Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti
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Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti
“Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Francesca Scandroglio Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense Università degli Studi di Roma La Sapienza Relatori: Dott.ssa Cristina Bonucchi – Dott.ssa Patrizia Torretta (Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On-line, Polizia Postale e delle Comunicazioni) Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense INDICE INTRODUZIONE I. Cos’è il sexting II. I numeri del fenomeno: la letteratura internazionale III. La ricerca a. Giovani e social network b. Sexting o …Sexmex? La prevalenza di un fenomeno difficile da accertare c. Le motivazioni sottostanti d. Snapchat: la App tanto amata (e altrettanto discussa) e. Sexting ed emozioni f. La valutazione del fatto e la percezione del reato g. Le differenze di genere h. Le richieste di aiuto IV. Intervista ad Antonio Pennisi CONCLUSIONI: Le soluzioni e le strategie Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 2 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense Sexting has brought together two things that adults fear most--teens' sexuality and technology – Danah Boyd INTRODUZIONE Internet rappresenta, nel mondo di oggi, uno strumento imprescindibile per i giovani (e non solo), dal punto di vista formativo, informativo, didattico, interattivo e relazionale. Il web 2.0, con le multiple possibilità di caricamento, download e sharing di immagini e video, in particolare attraverso i social network, costituisce senza dubbio una grande risorsa per i processi di apprendimento, socializzazione e costruzione del Sé e dell’identità. I ragazzi del 2016 sono “always-on”: solo per fare un esempio, da un recentissimo studio (Commonsense, 2015) si evince come i preadolescenti e gli adolescenti trascorrano in media quasi due ore al giorno nei social network; sono connessi ovunque e in ogni momento del giorno e della notte (Madden et al., 2013). I bambini imparano sin da piccoli ad utilizzare internet per comunicare, tenersi aggiornati, giocare, fare acquisti. L’ubiquità di internet pone tuttavia una serie di questioni relative ai rischi che i giovani possono incontrare sul web, il quale non di rado è terreno fertile per nuovi tipi di abuso, violenza e di sfruttamento minorile. In questo elaborato si parlerà del tema del sexting, presentando i risultati di una ricerca condotta in 6 classi di due Scuole Superiori di una città della Provincia di Varese, volta ad indagare pensieri, sentimenti, paure e opinioni di ragazzi dai 14 ai 17 anni in relazione a questo fenomeno. In questa piccola indagine si è cercato di valorizzare non solo la dimensione quantitativa ed epidemiologica, ma anche quella qualitativa, dando spazio all’espressione delle emozioni da parte dei ragazzi e offrendo loro la possibilità di di raccontarsi (anche con domande aperte). La voce dei ragazzi verrà poi messa a confronto con l’esperienza dell’esperto Dott. Antonio Pennisi, Ispettore Capo della Polizia Postale del Compartimento di Catania, intervistato con alcune domande sul suo lavoro quotidiano e, nello specifico, sui casi che riguardano il sexting. I. Cos’è il sexting: Secondo la definizione convenzionale, il sexting è descritto come “lo scambio di messaggi o immagini a sfondo sessuale” (Livingstone et al., 2011) e il “creare, condividere, inoltrare immagini di nudo o seminudo” attraverso telefoni cellulari e/o internet (Lenhart, 2009). La definizione ‘sexting’ è intrinsecamente confusiva. Lounsbury e collaboratori (2011) raccomandano di fare uso di una definizione più restrittiva, focalizzandosi sullo scambio di immagini tra i minori di anni 18 e quindi adottando un criterio di discriminazione basato sulla fattispecie di reato. Il problema di cosa includere e cosa no sotto la voce ‘sexting’ fa nascere una gamma di interrogativi. I messaggi di testo sono da intendere come sexting? Oppure, è da considerarsi valido solo l’invio e la ricezione di file multimediali? Ed ancora: il sexting implica necessariamente l’uso di un telefono cellulare/smartphone o nell’accezione rientra anche l’usare come mezzo il computer o altri devices? La questione non è puramente semantica, poiché anche i Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 3 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense risultati delle indagini scientifiche risentono direttamente dei criteri di inclusione o esclusione, adottati dal ricercatore. Wolak e Finkelhor (2011) cercano di mettere ordine utilizzando come metro di valutazione quello della gravità dell’atto, andando dal sexting cosiddetto “sperimentale”, messo in atto dagli adolescenti in un clima di fisiologica sperimentazione della sessualità, fino all’estremo del sexting “aggravato”, che sfocia in conseguenze non trascurabili e in atti criminali. Non è raro proprio chiedere ai ragazzi di distinguere dove fissare il limite dell’accettabilità del sexting e, come vedremo, di frequente questo risente della differenza di genere. In ogni caso, negli ultimi anni è notevolmente aumentato l’interesse delle istituzioni e dell’opinione pubblica su questo fenomeno, spesso al centro di dibattiti pubblici ed accademici. Il tema del sexting e del rapporto fra minori e nuove tecnologie porta inevitabilmente a valutare i rischi e pericoli connessi alla digitalizzazione, innescando spesso reazioni a catena di preoccupazione ed allarmismo. La scuola ha dovuto via via interfacciarsi con questo fenomeno e così anche i genitori, i servizi all’infanzia, gli operatori. Anche dal punto di vista normativo, si è cercato di capire come intervenire in caso di situazioni che vanno dalla creazione alla diffusione di materiale sessuale relativo a minorenni, con soluzioni che vanno da un tipo di giustizia più mite all’adozione di un’ottica più estremista (Lenhart, 2009). Disponiamo di numerosi studi scientifici sulla condizione psicologica e sociale della vittima, ma altrettanto importanti sono le ricerche che mettono in luce come il minorenne autore di reato spesso viva in una situazione di disagio familiare/socioculturale, che limita le loro capacità di controllo, di autoregolazione e di valutazione delle conseguenze (Loeber e Farrington, 2001). Il sexting rimane un argomento che spesso viene affrontato con posizioni che vanno dal proibizionismo alla totale indulgenza, in un contesto di cultura e società ‘sessualizzata’. Questo è evidente in programmi televisivi come per esempio “How To Look Good Naked”, divenuto famoso in UK, in cui le donne sono incoraggiate a fotografarsi nude per aumentare la sicurezza e la fiducia in se stesse e nella propria sessualità (Ringrose et al., 2013). Secondo il modello della “cultivation theory” (Gerbner et al., 1994) i giovani, nel continuo contatto con i media, ‘coltiverebbero’ gradualmente la credenza che il mondo reale coincida con quello digitale. La visione di contenuti sessualmente espliciti e pornografici sembra influenzare direttamente le relazioni intime, la stima e il rispetto nei confronti del partner, le modalità violente messe in atto nella coppia (Braun-Courville e Rojas, 2009). I contenuti sessuali che girano sul web, indicati a livello internazionale come SEIMS (Sexual explicit internet materials), presentano una visione della sessualità irrealistica, priva di rischi e spesso violenta e denigrante per le donne. Gli adolescenti che di continuo si interfacciano online con questo tipo di sessualità avrebbero più probabilità di sperimentare e giudicare normale comportamenti sessuali rischiosi e di adottare rappresentazioni discriminatorie nei confronti dell’altro sesso (Doornward et al., 2015). La linea che congiunge l’online e l’offline non sarebbe unidirezionale, bensì bidirezionale poiché i due mondi si influenzerebbero mutualmente a vicenda. Si metterebbe quindi innanzitutto in discussione la concezione secondo cui online e offline viaggino su due binari paralleli, ipotizzando oltretutto come non sono il virtuale influenzi la vita reale, ma anche viceversa (Livingstone, 2009). Tuttavia, ad oggi poco sappiamo rispetto al ruolo che fattori come quelli sociali, culturali, di origine etnica e così via, giocano nella messa in atto di comportamenti di sexting. In genere, sta ricevendo sempre più consensi la tesi che sostiene appunto la natura bidirezionale e reciproca, in cui i contesti personali fungerebbero anche da filtro per selezionare contenuti e messaggi, sessuali o meno (Doornwaard et al., 2015). Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 4 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense II. I numeri del fenomeno: la letteratura internazionale Secondo uno studio effettuato dal NCMEC, qualche anno fa (2009) gli adolescenti americani fra i 13 e i 18 anni dichiaravano: nel 9% dei casi di aver mandato messaggi/email contenenti riferimenti e foto sessualmente espliciti, nel 17% di aver ricevuto messaggi di questo tipo, nel 3% di averli inoltrati a qualcun altro.1 Il progetto “EU Kids Online”, attraverso interviste effettuate a domicilio, ci ha fornito una panoramica di quest’usanza in 25 Paesi (Livingstone et al., 2011). La media europea indicava una percentuale del 15% di adolescenti fra gli 11 e i 16 anni che dichiaravano di aver ricevuto messaggi a sfondo sessuale, percentuale che cresce con l’aumentare dell’età. Sempre nello stesso anno, il Pew Internet Research conferma la media europea, mettendo in luce come il 15% dei ragazzi americani dai 12 ai 17 anni rivelava di aver ricevuto messaggi sessuali e foto di nudo. In entrambi gli studi, il 4% ammetteva di aver inviato questi contenuti. In UK, nel 2009 la ricerca “Sex Tech”, nell’ambito della “National Campaign to Prevent Teen and Unplanned Pregnancy”, svelava come addirittura la metà dei ragazzi intervistati (48%) avesse ricevuto messaggi sessuali. Il 12% degli adolescenti inglesi ammette di aver registrato o aver preso parte ad un video a sfondo sessuale (Barter, 2015). Una recente ricerca effettuata da Telefono Azzurro e Doxa Kids (2016) indica come l’11% dei ragazzi conosca qualcuno che ha fatto sexting. Per quanto queste ricerche siano condotte con metodologie rigorose e prendano in esame campioni rappresentativi, data la difficoltà del tema trattato, è molto probabile che i risultati siano influenzati dai fenomeni dell’under-reporting e over-reporting (Livingstone et al., 2011). Infatti, le percentuali possono essere sottostimate, poiché subiscono l’effetto dell’imbarazzo e della desiderabilità sociale. Al contrario, è altrettanto possibile che questi risultati finiscano per essere sovrastimati, poiché i ragazzi che hanno fatto o fanno sexting acconsentano più facilmente a prendere parte al questionario. Sono pochi gli studi che fino ad ora sono andati ad esaminare l’eventuale correlazione fra le pratiche quotidiane di adolescenti e pre-adolescenti in rete e con le nuove tecnologie e il sexting. E’ questa pratica legata alla visione di pornografia online? Al contesto socio-economico-culturale? Al gruppo dei pari? E alle difficoltà in famiglia? Inoltre, letteratura scientifica sul sexting mostra come fino ad ora ci si sia focalizzati più sulla dimensione quantitativa, piuttosto che su quella qualitativa. Sappiamo che molti ragazzi fanno sexting, ma poco conosciamo rispetto le motivazioni, le aspettative, i significati e le paure che stanno dietro la semplice distribuzione a livello di popolazione. Il sexting non sempre vede coinvolti due minorenni, in alcuni casi dietro lo schermo dello smartphone o del computer si nasconde un estraneo adulto. L’era digitale ha infatti cambiato il concetto di abuso, rendendo più vulnerabili bambini ed adolescenti. Nel web i pedofili hanno molte possibilità di entrare in contatto con i bambini, attraverso svariati mezzi, quali le chat rooms, i social networks, i giochi online ecc. Collezionare Child abuse material (CAM) è ora notevolmente più semplice (Quayle, 2010). Se negli anni ’90 un pedofilo possedeva in media 150 immagini di bambini, ora possiede in media una collezione di 150.000 immagini (UNODC, 2014). I sex offenders in oggetto spesso collaborano online, sulla base di quella che gli esperti definiscono “collegial friendship” Ricerche americane mostrano come il 13% dei giovani tra i 10 e i 17 anni abbia ricevuto richieste di contatto da estranei (Wolak et al., 2010). Inoltre, non è raro che il rapporto che si instaura online con l’estraneo abbia un seguito in un contesto offline, come apice di un sistema che inizia con il guadagnarsi la fiducia del 1 https://www.cox.com/aboutus/take-charge.html?sc_id=cr_z_z_z_takecharge_vanity Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 5 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense minore, sessualizzando la relazione fino ad arrivare a mantenere il controllo sull’Altro (Livingstone et al., 2010). A livello nazionale, disponiamo dei dati della linea di aiuto 1.96.96 di Telefono Azzurro. Infatti, l’adescamento di minore da parte di adulti costituisce il 4% delle richieste di aiuto, riguardanti problemi in internet, che giungono alla linea 1.96.96 (Telefono Azzurro, Centro Nazionale di Ascolto, 1 aprile - 31 dicembre 2015). III. La ricerca E’ stato preso in esame un campione di un totale di 130 studenti, dai 14 ai 17 anni (età media 15,19; Maschi 42, Femmine 88; dev. standard 0,78), alunni di 6 classi 1^ e 2^ di due Scuole Superiori di una città della Provincia di Varese. Nelle ore di lezione è stato somministrato ai ragazzi un questionario anonimo, previo consenso dei genitori. Le domande (37, sia chiuse che aperte) vertevano sul rapporto tra giovani e nuove tecnologie e sull’utilizzo dei social. Il focus principale era sul fenomeno del sexting, a partire dalla conoscenza del fenomeno, della diffusione dello stesso tra i coetanei, della valutazione delle possibili conseguenze di esso. Al fine di comprendere nel profondo quali siano le emozioni associate allo scambio di messaggi e contenuti a sfondo sessuale, nel questionario è stata inserita un breve storia di un caso, fornito dalla Polizia Postale: “Simone ha 15 anni e vive nel Centro Italia. Un giorno, andando a prendere la sorella a scuola, conosce una sua compagna. La compagna di scuola della sorella ha 13 anni e si chiama Alice. Simone scrive ad Alice e i due iniziano a messaggiare, finchè lui le chiede di inviargli sue foto provocanti o senza vestiti ed anche un video di autoerotismo. Alice accetta di mandargli tale video, a patto che lui, dopo averlo visto, lo cancelli. Successivamente, Simone continua ad inviare tantissimi messaggi ad Alice, con la richiesta di inviargli nuovi filmati e selfie simili ai precedenti. La ragazza decide quindi di bloccare il profilo di Simone su WhatsApp, su Facebook e su altri social network. E’ in quel momento che Simone sceglie di mostrare il video osè che gli ha mandato Alice, inoltrandolo ad amici e compagni. In qualche modo, questo video arriva alle insegnanti di Alice, le quali si precipitano ad avvisare la madre della ragazza e le mostrano il filmato”. Tale caso è stato selezionato poiché, oltre a essere rappresentativo di quelli gestiti quotidianamente dai funzionari della Polizia, la vittima della storia (Alice2) è minore di 14 anni mentre l’autore di reato (Simone3) è maggiore di 14 anni. Attribuendo al ragazzo un’età maggiore di 14 anni, e dunque sopra quella che è la soglia dell’imputabilità nel contesto penale minorile italiano, si è cercato di analizzare quale sia la percezione dei giovani del reato e, in generale, delle possibili conseguenze di azioni di detenzione e diffusione di ciò che può essere catalogato come materiale pedopornografico. A partire da questo breve racconto, nelle domande successive è stato chiesto ai ragazzi di calarsi nella situazione ed immedesimarsi con i due protagonisti della storia, esprimendo le emozioni, i sentimenti e i pensieri elicitati dalla vicenda. Dopo la somministrazione, è stata offerta la possibilità di discuterne in classe, coinvolgendo anche l’insegnante, accogliendo le loro riflessioni e gli eventuali dubbi sul tema e altresì fornendo alcune 2 3 Nome fittizio ibidem Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 6 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense indicazioni sui Servizi a cui rivolgersi in caso di emergenza. a. Giovani e social network Se, come è comprensibile data l’età, la totalità dei ragazzi possiede uno smartphone (100%), sembra esserci una certa variabilità nei social network che utilizzano. Come si può osservare nel grafico 1, il 100% è iscritto a Whatsapp, che si classifica come il sistema di instant messaging più diffuso tra gli adolescenti. Facebook, dopo il boom di successo di qualche anno fa, non sembra più essere il social prediletto. Spiccano, infatti, le percentuali di giovani iscritti a due social network relativamente nuovi nel nostro Paese: Instagram (78%) e Snapchat (72%). Tali social, sono accomunati dal comune denominatore di essere piattaforme adibite al caricamento e alla visualizzazione di foto e video. Altrettanto diffusi sono social come Ask.fm (44%), basato sull’interazione domanda e risposta, spesso in un clima di anonimato, e Tumblr (31%). Altre scelte, aggiunte dai ragazzi, sono: Kik, Telegram, We chat, Habbo, Lovoo. In generale, sembra che le femmine siano più attive dei maschi sui social. A quali social sei iscritto? 100% 100% 82% 76% 69% 61% 62% 60% 57% 58% 48% 45% 42% 42% 45% 32% 24% 17% 7% 0% 0% 0%0% 26% 15% 7%7% 0% 0% 0%2% Maschi 7% 0%0% 7% 0% 0% 0% Femmine Grafico 1: Domanda 4) A quali social network sei iscritto? b. Sexting o …Sexmex? La prevalenza di un fenomeno difficile da accertare La maggior parte dei ragazzi intervistati dichiara di conoscere il fenomeno, definendolo come parte costante Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 7 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense della vita di molti conoscenti. Infatti, un consistente 64% lo ritiene un fenomeno particolarmente diffuso tra i coetanei. Rispetto alla possibilità che il sexting e lo scambio di selfie sessuali possa non sempre avere un lieto fine, il 43% pensa che sia probabile che le immagini finiscano nelle mani di altri, senza il consenso dell’interessato, il 37% lo ritiene “abbastanza probabile”. Il 26% confessa di essersi pentito almeno una volta di qualcosa che ha inviato; lo ammette più la popolazione femminile, rispetto a quella maschile (32% vs 14%). 26% Si è pentito di qualcosa che ha inviato Tuttavia, la maggior parte dei ragazzi è incerto quando si trova a dover definire il nome del fenomeno. Quasi la metà dei ragazzi (45%) pensa che il termine sia “sexmex” (in realtà inventato) e solo il 34% dà la definizione appropriata di “sexting” (grafico 2). Cyberbullismo Sexmex 2% Sexting Texting 11% 34% 45% Sexmex Grafico 2: Domanda 19) Come si chiama il fenomeno di inviare e ricevere selfie a sfondo sessuale? In ogni caso, il sexting sembra essere un argomento spesso oggetto di azioni di sensibilizzazione e formazione nella scuola e di confronto con i genitori. Più di un ragazzo su due (54%) ci dice che questo tema è stato trattato da un insegnante. Il 61% ne ha discusso con i genitori, confermando come essi costituiscono ancora un punto di riferimento fisso anche nella fase dell’adolescenza. Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 8 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense c. Le motivazioni sottostanti Abbiamo chiesto ai ragazzi intervistati perchè, secondo loro, i coetanei fanno sexting. A questa domanda, il 68% dei ragazzi intervistati risponde “per fare colpo” e il 59% ammette che “dietro allo schermo è più facile vincere la timidezza”. Emerge in questo modo come, di sovente, l’invio di questo tipo di messaggi nasconda insicurezza e fragilità rispetto alle relazioni amicali ed intime. Il sexting potrebbe così essere visto come un problema da inquadrare all’interno di una dimensione sociale e interpersonale incerta, tipica della condizione adolescenziale, caratterizzata dalla scoperta delle relazioni sessuali, in cui dietro la sperimentazione e la trasgressione si nascondono timore e timidezza. In aggiunta, il 42% dei ragazzi pensa all’invio di messaggi, foto e video intimi come un’azione conseguente alla richiesta di questo materiale da parte di qualcun altro (grafico 4). Non sempre l’Altro è una persona fidata e nelle cerchie più strette, visto che il 21% vede il sexting come lo strumento per “entrare in intimità con persone nuove”. Le motivazioni 68% Per fare colpo Perché dietro uno schermo è più facile vincere la timidezza 59% 42% Perché qualcun altro glielo chiede 35% Divertirsi 22% Perché lo fanno tutti 21% Per entrare in intimità con persone nuove Altro Per dimostrare i propri sentimenti ad una persona 15% 10% Grafico 4: Domanda 21) In base alla tua esperienza, perché i ragazzi della tua età inviano selfie provocanti o a sfondo sessuale? Nella casella “altro” molti ragazzi (15%) hanno liberamente espresso la loro opinione rispetto alle motivazioni che inducono i giovani a fare sexting. Di seguito, si copiano alcune delle risposte. “Perché in questo modo mostrano l’aspetto fisico e pensano di piacere di più” (Maschio) “Per dimostrare di avere un bel corpo e essere desiderate da qualcuno” (Femmina) “Per sentirsi grandi” (Femmina) “Per sentirsi importanti” (Femmina) Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 9 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense d. Snapchat: la App tanto amata (e altrettanto discussa) Come abbiamo visto nel paragrafo a), tale social network è usato dal 72% degli adolescenti che hanno preso parte al questionario, secondo in classifica dopo Instagram. Questo dato è in linea con le evidenze statunitensi, per cui attualmente queste due applicazioni sono al top della classifica nella fascia di età 14-24 anni. In tutto il mondo, Snapchat è tra le dieci applicazioni più scaricate in cento Paesi. I dati ci dicono che gli utenti hanno un’età media compresa tra i 12 e i 34 anni, per un totale di circa 100 milioni di utenti nel mondo. Facebook è ormai diventato un mezzo di comunicazione per genitori, insegnanti, politici, istituzioni, dove vengono spesso trattati argomenti “seri”, per cui abbiamo assistito ad un progressivo calo di attrazione da parte dei ragazzi per questo social. Al contrario, Snapchat si presenta come giocoso, easy, leggero in cui si condividono brevi aspetti della propria vita. Per usare le parole del fondatore, Spiegel: “Abbiamo reso molto complicato ai genitori mettere in difficoltà i loro figli. Snapchat serve più a condividere momenti personali che a essere visto da tutti” (Settimanale “Internazionale”, aprile 2016). Un momento dopo aver mandato o ricevuto la foto o il video, questo sparisce, basandosi su un meccanismo di “autodistruzione”: Snapchat è spesso associata al fenomeno del sexting. Nel campione oggetto della ricerca, il 47% dei ragazzi che usano Snapchat (n=96) ammette di aver incontrato nel social qualcosa che li ha turbati. Quasi 1 ragazzo su 2 Ha incontrato qualcosa che lo ha turbato su Snapchat Il 14% dei ragazzi ci dice di aver nascosto foto all’interno di App protette da codici di accesso. Una di queste, Hide it Pro, è stata oggetto di un recente scandalo nella Canon City School dello Stato americano del Colorado. In questa scuola, centinaia di studenti nascondevano immagini e video di nudo dietro App di questo tipo. e. Sexting e emozioni Con lo scopo di capirne di più rispetto ai sentimenti e agli stati d’animo associati al sexting, è stato presentato ai ragazzi un elenco di emozioni, chiedendo mettendosi nei panni di Alice in differenti situazioni di spuntare come si sarebbero sentiti al suo posto. Le situazioni erano le seguenti: - Domanda 5) Come pensi si sia sentita Alice quando Simone ha chiesto il suo numero e l’ha contattata per la prima volta? Domanda 6) Come pensi che si sia sentita Alice quando Simone ha iniziato a chiederle di mandare video di sé nuda o di autoerotismo? Domanda 7) Come pensi si sia sentita Alice quando ha saputo che sua madre e le sue insegnanti avevano visto il video? Dai dati raccolti, la maggioranza dei ragazzi, alla domanda riguardante il primo contatto e il corteggiamento Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 10 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense (domanda 5) risponde: incuriosita (81%), felice (63%), lusingata (56%) imbarazzata (47%). Quando viene fatta la prima richiesta di invio di materiale pornografico (domanda 6), i ragazzi immaginano che Alice si sia sentita: imbarazzata (86%), nervosa (44%), eccitata (43%), spaventata (42%), sexy (34%). Una volta che il video è stato divulgato a madre e insegnanti, ritengono probabile che si sia sentita: umiliata (95%), imbarazzata (78%), sconvolta (74%), disperata (74%), arrabbiata (59%), delusa (46%), triste (46%). Come possiamo osservare dal Grafico 5, si passa gradualmente dalla curiosità e dalla gratificazione per l’interesse allo sconforto e alla delusione per il torto e l’umiliazione subiti. 95% 86% 81% 78% 74% 63% 74% 59% 56% 47% 74% 46% 44% 39% 40% 43% 42% 46% 34% 29% 24% 22% 13% 12% 2% 22% 0 3% 0 6% 0 0 Domanda 5) 10% 2% 0 Domanda 6) 22% 15% 12% 0 0 1% 0 2% 2% 2% 0 2% 0 5% 2% Domanda 7) Grafico 5: Domande 5), 6), 7) f. La valutazione del fatto e la percezione del reato La totalità dei ragazzi intervistati (100%) giudica sbagliato il comportamento di Simone, mostrando così di non condividere il comportamento di diffusione del video di Alice. In aggiunta, il 93% del campione non ritiene che l’azione di Simone possa essere uno scherzo, dato che contrasta nettamente con la dimensione ludica che viene spesso apportata come giustificazione per atti di questo tipo. Quanto i giovani comprendono il rischio che il sexting sfoci in un reato punibile dalla legge? La devianza in età adolescenziale è quindi un fenomeno di notevole complessità, connesso a un ventaglio di Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 11 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense fattori di rischio differenti, che variano dalla dimensione individuale, a quelle sociale e culturale, spesso interagenti fra loro. Alla devianza “tradizionale”, che risulta più spesso inserita in realtà di grave emarginazione sociale, negli anni recenti sono andate ad aggiungersi manifestazioni devianti espressioni di nuovi tipologie di problematica e disadattamento. Tali manifestazioni possono spesso sfociare in atti devianti e comportamenti criminali, che necessitano di approcci seri e definiti.4 Negli atti devianti messi in atto con le nuove tecnologie, sono molto spesso coinvolti giovani appartenenti a famiglie benestanti, che frequentano scuole superiori di livello. Allo stesso tempo, ad un’analisi più approfondita, il contesto familiare di questi ragazzi si rivela disgregato e conflittuale. Secondo l’art. 600-ter del codice penale, è punito per il reato di Pornografia minorile chi, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale pornografico di minori degli anni 18. Per pornografia minorile intendiamo appunto ogni rappresentazione, con qualsiasi mezzo, di un minorenne coinvolto in età sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni 18 per scopi sessuali. Dalle risposte dei ragazzi del campione si evince una certa consapevolezza del fatto che l’azione di diffusione da parte di Simone del video di autoerotismo di Alice costituisca un reato. Lo afferma il 98% dei ragazzi, portandolo anche come argomento di discussione in classe dopo aver terminato il questionario, consci sia del fatto che il problema coinvolga sia il tema della violazione della privacy, sia la minore età di Alice. Nel questionario si è cercato di indagare se i giovani ritenessero il fatto di salvare immagini pornografiche dell’amico/a minorenne, anche se inviate da quest’ultimo/a con consenso, potesse costituire in un reato penale. Infatti, secondo l’art. 600-quater c.p., chiunque consapevolmente si procura o detiene materiale pornografico di un minore di anni 18 va incontro a sanzioni penali. Tuttavia, il 71% dei ragazzi afferma che Simone, salvando sul suo telefono il video di Alice, non ha commesso un reato (grafico 6). Simone ha commesso un reato? 98% 71% 28% 1% Salvando il video di Alice SI NO Diffondendo il video di Alice Grafico 6: Domanda 14) Simone, salvando il video sul suo telefono, ha commesso un reato punibile dalla legge? e domanda 15) Simone, diffondendo il video, ha commesso un reato punibile dalla legge? 4 Ministero dell’Interno, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (2014). Garantire i diritti dei minorenni. VademecumperleForzediPolizia. Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 12 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense Sempre ad avvalorare questa tesi, il 92% del campione riconosce le conseguenze negative che potrebbe subire la vittima, ma ha poco chiaro lo scenario che si prospetta per chi ha diffuso la foto (reato di pornografia minorile – art. 600-ter), per chi la salva e la condivide (reato di detenzione di materiale pedopornografico – art. 600-quater), si raggiunge rispettivamente una percentuale del 13% e del 35%. Ilsextingcausaproblemi.... 92% 35% 13% A chi si è fotografato A chi riceve la foto A chi la condivide con terzi Grafico 7: A chi, secondo te, questa abitudine può causare problemi? In generale, abbiamo chiesto ai ragazzi di valutare la probabilità delle conseguenze, su una scala da “decisamente” a “per niente” (Tabella 2). Quali pensi potrebbero essere le conseguenze per Simone? Abbastanza Decisamente Per niente Castigo da parte dei genitori 31% 11% 49% 89% 21% 0% Perquisizione domiciliare da parte della Polizia Essere indagato per un reato 38% 41% 20% 11% 42% 48% Nessuna conseguenza legale perché 50% Simone è minorenne Nessun tipo di conseguenza negativa 33% 32% 4% 18% 63% Sospensione da scuola Tabella 2: domanda 18) I ragazzi del campione sembrano aspettarsi delle conseguenze più sul piano delle “punizioni infantili”, ovvero una sospensione da scuola (“decisamente” nel 49%) o un castigo dei genitori (“decisamente” nell’89%), piuttosto che delle conseguenze sul piano legale. Il 48%, infatti, non ritiene probabile che chi chiede/detiene/diffonde foto o video venga indagato penalmente, soprattutto perché minorenne (505). Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 13 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense g. Le differenze di genere Alcuni ricercatori inglesi hanno evidenziato come il genere della vittima abbia un effetto notevole sulla valutazione dell’accettabilità dell’atto di fare sexting e sull’attribuzione di responsabilità agli attori in gioco. Ciò che emerge da queste indagini è quello che viene definita l’aderenza ai “sexual double standards”, secondo cui per i giovani, ma anche per la società in generale, sarebbe più accettabile che un ragazzo faccia sexting, rispetto ad una ragazza. In questo studio di Ringrose e collaboratori (2013), tutti i giovani, maschi e femmine intervistati, ammettevano che i maschi che facevano sexting erano più facilmente definiti come “cool”, anziché derisi o additati. D’altro canto, le ragazze erano più facilmente giudicate come “sluts”. “Alice porterà per sempre l’etichetta della ‘poco di buono’” (Femmina) “Per Alice ci sarà il rischio di essere derisa, presa in giro e umiliata; di rovinare la sua reputazione e dignità” (Femmina) “Tutti la considereranno una persona poco seria e facile da ingannare” (Femmina) E’ fondamentale fare delle considerazioni sulle dinamiche di gruppo, in cui l’adolescente si identifica e grazie al quale spesso non valuta negativamente il proprio comportamento delittuoso o quello dei coetanei. Entrano in campo, in questi casi, meccanismi di disimpegno morale. Al di là delle azioni individuali, sono assai più frequenti le azioni riconducibili al “gruppo”, nel quale l’autonomia individuale si annulla sino alla completa aderenza alle norme dettate dal gruppo dei pari. Inoltre, l’influenza dei pari devianti è probabilmente il più forte fattore di rischio per il comportamento antisociale, anche in età adulta (Ripamonti, 2011). Un’altra questione riguarda l’attribuzione di responsabilità nei casi di sexting. Quando ai ragazzi (di entrambi i generi) viene chiesto se secondo loro la colpa sia di chi ha inviato le foto, oppure di chi le ha diffuse, è più frequente che diano più peso alle azioni della ragazza o comunque, di chi ha dato inizio lo scambio, inviando le prime foto (Ringrose et al., 2013). Nello stesso studio, i ricercatori riportano la testimonianza di una ragazza di 10 anni: “I don’t know. I think she took the picture, she sent it to her boyfriend and then he was just being very stupid and just showed it around to everyone. I mean I think she was stupid because why would you send your naked pictures to a boy that you have just been going out with for a week or two? “ In quest’ottica è chiaro che si perda il focus sulla la fase che precede l’invio dei materiali, caratterizzata da insistenza e pressione psicologica in escalation, che termina con l’invio dell’immagine da parte della minorenne (o del minorenne) per fiducia o addirittura esaurimento. L’attribuzione di una buona parte della responsabilità a quella che poi sarà la vittima è particolarmente evidente nel caso in cui il contatto iniziale avesse un seguito nella vita offline. Molti ragazzi danno per scontato che dietro l’invio da parte delle ragazze di selfies provocanti ci sia un desiderio di incontrarsi di persona e concedersi sessualmente (Ringrose, 2013). Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 14 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense 93% pensa che la situazione sia in parte colpa di Alice (domanda 12) “Alice avrebbe potuto evitare di inviare le foto” (Femmina) “Dovrebbe imparare a prendersi le proprie responsabilità: prima di agire come ha fatto Alice ci penserei” (Femmina) “Non credo che Simone verrà escluso del gruppo di amici. No, più che altro per gli amici non ha molto valore negativo quello che ha fatto” (Maschio) “La maggior parte dei ragazzi fa sexting per non perdere la stima degli amici” (Maschio) La differenza è notevole anche sul fronte della reputazione: se l’87% dei ragazzi percepisce la reputazione di Alice come “rovinata”, solo il 35% di essi pensa lo stesso di Simone. Tale percentuale è uguale tra Maschi è Femmine, che mostrano di valutare la situazione nello stesso modo (grafico 8). Pensi che la reputazione di Alice/Simone sia rovinata? 87% 3% 35% 10% Alice 35% 29% Simone SI NO Non saprei Grafico 8: Domanda 16) Pensi che la reputazione di Alice sia rovinata? e 17) Pensi che la reputazione di Simone sia rovinata? Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 15 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense h. Le richieste di aiuto E’ stato chiesto ai ragazzi cosa altro avrebbe potuto fare Alice, oltre a bloccare Simone sui social, con lo scopo di conoscere quali strategie metterebbero in atto nel caso si trovassero in una situazione simile. I risultati sono controversi, poiché i giovani – come d’altronde ci si aspetta nel tumulto adolescenziale – ondeggiano tra il domandare un supporto a qualcuno di fiducia e il “cavarsela da soli”. Infatti, l’87% vede come soluzione il chiedere aiuto a qualcuno, mentre il 62% cercherebbe di risolvere evitando il coinvolgimento di terzi, incontrando Simone e cercando di chiarire (percentuali simili sia per maschi che per femmine). Cos'altro avrebbe potuto fare Alice? 11% Minacciare Simone 62% Incontrarsi con Simone e cercare di chiarire Stare in silenzio 0% Chiedere aiuto a qualcuno 87% Pubblicare a sua volta foto compromettenti/umilianti di… 3% Altro 9% Grafico 9: Domanda 8) Cos’altro avrebbe potuto fare Alice, oltre a bloccare il contatto di Simone? Come è intuibile, soprattutto nella fase adolescenziale, le distanze intergenerazionali rendono difficoltosi il dialogo e la comunicazione fra genitori e figli, a maggior ragione se il tema implica l’area della sessualità (Ripamonti, 2011). Man mano che la dipendenza emotiva dai genitori diminuisce, il gruppo dei pari e degli amici acquista importanza. In generale, in adolescenza, il gruppo dei pari offre un supporto emotivo ed affettivo in periodo di transizione, volto alla formazione di un senso d’identità autonoma da quella dei genitori. Gli amici aiutano ad affrontare ansia, paure, conflitti interni ed esterni. Come è intuibile, man mano che l’identità si fortifica, i gruppi di coetanei diventano meno vitali e quindi meno desiderabili (Ripamonti, 2011). Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 16 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense Per questi motivi, abbiamo chiesto ai ragazzi intervistati a chi chiederebbero aiuto se si trovassero in una situazione simile a quella di Alice. I risultati possono essere osservati in Tabella 1. “A chi chiederesti aiuto se ti trovassi nella situazione di Alice?” 1° scelta 2° scelta A nessuno 12% 12% Amico 54% 24% Fratello/sorella 3% 1% Genitore 28% 39% Polizia 2% 10% Psicologo 1% 14% Tabella 1: Domanda 9) Da questa domanda si evince come i ragazzi tendano a rivolgersi prima di tutto agli amici (54%), probabilmente visti come fidati confidenti e non giudicanti. Tuttavia, come seconda scelta il 39% dei ragazzi opterebbe per chiedere aiuto ai genitori, mostrando come l’adulto rimane una figura di riferimento, nonostante questi problemi possano implicare un senso di vergogna e senso di colpa, come dice una ragazza: “Credo che Alice proverà senso di colpa nei confronti dei genitori, per quello che ha fatto”. IV. Intervista ad Antonio Pennisi Intervista a Dott. Antonio Pennisi (Polizia Postale e delle Comunicazioni – Compartimento di Catania) • • • • Da quanti anni svolge il suo servizio in materia di contrasto alla pedopornografia online? Svolgo questo tipo di lavoro da circa 4 anni. E’ genitore? Sì, ho due figlie. Le è capitato di gestire indagini di sexting? Sì, purtroppo mi trovo molto spesso a gestire indagini che riguardano il sexting e la conseguente diffusione di immagini di minorenni a terzi. Se ne ricorda una in particolare? Mi ricordo chiaramente un caso, esemplificativo di tanti altri, in cui una ragazzina 14enne conosce un ragazzo un po’ più grande di lei, che non frequenta la sua stessa scuola. I due iniziano a sentirsi e alla fine si “fidanzano virtualmente”. In seguito, il ragazzino chiede che gli invii delle foto provocanti, lei accetta di inviarne qualcuna senza vestiti. Dopo qualche tempo, si rende conto della gravità della situazione e interrompe l’invio delle immagini. Il ragazzo decide, anche a mo’ di vanto, di diffondere a terzi queste foto. La condizione di disagio della ragazza Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 17 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense • • • • • • viene notata dai suoi genitori, i quali, compresa la situazione, decidono di sporgere denuncia alla Polizia Postale. Quali sono state le difficoltà incontrate nel raccogliere la testimonianza della vittima? E’ noto come la vittima di fenomeni come quello del cyberbullismo provi sentimenti di sconforto e di estrema vergogna, che possono portare ad un progressivo ritiro dalle relazioni sociali; tale isolamento si manifesta sia con il gruppo dei pari, sia all’interno del nucleo familiare e costituisce sicuramente un ostacolo anche nel corso della testimonianza. E’ molto facile che la vittima sperimenti il senso di colpa; penso per esempio a quei casi in cui la ragazzina si fida del partner e gli invia di sua spontanea iniziativa foto intime e provocanti. I genitori erano presenti? No, solitamente i genitori non sono presenti. Inoltre, tutte le testimonianze sono videoregistrate. Le sommarie informazioni testimoniali sono state raccolte con l’aiuto di un esperto di psicologia? Certamente, dato l’argomento delicato, è indispensabile che in sede di testimonianza sia sempre presente un esperto nell’ambito dell’ascolto minorile. Grazie al professionista, uno psicologo o un neuropsichiatra infantile, riusciamo a relazionarci al ragazzo/alla ragazza, comprendendo quali sono gli aspetti che possono essere approfonditi ed evitando assolutamente atteggiamenti di inquisizione. Con le psicologhe, che ci collaborano, si è instaurata una collaborazione intensa; basta uno sguardo, per capire come instaurare il dialogo col minore , ovvero se è il caso di insistere o se invece è il caso di moderare le domande. Chi si è occupato dei genitori se non presenti all’ascolto? Come dicevo, l’interrogatorio viene effettuato in una stanza in cui sono presenti: il minore, i funzionari di Polizia, i vari esperti, ma non i genitori. Tra le altre cose, ciò permette al ragazzo di esprimersi liberamente, riguardo situazioni intime e personali, a cui sono spesso connessi sentimenti di imbarazzo e vergogna, che aumenterebbero alla presenza dei genitori. Bisogna dire che generalmente i genitori delle vittime sanno che cosa hanno subito i loro figli, dal momento che nella quasi totalità dei casi sono loro stessi a sporgere denuncia dopo esserne venuti a conoscenza. Tuttavia, quando viene comunicato loro che non possono partecipare all’interrogatorio, si mostrano molto preoccupati all’idea di abbandonare il figlio e di non poterlo aiutare a gestire questo momento nuovo e complicato. Dunque, è importante fornire anche ai genitori un qualche tipo di sostegno. Solitamente, mi occupo direttamente io di questo aspetto e cerco di rassicurarli e aiutarli nel miglior modo possibile. Ha partecipato alla perquisizione dell’autore di reato? E quali reazioni ha osservato in lui? Credo che nel pensiero comune sia facile immaginarsi il disagio provato dalle vittime, ma un po’ più difficile sia comprendere le reazioni e i pensieri del minore autore di reato. Sin dai primi giorni del mio lavoro, mi sono reso conto che, di frequente, il minore che delinque sperimenta sentimenti di vergogna e imbarazzo, quando è messo di fronte a ciò che ha fatto. Molti di loro non sono assolutamente consapevoli del reato che hanno commesso e della possibile condanna che possono subire, fino al momento in cui interveniamo: per loro rientra ancora tutto nella dimensione del gioco. Che reazioni ha osservato nella famiglia dell’autore di reato? Le famiglie tendono a reagire in modo estremamente diverso fra loro, in base al rapporto che hanno con il figlio/la figlia, all’età e al background socio-culturale. In base alla mia esperienza, credo che il tipo di estrazione sociale incida molto sulla percezione che i genitori hanno del reato commesso dal figlio minorenne. Purtroppo, mi sento anche di affermare che spesso le mamme e i papà degli autori di reato non si rendono pienamente conto della gravità del fatto, mostrandosi invece inclini a definirlo come “uno scherzo fra ragazzi”. In questi casi, invito questi genitori ad invertire le parti e a mettersi nei panni della vittima e della famiglia della vittima. Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 18 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense • • • • • • Quali sono state le difficoltà incontrate nel gestire le loro reazioni? Le difficoltà maggiori riguardano il riuscire a far capire ai genitori dell’autore di reato che quello che il figlio ha commesso, consiste in un reato penale vero e proprio. Qual è l’approccio del vostro Dipartimento per affrontare casi di questo tipo? Mi permetta di usare una definizione a me cara, quando dico che l’intervento in queste situazioni deve configurarsi in una vera propria “Azione sociale”. Credo che il nostro compito fondamentale sia quello di garantire alla vittima e all’autore di reato una rete di tutela a 360°, in grado di farsi carico dei minori attivando più Servizi e Agenzie sul territorio. Cosa ne pensa di questo tipo di fenomeno come padre/persona? Cerco di essere un padre attento: anche grazie al mio lavoro, so che questi fenomeni esistono e sono altrettanto consapevole del fatto che sono molto diffusi e che non è raro che coinvolgano adolescenti come tutti gli altri, tra i quali potrebbero esserci i nostri figli. Scattarsi selfie “sessuali” è una moda che dilaga fra i giovani e sfocia spesso nell’invio di queste immagini/video ad amici e partner. Mi sono fatto l’idea che molti genitori, nel momento in cui vengono a conoscenza dell’abitudine del figlio di praticare “sexting”, rimangano esterrefatti più che altro perché non si capacitano che il loro bambino stia crescendo e stia acquisendo una certa maturità sessuale, aspetto che spesso sembra preferiscano negare. E come poliziotto? In questi quattro anni di Servizio presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni, ho avuto modo di poter entrare in punta di piedi nel particolare mondo degli adolescenti e ho cercato di immedesimarmi in loro, di comprendere le loro difficoltà e le loro paure. Credo fermamente che solo ponendoci in un’ottica di comprensione ed empatia, abbandonando l’atteggiamento giudicante e criticante tipico del mondo adulto, possiamo fare chiarezza su questo fenomeno. Non è facile: per questo definisco il mio lavoro come “un’esperienza formativa” che non si esaurisce mai. Se dovesse immaginare un momento formativo su questo fenomeno, quali sono gli aspetti che vorrebbe approfondire? Da addetto ai lavori, sono profondamente convinto che la chiave stia nella prevenzione. E’ cruciale che i nostri figli vengano sensibilizzati sull’utilizzo di internet e delle nuove tecnologie; deve passare l’idea che internet è un luogo fantastico e pieno di opportunità, ma che allo stesso tempo può nascondere insidie e pericoli. Ugualmente, dovremmo formare i nostri ragazzi passando il messaggio che le cose personali, quando postate in internet, perdono la dimensione del privato e diventano di dominio pubblico. Evitiamo però il proibizionismo: sappiamo bene che impedire qualcosa ad un adolescente equivale a stimolare la sua ricerca del brivido e dell’andare controcorrente. Per risolvere questo fenomeno è necessario… Progettare un’azione più ampia, che consista in un reale impegno di ognuno di noi, a partire dalla società civile, alla scuola e alle Istituzioni. Dalla preziosa testimonianza del Dott. Pennisi, esperto del settore, emergono temi cruciali come: la necessità di un approccio integrato e multi-professionale, le modalità per relazionarsi con le vittime e con la famiglia di esse. Ancora, la visione della devianza giovanile come un’estrema sofferenza e un disagio che vanno compresi, ma prima di tutto prevenuti con “azioni sociali” di sensibilizzazione e formazione. A tal proposito riportiamo di seguito i requisiti minimi per il lavoro degli operatori con le vittime minorenni di abuso sessuale online, racchiusi nel “Vademecum per le Forze di Polizia” (2014, Ministero della Giustizia e dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza): 1. Formazione integrata: Tutti i professionisti devono condividere un linguaggio e conoscenze comuni, per affrontare il fenomeno e facilitare lo scambio di informazioni e la collaborazione fra le differenti aree di intervento che operano nelle singole situazioni; 2. Conoscenza della normativa relativa al caso: Tutti gli attori coinvolti devono avere una conoscenza Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 19 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense 3. 4. 5. 6. 7. di base della normativa esistente così da riconoscere il fenomeno, e migliorarne la rilevazione/segnalazione e la gestione nella rete di protezione; Conoscenza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: Tutti gli attori coinvolti nel percorso devono conoscere gli strumenti tecnologici adoperati dalle persone di minore età, i bisogni e le motivazioni che sottendono al loro utilizzo e i rischi associati; Conoscenza degli aspetti clinici o psicosociali del fenomeno: Tutti gli attori coinvolti nel percorso devono avere una conoscenza di base delle caratteristiche e delle implicazioni dell’abuso sessuale online, ovvero le possibili conseguenze psicologiche derivanti dall’esposizione diretta al- l’evento traumatico, al fine di assumere un approccio in grado di ridurre al minimo il rischio di rivittimizzazione; Conoscenza del contesto: Tutti i professionisti coinvolti devono conoscere i vari contesti all’interno dei quali si opera (giudiziario, sociale, psicologico, educativo), nel rispetto delle reciproche competenze; Lavoro integrato multidisciplinare: È necessaria una completa collaborazione e integrazione tra servizi e tra professionisti, sia sul piano dell’intervento nei singoli casi, sia in merito all’interazione istituzionale, utilizzando le reti presenti sul territorio e le forme di collaborazione già individuate (linee guida, protocolli, ecc.); Tempestività del processo di intervento: La presa in carico psicosociale della vittima e della sua famiglia, se protettiva, va attivata il più tempestivamente possibile, per fornire le più opportune forme di supporto sia nella fase di scoperta dell’abuso, che rappresenta un momento di crisi per la famiglia, che nel successivo percorso giudiziario. Nel concreto, significa attuare momenti di confronto tra le forze di polizia, Autorità Giudiziaria, Istituzione scolastica e Servizi Socio-sanitari Territoriali preposti alla tutela dei minori, con una frequenza che verrà stabilita caso per caso, sviluppando momenti di coordinamento e cooperazione, per stabilire insieme percorsi, tempi e modalità di azione, durante ogni fase dell’intervento (indagini, percorso giudiziario, ecc.). In generale quindi, soltanto una presa in carico integrata da parte di tutti i servizi del territorio assicura la protezione del minore e l’efficacia degli interventi in suo favore. CONCLUSIONI: Le soluzioni e le strategie Come abbiamo visto, le nuove tecnologie sono parte integrante delle vite dei nostri ragazzi e influenzano i loro meccanismi di socializzazione e di relazione, la costruzione del sé, lo sviluppo dell’identità e della personalità. Come abbiamo visto, i ragazzi molto spesso sanno perfettamente distinguere tra giusto/sbagliato. Allo stesso tempo, dalla ricerca emerge come, molto di frequente, gli adolescenti sottostimino le conseguenze di atti che possono configurarsi in veri e propri reati. Come possiamo proteggere i ragazzi dai rischi della rete, assicurando la maggior tutela possibile di bambini e adolescenti online? Gli interventi possono essere di tipo sanzionatorio o educativo; nel primo caso ci si focalizza sul comportamento agito, sulla gravità di esso e sulle conseguenze provocate alla vittima. In questo modo, si focalizza l’attenzione sul “qui e ora”, non favorendo cambiamenti a lungo termine. Al contrario, gli interventi educativi sono invece finalizzati a promuovere un radicale cambiamento della situazione, stimolando la ricerca autonoma di soluzioni adeguate (Ripamonti, 2011). Adottare la linea del proibizionismo e porre un duro veto a questa pratica non darebbe risultati positivi. La sottrazione del Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 20 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense cellulare, prospettata da molti adolescenti del campione come uno dei più probabili provvedimenti messi in atto dai genitori, non è certamente la più efficace. L’unica vera soluzione per incidere sul fenomeno pare essere quella di implementare vere azioni di prevenzione coinvolgendo genitori, familiari, insegnanti, professionisti dell’infanzia, con lo scopo di creare una rete di sensibilizzazione al problema e di educazione a un buon uso della rete. E’ dunque fondamentale adottare un atteggiamento di apertura e comprensione, immergersi in un clima di ascolto e dialogo, educando il minorenne a valutare rischi, pericoli ma anche, e soprattutto, opportunità della rete. e promuovendo le buone prassi sull’uso di internet e delle nuove tecnologie. Evitiamo quindi la “patologizzazione” di ogni tipo di rapporto fra i giovani e internet. I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di internet, ma di un internet di qualità, che regali loro competenze e strumenti per crescere e maturare in sicurezza. Varie sono le iniziative nell’ambito internazionale che cercano di perseguire questo obiettivo. Ricordiamo la “European Strategy for a Better Internet for Children”, elaborata dalla Commissione Europea nel 2012, col fine di sensibilizzare istituzioni e società civile sui rischi e le opportunità della rete, promuovendone un uso consapevole e combattendo lo sfruttamento minorile e la pedopornografia. Nel novembre 2015, con gli stessi obiettivi, è stata approvata ad Abu Dhabi, in occasione del Summit WePROTECT, la “Dichiarazione dei governi sulle misure contro la violenza sessuale nei confronti dei minori su internet”. Concretamente, il Progetto “Safer Internet Centre” prevede azioni e iniziative per la promozione della sicurezza sul web, la prevenzione del disagio e di interventi attraverso vari canali e strategie, anche all’interno delle scuole. “Generazioni connesse”, il Safer Internet Centre italiano, cofinanziato dalla CE è coordinato dal Ministero della Pubblica Istruzione, i cui partner sono l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza la Polizia Postale e delle Comunicazioni, Telefono Azzurro, Save the Children Italia, Skuola.net Cooperativa E.D.I. Onlus e Movimento Difesa del Cittadino. Alcune coalizioni mondiali che lavorano per la sicurezza dei minori in rete sono ICMEC (International Centre for Missing and Exploited Children), NCMEC (National Centre for Missing and Exploited Children), insafe, INHOPE, EAN (European Antibullying Network). Dunque, se lo scopo è quello di consentire ai ragazzi di sentirsi liberi sul web, seppur al sicuro, si può provare a vedere anche il fenomeno del sexting in quest’ottica. Gli smartphone, le App di messaggistica e in generale le nuove tecnologie possono essere usati per causare un danno ma, allo stesso tempo, costituiscono una grande opportunità, se si riesce nel tentativo di calibrare la protezione della privacy e la libertà di espressione del minore. E non dimentichiamoci, che stiamo sempre parlando di adolescenti… “Esiste solo una vera cura per l’adolescenza […]. Questa consiste nel tempo che passa e nel graduale processo di maturazione, i quali congiuntamente avranno come risultato finale l’emergere della persona adulta” Winnicott (1961). (Goisis, 2014). Dott.ssa Francesca Scandroglio “Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di vista degli adolescenti” Pag 21 Università degli Studi di Roma La Sapienza - Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense BIBLIOGRAFIA 5 “sext” apps teens use to talk to strangers, Luglio 2015, Teensafe http://www.teensafe.com/blog/5-sextapps-teens-use-to-talk-to-strangers/ Braun-Courville, D.K. & Rojas, M. (2009). Exposure to sexually explicit websites and adolescent sexual attitudes and behaviors. Journal of Adolescent Health, 45(2),156–162. Doornwaard, S. M., Bickham, D. S. & Rich M. (2015). Adolescents’ Use of Sexually Explicit Internet Material and Their Sexual Attitudes and Behavior: Parallel Development and Directional Effects. Developmental Psychology, 51 (10), 1476 – 1488 ENASCO- European NGO Alliance for Child Safety Online- (2015). “The right click”. http://www.enacso.eu/wp-content/uploads/2015/11/AgendaForAction_english.pdf Goisis P. T. 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