scuola, programmi operativi nazionali e territorio

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scuola, programmi operativi nazionali e territorio
Istituto Tecnico per il Turismo
“Flavio Gioia” di Amalfi
Scuola, Programmi
Operativi Nazionali
e Territorio
Editrice Gaia
Piano Integrato d’Intervento
Obiettivo C-1-FSE-2009-4735
Allez-y, impariamo il francese 1 e 2
Hola, hablamos: Spagnolo 1 e 2
Obiettivo C-5-FSE-2009-665
La formazione nel Turismo
crocieristico di Amalfi
Istituto Tecnico per il Turismo “Flavio Gioia”– Amalfi
Scuola, Programmi Operativi
Nazionali e Territorio
L’officina dei racconti
Direttore
Filippo Toriello
Comitato scientifico
Francesco Criscuolo, Maria Della Monica, Antonio Orlacchio
Redazione
Maurizio Apicella, Maria Carmela Gambardella
Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i paesi.
Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata.
Prima edizione: dicembre 2010
ISBN 978-88-89821-98-5
© 2010, Editrice Gaia, Salerno
[email protected]
www.editricegaia.it
Impaginazione: Francesco D’Amato
Stampa: Grafica Metelliana s.p.a.
Introduzione
Filippo Toriello
Tutti siamo narratori quando comunichiamo la nostra storia o una storia vissuta da altri. Narriamo perché, inconsapevolmente, forse, ci accorgiamo che certe
volte alcune “cose”, fatti, idee… della nostra vita non basta dimostrarle o argomentarle. Addirittura, narriamo, nella convinzione che ciò che ha bisogno di
essere dimostrato può essere spiegato con un racconto, con il nostro racconto.
Allora, scegliamo di raccontare perché intimamente convinti che così facendo
giungiamo “di più”, con maggiore forza e pregnanza, al “cuore” degli ascoltatori.
Da questa considerazione di ordine empirico, sperimentabile dalla quasi totalità delle persone, nasce l’ipotesi di provare a comunicarci racconti. Ma è
possibile utilizzare la narrazione anche quando si tratta di comunicare agli altri
ciò che si è imparato, si è fatto o si è vissuto? Se ciò è possibile, esiste un modo
per mettere insieme più narrazioni, più racconti, cioè più situazioni personali
e collettive in cui si è appreso e farle diventare un “luogo” in cui è possibile
scambiarsi idee, emozioni, interpretazioni del mondo?
È possibile fare, poi, di questo “luogo” un laboratorio permanente in cui si
creano, si inventano, si comunicano racconti?
È possibile, ancora, dare forma a questo “luogo”, fare in modo che a “fondarlo”
siano alunni, genitori, docenti, tutti quelli che lavorano per e nella scuola?
È possibile, infine, fare di questo “luogo” un’occasione, intesa come tempo
opportuno, che aiuti tutti a crescere in umanità?
Può questo “luogo”, in effetti, costituire una vera e propria officina dei racconti?
Noi siamo convinti di sì.
In forza di questa convinzione nasce “L’officina dei racconti”, uno strumento
di comunicazione che tenterà di mettere insieme più persone, più esperienze,
più cuori, più intelligenze…del mondo.
“L’officina dei racconti” vuole realizzare questa piccola impresa attraverso
le pagine scritte di un libro che assume la forma di un vero e proprio Annale
dell’Istituto.
“L’officina dei racconti” rappresenta, allora, il nostro luogo fisico e simbolico
dove metteremo mano a quest’impresa.
Sappiamo bene che una narrazione – di cui i racconti sono, per noi, l’espres-
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sione più facilmente fruibile – è definita in quanto tale da determinate connotazioni sintattiche, specialmente i tempi narrativi (passato remoto, piuccheperfetto, condizionale presente, condizionale passato) e certi avverbi macrosintattici.
Tuttavia, noi assumiamo che racconto è tutto ciò che abbiamo voglia di comunicarci, indipendentemente dal modo in cui scegliamo di comunicarcelo. E faremo ciò, per quanto possibile, cercando di rispettare la dimensione e lo spirito
propri delle narrazioni. Ecco, allora, che la favola, il romanzo, la descrizione,
il riassunto, le memorie di viaggio…, il narrare ipotetico in cui le azioni sono
mostrate come possibili, la registrazione di esperienze, la deduzione, l’argomentazione… sono tutti modi per dare vita a “L’officina dei racconti”.
Questa è la nostra officina di Vulcano.
Queste le nostre narrazioni che prendono vita nei racconti dei singoli o dei
gruppi di persone che “prenderanno la parola”.
In fondo, per noi i racconti sono ciò che scriveremo. Essi sono narrazioni/racconti perché dovranno avere la forza di coinvolgere i lettori e di sviluppare in chi
scrive la capacità di proporre e riproporre, conquistare e riconquistare una nuova
identità nel mentre si scrive e si codifica ciò che si è pensato, sentito, amato, sperato…
Ciò è realizzabile solo se si riscopre un linguaggio in grado di riferirsi all’esistenza concreta e caratterizzato dal coinvolgimento personale. Questa è una
delle caratterische/condizioni che chiediamo agli scritti che potranno far parte
de “L’officina del racconto”.
Per noi è importante narrare, allora, affinché la narrazione diventi il luogo privilegiato in cui ogni ascoltatore può entrare e ritrovarvi la propria identità perduta. Chi racconta – noi che racconteremo – comunica la propria esperienza:
quella di chi si ritrova nel racconto, quella di chi nel racconto ha già ritrovato la
sua personale risposta ai problemi posti dall’esperienza quotidiana.
La dimensione narrativa è evocativa, presentificante, autoimplicativa, cioè
coinvolgente narratore e ascoltatore, e performativa cioè che conduce al mutamento della prassi umana. In questo senso, abbiamo questa duplice pretesa:
farci coinvolgere e coinvolgere e…, forse, trasformare idee, pensieri, modi di
vedere proponendo i nostri pensieri, le nostre idee, i nostri modi di vedere e
interpretare il mondo.
Con “L’Officina del racconto” vogliamo fare in modo da recuperare la nostra
“innocenza narrativa”, quella cultura dell’immediato propria dell’antichità che
il nostro tempo sembra avere perso. Questa “innocenza narrativa” non è neutra, possiede una forza pratico-critica e liberante capace di scuotere l’uomo, di
costringerlo a prendere posizione e di spingerlo al rinnovamento della vita e
della società. In questo senso faremo in modo da ri-legare educazione e politica,
quest’ultima intesa come capacità di agire per il bene della città. Educazione e
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politica è binomio che ci spingerà a prendere posizione, a giudicare e ad agire
con la “parola”, a schierarci per il bene dell’Istituto e di tutti i suoi “abitanti”, a
difendere la nostra casa, l’ambiente e tutti i suoi “abitatori”…
In questa prospettiva, le narrazioni, inoltre, si muoveranno tra passato e futuro. Esse riproporranno quello che è già successo e spalancheranno verso possibilità future. In qualche modo, vorranno liberare le capacità di futuro insite
nell’avvenimento o negli avvenimenti da noi raccontati.
Il nostro narrare, utilizzando racconti di diverso genere, non è senza un metodo. Esso nasce con alcuni presupposti di fondo e si farà nel mentre narreremo.
Tuttavia, di sicuro:
– in prospettiva pedagogico-didattica, evidenzierà l’essenziale, il senso della verità che si vuole comunicare senza perdersi in discorsi secondari e di
scarso significato esistenziale;
– situandosi nella dimensione esperienziale propria della fisionomia etnodemo-antropologica del nostro territorio, il metodo da noi utilizzato tenterà di trasmettere esperienze altrimenti incomunicabili; utilizzerà, quindi, registri e codici molteplici e diversificati;
– racconteremo per far toccare per mano, per far forza, caricare, la struttura esperienziale dell’essere umano canalizzandola verso precisi obiettivi
formativi che passano attraverso “canali di senso”;
– utilizzando la forza evocativa, la tensione, l’atmosfera penetrante e il senso partecipativo, i nostri racconti hanno la pretesa di “catturare” realmente l’attenzione dei lettori, arrivare al loro cuore e alle loro menti,
troppo spesso distratte e indifferenti nei confronti dei significati delle
cose che viviamo, della vita umana;
– permette agli ascoltatori di “entrare” in un sistema di significato da noi
comunicato per conoscerlo, esperirlo all’interno e giungere poi a prese di
posizione personali e autenticamente fondate. Il nostro sistema di significato è rappresentato dai valori che cercheremo di comunicare e che sono
orientati sul versante della dimensione di senso, in quell’area semplice e
ricca di interrogativi che è la “propria posizione rispetto a”, il proprio
rispondere, libero e responsabile ad una provocazione, alle sfide della
società attuale quali i problemi ecologici, la multiculturalità la convivenza civile, il rispetto delle fedi, i diritti di cittadinanza…i nostri problemi,
piccoli, ma significativi del nostro territorio costiero…;
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– insegna a lottare contro le nostre schiavitù facilitando il nostro processo
di coscientizzazione perché la narrazione penetra nell’esistenza di una
persona per l’accesso più rischioso e disarmato: quella della capacità
evocativa. Il narratore la cerca e la coltiva come una specialissima capacità comunicativa. Contro la disattenzione, il disincanto, la cessione
della propria esistenza ad altri, il racconto cerca di far toccare per mano
che in causa c’è qualcosa che riguarda, sotto un profilo particolare, le
dimensioni più impegnative dell’esistenza, qualcosa “che ci riguarda”,
che m’interessa... Restituita alla capacità di amare e di sperare, alla libertà
di sentirsi protagonisti della propria storia, la persona può prendere, in
libertà e responsabilità, le sue decisioni;
– compito dei nostri racconti è quello di “mettere in questione”, far riflettere
per lanciare i fruitori “verso il nuovo del proprio essere”, verso atteggiamenti di vita possibili e, forse, mai intravisti. Davanti al racconto si è condotti, in questo modo, a rivedere la propria identità personale e a costruirla
attraverso il confronto con ciò che proporremo attraverso le nostre idee e
le nostre esperienze. Colui che ci ascolta viene posto nella condizione di
vita di chi ha la possibilità di riformare i propri atteggiamenti, le proprie
convinzioni rispetto ala significato e al senso della vita.
– l’utilizzo del metodo narrativo, allora, offre la possibilità per cambiare,
riflettere sul proprio futuro sotto la spinta del confronto con le problematiche che ci riguardano.
In fondo, utilizzeremo “L’officina dei racconti” come dispositivo interpretativo e conoscitivo di cui faremo uso nella nostra storia scolastica e di vita.
Attraverso i nostri racconti conferiremo senso e significato al nostro modo di
fare esperienza del mondo per interpretarlo e prefigurarci eventi, azioni, situazioni e su queste basi costruire forme di conoscenza che ci orientano nel nostro
agire quotidiano verso “sentieri di umanità”.
Dunque: le narrazioni, i racconti, i nostri racconti.
La complessità del nostro Istituto e del nostro territorio, le difficoltà contingenti di localizzazione della nostra scuola (oramai diventate o “fatte diventare”
permanenti), lo scollamento tra le istituzioni, la deriva di molteplici luoghi di formazione, la crisi delle relazioni tra generazioni, l’insicurezza diffusa nei confronti
del futuro lavorativo dei giovani, esigono, non di meno, un ripensamento diversificato e plurale, dei nostri (della scuola e dei diversi attori territoriali) tradizionali
oggetti di ricerca, dei nostri metodi di indagine fino ad ora utilizzati e delle nostre
modalità di elaborazione, costruzione e comunicazione di teorie, idee e pratiche.
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“L’Officina del racconto”, quindi, per dare avvio, a nostro avviso, ad un
percorso di fondamentale importanza per il nostro territorio perché offre la
possibilità di “prendere la parola” per farne strumento di crescita della nostra
comunità.
Evidenzio la scelta, a partire da questo primo numero, di un tema o un titolo
(per questo numero: Scuola, Programmi Operativi Nazionali e Territorio) che
“tiene in piedi”, se non addirittura, unifica i diversi contributi, rispondente,
volta per volta, alle esigenze del nostro Istituto o del nostro territorio, al pari di
un volume collettaneo; l’articolazione dell’indice per sezioni, con l’approfondimento, di volta in volta, di uno o più termini lessicali; la rubrica delle recensioni
e delle segnalazioni ipotizzata per privilegiare, anche se non in maniera esclusiva, autori e produzioni “locali” con l’invito, rivolto a tutti i lettori, di inviare alla
Redazione le novità editoriali.
Desidero, infine, sottolineare la presenza e l’opera del comitato scientifico
che, sicuramente, servirà, oltre a svolgere la sua funzione propria, a dare impulso all’iniziativa.
Il grazie più sincero a tutti coloro che mi hanno o mi aiuteranno a portare
avanti questo percorso e a perfezionarlo.
Prima di tutto, all’intera comunità scolastica dell’Istituto.
Ugualmente agli uomini e alle donne (giovani e meno giovani), di cui compaiono, in questo primo numero, i contributi. Il riferimento è a Mario Civale (che
ha scritto/raccontato dell’Istituto e della sua storia attraverso la “propria memoria storica”); ad Antonietta Falcone (a lei esprimo la mia gratitudine perché
ogni nuovo tassello della nostra opera nell’Istituto è anche il frutto del lavoro
che ha antecedentemente profuso in abbondanza e qualità e in forza del quale
ha scritto del rapporto di amore che ancora oggi la lega alla nostra Scuola); ad
Anna Esposito e a Chiara Mammato (che hanno scritto e raccontato sui P.O.N.
e sul loro “inquadramento” nella vita della Scuola); a Iolanda Rago (sul P.O.N.
crocieristico); a Michela Amato, Annunziata Ferrara, Mirella Napoli, (sull’esperienza crocieristica); a Filomena Cavaliere (sul P.O.N. di francese); a Francesco
Daniele (sul P.O.N. di spagnolo); a Edoardo Palescandolo (sulla valutazione
dei P.O.N. ); a Palma Rossomando (che ha raccontato sul suo primo imbarco);
a Maria Carmela Gambardella (sul gemellaggio con la Germania); agli alunni
della classe IV A ITER (sulle impressioni e le emozioni di viaggio); a Raffaella
Caiazzo Mandara, Immacolata Mandaro, Salvatore Palmieri (sul loro modo di
“vedere” l’Istituto); ad Anna Ruocco (sull’esperienza trascorsa come alunna
dell’Istituto); a Erica Laiso (sul suo “rapporto” trascorso, come alunna, con
l’Istituto); a Bartolo Lauro (sul modo di concepire i rapporti tra scuola, famiglie e territorio); a Lorenzo Cinque (sulle sinergie tra scuola, imprese e territorio); a Cosimo Andretta (sulla tutela e la salvaguardia del territorio); a Gaspare
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Apicella (sul ruolo e la funzione dei mass media per comunicare la specificità
dell’Istituto); a Francesco Criscuolo (sul Liceo Scientifico e Classico di Amalfi
e il volto nuovo degli studenti in una scuola rinnovata); ad Antonio Orlacchio
(sull’Istituto Statale d’Istruzione Superiore di Amalfi ); a Maria Della Monica
(sull’Istituto Compresivo di Amalfi); a Maurizio Apicella (sui fotografi francesi
in viaggio nel nostro territorio); a Berenice Carbone (su come le donne hanno
“guardato” i nostri territori); a Maria Gorga (sul termine-concetto “Crociera”);
a Teresa Falcone, Rita Di Lieto, Berto Carretta, Paolo Russo (che hanno curato
la sezione “Segnalazioni e Recensioni” proponendo volumi di autori del nostro
territorio); a Maurizio Apicella (che ha messo a nostra disposizione, dalla sua
Collezione privata, le immagini utilizzate per il volume).
A tutti, di nuovo, un ringraziamento anche per avere accettato la sfida di
scrivere per “tutti”, per avere avuto il coraggio di mettersi in gioco “per” e “attraverso” L’Officina dei racconti.
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Studi
Ricerche
Memorie
Tra memoria, storia e narrazione: una nota introduttiva
Mario Civale
Ancora con gli occhi lucidi per aver partecipato insieme a tanti ex colleghi
al rito funebre della nostra ex alunna Francesca Mansi, sul sagrato della
chiesa di S. Trofimena di Minori mi viene presentato il nuovo Preside. Una
fugace stretta di mano, uno scambio di poche parole e un invito a prendere
un caffè a scuola ad Amalfi. Non faccio passare molto tempo, il richiamo
della foresta si fa vivo ed eccomi a Villa Savo, nell’ufficio di Presidenza, a
me tanto caro per aver collaborato con un’infinita schiera di capi d’Istituto,
presidi, oggi Dirigenti Scolastici. Stringo la mano al Preside e vado alla finestra: “Chiedo scusa, Preside, mi faccia gustare, come se fosse la prima volta,
questa ‘scena’ mozzafiato e mi faccia respirare, ancora una volta, l’aria della
mia scuola”.
“Faccia con comodo, professore, oggi veramente questo sole rende la ‘veduta’
più bella del solito”
“Ha ragione, Preside, è il luogo dello ‘sguardo pittorico’ dei nostri Costaioli.
Chi sono, si sta chiedendo? Tre generazioni di artisti della costa di Amalfi tra
il XIX e il XX secolo. Le farò avere in omaggio, appena possibile, il volume
edito dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana, a cura del professore Massimo
Bignardi”
“Grazie, professore, tanti colleghi mi hanno parlato bene di Lei e mi hanno
riferito che Lei rappresenta un po’ la memoria storica di questa scuola”.
“Bontà loro”, mi schermisco. “Vuole sapere pure se sono stato alunno di questo Istituto?
Sono diventato proprio vecchio!
Sì, negli anni ’50 sarei potuto esserlo e sa perché?
Frequento la scuola media di Amalfi nei lontani anni cinquanta, mamma mia,
del secolo scorso, sa è l’unica scuola media della Costiera a cui si accede dietro
esame d’ammissione. Veniamo a piedi da Maiori, è di pochi privilegiati l’utilizzo della carrozza o dell’unico mezzo di linea, la SITA. Ancora l’unico mezzo la
SITA, ora come allora! Si va a piedi a quel tempo! La SITA ferma ai suoi orari
e non conciliabili con quelli di entrata e uscita della scuola. Quanti problemi!
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Ne so qualcosa e Lei certamente già ne è alle prese!
Perché non sono stato alunno di questa scuola, pur potendolo essere? Lo sa
perché?
Frequento la terza media, a Piazza Municipio, nell’aula a piano terra. Un mattino entrano due signori accompagnati dal Preside. Tutti in piedi! Un po’ terrorizzati. La presenza del preside, allora, incute timore!
Il primo signore con aria di soddisfazione ci dice: “Ragazzi, il vostro territorio
presto avrà una Scuola Superiore, una scuola ad indirizzo turistico”.
Un’altra superiore, penso. Infatti, è l’anno in cui è istituito il Classico, sezione
del Tasso di Salerno, il Commerciale non c’è ancora.
Il signore continua ancora: “La costiera sta mutando, da una vocazione agricola e di pesca, per la sua storia, per la sua arte, per il suo ambiente, per la sua
cultura, diventerà presto a vocazione turistica e la scuola che vi proponiamo,
presto potrà assicurarvi una nuova professione, quella di operatore turistico.
Incominciate a pensarci, ragazzi”.
Un attimo di stupore, uno sguardo tra compagni e subito l’altro aggiunge:
“Guardate, però, ragazzi che bisogna studiare sodo, tre lingue con insegnanti
di madrelingua. Soprattutto vi dico che non è possibile il rinvio a settembre per
le materie in cui non è raggiunta la sufficienza, né in caso di bocciatura c’è la
possibilità di ripetere l’anno”.
Non sono stato tra i coraggiosi e mi sono iscritto al Classico!
Questo non Le risulta in nessun altro tipo di scuola: sì, è proprio così, Preside, una scuola nei primi tempi veramente selettiva, quasi a numero chiuso.
Basti pensare al tirocinio all’estero, caratteristica di questa scuola, riservato solo
agli alunni, non a tutti come oggi, che nelle prove di accertamento avessero raggiunto almeno la votazione di 7/10. Pure il comportamento costituisce il primo
requisito dell’attitudine professionale, così recita l’art.1 del Regolamento del
1959 a firma del Capo d’Istituto, prof. Carmelo Caligiuri, così come è prescritto
l’uso della divisa: le donne, il grembiule nero con colletto bianco, per i maschi
vestito possibilmente grigio e camicia con cravatta. La divisa, viva il ’68, allora,
il vento del ’68 l’ha portata via!
L’Istituto nasce come Istituto Professionale di Stato per il Turismo e viene
inaugurato solennemente nel gennaio 1955. È un avvenimento per tutta la
zona! La stampa ne dà un ampio risalto.
Il Tempo di Roma titola “La scuola è la terza del genere che sorge in Italia,
dopo quella di Roma e Palermo”.
Gli studenti ne vanno orgogliosi e noi che abbiamo operato un’altra scelta
abbiamo un pizzico di invidia. Anche la sede prescelta è felice, la stupenda Villa
Savo, anche tutto ciò produce invidia. Ma, sa, per noi ragazzi, negli anni successivi ha un altro merito. È frequentata non solo da studenti locali ma da ragazzi,
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soprattutto ragazze provenienti da tutta la Campania e costituisce l’occasione
di nuove amicizie, nuove esperienze, per alcuni qualcosa di più, per alcuni, occasioni di lunghi fidanzamenti, spesso maturati in matrimonio!
Arrivano gli anni ’60 e l’Istituto cresce, insieme ad altre scuole, perché cresce
la popolazione scolastica, cresce il Paese e cresce la possibilità, anche per i più
bisognosi, di frequentare un istituto superiore.
La Riforma dell’istruzione scolastica interessa pure la nostra scuola che diventa Istituto Tecnico per il Turismo. La grande novità della Riforma, 19 Istituti
Tecnici per il Turismo in Italia e il nostro: il terzo operante nel Sud Italia, insieme
a quello di Gioiosa Ionica e di Palermo, a dimostrazione che il fenomeno turistico veramente sta aumentando a vista d’occhio e l’offerta turistica sta crescendo.
Da professionale a tecnico, da una qualifica professionale, al diploma di Perito per il Turismo con possibilità di accesso all’Università.
Il nostro Istituto diventa polo di riferimento e di formazione con la capacità
di sapere interpretare i cambiamenti del fenomeno turistico e capace, altresì,
di formare persone competenti nel delicato settore turistico. Si diplomano i
primi periti del turismo, alcuni si iscrivono all’Università, in linea di massima
alle Facoltà di Scienze Turistiche, la maggior parte trova occupazione in Italia e
all’estero presso agenzie di viaggio, di navigazione, in Enti Pubblici e alcuni in
grandi posti di responsabilità.
È proprio vero, questi primi licenziati sono di stimolo e di richiamo per altri
studenti che si avvicinano numerosi alla nostra scuola.
L’Istituto cresce, sa Preside, Villa Savo diventa insufficiente, vengono ricavate
nuove aule, nuovi ambienti, spesso deturpando alcune caratteristiche architettoniche della Villa. Necessità, purtroppo, giustificata!
L’area sorrentina, proprio per la sua peculiarità turistica e per la forte ricettività diventa il bacino d’utenza dell’istituto. Due o tre bus noleggiati dalle famiglie, sostano presso l’istituto. Quanti problemi! Sapesse, con l’Anas, con la
Polizia. Poveri Presidi!
Mi chiede, ora, quando l’Istituto diviene autonomo da Roma?
Se ricordo bene, nel 1976, con Decreto del Presidente della Repubblica n° 897/75.
Villa Savo, bella ma piccola, non è più in grado di far fronte alle numerose
iscrizioni. Allora, nel 1997 nasce la sezione distaccata di Maiori che accoglie
l’utenza dell’altro versante. Una sezione auspicata e voluta e, mi scusi la presunzione, anche grazie al mio modesto contributo. E sa perché?
All’epoca sono amministratore del Comune di Maiori e non mi faccio sfuggire l’opportunità; c’è la disponibilità della sede lasciata libera a seguito della
soppressione della sezione staccata del Nautico, succursale del glorioso Istituto
Nautico di Piano di Sorrento.
Vuole sapere anche perché l’ITT di Amalfi nel 1987 approda poi a Faicchio,
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nel beneventano con l’apertura di una sezione?
E sì, già da molti anni sono tenuti, nel locale castello ducale, dei corsi universitari in Scienze Turistiche, e allora cosa c’è di meglio di un Istituto Tecnico
per il Turismo che diventa così un ghiotto bacino per la nascente Università,
Facoltà di Scienze, proprio, Turistiche. Oggi questa nostra sezione è un istituto autonomo, anche fra i più ambiti, del beneventano. Il resto lo fa la politica!
Ed ora mi sta domandando perché dopo tanta vivacità sembra successivamente verificarsi per l’Istituto una lieve battuta d’arresto?
Ma Lei sa bene che nel frattempo il legislatore dà l’opportunità agli istituti
commerciali di prevedere dei corsi specifici per addetti nel settore turistico. Per
un certo periodo è paventata, addirittura, la scomparsa degli istituti tecnici per il
turismo, pericolo scampato, anche grazie all’azione congiunta di tutti gli istituti
con, in prima fila, il Marco Polo di Palermo, l’ITT di Venezia e il nostro “Flavio Gioia” che, addirittura, promuove con determinazione, proprio ad Amalfi,
all’Hotel Saraceno, confinante con Villa Savo, un convegno nazionale, con due
giornate di studio sul tema: “Quale formazione per un turismo di qualità?”
Vengono poi i PEI, i POF, gli scambi, tutti intesi, in sostanza, a determinare
le scelte pedagogiche, culturali, didattiche, metodologiche e organizzative della
scuola e tutti finalizzati strategicamente ad utilizzare le poche risorse scolastiche
e quelle ancora pressoché assenti – è questo il dramma – extrascolastiche.
È storia di oggi, poi, la realizzazione dei progetti PON che con le varie misure
consentono di raggiungere finalità ben definite.
Infine, mi sta chiedendo, perché non sono rimasto ancora qualche anno a
scuola per continuare a dare il mio modesto contributo?
Magari, ci creda, purtroppo, i limiti d’età!!
Con quanti Presidi ho lavorato, ho collaborato?
Decine, difficile da ricordare e certamente me ne sfugge qualcuno e me ne
dispiace: Sciacca, il primo. Gli altri cercherò di ricordarli, ma non in ordine
cronologico, Troisi, Romanello, Ferano, Pace, Materazzo, Mazzotte, Cimino,
Mancuso, Petrosino, Pesca, Rossomando, Capo e, infine, Antonietta Falcone
con la quale ho collaborato per più anni e ho avuto modo di apprezzarne le sue
capacità, la sua determinazione, il suo pragmatismo, il suo saper fare.
Villa Savo è bella, ma raggiungerla, per chi viene da fuori costa sacrifici. Una
strada incantevole, ma pericolosa in inverno, intasata d’estate!
Allora fino alla Preside Falcone è stato necessariamente un mordi e fuggi. Ma
Lei, è giovane, e qualche anno ci rimarrà! Ne sono certo, me lo auguro! Chiedo
troppo, in bocca al lupo!
Ma che faccio, mi sto turbando. Sì, un po’, quanti ricordi, quanti volti, quanti
colleghi, quanti studenti mi stanno passando davanti. Basta ora, Le chiedo scusa se l’ho tediata!
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Ma che mi dice, che mi è grato perché Le ho fatto comprendere che forse non
ha sbagliato la Sua scelta e, quindi, costante sarà il suo Suo impegno, sia pure tra
tante difficoltà e qualche amarezza, causa la compromissione della Villa Savo, con
le sue conseguenze, sarà costante per una scuola più prestigiosa, più avanti con
i tempi e sempre più rispondente ad un ambiente che è patrimonio del mondo.
Grazie, Preside, è la nostra scuola!
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Ricordi…
Antonietta Falcone
C’era una volta… un principe o una principessa, direte voi! No… c’era una
volta una scuola bellissima, in un palazzo stupendo, antico, sontuoso ed elegante, con vista sul mare e sul golfo, ma come tutte le cose belle non curate, sono
distrutte dalla strega cattiva.
L’Istituto Tecnico per il turismo “Flavio Gioia” è ubicato nella Villa Savo da
oltre 50 anni, da quando un “Onorevole” della nostra terra, intuì che il turismo,
attività economica in grado di produrre ricchezza e di favorire l’occupazione,
aveva bisogno di una adeguata preparazione del personale dal punto di vista
culturale ed operativo. In altre parole si delineava l’esigenza di una professionalità colta ed efficiente. Quanti studenti hanno frequentato quelle aule, quanti
nomi conosciuti non solo in campo turistico, quanti imprenditori…
Poi un giorno di settembre, anch’io varcai quel cancello come Dirigente scolastico! Che emozione e quanta responsabilità nei confronti della scuola più
rappresentativa della mia terra. Avevo sempre sentito parlare dell’I.T.T. “Flavio Gioia”, mi affascinavano le attività curricolari, i viaggi, i soggiorni studio
all’estero, la bellissima sede….. Ero certa che quella scuola, per un’amalfitana
DOC come me, sarebbe stata la ciliegina sulla torta della mia professionalità, se
soprattutto avessi saputo coniugare scuola e territorio, quale “comunione” di
reciproci beni sociali, culturali e artistici. Aprire la scuola all’ambiente e al territorio, inoltre, significava dare delle metaconoscenze e quindi dotare l’allievo
di più intelligenze, cioè porlo nelle condizioni di potersi mettere da più punti di
vista (disciplinari), di disporre di più modi di pensare e di capire il mondo, di
interpretare il proprio universo di cose e di valori. Dunque una scuola in grado di scommettere culturalmente tanto sul tavolo della disciplinarietà, quanto
sull’interdisciplinarietà.
Quante idee da proporre e da realizzare!
Qualche collegio, incontri per gruppi ed ecco delinearsi le risorse umane su cui
contare. Pronte nomine e deleghe, si parte! Ancor oggi il mio grazie va allo Staff
che, in tutti gli anni della mia dirigenza nell’Istituto, ha supportato le iniziative, ha
collaborato instancabilmente con grande intelligenza e professionalità.
Ed ecco nascere progetti didattici, posti dalla scuola nei repertori delle ricer-
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che da condurre in porto in una determinata annualità scolastica. In effetti i nostri progetti didattici si qualificavano come la strategia metodologica attraverso
la quale il docente metteva nel P.O.F. i saperi multidisciplinari le cui conoscenze
sono mutuabili prevalentemente dalla cultura antropologica di cui sono testimoni i fatti- problemi-valori del passato, come del presente.
La progettazione di curricoli formativi generatori di competenze, in coerenza
con le esigenze del territorio (P.O.F.), che fa capo al sistema della formazione
integrale, non è un cammino che si improvvisa, anche perché il tutto avviene
mediante lo sviluppo di una didattica per progetti e la messa in campo di un’organizzazione più complessa a decisionalità diffusa.
Grazie allo Staff di direzione, ai collaboratori del dirigente, ai docenti, ai genitori e al personale A.T.A. siamo riusciti a realizzare notevoli progetti che hanno
visto i nostri alunni impegnati ad essere cittadini della costiera, dell’Europa e
del mondo. Ed ecco nascere le intese con altri Istituti, con la Provincia, la Regione e le Aziende. Le nostre forze si sono concentrate sempre più, negli anni,
sulla realizzazione di un progetto complesso che ha interpretato l’autonomia
pedagogica-didattica in funzione del successo formativo, attraverso la flessibilità oraria e organizzativa, il rinnovamento della didattica, il potenziamento del
sistema dell’informazione, della comunicazione, della documentazione e della
valutazione. Sono i corsi post-diploma di specializzazione nel settore turistico
a darci una mano.
Tanti i progetti, tante le occasioni di conoscenza, tutti però rispondenti ai
bisogni dell’utenza e capaci di interpretare i bisogni formativi del territorio
e, d’altro canto, che mantenessero fede alla tradizione culturale e progettuale
dell’Istituto. Una cosa è certa: in un approccio sistemico ogni agenzia educativa,
in particolare la scuola, ha bisogno di intese e di collaborazione con enti, istituzioni, famiglie, parrocchia, ambiente sociale, affinché tutti insieme si concorra
alla formazione dell’uomo e del cittadino, nell’ottica della formazione permanente.
Posso ritenermi fortunata per gli anni trascorsi in quell’Istituto, per gli splendidi rapporti umani ed interpersonali creatisi con alunni, docenti e personale
A.T.A.
Il lavoro affrontato (quante ore!..) è nei ricordi, ma nel cuore c’è tanta tristezza….. Come finirà la favola?......Spero tanto… “E vissero felici e contenti sul
suolo amalfitano!....”.
Altrimenti sarebbe una grande perdita per il nostro territorio.
16 | L’officina dei racconti
Interventi
Prospettive
Esperienze
I P.O.N. e l’Istituto Tecnico per il Turismo:
inquadramento generale
Anna Esposito, Chiara Mammato
Alla base della Programmazione dei Fondi Strutturali Europei si individuano
gli obiettivi dei Consigli Europei di Lisbona e di Goteborg.
L’Unione Europea ha posto come obiettivo strategico fondamentale quello
di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica
del mondo in grado di realizzare una crescita economicamente sostenibile con
nuovi e migliori posti di lavoro e una maggior coesione sociale1.
I nuovi Regolamenti Europei concernenti i Fondi Strutturali Europei,
muovono dalla considerazione delle priorità in materia di educazione ed
istruzione e del contributo da dare rispetto ai benchmark stabiliti dalla Commissione e dal Consiglio europeo nel 2002. I benchmark, vale a dire i livelli
di riferimento, adottati per il 2010, considerati cruciali per il raggiungimento
di un livello accettabile del sistema educativo e formativo europeo, tale da
renderlo competitivo con quello di paesi come gli USA, il Giappone, la Cina,
riguardano:
–
–
–
–
–
l’ abbandono scolastico;
l’innalzamento del livello d’istruzione;
l’acquisizione delle competenze di base;
l’apprendimento lungo tutto il corso della vita (lifelong learning);
i laureati in materie scientifiche.
In merito a tali obiettivi il Report Progress Towards the Lisbon Objectives
in Education and Training 20082 denuncia l’inadeguatezza degli Stati europei nell’investire sul capitale umano e che i ritardi nel settore dell’istruzione
mettono a repentaglio la capacità europea di far fronte alla concorrenza mondiale. Rileva come sia ancora alto il tasso degli abbandoni scolastici, troppo
1
Per i diversi documenti sulla Stratega di Lisbona, si veda: www.strategiadilisbona.it/documenti.as
p?categoria=5&sottocategoria=29
2
Progress towards the Lisbon objectives in education and training - Indicators and benchmarks 2008,
reperibile in: www.ec.europa.eu/education/lifelong-learning-policy/doc1522_en.htm
18 | L’officina dei racconti
ridotto il numero dei diplomati del secondo ciclo, insufficiente la partecipazione degli adulti alle attività di apprendimento permanente, diffusa la difficoltà di lettura.
La programmazione PON 2007/2013, muove, appunto, da queste valutazioni
e si pone l’obiettivo di contribuire a che il sistema d’istruzione e formazione dia
una risposta al bisogni di una società sempre più complessa ed internazionalmente connessa, con una riduzione dei tassi sopra richiamati:
– migliorando l’impatto dell’istruzione e formazione iniziale sul mercato
del lavoro e aggiornando continuamente le competenze del personale
scolastico e di quello docente in particolare;
– puntando ad una maggiore partecipazione all’istruzione e alla formazione lungo tutto l’arco della vita (arginare l’abbandono scolastico, maggiore accesso all’istruzione iniziale, professionale e secondaria, ricerca e
formazione post-secondaria e post- laurea..).
La scheda sintetica delle disposizioni normative ed operative riguardanti i
P.O.N., che segue, potrà, forse, meglio evidenziare le modalità attraverso le
quali le attività progettuali P.O.N., danno il loro apporto alla costruzione di una
formazione culturale permanente ed amplificata.
In effetti, i P.O.N. sono strumenti finanziari gestiti dalla Commissione Europea per realizzare la coesione economica e sociale di tutte le regioni dell’Unione
Europea e ridurre il divario tra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. I Fondi Strutturali per il periodo 2007-2013 sono:
1. F.S.E. (Fondo Sociale Europeo)
2. F.E.S.R. (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale)
Questi fondi sono erogati alle scuole dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca sulla base di due P.O.N. ideati per sostenere l’innovazione e la qualità del sistema scolastico in quattro regioni del Sud Italia (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, le sole appartenenti all’Obiettivo Convergenza) e colmare il divario con le altre aree territoriali del paese e dell’Unione
Europea.
Si tratta, dunque, di un vasto piano di sostegno finanziario allo sviluppo del
sistema dell’istruzione e formazione delle regioni del mezzogiorno che ha obiettivi specifici di grande rilievo. Ecco, in sintesi, gli obiettivi riferiti, rispettivamente, al F.S.E. e al F.E.S.R.:
L’officina dei racconti | 19
1. Competenze per lo Sviluppo, finanziato con il F.S.E.
– Sviluppare la capacità diagnostica e i dispositivi per la qualità del sistema
scolastico;
– migliorare le competenze del personale della scuola e dei docenti;
– migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani;
– accrescere la diffusione, l’accesso e l’uso della società dell’informazione
nella scuola;
– sviluppare reti tra gli attori del sistema recependo le istanze del territorio;
– promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale
– migliorare i sistemi di apprendimento durante tutto l’arco della vita.
2. Ambienti per l’Apprendimento, finanziato con il F.E.S.R.
– Incrementare le dotazioni tecnologiche e le reti delle istituzioni scolastiche;
– Incrementare il numero dei laboratori per migliorare l’apprendimento
delle competenze chiave, in particolare quelle matematiche, scientifiche
e linguistiche;
– Incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche, l’ecosostenibilità
e la sicurezza degli edifici scolastici; potenziare le strutture per garantire
la partecipazione delle persone diversamente abili e quelli finalizzati alla
qualità della vita degli studenti;
– Promuovere la trasformazione delle scuole in centri di apprendimento
polifunzionali accessibili a tutti;
– Potenziare gli ambienti per l’autoformazione e la formazione degli insegnanti;
– Migliorare l’efficienza, efficacia e la qualità degli interventi finanziati,
nonché la verifica e il controllo degli stessi;
– Migliorare e sviluppare forme e contenuti dell’informazione e pubblicizzazione del programma, degli interventi e dei suoi risultati3.
Per partecipare alla programmazione 2007-2013 e per rispondere alla complessità derivante dall’articolazione del Programma, la scelta operata dal Ministero è stata quella di richiedere ad ogni istituzione scolastica che intendeva
candidarsi per l’assegnazione di risorse, di predisporre un proprio Piano Integrato degli interventi individuando gli obiettivi e le azioni ad essi collegate,
ritenute prioritarie per la stessa istituzione scolastica.
3
Obiettivi specifici del Programma Operativo F.S.E. 2007-2013, contenuti nelle “Disposizioni ed
Istruzioni per l’attuazione delle iniziative cofinanziate dai Fondi Strutturali Europei 2007-2013”
20 | L’officina dei racconti
L’elaborazione del Piano Integrato, configurato come parte integrante del
Piano dell’Offerta Formativa, richiede il coinvolgimento dell’intera comunità
educativa, non solo nella fase di individuazione delle priorità e di programmazione, ma anche nella fase della valutazione a partire dalla fase diagnostica che
è contestualmente effettuata per una rilevazione preliminare dei bisogni reali in
rapporto alle criticità e ai punti forti della scuola. Il Piano Integrato di Istituto
si fonda, dunque, su una diagnosi attenta dei bisogni della scuola.
Per una corretta realizzazione degli interventi previsti dal P.O.N. è necessario,
quindi, che gli istituti scolastici effettuino puntualmente, in sede di progettazione, una diagnosi dei punti critici che sono di ostacolo sia alla qualità del servizio
scolastico, sia al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Consiglio Europeo di
Lisbona, e dei punti forti che, invece, potrebbero essere di sostegno per il raggiungimento degli stessi. La diagnosi deve essere il punto di riferimento su cui
basare la predisposizione del Piano Integrato degli interventi.
La diagnosi di Istituto viene redatta su una scheda elaborata dal MIUR in
collaborazione con l’INVALSI. La compilazione della suddetta scheda di autodiagnosi è condizione vincolante per la presentazione del Piano Integrato. La
compilazione della scheda richiede l’indicazione, utilizzando una scala di valori
da 1 a 5, del grado di criticità rispetto a ciascuna voce, indicando dunque per
ogni voce se essa costituisce un punto di forza o di debolezza per l’istituto. Le
sezioni individuate per l’analisi d’istituto sono quattro:
1. Il personale scolastico
2. Gli studenti
3. Le strutture e le infrastrutture
4. I rapporti della scuola con le famiglie e il territorio
Per ogni sezione è necessario individuare tre fattori considerati prioritari ai
quali assegnare un valore da 1 (massima priorità) a 3 (minima priorità).
L’istituto è libero di selezionare le proprie priorità in corrispondenza dei punti
di forza o di debolezza. In fase di selezione delle proposte è valutata la coerenza
tra le priorità assegnate da una parte, le azioni e gli interventi richiesti dall’altra.
Il contenuto della scheda di autodiagnosi deve essere approvato dal Collegio
dei Docenti.
La relativa Delibera e i nominativi di coloro (Dirigente Scolastico, Direttore
dei Servizi GA, docenti, alunni, genitori e altri soggetti coinvolti) che hanno
effettivamente partecipato alla stesura della scheda, devono essere comunicati
all’Autorità di Gestione (MIUR), attraverso il sistema informatico e per posta
ordinaria.
In questa prospettiva, l’Istituto Tecnico per il Turismo ha realizzato per la
L’officina dei racconti | 21
prima volta progetti P.O.N. nell’anno scolastico 2003/2004, nell’ambito della
MISURA 3.2-PON 2000-20064.
Ha proseguito con attività PON relative alla formazione post-diploma nell’anno 2003, PON MISURA 55.
E, venendo ad anni più immediatamente prossimi, in base alle disposizioni
contenute nella Programmazione 2007/2013, la Scuola ha operato muovendo
dall’auto-diagnosi d’istituto realizzata a cura di un gruppo di docenti nominato
dal Dirigente Scolastico e la successiva analisi dei bisogni, dando vita ad un appropriato esame delle condizioni didattiche, organizzative e strutturali dell’Istituto.
I punti di forza e quelli di debolezza sono venuti in luce, consentendo una
programmazione calibrata su di essi.
Si è operata la scelta di lavorare sulle specificità della scuola, potenziando lo
studio delle lingue straniere e la formazione tecnico-professionale con la presentazione di progetti afferenti ai seguenti obiettivi:
– Obiettivo C Azione 1: Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave
(Certificazione Lingua Francese-Certificazione Lingua Spagnola);
– Obiettivo C Azione 5: Migliorare i livelli di conoscenza e competenza
dei giovani attraverso tirocini e stage, simulazioni aziendali, alternanza
scuola-lavoro.
I P.O.N., hanno dato alla scuola la possibilità di impostare un’offerta educativoformativo-didattica più fortemente europea, che rispondesse a criteri meno “ingessati”, più “seduttivi” per gli allievi, potenziando soprattutto le motivazioni, prima molla di qualsiasi percorso di apprendimento, e visto una ricaduta nell’ottica
di una formazione permanente, sul personale docente e tecnico-amministrativo.
Nella realizzazione progettuale si è applicata puntualmente la normativa, attraverso una serie di fasi preliminari, con i bandi di selezione e la nomina delle
figure indispensabili alla realizzazione del piano (Gruppo Operativo di Progetto, Facilitatore, Referente per la Valutazione) e dei singoli interventi (tutor e
esperti), per poi iniziare le vere e proprie attività.
Nella “storia-PON” dell’Istituto è possibile individuare almeno due fasi che
possono essere denominate, in termini narrativi e temporali, come: i “primi”
PON, i PON “crescono”.
I “primi” P.O.N. Nell’anno 2004 un gruppetto di alunni dell’I.T.T. “F. Gioia”
4
I progetti in questione sono: “Turisti nel tempo”, “Lecite visioni”, “Itinerari nascosti” PON 20002006 “La scuola per lo sviluppo” Misura 3.2 Annualità 2004;
5
Si tratta della Misura PON 5.1-2003 (IFTS-Turismo) per “Tecnico superiore per l’assistenza alla
direzione di agenzie di viaggio e tour operators”, n° codice 5.1-2003-38
22 | L’officina dei racconti
di Amalfi s’incamminò sulle orme dei viaggiatori dell’Ottocento, cercando le
testimonianze letterarie ed artistiche da essi lasciate in Costiera Amalfitana. Un
altro gruppo, della sede di Maiori, setacciò, invece, chiese e siti d’interesse artistico “minori”, presenti sul territorio maiorese, intenzionato a scoprire eventuali “tesori nascosti”. Infine, un gruppo che vedeva operare insieme alunni/e
delle due sedi, si mise ad osservare e studiare il paesaggio, che tutto intorno si
schiudeva in scorci a volte incomparabilmente suggestivi, altre volte deturpato da aggressioni che ignoravano l’unicità e la delicatezza del territorio (resa,
purtroppo sempre più evidente da eventi luttuosi che hanno visto la scuola
direttamente coinvolta nella perdita di una preziosa indimenticabile ex allieva:
Francesca Mansi). Il fine: provare a capire come integrare legalità e intervento
sul territorio, sviluppo ed ambiente.
Ogni gruppo di ricercatori elaborò un lavoro finale: i primi due una piccola guida d’itinerari artistico-letterari, ignorati o negletti fino ad allora; l’altro
realizzò un video di “lecite ed illecite visioni”, gioie e dolori del territorio e
dell’occhio che guarda.
Questi i primi progetti PON, realizzati nell’Istituto Tecnico per il Turismo
“Flavio Gioia” di Amalfi, con l’entusiasmo di ragazzi che non sempre erano i
“migliori”, anzi, visto che i progetti rientravano nella Misura 3.2. PON 20002006, allora volta al recupero della dispersione scolastica.
Le cronache poi narrano di un alunno che durante un soggiorno-studio in
Germania abbia sorpreso tutti, illustrando, con stupore della stessa docente accompagnatrice, i mirabolanti lavori che la scuola realizzava in orario extracurricolare, perlustrando in lungo e in largo il territorio costierasco. O di un altro
che, interrogato da un Ispettore scolastico inviato a saggiare sul campo il lavoro
svolto, non si sia lasciato per nulla intimidire ed abbia ben chiarito al funzionario quale il percorso, quale la collaborazione con i compagni. Infine, come
non ricordare lo stupore compiaciuto di una docente di geografia, miticamente
temuta e rispettata, nel vedere uno dei suoi alunni più “Lucignolo”, finalmente,
geograficamente orientarsi.
Un’esperienza positiva per gli allievi ma anche per i docenti e lo stesso personale amministrativo.
Allora la normativa assegnava le docenze ai corsi previsti dai progetti P.O.N.,
ad esterni, dunque la scuola si confrontava con altre presenze con momenti di
problematicità, criticità ma anche, o forse proprio per questo, di crescita. Tanto
che parte integrante del percorso fu un’attività di formazione dei docenti con
successiva presentazione di nuovi e differenziati progetti P.O.N.
Infine, si diceva della ricaduta sul piano della formazione del personale amministrativo, costretto a misurarsi con un piano finanziario rigidamente predefinito e a lavorare in stretta interdipendenza con i docenti, scontrandosi e con-
L’officina dei racconti | 23
frontandosi nella mediazione tra esigenze didattiche e vincoli finanziari. Con il
risultato finale di corretta realizzazione formale e migliorati rapporti personali.
Ovviamente, il tutto coordinato dal Dirigente, garante dell’armonica integrazione tra attività curricolari ed extracurriculari, componenti esterne ed interne
(docenti ed esperti, alunni e famiglie, personale ATA), oltre che della corretta
procedura prevista dalla normativa per l’esecuzione di ogni aspetto progettuale.
I P.O.N. lasciavano e lasciano poco spazio ad interventi autonomi delle singole scuole, perché, come illustrato nelle note introduttive, sono regolati da
una normativa europea che prevede una completa corrispondenza tra l’iniziale
programmazione, l’esecuzione e la realizzazione, a garanzia della trasparenza e
della possibilità di controllo dell’utilizzo di fondi europei.
Tutto, comunque, andò a buon fine.
I P.O.N. “crescono”. Dopo questa fase nascente i P.O.N. nell’Istituto “crescono” e arricchiscono l’offerta formativa da offrire agli stakeholders del territorio.
Le schede riportate di seguito illustrano, in maniera schematica, per l’economia del lavoro, la “crescita” di questo fondamentale strumento di educazioneformazione a disposizione dell’Istituto.
PON realizzati, relativi alla Programmazione 2007-2013.
Scheda n. 1
Obiettivo C Migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani
Azione C 5 Tirocini e Stage in Italia e nei Paesi Europei
La formazione nel turismo crocieristico
Premessa
Il progetto ha avuto la finalità di integrare e ampliare la formazione degli allievi
dell’Istituto Tecnico per il Turismo “Flavio Gioia”, come futuri Tecnici e Operatori del Turismo.
La proposta ha riguardato il turismo crocieristico, settore in cui si è voluto favorire l’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche da parte degli studenti.
Obiettivi
Il progetto ha voluto approfondire, mediante esperienza sul campo, le seguenti
tematiche:
24 | L’officina dei racconti
– relazione con il cliente/front desk;
– conoscenza generale dell’organizzazione della nave da crociera e delle
responsabilità lavorative;
– conoscenza delle tecniche di comunicazione efficace per la gestione delle
relazioni interpersonali e delle tecniche di accoglienza;
– possesso di un buon livello di professionalità in tutte le attività svolte dal
tour office, sia a bordo che a terra;
– conoscenza del programma escursioni riguardante la crociera (tour magazine, timing del tour, port information);
– conoscenza e svolgimento dei compiti fondamentali relativi alla sicurezza
a bordo;
– conoscenza delle tecniche di banqueting, animazione e organizzazione di
eventi;
– agenzie turistiche e tour operators;
– società di trasporto e di navigazione;
– organizzazioni datoriali nel settore turistico.
Articolazione
L’articolazione dell’attività è stata la seguente:
– formazione in azienda per la fase di orientamento della durata di n. 40 ore;
– formazione in situazione su una nave da crociera della durata di n.80 ore.
Scheda n. 2
Obiettivo C Migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani
Azione C 1 Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave
Allez-y: impariamo il francese e impariamo il francese 2
(Certificazione di lingua Francese)
Premessa
I progetti hanno contribuito a: promuovere l’apprendimento delle lingue tra gli
studenti quale elemento chiave dello sviluppo personale, professionale e della
comprensione interculturale; diffondere la cultura della cittadinanza europea
tra gli studenti dell’istituto; incoraggiare il multilinguismo e pervenire alle certificazioni linguistiche livello A1 (1a annualità), livello A2 (2a annualità) del Qua-
L’officina dei racconti | 25
dro Europeo di Riferimento.
Con questi progetti l’Istituto ha inteso favorire l’apprendimento della lingua
straniera nel biennio, integrando e ampliando la propria proposta curriculare.
Caratteristica precipua delle attività è stata quella di contribuire a fornire ai
giovani i mezzi necessari per muoversi e operare nello spazio europeo ed extraeuropeo, attraverso il conseguimento di una certificazione attestante abilità
linguistiche, valide ai fini sia di un percorso professionale, che universitario.
Obiettivi
Il gruppo di apprendimento ha potenziato, principalmente, le competenze comunicative ed ha perseguito i seguenti obiettivi specifici:
– comprendere una varietà di messaggi orali di carattere generale, finalizzati a scopi diversi, cogliendo la situazione, l’argomento e gli elementi
essenziali del discorso;
– esprimersi su argomenti di carattere generale in modo adeguato al contesto e alla situazione;
– comprendere il senso di semplici testi scritti per usi diversi;
– produrre semplici testi scritti di tipo funzionale e di carattere personale;
– individuare e sistematizzare strutture e meccanismi linguistici che operano ai diversi livelli: lessicale, morfosintattico e fonologico.
Articolazione
I progetti hanno articolato i contenuti tenendo conto dei prerequisiti e del grado
di omogeneità dei gruppi classe, attraverso la somministrazione di un test d’ingresso che ha permesso di avere cognizione dei livelli di partenza dei vari gruppi.
Il progetto si è articolato in varie fasi/moduli distinti, ma complementari. Ogni
fase/modulo ha portato i corsisti all’acquisizione di una competenza linguistica
per accedere alla fase successiva.
1° Modulo
Elementi di base della lingua (Francese-Spagnolo)
2° Modulo
Consolidamento e potenziamento delle funzioni e strutture linguistiche
3° Modulo
Ulteriore potenziamento e riflessione sulle funzioni riferite ad argomenti operativi
e descrittivi
26 | L’officina dei racconti
Le verifiche in itinere hanno consentito di controllare sia l’andamento delle attività, sia i risultati intermedi. Le verifiche e le valutazioni finali hanno consentito
di verificare l’efficacia degli interventi e i progressi effettuati dai corsisti. I corsisti in regola con la frequenza hanno sostenuto l’esame per il conseguimento
delle certificazioni presso la sede indicata dagli Enti Certificatori: per l’Istituto
Grenoble di Napoli (Francese) gli esami sono stati sostenuti presso l’Istituto
Alfano I di Salerno.
Scheda n. 3
Obiettivo C Migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani
Azione C 1 Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave
Hola, hablamos: spagnolo 1 e spagnolo 2
(Certificazione di Lingua Spagnola)
Premessa
I progetti hanno risposto all’esigenza di assicurare agli studenti una potenziata
preparazione linguistica, tale da garantire, in relazione anche al tipo di territorio
nel quale la scuola opera, maggiori opportunità e strumenti spendibili in ambito
occupazionale.
In sintesi l’intervento didattico ha avuto lo scopo di promuovere l’uso delle
lingue tra gli studenti, allo scopo di fornire loro, non solo i mezzi necessari per
meglio muoversi e operare nello spazio europeo ed extraeuropeo, ma anche
la possibilità di conseguire una certificazione attestante le abilità linguistiche
acquisite, valida ai fini della loro carriere sia lavorativa che universitaria, corrispondente al livello A2 e B1 del Quadro Europeo di Riferimento
Obiettivi
Il gruppo di apprendimento ha potenziato, principalmente, le competenze comunicative ed ha perseguito i seguenti obiettivi specifici:
– comprendere una varietà di messaggi orali di carattere generale, finalizzati a scopi diversi, cogliendo la situazione, l’argomento e gli elementi
essenziali del discorso;
– esprimersi su argomenti di carattere generale in modo adeguato al contesto e alla situazione;
L’officina dei racconti | 27
– comprendere il senso di semplici testi scritti per usi diversi;
– produrre semplici testi scritti di tipo funzionale e di carattere personale;
– individuare e sistematizzare strutture e meccanismi linguistici che operano ai diversi livelli: lessicale, morfosintattico e fonologico.
Articolazione e contenuti
Il progetto ha previsto una prima fase di accoglienza/orientamento che si è concretizzata nell’illustrazione delle attività e delle finalità del corso.
Il progetto si è articolato, poi, in varie fasi/moduli distinti, ma complementari.
Ogni fase/modulo ha portato i corsisti all’acquisizione di una competenza linguistica per accedere alla fase successiva.
1° Modulo
Elementi di base della lingua
2° Modulo
Consolidamento e ampliamento delle funzioni e strutture linguistiche
3°Modulo
Ulteriore potenziamento e riflessione sulle funzioni riferite ad argomenti operativi
e descrittivi
Le verifiche in itinere hanno consentito di controllare sia l’andamento delle attività, sia i risultati intermedi. Le verifiche e le valutazioni finali hanno consentito
di verificare l’efficacia degli interventi e i progressi effettuati dai corsisti. I corsisti in regola con la frequenza hanno sostenuto l’esame per il conseguimento
delle certificazioni presso la sede indicata dagli Enti Certificatori: per l’Istituto
Cervantes di Napoli gli esami sono stati sostenuti presso il Liceo Scientifico “G.
Da Procida” di Salerno.
Bibliografia di riferimento
Commissione delle Comunità Europee, Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, Bruxelles 2000.
Consiglio Europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.
Commissione delle Comunità Europee, Realizzare uno spazio europeo dell’apprendimento permanente, Bruxelles 2001.
Progress towards the Lisbon objectives in education and training - Indicators and
benchmarks, Bruxelles 2008.
28 | L’officina dei racconti
La formazione nel turismo crocieristico: un resoconto finale
Iolanda Rago
I Progammi Operativi Nazionali PON-FSE “Competenze per lo sviluppo”,
come si sa, mirano a sostenere l’innovazione e la qualità del sistema scolastico in
quattro regioni del Sud Italia facenti parte dell’Obiettivo Convergenza. In questo
quadro normativo-istituzionale ed economico-finanziario, all’interno dell’obiettivo
C si ritrova, come è possibile verificare dalle schede predisposte ad hoc in questa
stessa sezione, l’azione C5 che prevede la predisposizione di un intervento mirato
alla realizzazione di Tirocini e Stage in Italia e risponde alla necessità di collocare gli
studenti in situazioni di apprendimento consono al percorso didattico individuato.
A tale scopo è stato presentato, nell’anno scolastico 2008/2009, la richiesta per
un progetto PON relativo ad un percorso didattico di Turismo Crocieristico che
prevede 40 ore di lezioni d’aula e 80 ore di stage a bordo di una nave da crociera.
L’azione C 5 in esame è finalizzata a favorire la transizione scuola-lavoro mediante il raccordo tra sistema di istruzione e realtà produttiva. L’attuazione di
una formazione in situazione è volta ad acquisire competenze specifiche per
l’adeguato inserimento in contesti lavorativi, per l’apprendimento e lo sviluppo
di saperi tecnico-professionali in contesti produttivi, per stimolare il lavoro autonomo dei giovani, il senso di responsabilità e la cultura d’impresa.
Tra le tante proposte di stage, è stata opportuna la scelta del percorso basato
sul turismo crocieristico constatato che il segmento delle crociere si presenta
come il settore in maggiore espansione nel mondo; in base a stime statistiche il
numero di coloro che negli ultimi dieci anni hanno scelto di svolgere le proprie
vacanze in crociera è cresciuto di oltre 5 volte.
Le rosee previsioni di crescita del settore crocieristico determinano particolare attenzione per questa attività, visti i notevoli interessi economici e produttivi
che essa potrà nel prossimo futuro muovere e le significative offerte di lavoro
che sicuramente contribuirà a creare. D’altra parte molti sono gli attori che
saranno protagonisti assieme alle compagnie di crociera del business legato al
particolare settore, tra questi i cantieri navali, le aziende portuali, le agenzie
marittime, i tour operator e le Agenzie di Viaggio (ADV) . Buone sono, quindi,
le prospettive per l’inserimento in tali contesti lavorativi di professionalità turistiche che il nostro Istituto si propone di formare.
L’officina dei racconti | 29
In tale contesto trova allocazione il PON turismo crocieristico che autorizzato
dal MIUR ha trovato attuazione nell’anno scolastico 2010/2011.
Una volta costituito il Gruppo Operativo di Progetto, formato dal D. S. e dal
D.S.G.A., sono stati predisposti tutti gli atti necessari e previsti dal piano per la
divulgazione e la pubblicizzazione delle iniziative di formazione e per la individuazione delle risorse umane interne alla scuola (Tutor didattico, Referente alla
Valutazione, Facilitatore).
Per quanto riguarda in particolare l’obiettivo C5, veniva anche attivata la
procedura per la selezione dell’Agenzia di Viaggio e del conseguente Tutor
aziendale. All’ADV viene assegnato il compito di organizzare la crociera per 16
alunni più due tutor accompagnatori. Al tutor aziendale viene attribuito l’incarico, di concerto con il tutor d’aula, di fornire una preparazione di base sulle
tematiche del progetto specifico.
Il corso è stato indirizzato ad un gruppo di 16 alunni scelti in base a criteri
stabiliti dal Collegio dei Docenti che hanno riguardato: l’anno di corso, la valutazione del profitto relativa all’anno scolastico trascorso, eventuale possesso di
certificazioni o buone valutazioni linguistiche.
Le 40 ore di formazione teoriche si sono svolte presso le sedi dell’Istituto,
hanno avuto inizio il 24 settembre 2010 e sono terminate il 19 ottobre 2010.
Conclusa la fase teorica, durante la quale sono stati presi in considerazione
aspetti tecnici, organizzativi, economici e di mercato del turismo crocieristico,
ha avuto inizio il percorso di stage che si è svolto a bordo della nave “Lirica”
della MSC Crociera. Il porto di partenza è stato Salerno e l’itinerario ha riguardato i principali porti che si affacciano sul Mediterraneo occidentale. La
durata dello stage crocieristico è stata di una settimana e il gruppo classe ha potuto sperimentare un’offerta formativa diversa, ricca di occasioni informali che
“guardano” al di là del “perimetro” dell’edificio scolastico e che vanno oltre la
semplicistica memorizzazione dei contenuti.
L’aspetto empirico della formazione, il learning by doing, la laboratorialità possono costituire le metodologie innovative per migliorare i processi di apprendimento e per rendere la didattica più coinvolgente e attraente per gli alunni.
Sceso dalla nave il gruppo classe ha portato con sé un’esperienza sicuramente unica in quanto un prodotto leisure è stato visto con occhi diversi. I nostri
ragazzi hanno potuto constatare, attraverso l’attività di apprendimento in situazione, che dietro ogni attività di divertimento e di evasione opera una macchina produttiva che, dietro le quinte, lavora incessantemente per permettere
la soddisfazione del cliente anche più esigente. Lo stage proposto ha portato i
ragazzi coinvolti a prendere confidenza con tutte le professionalità che lavorano
a bordo di una nave e ha sicuramente arricchito il loro vissuto inducendoli a
individuare orizzonti diversi per un orientamento in futuri contesti lavorativi.
30 | L’officina dei racconti
Una classe in crociera
Michela Amato, Annunziata Ferrara, Mirella Napoli
La crociera offerta dalla scuola I.T.T Flavio Gioia è stata un’occasione per
apprendere direttamente sul campo le prime basi per un futuro lavoro nel campo turistico. A noi è stata offerta quest’occasione e… l’abbiamo accolta nel
migliore dei modi.
Prima di fare la crociera abbiamo frequentato un corso specialistico per apprendere, teoricamente, tutti gli aspetti di questo settore turistico. Grazie a questo corso è giunto il fatidico giorno della partenza. La nostra, oltre ad essere
un’esperienza, è stata, se così si può definirla, anche un’occasione diversa per
conoscersi e ri-conoscersi tra alunni e… anche un modo per “rompere” la normale attività scolastica.
La partenza è stata fissata per il 21 ottobre da Salerno per poi far ritorno, il 28
ottobre, sempre a Salerno, dopo aver visitato Tunisi, Palma, Tolone, Genova,
Ajaccio e Civitavecchia. La nave MSC “Lirica”, a parer nostro, è semplicemente
stupenda; è raffinata ma semplice. Nello stesso tempo riesce a far innamorare
tutte le persone, dai più giovani agli anziani perché racchiude in sé sia le nuove
tendenze, ma anche gli aspetti più classici e raffinati che non muoiono mai.
La nave era munita di numerose attrazioni. Quelli che ricordiamo con più
gioia ed entusiasmo sono le piscine, l’idromassaggio, il centro benessere, la discoteca, la palestra e la reception. In quest’ultima abbiamo lavorato, alternandoci in vari gruppi per tre ore, due volte al giorno facendo una vera propria
pratica d’albergo e d’agenzia. Qui abbiamo avuto la possibilità di esprimerci
in diverse lingue e di conoscere usi e costumi delle diverse città che abbiamo
visitato, dove c’è stata la possibilità di ammirare le bellezze naturali e artistiche
dei vari luoghi.
Sinceramente, noi non ci aspettavamo un’accoglienza così calorosa da parte
dello staff, che ci ha fatto toccare per mano l’autentica passione dell’aiutare tutti
i passeggeri della nave. Abbiamo indossato la divisa scolastica per ogni turno
alla reception o all’ufficio escursioni.
Alla reception ci hanno spiegato le funzionalità dell’intera organizzazione, di
tutti i settori che compongono qualsiasi nave da crociera, principalmente quelle
della reception, che è il “cuore” di tutta la nave.
L’officina dei racconti | 31
Per quanto riguarda l’ufficio escursioni, lo staff ci ha spiegato come organizzare un’escursione e scegliere i siti di maggiore interesse artistico, paesaggistico
e architettonico dei luoghi stabiliti dall’itinerario di bordo. In seguito, ci hanno
mostrato come prenotare i biglietti e come usare tutte le funzionalità tecnologiche utilizzate quotidianamente.
Quest’esperienza è stata fantastica sotto tutti i punti di vista. Grazie ad essa
abbiamo potuto arricchire il nostro bagaglio culturale creando allo stesso tempo solide amicizie con gli altri alunni partecipanti.
Questa esperienza rimarrà incisa per sempre nei nostri cuori.
32 | L’officina dei racconti
Certificazione di Lingua Francese:
elementi di analisi sull’esperienza realizzata
Filomena Cavaliere
L’I.T.T. “F. GIOIA”, è inserito da qualche anno nell’attuazione delle iniziative cofinanziate dai Fondi strutturali Europei 2007-2013. Anche per l’annualità
2009/2010 gli è stato riconosciuto e finanziato il PON “Competenze per lo
sviluppo” relativamente al potenziamento delle lingue straniere, nel caso specifico per la lingua Francese per la preparazione al DELF (Diplôme d’études en
langue française). Questo tipo di progetto ha voluto offrire agli studenti i mezzi
necessari per meglio muoversi e operare nello spazio europeo e extra-europeo,
fornendo loro una certificazione attestante le abilità linguistiche acquisite valida
ai fini della loro carriera non solo lavorativa ma anche universitaria.
Il progetto è stato realizzato su due moduli di cinquanta ore cadauno svoltisi
rispettivamente nella sedi di Amalfi e di Maiori.
Per la realizzazione didattica del corso sono stati nominati regolarmente due
esperti e per il coordinamento in aula delle attività due tutor che si sono costantemente confrontati per la buona riuscita del corso.
I destinatari sono stati gli alunni del biennio con l’apertura a qualche alunno
di classe terza (ITER), che iniziano il francese proprio al terzo anno di corso
come previsto da curricolo disciplinare. I partecipanti al corso, su entrambi le
sedi, sono stati quaranta, la loro frequenza è stata costante, interessata e motivata. L’obiettivo formativo prioritario del progetto è stato quello di aumentare le
capacità comunicative negli studenti nella lingua straniera, al fine di metterli in
una condizione autonoma e adeguata per esprimersi in una lingua e comprendere la lingua in un paese straniero.
I contenuti articolati dal progetto hanno tenuto conto dei prerequisiti e del
grado d’omogeneità del gruppo; a tal fine all’inizio del corso (il corso ha avuto
inizio 20/04/2010 e si è concluso il 09/06/2010) è stato somministrato un test
d’ingresso per rilevare i livelli di partenza del gruppo.
Il progetto si è articolato su quattro moduli distinti ma complementari. Ogni
modulo ha portato il corsista all’acquisizione di una competenza linguistica necessaria per accedere alla fase successiva.
Nel primo modulo si è puntato a far acquisire al gruppo gli elementi di base
della lingua francese che gli hanno consentito di produrre brevi messaggi in
L’officina dei racconti | 33
lingua rafforzando la sua motivazione, elemento essenziale del proseguimento
del corso. Il secondo modulo ha visto una fase di consolidamento delle funzioni
e strutture linguistiche acquisite. Il terzo modulo ha puntato a far utilizzare le
funzioni e strutture riferite per argomentare e descrivere. Il quarto, ed ultimo
modulo, ha fornito ai corsisti le strutture e le funzioni necessarie per esprimere
e descrivere eventi passati. Tutte le fasi sono state sviluppate in parte in aula in
parte in laboratorio e il tutor presente in aula ha curato il raccordo dello sviluppo dei moduli, ha stimolato la partecipazione, ha esplicitato con chiarezza i bisogni formativi, ha fatto in modo da alzare il livello delle aspettative e migliorare
l’interazione degli allievi con i docenti del corso, consigliando, indirizzando e
orientando gli allievi.
La verifica dell’apprendimento è avvenuta in maniera permanente attraverso
prove di tipo oggettivo e soggettivo. Le prove sono state effettuate in itinere,
alla fine di ogni modulo per verificarne l’efficacia dell’intervento didattico ed i
progressi effettuati dagli alunni rispetto ai livelli di partenza. La verifica conclusiva è stata compiuta dai responsabili per la certificazione DELF del Grenoble
di Napoli in data 09/06/2010.
La maggioranza dei partecipanti ha superato l’esame con risultati soddisfacenti, tra di essi c’è stato anche qualche caso di eccellenza.
Da quanto su esposto si può affermare che il progetto ha avuto una ricaduta
didattica positiva, l’esperienza affrontata dai partecipanti è stata decisamente
formativa.
34 | L’officina dei racconti
Certificazione di Lingua Spagnola:
una narrazione dal punto di vista dell’esperto
Francesco Daniele
La narrazione si riferisce, alle attività finalizzate a migliorare le eccellenze e le
competenze linguistiche in lingua spagnola (castellana) fra gli studenti dell’Istituto Tecnico Statale per il Turismo “Flavio Gioia” nell’ambito di progetti P.O.F.
e P.O.N. In queste attività sono stato esperto esterno per contribuire a raggiungere gli obiettivi previsti dalla comunità scolastica del “Flavio Gioia”.
Dall’anno scolastico 2007/2008, per quattro anni di seguito sino all’a.s.
2009/2010, sono risultato idoneo e, quindi, vincitore di bandi pubblici emanati
annualmente dall’Istituto Tecnico per il Turistico, per la ricerca di esperti esterni P.O.N. per la didattica e per la divulgazione della lingua spagnola, per le sedi
scolastiche di Amalfi e di Maiori, poiché l’Istituto nutre, da anni, una crescente
attenzione verso l’orientamento e la didattica delle lingue straniere a scuola,
applicate al mondo del lavoro. Infatti, annualmente si organizzano crociere,
stage e scambi culturali all’estero in paesi come Francia, Olanda, Regno Unito,
Belgio, Germania.
Il fine ultimo dei “corsi P.O.N.”, che ho condotto da insegnante-esperto, è
stato quello di migliorare, approfondire, appassionare, accrescere, stimolare
l’interesse e l’apprendimento delle lingue straniere da parte dei candidati selezionati dalla scuola. Lo spagnolo, in particolare, lingua extra curriculare agli
indirizzi di studio presenti nelle classi dell’Istituto, è stato sempre visto come
una lingua di grande coinvolgimento da parte dei giovani partecipanti appartenenti a un’età media oscillante fra i 13 e i 20 anni, in quanto, viene accolta,
entusiasticamente, come una lingua di vivace trasporto per distinte ragioni da
quelle turistiche-folkloristiche a quelle d’impiego lavorativo, da quelle personali a quelle relative a motivazioni ludiche o di ordine culturale.
I corsi effettuati negli orari pomeridiani, sono stati appuntamenti di 2 o 3 ore
a lezione e hanno visto nell’arco dei quattro anni di corsi, la partecipazione e la
presenza di circa centocinquanta alunni fra la sede di Amalfi e di Maiori. Una
media molto alta e significativa, visto il fatto che lo spagnolo, appunto, non essendo lingua di studio appartenente ai curricula dell’Istituto, porta a un ulteriore sforzo e impegno extra scolastico da parte dei partecipanti, in quanto, oltre
alle lezioni frontali in classe o in laboratorio sono stati realizzati, di continuo,
L’officina dei racconti | 35
esercitazioni varie a casa e a distanza per monitorare i risultati d’apprendimento
degli stessi e riportati e documentati sulla piattaforma INDIRE.
Ogni corso P.O.N. in lingua spagnola, ha previsto e conseguito la certificazione degli esami D.E.L.E. (Diplomas de Espanol como Lengua Extranjera) convalidati e riconosciuti ufficialmente dall’Istituto di Cultura Spagnolo M. Cervantes.
I risultati ottenuti, sinora, sono stati soddisfacenti e interessanti, nonostante
lo spagnolo venisse appreso per la prima volta da molti dei candidati partecipanti. Infatti, alcuni di loro, negli anni susseguenti, si sono riproposti nei corsi
P.O.N. di spagnolo per effettuare un livello superiore a quello precedente e
laddove non sono riusciti a entrare ai corsi P.O.N., che prevedono una partecipazione a numero chiuso di studenti minimo 15, massimo 25/30 con uditori, si
sono preparati da soli agli esami all’Istituto Cervantes o hanno organizzato individualmente o collettivamente viaggi studio in estate in Spagna, per ampliare il
proprio bagaglio linguistico e culturale verso la lingua castellana.
Di norma, le certificazioni rilasciate hanno riportato a un livello elementare
corrispondente al quadro europeo delle lingue di livello A1/A2, per soddisfare
la preparazione in cinquanta ore (ogni corso P.O.N. ha previsto lo stesso ammontare di ore per i quattro anni, un modulo di 50 ore per la sede di Amalfi e
lo stesso per la sede di Maiori) adatto a studenti con un livello conoscitivo della
lingua castellana basilare se non principiante.
Le lezioni, si sono sempre alternate fra ore di classe frontale di teoria a quelle
pratiche e di laboratorio. Ascolto e comprensione, grammatica, fonetica, redazione e scrittura di testi, traduzione, comprensione, giochi di ruolo, esercitazioni
scritte ed orali di vario tipo, giochi interattivi, navigazione in internet, dialoghi
in lingua sono stati gli elementi didattici fondamentali per vagliare l’interesse
dei ragazzi allo studio linguistico e filologico dello spagnolo e soprattutto per
dare loro una adeguata base di preparazione per riuscire a ottenere e superare
l’esame D.E.L.E., valido per ottenere crediti formativi per l’esame di maturità
e per ottenere un certificato linguistico riconosciuto da enti pubblici e privati
di cultura, vantaggioso per arricchire e avvalorare il proprio curicculum vitae.
Di sicuro, uno dei lati vantaggiosi dei corsi P.O.N. cofinanziati dall’Unione
Europea, è la parziale se non completa copertura di tutte le spese affrontate durante i corsi quali cancelleria, libri di testo, cd multimediali, uso dei laboratori,
cartelline e tasse d’iscrizione all’esame, che al contrario, sarebbero stati un peso
a carico delle famiglie degli studenti. Altro aspetto positivo della partecipazione
ai corsi P.O.N. da parte dei giovani candidati sono stati i momenti di coesione
e di socievolezza che si sono creati durante le ore di lezioni fra studenti matricole oppure di ultimo anno appartenenti per lo più a classi differenti formando
cosi un nuovo nucleo didattico e sfidando anche diversi livelli di timidezza e di
aggregazione.
36 | L’officina dei racconti
Infine, i corsi P.O.N., prevedono la formazione di una vera “squadra” per
attuare i moduli richiesti, una “squadra” formata da un esperto esterno non
appartenente al collegio docente e da componenti interni alla scuola che compongono le seguenti figure: tutor, valutatori e facilitatori.
Il gruppo ha dimostrato di saper lavorare armonicamente e in maniera equilibrata affinché il corso presentasse validi risultati a beneficio degli studenti e
che la coerenza e i parametri del corso autorizzato venissero continuamente
rispettati e monitorati.
L’officina dei racconti | 37
I P.O.N.: la valutazione
Edoardo Palescandolo
È dall’anno scolastico 2004/2005 che ricopro la funzione strumentale per la
qualità nella scuola, valutazione e autovalutazione d’Istituto, funzione che ho
voluto fortemente insieme all’allora Dirigente scolastico Antonietta Falcone.
Introdurre la riflessione ed un progetto di qualità del servizio offerto, nonché
la misurazione, il monitoraggio e la valutazione di tutte le attività curricolari ed
extracurricolari, fu allora una sfida, un messaggio quasi “futurista” all’interno
di un collegio docenti di una scuola secondaria superiore e di un istituto tecnico per il turismo unico nel suo genere nella provincia di Salerno e, per questo
motivo, impossibilitato a confrontarsi con altri istituti del territorio.
C’è da sottolineare, inoltre, come affermano gli addetti ai lavori, che la Scuola
secondaria Superiore presenta elementi disfunzionali che la rendono ancora,
per alcuni versi, anacronistica e fossilizzata in progetti formativi carenti di interdisciplinarietà e non condivisi con gli utenti interni ed esterni. Inoltre, si
registra una insufficiente formazione didattica e disciplinare degli operatori,
una notevole carenza di una cultura della misurazione e della valutazione di
qualsiasi processo formativo e un palese scollamento tra formazione didattica e
figure professionali richieste dal mercato.
L’autonomia scolastica introdotta col DPR 275/991 cercava di lanciare un primo messaggio per modificare l’intera impalcatura curricolare, ma è stata “spesa” maggiormente in termini di azioni progettuali quantitativamente rilevanti
per migliorare l’offerta formativa scolastica e gli aspetti organizzativi.
Le azioni “spese” per ri-fondare la programmazione didattica rimangono ancora sotto tono. A scuola, infatti, è possibile notare come si presti ancora più attenzione al programma, piuttosto che alle nuove modalità per ridefinire il tutto
come progettazione didattica, curricolare, interdisciplinare basata sul principio
organizzatore come quello di competenze capace di ridefinire i curricoli anche
nella prospettiva dell’autonomia progettuale della singola istituzione scolastica.
In questa prospettiva, l’ITT attraverso la valutazione e il monitoraggio delle
1
Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, Regolamento recante norme in
materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
38 | L’officina dei racconti
attività inserite nel POF, la partecipazione alla formazione della qualità d’aula con nuovi approcci metodologici, la creazione del manuale della qualità e
la partecipazione ai Progetti Nazionali Piloti dell’INVALSI PP1, PP2 e PP3,
attività introdotte e seguite dalla funzione strumentale alla valutazione, ha cercato di trasformare il modo di progettare e, soprattutto, di valutare puntando
su un’autentica pianificazione didattica individualizzata, misurabile in itinere,
ma soprattutto condivisa a livello collegiale e dall’utenza. Il fine ultimo è stato
quello di elaborare un POF contestualizzato e parte integrante della formazione territoriale.
Nell’anno scolastico 2006/2007, la richiesta da parte dell’INVALSI della
compilazione della scheda di autodiagnosi o di autovalutazione d’istituto, documento necessario per poter accedere ai fondi strutturali PON 2007/2013, ha
posto il nostro Istituto di fronte ad un processo di valutazione interno ed esterno dal quale non potevamo più sottrarci – processo, in realtà, già avviato con i
progetti piloti INVALSI e la collaborazione con l’USR Campania-polo qualità
Napoli – e grazie al quale sono diventate prassi la compilazione del check up
d’istituto e altre modalità per “fare” valutazione.
La compilazione della scheda di autodiagnosi d’istituto è il primo processo
valutativo per poter accedere ai PON, scheda che viene compilata dal DS insieme al DSGA e al gruppo di miglioramento composto dalle varie componenti
del sistema scolastico (Genitori, alunni, docenti e personale ATA). In effetti,
“l’esercizio della valutazione/autovalutazione della scuola costituisce un notevole passo avanti nell’incremento della qualità del servizio offerto, evidenziando problemi o successi di cui occorre studiare le cause e le possibili soluzioni.
Sembra comunque azzardata una lettura della valutazione/autovalutazione in
termini di efficacia: è ancora tutta da esplorare la relazione fra questa dimensione e gli esiti degli studenti. È plausibile pensare che ciò dipenda dal fatto che
tale pratica, essendo per l’appunto una pratica, sottende tempi di introiezione
nei soggetti coinvolti più o meno lunghi, obiettivi diversi, prassi non sempre
condivise a livello d’istituto. Possiamo però presupporre effetti a lungo termine,
ancora non studiati nella loro complessità. È vero però che, in Italia come nel
resto d’Europa, la valutazione/autovalutazione viene complessivamente accreditata come una buona prassi, in quanto considerata opportunità di crescita e
di chiarimento degli obiettivi formativi e professionali, una formale occasione
di riflessione all’interno delle istituzioni scolastiche”2.
Il confronto delle schede di autodiagnosi presentate negli anni ci permette
di poter rilevare oltre alle criticità ancora presenti nell’Istituto anche i risultati
2
INVALSI-Gruppo di lavoro SNV/Questionario, Le scuole del PON. Dossier. Questionario di
valutazione del sistema scolastico. Anno scolastico 2006-2007.
L’officina dei racconti | 39
positivi ed il miglioramento apportato nel tempo dai PON. La prassi organizzativa dei PON è rigida in quanto cerca di inculcare processi di programmazione,
formazione e valutazione con una prassi condivisa da tutti gli attori del progetti.
Nella piattaforma PON ci sono fasi e azioni guidate che insegnano come progettare e condividere a livello collegiale un progetto dalla fase di programmazione a quella di valutazione e chiusura del progetto con la certificazione finale
dell’attività svolta.
Nello specifico, a livello di Istituto siamo in presenza dei seguenti miglioramenti:
– condivisione collegiale dei progetti;
– normalizzazione dell’azione di monitoraggio e valutazione dei processi
formativi;
– informazione e pubblicizzazione degli interventi didattici e formativi;
– cooperazione e progettazione interdisciplinare;
– diversificazione della valutazione per progetti e per obiettivi;
– coinvolgimento diretto del DS del DSGA e del personale ATA.
Il secondo processo valutativo dei PON consiste nel “mettere in moto” il ruolo del Referente alla valutazione. Il referente alla valutazione ha il compito di
coordinare gli interventi di verifica e valutazione degli apprendimenti nell’ambito degli interventi attivati nello svolgimento del Piano e di fare da interfaccia
fra la scuola e gli interventi esterni di valutazione e di monitoraggio.
Il valutatore partecipa insieme al DS e al DSGA e con il Facilitatore alle attività del Gruppo Operativo del Piano per definirne le fasi, gli interventi e gli
strumenti di valutazione, le attività di coordinamento, per redigere il bando di
reclutamento degli esperti e dei tutor, per compilare il resoconto delle attività
svolte. Con il Facilitatore ha il compito di supervisionare e di controllare tutte
le azioni del piano.
In qualità di Referente della valutazione3, la prospettiva metodologica proposta e utilizzata è stata la seguente:
a) Valutazione interna:
– incontri con cadenza quindicinale con i tutor ed esperti per relazionare
l’andamento del piano;
– definizione dei test di ingresso con relativa valutazione per la definizione
del programma da svolgere nel piano;
– definizione e valutazione dei test in itinere con revisione del programma;
– definizione dei test in uscita;
3
Sono stato referente della valutazione nell’anno 2007/2008 , 2008/2009 e nel 2009/2010.
40 | L’officina dei racconti
– incontri col facilitatore con cadenza settimanale per relazionare sull’andamento del piano;
– definizione delle esercitazioni e simulazioni da svolgere insieme agli
esperti ai tutor e il facilitatore
– elaborazione di griglie per la valutazione sia scritta che orale;
– simulazione di prove di certificazione esterne, se previste dal piano
b) Valutazione esterna:
– riunioni col GOP per discutere sull’andamento del piano;
– discussione e relazioni scritte negli organi collegiali;
– relazioni scritte e condivisione con consigli di classe per verificare la ricaduta nel curricolare;
– osservazione sulle relazioni che intercorrono tra gli operatori del piano e
gli allievi;
– compilazione di una scheda customer statisfaction sottoposta agli allievi,
agli esperti, ed ai tutor;
– valutazione esterna da parte dell’ente certificatore se previsto;
– valutazione finale curricolare degli allievi.
– Confronto tra valutazione interna ed esterna se prevista la certificazione.
Il processo finale riguarda la scheda di valutazione di customer statisfaction
redatta col programma Microsoft Excel ed è composta da 14 items correlati ai
seguenti 3 macro indicatori:
1) aspetti strutturali
2) aspetti didattici
3) aspetti relazionali
Le domande poste per ogni indicatore portano ad avere dati di tipo ordinale con una valutazione di insufficiente, sufficiente, discreto, buono eliminando
dati numerici o nominali con commenti ed indicazioni.
La scelta di una scheda di rilevazione semplice, di facile compilazione e lettura è stata vincente perché ha permesso di agevolare il processo di analisi e di
lettura dei relativi grafici, operazione questa risultata “gestibile” anche da parte
di tutti gli utenti: allievi, genitori, docenti e personale ATA. Inserire troppi indicatori comporta l’utilizzo di altrettanti misuratori con un processo di valutazione ostico e complesso completamente in contraddizione con quello che sembra
essere lo spirito progettuale dei PON.
L’esperienza come valutatore nei PON mi ha insegnato a condividere con
gli altri, oltre che il sapere, qualsiasi tipo di esperienza: da quella progettua-
L’officina dei racconti | 41
le a quella della discussione collegiale, da quella formativa a quella relazionale. Soprattutto, però, ha fatto in modo da operare come una vera e propria
autoformazione: mi ha insegnato a rispettare le diversità intellettuali, sociali e
formative, facendomi mettere in gioco di volta in volta come parte integrante
del complesso sistema formativo. Questa esperienza mi ha portato a ridefinire
metodologicamente il mio piano di lavoro come docente, prediligendo una progettazione per competenze e svolta prevalentemente con attività laboratoriale
perché, in fondo, l’ottica in cui bisogna muoversi “è quella della personalizzazione, della didattica loboratoriale, della progettazione per competenze, secondo uno schema condiviso, a livello di scuola…. Il progetto disciplinare, come
quello del consiglio di classe, deve essere centrato non sulla progettazione (il
prima), ma sulla realizzazione e sul monitoraggio delle attività (il mentre), e la
valutazione e la certificazione (il dopo), nella piena autonomia del docente di
poter cambiare in corso d’opera, senza sentirsi vincolato, se lo ritiene necessario
e utile alla crescita umana del singolo allievo”4.
Bibliografia di riferimento
Aurigemma S., Formazione per la Qualità e Qualità della formazione, Nuovo
Studio Tecno, Roma 1998.
Castoldi M. (a cura di), L’efficacia dell’insegnamento. Percorsi e strumenti per
l’autovalutazione, Franco Angeli, Milano 2002.
Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, Regolamento
recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi
dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
INVALSI-Gruppo di lavoro SNV/Questionario, Le scuole del PON. Dossier.
Questionario di valutazione del sistema scolastico, Anno scolastico 2006-2007.
Luisi A. - Senni P. (a cura di), Strumenti per l’autovalutazione negli istituti scolastici, T.E.M.I, Bologna 2002.
Toriello F - Esposito D., Progettare per competenze, Editrice Gaia, Salerno 2009
4
Toriello F - Esposito D., Progettare per competenze, Editrice Gaia, Salerno 2009, p. 79.
42 | L’officina dei racconti
Intersezioni
Il primo imbarco
Palma Rossomando
L’autista della navetta mi lasciò davanti alla hall. Ero in un bellissimo albergo
di Miami ed aspettavo che il mio agente mi portasse il biglietto aereo per Aruba. L’indomani avrei lasciato la Florida e mi sarei imbarcata sulla nave dei miei
sogni dalle Antille Olandesi.
Per tutto il giorno rimasi ad aspettare, ma fino alle tre del pomeriggio
dell’agente neanche l’ombra. Cominciavo a preoccuparmi: era domenica di Pasqua e tutti i numeri telefonici che avevo con me (da contattare in caso d’emergenza) risultavano inutili. Pasqua è sempre Pasqua, anche in America!
Continuai per tutta la sera a chiamare la reception per sapere se qualcuno
avesse lasciato qualcosa per me.
Purtroppo continuavano a rispondermi la stessa cosa: nessuno mi aveva cercata.
Inutile dire che quella notte non riuscii a chiudere occhio. Ero disperata.
Il lunedì mattina alle 7:30 il telefono squillò. Dalla reception mi informarono
che una persona mi attendeva nella hall. Mi preparai velocemente e scesi all’ingresso. Lì trovai ad attendermi Melvyn.
– Ms. Palma?
Melvyn aveva un viso simpatico ed un sorriso decisamente contagioso. Era
lo stereotipo del ragazzetto americano del sud della Florida: capelli cortissimi,
viso abbronzato, t-shirt bianca, bermuda di jeans e ovviamente un paio di Nike
super tecniche.
– Ciao, sei il mio agente, vero?
– Sì, mi chiamo Melvyn. Hai fatto un buon viaggio?
– Sì, tutto bene. Ero solo un po’ preoccupata per non averti trovato all’aeroporto ieri. Non sapevo come fare per il biglietto per Aruba.
Ovviamente mi guardai bene dal raccontare la mia disavventura con la scheda
telefonica.
– Questo è il tuo biglietto, il tuo volo parte tra due ore. Sarà meglio sbrigarci.
Il tragitto fino al Miami International Airport fu abbastanza breve. Melvyn mi
lasciò all’ingresso del settore partenze.
– Ad Aruba troverai qualcuno ad attenderti. Buon viaggio.
L’aereo dell’Air Aruba sembrava quello dei cartoons. Era talmente piccolo
44 | L’officina dei racconti
che per entrare bisognava chinarsi. Più il tempo passava e più avevo la sensazione che il mio viaggio avesse qualcosa di strano.
Accanto a me era seduto un ragazzo nativo di Oranjestad, la capitale. Mike
mi raccontò che stava tornando in vacanza per una settimana a casa dei suoi.
Lavorava in Olanda da molti anni. Prima di arrivare ad Aruba mi lasciò il suo
numero di cellulare.
– Nel caso non volessi più partire o se perdi la nave puoi chiamarmi. Io resterò ad Aruba per una decina di giorni.
L’idea di perdere la nave mi fece sorridere. Il mio viaggio fino a quel momento
era già stato abbastanza avventuroso. Ringraziai comunque Mike e promisi che
gli avrei inviato una cartolina in Olanda.
Appena mi affacciai dal portellone dell’aereo mi sembrò di essere stata catapultata in una di quelle vecchie pellicole degli anni ’50.
L’aria rovente mi impediva di respirare e la pelle sembrava bruciare. La piccola pensilina in legno chiaro era costeggiata da enormi palme che si piegavano
fino quasi a toccare terra. Il vento torrido era così forte da rendere quasi impossibile camminare e costringeva a mantenersi cappelli, borse o quant’altro per
evitare di farseli spazzare via.
L’interno dell’aeroporto era minuscolo, sembrava quasi una stazione degli autobus. Rivolsi un ultimo cenno di saluto al mio compagno di viaggio ed iniziai a
cercare la persona che avrebbe dovuto accompagnarmi al porto.
Questa volta fui fortunata. Anche se in ritardo l’agente arrivò. Eravamo in cinque a doverci imbarcare. Presi i miei bagagli e chiesi dove sarei dovuta andare.
– Vai sul taxi con gli altri. Anche loro vanno alla nave.
Salii su uno di quei furgoncini adibiti al trasporto passeggeri e nel giro di un
quarto d’ora giungemmo tutti al porto. Seguii gli altri quattro e finalmente arrivai
all’ingresso per l’equipaggio. Spiegai all’addetto alla sicurezza che avrei dovuto
lavorare al casinò e dopo pochi minuti arrivò il manager del casinò a prendermi.
– Ciao, il mio nome è Tony, sono il manager del casinò. Hai fatto buon viaggio?
– Si, a parte qualche imprevisto. Ma adesso è tutto a posto. Non vedevo l’ora
di arrivare.
– Ti aspettavamo già la settimana scorsa, sai?
La cosa mi sembrò alquanto strana. Io ero stata convocata per l’imbarco appena cinque giorni prima.
– Se lasci la valigia qui ti accompagno alla reception. Lì qualcuno ti mostrerà
la tua cabina. I bagagli li potrai sistemare in seguito.
– Va bene. Ti seguo.
Non avevo molta voglia di parlare ed inoltre ero tremendamente emozionata.
Tutto quello che avevo sempre sognato stava per materializzarsi. Non sembrava
neanche vero.
L’officina dei racconti | 45
Tony mi lasciò in prossimità della reception.
– Ci vediamo al casinò dopo la partenza. Benvenuta a bordo!
La reception era piena di persone. I nuovi passeggeri stavano arrivando e l’imbarco era già cominciato. Avevo la mia lettera di presentazione da mostrare ad
un addetto al ricevimento, ma non volevo disturbare mentre venivano espletate
le formalità d’imbarco. D’altronde ero lì per lavorare e volevo cominciare con
il piede giusto.
Tutto intorno a me sembrava un po’ magico: gli abiti per la serata di gala
esposti nella vetrina della boutique di bordo, le luci scintillanti dei lampadari in
cristallo, gli ottoni lucidissimi. Era proprio come in “love boat”. Solo in seguito
mi sarei resa conto che quella era una delle navi da crociera tra le più piccole
esistenti al mondo. Oggi non la definirei più una nave; al massimo una grossa
barca!
Restai ad aspettare circa mezz’ora ed appena ci fu un attimo di calma mi avvicinai ad una delle ragazze in divisa.
Mostrai la lettera dell’agenzia di Milano che attestava che avrei lavorato come
aiuto cassiera a bordo della M/S “Ocean Breeze” della “Dolphin Cruise Line”
per i prossimi sei mesi. L’addetta alla reception lesse la mia lettera e mi chiese
di aspettare qualche minuto. Di lì a poco sarebbe arrivata Mary, una ragazza
italiana che lavorava come croupier al casinò della nave e con la quale avrei
condiviso la cabina.
– Ciao. Finalmente sei arrivata! È da una settimana che ti aspettavamo. Non
ce la facevamo più con una sola cassiera.
Evitai di spiegare per l’ennesima volta che mi sembrava strano poiché io l’avevo saputo solo cinque giorni prima.
– Come è andato il viaggio?
– Bene grazie. Sono solo un po’ stanca, ma credo dipenda dal fuso orario.
– Vieni, posiamo le tue cose in cabina e poi ti mostro la nave.
La cabina era piccola, ma accogliente. Due letti a castello erano alla destra
della porta. A sinistra si trovava la porta del bagno e sotto l’oblò c’era un piccolo scrittoio. Certo non era la suite dell’Hilton, ma pensai che mi ci sarei trovata
bene.
Posai la borsa ed il bagaglio a mano ed andai alla scoperta della “mia” nave
guidata da Mary. Camminavamo per i corridoi tappezzati di soffice moquette
colorata, mentre ovunque splendevano gli ottoni appena lucidati. In tutte le
sale comuni si sentiva una musica soffusa ed a me sembrava di vivere in una
realtà non vera. La biblioteca, i saloni, il teatro, il centro estetico, i ristoranti.
Era una piccola città sul mare.
– Adesso ti mostro il casinò della nave.
Mentre ci avvicinavamo dove avrei lavorato di lì a poco, passammo davanti ad
46 | L’officina dei racconti
una stanza dove c’era una lavagna di quelle con i fogli di carta. Non so perché il
mio sguardo si posò proprio su quella lavagna e su quello che c’era scritto. Era
il nome di una nave da crociera e di una compagnia di navigazione, ma non era
l’“Ocean Breeze” della “Dolphin Cruise Line”. Guardai il nome stampato sul
badge di Mary e vidi il simbolo di un’altra società di navigazione.
Restai per un attimo senza parlare, incapace di muovermi.
Mary si accorse del mio improvviso cambiamento.
– Cos’hai? Non ti senti bene?
– Ma su che nave siamo? Questa è l’”Ocean Breeze” vero? Della “Dolphin
Cruise Line”?
– Oddio! Ma la nave della “Dolphin” è l’altra! Sei sulla nave sbagliata! Vieni
facciamo presto.
Non ci potevo credere. Ero salita sulla nave sbagliata. La cosa più assurda
era che neanche la ragazza della reception si era accorta che dovevo imbarcare
sull’“Ocean Breeze” e che anche su questa nave aspettavano una cassiera per il
casinò. Adesso si spiegavano anche quei famosi cinque giorni!
– Non preoccuparti, ce la faremo in tempo. Sia questa che l’altra nave partono
da Aruba ogni domenica alle 20:30. Sono appena le 18:00.
Avevo uno strano presentimento, ma non riuscivo a spiegarmi di cosa si trattasse.
Ritirai la mia lettera d’imbarco alla reception, presi le mie cose dalla cabina e
la valigia che avevo lasciato all’ingresso e sbarcai dalla nave.
Non potevo credere ai miei occhi. Non c’erano altre navi nel piccolo porto
di Aruba!
– Mary, ma dov’è la mia nave?
– Aspetta qui. Torno subito.
Mentre lei chiedeva informazioni ad un addetto alla sicurezza, mi tornarono
in mente le parole di Mike: – Ti lascio il mio numero di cellulare nel caso non
volessi più partire o se perdi la nave.
Era assurdo. Era tutto terribilmente assurdo.
La voce di Mary mi destò da quello stato di torpore mentale.
– La nave è partita mezz’ora fa. In genere parte alle 20:30, ma questa settimana avevano un charter e sono salpati prima.
– Che faccio ora?
– Adesso cerco l’agente portuale. È l’unico che può aiutarti.
Rintracciai Mike al numero che mi aveva lasciato sperando che potesse trovarmi una sistemazione per quella notte. A dire il vero speravo di poter restare a casa
sua fino all’indomani. Avevo perso ogni speranza; sembrava il viaggio maledetto.
Mike mi disse di dargli mezz’ora per trovarmi una sistemazione in qualche
albergo di Aruba.
L’officina dei racconti | 47
Ero assalita dallo sconforto. In quel momento arrivò Mary.
– Palma, abbiamo rintracciato il tuo agente. Sarà qui tra un quarto d’ora.
– Grazie Mary. Non so cosa avrei fatto senza di te.
– Ora devo andare. Ci vediamo in qualche porto. In bocca al lupo.
Mary andò via e subito dopo fui raggiunta dal mio agente. Andammo in ufficio e mi prenotò un volo per il giorno dopo; destinazione Barbados.
– Stasera dormirai ad Aruba e domani mattina verrò a prenderti alle 5:00 per
accompagnarti all’aeroporto.
Non vedevo l’ora di raggiungere l’albergo per riposarmi. Ero esausta. Avevo lasciato casa quattro giorni prima ed ancora non avevo messo piede sulla “mia” nave.
Dopo circa mezz’ora arrivammo in albergo. Era più esattamente una casetta
in legno. L’accesso era dato da tre gradini che portavano ad un piccolo portico
tutto verniciato di bianco. Sembrava una di quelle case del periodo del colonialismo britannico. Davanti all’ingresso ci attendeva il “landlord”, il padrone di
casa. Era un uomo sulla sessantina, scuro di pelle e con i capelli bianchissimi.
Indossava un paio di bermuda color sabbia ed una canottiera bianca. Salutai
l’agente e seguii il padrone di casa all’interno.
La casa era costituita da un lungo corridoio con quattro porte sul lato destro
e quattro su quello sinistro. La seconda porta a destra era la mia camera, subito
dopo quella del padrone di casa.
– Gradisce un caffè, o qualcosa da bere?
– Un caffè grazie.
Entrai in camera mentre mi veniva preparato il caffè e mi diressi in bagno.
Avevo solo bisogno di una doccia e di dormire fino all’indomani. Le sorprese
però non erano ancora finite. Appena scostai la tenda della doccia trovai due
enormi scarafaggi morti. Erano stecchiti a pancia in su e sembrava stessero ridendo. Come in un macabro scherzo quasi a dire “neanche la doccia ti puoi
fare!”. Ovviamente rinunciai a lavarmi. Il padrone di casa mi portò il caffè che,
viste le condizioni igieniche alquanto precarie e la tazza non proprio candida,
finì dopo poco nel lavandino.
– Ho visto un telefono all’ingresso. È possibile telefonare?
– Solo Aruba per Aruba.
– Scusi?
– Non siamo abilitati alle chiamate fuori dall’isola. Può chiamare solo un numero di Aruba. Dove deve chiamare?
– Dovrei telefonare in Italia e chiamare un cellulare olandese.
– Allora deve andare al centro telefonico pubblico di Oranjestad.
– È lontano da qui?
– Bisogna andarci in auto. Se aspetta mia moglie che torna la faccio accompagnare.
48 | L’officina dei racconti
– Va bene. Allora aspetto in camera.
In che posto assurdo ero capitata. Non potevo telefonare a casa, non potevo
avvisare Mike che avevo risolto per quanto riguardava l’albergo, non potevo
fare una doccia e non sapevo se le mie disavventure erano finalmente terminate.
Cosa sarebbe successo l’indomani?
Era passata circa un’ora quando sentii bussare alla porta. Avevo passato la
maggior parte del tempo a scrivere il mio diario di viaggio. Non era mia abitudine farlo, ma quando tutto aveva cominciato ad andare sempre peggio, scrivere
mi aveva fornito una valvola di sfogo per lo stress accumulato.
Aprii la porta della camera e mi trovai di fronte una ragazza che a prima impressione non doveva avere più di trent’anni. Alta, magra, con la pelle olivastra
e lunghi capelli scuri che facevano risaltare ancora di più i suoi denti bianchissimi. Bella moglie si era trovato il padrone di casa.
– Ciao. Mio marito ha detto che hai bisogno di andare al posto telefonico
pubblico. Se sei pronta, ti accompagno io.
La seguii ringraziandola per la sua gentilezza e scusandomi per il fastidio che
arrecavo.
Salimmo su un furgoncino senza portiere e partimmo alla volta della capitale.
Dopo forse un quarto d’ora arrivammo al posto telefonico pubblico.
– Il centro telefonico è quello. Io ti aspetto qui. A dopo.
– Grazie. Sono solo due telefonate, cercherò di fare il prima possibile.
Non sapevo ancora che due telefonate potevano richiedere molto, molto tempo. Appena entrai vidi una fila di postazioni telefoniche alla mia destra e di fronte a me un banco dietro cui sedevano due centraliniste con le cuffie, gli spinotti
ed un pannello di controllo con una serie interminabile di lucine. Sembrava un
centralino del dopoguerra. Tra le centraliniste e le cabine telefoniche vi erano tre
file di panche tutte occupate da persone che aspettavano per telefonare.
Mi avvicinai ad una delle signorine la quale mi chiese di scrivere su un foglio i
numeri di telefono da contattare e mi diede un biglietto con un numero.
– Si accomodi su una panca. Se riusciremo a contattare i numeri che ci ha
dato chiameremo il suo numero e le diremo a quale telefono rispondere.
Tutto aveva assunto un’aria surreale. Ieri mi ero sentita una stupida all’aeroporto di Miami perché non ero stata in grado di usare una scheda telefonica
“moderna” ed oggi mi sembrava che in quel luogo il tempo si fosse fermato
molti anni prima.
Dopo circa mezz’ora la centralinista mi chiamò e m’informò che non era stato
possibile mettersi in contatto con nessuno dei due numeri che avevo fornito.
Tornai al furgoncino e ripercorremmo la strada verso l’albergo in assoluto
silenzio. Andai a letto senza cenare, anche perché la rabbia per tutto quello che
era accaduto mi aveva fatto passare l’appetito. Il mattino seguente il mio agente
L’officina dei racconti | 49
venne a prendermi alle 4:30 e mi accompagnò all’aeroporto. Mi aveva prenotato un volo per San Juan - Portorico e poi un altro per Barbados.
Stavolta tutto andò per il verso giusto e finalmente trovai qualcuno ad attendermi all’aeroporto di Barbados. Con me c’era anche una ragazza che doveva
imbarcarsi sulla mia stessa nave. Erano le 14:00 quando arrivammo nel residence dove avremmo pernottato; la nave sarebbe arrivata a Barbados soltanto il
giorno dopo.
Dopo una doccia ristoratrice decidemmo di andare a fare un tuffo. Il residence era letteralmente sulla spiaggia. Appena usciti dai bungalow ci si trovava
con i piedi sulla sabbia. Era incredibile, ma stavo facendo la turista a Barbados!
Quella sera cenammo in un piccolo ristorante poco lontano da lì a base di
pesce volante e pesce delfino (che mangiai solo dopo aver appurato che non
fosse un vero delfino).
Il mattino seguente un taxi ci accompagnò alla nave, alla “Ocean Breeze”. Non
riuscivo a credere che il mio viaggio fosse finalmente terminato e francamente mi
aspettavo che da un momento all’altro succedesse qualcos’altro. Ed infatti, appena salita a bordo, scoprii che quella settimana l’intera nave era stata prenotata da
un gruppo molto particolare: era in corso la crociera per sole donne.
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Scambio Culturale con la Germania.
ITT Flavio Gioia e Sachenwaldschule Gymnasium Reinbek:
una storia (che si ripete)
Maria Carmela Gambardella
Gli scambi culturali con la Germania, e precisamente con la Sachsenwaldschule di Reinbek (un prestigioso Liceo di una città del Nord della Germania
situata poco lontano da Amburgo) caratterizzano sin dal 1997 l’Offerta Formativa dell’IIT Gioia di Amalfi.
Eccezion fatta per un breve periodo, essi sono stati rinnovati ogni anno, curati
da diversi insegnanti, particolarmente, dalla collega Barbara Maurer, riscuotendo unanime consenso sia da parte degli allievi, che delle loro famiglie. Gli
alunni per lo più provenienti dalle classi terze e quarte hanno soggiornato a
Reinbek per 7-10 giorni, le loro famiglie hanno poi ospitato i partners tedeschi
per un analogo periodo.
Finalità principali dello scambio sono stati, sin dalle prime fasi, l’ampliamento degli orizzonti culturali dei partecipanti ed il confronto diretto con una realtà
socio-culturale e scolastica diversa dalla propria.
Mettere in pratica quanto appreso in classe, integrandolo e verificando nella
realtà la valenza dei progetti educativi ha costantemente motivato gli alunni
che, nel contempo, attraverso questa esperienza, hanno potuto acquisire una
maggiore consapevolezza interculturale europea. Tutto ciò ha giovato inoltre
allo sviluppo della personalità dei giovani che, spesso per la prima volta, hanno
partecipato ad un viaggio all’estero vivendo presso famiglie ospiti, senza contare, poi, la ricaduta positiva che una tale esperienza ha avuto sulla preparazione
alla vita professionale.
L’uso del tedesco come lingua veicolare non è stato inteso solo allo scopo di
migliorare le prestazioni degli allievi in questa disciplina, bensì quale mezzo di
comunicazione e di confronto interculturale.
Ogni scambio è stato caratterizzato da svariate attività che ogni anno hanno
preso spunto ed hanno ruotato intorno ad un tema comunemente concordato
con la scuola partner, sempre tuttavia legate al territorio o al patrimonio culturale italiano e tedesco. Escursioni, visite, incontri con esperti, video, gallerie
fotografiche, diari , ricerche, ma anche feste, tornei sportivi, partecipazioni a
manifestazioni musicali e folcloristiche hanno caratterizzato ogni scambio rendendolo, per i partecipanti, una esperienza indimenticabile.
L’officina dei racconti | 51
Particolare interesse ha suscitato il tema scelto per lo scambio svoltosi nel
2006: “La fondazione e la funzione dei monasteri nell’Alto Medioevo in regioni
di confine”.
Attraverso ricerche e visite relative ai monasteri di S. Maria de Olearia, nelle
vicinanze di Maiori, e di Kloster in Reinbek, si è potuto constatare quanti punti
in comune possano esistere nella storia di due paesi geograficamente distanti tra
loro ma tuttavia legati dalla comune matrice cristiana che, innegabilmente, ha
caratterizzato la storia e lo sviluppo dell’Europa sin dal Medioevo.
Gli allievi dell’ITT hanno visitato a Reinbek i resti del monastero intorno al
quale è sorta la città e ne hanno appreso la storia
Il fondatore, Bruder Luder, per conto dell’Abate di Reinfeld, fondò nel 1226
su un terreno donato alla Chiesa locale dal duca Albrecht di Holstein, un monastero cistercense in cui egli cercava “Leben in Armut bei harter körperlicher
Arbeit” cioè “vita in povertà accompagnata da duro lavoro”.
Inizialmente, poco dopo la fondazione, il monastero fu affidato a delle suore
che cercavano, in una regione di confine, vita ascetica e povertà ma dove, tuttavia, potessero adoperarsi per la diffusione del cristianesimo.
Nel corso del tempo, il piccolo edificio originario fu ampliato, le attività svolte
all’interno del monastero coinvolsero via via un maggior numero di persone che
decisero di fondare nelle sue vicinanze alcuni villaggi tra cui Reibek. Nel corso del
tempo il monastero si arricchì di un notevole patrimonio fondiario ma, dopo un
lungo periodo di splendore, nel sedicesimo secolo, cominciò la decadenza.
Nel 1520 Kloster Reinbek fu venduto al re di Danimarca e nel 1534 fu distrutto dai danesi.
La riscoperta dell’antico monastero si è avuta nel 1985 quando, attraverso scavi,
sono tornati alla luce le antiche mura intorno alle quali nacque l’attuale città.
Presso Maiori, tra la fine del X e l’inizio dell’XI sec., un eremita di nome Pietro,
probabilmente fuggito dalla Calabria o dalla Sicilia a causa delle invasioni sarecene, insieme a suo nipote Giovanni, decise di sistemarsi in un vecchio frantoio
abbandonato donato dal Duca Ruggiero di Calabria alla Chiesa locale. Così come
per i fondatori di Kloster Reinbek, scopo del monaco fu la ricerca di vita ascetica
in povertà in una regione di confine e, in seguito, la diffusione del cristianesimo.
Sebbene raggiungibile solo attraverso le montagne o per via mare, il piccolo
eremo, raggiunto da altri confratelli, fu ampliato ed abbellito con affreschi ancora oggi visibili.
La coltivazione di vite ed olivo rappresentarono a lungo le principali attività
dei monaci mentre sulla costa nascevano e si sviluppavano piccoli centri abitati.
Nel 1580 i monaci furono allontanati ed il monastero passò all’Arcidiocesi
di Amalfi, a ciò seguì un periodo di abbandono. Nel 1868 l’antico cenobio,
ormai noto come Badia di Santa Maria de Olearia, viene riscoperta e si attesta
52 | L’officina dei racconti
l’importanza dei tesori in essa contenuti. Il restauro comincia, tuttavia, solo nel
1980 e restituisce alla comunità costiera ed ai visitatori il più antico monastero
del territorio.
L’officina dei racconti | 53
A Lubecca
Gli alunni della V A ITER
Tutto cominciò nel mese di Marzo, quando iniziammo a prendere le adesioni
per una nuova grande esperienza che ci offriva la nostra scuola: un gemellaggiocon una scuola tedesca. Avremmo intrecciato amicizie con ragazzi e ragazze
tedeschi. Saremmo stati ospitati nelle loro case, occasione per osservare da vicino le abitudini e le usanze del popolo tedesco. Inizialmente alcuni di noi erano
timorosi di non sapere come comportarsi con i loro corrispondenti e speravano
che tutto andasse per il meglio… Ed infatti così è stato.
Nell’ultima settimana di Aprile sono arrivati i ragazzi tedeschi e già dall’inizio
si è instaurato un forte legame che poi si è consolidato nel corso delle due settimane trascorse insieme.
Abbiamo mostrato il nostro territorio visitando i borghi della Costiera, vivendo esperienze diverse e oltre a quella delle visite culturali, come quella della
degustazione di mozzarella nel Caseificio Agerolese, l’escursione sul magnifico
Sentiero degli Dei e della visita stupenda alle grotte di Pertosa.
Così come è stato bello in Italia lo è stato anche in Germania.
La cittadina da cui provenivano i ragazzi, Reinbek, si trova vicino alla famosa
città portuale di Amburgo e ciò ha permesso di spostarci senza grandi sforzi
verso tutti i luoghi da visitare.
Abbiamo scoperto un altro aspetto della Germania che credevamo fosse fredda e cupa, visitando l’Isola di Sylt, perla delle isole Frisone nel Mare del Nord.
Lubecca è una città ricca di testimonianze storiche.
Bellissima città anseatica con una grande tradizione storica e commerciale
che ancora oggi si nota per il suo immenso porto sull’Elba, tra i più importanti
d’Europa. Oltre a tutte le visite abbiamo osservato da vicino la loro meravigliosa scuola, il loro modo di vivere, le loro tradizioni familiari ed altro ancora che
ci hanno fatto rendere conto di come la società tedesca non sia fredda come
spesso la si descrive qui in Italia.
I nostri ospiti sono stati calorosi e ci hanno fatto sentire come se stessimo a
casa nostra. Per questo consigliamo a tutti gli alunni dell’Istituto di intraprendere questo tipo di esperienza cha fa crescere culturalmente e fa scoprire nuovi
popoli e tradizioni della nostra grande e fantastica Unione Europa.
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L’ITT è la sede dei nostri sogni
Raffaella Mandara Caiazzo, Immacolata Mandaro, Salvatore Palmieri
L’Istituto Tecnico per il Turismo “Flavio Gioia”, è uno degli istituti di Scuola
Superiore di II grado presenti nel nostro territorio.
Il nostro Istituto, in particolare, è molto antico e, sin dai primi anni della sua
nascita, ha goduto di una concreta fama.
Il nostro corso di studi dura cinque anni e, se effettuato con diligenza e costanza permette di avere una valida preparazione. Infatti, dopo aver conseguito
il diploma di maturità in questa scuola, lo studente non avrà difficoltà a scegliere se iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria o lavorare nell’ambito dell’attività
turistica.
La nostra scuola prevede l’insegnamento delle più svariate discipline per consentirci di avere una conoscenza di base che spazia dalle lingue (inglese, francese e tedesco), alla tecnica turistica, alla ragioneria, al diritto pubblico, commerciale, alla legislazione turistica fino ad arrivare alle discipline tradizionali
quali italiano, storia, storia dell’arte. Dall’elencazione delle discipline previste
dal corso di studi si evince come il nostro istituto sia nato per immettere nel
mondo del lavoro nuovi operatori turistici.
L’istituto getta le basi per lavorare in modo autonomo ed ottenere conoscenze
spendibili in svariati settori, siano essi strettamente collegati al fenomeno turistico o meno.
Gli studenti hanno bisogno di una scuola che li renda pienamente in grado
di entrare in contatto con il mondo esterno. A tal fine, il soggiorno-studi, che si
effettua durante il quarto anno, in uno paese straniero, dimostra sia la capacità
degli allievi di superare le difficoltà derivanti dal contatto con persone di lingua
straniera, sia la capacità di acquisire un elevato grado di praticità e autonomia.
Ricordiamo anche gli stages che si praticano durante tutto l’anno scolastico
e il tirocinio di un mese presso un’impresa turistica, durante il quale noi allievi veniamo seguiti da personale preparato e concretizziamo quanto studiato
all’interno dell’istituto. Ciò è possibile anche grazie ai numerosi progetti che,
soprattutto a partire dal corrente anno, permettono a noi studenti di ampliare il
bagaglio culturale e rendere la scuola più moderna.
I PON proposti mirano ad offrire importanti possibilità per specializzare gli
L’officina dei racconti | 55
studenti nel campo turistico, fondamentale per il nostro sistema economico.
Tra le finalità principali di tali progetti vi è proprio il miglioramento delle competenze dei giovani e degli insegnanti e la promozione del successo scolastico.
Essi sono accessibili a tutti e rappresentano sicuramente un’innovazione positiva per la scuola.
Al giorno d’oggi la scuola appare molto meno rigida e intransigente rispetto al
passato; anche noi alunni ce ne siamo resi conto. Nonostante gli studenti in generale vengano spesso definiti troppo superficiali, disinteressati, poco coinvolti,
in realtà aspiriamo ad una scuola che abbia uno scopo non solo nozionistico,
ma soprattutto educativo, che dia la possibilità di coltivare le proprie passioni,
di approfondire determinati argomenti, di compiere esperienze importanti, con
professori meno “distaccati” e più partecipi alla vita della scuola e dei ragazzi.
Con queste condizioni, appare semplice instaurare con i professori un rapporto
di simpatia, oltre che di stima e rispetto. Ciò consente a noi studenti di sentirci
un po’ a casa, in quanto essi sono pronti a starci vicino non solo in ambito prettamente scolastico, ma anche e soprattutto dal punto di vista emotivo, sostenendoci, il più delle volte, nelle nostre scelte.
Noi studenti dell’ITT, come del resto gran parte degli studenti di tutta Italia,
siamo spinti da un forte senso di libertà, a cui forse non diamo il giusto significato.
Essere liberi non equivale a fare ciò che si vuole o rendere la vita una continua
festa, anche perché, nell’immaturità dei nostri anni, faremmo non pochi errori.
Crediamo piuttosto che il concetto di libertà sia legato alla libera espressione del
proprio pensiero, alla possibilità di partecipazione nella determinazione di scelte
importanti. Ecco perché potremmo accostare il concetto di libertà ad organi collegiali come il Consiglio d’Istituto e il Comitato Studentesco, da poco istituito.
Conoscere i propri diritti sta alla base della formazione di uomini e donne liberi.
Il Preside, in sede di Consiglio d’Istituto, ci ha invitato ad istituire il Comitato
Studentesco, a cui partecipano tutti i rappresentanti di classe, per proporre nuove
idee e discutere delle esigenze degli studenti. Siamo sicuri che questo sia solo l’inizio di un percorso di legalità e collaborazione con il Dirigente scolastico. Anche lo
sciopero, se utilizzato in maniera intelligente, si identifica come uno strumento di
rivendicazione dei nostri diritti, di possibilità per noi studenti di combattere per
ciò che ci sta a cuore e soprattutto per ciò che vogliamo ottenere.
Non viviamo la scuola come una costrizione, bensì come un mezzo indispensabile per preparare il nostro futuro. È impensabile considerare che sia uno
sterile luogo in cui assimilare nozioni. L’Istituto Tecnico per il Turismo è molto
di più: esso è la sede dei nostri sogni, delle nostre speranze e delle aspettative
di tutta la Costiera.
L’ITT è sempre stato il vanto della Costiera Amalfitana e vogliamo fermamente che continui ad esserlo.
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Quando mi sono iscritta all’ITT. Ricordi e riflessioni
Anna Ruocco
La mia esperienza all’ITT è stata molto positiva.
Devo ammettere che quando mi sono iscritta nel 1999 non ero molto convinta
della mia decisione, ero più portata per matematica e materie umanistiche e,
quindi, al momento della scelta delle scuole superiore ero proiettata verso un liceo. Alla fine trovandoci in un ambiente turistico e non essendo all’epoca sicura
di voler in un futuro frequentare l’università optai per l’ITT e, sinceramente, se
dovessi tornare indietro farei cento volte la stessa scelta.
Inoltre, sembrerà banale ma mi ha aiutato a crescere sia psicologicamente che
culturalmente, se oggi sono una persona che studia e lavora contemporaneamente che ha alle spalle una laurea triennale in lingue ed ha, senza alcun timore, iniziato una nuova esperienza universitaria in architettura, cioè un ambito
totalmente diverso dal precedente. E tutto ciò anche grazie a questa scuola che
mi ha fornito le basi per poterci provare e, soprattutto, riuscire.
La mia formazione è stata a trecento sessanta gradi. I professori mi hanno preparato al meglio per ogni sorta di sfida, le lingue, la storia e la letteratura italiana
ben studiate hanno facilitato di molto la mia carriera universitaria alla Facoltà
di lingue. La professoressa di matematica ed altri professori mi hanno trasmesso un ottimo metodo di studio, mi hanno insegnato come prendere appunti,
ricordandoci quanto è importante seguire in classe per sgravare il lavoro a casa.
Tutto ciò mi ha aiutato molto in questa nuova avventura che ho da poco intrapreso ad Architettura. Inoltre, anche i professori di tecnica con i loro insegnamenti sono ritornati molto utili quando ho iniziato a lavorare come receptionist
presso uno degli alberghi più rinomati di Positano. Penso di doverli ringraziare
per l’elasticità mentale, la curiosità di scoprire e pormi domande. Come si può
notare molti professori mi sono rimasti nel cuore, chi per la profonda capacità
di ascoltare e aiutare, chi per la severità. Alcuni di loro sono arrivata, addirittura, a considerarli parte della mia famiglia una sorta di zio/a acquisito/a. Considero questi stessi i fari del mio percorso culturale e della mia crescita personale .
Infine, come non parlare delle mille attività che l’Istituto ci ha proposto, dal-
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le gite annuali ai gemellaggi, dal soggiorno studio di tre settimane in Francia,
Irlanda o Germania presso una famiglia del posto, al tirocinio presso alberghi
o Agenzie di Viaggio, dai corsi di spagnolo a quelli di videoproduzione… veramente enorme è stata l’offerta formativa che ci ha permesso di aprire la nostra
mente e di diventare senza paura cittadini del mondo.
58 | L’officina dei racconti
Il “mio ITT”
Erica Laiso
Mi chiamo Erica Laiso e ho frequentato i cinque anni di scuola superiore
nell’Istituto Tecnico per il Turismo “Flavio Gioia”. Ci sono entrata più o meno
bambina e in quelle aule, anno dopo anno, sono cresciuta; ho studiato, prima di
tutto, ma ho anche potuto liberare il mio entusiasmo con alcuni esempi di vita
che nelle scuole sono a volte di grande supporto agli studenti: penso ad Anna,
il cui ruolo oggi si definirebbe con l’accezione di “collaboratore scolastico”, ma
che allora era molto più semplicemente la bidella dell’Istituto e la persona con
cui diverse volte, nei momenti di pausa dalle lezioni, mi fermavo a chiacchierare
sorseggiando del caffè e facendomi contagiare dalla sua allegria.
Contrariamente a quanto si pensi, scuole come l’Istituto Tecnico per il Turismo rappresentano un’occasione concreta di acquisizione di conoscenze
teorico-pratiche facilmente spendibili in qualsiasi contesto lavorativo, favorita
dall’insegnamento di lingue come il francese, l’inglese e il tedesco. Posso riportare esperienze bellissime anche in questo senso, perché il francese è una delle
lingue che ho scelto di studiare all’Università e la lingua nella quale mi sto specializzando, quella che approfondirò ulteriormente e quella le cui basi mi sono
state insegnate. Alcuni docenti sono rari modelli di preparazione e appassionati
formatori: costituiscono una fortuna per tutti gli alunni. Fortuna che auguro
a tutti gli studenti di trovare all’interno della propria scuola. Per me docenti
come questi rappresentato la scoperta di un interesse prima, e ora la realizzazione di un sogno – cui sto andando incontro pur non senza difficoltà – ma anche
un esempio di solidale rapporto con gli studenti, di comprensione e pazienza,
scrupolosità e partecipazione.
Da non sottovalutare le opportunità offerte dall’ Istituto “Flavio Gioia” di
praticare la lingua straniera prescelta, attraverso soggiorni studio all’estero, che
per me e per molti altri ragazzi come me, ha comportato il rafforzamento di un
sapere oggi molto richiesto in ogni ambito lavorativo: quello delle lingue, di cui
bisogna aver maturato almeno un’esperienza pratica sul campo in età adolescenziale, fondamentale per il potenziamento delle capacità di adattamento e di
apertura al dialogo con persone di altre culture.
Tra le materie oggetto di studio in questo Istituto, oltre alle classiche discipli-
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ne base quali l’Italiano la Matematica, la Geografia, anche Economia aziendale,
Tecnica turistica, Trattamento testi, Diritto ed Economia.
Ricordo gli anni in questa scuola come quelli maggiormente formativi, spensierati e ancora molto lontani dalle vere difficoltà della vita. Questa scuola, per
molti di noi, è il simbolo del sapere libero e del confronto con gli insegnanti,
che col passare del tempo diventa più maturo e crea per tutti spunti di riflessione e di insegnamento; prototipo della scuola i cui servizi è un delitto tagliare,
perché senza scuole di questo genere è come crescere a metà.
Consiglio a tutti gli studenti di frequentare questo Istituto, perché come me
potranno essere testimoni di un modo di fare scuola autentico e moderno, in un
ambiente favorevole ad incontri proficui tra giovani e ottimi insegnanti.
60 | L’officina dei racconti
I portatori di interesse: le famiglie
Bartolo Lauro
In Italia i genitori eletti negli Organi Collegiali come Rappresentanti di classe
o d’Istituto sono circa 1.400.000. Sono tanti volontari che offrono la propria
disponibilità nel tentativo di apportare un contributo fattivo alla scuola, spesso
tra l’indifferenza di quelle stesse famiglie che di questo impegno beneficiano.
Il mio dovere di genitore presso l’Istituto Turistico “F. Gioia” di Amalfi è
incominciato lo scorso anno e sta proseguendo nella carica di Presidente del
Consiglio d’Istituto.
Tutto è cominciato nel voler approfondire i motivi per cui si stava sfrattando
una scuola di 500 alunni senza aver trovato una sede alternativa. Ogni genitore
di fronte ad un possibile danno che può ricevere il proprio figlio, credo che
debba sentirsi in dovere di chiedere, a chi di competenza, le motivazioni che
spingono a scelte sconsiderate. La mia è stata una denuncia pubblica verso chi
aveva l’obbligo istituzionale di trovare una preventiva soluzione ed oggi, non
risolto il problema, sta continuando nel disperato tentativo di far capire che la
scuola non è un semplice edificio dove depositare delle persone ma è la culla
della civiltà dove, attraverso il sapere, far crescere i propri figli.
Oltre alle rivendicazioni, la mia fattiva presenza è nell’ottica di dare un modesto contribuito per costruire una comunità scolastica che consenta la migliore
formazione possibile agli studenti. L’Istituto Tecnico per il Turismo è una scuola tecnica mirata ad approfondire i fenomeni del business legati all’industria del
Turismo e si prefigge di formare operatori specializzati nel settore. L’Istituto
di Amalfi, poi, opera in un territorio a vocazione turistica per cui credo che
la scuola debba collocare i propri laboratori fuori dai perimetri dell’edificio
scolastico al fine di compenetrarsi nelle problematiche del tessuto produttivo
e sociale. I benefici potrebbero essere molteplici: dare un riferimento pratico
alle materie studiate, creare da subito un contatto tra le attività produttive e gli
studenti (futuri lavoratori); conoscenza approfondita delle componenti socio/
economico/culturali del proprio territorio dove, con molta probabilità, si collocherà il loro futuro lavorativo.
I Comuni Costieri sono considerati, da chi li visita, degni solo di turismo da
“effetto cartolina”. Ciò significa che si intravede tanta bellezza nel territorio che
L’officina dei racconti | 61
viene offuscata da una scadente vivibilità e offerta turistica. Dalla denuncia di
queste carenze deve cominciare l’approfondimento tecnico/strategico dei nostri studenti.
Il P.O.F. è lo strumento di indirizzo pedagogico e didattico che può permettere di mettere in pratica quanto appena detto attraverso progetti mirati all’offerta, all’informazione e all’organizzazione dei flussi turistici in Costiera Amalfitana. Migliorare l’organizzazione significa razionalizzare l’offerta attraverso
l’analisi dell’incidenza che il turismo ha sulla popolazione locale.
In una società sempre più egoista e vuota di contenuti, credo che sia importante indirizzare in tale senso l’attività scolastica affinché si semini nella cultura
dei nostri figli il concetto di collegialità, dialogo e condivisione di progetti finalizzati al benessere comune.
La scuola deve mirare anche alla continuità didattica del Dirigente scolastico
e del corpo docenti. Non può esserci programmazione se ogni anno cambiano
gli elementi fondatori del progetto.
Infine, i rapporti tra il Consiglio d’Istituto e genitori devono essere nell’ottica
di una costante informazione e massima disponibilità. Si deve evitare che il
Presidente e i Genitori del Consiglio rappresentino se stessi anziché la volontà
della maggioranza.
Fare sistema è l’unica strada percorribile se si vuole veramente puntare ad una
scuola di eccellenza.
62 | L’officina dei racconti
Le sinergie: le imprese
Lorenzo Cinque
Le imprese turistiche italiane attraversano un periodo di profonda ristrutturazione che vede emergere nuovi modelli organizzativi, necessari a garantire
maggiore efficacia competitiva e standard qualitativi sempre più elevati.
Le risorse umane si collocano al centro di ogni modello e la capacità competitiva di un sistema turistico si basa soprattutto sulla qualità delle risorse umane impiegate. Le politiche di sviluppo economico individuano, come elementi
chiave, il sistema educativo e formativo che garantisca l’accesso alle competenze lungo tutto il periodo professionale, al fine di sviluppare un sistema di
formazione continua sia per le imprese che per i collaboratori.
È fondamentale che le istituzioni pubbliche e private promuovano l’adozione
di politiche formative indirizzate ad accompagnare e incentivare il processo di
sviluppo.
In un mercato globale la competizione si esercita tra sistemi locali prima ancora che tra imprese, fenomeno particolarmente avvertito nel settore turismo
che più di altri è aperto alla concorrenza interna e internazionale.
L’esigenza prioritaria è che il sistema formativo sia di supporto allo sviluppo
delle professionalità delle imprese e aiuti il lavoratore a sviluppare competenze
diverse in relazione alle mansioni concretamente svolte.
Per realizzare una effettiva sinergia tra politiche del lavoro e politiche di sviluppo è necessario che gli intereventi formativi siano definiti guardando alle
caratteristiche, alle esigenze dei potenziali destinatari. Gli investimenti in formazione sono fondamentali per sostenere l’adattamento delle risorse umane
impiegate in azienda alle esigenze imposte dal cambiamento organizzativo e
tecnologico e dall’evoluzione dei mercati.
Nel turismo, il problema di un’adeguata politica di formazione deve essere
posto in stretta relazione con le caratteristiche e le necessità del settore; infatti
esso rappresenta per il nostro territorio uno dei principali settori economici e
il sistema aziendale è composto da un gran numero di imprese in prevalenza
medio piccolo, in buona parte a conduzione familiare e ad apertura stagionale.
La componente stagionale rende estremamente problematico il rapporto con
la formazione scolastica, in quanto il lavoratore stagionale opera solo in deter-
L’officina dei racconti | 63
minati periodi dell’anno, in aziende con apertura limitata o aziende che, pur
essendo aperte tutto l’anno devono far fronte, ad una intensificazione della domanda a cui rispondere con temporanei incrementi della manodopera. Il lavoro
stagionale si concretizza dunque per l’alternanza di periodi di occupazione con
periodi di sospensione dell’attività lavorativa.
Altro fenomeno che contraddistingue il settore è la continua entrata e uscita
dal mercato del lavoro, oltre che un frequente cambiamento dell’azienda di
appartenenza. Tutto ciò richiede all’individuo una maggiore attenzione allo sviluppo delle proprie competenze perché possa essere flessibile, capace di adattarsi a tipologie aziendali e settori diversi.
Pertanto, gli operatori turistici sono pienamente consapevoli della necessità
di investire nelle risorse umane, auspicando che il sistema formativo coniughi
efficacemente il percorso formale dell’apprendimento con quello esperienziale
realizzato in azienda e la profonda conoscenza del territorio.
Il sistema formativo presenta uno scarso collegamento tra scuola e mercato del lavoro, infatti ogni regione ha piena potestà legislativa e spesso parte
delle competenze è delegata alle provincie, creando così una moltitudine di
micro-sistemi diversi e scarsamente comunicanti. Va sottolineato con forza che
il raccordo tra sistema dell’educazione e formazione continua è indispensabile
in un paese cha ha tuttora una vera emergenza nell’uso delle lingue straniere,
dell’informatica e dell’innovazione tecnologica.
Un grande ruolo è sicuramente ricoperto dagli istituiti professionali per il turismo e gli istituti alberghieri, che però non sono ancora diventati il principale
bacino di formazione delle imprese del mondo del turismo. Nel passato infatti i
giovani che non ambivano ad un percorso universitario e cercavano un impiego
immediato, sono stati i principali utenti di questi istituti, e le innovazione che
hanno sconvolto il mondo del turismo sono entrate solo marginalmente nelle
attività scolastiche.
Il sistema scolastico dovrebbe garantire una maggiore vicinanza ai problemi
del territorio per consentire omogeneità tra percorsi formativi e risultati e al
momento la formazione delle figure del turismo è frammentata tra scuole secondarie, sistemi regionale e provinciali di formazione, formazione per apprendisti e attività svolte dai Fondi Interprofessionali. Non esiste un coordinamento
se non estremamente debole tra queste filiere; i contenuti della formazione per
studenti, disoccupati, apprendisti e occupati sono complementari e devono essere impartiti da strutture uniche o comunque coordinate tra loro, con un forte
legame con le imprese del territorio.
Ogni imprenditore è consapevole che solo una formazione in ingresso del
settore turistico che punti ai contenuti e all’educazione al ruolo può migliorare
l’organizzazione e la qualità del servizio offerto dalla propria azienda. Infatti, i
64 | L’officina dei racconti
contenuti della formazione devono essere aggiornati e specialistici, lo studente
deve essere educato alla sicurezza, all’attenzione al cliente; inoltre, va effettuato
un ottimo servizio di orientamento per presentare le professione del settore in
maniera corretta per avviare al lavoro solo allievi motivati.
Se è vero che l’economia della conoscenza, l’accesso alle informazioni sono ormai il punto cardine della crescita economica, la sfida del futuro è la formazione
per aumentare la competitività delle imprese turistiche nel mercato globale.
La formazione per il nostro territorio riveste un ruolo di primaria importanza,
in un settore turistico che per lungo tempo è stato caratterizzato da una crescita
non accompagnata da adeguati intereventi formativi; se il turismo rappresenta
un risorsa economica che si traduce in crescita occupazionale, soffre al tempo
stesso di un grande carenza di personale qualificato. Esiste un reale bisogno di
formazione per le risorse umane del comparto per l’accrescimento dell’innovazione e la produttività del turismo.
La formazione è, quindi, risorsa strategica della competitività di un sistema
economico. Vige la necessità di colmare le carenze formative sia di chi si affaccia
al mondo del lavoro per la prima volta sia di chi opera da tempo e ha l’esigenza
di rinnovare le competenze relazionali, linguistiche, tecnologiche e manageriali.
Il collegamento tra mondo del lavoro e scuola deve puntare ad una formazione professionale iniziale e permanente dei lavoratori, che permetta alle imprese
un contributo determinante nel raggiungimento della qualità e una maggiore
rispondenza alla domanda e al tempo stesso l’accrescimento del bagaglio professionale del lavoratore favorendone una maggiore stabilità di impiego.
Dal momento che la risorsa umana ha un peso rilevante e un ruolo strategico
nel turismo, sarà possibile ottenere un’offerta di qualità solo se potrà disporre di
collaborazioni fortemente motivate, disposte ad investire in un percorso di crescita professionale attraverso un forte amore per la formazione e la propria terra.
L’officina dei racconti | 65
Tutela e salvaguardia del territorio
Cosimo Andretta
L’argomento in esame è di cocente attualità. Purtroppo con cadenza troppo
frequente dall’intero globo pervengono notizie di alluvioni, inondazioni, frane,
smottamenti e dissesti vari. Viene da chiedersi: ma è stato sempre così? La cosiddetta globalizzazione ed informazione incide, nel senso che ai nostri giorni
non sfugge nessuna notizia da nessun angolo del mondo. Vero è che è esponenzialmente aumentata la spettacolarizzazione delle notizie, basti pensare ad accadimenti di cronaca per rendersi conto che a volte l’esagerazione giornalistica
travalica il diritto/dovere di informazione.
Tornando al quesito di cui sopra, è bene rimarcare che il passato purtroppo
non è stato certo immune da disastri, basti pensare al Polesine ad esempio.
Il dato assolutamente negativo che oggi registriamo, è che i disastri del passato, esaurita l’onda emotiva, non hanno inciso come dovuto nelle coscienze comportamentali dell’uomo. Cementificazione, deforestazione, incendi boschivi,
discariche abusive, deviazioni di corsi d’acqua, ecc. hanno nel tempo accresciuto e reso maggiormente evidente la fragilità dei territori con conseguenze, in
alcuni casi devastanti. Il nostro territorio, quello della Costiera Amalfitana, alla
sua considerevole bellezza paesaggistica abbina una grande fragilità dal punto
di vista idrogeologico. In passato la continua cura del territorio era testimoniata
dall’attenzione che l’uomo dedicava ai terreni, alle montagne ai corsi d’acqua,
in quanto da essi traeva mezzo di sussistenza. La Costa d’Amalfi, infatti, territorio estremamente difficile da coltivare vista l’assenza di terreni pianeggianti,
caratterizzata da pendii e dirupi, è stata “domata” alle coltivazioni tramite uno
dei sistemi che hanno reso merito all’ingegno e alla creatività oltre che dare
maggiore suggestione paesaggistica ai luoghi: i terrazzamenti agricoli. Costituiti
da murature denominate “macerine” realizzate con pietre locali posate a secco
con funzioni di contenimento del terreno e drenaggio delle acque, abbarbicati
e digradanti dalla collina verso il mare, i terrazzamenti hanno donato stabilità
al territorio, reso lussureggiante da limoneti ed uliveti e con colture rese fertili
dal clima particolare propedeutico alla coltivazione di quel particolare ed unico
limone dalle riconosciute qualità balsamiche e medicamentose che è lo “Sfusato
Amalfitano”, vero e proprio gioiello delle colture territoriali della Costa.
66 | L’officina dei racconti
Pur se prevalentemente di estrazione marinara le genti della Costa d’Amalfi,
hanno sempre curato l’agricoltura e di conseguenza il territorio. Fattori come
l’emigrazione e l’inizio del fenomeno turistico negli anni cinquanta, hanno a
mano a mano fatto sì che l’attenzione si spostasse su altri settori ed attività più
redditizie e meno faticose, con un sempre crescente abbandono dei terreni,
fattore determinante per il degrado del territorio.
Oggi, infatti, molti terrazzamenti sono in rovina o totalmente nascosti da rovi
e solo di rado ripuliti e purtroppo non sempre per fini agricoli. Certo non è solo
questa la causa che ha reso fragile il territorio ma certamente è una di quelle
incidenti.
Prestare attenzione al territorio vuol significare adoperarsi perchè lo stesso
venga trattato con rispetto prendendo coscienza di quali gravi danni sono stati
prodotti da cementificazioni indiscriminate o da opere poste in essere senza
tener conto ad esempio di un’attenta regimentazione delle acque piovane o peggio ancora nella totale occlusione di canali di deflusso e torrenti troppe volte
destinati a discariche di ogni cosa.
Dopo anni di colpevole disattenzione, la natura puntuale, presenta il conto.
Abbiamo solo accennato ad alcuni aspetti di tutela e di salvaguardia del territorio.
L’argomento andrebbe sviscerato in ogni sua piega evidenziando mappature
di rischio non solo idrogeologico, ma anche da inquinamento nelle sue molteplici sfaccettature ivi compreso l’inquinamento chimico.
Anche se indipendente da fattori umani il rischio sismico non sempre è risultato essere stato valutato con attenzione nella pianificazione urbanistica, specie
in un territorio come quello italiano, particolarmente sensibile a movimenti tellurici. L’incremento edilizio in zone come quelle alle pendici del Vesuvio dovrebbe far quanto meno riflettere.
Nell’azione di tutela del territorio ognuno è chiamato a svolgere il proprio ruolo: sentirsi parte attiva, non delegare agli altri la soluzione dei problemi, ma cercare di debellarli sul nascere con cose semplici, come ad esempio segnalare un
incendio boschivo e non infischiarsene come per qualcosa che non ci appartiene.
Quando avremo cultura di dire “no” alle speculazioni edilizie abusive, all’abbandono dei rifiuti, allo sversamento in mare, allora diremo “no” anche ad altri
fenomeni, anche di natura delinquenziale che talvolta risultano collegati o derivanti da aspetti riconducibili a degrado sociale.
Tutelare il territorio significa anche rivolgere particolare attenzione agli aspetti sociali dello stesso. Infatti, al pari del monitoraggio di costoni rocciosi e di
alvei pluviali, occorre vigilare su eventuale presenza di disagi nel tessuto sociale
e prevenire l’insorgere di situazioni che offrono terreno fertile ad infiltrazioni riconducibili a microcriminalità urbana. Anche in questo caso l’azione preventiva
L’officina dei racconti | 67
è elemento fondamentale di salvaguardia e di tutela del territorio e dei soggetti
ad esso appartenenti.
È in questo contesto di vigilanza urbana che riveste ruolo fondamentale la Polizia Locale meglio conosciuta come Polizia Municipale. L’immagine stereotipa
del “Vigile Urbano” identificato dai più, quale semplice “elargitore di contravvenzioni” per divieto di sosta mal si colloca nell’odierna realtà, caratterizzata
da incalzanti innovazioni tecnologiche e legislative che non concedono margini
all’improvvisazione e all’approssimazione ponendo gli operatori del settore di
polizia locale di fronte all’esigenza di continui e seri aggiornamenti professionali atti ad innalzare il livello qualitativo dei servizi di istituto.
Tra i compiti della polizia locale si annoverano proprio l’attenzione verso il
territorio esercitata tramite mansioni di polizia come quella giudiziaria; edilizia;
ambientale; sanitaria; stradale; di ausilio alla pubblica sicurezza. La costante
presenza in ambito territoriale e di quartiere, finalizzata a percepire, segnalare,
trattare con la dovuta accortezza e sensibilità eventuali casi di disagio sociale di
anziani, di giovani, di indigenti, ecc, unitamente ad una sinergica cooperazione
interistituzionale con strutture sociali apposite può, in molti casi, condurre a
positive soluzioni che rendono particolarmente gratificante l’attività professionale specie dal lato umano.
La tutela dell’individuo, quindi, quale elemento caratterizzante del territorio.
Infatti in relazione alla cultura, alle azioni, al modo di essere di ogni singolo individuo, si lega anche il destino del proprio territorio. L’obiettivo è quello di porre
l’azione quotidiana della polizia locale sul territorio a non essere solo di natura repressiva ma soprattutto educativa e preventiva. Potrà essere questa la chiave per
riuscire a far sì che l’ambiente, inteso nella sua globalità di elementi, dove quotidianamente viviamo, riesca ad essere effettivamente salvaguardato e protetto.
Non intendo tediarvi oltre e prima di congedarmi desidero ringraziare il Dirigente Scolastico e Voi ragazzi dell’opportunità concessami, dandomi modo di
esprimere questi concetti che non hanno certo la pretesa di insegnarvi qualcosa
ma nutrono solo ed esclusivamente la speranza di suscitare in voi, almeno un
leggero barlume di interesse alle tematiche socio-ambientali rapportate al territorio.
Se dovessimo incontrarci, io da operatore di polizia locale e voi da utenti
stradali in motorino, sappiate che anche quella è un’attività di prevenzione, nel
caso di specie, di polizia stradale. Sono certo che la qualità da sempre molto alta
del vostro Istituto, autentica risorsa territoriale, farà in modo che l’educazione
stradale vi appartenga sempre di più in modo da non dare il senso del fallimento all’operatore che all’uscita della scuola “pesca” gli studenti in motorino senza casco ed è costretto ad elevare contravvenzione e a sequestrare il motorino
rimanendo il “nemico” da evitare!
68 | L’officina dei racconti
Sono certo, invece, che vincerà l’intelligenza e il rispetto delle regole in modo
da poter circolare su un territorio salvaguardato anche sotto questo profilo.
Chissà se un giorno, con la vostra specializzazione linguistica non possiate far
da ausilio alla Polizia Locale nei mesi di maggiore affluenza turistica, nell’ambito magari di un progetto mirato e qualificante per il territorio. La vostra qualità
di interprete linguistico quale prezioso supporto per gli Operatori di Polizia
Locale e quale giusto orgoglio territoriale.
L’officina dei racconti | 69
I mass media e la loro funzione di comunicazione
della specificità dell’Istituto Tecnico per il Turismo di Amalfi
Gaspare Apicella
L’intuizione avuta verso gli anni cinquanta del secolo scorso, promotore principe l’on.le avv. Francesco Amodio, sindaco di Amalfi, sulla grande importanza
della presenza di una Scuola per il Turismo in un comprensorio a grande vocazione turistica non risultò vana. Ci fu una corsa all’iscrizione da ogni parte della
Provincia.
La costa amalfitana, allora come oggi, ha avuto grande interesse per l’istruzione specifica, per la preparazione di addetti che potessero portare il filone
dell’accoglienza turistica a livello mondiale rispettabile.
E non è difficile constatare che gli impiegati dell’hotellerie, degli uffici per
il Turismo, delle aziende della ristorazione di grido provengono dalla fucina
dell’Istituto Tecnico per il Turismo di Amalfi.
Lo spirito imprenditoriale della dirigenza scolastica di qualche decennio addietro, dopo aver ottenuto l’autonomia dalla sede originaria di Roma (via delle
Terme di Diocleziano), portò all’apertura di una sede associata a Maiori, anche
per favorire l’utenza della parte orientale del comprensorio e per soddisfare le
incessanti richieste di operatori del Turismo, fortemente interessati.
A questa soddisfacente gratificazione hanno contribuito anche i media che
hanno sempre lodato i lavori dei preparatori scolastici al fine di immettere
nel variegato e importante mondo del lavoro del turismo elementi preparati e
con una visione sempre più ampia del settore. Anche perché frequentare corsi
all’estero a contatto con altre realtà, anche spesso all’avanguardia e gemellarsi
con altre scuole, anche se non del settore, contribuisce alla completa formazione dell’addetto uscito dai banchi della scuola, a diretto vantaggio dell’incremento delle aziende che lo assumono.
Lo stesso organo delle Nazioni Unite si occupa del coordinamento delle politiche turistiche, promuovendo lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile.
Interesse per l’Istituto Tecnico per il Turismo di Amalfi l’hanno avvertito,
ultimamente, le società di navigazione multinazionali che hanno, per il sempre
più crescente sviluppo del filone crocieristico, dimostrato bisogno di attingere,
per il proprio personale specializzato, in scuole specifiche che già donano ad
ogni utente una preparazione di base per il buon prosieguo del proprio lavoro.
70 | L’officina dei racconti
Ultimamente l’.I.T.T. “Flavio Gioa” ha concluso un accordo con la MSC crociere per stages per i propri alunni, in vista di un impiego futuro. E se i media non
avessero sempre più spesso parlato dell’efficienza della scuola per il Turismo, se
l’attenzione mediatica non avesse prodotto un costante interesse per l’istruzione specifica, questi risultasti non sarebbero certamente arrivati. Anche perché,
al giorno d’oggi, il Turismo sostenuto da una campagna mediatica, è in grado di
sopperire alla crisi con la sua presenza nel paniere dei consumi di buona parte
della gente. Spesso, però, nonostante l’attenzione e le sollecitazioni degli organi
dell’informazione e nonostante il loro compiacimento per i risultati, si nota un
certo distacco, una certa mancata partecipazione delle istituzioni locali che dovrebbero sempre occupare il primo posto nel sostegno e nello sviluppo di una
Scuola che, al momento, è la più adatta a progredire, data la sua propensione
a preparare e licenziare alunni che contribuiscono allo sviluppo economico e
sociale del comprensorio amalfitano.
Il Corriere della Sera e, spesso, Repubblica sono continuamente a fianco degli
alunni per spingerli a prendere parte a progetti inerenti e la scuola che frequentano e il territorio in cui essa sorge e l’economia specifica dello stesso,
con proposta di idee. L’economia del comprensorio amalfitano è legata molto
strettamente al Turismo: ecco l’importanza della presenza dell’I.T.T. che, nel
corso dei decenni , ha “prestato” al mondo del lavoro persone degne ed attive.
L’importanza degli organi di informazione è ormai nota a tutti e la loro partecipazione attiva alle problematiche del mondo è acclarata.
Spesso l’interesse dei media contribuisce alla risoluzione di problemi, molte
volte ignoti a tanti, o alla valorizzazione di prodotti o al lancio di siti turistici e
cosi via.
Ed è così anche con il mondo della scuola, con quelle discipline o istituti che
sono al di fuori del consolidato ciclo di studi o con lo sbalzo alla cronaca quotidiana rapportando casi che altrimenti risulterebbero irrisolti o la cui definizione
risulterebbe molto rallentata nel tempo.
Ora ogni istituto scolastico può fare richiesta di aprire una sezione turistica
e fare, così, “concorrenza” al prestigio degli istituti tecnici per il turismo con
l’istituzione di corsi che mai potrebbero essere al passo con quanto si insegna
all’I.T.T.. E qui subentra l’opera informatrice e meritoria dei media che potrebbero aprire serie discussioni sulla validità o meno dei tanti corsi scolastici,
iniziati per il solo interesse di portare un numero sempre maggiore di alunni a
quella data scuola, anche se i risultati non saranno, poi, soddisfacenti sul piano
della preparazione globale di un tecnico del turismo.
Il mondo del lavoro turistico ha bisogno di lavoratori, impiegati, dirigenti
che siano al passo con i tempi e che possano proiettare le loro azione verso un
futuro economicamente valido per un intero comprensorio.
L’officina dei racconti | 71
Al momento gli organi di informazione stanno spingendo, per quanto riguarda il nostro Paese, per la massiccia campagna in favore del turismo culturale,
che è un filone degno della massima attenzione e che può diventare, tra l’altro,
un discreto punto di arrivo per quanti escono dall’I.T.T con un bagaglio culturale soddisfacente. Gli alunni delle scuole per il turismo sono nella possibilità
di soddisfare le esigenze anche di questo settore del turismo, perché nel loro
bagaglio culturale sono incluse la storia dell’arte, la geografia turistica e tutto
quanto concerne lo sviluppo del turismo storico-culturale.
72 | L’officina dei racconti
Il Liceo Scientifico e Classico di Amalfi.
Il volto nuovo degli studenti in una scuola rinnovata
Francesco Criscuolo
È ormai ben noto che i decreti del Presidente della Repubblica nn. 87, 88 e
89 del 15/03/2010 hanno ridisegnato la strutturazione e gli insegnamenti legati
ai percorsi quinquennali, rispettivamente, degli istituti professionali e tecnici e
dei licei.
A nessuno può sfuggire che, con la riforma dell’ordinamento dell’istruzione
secondaria superiore, anche la scuola amalfitana è pronta a una nuova avventura.
È, infatti, inimmaginabile che novità sostanziali, capaci di portare a un’evoluzione e a un consolidamento del quadro scolastico al di là dei modelli tradizionali di riferimento, possano prodursi senza che alle disposizioni di legge si
accompagnino scelte e gesti significativi di cambiamento.
Una norma giuridico-amministrativa non basta a scuotere la volontà, a provocare un’effervescenza statu nascenti, a modificare comportamenti. L’indirizzo
normativo degli itinerari didattico-educativi, destinati agli adolescenti, ha inciso
sicuramente su una realtà stagnante e insoddisfacente, imprimendo una svolta e
rimuovendo schemi divenuti troppo logori e stantii, ma non se ne può sottacere
l’impatto sulle condizioni delle attuali generazioni giovanili, visibilmente prive
delle speranze, delle prospettive, degli orizzonti e dei valori solidi che l’assetto
sociale poteva offrire fino a qualche decennio fa.
È sotto gli occhi di tutti uno scenario contraddistinto dall’assenza della certezza di sbocchi professionali e dall’instabilità delle occasioni di lavoro. Nonostante le lauree e i master all’estero, la vita di tanti giovani è pesantemente
segnata dalla precarietà.
Si apre davanti a loro lo spettacolo di un’Italia assediata da tante situazioni
di incertezza e gravata da numerose incognite in molteplici campi, quali quelle
dell’occupazione giovanile e delle imprese produttive, dell’andamento demografico, dei conti pubblici dilapidati da spese improduttive.
Chi ha pensato a un avvenire sereno per i propri figli è costretto a interrogarsi su
un presente veramente sconfortante, che, come una ruggine invisibile e micidiale,
corrode e riduce al minimo le scorte di quel metallo prezioso, che è la fiducia.
La sfiducia, anche nelle proprie risorse, è un atteggiamento tanto diffuso da
L’officina dei racconti | 73
indurre i sociologi a parlare di “giovani derubati del futuro”. “Siamo noi, ragazzi normali, senza un futuro e pieni di rabbia”, ha scritto un ragazzo a Roberto
Saviano. L’ultimo rapporto del Censis (Centro studi e investimenti sociali) parla
di uno “svuotamento delle pulsioni”, di un “calo del desiderio”, del desiderio
cioè di fare, di costruire, di intraprendere, cui fa riscontro più di un milione di
giovani, uno su sei dai 16 ai 35 anni, definiti invisibili, che non studiano, non
lavorano né si impegnano a cercare un lavoro.
A questa inquietante panoramica non è estranea l’esperienza dell’inadeguatezza strutturale della scuola superiore e dell’università.
La crisi di legittimità della funzione dello studio, un evidente lassismo nella valutazione dei comportamenti, anche biasimevoli, degli alunni, lo scarso riconoscimento del merito, ritenuto meno importante della protezione dei potenti di turno
ai fini del successo personale e professionale, hanno contribuito a un sempre più
grave deterioramento culturale perfino in termini di competenze di base, come
peraltro documentato dai risultati dei test di ingresso alle facoltà universitarie.
C’è bisogno, perciò, di un processo pedagogico che coltivi ambizioni durature
e di ampio respiro, che unisca energie, che comunichi messaggi alti ai giovani.
Una scuola, che continui sulla scia delle vie facili e del disinteresse per gli esiti
formativi degli studenti, non può che ritrovarsi a raccogliere i frutti amari della
disillusione e del fallimento.
Students first! Non ci si deve mai stancare di riconoscere che chi sta sui banchi
viene prima di ogni altra considerazione. Per i docenti viene, così, in rilievo, nel
riordino dei cicli appena agli inizi, la riproposizione del loro ruolo essenziale,
che trova il primum movens, la matrice originaria, l’architrave fondante, la ragione della sua esistenza e consistenza nel rapportarsi agli alunni.
Gli alunni rappresentano la materia prima, il core business della vita scolastica. Occorre anche recuperare la consapevolezza di precisi argini da porre a una
fragilità di fondo, purtroppo incentivata dalla mentalità postgutenberghiana di
chi ha conosciuto e frequentato il computer più del libro e, magari, è bravissimo
nel multitasking, cioè a scrivere una mail mentre parla a telefono o sbircia una
rivista, ma trova difficoltà a stendere anche una semplice relazione su un libro
letto. Si nota una progressiva atrofizzazione delle capacità di ragionamento e
di argomentazione, perché troppi agiscono attraverso la procedura informatica
del collage, del taglia e incolla e non attraverso l’articolazione di una struttura
logico-sequenziale.
Agli appartenenti alla categoria dei cosiddetti “nativi digitali”, che va aumentando, bisogna opporre una seria formazione all’utilizzazione dei testi della tradizione scritta, che rimangono insostituibili per lo sviluppo della razionalità e
delle abilità argomentative, avvenuto per secoli a contatto proprio con i libri.
Da questi è derivato e dovrà trovare rinnovato vigore l’unico petrolio, l’unico
74 | L’officina dei racconti
tesoro, vale a dire una testa ben fatta più che una testa ben piena.
Perciò l’opinione pubblica locale deve guardare con interesse a ciò che si
realizza nelle pareti scolastiche.
Gli istituti superiori di Amalfi, segnatamente il Liceo classico e l’Istituto tecnico per il turismo, operanti sul territorio dagli anni ’50 del secolo scorso, hanno costituito un vivaio di forze intellettuali, perché la cultura è stato l’elemento
primario, che ha marcato il carattere di questa comunità.
Amalfi, nella sua storia, rappresenta proprio la mediazione tra natura e cultura. Lo ha ben sottolineato l’economista Giorgio Ruffolo, che, in un recente
saggio dal titolo “Un paese troppo lungo – L’unità nazionale in pericolo”, ha
dedicato l’intero primo capitolo ad Amalfi, per il posto importante, che l’antica
Repubblica marinara ha avuto nella tormentata storia d’Italia. Ruffolo cita, tra
l’altro, il giudizio-elogio dello storico francese Yves Rénouard: “Commercianti
avveduti ed intraprendenti, alla testa di un giro di affari quasi mondiale per
l’epoca, consiglieri politici della loro città, protagonisti della diplomazia internazionale al livello delle maggiori potenze. . . ., mecenati dotati del senso della
grandezza, della magnificenza, della liberalità, protettori delle arti sia per vanità
sia per autentica pietà religiosa, profondamente cristiani, filantropi, così ci appaiono nella luce incerta delle testimonianze frammentarie questi primi grandi
uomini di affari italiani del Medioevo. Essi impongono un prototipo che molti
, ben più noti, riprodurranno con qualche variante nei secoli successivi: alcuni
talvolta li eguaglieranno, ma non ve ne sono che li abbiano superati”.
Amalfi merita un futuro pari alla sua storia e spetta soprattutto alla scuola
prepararlo con una visione oculata e lungimirante.
L’officina dei racconti | 75
Sul filo della narrazione: l’Istituto “Pantaleone Comite”
Antonio Orlacchio
Considerando il titolo del volume, “L’officina del racconto”, sono tentato di
articolare la mia relazione lungo un filo, quello appunto della narrazione che,
interrogando la Storia, cancellasse dalla polvere dell’oblio, le storie, i volti, gli
sguardi dei tanti che come alunni e docenti hanno fondato la memoria di questo
istituto. Riaprendo gli archivi, infatti, gli atti che vi sono depositati danno voce
alle ansie, alle speranze dei suoi protagonisti che a partire da quando l’Istituto
“P. Comite” ha aperto per le prima volta la sue porte ad Amalfi, come sezione staccata del “Genovesi” di Salerno, si sono formati qui, affidando a questa
scuola il proprio progetto di vita.
Ma accanto a questo tono da amarcord, che ho deciso di mantenere come
motivo di fondo del mio contributo, aggiungo un ulteriore accento descrittivo
più tecnico, ma non per questo meno empatico e mai dimentico che la scrittura
è sempre un rammendo, un tessere insieme il passato e presente per formare
una rete di raccordo al futuro. Mi si chiede quale sia la mission dell’istituto:
nei lunghi anni di apprendistato alla dirigenza ho appreso che questo termine,
mutuato dal linguaggio aziendale e che escluderebbe qualunque suggestione
emotivo/nostalgica, è una categoria ampia con una sua grammatica che passa
in primo luogo per il riconoscimento di un’identità e delle finalità della nostra
organizzazione.
Come si può apprendere dal POF, nel corso degli anni il Pantaleone Comite,
ha modificato spesso la sua identità, per stare al passo coi tempi e con le scelte
politico/ economiche del territorio su cui si trova ad insistere, nel tentativo di
dare risposte fattive alle esigenze lavorative e ai bisogni culturali dei giovani
che la frequentano. Più esplicitamente, la fusione dell’ex istituto tecnico commerciale con il professionale alberghiero, ha creato un grande ibrido che però
a trecento sessanta gradi, contribuisce alla formazione di un soggetto capace
di inserirsi, sia per le competenze in ambito economico aziendale che in quello
più precisamente attinente le varie branche professionali, nel contesto turistico
della Costa d’Amalfi. Inoltre, la nostra scuola si propone di promuovere negli
studenti la formazione di una personalità autonoma, critica e cosciente della
propria preparazione professionale, educandoli alla libertà, alla responsabilità,
76 | L’officina dei racconti
alla solidarietà; favorendo l’acquisizione di solide competenze in un percorso
di continuità formativa; sviluppando negli stessi la capacità di organizzare in
modo dinamico e coerente le conoscenze, le competenze e le capacità acquisite; aiutandoli a prepararsi alla vita professionale e universitaria in interazione
col territorio. Per realizzare questo importante progetto, come in tutte le altre
scuole, affianchiamo altre attività a quelle gia previste dal curricolo di studio;
come, ad esempio, l’alternanza scuola – lavoro, metodologia didattica del Sistema dell’Istruzione, normata da tutta una serie di decreti legislativi, per consentire agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età di realizzare
gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro e
finalizzata a motivarli e orientarli e far acquisire loro competenze spendibili
nel mondo del lavoro. Di fatto, non è un percorso di recupero per i meno dotati, ma uno strumento per rendere flessibili i percorsi nell’educazione e nella
formazione che offre la possibilità di combinare studi generali e professionali
e di valorizzare le competenze non comprese nel curriculum scolastico degli
studenti nella prospettiva del lifelong learning.
Consapevoli che la conoscenza di almeno una lingua straniera è ormai imprescindibile per chi entra nel mondo del lavoro, la nostra scuola ha promosso una
serie di PON e progetti linguistici, dalla durata pluriennale e terminanti con
una certificazione, tra i quali, voglio ricordare il “Converso facile” per il potenziamento della fluency in lingua inglese. Indirizzato in maniera più specifica agli
alunni del Tecnico commerciale è il progetto “Fisco a scuola”, promosso in accordo con l’Agenzia delle Entrate, per diffondere la cultura contributiva, intesa
come “educazione” alla concreta partecipazione dei cittadini alla realizzazione
e al funzionamento dei servizi pubblici.
L’elenco delle attività si estende ai PON matematico/informatici che oltre a
rafforzare e certificare le competenze digitali con il conseguimento dell’ ECDL,
ha sviluppato negli alunni una particolare sensibilità allo studio di questa disciplina, troppo spesso considerata ostica e di difficile assimilazione. Sfogliando
le pagine del più volte citato POF d’Istituto, si legge del progetto “Il patentino
del ciclomotore”, per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida del
ciclomotore; di gemellaggi con scuole su territorio nazionale e non, come ad
esempio “Alla scoperta del tuo paese”, e/o di progetti in rete su piattaforma
etwinning.
E infine, mi si chiede cosa ci rende diversi dagli altri? Forse il non avere mai
dimenticato che siamo una comunità, che condivide, nel quotidiano, obiettivi
speranze e sogni, persone con i piedi saldamente fissati nei sogni, consapevoli
che efficienza, competitività e progettualità, sono gli aspetti esterni di una più
importante missione che è la crescita e lo sviluppo di soggetti in divenire.
L’officina dei racconti | 77
L’Istituto Comprensivo Statale di Amalfi
Maria Della Monica
L’Istituto Comprensivo di Amalfi nasce il 1° settembre del 2000 a seguito del
Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche ai sensi della Legge n.
59/97 (art. 21 commi 2 e 3) del regolamento di cui al D.P.R. 233/98. Esso ha
aggregato in un’unica istituzione scolastica le scuole statali dell’Infanzia e Primaria (ex Materna ed Elementare) situate nei comuni di Amalfi, unitamente alle
frazioni di Pogerola e Vettica, e Atrani, già appartenenti al Circolo Didattico “E.
Marini” e nei comuni di Conca dei Marini e Furore, già appartenenti al Circolo
didattico di Positano ed a cui si aggiunge la Scuola Secondaria di I grado “Fra
G. Sasso” di Amalfi.
L’Istituto, attualmente, è formato da cinque plessi di Scuola dell’Infanzia –
situati negli edifici di Amalfi, Atrani , Conca dei Marini, Furore e Pogerola –
cinque plessi di Scuola Primaria – situati nelle medesime località sopra elencate
– e dal plesso della Scuola Secondaria di I grado situato nel Comune di Amalfi.
L’esigenza prioritaria emersa fin dall’inizio era legata alla necessità di definire
l’identità del nuovo Istituto tenendo conto sia delle positive esperienze passate
dei tre ordini di scuola sia delle riforme scolastiche in atto al fine di consentirgli
di essere una presenza culturale significativa nel territorio dei quattro comuni
nei quali le scuole operano.
L’aggregazione di scuole di grado diverso se da una parte ha consentito di misurarsi in una effettiva prospettiva di tipo verticale, realmente attenta al percorso formativo del bambino fin dal suo ingresso nel mondo della scuola, dall’altra
ha generato la difficoltà oggettiva, non sempre superabile, di operare in edifici
separati e in paesi distinti.
Il processo di integrazione tra i diversi ordini di scuola è, tuttavia, in continua
evoluzione ed ha offerto sicuramente opportunità di miglioramento del servizio: si sono organizzate numerose commissioni di lavoro composte da docenti
dei tre ordini di scuola e si sono avviati progetti comuni, si è gradualmente
acquisita una maggiore conoscenza reciproca da parte dei docenti ed è via via
maturato il senso di appartenenza ad un’unica istituzione per cui nel corso di
questi anni il nostro Istituto ha cercato di definire una propria identità interna
attraverso l’elaborazione dei riferimenti educativi, formativi e didattico-orga-
78 | L’officina dei racconti
nizzativi fondamentali e un’azione di coinvolgimento culturale della comunità
locale per arricchire l’offerta formativa di nuove idee e opportunità per tutti.
Il bacino di utenza dell’Istituto Comprensivo di Amalfi è distribuito su un
territorio di circa 10 kmq, non molto vasto, quindi, ma variamente impervio e
che si addensa intorno ai nuclei dei quattro comuni di Atrani, Conca dei Marini, Furore e Amalfi con le frazioni di quest’ultima di Lone, Pastena, Pogerola,
Tovere, Vettica Minore, per una popolazione complessiva che si aggira intorno
agli 8000 abitanti. L’area territoriale rappresenta, sul versante meridionale, il
“cuore” della penisola omonima formata dai Monti Lattari e si compone di una
successione di dorsali parallele, separate da valli profonde o da solchi marcati,
che costituiscono uno degli elementi caratterizzanti dell’area. In essa quasi non
c’è posto per le pianure, sicché i centri sono sorti sui margini di terrazze o sui
bordi meno ripidi e in corrispondenza di spiagge presso le quali si sono formate
le cosiddette marine che hanno assunto con il tempo funzioni pescherecce, marinare, commerciali e balneari.
Il territorio è un incrocio di storia e cultura: molte civiltà antiche, dagli Etruschi ai Greci, dai Romani ai Bizantini, dai Longobardi ai Normanni, dagli Arabi
agli Aragonesi, hanno lasciato qui la loro impronta ed hanno contribuito a fare
della costa di Amalfi un’area tanto ricca di saperi che ha gelosamente custodito
per secoli e secoli.
La complessità della distribuzione del rilievo, determinata dalla presenza di
profonde incisioni create da antiche erosioni, insieme alle diffuse trasformazioni storiche prodotte dall’uomo sul paesaggio e alle suggestive meraviglie artistiche e architettoniche rendono questo territorio una delle zone turistiche
e centri culturali più incantevoli e importanti d’Italia tanto da essere eletto
dall’UNESCO, tra le meraviglie del mondo, Patrimonio dell’Umanità, giustificando così la scelta: “… la costiera amalfitana rappresenta con la sua conformazione naturale ed architettonica di suggestiva bellezza, il senso del potere della
natura sull’uomo, che da sempre ha attratto poeti, artisti e viaggiatori di tutto il
mondo. Fu infatti luogo di scambio fra il mondo islamico e l’Occidente, ricco
di contrasti: sole mediterraneo e rocce scoscese, lussureggiante vegetazione e
grotte sul mare. È circondata ancora oggi da un’aura di mistero legata all’antica
cultura locale”.
La differenza e la varietà dei luoghi, capaci di rappresentare suggestioni sempre nuove, i contrasti, gli incontri/scontri, la natura e l’uomo fanno di questo
territorio una combinazione di ricchezza culturale e opportunità formative.
La caratteristica principale del contesto territoriale è sicuramente la vocazione turistica, nelle sue varie accezioni, per le peculiari caratteristiche storiche, ambientali e paesaggistiche che esso presenta. L’economia risulta, quindi,
particolarmente dominata dal settore terziario che è indubbiamente l’apparato
L’officina dei racconti | 79
produttivo in cui si concentra la maggior parte della forza lavoro occupata in
particolare nei rami che riguardano il commercio, l’attività alberghiera e i pubblici esercizi. Ad esso segue il settore secondario con circa un terzo degli addetti, occupati in parte in attività imprenditoriali interessate alla produzione di
prodotti tipici, mentre il settore primario registra un progressivo calo con solo
il 15% degli addetti.
Per quanto attiene alla Scuola dell’Infanzia essa, nel promuovere lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, delle competenze e della cittadinanza di ogni
bambino, è organizzata strutturalmente in sezioni eterogenee per età, ognuna
a Tempo Normale con servizio mensa; solo nella sede di Amalfi è attiva da
quest’anno una sezione a Tempo ridotto per venire incontro alle esigenze dei
genitori. Le attività sono distribuite in modo da garantire ai bambini otto ore,
e cioè dalle 8.00/8.15 alle 16.00/16.15, di permanenza giornaliera a scuola per
cinque giorni settimanali (Lunedì/Venerdì). Il modello organizzativo-didattico
adottato è flessibile al fine di progettare, regolare e modulare attività, tempi
e ambienti e nell’intento di realizzare un contesto educativo qualitativamente
funzionale al benessere del bambino.
La Scuola del Primo Ciclo d’istruzione ricopre un arco fondamentale per
l’apprendimento e la costruzione dell’identità degli alunni, nella quale si pongono le basi e si sviluppano le competenze indispensabili per continuare ad
apprendere a scuola e lungo l’intero arco della vita. Essa promuove il pieno
sviluppo della persona accompagnando gli alunni nell’elaborare il senso della
propria esperienza, promuovendo la pratica consapevole della cittadinanza attiva e l’alfabetizzazione culturale di base. Il modello organizzativo-didattico della
Scuola Primaria, per effetto della riforma, è articolato per le classi I e II in un
tempo-scuola di 29 ore comprensive di servizio mensa e rientro pomeridiano
per un solo giorno settimanale; per le classi III-IV e V il tempo scuola prevede
33 ore settimanali comprensive di servizio mensa e due rientri pomeridiani.
La Scuola Secondaria di I grado è articolata in tre corsi completi e il modello
organizzativo è il tempo prolungato che prevede 38 ore settimanali comprensive
di servizio mensa e due giorni con rientri pomeridiani. In ogni plesso dell’Istituto di ciascun ordine di scuola l’offerta del servizio mensa prevede la preparazione di pasti completi direttamente sul posto da parte di personale specializzato.
Per la Scuola Secondaria di I grado il servizio è offerto in modalità self-service.
Sebbene la riduzione degli organici, effetto della riforma scolastica, abbia non
poco condizionato l’organizzazione didattica e, in generale, l’offerta formativa
del nostro Istituto con la scomparsa delle ore di compresenza destinate alle
svariate attività integrative di laboratorio o interdisciplinari con le classi e/o per
piccoli gruppi, si è cercato di affrontare i mutamenti con buonsenso nel tentativo di salvaguardare quanto possibile le proposte didattico-educative per di più
80 | L’officina dei racconti
continuando a proporre percorsi formativi di qualità.
L’interesse paesaggistico e storico che riveste il nostro territorio è annoverabile tra le più affascinanti unità ambientali e artistico-culturali del nostro Paese.
L’attività di ricerca sulla memoria storica e sugli elementi naturali del territorio nasce dall’opportunità di ampliare l’offerta formativa della scuola attraverso
la fruizione delle risorse del territorio e dalla necessità di promuovere negli
allievi i valori della nostra cultura, la storia dei nostri luoghi per conoscerli,
amarli, per difenderli, rispettarli e valorizzarli in considerazione e nella prospettiva, naturalmente, della più ampia memoria nazionale e internazionale. Scopo
delle attività progettuali è dunque quello di portare i ragazzi ad osservare, in
maniera critica, ciò che li circonda e a pensare, esaminare, comprendere perché
non serve solo conoscere, occorre educarli a prendere coscienza delle ricchezze
del patrimonio artistico-culturale e museale nel loro ambiente, dei beni in esso
esistenti, delle tradizioni per conoscerli, difenderli e valorizzarli, ad impegnarsi,
in definitiva, con interesse a valorizzare il proprio ambiente.
La nostra Scuola, quindi, ha sempre inteso considerare il territorio come
un’aula scolastica decentrata, il laboratorio ideale, in cui bambini e ragazzi possono fare quelle opportune esperienze che vanno ad arricchire i saperi e le abilità già formalizzati. In questa prospettiva:
– ha operato e collabora con le istituzioni territoriali ed è disponibile a
valutare tutte le iniziative ed offerte culturali che da esse provengono;
– dal trascorso anno scolastico ha istituito percorsi curricolari progressivi
di Storia Locale e di Ambiente e Territorio pienamente inseriti nel curricolo-orario settimanale di ciascuna classe, che coinvolgono i vari gradi di
scuola e soggetti a valutazione periodica e finale;
– tra le attività di Ampliamento dell’offerta formativa è stata costituita da
anni una macro-area progettuale “per valorizzare i percorsi di ricerca e
di documentazione dei patrimoni locali” che accoglie percorsi educativi
che coinvolgono bambini e ragazzi come cittadini attivi nel processo di
crescita e salvaguardia del territorio anche in collaborazione con Associazioni ed Enti specialistici esterni alla Scuola quali il “Centro di Cultura
e Storia Amalfitana”, il Consorzio Terredamare, l’“Associazione Costiera
Amalfitana Riserva della Biosfera”, il “Circolo Vivi la Natura” di Legambiente Amalfi, l’“Ente Parco Monti Lattari”.
L’officina dei racconti | 81
Tra Amalfi, Salerno e Paestum a metà dell’Ottocento.
Fotografi francesi in viaggio
Maurizio Apicella
All’inizio dell’Ottocento Napoli è la più elegante città italiana. La sua mondanità è cresciuta grazie all’incremento turistico prodotto dalla scoperta di Ercolano, Pompei e dalla riscoperta di Paestum. Ma la decisione di spingersi a sud
di Napoli rimane ancora un evento raro per quegli anni.
L’obiettivo fotografico scopre Salerno e la Costa d’Amalfi nel 1852. In particolare per quest’ultima, la grande difficoltà ad arrivarvi via terra o a raggiungerla via mare con un’attrezzatura ingombrante e delicata, hanno probabilmente
rimandato l’appuntamento. L’attesa è stata però ripagata dalla qualità e dal numero delle immagini realizzate con una tecnica fotografica poco diffusa, la calotipia, dal francese Paul Jeuffrain, ufficiale di marina in gioventù e negoziante di
tessuti di lana per tradizione familiare e, pochi mesi più tardi, da una magnifica
serie di stampe da negativi su “papier ciré sec”, dal talentuoso Firmin Eugène
Le Dien, il più celebre degli allievi di Gustave Le Gray.
Le immagini prodotte, alcune di grandissima qualità, legano paesaggio e ricerca archeologica e sono realizzate utilizzando spesso temi colti, ereditati dalla
tradizione pittorica ed incisoria. Un’iconografia inconsueta e lontana anni luce
dalla produzione seriale e massificata che appena trent’anni più tardi invaderà
il mercato.
Sulle orme di Jeuffrain, altri francesi scelgono di raggiungere questo lembo
di Costa, o vi arrivano casualmente nel corso dei loro viaggi nel Mediterraneo,
come l’aristocratico Gustave de Beaucorps. Molti altri purtroppo, sono rimasti
anonimi e solo le immagini arrivate sino a noi testimoniano il loro passaggio.
Paul Jeuffrain arriva a Napoli durante l’inverno del 1852. Dopo aver visitato
la città, si reca a Pompei, Ercolano, Pozzuoli, Baia, Cuma e più tardi si spinge più a sud approdando a Salerno per poi raggiungere Paestum e la Costa
d’Amalfi. Di grande interesse documentario e pregevole fattura, veri “incunaboli“ della fotografia, costituiscono una fonte preziosa per il rilevamento storico
del territorio trattandosi delle prime immagini fotografiche, ad oggi note, di
Salerno e della Costa d’Amalfi. Praticamente sconosciute in ambito locale ed
in gran parte inedite sono state recentemente pubblicate per la prima volta
82 | L’officina dei racconti
tutte le fotografie dedicate a Salerno, Paestum ed alla Costa d’Amalfi. Vedute
ben definite e di grande profondità di campo: Jeuffrain sfrutta sapientemente
le potenzialità orizzontali della Costa cercando la distanza ed effettua in diversi casi, più riprese della stessa veduta non soddisfatto dei primi risultati, per
meglio determinare la stampa finale. La possibilità di preparare i negativi con
largo anticipo senza considerare che la carta è molto più facile da trasportare,
soprattutto a confronto delle fragili ed ingombranti lastre di vetro, hanno reso
questa tecnica particolarmente indicata per la fotografia di viaggio. Il sacrificio, imposto dalla calotipia, di un minor dettaglio, consente di ottenere tenui e
morbidi effetti chiaroscurali che conferiscono all’immagine una sorta di indefinitezza, un magico alone di mistero che porta a preferire la ricerca formale e
l’esaltazione delle masse tonali. La tecnica fotografica diviene così stile, modello
comunicativo, influenzandone il linguaggio.
Paul Jeuffrain arriva nel Golfo di Salerno, molto probabilmente via mare, in
una giornata piovosa, come annota scrupolosamente sulla bellissima veduta del
porto. Si reca al Duomo di Salerno dove realizza diverse immagini del portico.
Poi raggiungerà Paestum effettuando almeno cinque scatti dei templi e si spingerà sino ad Amalfi, percorrendo la strada costiera, i cui lavori di costruzione si stanno concludendo (verrà inaugurata solo pochi mesi dopo, nel gennaio del 1853).
Lungo il percorso si ferma più volte effettuando numerose vedute della città
di Salerno dalla strada per Vietri sul Mare, della marina di Vietri, della torre
normanna di Maiori e della torre detta dello Scarpariello, nonché di Atrani.
Giunto ad Amalfi, effettua diverse riprese. Interessantissima è la veduta della
facciata barocca del Duomo che mostra, tra l’altro, in alto a destra, l’originario
colonnato dell’ex monastero di S. Lorenzo del Piano (attuale Cimitero Monumentale). Percorre poi la valle dei mulini effettuando lungo il cammino diversi
scatti, tutti di grande valore documentario, come la veduta dell’antica ferriera
localizzata all’interno della Valle, che percorrerà sino ad arrivare a Ravello dove
fotografa il Palazzo Rufolo ed i suoi giardini, acquistati solo l’anno prima dallo
scozzese Francis Neville Reid.
Recentemente pubblicate per la prima volta e correttamente identificate tutte
le immagini di Firmin Eugène Le Dien, il più celebre e talentuoso degli allievi
di Gustave Le Gray, relative a Salerno, Paestum ed alla Costa d’Amalfi, raccolte nell’album con quaranta foto conservato presso la Bibliothèque national de
France (BNF) di Parigi.
Per anni catalogate genericamente come “Vues d’Italie” hanno calamitato
l’attenzione di molti studiosi da tutto il mondo, colpiti dalla qualità e dalla ricercatezza di queste immagini che lasciavano chiaramente intuire una mano
prestigiosa. Del suo viaggio in Italia, svoltosi tra il settembre 1852 e la fine del
1853, sono note numerose immagini di Roma e dintorni, Napoli e dintorni,
L’officina dei racconti | 83
Salerno, Paestum, Atrani ed Amalfi, oggi conservate nelle più prestigiose collezioni pubbliche e private del mondo. Egli dimostra una grande capacità di
definire lo spazio, perizia tecnica e cura nella scelta ed elaborazione dei soggetti
delle sue fotografie.
Per le immagini dedicate a Salerno, Paestum, Amalfi ed Atrani la numerazione dei negativi suggerirebbe l’ipotesi che Le Dien, raggiunta Salerno, si sia
recato prima nel Duomo, di cui ha ripreso il porticato e la facciata, poi gli archi
dell’antico acquedotto quindi la veduta da occidente nella quale si distingue
chiaramente il campanile romanico. Ritornato poi verso il mare avrebbe realizzato l’interessantissima immagine del lungomare con la fontana detta di “don
Tullio” e la chiesa di S. Maria di Porto Salvo (oggi Sant’Anna al Porto) e i due
meravigliosi gruppi di barche sulla spiaggia di S. Teresa.
Da Salerno avrebbe poi raggiunto le rovine di Paestum, distanza coperta
all’epoca in circa tre ore di carrozza, dove ha realizzato quattro splendide immagini dei templi.
Amalfi, molto probabilmente, fu raggiunta via mare. Una volta sbarcato e
dopo aver scaricato tutta la sua attrezzatura fotografica sembrerebbe che Le
Dien abbia prima attraversato il centro cittadino, proseguendo verso la valle dei
mulini sino all’edificio dell’attuale cartiera Amatruda in una sorta di ricognizione al fine di individuare i punti più interessanti dai quali avrebbe poi realizzato
le sue fotografie. Infatti, a differenza di Jeuffrain, che realizza un reportage fotografico del suo viaggio, Le Dien seleziona attentamente i soggetti da riprendere
e scegliendo sapientemente l’inquadratura, evidenzia un’impostazione pittorica
che lascia trasparire una grande attenzione formale ed allo stesso tempo una
qualità prioritaria del mezzo fotografico.
Egli spesso ci consegna interessanti immagini di uno stesso soggetto visto da
differente angolazione, pratica cara al suo maestro Le Gray che, come già ricordato, aveva l’obiettivo di mostrare i diversi aspetti di un luogo esaurendone
tutti i punti di vista.
Magnifica è l’immagine della piazza di Amalfi e della facciata barocca del
Duomo con il campanile moresco, ad oggi l’unica immagine fotografica nota
con la fontana detta di S. Andrea o del popolo, nella sua originaria collocazione
ai piedi della scalinata.
Ritornato sulla spiaggia quasi certamente prosegue la sua ricognizione lungo
la costa dal capo di Atrani al vallone detto Cieco da dove riprende la scalinata
che sale verso la frazione di Pogerola di Amalfi.
Tutte le fotografie sono state realizzate con la tecnica della calotipia (négatif
papier), ma a differenza di Jeuffrain, Le Dien utilizza i miglioramenti apportati
dal suo maestro Le Gray con il négatif papier ciré sec dimostrando una grande
perizia tecnica.
84 | L’officina dei racconti
Le Dien può dirsi a pieno titolo un fotografo professionista che ha avuto la
fortuna di potersi formare alla scuola del grande Le Gray e la perizia ed i virtuosismi della sua tecnica nonché la grande capacità di definire lo spazio evidenziano uno suo stile personale che diviene un originale modello comunicativo.
Artista autentico, nelle sue immagini i morbidi effetti chiaroscurali esaltano le
masse tonali e trovano spazio d’elezione la natura e le architetture della Costa
d’ Amalfi.
In seguito le campagne fotografiche dedicate al Golfo di Salerno ed in particolare alla Costa d’Amalfi dai fotografi francesi Alphonse Bernoud, Gustave
E. Chauffourier, dal prussiano Robert Rive, nonché del più celebre Giorgio
Sommer sono di grande qualità: in esse arte e tecnica trovano un perfetto equilibrio. In particolare le immagini di Rive, il meno noto tra i fotografi citati, sono
estremamente interessanti. Mai banali, di grande levatura tecnica e ricercatezza
compositiva, quasi sempre animate da figurine decorative mai invadenti, sono
certamente da annoverare tra le migliori immagini prodotte da fotografi stranieri alla stregua di quelle del più famoso fotografo tedesco Giorgio Sommer o
dello stesso Alphonse Bernoud.
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86 | L’officina dei racconti
Tre donne intorno al cor mi son venute…
Sguardi e narrazioni femminili alla Costa d’Amalfi
Berenice Carbone
Nel pensare al rapporto tra le donne e la Costa d’Amalfi, avrei potuto seguire
due differenti, ma interconnessi, campi di indagine: scegliere se soffermarmi sulla
specificità dell’essere donna in questo territorio e ricostruirne, in un’ottica diacronica, le varie modificazioni nel tempo; ovvero interrogarmi sulle tracce visibili del
passaggio e della relativa restituzione di quest’atto, di personaggi femminili in un
territorio narrato quasi esclusivamente da un punto di vista maschile.
Per motivi personali (la mia scuola di formazione mi ha insegnato che il
personale è politico) mi concentrerò sulla seconda tematica per colmare uno
strappo, quello della censura alle parole delle donne e per riproporre la riflessione su personaggi diversi, legati a questi territori, la cui vita, per strane
bizzarrie delle Storia, si è intrecciata alla nostra, spostando la percezione del
nostro essere qui, ora.
Non c’è bisogno di impegnarsi troppo per verificare come, sfogliando le varie
guide al territorio, non ci sia quasi traccia di donne tra le fonti accreditate e che,
quando esse compaiono, sono trattate come momento eccentrico e imprevisto,
sebbene a partire dalla fine del 1700, numerose viaggiatrici abbiano scelto questa
terra come tappa del loro viaggio di formazione, (Lady Hamilton fa da apripista)
sfidando convenzioni, paure, limiti culturali e politici che la cultura maschilista e
fallocentrica ha sempre riversato sull’essere donna. Diversamente narrate e diversamente censurate, le parole femminili non sono mai state trasferite nella tradizione; esse però contano nel ricreare un mondo e restituire visioni e impressioni che
nessun obiettivo, per quanto sensibile e avanzato, avrebbe mai più colto.
Ma allora, esiste un modo femminile per guardare e descrivere un territorio,
e se sì, quali sono le immagini e le narrazioni che questo sguardo produce e rinvia come forma di rappresentazione di una realtà che trova in una soggettività
ontologicamente sessuata, la titolarità e il riconoscimento del proprio spazio ?
A partire dalla riflessione su come le donne abbiano guardato, sognato e narrato, lo spazio che hanno abitato in maniera stanziale o nomadica, mi sono
venuti in mente tre personaggi femminili, da qui la citazione strumentale e arbitraria del verso dantesco, che, venuti da un altrove, hanno scelto La Costa
come centro, momentaneo o permanente della loro vita di donna e d’artista che
L’officina dei racconti | 87
hanno contribuito ad orientare una percezione differente dell’essere nel mondo:
Julia Kavanagh, Marcella D’Arle, Lisa Krugel.
Abitare uno spazio, infatti, non è mai una atto neutro, ma potentemente centrato intorno a chi ha il potere di orientare il punto di vista, inteso sia al come
che al cosa guardare; e allora l’esperienza di chi ci ha precedute diventa non
solo storicamente, ma anche politicamente importante oggi, come atto di resistenza di fronte all’estrema aggressione al simbolico femminile da parte di un
revanchismo maschilista e al suo dicktat “ Sii bella e taci”.
Resistendo alla tentazione di indulgere alla narrazione delle loro vite, concentrerò la mia analisi sull’immagine che le opere di queste donne ci rinviano.
“… But, Alas! It is a Paradise to none save the stranger (…)”1. Si apre con
queste parole crude la pagina che Julia Kavanagh dedica ad Amalfi : un paradiso per lo straniero, un incubo per le donne. Partita nel 1850 dalla sua amata
Inghilterra, la scrittrice inglese contemporanea delle sorelle Bronte, amica di
Elisabeth Gaskell, arriva nel Sud d’Italia alla ricerca di folklore e tradizioni
di cui era studiosa, ponendo uno sguardo privilegiato alle figure femminili. A
summer and winter in the Two Sicilies sono una guida al Mezzogiorno e insieme
un diario di viaggio, nel quale questa scrittrice versatile e copiosa, ritrae, come
su di una tela le sue miriadi d’impressioni, restituendoci un tassello importante
della storia delle donne di questa terra. Infatti, in apertura del secondo dei due
tomi di cui consta quest’opera, ci sono le pagine dedicate al suo soggiorno a
Sorrento e ad Amalfi. Era il maggio odoroso, verrebbe da dire, infatti Julia arriva ad Amalfi, nel rigoglio più pieno della primavera quando “gli aranci sono in
fiore e l’aria profuma di zagare”2. La scrittura e le immagini che questa delineano sono estremamente sensuali, nel senso più stretto e più vicino all’etimo di
questa parola, toccano tutti sensi: vista, odorato, gusto, tatto. E il focus della sua
narrazione, diversamente da tutti i resoconti di viaggio a lei coevi, sono, come
già detto, le donne, colte nella più cruda quotidianità: selvagge saracene che
trasportano pietre e legni su e giù per le scale di Amalfi; “… bruciate dal sole,
basse e malformate, vestite degli stracci più miseri, senza né delicatezza né la
grazia del loro stesso sesso, sembravano la cosa più triste che avessimo mai visto. Rimanemmo colpiti dai lineamenti saraceni dei loro volti, così diversi dalle
teste greche che sii contrano a Sorrento”3. O pirate matriarcali, che impongono
la loro disciplina sui pescherecci guidati da uomini che simbolicamente sono
avviluppati, insieme ai loro figli, nelle maglie delle reti che queste Calliopi redivive intessono per tenere insieme il loro nucleo familiare.
3
1
2
Kavanagh J., A summer and a winter in the two Sicilies, Londra 1858, p. 203.
Ivi, p. 227.
Ivi, p. 245.
88 | L’officina dei racconti
“…Gli uomini remano… le donne e i figli stanno in mezzo a loro e tessono,
intrecciano gli antiquati fusi che qui tutti usano per fare le reti…”4. Quanto
contrastanti e differenti sono le sue parole che allontanano lo sguardo dall’olografia romantica e solare di pittori e scrittori più rinomati e successivi quali ad
esempio Scoppetta o Capone.
Il mondo delle donne è ricco di Penelopi, difficilmente e solo negli ultimi
anni, questo stereotipo si è modificato e sono comparse in maniera sempre più
cospicua viaggiatrici e avventuriere. Il mito non ne registra e per loro si dovrebbe coniare un’immagine nuova, magari con il volto di una delle tante migranti che riempiono il nostro quotidiano o la cui disperazione é ancora leggibile
dalle immagini dei giornali di qualche tempo fa, prima che leggi specialissime
venissero varate nel nostro paese in nome di una presunta sicurezza contro le
minacce del diverso.
Narrazione legata al viaggio e alla fuga emerge negli itinerari tormentati di
Marcella d’Arle, le cui biografie, tutte presenti in internet, sottolineano il suo
bisogno d’errare, sia spinta dalla necessità, sia come vagabondaggi di esploratrice inquieta. Donna decisa a superare il limite, inteso sia geograficamente
come confine tra nazioni, che come barriere tra culture e religioni (è stata la
prima donna occidentale non musulmana ad andare alla Mecca) in Costa d’
Amalfi ha cercato un luogo simbolico in cui trovare la scrittura di sé, ma anche
reale in cui ritrovarsi e manifestare la sua conversione religiosa5. Non a caso
la Costa d’Amalfi restituitaci da Marcella è quella dei chiostri dei conventi, le
cui architetture orlano i rilievi calcarei delle nostre rocce; dei canti gregoriani,
sinfonie solenni delle celebrazioni religiose; il mondo delle Clarisse di Ravello,
che ad occhi secolari potrebbe apparire claustrobo, si apre a spazi aperti e ariosi ed esse si trasformano in arcane e misteriose vestali dal portamento antico.
“Una donna le veniva incontro, alta, magra, in lunga veste nera. Avanzava.. con
una grazia antica, innata che pareva sorgere più che dal suo corpo dall’anima,
dall’ampiezza del suo respiro … Man Mano che si avvicinava, però la sconosciuta cambiava aspetto. Ora era una vecchia nell’abito nero delle contadine del
Sud d’Italia. E il suo portamento era quello delle donne abituate da generazioni
a reggere in bilico sulla testa le pesanti anfore dell’acqua”6.
Queste donne che “disprezzano le attrazioni della carne e le ricchezze del
mondo per amore del regno del Cielo”, hanno “la fatica nel sangue (… ) sono
sempre state forti, indipendenti, hanno sempre coltivato la terra e portato pesi
Ivi, p. 256.
Marcella D’Arle si convertirà al Cristianesimo ad Amalfi e sarà battezzata nel convento delle clarisse di Scala.
6
D’Arle M., Le Sepolte vive, Trevi, Roma 1986, p. 10.
4
5
L’officina dei racconti | 89
sulle spalle”7 e nel chiuso di un chiostro trovano, oltre che estasi, potere e addirittura cultura, riuscendo così ad esplicare nella vita religiosa le attività che fuori
sarebbero state forse, per scarsità di mezzi, precluse.
Parole che disegnano affreschi, tocchi di colore di una società lontana, quasi
sospesa nell’attimo, sublimata dalla memoria come nella pennellata veloce di
Lisa Krugel.
Ricordo che la prima immagine riflessa della mia terra l’ho avuta contemplando un quadro, appeso alle pareti della mia casa: era un ritratto a carboncino
di una Amalfi rarefatta, che si sollevava dal mare quasi priva di fondamenta,
restituitami dallo sguardo di una donna, la cui vita, per inspiegabili motivi a
tutt’oggi resta ancora del tutto nascosta dalle brume dell’attesa: Lisa Krugel.
La costa di questa artista francese ha il calore rilassante e confortante del
grembo, di un utero in cui rifugiarsi per sfuggire ai fantasmi della sua patria abbacinata dalla follia del nazifascismo. E se la patria, come terra dei padri, nella
quale dal 1930 in poi non tornò mai più, è solo distruzione e morte, la Costa
d’Amalfi in generale, Amalfi e Minori in particolare, diventano allora la nuova
terra madre, in cui dando voce alla sua creatività, partorire gran parte dei suoi
lavori d’artista rifugge le accademia.
Ecologista ante litteram, qualcuno ricorderà ancora la sua esile figura pedalare su una bicicletta elettrica lungo la strada statale, trasportando sulla schiena la
scatola delle tempere e poi la sosta, la pennellata veloce, così come i suoi maestri
dell’Accademia di Parigi le avevano insegnato, l’attenzione strenua ai giochi di
luce che danno vita ai suoi disegni. La natura, i suoi abitanti sono i suoi soggetti
privilegiati perché ogni attimo diventa uno spazio della memoria alla ricerca di
un tempo che si spera non venga perduto.
Nessuna accademia si è mai più occupata di lei, nessuna galleria ha mai pensato di dedicarle una mostra, solo un catalogo ha recentemente pubblicato alcuni
dei suoi lavori che lei, per lo più, regalava, disseminandoli come Pollicino i suoi
semini, eppure questa silenziosa sacerdotessa dell’arte, che aveva fatto invidia
a Picasso, ha sempre saputo che nell’Arte stessa, nessuna vita è spesa invano.
7
Ivi, p. 45.
90 | L’officina dei racconti
Bibliografia
Rich A., Natural Resourses, the dream of a common language, New York 1978.
Kent S., Corpi d’uomo. Restituire lo sguardo, in DWF, 8 (1989).
Curti L., La voce dell’altra, Meltemi, Roma 2006.
Kavanagh J., A summer and a winter in the two Sicily, Londra 1858.
Fauset E., The politics of writing: Julia Kavanagh: 1824-1877, Dublin 1998.
D’Arle M., Le sepolte vive,Trevi, Roma 1986.
Duby R. - Perrot G., Storia delle donne. L’Ottocento, Laterza, Bari 1996.
Sitografia
www.enciclopediadelledonne.it
www.wikipedia.org/wiki/Julia_Kavanagh
L’officina dei racconti | 91
Lessico Turistico: Crociera
Maria Gorga
La crociera rappresenta un esempio tipico di vacanza moderna che permette
di visitare, in un breve arco di tempo, paesi con costumi e cultura diverse e di
venire a conoscenza, nel corso dell’unica escursione prevista per ciascun porto,
degli aspetti più significativi dei paesi attraversati.
I prezzi, come per tutti i servizi marittimi, variano a seconda delle cabine
utilizzate (quelle collocate in alto o sul versante esterno sono generalmente
più costose di quelle collocate in basso o all’interno) e delle classi di servizio
delle navi e, di solito, sono comprensivi del passaggio marittimo, della pensione
completa a bordo e dell’uso della nave e delle sue strutture. Non comprendono,
invece, quasi mai, le escursioni a terra.
Chi sceglie una crociera cerca tranquillità, quella vita comunitaria che è la vita
di bordo (con giochi di ponte, danze e night club) e non si pone l’obiettivo di
conoscere a fondo i luoghi e i porti dove si fa scalo, essendo di solito le soste
molto brevi e le possibilità di compiere visite complete molto ridotte.
Si tratta di un prodotto che, dopo aver attraversato anni di difficoltà fino
quasi al 1980, è riuscito nuovamente a imporsi all’interesse del pubblico grazie
a un’offerta nuova e diversificata, che lo rende sempre più simile a un prodotto
turistico di successo: i villaggi.
Le continue attività, l’animazione, gli spazi per i bambini, gli spettacoli, la
possibilità di partecipare o meno ai giochi, di socializzare o di stare per conto
proprio, in un ambiente che si caratterizza per la bontà e la cura dei servizi,
rendono la crociera una forma di vacanza molto richiesta da chi cerca relax,
divertimento o entrambe le cose.
Paradossalmente, ciò che manca alle crociere rispetto al villaggio è proprio
il mare, che dalla nave non è fruibile. In compenso, però, ci sono gli scali: le
brevi, talvolta brevissime, visite alle località in cui si sosta, che permettono di
avere un’idea generale di luoghi diversi e consentono – cosa spesso gradita – di
acquistare con un solo viaggio souvenir di varia provenienza.
Oggi esistono crociere di tutti i tipi e per tutte le tasche: dal giro del mondo alle
crociere in combinazione con viaggi aerei, ai giri del mare (Mediterraneo, Baltico,
Mar del Nord), alle crociere della durata di un week-end, alle crociere-escursione
di una giornata e, ancora, a quelle a tema.
L’officina dei racconti | 93
Recensioni e segnalazioni
Falcone E., Apicella M., Il limone della Costa d’Amalfi. Ricette Storia Arte,
(Illustrazioni di Spector S.), Costa d’Amalfi Edizioni, Amalfi 2010, pp.175.
Ricette tradizionali a base di limone “sfusato” amalfitano, trucchi delle
nonne per prepararle, storia, illustrazioni con giardini di limoni che sembrano
emergere dal mare, immagini d’epoca con donne e ceste cariche di agrumi: Il
limone della Costa d’Amalfi. Ricette Storia Arte è tutto questo perché la cucina
tradizionale delle due Coste porta nelle mani, nel cuore e negli occhi tutti questi
elementi. Un libro per confermare che il cibo è tradizione, cultura, storia di un
popolo e piacere dei sensi.
Il limone della Costa d’Amalfi si presenta come una insolita combinazione di
ricette con il limone, di disegni, di storia dei piatti e di storia della limonicoltura
perché vuole testimoniare che i cuochi migliori, professionisti o dilettanti, sono
quelli che interpretano lo spirito di un territorio.
Allora è facile intuire perché non v’è traccia nel libro del consueto corredo
iconografico costituito da bellissime quanto asettiche foto. Mancano immagini
patinate che riproducono piatti perfetti ma un po’ “plastificati”, che potrebbero
provenire da qualsiasi cucina del pianeta (anche oltre… visti gli equilibri arditi
e le geometrie perfette di certe composizioni). “Oggetti” magnifici ma senza
identità, senza alcun legame con la terra e con i prodotti che li hanno originati.
Invece in questo libro, accanto alle ricette, trovano spazio le illustrazioni degli
ambienti e dei paesaggi della Costiera nei quali il limone è una cosa sola col
territorio, vi sono presentati antichi strumenti contadini e curiosi utensili da
cucina, vi trovano posto foto d’epoca, cartoline antiche e disegni d’autore. Non
vengono riprodotti i piatti ma una tradizione culinaria. Il messaggio è preciso:
ognuno può impiattare seguendo la propria fantasia e creatività, l’importante
è non perdere di vista i prodotti e le tradizioni che hanno originato. Questo è
il patto che i lettori sono chiamati a sottoscrivere attraverso questo inconsueto
ricettario che mette al centro lo “sfusato”, il prodotto più noto della Costiera
Amalfitana ma anche il modo con il quale la sua coltivazione ha trasformato i
paesaggi e, infine, come ha cambiato la vita degli abitanti nel tempo.
Ma chi sono gli autori? Ezio Falcone si occupa da anni di contribuire a
L’officina dei racconti | 95
restituire alla gastronomia il ruolo di testimonianza storica del territorio.
Nel libro ha condiviso questa idea con Sally Spector, scrittrice e illustratrice
americana, innamorata delle tradizioni gastronomiche italiane e con Maurizio
Apicella, appassionato collezionista di iconografia storica, che oggi prende
corpo attraverso il poderoso archivio www.amalficoastarchives.com costituito,
in anni di ricerca, da foto, stampe, cartoline, dipinti, etichette, immagini e oggetti
curiosi dedicati alla Costiera. “Questo è ricettario con un’anima”, come recita
la quarta di copertina, non può mancare nelle case di chi ama la buona cucina
ma anche di chi è curioso delle sue origini. Un volume bello nei contenuti,
presentati con il testo a fronte in italiano ed inglese, ma molto curato anche
nella veste grafica che lo rende una gradita idea regalo anche per chi voglia solo
sfogliarlo e gustarlo con gli occhi.
Teresa Falcone
96 | L’officina dei racconti
Gambardella M. C., Amalfi. Storia Figurata della prima Repubblica Marinara
d’Italia, Terra del Sole, Maiori-SA 2007, pp. 71, Euro 15,00.
La prof.ssa Maria Carmela Gambardella insegna lingua tedesca all’Istituto
Tecnico per il Turismo di Amalfi e spesso le è capitato di dover accompagnare
studenti e professori stranieri nel giro turistico della città.
Una visita che non può essere frettolosa e superficiale, perché richiede
continui rimandi alla storia.
Ma come rispondere ai mille interrogativi dei giovani che non riescono
a vedere nella città di oggi la potente prima Repubblica marinara d’Italia?
“Bisogna saper osservare” – è la sua risposta. E come rendere facile da capire
e addirittura attraente una storia millenaria dalle innumerevoli stratificazioni?
L’autrice, abituata “per deformazione professionale a spiegare semplificando
“, ha pensato di suddividerla in tante vicende separate e di illustrarle con disegni.
Il suo volume risponde alle istanze di rapida ed efficace consultazione così
pressanti in questa nostra società delle immagini. Ogni particolare della città
diventa così un piacevole racconto, non privo di un pizzico di ironia.
La chiarezza è il principale pregio dell’opera. Il testo scritto, pur tuttavia fedele
al dato storico ed esaustivo, è ridotto all’essenziale. Sono i disegni, tutti molto
dettagliati e ricchi di informazioni, che rendono immediata la comprensione
della storia mediante il sapiente uso di schemi e colori. Le carte geografiche
della Costa, le numerose mappe di Amalfi, le raffigurazioni di case, mercati
e commerci visti nella loro dinamica quotidiana, nonché delle attività tipiche
come la lavorazione della lana, carta o ferro, l’evoluzione dell’architettura civile e
religiosa, i vari eventi storici scorrono dinanzi ai nostri occhi come in un filmato.
Le illustrazioni, sempre corredate da scritte precise e illuminanti, hanno la
finalità di stuzzicare la curiosità, al fine di creare l’interesse e quindi il desiderio
di approfondire la conoscenza dell’argomento.
“La curiosità” – sostiene molto efficacemente l’autrice – “è come il colesterolo,
c’è quello buono e quello cattivo. Bisogna stuzzicare quello buono”.
Non manca nulla; i miti, i riti, le tradizioni, la flora, la fauna…. Il passato e il
presente si fondono, per restituirci un’immagine di Amalfi veritiera e completa;
in maniera incisiva, mai pedante.
Un libro avvincente, adatto a far appassionare i giovanissimi alla storia della
loro città, ma anche molto utile ai turisti – è stato tradotto, infatti, in inglese – e
a quegli amalfitani che finora non hanno avuto una grande familiarità con le
vicende della Prima Repubblica Marinara d’Italia.
Rita Di Lieto
L’officina dei racconti | 97
Rou P., L’angolo triste, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma 2009, pp. 191.
L’angolo triste è una raccolta di racconti.
Si potrebbero considerare realistici, purché si acconsenta a non limitare la
realtà a ciò che è scontato. Purché si accetti di vedere al di là, di assumere un
punto di vista obliquo e perciò più tagliente. Sono, in prevalenza, storie che non
hanno una sola spiegazione, e chiamano dunque il lettore alla sua parte: quella
di interrogare il testo senza aspettarsi risposta altro che da se stesso. Conta,
in queste che paiono costruzioni irrisolte o senza scopo, il non detto quanto
il detto, ciò che sembra la narrazione suggerire quanto ciò che sembra intuire
il lettore. Quasi mai è la vicenda ad alimentare l’attesa, piuttosto l’intensità di
un clima narrativo, la tensione che si percepisce, senza ragione, nell’aria. Se un
riferimento nobile sussiste, esso è esplicitato da subito: Cortazar. Viene però
mantenuto un carattere, un modo letterario autonomo, che costituisce forse
uno stile. Perché se è vero, secondo l’epigramma di Mallarmé, che “scopo del
mondo è un libro”, è pur vero che a scriverlo siamo chiamati tutti, ognuno dalla
sua personale angolazione.
L’autore, insegnante all’ITT di Amalfi, si avvale di uno pseudonimo, peraltro
idoneo a una pronta identificazione.
Berto Carretta
Mammato A. ( a cura di), La Santa e la Città: Santa Trofimena e Minori. Problemi
storiografici e tradizione manoscritta, Terra del Sole, Maiori-SA 2010, pp. 140.
Il Centro “Pompeo Troiano” di Minori opera da tempo come soggetto
culturale in campo principalmente storiografico, con riferimento all’ambito
territoriale costituito dalla costiera amalfitana con il suo inestimabile patrimonio
di storia, tradizioni e ricchezze ambientali.
Ne sono membri giovani studiosi animati da sincero spirito di ricerca, e facenti
capo al Presidente Dott. Antonio Mammato nonché al Vice Presidente Prof.
Fernando Lembo, docente presso l’Istituto Tecnico Turistico, oltre ad un Comitato
Scientifico composto da autorevoli rappresentanti degli atenei della Campania.
Il volume La Santa e la Città: Santa Trofimena e Minori. Problemi storiografici
e tradizione manoscritta è stato curato appunto da Antonio Mammato con
l’apporto dei suoi collaboratori, e costituisce il risultato di un’importante ricerca
attuata su di un reperto del sec. XI, la Historia inventionis ac translationis
et miracula Sanctae Trophimenae. Si tratta di un manoscritto redatto più di
mille anni fa in scrittura beneventana, e conservato fino alla metà del ‘600
98 | L’officina dei racconti
nell’archivio dell’antica Cattedrale di Minori, inviato poi a Roma e considerato
dalla storiografia ufficiale definitivamente perduto.
L’analisi condotta sul campo con puntiglio scientifico permette di far luce
sulle dinamiche che hanno caratterizzato l’intreccio tra la sfera religiosa, sociale
e culturale, connotando un contesto che mostra chiari legami con un più ampio
quadro di riferimento, all’interno del quale il culto di S. Trofimena, patrona di
Minori e del Ducato di Amalfi, risulta profondamente inserito. Le recentissime
acquisizioni storiografiche dimostrano una diffusione del culto nelle regioni
longobarde e in buona parte dell’Italia Meridionale, attestato soprattutto ad
opera della produzione agiografica beneventana nei centri scrittori monastici di
S. Vincenzo al Volturno e Montecassino.
Al di là del valore scientifico in senso bibliografico e archivistico, il volume
potrà interessare anche in chiave divulgativa quale testimonianza della vita e
dell’evoluzione di un territorio e di una comunità attraverso i secoli.
Paolo Russo
Andrea Carrano, Trittico conchese. Racconti, KastaliaMultimedia, Pontecagnano
(SA) 2005, pp. 32.
La prosa di Andrea Carrano, nei tre bozzetti racchiusi in questo volume,
tratteggia con segno impressionista un paesaggio che è della natura e dell’anima
al contempo. Per tocchi e sfumature lievi si dispiega un mondo fedele al proprio
modo di essere, ai mutevoli assetti del mare e della luce così come all’opera
dell’uomo: la pietra lavorata, gli attrezzi della pesca, gli aromi di cucina. E’
una vita piccola quella che inscena Carrano, e che ne muove la sintassi alla
stessa andatura dei marinai sulla rada o delle processioni alla festa. È un mondo
piccolo che restituisce il senso più vero di un’esistenza che non può (ma anche
non vuole) cambiare, legata com’è al rito, alla immutabile configurazione delle
colline e della costa, e per ciò stesso allo spirito antico del paese. Perché è di
un paese che l’autore principalmente racconta, con un lessico e un’onomastica
gergale che vale di per sé da scenario. Questa vita, questo paese forse non
esistono più, ed è perciò tanto più necessaria la scrittura di Carrano, più
toccante la sua evocazione commossa.
Paolo Russo
L’officina dei racconti | 99
Gli autori
Filippo Toriello
Dirigente scolastico dell’ITT di Amalfi
Anna Ruocco
Laureata in Lingua e letteratura straniera, già
alunna dell’ITT
Anna Esposito
Docente di Lingua e Letteratura italiana presso
l’ITT di Amalfi
Antonietta Falcone
Già Dirigente scolastico dell’ITT di Amalfi
Antonio Orlacchio
Dirigente scolastico dell’Istituto Statale d’Istruzione
Superiore “Pantaleone Comite” di Amalfi
Berenice Carbone
Docente di Lingua e Letteratura italiana presso
Istituto d’Istruzione Superiore “Pantaleone
Comite” di Amalfi
Francesco Criscuolo
Dirigente scolastico del Liceo Scientifico e Classico
“E. Marini” di Amalfi
Francesco Daniele
Esperto di lingua spagnola
Gaspare Apicella
Già docente dell’ITT di Amalfi
Iolanda Rago
Docente di Discipline turistiche aziendali presso
l’ITT di Amalfi
Lorenzo Cinque
Presidente Federturismo Campania
Maria Carmela Gambardella
Docente di tedesco presso l’ITT di Amalfi
Maria Della Monica
Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Amalfi
Bartolo Lauro
Presidente del Consiglio d’Istituto dell’ITT di Amalfi
Maria Gorga
Docente di Pratica d’agenzia presso l’ITT di Amalfi
Chiara Mammato
Docente di Lingua francese presso l’ITT di Amalfi
Mario Civale
Già Docente di Diritto e Legislazione turistica e
Fiduciario dell’ITT di Amalfi, sede di Maiori
Classe V A ITER dell’ITT di Amalfi
Cosimo Andretta
Maresciallo polizia locale del Comune di Conca dei
Marini
Edoardo Palescandolo
Docente di Discipline turistiche aziendali presso
l’ITT di Amalfi
Erica Laiso
Laureata in Lingua e letteratura straniera, già
alunna dell’ITT di Amalfi
Filomena Cavaliere
Docente di Lingua Francese presso l’ITT di Amalfi
Maurizio Apicella
Docente di Pratica d’agenzia presso l’ITT di Amalfi
Michela Amato, Annunziata Ferrara, Napoli Mirella
Alunni della classe V D dell’ITT di Amalfi
Palma Rossomando
Gia alunna dell’ITT di Amalfi
Raffaella Mandara Caiazzo, Immacolata Mandaro,
Salvatore Palmieri
Rappresentanti del Consiglio d’Istituto dell’ITT di
Amalfi, componente alunni
Indice
Introduzione
Filippo Toriello
p. 3
Studi Ricerche Memorie
Tra memoria, storia e narrazione: una nota introduttiva
Mario Civale
p. 10
Ricordi…
Antonietta Falcone
p. 15
Interventi Prospettive Esperienze
I P.O.N. e l’Istituto Tecnico per il Turismo: inquadramento generale
Anna Esposito, Chiara Mammato
p. 18
La formazione nel turismo crocieristico: un resoconto finale
Iolanda Rago
p. 29
Una classe in crociera
Michela Amato, Annunziata Ferrara, Mirella Napoli
p. 31
Certificazione di Lingua Francese.
Elementi di analisi sull’esperienza realizzata
Filomena Cavaliere
p. 33
Certificazione di Lingua Spagnola.
Una narrazione dal punto di vista dell’esperto
Francesco Daniele
p. 35
I P.O.N. La valutazione
Edoardo Palescandolo
p. 38
Intersezioni
Il primo imbarco
Palma Rossomando
Scambio Culturale con la Germania. ITT Flavio Gioia
e Sachenwaldschule Gymnasium Reinbek: una storia… che si ripete
Maria Carmela Gambardella
p. 44
p. 51
A Lubecca
Classe IV A ITER
p. 54
L’ITT è la sede dei nostri sogni
Raffaella Mandara Caiazzo, Immacolata Mandaro, Salvatore Palmieri
p. 55
Quando mi sono iscritta all’ITT. Ricordi e riflessioni
Anna Ruocco
p. 57
Il “mio ITT”
Erica Laiso
59
I portatori di interesse: le famiglie
Bartolo Lauro
61
Le sinergie: le imprese
Lorenzo Cinque
63
Tutela e salvaguardia del territorio
Cosimo Andretta
66
I mass media e la loro funzione di comunicazione della specificità
dell’Istituto Tecnico per il Turismo di Amalfi
Gaspare Apicella
70
Il Liceo Scientifico e Classico di Amalfi.
Il volto nuovo degli studenti in una scuola rinnovata
Francesco Criscuolo
73
Sul filo della narrazione: l’Istituto “Pantaleone Comite”
Antonio Orlacchio
76
L’Istituto Comprensivo Statale di Amalfi
Maria Della Monica
78
Tra Amalfi, Salerno e Paestum a metà dell’Ottocento.
Fotografi francesi in viaggio
Maurizio Apicella
82
Tre donne intorno al cor mi son venute…
Sguardi e narrazioni femminili alla Costa d’Amalfi
Berenice Carbone
87
Lessico turistico
Crociera
Maria Gorga
93
Recensioni e segnalazioni
95
«Utilizzeremo L’officina dei racconti come dispositivo
interpretativo e conoscitivo per la nostra storia
scolastica e di vita.
Attraverso i nostri racconti conferiremo senso e
significato al nostro modo di fare esperienza del mondo
per interpretarlo e prefigurarci eventi, azioni, situazioni
e su queste basi costruire forme di conoscenza che ci
orientano nel nostro agire quotidiano verso “sentieri di
umanità”».
(F. Toriello, Introduzione de «L’officina dei racconti I»)
ISBN 978-88-89821-98-5