ANNO X NUM 3 - Reporter nuovo

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ANNO X NUM 3 - Reporter nuovo
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Anno X - Numero 3 - 16 febbraio 2017
eporter
nu ovo
Tutti esauriti
Caccia ai biglietti
a cifre impossibili
Sold out sotto inchiesta
Tour de force
L'industria dei live
tra passato e futuro
Non solo musica
Il mercato parallelo
esplode anche nel calcio
Nostalgia canaglia
Addio al cartaceo
ora si fa tutto online
Sconcerto
online
Tempi duri per i fan. Il bagarinaggio lascia le strade
e sbarca sul web: prezzi esagerati, controlli aggirabili
e poche sanzioni. Ma lo show deve continuare
Quindicinale della Scuola Superiore di Giornalismo della LUISS Guido Carli
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Tutti esauriti
Viaggio tra siti ufficiali bloccati, bagarinaggio online e cifre folli. Abbiamo provato ad acquistare un biglietto per il concerto di Ed Sheeran. Ce l'abbiamo fatta solo spendendo 450 euro:
nove volte più del prezzo fissato
Scandalo sold out
A novembre la procura di Milano ha avviato un’inchiesta per accertare chi abbia forzato i sistemi
informatici. Si sospetta un canale diretto tra organizzatori e piattaforme secondarie. Tra le ipotesi
di reato anche la sostituzione di persona
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Tour de force. Come funziona l'industria dei live
I dischi non si vendono e gli artisti fanno sempre più concerti, ormai
la principale forma di guadagno. Fra promoter, management e pubblicità,
come funziona la gerarchia degli spettacoli musicali, monopolizzata
dalle multinazionali
Il circolo antitruffa
Nei locali affiliati all'Arci, dove il bagarinaggio non arriva: oltre i mega tour e gli stadi c’è un mondo dove a
farla da padrone è la musica da padrone è la musica.
Chi salverà la musica? Concerti e live show
In Italia valgono 750 milioni di euro e trainano l’intero settore. Le esibizioni dal vivo scatenano
il mercato della vendita online, che presto vedrà una corsa a tre fra colossi: TicketOne,
TicketMaster e Viva Ticket
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Bagarini da Champions
Il mercato parallelo dei biglietti esplode anche nel calcio. Sotto la lente d’ingrandimento la partita tra Napoli e Real Madrid del 7 marzo.
Davide Sibillo, consulente Codacons: «Non è solo un discorso economico, ma anche culturale»
Prova a tracciarmi, se ci riesci
I primi a pagare sono i fan, ma il secondary ticketing sottrare guadagni anche allo Stato.
La commissione Cultura della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva per individuare
responsabilità e proporre soluzioni. Dal divieto di bot al biglietto nominativo.
Le sanzioni ora ci sono, ma l’ostacolo resta la tecnologia. Lady Gaga è avvisata
La mia guerra? Portare più gente ai concerti
Non c’è solo il bagarinaggio. Spera, presidente di Assomusica: «Il problema vero è l’assenza di una filiera, non mi fa piacere
vedere sold out solo i live dei big stranieri. Dobbiamo investire in attività e strutture»
Se il biglietto lo paga lo Stato
Con il bonus cultura si possono comprare beni e biglietti online. Ma i giovani, lo usano?
Nostalgia canaglia 2.0
I biglietti online hanno messo fine al collezionismo: niente più
biglietti cartacei, solo mail e codici a barre.
Se da un lato si salvano gli alberi, dall’altro si perde la magia,
e anche la possibilità di un ritorno economico
SOMMARIO
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L'INCHIESTA
Tutti esauriti
Viaggio tra siti ufficiali bloccati, bagarinaggio online e cifre folli. Abbiamo provato ad acquistare un biglietto per il concerto
di Ed Sheeran. Ce l'abbiamo fatta solo spendendo 450 euro: nove volte più del prezzo fissato
Michele Fratto
Alla ricerca del biglietto scomparso. Il
bagarinaggio nel nostro Paese non si arresta e allora, appena ufficializzata la data del
divide tour di Ed Sheeran il 16 e 17 marzo al
Pala Alpitour di Torino, abbiamo voluto provare di persona cosa significa acquistare un
biglietto per uno dei concerti più attesi della
stagione musicale italiana. Così ci siamo catapultati sul sito Ticketone, canale ufficiale
per la distribuzione dei tagliandi. E’ mattina.
Alle undici aprono le prevendite. Ci siamo.
La dicitura «presto in vendita» si tramuta in
un quadrato verde con la scritta «disponibile». Fino a qui tutto bene. Poi, solo ostacoli.
Clicchiamo e siamo dirottati in una stanza
d’attesa, sessione di navigazione del sito
nel caso di richieste elevate. Aspettiamo un
tempo ragionevole, circa cinque minuti, per
essere però espulsi dalla stanza. Ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza. Per nien-
te abbattuti dal primo tentativo di ostruzione, digeribile come un errore di sistema o un
semplice bug temporaneo, ritentiamo. Ci si
spalancano ancora una volta le porte della
sala d’attesa. Della possibilità di cliccare sul
biglietto neanche l’ombra. Altri cinque minuti e la pagina refresha. Trattati come degli appestati della Rete, con stupore misto a
rabbia, veniamo di nuovo espulsi dalla stanza. C’è una differenza, però, rispetto al primo
tentativo: ora la pagina del concerto ci sentenzia la chiusura delle vendite per indisponibilità di biglietti. Possibile che ventunomila tagliandi si siano polverizzati nell’arco di
pochi minuti? Sembra una follia, ma è così.
Il nostro tortuoso viaggio ci porta da Ticketone ai social. Su Twitter l’hashtag #dividetour schizza in cima ai trending topic e la
notizia rimbalza su Facebook fin da subito.
Dopo i Coldplay, gli U2 e Bruce Springsteen,
la storia si ripete. Il vecchio bagarinaggio,
conosciuto oggi con il termine di secondary
ticketing, colpisce ancora. Ci rimbocchiamo
le maniche. Vogliamo arrivare alla fine di
questa storia, cercando di dipanare la coltre di mistero che ruota intorno alla vendita
secondaria di ticket ufficiali. Ormai siamo in
ballo, balliamo. Prossima destinazione: Viagogo. Il secondo sito di vendita che andiamo a spulciare è una pagina che insieme a
Seatwave, Stubhub, Ticketnetwork e Vivid
Seats, rappresenta la bolla speculativa dello
scandalo biglietti musicali. Sono infatti questi i principali siti che sfruttano i ticket bots,
software pirata utilizzati per aggirare i blocchi di sicurezza imposti dall’Antitrust (eludendo ad esempio il codice captcha) ed entrare così in possesso di migliaia di tagliandi
da rivendere su canali non ufficiali. Una volta
appurato che questa è l’unica via da seguire
«Come per magia il prezzo del biglietto, nel trasferimento
da Ticketone a Viagogo, lievita»
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per arrivare all’obiettivo, entriamo in Viagogo.
Di fronte a noi si apre un mondo sommerso. La
stanza di attesa è ben diversa da quella di Ticketone: due minuti di ansia generata da informazioni in rosso sul countdown dei biglietti rimasti,
sulle persone connesse nello stesso momento e
sul fatto che «i biglietti potrebbero terminare
in fretta». L’home page dell’evento continua il
suo lavoro di pressing sul visitatore, riempita
da avvisi laterali che ci allarmano e ci informano che questo è l’unico posto dove poter
reperire l’agognato ticket. Il sito gioca tutto
sulla fretta e sulla voglia dei fan di essere
presenti all’evento. Come per magia il prezzo del biglietto, nel trasferimento da Ticketone a Viagogo, lievita. Dai 50 euro imposti da
Sheeran per riempire la location dell’evento,
si passa a un minimo di 130, fino ad arrivare
alla cifra decuplicata di 500 euro. Neanche il
tempo di fare una rapida scansione dell’offerta proposta, delle numerazioni, dei prezzi e
dei posti disponibili, che notiamo una bizzarra consuetudine del sito. Le prime voci, le più
economiche, lampeggiano subito di rosso e
informano il navigatore con un perentorio
«appena venduto». Usciamo e rientriamo ancora una volta nell’home page. La dinamica
si ripete. Nessun tipo di movimento, invece,
per quell’ultimo biglietto disponibile alla cifra di 449 euro. Non una coincidenza. Il grafico del Pala Alpitour messo a disposizione da
Viagogo racconta di una capienza nel parterre quasi esaurita, con posti disponibili nel
primo e secondo anello. In soli trenta minuti
siamo passati, quindi, da un concerto tutto
esaurito con ingresso fissato a 50 euro, a
un palazzetto praticamente vuoto con cifre
che oscillano tra 130 e 500 euro. Incuriositi
(per non dire imbestialiti?) dal sovrapprezzo del sito, decidiamo di dare una possibilità anche alla seconda data del tour, quella
del 17 marzo. Il numero dei posti libero è di
gran lunga maggiore, così come lo è, però,
il prezzo del ticket. Prezzo di partenza, stavolta, 150 euro. In ogni caso, con una tenuta psichica stoica, riusciamo ad arrivare alla
schermata di immissione dei dati per poter
acquistare un ticket del valore di 130 euro per
la performance del 16 marzo.
Noi ci siamo fermati qui, ma c’è chi è andato fino in fondo nelle operazioni con Viagogo.
E’ il caso di Francesco, ventenne campano fan
di Guccini. Quattro dicembre 2011: all’Unipol arena di Bologna va in scena l’ultima
performance live dell’artista modenese.
Con i biglietti terminati su Ticketone, per
l’acquisto Francesco usa come intermediario viagogo. L’incremento è di 100 euro.
Il sito recapita al ragazzo un messaggio
nel quale indica le modalità di ritiro del
tagliando. La sera del concerto un uomo
all’ingresso dell’arena consegna il biglietto a Francesco. Transazione in porto.
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«Da 50 a 450 euro, ecco come funziona
il mercato parallelo dei biglietti online»
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L'INDAGINE
Scandalo sold out
A novembre la procura di Milano ha avviato un’inchiesta per accertare chi abbia forzato i sistemi informatici. Si sospetta
un canale diretto tra organizzatori e piattaforme secondarie. Tra le ipotesi di reato anche la sostituzione di persona
Giorgia Pacino
Volatilizzati in un istante. Migliaia
di biglietti esauriti a tempo di record,
acquistati in pochi secondi nel primo
giorno di vendita online. Trentamila
ticket bruciati per Bruce Springsteen,
cinquantamila venduti nel giro di un’ora per i Coldplay. A novembre la procura di Milano ha aperto due fascicoli di
indagine per truffa informatica e sostituzione di persona. È la prima inchiesta in Italia sul business dei biglietti
messi in vendita in Rete.
Roberto De Luca, amministratore
delegato di Live Nation Italia, e Corrado Rizzotto, amministratore di Indipendente Concerti ed ex numero uno
di Vivo Concerti, sono tra gli indagati
del fascicolo aperto dal pubblico ministero Adriano Scudieri, componente del pool reati finanziari. Con loro è
finita sotto inchiesta anche Antonella
Lodi, sempre nell’orbita della Live Nation. Due i filoni di indagine avviati.
Il primo ambito riguarda il cosiddetto bagarinaggio 2.0. I soggetti, che la
procura sta cercando di individuare,
riuscirebbero ad accaparrarsi un grosso numero di biglietti, attraverso una
forzatura del sistema informatico. Si
punta cioè a scoprire chi aggira il meccanismo che limita la vendita online
a soli quattro tagliandi. E, mediante
l’impiego di software e dati falsi, riesce a incamerare in blocco pacchetti
da migliaia di accessi. Claudio Trotta,
patron della Barley Arts, ha presentato
un esposto relativo ai concerti di Bruce
Springsteen e dei Coldplay a San Siro.
A sostenere l’indagine c’è anche un
primo rapporto del Nucleo di polizia
tributaria. I biglietti, messi in vendita sul circuito Ticketone che detiene
l’esclusiva dell’offerta online in Italia, sono andati subito esauriti. Salvo
poi tornare in vendita su altre piattaforme a prezzi maggiorati. Fino a
2.500 euro per assistere allo show
della band di Chris Martin.
«È possibile che vi sia stata una forzatura del sistema e un inserimento
con credenziali false o ripetute in maniera da poter avere più biglietti»
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«Le ipotesi di reato di truffa informatica e
sostituzione di persona riguardano il primo
ambito dell’indagine». Il pm Scudieri, titolare dell’inchiesta, spiega su cosa si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti. «È
possibile che vi sia stata una forzatura del
sistema e un inserimento con credenziali
false o ripetute in maniera da poter avere
più biglietti». TicketOne sarebbe il primo
danneggiato da un simile sistema, eppure
non risulta che abbia mai denunciato il fatto. Da un punto di vista legale, la truffa è
un reato perseguibile a querela di parte. «A
meno che non ricorrano delle ipotesi di aggravanti particolari», precisa Scudieri, non
confermando né l’esistenza della querela
né le eventuali aggravanti. «L’altro versante dell’inchiesta – continua il pm – riguarda molteplici ipotesi diverse, soprattutto di
natura tributaria, ai danni della Siae e della
società concessionaria. Eventuali interessi
impropri degli organizzatori dei concerti
rispetto al secondary ticketing e, dunque,
l’esistenza di un canale diretto tra l’organizzatore e la società che vende biglietti sottobanco sul mercato secondario».
La Guardia di Finanza ha acquisito i dati
dei siti a cui la Barley Arts si è affidata per la
distribuzione dei biglietti per il concerto di
Springsteen. È risalita a ritroso fino a coloro
che hanno fornito i dati anagrafici e bancari
per gli acquisti. Non c’è solo il concerto del
Boss. Al setaccio degli inquirenti sarebbero
passati anche i metodi di vendita impiegati
in una decina di altri eventi. Situazioni simili si sarebbero verificate anche in occasione dei concerti di Foo Fighters, Red Hot
Chili Peppers, One Direction, Renato Zero,
Adele e David Gilmour. Dopo le perquisizioni effettuate dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle negli uffici della
Live Nation Italia, la società ha assicurato la
massima collaborazione e trasparenza nei
confronti degli inquirenti. In una nota, si è
detta sicura della correttezza del proprio
operato, confermando piena fiducia nella
magistratura e massima solidarietà nei confronti del suo amministratore delegato.
Il business dei concerti è finito anche nel
mirino dell’Antitrust. A ottobre l’Autorità
garante della concorrenza e del mercato
ha aperto un’istruttoria nei confronti di Ti-
cketOne e dei quattro principali operatori
del mercato secondario in Italia. I controlli
sono partiti dalle segnalazioni dell’Unione
nazionale consumatori e di Altroconsumo
e mirano ad accertare eventuali violazioni
del codice di consumo. L’obiettivo è verificare se la società abbia adottato misure informatiche idonee e controlli adeguati, accertando anche l’eventuale ingannevolezza
delle informazioni fornite agli acquirenti
sulle condizioni di vendita online. Il nucleo
speciale Antitrust della Guardia di Finanza ha effettuato accertamenti ispettivi
nelle sedi di TicketOne e di un’altra società considerata in possesso di elementi
utili ai fini dell’indagine, pur non essendo parte del procedimento.
«Quello che manca, e che è invocato
da molti, è l’eventuale truffa nei confronti del pubblico. Ecco, questa è una figura
di reato che non esiste in Italia – spiega
Scudieri – non c’è una norma che possiamo applicare a un caso di questo tipo.
Non si può parlare di una frode nei confronti della collettività, perché non esiste come fattispecie penale».
«Situazioni simili si sarebbero verificate anche in occasione
dei concerti di Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers,
Renato Zero, Adele e David Gilmour»
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Tour de force
Come funziona l'industria dei live
L'ANALISI
Il circolo antitruffa
Nei locali affiliati all'Arci, dove il bagarinaggio non arriva: oltre i mega tour e gli stadi
c’è un mondo dove a farla da padrone è la musica
Alessandro Berrettoni
I dischi non si vendono e gli artisti fanno sempre più concerti, ormai la principale forma di guadagno. Fra promoter, management
e pubblicità, come funziona la gerarchia degli spettacoli musicali, monopolizzata dalle multinazionali
Alessandro Berrettoni
Barley Arts, D’Alessandro e Galli, Live Nation. E poi ci sono gli artisti. Non è facile capire le gerarchie che governano la gestione
dei concerti. Certo è che i live tour sono ormai diventati sempre più importanti per gli
artisti. I dischi non si vendono più, i servizi
di streaming come Spotify danno una visibilità impensabile fino a pochi anni fa, ma
d’altro canto i guadagni sono risibili: 8 millesimi di dollaro per ascolto, nemmeno un
centesimo a riproduzione. Se sei Jovanotti
e fai 10 milioni di ascolti iniziano a girare cifre interessanti, altrimenti guadagni pochi
spiccioli. E devi ricorrere ai tour. Anche per
questo l’industria del live si è moltiplicata
negli ultimi anni. Gli artisti ci puntano molto e lo fanno più per soldi che per motivi
nobili come il rapporto diretto con il fan e
l’esperienza in sé. Ormai la prospettiva si è
ribaltata. Se prima il tour serviva come promozione - per un disco in uscita o per un
mercato nuovo - oggi è la principale fonte
di guadagno per un musicista.
Ma come si organizza un concerto?
Quali sono gli attori principali in gioco?
L’artista ha un manager, che d’ac-
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cordo con la casa discografica contatta i promoter. Poi ci sono i production
manager, che invece sono i responsabili
dell’atto live in sé. Studiano e organizzano il palco, gli effetti - insieme allo
show designer - e si occupano di sovrintendere al lato tecnico del live.
Il sistema si frattura in due: da una parte
c’è tutto il microcosmo dei live “piccoli” - locali underground, etichette indipendenti e
una galassia di promoter che seguono gli
eventi non mainstream - dall’altra ci sono i
mega tour, che invece sono in mano a dei
colossi. Il più importante è Live Nation, che
in Italia organizza due concerti al giorno.
Live Nation ha accentrato molte parti della
filiera del live. L’azienda americana gestisce
quindi artisti, promoter, location, biglietti,
pubblicità e sponsor. Scompartimenti che
fino a dieci anni fa viaggiavano su binari
separati e che ora invece si trovano riuniti
in un simil monopolio. Presente in 33 paesi, Live Nation è quotata a Wall Street ed
è suddivisa in quattro sotto insiemi: Ticketmaster, leader nella vendita di biglietti, Live
Nation Concerts, il ramo operativo, Front
Line, agenzia di promozione e management degli artisti, e Live Nation Network,
che si occupa invece del marketing e della
pubblicità. Tutto riunito in unica piattaforma. Il che gli permette di stringere accordi
con gli artisti e poi a cascata di assicurarsi automaticamente l’organizzazione dei
concerti nei diversi paesi.
Live Nation è in Italia da quindici anni e
insieme a Vivo Concerti (di proprietà della
Warner Music) è il principale attore del sistema. Poi ci sono società italiane, come
la D’Alessandro e Galli e la Barley Arts. La
prima ad esempio ha organizzato il concertone al circo massimo dei Rolling Stones,
la seconda - di cui titolare è Claudio Trot-
«Se prima il tour serviva come promozione,
oggi è la principale fonte di guadagno
per un musicista»
ta - gestisce fra gli altri i tour italiani di Bruce
Springsteen. Ma anche loro devono fare i conti
con le multinazionali. In gioco c’è una posizione
dominante, che in Italia in realtà è meno lampante, ma che negli USA e in Gran Bretagna è
già sbarcata in tribunale.
Nella scelta del promoter i musicisti per
prima cosa guardano al cachet. E più l’azienda di promozione è grande più può permettersi di pagare un artista. A seguire ci sono le
location - che possono dare un valore aggiunto, di grandezza o di suggestività, al concerto.
E se soggetti più potenti economicamente si
possono permettere stage più prestigiosi, e
cari, un promoter più piccolo può avere un’idea più evocativa per un concerto, e accaparrarsi un artista con quell’idea.
Quindi, gli artisti vogliono suonare di più,
perché i concerti assicurano entrate certe e
cospicue. Le multinazionali sono arrivate a cascata, e i costi di gestione per live sempre più
elaborati e tecnologici sono aumentati. Vuoi
per l’una, vuoi per l’altra ragione, i prezzi si sono
alzati anno dopo anno, e tutti si sono adeguati.
Un vuoto legislativo ha fatto il resto, permettendo in parallelo la nascita del secondary ticketing. Non più il vecchio bagarino che trovavi
all’ingresso dello stadio, e che agiva in solitaria,
ma un sistema strutturato che agirebbe con la
compiacenza, più o meno diretta, dei promoter,
e a insaputa degli artisti.
D’altronde, ci sono in ballo molti soldi, che in
un mercato in fase di transizione come quello
musicale, contano tutto, o quasi.
Quando si pensa ai concer ti vengono subito in mente stadi e palasport.
Migliaia di mani in sincronia, accampamenti per accaparrarsi un posto
b u o n o. M a è s o l o u n a p i c c o l a p a r t e
di un tutto fatto di tour infiniti per
p o c h e c e n t i n a i a d i e u r o, f a t t o d i f u mosi locali underground dove a farla
da padrone sono il sudore e il rumore. Un microcosmo di locali, dal pub
d i p r o v i n c i a a l c i r c o l o a r c i c i t t a d i n o,
che costituiscono un circuito paralle lo a quello mainstream, con cui però
spesso si incrocia e mischia: si veda
il caso di Calcutta, che da per fetto
sconosciuto ha prima riempito quei
locali per poi sbancare nei palaspor t,
con un album dal titolo più che profetico: Mainstream.
Una questione Arcinota
Molti dei locali dove si fa musica
indipendente oggi sono circoli Arci.
Circoli che somigliano sempre più a
locali veri e propri, più che all’asso ciazione dove si discute di temi sociali, o si fanno conferenze sul problema
dei migranti. Grazie alla loro affiliazione i circoli possono permettersi
costi di gestione molto più bassi. E
producono così aggregazione e cult u r a . P r o d u c o n o m u s i c a , s o p r a t t u t t o,
permettendo anche a chi non è rappresentato da promoter molto grandi di suonare, e mettersi in vetrina.
Il biglietto è legato all’affiliazione.
Tr a d o t t o : e n t r a n o s o l o i s o c i , c h e i n
genere devono fare richiesta online
a l m e n o 2 4 o r e p r i m a d e l l ’e v e n t o. L a
somministrazione di bevande è sot-
toposta a un regime diverso e spesso
al lavoro ci sono volontari. Il ticket
s i f a a l l ’i n g r e s s o o, p e r i c i r c o l i p i ù
grandi, tramite piattaforme online
tipo Boxol - una specie di Ticketone
m a p i ù p i c c o l o.
Prezzi bassi e circuito più ristretto
E se i bagarini potrebbero a buon
diritto entrare anche in questo merc a t o, n o n l o f a n n o. Fo r s e p e r c h é r i tengono che il gioco non valga la
candela. I prezzi girano dai 5 ai 20
e u r o e n o n c ’è u n m a r g i n e c o s ì a l t o
d i r i c a r i c o. L a f a s c i a p i ù b a s s a e q u e l la più alta non sono interessanti per
c h i d e v e g u a d a g n a r e s u u n’i p o t e t i ca rivendita di biglietti. Il secondary ticketing si concentra sui bigliett i d i c o s t o m e d i o - 4 0 - 5 0 e u r o, c h e
possono essere anche triplicati. Se
il biglietto di partenza costa già più
d i 1 0 0 e u r o, p e r i l b a g a r i n o è p r e s s o ché impossibile piazzarlo sul mercat o s e c o n d a r i o. S t e s s a c o s a - m a p e r
ragioni opposte - per biglietti sotto
i 2 0 e u r o. C i g u a d a g n i t r o p p o p o c o
rispetto ai rischi che corri.
«Il biglietto è legato
all'affiliazione.
Entrano solo i soci,
che in genere devono fare
richiesta online almeno
24 ore prima dell’evento»
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IL CONFRONTO
Chi salverà la musica?
Concerti e live show
Bagarini da Champions
In Italia valgono 750 milioni di euro e trainano l’intero settore. Le esibizioni dal vivo scatenano il mercato della vendita
online, che presto vedrà una corsa a tre fra colossi: TicketOne, TicketMaster e Viva Ticket
Il mercato parallelo dei biglietti esplode anche nel calcio. Sotto la lente d’ingrandimento la partita tra Napoli e Real Madrid del 7 marzo.
Davide Sibillo, consulente Codacons: «Non è solo un discorso economico, ma anche culturale»
Giorgia Pacino
La calca tutt’intorno, le luci del palco, le
strofe urlate. The show must go on significa forse anche questo: in un mondo della
musica che cambia, l’unica certezza è il palcoscenico. I dati parlano chiaro. La vendita
online dei biglietti è solo un segmento del
più grande business della musica dal vivo.
Un mercato che nel mondo vale otto miliardi di dollari. In Italia concerti, live show
ed esibizioni nei locali muovono un giro
d’affari da circa 750 milioni di euro.
È la cifra stimata per il 2016 da una ricerca
Cerved commissionata da Assomusica, l’associazione italiana organizzatori e produttori di
spettacoli di musica dal vivo. Nel 2015 ha registrato un fatturato di 690 milioni, con Lombardia, Lazio e Veneto sul podio delle Regioni con
più biglietti venduti. Un comparto in crescita
anche secondo l’ultimo rapporto Italiacreativa. Secondo i dati raccolti da Ernst&Young per
le industrie della cultura e della creatività italiana, il settore musica nel 2015 ha raggiunto un
valore complessivo di oltre 4,7 miliardi di euro,
in aumento di più del 6% rispetto all’anno
precedente. I ricavi diretti ammontano a poco
più di 3,3 miliardi. E a trainare la crescita sono
proprio i concerti: dal 2012 al 2015 i ricavi sono
aumentati quasi della metà (+45%), arrivando
a un totale di 424 milioni di euro. La sola musica dal vivo nei locali pubblici porta con sé oltre un miliardo di euro di ricavi. Anche perché
negli ultimi anni l’offerta si è arricchita, sia per
numero di concerti sia per qualità delle esecuzioni dal vivo. Beyoncé e Rihanna, i Coldplay
e Jovanotti. Artisti stranieri e italiani hanno
ormai abituato i loro fan a esibizioni spettacolari. In Italia su 168 mila 900 occupati nel
settore musica, oltre 40 mila sono impegnati
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nell’attività concertistica. La preparazione di
un evento oggi richiede investimenti nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. E scatena la
caccia al biglietto sul web.
La vendita online degli accessi a eventi culturali e spettacoli in Italia è monopolio esclusivo di TicketOne. Almeno fino al prossimo 31
luglio. Quest’anno scadrà infatti il cosiddetto
accordo Panischi, il contratto di concessione
esclusiva che da quindici anni lega quasi tutti i principali promoter. È il frutto di un’intesa
tra TicketOne srl, trenta promotori tra società
e persone fisiche e gli ex soci della società Panischi, che fino al 2001 offriva servizi di biglietteria per eventi di musica, arte e spettacolo.
L’accordo da 15 miliardi di vecchie lire attribuisce a TicketOne il diritto esclusivo di rivendita
online dei biglietti per gli eventi organizzati
dai promotori, con una percentuale di biglietti
in esclusiva e la garanzia di essere l’unico soggetto autorizzato alla vendita per i primi sette
giorni. Gli equilibri del mercato della bigliettazione online, fissati nel 2002, potrebbero ora
cambiare. TicketOne, controllata dalla tedesca
Cts Eventim, non sembra intenzionata a lasciare il passo. Pare certo, però, l’ingresso sulla scena italiana di Ticketmaster, leader
mondiale del settore, che opera nel perimetro di Live Nation, la più grande multinazionale di musica dal vivo. Sembra
destinata a crescere anche Viva Ticket,
la società cui è affidata la vendita dei biglietti di Vasco Rossi per il “Modena Park“
del primo luglio. Tutte e tre le società si
dichiarano impegnate nell’adozione di
misure contro il secondary ticketing. Una
sfida che vale miliardi di euro, da combattere fino all’ultimo click.
«A trainare la crescita sono proprio i concerti:
dal 2012 al 2015 i ricavi sono aumentati quasi della metà»
Michele Fratto
Diversi campi, stessa storia. Dalle luci del
palco ai riflettori da stadio il passo è breve. Il
secondary ticketing (mercato di biglietti parallelo a quello autorizzato, fortemente attivo su
internet, che offre in vendita biglietti non autorizzati e maggiorati ingiustificatamente per
multipli del prezzo ufficiale) esplode anche nel
calcio. Che sia la voce di Chris Martin o le magie
di Dries Mertens, il modus operandi è sempre lo
stesso. Dalle urne di Nyon il Napoli pesca il Real
Madrid per gli ottavi di finale di Champions League, scatenando nella città partenopea una
caccia al biglietto sfrenata. Il 29 dicembre inizia
la vendita dei biglietti per il match, in programma il 7 marzo. Biglietti polverizzati in soli venti
minuti. Anche in questo caso, basta andare a
spulciare nei soliti siti secondari per ritrovarli a
prezzi maggiorati. Su Ticketbis un posto in curva, a fronte dei 50 euro richiesti dal sito ufficiale
del Napoli, oscilla tra 218 e 672 euro. Ancora più
calde le poltrone in tribuna, con prezzi che arrivano intorno ai duemila euro. Utilizzato in questo caso come intermediario anche Ebay, con
cifre folli che raggiungono i cinquemila euro.
Così il 2 gennaio il Codacons, l’associazione per
la difesa dei consumatori, con un esposto chiede alla Procura della Repubblica di Milano di sequestrare i biglietti incriminati, reimmettendoli
poi in modo ufficiale per nuovi utenti. Lucida
la disamina di Davide Sibillo, consulente Codacons, sulla lotta dell’associazione in qualsiasi
evento colpito dalla piaga del secondary ticketing: «Stiamo cercando di spingere per ottenere
il sequestro di tutti i biglietti incriminati. Il baga-
rinaggio 2.0 è una forma più sfuggente del vecchio bagarino presente all’esterno degli stadi o
dei palazzetti di turno. Non è solo un discorso
di introiti, ma anche culturale. Questo perché in
Italia non abbiamo ancora capito che il biglietto
non è solo un oggetto, ma è l’accesso per la fruizione di un evento unico e irripetibile».
A differenza dei concerti, però, i biglietti per
le partite di calcio sono nominali e acquistabili
solo in ricevitorie autorizzate tramite la presentazione di un documento d’identità. Ma allora
com’è possibile che anche l’evento calcistico
prosperi nel circuito del mercato secondario?
«Quando parliamo dei Bot, programmi informatici capaci di accedere alla vendita dei biglietti appena ne viene data l'opportunità e di
acquistarne il più possibile superando qualsiasi
tipo di controllo, bisogna andarci cauti. Nel caso
di Napoli – Real Madrid, non penso che migliaia
di persone, tramite diversi computer connessi
nello stesso momento, abbiano generato migliaia di Ip per comprare tutti quei biglietti. È
fantascienza. Nello sport sono soggetti privati,
persone fisiche, che si muovono per poter lucrare sull’ingresso allo stadio. Per questo è già
presente nel bagarinaggio sportivo una sanzione a tutela dei consumatori, il Daspo (con
multe amministrative dai cinque ai ventimila
euro e divieto di accesso alle manifestazioni
sportive fino a cinque anni). Sanzione non prevista per la musica, settore che resta ancora del
tutto sprovvisto di alcun tipo di tutela». Macro
problema che fa scaturire poi, in maniera inevitabile, alcune micro situazioni a catena. Am-
messo e non concesso che un tifoso sia riuscito,
pagandolo a prezzo maggiorato, a essere entrato in possesso di un biglietto d’ingresso, com’è
possibile superare il pre-filtraggio degli steward
se il nostro documento d’identità differisce dal
nome presente sul tagliando? «Questo è un’altra criticità che stiamo affrontando – continua
Sibillo – insieme alle società sportive. In eventi ad affluenza alta, gli addetti al filtraggio, di
norma, controllano solo la validità del biglietto
senza soffermarsi sul nome. Questo per non generare ingorghi che possano causare caos nella fila». Il consulente, infine, getta uno sguardo
sul futuro della lotta al bagarinaggio online nel
nostro Paese: «Stiamo rischiando di assistere
al decadimento delle performance live, dopo
quelle delle case discografiche di qualche anno
fa. Bisogna cercare di ottenere il massimo per
dare un segnale alla società. Chi compra deve
avere il diritto di scegliere e gli eventi non devono trasformarsi in sfizi per pochi. L’Italia si sta
muovendo in anticipo in questo ambito anche
a livello giudiziario. Un ottimo deterrente a tutta questa situazione sarebbe quello di immettere biglietti nominali anche nelle performance
musicali».
«In Italia non abbiamo ancora
capito che il biglietto non è solo
un oggetto, ma è l’accesso
per la fruizione di un evento
unico e irripetibile»
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R
LA LEGGE
Prova a tracciarmi, se ci riesci
I primi a pagare sono i fan, ma il secondary ticketing sottrare guadagni anche allo Stato. La commissione Cultura
della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva per individuare responsabilità e proporre soluzioni. Dal divieto di bot
al biglietto nominativo. Le sanzioni ora ci sono, ma l’ostacolo resta la tecnologia. Lady Gaga è avvisata
Giorgia Pacino
Per un solo concerto sold out, tra i 3 e i 5 milioni di euro spariscono nel nulla. Sfuggono al
Fisco, ai controlli degli organizzatori, ai guadagni di artisti e autori. Sono i biglietti rastrellati
dalla vendita ufficiale, poi ceduti su piattaforme web a prezzi maggiorati. Fino a dieci volte il prezzo originale. Il “bagarinaggio online”
sottrae alla pubblica offerta tra il 20% e il 30%
del totale di biglietti venduti. Siti specializzati, spesso con base all’estero, provvedono in
modo automatico ad acquisti multipli e lucrano sulla differenza di prezzo.
Chi ci rimette?
«Sta passando il principio per cui alcuni
spettacoli dove c’è una grande richiesta siano
riservati solo a quanti possono permettersi di
spendere cifre molto più alte del valore nominale del biglietto. Chi ci rimette è innanzitutto il
pubblico, ma anche gli autori senza i quali non
ci sarebbe spettacolo». Gaetano Blandini è il
direttore generale della Siae, la Società italiana
degli autori ed editori, soggetto certificatore
per conto dello Stato. In forza di una conven-
zione con l’Agenzia delle Entrate, la Siae svolge
un servizio di controllo sulle biglietterie automatizzate. Negli ultimi cinque anni ha effettuato 7.700 verifiche di conformità e redatto oltre
5.400 constatazioni di violazione. Un conto,
però, è assicurare il corretto funzionamento
dei sistemi, un altro è provare la condotta illecita sul mercato secondario. La prova passa
dall’analisi dei flussi finanziari: solo conoscendo il momento esatto di emissione del biglietto, è possibile confrontarlo con la transazione
di acquisto. Per capire se e quali soggetti
ne abbiano incamerato grosse quantità.
«È evidente che gli organizzatori che sottraggono biglietti al mercato ordinario per
avere un ritorno economico, perché è su
questo che la magistratura sta indagando, assumono una posizione dominante e
quindi danneggiano gli altri che lavorano
in maniera corretta. Ci rimette pure l’Erario
– spiega Blandini – l’Iva si paga sul valore
nominale del biglietto e non sulle rivendite
successive, che sono transazioni tra privati».
Nuove sanzioni e controllo del Parlamento
Una norma, però, esiste. L’ha introdotta un
emendamento all’ultima legge di bilancio. La
vendita «di titoli di accesso ad attività di spettacolo», effettuata da un soggetto diverso dai
titolari dei sistemi di emissione, è punita con
sanzioni amministrative da 5 mila a 180 mila
euro per ciascuna violazione. Senza nulla togliere all’attività delle procure, nel caso in cui il
fatto costituisca reato. Se poi la vendita illecita
è realizzata «attraverso le reti di comunicazione elettronica», si procederà alla rimozione dei
contenuti o, nei casi più gravi, all’oscuramento
del sito web. «L’emendamento cerca di proporre delle sanzioni in un settore che non ha regole né leggi e che chiede regolamentazione e
semplificazione». In quest’ottica si muove Flavia Piccoli Nardelli, presidente della commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera
dei deputati. La settima commissione di Montecitorio ha promosso a dicembre un’indagine
conoscitiva sulla bigliettazione dello spettacolo dal vivo, per vederci chiaro dopo gli scandali
«Anche tra i fan ci sono infiltrati
quelli veri non rivenderebbero mai il loro biglietto»
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dei concerti dei Coldplay e di Bruce Springsteen. Da
due mesi sfilano davanti ai deputati promotori, organizzatori e rappresentanti di interessi coinvolti: l’Unione nazionale consumatori e TicketOne, la Barleys
Arts di Claudio Trotta e la Trident Music di Maurizio
Salvadori. Ma anche Ebay, Siae e Assomusica.
Vendita tra amici o sistema automatizzato?
«Il fenomeno è estremamente complesso. Non
riguarda la maggior parte dei concerti che hanno
luogo in Italia, ma quei venti o venticinque eventi
con artisti internazionali, poi riproposti in varie parti
del nostro Paese, che raggiungono livelli significativi
di pubblico», spiega la presidente della commissione. La vendita dei biglietti sul mercato secondario è
un fenomeno complesso, anche dal punto di vista
legale. Spazia dalla rivendita del biglietto comprato
dal singolo spettatore che, non potendo più partecipare all’evento, legittimamente trasferisce ad altri
quel diritto, fino all’acquisto massiccio di pacchetti di
biglietti da parte di siti specializzati che poi li rivendono a prezzi maggiorati. «La commissione si è trovata
di fronte alla necessità di distinguere con equilibrio
tra gli operatori, che svolgono l’attività di rivendita
su incarico diretto degli organizzatori dell’evento e
degli artisti, e soggetti che invece si inseriscono indebitamente sul mercato». La legge di bilancio per il
2017 rinvia a un decreto del ministro dell’Economia
l’adozione di specificazioni e regole tecniche che
diano attuazione alla normativa. Andrà redatto di
concerto con i ministeri della Giustizia e della Cultura
e sentite l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Siae. Il fine indicato nella legge è quello di «au-
mentare l’efficienza e la sicurezza informatica delle
vendite» e «assicurare la tutela dei consumatori». «Il
Parlamento interviene per raccogliere informazioni
utili alla redazione del decreto. Le varie audizioni –
continua Piccoli Nardelli – hanno cercato di chiarire
il rapporto tra mercato primario e secondario, verificando se esistano distorsioni, come avvengano e
come vi si possa mettere riparo».
Captcha, biglietto nominativo e metodo ticketless
La chiave sta nella tracciabilità economica. I software che permettono l’acquisto istantaneo di centinaia di biglietti utilizzano una pluralità di carte di
credito: risalire a chi c’è dietro quei codici significa
individuare i moderni bagarini. I captcha, i test automatici per distinguere se davanti allo schermo ci
sia un computer o un uomo in carne e ossa, restano
però facili da aggirare. Ecco perché, sul modello statunitense, anche in Italia è stato proposto di vietare
l’uso di bot e l’offerta di biglietti ottenuti eludendo le
misure di sicurezza. L’alternativa sarebbe il biglietto
nominativo. In Italia è obbligatorio solo per le partite
di calcio, per ragioni di ordine pubblico. Estenderlo
a tutte le forme di spettacolo sarebbe un deterren-
te per le piattaforme di secondary ticketing, ma per
ridurne l’efficacia basta consentire il cambio del
nome. «In Gran Bretagna stanno sperimentando la
possibilità di entrare a teatro con il biglietto accoppiato alla carta di credito con cui si è acquistato»,
suggerisce Blandini. È il metodo ticketless: al momento del pagamento il sigillo fiscale è associato a
un supporto come lo smartphone o la carta di credi-
to. La smaterializzazione del biglietto consente però
di acquistare un solo ingresso per ogni evento e presuppone che gli organizzatori si dotino del necessario sistema di controllo degli accessi. «Si può fare in
un teatro fino a 5 mila posti, ma in un evento con 200
mila persone creerebbe problemi. Bisognerà creare
una policy di vendita con controlli e tracciabilità – è
l’auspicio del dg – trovando il giusto equilibrio tra la
salvaguardia del diritto di tutti ad accedere a prezzi
giusti e la normale fruibilità dell’evento».
A rischio anche Lady Gaga: forse “infiltrati” tra i fan
Le difficoltà, insomma, sono di natura tecnica. I software automatizzati sono scaricabili da
chiunque in qualsiasi momento e né la normativa né i sistemi di controllo sono riusciti finora
a tenere il passo dello sviluppo tecnologico. La
Siae ha già lanciato l’allarme secondary ticketing anche per il concerto di Lady Gaga, in programma il 26 settembre a Milano. Il 9 febbraio
è iniziata la prevendita riservata ai fan, ma già il
giorno prima il sito Viagogo accettava prenotazioni per saltare la fila e offriva a prezzi maggiorati i “pochi biglietti rimasti”. Gli appartenenti
ai fan club hanno diritto di preacquisto: hanno
cioè a disposizione dei codici con cui accedere
alle piattaforme per comprare uno o più biglietti. Secondo la quantità che gli organizzatori, insieme agli artisti, decidono di riservare ai fan.
«Ora – fa notare Blandini – mi viene da pensare
che se uno è davvero un fan e riesce ad acquistare un biglietto, a meno che non accada una
cosa clamorosa, al concerto ci va. Secondo me
ci sono “infiltrati” anche nei fan club». Qualcuno sta provando ad andare contro il sistema.
In vista del “Modena Park” del primo luglio, lo
staff di Vasco Rossi ha affidato il collocamento
dei biglietti a Best Union, accettando condizioni di vendita più stringenti (numero massimo
di ticket per ogni acquisto, transazioni limitate
con la stessa carta di credito, tracciabilità economica, biglietti nominativi) e richiedendo l’intervento della Siae. «Abbiamo proposto anche
a TicketOne di avviare una policy congiunta – rivela Blandini – ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Non esistono sistemi per debellare il
fenomeno, ma per creare un perimetro forte sì».
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R «La mia guerra? Portare più gente ai concerti»
Non c’è solo il bagarinaggio. Spera, presidente di Assomusica: «Il problema vero è l’assenza di una filiera, non mi fa piacere vedere
sold out solo i live dei big stranieri. Dobbiamo investire in attività e strutture»
Alessandro Berrettoni
«Il problema del bagarinaggio non è
solo italiano, è un discorso complesso e
comune a tutti». Vincenzo Spera è presidente di Assomusica dal 2012. Confermato nel 2015 a capo dell’associazione,
che riunisce e rappresenta gli organizzatori di live, ha dovuto affrontare il terremoto del secondary ticketing: «Qualcuno voleva la mia testa, poi hanno capito
che noi siamo parte lesa».
Vincenzo Spera, come sta l’industria dei concerti in Italia?
«Da un punto di vista puramente numerico, di presenze e fatturati, siamo
in crescita costante. Dal 2012 a oggi i
concerti in Italia sono cresciuti di oltre
il 24%. E un dato abbastanza interessante è anche capire l’indotto. A Milano, per
esempio, su 1 milione e 700 mila biglietti
venduti, 1 milione e 100mila presenze arrivano da fuori regione. Stesso discorso
per Verona, altra location di livello molto
alto: 270 mila ticket e 210mila persone
che arrivano fuori dal Veneto. Il volano
è importante e crea indotto. Il problema
vero dell’industria dei concerti è che è
quasi del tutto assente la fascia intermedia. O si va sul top di gamma o sul
basso livello. Manca una filiera che faccia crescere gli artisti e dia un futuro ai
giovani emergenti, e a chi ha qualcosa
da dire alla creatività in generale».
Nell’ultimo anno si parla molto
del secondary ticketing, dopo alcuni
casi emblematici come il concerto degli U2 e quello dei Coldplay. Come si
pone la vostra associazione rispetto
ai tentativi di normare la materia?
«Il problema è complesso e non si
può risolvere solo in un paese, è comune a tutti. Non a caso in tutto il
mondo c’è una coincidenza trasversale di dibattiti sul tema. Dagli Stati
Uniti alla Cina, molti governi si stanno
occupando della materia».
E in Italia?
«Spesso ci sono cose che non hanno
mediaticità, quindi vanno in secondo
ordine. Per esempio il lavoro quotidiano
di un’associazione come la nostra non fa
notizia fintanto che non c’è il caso mediatico. Noi ogni giorno combattiamo
contro il bagarinaggio».
Il bagarinaggio però c’è sempre
stato. Adesso c’è quello tecnologico
che fa numeri più importanti. Cosa si
può fare in concreto?
«Come Assomusica intanto siamo stati i primi a sollecitare l’emendamento
che è stato inserito nella Finanziaria. In
realtà l’avevamo già fatto presentare in
precedenza, nel decreto fiscale, ben prima che l’argomento venisse a galla. Non
l’hanno fatto passare, poi c’è stato il caso
tirato fuori dalle Iene ed è stato inserito.
Adesso attendiamo il decreto attuativo».
Il tutto si è svolto con molte polemiche interne. Qualche società, come
la Barley Arts di Claudio Trotta, è persino uscita da Assomusica, colpevole
secondo lui di non aver fatto abbastanza. È necessario un esame di coscienza?
«Noi lavoriamo in un sistema di regole. Chi si attiene ad esse, o vuole che
continuino a esistere, le deve rispettare
in primis. Nel vivere civile di una comunità non si può andare su Facebook a
discutere di un problema che riguarda
una comunità privata. È diverso se vuol
discutere per i fatti suoi. Le regole prevedono dei passaggi, per giudicare l’ope-
«Se sei un’azienda devi fare profitto
Chi è l’imprenditore che se può vendere tutte tutto subito non lo fa?»
3
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rato di una comunità, o di alcune persone,
quei passaggi devono essere rispettati. Altrimenti si diventa illegali. L’illegalità è ogni
cosa fatta o detta contro le regole che una
singola comunità si è data».
C’è un grosso divario fra le multinazionali come Live Nation e i piccoli
promoter che fanno cultura, producono concerti, senza pubblicità. I secondi
non sono toccati dal secondary ticketing. Non sarebbe meglio avere un sistema più frammentato?
«Si tratta di due fasce diverse, ma stiamo ragionando su numeri che in realtà non
sono ancora molto chiari. La SIAE parla di
una ventina di eventi all’anno interessati
dal fenomeno del secondary ticketing. Ma
il fenomeno forse è più ampio, non lo sappiamo. Credo sia più che altro un fenomeno
culturale, ci vorrebbe un’educazione all’acquisto consapevole. La velocità, la voglia di
non perdere tempo fa sì che chi è più bravo
a posizionarsi appare. E poi la gente va a finire lì, per fare prima».
Non ritiene ci siano responsabilità da
parte del sistema?
«Certo che ci sono, ma è un binario doppio. Che possiamo fare se una persona compra 14 biglietti degli U2 da Tel Aviv e poi
li rivende? Non dico che gli organizzatori
non ne abbiano approfittato, però siamo
su due livelli. Mi ha stupito molto scoprire
che a Matera si comprano tantissimi biglietti di concerti. Sono originario di lì, la cosa
mi faceva persino piacere. Poi si è scoperto
che da lì ci siano molti transiti sul mercato
secondario. Il sistema ufficiale traccia il biglietto, quello che succede dopo sfugge. Di
certo è un fenomeno bipolare».
Da una parte chi immette nel sistema
i biglietti e dall’altra chi li rivende. Detta
così sembra semplice.
«Ci sono tutti e due. Poi c’è un terzo fattore che è quello dei bot, sistemi automatici che aggirano i limiti sulla quantità di
biglietti acquistabili. Ma qui c’è comunità
di intenti a livello internazionale, che va
dall’America all’Inghilterra, dove se ne è
discusso in Parlamento di recente. Tutti siamo concordi nello sconfiggere i bot, ma è
un fenomeno frastagliato e untouchable,
mi passi l’espressione visto che si parla di
rete. In Cina viene utilizzato per vendere i
biglietti a meno e creare così una cultura
del live. Sono certamente fenomeni tragici
della rete, ma nessuno va a toccarli, perché
tutto è tarato sul business sfrenato, che crea
diseguaglianza».
Però è anche inevitabile, visto che per
gli artisti i concerti sono ormai la fonte
principale di guadagno
«Gli U2 hanno 1 milione di spettatori potenziali. In 24 ore hanno venduto un milione
e 100 biglietti. È ovvio che non tutto transita
sul mercato secondario, ed è altrettanto ovvio
che ci sia una saturazione del sistema. Mi chiamano spesso degli amici, che mi chiedono
di procurar loro biglietti. Mi sbatto, magari li
trovo, ma quasi sempre a quel punto li hanno
trovati. Anche perché se sei un’azienda devi
fare profitto. Non puoi venderli scaglionati a
- che ne so - dieci al giorno. Chi è l’imprenditore che se può vendere tutto subito non lo
fa? Ed ecco che anche i sistemi di biglietteria,
che avevano una taratura più bassa e lenta, si
sono adeguati, permettendo la vendita contemporanea di tanti più concerti e più ticket».
Che anno sarà il 2017 per la musica dal vivo?
«I presupposti sembrano buoni, soprattutto per il mercato degli stranieri. Tutti concerti già sold out con mesi
di anticipo che fanno presumere che
la tendenza degli anni precedenti sarà
confermata. Ma questo non mi fa piacere, perché il mio cruccio è come far crescere questo lavoro e gli artisti. Se tutto
venisse investito in attività e strutture
dove la gente si può esprimere e verificare la qualità degli artisti. E questo si può
fare solo con il contatto diretto, solo con
un concerto. Non basta un click. La mia
guerra, la mia battaglia è questa».
L'INTERVISTA
NON SUCCEDE SOLO IN ITALIA
Quando si tratta di fare la cresta,
tutto il mondo è Paese.
Il problema del bagarinaggio online supera i confini italiani: le relazioni
commerciali tra agenzie di management e promoter sono ambigue un po’
dappertutto. ViaGoGo ad esempio è
sotto la lente di ingrandimento anche
della legislazione del Regno Unito.
La camera dei Lord ha portato il problema in Parlamento, proponendo regole più strette in seguito a fenomeni
di secondary ticketing per i concerti di
Ed Sheeran, Adele e persino del musical statunitense Hamilton. La Competition and Markets Authority è al lavoro
per tutelare i diritti del consumatore e
le regole dell’Enterprise Act del 2002,
concentrandosi inoltre sulla vendita di
biglietti falsi.
Dal 2015 anche in Belgio sono partite inchieste su Live Nation e Seatwave
per la loro pratica di rivendere biglietti
a prezzi maggiorati, sistema condannato dalla legge fin dall’ottobre2013.
Negli Stati Uniti invece si è compiuto un passo in più. Dopo aver condannato a livello legale il secondary ticketing, nel 2007 sono stati resi illegali i
“ticket Bots”. Si tratta di software che
consentono di processare un numero
di richieste di prenotazione 600 volte
superiore a quello di utenti “umani”.
In Nuova Zelanda non solo i consumatori, ma anche gli stessi promoter hanno portato alla luce il problema: la critica si concentra sulla
piattaforma Ticketmaster, che permette agli utenti di rivendere i biglietti per eventi musicali e sportivi
guadagnando sul prezzo di listino.
Gaia Mellone
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R
NON SOLO APP
Se il biglietto lo paga lo Stato
Con il bonus cultura si possono comprare beni e biglietti online. Ma i giovani, lo usano?
Gaia Mellone
Bonus cultura atto secondo. Anche
nel 2017 chi diventerà maggiorenne
avrà accesso a un buono di 500 euro. A
3 mesi dal lancio dell’iniziativa però, i
numeri parlano di un flop.
I nati nel 1998 hanno a disposizione un contributo spendibile fino
al 31 dicembre 2017 per comprare
libri su siti come Amazon, Internet
Bookshoop Italia, Mondadori, La
Feltrinelli, o per acquistare biglietti
online per ingresso a musei, mostre
ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali. Sono acquistabili anche biglietti
per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo.
Per ricevere il denaro bisogna ottenere
l’identità digitale, chiamata Spid - Sistema pubblico di identità digitale. Bisogna
poi registrarsi su 18app, l’applicazione ufficiale del bonus, e infine trovare l’evento
interessante nella propria zona.
Ed ecco la prima sorpresa: secondo
i dati della Presidenza del Consiglio su
527.427 giovani che hanno compiuto
18 anni nel 2016, all’incirca 286.000
hanno creato la propria identità digi-
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tale, ma di questi soltanto 230.000 si
sono effettivamente iscritti alla piattaforma. Non la partecipazione che si
sperava, che si riflette anche in poca
spesa. Dei 290 milioni di euro stanziati dal governo, ne sono stati spesi solo
18,5 milioni. In pratica, solo il 6,38 percento del budget a disposizione è stato speso dai maggiorenni nel 2016.
Funzionava così un anno fa, e il
2017 non sembra promettere me glio. Soltanto il 40% degli aventi
diritto si è iscritto alla piattaforma
digitale per fare lo ‘shopping culturale’. La speranza è che con i prossimi mesi questi numeri crescano.
Ai ragazzi non interessa la cultura?
La risposta non è cosi scontata. Uno
dei problemi principali è la scarsa diffusione geografica degli eventi e delle strutture convenzionate. Secondo
la Presidenza del Consiglio sono settemila gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa, ma stando ad un’indagine del quotidiano La Stampa il
numero reale è di 4.000. E sono tutti
nelle grandi città, per un totale di circa mille comuni su ottomila. A stravincere, è il sito Mediaworld, negozio
fisico e online che vende di tutto,
dalla telefonia agli elettrodomestici,
passando per libri e musica.
Cos’è che quindi continua a non funzionare? La scarsa offer ta forse, ma anche la complessità del sistema. O almeno
cosi dicono i diretti interessati.
Francesco Cipiriano ha 18 anni ed è nato
a Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino. Racconta che tra i suoi amici il bonus
cultura è stato un successo: «I ragazzi del ‘98
che conosco hanno usato quasi tutti il bonus
cultura. Per ora ho comprato solo un libro su
Amazon, che è abilitato al bonus cultura. Poi
so che si possono fare altri tipi di pagamenti
come ebook. Ma ci sono anche abbonamenti al cinema e per dei concerti, forse li userò
in futuro». La pecca riscontrata però c’è: il sistema non funziona in maniera così lineare
come si vorrebbe far credere: «Abbiamo capito come funzionasse (l'iscrizione e pagamento) tra di noi, tramite passaparola».
Un’impressione confermata da Giovanni
Chiementin, anche lui diciottenne. Vive a
Vicenza e ha già creato 8 buoni per il valore complessivo di circa 230€. «Ho comprato molti libri ma anche i biglietti per due
concerti: Red Hot Chili Peppers il 21 luglio
all’Ippodromo di Milano e per Brunori Sas il
3 marzo al New Age di Roncade (TV)» dice,
ma la 18app con TicketOne non funziona un
granché. «Una volta che metti il biglietto nel
carrello ti aspetti di dover inserire il codice
del buono nello spazio "codice buono" (ovviamente). Ma se provi ad inserirlo ti dà errore, tu continui a riprovare ed è così che perdi
tempo». Giovanni però ha risolto l’arcano:
«Bisogna lasciare quello spazio vuoto, continuare ad andare avanti fino alla fine (sorvolando anche sul punto "metodo di pagamento"). Terminato tutto il procedimento classico
si apre un ultimo punto con scritto "inserisci
il tuo codice 18 app" o qualcosa di simile.
Solo allora puoi crearti il buono dell'importo necessario e inserirlo completando l'acquisto». Una trafila lunga e complessa, che
di certo non stimola all’acquisto: «Il tutto è
costruito in modo da fare a dire ad uno che ci
prova "bah non funziona niente, non vado al
concerto”». Oppure lo pago di tasca mia.
Nostalgia canaglia 2.0
I biglietti online hanno messo fine al collezionismo: niente più carta, solo mail
e codici a barre. Se da un lato si salvano gli alberi, dall’altro si perde la magia,
e anche la possibilità di un ritorno economico
Gaia Mellone
La comodità innanzitutto, anche ai concerti. Niente più biglietti di carta, oggi basta un’app o un’email
per assistere ai live dei propri beniamini. All’ingresso
degli stadi e dei teatri non si sente più il rumore della
carta strappata, ma solo di un “Bip” dello scanner che
illumina lo schermo dei cellulari per leggere il codice
a barre. Il passaggio dal biglietto cartaceo a quello
elettronico ricalca il cambiamento della musica. Le
canzoni si ascoltano online, su Spotify. Negli Stati Uniti
lo streaming di musica ha raggiunto 250,7 miliardi di
ascolti nel 2016, crescendo dell’82,6 percento rispetto
all’anno precedente, grazie ad un’offerta di ben 413,9
milioni di album online. Con buona pace delle musicassette e dei Cd. L’unica traccia fisica delle preferenze
musicali è la raccolta di vinili, le cui vendite sono risalite grazie ai feticismi dei collezionisti o degli hipster. E
per chi ama la musica dal vivo, il feticcio è l’email. Sono
sempre meno quelli che scelgono di farsi spedire il
biglietto cartaceo a casa. Si perde così un rito dell’adolescenza, ma non solo, fatto di file interminabili al
negozio di dischi, o di attesa di fronte alle biglietterie.
Spariscono gli scatoloni sotto al letto pieni di biglietti colorati, o le lavagne di sughero sopra la scrivania
dove attaccarli con le puntine, prendendo solo l’angolino per non rovinarli. Cosi non si perde solo la
magia. Il rischio è anche quello di rimetterci del denaro. Il biglietto cartaceo, che sia il ricordo di una serata di musica, di un viaggio o di un evento sportivo,
non ha infatti solo un valore sentimentale ma anche
economico. Nel 2008 la casa d’aste Henry Aldridge
and Sons nel sud ovest dell’Inghilterra ha battuto
per 33mila sterline (l’equivalente di 42mila euro)
uno degli ultimi biglietti del Titanic. Apparteneva a
Lillian Asplund, sopravvissuta all’incidente e morta
a 99 anni nel 2006. Aveva conservato il biglietto di
quel tragico viaggio compiuto all’età di 5 anni, e ad
ereditarlo, insieme ad altri oggetti anch’essi battuti
nella stessa asta, era stato un cugino di secondo gra-
do. Un gruzzoletto che non sarebbe stato possibile
racimolare con un biglietto online. Un altro esempio?
Il biglietto comprato da Tupac per assistere al match
Mike Tyson-Bruce Seldon a Las Vegas il 7 settembre
1996 è stato oggetto dell’asta di Goldin Auction. Prezzo di partenza: $7,5000.000. Prezzo finale $24,000.00.
Perché pagare cosi tanto per un pezzo di carta con
il logo MGM Grand e le informazioni dell’incontro
stampati in poco estetici caratteri di matrice a punti?
Perché proprio quella sera, dopo aver lasciato il posto 2 della fila E, il cantante venne ucciso da 4 colpi di
pistola. Sempre della MGM Grand è anche il biglietto
più costoso della storia: 128.705$ (circa 118mila euro)
per l’incontro del 2 maggio 2015 tra Floyd Mayweather e Manny Pacquiao.
La carta canta e conta, il file pdf no. Il biglietto racconta di attesa, di file e di risparmi. Il pdf di una transazione online.
R
Quindicinale della Scuola
Superiore di Giornalismo
“Massimo Baldini”
Direttore responsabile
Roberto Cotroneo
Ufficio centrale
Giampiero Timossi, Gianni Lucarini
Progettazione grafica e impaginazione
Claudio Cavalensi
Redazione
Viale Pola, 12 - 00198 Roma
tel. 06.85225358 - fax 06.85225515
Stampa
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Reg. Tribunale di Roma n. 15/08
del 21 gennaio 2008
[email protected] - www.reporternuovo.it
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