20 settembre 2011 BARCHE SCARICA PDF

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20 settembre 2011 BARCHE SCARICA PDF
Aziende GRUPPO BOERO
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Aziende GRUPPO BOERO
La forza della coesione e la capacità di
rinnovarsi. L’attenzione verso la clientela e l’in-
telligenza di credere fortemente nella ricerca. Posso-
no sembrare concetti astratti o frutto di un ideale difficilmente perseguibile, ma sono, in realtà, i mattoni su cui poggia una storia
aziendale che dura da 180 anni. Obiettivi? Raggiungere la vetta di
tutti i settori in cui si opera (edilizia, navale e yachting). E ci sono
riusciti.
L’attività del Gruppo spazia su tutti gli aspetti industriali, dalla
ricerca e sviluppo alla produzione, dalla distribuzione all’assistenza. Le caratteristiche che distinguono Boero sul mercato
sono una grande capacità di adattamento ai tempi, l’attenzione
al fattore umano e all’ambiente e l’attaccamento al luogo di origine (la Liguria). Ce ne parlano Massimo Bonazza, general manager, e Cristina Cavalleroni Boero, rappresentante della quinta
generazione, in azienda già dal 1993 e consigliere dal 2003, figlia
della presidente Andreina Boero e nominata, ad aprile di quest’anno, vicepresidente.
Una storia lunga quasi 200 anni. Da allora il mondo è cambiato molte volte e a mio parere oggi siamo alla vigilia di un altro
mutamento. Cosa ne pensate?
C.C. Essendo cambiato il mercato bisogna sicuramente adeguarsi e
strutturarsi in maniera diversa, infatti noi stiamo attraversando un
periodo di riorganizzazione aziendale che tocca tutti i settori.
Siete leader in Italia per quanto riguarda soprattutto la
parte navale, per cui avete una capacità di analisi della
situazione privilegiata, superiore a quella di altri vostri
concorrenti. In questi anni quali sono stati i punti di vera
crisi?
M.B. Credo che la difficoltà maggiore che il mercato abbia attraversato sia stata quella di avere una serie di modelli e aver replicato, alcune volte con un eccesso di leggerezza, l’ingegneria e il
design di un ottimo prodotto che è per definizione il superyacht,
sottovalutando l’aspetto finanziario. La struttura economica non
poteva supportare un tale cambiamento.
In questo senso, quali sono i vostri punti di forza che vi
hanno portato al successo?
C.C. La serietà, l’onestà e il fatto che i nostri prodotti siano all’avanguardia grazie al centro di ricerca e di sviluppo.
Quanto investite in questo ultimo campo nel vostro fatturato?
M.B. Circa il 3-4 per cento.
(segue a p. 129)
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Aziende GRUPPO BOERO
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Ricerca e sviluppo
I numeri del 2010
Clienti 5.000
Collaboratori 332
Vendite nette 120 milioni di euro
Volumi 27 milioni di litri
Presenza in 25 Paesi
8 reti di vendita
2 siti di produzione
8 marchi
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Nel 2009 è stato inaugurato il centro di ricerca e
sviluppo del Gruppo, denominato Riccardo Cavalleroni, storico amministratore delegato per oltre
30 anni. L’investimento iniziale è stato di 4
milioni di euro e i 50 tecnici sono organizzati in
sei unità di ricerca specifiche per attività e tre
unità centralizzate. Le aree di studio riguardano
l’innovazione dei prodotti, l’integrazione delle
nuove tecnologie nei processi di produzione, la
ricerca di prodotti a basso impatto
ambientale e lo sviluppo di sistemi
tintometrici avanzati.
• 2.500 analisi di prodotto
all’anno
• 1.500 mq di laboratori
• 50 tecnici (10% personale
sul totale dedicato alla ricerca)
• 20 nuovi prodotti all’anno
• Investimenti pari al 3% del
fatturato annuo del Gruppo
I laboratori del Gruppo
perseguono la ricerca
di
soluzioni
ecocompatibili
sia nella formulazione
sia nella realizzazione
dei prodotti, dalla
scelta delle
materie prime alla
lavorazione.
Avete molti brevetti?
(continua da p. 126)
M.B. Nella formulazione sì. A parte Boat, che è una licenziataria e
segue solo il mercato della marina mercantile, tutto quello che è
superyachting e linea casa è esclusivo, dal progetto al prodotto finito, ed è veicolato attraverso i vari brand.
Il mercato che cosa vi chiede in particolare? Quali input vi dà?
M.B. Per esempio, consideriamo lo stucco, che riguarda la produzione più importante che abbiamo avuto nella nautica. Oggi riusciamo
a produrne uno più leggero della concorrenza, con migliori proprietà meccaniche e che, quindi, ben si adatta a scafi che raggiungono
i 70/80 metri. A parità di quantità di stucco otteniamo uno scafo più
leggero.
Vi ricordate la barca di Luciano Benetton senza stucco? Lui la
propose come ecocompatibile. Le lamiere in acciaio erano solo
verniciate e si vantava che avrebbe navigato in tutti i mari del
mondo senza preoccuparsi dell’estetica.
M.B. Lo stucco non rilascia sostanze inquinanti. Stiamo lavorando su
altro e siamo impegnati con alcuni nostri ricercatori nel seguire insieme ai nostri concorrenti (multinazionali molto più grandi di noi)
quello che è lo stato dell’arte delle antivegetative. Sul resto l’ecocompatibilità è la stessa di qualsiasi altra barca.
Ci sono altri aspetti legati all’ecocompatibilità che state portando
avanti?
M.B. Uno importante è il basso rilascio di solventi, soprattutto per chi
ci lavora durante le applicazioni. Vale sia sulle verniciature esterne
sia per i cicli di lavoro interni dove si sta operando anche in termini
Aziende GRUPPO BOERO
Vendite nette
milione di €
124,8
126,9 120
120
115,5
99,4
105,8
106
93,8
83,9
69,1
61,8
2008 2009 2010
2006 2007
2005
2003 2004
2001 2002
2000
1999
670 sono i superyacht che
hanno scelto i prodotti del
Gruppo Boero negli ultimi
20 anni, cinque i continenti
in cui sono disponibili.
di basso residuo solido, che è la stessa cosa che si fa nell’edilizia: ciò
che noi vogliamo in una casa lo vogliamo anche, a maggior ragione,
nella barca. Bisogna tenere presente che spesso la difficoltà sta nel
trovare l’interlocutore adatto a livello di produttori di chimica di base,
con cui abbiamo ottimi rapporti ma poi, alla fine, quando si fanno
delle richieste non è sempre facile che vengano soddisfatte. Stimoliamo chi formula a produrre sia resine sia pigmenti che abbiano queste caratteristiche.
Le cinque generazioni
Nel 1831 Bartolomeo Boero acquista
una piccola fabbrica per la produzione di biacca in polvere. Lo spirito di
iniziativa porta a un rapido sviluppo
e nel 1856 lo stabilimento viene trasferito in via Vespa (Genova), iniziando l’espansione verso nuovi mercati.
70 anni dopo il figlio Filippo prosegue
il potenziamento dell’attività introducendo nuove e più efficaci tecnologie
e si sposta fuori dalla cinta daziaria,
nel comune di San Martino d’Albaro.
Gigi e Federico Mario, la terza generazione, nel 1929 iniziano la produzione del “bianco di zinco” e del “minio
di piombo”. Nel ’58 si amplia la
gamma delle pitture con l’introduzione di quelle per il settore navale. Nel
1970 inizia la produzione di quelle
per la nautica da diporto e per il coil
coating. Negli anni ’80 Federico
Mario, affiancato dalla figlia Andreina, costituisce la Holding Gruppo
130
Boero Spa, finalizzata alla gestione
finanziaria e amministrativa della
Boero Colori Srl, e viene attivato il
progetto sulla colorimetria e sulle
macchine tintometriche. Nel decennio successivo Andreina Boero succede come presidente al padre sviluppando linee dedicate per settore; vengono intensificati i rapporti con laboratori di ricerca italiani e stranieri e si
prosegue con l’adeguamento alle normative europee per la tutela e la salvaguardia ambientale. La sede societaria viene trasferita nei locali attuali (Genova, via Macaggi).
Negli ultimi 10 anni il Gruppo Boero
si afferma nei settori edilizia, yachting, navale e amplia la propria presenza nella grande distribuzione. Nel
2001 raggiunge un accordo per l’ac -
quisizione del 100% di Attiva Spa
che, con il Colorificio Attiva, opera
nel settore delle pitture per la casa,
con un giro d’affari di circa 20 milioni di euro.
Per quanto riguarda la resistenza al moto avete qualche cosa di
particolare in programma?
M.B. Veneziani, un nostro brand, propone un prodotto che non è
un’antivegetativa vera e propria ma è idonea alla carena degli scafi
da regata ad alta velocità.
Avete 8 marchi, 2 stabilimenti, 500 addetti, oltre 5.000 clienti, per
cui una molteplicità di relazioni che vi fanno andare in tutte le
direzioni. Immagino che la nautica sia uno dei settori più affascinanti e più stimolanti dal punto di vista imprenditoriale, perché
è la sintesi di tante attività industriali, dove si concentrano il pensiero dell’architetto, dell’artigiano, dell’industriale, del turismo…
C.C. È vero, anche nell’edilizia potrebbe essere così però la nautica ha
qualche cosa di più: fascino, lusso e un target più elevato. Amo tantissimo il mare e le barche e sono molto attratta da questo settore.
A vostro parere nella nautica c’è un grado di preparazione idoneo a cogliere tutti gli aspetti di quello che offrite?
M.B. Assolutamente sì, purtroppo costa in termini di “ore uomo”, inteso anche come ricerca. Nell’edilizia beneficiamo di una storia di 180
anni sulla stessa tipologia di utilizzo finale che è quella, per definizione, di un edificio. Nella nautica è diverso: oggi non è assolutamente facile avere prodotti che possano rispondere alle esigenze tecniche,
ma anche architettoniche e di design, di una imbarcazione moderna
e di prestigio. La cosa forse di cui ci fregiamo di più è che pur essendo molto più piccoli siamo in grado di competere con i nomi più prestigiosi a livello di qualità di prodotti e di applicazione.
C.C. Abbiamo anche una valorosissima assistenza tecnica.
Vi sentite un’azienda totalmente made in Italy?
C.C. Sì, assolutamente. Ci è un po’ dispiaciuto trasferire lo stabilimento nel basso Piemonte perché siamo genovesi doc e il senso di appartenenza è molto forte.
Essere donna a capo di un’impresa così storica comporta difficoltà o vantaggi?
C.C. A volte ci sono dei vantaggi. Penso che le donne abbiano qualcosa in più rispetto agli uomini, tra cui, forse, una visione più allargata
delle cose. Magari l’uomo è più preciso, ma è più settoriale, cerca la
soluzione sempre nella stessa direzione, la donna riesce a vedere oltre.
Voi siete quotati in Borsa dal 1982. È un fatto abbastanza raro
nella nautica italiana, perché nel mondo ci sono soltanto 5 aziende oltre voi.
M.B. Ci possono essere vari motivi. Tra le ragioni più importanti c’è
il limite della scarsa volontà che a volte si trova nell’impresa italiana. Il sistema rende tutto molto complesso, per cui affacciarsi a una
Borsa, senza avere i benefici attesi, fa pensare solo ai costi aggiuntivi, agli oneri. L’azienda che entra in Borsa, invece, dovrebbe essere
premiata, anche se ha dimensioni medie.
Fate 120 milioni di fatturato…
M.B. Negli Stati Uniti 120 milioni di dollari non sono niente; affacciarsi in Borsa per un’azienda equivale all’intenzione di strutturarsi
e di comunicare anche con l’esterno per avere i bilanci certificati.
È stata una scelta strategica?
C.C. Nel 1982 sì...
M.B. …ma oggi non si hanno i benefici che ci si attende.
In Italia si parla sempre di come si fa a far crescere le imprese,
perché a volte le regole non sono uguali per tutti.
M.B. Qualcuno (Enrico Cuccia, ndR) disse: «Le azioni si pesano, non si
Yachting
La divisione dedicata al diporto si basa su una continua ricerca scientifica votata alla massima qualità possibile. I prodotti disponibili sono antivegetative, smalti, vernici, primer, fondi, stucchi ultraleggeri, resine,
cicli antiosmosi, cosmesi della barca. La produzione si
incentra nello stabilimento di Bozzolo Formigaro (AL).
I tre marchi:
• Boero YachtCoating ha una forte caratterizzazione
per i superyacht.
• Veneziani Yachting, storico brand trentino, opera
da 145 anni per garantire la massima protezione alla
barca e il totale rispetto del mare.
• Attiva Marine ha una gamma di prodotti completa
reperibile su tutto il territorio nazionale.
I settori, ricavi netti 2010
Yachting
15%
Navale
15%
Casa-edilizia
70%
contano». È difficile competere cercando di essere sempre corretti e
coerenti con la propria strategia; ci costa molto, con un mercato che
in questo momento tutto ha fatto tranne che aiutarci, perché negli ultimi due anni ha perso il 50%: mantenere la quota di mercato in un
momento tanto difficile è costato un sacrificio spaventoso. Crediamo e
siamo convinti di portare l’azienda a ristrutturarsi internamente per
prepararsi al prossimo salto di fronte un settore che è cambiato.
Quale sarà il prossimo passo?
Massimo Bonazza C’è necessità di internazionalizzarsi, di crescere,
non solo nell’organico ma anche nelle acquisizioni. Bisogna rivolgersi all’Europa, al bacino mediterraneo e al Medioriente, puntando a
delle acquisizioni o a delle joint venture. Stiamo inoltre perseguendo
il nostro progetto di sbarcare negli Stati Uniti.
Nella nautica pensate di allargare la vostra filiera?
M.B. La “core competence” raggiunta è importante, abbiamo un ciclo
completo ed è un rinnovarsi continuo. Adesso, per esempio, stiamo promuovendo l’ultima generazione di smalti poliuretanici con i componenti che abbiamo. Uscire dal nostro ambito sarebbe possibile con l’acquisizione di un’azienda ma in questo settore c’è ancora molto da fare.
Come armatore che rapporto ha con le barche?
C.C. Adoro navigare, mi piacciono tutte le imbarcazioni, anche le più
piccole. Per me andare per mare è sintomo di libertà, di ossigeno,
di respiro. Abbiamo un Boston Whaler e ci vado spesso con gli amici,
o con mia madre.