ANNO X NUM 3 - Reporter nuovo
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ANNO X NUM 3 - Reporter nuovo
R Anno X - Numero 3 - 16 febbraio 2017 eporter nu ovo Tutti esauriti Caccia ai biglietti a cifre impossibili Sold out sotto inchiesta Tour de force L'industria dei live tra passato e futuro Non solo musica Il mercato parallelo esplode anche nel calcio Nostalgia canaglia Addio al cartaceo ora si fa tutto online Sconcerto online Tempi duri per i fan. Il bagarinaggio lascia le strade e sbarca sul web: prezzi esagerati, controlli aggirabili e poche sanzioni. Ma lo show deve continuare Quindicinale della Scuola Superiore di Giornalismo della LUISS Guido Carli R 3 57 Tutti esauriti Viaggio tra siti ufficiali bloccati, bagarinaggio online e cifre folli. Abbiamo provato ad acquistare un biglietto per il concerto di Ed Sheeran. Ce l'abbiamo fatta solo spendendo 450 euro: nove volte più del prezzo fissato Scandalo sold out A novembre la procura di Milano ha avviato un’inchiesta per accertare chi abbia forzato i sistemi informatici. Si sospetta un canale diretto tra organizzatori e piattaforme secondarie. Tra le ipotesi di reato anche la sostituzione di persona 89 Tour de force. Come funziona l'industria dei live I dischi non si vendono e gli artisti fanno sempre più concerti, ormai la principale forma di guadagno. Fra promoter, management e pubblicità, come funziona la gerarchia degli spettacoli musicali, monopolizzata dalle multinazionali Il circolo antitruffa Nei locali affiliati all'Arci, dove il bagarinaggio non arriva: oltre i mega tour e gli stadi c’è un mondo dove a farla da padrone è la musica da padrone è la musica. Chi salverà la musica? Concerti e live show In Italia valgono 750 milioni di euro e trainano l’intero settore. Le esibizioni dal vivo scatenano il mercato della vendita online, che presto vedrà una corsa a tre fra colossi: TicketOne, TicketMaster e Viva Ticket 10 11 1315 16 Bagarini da Champions Il mercato parallelo dei biglietti esplode anche nel calcio. Sotto la lente d’ingrandimento la partita tra Napoli e Real Madrid del 7 marzo. Davide Sibillo, consulente Codacons: «Non è solo un discorso economico, ma anche culturale» Prova a tracciarmi, se ci riesci I primi a pagare sono i fan, ma il secondary ticketing sottrare guadagni anche allo Stato. La commissione Cultura della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva per individuare responsabilità e proporre soluzioni. Dal divieto di bot al biglietto nominativo. Le sanzioni ora ci sono, ma l’ostacolo resta la tecnologia. Lady Gaga è avvisata La mia guerra? Portare più gente ai concerti Non c’è solo il bagarinaggio. Spera, presidente di Assomusica: «Il problema vero è l’assenza di una filiera, non mi fa piacere vedere sold out solo i live dei big stranieri. Dobbiamo investire in attività e strutture» Se il biglietto lo paga lo Stato Con il bonus cultura si possono comprare beni e biglietti online. Ma i giovani, lo usano? Nostalgia canaglia 2.0 I biglietti online hanno messo fine al collezionismo: niente più biglietti cartacei, solo mail e codici a barre. Se da un lato si salvano gli alberi, dall’altro si perde la magia, e anche la possibilità di un ritorno economico SOMMARIO R L'INCHIESTA Tutti esauriti Viaggio tra siti ufficiali bloccati, bagarinaggio online e cifre folli. Abbiamo provato ad acquistare un biglietto per il concerto di Ed Sheeran. Ce l'abbiamo fatta solo spendendo 450 euro: nove volte più del prezzo fissato Michele Fratto Alla ricerca del biglietto scomparso. Il bagarinaggio nel nostro Paese non si arresta e allora, appena ufficializzata la data del divide tour di Ed Sheeran il 16 e 17 marzo al Pala Alpitour di Torino, abbiamo voluto provare di persona cosa significa acquistare un biglietto per uno dei concerti più attesi della stagione musicale italiana. Così ci siamo catapultati sul sito Ticketone, canale ufficiale per la distribuzione dei tagliandi. E’ mattina. Alle undici aprono le prevendite. Ci siamo. La dicitura «presto in vendita» si tramuta in un quadrato verde con la scritta «disponibile». Fino a qui tutto bene. Poi, solo ostacoli. Clicchiamo e siamo dirottati in una stanza d’attesa, sessione di navigazione del sito nel caso di richieste elevate. Aspettiamo un tempo ragionevole, circa cinque minuti, per essere però espulsi dalla stanza. Ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza. Per nien- te abbattuti dal primo tentativo di ostruzione, digeribile come un errore di sistema o un semplice bug temporaneo, ritentiamo. Ci si spalancano ancora una volta le porte della sala d’attesa. Della possibilità di cliccare sul biglietto neanche l’ombra. Altri cinque minuti e la pagina refresha. Trattati come degli appestati della Rete, con stupore misto a rabbia, veniamo di nuovo espulsi dalla stanza. C’è una differenza, però, rispetto al primo tentativo: ora la pagina del concerto ci sentenzia la chiusura delle vendite per indisponibilità di biglietti. Possibile che ventunomila tagliandi si siano polverizzati nell’arco di pochi minuti? Sembra una follia, ma è così. Il nostro tortuoso viaggio ci porta da Ticketone ai social. Su Twitter l’hashtag #dividetour schizza in cima ai trending topic e la notizia rimbalza su Facebook fin da subito. Dopo i Coldplay, gli U2 e Bruce Springsteen, la storia si ripete. Il vecchio bagarinaggio, conosciuto oggi con il termine di secondary ticketing, colpisce ancora. Ci rimbocchiamo le maniche. Vogliamo arrivare alla fine di questa storia, cercando di dipanare la coltre di mistero che ruota intorno alla vendita secondaria di ticket ufficiali. Ormai siamo in ballo, balliamo. Prossima destinazione: Viagogo. Il secondo sito di vendita che andiamo a spulciare è una pagina che insieme a Seatwave, Stubhub, Ticketnetwork e Vivid Seats, rappresenta la bolla speculativa dello scandalo biglietti musicali. Sono infatti questi i principali siti che sfruttano i ticket bots, software pirata utilizzati per aggirare i blocchi di sicurezza imposti dall’Antitrust (eludendo ad esempio il codice captcha) ed entrare così in possesso di migliaia di tagliandi da rivendere su canali non ufficiali. Una volta appurato che questa è l’unica via da seguire «Come per magia il prezzo del biglietto, nel trasferimento da Ticketone a Viagogo, lievita» 3 per arrivare all’obiettivo, entriamo in Viagogo. Di fronte a noi si apre un mondo sommerso. La stanza di attesa è ben diversa da quella di Ticketone: due minuti di ansia generata da informazioni in rosso sul countdown dei biglietti rimasti, sulle persone connesse nello stesso momento e sul fatto che «i biglietti potrebbero terminare in fretta». L’home page dell’evento continua il suo lavoro di pressing sul visitatore, riempita da avvisi laterali che ci allarmano e ci informano che questo è l’unico posto dove poter reperire l’agognato ticket. Il sito gioca tutto sulla fretta e sulla voglia dei fan di essere presenti all’evento. Come per magia il prezzo del biglietto, nel trasferimento da Ticketone a Viagogo, lievita. Dai 50 euro imposti da Sheeran per riempire la location dell’evento, si passa a un minimo di 130, fino ad arrivare alla cifra decuplicata di 500 euro. Neanche il tempo di fare una rapida scansione dell’offerta proposta, delle numerazioni, dei prezzi e dei posti disponibili, che notiamo una bizzarra consuetudine del sito. Le prime voci, le più economiche, lampeggiano subito di rosso e informano il navigatore con un perentorio «appena venduto». Usciamo e rientriamo ancora una volta nell’home page. La dinamica si ripete. Nessun tipo di movimento, invece, per quell’ultimo biglietto disponibile alla cifra di 449 euro. Non una coincidenza. Il grafico del Pala Alpitour messo a disposizione da Viagogo racconta di una capienza nel parterre quasi esaurita, con posti disponibili nel primo e secondo anello. In soli trenta minuti siamo passati, quindi, da un concerto tutto esaurito con ingresso fissato a 50 euro, a un palazzetto praticamente vuoto con cifre che oscillano tra 130 e 500 euro. Incuriositi (per non dire imbestialiti?) dal sovrapprezzo del sito, decidiamo di dare una possibilità anche alla seconda data del tour, quella del 17 marzo. Il numero dei posti libero è di gran lunga maggiore, così come lo è, però, il prezzo del ticket. Prezzo di partenza, stavolta, 150 euro. In ogni caso, con una tenuta psichica stoica, riusciamo ad arrivare alla schermata di immissione dei dati per poter acquistare un ticket del valore di 130 euro per la performance del 16 marzo. Noi ci siamo fermati qui, ma c’è chi è andato fino in fondo nelle operazioni con Viagogo. E’ il caso di Francesco, ventenne campano fan di Guccini. Quattro dicembre 2011: all’Unipol arena di Bologna va in scena l’ultima performance live dell’artista modenese. Con i biglietti terminati su Ticketone, per l’acquisto Francesco usa come intermediario viagogo. L’incremento è di 100 euro. Il sito recapita al ragazzo un messaggio nel quale indica le modalità di ritiro del tagliando. La sera del concerto un uomo all’ingresso dell’arena consegna il biglietto a Francesco. Transazione in porto. «Da 50 a 450 euro, ecco come funziona il mercato parallelo dei biglietti online» 4 R L'INDAGINE Scandalo sold out A novembre la procura di Milano ha avviato un’inchiesta per accertare chi abbia forzato i sistemi informatici. Si sospetta un canale diretto tra organizzatori e piattaforme secondarie. Tra le ipotesi di reato anche la sostituzione di persona Giorgia Pacino Volatilizzati in un istante. Migliaia di biglietti esauriti a tempo di record, acquistati in pochi secondi nel primo giorno di vendita online. Trentamila ticket bruciati per Bruce Springsteen, cinquantamila venduti nel giro di un’ora per i Coldplay. A novembre la procura di Milano ha aperto due fascicoli di indagine per truffa informatica e sostituzione di persona. È la prima inchiesta in Italia sul business dei biglietti messi in vendita in Rete. Roberto De Luca, amministratore delegato di Live Nation Italia, e Corrado Rizzotto, amministratore di Indipendente Concerti ed ex numero uno di Vivo Concerti, sono tra gli indagati del fascicolo aperto dal pubblico ministero Adriano Scudieri, componente del pool reati finanziari. Con loro è finita sotto inchiesta anche Antonella Lodi, sempre nell’orbita della Live Nation. Due i filoni di indagine avviati. Il primo ambito riguarda il cosiddetto bagarinaggio 2.0. I soggetti, che la procura sta cercando di individuare, riuscirebbero ad accaparrarsi un grosso numero di biglietti, attraverso una forzatura del sistema informatico. Si punta cioè a scoprire chi aggira il meccanismo che limita la vendita online a soli quattro tagliandi. E, mediante l’impiego di software e dati falsi, riesce a incamerare in blocco pacchetti da migliaia di accessi. Claudio Trotta, patron della Barley Arts, ha presentato un esposto relativo ai concerti di Bruce Springsteen e dei Coldplay a San Siro. A sostenere l’indagine c’è anche un primo rapporto del Nucleo di polizia tributaria. I biglietti, messi in vendita sul circuito Ticketone che detiene l’esclusiva dell’offerta online in Italia, sono andati subito esauriti. Salvo poi tornare in vendita su altre piattaforme a prezzi maggiorati. Fino a 2.500 euro per assistere allo show della band di Chris Martin. «È possibile che vi sia stata una forzatura del sistema e un inserimento con credenziali false o ripetute in maniera da poter avere più biglietti» 5 «Le ipotesi di reato di truffa informatica e sostituzione di persona riguardano il primo ambito dell’indagine». Il pm Scudieri, titolare dell’inchiesta, spiega su cosa si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti. «È possibile che vi sia stata una forzatura del sistema e un inserimento con credenziali false o ripetute in maniera da poter avere più biglietti». TicketOne sarebbe il primo danneggiato da un simile sistema, eppure non risulta che abbia mai denunciato il fatto. Da un punto di vista legale, la truffa è un reato perseguibile a querela di parte. «A meno che non ricorrano delle ipotesi di aggravanti particolari», precisa Scudieri, non confermando né l’esistenza della querela né le eventuali aggravanti. «L’altro versante dell’inchiesta – continua il pm – riguarda molteplici ipotesi diverse, soprattutto di natura tributaria, ai danni della Siae e della società concessionaria. Eventuali interessi impropri degli organizzatori dei concerti rispetto al secondary ticketing e, dunque, l’esistenza di un canale diretto tra l’organizzatore e la società che vende biglietti sottobanco sul mercato secondario». La Guardia di Finanza ha acquisito i dati dei siti a cui la Barley Arts si è affidata per la distribuzione dei biglietti per il concerto di Springsteen. È risalita a ritroso fino a coloro che hanno fornito i dati anagrafici e bancari per gli acquisti. Non c’è solo il concerto del Boss. Al setaccio degli inquirenti sarebbero passati anche i metodi di vendita impiegati in una decina di altri eventi. Situazioni simili si sarebbero verificate anche in occasione dei concerti di Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, One Direction, Renato Zero, Adele e David Gilmour. Dopo le perquisizioni effettuate dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle negli uffici della Live Nation Italia, la società ha assicurato la massima collaborazione e trasparenza nei confronti degli inquirenti. In una nota, si è detta sicura della correttezza del proprio operato, confermando piena fiducia nella magistratura e massima solidarietà nei confronti del suo amministratore delegato. Il business dei concerti è finito anche nel mirino dell’Antitrust. A ottobre l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un’istruttoria nei confronti di Ti- cketOne e dei quattro principali operatori del mercato secondario in Italia. I controlli sono partiti dalle segnalazioni dell’Unione nazionale consumatori e di Altroconsumo e mirano ad accertare eventuali violazioni del codice di consumo. L’obiettivo è verificare se la società abbia adottato misure informatiche idonee e controlli adeguati, accertando anche l’eventuale ingannevolezza delle informazioni fornite agli acquirenti sulle condizioni di vendita online. Il nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza ha effettuato accertamenti ispettivi nelle sedi di TicketOne e di un’altra società considerata in possesso di elementi utili ai fini dell’indagine, pur non essendo parte del procedimento. «Quello che manca, e che è invocato da molti, è l’eventuale truffa nei confronti del pubblico. Ecco, questa è una figura di reato che non esiste in Italia – spiega Scudieri – non c’è una norma che possiamo applicare a un caso di questo tipo. Non si può parlare di una frode nei confronti della collettività, perché non esiste come fattispecie penale». «Situazioni simili si sarebbero verificate anche in occasione dei concerti di Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, Renato Zero, Adele e David Gilmour» 6 R Tour de force Come funziona l'industria dei live L'ANALISI Il circolo antitruffa Nei locali affiliati all'Arci, dove il bagarinaggio non arriva: oltre i mega tour e gli stadi c’è un mondo dove a farla da padrone è la musica Alessandro Berrettoni I dischi non si vendono e gli artisti fanno sempre più concerti, ormai la principale forma di guadagno. Fra promoter, management e pubblicità, come funziona la gerarchia degli spettacoli musicali, monopolizzata dalle multinazionali Alessandro Berrettoni Barley Arts, D’Alessandro e Galli, Live Nation. E poi ci sono gli artisti. Non è facile capire le gerarchie che governano la gestione dei concerti. Certo è che i live tour sono ormai diventati sempre più importanti per gli artisti. I dischi non si vendono più, i servizi di streaming come Spotify danno una visibilità impensabile fino a pochi anni fa, ma d’altro canto i guadagni sono risibili: 8 millesimi di dollaro per ascolto, nemmeno un centesimo a riproduzione. Se sei Jovanotti e fai 10 milioni di ascolti iniziano a girare cifre interessanti, altrimenti guadagni pochi spiccioli. E devi ricorrere ai tour. Anche per questo l’industria del live si è moltiplicata negli ultimi anni. Gli artisti ci puntano molto e lo fanno più per soldi che per motivi nobili come il rapporto diretto con il fan e l’esperienza in sé. Ormai la prospettiva si è ribaltata. Se prima il tour serviva come promozione - per un disco in uscita o per un mercato nuovo - oggi è la principale fonte di guadagno per un musicista. Ma come si organizza un concerto? Quali sono gli attori principali in gioco? L’artista ha un manager, che d’ac- 7 3 cordo con la casa discografica contatta i promoter. Poi ci sono i production manager, che invece sono i responsabili dell’atto live in sé. Studiano e organizzano il palco, gli effetti - insieme allo show designer - e si occupano di sovrintendere al lato tecnico del live. Il sistema si frattura in due: da una parte c’è tutto il microcosmo dei live “piccoli” - locali underground, etichette indipendenti e una galassia di promoter che seguono gli eventi non mainstream - dall’altra ci sono i mega tour, che invece sono in mano a dei colossi. Il più importante è Live Nation, che in Italia organizza due concerti al giorno. Live Nation ha accentrato molte parti della filiera del live. L’azienda americana gestisce quindi artisti, promoter, location, biglietti, pubblicità e sponsor. Scompartimenti che fino a dieci anni fa viaggiavano su binari separati e che ora invece si trovano riuniti in un simil monopolio. Presente in 33 paesi, Live Nation è quotata a Wall Street ed è suddivisa in quattro sotto insiemi: Ticketmaster, leader nella vendita di biglietti, Live Nation Concerts, il ramo operativo, Front Line, agenzia di promozione e management degli artisti, e Live Nation Network, che si occupa invece del marketing e della pubblicità. Tutto riunito in unica piattaforma. Il che gli permette di stringere accordi con gli artisti e poi a cascata di assicurarsi automaticamente l’organizzazione dei concerti nei diversi paesi. Live Nation è in Italia da quindici anni e insieme a Vivo Concerti (di proprietà della Warner Music) è il principale attore del sistema. Poi ci sono società italiane, come la D’Alessandro e Galli e la Barley Arts. La prima ad esempio ha organizzato il concertone al circo massimo dei Rolling Stones, la seconda - di cui titolare è Claudio Trot- «Se prima il tour serviva come promozione, oggi è la principale fonte di guadagno per un musicista» ta - gestisce fra gli altri i tour italiani di Bruce Springsteen. Ma anche loro devono fare i conti con le multinazionali. In gioco c’è una posizione dominante, che in Italia in realtà è meno lampante, ma che negli USA e in Gran Bretagna è già sbarcata in tribunale. Nella scelta del promoter i musicisti per prima cosa guardano al cachet. E più l’azienda di promozione è grande più può permettersi di pagare un artista. A seguire ci sono le location - che possono dare un valore aggiunto, di grandezza o di suggestività, al concerto. E se soggetti più potenti economicamente si possono permettere stage più prestigiosi, e cari, un promoter più piccolo può avere un’idea più evocativa per un concerto, e accaparrarsi un artista con quell’idea. Quindi, gli artisti vogliono suonare di più, perché i concerti assicurano entrate certe e cospicue. Le multinazionali sono arrivate a cascata, e i costi di gestione per live sempre più elaborati e tecnologici sono aumentati. Vuoi per l’una, vuoi per l’altra ragione, i prezzi si sono alzati anno dopo anno, e tutti si sono adeguati. Un vuoto legislativo ha fatto il resto, permettendo in parallelo la nascita del secondary ticketing. Non più il vecchio bagarino che trovavi all’ingresso dello stadio, e che agiva in solitaria, ma un sistema strutturato che agirebbe con la compiacenza, più o meno diretta, dei promoter, e a insaputa degli artisti. D’altronde, ci sono in ballo molti soldi, che in un mercato in fase di transizione come quello musicale, contano tutto, o quasi. Quando si pensa ai concer ti vengono subito in mente stadi e palasport. Migliaia di mani in sincronia, accampamenti per accaparrarsi un posto b u o n o. M a è s o l o u n a p i c c o l a p a r t e di un tutto fatto di tour infiniti per p o c h e c e n t i n a i a d i e u r o, f a t t o d i f u mosi locali underground dove a farla da padrone sono il sudore e il rumore. Un microcosmo di locali, dal pub d i p r o v i n c i a a l c i r c o l o a r c i c i t t a d i n o, che costituiscono un circuito paralle lo a quello mainstream, con cui però spesso si incrocia e mischia: si veda il caso di Calcutta, che da per fetto sconosciuto ha prima riempito quei locali per poi sbancare nei palaspor t, con un album dal titolo più che profetico: Mainstream. Una questione Arcinota Molti dei locali dove si fa musica indipendente oggi sono circoli Arci. Circoli che somigliano sempre più a locali veri e propri, più che all’asso ciazione dove si discute di temi sociali, o si fanno conferenze sul problema dei migranti. Grazie alla loro affiliazione i circoli possono permettersi costi di gestione molto più bassi. E producono così aggregazione e cult u r a . P r o d u c o n o m u s i c a , s o p r a t t u t t o, permettendo anche a chi non è rappresentato da promoter molto grandi di suonare, e mettersi in vetrina. Il biglietto è legato all’affiliazione. Tr a d o t t o : e n t r a n o s o l o i s o c i , c h e i n genere devono fare richiesta online a l m e n o 2 4 o r e p r i m a d e l l ’e v e n t o. L a somministrazione di bevande è sot- toposta a un regime diverso e spesso al lavoro ci sono volontari. Il ticket s i f a a l l ’i n g r e s s o o, p e r i c i r c o l i p i ù grandi, tramite piattaforme online tipo Boxol - una specie di Ticketone m a p i ù p i c c o l o. Prezzi bassi e circuito più ristretto E se i bagarini potrebbero a buon diritto entrare anche in questo merc a t o, n o n l o f a n n o. Fo r s e p e r c h é r i tengono che il gioco non valga la candela. I prezzi girano dai 5 ai 20 e u r o e n o n c ’è u n m a r g i n e c o s ì a l t o d i r i c a r i c o. L a f a s c i a p i ù b a s s a e q u e l la più alta non sono interessanti per c h i d e v e g u a d a g n a r e s u u n’i p o t e t i ca rivendita di biglietti. Il secondary ticketing si concentra sui bigliett i d i c o s t o m e d i o - 4 0 - 5 0 e u r o, c h e possono essere anche triplicati. Se il biglietto di partenza costa già più d i 1 0 0 e u r o, p e r i l b a g a r i n o è p r e s s o ché impossibile piazzarlo sul mercat o s e c o n d a r i o. S t e s s a c o s a - m a p e r ragioni opposte - per biglietti sotto i 2 0 e u r o. C i g u a d a g n i t r o p p o p o c o rispetto ai rischi che corri. «Il biglietto è legato all'affiliazione. Entrano solo i soci, che in genere devono fare richiesta online almeno 24 ore prima dell’evento» 8 R IL CONFRONTO Chi salverà la musica? Concerti e live show Bagarini da Champions In Italia valgono 750 milioni di euro e trainano l’intero settore. Le esibizioni dal vivo scatenano il mercato della vendita online, che presto vedrà una corsa a tre fra colossi: TicketOne, TicketMaster e Viva Ticket Il mercato parallelo dei biglietti esplode anche nel calcio. Sotto la lente d’ingrandimento la partita tra Napoli e Real Madrid del 7 marzo. Davide Sibillo, consulente Codacons: «Non è solo un discorso economico, ma anche culturale» Giorgia Pacino La calca tutt’intorno, le luci del palco, le strofe urlate. The show must go on significa forse anche questo: in un mondo della musica che cambia, l’unica certezza è il palcoscenico. I dati parlano chiaro. La vendita online dei biglietti è solo un segmento del più grande business della musica dal vivo. Un mercato che nel mondo vale otto miliardi di dollari. In Italia concerti, live show ed esibizioni nei locali muovono un giro d’affari da circa 750 milioni di euro. È la cifra stimata per il 2016 da una ricerca Cerved commissionata da Assomusica, l’associazione italiana organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo. Nel 2015 ha registrato un fatturato di 690 milioni, con Lombardia, Lazio e Veneto sul podio delle Regioni con più biglietti venduti. Un comparto in crescita anche secondo l’ultimo rapporto Italiacreativa. Secondo i dati raccolti da Ernst&Young per le industrie della cultura e della creatività italiana, il settore musica nel 2015 ha raggiunto un valore complessivo di oltre 4,7 miliardi di euro, in aumento di più del 6% rispetto all’anno precedente. I ricavi diretti ammontano a poco più di 3,3 miliardi. E a trainare la crescita sono proprio i concerti: dal 2012 al 2015 i ricavi sono aumentati quasi della metà (+45%), arrivando a un totale di 424 milioni di euro. La sola musica dal vivo nei locali pubblici porta con sé oltre un miliardo di euro di ricavi. Anche perché negli ultimi anni l’offerta si è arricchita, sia per numero di concerti sia per qualità delle esecuzioni dal vivo. Beyoncé e Rihanna, i Coldplay e Jovanotti. Artisti stranieri e italiani hanno ormai abituato i loro fan a esibizioni spettacolari. In Italia su 168 mila 900 occupati nel settore musica, oltre 40 mila sono impegnati 9 nell’attività concertistica. La preparazione di un evento oggi richiede investimenti nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. E scatena la caccia al biglietto sul web. La vendita online degli accessi a eventi culturali e spettacoli in Italia è monopolio esclusivo di TicketOne. Almeno fino al prossimo 31 luglio. Quest’anno scadrà infatti il cosiddetto accordo Panischi, il contratto di concessione esclusiva che da quindici anni lega quasi tutti i principali promoter. È il frutto di un’intesa tra TicketOne srl, trenta promotori tra società e persone fisiche e gli ex soci della società Panischi, che fino al 2001 offriva servizi di biglietteria per eventi di musica, arte e spettacolo. L’accordo da 15 miliardi di vecchie lire attribuisce a TicketOne il diritto esclusivo di rivendita online dei biglietti per gli eventi organizzati dai promotori, con una percentuale di biglietti in esclusiva e la garanzia di essere l’unico soggetto autorizzato alla vendita per i primi sette giorni. Gli equilibri del mercato della bigliettazione online, fissati nel 2002, potrebbero ora cambiare. TicketOne, controllata dalla tedesca Cts Eventim, non sembra intenzionata a lasciare il passo. Pare certo, però, l’ingresso sulla scena italiana di Ticketmaster, leader mondiale del settore, che opera nel perimetro di Live Nation, la più grande multinazionale di musica dal vivo. Sembra destinata a crescere anche Viva Ticket, la società cui è affidata la vendita dei biglietti di Vasco Rossi per il “Modena Park“ del primo luglio. Tutte e tre le società si dichiarano impegnate nell’adozione di misure contro il secondary ticketing. Una sfida che vale miliardi di euro, da combattere fino all’ultimo click. «A trainare la crescita sono proprio i concerti: dal 2012 al 2015 i ricavi sono aumentati quasi della metà» Michele Fratto Diversi campi, stessa storia. Dalle luci del palco ai riflettori da stadio il passo è breve. Il secondary ticketing (mercato di biglietti parallelo a quello autorizzato, fortemente attivo su internet, che offre in vendita biglietti non autorizzati e maggiorati ingiustificatamente per multipli del prezzo ufficiale) esplode anche nel calcio. Che sia la voce di Chris Martin o le magie di Dries Mertens, il modus operandi è sempre lo stesso. Dalle urne di Nyon il Napoli pesca il Real Madrid per gli ottavi di finale di Champions League, scatenando nella città partenopea una caccia al biglietto sfrenata. Il 29 dicembre inizia la vendita dei biglietti per il match, in programma il 7 marzo. Biglietti polverizzati in soli venti minuti. Anche in questo caso, basta andare a spulciare nei soliti siti secondari per ritrovarli a prezzi maggiorati. Su Ticketbis un posto in curva, a fronte dei 50 euro richiesti dal sito ufficiale del Napoli, oscilla tra 218 e 672 euro. Ancora più calde le poltrone in tribuna, con prezzi che arrivano intorno ai duemila euro. Utilizzato in questo caso come intermediario anche Ebay, con cifre folli che raggiungono i cinquemila euro. Così il 2 gennaio il Codacons, l’associazione per la difesa dei consumatori, con un esposto chiede alla Procura della Repubblica di Milano di sequestrare i biglietti incriminati, reimmettendoli poi in modo ufficiale per nuovi utenti. Lucida la disamina di Davide Sibillo, consulente Codacons, sulla lotta dell’associazione in qualsiasi evento colpito dalla piaga del secondary ticketing: «Stiamo cercando di spingere per ottenere il sequestro di tutti i biglietti incriminati. Il baga- rinaggio 2.0 è una forma più sfuggente del vecchio bagarino presente all’esterno degli stadi o dei palazzetti di turno. Non è solo un discorso di introiti, ma anche culturale. Questo perché in Italia non abbiamo ancora capito che il biglietto non è solo un oggetto, ma è l’accesso per la fruizione di un evento unico e irripetibile». A differenza dei concerti, però, i biglietti per le partite di calcio sono nominali e acquistabili solo in ricevitorie autorizzate tramite la presentazione di un documento d’identità. Ma allora com’è possibile che anche l’evento calcistico prosperi nel circuito del mercato secondario? «Quando parliamo dei Bot, programmi informatici capaci di accedere alla vendita dei biglietti appena ne viene data l'opportunità e di acquistarne il più possibile superando qualsiasi tipo di controllo, bisogna andarci cauti. Nel caso di Napoli – Real Madrid, non penso che migliaia di persone, tramite diversi computer connessi nello stesso momento, abbiano generato migliaia di Ip per comprare tutti quei biglietti. È fantascienza. Nello sport sono soggetti privati, persone fisiche, che si muovono per poter lucrare sull’ingresso allo stadio. Per questo è già presente nel bagarinaggio sportivo una sanzione a tutela dei consumatori, il Daspo (con multe amministrative dai cinque ai ventimila euro e divieto di accesso alle manifestazioni sportive fino a cinque anni). Sanzione non prevista per la musica, settore che resta ancora del tutto sprovvisto di alcun tipo di tutela». Macro problema che fa scaturire poi, in maniera inevitabile, alcune micro situazioni a catena. Am- messo e non concesso che un tifoso sia riuscito, pagandolo a prezzo maggiorato, a essere entrato in possesso di un biglietto d’ingresso, com’è possibile superare il pre-filtraggio degli steward se il nostro documento d’identità differisce dal nome presente sul tagliando? «Questo è un’altra criticità che stiamo affrontando – continua Sibillo – insieme alle società sportive. In eventi ad affluenza alta, gli addetti al filtraggio, di norma, controllano solo la validità del biglietto senza soffermarsi sul nome. Questo per non generare ingorghi che possano causare caos nella fila». Il consulente, infine, getta uno sguardo sul futuro della lotta al bagarinaggio online nel nostro Paese: «Stiamo rischiando di assistere al decadimento delle performance live, dopo quelle delle case discografiche di qualche anno fa. Bisogna cercare di ottenere il massimo per dare un segnale alla società. Chi compra deve avere il diritto di scegliere e gli eventi non devono trasformarsi in sfizi per pochi. L’Italia si sta muovendo in anticipo in questo ambito anche a livello giudiziario. Un ottimo deterrente a tutta questa situazione sarebbe quello di immettere biglietti nominali anche nelle performance musicali». «In Italia non abbiamo ancora capito che il biglietto non è solo un oggetto, ma è l’accesso per la fruizione di un evento unico e irripetibile» 10 R LA LEGGE Prova a tracciarmi, se ci riesci I primi a pagare sono i fan, ma il secondary ticketing sottrare guadagni anche allo Stato. La commissione Cultura della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva per individuare responsabilità e proporre soluzioni. Dal divieto di bot al biglietto nominativo. Le sanzioni ora ci sono, ma l’ostacolo resta la tecnologia. Lady Gaga è avvisata Giorgia Pacino Per un solo concerto sold out, tra i 3 e i 5 milioni di euro spariscono nel nulla. Sfuggono al Fisco, ai controlli degli organizzatori, ai guadagni di artisti e autori. Sono i biglietti rastrellati dalla vendita ufficiale, poi ceduti su piattaforme web a prezzi maggiorati. Fino a dieci volte il prezzo originale. Il “bagarinaggio online” sottrae alla pubblica offerta tra il 20% e il 30% del totale di biglietti venduti. Siti specializzati, spesso con base all’estero, provvedono in modo automatico ad acquisti multipli e lucrano sulla differenza di prezzo. Chi ci rimette? «Sta passando il principio per cui alcuni spettacoli dove c’è una grande richiesta siano riservati solo a quanti possono permettersi di spendere cifre molto più alte del valore nominale del biglietto. Chi ci rimette è innanzitutto il pubblico, ma anche gli autori senza i quali non ci sarebbe spettacolo». Gaetano Blandini è il direttore generale della Siae, la Società italiana degli autori ed editori, soggetto certificatore per conto dello Stato. In forza di una conven- zione con l’Agenzia delle Entrate, la Siae svolge un servizio di controllo sulle biglietterie automatizzate. Negli ultimi cinque anni ha effettuato 7.700 verifiche di conformità e redatto oltre 5.400 constatazioni di violazione. Un conto, però, è assicurare il corretto funzionamento dei sistemi, un altro è provare la condotta illecita sul mercato secondario. La prova passa dall’analisi dei flussi finanziari: solo conoscendo il momento esatto di emissione del biglietto, è possibile confrontarlo con la transazione di acquisto. Per capire se e quali soggetti ne abbiano incamerato grosse quantità. «È evidente che gli organizzatori che sottraggono biglietti al mercato ordinario per avere un ritorno economico, perché è su questo che la magistratura sta indagando, assumono una posizione dominante e quindi danneggiano gli altri che lavorano in maniera corretta. Ci rimette pure l’Erario – spiega Blandini – l’Iva si paga sul valore nominale del biglietto e non sulle rivendite successive, che sono transazioni tra privati». Nuove sanzioni e controllo del Parlamento Una norma, però, esiste. L’ha introdotta un emendamento all’ultima legge di bilancio. La vendita «di titoli di accesso ad attività di spettacolo», effettuata da un soggetto diverso dai titolari dei sistemi di emissione, è punita con sanzioni amministrative da 5 mila a 180 mila euro per ciascuna violazione. Senza nulla togliere all’attività delle procure, nel caso in cui il fatto costituisca reato. Se poi la vendita illecita è realizzata «attraverso le reti di comunicazione elettronica», si procederà alla rimozione dei contenuti o, nei casi più gravi, all’oscuramento del sito web. «L’emendamento cerca di proporre delle sanzioni in un settore che non ha regole né leggi e che chiede regolamentazione e semplificazione». In quest’ottica si muove Flavia Piccoli Nardelli, presidente della commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati. La settima commissione di Montecitorio ha promosso a dicembre un’indagine conoscitiva sulla bigliettazione dello spettacolo dal vivo, per vederci chiaro dopo gli scandali «Anche tra i fan ci sono infiltrati quelli veri non rivenderebbero mai il loro biglietto» 11 dei concerti dei Coldplay e di Bruce Springsteen. Da due mesi sfilano davanti ai deputati promotori, organizzatori e rappresentanti di interessi coinvolti: l’Unione nazionale consumatori e TicketOne, la Barleys Arts di Claudio Trotta e la Trident Music di Maurizio Salvadori. Ma anche Ebay, Siae e Assomusica. Vendita tra amici o sistema automatizzato? «Il fenomeno è estremamente complesso. Non riguarda la maggior parte dei concerti che hanno luogo in Italia, ma quei venti o venticinque eventi con artisti internazionali, poi riproposti in varie parti del nostro Paese, che raggiungono livelli significativi di pubblico», spiega la presidente della commissione. La vendita dei biglietti sul mercato secondario è un fenomeno complesso, anche dal punto di vista legale. Spazia dalla rivendita del biglietto comprato dal singolo spettatore che, non potendo più partecipare all’evento, legittimamente trasferisce ad altri quel diritto, fino all’acquisto massiccio di pacchetti di biglietti da parte di siti specializzati che poi li rivendono a prezzi maggiorati. «La commissione si è trovata di fronte alla necessità di distinguere con equilibrio tra gli operatori, che svolgono l’attività di rivendita su incarico diretto degli organizzatori dell’evento e degli artisti, e soggetti che invece si inseriscono indebitamente sul mercato». La legge di bilancio per il 2017 rinvia a un decreto del ministro dell’Economia l’adozione di specificazioni e regole tecniche che diano attuazione alla normativa. Andrà redatto di concerto con i ministeri della Giustizia e della Cultura e sentite l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Siae. Il fine indicato nella legge è quello di «au- mentare l’efficienza e la sicurezza informatica delle vendite» e «assicurare la tutela dei consumatori». «Il Parlamento interviene per raccogliere informazioni utili alla redazione del decreto. Le varie audizioni – continua Piccoli Nardelli – hanno cercato di chiarire il rapporto tra mercato primario e secondario, verificando se esistano distorsioni, come avvengano e come vi si possa mettere riparo». Captcha, biglietto nominativo e metodo ticketless La chiave sta nella tracciabilità economica. I software che permettono l’acquisto istantaneo di centinaia di biglietti utilizzano una pluralità di carte di credito: risalire a chi c’è dietro quei codici significa individuare i moderni bagarini. I captcha, i test automatici per distinguere se davanti allo schermo ci sia un computer o un uomo in carne e ossa, restano però facili da aggirare. Ecco perché, sul modello statunitense, anche in Italia è stato proposto di vietare l’uso di bot e l’offerta di biglietti ottenuti eludendo le misure di sicurezza. L’alternativa sarebbe il biglietto nominativo. In Italia è obbligatorio solo per le partite di calcio, per ragioni di ordine pubblico. Estenderlo a tutte le forme di spettacolo sarebbe un deterren- te per le piattaforme di secondary ticketing, ma per ridurne l’efficacia basta consentire il cambio del nome. «In Gran Bretagna stanno sperimentando la possibilità di entrare a teatro con il biglietto accoppiato alla carta di credito con cui si è acquistato», suggerisce Blandini. È il metodo ticketless: al momento del pagamento il sigillo fiscale è associato a un supporto come lo smartphone o la carta di credi- to. La smaterializzazione del biglietto consente però di acquistare un solo ingresso per ogni evento e presuppone che gli organizzatori si dotino del necessario sistema di controllo degli accessi. «Si può fare in un teatro fino a 5 mila posti, ma in un evento con 200 mila persone creerebbe problemi. Bisognerà creare una policy di vendita con controlli e tracciabilità – è l’auspicio del dg – trovando il giusto equilibrio tra la salvaguardia del diritto di tutti ad accedere a prezzi giusti e la normale fruibilità dell’evento». A rischio anche Lady Gaga: forse “infiltrati” tra i fan Le difficoltà, insomma, sono di natura tecnica. I software automatizzati sono scaricabili da chiunque in qualsiasi momento e né la normativa né i sistemi di controllo sono riusciti finora a tenere il passo dello sviluppo tecnologico. La Siae ha già lanciato l’allarme secondary ticketing anche per il concerto di Lady Gaga, in programma il 26 settembre a Milano. Il 9 febbraio è iniziata la prevendita riservata ai fan, ma già il giorno prima il sito Viagogo accettava prenotazioni per saltare la fila e offriva a prezzi maggiorati i “pochi biglietti rimasti”. Gli appartenenti ai fan club hanno diritto di preacquisto: hanno cioè a disposizione dei codici con cui accedere alle piattaforme per comprare uno o più biglietti. Secondo la quantità che gli organizzatori, insieme agli artisti, decidono di riservare ai fan. «Ora – fa notare Blandini – mi viene da pensare che se uno è davvero un fan e riesce ad acquistare un biglietto, a meno che non accada una cosa clamorosa, al concerto ci va. Secondo me ci sono “infiltrati” anche nei fan club». Qualcuno sta provando ad andare contro il sistema. In vista del “Modena Park” del primo luglio, lo staff di Vasco Rossi ha affidato il collocamento dei biglietti a Best Union, accettando condizioni di vendita più stringenti (numero massimo di ticket per ogni acquisto, transazioni limitate con la stessa carta di credito, tracciabilità economica, biglietti nominativi) e richiedendo l’intervento della Siae. «Abbiamo proposto anche a TicketOne di avviare una policy congiunta – rivela Blandini – ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Non esistono sistemi per debellare il fenomeno, ma per creare un perimetro forte sì». 12 R «La mia guerra? Portare più gente ai concerti» Non c’è solo il bagarinaggio. Spera, presidente di Assomusica: «Il problema vero è l’assenza di una filiera, non mi fa piacere vedere sold out solo i live dei big stranieri. Dobbiamo investire in attività e strutture» Alessandro Berrettoni «Il problema del bagarinaggio non è solo italiano, è un discorso complesso e comune a tutti». Vincenzo Spera è presidente di Assomusica dal 2012. Confermato nel 2015 a capo dell’associazione, che riunisce e rappresenta gli organizzatori di live, ha dovuto affrontare il terremoto del secondary ticketing: «Qualcuno voleva la mia testa, poi hanno capito che noi siamo parte lesa». Vincenzo Spera, come sta l’industria dei concerti in Italia? «Da un punto di vista puramente numerico, di presenze e fatturati, siamo in crescita costante. Dal 2012 a oggi i concerti in Italia sono cresciuti di oltre il 24%. E un dato abbastanza interessante è anche capire l’indotto. A Milano, per esempio, su 1 milione e 700 mila biglietti venduti, 1 milione e 100mila presenze arrivano da fuori regione. Stesso discorso per Verona, altra location di livello molto alto: 270 mila ticket e 210mila persone che arrivano fuori dal Veneto. Il volano è importante e crea indotto. Il problema vero dell’industria dei concerti è che è quasi del tutto assente la fascia intermedia. O si va sul top di gamma o sul basso livello. Manca una filiera che faccia crescere gli artisti e dia un futuro ai giovani emergenti, e a chi ha qualcosa da dire alla creatività in generale». Nell’ultimo anno si parla molto del secondary ticketing, dopo alcuni casi emblematici come il concerto degli U2 e quello dei Coldplay. Come si pone la vostra associazione rispetto ai tentativi di normare la materia? «Il problema è complesso e non si può risolvere solo in un paese, è comune a tutti. Non a caso in tutto il mondo c’è una coincidenza trasversale di dibattiti sul tema. Dagli Stati Uniti alla Cina, molti governi si stanno occupando della materia». E in Italia? «Spesso ci sono cose che non hanno mediaticità, quindi vanno in secondo ordine. Per esempio il lavoro quotidiano di un’associazione come la nostra non fa notizia fintanto che non c’è il caso mediatico. Noi ogni giorno combattiamo contro il bagarinaggio». Il bagarinaggio però c’è sempre stato. Adesso c’è quello tecnologico che fa numeri più importanti. Cosa si può fare in concreto? «Come Assomusica intanto siamo stati i primi a sollecitare l’emendamento che è stato inserito nella Finanziaria. In realtà l’avevamo già fatto presentare in precedenza, nel decreto fiscale, ben prima che l’argomento venisse a galla. Non l’hanno fatto passare, poi c’è stato il caso tirato fuori dalle Iene ed è stato inserito. Adesso attendiamo il decreto attuativo». Il tutto si è svolto con molte polemiche interne. Qualche società, come la Barley Arts di Claudio Trotta, è persino uscita da Assomusica, colpevole secondo lui di non aver fatto abbastanza. È necessario un esame di coscienza? «Noi lavoriamo in un sistema di regole. Chi si attiene ad esse, o vuole che continuino a esistere, le deve rispettare in primis. Nel vivere civile di una comunità non si può andare su Facebook a discutere di un problema che riguarda una comunità privata. È diverso se vuol discutere per i fatti suoi. Le regole prevedono dei passaggi, per giudicare l’ope- «Se sei un’azienda devi fare profitto Chi è l’imprenditore che se può vendere tutte tutto subito non lo fa?» 3 13 rato di una comunità, o di alcune persone, quei passaggi devono essere rispettati. Altrimenti si diventa illegali. L’illegalità è ogni cosa fatta o detta contro le regole che una singola comunità si è data». C’è un grosso divario fra le multinazionali come Live Nation e i piccoli promoter che fanno cultura, producono concerti, senza pubblicità. I secondi non sono toccati dal secondary ticketing. Non sarebbe meglio avere un sistema più frammentato? «Si tratta di due fasce diverse, ma stiamo ragionando su numeri che in realtà non sono ancora molto chiari. La SIAE parla di una ventina di eventi all’anno interessati dal fenomeno del secondary ticketing. Ma il fenomeno forse è più ampio, non lo sappiamo. Credo sia più che altro un fenomeno culturale, ci vorrebbe un’educazione all’acquisto consapevole. La velocità, la voglia di non perdere tempo fa sì che chi è più bravo a posizionarsi appare. E poi la gente va a finire lì, per fare prima». Non ritiene ci siano responsabilità da parte del sistema? «Certo che ci sono, ma è un binario doppio. Che possiamo fare se una persona compra 14 biglietti degli U2 da Tel Aviv e poi li rivende? Non dico che gli organizzatori non ne abbiano approfittato, però siamo su due livelli. Mi ha stupito molto scoprire che a Matera si comprano tantissimi biglietti di concerti. Sono originario di lì, la cosa mi faceva persino piacere. Poi si è scoperto che da lì ci siano molti transiti sul mercato secondario. Il sistema ufficiale traccia il biglietto, quello che succede dopo sfugge. Di certo è un fenomeno bipolare». Da una parte chi immette nel sistema i biglietti e dall’altra chi li rivende. Detta così sembra semplice. «Ci sono tutti e due. Poi c’è un terzo fattore che è quello dei bot, sistemi automatici che aggirano i limiti sulla quantità di biglietti acquistabili. Ma qui c’è comunità di intenti a livello internazionale, che va dall’America all’Inghilterra, dove se ne è discusso in Parlamento di recente. Tutti siamo concordi nello sconfiggere i bot, ma è un fenomeno frastagliato e untouchable, mi passi l’espressione visto che si parla di rete. In Cina viene utilizzato per vendere i biglietti a meno e creare così una cultura del live. Sono certamente fenomeni tragici della rete, ma nessuno va a toccarli, perché tutto è tarato sul business sfrenato, che crea diseguaglianza». Però è anche inevitabile, visto che per gli artisti i concerti sono ormai la fonte principale di guadagno «Gli U2 hanno 1 milione di spettatori potenziali. In 24 ore hanno venduto un milione e 100 biglietti. È ovvio che non tutto transita sul mercato secondario, ed è altrettanto ovvio che ci sia una saturazione del sistema. Mi chiamano spesso degli amici, che mi chiedono di procurar loro biglietti. Mi sbatto, magari li trovo, ma quasi sempre a quel punto li hanno trovati. Anche perché se sei un’azienda devi fare profitto. Non puoi venderli scaglionati a - che ne so - dieci al giorno. Chi è l’imprenditore che se può vendere tutto subito non lo fa? Ed ecco che anche i sistemi di biglietteria, che avevano una taratura più bassa e lenta, si sono adeguati, permettendo la vendita contemporanea di tanti più concerti e più ticket». Che anno sarà il 2017 per la musica dal vivo? «I presupposti sembrano buoni, soprattutto per il mercato degli stranieri. Tutti concerti già sold out con mesi di anticipo che fanno presumere che la tendenza degli anni precedenti sarà confermata. Ma questo non mi fa piacere, perché il mio cruccio è come far crescere questo lavoro e gli artisti. Se tutto venisse investito in attività e strutture dove la gente si può esprimere e verificare la qualità degli artisti. E questo si può fare solo con il contatto diretto, solo con un concerto. Non basta un click. La mia guerra, la mia battaglia è questa». L'INTERVISTA NON SUCCEDE SOLO IN ITALIA Quando si tratta di fare la cresta, tutto il mondo è Paese. Il problema del bagarinaggio online supera i confini italiani: le relazioni commerciali tra agenzie di management e promoter sono ambigue un po’ dappertutto. ViaGoGo ad esempio è sotto la lente di ingrandimento anche della legislazione del Regno Unito. La camera dei Lord ha portato il problema in Parlamento, proponendo regole più strette in seguito a fenomeni di secondary ticketing per i concerti di Ed Sheeran, Adele e persino del musical statunitense Hamilton. La Competition and Markets Authority è al lavoro per tutelare i diritti del consumatore e le regole dell’Enterprise Act del 2002, concentrandosi inoltre sulla vendita di biglietti falsi. Dal 2015 anche in Belgio sono partite inchieste su Live Nation e Seatwave per la loro pratica di rivendere biglietti a prezzi maggiorati, sistema condannato dalla legge fin dall’ottobre2013. Negli Stati Uniti invece si è compiuto un passo in più. Dopo aver condannato a livello legale il secondary ticketing, nel 2007 sono stati resi illegali i “ticket Bots”. Si tratta di software che consentono di processare un numero di richieste di prenotazione 600 volte superiore a quello di utenti “umani”. In Nuova Zelanda non solo i consumatori, ma anche gli stessi promoter hanno portato alla luce il problema: la critica si concentra sulla piattaforma Ticketmaster, che permette agli utenti di rivendere i biglietti per eventi musicali e sportivi guadagnando sul prezzo di listino. Gaia Mellone 14 R NON SOLO APP Se il biglietto lo paga lo Stato Con il bonus cultura si possono comprare beni e biglietti online. Ma i giovani, lo usano? Gaia Mellone Bonus cultura atto secondo. Anche nel 2017 chi diventerà maggiorenne avrà accesso a un buono di 500 euro. A 3 mesi dal lancio dell’iniziativa però, i numeri parlano di un flop. I nati nel 1998 hanno a disposizione un contributo spendibile fino al 31 dicembre 2017 per comprare libri su siti come Amazon, Internet Bookshoop Italia, Mondadori, La Feltrinelli, o per acquistare biglietti online per ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali. Sono acquistabili anche biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo. Per ricevere il denaro bisogna ottenere l’identità digitale, chiamata Spid - Sistema pubblico di identità digitale. Bisogna poi registrarsi su 18app, l’applicazione ufficiale del bonus, e infine trovare l’evento interessante nella propria zona. Ed ecco la prima sorpresa: secondo i dati della Presidenza del Consiglio su 527.427 giovani che hanno compiuto 18 anni nel 2016, all’incirca 286.000 hanno creato la propria identità digi- 15 tale, ma di questi soltanto 230.000 si sono effettivamente iscritti alla piattaforma. Non la partecipazione che si sperava, che si riflette anche in poca spesa. Dei 290 milioni di euro stanziati dal governo, ne sono stati spesi solo 18,5 milioni. In pratica, solo il 6,38 percento del budget a disposizione è stato speso dai maggiorenni nel 2016. Funzionava così un anno fa, e il 2017 non sembra promettere me glio. Soltanto il 40% degli aventi diritto si è iscritto alla piattaforma digitale per fare lo ‘shopping culturale’. La speranza è che con i prossimi mesi questi numeri crescano. Ai ragazzi non interessa la cultura? La risposta non è cosi scontata. Uno dei problemi principali è la scarsa diffusione geografica degli eventi e delle strutture convenzionate. Secondo la Presidenza del Consiglio sono settemila gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa, ma stando ad un’indagine del quotidiano La Stampa il numero reale è di 4.000. E sono tutti nelle grandi città, per un totale di circa mille comuni su ottomila. A stravincere, è il sito Mediaworld, negozio fisico e online che vende di tutto, dalla telefonia agli elettrodomestici, passando per libri e musica. Cos’è che quindi continua a non funzionare? La scarsa offer ta forse, ma anche la complessità del sistema. O almeno cosi dicono i diretti interessati. Francesco Cipiriano ha 18 anni ed è nato a Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino. Racconta che tra i suoi amici il bonus cultura è stato un successo: «I ragazzi del ‘98 che conosco hanno usato quasi tutti il bonus cultura. Per ora ho comprato solo un libro su Amazon, che è abilitato al bonus cultura. Poi so che si possono fare altri tipi di pagamenti come ebook. Ma ci sono anche abbonamenti al cinema e per dei concerti, forse li userò in futuro». La pecca riscontrata però c’è: il sistema non funziona in maniera così lineare come si vorrebbe far credere: «Abbiamo capito come funzionasse (l'iscrizione e pagamento) tra di noi, tramite passaparola». Un’impressione confermata da Giovanni Chiementin, anche lui diciottenne. Vive a Vicenza e ha già creato 8 buoni per il valore complessivo di circa 230€. «Ho comprato molti libri ma anche i biglietti per due concerti: Red Hot Chili Peppers il 21 luglio all’Ippodromo di Milano e per Brunori Sas il 3 marzo al New Age di Roncade (TV)» dice, ma la 18app con TicketOne non funziona un granché. «Una volta che metti il biglietto nel carrello ti aspetti di dover inserire il codice del buono nello spazio "codice buono" (ovviamente). Ma se provi ad inserirlo ti dà errore, tu continui a riprovare ed è così che perdi tempo». Giovanni però ha risolto l’arcano: «Bisogna lasciare quello spazio vuoto, continuare ad andare avanti fino alla fine (sorvolando anche sul punto "metodo di pagamento"). Terminato tutto il procedimento classico si apre un ultimo punto con scritto "inserisci il tuo codice 18 app" o qualcosa di simile. Solo allora puoi crearti il buono dell'importo necessario e inserirlo completando l'acquisto». Una trafila lunga e complessa, che di certo non stimola all’acquisto: «Il tutto è costruito in modo da fare a dire ad uno che ci prova "bah non funziona niente, non vado al concerto”». Oppure lo pago di tasca mia. Nostalgia canaglia 2.0 I biglietti online hanno messo fine al collezionismo: niente più carta, solo mail e codici a barre. Se da un lato si salvano gli alberi, dall’altro si perde la magia, e anche la possibilità di un ritorno economico Gaia Mellone La comodità innanzitutto, anche ai concerti. Niente più biglietti di carta, oggi basta un’app o un’email per assistere ai live dei propri beniamini. All’ingresso degli stadi e dei teatri non si sente più il rumore della carta strappata, ma solo di un “Bip” dello scanner che illumina lo schermo dei cellulari per leggere il codice a barre. Il passaggio dal biglietto cartaceo a quello elettronico ricalca il cambiamento della musica. Le canzoni si ascoltano online, su Spotify. Negli Stati Uniti lo streaming di musica ha raggiunto 250,7 miliardi di ascolti nel 2016, crescendo dell’82,6 percento rispetto all’anno precedente, grazie ad un’offerta di ben 413,9 milioni di album online. Con buona pace delle musicassette e dei Cd. L’unica traccia fisica delle preferenze musicali è la raccolta di vinili, le cui vendite sono risalite grazie ai feticismi dei collezionisti o degli hipster. E per chi ama la musica dal vivo, il feticcio è l’email. Sono sempre meno quelli che scelgono di farsi spedire il biglietto cartaceo a casa. Si perde così un rito dell’adolescenza, ma non solo, fatto di file interminabili al negozio di dischi, o di attesa di fronte alle biglietterie. Spariscono gli scatoloni sotto al letto pieni di biglietti colorati, o le lavagne di sughero sopra la scrivania dove attaccarli con le puntine, prendendo solo l’angolino per non rovinarli. Cosi non si perde solo la magia. Il rischio è anche quello di rimetterci del denaro. Il biglietto cartaceo, che sia il ricordo di una serata di musica, di un viaggio o di un evento sportivo, non ha infatti solo un valore sentimentale ma anche economico. Nel 2008 la casa d’aste Henry Aldridge and Sons nel sud ovest dell’Inghilterra ha battuto per 33mila sterline (l’equivalente di 42mila euro) uno degli ultimi biglietti del Titanic. Apparteneva a Lillian Asplund, sopravvissuta all’incidente e morta a 99 anni nel 2006. Aveva conservato il biglietto di quel tragico viaggio compiuto all’età di 5 anni, e ad ereditarlo, insieme ad altri oggetti anch’essi battuti nella stessa asta, era stato un cugino di secondo gra- do. Un gruzzoletto che non sarebbe stato possibile racimolare con un biglietto online. Un altro esempio? Il biglietto comprato da Tupac per assistere al match Mike Tyson-Bruce Seldon a Las Vegas il 7 settembre 1996 è stato oggetto dell’asta di Goldin Auction. Prezzo di partenza: $7,5000.000. Prezzo finale $24,000.00. Perché pagare cosi tanto per un pezzo di carta con il logo MGM Grand e le informazioni dell’incontro stampati in poco estetici caratteri di matrice a punti? Perché proprio quella sera, dopo aver lasciato il posto 2 della fila E, il cantante venne ucciso da 4 colpi di pistola. Sempre della MGM Grand è anche il biglietto più costoso della storia: 128.705$ (circa 118mila euro) per l’incontro del 2 maggio 2015 tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao. La carta canta e conta, il file pdf no. Il biglietto racconta di attesa, di file e di risparmi. Il pdf di una transazione online. R Quindicinale della Scuola Superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” Direttore responsabile Roberto Cotroneo Ufficio centrale Giampiero Timossi, Gianni Lucarini Progettazione grafica e impaginazione Claudio Cavalensi Redazione Viale Pola, 12 - 00198 Roma tel. 06.85225358 - fax 06.85225515 Stampa Centro riproduzione dell’Università Reg. Tribunale di Roma n. 15/08 del 21 gennaio 2008 [email protected] - www.reporternuovo.it 16