Traffico d`organi un velo da alzare
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Traffico d`organi un velo da alzare
Mercoledì 8 febbraio 2017 ANNO L n° 32 1,50 € San Girolamo Emiliani sacerdote Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,20 € Quotidiano di ispirazione cattolica w w w. a v v e n i r e . i t Messaggio del Papa per la Quaresima Verso la svolta in Marocco «Apriamo le nostre porte al debole Il denaro non prenda il posto di Dio» Gli ulema: niente più pena di morte per chi decide di lasciare l’islam IL TESTO, GAMBASSI E MUOLO ALLE PAGINE 14 E 15 Il fatto. Nella giornata contro la tratta di esseri umani, un summit in Vaticano. Francesco: ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavi EDITORIALE SULLA PELLE DEI POVERI E DEI DEBOLI IL MERCATO DELLA VITA GIUSEPPE ANZANI O ggi è la giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. Singolare e tragica incombenza di lotta che gli abitanti della terra sono forzati a combattere non contro una minaccia esterna, o lo stento, o la cieca tragedia d’una natura matrigna, ma contro se stessi, contro una crudeltà annidata nelle proprie stesse viscere, contro il mistero di un male che non ha più volto umano. Esistono, dentro la categoria dell’umano, profili disumani? Lo stesso antico linguaggio della predazione, negando al nemico, al barbaro, allo straniero, all’espulso il volto dell’appartenenza e dell’inclusione, è il primo sintomo di una disumanità feroce. Tenuta sin per normale, in antico e ancora a ridosso della modernità, se pensiamo allo schiavismo storico. E fatta poi cosciente a fatica della sua turpitudine, se dopo infinite tragedie gli uomini hanno consegnato nell’ultimo secolo a pagine solenni di Trattati e di Carte l’orrore e il ripudio dell’orrore, cacciandolo fuorilegge. Tante, troppe forse per poter dire che sian state efficaci, dentro quel secolo così insanguinato, a partire dalla Convenzione di Ginevra sulla schiavitù, di 90 anni fa, fino alla Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Varsavia nel 2005, passando per una biblioteca intera di atti internazionali. Fra questi, uno ci sembra esplicito e vigoroso: il Protocollo Onu del 2003 noto come la “Carta di Palermo”. La tratta di esseri umani vi è definita come forma di schiavismo di cui sono vittime le persone reclutate e trasferite con l’uso della forza, della coercizione, del rapimento, della frode, dell’inganno, dell’abuso, «a fini di sfruttamento». Eccola, la parola disumana, lo sfruttamento; traguardo di tornaconto e di ferocia predatoria. Ci sono due solchi profondi di sfruttamento: il sesso e il lavoro forzato. Quando nelle nostre città gli uomini scendono in auto lungo i viali, dove si vendono ormai le bambine, si fanno complici postumi di uno stupro dell’anima già avvenuto, e ribattono i ceppi d’una schiavitù senza nome. Quando i bambini, i minori «non accompagnati», o anche gli adulti sono utilizzati come braccia da fatica con paghe da fame, chi lucra sulla loro disperazione è né più né meno che un moderno negriero. C’è un profilo comune che allaccia i solchi dello sfruttamento, ed è la degradazione d’un essere umano a un corpo, a una macchina utile, a una sorta di materiale. Fino a farci sentire un brivido quando ci si conferma che parti del corpo di vittime possono essere prelevate (e rapinate!) come “pezzi di ricambio” di organi. Ciò svela infine la radice unica dello sfruttamento molteplice che presiede a ogni tratta di esseri umani: la negazione del volto, il tradimento della verità basilare che ogni essere umano è «uno di noi». Una radice che affiora, a volte, anche in quello che sembra diventato in taluni Paesi il “mercato della vita”, se gli embrioni sono intesi come materiale biologico e il grembo di madre un contenitore affittabile. Traffico d’organi un velo da alzare La Santa Sede: agisca l’Onu, complicità sanitarie ABUSI SU GIOVANE, RIVOLTA NELLE BANLIEUE Polizia violenta: Parigi brucia Hollande si scusa LUCA MIELE Parigi “brucia” di nuovo. Per tre notti consecutive, si sono registrati scontri tra giovani e la polizia nel sobborgo settentrionale di Aulnay-sous-Bois. A causare l’“incendio” il caso di un 22enne di colore, fermato, pestato e, secondo le accuse, violentato con un manganello. I quattro agenti coinvolti sono stati incriminati e sospesi dal servizio. Hollande ha fatto visita in ospedale al giovane, che ha lanciato un appello alla calma. (nel riquadro, un fermo immagine del filmato che inchioderebbe i poliziotti) . A PAGINA 16 Un Festival di Sanremo nel segno dei giovani... carini e disoccupati Nanni Costa Una task-force internazionale delle polizie e la chiarezza sui numeri, le misura contro il traffico d’organi auspicate dal presidente del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa. La piaga del prelievo di parti del corpo per la commercializzazione è in crescita, anche se difficilmente quantificabile. Esperti e rappresentanti di governo da tutto il mondo sono riuniti in Vaticano per arrivare a una dichiarazione finale comune in cui si stabiliscano gli impegni per tutti: politica, mondo medico, giornalisti, magistratura e leader religiosi. Primo tra tutti il riconoscere la pratica come «un crimine contro l’umanità». GUERRIERI A PAGINA 5 PRIMOPIANO A PAGINA 5 «Necessaria un’Interpol specializzata» All’indomani della risalita dello spread parla il ministro dell’Economia, Padoan: è il modo «sgarbato» dei mercati di ricordarci l’alto debito. E rilancia la trattativa con la Ue chiedendo la proroga fino al 2020 dello "split payment" Iva per trovare parte dei 3,4 miliardi. Angela Merkel: sul cambiamento dei Trattati la Germania chiederà di «andare molto cauti, serve una meta comune, no a club esclusivi». "Salva-banche": polemica in Senato su garanzia di 97 milioni per la Ryder Cup (golf). PRIMOPIANO PAGINE 6 E 7 D ZACCURI A PAGINA 21 PAOLO VENTURI E FLAVIANO ZANDONAI In una delle tante periferie della sfavillante smart city milanese si trova una cascina dedicata a Sant’Ambrogio, il patrono di Milano. È una delle tante ex fattorie che oggi punteggiano il tessuto urbano e che sono state oggetto di rigenerazione... A PAGINA 3 «Senza più tribunali dei minori calano le tutele» LUCIANO MOIA «Scomparsa della cultura minorile creatasi e consolidatasi in Italia grazie alla presenza di giudici specializzati». È solo la principale delle conseguenze che, come sostiene Ciro Cascone, procuratore presso il Tribunale dei minorenni di Milano, si verificherebbero in seguito alla soppressione di questi Tribunali. A PAGINA 11 Padoan: allarme spread «Due Ue», Merkel frena LE VERE DOMANDE Spettacoli L’impresa giovane oggi è «ibrida» Sociale senza confini Europa e mercati. Il differenziale resta a quota 200. La cancelliera: no a club esclusivi a piccola via delle grandi domande Addio a Tzvetan Todorov esercitò la critica come atto di speranza I NOSTRI TEMI Profit e Non profit La riforma della giustizia continua a pagina 2 Letteratura EID A PAGINA 17 alla collaborazione dello scrittore Peter Handke con Wim Wenders è nato uno dei più bei film dell’ultimo scorcio del XX secolo: Il cielo sopra Berlino. Il prologo è una sorta di ninnananna che ci ricorda la musica primordiale di quelle domande che abitarono la nostra infanzia. Sono interrogativi sconcertanti e di un acume lampante. Potrebbero essere posti da un grande poeta o da un filosofo capace di sostenere il peso intero del pensiero con l’insostenibile leggerezza di un aforisma. Ma sono accessibili a ogni bambino che cerca a tastoni nel suo stesso enigma. Sono insomma domande inventate un giorno da chiunque di noi. Domande José Tolentino Mendonça come: «Perché io sono io e non tu? Perché io sono qui, e non là? Quando è cominciato il tempo, e dove termina lo spazio? Questa vita sotto il sole non sarà soltanto un sogno?». Quando, più tardi, siamo divenuti dei ripetitori sonnambuli di risposte pronte, riempiti di saperi, previsioni e mappe, è importante che almeno ricordiamo a noi stessi che ci fu un tempo in cui le domande erano il contatto (cosciente, folgorante, disarmato, arreso) con la vita più grande di noi, la vita aperta, non predeterminata. E chissà che questa memoria non ci stimoli a ricominciare, come se ogni domanda fosse una possibilità di nascere. CASTELLANI E CALVINI A PAGINA 24 VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQ2VpIyMjNzFlMmJhZmItNTJiOC00MjdlLWJkNjEtZWNiYjYxZDA4N2JhIyMjMjAxNy0wMi0wOFQxMjoxNzo0MiMjI1ZFUg== © RIPRODUZIONE RISERVATA Caso Roma Raggi ancora indagata con Romeo La sindaca Virginia Raggi è indagata in concorso con Salvatore Romeo per abuso d’ufficio in relazione alla nomina del suo fedelissimo a capo della segreteria, nell’agosto scorso. Continua la gimkana della giunta capitolina tra grane giudiziarie e polemiche. SANTAMARIA A PAGINA 8 2 IDEE Ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavizzati. Nessuno resti indifferente al loro dolore. @M_RSezione Papa Francesco Che fare dell'Europa, e in nome di chi? Qualche saggio consiglio c’è, eccome il direttore risponde di Marco Tarquinio Ascoltiamo il Papa. Si può capovolgere l’arida deriva tecnicistica della Ue e domare l'onda che minaccia di distruggere la casa comune europea. Che non è sistema, ma patria. E le patrie sono tali perché hanno anima... G entile direttore, si sa che un tempo, in quello che gli antichi e moderni illuminati giacobini, chiamano “buio Medio Evo”, l’Europa cristiana era fondata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e della Santa Famiglia di Nazareth, che era il modello ideale per tutte le famiglie cristiane. Certo, nemmeno quella era una società perfetta, infatti in ogni epoca e sotto ogni cielo i peccati e le miserie umane sanno creare guai, sofferenze, divisioni e guerre! Solo chi non crede alla presenza nell’uomo del peccato originale, può illudersi che un giorno o l’altro l’uomo – da solo – riuscirà a costruire la società perfetta e il paradiso in terra. A quel tempo però gli uomini, dai re in giù, sapevano distinguere il bene dal male. Proprio al modello dell’Europa cristiana si ispirarono i Padri fondatori di quella che poi sarebbe diventata l’Unione Europea (specialmente i cattolici Schuman, Adenauer e De Gasperi). Oggi assistiamo alla polemica tra coloro che ritengono l’euro, la nostra moneta comune, l’origine di tutti i guai, per cui bisogna liberarsene, e coloro che, al contrario, la considerano la salvezza del continente. Io non sono tra coloro che demonizzano la moneta comune, anche se non la ritengo il collante più efficace. Il male più profondo N é sulle tolde (e al timone) della nave Europa né nei pretesi cantieri di demolizione dell’Unione (e dell’euro) vedo una classe politica e dirigente dallo sguardo lungo e profondo. E lei, gentile lettore, probabilmente sa quanto mi appassiona il tema della costruzione (e ricostruzione) politica, morale e spirituale dell’Europa unita dei popoli e, dunque, quanto mi costa una simile constatazione. Stiamo vivendo un passaggio storico – cito dal discorso rivolto da papa Francesco al Parlamento europeo il 25 novembre 2014 – in cui ci è chiesto di essere capaci di riprendere a «costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili». La buona politica germina da qui. E se c’è la buona politica, il resto viene da sé. Il problema, oggi, è che non solo questa visione e questa convinzione mancano, ma sono considerate superflue da una classe politica e dirigente piegata sul presente e strategicamente «sottomessa» su troppe questioni decisive – uso ancora espressioni del Papa – «alla tecnologia e alla finanza» perché risulta indebolita e condizionata dalla «pressione di interessi multinazionali non universali». L’impegno cristiano, oso dire la passione cattolica di un impegno cristiano nel qui e ora, è invece universale e per [email protected] dell’Europa è invece la perdita – purtroppo voluta – della sua vera identità! Rifiutando il Padre comune e l’ideale dei Padri fondatori, in nome di chi pensiamo di poter ricostruire la Casa comune? Pensiamo forse che la nuova ideologia di gender, de “il corpo è mio e me lo gestisco io”, dei matrimoni gay, degli uteri in affitto, del multiculturalismo, della manipolazione della vita e delle menti possano costruire il moderno “paradiso delle libertà”? Come potrà un’Europa che, dopo aver perso la sua anima, ha perso anche la ragione – scesa ormai sotto la cintura –, trovare la via del bene comune, di cui fa parte anche l’economia? Claudio Forti Trento questo capace di dare valore sia alla grande storia da scrivere insieme sia alle storie piccole da rispettare e unire. Lungo questa direttrice ci sono tre «capacità» indicate in un altro testo che il nostro Papa ha dedicato al Vecchio Continente, il discorso di accettazione del Premio Carlo Magno 2016: dialogare, integrare, generare. Tre verbi che un teologo, non un povero cronista come me, saprebbe percorrere e illustrare in chiave Trinitaria – quella che lei, gentile signor Forti, evoca nel suo incipit – e che hanno storicamente dato senso ed esito alle grandi vicende comuni dell’Europa cristiana e all’intuizione e al lavoro dei padri fondatori della Comunità europea. Ecco, vorrei che l’Europa si chiamasse ancora, e sapesse viversi, come Comunità piuttosto che come faticosa e spesso arcigna Unione... Ma soprattutto – nonostante apparenze, tensioni, fatiche, smemoratezze e autentici tradimenti – credo che sia davvero possibile fermare e capovolgere la deriva tecnicistica della Ue e domare e invertire l’onda pseudo-identitaria e pseudo-popolare che minaccia di distruggere la casa comune europea. Quella casa che negli ultimi venticinque anni abbiamo visto regolare e cintare in tanti modi, anche incomprensibili e insopportabili, e che troppi di noi hanno disimparato a concepire e vivere per ciò che primariamente è: una patria da riconoscere e da amare, non solo un sistema in cui inserirsi. I sistemi hanno soprattutto ingranaggi e burocrazie, le patrie hanno anima. © RIPRODUZIONE RISERVATA KABUL a voi la parola IN PREGHIERA PUR DIETRO LE SBARRE DEL CARCERE Gentile direttore, sono detenuto presso la Casa circondariale Regina Coeli di Roma, in attesa di processo. Le scrivo perché in carcere ho imparato a conoscere “Avvenire” e le sue cronache dettagliate. Io sono in preghiera per le tragedie dell’Hotel Rigopiano e dell’elicottero precipitato in Abruzzo. La preghiera è l’unica via per uscire da questo incubo. Dobbiamo avere fede: Dio è con noi, non perdiamo la speranza. Giuseppe Lo Bortolo I RAGAZZI SCRIVONO MEGLIO SE RACCONTANO ESPERIENZE Caro direttore, seicento docenti universitari hanno scritto al Governo e al Parlamento, chiedendo interventi urgenti perché gli studenti italiani non sanno scrivere, sono quasi analfabeti! D’accordo, non credo però che la questione sia che il Governo e il Parlamento intervengano; ho maturato da tempo la convinzione che siamo noi insegnanti a dover fare una riflessione sul metodo che usiamo per insegnare a scrivere in italiano. Io non sono insegnante di Lettere, non ho quindi competenze specifiche, ho solo l’esperienza da mettere in gioco. E per esperienza faccio una semplice osservazione: quando agli studenti e alle studentesse chiedo di scrivere su tematiche astratte, come sono i testi di quasi tutti i saggi brevi, i loro scritti sono penosi; quando invece chiedo loro di raccontare di sé o di parlare di un’esperienza che hanno fatto, sia l’intensità degli scritti sia la correttezza formale cresce. Mi chiedo come mai succeda così e mi do una risposta che a me, inesperto, sembra vera: un ragazzo o una ragazza d’oggi impara a scrivere solo a partire dall’esperienza. È l’esperienza che arricchisce il linguaggio e migliora la forma, per cui io da tempo è questo che tento di fare: chiedo a ragazzi e ragazze di raccontare esperienze. Forse bisogna cambiare impostazione nell’insegnamento e parlare e scrivere di cose concrete! Forse sta qui la questione seria, per cui al posto di fantomatici corsi di aggiornamento sarebbe meglio che noi insegnanti entrassimo in classe e parlassimo sempre più di esperienze reali. In questa direzione l’alternanza scuola/lavoro ci può aiutare e tanto! Gianni Mereghetti, insegnante Abbiategrasso (Mi) M5S: CHE FINE HANNO FATTO LE DIRETTE STREAMING? Gentile direttore, quando il Movimento 5 Stelle non contava niente perché non gestiva potere, i suoi strateghi mettevano ogni cosa in Rete; oggi, che hanno eletti e stando ai sondaggi sono il primo partito italiano, non è più così. Ad esempio, io ho cercato lo streaming dell’interrogatorio del sindaco di Roma Virginia Raggi davanti ai magistrati, ma non l’ho trovato mentre sentendolo avrai avuto più diretta luce su una vicenda su cui ci sono ancora molti aspetti da chiarire. Roberto Colombo Milano di Guido Mocellin Le lettere vanno indirizzate ad Avvenire, Redazione Forum, Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano. Email: [email protected] Fax 02.67.80.502 I testi non devono superare le 1.500 battute spazi inclusi e non devono avere allegati. Oltre alla firma e alla città chiediamo l’indicazione dei recapiti che non divulgheremo. Ci scusiamo per quanto non potremo pubblicare. I l ruolo di esploratore dell’informazione religiosa digitale mi induce a dare conto dell’interesse suscitato, in tale ambiente, dall’affissione a Roma dei manifesti contro il Papa: le notizie e i commenti che se ne sono occupati assommavano, nei giorni scorsi, al 10% di tutti i post che ho potuto leggere. Ma mentre cercavo di classificare questi articoli anche in ordine all’approccio – dal minimizzante al fortemente preoccupato – ho avuto la fortuna di poter risalire, link dopo link, alla vera origi- Oltre le indiscrezioni sulle scelte della Consulta LIBERTÀ DI OPINIONE AI GIUDICI COSTITUZIONALI di Mario Chiavario T ra gli strascichi del giudizio sfociato nella parziale bocciatura dell’“Italicum” ce n’è uno, indiretto ma riguardante un aspetto non secondario del funzionamento della nostra giustizia costituzionale. Stavolta ne è nata persino una vibrata polemica tra Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte, e Liana Milella, punta di diamante del giornalismo specializzato. Eppure, nell’imminenza della pubblicazione della sentenza, torna a girare la giostra delle indiscrezioni; e c’è già chi tira a indovinare se e quanto il giudice redattore cercherà di dare contentini argomentativi anche a chi è rimasto in minoranza. Ormai è più che un’abitudine: non c’è decisione dei giudici supremi su un tema “caldo”, che non scateni una sorta di “toto-voto”, prima e dopo la deliberazione: con vere e proprie gare tra i cronisti di casa a Palazzo della Consulta, per conquistarsi la palma del più capace nel carpire voci e sussurri e nell’azzeccare pronostici prima ancora che nel registrare gli esiti numerici dei confronti all’interno del collegio. Sta qui, mi sembra, un argomento robusto – e, oggi, forse decisivo – perché, finalmente, si giunga ad introdurre per i membri della nostra Alta Corte la possibilità di esprimere palesemente e motivatamente delle opinioni “separate” da giustapporre alla vera e propria deliberazione collegiale (fermo restando, ovviamente, che sia quest’ultima l’unica ad avere effetti giuridici, sia essa presa all’unanimità o a maggioranza, rimanendo però, le opinioni minoritarie, non solo a testimonianza di una dialettica da rispettare per se stessa, ma anche come potenziali punti di riferimento per eventuali overrulings). La più consistente tra le obiezioni che si muovono contro un’innovazione del genere poggia invero sul rischio che l’esplicitazione delle “dissenting opinions” accentui le tendenze alla formazione di veri e propri schieramenti, più o meno politicizzati, all’interno dell’alto consesso. Ma non è peggio, quando – come accade ora – gli schieramenti, reali o presunti, si costruiscono e ricostruiscono dall’esterno, sulla base di confidenze, indebite ma non infrequenti, e di congetture più o meno credibili per appiattirsi poi in conteggi sommari effettuati, ex ante ed ex post, sul pallottoliere? Nel mondo ci sono parecchie altre Corti, nazionali e internazionali, investite di compiti di vertice, analoghi a quelli dell’organo che da noi ha il ruolo di garante giurisdizionale dei diritti fondamentali e degli equilibri istituzionali. E pressoché dovunque funziona il meccanismo della esternabilità, da parte dei giudici stessi, non solo di opinioni “dissenzienti” ma anche di quelle “concordanti”, cioè differenziate dall’opinione maggioritaria, non nelle conclusioni, ma nelle motivazioni (che non di rado sono poi la parte più importante delle decisioni). In Italia ha sin qui prevalso la convinzione che la comune “cultura della Costituzione”, di cui la Corte è chiamata ad essere la più alta espressione, e il principio di collegialità che ne regge il funzionamento, possano essere meglio garantiti dal non serbare memoria delle divergenze che si manifestino nella fase genetica delle pronunce (la sola “spia” ufficiale di tali divergenze traspare oggi dall’indicazione che risulti dal testo stesso della sentenza, di un “redattore” diverso dalla persona cui era stato affidato il compito di “relatore” della causa all’udienza, arguendosi facilmente, in tal caso, che quest’ultimo è rimasto in minoranza). Ma un sistema che consentisse l’esprimersi delle diverse modulazioni registratesi nella genesi delle sentenze della Corte non sarebbe in contrasto con il carattere collegiale del suo lavoro né con il suo necessario radicarsi su un terreno di condivisione, se non delle interpretazioni di singole norme, del complessivo spirito fondatore della Carta fondamentale. Ne sarebbe anzi il più coerente complemento, evitando di occultare la realtà di naturali differenziazioni e di legittime tensioni (che, poi, quasi mai riflettono contrapposizioni ricopiate su quelle del mondo politico). © RIPRODUZIONE RISERVATA SEGUE DALLA PRIMA IL MERCATO DELLA VITA L’Afghanistan sotto un manto di neve Una donna afghana, con indosso il burqa, e una ragazza mendicano lungo una strada coperta di neve alla periferia di Kabul, in Afghanistan. Nei giorni scorsi una pesante nevicata ha ricoperto diverse aree del Paese. La zona più colpita è stata la provincia orientale di Nuristan, dove una valanga ha travolto un villaggio isolato provocando la morte di oltre cento persone. Secondo il portavoce del governo regionale, Mohamed Moosa Shami, le squadre di soccorso non sono riuscite ad arrivare in tempi rapidi sul posto a causa delle strade interrotte per il maltempo, per cui gli stessi abitanti si sono messi all’opera per liberare le persone intrappolate sotto le macerie. G li ultimi studi dicono che gli schiavi nel mondo, vittime di tratta, sono oltre 21 milioni. E che in Italia lo sfruttamento sessuale colpisce dalle 50 alle 70mila donne, mentre circa 150mila sono gli uomini sfruttati col lavoro da schiavi, in gran parte giovani migranti. Sono questi gli esseri umani che attendono protezione, con l’urgenza almeno pari a quella di castigare i trafficanti. Oggi l’intreccio fra tratta e migrazione è sotto gli occhi di tutti, e non gioverà schierarsi a parole contro la tratta se i fuggiaschi e i naufraghi delle guerre e degli stenti, prede elettive dei mercanti di carne, troveranno muri ostili, rifiuto, esclusione, abbandono. Salvarli occorre, salvarli. Giuseppe Anzani © RIPRODUZIONE RISERVATA La Rete svela il banale equivoco dei manifesti contro Francesco WikiChiesa Mercoledì 8 Febbraio 2017 ne dell’iniziativa, cosicché ritengo di potermi serenamente iscrivere al partito dei minimizzanti. Obiettivo polemico di quei manifesti doveva infatti essere, nelle intenzioni, Francesco Totti, il popolarissimo capitano della Roma la cui immagine è già stata utilizzata, senza il suo consenso, durante la campagna elettorale referendaria. Questa volta si voleva piuttosto, da parte di ambienti laziali, polemizzare contro l’annunciata partecipazione al Festival di Sanremo e in generale la sua sovraesposizione mediatica. Non è dunque al Papa, ma al Pupone che si riferisce l’incipit del testo. Qualcosa, però, è andato storto. In attesa di ricevere dai committenti tutto il testo originale, che doveva suo- VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQ2VpIyMjNzFlMmJhZmItNTJiOC00MjdlLWJkNjEtZWNiYjYxZDA4N2JhIyMjMjAxNy0wMi0xMFQxMDowNDowMiMjI1ZFUg== nare più o meno: “A France’, hai pubblicato 5 libri, interpretato pubblicità, recitato al cinema... ”, il copy dello studio grafico incaricato di realizzare il manifesto vi ha posto, come si fa in questi casi, un testo qualsiasi, attingendo con un copia-incolla alla propria rassegnastampa (l’autore infatti, per arrotondare, lavora come corrispondente da Roma dell’agenzia Catholic Enough). A sua volta il grafico, per un banale disguido, non ha distinto i due “Francesco” nei suoi archivi fotografici, forse tratto in errore dal testo: ecco perché l’immagine stampata non è di Totti, ma del suo omonimo Papa. Rimane il mistero di come mai, mentre si correggeva la bozza in tempo utile per uscire durante il Festival, quella sbagliata sia stata anzitempo stampata e affissa. In ogni caso possiamo stare tranquilli: nessuno ce l’aveva con papa Francesco... (Sorridere non fa mai male!). © RIPRODUZIONE RISERVATA Se la vera riforma passa dall’educazione il santo del giorno di Matteo Liut Girolamo Emiliani L a riforma della Chiesa passa dalla carità e dalle mani tese verso coloro che "sono rimasti indietro" nella corsa della società. Ben lo sapeva san Girolamo Emiliani, fondatore della Società dei Servi dei poveri (Somaschi), che spese tutte le proprie energie a favore dei malati e dei giovani abbandonati. Nato a Venezia nel 1486, intraprese la carriera militare che però nel 1511 lo vide prigioniero: in catene riscoprì la forza della preghiera che poi lo portò verso la consacrazione a Dio. Abbandonata la vita militare e politica, nel 1528 si prodigò per assistere i malati colpiti dalla peste: anche lui si ammalò ma si ristabilì e si avviò verso la fondazione della sua comunità religiosa affidandole, tra l’altro, il compito di dare un’educazione solida ai ragazzi per renderli protagonisti della loro vita. Morì di peste nel 1537. Altri santi. Sant’Onorato di Milano, vescovo (VI sec.); santa Giuseppina Bakhita, vergine (1868-1947). Letture. Gen 2,4-9.15-17; Sal 103; Mc 7,14-23. Ambrosiano. Sir 37,7-15; Sal 72; Mc 8,1-9.