La spiritualità Eucaristica del ministro straordinario della comunione

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La spiritualità Eucaristica del ministro straordinario della comunione
La spiritualità Eucaristica del ministro
straordinario della comunione (MSC)
Caterina Ciriello*
I sacramenti della iniziazione cristiana sono tre, ed in questo ordine: battesimo, confermazione, eucarestia; il battesimo e l’eucarestia
sono i due sacramenti principali della Chiesa, o sacramenta maiora.
Essi, come ben sappiamo, sono amministrati in questo preciso ordine
rispettando una prassi che trova la sua precisa collocazione all’interno
della vita delle prime comunità cristiane, di cui la Tradizione apostolica (III secolo)1 ci dà ampia testimonianza. I sacramenti, infatti, sono
celebrazioni della Chiesa ed atti della comunità, cioè esigono, come
troviamo nella Sacrosantum Concilium 14, «piena ed attiva partecipazione di tutti i fedeli». Essi sono un dono di Gesù Cristo ed hanno un
carattere salvifico. Tertulliano li definisce «la tunica della fede» il velato mistero di Cristo paragonabile ai «clamorosi misteri che si compirono nel silenzio di Dio»2. Dio opera sempre nel silenzio ce lo ricorda
in particolare Elia (1 Re, 19, 9-13).
_____________
* Docente di teologia Spirituale e Storia della Spiritualità Pontificia Università Urbaniana – Città Del Vaticano.
1
Cf. IPPOLITO ROMANO, Tradizione apostolica, Paoline, Roma 2010.
2
TERTULLIANO, De bapt. 13. Cf. TERTULLIANO, Il battesimo. De baptismo, a cura di A.
Carpin, Ed. Studio Domenicano - San Clemente, Bologna 2011; A. NOCENT, «La teologia del
battesimo negli scritti di Tertulliano», in Dizionario di spiritualità biblico-patristica, v. 6,
Borla, Roma 1993, 188-204; G.MOIOLI, Spiritualità, fede, teologia in Teologia IX, 2 (1984),
117.
Alpha Omega, XIX, n. 2, 2016 - pp. 195-210
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L’eucarestia è il punto di partenza ed il punto di arrivo nella vita
cristiana, è il compimento dell’itinerario dell’iniziazione. È il sacramento «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di
tutto il genere umano» (LG 1). Perciò «tutti gli altri sacramenti sono
intimamente ordinati e orientati a questo mistero»3. Etimologicamente
il termine è legato all’usanza ebraica di rendere lode a Dio per le sue
opere, da qui nel NT la parola eucharistein ovvero “ringraziare”4.
Nell’eucarestia rendiamo grazie a Dio per averci salvati attraverso il
sacrificio di Cristo, olocausto che si rinnova puntualmente sull’altare,
assicurandoci la comunione con Dio e la vita eterna. È preciso parlare
di “comunione”: tra di noi e con Dio in Cristo. Come dicevamo prima
l’eucarestia non ha senso fuori dal contesto ecclesiale e comunitario,
poiché è partecipazione e comunione (Koinonia)5, vincolo di amore e
carità effettiva che forma la Chiesa Corpo di Cristo: «Poiché vi è un
solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1Cor 10,17).
Nell’eucarestia possiamo fare la profonda esperienza del nostro
vivere in Cristo e poi raccoglierne i frutti. Infatti: come possiamo nutrirci alla mensa del Signore e poi vivere come se il prossimo non esistesse? È un discorso molto serio che ci deve portare a comprendere
fino a che punto siamo responsabili di quello che facciamo come cristiani; san Paolo, infatti, scriveva ai Corinti: «Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la
propria condanna» (1Cor 11, 28-29).
Cristo è presente nell’eucarestia, ma anche nei nostri fratelli, in
questa umanità sofferente, che ogni giorno chiede una parola, un gesto
di misericordia: «Dai loro frutti dunque li riconoscerete» (Mt 7,20).
Non possiamo mangiare il corpo di Cristo e poi passare dall’altra parte
della strada come il sacerdote ed il levita nella parabola del Buon samaritano (Lc 10, 25-37). Nel termine più antico per definire
l’Eucarestia, infatti, si parla di “cena del Signore” ed «indica
_____________
3
H. RAHNER, Una teologia della predicazione, Morcelliana, Brescia 20152, 231.
Cf. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC) 1322-1336; E. LAVERDIERE, «Eucarestia» in Nuovo Dizionario di Spiritualità a cura di L. Borriello, LEV, Città del Vaticano
2003, 294-297; C. MIGLIETTA, L’Eucarestia secondo la Bibbia. Itinerario biblico-spirituale,
Gribaudi, Milano 2004, 68-71.
5
Ibidem, 118-125.
4
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l’Eucarestia dal punto di vista del suo rapporto alla persona di Gesù
come Signore Risorto. Coloro che partecipano alla cena del Signore
devono poi andare verso tutti gli esseri umani e accoglierli nella solidarietà di Gesù, il Signore di tutti»6.
Non ci può essere rinnovamento spirituale senza accostarsi al
corpo e sangue di Cristo; e quando ci rinnoviamo spiritualmente non è
solo per il nostro bene, ma è anche per aiutare Cristo a trasformare il
mondo. Nessun autentico cristiano può pensare di vivere la realtà sacramentale staccandosi dal mondo. Ecco, dunque, vivere il momento
eucaristico come fonte privilegiata di sostentamento, in particolare per
il cammino nell’anno santo della misericordia. Scrive Francesco:
«“Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato
ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio […] Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo
quando dice che «dopo aver cantato l’inno» (26,30), Gesù con i
discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva
l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua,
poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla
luce della misericordia»7.
Per vivere consapevolmente la celebrazione e per passare
dall’Eucaristia celebrata all’Eucaristia vissuta, è bene tenere presenti
alcuni elementi di spiritualità eucaristica8.
Prima di parlare della spiritualità eucaristica è necessario chiarire
cosa è la spiritualità. La spiritualità può essere definita come quel
cammino di crescita dell’uomo interiore, che, attraverso una serie di
processi raggiunge la sua completa e definitiva identità9. Ma il termine
_____________
6
E. LAVERDIERE, «Eucarestia» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 295.
FRANCESCO, Misericordiae Vultus 7. https://w2.vatican.va/content/francesco/it/
apost_letters/documents/papa-francesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html (10 luglio 2016).
8
«L’Eucaristia è culmen et fons della vita spirituale in quanto tale, al di là delle molteplici vie della spiritualità». CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Anno dell’eucaristia suggerimenti e proposte, n. 4, http://www.vatican.va/
roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20041014_anno-eucaristia_
it.html.
9
Cf. C. MOLARI, Orizzonte culturale e vita spirituale, in AA. VV., L’esistenza cristiana.
Introduzione alla vita spirituale, Roma 1990, p. 8; AA. VV., Teologia e spiritualità, Vita e
7
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non ha per tutti lo stesso significato tanto che a volte se ne confonde il
contenuto. Dunque possiamo parlare sia di spiritualità cristiana che
non cristiana, trovandoci di fronte ad una spiritualità musulmana, induista, buddista, ebraica, se non addirittura atea. Ecco perché dobbiamo stare attenti a non considerare “sinonimi” i termini religione e spiritualità poiché anche tanti non credenti rivendicano una loro dimensione spirituale. Noi, però, in questo caso dobbiamo guardare alla spiritualità cristiana, cioè della persona che vive secondo la cultura e la
tradizione cristiana, abbracciando l’ambizioso progetto di «“vivere”
nel modo più incarnato e più serio, la vita integrale che la fede in Gesù
Cristo ci costringe a vivere in questo periodo, fra questi uomini, in
questo mondo»10.
La spiritualità eucaristica
San Tommaso afferma che «l‘Eucaristia è come «il coronamento» della vita spirituale e «il fine di tutti i sacramenti»11. Questo concetto è ribadito nella LG 11: l’Eucarestia è «fonte e apice di tutta la vita cristiana». A partire da queste affermazioni possiamo dire con certezza che la vita cristiana è così incentrata nell’eucarestia al punto che
si «potrebbe descrivere tutta la spiritualità a partire da essa».
In effetti è ciò che ci proponiamo, in particolare a quelli che svolgono questo importante e delicato compito di portare il “viatico” (dal
latino viaticum-via; nell’antica Roma era l’insieme delle cose necessarie ad un viaggio)12 agli ammalati ed agli anziani, a tutte quelle perso_____________
Pensiero, Milano 1952; CH. A. BERNARD, Teologia spirituale, San Paolo, Cinisello Balsamo
(MI) 2002; AA.VV., Spiritualità. Fisionomia e compiti, LAS, Roma 1981; J. WEISMAYER, La
vita cristiana in pienezza. Sintesi storico-teologica della spiritualità cristiana, EDB, Bologna
1989; G. FROSINI, Teologia e spiritualità, EDB, Bologna 2000; G. SAVAGNONE, Il banchetto e
la danza. La vita spirituale nella società postmoderna, Paoline, Milano 1999.
10
A. M. BESNARD, «Linee di forza delle tendenze spirituali contemporanee», in Concilium, 4 (1965), p. 93; cf. S. PINCKAERS, La vita spirituale del cristiano secondo san Paolo e
san Tommaso, Jaca Book, Milano 1995; D. A. LANE, Religion and Culture in Dialogue. A
Challenge for the next Millennium, Columbia Press, Dublin 1993; H. U. VON BALTHASAR, Gli
stati di vita del cristiano, Jaca Book, Milano 1996.
11
SAN TOMMASO, Summa Theologiae, III, q.73, 3.
12
«La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento della morte, quando ci sarà dato come
viatico». CCC, 1392; cf. CCC, 1524-1525; JAVIER LOZANO BARRAGÁN, Il Viatico - pienezza
della salute, Prolusione al convegno del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, 21
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ne che – per motivi gravi – sono impossibilitati a partecipare alla eucarestia domenicale.
Nel 2004-2005 venne istituito l’anno della Eucarestia, e la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti ci ha lasciato un documento molto importante per aiutarci a vivere questa spiritualità eucaristica13; a tale documento va unita la Lettera apostolica
Mane nobiscum Domine14. In questa lettera Giovanni Paolo II parte
dal racconto dei discepoli di Emmaus (Lc 24) per evidenziare come
l’Eucarestia sia “luce”, perché «Cristo si fa mistero di luce, grazie al
quale il credente è introdotto nelle profondità della vita divina»15. Ma
in che modo? Se ricordiamo bene Gesù durante il cammino “accompagna” i due discepoli “sconvolti” da quanto era accaduto ed incapaci
di comprendere il senso di quanto accaduto; è allora che Lui comincia
ad “istruirli” su quello che narravano le Scritture: «Spiegò loro in tutte
le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27).
La Sacra Scrittura
Il primo aspetto della spiritualità eucaristica è proprio questo: ascolto attento della Sacra Scrittura e sua conoscenza profonda «perché
in ogni Messa la liturgia della Parola di Dio precede la liturgia eucaristica, nell’unità delle due «mense», quella della Parola e quella del
Pane»16. Infatti la Scrittura è ispirata, ha come fonte lo Spirito di Dio,
ed il centro è ancora e sempre Cristo, promessa e compimento. La Parola di Dio, allora, deve essere il pane quotidiano del cristiano, ma
specialmente di coloro che si impegnano in un particolare ministero,
quale è quello del Ministro Straordinario dell’Eucarestia17. Quando si
_____________
maggio 2005, http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/hlthwork/documents/
rc_pc_hlthwork_doc_20050521_barragan-viatico_it.html.
13
Cf. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Redemptionis sacramentum, 154-160.
14
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Mane nobiscum Domine, (7 ottobre 2004). È del 2003
l’Enciclica Ecclesia de Eucharistia.
15
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, 11.
16
Ibidem, 12.
17
Cf. C. MIGLIETTA, L’Eucarestia secondo la Bibbia, 141-148; C. GHIDELLI, Temi biblici per la vita cristiana, Leumann (TO) 1980; M. MASINI, Spiritualità biblica. Temi e percorsi, Paoline, Milano 2000; B. SECONDIN, Parola di Dio e spiritualità, LAS, Roma 1984.
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entra nelle case con la Santa Eucarestia, si porta agli ammalati, agli
anziani, il mistero di Cristo che si rivela nella Parola fatta Carne18. Ora, la lettura della Parola non deve essere compiuta meccanicamente,
ma va “vissuta” e poi “comunicata”. Uno degli aspetti più importanti
della riforma liturgica del Vaticano II è stata proprio l’introduzione
del rito in lingua locale, perché i fedeli potessero, non solo partecipare
attivamente alla celebrazione, ma soprattutto accogliere e conservare
nel proprio cuore la Parola rivelata. Nella Lettera Apostolica Dominici
Cenae, leggiamo:
«Sappiamo bene che la celebrazione dell’eucaristia è stata unita,
dai tempi più antichi, non soltanto alla preghiera, ma anche alla
lettura della Sacra Scrittura, e al canto di tutta l’assemblea. Grazie
a ciò è stato possibile, da molto tempo, riferire alla messa il paragone fatto dai Padri con le due mense, sulle quali la Chiesa imbandisce per i suoi figli la parola di Dio e l’eucaristia, cioè il pane
del Signore. Dobbiamo quindi ritornare alla prima parte del sacro
mistero che, il più spesso, al presente viene chiamata liturgia della
parola, e dedicarle un po’ di attenzione»19.
E così pure nel Catechismo: «Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore»20. E ancora: «La
Chiesa “esorta con forza e insistenza tutti i fedeli... ad apprendere “la
sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle
divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di
Cristo” (San Girolamo)” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21]»21.
Non dimentichiamo: non possiamo dare ciò che non possediamo e la
Chiesa concedendo questo ministero ha consegnato ai laici ed alle
consacrate una grande opportunità22. Dunque è necessaria una seria e
profonda preparazione.
_____________
18
«…ogni lettura della Scrittura è ecclesiale, con un sapore liturgico, eucaristico.
L’Eucarestia, in cui l’incontro si completa, la rischiara. Il fidanzamento della Scrittura trova il
suo significato nella nuzialità eucaristica, la Parola nel silenzio dell’amore». O. CLÉMENT, Alle fonti con i Padri, Città Nuova, Roma 1987, 91.
19
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Dominici Cenae (24 febbraio 1980), 10.
20
CCC, n. 104.
21
Ibidem, n. 103.
22
«Con lo sguardo rivolto al dopo-Concilio i Padri sinodali hanno potuto costatare come lo Spirito abbia continuato a ringiovanire la Chiesa, suscitando nuove energie di santità e
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Contemplare e adorare
Ecco il secondo aspetto. Il primo grande mistero della salvezza
che contempliamo è l’Incarnazione di Gesù: tutta la spiritualità cristiana si radica in essa23. Nel presepe Dio si fa uomo, lo contempliamo
nella fragilità di un bambino. Egli diventa pane spezzato per tutti; si
lascia toccare, si lascia mangiare. L’eucarestia si trasforma in una
scuola di contemplazione. Cosa è la contemplazione? Gli ebrei usavano la parola daath (conoscere) per indicare una conoscenza totale e
profonda di qualcuno o qualcosa, che implicava allo stesso tempo possederla24. Nel NT la parola greca epignôsis25 traduce quella ebrea e sta
a significare, specialmente secondo san Paolo, una conoscenza “intima
e vitale di Dio”, cioè una conoscenza “contemplativa”. Ma, attenzione: il contemplativo è solo colui/ei che ha potuto sviluppare una profonda amicizia con Cristo e, di conseguenza, crescere nella vita spirituale. La contemplazione non è solo sforzo dell’uomo, ma è anche e
soprattutto dono di Dio26.
_____________
di partecipazione in tanti fedeli laici. Ciò è testimoniato, tra l’altro, dal nuovo stile di collaborazione tra sacerdoti, religiosi e fedeli laici; dalla partecipazione attiva nella liturgia,
nell’annuncio della Parola di Dio e nella catechesi; dai molteplici servizi e compiti affidati ai
fedeli laici e da essi assunti; dal rigoglioso fiorire di gruppi, associazioni e movimenti di spiritualità e di impegno laicali; dalla partecipazione più ampia e significativa delle donne nella
vita della Chiesa e nello sviluppo della società». GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica
Post-Sinodale Christifideles Laici, 30 dicembre 1988, n. 2.
23
San Ignazio di Loyola è specialmente ricordato per gli Esercizi, nei quali la persona è
chiamata a mettere in azione le tra facoltà dell’anima: memoria, intelligenza e volontà; ad esse
si uniscono anche l’immaginazione e l’emozione. Tutti insieme sviluppano diversi tipi di preghiera, tra cui la contemplazione. Cf. J. P. MCINTYRE, Gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, Jaka Book, Milano 1998; I. ECHARTE (Ed), Concordancia ignaciana, Mensajero- Sal
Terrae, Bilbao 1996; G. KILCOURSE, «Incarnazione», in Nuovo Dizionario di Spiritualità,
356-360; C. GEFFRÈ, «Teologia dell’incarnazione e teologia dei segni dei tempi», in AA. VV.,
Cammino e visione. Universalità e regionalità della teologia nel XX secolo, Queriniana, Brescia 1996, 37-56.
24
Esso deriva dal verbo yada’, cioè conoscere, sapere, scegliere, amare. Cf. P. GAMBERINI, Pathos e Logos in Abraham J. Heschel, Città Nuova, Roma 2009, 35.
25
Ricorre almeno venti volte nel NT, specie nella 2Pt, Eb, e le lettere della prigionia di
Paolo. Cf. Lettere a Timoteo. Lettera a Tito, a cura di P. IOVINO, Paoline, Milano 2005, 269271.
26
Cf. M. VANNINI, Introduzione alla Mistica, Morcelliana, Brescia 2000; AA. VV., La
mistica: fenomenologia e riflessione teologica, a cura di E. ANCILLI -M. PAPARAZZI, voll.1 e
II., Città Nuova, Roma 1984; V. NOJA, (ed), F. Pollien, Cristianesimo interiore, amore e contemplazione di Dio, San Paolo, Cinisello Balsamo(Mi) 2005; ARCHIMANDRITA SOFRONIO
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«Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che
noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo
della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e
di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che
era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo
veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi
siate in comunione con noi» (1Gv 1, 1-3)27.
Annunciare. Cosa? Chi? La bellezza di Cristo, per favorire
«l’incontro dell’uomo con la bellezza della fede»28. La tradizione spirituale cristiana è ricca di figure di maestri e maestre spirituali che
hanno scritto pagine bellissime sulla contemplazione29. San Giovanni
della Croce ci dice che la contemplazione è un atto sia dell’intelligenza che dell’amore «perché solo l’amore è ciò che unisce
l’anima a Dio» (Notte oscura II, 18, 5)30; santa Teresa d’Avila, invece,
amava contemplare l’umanità di Cristo perché, diceva «vedendolo
come uomo, soggetto a debolezze e a sofferenze, ci è di compagnia.
Prendendoci l’abitudine, poi, è molto facile sentircelo vicino, anche se
alcune volte avverrà di non poter fare né una cosa né l’altra. Per questo è bene non adoperarci a cercare consolazioni spirituali; qualsiasi
cosa succeda, stiamo abbracciati alla croce, che è una grande cosa»
(Vita, 22, 10) 31.
La nostra fede deve essere contemplativa, ma non staccata dalla
realtà quotidiana, poiché è in essa che dobbiamo contemplare il volto
_____________
(SAKHAROV), Ascesi e contemplazione, Servitium – Interlogos, Gorle (Bg)-Schio(Vi) 1998, p.
12.
27
Per il significato della parola “conoscenza” in Gv, cf. J. MATEOS- J.BARRETO, Dizionario teologico del Vangelo di Giovanni, Cittadella, Assisi 1982, 50-55.
28
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Contemplate, 52.
29
Cf. W.H. SHANNON, «Contemplazione» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 155-160;
TH. MERTHON, Che cos’è la contemplazione, Morcelliana, Brescia 2015; R.GARRIGOU LAGRANGE, Perfezione cristiana e contemplazione. Secondo S. Tommaso d’Aquino e S. Giovanni
della Croce, 2 voll., Vivere In, Roma 2011; V. BATTAGLIA, Cristologia e contemplazione.
Orientamenti generali, EDB, Bologna 1997; CH. A. BERNARD, Il Dio dei mistici. Le vie
dell’interiorità, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1996; J. H. NICOLAS, Contemplazione e
vita contemplativa nel cristianesimo, LEV, Città del Vaticano 1990.
30
S. GIOVANNI DELLA CROCE, Notte Oscura, in Opere, ed. OCD, Roma 20098, 462.
31
S. TERESA D’AVILA, Il libro della vita, in Opere, ed. OCD, Roma 1958, 220.
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di Cristo. Papa Francesco nella Evangelii Gaudium invitandoci ad “allenare lo sguardo del cuore” ci ricorda che «l’amore autentico è sempre contemplativo» (EG 200). Il cristiano che possiede un’anima “eucaristica” deve per forza riconoscere la presenza di Dio negli uomini e
negli eventi di ogni giorno; infatti: «Chi ama è pervaso da un dinamismo, sperimenta il carattere pasquale dell’esistenza, accetta il rischio
dell’uscita da sé per raggiungere l’altro – non solo in uno spazio esterno, ma anche nella sua interiorità – e scopre che il proprio bene è abitare nell’altro e accoglierlo in sé»32.
Insieme alla contemplazione abbiamo l’adorazione. Essa è un atteggiamento interiore di amore, rispetto, riconoscimento del Dio trascendente e della sua santità. Ma soprattutto adorare Dio nell’eucarestia significa «rendergli grazie, lodarlo per averci redenti con
la sua morte e resi partecipi della vita immortale per mezzo della sua
risurrezione»33. Da sempre i cristiani hanno vissuto l’adorazione come
culto alla ss. Trinità ed a Cristo in particolare. Sant’Agostino scrive:
«In questa carne (il Signore) ha qui camminato e questa stessa carne ci
ha dato da mangiare per la salvezza; e nessuno mangia quella carne
senza averla prima adorata... sicché non pecchiamo adorandola, ma
anzi pecchiamo se non la adoriamo»34. Allora ricordiamo che
l’adorazione è innanzitutto uno “stato” interiore, cioè un vivere perennemente in atteggiamento di lode e gratitudine per Dio, essa «consiste
nell’adorare Dio solo»35. Ad esso si aggiunge l’aspetto pratico che è
quello della “devozione eucaristica”, che rientra nelle pratiche proprie
del culto eucaristico36. «Quale è lo scopo dell’adorazione? L’unità con
Gesù vivo nel Sacramento. Non quindi maturare nuove idee o capire
nuove cose, ma entrare in un rapporto di intimità, ascoltare nel silenzio […] L’adorazione altro non è che stabilire un contatto, cuore a
_____________
32
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOContemplate, 2.
33
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Dominici Cenae, 3.
34
SAN AGOSTINO, In Ps. 98,9.
35
M. S. DRISCOLI, «Adorazione», in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 40.
36
Cf. E. LAVERDIERE, «Devozione eucaristica», in Nuovo Dizionario di Spiritualità,
218-219.
STOLICA,
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cuore, con Gesù realmente presente nell’Ostia e, attraverso di Lui, elevarsi al Padre nello Spirito Santo»37.
Ma più di tutto conta la disposizione del cuore verso Dio: se non
c’è questa a ben poco serve inginocchiarsi davanti all’ostia consacrata.
Ricordiamo cosa dice il profeta Isaia: «questo popolo si avvicina a me
solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano
da me» (Is 29,13). Voglio citare ancora quanto si scrive nell’ultima
lettera ai Consacrati a proposito dell’Eucarestia: «L’Eucarestia alimenta la Jesu dulcis memoria…affinchè nello Spirito Santo la memoria di Gesù dimori nell’anima, nei pensieri, nei desideri come contemplazione che trasfigura la nostra vita e fortifica la gioia»38. Un invito
che vale per tutti noi che ci nutriamo del corpo di Cristo.
La perfezione della carità
«Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in
lui» (1 Gv 4, 16). Nel battesimo abbiamo ricevuto le virtù teologali
della fede, speranza e carità. «La carità è la virtù teologale per la quale
amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come
noi stessi per amore di Dio» (CCC 1822); e ancora: «L’esercizio di
tutte le virtù è animato e ispirato dalla carità. Questa è il “vincolo di
perfezione” (Col 3,14); è la forma delle virtù; le articola e le ordina tra
loro; è sorgente e termine della loro pratica cristiana. La carità garantisce e purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla perfezione soprannaturale dell’amore divino» (CCC 1827).
Vale a dire: la carità è un dono soprannaturale che Dio infonde
nella persona affinchè questa possa amarlo a seconda delle sue capacità39. La distinzione teologica tra eros/philia/agape ci fa comprendere
_____________
37
P. ZAGO-A.VILLA, Cuore a cuore. Per l’adorazione eucaristica personale e comunitaria, Città Nuova, Roma 2008, 10.
38
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Contemplate, 41.
39
E. DREYER, «Amore» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 57-67; cf. L. MAGGIALI, I
fondamentali della vita cristiana: fede, speranza, carità, Nerbini, Firenze 2012; AA.VV., Dizionario di Spiritualità biblico-patristica. Amore-Carità-Misericordia, v. 3, Borla, Roma
1993. Per una lettura più aggiornata alle necessità dei tempi: The challenge of charity : freedom and solidarity working together, edited by M. SCHLAG-J. A. MERCADO- J. E. MILLER,
EDUSC, Roma 2015; Carità e globalizzazione : una lettura spirituale delle periferie, a cura
di M. GNAVI, Mondadori, Milano 2014.
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che l’agape viene visto come «forma d’amore più nobile, tipico della
religione cristiana» esso viene associato all’amore divino «L’amore
umano è agapico soltanto se imita l’amore agapico, divino»40.
Attenzione però, perché esiste una intima connessione tra spiritualità e vita morale: esse hanno il compito di portare, insieme, l’uomo
ad una perfezione umana e soprannaturale: «La teologia spirituale presuppone necessariamente la teologia morale, poiché il movimento verso la pienezza, per essere retto, implica conformità della volontà umana alla volontà divina»41. Dunque: se la mia vita spirituale è completamente innestata in Dio e sulla pratica delle virtù, i miei atti saranno
moralmente buoni e di conseguenza caritatevoli. Solo l’intimità con
Dio in Cristo può generare atti di amore42. Cosa può impedire che ci
sia coerenza di vita? Il libero arbitrio, ossia la mia libertà di scegliere,
di dire no all’amore divino ed operare di conseguenza.
«Dio ci ha chiamati a condividere la sua creatività e libertà, ma ci
ha dotati anche di un tipo di libertà che, pur chiamando al “si”, rende
possibile anche un “no” davanti a Dio […] nella nostra risposta a Dio
rientra come parte essenziale la libertà e la creatività di un fermo impegno nel resistere al mondo peccatore»43.
La mancanza di carità non è compatibile con la vita cristiana e
meno che mai con un ministero così importante. In Mt 22,35-40 possiamo trovare il nucleo di questo insegnamento, il “comandamento
nuovo”, che segna il cammino della sequela, della piena identificazione con Cristo: “Amatevi come io vi ho amato”. E abbiamo ancora un
altro brano evangelico che ci può aiutare a comprendere meglio, Mt
25, 35-40: infatti «Questo amore si allarga infinitamente perché pog_____________
40
E. DREYER, «Amore» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 59. Cf. BENEDETTO XVI,
Lettera Enciclica Deus Caritas est, 2005, nn. 1-10. Benedetto XVI si chiedeva «Il cristianesimo ha davvero distrutto l’eros?» (Deus caritas est 4). La risposta ci viene dalla lettura del
Cantico dei Cantici che sviluppa profondamente la relazione amorosa uomo-donna. «Una volta giunti a sviscerare l’amore umano fino al suo confine estremo, allora è possibile percepire
ciò che Dio vuol dire all’uomo e anche come Dio vuole mostrarsi all’umanità e relazionarsi ad
essa». G. MAZZANTI, Amore infinito, infinita variazione. Uomo e donna nel Cantico dei cantici, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015, 35.
41
CH. A. BERNARD, Teologia Spirituale, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002, 65.
42
Bernard Häring considera una base della vita morale le virtù teologali, ma anche dà
grande importanza all’interiorità, motivata dall’intensità del rapporto con Cristo. Cf. B. HÄRING, Liberi e fedeli in Cristo. Teologia morale per preti e laici, 3 voll., Paoline, Roma 1980;
M. VIDAL, Morale e spiritualità, Cittadella, Assisi 1998.
43
B. HÄRING, Liberi e fedeli in Cristo, v. 1, 94.
Caterina Ciriello
206
gia altresì sulla identificazione di Cristo con chi ha fame, sete e è malato»44. Il nostro Dio non è un Dio che vive nella solitudine, ma è
l’IO-TU-NOI, un Dio comunione che abbraccia tutti nel suo Amore
Trinitario45. Questo anno santo della Misericordia deve spronarci ancora di più a soccorrere il prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. San Giacomo scrive:
«Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le
opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di
voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma
non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la
fede: se non ha le opere, è morta in se stessa» (Gc 2, 14-18).
Vivere la fraternità e l’unità del Corpo di cui Cristo è il Capo e
noi le membra
«E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in
Cristo (cfr. 1 Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per mezzo
suo viviamo, a lui siamo diretti» (LG 3). Dobbiamo comprendere che
in Cristo siamo tutti fratelli, tutti uguali, tutti sulla stessa linea, nessuno è più dell’altro; nessuno è meno dell’altro; tutti riceviamo la stessa
eucarestia, lo stesso Spirito Santo che ci unisce a Cristo e ci identifica
in lui, seppur con doni e carismi diversi che vanno messi al servizio
della Chiesa popolo di Dio. Credo che questo aspetto possa essere sintetizzato in questo passo della Novo Millennium Ineunte:
«Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del
cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo mistico, dunque, come
_____________
44
L. PADOVESE, «Carità» in Dizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, Casale
Monferrato 1993, 142.
45
Cf. G. ROCCA, Abbracciami. Per una terapia della tenerezza, EDB, Bologna 2013,
54-56.
La spiritualità Eucaristica del ministro straordinario della comunione
207
«uno che mi appartiene», per saper condividere le sue gioie e le
sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi
bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di
Dio: un «dono per me», oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto. Spiritualità della comunione è infine saper «fare
spazio» al fratello, portando « i pesi gli uni degli altri » (Gal 6,2) e
respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Non
ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco
servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie
di espressione e di crescita» (NMi 43).
La contemplazione chiama alla “prossimità”, all’incontro, al dare
valore all’altro per come è. Dobbiamo imparare ad aprirci alla diversità umana e spirituale (i doni e le vocazioni diverse), a collaborare,
perché tutti siamo operai nell’unica grande vigna, quella del Signore.
L’unità che nasce dalla mensa eucaristica conduce all’aiuto vicendevole, alla carità, al perdono ed alla testimonianza. «Parlare della
fedeltà nei confronti di Dio senza dar visibile prova di fedeltà nei confronti delle persone – i figli e le figlie di Dio – denota che si ha un falso concetto di trascendenza. Nessuno può onorare il Dio invisibile se
non nei fratelli e nelle sorelle»46. Carlo Rocchetta fa giustamente riferimento al contesto culturale in cui viviamo e da cui possiamo trarre
ispirazione per i nostri atti: sta a noi scegliere tra «cultura della violenza e della conflittualità» oppure «cultura della tenerezza e della
convivialità»47.
Essere membra del corpo mistico che è la Chiesa comporta incarnare il volto misericordioso di Dio Padre in Cristo suo Figlio. Scrive
Francesco «L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla
_____________
46
B. HÄRING, Liberi e fedeli in Cristo, v. 2, 93.
G. ROCCA, Abbracciami, 174-175. Cf. Si veda in particolare la cultura dell’effimero,
dell’usa e getta, cf. G. SAVAGNONE, Il banchetto e la danza, 408-423; cf. FRANCESCO, Discorso, Incontro con le famiglie a Mall of Asia Arena, Manila Venerdì, 16 gennaio 2015,
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/january/documents/papa-francesco_
20150116_srilanka-filippine-incontro-famiglie.html (5-8-2016).
47
Caterina Ciriello
208
tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia.
La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» (MV 10). Guardiamoci intorno: il
mondo ci parla di tutto fuorchè di pace, perdono e misericordia48. Il
mondo concede gloria e onore ai potenti, ma rinnega i poveri ed i
semplici. Ricordiamo cosa scriveva san Paolo nella lettera ai Romani?
«Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel
tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un
giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona
dabbene» (Rom 5, 6-7). Avere misericordia ci obbliga a sconvolgere la
logica “umana” delle cose, a scegliere da che parte stare, per chi morire, e in ogni caso il nostro dare la vita per l’altro assume valore solo
nel gesto della gratuità. Dobbiamo essere il “Buon Samaritano”, la
persona che vede e giudica con il cuore «questo cuore che vede dove
c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente»49. Siamo chiamati a decentrarci, ad uscire da noi stessi, dalle nostre chiusure mentali,
per andare verso le periferie dei luoghi in cui viviamo, a cercare gli ultimi, quelli che papa Francesco ha chiamato “carne di Cristo”50.
La vita di preghiera
Papa Francesco sottolinea che la Chiesa ha bisogno di evangelizzatori che «pregano e lavorano»51, cioè lasciano spazio all’interiorità,
cosa non facile di questi tempi, ma necessaria se si vuole continuare
_____________
48
Cf. J. UPTON, «Misericordia» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 443-444; E. BIANCHI, L’amore scandaloso di Dio, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2016; R. CANTALAMESSA, Il volto della misericordia: piccolo trattato sulla divina e sulla umana misericordia, San
Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015; W. KASPER, La sfida della misericordia, Quiqajon, Magnano (BI) 2015; PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZAZIONE,
Le opere di misericordia corporale e spirituale, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015. Per
l’aspetto storico citiamo l’interessante saggio della Scaraffia: L. SCARAFFIA, Le porte del cielo: i giubilei e la misericordia, Il Mulino, Bologna 2015.
49
BENEDETTO XVI, Deus Caritas est, 31.
50
Cf. Contemplate, 59.
51
Cf. J. H. WRIGHT, «Preghiera» in Nuovo Dizionario di Spiritualità, 564-574; M. FOX,
Preghiera: una risposta radicale all’esistenza, Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR) 2014; G.
LOHFINK, Pregare ci dà una casa: teologia e pratica della preghiera cristiana, Queriniana,
Brescia 2012; G. FISCHER, La preghiera nella Bibbia, EDB, Bologna 2011; G. BONACCORSO,
I colori dello spirito: prova speranza preghiera, Cittadella, Assisi 2009.
La spiritualità Eucaristica del ministro straordinario della comunione
209
ad annunciare il vangelo con fervore e nella gioia. Si tratta necessariamente di acquisire le competenze proprie per essere educatori alla
fede, ma queste vanno solidificate da una vita nello Spirito, da «momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore» (EG 262). Questo dialogo con Cristo
porta frutto solo se si verifica un cambiamento, lo svuotamento di se
stessi per riempirsi del suo Spirito, senza cadere nella trappola dello
spiritualismo intimista, che non giova a nessuno, tantomeno alla vitalità della Chiesa. La preghiera «è una elevazione dell’anima a Dio per
rendergli il nostro omaggio e chiedergli le grazie necessarie per crescere nella santità per la sua gloria»52.
L’incontro intimo e personale con il Signore è la nostra risposta
all’amore di Dio che ha voluto amarci per primo. Questo amore deve
diffondersi come “profumo d’incenso”, deve precederci ed inebriare
chi si avvicina a noi perchè, come diceva Benedetto XVI, dobbiamo
“profumare di Cristo”. Dio prende l’iniziativa, a noi il dovere della risposta a questo amore. Scrive ancora Agostino: «Se il cuore di chi non
è capace di prendere l’iniziativa di amare è freddo, addirittura di
ghiaccio è l’animo di chi non vuole rispondere all’amore»53.
L’immagine che la Sacra Scrittura ci dà dell’amore per la persona amata è pienamente raffigurata nel Cantico dei Cantici che ha ispirato
grandi santi; essi hanno commentato questo libro per cantare il loro
amore per Cristo54, l’amato, il diletto che è «grappolo di Cipro nelle
vigne di Engaddi» (Cant. 1,14). Bisogna partire da questo amore, cioè
si deve «ripartire da Cristo». Ritorna con forza il tema del discepolato:
Gesù è il maestro e bisogna accoccolarsi ai suoi piedi ed ascoltarlo, e
coniugare sapientemente la Marta e Maria che vivono in ogni cristiano. Ignazio di Loyola prima dell’orazione personale propone sempre
di “mettersi alla presenza del Signore”, cioè di essere coscienti con lo
spirito e la mente, con tutti i sensi, di avere davanti a sé un interlocutore, Qualcuno che ci ascolta e ci guarda. Nella preghiera innanzitutto si
tratta di “stare” con Gesù e lasciarsi penetrare dal suo sguardo; restare
in silenzio e lasciarsi riscaldare dal fuoco del suo amore; infatti «Se
nel nostro cuore non c’è il calore di Dio, del suo amore, della sua tene_____________
52
A. TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, Roma 1932, 317.
AGOSTINO DI IPPONA, Lettera ai catechisti, 22; De catechizandis rudibus, IV, 7.
54
San Bernardo da Chiaravalle, Origene, ed altri.
53
Caterina Ciriello
210
rezza, come possiamo noi, poveri peccatori, riscaldare il cuore degli
altri?»55. È l’incontro con lui, appunto, che cambia la qualità
dell’annunzio evangelico; e il papa attuale lo manifesta molto bene:
non è lo stesso partire da una conoscenza “teorica” di Gesù anziché
vissuta attraverso la preghiera ed i sacramenti, tutta la vita liturgica
della Chiesa: «Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il
suo vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione[…]
Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che
Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui.
Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario»
(EG 266).
Summary: The Eucharist is the center of Christian life. The faithful gather around the table to
join the Father through the sacrifice of Jesus for our salvation. It is a gift and those who have
received the “ministry” to take it to the homes of the needy should be deeply aware of this.
That is why they need to have a deep spirituality, which is nourished by a life of prayer, from
Sacred Scripture, from intimacy with Christ. But it must also be remembered that this
ministry involves both living the Gospel message to the full and also ecclesial communion, or
“Koinonia”, through which we are all one body in union with Christ who is the Head and
governs us through his Bride, the Church.
Key words: Eucharist, ministry, koinonia, service, spirituality, fraternity, charity, contemplation.
_____________
55
PAPA FRANCESCO, Omelia nella Santa Messa per la Giornata dei Catechisti.