scheda FF - San Bernardino Verona

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scheda FF - San Bernardino Verona
Rif. Fonti Francescane
TRANSITO
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PRIA CHE L'ALMA DEL SUO CORPO SI SCOMPAGNI, BENEDISSE
BERNARDO E I SUOI COMPAGNI
MOR SU LA NUDA TERRA .... AL CIEL VOL ....
LEGGENDA MAGGIORE
CAPITOLO XIV - LA SUA SAPIENZA. IL TRANSITO
1239 3. Durante il biennio che seguì alla impressione delle stimmate, egli, come una
pietra destinata all'edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi
della prova, per mezzo delle sue molte e tormentose infermità, e, come un materiale
duttile, era stato ridotto all'ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni.
Nell'anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria
della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo
spirito della grazia.
Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non
aveva nulla in comune con il mondo, durante quella malattia così grave che pose fine a
tutto il suo penare, si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra: così, in
quell'ora estrema nella quale il nemico poteva ancora scatenare la sua ira, avrebbe
potuto lottare nudo con lui nudo.
Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo,
secondo la sua abitudine totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano
sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.
E disse ai frati: " Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo ve la insegni ".
1240 4. Piangevano, i compagni del Santo, colpiti e feriti da mirabile compassione. E
uno di loro, che l'uomo di Dio chiamava suo guardiano, conoscendo per divina
ispirazione il suo desiderio, si levò su in fretta, prese la tonaca, la corda e le mutande e
le porse al poverello di Cristo, dicendo: " Io te le do in prestito, come a un povero, e tu
prendile con il mandato della santa obbedienza ".
Ne gode il Santo e giubila per la letizia del cuore perché vede che ha serbato fede a
madonna Povertà fino alla fine; e, levando le mani al cielo, magnifica il suo Cristo,
perché, alleggerito di tutto, libero se ne va a Lui.
Tutto questo egli aveva compiuto per lo zelo della povertà, che lo spingeva a non
avere neppure l'abito, se non a prestito da un altro.
Volle, di certo, essere conforme in tutto a Cristo crocifisso, che, povero e dolente e
nudo rimase appeso sulla croce.
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Per questo motivo, all'inizio della sua conversione, rimase nudo davanti al vescovo;
per questo motivo, alla fine della vita, volle uscire nudo dal mondo e ai frati che gli
stavano intorno ingiunse per obbedienza e carità che, dopo morto, lo lasciassero nudo
là sulla terra per il tratto di tempo necessario a percorrere comodamente un miglio .
Uomo veramente cristianissimo, che, con imitazione perfetta, si studiò di essere
conforme, da vivo, al Cristo vivente; in morte, al Cristo morente e, morto, al Cristo
morto, e meritò l'onore di portare nel proprio corpo l'immagine di Cristo visibilmente!
1241 5. Finalmente, avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno
a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li
esortò con paterno affetto all'amore di Dio.
Si diffuse a parlare sulla necessità di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla
santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo.
Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le
braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti
i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. (*)
Inoltre aggiunse ancora: "State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate
sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che
persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido
tutti alla Sua grazia!".
1242 Terminata questa dolce ammonizione, l'uomo a Dio carissimo comandò che gli
portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il passo di Giovanni, che
incomincia: " Prima della festa di Pasqua... ".
Egli, poi, come poté, proruppe nell'esclamazione del salmo: "Con la mia voce al
Signore io grido, con la mia voce il Signore io supplico " e lo recitò fin al versetto
finale: " Mi attendono i giusti, per il momento in cui mi darai la ricompensa".
1243 6. Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima,
sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato
s'addormentò nel Signore.
Uno dei suoi frati e discepoli vide quell'anima beata, in forma di stella fulgentissima,
sollevarsi su una candida nuvoletta al di sopra di molte acque e penetrare diritta in
cielo: nitidissima, per il candore della santità eccelsa e ricolma di celeste sapienza e di
grazia, per le quali il Santo meritò di entrare nel luogo della luce e della pace, dove
con Cristo riposa senza fine.
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Era, allora, ministro dei frati della Terra di Lavoro frate Agostino, uomo davvero di
grande santità. Costui, che si trovava ormai in fin di vita e aveva perso ormai da tempo
la parola, improvvisamente fu sentito dagli astanti esclamare: "Aspettami, Padre,
aspettami. Ecco sto già venendo con te!".
I frati gli chiesero, stupiti, con chi stesse parlando con tanta vivacità. Egli rispose:
"Non vedete il nostro padre Francesco, che sta andando in cielo?"; e immediatamente
la sua anima santa, migrando dal corpo, seguì il padre santissimo.
1244 Il vescovo d'Assisi, in quella circostanza, si trovava in pellegrinaggio al
santuario di San Michele sul Monte Gargano. Il beato Francesco gli apparve la notte
stessa del suo transito e gli disse: " Ecco, io lascio il mondo e vado in cielo ".
Al mattino, il vescovo, alzatosi, narrò ai compagni quanto aveva visto e, ritornato ad
Assisi, indagò accuratamente e poté costatare con sicurezza che il beato padre era
migrato da questo mondo nel momento stesso in cui egli lo aveva saputo per visione.
1245 Le allodole, che sono amiche della luce e han paura del buio della sera, al
momento del transito del Santo, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi
stormi sopra il tetto della casa e roteando a lungo con non so qual insolito giubilo,
rendevano testimonianza gioiosa e palese alla gloria del Santo, che tante volte le aveva
invitate a lodare Dio.
(*)
VITA PRIMA (CELANO)
CAPITOLO VII -RITORNO Dl FRANCESCO DA SIENA AD ASSISI.
LA CHIESA Dl SANTA MARIA DELLA PORZIUNCOLA E LA BENEDIZIONE AI
FRATI
502 105. Sei mesi prima della sua morte, dimorando a Siena per la cura degli occhi,
cominciò ad ammalarsi gravemente per tutto il corpo. A seguito di una rottura dei vasi
sanguigni dello stomaco, a causa della disfunzione del fegato, ebbe abbondanti
sbocchi di sangue, tanto da far temere imminente la fine. Frate Elia, a quella notizia,
accorse in fretta da lontano e, al suo arrivo, Francesco migliorò al punto che poté
lasciare Siena e recarsi con lui alle Celle presso Cortona. Ma dopo pochi giorni
dall'arrivo, il male riprese il sopravvento: gli si gonfiò il ventre, si inturgidirono gambe
e piedi, e lo stomaco peggiorò talmente che gli riusciva quasi impossibile ritenere
qualsiasi cibo. Chiese allora a frate Elia il favore di farlo riportare ad Assisi. Da buon
figliuolo questi eseguì la richiesta del caro padre prendendo tutte le precauzioni
necessarie, anzi ve lo accompagnò personalmente. L'intera città esultò alla venuta del
Santo e tutti ne lodavano Iddio, poiché tutto il popolo sperava che il Santo finisse i
suoi giorni tra le mura della sua città, e questo era il motivo di tale esultanza.
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503 106. E, certamente per divino volere, avvenne che quell'anima santa, liberata
dall'involucro corporale, volasse al cielo proprio nel luogo in cui, mentre era nel
corpo, aveva ricevuto la prima rivelazione delle verità soprannaturali ed aveva capito
la divina chiamata. Sapeva certamente che il Regno di Dio è in ogni parte della terra e
credeva veramente che ovunque i fedeli possono ricevere i suoi doni; ma l'esperienza
gli aveva insegnato che quel luogo che conteneva la chiesetta di Santa Maria della
Porziuncola era favorito e onorato da grazie celesti più abbondanti e da frequenti visite
di spiriti angelici. Pertanto diceva spesso ai frati: "Guardatevi, figli miei, dal non
abbandonare mai questo luogo. Se ne foste scacciati da una parte, rientratevi dall'altra,
perché questo luogo è veramente santo e abitazione di Dio. Qui, quando eravamo
pochi, l'Altissimo ci ha moltiplicati qui ha illuminato con la sua sapienza i cuori dei
suoi poverelli; qui ha acceso il fuoco del suo amore nelle nostre volontà. Qui, chi
pregherà con devozione, otterrà ciò che avrà chiesto, e chi lo profanerà sarà
maggiormente punito. Perciò, figli, stimate degno di ogni onore questo luogo, dimora
di Dio, e con tutto il vostro cuore, con voce esultante qui inneggiate al Signore".
505 108. Quando sentì che stava per giungere il momento della sua partenza da questa
terra, -- come gli era stato anche indicato da una rivelazione divina due anni prima,-convocati attorno a sé i suoi frati che desiderava rivedere, impartì a ciascuno la
benedizione, conforme a quanto gli veniva indicato dal cielo, come un tempo il
patriarca Giacobbe benedisse i suoi figli, o meglio ancora come un altro Mosé, che
accingendosi a salire sul Sinai mostratogli da Dio, elargì copiose benedizioni al popolo
d'Israele.
506 Alla sua sinistra stava frate Elia e tutti attorno gli altri suoi figli. Egli allora
incrociò le braccia per porre la destra sul capo di frate Elia ed, essendo cieco,
domandò: " Su chi tengo la mia mano? ". "Su frate Elia ", gli risposero. "Così voglio
anch'io", disse, e aggiunse: "Ti benedico, o figlio, in tutto e per tutto; e come
l'Altissimo, sotto la tua direzione, rese numerosi i miei fratelli e figlioli, così su te e in
te li benedico tutti. In cielo e in terra ti benedica Iddio, Re di tutte le cose. Ti benedico
come posso e più di quanto è in mio potere, e quello che non posso fare io, lo faccia in
te Colui che tutto può. Si ricordi Dio del tuo lavoro e della tua opera e ti riservi la tua
mercede nel giorno della retribuzione dei giusti. Che tu possa trovare qualunque
benedizione desideri e sia esaudita qualsiasi tua giusta domanda". "Addio figli miei
tutti, vivete nel timore di Dio e rimanete in Lui sempre, perché sta per sopraggiungere
su di voi una prova e tribolazione assai grande e paurosa. Beati quelli che
persevereranno nelle sante opere intraprese; non pochi purtroppo si separeranno da
loro a causa degli scandali. Quanto a me mi affretto verso il Signore; ho fiducia di
giungere al mio Dio cui ho servito devotamente nel mio spirito ".
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QUAL MADALENA AL SANTO I PIEDI BAGNA GIACOMA NE DA IVI
MAL SI SCOMPAGNA
LETTERA A DONNA GIACOMINA
253 A donna Jacopa, serva dell'Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura
salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.
254 Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine
della mia vita è ormai prossima.
255 Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria
degli Angeli, poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo.
E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la
sepoltura. Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi
trovavo ammalato a Roma.
TRATTATO DEI MIRACOLI (CELANO)
CAPITOLO VI - DONNA GIACOMA DEI SETTESOLI
860 37. Giacoma dei Settesoli, la cui fama nella città di Roma era pari alla sua santità,
aveva meritato il privilegio di un particolare affetto da parte del Santo. Non sta a me
ripetere, a lode di lei, l'illustre casato, la nobiltà della famiglia, le ampie ricchezze, ed
infine la meravigliosa perfezione delle sue virtù, la lunga castità vedovile. Essendo
dunque il Santo ammalato di quella malattia, che doveva condurlo, dopo tante
sofferenze, con morte beata, al felice compimento della sua vita, pochi giorni prima di
morire, chiese che fosse avvertita a Roma donna Giacoma, perché se voleva vedere
colui che già aveva tanto amato come esule in terra e che ora era prossimo al ritorno
verso la patria, si affrettasse a venire. Si scrive una lettera, si cerca un messo molto
veloce e trovatolo si dispose al viaggio. All'improvviso si udì alla porta un calpestìo di
cavalli, uno strepito di soldati e il rumore d'una comitiva. Uno dei confratelli, quello
che stava dando istruzioni al messo, si avvicinò alla porta e si trovò alla presenza di
colei, che invece cercava lontano.
Stupito, si avvicinò in fretta al Santo e pieno di gioia disse: "Padre, ti annunzio una
buona novella". Il Santo, prevenendolo, gli rispose: "Benedetto Dio, che ha condotto a
noi donna Giacoma, fratello nostro! Aprite le porte, esclama, e fatela entrare, perché
per fratello Giacoma non c'è da osservare il decreto relativo alle donne!".
38. Ci fu tra gli illustri ospiti una grande esultanza, si pianse di gioia e di commozione.
In più, perché nulla mancasse al miracolo, si scopre che la santa donna aveva portato
tutto ciò che riguardava le esequie come conteneva la lettera antecedentemente scritta.
Infatti aveva recato un panno di colore cenerino, con cui coprire il corpicciuolo del
morente, parecchi ceri, una sindone per il volto, un cuscino per il capo, e un certo
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piatto che il Santo aveva desiderato; insomma tutto ciò che l'anima di questo uomo
aveva richiesto, Dio l'aveva suggerito a lei.
861 Continuerò il racconto di questo pellegrinaggio--perché tale è stato veramente-per non lasciare senza consolazione la nobile pellegrina. La moltitudine e soprattutto il
devoto popolo della città attendeva ormai prossimo il passaggio del Santo dalla morte
alla vita. Ma alla venuta della pellegrina romana il Santo si era un poco ripreso e si
pensava allora che sarebbe vissuto ancora. Perciò quella signora pensò di licenziare il
resto della comitiva, per rimanere lei sola con i figli e pochi scudieri. Ad essa però il
Santo disse: " Non farlo, poiché io partirò sabato e tu te ne andrai la domenica con
tutti". E così accadde: all'ora predetta entrò nella Chiesa trionfante colui che aveva
combattuto così eroicamente in quella militante. Tralascio qui il concorso delle folle, i
cori inneggianti, i rintocchi solenni delle campane, le copiose lacrime; tralascio i pianti
dei figli, i singhiozzi degli amici, i sospiri dei compagni. Mi limiterò a narrare come la
pellegrina, privata del conforto del Padre, fu consolata.
862 39. Pertanto essa, tutta madida di lacrime, tratta in disparte, viene di nascosto
accompagnata presso la salma, e, ponendole tra le braccia il corpo dell'amico, il
vicario esclama: "Ecco, stringi da morto colui che hai amato da vivo!". Ed essa,
versando cocenti lacrime sopra quel corpo, raddoppia flebili richiami e singhiozzi, e
ripetendo affettuosi abbracci e baci, solleva il velo per vederlo scopertamente. Che
più? Contempla quel prezioso vaso, in cui era stato nascosto un tesoro più prezioso,
adorno di cinque perle. Ammira quelle cesellature, degne dell'ammirazione di tutto il
mondo, che la mano dell'Onnipotente aveva scolpito, e così d'un tratto, piena di
insolita letizia, si rianima tutta alla vista dell'amico morto. Subito suggerisce che non
si debba dissimulare e tener nascosto più a lungo un così inaudito miracolo, ma con
una risoluzione molto saggia lo si mostri agli occhi di tutti. Accorrono perciò tutti à
gara a tale spettacolo, e costatano come Dio non aveva veramente mai fatto cose sì
grandi ad alcun' altra nazione e sono tutti ripieni di stupore.
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LO VEDE, ET BACIA, PIANGE, ET LO TIENE FORTE, CHIARA
COME ET PREDISSE AVANTI MORTE
VITA PRIMA
CAPITOLO X - IL PIANTO DELLE POVERE DAME Dl SAN DAMIANO
E LA GLORIOSA SEPOLTURA Dl FRANCESCO
523 116. I suoi frati e figli insieme alle folle accorse dai paesi vicini per avere la gioia
di partecipare ai solenni funerali, passarono l'intera notte in cui Francesco morì,
pregando e salmodiando; ed era tale la dolcezza dei canti e lo splendore delle luci da
far pensare ad una veglia di angeli.
All'indomani all'alba arrivarono i cittadini di Assisi con tutto il clero e, prelevando il
sacro corpo, lo trasportarono onorevolmente in città tra inni e canti e squilli di trombe.
Celebrando insieme la solennità di quelle esequie, tutti si erano muniti di rami d'ulivo
e di altri alberi e procedevano cantando a piena voce preghiere e lodi al Signore nello
splendore di innumerevoli ceri. I figli portavano il loro Padre, il gregge seguiva il suo
pastore, che li aveva preceduti incontro al Pastore universale.
524 Quando giunsero al luogo dove egli aveva fondato l'Ordine religioso delle sacre
vergini e Donne Povere, deposero il sacro corpo nella chiesa di San Damiano, dove
dimoravano quelle sue figlie dilette ch'egli aveva conquistate al Signore e fu aperta la
piccola grata attraverso la quale le ancelle di Cristo sogliono ricevere nei tempi
stabiliti l'Eucarestia. Fu aperto anche il feretro, che conteneva quel tesoro di celesti
virtù, portato ora da pochi, lui che era solito portare molti durante la sua vita. Ed ecco,
donna Chiara, che era veramente chiara per ricchezza di meriti, prima madre di tutte le
altre, perché era stata la prima pianticella di quella religiosa famiglia, viene con le
figlie a vedere il Padre che più non parla con loro e non ritornerà più tra loro, perché
se ne va altrove.
117. E guardandolo, piangendo e gemendo, con voce accorata, espressero così il loro
cordoglio trepidante e devoto: "O Padre, che cosa faremo ora noi, misere? Perché ci
abbandoni desolate? A chi ci affidi, così desolate? Perché non ci hai dato la gioia di
precederti nel Regno dei beati e invece ci lasci qui nel dolore? Come potremo vivere
nel nostro monastero, ora che più non verrai, come un tempo a visitarci? Con te se ne
va per noi, sepolte al mondo, ogni nostro conforto! Chi ci soccorrerà in questa povertà
di beni spirituali e materiali? O padre dei poveri, amante della povertà, chi ci aiuterà
nelle tentazioni? Tu lo potevi, perché ne avevi provate e superate tante! Chi ci sosterrà
nel momento delle tribolazioni, o tu che sei stato il nostro aiuto nelle molte
tribolazioni che già sperimentammo? O amarissimo distacco, tremenda partenza; o
morte inesorabile che uccidi migliaia di figli e di figlie, privandoli del loro santissimo
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padre, mentre ti affretti a strapparci per sempre colui per merito del quale il nostro
buon volere, se pure ne abbiamo, raggiunse la sua migliore fioritura!".
Ma il verginale pudore poneva un freno al pianto, né sembrava conveniente piangere a
dirotto su colui, il cui transito aveva richiamato schiere di angeli e allietava tutti gli
eletti del cielo! Così, sospese tra l'afflizione e la gioia insieme, baciavano quelle
splendide mani, ornate dalle stimmate raggianti come gemme preziose. E dopo che
ebbero rimosso il sacro corpo, fu richiusa quella porta che non s'aprirà mai più a sì
grande ferita. O quanto più grande il dolore di tutti alla vista dell'accorato e filiale
lamento di quelle vergini! Quanti, soprattutto, i gemiti dei figli in pianto! Tutti
partecipavano al dolore di ognuno di loro, così che non c'era nessuno che riuscisse a
trattenere le lacrime, al vedere quegli angeli di pace piangere così desolatamente (Cfr
Is 33,7).
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LEGGENDA MAGGIORE
CAPITOLO XV - CANONIZZAZIONE E TRASLAZIONE
1250 5. I frati e figli, che erano accorsi al transito del Padre, insieme con tutta la
popolazione, dedicarono quella notte, in cui l'almo confessore di Cristo era morto, alle
divine lodi: quelle non sembravano esequie di defunti, ma veglie d'angeli.
Venuto il mattino, le folle, con rami d'albero e gran numero di fiaccole, tra inni e
cantici scortarono il sacro corpo nella città di Assisi. Passarono anche dalla chiesa di
San Damiano, ove allora dimorava con le sue vergini quella nobile Chiara, che ora è
gloriosa nei cieli.
Là sostarono un poco con il sacro corpo e lo porsero a quelle sacre vergini, perché lo
potessero vedere insignito delle perle celesti e baciarlo.
Giunsero finalmente, con grande giubilo, nella città e seppellirono con ogni riverenza
quel prezioso tesoro, nella chiesa di San Giorgio, perché là, da fanciullino, egli aveva
appreso le lettere e là, in seguito, aveva predicato per la prima volta. Là, dunque,
giustamente trovò, alla fine, il primo luogo del suo riposo.
1251 6. Il venerabile padre passò dal naufragio di questo mondo nell'anno 1226
dell'incarnazione del Signore, il 4 ottobre, la sera di un sabato, e fu sepolto la
domenica successiva.
L'uomo beato, appena fu assunto a godere la luce del volto di Dio, incominciò a
risplendere per grandi e numerosi miracoli. Così quella santità eccelsa, che durante la
sua vita si era manifestata al mondo con esempi di virtù perfetta a correzione dei
peccatori, ora che egli regnava con Cristo, veniva confermata da Dio onnipotente per
mezzo dei miracoli, a pieno consolidamento della fede.
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I gloriosi miracoli, avvenuti in diverse parti del mondo, e i generosi benefici impetrati
per la sua intercessione, infiammavano moltissimi fedeli all'amore di Cristo e alla
venerazione per il Santo. Poiché la testimonianza delle parole e dei fatti proclamava ad
alta voce le grandi opere che Dio operava per mezzo del suo servo Francesco, ne
giunse la fama all'orecchio del sommo pontefice, papa Gregorio IX.
1252 7. A buona ragione il pastore della Chiesa, riconoscendo con piena fede e
certezza la santità di Francesco, non solo dai miracoli uditi dopo la sua morte, ma
anche dalle prove viste con i suoi propri occhi e toccate con le sue proprie mani
durante la sua vita, non ebbe il minimo dubbio che egli era stato glorificato nei cieli
dal Signore. Quindi, per agire in conformità con Cristo, di cui era Vicario, con pio
pensiero decise di proclamarlo, sulla terra, degno della gloria dei santi e di ogni
venerazione.
Inoltre, perché il mondo cristiano fosse pienamente sicuro che quest'uomo santissimo
godeva la gloria dei cieli, affidò il compito di esaminare i miracoli conosciuti e
debitamente testimoniati a quelli tra i cardinali che sembravano meno favorevoli.
E solo quando i miracoli furono discussi accuratamente e approvati all'unanimità da
tutti i suoi fratelli cardinali e da tutti i prelati allora presenti nella curia romana,
decretò che si doveva procedere alla canonizzazione.
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