribuite al fatto che i grappoli raccolti erano differenti e che potevano avere una flora diversa, anche se molto vicini tra di loro. Sembra improbabile che l’aumento della variabilità dei ceppi in vendemmia sia dovuto ad una diffusione della flora di cantina ad opera delle attrezzature di raccolta. Le fermentazioni spontanee vennero svolte da uno o più ceppi dominanti accompagnati da nessuno, pochi o numerosi ceppi secondari oppure vennero svolte da un insieme eterogeneo di ceppi di cui nessuno era dominante. Ciò concorda con altri studi che indicano o la presenza di uno o due ceppi dominanti, che costituiscono più del 50% della biomassa totale, accompagnati da un numero variabile di ceppi secondari [7,17,19,29,40,41], o la presenza di molti ceppi di cui nessuno è prevalente [22,42]. Entrambe le situazioni sono state osservate [16,18,43]. Considerando che l’origine dei lieviti del vino è ancora controversa [3,5,8,44], i nostri risultati indicano chiaramente che S. cerevisiae si trova nell’ecosistema vigneto della regione Vinho Verde in quantità tale da poter avviare fermentazioni spontanee nei mosti derivanti da circa 2 kg di uva. Comunque, occorre fare delle osservazioni sull’approccio sperimentale. Il mosto crea condizioni di stress e selettive per i lieviti, che sono completamente diverse dalle influenze dell’ambiente naturale. E’ chiaro che i nostri dati si riferiscono solo a quei ceppi di S. cerevisiae in grado di sopravvivere alle condizioni imposte dalla fermentazione, alle condizioni sperimentali, dando quindi un’indicazione distorta (sottostima) del tipo di ceppi che realmente sono presenti nel vigneto. Poiché il limite di rilevamento del nostro metodo sperimentale è pari al 3.3% (un WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 7 ceppo su 30 isolamenti), i ceppi rari, benché capaci di sopravvivere durante la fermentazione potrebbero non essere stati rilevati. La ricerca di S. cerevisiae in 18 siti, in due campagne e nell’arco di tre anni utilizzando un metodo diretto di semina su piastre a partire dai singoli acini, come descritto [3] sarebbe veramente difficile. Noi consideriamo il nostro lavoro un buon compromesso, in quanto consente di fare una buona stima della composizione della popolazione, senza però avere una descrizione accurata della quantità relativa dei ceppi in natura. Il presente lavoro è il primo studio su larga scala riguardante i ceppi di lieviti associati al vigneto nella regione del Vinho Verde in Portogallo ed è un approccio valido per avere una descrizione più accurata dell’ecologia e biogeografia dei ceppi di S. cerevisiae , anche in regioni vicine geograficamente. Riteniamo che questi studi siano indispensabili per lo sviluppo di strategie che puntino alla conservazione della biodiversità e delle risorse genetiche per un ulteriore sviluppo di diversi ceppi. Ringraziamenti Questo studio venne sostenuto dal progetto ENOSAFE (No. 762, Programa AGRO, medida 8) e dalla borsa di studio no. 657 C2 derivante dall’accordo di cooperazione tra il Portuguese Institute for International Scientific and Technological Cooperation (ICCTI) e l’ambasciata francese in Lisbona. Gli autori ringraziano per l’assistenza data dagli enologi Rui Cunha, Anselmo Mendes, Euclides Rodrigues e José Domingues per aver contribuito alle campagne di campionamento nei tre vigneti. Si ringraziano anche Ana Rodrigues, Luis Quintas e Carlos Rocha per il lavoro svolto durante i campionamenti di uva. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 8 WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 9 E – stadio di campionamento precoce; L – stadio di campionamento tardivi; NF – non avviene la fermentazione spontanea; NC – campioni non raccolti. Tabella 1 Analisi di restrizione del DNA mitocondriale di 1620 lieviti isolati dal mosto fermentato derivante da uve raccolte nei vigneti A, C e P nella regione del Vinho Verde, riportati in Fig. 1,negli anni 2001, 2002 and 2003 WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 10 Fig. 3. Profili di fermentazione (linee) e contenuto di zucchero (segmenti) dei campioni di mosto raccolti nella prima (cerchi vuoti e segmenti) e nella seconda campagna di campionamento (cerchi pieni e segmenti) . In ogni grafico, vengono inseriti anche le denominazioni dei profili dell’analisi di restrizione del DNA mitocondriale. I ceppi dominanti vengono sottolineati due volte (P50%) o una volta (20–50%). Le denominazioni dei profili delle fermentazioni post-raccolta sono in neretto. I profili comuni vengono evidenziati con riquadri grigi. WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 11 Fig.3 (continuazione) WWW.INFOWINE.COM, RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA – 2006 N. 1/2 D. SCHULLER – INDAGINE SULL’ECOLOGIA DEI CEPPI DI SACCHAROMYCES CEREVISIAE NEI VIGNETI DELLA REGIONE DEL VINHO VERDE IN PORTOGALLO, PAG. 12 Fig.3 (continuazione) BIBLIOGRAFIA [1] Fleet, G.H. and Heard, G.M. (1993) Yeasts: growth during fermentation In: Wine Microbiology and Biotechnology (Fleet, G.H., Ed.), pp. 27–55. 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