Testo - Archivio di Stato di Milano

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Testo - Archivio di Stato di Milano
D’appendizi pago
Pievi di Agliate, Bollate, Trenno e Corte di Monza.
A cura di Maria Pia Bortolotti
n. 1.
Besana Inferiore, pieve di Agliate
1721 agosto
I quattro testimoni interrogati hanno in affitto un centinaio di pertiche ciascuno, di diversi proprietari, seminate a frumento, mais, viti e gelsi. Il
canone d’affitto è misto: in denaro, più la metà del ricavato (frumento, vino e seta); gli appendizi sono quelli ordinari, la cui quantità dipende
ovviamente dall’estensione dei terreni in affitto: capponi, pollastri e uova.
Ma spunta un nuovo alimento che nei Processi della pieve di Agliate non è ancora comparso, il burro, un prodotto lavorato quindi, che Giuseppe
Valtorta di 46 anni deve consegnare alle monache del Monastero di Bernaga assieme a 6 capponi, 8 pollastri e 4 dozzine d’uova, come appendizi del
canone d’affitto di 120 pertiche di terreno asciutto che coltiva a frumento, vigna e gelsi (moroni).
Fondo Catasto, b. 3343
n. 2.
Bollate con Madonna del Bosco, capo pieve di Bollate
1722 marzo
Dopo aver appreso dagli affittuari dei campi quali siano i prodotti che si coltivano – frumento, segale, miglio, legumi, viti e gelsi (tra gli appendizi
viene elencato anche il lino) – e cosa si ottiene dai boschi, vengono chiamati il cancelliere del comune di Bollate Giovanni Battista Schieppati e il
console del medesimo comune Giovanni Balzaretto, a testimoniare in merito alle diverse tasse e spese che deve sostenere il Comune. Il dazio
dell’imbottato (tassa che doveva essere pagata da tutta la comunità per i prodotti agricoli quali grani e vino) viene così descritto: soldi tre per ogni
moggio d’ogni genere de grani et soldi cinque per ogni brenta di vino Crodello, et essendo vino Caspio o Posca soldi due e mezzo.
Mostra documentaria D’Appendizi pago - sezione Agliate, Bollate, Trenno e Corte di Monza a cura di M.P. Bortolotti © Archivio di Stato di Milano 2013
I vini sono di qualità inferiore, il Crodello o Crovello – considerato ai giorni nostri un vino di pregio - si otteneva dal mosto dell’uva fermentata ma
non spremuta; il Caspi, cosiddetto “vino del torchio”, si otteneva spremendo col torchio le vinacce rimaste nel tino dopo la spremitura e il Posca, di
qualità ancor più infima, si otteneva facendo passare l’acqua per le vinacce.
Gli abitanti di Bollate (anime nei documenti) sono 864. Fanno parte del comune di Bollate numerose cascine: Del Sole, Delle Monache, La
Garbiera, La Cortesia, La Porra, La Traversania, La Melzina, Origone, La Lurasca, Il Calozzio, L’Ospial e la Cassinetta con La Riva.
Fondo Catasto, b. 3339
n. 3.
Capriano, pieve di Agliate
1722 novembre
Antonio Villa di 30 anni ha in affitto 106 pertiche di terreno asciutto tra prato, aratorio semplice, aratorio avvitato e pascolo, di proprietà di
Polidoro San Cassano Annoni, con il quale ha un contratto di mezzadria. Infatti pago ogni anno di fitto al padrone la metà dei frutti che si
raccolgono dal suddetto terreno, che, quando però non venghino tempeste o altre disgrazie dal cielo, consistono in: 4 moggia di frumento, 4 e
mezzo di miglio, 5 di mais, 5 staia di segale, 2 di fave, 3 di scandela (scandella, qualità di orzo, l’ hordeum distichum, ossia la cosidetta orzella), 2
di fagioli, brente 6 di vino e 12 libre di gallette (bozzoli dei bachi da seta).
Nello stesso comune, altri massari mezzadri, oltre al frumento, segale, mais, miglio, fagioli, vino e gallette, come canone annuo pagano anche 3
moggia di noci, le quali, calcolate le dovute equivalenze, corrispondono a circa 400 dei nostri chilogrammi.
Fondo Catasto, b. 3343
n. 4.
Mappa di Capriano
1721
Foglio quarto della mappa catastale di Capriano, con la legenda dei proprietari, ove sono identificabili le particelle catastali dei beni di proprietà di
Polidoro San Cassano Annoni.
Fondo Mappe Piane Prima Serie, Catasto Teresiano, Mappe di attivazione, b. 3046
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n. 5.
Cologno, corte di Monza
1721 luglio
Il Processo viene fatto in una delle sale a piano terra della casa di proprietà del fiscale Andreani, commissario generale della mezz’annata (tassa che
doveva pagare chi, diremmo oggi, aveva un pubblico impiego).
A due testimoni, Lazzaro Tresoldi di 56 anni circa, che ha in affitto 308 pertiche di terreno di proprietà del monastero di S. Ambrogio di Milano, e
Ambrogio Rigoldi di 53 anni, che coltiva 219 pertiche di proprietà di Bartolomeo Bidelli, oltre alle altre domande, vengono chiesti i prezzi dei
prodotti che costituiscono gli appendizi che annualmente devono consegnare ai proprietari: i ceci valgono soldi 40 allo staio, le fave soldi 35, i
fagioli soldi 30, i capponi soldi 20 l’uno, i polastri soldi 15 al paio, i polini (tacchini) soldi 40 l’uno, le uova soldi 5 e mezzo la dozzina, le anatre
soldi 15 l’una. I terreni sono coltivati per la maggior parte a frumento, segale, miglio e mais (frumentone). Inoltre vi sono vigne, prati irrigati
quando il Lambro esonda (acqua accidentale del Lambro), pascoli e un bosco.
Gli abitanti sono 400; tra le spese che il Comune ha dovuto sostenere negli anni 1719 e 1720 vi sono:
lire 142,13 per riparazioni alla strada, alla casa del curato e al castello delle campane nel 1719;
lire 18,19 per salario del campanaro;
lire 18 per salario al beccamorti nel 1719, lire 19 nel 1720;
lire 128, 6 nel 1720 per riparare la strada e restaurare una cappella della Beata Vergine;
lire 12 per la visita a un uomo annegato nel Naviglio.
Fondo Catasto, b. 3342
n. 6.
Mappa di Cologno
1721
Foglio quarto della mappa catastale di Cologno, con la legenda dei proprietari, ove sono identificabili le particelle catastali dei beni di proprietà del
Monastero di Sant’Ambrogio di Milano, denominato nella legenda Padri di S. Ambrogio.
Fondo Mappe Piane Prima Serie, Catasto Teresiano, Mappe di attivazione, b. 3434
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n. 7.
Colzano, pieve di Agliate
1721 novembre
Li terreni di Colzano sono tutti affittati a metà de frutti che si raccolgono: così il cancelliere regio Florio Pellegrino Senesio comincia il Sommario
del Processo testium del comune di Colzano. E infatti i cinque testimoni che vengono interrogati, tutti affittuari di prati, aratori semplici e avvitati, di
boschi da lavoro e boschi da taglio, di pascoli e di case, per un totale di 700 pertiche di proprietà di Gerolamo Osio, dichiarano che la porzione dei
frutti che annualmente spetta al padrone come canone sono: 30 moggi di frumento, 11 di miglio, 12 di mais, 2 e mezzo di segale, 3 staia di fagioli, 6
di fave, 1 moggio di noci, 45 brente di vino e 50 libre di gallette. Poche pagine più avanti il console di Colzano dichiara i prezzi dei frutti che si
raccolgono e che si consumano nel comune stesso: il frumento è stato venduto a 14 lire al moggio, i grani minuti (miglio, mai, segale) lire 8 al
moggio, il vino lire 4 la brenta e le noci lire 6 al moggio.
Fondo Catasto, b. 3343
n. 8.
Mappa di Colzano
1722
Foglio primo della mappa catastale di Colzano, con la legenda dei proprietari, ove sono identificabili le particelle catastali dei beni di proprietà di
Gerolamo Osio.
Fondo Mappe Piane Prima Serie, Catasto Teresiano, Mappe di attivazione, b. 3072
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n. 9.
Villapizzone, pieve di Trenno
1722 marzo
Dopo aver giurato, con le mani poste sulle Sacre Scritture, di dire con chiarezza la verità, di non aver subito alcuna coartazione, di essere in piena
libertà di spirito e di mente, Ambrogio Brambilla di 50 anni, Giovanni Seveso di 34 anni e Giovanni Brambilla di 50, rilasciano le loro
testimonianze al giureconsulto Giovanni Battista Benigni del Conte, commissario imperiale; verbalizza il cancelliere imperiale Florio Pellegrino
Senese de Bononia.
I tre sono fittavoli - senza contratto scritto - del conte Gerolamo Marliani, lavorano insieme 1.042 pertiche di terreno asciutto, così suddiviso: 383
pertiche di prato adacquatorio con acqua non perenne; 375 pertiche di aratorio semplice e 284 pertiche di aratorio avvitato.
Il canone annuale d’affitto è di lire 6.850 in contanti e fasci 70 di fieno, moggia 29 di frumento, brente 20 di vino e libre due di seta.
Gli appendizi annuali consistono in: 52 capponi, 52 pollastri, 27 dozzine d’uova, libre 100 di lino sbattuto (semilavorato), stara 12 di legumi, 1
animale grasso di peso di libre 125, 3 carri di legna e brente 5 di latte.
2.666 pertiche e tavole 12 è la somma dei terreni del comune di Villapizzone ; gli abitanti (anime nei documenti) sono 193, di cui: maschi sopra i 7
anni n. 69, minori di 7 anni n. 19; femmine sopra i 7 anni n. 85, minori di 7 anni n. 19.
Erroneamente, nel Processo, Villapizzone viene compreso nella pieve di Bollate; nella pagina iniziale viene però corretto con “pieve di Trenno”.
Fondo Catasto, b. 3339
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n. 10.
Vimodrone, corte di Monza
1721 febbraio
Il Processo si svolge nella casa dell’abate Casati, in una stanza a piano terra che riceve la luce dalla corte e dal giardino.
La maggior parte dei terreni di Vimodrone è di proprietà della Congregazione di Nostra Signora di Loreto in San Fedele di Milano, che possiede
circa 2.300 pertiche.
Bartolomeo Stabilino di 37 anni ne ha in affitto 1.224; i campi irrigati con acqua propria e con acqua non perenne sono coltivati a frumento, mais
(melgone) e viti; i prati si tagliano tre volte l’anno e il fieno, maggengo, agostano e terzolo, viene venduto a prezzi diversi; il maggengo, più
apprezzato, viene venduto a Milano, gli altri due sono venduti in loco.
Bartolomeo Stabilino ha stipulato con la Congregazione un regolare contratto notarile che stabilisce che il canone dell’affitto è di lire 6.000, ma è
qualche tempo che non v’è modo di poterle pagare, più 18 stracchini e n° 200 pali [da costruzione], del valore in tutto di lire 24. Il formaggio
stracchino è originario della Lombardia, il suo nome deriva dal termine dialettale strach (stanco), riferito all’utilizzo del latte proveniente da mucche
stanche per la transumanza al fondovalle dopo l’alpeggio estivo.
Nessuno dei testimoni interrogati sa quanti abitanti abbia Vimodrone; vengono interrogati gli affittuari dei fabbricati e si apprende che ci sono 2
mulini, 2 osterie e 8 botteghe in cui esercitano la loro attività 2 fabbri, 2 falegnami, 1 calzolaio, 1 tessitore che fa anche il barbiere, 1 sarto e 1
ciabattino.
Fondo Catasto, b. 3342
n. 11.
Mappa di Vimodrone
1721
Le due immagini riproducono il foglio 6 della mappa catastale di Vimodrone e la legenda dei proprietari, ove sono identificabili le particelle
catastali dei beni di proprietà della Congregazione di Nostra Signora di Loreto in San Fedele di Milano, denominata della Madonna nella legenda.
Fondo Mappe Piane Prima Serie, Catasto Teresiano, Mappe di attivazione, b. 3446
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