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Scuola Primaria “O. LUCCHI” TENNO UN PERCORSO TRA STORIA, FANTASIA, ARTE E AMBIENTE COMUNE DI TENNO UN PERCORSO TRA STORIA, FANTASIA, ARTE E AMBIENTE Scuola primaria “O. Lucchi” - Tenno Quattro mosse per conoscere Tenno Un percorso tra storia, fantasia, arte e ambiente “Che magia il castello”, la capacità di farlo rinascere e di custodirlo per tutti noi! E proprio vicino a queste fantastiche mura i nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di esprimere doti e passioni, in un luogo unico, suggestivo e carico di emozioni. Grazie quindi al dottor Zumwinkel per la sua presenza sempre puntuale, preziosa e disponibile. Una persona straordinaria per un evento straordinario. Grazie alle maestre della scuola primaria di Tenno che con la loro professionalità e bravura sono riuscite a regalarci una serata unica. Grazie ai nostri bambini che con il loro impegno, dedizione ed entusiasmo ci hanno fatto apprezzare le tante sfumature della Tenno di ieri e quella di oggi. Un grande gioco di squadra quindi; solo con l’aiuto e la collaborazione di tanti attori si poteva sperare in un tale successo; e così è stato per la soddisfazione di tutti. Carlo Michele Remia Sindaco di Tenno da “l’Adige”, 2 giugno 2012 La sera del 7 giugno 2012 la nostra Comunità ha vissuto un momento speciale che ha trasformato Tenno in un posto magico. Tutti noi, ed eravamo veramente tanti, ci siamo lasciati prendere per mano, trasportare in un altro posto e in un altro tempo e incantare dallo spettacolo messo in scena dagli scolari della scuola primaria “O. Lucchi” guidati dalle loro insegnanti. Il rullo dei tamburi, le musiche, le danze, i costumi, lo scenario, la bravura dei bambini hanno creato un’atmosfera insolita che ha coinvolto tutti, protagonisti e spettatori, in un momento di grande partecipazione emotiva e di socializzazione. Ma lo spettacolo, benché complesso e articolato, non è stato che il momento conclusivo, solo una parte di tutto il lavoro svolto durante l’anno scolastico. Gli alunni accompagnati dalle loro maestre e dagli esperti sono stati coinvolti in un percorso di ricerca per conoscere il nostro territorio nei suoi vari aspetti e imparare così ad amarlo e rispettarlo: hanno scoperto, osservato, interpretato, raccolto, riprodotto segni del passato, aspetti artistici e culturali, ambientali, botanici, geografici e antropologici. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno che il loro lavoro dovesse essere documentato e messo a disposizione di tutti; abbiamo perciò deciso di raccogliere i materiali prodotti, i percorsi seguiti, le attività e le ricerche in una pubblicazione che desideriamo consegnare a tutte le famiglie della nostra Comunità. Così tutti potranno conoscere il lavoro svolto, condividere esperienze, sensazioni e fatiche ma anche il piacere della ricerca e della scoperta. Desidero, interpretando sicuramente il pensiero di tanti, ringraziare con riconoscenza le maestre che con grande disponibilità, impegno e professionalità hanno accettato la nostra proposta, hanno elaborato il progetto e poi hanno guidato e sostenuto i loro alunni in percorsi didattici ed educativi nuovi ed impegnativi; un grazie anche agli esperti che hanno affiancato le insegnanti e collaborato con loro portando nella scuola le loro preziose conoscenze. Un altro grazie al dr. Zumwinkel e a tutte quelle persone che in vari modi si sono lasciate coinvolgere e hanno fatto sì che il risultato fosse quello sperato, risultato che abbiamo avuto e avremmo ancora di più, con questa pubblicazione, l’opportunità di apprezzare. Laura Benini Assessore alla Cultura di Tenno Classe 1ª 6 Raccogliamo le foglie Martedì 27 settembre 2011 siamo usciti dalla scuola per raccogliere foglie ed osservare le piante che crescono sui vecchi muretti a secco fatti con i sassi. Ci ha accompagnati la professoressa Mimma Ballardini e ci ha spiegato molte cose interessanti. 7 I muri: quelli più antichi si riconoscono perché tra le pietre c’è della terra e crescono delle piantine, mentre tra le pietre dei muri nuovi vediamo il cemento e non cresce niente. I sassi dei muri: quelli più vecchi si riconoscono perché su di loro sono spuntati i licheni cioè piccolissime piantine. I licheni possono essere di color giallo, marrone o rosa pallido. Poi può crescere anche il muschio, soprattutto nelle parti in ombra. Ai piedi dei muri cresce l’erba e crescono le ortiche. Alle ortiche piace la pipì dei cani perciò crescono bene ai piedi dei muretti. 8 Sul muro a secco abbiamo trovato queste piante: Le felci Questa felce ha il fusto chiaro e le foglie si alternano come i gradini; le foglie sono dette “alterne”. Questa felce ha le foglie messe una di fronte all’altra sono foglie opposte attaccate ad un fusticino scuro. Ecco il nostro disegno: 9 La borraccina La borraccina ha le foglioline a forma di salsicce e cresce raggruppata a mazzetti. Cresce sui muri soprattutto nella parte alta, più calda e soleggiata. Ecco il nostro disegno: 10 Aristolochia Le foglie sono a forma di cuore, color verde chiaro con una nervatura centrale. In dialetto vengono chiamate “lengue de lumazi”, cioè “lingue di lumaca”. Ha dei piccoli fiori gialli che sembrano una piccola calla. Abbiamo trovato anche i frutti: sono verdi a forma di biglia e sono rari da trovare. Ecco il nostro disegno: 11 Colombina gialla La colombina gialla è una leguminosa, infatti come frutto fa dei piccoli fagiolini. I fiori sono gialli a forma di trombetta con uno sperone posteriore (uncino). Le foglie sono composte di color verde chiaro. Ecco il nostro disegno: 12 Erba porraia L’erba porraia solitamente cresce alla base dei muri, è una pianta delicata con foglie composte. Ha dei piccoli fiori color giallo brillante a 4 petali. Rompendo il fusticino esce un lattice bianco-giallo usato un tempo per la cura delle verruche. Anche oggi in erboristeria si trovano creme a base di erba porraia. Ecco il nostro disegno: 13 Parietaria In dialetto viene chiamato erba “vedriola” perché un tempo usavano i rami di questa pianta per pulire le bottiglie di vetro. Ha le foglie piccole, con il bordo liscio, con una peluria sulla pagina inferiore così si attaccano facilmente ai vestiti. Ecco il nostro disegno: 14 Le ortiche Le foglie sono color verde, con il margine a dentini e pungono. Hanno una peluria e i peletti, toccandoli, si rompono ed esce un liquido urticante (peli urticanti) che fa venire delle bolle sulla pelle. Ecco il nostro disegno: 15 L’edera L’edera è un rampicante sempreverde; la troviamo attaccata ai muri o ai tronchi degli alberi. Preferisce vivere in luoghi ombrosi e freschi. Le foglie sono lucide e di un verde brillante. Ecco il nostro disegno: 16 I bambini della classe prima di Tenno raccontano una bella storia sull’antica chiesetta di S. Lorenzo C’era una volta un pittore... Tanto tempo fa, nel lontano 1384, arrivò a Tenno il pittore veronese Giuliano d’Avanzo che propose al curato del piccolo borgo di Frapporta di affrescare la chiesa di S. Lorenzo. Tutti gli abitanti, che in verità a quei tempi erano ben pochi, si resero disponibili ad aiutare il pittore nel suo lavoro. Giuliano insegnò loro come si faceva un affresco, bisognava: 17 • Coprire le pareti della chiesa con della malta fresca; • disegnare su un cartone il disegno che si voleva rappresentare e con un punteruolo fare tanti piccoli fori lungo il suo contorno; • appoggiare il cartone alla parete e coprirlo di carbone in polvere; • stampare il contorno del disegno sul muro, quindi dipingere. Il pittore inoltre doveva procurarsi i colori dallo speziale a Venezia; essi provenivano dall’Oriente ed erano molto costosi, si trattava di terre colorate ricavate da piante, pietre e animali. I colori, principalmente ocra, rosso e azzurro, venivano poi mescolati per ottenere altre tinte. 18 Ma cosa dipingere? Giuliano chiese agli abitanti se conoscevano la storia di qualche santo e alla fine decisero di rappresentare sulle pareti della chiesa la leggenda di S. Lorenzo. “Lorenzo era di famiglia nobile e possedeva molte ricchezze. Un giorno arrivarono da lui le guardie dell’imperatore Dacio, esse pretendevano tutti i suoi averi per le spese di guerra. Ma Lorenzo, che era un uomo buono e da poco era diventato cristiano, aveva già distribuito tutti i suoi beni ai poveri. L’imperatore Dacio, infuriato per l’affronto subito, decise di punire questa sua azione e Lorenzo venne condannato a morire sui carboni ardenti. Lui però era un uomo così buono che il fuoco non riuscì a bruciarlo.” 19 Il 10 agosto, nella notte di S. Lorenzo, si possono vedere le stelle cadenti che secondo la leggenda sono in realtà i carboni ardenti su cui si cercò di bruciare Lorenzo. 20 Classe 2ª 21 22 Le fontane Noi bambini di seconda siamo andati ad esplorare la zona vicino al castello e abbiamo trovato due belle fontane, ricche di acqua ma anche di storia 23 Questo disegno rappresenta la fontana usata dagli animali. Dopo una lunghissima giornata di fatica nei campi mucche e buoi si fermavano qui per dissetarsi e riprendere le forze. Questa fontana ha sopra un tetto perché veniva usata dalle donne del paese per lavare i panni. Mentre lavoravano, chiacchieravano fra loro e i bambini piccoli giocavano nei prati vicini. Le donne per tenere lontani i bambini più piccoli dall’acqua raccontavano molte storie e leggende. Una di queste l’abbiamo voluta illustrare e raccontare con le nostre parole. 24 UN RAGAZZO CURIOSO Tanto tempo fa la gente del paese di Tenno borbottava che intorno alla fontana nei pressi del castello, ogni notte accadevano cose strane. Un ragazzo curioso voleva saperne un po’ di più. A mezzanotte in punto si aprì una porticina e uscì una misteriosa signora con un cesto pieno di panni sporchi. Il ragazzo decise di andare a vedere con i propri occhi cosa succedeva. Così quella notte si nascose dietro un albero vicino alla fontana e aspettò. La signora girò intorno alla fontana poi ci buttò i panni. Il ragazzo era sempre più incuriosito. 25 All’improvviso i panni cominciarono a ballare di qua e di là,a muoversi nell’aria, a strizzarsi, a sbattere… Il ragazzo vedendo questo magnifico spettacolo rimase a bocca aperta. Quando arrivò il sole i panni diventarono bianchissimi, luccicavano come pietre preziose. Allora la signora prese i suoi panni e se ne andò. 26 Subito dopo la signora prese i panni, li stese sul prato e ci fece un giro intorno. Ed aspettò. Il ragazzo continuava ad osservare ed era sempre più stupito. Il ragazzo era molto spaventato, pensava di aver sognato, così decise di tornare la sera successiva. Ma… vide la stessa cosa: la signora buttò i vestiti nella fontana, i vestiti ballarono, la signora stese i vestiti e la mattina erano più brillanti e puliti che mai. La sera successiva il ragazzo provò a fare la stesse azioni della signora con la sua camicia. Anche la sua camicia ballò, si strizzò e si tuffò nell’acqua da sola. Poi quando la mise al sole e sull’erba cominciò a brillare più che mai. Poi una forza stranissima attirò il ragazzo alla sua camicia, così la indossò ma di colpo si trasformò in un corvo nero nero con un’ala bruciata Quando il ragazzo prese fra le mani la sua camicia si scottò tantissimo e la buttò per terra. Da allora, quando le donne vanno a lavare i panni alla fontana, nel prato vicino vedono un corvo con l’ala bruciata. 27 Una camminata nel bosco con Mimma! Noi bambini di classe seconda siamo partiti dalla nostra scuola e siamo arrivati al “Sentiero di Gola” con la nostra guida Mimma! 28 Lungo il percorso abbiamo osservato: Il sentiero fatto di sassi Il muretto “a secco”, più antico rispetto a quello costruito con il cemento Le “filagne” che segnano il confine del sentiero I “terrazzamenti” che servivano per poter coltivare sui terreni più ripidi 29 La “Colombina Gialla”, un bel fiorellino che cresce solo sui muri e sulle rocce I licheni che crescono tra le rocce e per formarsi impiegano tanti anni Il muschio 30 Con l’aiuto di Mimma abbiamo raccolto alcune foglie verdi dai rami: IL SAMBUCO L’OLIVO L’ORNIELLO L’EDERA IL BOSSO IL GELSO L’AILANTO IL LECCIO 31 Mimma ci ha spiegato che esistono foglie semplici (una sola foglia) e foglie composte (formate da tante foglioline). SEMPLICI: Edera, Gelso, Olivo, Leccio, Bosso, Ligustro COMPOSTE: Ailanto, Sambuco, Orniello MA COME FACCIAMO A DISTINGUERLE TRA LORO? Se è semplice ogni foglia ha la sua gemma Se è composta la gemma si trova solo sul ramo Durante questa bella esperienza abbiamo inoltre imparato a conoscere meglio le foglie, a distinguerle e a descriverle osservando il bordo, il colore, la forma, l’odore, le venature, dove si trova la gemma, se la foglia è semplice o composta. 32 EDERA SEMPLICE SEMPREVERDE NERVATURE EVIDENTI LUCIDA 33 OLIVO SEMPREVERDE SEMPLICE RESISTENTE LANCEOLATA UNA NERVATURA EVIDENTE 34 GELSO BORDO SEGHETTATO CUORIFORME GRANDE MORBIDA NERVATURE “IN VISTA” 35 AILANTO COMPOSTA LANCEOLATA ODORE SGRADEVOLE “PUZZONA” DELICATA 36 Classe 3ª 37 38 “Dos de le Strie” Noi alunni di classe terza della scuola Primaria O. Lucchi di Tenno, il 13 aprile 2012 abbiamo effettuato un’uscita al “Dos de le Strie” guidati dalla professoressa Mariangela Ballardini. Abbiamo così osservato le foglie di quattro tipi diversi di piante. Roverella Lungo il sentiero sassoso che porta al dosso abbiamo visto una roverella: a terra c’era un tappeto formato dalle sue foglie secche, color marrone, grigio o nocciola. C’erano anche molte ghiande, alcune delle quali s’erano aperte e stavano germogliando. Certe avevano emesso una piccola radice che si era attaccata saldamente al terreno; forse diventeranno, fra qualche anno, una bellissima pianta. Abbiamo osservato attentamente le foglie; sono piuttosto dure e resistenti, hanno un margine ondulato (foglia lobata), al centro c’è una grossa nervatura che parte dal picciolo ed arriva fino alla punta arrotondata. Molte altre nervature, più sottili, partono dalla nervatura centrale e arrivano alla fine di ogni lobo. I nostri disegni: 39 ORNIELLO Continuando lungo il sentiero abbiamo incontrato un orniello ed abbiamo osservato con attenzione le giovani foglioline appena spuntate. L’orniello ha le foglie composte, cioè la foglia è formata da un lungo e sottile picciolo a cui sono attaccate sette o nove foglioline. Sono in numero dispari perché una si trova sulla punta. Hanno il margine liscio, sono appuntite, leggere e delicate di color verde chiaro. Leggere e poco visibili sono anche le nervature che le attraversano. I nostri disegni: 40 carpino Proseguendo lungo il sentiero Mariangela ci ha mostrato un nuovo albero: il carpino. Anche al carpino erano appena spuntate delle giovani foglie, leggere e delicate di grandezza medio- piccola, color verde chiaro brillante. Sono appuntite con il margine leggermente seghettato ed hanno un corto picciolo verde. Le nervature, che partono da quella più grossa centrale, si presentano una parallela all’altra e vicine vicine tra loro. I nostri disegni: 41 TIGLIO Più avanti, lungo il sentiero abbiamo incontrato un tiglio; le foglie hanno una bella forma a cuore, sono leggere e delicate di un verde chiaro e brillante. Il margine è leggermente dentellato. Ogni foglia ha una grossa nervatura centrale che parte dal picciolo ed arriva sino alla punta. Dalla nervatura centrale partono altre piccole nervature che raggiungono il margine della foglia. Alle api piace ronzare attorno ai fiori del tiglio per raccogliere il nettare e tornare all’alveare per produrre un buonissimo miele I nostri disegni: 42 La classe terza presenta I toponimi del comune di Tenno Prima di iniziare questa ricerca non conoscevamo il significato dei termini TOPONIMO E TOPONOMASTICA, né avremmo sospettato che i nomi dei luoghi potessero nascondere un mondo così vasto e ricco, tutto da scoprire. Per prima cosa ci siamo posti il seguente problema: COSA SONO I TOPONIMI? A COSA SERVONO? Abbiamo cercato una risposta attraverso un percorso strutturato come segue: 1. Visita al Bussé, dove abbiamo osservato le piante di bosso e abbiamo avuto un primo contatto con il mondo della toponomastica; 2. visita al Dòss de le Strie dove abbiamo liberato la fantasia su una possibile origine fantastica del nome di quel luogo; 3. ciascuno di noi ha chiesto a genitori e nonni di elencare una decina di toponimi sui quali concentrare la nostra ricerca e di raccontarci storie legate a questi; 4. abbiamo poi effettuato una classificazione dei toponimi in base a categorie scoperte; 5. infine abbiamo trascritto testimonianze, storie e leggende che riguardano alcuni luoghi del nostro Comune. COSA ABBIAMO CAPITO AL TERMINE DEL LAVORO? 1. Il termine TOPONIMO deriva dal greco tòpos=luogo e ònoma=nome quindi nome di un luogo; 2. lo studio dei toponimi è un fenomeno complesso che richiede competenze adeguate: per cercare il significato dei toponimi ci siamo avvalsi del libro “TOPONOMASTICA DI TENNO” di Maria Odorizzi Coraiola; 3. i nomi propri dei luoghi servono ad identificare una località e ad individuarla con facilità; 43 4. i luoghi prendono il loro nome da caratteristiche geologiche, naturalistiche, storiche, dal mondo fantastico di fiabe e leggende, da attività umane ed altro ancora; 5. i toponimi sono importanti perché ci forniscono dati relativi alla storia del nostro territorio, ci aiutano a capire tradizioni e modi di vivere e scomparsi, forniscono informazioni sulle attività, sulla religiosità, sull’utilizzo di un territorio nel tempo e così via; 6. non tutti i toponimi hanno origine certa o conosciuta; 7. i nomi dei luoghi hanno origini antichissime che hanno radici latine, greche, celtiche, dialettali…; 8. un nome può subire nel tempo una serie di mutamenti dovuti a più fattori: dall’evoluzione della lingua ad interferenze di vario genere. Un esempio: Vedesé = VEDESETUM da VITICETUM, derivato dal latino VITEX (in composizione con VIMEN, vimine)= insieme di piante di vedesi. 44 TOPONIMI LEGATI AD ASPETTI GEO - MORFOLOGICI DEL TERRITORIO CONFORMAZIONE DEL TERRITORIO MAROCHÉT: piccola estensione di sassi - PRANZO VALÙCLA: piccola valle che scende dalla Volta de No LAVÌN: ammasso di sassi franati dal monte - VILLE GRÓM: altura, dosso (dal latino grumus, mucchio)- TENNO GÒLA: valle stretta DA TENNO A VARONE LAVÉ: luogo con presenza di pietre (dal latino lapis) - PRANZO BUSÓN: depressione, catino naturale - TENNO VOLTA DE NÒ: luogo morbido per l’umidità (dal latino Noa) PIÀZZE: area pianeggiante (dal latino platea) DÒS DE LA TORTA: altura dalla forma di torta SALT: salto, sbalzo - DA TENNO A CALVOLA CÌNGOL RÓS: roccia rossa (dal latino cingulum, cengia) - COLOGNA GINGÈL: ripiano erboso lungo una cengia rocciosa - VILLE CLÒCIA: dosso simile a una gallina che cova - LAGO DI TENNO VANDRÌM: catino morenico (forse dal latino vannus, catino) - TENNO SALT DE LA VÓLP: luogo tra la rupe di Tenno e la Toresela dove le pareti opposte si alzano e curvano ad arco avvicinandosi e formando un passo aereo. CALVÓLA: luogo spoglio di vegetazione (dal latino calvus) CANÀLE: presenza di un condotto d’acqua (dal latino canalis) AZIONE DELL’ACQUA GAVÀZZO: da gava, acqua corrente PÓZZE: buca piena d’acqua - TENNO FONTANÈLE: fontane, piccole sorgenti - TENNO MAGNÓNE: 1) origine popolare: torrente “mangione” 2) grande, alto (dal latino magnus) FÓCI: apertura di un fiume, dal latino faux ÀLBI: pozza o vaso contenente acqua (dal latino alveus) - PRANZO 45 TOPONIMI DI ORIGINE BOTANICA E AGRICOLO-PASTORALE SPIÀZ GRANT: spazio aperto - PRANZO GRÉGIONI: terreni incolti CAMPIÀM: campi pianeggianti - PRANZO PRÀ: prato - TENNO NOVÀL: terreno rinnovato (dal latino novare) NOVÌNO: terreno di recente lavorazione (dal latino novus) - TRA COLOGNA E TENNO RANCIÓN: terreno dissodato in montagna (dal latino runcare) - MONTE CALINO PASTERNÓN: terreno zappato (dal latino pastinare) - TENNO MATÓNI: antico pascolo o prato - VILLE FRATÓN: terreno dissodato/campo di monte (dal latino frangere) NAGRÉM: campo coltivato (dal latino ager) - PRANZO PASTOÓDO: zona di pascoli (dal latino pastus, pascolo) CARCIÓN: luogo con presenza di piante di carice - SOPRA LAGO DI TENNO VEDESÉ: insieme di piante di vedesi (specie di salice) - M.S. PIETRO MORÈRA: luogo con presenza di piante di gelso (dal latino morus, gelso) - VILLE BUSSÉ: luogo con presenza di piante di bosso - TENNO NOGHERÓLE: luogo con presenza di piante di noce - CALVOLA LORÉ: luogo con presenza di alloro o querce (da laurus o robur) - PIAZZE VERMIÓN: luogo con presenza di ontani - TENNO TOPONIMI CHE INDICANO ATTIVITÀ UMANE FORNÀS: presenza di una fornace (dal latino fornax) - PRANZO CALCHÈRA: presenza di una fornace calcinatoria - LAGO DI TENNO MOLÌNI: presenza di mulini - TENNO TRÈNI: luogo di traino di carichi (dal latino trahere) - M.S. PIETRO TÓF: canalone ripido in montagna (forse dal latino tubus) - VOLTA DE NO SÉGHE: presenza di una segheria - VILLE DÒSS DEI CAVÀI: luogo di sosta deIle carovaniere - VILLE OSELÉRA: uccellatoio - VILLE FUSÌNE: fucina, bottega di lavoro (dal latino officina) - PRANZO 46 FRÈRI: luogo dove lavoravano i fabbri (dal latino ferraius) - PRANZO TRAVÀIA: baracca del maniscalco (dal latino trabs, trave) - VILLE MÉNA: condurre, trasportare - VILLE TOPONIMI DI ORIGINE INCERTA TÉNNO: l’origine del nome rimane dubbia. Alcune interpretazioni: 1) Ten/Then, dal celtico quercia 2) Tenne, dal tedesco aia 3) Ten presso i Celti e i Latini significava tenere PRANZO:1) forse dal termine longobardo prando/brando, spada 2) prato davanti, dal latino pratum composto con il termine d’inanzo TOPONIMI DI ORIGINE VARIA ÉNDRA: origine sconosciuta - TENNO PIL: forse da pila, termine latino con molti significati - TENNO PIÉS: forse dal latino picea, abete - CALVOLA BOLBÓN: forse da bos, bue; oppure da bova, smottamento - TENNO TEGIÓLE: dal latino tegia, capanna, tettoia - COLOGNA ORGHÈLLE (Orgele): origine sconosciuta - VILLE STRAMBEVÌE: l’interpretazione popolare si riferisce alla stranezza del percorso - VILLE ACQUA DEI MALÀI: sorgente a nord di Pranzo FRAPPÒRTA: al di là del portone, dal latino in fra portam TOPONIMI FRA STORIA E LEGGENDA CASA DEL CARDINÀL: casa dove soggiornò il cardinale Adriano da Corneto - FRAPPORTA REGÓL: dal termine storico riferito alle istituzioni medioevali (dal latino Regula) - TÉNNO COLÒGNA: dal latino colonia, fattoria. Indica un gruppo di persone inviate ad occupare un luogo conquistato per meglio dominarlo. 47 VILLE DEL MONTE: dal latino Villa /Villicus, villaggio MARONÈR DE GARIBALDI: pianta di castagno sotto cui si dice abbia riposato il generale PRANZO CASA DI GARIBALDI: casa a Frapporta in cui si dice che il generale abbia trascorso alcune giornate in compagnia della bella signora che vi abitava PORTA DEL PICCININO: porticina secondaria del castello di Tenno da cui si racconta sia fuggito Niccolò Piccinino TOPONIMI DAL MONDO FANTASTICO DÒSS DE LE STRÌE: colle delle streghe. Zona di interesse archeologico - TENNO BUS DE LA GIÀNA: grotta della strega - MONTE S. MARTINO CÓEL/CÓEN DE LA GIÀNA: pozzo (glaciale) della strega - VALLE DEL MAGNONE FRÀTTA DEL TESORO: campo del tesoro - SCAVI DI S. MARTINO CÓEL/CÓEN DEI CENTENÈRI: spaziosa grotta naturale (dal latino cubulum, riparo nella roccia). Per il termine Centeneri esistono più ipotesi: 1) luogo segreto in cui si riunivano i patrioti che può contenere un centinaio di persone; 2) presso i Longobardi i Centeneri erano i custodi di cento case; 3)centenari/zenteneri = vasi di pietra per l’olio (analogia con la pietra scavata). TOPONIMI DI ORIGINE RELIGIOSA SPIÀZ A LUC: spiazzo del bosco sacro. Luogo consacrato a qualche divinità pagana nel quale non si potevano tagliare gli alberi - PRANZO LUNA: forse riferito a un culto della Luna - pressi del monte S. Martino SAN MARTINO: colle sopra Pranzo di grande interesse archeologico (agionimo) SAN PIETRO: detto anche monte Calino (agionimo) SANT’ANTONIO: una delle quattro Ville del Monte (agionimo) LA CRÓS: simbolo del Cristianesimo. Toponimo presente a Tenno, Ville, Calino (Dos Dari) 48 TOPONIMI DEL LAGO DI TENNO SPIÀZI: luogo pianeggiante CÓA: coda, dalla forma allungata che il lago assume in quel luogo LÓRE/LORÈI: luogo dove le acque formano gorghi, mulinelli. Si dice che soprattutto da qui l’acqua del lago filtri attraverso il fondo e defluisca verso il torrente Magnone. SALOMÓNI: origine sconosciuta BARCHE: luogo di attracco delle barche a remi usate sul lago nel passato. VALGÀN: zona scoscesa sassosa SOMPÉS: origine sconosciuta in prossimità della foce del Rio Secco. LE GÈRE: luogo ghiaioso in prossimità della foce del Rio Secco. COLTÙRA: indica terra coltivata a grani o legumi LAURÈL: valletta a forma di imbuto dove si raccolgono le acque superficiali. Qui si trova la sorgente del “Laurel” 49 TOPONIMI DELLE MONTAGNE MONTE TÓMBIO: altura, monte (dal latino tumulus) MONTE SALTI: 1) salto, balzo, (dal latino saltus) 2) bosco, luogo da pascolo CORNI DI PICHÈA: Corno = cima Pichea = luogo di picchi, punte TOFÌNO: canalone ripido e scosceso (da Tof) VÈNDER: 1) sommità, cima 2) origine popolare: terreno di poco conto, da vendere MISÓNE: monte di mezzo, (dal latino medius) MONTE CALÌNO: da Calava, scoscendimento 50 VILLE DEL MONTE CALVOLA: luogo spoglio di vegetazione (dal latino calvus) CANALE: presenza di un condotto d’acqua (dal latino canalis) GINGÈL: ripiano erboso lungo una cengia rocciosa -VILLECLÒCIA: dosso simile a una gallina che cova (dal latino clociare) -LAGO DI TENNOOSELÉRA: uccellatoio -VILLEMÉNA: condurre, trasportare -VILLESTRAMBEVIE: l’interpretazione popolare si riferisce alla stranezza del percorso - VILLEPIÉS: forse dal latino picea, abete -CALVOLA- Canale Calvola 51 PRANZO 1) forse dal termine longobardo prando/brando, spada 2) prato davanti, dal latino pratum composto con d’inanzo SPIAZ A LUC: spiazzo del bosco sacro. Luogo consacrato a qualche divinità pagana nel quale non si potevano tagliare gli alberi -PRANZONAGRÉM: campo coltivato (dal latino ager) - PRANZOLAVÉ: luogo con presenza di pietre (dal latino lapis) -PRANZO Pranzo 52 Pranzo TENNO l’origine del nome rimane dubbia. Alcune interpretazioni: 1) Ten/Then, dal celtico quercia 2) Tenne, dal tedesco aia 3) Ten presso i Celti e i Latini significava tenere GROM: altura, dosso (dal latino grumus, mucchio)- TENNO SALT DE LA VOLP: luogo tra la rupe di Tenno e la Toresela dove le pareti opposte si alzano e curvano ad arco avvicinandosi e formando un passo aereo. VANDRÌM: catino morenico (forse dal latino vannus, catino) -TENNOVERMION: luogo con presenza di ontani -TENNO- Tenno Tenno 53 COLOGNA E GAVAZZO COLOGNA: dal latino colonia, fattoria. Indica un gruppo di persone inviate ad occupare un luogo conquistato per meglio dominarlo. GAVAZZO: da gava, acqua corrente CÌNGOL ROS: roccia rossa (dal latino cingulum, cengia) -COLOGNAVALÙCLA: piccola valle che scende dalla Volta de No NOVINO: terreno di recente lavorazione (dal latino novus) -TRA COLOGNA E TENNOTEGIOLE: dal latino tegia, capanna, tettoia - COLOGNA- Cologna 54 Gavazzo Leggende della tradizione popolare legate ai toponimi BUS DE LA GIANA Si trova al di là della valle, sul Monte S. Martino, non molto lontano dagli scavi archeologici ed è un pozzo glaciale che sprofonda pericolosamente. La Giana era una strega vecchia e astuta che si divertiva a giocare brutti scherzi a chi si avventurava di notte per sentieri e mulattiere: lo faceva cadere per terra, sbattere contro i muri o sbagliare strada. Se la prendeva anche coi bambini cattivi o con quelli che non volevano andare a dormire per ascoltare le chiacchiere degli adulti. “Vegn la Giana e la te porta via”, era il ritornello. Lo avrebbe portato, naturalmente, nella sua tana: il “Coel de la Giana”. Rid. e adatt. “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola COEL DE LA GIANA È situato nella valle di Magnone, sul lato sinistro del torrente, dove ci sono le ultime cascatelle prima che l’acqua si plachi nei bacini della troticoltura. È una notevole rientranza nella roccia di escavazione fluviale che, a giudicare dai resti di fuochi che vi si trovano, deve essere servita come riparo alle persone colte di sorpresa dal maltempo. Rid. e adatt. “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola DOSS DE LE STRIE La tana della Giana ospitava anche le altre streghe o strie, delle quali la Giana era la più autorevole. Le loro riunioni o “sabba” (dal latino sabbatum) avvenivano sempre il sabato notte. 55 I luoghi delle loro riunioni erano le radure dei boschi e la cima pianeggiante del Doss de le Strie. A notte inoltrata, in fila, guidate dalla Giana, uscivano dal coel e risalivano la valle per recarsi a danzare sul colle. C’è chi afferma d’aver sentito dire dai vecchi che nella notte di luna sono state viste da alcuni. E possiamo anche credere che siano stati in fede, solo che la loro fantasia ha scambiato per veli di strega le nebbie risalenti per l’umida valle del Magnone e stagnanti sulla piana sommità del Doss de le Strie. Rid. e adatt. “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola FRATTA DEL TESORO Anche il nostro Comune ha il suo toponimo portafortuna: la Fratta del tesoro. Una lontana tradizione parlava di un tesoro nascosto lassù sulla cima del monte S.Martino che sovrasta il paese di Pranzo e la cosa aveva interessato, a più riprese, i giovani del luogo. I quali avevano iniziato a scavare, sognando di vedere luccicare, sotto le loro vanghe, il prezioso metallo in monete sonanti. Apparvero invece anfore, recipienti per il culto e monete perlopiù appartenenti all’epoca imperiale di Roma: il tesoro esisteva veramente ma non si trattava di quello immaginato dalla gente. Rid. e adatt. “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola TENNO Ten è oggi il capoluogo del comune, ma in origine Tèn fu il nome del poggio più alto della rupe su cui nel medioevo fu costruito il castello. Tèn appare come la leggera variazione dell’ etrusco Tin, che era la più grande divinità celeste degli Etruschi. Egli era il signore del cielo e il padrone del fulmine. Per questa divinità non poteva esserci, nella valle di Tenno, sede più appropriata dell’alta e tempestosa catena di bei monti che ha nome Tenera. Tenera significa infatti l’area, la sede, il cielo di Tin. Sulla terra Tin era il dio dei termini, il custode e il garante dei confini dei campi. Perciò a chi spostava i termini, lanciava i suoi fulmini più sanguigni. Riduz. e adatt. “L’onde etrusche nel Benaco”, C. Menotti 56 FONTI ORALI: genitori e nonni raccontano SALT DE LA VOLP È un luogo tra la rupe di Tenno e la “Toresela”, dove le pareti opposte si alzano e curvano ad arco avvicinandosi e formando un passo aereo. Sembra che di lì sia passato il Piccinino sulle spalle del suo fedelissimo servitore per mettersi in salvo e raggiungere Riva. Nicolò Piccinino era un condottiero al servizio dei Visconti di Milano e venne sconfitto nel 1438 a Tenno dai Veneziani in una delle tante battaglie per il controllo della città di Brescia. Il Piccinino era asserragliato all’interno del castello assediato: riuscì a salvarsi, sembra, fuggendo attraverso una porticina segreta del castello, ora murata, da cui si può raggiungere facilmente il sentiero di Gola, via di fuga più probabile rispetto a quella leggendaria del Salt de la Volp. Questa porticina si chiama appunto Portina del Piccinino. Ma perché Tenno era teatro di guerra tra Veneziani e Milanesi? Tenno si trova sull’antica Via Occidentale, passaggio obbligato che metteva in comunicazione il Lago di Garda con Brescia attraverso i passi Ballino eDurone. Fonte orale corredata da notizie raccolte nel libro “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola IL PICCININO Un’altra versione della fuga rocambolesca dal castello di Tenno del famoso condottiero, lo vede chiuso in un sacco e trasportato in spalla dal suo fedele servitore attraverso le linee nemiche. I normali controlli furono evitati perché si era diffusa la voce che era scoppiata la peste e venne fatto credere ai soldati che il Piccinino, nascosto nel sacco, fosse un morto di peste condotto alla sepoltura. Rid. e adatt. “Toponomastica di Tenno”, M. Odorizzi Coraiola 57 BUSSÉ Bussé prende il nome dalle piante di bosso che ricoprono tutto il dosso. Venivano usate per addobbare le vie dei paesi quando c’erano feste particolari (es. arrivo del nuovo parroco) perché il bosso è un sempreverde e ben si presta a questo utilizzo. DOS DE LE STRIE Sotto il Dos delle Strie ci sono degli anfratti dove vivevano gli uomini preistorici. Il nonno, quando andava a scuola, è stato in quel posto a scavare e ha trovato dei reperti che ha portato a scuola. Qualche altra persona assicura che quel luogo si chiama Dos delle Strie perché nei tempi passati la gente di notte vedeva le streghe a causa della fame. LE STRAMBEVIE Era un luogo dove si teneva l’assemblea della comunità di Ville del Monte. Vi partecipavano i capi famiglia dei paesi di Canale, Calvola, Pastoedo e Sant’Antonio che formavano la Vicinia Granda per stabilire delle regole che riguardavano l’uso dei terreni della comunità. LA CALCHERA Era il posto dove i nostri nonni cuocevano i sassi per fare la calce che serviva per imbiancare le case, disinfettare le stalle e fare la malta. 58 IL COEN DEI CENTENERI Il Còen dei Centenèri è un’ampia grotta che si trova a 800 metri di altitudine al passo di Treni, tra il monte Misone e il monte San Giovanni; è profonda una ventina di metri e alta circa 5 o 6, con vista verso il monte Baldo e il lago di Garda. Viene chiamato così perché si dice che i “Centenari” longobardi la usassero per ripararsi durante le caccia e al ritorno dalla valle del Lomaso. CANTA MARZO Quando mio nonno era un ragazzo c’ era un’ usanza molto particolare. Verso sera, dal primo al 31 marzo, i ragazzi di Tenno andavano sul Bussé e si dividevano in due gruppi per gridare la filastrocca che segue e che si chiama “Canta Marzo”. Un gruppo poneva le domande, l’ altro rispondeva. Per amplificare le voci, in modo da essere sentiti in paese, usavano degli imbuti. CANTA MARZO Marzo, marzo, è arrivato Marzo su questa terra, per maridar ‘na bela putela: Chi ela, chi ela? ‘Na bela zitela!! La Lucia (nome esemplificativo) de Frapporta. La darem… la darem … A chi la ghente da dar? … Al Pero della Lisa!!!! Era un momento dell’anno atteso con impazienza da tutti perché era un vero divertimento ascoltare queste unioni improbabili con l’aggiunta di commenti a volte esagerati, ma che avevano l’unico scopo di far ridere. 59 LA FORNAS Un tempo in questo luogo esistevano delle fornaci nelle quali si creavano e si cuocevano i mattoni e tegole per le case del posto. ACQUA DEI MALAI Si narra che il nome di questa sorgente sia dovuto al fatto che nei periodi di siccità l’acquedotto che portava l’acqua alle fontane di Pranzo erogasse poca acqua che oltretutto conteneva impurità (terra, animaletti…). Per questo motivo, in presenza di persone deboli o ammalate, la gente si recava fino alla sorgente detta appunto “Acqua dei malai” per attingere acqua fresca e pulita. LIBERE INTERPRETAZIONI POPOLARI S. Antonio di Val: si dice che dal capitello di Sant’Antonio di Val la gente del posto durante la guerra si difendesse gettando i sassi ai nemici che salivano dal sentiero di Gola. Gola: perché quando si saliva si aveva il fiato corto. Vermione: luogo dove si trovavano i vermi per andare pescare. Fontanelle: perché c’erano fontanelle d’acqua che usciva dal terreno. 60 Classe 4ª 61 62 Conosciamo il Bussè Noi alunni di classe quarta in corso d’anno siamo andati sul Bussè accompagnati dell’esperta di botanica Mariangela Ballardini per conoscere la flora del nostro territorio. Durante le uscite abbiamo avuto modo di osservare molte piante e di apprendere molte cose. Con l’intento di condividere con voi quanto imparato abbiamo realizzato questo cruciverba che vi invitiamo a risolvere. Chi poi si troverà in difficoltà potrà consultare con attenzione le fotografie che abbiamo scattato e trovare le informazioni necessarie. Volete raccogliere questa sfida? 63 64 65 1 1 Sul Bussè 7 2 3 4 8 con Mimma 4 11 5 6 13 2 5 9 14 7 8 12 6 10 9 10 11 12 3 13 14 15 Soluzione a pag. 68 66 ORIZZONTALI ORIZZONTALI 1. Animaletto che vive sugli alberi, munito di lunga coda. 2. Pianta grassa a forma di rosellina. 3. Arbusto con foglie ovali che in autunno si tingono di molti colori. 4. Albero con corteccia a scaglie rettangolari e foglie con nervature parallele. 5. Sempreverde che fa parte della famiglia delle querce. 6. Albero con foglie composte e semi alati. 7. Parassita che costruisce il suo nido sui pini neri e li fa morire. 8. Pianta del sottobosco che si sviluppa da un bulbo. 9. Sono i primi vegetali che abitano i sassi e possono essere di vari colori. 10.Le false foglie del pungitopo si chiamano… 11.Piantina dei muretti con fiorellini a forma di bocca di leone. 12.Pianta dei muri con fiori gialli a forma di trombetta. 13.Arbusto che si fa notare per la lucentezza delle sue foglie. 14.Albero che ci fornisce frutti saporiti e ricchi di grassi. 15.Terreno molto fertile risultato dalla decomposizione di foglie o animali. VERTICALI 1. Quercia che mantiene attaccate le foglie secche fintanto che le nuove gemme in primavera non le faranno cadere. 2. Servono ai funghi e ad altre piante per riprodursi. 3. Crescono rigogliose nei pressi delle malghe. 4. Una pianta invasiva che sta prendendo il sopravvento su tutte le altre. 5. Un’ erba dura e appuntita che riesce a crescere sulle rocce. 6. Piccole macchie che troviamo sulla faccia inferiore di alcune piante del sottobosco. 7. La pianta da cui ha preso il nome il Bussè. 8. Animale che scava buche in cui depone i suoi escrementi. 9. Smacchiatore che si ricava dal terebinto. 10.Piantina del sottobosco che ci regala rossi e saporiti frutti. 11.Il muschio talvolta assume una forma a cuscinetto detta… 12.Pianta con fiori rossi ad ombrella con lo stesso nome di quella usata in erboristeria per le sue proprietà sedative, antispasmodiche e antinevralgiche. 13.Lo strano nome di una felce. 14.Semi saporiti che si nascondono all’interno di pigne. 67 SOLUZIONE DEL CRUCIVERBA A PAG. 66 ORIZZONTALI 1. scoiattolo 2. semprevivo 3. scotano 4. carpino 5. leccio 6. orniello 7. processionaria 8. ciclamini 9. licheni 10.cladodi 11.cimbalaria 12.colombina 13.ligustro 14.noce 15.humus. 68 VERTICALI 1. roverella 2. spore 3. ortiche 4. ailanto 5. festuca 6. sori 7. bosso 8. tasso 9. trementina 10.fragole 11.pulvino 12.valeriana 13.capelvenere 14.pinoli Classe 5ª 69 70 Alla scoperta dei tesori del nostro territorio Gli alunni della classe 5°, camminando piacevolmente lungo antichi sentieri, accompagnati dalle insegnanti e dall’esperta Carmen Picciani del Centro Studi Judicaria, hanno imparato ad osservare e ad interpretare segni del passato, preziosi tesori artistici e culturali, aspetti geografici e antropologici del nostro ambiente. Sicuramente questo li ha resi più consapevoli della bellezza e dell’importanza storico-culturale del nostro territorio e quindi più responsabili e attenti per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente naturale, culturale e paesaggistico. Con l’intento di presentare, far conoscere ed amare Tenno e le sue bellezze hanno deciso di pubblicare immagini e descrizioni dei luoghi visitati sul sito: http://tenno.crowdmap.com che vi invitano a visitare. Per incuriosirvi e stimolarvi a farlo vi offrono questo “piccolo assaggio”… IL CASTELLO DI TENNO Era simbolo di potere e di forza che metteva in evidenza, anche visivamente, la superiorità del Signore che vi abitava rispetto alle altre persone che vivevano sul medesimo territorio. Le sue origini le troviamo lontane nel tempo. Una grande roccia,che il passaggio dei ghiacciai non è riuscito a distruggere, si alza erta a picco sul Basso Sarca e sul lago di Garda. La sua posizione è strategica: dalla sua sommità si domina tutta la zona circostante e le rocce scoscese rendono difficoltoso l’avvicinamento da qualsiasi punto. Già liguri, etruschi e antichi romani avevano indi71 viduato questa rupe come luogo strategico per costruirvi un fortilizio, così come in seguito fecero longobardi, conti e principi vescovi. Infatti sono numerosi i potenti che nel corso dei secoli combatterono per impossessarsi del castello e avere così il controllo delle terre, della popolazione e delle strade. Infatti dal lago di Garda salivano più vie che, passando lungo il castello, collegavano il porto di Riva con le valli del Trentino, permettendo il passaggio di merci importanti come il sale e le spezie da Venezia, il grano dalla pianura Padana, il ferro da Pejo, il legname. Dai primi anni dell’800 il castello, ormai privo di importanza militare e in decadenza, venne acquistato da privati e trasformato in residenza. La torre del castello, alta 48 m, crollò la mattina dell’ 8 aprile 1920. NELLE VICINANZE DEL CASTELLO… Una volta si chiamava “allo spiazzo” il luogo dove si trovano le fontane all’esterno di Frapporta. Una prima fontana sembra sia stata fatta costruire a spese del Cardinale Adriano Castellasi all’inizio del XVI secolo proprio vicino alla sorgente da cui scaturisce l’acqua che le alimenta. Sappiamo che le fontane attuali furono costruite nel 1873 quando, anche nel Tennese, si iniziarono a costruire gli acquedotti che portavano acqua pulita a tutte le fontane del paese. Il signor Marocchi ci ha indicato una piccola porta nel muro che sostiene la strada e ci ha detto che la sorgente si trova a pochi passi dal ristorante “Alla Croce”. La loro posizione all’esterno del borgo permetteva anche a chi era di passaggio di fermarsi,abbeverare gli animali e dissetarsi. Le fontane si trovano infatti lungo l’antica via di Soprè. Presso la fontana di Frapporta oppure al capitello posto “fra il Piano e il Borgo di Tenno” si riuniva la Regola Generale, composta dai capifamiglia della comunità. Essa amministrava i beni comuni che appartenevano a tutta la comunità, le proprietà indivisibili come strade, acqua, pascoli e boschi. In caso di disaccordi tra le singole “ville”, aiutava a trovare una soluzione pacifica. Era inoltre incaricata dei rapporti con la Pieve e il Signore o rappresentante del vescovo che viveva nel castello. 72 BORGO DI FRAPPORTA E CHIESA DI S. LORENZO Il borgo era protetto da spesse mura di pietra e vi si entrava attraverso una porta che veniva sempre controllata, giorno e notte, da soldati. L’ingresso al borgo veniva protetto da un’ulteriore grata che veniva fatta scendere dall’alto: le scanalature sono ancora riconoscibili ai lati dell’avvolto. La chiesetta che vediamo oggi risale al XII secolo, anche se tracce di una chiesa più antica sono visibili all’esterno e ci raccontano di una chiesa costruita già tra i secoli VIII e IX d.C. A fianco alla chiesa si trova il piccolo cimitero. All’ esterno gli stipiti delle finestrelle sono in pietra scolpita: si riconoscono nodi e intrecci curiosi, roselline e pavoni. Sono un indizio importante del passaggio anche a Tenno del “popolo dalla lunga barba e dalle lunghe alabarde”: i Longobardi. Ciò significa che una prima chiesa fu costruita almeno tra i secoli VIII e IX d.C. Dopo essere stata sconsacrata al tempo di Napoleone e poi dal governo italico, la chiesa viene nuovamente consacrata nel 1840. La scritta e lo stemma cardinalizio sopra la porta principale della chiesa di S. Lorenzo ricordano il cardinale Adriano e la sua generosità: a sue spese fece costruire il piccolo porticato davanti alla chiesetta dove, al riparo dalle intemperie o dal sole, potevano soffermarsi i tennesi che si erano recati alla messa. La chiesa fu affrescata da Giuliano d’Avanzo di Verona nel 1384. Gesù è seduto su un trono, ha grandi occhi spalancati e una mano alzata in segno benedicente, un libro in mano. Indossa una veste rossa e sulla testa è stata dipinta un’ aureola bianca. Attorno a lui i simboli dei 4 evangelisti: il leone alato, l’aquila, l’angelo e il toro Anche nel cimitero vicino alla chiesa di San Lorenzo ci sono i cipressi, alberi che per gli antichi greci simboleggiavano l’eternità. La loro forma alta e snella sembrava collegare la terra e il cielo, gli esseri umani e gli dei! 73 Conoscere la storia dal vivo Introduzione di Guido Omezzolli Il progetto “4 mosse x conoscere Tenno” ha preso in considerazione anche la visita e lo studio di alcuni capitelli del nostro territorio. Ben felice di collaborare, mi son reso disponibile ad accompagnare i ragazzi delle classi 4° e la 5° alla scoperta di queste antiche testimonianze. Dopo le uscite in loco, il “percorso” è continuato in classe con gli elaborati che gli alunni hanno prodotto con l’insegnante di italiano: leggende ideate dai leggendari di classe quarta, poesie dai poeti di classe quinta. Quanta è stata la mia meraviglia quando mi son trovato a leggere quei testi! Meraviglia e sorpresa di quanto loro hanno letteralmente “rubato” alle mie spiegazioni quand’eravamo lì seduti a capannello davanti al capitello o affresco! Dentro le leggende e le poesie son confluiti, miscelati dalla loro fantasia, tutti gli elementi, storici, agiografici, architettonici, paesaggistici, folcloristici... nulla è andato perso!! 74 I capitelli I capitelli sono opere di carattere artistico-architettonico presenti anche sul nostro territorio. In Trentino e in Veneto i capitelli sono “contenitori a tema religioso” o raccontano un avvenimento. Sono stati posti solitamente in punti di passaggio allo scopo di trasmettere un messaggio a chi passava di lì. Guido Omezzolli ci ha accompagnati a visitarne alcuni e, grazie a lui, oggi noi possiamo raccontare e scrivere dei capitelli della nostra zona. Capitello nel centro storico di Tenno Dedicato ai caduti della guerra, ma nel passato probabilmente a S. Libera o alla liberazione dalla peste, questo capitello si trova sulla strada principale del paese di Tenno, ai piedi del castello. In particolare è stato posto sull’incrocio di più strade dove può essere visto da molte persone quotidianamente. È un capitello molto antico: la struttura è quella tipica dell’800 con una tela dipinta nella nicchia. Dopo il restauro del 1980 è stato dedicato ai soldati con una raffigurazione del pittore Giovanni Lancinotti. Sulla destra del capitello, inizia il sentiero di “Gola” un tempo molto frequentato perché portava verso Cologna, Gavazzo e Riva del Garda. 75 “El Crist de la via vecla” “La Crocifissione” (1400 circa) Realizzato sulla strada che dal centro di Tenno porta in campagna passando per la “vecchia via” che corrisponde all’antico tracciato della strada romana, era la via principale, un tempo molto frequentata. Al centro è raffigurato il Cristo sulla croce. Ai suoi piedi pregano Maria sulla sinistra e San Giovanni Minore sulla destra; essi sono ritratti in grandi dimensioni perché personaggi importanti. Più piccoli vengono rappresentati Santa Maria Maddalena e San Pietro con in mano le chiavi del Regno dei Cieli. In alto, sulla cornice, due angeli suonano la tromba per annunciare la resurrezione dopo la morte. La nostra interpretazione fantastica... EL CRIST DELA VIA VECLA Parecchi secoli or sono, nel castello di Tenno viveva il principe Pietro, figlio del re Federico. Era un bambino molto curioso, coraggioso e umile. Un bel mattino di primavera, quando l’aria è tiepida e colma di luce, colori e cinguettii, Pietro, giocando in giardino, inciampò in un oggetto strano, seminascosto in un’aiuola di tuli76 pani variopinti e profumati, regno delle farfalle. Immediatamente fu abbagliato da un luccichio. Incuriosito, si chinò e scoprì che era una chiave d’oro molto grande e di forma strana: assomigliava infatti ad un’ala d’angelo. La raccolse e velocemente rientrò nel castello. Fortunatamente il re e tutta la corte erano impegnati in un’assemblea con il popolo perciò lui, approfittando della situazione, cominciò subito a cercare la serratura “appropriata” anche nelle stanze “proibite”. Cercò, provò, ma invano! Decise allora di salire le scale che portavano alla torre più alta della reggia, ma improvvisamente sentì un rumore di passi. Allora velocemente si introdusse in una stanza proibita, sbarrò la porta con una vecchia armatura, e si avventurò all’interno. Fu subito attratto da un bellissimo quadro dipinto con colori abbaglianti come la lucente chiave e che raffigurava una tromba dalla quale uscivano dei fiori a forma di note musicali. Alzò gli occhi verso l’alto e notò che il soffitto era “tappezzato” da disegni astratti e mentre pensava a cosa potessero rappresentare, sbatté contro il magnifico dipinto il quale traballò e cadde. Stupito, Pietro si accorse che nascosta dietro il quadro c’era una porta d’argento. Attirato dalla sua bellezza provò ad infilare la chiave e la porta si spalancò. Con un po’ di timore entrò e si trovò in un luogo indescrivibile: un giardino avvolto in un chiarore argenteo. Ma la cosa che lo attrasse di più furono due leggiadri angeli che stavano accanto ad un laghetto nel quale nuotavano, in acque limpide e trasparenti come l’aria del mattino, due eleganti e candidi cigni. Gli angeli indossavano azzurre tuniche ricamate d’oro e suonavano la tromba spandendo nell’aria una soave melodia. Pochi attimi dopo, un soffio di vento leggero sollevò Pietro da terra e lo trasportò davanti ad un trono rivestito d’oro sul quale era seduta Maria. La Madre lo informò che era arrivato nel Regno dei Cieli:un posto serafico, pieno di tenui colori. All’improvviso cominciò a cadere una pioggia fitta, fitta, grossi nuvoloni scuri cominciarono a coprire il cielo azzurro fino a farlo diventare nero e cupo come le tenebre. Poi la pioggia cessò, le nubi si ritirarono e comparve un magnifico arcobaleno seguito da un uomo molto anziano: Dio. Sull’arcobaleno camminavano leggeri come petali di rosa San Giovanni Minore e Santa Maria Maddalena, sotto l’arcobaleno apparve Gesù in croce. Si sentì uno sbatter d’ali: era un unicorno bianco come la neve in groppa al quale c’era un angelo che, preoccupato, avvisò Pietro che suo padre lo stava cercando e che era in guai seri. Gli angeli lo aiutarono: suonando un’altra dolce melodia lo addormentarono e poi lo adagiarono ai piedi di un melo fiorito del suo giardino. Quando Pietro si svegliò non ricordava più nulla; allora,gli angeli, sapendo che il principe non avrebbe mai più vissuto un momento 77 come quello, decisero di costruire un capitello che lo ricordasse insieme ai personaggi religiosi che gli erano apparsi. Lo posizionarono su una parte di muro della “Via Vecla”, un antica strada romana che dal centro di Tenno porta nella campagna, una via, a quel tempo, molto importante e frequentata. E ancor oggi “EL CRIST DE LA VIA VECLA” è lì a testimoniare ciò che vi abbiamo appena raccontato. Stupito Pietro si accorse che nascosta dietro il quadro c’era una porta d’argento. Attirato dalla sua bellezza provò ad infilare la chiave e la porta si spalancò… Con un po’ di timore entrò e si trovò in un luogo indescrivibile: un giardino avvolto in un chiarore argenteo… La Madre lo informò che era arrivato nel Regno dei Cieli: un posto serafico, pieno di tenui colori. Un soffio di vento leggero lo sollevò da terra e lo trasportò davanti ad un trono rivestito d’oro sul quale era seduta Maria… I LEGGENDARI della classe quarta: Alillari Serena - De Oliveira Kevin - Pozzer Ilaria- Risatti Riccardo - Salvini Letizia - Zanoni Victoria 78 ... e in versi EL CRIST DELA VIA VECLA el vedem tut scolorì, El capitel del Crist dela via vecla ma de sicuro la so beleza lè colocà sula straa vecia per noialtri l’è ancor ‘na gran richeza. che ‘na volta l’era quela principal e che la porta en mez ai prai. La va su vers Vile del Mont e tanti bò ghè pasà,ma mai bisont. Al zentr del capitel ghel Crist en cros con ai pei la Madona e San Giovan, ghe anca San Pero che ‘l gà ‘n man le ciavi del paradis e Santa Maria Madalena che la varda ‘l “Crocefis” e per finir ghe ‘ i angei en zima ala cornis che ‘i sona le trombe per anunziar la resureziom del Crist. ‘Na volta i diseva che portava bem fermarse lì davanti e pregar tuti quanti. Pasava i cari pieni de fem da sfamar le bestie, e i paesani i diseva ‘na preghiera per no’ petar ‘en tera. Pasava i contadini coi bovini e i sengenociava davanti a quei “santini”. El capitel l’era tut colorà: col marmo ros I poeti di classe quinta: come ‘n autun el bosc Alì Raseb e se te alzi ioci en aria Barberi Alessia te vedi l’arenaria. Baroni Francesco En zima al capitel i gavea fat scolpir Menotti Alice do bele foie per abelir. Zaman Ali Hamza Se ades pasem de lì 79 ‘Na volta i diseva che portava bem fermarse li davanti a pregar tuti quanti. … … e i paesani i diseva ‘na preghiera per no petar en tera. Paseva i contadini coi bovini E i se ‘nginociava davanti a quei “santini”. … ghè anca san Pero che ‘lg’ha ‘n man le ciavi del paradis… … e per finir ghè i angei en cima a la cornis che i sona le trombe per anunziar la resureziom del Crist. 80 Il capitello di Sant’Antonio Se dal centro di Tenno si prosegue verso sud, alla fine del paese si giunge ad un sentiero un tempo molto frequentato da carri e persone a piedi, che porta nei campi, a Volta di No e a Riva del Garda, Qui è stato scolpito nella roccia un capitello (1500 d.C. circa). Alla fine dell’800 è stato rifatto. Nella nuova risistemazione troviamo raffigurato Sant’Antonio da Padova in ginocchio davanti a Gesù Bambino; il Santo sul capo ha la “torsura” (la parte alta della testa senza capelli) simbolo di povertà e ai piedi giglio, simbolo di purezza. Coloro che passavano davanti al Santo lo ringraziavano per il viaggio appena terminato o chiedevano sostegno e conforto per il viaggio appena iniziato. Osservando attentamente si può anche intravedere una piccola parte di affresco dell’epoca. Sul dipinto sono presenti buchi di mitragliatrice, sparati dai soldati tedeschi. Questo capitello è stato recentemente restaurato da Guido Omezzolli, una delle nostre preziose guide. 81 La nostra interpretazione fantastica... SANT’ANTONI Tanti e tanti anni fa esisteva a Tenno “la via dei campi”: un sentiero a sud del paese molto frequentato da persone a piedi che si recavano a Volta di No e a Riva del Garda, ma anche da contadini che lo percorrevano con i carri trainati dai buoi per recarsi nei loro campi coltivati. Era una strada tortuosa, soleggiata, ai bordi della quale, a primavera, spuntavano fiori di campo dai colori allegri e dai profumi delicati. Solo dietro ad una curva crescevano parecchi cespugli ed i contadini, al tramonto, quando, stanchi e sudati, tornavano verso casa, arrivati in quel punto, cominciavano a tremare. Sicuramente vi chiederete il perché. Per colpa dei rovi? Forse le spine si conficcavano negli zoccoli dei buoi? Assolutamente no! Dovete sapere che proprio lì, dietro quella curva, si nascondevano dei furfanti che cercavano in ogni modo di rubare il raccolto di cui erano carichi i carri. Nel castello che sorgeva poco distante vivevano due principi, due fratelli gemelli che rappresentavano la Bontà e la Cattiveria. Uno si chiamava Satana e solo a vederlo faceva paura: sulla sua testa spuntavano due corna ruvide e verdi come il dorso di un rospo ed affilate come una spada. Sul viso rosso come lava incandescente spiccavano due occhi enormi simili a carboni ardenti; indossava sempre abiti rossi come il sangue e teneva stretto nella mano destra un forcone. L’altro, invece, Antonio era umile e gentile con tutti, amava i fiori, soprattutto i gigli che rappresentavano la purezza del suo cuore e che crescevano spontanei tutt’intorno alla reggia. Ultimamente era diventato molto povero perché aveva donato ogni sua ricchezza ai meno fortunati del paese e perciò era molto amato da tutta la popolazione. Satana, invidioso e perfido, non sopportava tutta quella bontà e tutto quell’amore così un giorno, arrabbiatissimo, creò un vulcano che subito cominciò ad eruttare “semi di rovi” i quali, appena toccavano terra, immediatamente si trasformavano in cespugli altissimi e spinosi e che trasformarono ben presto il paese in una boscaglia selvatica. Antonio supplicò il fratello di smetterla: i campi coltivati erano spariti e i contadini morivano di fame. Satana, anziché rispondergli, gli sputò addosso lingue di fuoco che gli bruciarono tutti i capelli al centro della testa. A questo punto, Antonio, disperato, chiese aiuto a Gesù Bambino il quale gli inviò una stupenda colomba bianca come la neve. Quando l’uccello aprì il becco per cantare, anziché spargere nell’aria il suo canto, cosparse tutti i rovi di una polverina lucente come una stella e morbida come il velluto. 82 In un attimo tutti i cespugli scomparvero ed iniziarono a spuntare ovunque erba, fiori, alberi. Ma un po’ di polverina, trasportata da una leggera brezza, finì sul capo di Satana il quale si dissolse nel nulla. Antonio, felice, organizzò una gran festa nella piazza principale del paese ed invitò tutti i contadini, i quali, riconoscenti, gli dedicarono un capitello che innalzarono proprio su quel sentiero e decisero anche che Antonio sarebbe stato il loro protettore. Ma un triste giorno lo spirito di Satana, ancora pieno di rabbia, per vendicarsi, scagliò il forcone sul capitello lasciandolo pieno di “buchi”. Poi, a causa dell’ enorme collera che ancora c’era in lui, si mutò in cenere e di lui non si seppe più nulla. Così ancor oggi se vi capita di passare di lì vedrete che… … vivevano due principi, due fratelli gemelli che rappresentavano il Bene ed il Male. Antonio … era umile e gentile con tutti, amava i fiori, soprattutto i gigli che rappresentavano la purezza del suo cuore… Antonio, disperato, chiese aiuto a Gesù Bambino il quale gli inviò una stupenda colomba bianca come la neve … In un attimo tutti i cespugli scomparvero ed iniziarono a spuntare ovunque erba, fiori, alberi … I LEGGENDARI della classe quarta: Balsamo Mirko - Berto Luca - Menotti Teresa - Parolari David - Pozzer Ilaria - Tarolli Devid 83 ... e in versi LA BELLEZZA DI TENNO Benvenuto nel tennese o capitello mitragliato che la guerra hai passato e dove il pellegrin a lungo si è fermato ed ha pregato! Sant’Antonio, il padovano, la sofferenza ha curato, ma poi s’è ammalato, la sua torsura da poverello perpetuata è nel capitello. Il suo giglio profumato, simbolo dell’amore che egli ha donato, per la vita l’ha accompagnato e la purezza del suo cuore ha segnato. Inginocchiato accanto a Gesù Bambino lui è rappresentato mentre a pregar cominciava affinché nessuno s’ammalava. Percorrean carri e buoi quel sentier davanti agli occhi suoi per i viaggi a lui si rivolgean così che gli incidenti non accadean. Una lamiera un poco bucata oggi a noi è restata, qui a Tenno la possiamo ammirar come un antico esemplar dove ancor ora, se vuoi, puoi pregar. 84 I poeti di classe quinta: Bonora Martina Fambri Elias Garzotto Siria Giacon Elena Miori Davide … o capitello mitragliato che la guerra hai passato e dove il pellegrin a lungo si è fermato ed ha pregato. … per la vita l’ha accompagnato e la purezza del suo cuore ha segnato. … Percorrean carri e buoi quel sentier davanti agli occhi suoi per i viaggi a lui si rivolgean così che gli incidenti non accadean. 85 Affresco: San Rocco e la Madonna Esplorando una località chiamata “Dos de le Strie”, zona rocciosa con diverse grotte e caverne, si può incontrare un capitello affrescato direttamente sulla roccia. Oggi lo dobbiamo osservare da un punto di vista diverso rispetto a quello originale: la strada ora infatti si è alzata di livello ed il capitello si presenta all’altezza del terreno; in origine si pregava e si osservava guardandolo posto invece in alto. L’affresco, non ben conservato, è stato dipinto su una superficie piana, scolpita nella roccia. Nelle parti di affresco ancora visibili possiamo osservare San Rocco e Maria. Di Maria è facile riconoscere la figura del viso, i capelli, il panneggio del vestito. Sulla sinistra, la figura di San Rocco appare molto deteriorata. Il santo è riconoscibile per il cagnolino e il bastone con il campanellino, utilizzato dagli appestati per avvisare del loro arrivo. San Rocco era figlio di un nobile francese che, dopo un pellegrinaggio a Roma si converte, prende i voti e si dedica ad aiutare e curare gli appestati. Quando si ammala di peste viene allontanato dal paese, si ritira in campagna e va a vivere in povertà, in una baracca. La storia racconta che in questo periodo riesce a nutrirsi grazie ad un cagnolino che ogni giorno gli portava del pane. Il Santo viene dipinto nell’atto di alzare le vesti per mostrare le piaghe della peste sanguinanti sulle gambe. Una terza aureola è probabilmente riconducibile a S. Sebastiano 86 La nostra interpretazione fantastica... IL MISTERO DEL “DOS” Moltissimi anni fa viveva a Tenno una ragazzina di nome Maria che abitava assieme ai suoi genitori in una casetta al limitare del bosco. Lei aveva un cuore di ghiaccio: era invidiosa e gelosa di tutto e di tutti ed amava i colori cupi e tetri, al contrario i suoi cari genitori: Anna e Beniamino adoravano il sole ed avevano un cuore d’oro, ma erano purtroppo entrambi molto malati e per questo motivo dovevano mandare la figlia da sola tutti i giorni ai mulini a macinare il grano. Un brutto giorno i suoi cari morirono e per la prima volta in vita sua Maria pianse. Ogni giorno, per andare alle macine, doveva percorrere una strada che costeggiava “El dos dele strie”: una collinetta a forma di lucertolone, una zona rocciosa con diverse grotte e caverne che le metteva addosso tanta paura perché da piccola Anna e Beniamino le avevano raccontato che proprio in quel luogo vivevano delle terribili streghe che con i loro occhi pieni di crudeltà distruggevano i campi ed avvelenavano le persone. Quell’inverno il gelo si era impadronito del terreno, ma Maria portò comunque del grano al mulino e una gelida mattina le parve di intravedere un cappellaccio nero come l’oscurità dietro un rovo di spine. Si spaventò a morte e corse rapidamente al mulino e per fortuna, sulla strada trovò il saltaro che la tranquillizzò. Quella notte, in sogno, le apparve ancora quel misterioso copricapo, allora si fece coraggio: uscì di casa e si diresse verso il rovo. Si avvicinò troppo e due streghe, brutte come rospi, la catturarono imprigionandola in un sacco di iuta che poi richiusero con un cordone che prima avevano immerso in una pozione malefica preparata con: ali di pipistrello, zampe di piccioni, antenne di scarafaggio, pelle di lucertola, lombrichi e per finire una ciocca di capelli di strega. La portarono nella loro grotta e per cena le diedero un piatto di minestrone da cui fuoriusciva un fumo verdastro. Lei lo mangiò fino all’ultima cucchiaiata e subito si sentì diversa: era diventata una strega! Quella notte, prima di addormentarsi, ebbe una visione: i suoi genitori le apparvero davanti al letto bisbigliandole all’orecchio queste parole: - Vattene di qui! Torna a casa e non rimettere più piede in questo posto orribile! Poi si dissolsero! Tutto ciò colpì molto Maria lasciandola sconvolta; decise allora di scappare e, allo scoccare della mezzanotte, quando i pipistrelli che popolavano la caverna cominciarono a volare sopra la sua testa emettendo i loro acuti stridii, corse all’entrata del tugurio e fuggì. Proprio in 87 quel momento scoppiò un furioso temporale con lampi, fulmini, saette e tuoni rimbombanti. Subito le streghe si svegliarono di soprassalto e andarono immediatamente a controllare in camera di Maria. Appena si accorsero della sua fuga, furenti, le scagliarono addosso uno, due, dieci fulmini, ma inutilmente: lei, con grande agilità, riuscì a schivarli tutti. La notte era nera come la pece e lei non riusciva ad orientarsi e a ritrovare la strada di casa. Camminò, camminò, finchè, sfinita, cadde a terra e si addormentò accanto ad un cespuglio di rovi. Purtroppo non si rese conto di aver girato a vuoto e di essere ritornata sul “dos dele strie”! Il mattino seguente, al sorgere del sole, il cielo era limpido ed un raggio illuminò la sua figura, così le streghe si accorsero subito della sua presenza e la catturarono nuovamente mentre ancora dormiva. Questa volta la incatenarono in una prigione sotterranea, umida, buia e infestata di topi. I suoi genitori, questa volta, chiesero aiuto alla Madonna che mandò San Sebastiano a liberarla, ma quando le streghe scoprirono chi era il “salvatore” gli lanciarono delle frecce avvelenate che lo colpirono in pieno petto e dopo pochi istanti il santo morì. Maria piangeva continuamente ed un giorno una lacrima si posò sulle catene che la imprigionavano spezzandole. Immediatamente, ne approfittò e scappò mentre le streghe stavano preparando un’altra pozione malefica che questa volta doveva colpire il paese di Cologna. Lei, questa volta, riuscì a tornare a casa, sbarrò la porta e non uscì per una settimana. Nel frattempo le streghe riuscirono a diffondere la peste a Cologna!!! Il castellano di Tenno, per evitare che i suoi paesani si ammalassero, mandò in ogni casa un piccione viaggiatore, con attaccato alla zampetta un messaggio, nel quale ordinava a tutta la popolazione di non uscire in strada in modo da evitare il contagio. In quei terribili giorni le strade erano deserte, si aggirava soltanto un tenero cagnolino sconosciuto a tutti il quale si fermava solo davanti alla porta di Maria. Una mattina lei dischiuse la porta e lui entrò, le rubò una pagnotta e, stringendola fra i denti, se ne andò. Incuriosita, lo seguì finché giunsero nel paese appestato, percorsero la strada principale ed arrivarono in campagna dove la ragazza vide un rogo sul quale stavano bruciando gli indumenti degli infetti e lì accanto, seduto ai piedi di un ulivo, c’era un uomo: San Rocco, anche lui colpito dalla peste. Il cane gli diede la pagnotta e lui cominciò a mangiarla. Accanto a sé aveva il bordone, il classico bastone degli appestati con un piccolo campanello attaccato sulla cima. Al bordone era appesa anche una zucca svuotata e riempita d’acqua che il santo sorseggiava un po’ alla volta. Maria, che intanto si era nascosta dietro un muretto a secco, sfidando il pericolo, gli si 88 avvicinò e lui alzò le vesti e le mostrò le piaghe sanguinanti della peste che aveva sulle gambe. Quando si accorse che la ragazza non scappava terrorizzata, le chiese se voleva sedersi accanto a lui. Lei accettò ed il malato cominciò a raccontarle la storia della sua vita. Mentre lui parlava Maria si sentiva strana, molto strana… Poi capì: il santo le aveva tolto il maleficio, era tornata quella di prima! No, anzi, era addirittura diventata buona!!! Da quel giorno, ogni giorno, mise in bocca al cagnolino una pagnotta che l’animale portò al suo padrone fino a quando questo morì di peste. Allora Maria, per ringraziare la Madonna, San Sebastiano e San Rocco, i suoi salvatori, fece realizzare un affresco che li rappresentava proprio sul “dos dele strie”. Ancor oggi, se passate di lì, potete ammirare questo capitello, ma… attenti alle streghe ed ai loro malefici!!! … si fece coraggio, uscì di casa e si diresse verso il rovo. Si avvicinò troppo e due streghe, brutte come rospi, la catturarono imprigionandola. Maria piangeva continuamente ed un giorno una lacrima si posò sulle catene che la imprigionavano spezzandole. Intanto che lui parlava Maria si sentiva strana, molto strana… Poi capì: il santo le aveva tolto il maleficio, era tornata quella di prima. No, anzi, era addirittura diventata buona! I LEGGENDARI della classe quarta: Alillari Serena - De Oliveira Kevin Prandi Nicola - Risatti Riccardo - Salvini Letizia - Zanoni Victoria 89 ... e in versi ALLA SCOPERTA DEL” DOS DELE STRIE” Del “Dos dele strie” il capitello rovinato sì, lo sappiamo, ma ornato da un prodigioso praticello dove i bei tempi rimpiangiamo, ricordiamo le vite passate da questa maestosa opera: tutti pregavano, nessuno dormiva e la speranza di trovar qualcuno … svaniva. Sul capitello di cui vi parliamo il viso e le vesti di Maria possiamo osservare ed infine riconosciamo San Sebastiano e San Rocco, da non dimenticare! San Rocco, lo sappiamo, è il protettore degli appestati accanto a lui scopriamo, rifugiati si son gli ammalati. Di lui gli oggetti tutti insieme non scordiamo ed ancora i dispetti. alla nostra mente rivolgiamo. Del suo cagnolino apprezziamo il valore, gli portava un panino ogni giorno alle stesse ore. Come dei libri le saghe uguali a questa tradizione, San Rocco aveva le piaghe, ma anche un bastone: il bordone. Attaccata alla cintura, 90 per lui, essenziale era la zucca di cui non dovete aver paura, come l’attore quando si trucca. Posata sul petto una conchiglia da pellegrino a San Rocco apparteneva l’oggetto simbolo di riconoscimento del suo cammino. San Sebastiano ancor sicuri non siam che sul dipinto resti ancora, ma se volete capir, possiam portarvi lì, or ora. Il “Dos dele strie”, di cui la verità conosciamo, stregoni e stregonerie ancor lì incontriamo. Rosso come il cielo al mattino, rosa come fantasie, nero come il fumo del camino: questo è il capitello del “Dos dele strie”. I poeti di classe quinta: Fruner Melissa Gauto Guadalupe Remia Margherita Tomasini Valeria Valentini Anna Come dei libri le saghe uguali a questa tradizione, San Rocco aveva le piaghe… Del suo cagnolino apprezziamo il valore, gli portava un panino ogni giorno alle stesse ore… … accanto a lui scopriamo rifugiati si son gli ammalati. 91 Dipinto in via delle Cesure (chiusure) Questa dipinto si trova nel centro storico di Tenno. Il termine “cesure” da “chiusure”, sta ad indicare i muretti a secco che chiudevano gli orti o i campi e che un tempo servivano ad impedire agli animali di invadere i coltivi. Nel punto che un tempo segnava il confine tra il paese abitato e le campagne, è stato dipinto un capitello con un’immagine sacra allo scopo di rassicurare i passanti giunti in paese. Non è un affresco ma una tempera che risale ad un periodo compreso tra fine ‘700 e primi ‘800. Si trova sulla facciata di una casa signorile i cui proprietari potevano permettersi di realizzare una tale opera sulla propria abitazione e presenta una cornice riccamente decorata. All’interno è rappresentata la Madonna su una nuvola con in braccio Gesù Bambino. La parte in basso, molto deteriorata, con tutta probabilità ospitava altre figure di santi. 92 La nostra interpretazione fantastica... Alle porte di Tenno: LE CESURE Nei tempi andati esisteva (ma esiste ancora) un piccolo paese di nome Tenno, un luogo su cui si era abbattuta una grande siccità che aveva rovinato il raccolto. A causa di ciò, gli abitanti erano caduti in miseria ed erano costretti a fare grandi sacrifici per sopravvivere. Anche agli animali superstiti non era toccata una sorte migliore: le poche capre e mucche non producevano più latte e quindi non si potevano mungere, le pecore non venivano tosate tanto era spelacchiato il loro pelo, i buoi non trainavano più i carri perché non ne avevano la forza e non si poteva nemmeno “ tirare il collo” a qualche gallo o gallina da quanto erano magri! Perciò ogni contadino lasciava il suo misero bestiame libero di invadere gli altri coltivi (i campi coltivati) nella speranza che trovasse cibo per sfamarsi. Così facendo, però, cominciarono a litigare fra di loro e ad andare continuamente dal re, che abitava il castello, a lamentarsi. Il sovrano non riusciva a trovare una soluzione a questo problema e ogni volta li rimandava a casa molto delusi. Per fortuna, nel punto che a quei tempi segnava il confine tra il paese abitato e le campagne, viveva una nobile e ricca famiglia, formata da marito e moglie, che non sapeva assolutamente cosa volesse dire essere poveri. Possedevano entrambi un grande cuore ed erano molto tristi nel vedere come stavano vivendo i paesani ed anche perché da anni desideravano avere un figlio che però non era mai arrivato. Un giorno a Luigi, il capofamiglia, venne un’idea e andò in segreto a parlarne con il re. Quando fu alla presenza del grande signore gli disse: - Maestà nel nostro paese deve tornare la pace! Dobbiamo assolutamente fare qualcosa: io propongo di costruire dei muretti a secco in modo che gli animali non distruggano le coltivazioni degli orti e della campagna. Il re approvò e subito tutti gli uomini del paese, aiutati anche dalle donne e dai bambini, cominciarono la costruzione e Luigi contribuì pagandoli con monete d’oro. I muretti a secco vennero innalzati e con i soldi ricevuti la popolazione riuscì a tirare avanti per qualche tempo, ma poi il denaro finì. Il nobile uomo continuava a pensare a come aiutare il paese, ma non riusciva proprio a trovare una soluzione. Passava le notti in bianco cercando di risolvere questo grave problema, pregava molto e piangeva per la brutta sorte che aveva colpito i suoi compaesani. Un giorno, la Madonna, ammirando i gesti nobili di Luigi e la sua disperazione, decise di premiarlo facendo un miracolo: ammassò le nuvole e fece piovere per giorni e notti. In breve 93 tempo il raccolto abbondò, il bestiame ingrassò e la carestia finì. La Madonna volle renderlo completamente felice e gli donò l’immensa gioia di poter avere un figlio! Finalmente sul paese di Tenno regnava la serenità e la pace! I tennesi, per dimostrare la loro gratitudine a Luigi, decisero di dipingere sulla facciata della sua abitazione un capitello: chiamarono il miglior pittore della zona il quale racchiuse in una cornice riccamente decorata con tanti cuori che rappresentavano la bontà di Luigi, la Madonna con in braccio Gesù Bambino. Maria è raffigurata sopra una nuvola che ricorda la pioggia che segnò la fine della siccità, mentre il Bambinello è il simbolo del figlio che partorì la moglie di Luigi. Quando, in un bel giorno di primavera, decidete di fare una passeggiata, se passate da quelle parti, alzate gli occhi su quel muro... Nei tempi andati esisteva (ma esiste ancora) un piccolo paese di nome Tenno, un luogo su cui si era abbattuta una grande siccità che aveva rovinato il raccolto… Il re approvò e subito tutti gli uomini del paese, aiutati anche dalle donne e dai bambini, cominciarono la costruzione e Luigi contribuì a pagarli con monete d’oro… … decise di premiarlo facendo un miracolo: ammassò le nuvole e fece piovere per giorni e notti. In breve tempo il raccolto abbondò, il bestiame ingrassò e la carestia finì. I LEGGENDARI della classe quarta: Balsamo Mirko - Berto Luca - Menotti Teresa - Parolari David - Pozzer Ilaria- Tarolli Devid 94 ... e in versi IL CONFINE Alle porte di Tenno dove un dì la povertà regnava c’era una nobil casa che il confin segnava: a monte governavan cinguettii e pascoli, a valle contadini e bambini. Dipinto c’era un capitello davanti al quale tutti toglievano il cappello, e guardando la cornice d’oro pregavano in coro Ringraziavano il gentil signor che con nobil gesti, anche se ricco di vesti, la pace nel paese avea riportato e in tal modo ognuno era stato aiutato. La Madonna avvolta in un ceruleo manto, su una nivea nube adagiata, osservava la vita appena nata, in braccio tenea il bambinello ed insieme custodivan il campicello. Il capitello creato e poi restaurato con un color che ricorda il sole, dipinge l’amore in ogni cuore. Sullo sfondo le pennellate del tramonto abbracciano insieme le campagne del tennese e le sfumature di colore rosso invitan tutti quanti a più non posso a render omaggio a questo incantevole messaggio. Le poetesse di classe quinta: Berto Sara Fincato Gaia Giacon Stefania Nadif Widad Pasini Samantha Thoma Anna 95 Alle porte di Tenno dove un dì la povertà regnava c’era una nobil casa che il confin segnava… Ringraziando il gentil signor che con nobili gesti, anche se ricco di vesti, la pace nel paese avea riportato. 96 Terra, mani e fuoco = biscotto Laboratorio di ceramica Con Guido Omezzolli abbiamo scoperto quanto sia piacevole e divertente lavorare la creta per creare. Siamo riusciti a realizzare oggetti belli ma anche utili prendendo spunto da aspetti naturali e antropologici del nostro territorio. Ricerca sul TERRITORIO TERRA CRETA - ARGILLA lavorazioni o tecniche A BACO (vermicelli per fare vasi) A STAMPO (stampi di angioletti, capitelli e stemma della scuola A LASTRA (casetta degli uccelli + TEXTURE (stampigliatura a pressione di erbe e foglie) A MANO (creazioni libere) + elemento FUOCO LA CERAMICA detta anche TERRACOTTA O BISCOTTO 97 98 Festa al castello nel segno delle fate: un viaggio nel passato e nella magia I bambini di tutte le classi della scuola, durante quest’anno scolastico, con l'aiuto delle insegnanti e di alcuni esperti hanno lavorato con impegno ed entusiasmo per prepararsi ad una serata magica e misteriosa che ha preso avvio, alle ore 20:00 di giovedì 7 giugno, al rullo dei tamburi. Un evento, iniziato ai piedi del castello, tra musiche e danze e proseguito a teatro dove gli alunni hanno rappresentato questa leggenda avvolta nella magia e nella stregoneria … 99 NEL SEGNO DELLE FATE Gli abitanti di Tenno hanno ormai perso ogni contatto con Madre Natura poiché, lo sfruttamento delle risorse e l’avidità umana, hanno messo il mondo in pericolo. Così le fate intervengono e svelano alla popolazione tennese la “realtà invisibile” che li circonda raccontando loro una antica leggenda: La leggenda del castello di Tenno. Due trovatelle, Malva e Melissa, sono costrette a far da serve al malvagio fratello del re: Ser Tura. Questi, dieci anni prima, per far impazzire il sovrano ed impossessarsi così del trono, aveva fatto rapire, con l’aiuto del consigliere del monarca, la regina e le sue due figlie. Ma il re, seppur disperato, non cedette mai il regno al crudele fratello, perciò Ser Tura decide di avvelenarlo e farlo sembrare un suicidio. Malva e Melissa scoprono il piano e scappano. Camminando in cerca di funghi per sfamarsi, arrivano al “Dos de le Strie” e incontrano Amanita e Artemisia, due streghe che le aspettavano. Da quest’ultime, le trovatelle, apprendono di essere “segnate” dalle fate e ricevono un filtro che apre loro un mondo incantato nel quale incontrano Gogus e Chacha, due folletti burloni e tutte le fate. Le streghe, poi, svelano quale sia la vera identità delle due sorelle: Malve e Melissa, in effetti, sono le figlie del re! 100 101 Raccontano loro di come siano state rapite da Ser Tura, di come la loro madre,la regina, sia prigioniera del drago a due teste, di come le fate le abbiano segnate con un braccialetto rosso al polso e della loro inconfondibile voglia di campanula sul braccio che le renderà riconoscibili a tutti. Allora le due principessine entrano nel cerchio magico e vanno dal drago a due teste, diventato cattivo poiché tutti lo trattano male per via del suo aspetto. Ma Malva e Melissa sono 102 gentili con lui, così il drago, commosso da tanto affetto, diventa loro amico, abbandona la cattiveria e libera la regina. Questa corre dall’amato compagno, gli racconta ogni cosa e, dopo essersi entrambi cosparsi di polvere di fata che rende invisibili, gli fa scoprire il complotto ordito dal fratello e dal consigliere: servire al re carne “velenada” invece che carne “salada”. Così il sovrano li fa imprigionare, ritrova l’amata moglie e le adorate figlie. 103 104 105 da “l’Adige”, giugno 2012 106 RINGRAZIAMENTI Le insegnanti ringraziano per la preziosa collaborazione i seguenti esperti che le hanno coadiuvate nello svolgimento del progetto: • Associazione “Il fotogramma” • Mariangela Ballardini • Francesca Bondavalli • Guido Omezzolli • Carmen Picciani • Mariella Scala • Enrico Tavernini 107 Grafica 5 snc - Arco (TN) Novembre 2012 108