Fiorentino - cnu - universita` e ricerca
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CNU News Fiorentino Giornale del Comitato Nazionale Universitario Fiorentino. Anno I - n. 1 Gennaio 2005 Presidente, Vincenzo Vecchio. Direttore Resp. Paolo Manzelli Cnu sede: c/o LRE/EGOCREANET Dipartimento di Chimica Università Firenze - Via Lastruccia n.3 -50019 Sesto F.no (Fi) “Cnu fiorentino News” Un giornale per l’Università aperto al contributo di tutti P erché questo giornale elettronico dal titolo “CNU Fiorentino News” ci si chiede subito ancora prima di aprire il pdf, il supporto che lo contiene? È presto detto. Lo scopo di questo nostro giornale elettronico è quello di aprire un dibattito all'interno dell'Associazione su tematiche relative al sistema universitario sia nazionale che locale. Il CNU è aperto al contributo di tutti i colleghi dell'Università di Firenze come di altre sedi. Con questa iniziativa si vuole anche sviluppare e coordinare progetti culturali e scientifiche per collocare la Ricerca e la Formazione Universitaria nel contesto di sviluppo della Regione Toscana. I lettori potranno collaborare attivamente con il “CNU-F. no News”, inviando all' Indirizzo e.mail [email protected] domande e/o proposte inerenti le problematiche universitarie. In questo contesto è possibile avviare anche una iniziativa di informazione relativa alla partecipazione ai progetti Europei di ricerca. La presentazione ufficiale del nostro e vostro giornale telematico del “CNU-Fiorentino News” verrà fatta nel corso della Conferenza del Comitato Nazionale Universitario sul tema: Università: quale futuro? Autonomia - risorse - Sviluppo - Venerdì 11 Febbraio 2005 Aula Auditorium (piano primo), Viale Morgagni, 40 Firenze ( zona Careggi). Vincenzo Vecchio Paolo Manzelli ■ Università italiana Risorse, autonomia e governo di Giovanni Cordini * Risorse L a gestione e il futuro delle Università sono condizionate anche dalla disponibilità e dai tempi di effettivo stanziamento delle risorse pubbliche. Più ancora dell’incremento dei fondi messi a disposizione dal bilancio statale conta la certezza sulla programmazione pluriennale e su rigorosi criteri di valutazione qualitativa per la ripartizione dei fondi pubblici tra gli Atenei. Le singole Università devono essere messe in condizione di conservare le peculiarità storiche che le legano al territorio e di formulare degli indirizzi di spesa credibili per poterli gestire confidando su apporti che non siano incerti nell’ammontare e soggetti a criteri variabili, in larga misura condizionati dall’indirizzo politico contingente e dalla forza contrattuale del singolo Ministro all’interno della compagine governativa. La assurda dilatazione della spesa attraverso politiche di bilancio che non fanno i conti con la realtà e contano sul ripianamento del deficit finirebbe per premiare le gestioni meno virtuose innescando una pericolosa e deteriore spirale volta al declassamento dell¹intero sistema universitario. Gli incentivi legati alla valutazione di merito devono essere rafforzati. Un programma di medio termine deve impegnare i reggitori della cosa pubblica oltre il limitato orizzonte della legge finanzia- ria annuale, indicando parametri stabili e impegni condivisi. “Più ancora dell’incremento dei fondi messi a disposizione dal bilancio statale conta la certezza sulla programmazione pluriennale e su rigorosi criteri di valutazione qualitativa per la ripartizione dei fondi pubblici Autonomia Il discorso relativo all’autonomia si lega strettamente al quadro sopra indicato. Un sistema universitario che, in larga misura, si regge, e non è dato fare altrimenti, su contributi pubblici e sulle tasse versate dagli studenti, oltre a rendere conto dell’impiego delle risorse, non può rivendicare un’autonomia di gestione che possa in alcun modo sottrarre l’Università alla verifica sulla spesa e alla valutazione di qualità dei servizi forniti. Ciò non significa aderire all’idea per la quale il corpo accademico è autoreferenziale e deve essere del tutto espropriato del governo degli Atenei. È dimostrato che autonomia e libertà accademica si collegano tra loro in senso stretto e che l’indipendenza del corpo accademico e la libertà del singolo docente sono due facce della stessa medaglia. Non devo portare esempi per giustificare questa impostazione. Le più alte magistrature Per tra gli Atenei” questa ragione alcune supreme magistrature hanno letto la normativa costituzionale come intesa a stabilire che portato essenziale dell’autonomia è dato anche dalla partecipazione maggioritaria del corpo accademico negli organismi deputati a compiere scelte d’indirizzo che realizzano l¹autonomia sia del singolo Ateneo che del sistema universitario. Per tale motivo il CNU si schiera a favore della presenza di un organismo nazionale autorevole e indipendente di rappresentanza delle comunità universitarie (nel nostro Paese identificato nel CUN), parallelo alla rappresentanza dei Rettori. Governo dell’Università Da qualche tempo si manifestano tendenze volte al supera(Continua a pagina 2) All’interno ◊ Salvaguardare la concezione dell’Università Pag.2 autonoma e libera di Vincenzo Vecchio ◊ I sistemi universitari nell’area europea di Paolo Blasi Pag 3 ◊ Autonomia universitaria e società della conoscenza di Paolo Manzelli ◊ Ricerca e trasferimento di Alberto Del Bimbo ◊ Le facoltà di Medicina devono rimanere nelle università di Mauro Marchionni PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com Pag 4 Pag 5 Pag.6 Gennaio 2005 Numero 01/05 Fiorentino Università italiana... Ultimo congresso del Cnu. La conferenza dell’11 febbraio (Continua da pagina 1) Salvaguardare la concezione dell’Università autonoma e libera mento dell’attuale modello di governo delle Università. Emergono delle critiche, in parte ragionevoli, sul malfunzionamento degli organi di governo e, tuttavia, anziché indicare le vie per introdurre utili correttivi, sembra preferita la più radicale presa di distanza dal quadro attuale di riferimento, per proporre innovazioni rilevanti e trasformazioni di larga portata. In particolare emerge un’insofferenza nei confronti della democrazia universitaria (elettorati, larga partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nella vita dell’Ateneo, rappresentanze sindacali) per prospettare soluzioni alternative centralistiche, con qualche nostalgia per la dipendenza gerarchica del passato, non tanto fondata sulla competenza quanto sulla stretta distinzione burocratica delle funzioni. Sono questi i contorni che fanno ritenere al CNU fondamentale difendere l’Autonomia del sistema universitario, pur senza condividere in alcun modo l’idea che l’Università costituisca una riserva sottratta ad ogni controllo e isolata dal contesto sociale e territoriale in cui opera. Sono queste le ragioni che inducono il CNU a difendere con fermezza l’indipendenza del corpo accademico tanto da indebite ingerenze partitiche quanto da interessi di parte. È per tali considerazioni che il CNU è da sempre paladino della libertà di ricerca e chiede che siano rafforzate le garanzie volte a salvaguardare la ricerca di base e l’accesso ai fondi di ricerca parte del singolo ricercatore che ha dato prova di saper utilizzare le risorse che gli sono state assegnate, indipendentemente da anacronistiche considerazioni di status. * Presidente nazionale del CNU (Comitato nazionale universitario) ■ 2 di Vincenzo Vecchio I l CNU nel suo ultimo congresso (XIV) ha conf e r m a t o “l’impegno per la salvaguardia di una concezione di Università autonoma, libera, indipendente da ogni condizionamento, garante di una elevata formazione scientifica e umana, cioè tale da confermare l’alta tradizione culturale del paese”. È nell’ambito di questa indicazione congressuale che porta avanti le sue idee, le sue azioni e le sue proposte in tutte le sedi sia esse interne che esterne. Anche nella conferenza prevista per il giorno 11 febbraio, è impegno del CNU trattare in modo concreto e anche propositivo gli argomenti che attualmente interessano il sistema universitario (risorse autonomia, governo degli Atenei, stato giuridico dei docenti). Risorse e Autonomia Il nostro sistema universitario, come struttura pubblica del Paese, da alcuni anni soffre fortemente per la mancanza di risorse adeguate alle funzioni, che per “statuto”, è chiamato a svolgere. La mancanza di un disegno organico, che riaffermi nelle sedi universitarie la centralità della ricerca, e dell'alta formazione, che disegni una architettura dell’Università in una dimensione anche “La mancanza di un disegno organico, che riaffermi nelle sedi universitarie la centralità della ricerca, e dell’alta formazione, rischia di vanificare tutti gli aggiustamenti di statuto, che molti Atenei si stanno apprestando a formulare” europea, rischia di vanifica- fosse stabilita una congruità tra re tutti gli aggiustamenti di risorse assegnate e prodotto statuto, che molti Atenei si ottenuto. stanno apprestando a formulare. In molti casi tali modifiche sono necessarie per rendere più efficiente il sistema universitario, anche per il ruolo che oggi più del passato viene attribuito alla ricerca, alla formazione e all'innovazione, come motore di sviluppo sociale ed economico del paese. Le modifiche, tuttavia, non possono essere fatte, espropriando il corpo accademico dal governo degli Atenei; accettare i principi di autonomia universitaria significa anche condividere una presenza del corpo accademico negli Organi (locali e nazionali) preposti a compiere scelte d’indirizzo politico e di gestione delle risorse. L’istituzione di nuove sedi universitarie, l’autonomia e il costo zero, fuori da un disegno organico del sistema universitario, da una lettura attenta di quanto accaduto, ha provocato più danni che vantaggi. L’Università si è accollata sul proprio bilancio una grossa parte di diverse voci di spese (borse per dottorato, assegni di ricerca e altro) per garantire una formazione di alto profilo e per sopperire alla mancanza di risorse da destinare al reclutamento di giovani. In questa ottica, per mantenere fede alle proprie funzioni l’Università ha accettato, promuovendola “la valutazione”; però senza che si Stato giuridico dei docenti La revisione dello stato giuridico del personale docente, senza trascurare quello del personale tecnico amministrativo, dovrà essere coerente con la nuova architettura e con il modello organizzativo che si vorrà dare all’Università per rispondere alle esigenze attuale del sistema paese, che è inserito in un confronto molto più ampio, che è quello europeo. Si dovrà porre inoltre particolare attenzione, per evitare fra qualche anno il collasso di alcuni settori disciplinari, all'impossibilità di garantire nel prossimo futuro il (Continua a pagina 3) Cnu News - Presidente Vincenzo Vecchio tel. +39/055/3288292 E mail: [email protected] Direttore Resp. Paolo Manzelli +39/055/4573135 [email protected] A questo numero hanno collaborato: Giovanni Cordini, Paolo Blasi, Alberto del Bimbo, Mauro Marchionni. Nelle foto di testata: da sinistra, la sede dell’Università di Firenze, a destra una panoramica sul centro storico di Firenze News letter realizzata da Heos Editrice www.heos.it Via Muselle, 94037050 Isola Rizza Vr (Italy) [email protected] (t.+39 045 6970187 339 2965817) CNU Comitato Nazionale Universitario Fiorentino PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com “Salvaguardare la concezione dell’Università autonoma e libera (Continua da pagina 2) fisiologico ricambio del corpo docente. Senza entrare nei dettagli, che altri lo faranno più approfonditamente, nel corso della conferenza, la linea guida, per la revisione dello stato giuridico, dovrà essere quella del ruolo unico, seppure articolato in classi successive. Si accede al ruolo docente attraverso valutazioni nazionali, dopo un periodo congruo di formazione-reclutamento alla ricerca e alla didattica, con condizioni contrattuali competitive e con possibilità di accesso dei giovani alle risorse, per sviluppare programmi di ricerca. Con questo principio, prevedendo le modalità di una loro opzione, per il nuovo assetto di stato giuridico, e tenendo di Paolo Blasi Ordinario di Fisica, membro CNU I sistemi universitari dei vari paesi europei hanno avuto storie e caratteristiche diverse. Peraltro fino alla fine degli anni ‘90 la stragrande maggioranza degli atenei dipendeva dallo Stato e le iscrizioni erano per lo più praticamente gratuite. La notevole crescita del numero degli studenti, l'esigenza di favorire la mobilità degli studenti e dei docenti e di creare un unico mercato europeo del lavoro nonché di rendere i sistemi universitari europei competitivi a livello globale e capaci di attrarre studenti stranieri, ha portato, per iniziativa di alcuni ministri e delle associazioni europee dei rettori, al documento di Bologna (19 giugno 1999) (e prima della Sorbona, nel maggio 1998) sottoscritto da 30 Paesi. Si è così avviato un processo di riorganizzazione degli atenei europei che va sotto il nome di “processo di Bologna”. Ogni due anni i ministri che hanno sottoscritto il documento si riuniscono per verificare lo stato di attuazione del processo e per proporre eventuali aggiustamenti negli obiettivi e nelle Gennaio 2005 Numero 01/05 Fiorentino conto dei diritti acquisiti, si potranno mettere ad esaurimento non solo i ricercatori, ma anche associati e ordinari. Primario deve restare il rapporto dei docenti con l’Università, senza pregiudicare e privarsi dei proficui apporti del mondo esterno. Infine riprendendo quanto scritto da un collega della sede di Genova “tutti gli obblighi e le prerogative - a carico e a garanzia della docenza universitaria si devono applicare a chi opera nelle strutture sanitarie, perché ferma, e non derogabile, deve restare la piena appartenenza all'Università, senza fuorvianti appartenenze”. Per il personale tecnico amministrativo dovranno essere previste funzioni e responsabilità precise che vanno dall'organizzazione della ricerca alla gestione e allo sviluppo della stessa. ■ I sistemi universitari verso l'area europea “Formazione superiore e ricerca” modalità per raggiungerli. Due di questi incontri si sono già svolti: il primo a Praga (2001), il secondo a Berlino (2003) e il terzo si svolgerà a Bergen nel corso di quest'anno. L'obiettivo politico generale dell'Unione Europea è stato fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona (marzo 2000) ed è quello di far “diventare l'economia europea, basata sulla conoscenza, la più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. sta modificando l'organizzazione degli studi universitari per rientrare nello schema proposto a Bologna e sintetizzabile nel 3+2+3 (laurea, laurea magistrale, dottorato in Italia; licence, maitrise, doctorat (LMD) in Francia; bachelor, master, PhD in Inghilterra, ecc). Le modalità con cui ciò avviene ed i relativi tempi sono diversi da paese a paese, così come è diversa l'organizzazione degli atenei, ma tutti camminano verso l'obiettivo comune da raggiungere nel 2010, pur salvando le specificità culturali di ognuno. Per raggiungere questo obiettivo è stata decisa la creazione dell'Area Europea della Formazione Superiore (EHEA) e della ricerca (ERA) e lo sviluppo di sistemi educativi europei in modo che entro il 2010 diventino “punto di riferimento” a livello mondiale (Consiglio Europeo di Barcellona, marzo 2002). È in questo contesto che in ogni paese europeo si stanno riorganizzando i sistemi universitari e le istituzioni di ricerca. Per quanto concerne le università ciascun Paese partendo dalla propria situazione storica Alcune tendenze comuni sono evidenziabili: incrementare il numero di giovani che seguono corsi di formazione superiore (superare il 50% degli aventi l'età), ricondurre a istituzioni universitarie le diverse realtà di formazione superiore anche professionalizzanti (per esempio i politecnici, le Fahkhoschule, ecc), allargare l'autonomia e la responsabilità dei singoli atenei e consolidare i processi di valutazione interna ed esterna, favorire la competizione fra atenei, far partecipare direttamente anche se parzialmente gli studenti e le loro famiglie al costo degli studi universitari attraverso il pagamento di tasse di iscrizione non più solo figurative, valorizzare il ruolo formativo della ricerca e degli stage in ambienti di lavoro. Sono anche evidenziabili problemi comuni come: la carenza di risorse, in particolare per quanto riguarda i contributi pubblici; la difficoltà di avere una governance dell'ateneo capace di conciliare una gestione efficiente dell'autonomia con un'adeguata partecipazione e rappresentatività dei docenti, dei non docenti e degli studenti; l'esigenza di individuare modalità di reclutamento e avanzamento di carriera dei docenti e ricercatori tali da conciliare flessibilità, tempestività e incisività delle decisioni con le necessità specifiche della didattica e ricerca e con la qualità scientifica e professionale richiesta per il personale docente; come avere un rapporto più intenso e proficuo con la società nelle sue articolazioni senza che ciò vada a scapito delle attività didattiche e di ricerca. Se in questo contesto europeo guardiamo alla situazione degli atenei italiani osserviamo che siamo gli ultimi in Europa nel rapporto docenti/studenti e ciò penalizza soprattutto gli studenti nella fascia media e mediobassa di profitto, gli ultimi nelle risorse disponibili per studente. Ciononostante il costo per prodotto (laureato) è tra i più bassi d'Europa, la produttività scienti- CNU Comitato Nazionale Universitario Fiorentino PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com (Continua a pagina 4) 3 Numero 01/05 I sistemi universitari... (Continua da pagina 3) fica dei docenti è superiore alla media europea, siamo il paese che ha la maggiore percentuale di donne nei corsi di dottorato. Dobbiamo a mio avviso completare il processo di autonomia delegando totalmente agli atenei la responsabilità di reclutare il personale docente nell'ambito del budget estendendo la responsabilità dell'attivazione di posti dalle facoltà a organi superiori di ateneo (rettore, senato, ecc) capaci di tenere conto dell'interesse complessivo e di superare se necessario le logiche delle maggioranze disciplinari che nelle facoltà sono spesso un serio ostacolo all'emergere del nuovo. È anche necessario permettere l'utilizzazione in modo più esteso di personale a contratto sia come ricercatore che come docente, senza per questo rimuovere i ruoli attuali che hanno la loro ragione d'essere. Tra i compiti istituzionali delle università accanto alla ricerca e alla formazione vi è oggi anche quello del servizio alla società attraverso il trasferimento di conoscenza. Ciò richiede che siano rimosse alcune incompatibilità nello stato giuridico dei docenti e ricercatori a tempo pieno, incompatibilità che ostacolano e disincentivano un più esteso e proficuo rapporto con la società. Il CNU, per la sua storia, per i risultati che con la sua intelligente azione sindacale e culturale ha ottenuto nel passato, può anche oggi elaborare proposte adeguate per risolvere i difficili problemi posti dai nuovi compiti a cui sono chiamate le università nella società della conoscenza. L'iniziativa della sezione fiorentina di promuovere questa conferenza è perciò particolarmente apprezzabile e sarà certamente ricca di risultati interessanti. ■ 4 Fiorentino Gennaio 2005 Autonomia universitaria e “Società europea della Conoscenza” di Paolo Manzelli [email protected] http://cnu.cineca.it/ L a rapidità della crescita produttiva mondiale degli ultimi 20 anni sta radicalmente trasformando struttura, funzionamento e regole dell’economia globale. Il fine socioeconomico da conseguire ovunque rimane lo stesso (un innalzamento dei redditi, delle opportunità di occupazione e della qualità della vita), ma i mezzi per raggiungerlo sono profondamente cambiati, e dipendono ormai in misura sostanziale dalla costruzione di conoscenze innovative e dalla loro rapida diffusione permessa dal quadro know-how digitale, mediante sistemi di informazione capaci di rendere l'innovazione cognitiva facilmente disponibile, proprio al fine di attuare una formazione intellettuale permanente di elevata qualità, specie in relazione al rinnovamento delle competenze e capacità manageriali, che sono divenute necessarie per valorizzare un contesto di ricerca e sviluppo fondato su una ampia condivisione di conoscenze tra Università, Impresa ed Enti Locali . La “nuova economia”, a volte denominata “Glocale” (Globale + Locale), si basa principalmente su una aggregazione di network delle “risorse intangibili” e cioè delle competenze multi-disciplinari innovative, finalizzate a favorire la “Ricerca & Sviluppo” territoriale , nonché la gestione condivisa dell’informazione capace di mettere in particolare evidenza gli avanzamenti scientifici e tecnologici. Quanto sopra necessita di fatto una ampia riorganizzazione di sistemi di Ricerca e di Formazione Universitari in modo che il cambiamento epocale, conseguente alla globalizzazione della Economia, stimoli ogni disciplina così come ogni branca dell’industria o del Commercio a “reinventarsi” ogni precedente logica manageriale ed informativa, in precedenza limitata al proprio settore di sviluppo, per poter favorire l’aggregazione di Impresa Università ed Enti Governativi territoriali, basando il reciproco coinvolgimento su logiche multidisciplinari e multi attoriali di condivisione delle conoscenze . Nel marzo 2000 a Lisbona il Consiglio europeo ha legittimato un nuovo potenziale ruolo “universale delle università”, riconoscendo che l’Unione Europea si trova dinanzi ad una svolta epocale risultante dalla necessità di sviluppare una strategia adeguata alla crescita della “economia basata sulla conoscenza”. Pertanto una più attenta e ampia apertura alla dimensione Europea ed internazionale delle Università, rappresenta la strategia sostanziale in grado di qualifica ulteriormente l'autonomia delle Università, nel quadro di una loro coorganizzazione progettuale europea, effettuata in stretta collaborazione con i Governi del Territorio, cosi da rafforzare e valorizzarne il ruolo complessivo delle istituzioni-guida della Governance della Ricerca e della Produzione e dello Sviluppo, in un ambito di grande ampiezza comunicativa, necessario a favorire un management strategico finalizzato alla integrazione delle risorse cognitive e finanziarie. Certamente tale prospettiva va interpretata nel medio e lungo periodo essendo finalizzata alla costruzione di conoscenze innovative nonché alla formazione di un sistema di apprendimento di "Ricerca & Sviluppo" capace di contribuire alla definizione di nuove strategie di organizzazione tra Università ed Impresa. Pertanto in convergenza con le priorità espresse della “European Universities Association” (EUA, http://www.eua. be/eua/index.jsp ) è utile porre in evidenza che la nuova “Economia della Conoscenza” corrisponde sostanzialmente ai mutamenti degli scenari del “networking business”, tra Ricerca e Produzione e Commercializzazione, attuabili in ambienti ad elevata velocità di informazione interattiva. In tale contesto di sviluppo ogni comunità universitaria, che voglia rispondere adeguatamente alle esigenze future dei laureati europei, dovrà indirizzare la propria missione di Ricerca e Formazione innovativa verso tre principali obiettivi: c o m prendere e diffondere la conoscenza in termini di innovazione dinamica delle relazioni tra scienza e sviluppo economico e sociale contemporaneo, anche mediante l'internazionalizzazione condivisa dei percorsi di studio e di ricerca; favorire l'evoluzione delle professioni intellettuali in modo che sia possibile collocarle profittevolmente nell' ambito di una rinnovata divisone nazionale ed internazionale del lavoro; agire con continuità nell’ambito della promozione delle migliori pratiche e delle nuove prospettive della condivisione della "Governace della Ricerca e Sviluppo" , sia a livello Locale, Europeo ed Internazionale. , orientandola nel modo più appropriato e condiviso allo sviluppo della futura “Economia della Conoscenza”. ■ CNU Comitato Nazionale Universitario Fiorentino PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com Gennaio 2005 Numero 01/05 Fiorentino Alberto Del Bimbo Ricerca e trasferimento: considerazioni e piani futuri Si fa impellente la necessità di istituire una Fondazione agganciata agli altri soggetti pubblici e alla realtà economica del territorio fiorentino di Alberto Del Bimbo (Prorettore alla Ricerca Università di Firenze) I l trasferimento dei risultati della ricerca è qualificato ormai come una specifica missione dell'Università, insieme a didattica e ricerca. Esso rappresenta un fattore di importanza cruciale per il collegamento tra l'Università e il suo territorio, nonché una voce significativa nei bilanci della ricerca degli Atenei. L'elaborazione di una politica per sviluppare l'impatto sociale della ricerca e la definizione di strumenti e modi per conciliare questa attività con l'investigazione scientifica sembrano essere pertanto una delle sfide più importanti per l'aggiornamento del sistema della ricerca universitaria italiana e il suo adeguamento ai modelli europei e internazionali, nonché per qualificare realmente l'Università come soggetto di riferimento per l'innovazione del sistema produttivo. Occorre una visione unitaria Sarà importante che ricerca e trasferimento siano pianificati dagli Atenei con una visione unitaria, in modo da mantenere la coerenza tra i vari provvedimenti. Sarà altrettanto importante che trasferimento della ricerca non sia inteso nell'accezione riduttiva di trasferimento della ricerca tecnologica, che porterebbe ad escludere da questa attività larga parte del corpo accademico. Un'analisi compa- rativa del trasferimento dei risultati della ricerca dell'Università di Firenze rispetto ad alcuni altri grandi Atenei europei evidenzia comunque un netto ritardo di efficacia, ed aiuta a identificare soluzioni e strumenti per colmare i ritardi strutturali e organizzativi del nostro sistema e renderlo competitivo sul piano europeo e confrontabile con alcuni dei migliori esempi internazionali. Il rapporto tra il volume economico delle attività di trasferimento del nostro sistema rispetto a quello degli altri (in misura variabile da 1:1,6 a 1:2) non può infatti essere semplicemente ascritto alla carenza di supporto tecnicoamministrativo (differenza in negativo dal 20% al 50%) o al carico didattico sui docenti (maggiore in misura variabile da 2:1 a 3:1), che pure appaiono evidenti. Né tanto meno può essere spiegato semplicisticamente con un sistema industriale e più in generale un contesto sociale nazionale poco ricettivo ai contributi innovativi dell'Università. Esso va piuttosto ricondotto ad un sistema universitario nazionale tuttora legato a modelli non competitivi e a strutture organizzative non completamente adeguate a sostenere i nuovi compiti richiesti all'Università. Sul piano dei modelli, l'aumento dell'impatto sociale della ricerca e, in una qualche misura, della qualità della produzione scientifica richiede innanzitutto il superamento delle logiche individualistiche, e la promozione invece di logiche di aggregazione tra i ricercatori che operano su tematiche affini o simili. Strumento importante sarà la creazione di strutture (Centri, Laboratori) che rappresentino luoghi fisici di aggregazione e di stimolo per la collaborazione scientifica, evitino la dispersione di risorse, e diano visibilità alle competenze disponibili moltiplicando le opportunità di trasferimento. I Centri di ricerca I Centri di Ricerca Trasferimento e Alta Formazione promossi dall'Università di Firenze rispondono a questa logica. Negli scopi dell'Ateneo essi sono strutture ad elevata visibilità in grado di operare su temi strategici e capaci di generare un elevato impatto sociale, attraverso la definizione di accordi di collaborazione e progetti con istituzioni e soggetti locali, nazionali e internazionali, ma anche attraverso la creazione di programmi di formazione superiore che trasferiscano, con l'insegnamento, i risultati di qualità della ricerca. Essi sono realizzati in settori in cui l'Ateneo ha competenze scientifiche riconosciute in ambito nazionale e internazionale e dove esistono ampie opportunità di trasferimento di conoscenze e sinergie con il territorio. Per la loro stessa natura, il numero dei Centri di Ricerca Trasferimento e Alta Formazione dovrà essere limitato. Appare pertanto importante che anche all'interno dei Dipartimenti assumano forma organica strutture per lo sviluppo della ricerca di base e precompetitiva, ovvero Laboratori di Ricerca. Sarà peraltro op- portuno sperimentare la possibilità che tali laboratori siano realizzati anche in congiunzione con soggetti esterni, eventualmente presso l'impresa. A tal fine sarà necessaria la definizione di chiare normative che disciplinino l'istituzione di laboratori di ricerca, le regole di partecipazione dei ricercatori ai laboratori, l'attribuzione delle responsabilità di gestione, e soprattutto di indirizzo scientifico e di documentazione delle attività. Come valutare la ricerca Per la qualificazione e l'aumento della competitività del nostro sistema, sarà importante la messa in funzione di un sistema di valutazione della ricerca e di assegnazione delle risorse sulla base di criteri oggettivi che premino la qualità dell'attività svolta. L'introduzione di un sistema di valutazione dovrà essere accompagnato dalla messa a disposizione del sistema della ricerca di risorse adeguate a garantirne non tanto la sopravvivenza ma piuttosto lo sviluppo, in modo da adeguare il sistema italiano ai sistemi dei paesi ad elevato sviluppo. L'attivazione di un sistema di assegnazione di risorse basato sulla qualità della ricerca sul piano nazionale dovrà essere accompagnato, sul piano locale dei singoli atenei, dall'attivazione di sistemi di Anagrafe e Valutazione della Ricerca, che dovranno divenire strumento di lavoro e base documentale per il monitoraggio delle attività di ricerca e trasferimento, in modo da mantenere una visione aggiornata delle competenze e del loro stato. Il sistema di Anagrafe e Valutazione della Ricerca, dell'Università di Firenze dovrà essere utilizzato non tanto per valutare le attività di ricerca e trasferimento dei singoli ricercatori, quanto piuttosto per conoscere la produttività e la qualità della ricerca dei diversi settori (Continua a pagina 6) CNU Comitato Nazionale Universitario Fiorentino PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com 5 Numero 01/05 (Continua da pagina 5) Ricerca e trasferimento... disciplinari, individuarne le eventuali criticità, comprenderne le cause e pianificare in modo motivato l'attribuzione di nuove risorse. Dal punto di vista dei rapporti con l'esterno il Sistema di Anagrafe e Valutazione consentirà, se opportunamente integrato con altri sistemi informativi, di informare circa le competenze e le attività svolte dai ricercatori dell'Ateneo, in modo da aumentare le possibilità di trasferimento dei risultati della ricerca e delle conoscenze e la credibilità del sistema universitario. mobilizzazioni materiali e immateriali derivanti dal patrimonio e dalla ricerca dell'Università, e dall'altro consentano di realizzare una più completa integrazione tra l'Università e il suo territorio. L'istituzione di una Fondazione per la Ricerca, avente l'Università come soggetto di riferimento, e partecipata dagli altri soggetti pubblici del territorio può rappresentare un momento Contemporaneamente gli atenei dovranno elaborare una politica di incentivazione per i ricercatori che promuovono il trasferimento dei risultati della ricerca verso l'esterno, e dissuadere comportamenti che privilegiano la cessione di attività, beni o contratti a terzi, siano questi consorzi o altri soggetti. Questa politica potrà concretizzarsi con la ridefinizione dei regolamenti per l'attività conto terzi, per la brevettazione e la creazione di spinoff, in modo da offrire ai ricercatori adeguati riconoscimenti economici e definire così una convergenza di interessi tra ricercatore ed Ateneo. Le entrate economiche derivanti dal trasferimento della ricerca dovranno essere reinvestite a favore della ricerca di base e di settori significativi. Da un punto di vista organizzativo sembra necessaria e non più rinviabile una riorganizzazione dei modi di operare dell'Università. A tal fine sarà senz'altro opportuna una revisione dello statuto in modo da facilitare le capacità decisionali, ma soprattutto sarà importante la creazione di nuovi strumenti e soggetti giuridici che da un lato consentano una gestione più efficace delle im- importante di questo cambiamento organizzativo. La Fondazione dovrà essere in grado di attrarre donazioni, finanziamenti specifici, contributi, e dovrà mettere a disposizione tali risorse per lo sviluppo e il rafforzamento dell'Università, secondo gli indirizzi degli organi accademici. Essa dovrà rappresentare il soggetto attraverso cui l'Università si fa promotrice e attuatrice di un con- creto collegamento tra le strategie dei diversi soggetti del territorio. Essa sarà anche lo strumento attraverso cui il territorio potrà essere chiamato a condividere le scelte strategiche dell'Università sui settori e le linee di sviluppo, e a contribuire economicamente alla loro realizzazione, assicurando così all'Università parte importante del necessario sostegno economico per il suo sviluppo. ■ titolo nell'Università e i docenti DEVONO mantenere a tutti gli effetti lo stato giuridico comune agli altri docenti universitari. La Facoltà Medica propone generalmente più di 20 Corsi di Laurea che richiedono, oltre che delle proprie discipline di base, di un'armonica sintonia con altre facoltà quali, ad esempio, Agraria, Chimica e Biologia, deve essere pari retribuzione e Farmacia, Economia, Ingegnepari doveri tra docenti universi- ria, Psicologia, Architettura ed altre, le cui competenze scientitari e medici ospedalieri. Ai medici universitari è ap- fiche e professionali devono plicato il contratto degli ospe- concorrere ad affermare un unidalieri, dai primi mai concorda- cum d'alto valore scientifico e to, ove si richiede un impegno formativo. Il valore formativo e sociale, orario di 38 ore, detto "globalmente considerato" per oltre che assistenziale, di un la sommatoria delle attività di simile modello organizzativo, assistenza, didattica e ricerca qual è quello della Facoltà di (sic!); viene imposto loro, tra Medicina, ci suggerisce di ril'altro, di cessare l'ordinaria pensare a strutture didattico attività assistenziale alla stessa assistenziali e di ricerca che età degli ospedalieri, scollando superino l'attuale configuraziocosì di 5 anni, per i Professori ne di Azienda, ove il fine preOrdinari, l'assistenza dalle altre minente è quasi sempre il "pareggio di bilancio" e il cofunzioni istituzionali. Il D.L. 517/99 modifica solo stante tentativo di applicare il parzialmente le normative pre- contratto dei dipendenti del cedenti. Le integrazioni econo- SSN al personale universitario. miche previste dopo 5 anni non L' obbiettivo per il quale dovresono state ancora erogate, tanto mo impegnarci sarà quello di che sono in corso azioni riven- costruire una struttura partecidicative. Il tentativo, comun- pata non solo da Università e que, di scorporare la Facoltà di Regione, ma anche da molte Medicina dall'Università è altre espressioni della società sempre attuale e in potenza: civile (Camere di Commercio, non a caso in Parlamento ci Banche, Volontariato, Associasono diverse proposte di legge zioni Imprenditoriali, etc) nel riconoscimento del pieno stato orientate in tale direzione. È opportuno invece riaffer- giuridico dei docenti universitamare la centralità dell'Universi- ri medici e del legame mai sopità nell'Insegnamento Superiore to che c'è tra l'alto valore della e nella formazione in ambito formazione universitaria e il biomedico. La Facoltà di Medi- tessuto sociale ed economico ■ cina DEVE rimanere a pieno coinvolto. “Le facoltà di Medicina devono rimanere nell’Università...” Brevetti e spin off 6 Fiorentino Gennaio 2005 di Mauro Marchionni (Prof. Chirurgia -Ginecologia Università di Firenze) L e problematiche inerenti all'organizzazione dell'assistenza svolta dai medici universitari discendono principalmente dal fatto che, al contrario del restante mondo accademico, essi vedono le proprie attività istituzionali assoggettate a leggi e norme concepite per realtà diverse; ciò inoltre è da imputare al fatto che sovente ci si rifà automaticamente al modello organizzativo proprio delle unità ospedaliere del SSN e di conseguenza ai contratti stipulati dal personale da esso dipendente. Ritengo utile, a tal fine, riportare le normative di riferimento: Legge De Maria 213/71.Legge Riforma Sanitaria 833/78.D.L. 761/79. D.P.R. 382/80 ( Riforma Universitaria).D.L. 502/92 ( trasformazione Enti Ospedalieri in Aziende). D.M. 31/07/1997.D.L. 229/99 ( Riforma Bindi).D.L. 517/99 ( Bindi, rapporti Università/SSN). Tutta la normativa suddetta, ad eccezione del Decreto Legislativo 517/99, stabilisce che vi CNU Comitato Nazionale Universitario Fiorentino PDF created with FinePrint pdfFactory Pro trial version http://www.fineprint.com