Dal Bò alla "Voce"

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Dal Bò alla "Voce"
NNI quaranta
il giornale dell’Università degli
Studi di Padova
Dal Bò alLa “Voce”
CHE VIAgGIA
Nell’ETERE
Chiara Saonara
N
o, il rettore della Liberazione, Egidio Meneghetti, non poteva proprio
trovare desiderabile la ripresa delle pubblicazioni del Bò. “Anima e braccio della
Resistenza veneta” – sono parole di Bobbio – Meneghetti non poteva che opporsi.
I motivi dell’ostilità non mancavano: nato
come organo del Gruppo universitario
fascista, il Guf, Il Bò era stato la creatura
prediletta di Anti, che oltre a finanziarlo
cospicuamente, più di quanto qualsiasi
università italiana facesse con i periodici
dei Guf, premurosamente si preoccupava,
persino a guerra iniziata, di cercare inserzioni pubblicitarie e ‘sponsor’ nei grandi
industriali del Veneto, da Marzotto a Cini,
vantando la diffusione non irrilevante del
giornale. Sentinella avanzata della propaganda fascista, Il Bò aveva sempre puntualmente ed enfaticamente sottolineato
tutte le iniziative e le mosse del regime;
ma, soprattutto, si era distinto per una
instancabile, violenta, aggressiva e volgare campagna antisemita, subito prima e
dopo la legislazione antiebraica del 1938,
vantando primogeniture nella individuazione degli ebrei come nemici interni dell’Italia fascista.
Meneghetti si era impegnato, fin dall’estate del 1945, a collaborare con la Commissione di epurazione – sia quella interna all’Università, sia poi con quella nazionale.
Apertamente e fortemente schierato per
l’epurazione dai ranghi dell’Università
del rettore Anti, non poteva certo ritenere opportuna la ripresa del giornale che
delle idee fasciste era stato un tale portabandiera.
Non tutti condividevano questa posizione,
nemmeno all’interno del mondo resistenziale. Contro la posizione di Meneghetti si
schierò subito Ennio Ronchitelli, che militava come il rettore nel partito d’Azione.
Lo scontro fra il rettore e la maggioranza
degli studenti all’assemblea studentesca,
di cui Ronchitelli era tribuno ‘pro tempore’, fu aspro. Dalla cronaca apparsa
il 30 ottobre 1945 in Libera tribuna, uno
dei giornali che uscivano allora in città,
sappiamo che Meneghetti ricordò, come
uno dei fatti ‘esemplari’ della Resistenza
padovana e in special modo universitaria,
l’attentato – di cui era stato parte lo stesso
Ronchitelli – all’ufficio del direttore del
giornale, e sosteneva la necessità di un
mutamento. Gli studenti insistevano per il
mantenimento del nome, lo stesso del palazzo più rappresentativo dell’università,
sede del rettorato.
In Senato accademico, il 31 ottobre, il rettore ribadì la sua ostilità, confermata dalla decisione di non contribuire in nessun
modo all’uscita del giornale: che invece
uscì con il primo numero datato 6 novembre 1945, a ridosso della solenne inaugurazione del 12 novembre, alla
presenza del generale Dunlop,
‘governatore’ alleato per le
Venezie, e di Ferruccio
Parri, già presidente del Cln Alta
Italia e allora
presidente del
ANNI quaranta
nella pagina a sinistra dall’alto
immagini di stampa clandestina:
particolare di una cedola di prestito del Comitato
di liberazione nazionale; dettaglio della copertina
del n. 14 di Fratelli d’Italia (periodico del Cln Veneto), numero dedicato alla strage di Villamarzana; la
prima traduzione del libro di Hermann Rauschning
Confidenze di Hitler clandestinizzato con la sovracoperta de Le avventure di Pinocchio. Vi collaborò Egidio Meneghetti. Le xilografie delle copertine
sono di Amleto Sartori
vasto pubblico di studenti e non solo: la
sommità dello scalone delle segreterie”,
radio. Lo aveva detto fin dal primo Senato
come scrisse Meneghetti a Gaetano Pie-
presieduto da lui, appena eletto: era suo
tra, direttore dell’istituto di Statistica, con
desiderio “appoggiare l’istituzione di una
toni suasivi diretti ad ammorbidire, a cose
radio dell’Università di Padova: il materia-
fatte, l’avvenuta occupazione del locale in
le è già disponibile e la concessione non
questione in assenza del direttore.
dovrebbe essere negata, nella considera-
A sovrintendere l’attività della radio ven-
zione che non si ha intenzione di chiede-
ne costituito un Comitato di vigilanza, di
Consiglio dei ministri, che appuntò al
re nessun contributo all’Ente radiofonico
cui fecero parte eminenti docenti: oltre
gonfalone dell’Università di Padova la
nazionale”.
al prorettore Efisio Mameli, Enrico Mario
medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato da studenti, docenti e perso-
S
Viora per Giurisprudenza, Manara Valgi-
ubito dopo la liberazione, agli inizi di
migli per Lettere e filosofia, Franco Flarer
maggio, era cominciata a cura di “un
per Medicina e chirurgia, Giuseppe Gola
gruppo di attivi e intraprendenti studenti”
– che era stato rettore dal dicembre 1943
e scolpita alla base dell’elenco dei caduti
la trasmissione di notiziari e comunicati
all’aprile 1945 – per Scienze matematiche,
nell’atrio del palazzo del Bo.
delle autorità alleate e di musica, con l’au-
fisiche e naturali, Ettore Scimemi per In-
Meneghetti dunque, anche se invano, si
torizzazione del comando regionale allea-
gegneria.
oppose; appoggiò invece e sostenne una
to. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno
La gestione delle apparecchiature neces-
nuova rivista, che si presentava come “or-
Concetto Marchesi, nominato Commissa-
sarie alle trasmissioni portò subito a un
gano ufficiale della goliardia padovana”,
rio dell’Università in attesa dell’elezione
vivace scontro in Senato accademico: era
un “quindicinale di Scienza politica e
del rettore, sollecitava il generale Dunlop
stato deciso di affidare tutto all’istituto di
arte” che si sarebbe chiamato 1945-1946.
a intervenire per impedire il termine delle
Elettrotecnica, con il preciso impegno di
Il nome sembra già prefigurare una dura-
trasmissioni, o il passaggio della concessio-
mettere il materiale a disposizione di qual-
ta breve: il periodico uscì solo agli inizi del
ne a una radio di Venezia, sottolineando
siasi altro istituto ne avesse necessità, ma si
1946, e forse per non più di quattro volte.
che “di tale stazione, tipicamente universi-
oppose fieramente l’istituto di Fisica, che
Lo dirigeva un piccolo gruppo di studen-
taria per i fini che si propone e per i pro-
ospitava l’apparecchio di trasmissione. La
ti, che per i loro precedenti resistenziali
grammi che trasmette, l’Università si vale
discussione che ne seguì, su proprietà,
dovevano godere la più ampia fiducia di
come mezzo di diffusione della propria at-
competenze, responsabilità, diede modo
Meneghetti: Gianfranco De Bosio, regista
tività accademica e culturale”. Alle richie-
al rettore di chiarire che “il materiale
del teatro dell’Università, Gianni Dogo,
ste di Marchesi facevano seguito quelle di
radio ricevuto dall’Università, non è ma-
uno dei responsabili di Radio Università,
Meneghetti, prima tramite incontri diretti
teriale abbandonato dai tedeschi e privo
e Sandro Disertori. Tutti e tre avrebbero
col governatore alleato, poi per iscritto: il
di proprietario, ma fu conquistato dagli
avuto una brillante carriera nelle rispet-
3 settembre chiedeva a Dunlop di inter-
studenti patrioti e risulta di proprietà del
tive professioni – regista teatrale, medico
venire presso il Quartier generale alleato
Cln di Padova e del ministero dell’Aero-
e cattedratico di fama, pubblicista -, ma il
perché potessero partire le trasmissioni da
nautica, i quali lo potrebbero chiedere in
tentativo di dare vita a una rivista davvero
Padova, ribadendo che si sarebbe trattato
restituzione”, e di precisare che “le auto-
alternativa al Bò non decollò; e forse non è
esclusivamente “di comunicazioni utili agli
rità accademiche competenti hanno già
estraneo a questo fallimento l’avvio di una
studenti (orari di esami, recensioni di libri
deciso che il materiale in parola non sia
terza rivista, Università, sostenuta econo-
ecc.) e brevi conferenze di cultura tenute
smembrato, non solo, ma che esso sia ripa-
micamente da Libero Marzetto, stampata
da insegnanti di questa Università”. Nel
rato e valorizzato e posto al servizio di tutti
da Giovanni Zanocco e diretta da Franco
frattempo aveva provveduto a procurare
gli istituti interessati”.
Cingano.
del materiale adeguato chiedendone al
Intanto era stato inviato a tutti i docenti,
I problemi del dopoguerra non sono sol-
colonnello dell’Aeronautica Calzavara, in
aiuti e assistenti un caldo invito a collabo-
tanto ideologici o politici, sono soprattut-
servizio in città, e aveva scritto ad Alberto
rare alla radio. Si ricordava che l’ateneo
to economici: trovare la carta, la tipografia
Cosattini, un trevigiano suo compagno nel
padovano era l’unico in Italia ad offrire
disposta ad accettare rischi, trovare pubbli-
Pda e nella Resistenza, allora alla segrete-
questo servizio, e che ne avrebbe perciò
cità e abbonamenti non era davvero facile
ria della Presidenza del consiglio, perché,
tratto “vantaggi, diretti e indiretti, morali
quando altre erano le priorità del vivere
anche per mezzo di Parri, intercedesse con
e non soltanto morali”. Era un impegno
quotidiano, quando i collegamenti erano
l’Eiar per ottenere la concessione d’uso
notevole, le trasmissioni previste sarebbe-
ancora complicati, e la mobilità personale
della lunghezza d’onda necessaria alla ra-
ro state quotidiane, della durata di un’ora,
tutta da riconquistare.
Anche queste difficoltà, ben presenti a
Meneghetti, che da presidente del Cln
regionale fino al luglio 1945 aveva dovuto
affrontarle, lo spinsero a farsi sostenitore
di un altro mezzo per raggiungere un più
dio universitaria. Finalmente quanto ser-
divisa in tre parti: “la prima, destinata
viva arrivò: l’apparecchio di trasmissione
specialmente agli studenti, darà notizie
venne sistemato in un locale dell’istituto
universitarie; la seconda comprenderà
di Fisica, mentre “per il microfono i tec-
un notiziario culturale, recensioni, fram-
nici hanno trovato molto opportuna una
menti di musica classica, ecc.; la terza sarà
stanzetta del tuo istituto che si trova alla
riservata a conversazioni di divulgazione
nale universitario alla Resistenza, con la
motivazione dettata da Concetto Marchesi
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NNI quaranta
il giornale dell’Università degli
Studi di Padova
scientifica, della durata di quindici minuti”. L’invito precisava le modalità della
lettura al microfono, che poteva essere
fatta dagli stessi autori o da “un provetto
annunciatore”, chiedeva che si trattasse
di divulgazione colta, ma non specialistica, in modo da poter essere goduta da
un pubblico “di cultura buona, ma non
specifica”, accennava a un compenso per
ogni conferenza: appare chiaro il desiderio che la radio dell’università destasse
l’attenzione non solo degli studenti o dei
docenti dell’università, ma di un pubblico
più ampio, desideroso di informazioni e
spinto da interessi culturali.
Qualche giorno più tardi, la stessa Commissione che aveva firmato questo invito
lo allargava, inviandolo a titolo personale
“ai più illustri maestri di tutte le Università italiane, agli scrittori e agli eminenti
studiosi di ogni disciplina”.
I
Questa radio è nata dalla cospirazione e
l’attaccamento per la scienza [...] l’epoca
dalla liberazione ed è frutto delle lotte di
della bomba atomica è pure quella degli
noi universitari. Molti di noi, nel periodo
antimoniali, dei sulfamidici, della peni-
“anno accademico radiofonico” della Voce
clandestino hanno usato la radio per gli
cillina. Vi sono scoperte scientifiche che
scopi che voi tutti conoscete. Si sono ap-
l’umanità può rivolgere contro se stes-
passionati a questi meravigliosi strumenti
sa in una specie di orrenda perversione
pagnava – elencandone le trasmissioni
dominatori dell’etere; durante la libera-
[...] ma vi sono anche scoperte che nes-
– con una conversazione dai toni, per il
zione si sono impadroniti, combattendo,
suna perversione può far impiegare con
personaggio, insolitamente briosi: vi si
di stazioni radio tedesche e subito qui, a
scopi malefici, e queste sono soprattutto
percepisce la felicità di essere riusciti in
Padova, le hanno fatte funzionare di loro
le scoperte della biologia e della medici-
una impresa non facile. “Signore e signo-
iniziativa, senza permessi, senza autoriz-
na. Comunque signore e signori cortesi,
ri, buon giorno ed, eventualmente, buon
zazioni, se volete anche senza sufficiente
voi qui sentirete parlare da persone che
appetito. Vi porgo il saluto dell’Universi-
organizzazione, ma con un fervore, una
hanno compiuta conoscenza di bomba
tà di Padova che [...] oggi inaugura il suo
fede, una tenacia [...]. È la radio di noi
atomica e di penicillina e di sulfamidici
primo anno accademico radiofonico. [...]
universitari, che si propone di parlare agli
e di tanti altri argomenti. Per esempio
universitari, agli studenti [...] ma non solo
nella corrente settimana uno psichiatra
agli studenti di ora, ma anche a quelli che
sottile e coltissimo, il prof. Belloni, della
furono figli dell’Università di Padova [...]
cattedra di Neurologia, vi parlerà del co-
e a tutte le persone che amano la cultura
raggio e della paura; un botanico illustre,
e la scienza [...]. Siamo tutti persuasi della
accademico pontificio e già rettore della
necessità di rivolgerci a un pubblico am-
nostra Università [si tratta del prof. Gola,
pio, con forme e concetti che possano ve-
n.d.a.] vi darà interessanti notizie sull’im-
ramente interessarlo. Molti di noi hanno
piego delle piante come indici meteoro-
già esperienza radiofonica come parlatori
logici; un giurista giovane e alacre, il prof.
alla radio; tutti l’abbiamo poi come ascol-
Quadri, parlerà di internazionalismo e di
tatori e bene conosciamo quanto sia facile
universalismo, nuove speranze e nuove
e comodo togliere con un giro di interrut-
visioni dell’umanità e della cultura del di-
tore la parola a un conferenziere inutile e
ritto; il prof. Giovanardi, cultore d’igiene
noioso; per alcuni nostri studenti lontani,
e di batteriologia e particolarmente stu-
altre volte costretti dalla disciplina scola-
dioso dei modi migliori per combattere e
stica all’ascoltazione nell’aula dell’inse-
prevenire i morbi infettivi, vi dirà di un
gnante, questa potrà essere anche una
elemento di attualità, il vaiolo, che in tan-
allegra vendetta. [...] Bisogna rivivere le
ti pavidi ha suscitato tremori ingiustificati.
conoscenze e rivivere anche l’interesse e
E speriamo che presto questa radio sia il-
l giorno successivo alla solenne inaugurazione del 724° anno accademico
il rettore Meneghetti inaugurava il primo
dell’Università di Padova – questo il nome
della radio e del Bollettino che la accom-
“
CONCETTO
MARCHESI ALLA
COSTITUENTE
Martedì 25 giugno 1946 è il giorno della prima
seduta dell’Assemblea. Tra i suoi banchi siede anche Concetto Marchesi, eletto nelle liste
del Partito Comunista.
L’ex rettore, che condivise la lotta per la liberazione con Meneghetti e Franceschini, sarà uno
dei padri dell’articolo 33 della Costituzione e
l’estensore della “Relazione sui principi costituzionali riguardanti la cultura e la scuola”.
Vi si legge: L’arte e la scienza sono al servizio dell’umanità. Esse accrescono libertà allo
spirito ma di libertà hanno innanzi tutto bisogno: e non possono degnamente e utilmente
operare se costrette a fini determinati e condizionati.
ANNI quaranta
“
a sinistra manifesti elettorali per le elezioni della
Costituente
in basso lancio pubblicitario dell’Eiar; la stazione
radiofonica di Prato Smeraldo nel 1939
luminata oltre che dalla luce della scienza
crocefalici” sollevava difficoltà in merito
dal sorriso dell’arte; speriamo che Mana-
alle trasmissioni che Padova trasmetteva
ra Valgimigli vi faccia udire il suo perfet-
in America. Meneghetti pregò il sindaco
to italiano, le sue mirabili traduzioni che
di Padova di aiutare l’Università, perché
sono anche interpretazioni e che stupen-
“una risoluzione a favore dell’Università
damente portano tra di noi vive e palpi-
non reca proprio nessun danno, in nessun
tanti le visioni poetiche della più antica
modo e a nessuna persona”; scrisse al mi-
Grecia; speriamo che presto Diego Valeri
nistro Gonella di interporre i suoi buoni
ci reciti alcune delle sue poesie limpide,
uffici col collega delle telecomunicazioni,
preziose. [...]”
perché nel momento delle trasmissioni
Dichiarati gli intenti, le trasmissioni ven-
da Padova non ce n’era nessun’altra sulla
nero presto effettuate sia ad onde corte
stessa lunghezza d’onda, e perché “nella
che ad onde medie, che venivano ascol-
recente riunione internazionale di Com-
tate anche all’estero; gli Alleati forniva-
bloux è stato da tutti riconosciuto che l’at-
no, oltre ai notiziari di loro competenza,
tività radiofonica universitaria padovana è
dischi di musica classica, e chiesero colla-
senza dubbio la prima di tutta l’Europa,
borazioni per la radio inglese: il generale
paragonabile solo a quella di talune uni-
Dunlop vi tenne un discorso rivolto “alle
versità americane, per esempio la Colum-
genti venete” alla fine di novembre: arri-
bia University”.
varono le sperate collaborazioni anche da
Per mantenere alto il livello della trasmis-
docenti di altre università.
sioni, ed estenderne la portata, Meneghetti
Ma l’attività più intensa di Meneghetti,
cercava del buon materiale, possibilmente
una volta avviata la radio, e lasciatala alle
a buon prezzo: si rivolse a due compagni
cure della Commissione di vigilanza e di
di lotta, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi,
un ristretto ma competente gruppo di stu-
antifascisti condannati a confino e pri-
denti, fu quella di difenderla dalle pres-
gione, europeisti e federalisti convinti,
sioni che vennero, dapprima per control-
autori del “Manifesto di Ventotene” che
larla, poi per chiuderla, dall’appena nata
precisava il programma del più avanzato
Rai e dal ministero delle Poste e telecomu-
movimento federalista europeo. Dopo la
nicazioni. Nel 1947 la situazione politica,
guerra, Spinelli e Rossi erano impiegati
interna e internazionale, era profonda-
entrambi nell’Azienda rilievo alienazione
mente mutata: la vita di Radio Università
residuati (Arar), e a loro si rivolse il retto-
ne seguì con chiarezza l’andamento. La
re, chiedendo se fosse possibile acquistare
Rai “con i suoi criteri monopolistici e mi-
o ottenere comunque in concessione “sta-
DALL’URI ALLA RAI
30 ANNI IN ASCOLTO
La storia della radio in Italia inizia con un quartetto di Haydn. È il 6 ottobre 1924, e l’URI, Unione Radiofonica Italiana, trasmette il concerto di
inaugurazione delle trasmissioni. L’unica sede è
a Roma, nel quartiere Parioli: negli anni successivi apriranno anche gli studi di Milano, Napoli e
Torino. È del 1928 la trasformazione dell’URI, società esclusivista della concessione radiofonica,
in ente pubblico: nasce l’EIAR, Ente Italiano per
le Audizioni Radiofoniche. Il fascismo promuove, a fini propagandistici, la diffusione del nuovo
mezzo, con apparecchi a prezzo ridotto. Il primo
passo in questa direzione è mosso nel 1933 con
Radio Rurale, ricevitore a prezzo fisso destinato
a scuole e istituzioni. Nel frattempo il servizio radiofonico oltrepassa i confini nazionali: nel 1935
hanno inizio le trasmissioni per l’estremo oriente
e l’America del Nord. Del 1939 è il progetto Radio
Balilla, accordo tra diverse case produttrici per un
modello dai componenti semplici ed economici.
Con la guerra, la radio potenzia la sua funzione di
informazione (e disinformazione): ai notiziari di regime si contrappone un sempre più diffuso ascolto delle emittenti alleate o nemiche, come Radio
Londra e Radio Mosca. L’EIAR, intanto, riflette la
spaccatura della nazione: tutto il Paese ascolta
l’annuncio delle dimissioni di Mussolini; dopo l’8
settembre, alcune strutture vengono acquisite
dalla Repubblica Sociale, mentre al centro-sud
Radio Roma, Radio Napoli e Radio Bari sono la
voce dell’Italia liberata. Nel 1944 l’EIAR viene sostituita dalla RAI (Radio Audizioni Italia), che in pochi anni riesce a ricostruire la rete di trasmettitori
danneggiati nel periodo bellico. Il biennio 1950-51
vede una radicale riforma della programmazione:
nascono i tre Programmi (canali) nazionali, tra i
quali il Terzo Programma avrà una marcata connotazione musicale e culturale. Profondamente innovativo è anche il notiziario del Secondo
Programma, “Radiosera”, con una successione
di numerose notizie brevi, cui si accompagnano
rubriche di approfondimento come “Ciak”, con
Lello Bersani, sull’attualità cinematografica. Sul
modello straniero di musica non stop e notizie,
nasce il “Notturno dall’Italia”. La radiofonia italiana è quindi in piena evoluzione quando, nel 1954,
una colossale novità rischia di travolgerla: l’inizio
delle trasmissioni televisive. Radio Audizioni Italia diventa RAI – Radiotelevisione
italiana. La radio, per sopravvivere, dovrà
cambiare di nuovo.
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il giornale dell’Università degli
NNI quaranta
“
Studi di Padova
LA RADIO
RITORNA AL BO
Dopo l’invenzione del transistor e l’avvento
di internet si riaccende a Padova quel mezzo libero e liberatorio che è la radio. Migliaia
sono le emittenti radiofoniche oggi ascoltabili sul web, anche il nostro ateneo ne avrà
una: Radio Bue. Meneghetti “ieri” cercava di
comunicare al di là della comunità universitaria, di parlare del mondo col mondo sulle
onde medie e corte. I promotori della radio
universitaria patavina “2008 edition” cercano
di rimanere fedeli a quest’idea, godendo di
facilitazioni tecnologiche che allora non esistevano e che permettono di impostare una
programmazione degna della prima illustre
edizione. Dopo una fase iniziale di riflessione
e sperimentazione, iniziata nel 2002 da alcuni
studenti di Comunicazione in un’aula universitaria del Liviano, si disegna la linea editoriale della nuova web radio: “colta, facile e
internazionale”, com’era allora. Internazionalità, cultura e scienza fondano, prima di tutto,
l’obiettivo della nuova emittente universitaria;
musica non mainstream e multilinguismo segnano la sua identità giovane e studentesca.
Una rigorosa selezione musicale di generi
(indipendente, alternativo, emergente) e un
jingle tradotto in tutte le lingue del mondo caratterizza il sound con cui si vuole inaugurare
questa nuova stagione della radio. Radio Bue
ha in programma di avviare trasmissioni in diverse lingue straniere e scambi di programmi
con le altre college radio del globo, un obiettivo da raggiungere per sfruttare a pieno la
peculiarità della piattaforma internet (essere
ascoltabile da un pubblico potenzialmente
mondiale) e l’esplosione di socialità giovanile
che travalica i confini geografici nazionali. In
cinque anni le radio universitarie italiane sono
diventate venti e una decina d’esse si è riunita
nel network Raduni, l’associazione nazionale
degli operatori radiofonici universitari. Più di
200 sono le web radio censite dalla SIAE nel
2006, ma la web radio universitaria presenta una caratteristica che vorrebbe renderla
unica: favorisce lo scambio di saperi di cui
le istituzioni universitarie sono depositarie da
secoli.
zioni complete trasportabili, dotate di tut-
la mezz’ora di trasmissione fu spostata dal-
ti gli accessori” che giacevano inutilizzate
le 19.30 alle 14.28: le trasmissioni furono
nei campi di raccolta dell’Arar, perché ri-
392, con 244 collaboratori; nell’anno ac-
teneva “veramente esasperante e avvilente
cademico 1947-48 le trasmissioni furono
che un istituto come l’Università di Pado-
ridotte a un quarto d’ora giornaliero, il
va non possa impiegare questo materiale
loro numero fu di 281, con 167 collabora-
prezioso, per scopi di cultura, di pace, di
tori; nel 1948-49 le trasmissioni, ridotte a
scambi internazionali”.
10 minuti, si tenevano solamente a giorni
La Rai insisteva però nell’esigere il mo-
alterni, le conversazioni furono 75, i col-
nopolio dell’etere: si arrivò a un compro-
laboratori 49, nell’anno accademico 1949-
messo che permetteva alla radio padovana
50 (novembre-marzo) le trasmissioni furo-
di trasmettere per 15 minuti ogni giorno,
no 56 e i collaboratori 38”.
spostando i programmi ad onde corte at-
Negli ultimi tempi, i collaboratori doveva-
traverso la stazione Rai di Busto Arsizio.
no recarsi a Venezia per trasmettere, e a
Ma nel settembre del 1948 la Rai inter-
volte anche senza preavviso la trasmissione
venne di nuovo, proponendo una ulte-
universitaria era sostituita da altre. Molti
riore diminuzione dei tempi, soprattutto
sottolineando che i collaboratori della
radio dovevano essere soltanto i docenti
dell’Università di Padova, e che dovevano
limitarsi a trattare “argomenti di carattere
culturale, non politico, svolti in maniera
divulgativa e accessibile al vasto pubblico
della radio”: insomma, un controllo della
radio nazionale su radio università.
Il 1948, si sa, segna una svolta nella vita
politica italiana. Meneghetti non era più
rettore, ma prevedeva – lo disse il nuovo
rettore, Aldo Ferrabino, al Senato accademico nel settembre – la possibilità di agitazioni studentesche se le trasmissioni fossero state soppresse. Non era più il tempo
di essere ottimisti sul futuro: Radio università continuò le sue trasmissioni, sempre
più diradate, fino al 14 marzo del 1950.
Poi chiuse.
Il Congedo firmato da Meneghetti e stampato sul decimo e ultimo numero de La
erano stati i collaboratori, di ogni tendenza, e diversi uomini di governo, da Parri
a De Gasperi, avevano dimostrato il loro
appoggio alla radio, ma non era bastato,
e lì era “il punto dolente: piccole minoranze, finanziariamente potenti, possono
prevalere non soltanto su istituti culturali
e scientifici, ma anche su gruppi politici
dirigenti”. Era necessaria una riforma che
desse la misura del cambiamento, della novità, ma non sembrava affatto imminente,
e quindi, concludeva Meneghetti, “si dica
chiaramente, nel momento del congedo,
che indirizzo, spirito, gusto, cultura di
questa Università sono in aperto contrasto
con quelli a cui si ispira da molti anni l’attività dell’ente radiofonico italiano”.
Non ci furono agitazioni né proteste. Un
telegramma da Roma comunicò al rettore
la fine delle trasmissioni della Voce dell’Università di Padova: la stagione della radio ‘libera’ era, per il momento, finita.
Voce dell’Università di Padova - Bollettino
delle radio diffusioni dà la misura di tutta
LE COLLEGE RADIO
La “radio universitaria” nasce negli Stati Uniti negli anni 30. La trasmissione per onde
elettromagnetiche è una tecnologia ancora
in fase di sviluppo, e costosa, quindi l’emissione sfrutta una sorta di rete cablata all’interno delle residenze dei campus universitari
(modalità carrier current). La prima radio di
questo tipo è la WBRU7 (questo il suo nome
a partire dal 1945), nata nel 1936 a opera di
George Abraham in seno alla Brown University e trasferitasi in FM dal 1966.
Sono infatti gli anni 60 il periodo d’oro in cui
fiorisce il maggior numero di stazioni universitarie statunitensi. Questo preciso momento
storico, iniziato già a partire dalla seconda
metà degli anni 50, rappresenta per tutte le
radio del mondo un momento di svolta: è l’avvento del Rock.
l’amarezza e la disillusione. Meneghetti
indicava nella continuità dell’Eiar “mutata
solamente nel nome” il vero motivo delle
crescenti ostilità verso la radio: “a mano a
mano che il passato dalle rovine provocate
si ricostituiva, le restrizioni e le imposizioni aumentavano e l’attività diveniva ingrata fatica e, specie per la diminuzione del
tempo di trasmissione, si riduceva progressivamente”. I dati sull’attività svolta, puntigliosamente precisati, davano la misura
dello sforzo dei collaboratori: “nell’anno
accademico 1945-46 furono trasmesse 349
conversazioni da 133 collaboratori; le trasmissioni erano giornaliere e duravano
mezz’ora; nell’anno accademico 1946-47
NOTA Per maggiori informazioni sul rettore
della liberazione, si veda il mio Egidio Meneghetti
scienziato e patriota combattente per la libertà, Padova,
Cleup, 2003; per i giornali studenteschi cui ci si riferisce, M. Isnenghi, Un giornale del 1945-46: “Università”, in Montagne e veneti nel secondo dopoguerra,
a cura di F. Vendramini, Verona, Bertani, 1988.