[varese - 31] prealpina srl/prealpina/attualita/fa42 28/10/09
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CULTURA & SPETTACOLI La Prealpina Mercoledì 28 Ottobre 2009 VA 31 Andrea Zanzotto, la lucidità della poesia Stile moderno, slanci verso il sublime e forza di indignarsi gli elementi chiave dell’ultima raccolta "Conglomerati" di DINO AZZALIN "Conglomerati"è il titolo emblematico dell'ultimo libro di Andrea Zanzotto, il più grande e il più vecchio (88 anni appena compiuti), poeta italiano vivente. Un libro importante, per i tipi della prestigiosa collana dello "Specchio" di Mondadori, perché giunge in una stagione esistenziale dove i fili si dipanano e resta più coerente il significato, e la direzione poetica, che Zanzotto ha voluto indicarci nella sua lunga vita. L'etimo è già un prodromo del libro, conglomerato infatti è un ammasso, un'associazione di cose eterogenee, ma se è vero che il vocabolo viene usato per indicare un assemblaggio di sedimenti grossolani, di rocce trattenute da una matrice di diversa natura, è anche vero che si può dire di uno Stato, formati da genti di varia nazionalità che parlano lingue e dialetti differenti. E in una società multietnica e multirazziale come è diventata l'Italia negli ultimi anni, più azzeccato di così il titolo del libro non poteva essere, anche se le lingue, costumi, religioni, che si dovrebbero unire tra loro in significati etici, a volte creano "conglomerati" invalicabili, talmente densi da rendere difficile persino la comprensione della realtà più banale. Infatti il poeta di Pieve di Soligo ci conduce nella più magmatica e fedele materia linguistica della sua Poesia così come ci indica la complessità del vivere in una società composita e complessa di un "Progresso scorsoio" (titolo del libro di Marzio Breda che raccoglie l'ultima ma non ultimissima intervista al poeta pievigino) che porta in luce temi e contraddizioni sociali dello sviluppo industriale moderno. I concetti dell'importanza del paesaggio infatti furono già il fulcro di "Dietro il paesaggio" del 1951, titolo programmatico della prima raccolta zanzottiana, di un' 88 anni, festa tra amici Andrea Zanzottoha festeggiato i suoi 88 nella prestigiosa Locanda da Lino a Solighetto (Treviso) circondandosi solo di parenti, amici e alcuni invitati illustri. Accanto al poeta varesino Dino Azzalin c’erano Patrizia Valduga, Marzio Breda, Francesco Carbognin, Mina Giuliadori, Alessandra Pellizzari, Dino Luppi, Matteo Giancotti, editori, poeti, attori di teatro, e i massimi studiosi e interpreti del lavoro del poeta di Pieve di Soligo. A fare gli onori di casa l'infaticabile e Marisa Zanzotto, che ha illustrato le recenti pubblicazioni dell'illustre marito, tra le quali "Conglomerati" ultima raccolta di poesie pubblicata da Mondadori e in questi giorni in libreria. Il Poeta che è apparso brillante e in buona salute ha parlato della situazione mondiale e dei cambiamenti climatici e del ruolo che la poesia riveste nella società contemporanea. Durante il pomeriggio sono stati proiettati due video, uno dei quali di Andrea Luigi Zanzotto che parla in modo spiritoso del celebre nonno e a cura dello stesso Carbognin. Alla fine della convivio Andrea Zanzotto ha ringraziato i commensali e ha esclamato «Questa volta mi dichiaro soddisfatto!» epoca dove la vallata del Piave e in particolare del Montello, collina trevigiana teatro di scontri durante la seconda guerra mondiale, esprimeva la desolazione di un territorio e l' immedicabile ferita della coscienza umana rappresentata dai lutti e dalle rovine di una guerra mondiale. Scenari non diversi da quelli a cui ci siamo abituati tutti i giorni in Palestina o in Iraq e dove insieme agli atti cruenti, viene prodotta una distruzione del territorio ma non di una civiltà. Famosa la sua frase «Provo lo stesso orrore per i campi di sterminio che per lo sterminio dei campi», intendendo la violazione perpetrata dall'uomo, spremitura e sottrazione di luoghi alla cultura contadina sacrificati sull'altare dell'industria e dei "famigerati capannoni" ora vuoti per la crisi economica, ma rimasti come cicatrice indelebile di un patrimonio naturale testimoni tra l'altro del fallimento di un era finanziaria, basata sulla speculazione e sul profitto. Zanzotto è sicuramente il poeta che più ha indicato il linguaggio poetico come strumento di lotta civile e di difesa dei più deboli e questa sua parafrasi sta proprio nel costante ritorno ai suoi fiori preferiti, i topinambur, le rose canine,la vitalba, i papaveri, l'elleboro, che non sono fiori di "rango" ma che crescono selvatici nei prati, tra il frumento, lungo i canali o sul greto dei fiumi, conferendo al paesaggio rifugio e protezione di quell'istmo di bellezza che solo chi ama questi luoghi conosce. "Conglomerati" è l'alter ego dello scrittore, metalinguaggio e riferimento quasi ossessivo della sua esistenza dove il paesaggio non è solo quello visibile ma anche quello interiore dove l'improvviso succedere della poesia "dono improvviso e doloroso", come ebbe a dire nell'intervista di Breda, è l'unico elemento che accompagna l'io nella disgregazione inevitabile di tutte le cose. L'assenza di un riferimento delle due geografie, territoriale e spirituale, dove l'io si muove in continua ascesa, crea uno spaesamento collettivo che sfocia in un drammatico quanto separante buio che è proporzionale alla sparizione dei luoghi cari. Di qui la cifra della poesia zanzottiana, la nascita di conglomerati di diversa natura, scenari sparsi, di etnie, di lirismi concitati, ripetuti in modo assillante, frammenti di una poetica fatta di unità sublimi, così come fu per "Guernica" di Picasso (e qui mi viene in mente il nostro Enrico Baj che fu amico del poeta), testimoni non di un tempo diverso, ma di questo nostro tempo con la crisi dell' uomo e del suo antropocentrismo. Qui Zanzotto diventa contemporaneo, moderno, straordinario innovatore, raffinato linguista, tragico profeta del cambiamento del clima, dell'inquinamento ambientale, della povertà del pianeta, della strage sulle strade, dello strapotere politico, della follia produttiva e della globalizzazione, (basti ricordare la polemica nella recente trasmissione di Gad Lenner, l'Infedele, e il libro "Il Veneto che amiamo", in cui il Poeta attribuisce alla mediocrità del potere costituito il dramma del Mondo). Ma sappiamo che i poeti hanno una visione più lucida e lontana anche se non vengono quasi mai ascoltati, perché la difficoltà sta proprio nel comprendere le scelte alternative, così come chi percepisce difficile la poesia di Zanzotto, incomprensibile semmai è la sciagurata realtà in cui misuriamo ogni giorno i fatali errori compiuti sulla nostra pelle che poi sono quelli dell'umanità intera. DE SENECTUTE PAPAVERI Fiammelle qua e la per prati friggono luci disperse ognuna in sé quelle siamo noi, racimoli di fuoco che pur disseminando resta pari a se stesso è zero che dona, da zero, il suo vero Possibile che non mi sia dato compiere la più minuta azione senza che il tempo venga a riscuotere, usuraio atroce la sua parte, con interessi sempre più spropositati esponenziali, demenziali, ogni volta di più, da capogiro sempre più rapidi rapenti capogiri? GIARDINO DI CRODE DISPERSE Qui allevarono maiali, qui maiali si scaricarono tra le quinte tossico-tonte del clubino-ino VIDA LOCA qui PROPRIETARI FALLIRONO qui ora è per voi nati da effervescenti eccidi operati su pietre, un suolo, mille tuoni… Sabato giornata di "Meditazione Mozartiana" L’ARTE DI TRADURRE Anna Lovisolo da Angera sempre in viaggio con i libri Musicosophia a Varese . ANGERA - E' da poco uscito "Marco Polo non ci è mai stato" di Rolf Potts (Ponte alle Grazie), l'ultima traduzione completata da Anna Lovisolo, co-traduttrice con Stefano Beretta. «Occasionalmente accade che venga affidata la traduzione a due traduttori in caso di tempi ristretti o di cambio di piani editoriali o di urgenza di uscita. Ognuno di noi ha tradotto circa 150 pagine, ci siamo consultati per l'uso di alcuni termini, ad esempio la parola saccopelista che in inglese ha il significato più ampio di viaggiatore che sta via di casa a lungo per fare esperienze mentre in italiano ha il significato più riduttivo del vacanziero squattrinato. Entrambi avevamo già tradotto letteratura di viaggio quindi nel risultato finale, rivisto da un redattore, non si nota particolarmente la mano diversa». Nata a Varese, cresciuta a Milano, Anna Lovisolo vive ad Angera da un paio di anni. Ama molto tradurre, considera una sfida confrontarsi con generi e argomenti diversi. Nel 2004 ha frequentato il master di traduzione alle Scuole Civiche di Milano e a sua volta ha insegnato al master di traduzione letteraria e scientifica della Scuola Superiore di Mediazione Linguistica di Varese. Diciassette traduzioni finora, traduce dall'inglese e sta esercitandosi per affrontare la prova di traduzione dal francese, lingua dove c'è più mercato». Come ha iniziato? «Per curiosità mia, avevo imparato le lingue molto facilmente, già al classico avevo facilità nel tradurre le versioni di latino e greco. Ho sempre avuto la passione di leggere in inglese, mi incuriosiva sapere come si sarebbero tradotte le espressioni in italiano. Una decina di anni fa un amico mi aveva presentata a una casa editrice che mi ha sottoposta a una prova. Ho tradotto il "Labirinto alfabetico", un libro corposo sulla storia dell'alfabeto per Sylvestre Bonnard di Milano nel 1999. Considero mio primo maestro il direttore editoriale Vittorio Di Giuro. Andavo allo sbaraglio, aveva bisogno della traduzione e mi ha guidata insegnandomi la tecnica e mostrandomi come tradurre con alcune pagine di esempio, utilissime per il mio lavoro successivo. Ho imparato lavorando e mi sono impratichita con l'esercizio. Dopo un inizio graduale dell'attività con il tempo è stato più facile ricevere incarichi». E' specializzata in un settore particolare? «La letteratura di viaggio, ho tradotto alcuni autori. Ho iniziato per caso e in seguito mi sono stati proposti libri dello stesso settore». Le piace? «Mi piace molto, mi incuriosisce perché mi piace la geografia e ogni volta che traduco consulto le carte geografiche per vedere dove sono i luoghi citati e farmene un'idea». Si documenta in modo particolare? «I libri sono sempre pieni di riferimenti e ogni cosa deve essere controllata. Mi documento in internet, ma non sempre è affidabile, controllo anche su altri testi. Traducendo saggistica bisogna essere molto precisi, ho tradotto anche libri sulla storia del Pakistan e dell'Iraq». C'è un libro che ha amato particolarmente? «Due pubblicati da Stewart Rory per Ponte alle Grazie, "I rischi del mestiere", un libro molto sincero che racconta verità scomode per entrambe le parti, Usa e Iraq. E' scritto da un "non scrittore", un diplomatico inglese che "In Afgha- nistan" racconta la sua traversata a piedi del paese, i rischi fisici e di sopravvivenza corsi mentre camminare nella neve su montagne altissime arrivando in villaggi dove non trovava quasi niente da mangiare». Ha avuto contatti con gli autori tradotti? «Non mi è ancora capitato, non ne ho mai avuto bisogno. Mi piacerebbe ma il mio carattere riservato mi trattiene». Ha un sogno di traduzione? «Vorrei tradurre un romanzo giallo o un libro d'azione. Chissà, il nostro non è un lavoro costante, ultimamente una casa editrice di viaggio mi ha proposto la traduzione dell'autobiografia di un compositore famoso». Ha qualche altra passione? «Amo molto andare in barca a vela. Ora, con una bimba piccola, uso saltuariamente la barca di un amico. Appena mia figlia sarà un po' più grande ne ricomprerò una mia. E' per amore del lago e della vela che un paio di anni fa mi sono trasferita con la famiglia ad Angera, di cui apprezzo la tranquillità che mi permette di svolgere bene il mio lavoro. Ambretta Sampietro E Carmen Giorgetti Cima incontra il pubblico a Stresa STRESA - Da qualche tempo i più collegano il suo nome a quello di Stieg Larsson ma se è vero - come vero - che Carmen Giorgetti Cima ha contribuito in modo decisivo al successo italiano della trilogia "Millennium" è altrettanto vero che al suo attivo può vantare ben 81 libri tradotti. Già protagonista di una giornata dedicata all’arte di tradurre dal Premio Chiara a Villa Recalcati, la traduttrice varesina sarà sabato, alle 17 (ingresso libero) Palazzina Liberty in via De Amicis, 33. Per un incontro, promosso dall’Istituzione Centro di Cultura di Stresa, presieduto da Girodano Giordani. Un’occasione ccasione per comprendere meglio la sua attività. Carmen Giorgetti Cima, oltre che traduttrice è anche consulente editoriale e una delle più grandi esperte italiane di letteratura scandinava. Nel 2007 ha ricevuto il premio speciale della fondazione svedese Samfundet de Nio come riconoscimento per aver diffuso la letteratura svedese in Italia. Grazie a lei i lettori italiani hanno conosciuto molti dei maggiori autori svedesi contemporanei, come Lars Gustafsson, P.O. Enquist, Torgny Lindgren e Kerstin Ekman. E, ovviamente, Larsson, che, come noto, il cinema ha voluto fare suo. . VARESE - Chi è George Balan? che cos'è Musicosophia? qual è il rapporto di questo nome e di questa scienza con Varese? Sono alcune delle domande che possiamo porci a qualche giorno dal nuovo incontro di Musicosophia che si terrà proprio nella Città Giardino (sabato prossimo dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18) in piazza della Motta nel salone di Varese Corsi. George Balan, intanto, è un musicologo e filosofo rumeno che quest'anno compie ottant'anni. Per ventidue anni è stato docente di estetica musicale al conservatorio di Bucarest, quindi, nel 1977, si è stabilito in Germania, dove ha continuato il suo insegnamento; se vogliamo, la sua missione. Musicosophia - secondo i manuali redatti dallo stesso Balan, che è l'ideatore della "scienza", e dei suoi allievi - si propone come "metodo dell'ascolto cosciente della musica per attirare l'attenzione sul fatto che la musica dei grandi maestri nasconde un contenuto filosofico". Semplificando, si potrebbe dire che Musicosophia ci rende capaci di penetrare la musica, qualsiasi tipo di musica, non soltanto dal punto di vista delle emozioni e del cuore, ma anche della mente, dello studio e della riflessione. E ciò pur senza essere in grado di leggere il pentagramma. Ma perché Varese. Nella nostra città - dopo che nel 1979 George Balan cominciò a diffondere da Friburgo i fondamenti di Musicosophia - si sono ritrovati giovani appassionati che ne hanno saputo interpretare e approfondire la scuola, e tra questi Luigi Ferraro, che per diverso tempo, mentre la disciplina si diffondeva in molti Paesi del mondo, è stato anche presidente dell'associazione italiana. In Italia, oggi, Musicosophia, ha sedi anche a Bologna, a Catania, a Milano, a Napoli, a Padova, a Roma, a Trento, a Verona, a Vicenza. Per conoscere, e apprezzare, Musicosophia occorre avvicinarsi a essa con animo semplice ma aperto al coinvolgimento. George Balan ha indicato un percorso di "apprendimento": in una prima fase l'ascoltatore impara a mettere ordine nella sua percezione con l'obiettivo di evitare di portare sulla musica un giudizio puramente emotivo; la tappa successiva consiste nel saper differenziare le "forze musicali" (vale a dire temi e melodie); una terza fase conduce l'ascoltatore a considerare l'azione delle forze musicali nel contesto generale dell' opera, ed è la ragione che lo guida a poco a poco a scoprirne i significati più profondi. In un libro pubblicato in queste settimane - Romanzo di un'idea -, il libro con il quale Balan ha raccontato la nascita e la storia di Musicosophia, l'autore ha scritto: «Molte persone anelano sinceramente a una comprensione più profonda della musica; intuiscono infatti che essa può avere un immenso significato per la vita. Interrogano sé stesse o altri sul modo più adatto per familiarizzare con il mondo musicale e si procurano testi specialistici o dischi. Tali mezzi acquistano però valore e senso solo se sostenuti da un preciso e irrinunciabile atteggiamento nei confronti della musica, atteggiamento che si può acquisire, con molta facilità, onorando e amando lo Spirito della musica in quanto tale». Il tema dell'incontro della giornata varesina di Musicosophia è "Una meditazione mozartiana". Il conduttore della manifestazione sarà Gebhard von Gultilingen, uno dei più accreditati allievi di Balan; ma non è escluso - almeno gli organizzatori varesini lo sperano - che lo stesso Balan possa essere presente. A Varese nuove e maggiori informazioni su Musicosophia si possono ottenere telefonando alla sede (0332.282831). Ancora, per saperne di più, il sito visitabile è: www.musicosophia. com. Là dove la musica sa conquistare la mente, oltreché il cuore. R.C.C.