Traffico d`organi un velo da alzare

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Traffico d`organi un velo da alzare
Mercoledì 8 febbraio
2017
ANNO L n° 32
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San Girolamo Emiliani
sacerdote
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Avvenire
+ Luoghi dell’Infinito
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Quotidiano di ispirazione cattolica
w w w. a v v e n i r e . i t
Messaggio del Papa per la Quaresima
Verso la svolta in Marocco
«Apriamo le nostre porte al debole
Il denaro non prenda il posto di Dio»
Gli ulema: niente più pena di morte
per chi decide di lasciare l’islam
IL TESTO, GAMBASSI E MUOLO ALLE PAGINE 14 E 15
Il fatto. Nella giornata contro la tratta di esseri umani, un summit
in Vaticano. Francesco: ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavi
EDITORIALE
SULLA PELLE DEI POVERI E DEI DEBOLI
IL MERCATO
DELLA VITA
GIUSEPPE ANZANI
O
ggi è la giornata internazionale
contro la tratta di esseri umani.
Singolare e tragica incombenza di
lotta che gli abitanti della terra sono forzati a combattere non contro una minaccia esterna, o lo stento, o la cieca
tragedia d’una natura matrigna, ma contro se
stessi, contro una crudeltà annidata nelle proprie stesse viscere, contro il mistero di un male
che non ha più volto umano.
Esistono, dentro la categoria dell’umano, profili disumani? Lo stesso antico linguaggio della predazione, negando al nemico, al barbaro, allo straniero, all’espulso il volto dell’appartenenza e dell’inclusione, è il primo sintomo di una disumanità
feroce. Tenuta sin per normale, in antico e ancora a ridosso della modernità, se pensiamo allo
schiavismo storico. E fatta poi cosciente a fatica
della sua turpitudine, se dopo infinite tragedie gli
uomini hanno consegnato nell’ultimo secolo a
pagine solenni di Trattati e di Carte l’orrore e il ripudio dell’orrore, cacciandolo fuorilegge. Tante,
troppe forse per poter dire che sian state efficaci,
dentro quel secolo così insanguinato, a partire
dalla Convenzione di Ginevra sulla schiavitù, di 90
anni fa, fino alla Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Varsavia nel 2005, passando per una biblioteca intera di atti internazionali. Fra questi, uno ci sembra esplicito e vigoroso: il Protocollo Onu del 2003 noto come la “Carta di Palermo”. La tratta di esseri umani vi è definita come
forma di schiavismo di cui sono vittime le persone reclutate e trasferite con l’uso della forza, della coercizione, del rapimento, della frode, dell’inganno, dell’abuso, «a fini di sfruttamento». Eccola, la parola disumana, lo sfruttamento; traguardo di tornaconto e di ferocia predatoria.
Ci sono due solchi profondi di sfruttamento: il sesso e il lavoro forzato. Quando nelle nostre città gli
uomini scendono in auto lungo i viali, dove si vendono ormai le bambine, si fanno complici postumi di uno stupro dell’anima già avvenuto, e ribattono i ceppi d’una schiavitù senza nome. Quando
i bambini, i minori «non accompagnati», o anche
gli adulti sono utilizzati come braccia da fatica con
paghe da fame, chi lucra sulla loro disperazione è
né più né meno che un moderno negriero.
C’è un profilo comune che allaccia i solchi dello
sfruttamento, ed è la degradazione d’un essere umano a un corpo, a una macchina utile, a una sorta di materiale. Fino a farci sentire un brivido quando ci si conferma che parti del corpo di vittime
possono essere prelevate (e rapinate!) come “pezzi di ricambio” di organi. Ciò svela infine la radice
unica dello sfruttamento molteplice che presiede
a ogni tratta di esseri umani: la negazione del volto, il tradimento della verità basilare che ogni essere umano è «uno di noi». Una radice che affiora, a volte, anche in quello che sembra diventato
in taluni Paesi il “mercato della vita”, se gli embrioni
sono intesi come materiale biologico e il grembo
di madre un contenitore affittabile.
Traffico d’organi
un velo da alzare
La Santa Sede: agisca l’Onu, complicità sanitarie
ABUSI SU GIOVANE, RIVOLTA NELLE BANLIEUE
Polizia violenta:
Parigi brucia
Hollande si scusa
LUCA MIELE
Parigi “brucia” di nuovo. Per tre notti consecutive, si sono registrati scontri tra giovani e la polizia nel sobborgo settentrionale di Aulnay-sous-Bois.
A causare l’“incendio” il caso di un 22enne di colore, fermato, pestato e,
secondo le accuse, violentato con un manganello. I quattro agenti coinvolti sono stati incriminati e sospesi dal servizio. Hollande ha fatto visita
in ospedale al giovane, che ha lanciato un appello alla calma. (nel riquadro, un fermo immagine del filmato che inchioderebbe i poliziotti) .
A PAGINA 16
Un Festival di Sanremo
nel segno dei giovani...
carini e disoccupati
Nanni Costa
Una task-force internazionale delle polizie
e la chiarezza sui numeri, le misura contro
il traffico d’organi auspicate dal presidente
del Centro nazionale
trapianti, Alessandro
Nanni Costa.
La piaga del prelievo di parti del corpo per la commercializzazione è in crescita,
anche se difficilmente
quantificabile. Esperti e
rappresentanti di governo
da tutto il mondo sono riuniti in Vaticano per arrivare a una dichiarazione finale comune in cui si stabiliscano gli impegni per
tutti: politica, mondo medico, giornalisti, magistratura e leader religiosi. Primo tra tutti il riconoscere la
pratica come «un crimine
contro l’umanità».
GUERRIERI A PAGINA 5
PRIMOPIANO A PAGINA 5
«Necessaria
un’Interpol
specializzata»
All’indomani della risalita dello spread parla il ministro dell’Economia, Padoan: è il modo «sgarbato» dei mercati di
ricordarci l’alto debito. E rilancia la trattativa con la Ue
chiedendo la proroga fino al
2020 dello "split payment" Iva per trovare parte dei 3,4 miliardi. Angela Merkel: sul cambiamento dei Trattati la Germania chiederà di «andare
molto cauti, serve una meta
comune, no a club esclusivi».
"Salva-banche": polemica in
Senato su garanzia di 97 milioni per la Ryder Cup (golf).
PRIMOPIANO PAGINE 6 E 7
D
ZACCURI A PAGINA 21
PAOLO VENTURI E FLAVIANO ZANDONAI
In una delle tante periferie della sfavillante smart city milanese si trova una
cascina dedicata a Sant’Ambrogio, il patrono di Milano. È una delle tante ex
fattorie che oggi punteggiano il tessuto urbano e che sono state oggetto di rigenerazione...
A PAGINA 3
«Senza più tribunali
dei minori
calano le tutele»
LUCIANO MOIA
«Scomparsa della cultura minorile creatasi e consolidatasi in Italia grazie alla
presenza di giudici specializzati». È solo la principale delle conseguenze che,
come sostiene Ciro Cascone, procuratore presso il Tribunale dei minorenni
di Milano, si verificherebbero in seguito alla soppressione di questi Tribunali.
A PAGINA 11
Padoan: allarme spread
«Due Ue», Merkel frena
LE VERE DOMANDE
Spettacoli
L’impresa giovane
oggi è «ibrida»
Sociale senza confini
Europa e mercati. Il differenziale resta a quota 200. La cancelliera: no a club esclusivi
a piccola via delle grandi domande
Addio a Tzvetan Todorov
esercitò la critica
come atto di speranza
I NOSTRI TEMI
Profit e Non profit
La riforma della giustizia
continua a pagina 2
Letteratura
EID A PAGINA 17
alla collaborazione dello
scrittore Peter Handke con
Wim Wenders è nato uno dei
più bei film dell’ultimo scorcio del XX
secolo: Il cielo sopra Berlino. Il prologo è
una sorta di ninnananna che ci ricorda
la musica primordiale di quelle
domande che abitarono la nostra
infanzia. Sono interrogativi
sconcertanti e di un acume lampante.
Potrebbero essere posti da un grande
poeta o da un filosofo capace di
sostenere il peso intero del pensiero con
l’insostenibile leggerezza di un aforisma.
Ma sono accessibili a ogni bambino che
cerca a tastoni nel suo stesso enigma.
Sono insomma domande inventate un
giorno da chiunque di noi. Domande
José Tolentino Mendonça
come: «Perché io sono io e non tu?
Perché io sono qui, e non là? Quando è
cominciato il tempo, e dove termina lo
spazio? Questa vita sotto il sole non sarà
soltanto un sogno?». Quando, più tardi,
siamo divenuti dei ripetitori
sonnambuli di risposte pronte, riempiti
di saperi, previsioni e mappe, è
importante che almeno ricordiamo a
noi stessi che ci fu un tempo in cui le
domande erano il contatto (cosciente,
folgorante, disarmato, arreso) con la
vita più grande di noi, la vita aperta,
non predeterminata. E chissà che questa
memoria non ci stimoli a ricominciare,
come se ogni domanda fosse una
possibilità di nascere.
CASTELLANI E CALVINI A PAGINA 24
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Caso Roma
Raggi ancora
indagata
con Romeo
La sindaca Virginia Raggi è indagata in
concorso con Salvatore Romeo per abuso d’ufficio in relazione alla nomina del suo fedelissimo a capo della segreteria, nell’agosto scorso. Continua
la gimkana della giunta capitolina tra
grane giudiziarie e polemiche.
SANTAMARIA A PAGINA 8
2
IDEE
Ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavizzati.
Nessuno resti indifferente al loro dolore. @M_RSezione
Papa Francesco
Che fare dell'Europa, e in nome di chi?
Qualche saggio consiglio c’è, eccome
il direttore
risponde
di Marco Tarquinio
Ascoltiamo
il Papa. Si può
capovolgere
l’arida deriva
tecnicistica
della Ue e
domare l'onda
che minaccia
di distruggere
la casa comune
europea. Che
non è sistema,
ma patria. E le
patrie sono tali
perché hanno
anima...
G
entile direttore,
si sa che un tempo, in quello che gli
antichi e moderni illuminati giacobini,
chiamano “buio Medio Evo”, l’Europa
cristiana era fondata nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo e della
Santa Famiglia di Nazareth, che era il
modello ideale per tutte le famiglie
cristiane. Certo, nemmeno quella era una
società perfetta, infatti in ogni epoca e
sotto ogni cielo i peccati e le miserie
umane sanno creare guai, sofferenze,
divisioni e guerre! Solo chi non crede alla
presenza nell’uomo del peccato originale,
può illudersi che un giorno o l’altro
l’uomo – da solo – riuscirà a costruire la
società perfetta e il paradiso in terra. A
quel tempo però gli uomini, dai re in giù,
sapevano distinguere il bene dal male.
Proprio al modello dell’Europa cristiana si
ispirarono i Padri fondatori di quella che
poi sarebbe diventata l’Unione Europea
(specialmente i cattolici Schuman,
Adenauer e De Gasperi). Oggi assistiamo
alla polemica tra coloro che ritengono
l’euro, la nostra moneta comune, l’origine
di tutti i guai, per cui bisogna liberarsene,
e coloro che, al contrario, la considerano
la salvezza del continente. Io non sono tra
coloro che demonizzano la moneta
comune, anche se non la ritengo il
collante più efficace. Il male più profondo
N
é sulle tolde (e al timone) della nave Europa né
nei pretesi cantieri di demolizione dell’Unione (e dell’euro)
vedo una classe politica e dirigente dallo sguardo lungo e
profondo. E lei, gentile lettore, probabilmente sa quanto mi
appassiona il tema della costruzione (e ricostruzione) politica,
morale e spirituale dell’Europa unita dei popoli e, dunque,
quanto mi costa una simile constatazione. Stiamo vivendo un
passaggio storico – cito dal discorso rivolto da papa Francesco
al Parlamento europeo il 25 novembre 2014 – in cui ci è chiesto
di essere capaci di riprendere a «costruire insieme l’Europa che
ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della
persona umana, dei valori inalienabili». La buona politica
germina da qui. E se c’è la buona politica, il resto viene da sé. Il
problema, oggi, è che non solo questa visione e questa
convinzione mancano, ma sono considerate superflue da una
classe politica e dirigente piegata sul presente e
strategicamente «sottomessa» su troppe questioni decisive –
uso ancora espressioni del Papa – «alla tecnologia e alla
finanza» perché risulta indebolita e condizionata dalla
«pressione di interessi multinazionali non universali».
L’impegno cristiano, oso dire la passione cattolica di un
impegno cristiano nel qui e ora, è invece universale e per
[email protected]
dell’Europa è invece la perdita –
purtroppo voluta – della sua vera identità!
Rifiutando il Padre comune e l’ideale dei
Padri fondatori, in nome di chi pensiamo
di poter ricostruire la Casa comune?
Pensiamo forse che la nuova ideologia di
gender, de “il corpo è mio e me lo gestisco
io”, dei matrimoni gay, degli uteri in affitto,
del multiculturalismo, della
manipolazione della vita e delle menti
possano costruire il moderno “paradiso
delle libertà”? Come potrà un’Europa che,
dopo aver perso la sua anima, ha perso
anche la ragione – scesa ormai sotto la
cintura –, trovare la via del bene comune,
di cui fa parte anche l’economia?
Claudio Forti
Trento
questo capace di dare valore sia alla grande storia da scrivere
insieme sia alle storie piccole da rispettare e unire. Lungo
questa direttrice ci sono tre «capacità» indicate in un altro
testo che il nostro Papa ha dedicato al Vecchio Continente, il
discorso di accettazione del Premio Carlo Magno 2016:
dialogare, integrare, generare. Tre verbi che un teologo, non un
povero cronista come me, saprebbe percorrere e illustrare in
chiave Trinitaria – quella che lei, gentile signor Forti, evoca nel
suo incipit – e che hanno storicamente dato senso ed esito alle
grandi vicende comuni dell’Europa cristiana e all’intuizione e
al lavoro dei padri fondatori della Comunità europea. Ecco,
vorrei che l’Europa si chiamasse ancora, e sapesse viversi,
come Comunità piuttosto che come faticosa e spesso arcigna
Unione... Ma soprattutto – nonostante apparenze, tensioni,
fatiche, smemoratezze e autentici tradimenti – credo che sia
davvero possibile fermare e capovolgere la deriva tecnicistica
della Ue e domare e invertire l’onda pseudo-identitaria e
pseudo-popolare che minaccia di distruggere la casa comune
europea. Quella casa che negli ultimi venticinque anni
abbiamo visto regolare e cintare in tanti modi, anche
incomprensibili e insopportabili, e che troppi di noi hanno
disimparato a concepire e vivere per ciò che primariamente è:
una patria da riconoscere e da amare, non solo un sistema in
cui inserirsi. I sistemi hanno soprattutto ingranaggi e
burocrazie, le patrie hanno anima.
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KABUL
a voi la parola
IN PREGHIERA PUR DIETRO
LE SBARRE DEL CARCERE
Gentile direttore,
sono detenuto presso la Casa circondariale Regina Coeli di Roma, in attesa
di processo. Le scrivo perché in carcere ho imparato a conoscere “Avvenire”
e le sue cronache dettagliate. Io sono in
preghiera per le tragedie dell’Hotel Rigopiano e dell’elicottero precipitato in
Abruzzo. La preghiera è l’unica via per
uscire da questo incubo. Dobbiamo avere fede: Dio è con noi, non perdiamo la speranza.
Giuseppe Lo Bortolo
I RAGAZZI SCRIVONO MEGLIO
SE RACCONTANO ESPERIENZE
Caro direttore,
seicento docenti universitari hanno
scritto al Governo e al Parlamento,
chiedendo interventi urgenti perché gli
studenti italiani non sanno scrivere, sono quasi analfabeti! D’accordo, non
credo però che la questione sia che il
Governo e il Parlamento intervengano;
ho maturato da tempo la convinzione
che siamo noi insegnanti a dover fare
una riflessione sul metodo che usiamo
per insegnare a scrivere in italiano. Io
non sono insegnante di Lettere, non ho
quindi competenze specifiche, ho solo l’esperienza da mettere in gioco. E
per esperienza faccio una semplice osservazione: quando agli studenti e alle studentesse chiedo di scrivere su tematiche astratte, come sono i testi di
quasi tutti i saggi brevi, i loro scritti sono penosi; quando invece chiedo loro
di raccontare di sé o di parlare di un’esperienza che hanno fatto, sia l’intensità degli scritti sia la correttezza formale cresce. Mi chiedo come mai succeda così e mi do una risposta che a
me, inesperto, sembra vera: un ragazzo o una ragazza d’oggi impara a scrivere solo a partire dall’esperienza. È
l’esperienza che arricchisce il linguaggio e migliora la forma, per cui io da
tempo è questo che tento di fare: chiedo a ragazzi e ragazze di raccontare esperienze. Forse bisogna cambiare impostazione nell’insegnamento e parlare e scrivere di cose concrete! Forse sta
qui la questione seria, per cui al posto
di fantomatici corsi di aggiornamento
sarebbe meglio che noi insegnanti entrassimo in classe e parlassimo sempre
più di esperienze reali. In questa direzione l’alternanza scuola/lavoro ci può
aiutare e tanto!
Gianni Mereghetti, insegnante
Abbiategrasso (Mi)
M5S: CHE FINE HANNO FATTO
LE DIRETTE STREAMING?
Gentile direttore,
quando il Movimento 5 Stelle non contava niente perché non gestiva potere,
i suoi strateghi mettevano ogni cosa in
Rete; oggi, che hanno eletti e stando ai
sondaggi sono il primo partito italiano, non è più così. Ad esempio, io ho
cercato lo streaming dell’interrogatorio
del sindaco di Roma Virginia Raggi davanti ai magistrati, ma non l’ho trovato mentre sentendolo avrai avuto più
diretta luce su una vicenda su cui ci sono ancora molti aspetti da chiarire.
Roberto Colombo
Milano
di Guido Mocellin
Le lettere vanno indirizzate ad
Avvenire, Redazione Forum,
Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano.
Email: [email protected]
Fax 02.67.80.502
I testi non devono superare le 1.500
battute spazi inclusi e non devono
avere allegati. Oltre alla firma e alla
città chiediamo l’indicazione dei
recapiti che non divulgheremo. Ci
scusiamo per quanto non potremo
pubblicare.
I
l ruolo di esploratore dell’informazione religiosa digitale mi induce a
dare conto dell’interesse suscitato, in tale ambiente, dall’affissione a Roma dei
manifesti contro il Papa: le notizie e i
commenti che se ne sono occupati assommavano, nei giorni scorsi, al 10% di
tutti i post che ho potuto leggere. Ma
mentre cercavo di classificare questi articoli anche in ordine all’approccio – dal
minimizzante al fortemente preoccupato – ho avuto la fortuna di poter risalire, link dopo link, alla vera origi-
Oltre le indiscrezioni sulle scelte della Consulta
LIBERTÀ DI OPINIONE
AI GIUDICI COSTITUZIONALI
di Mario Chiavario
T
ra gli strascichi del
giudizio sfociato nella
parziale bocciatura
dell’“Italicum” ce n’è
uno, indiretto ma
riguardante un aspetto non
secondario del funzionamento
della nostra giustizia
costituzionale. Stavolta ne è nata
persino una vibrata polemica tra
Gustavo Zagrebelsky, presidente
emerito della Corte, e Liana
Milella, punta di diamante del
giornalismo specializzato. Eppure,
nell’imminenza della
pubblicazione della sentenza,
torna a girare la giostra delle
indiscrezioni; e c’è già chi tira a
indovinare se e quanto il giudice
redattore cercherà di dare
contentini argomentativi anche a
chi è rimasto in minoranza. Ormai
è più che un’abitudine: non c’è
decisione dei giudici supremi su
un tema “caldo”, che non scateni
una sorta di “toto-voto”, prima e
dopo la deliberazione: con vere e
proprie gare tra i cronisti di casa a
Palazzo della Consulta, per
conquistarsi la palma del più
capace nel carpire voci e sussurri
e nell’azzeccare pronostici prima
ancora che nel registrare gli esiti
numerici dei confronti all’interno
del collegio.
Sta qui, mi sembra, un argomento
robusto – e, oggi, forse decisivo –
perché, finalmente, si giunga ad
introdurre per i membri della
nostra Alta Corte la possibilità di
esprimere palesemente e
motivatamente delle opinioni
“separate” da giustapporre alla
vera e propria deliberazione
collegiale (fermo restando,
ovviamente, che sia quest’ultima
l’unica ad avere effetti giuridici,
sia essa presa all’unanimità o a
maggioranza, rimanendo però, le
opinioni minoritarie, non solo a
testimonianza di una dialettica da
rispettare per se stessa, ma anche
come potenziali punti di
riferimento per eventuali
overrulings). La più consistente
tra le obiezioni che si muovono
contro un’innovazione del genere
poggia invero sul rischio che
l’esplicitazione delle “dissenting
opinions” accentui le tendenze
alla formazione di veri e propri
schieramenti, più o meno
politicizzati, all’interno dell’alto
consesso. Ma non è peggio,
quando – come accade ora – gli
schieramenti, reali o presunti, si
costruiscono e ricostruiscono
dall’esterno, sulla base di
confidenze, indebite ma non
infrequenti, e di congetture più o
meno credibili per appiattirsi poi
in conteggi sommari effettuati, ex
ante ed ex post, sul pallottoliere?
Nel mondo ci sono parecchie altre
Corti, nazionali e internazionali,
investite di compiti di vertice,
analoghi a quelli dell’organo che
da noi ha il ruolo di garante
giurisdizionale dei diritti
fondamentali e degli equilibri
istituzionali. E pressoché
dovunque funziona il
meccanismo della esternabilità,
da parte dei giudici stessi, non
solo di opinioni “dissenzienti” ma
anche di quelle “concordanti”,
cioè differenziate dall’opinione
maggioritaria, non nelle
conclusioni, ma nelle motivazioni
(che non di rado sono poi la parte
più importante delle decisioni).
In Italia ha sin qui prevalso la
convinzione che la comune
“cultura della Costituzione”, di cui
la Corte è chiamata ad essere la
più alta espressione, e il principio
di collegialità che ne regge il
funzionamento, possano essere
meglio garantiti dal non serbare
memoria delle divergenze che si
manifestino nella fase genetica
delle pronunce (la sola “spia”
ufficiale di tali divergenze traspare
oggi dall’indicazione che risulti
dal testo stesso della sentenza, di
un “redattore” diverso dalla
persona cui era stato affidato il
compito di “relatore” della causa
all’udienza, arguendosi
facilmente, in tal caso, che
quest’ultimo è rimasto in
minoranza). Ma un sistema che
consentisse l’esprimersi delle
diverse modulazioni registratesi
nella genesi delle sentenze della
Corte non sarebbe in contrasto
con il carattere collegiale del suo
lavoro né con il suo necessario
radicarsi su un terreno di
condivisione, se non delle
interpretazioni di singole norme,
del complessivo spirito fondatore
della Carta fondamentale. Ne
sarebbe anzi il più coerente
complemento, evitando di
occultare la realtà di naturali
differenziazioni e di legittime
tensioni (che, poi, quasi mai
riflettono contrapposizioni
ricopiate su quelle del mondo
politico).
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SEGUE DALLA PRIMA
IL MERCATO DELLA VITA
L’Afghanistan sotto un manto di neve
Una donna afghana, con indosso il burqa, e una ragazza
mendicano lungo una strada coperta di neve alla periferia di
Kabul, in Afghanistan. Nei giorni scorsi una pesante nevicata ha
ricoperto diverse aree del Paese. La zona più colpita è stata la
provincia orientale di Nuristan, dove una valanga ha travolto un
villaggio isolato provocando la morte di oltre cento persone.
Secondo il portavoce del governo regionale, Mohamed Moosa
Shami, le squadre di soccorso non sono riuscite ad arrivare in
tempi rapidi sul posto a causa delle strade interrotte per il
maltempo, per cui gli stessi abitanti si sono messi all’opera per
liberare le persone intrappolate sotto le macerie.
G
li ultimi studi dicono che gli schiavi nel mondo, vittime di tratta,
sono oltre 21 milioni. E che in Italia lo sfruttamento sessuale colpisce dalle 50 alle 70mila donne, mentre circa 150mila sono gli uomini sfruttati col lavoro da schiavi, in gran parte giovani migranti. Sono
questi gli esseri umani che attendono protezione, con l’urgenza almeno pari a quella di castigare i trafficanti. Oggi l’intreccio fra tratta e
migrazione è sotto gli occhi di tutti, e non gioverà schierarsi a parole
contro la tratta se i fuggiaschi e i naufraghi delle guerre e degli stenti,
prede elettive dei mercanti di carne, troveranno muri ostili, rifiuto, esclusione, abbandono. Salvarli occorre, salvarli.
Giuseppe Anzani
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La Rete svela il banale equivoco
dei manifesti contro Francesco
WikiChiesa
Mercoledì
8 Febbraio 2017
ne dell’iniziativa, cosicché ritengo di
potermi serenamente iscrivere al partito dei minimizzanti.
Obiettivo polemico di quei manifesti doveva infatti essere, nelle intenzioni, Francesco Totti, il popolarissimo capitano
della Roma la cui immagine è già stata
utilizzata, senza il suo consenso, durante la campagna elettorale referendaria.
Questa volta si voleva piuttosto, da parte di ambienti laziali, polemizzare contro l’annunciata partecipazione al Festival di Sanremo e in generale la sua sovraesposizione mediatica. Non è dunque al Papa, ma al Pupone che si riferisce l’incipit del testo. Qualcosa, però, è
andato storto.
In attesa di ricevere dai committenti
tutto il testo originale, che doveva suo-
VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQ2VpIyMjNzFlMmJhZmItNTJiOC00MjdlLWJkNjEtZWNiYjYxZDA4N2JhIyMjMjAxNy0wMi0xMFQxMDowNDowMiMjI1ZFUg==
nare più o meno: “A France’, hai pubblicato 5 libri, interpretato pubblicità,
recitato al cinema... ”, il copy dello studio grafico incaricato di realizzare il manifesto vi ha posto, come si fa in questi
casi, un testo qualsiasi, attingendo con
un copia-incolla alla propria rassegnastampa (l’autore infatti, per arrotondare, lavora come corrispondente da Roma dell’agenzia Catholic Enough). A
sua volta il grafico, per un banale disguido, non ha distinto i due “Francesco” nei suoi archivi fotografici, forse
tratto in errore dal testo: ecco perché
l’immagine stampata non è di Totti, ma
del suo omonimo Papa.
Rimane il mistero di come mai, mentre
si correggeva la bozza in tempo utile per
uscire durante il Festival, quella sbagliata
sia stata anzitempo stampata e affissa.
In ogni caso possiamo stare tranquilli:
nessuno ce l’aveva con papa Francesco...
(Sorridere non fa mai male!).
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Se la vera riforma
passa dall’educazione
il santo
del giorno
di Matteo Liut
Girolamo
Emiliani
L
a riforma della Chiesa passa dalla carità e dalle mani tese verso coloro che "sono rimasti indietro" nella corsa della società. Ben lo sapeva san Girolamo Emiliani, fondatore della Società dei Servi dei poveri (Somaschi), che spese tutte le proprie energie a favore dei
malati e dei giovani abbandonati. Nato a Venezia nel
1486, intraprese la carriera militare che però nel 1511 lo
vide prigioniero: in catene riscoprì la forza della preghiera che poi lo portò verso la consacrazione a Dio.
Abbandonata la vita militare e politica, nel 1528 si prodigò per assistere i malati colpiti dalla peste: anche lui
si ammalò ma si ristabilì e si avviò verso la fondazione
della sua comunità religiosa affidandole, tra l’altro, il
compito di dare un’educazione solida ai ragazzi per renderli protagonisti della loro vita. Morì di peste nel 1537.
Altri santi. Sant’Onorato di Milano, vescovo (VI sec.);
santa Giuseppina Bakhita, vergine (1868-1947).
Letture. Gen 2,4-9.15-17; Sal 103; Mc 7,14-23.
Ambrosiano. Sir 37,7-15; Sal 72; Mc 8,1-9.