VESTITI TRASPARENTE SINTESI DA UNA RICERCA

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VESTITI TRASPARENTE SINTESI DA UNA RICERCA
VESTITI TRASPARENTE
SINTESI DA UNA RICERCA BIBLIOGRAFICA
SULLE SOSTANZE NOCIVE CHE POSSONO ESSERE RILASCIATE DA TESSUTI
Dott.ssa Maria Grazia Da Dalt
Consulente medico-scientifico
La pelle ha un ruolo fondamentale nel proteggere l'organismo umano dall'ambiente esterno, tanto è
vero che la vita non è possibile quando ampie aree dell’epidermide sono gravemente danneggiate,
come si verifica ad esempio per i grandi ustionati. Questo ruolo di protezione viene anche delegato,
fin dall’antichità agli indumenti che quindi dovrebbero proteggerci dagli agenti esterni. Fino al
secolo scorso le sostanze che venivano a contatto con la pelle erano di derivazione animale o
vegetale ( pelli, cuoio, lana, seta, cotone, canapa ecc) Durante il secolo scorso i chimici sono stati
in grado di copiare i polimeri naturali e di formare polimeri da sostanze chimiche semplici
arrivando a sintetizzare un gran numero di tipi di fibre differenti e, in ogni modo, ben distinte le une
dalle altre (fibre artificiali).
Le fibre artificiali vengono sintetizzate da polimeri sintetici lineari di condensazione (poliammidi,
poliesteri, ecc) o d’addizione (acriliche). Questi polimeri formano “la spina dorsale” della fibra
costituita anche da numerosi prodotti chimici, che si formano durante il processo di
polimerizzazione e da numerosissimi additivi chimici molti dei quali vengono aggiunti per conferire
differenti caratteristiche ai singoli tessuti come idrorepellenza, ingualcibilità, resistenza alle fiamme
e anti-staticità.
Ogni fibra sia sintetica che di derivazione naturale, presenta caratteristiche di superficie
notevolmente differenti. Per esempio il nylon e le fibre in poliestere sono lisce mentre il rayon, il
cotone e il poliestere trattato con agenti alcalini presentano superfici irregolari. Alcune fibre sono
conosciute per la loro morbidezza (Cashmere) mentre altre sono grossolane e ruvide come la lana
grezza e la canapa. Le medesime fibre prodotte dallo stesso gruppo industriale possono variare per
qualità fisica e, a maggior ragione, fibre dello stesso tipo ma provenienti da diversi produttori
possono variare per la presenza maggiore o minore di additivi e di sostanze chimiche.
Molti indumenti sono confezionati partendo da pezze di tessuto colorate o stampate e di
conseguenza trattate con varie sostanze chimiche: tutti questi procedimenti vengono definiti
genericamente col nome di finissaggio.
Attraverso il contatto diretto con la pelle gli indumenti hanno la funzione di proteggere aiutando le
attività fisiologiche della cute, a volte anche prevenire o attutire alcune patologie (p.e. i tessuti
ignifughi per evitare le ustioni e le calze contenitive per la circolazione sanguigna, ecc.), e al
contrario possono cedere sostanze pericolose che possono passare attraverso l’epidermide nel corpo.
Queste sostanze possono causare vari tipi di patologie, ma quelle più comuni sono le dermatiti
allergiche e le dermatiti da contatto. Dal punto di vista clinico, le dermatiti causate da contatto con
indumenti possono variare per aspetto e/o localizzazione. Generalmente il quadro clinico delle
dermatiti da prodotti tessili è rappresentato dalla dermatite allergica da contatto (DAC).
Qui di seguito si prenderanno in considerazione le fibre tessili più comuni, a partire da quelle
naturali 11 e le sostanze che rimangono sui tessuti per i procedimenti di finissaggio.
1 TESSUTI PER L’ABBIGLIAMENTO
Cotone
Il cotone, una fibra vegetale derivata dalla cellulosa, ampiamente impiegato come materiale di
abbigliamento, presenta buona conduzione del calore, facile tingibilità, ottimo assorbimento
dell’umidità e buona biodegradabilità. I maggiori inconvenienti di questa fibra sono rappresentati
dalla facile infiammabilità, la scarsa tenuta alla piega e la tendenza all’attacco da parte di batteri e
funghi. Lunghezza della fibra, regolarità, elasticità, resistenza sono criteri con cui si distinguono i
diversi filati di cotone che possono condizionare le caratteristiche del tessuto, rendendolo più o
meno ruvido per la pelle.
Lana
E’ un tessuto derivato dai peli di alcuni animali ed è quindi costituito da cheratina. Le sue
caratteristiche principali sono l’isolamento termico, la buona capacita igroscopica, la non
infiammabilità. Nonostante presenti elevata resistenza alla rottura, può essere biodegradato
facilmente da batteri e funghi e da tarme. La morbidezza della lana è condizionata dal tipo di vello
da cui viene prodotta. La lana merino ed il cachemire sono le più pregiate, ma quest’ultimo risulta
più delicato e sensibile all’usura. Infine, dai peli di cammello, vigogna ed alpaca si producono lane
estremamente morbide.
Seta
E’ una fibra naturale ricavata dal bozzolo di un bruco. La seta presenta ottime capacità di
isolamento termico e mantiene bene la piega. La seta greggia è costituita da due bavelle di fibroina,
rivestite in un materiale gommoso, la sericina che è la sua componente allergenica. La sericina
viene normalmente eliminata durante i processi di lavorazione e pertanto i prodotti tessili finali
sono, nella maggior parte dei casi, ipoallergenici. Negli ultimi anni la seta viene sempre più
impiegata in ambiente medico per le sue caratteristiche di biocompatibilità (97% proteine 3%
grasso simile al capello umano).Tuttavia per esempio, il tipo di tessuto di seta, generalmente
utilizzato per l’abbigliamento, non è indicato nella gestione di bambini con dermatite atopica, in
quanto poco traspirante e allergizzante.
Fibre artificiali
Fibre derivate dalla raffinazione chimica di polimeri organici di origine naturale come viscosa o
rayon, acetato, lyocell. Le più recenti presentano buona traspirabilità, morbidezza, assorbimento
dell’umidità, tuttavia i costi sono maggiori rispetto al cotone per via della lavorazione più articolata.
Fibre sintetiche
Sono fibre prodotte da polimeri di sintesi derivati dal petrolio: poliammide, poliuretano, poliestere,
nylon. Presentano molti vantaggi rispetto alle fibre naturali come la resistenza all’usura, non
vengono attaccate dalle tarme, sono leggere ed irrestringibili. Molte, tuttavia presentano alcuni
svantaggi: non sono igroscopiche e soprattutto sono meno compatibili con la pelle.
SOSTANZE NOCIVE E/O CANCEROGENE
Le sostanze nocive possono essere legate:
•
•
•
alle fibre del tessuto (p. e. i pesticidi per il cotone)
al materiale di composizione delle scarpe, zoccoli come plastica, pelle, finta pelle ecc.
(come acetofenone nella plastica, DEHP nella finta pelle, formaldeide nel cuoio)
ai coloranti dei tessuti ( benzidina dagli azo-coloranti )
2 •
•
•
alle resine per finissaggio i trattamenti "lava e metti", "senza pieghe" e "non-stiro" (che
spesso utilizzano delle resine che "liberano" molta formaldeide) e
ai fissatori delle materie coloranti (formaldeide).
agli accessori (bottoni e fibbie ecc. composti da metalli come nichel cromo ecc)
Alcune di queste sostanze sono molto nocive e possono provocare anche tumori se liberate in certe
quantità, sono regolamentate dalla legislazione europea sulle sostanze chimiche “The REACH
Regulation”1, ma alcuni nuovi coloranti per tessuti non sono compresi negli elenchi ufficiali.
I tessuti, vestiti e calzature prodotti nei paesi extraeuropei a volte le contengono in concentrazioni
considerate tossiche, ma vengono bloccati dai controlli dei paesi in cui arrivano (vedi RAPEX)2.
Un altro tipo di sostanze che sta creando problemi è composto da alcuni biocidi come il
dimetilfumarato DMF (vietato in Italia e in Europa) di provenienza cinese che viene usato come
essiccante in piccoli sacchetti per togliere l’umidità durante lo stoccaggio. Può diffondersi sugli
oggetti vicini e, se questi vengono in contatto con la pelle, può causare dermatiti da contatto e in
alcuni casi anche disturbi respiratori acuti.3,4
FORMALDEIDE5
La formaldeide è una sostanza organica estremamente volatile (allo stato puro ed a temperatura e
pressione ambiente si presenta allo stato gassoso); quella utilizzata nei processi produttivi tessili
viene impiegata in soluzione acquosa. La molecola è fortemente irritante per inalazione, può
causare dermatopatie. Dal 2004 è classificata dallo IARC12 come cancerogena per gli esseri umani;
può essere causa di una forma di tumore rinofaringeo e sospettata per la sua capacità di indurre
formazioni tumorali ai seni paranasali.
.
La formaldeide può essere presente nel ciclo tessile per l’utilizzazione dei seguenti prodotti:·
• finissaggi antipiega (allo stato attuale sono normalmente utilizzate resine antipiega esenti o
a bassissimo contenuto di formaldeide. Nei finissaggi di tessuti in velluto si può a tutt’oggi
riscontrare la presenza di resine con tenori di formaldeide medio-alti);
• fissatori di materie coloranti;
• finissaggi acquosi in genere (utilizzata come antimuffa e stabilizzante);
• leganti per stampe a pigmento;
• addensanti per pasta di stampa;
Normative ed Etichette
Provvedimenti legislativi
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha limitato l’impiego e le concentrazioni utilizzate non
sono più sensibilizzanti, tuttavia in Italia non esiste una regolamentazione specifica per i tessuti.
Etichetta ecologica - ECO-LABEL6
Questa etichetta prevede diverse concentrazioni a seconda della destinazione d’uso:
• nessun contatto con la pelle:<300 ppm
• contatto con la pelle:<75 ppm
• per bambini fino a 2 anni:<25
3 Marchi ecologici privati e dichiarazioni di qualità ambientale: il marchio OEKO TEX
STANDARD 100,
Anche questa etichetta prevede diverse concentrazioni a seconda della destinazione d’uso:
• materiali decorativi:<300 ppm
• nessun contatto con la pelle:<300 ppm
• contatto con la pelle:<75 ppm
• per bambini fino a 2 anni:<20ppm
COLORANTI 5
Coloranti azoici che possono liberare ammine aromatiche pericolose
Questa classe chimica di materie coloranti, costituisce circa il 70% delle molecole utilizzate come
materie coloranti nella diverse classi tintoriali (coloranti sostantivi per cotone, reattivi, acidi,
premetallizzati, dispersi, etc.). In questa classe di coloranti, alcune molecole contengono nella
propria struttura delle ammine aromatiche. La presenza nelle molecole di coloranti di queste
ammine aromatiche viene considerata potenzialmente dannosa per la salute, infatti, nel caso di
assorbimento del colorante da parte dell’utilizzatore del materiale tessile, si può avere la
demolizione riduttiva della molecola del colorante a seguito di enzimi epatici ed intestinali. Risulta
evidente che la materia colorante deve essere poco solida (abbandonare il tessuto), essere assorbita
dall’epidermide (biodisponibilità) ed infine essere metabolizzata per risultare pericolosa.
Si è comunque scelto di non rischiare e di non immettere nell’ambiente sostanze potenzialmente
pericolose, la volontà di evitare i reali rischi da esposizione, a cui risultano soggetti soprattutto le
maestranze addette alla sintesi delle materie coloranti in oggetto, ha promosso l’emanazione di
numerose legislazioni nazionali e di regolamentazioni comunitarie volte all’eliminazione dal ciclo
produttivo dei coloranti azoici contenenti le ammine aromatiche pericolose sopra citate.
Normative ed Etichette
Provvedimenti legislativi
Per rendere omogenea la situazione la Comunità Europea ha emanato la Direttiva 2002/61/CE
(recepita in Italia dal DM 12.03.2003), che riporta 22 ammine proibite ed un limite di 30 mg/kg
(per singola ammina)Le 22 ammine aromatiche proibite:
4-amminobifenile;
benzidina
4-cloro-o-toluidina;
o-toluidina ;
2,4-toluilendiammina
cloroanilina)
2-ammino-4-nitrotoluolo;
p-cloroanilina;
2,4-diamminoanisolo;
2-naftilammina
o-amminoazobenzolo
2,4,5-trimetilanilina
3,3’-dimetossibenzidina ;
4,4’-oxidianilina;
3,3’-dimetilbenzidina;
4,4’tiodianilina;
3,3’-dimetil-4,4’-diaminodifenilmetano;
4,4’-diamminodifenilmetano
p-cresidina
3,3’-diclobenzidina
4,4’-metilenbis-(2o-anisidina
4-amminoazobenzene
Etichetta ecologica - ECO-LABEL6
non possono essere utilizzati coloranti azoici che per scissione riduttiva possono originare le 22
ammine aromatiche descritte.
Marchi ecologici privati e dichiarazioni di qualità ambientale: il marchio OEKO TEX
STANDARD 100,
come EcoLabel prevede una lista di 24 ammine aromatiche (oltre alle 22 della direttiva: 2,4 e 2,6
xilidina).
Coloranti allergenici
4 Si tratta di molecole di materie coloranti che nella loro interezza possiedono caratteristiche
allergeniche, prevalentemente di carattere tintoriale disperso, “a molecola piccola”.
Nel caso dei coloranti allergenici siamo di fronte a liste di coloranti, generalmente di carattere
tintoriali disperso, impiegate nella tintura di fibre di poliestere, rayon acetato e talvolta poliammide.
I coloranti cancerogeni non sono, generalmente, ormai reperibili sui mercati, mentre alcuni
coloranti dispersi presenti nelle liste delle materie coloranti allergeniche vengono tuttora riscontrati.
Da notare inoltre che in alcuni prodotti (es. lingerie, calze da donna) costituiti da fibra
poliammidica, gli effetti allergizzanti vengono amplificati per la minore solidità dei coloranti
dispersi rispetto alla loro applicazione sulle fibre poliesteri.
Normative ed Etichette
Provvedimenti legislativi
Allo stato attuale non esiste alcuna regolamentazione specifica per i coloranti allergizzanti.
Etichetta ecologica - ECO-LABEL6
Prende in considerazione come allergenici i seguenti coloranti:
C.I. Disperse Blue 3 C.I. 61 505 C.I. Disperse Blue 7 C.I. 62 500 C.I. Disperse Blue 26 C.I. 63 305 C.I. Disperse Blue 35 C.I. Disperse Blue 102 C.I. Disperse Blue 106 C.I. Disperse Blue 124 C.I. Disperse Orange 1 C.I. 11 080 C.I. Disperse Orange 3 C.I. 11 005 C.I. Disperse Orange 37 C.I. Disperse Orange 76 (denominato in precedenza Orange 37) C.I. Disperse Red 1 C.I. 11 110 C.I. Disperse Red 11 C.I. 62 015 C.I. Disperse Red 17 C.I. 11 210 C.I. Disperse Yellow 1 C.I. 10 345 C.I. Disperse Yellow 9 C.I. 10 375 C.I. Disperse Yellow 39 C.I. Disperse Yellow 49 L’Ecolabel permette comunque l’utilizzazione di questi coloranti quando la solidità al sudore acido
ed alcalino dei manufatti tessili tinti con quest’ultimi presenti un livello di scarico superiore a 4 (si
confronta il tessuto colorato dopo il trattamento con una scala colorimetrica dei Test ISO 105).
Questa considerazione, anche se opinabile (le sostanze che si dimostrano allergizzanti mantengono
queste caratteristiche anche a bassissime concentrazioni), è legata al concetto di biodisponibilità,
cioè la sostanza colorante che si dimostra solida e che non abbandona il tessile non viene assorbita
dalla cute e, conseguentemente, non dovrebbe generare fenomeni irritativi ed allergici.
Marchi ecologici privati e dichiarazioni di qualità ambientale: il marchio OEKO TEX
STANDARD 100,
Vieta l’utilizzazione di 21 coloranti dispersi potenzialmente allergenici.7
METALLI PESANTI5
I metalli pesanti nei prodotti tessili e nei loro cicli produttivi, a causa della loro tossicità
generalizzata e del pesante impatto ambientale, vengono monitorati con sempre maggiore
attenzione, sia dalle legislazioni che dai marchi di qualità ecologici.
5 La minimizzazione della presenza dei metalli pesanti è legata al loro effetto fortemente negativo nel
metabolismo di numerosi esseri viventi (veleni metabolici e caratteristiche cancerogene), ed anche
ai loro effetti allergenici, come nel caso del nichel.
La presenza dei metalli pesanti nei prodotti tessili viene generalmente affrontato con due diverse
ottiche:
· valutazione della tendenza del prodotto tessile a cedere durate l’uso metalli pesanti;
· determinazione della presenza assoluta nelle fibre di metalli pesanti
· particolarmente tossici, come ad esempio il cadmio (Cd);
· verifica della tendenza degli accessori metallici a cedere Nichel
·
Normative
La Comunità Europea e vari stati nazionali hanno emesso norme prevalentemente a riguardo
dell’utilizzazione e della presenza nei cicli tessili del nichel e del cadmio, con la Direttiva
91/338/CE 100 recepita dall’Italia, i limiti imposti sono:
· CADMIO di 100ppm (ppm = mg metallo /kg di fibra)
· NICHEL di 0,5 µg/cm2/settimana
DERMATITI DA CONTATTO E LORO INCIDENZA8,9
Dal punto di vista clinico le dermatiti causate da contatto con indumenti possono variare per aspetto
e/o localizzazione. Le zone dove gli abiti sono più a stretto contatto con la pelle sono le più esposte
al rischio di sviluppare una dermatite da contatto (DAC). In genere è localizzata nelle regioni non
protette dagli indumenti intimi ed è particolarmente presente alle ascelle (con il risparmio del cavo),
al collo, alla fossa ante cubitale, al cavo popliteo, al torace ed al tronco. Quando la dermatite è
causata dalle calze, le regioni posteriore e interna delle cosce, la fossa poplitea degli arti inferiori e
il dorso dei piedi sono le più interessate. Sono frequentemente in causa le calze da donna mentre i
calzini difficilmente inducono allergia nei maschi. Al secondo posto si segnala una discreta
frequenza di allergia alla colorazione delle lingerie mentre i costumi da bagno come tali sono molto
raramente causa di dermatiti da indumenti intimi. Sono suggestivi per una DAC da indumenti sia
l’interessamento di aree non protette dalla biancheria intima, che aree a contatto con parti di
biancheria intima colorata, aree a contatto con fodere, aree di maggior sudorazione e aree di
maggior attrito.
11
Per quanto riguarda i bambini, l’evento negativo più frequente provocato dai capi di
abbigliamento poco traspiranti è una sensazione di disagio legata al calore e all’eccesso di sudore
che si accumula sulla superficie corporea e che è causa di dermatite irritativa da contatto; anche il
cotone, sebbene ampiamente impiegato nella fabbricazione di indumenti per bambini, può talora
essere irritante e causare dermatite irritativa da contatto, specie nell’atopico. Infatti va tenuto
presente che, sul mercato, sono venduti tessuti di cotone derivati dai cascami delle diverse
operazioni di filatura di rifiuti di cotone, sia grezzo che colorato, che possono presentare frammenti
di fibre spezzate con effetto irritante. Frequente è anche l’irritazione da contatto alla lana in
particolare nei soggetti atopici, tanto che l’intolleranza alla lana è stata inclusa tra i criteri
diagnostici minori per la diagnosi di dermatite atopica.
Sembra che i fenomeni irritativi indotti dalla lana siano determinati dalla natura appuntita delle fibre
che la costituiscono, mentre il prurito provocato nei soggetti atopici, sia correlato allo spessore della
fibra. Le sedi più frequentemente coinvolte sono le aree non protette dalla biancheria intima, aree
più esposte alla sudorazione e aree sottoposte al maggiore attrito con indumenti; quest’ultimo
fattore spiegherebbe una maggiore insorgenza di questa dermatite nei bambini sovrappeso11.
6 La reale incidenza di questa patologia è poco conosciuta. i dati attualmente disponibili suggeriscono
che sia più comune di quanto precedentemente si credeva, colpendo prevalentemente una parte della
popolazione femminile tra i 24 e 54 anni. In un’indagine epidemiologica GIRDCA sulle dermatiti
da contatto in Italia (1994-1998) Lisi P. 13 descrive la dermatite da tessuti come una delle principali
tra quelle extraprofessionali Le manifestazioni dermatologiche causate da contatto con gli
indumenti sono generalmente attribuite a sostanze chimiche e coloranti che vengono aggiunti alle
fibre tessili durante la loro manifattura e l’assemblaggio. In particolare, gli agenti responsabili sono
rappresentati da prodotti per le tinture e per il finissaggio, i metalli, la gomma e le colle. Per quanto
riguarda la frequenza delle dermatiti da contatto , la letteratura scientifica riporta una prevalenza di
sensibilizzazione tra 3,1% e 5,2% con il colorante blu disperso considerato come l’allergene da
contatto più citato.13
Per quanto riguarda la dermatite da contatto di tessuti con resine liberanti formaldeide la frequenza
riportata è tra 1,2% al 4,2%. 8,9
Il Ministero della Salute 10 sul suo portale riporta: “ Inoltre, vista la prevalenza in Italia delle dermatiti allergiche da contatto da prodotto tessile segnalate dai dermatologi (intorno al 4%) si può ipotizzare che la popolazione italiana con dermatite da contatto accertata per sostanze presenti nei tessuti sia allo stato attuale di circa 60.000 persone”. Dati 2006 Infine si consiglia per prevenire la comparsa della dermatite da tessuto il lavaggio ad acqua dei capi
di abbigliamento, l’esposizione all’aria di quelli lavati a secco, il controllo dell’iperidrosi (eccessiva
sudorazione) e del sovrappeso, ma soprattutto l’uso di indumenti di fibre naturali non colorati con i
coloranti dispersi.9
7 BIBLIOGRAFIA
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6. Etichetta ECOLabel-Tessuti : GUCE Prodotti Tessili 2002
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7. OEKO TEX STANDARD 100, http://www.oeko-tex.com/oekotex100_public/
8. Documento scientifico AssociazioneTessileSalute. Obiettivo Sicurezza
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http://www.tessileesalute.it/flex/files/5d7c40a0b2bd6b2d437c.pdf
10. Incidenza dermatiti da contatto – Ministero della Salute
http://www.salute.gov.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?sub=1&id=344&area=ministero&colore=2&lang=it
11. Patrizi A, Neri I, Raone B, Raone B. Tessuti per l’abbigliamento e per il trattamento di
condizioni dermatologiche .Prospettive in Pediatria 2011;. 41 (162): 91-94
12. Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale Decreto 14 gennaio 2008 : Elenco delle malattie
per le quali e' obbligatoria la denuncia ai sensi e per gli effetti dell'articolo 139 del testo unico
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive
modificazioni e integrazioni.
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