Dal Bò alla "Voce"
Transcript
Dal Bò alla "Voce"
NNI quaranta il giornale dell’Università degli Studi di Padova Dal Bò alLa “Voce” CHE VIAgGIA Nell’ETERE Chiara Saonara N o, il rettore della Liberazione, Egidio Meneghetti, non poteva proprio trovare desiderabile la ripresa delle pubblicazioni del Bò. “Anima e braccio della Resistenza veneta” – sono parole di Bobbio – Meneghetti non poteva che opporsi. I motivi dell’ostilità non mancavano: nato come organo del Gruppo universitario fascista, il Guf, Il Bò era stato la creatura prediletta di Anti, che oltre a finanziarlo cospicuamente, più di quanto qualsiasi università italiana facesse con i periodici dei Guf, premurosamente si preoccupava, persino a guerra iniziata, di cercare inserzioni pubblicitarie e ‘sponsor’ nei grandi industriali del Veneto, da Marzotto a Cini, vantando la diffusione non irrilevante del giornale. Sentinella avanzata della propaganda fascista, Il Bò aveva sempre puntualmente ed enfaticamente sottolineato tutte le iniziative e le mosse del regime; ma, soprattutto, si era distinto per una instancabile, violenta, aggressiva e volgare campagna antisemita, subito prima e dopo la legislazione antiebraica del 1938, vantando primogeniture nella individuazione degli ebrei come nemici interni dell’Italia fascista. Meneghetti si era impegnato, fin dall’estate del 1945, a collaborare con la Commissione di epurazione – sia quella interna all’Università, sia poi con quella nazionale. Apertamente e fortemente schierato per l’epurazione dai ranghi dell’Università del rettore Anti, non poteva certo ritenere opportuna la ripresa del giornale che delle idee fasciste era stato un tale portabandiera. Non tutti condividevano questa posizione, nemmeno all’interno del mondo resistenziale. Contro la posizione di Meneghetti si schierò subito Ennio Ronchitelli, che militava come il rettore nel partito d’Azione. Lo scontro fra il rettore e la maggioranza degli studenti all’assemblea studentesca, di cui Ronchitelli era tribuno ‘pro tempore’, fu aspro. Dalla cronaca apparsa il 30 ottobre 1945 in Libera tribuna, uno dei giornali che uscivano allora in città, sappiamo che Meneghetti ricordò, come uno dei fatti ‘esemplari’ della Resistenza padovana e in special modo universitaria, l’attentato – di cui era stato parte lo stesso Ronchitelli – all’ufficio del direttore del giornale, e sosteneva la necessità di un mutamento. Gli studenti insistevano per il mantenimento del nome, lo stesso del palazzo più rappresentativo dell’università, sede del rettorato. In Senato accademico, il 31 ottobre, il rettore ribadì la sua ostilità, confermata dalla decisione di non contribuire in nessun modo all’uscita del giornale: che invece uscì con il primo numero datato 6 novembre 1945, a ridosso della solenne inaugurazione del 12 novembre, alla presenza del generale Dunlop, ‘governatore’ alleato per le Venezie, e di Ferruccio Parri, già presidente del Cln Alta Italia e allora presidente del ANNI quaranta nella pagina a sinistra dall’alto immagini di stampa clandestina: particolare di una cedola di prestito del Comitato di liberazione nazionale; dettaglio della copertina del n. 14 di Fratelli d’Italia (periodico del Cln Veneto), numero dedicato alla strage di Villamarzana; la prima traduzione del libro di Hermann Rauschning Confidenze di Hitler clandestinizzato con la sovracoperta de Le avventure di Pinocchio. Vi collaborò Egidio Meneghetti. Le xilografie delle copertine sono di Amleto Sartori vasto pubblico di studenti e non solo: la sommità dello scalone delle segreterie”, radio. Lo aveva detto fin dal primo Senato come scrisse Meneghetti a Gaetano Pie- presieduto da lui, appena eletto: era suo tra, direttore dell’istituto di Statistica, con desiderio “appoggiare l’istituzione di una toni suasivi diretti ad ammorbidire, a cose radio dell’Università di Padova: il materia- fatte, l’avvenuta occupazione del locale in le è già disponibile e la concessione non questione in assenza del direttore. dovrebbe essere negata, nella considera- A sovrintendere l’attività della radio ven- zione che non si ha intenzione di chiede- ne costituito un Comitato di vigilanza, di Consiglio dei ministri, che appuntò al re nessun contributo all’Ente radiofonico cui fecero parte eminenti docenti: oltre gonfalone dell’Università di Padova la nazionale”. al prorettore Efisio Mameli, Enrico Mario medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato da studenti, docenti e perso- S Viora per Giurisprudenza, Manara Valgi- ubito dopo la liberazione, agli inizi di migli per Lettere e filosofia, Franco Flarer maggio, era cominciata a cura di “un per Medicina e chirurgia, Giuseppe Gola gruppo di attivi e intraprendenti studenti” – che era stato rettore dal dicembre 1943 e scolpita alla base dell’elenco dei caduti la trasmissione di notiziari e comunicati all’aprile 1945 – per Scienze matematiche, nell’atrio del palazzo del Bo. delle autorità alleate e di musica, con l’au- fisiche e naturali, Ettore Scimemi per In- Meneghetti dunque, anche se invano, si torizzazione del comando regionale allea- gegneria. oppose; appoggiò invece e sostenne una to. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno La gestione delle apparecchiature neces- nuova rivista, che si presentava come “or- Concetto Marchesi, nominato Commissa- sarie alle trasmissioni portò subito a un gano ufficiale della goliardia padovana”, rio dell’Università in attesa dell’elezione vivace scontro in Senato accademico: era un “quindicinale di Scienza politica e del rettore, sollecitava il generale Dunlop stato deciso di affidare tutto all’istituto di arte” che si sarebbe chiamato 1945-1946. a intervenire per impedire il termine delle Elettrotecnica, con il preciso impegno di Il nome sembra già prefigurare una dura- trasmissioni, o il passaggio della concessio- mettere il materiale a disposizione di qual- ta breve: il periodico uscì solo agli inizi del ne a una radio di Venezia, sottolineando siasi altro istituto ne avesse necessità, ma si 1946, e forse per non più di quattro volte. che “di tale stazione, tipicamente universi- oppose fieramente l’istituto di Fisica, che Lo dirigeva un piccolo gruppo di studen- taria per i fini che si propone e per i pro- ospitava l’apparecchio di trasmissione. La ti, che per i loro precedenti resistenziali grammi che trasmette, l’Università si vale discussione che ne seguì, su proprietà, dovevano godere la più ampia fiducia di come mezzo di diffusione della propria at- competenze, responsabilità, diede modo Meneghetti: Gianfranco De Bosio, regista tività accademica e culturale”. Alle richie- al rettore di chiarire che “il materiale del teatro dell’Università, Gianni Dogo, ste di Marchesi facevano seguito quelle di radio ricevuto dall’Università, non è ma- uno dei responsabili di Radio Università, Meneghetti, prima tramite incontri diretti teriale abbandonato dai tedeschi e privo e Sandro Disertori. Tutti e tre avrebbero col governatore alleato, poi per iscritto: il di proprietario, ma fu conquistato dagli avuto una brillante carriera nelle rispet- 3 settembre chiedeva a Dunlop di inter- studenti patrioti e risulta di proprietà del tive professioni – regista teatrale, medico venire presso il Quartier generale alleato Cln di Padova e del ministero dell’Aero- e cattedratico di fama, pubblicista -, ma il perché potessero partire le trasmissioni da nautica, i quali lo potrebbero chiedere in tentativo di dare vita a una rivista davvero Padova, ribadendo che si sarebbe trattato restituzione”, e di precisare che “le auto- alternativa al Bò non decollò; e forse non è esclusivamente “di comunicazioni utili agli rità accademiche competenti hanno già estraneo a questo fallimento l’avvio di una studenti (orari di esami, recensioni di libri deciso che il materiale in parola non sia terza rivista, Università, sostenuta econo- ecc.) e brevi conferenze di cultura tenute smembrato, non solo, ma che esso sia ripa- micamente da Libero Marzetto, stampata da insegnanti di questa Università”. Nel rato e valorizzato e posto al servizio di tutti da Giovanni Zanocco e diretta da Franco frattempo aveva provveduto a procurare gli istituti interessati”. Cingano. del materiale adeguato chiedendone al Intanto era stato inviato a tutti i docenti, I problemi del dopoguerra non sono sol- colonnello dell’Aeronautica Calzavara, in aiuti e assistenti un caldo invito a collabo- tanto ideologici o politici, sono soprattut- servizio in città, e aveva scritto ad Alberto rare alla radio. Si ricordava che l’ateneo to economici: trovare la carta, la tipografia Cosattini, un trevigiano suo compagno nel padovano era l’unico in Italia ad offrire disposta ad accettare rischi, trovare pubbli- Pda e nella Resistenza, allora alla segrete- questo servizio, e che ne avrebbe perciò cità e abbonamenti non era davvero facile ria della Presidenza del consiglio, perché, tratto “vantaggi, diretti e indiretti, morali quando altre erano le priorità del vivere anche per mezzo di Parri, intercedesse con e non soltanto morali”. Era un impegno quotidiano, quando i collegamenti erano l’Eiar per ottenere la concessione d’uso notevole, le trasmissioni previste sarebbe- ancora complicati, e la mobilità personale della lunghezza d’onda necessaria alla ra- ro state quotidiane, della durata di un’ora, tutta da riconquistare. Anche queste difficoltà, ben presenti a Meneghetti, che da presidente del Cln regionale fino al luglio 1945 aveva dovuto affrontarle, lo spinsero a farsi sostenitore di un altro mezzo per raggiungere un più dio universitaria. Finalmente quanto ser- divisa in tre parti: “la prima, destinata viva arrivò: l’apparecchio di trasmissione specialmente agli studenti, darà notizie venne sistemato in un locale dell’istituto universitarie; la seconda comprenderà di Fisica, mentre “per il microfono i tec- un notiziario culturale, recensioni, fram- nici hanno trovato molto opportuna una menti di musica classica, ecc.; la terza sarà stanzetta del tuo istituto che si trova alla riservata a conversazioni di divulgazione nale universitario alla Resistenza, con la motivazione dettata da Concetto Marchesi 25 NNI quaranta il giornale dell’Università degli Studi di Padova scientifica, della durata di quindici minuti”. L’invito precisava le modalità della lettura al microfono, che poteva essere fatta dagli stessi autori o da “un provetto annunciatore”, chiedeva che si trattasse di divulgazione colta, ma non specialistica, in modo da poter essere goduta da un pubblico “di cultura buona, ma non specifica”, accennava a un compenso per ogni conferenza: appare chiaro il desiderio che la radio dell’università destasse l’attenzione non solo degli studenti o dei docenti dell’università, ma di un pubblico più ampio, desideroso di informazioni e spinto da interessi culturali. Qualche giorno più tardi, la stessa Commissione che aveva firmato questo invito lo allargava, inviandolo a titolo personale “ai più illustri maestri di tutte le Università italiane, agli scrittori e agli eminenti studiosi di ogni disciplina”. I Questa radio è nata dalla cospirazione e l’attaccamento per la scienza [...] l’epoca dalla liberazione ed è frutto delle lotte di della bomba atomica è pure quella degli noi universitari. Molti di noi, nel periodo antimoniali, dei sulfamidici, della peni- “anno accademico radiofonico” della Voce clandestino hanno usato la radio per gli cillina. Vi sono scoperte scientifiche che scopi che voi tutti conoscete. Si sono ap- l’umanità può rivolgere contro se stes- passionati a questi meravigliosi strumenti sa in una specie di orrenda perversione pagnava – elencandone le trasmissioni dominatori dell’etere; durante la libera- [...] ma vi sono anche scoperte che nes- – con una conversazione dai toni, per il zione si sono impadroniti, combattendo, suna perversione può far impiegare con personaggio, insolitamente briosi: vi si di stazioni radio tedesche e subito qui, a scopi malefici, e queste sono soprattutto percepisce la felicità di essere riusciti in Padova, le hanno fatte funzionare di loro le scoperte della biologia e della medici- una impresa non facile. “Signore e signo- iniziativa, senza permessi, senza autoriz- na. Comunque signore e signori cortesi, ri, buon giorno ed, eventualmente, buon zazioni, se volete anche senza sufficiente voi qui sentirete parlare da persone che appetito. Vi porgo il saluto dell’Universi- organizzazione, ma con un fervore, una hanno compiuta conoscenza di bomba tà di Padova che [...] oggi inaugura il suo fede, una tenacia [...]. È la radio di noi atomica e di penicillina e di sulfamidici primo anno accademico radiofonico. [...] universitari, che si propone di parlare agli e di tanti altri argomenti. Per esempio universitari, agli studenti [...] ma non solo nella corrente settimana uno psichiatra agli studenti di ora, ma anche a quelli che sottile e coltissimo, il prof. Belloni, della furono figli dell’Università di Padova [...] cattedra di Neurologia, vi parlerà del co- e a tutte le persone che amano la cultura raggio e della paura; un botanico illustre, e la scienza [...]. Siamo tutti persuasi della accademico pontificio e già rettore della necessità di rivolgerci a un pubblico am- nostra Università [si tratta del prof. Gola, pio, con forme e concetti che possano ve- n.d.a.] vi darà interessanti notizie sull’im- ramente interessarlo. Molti di noi hanno piego delle piante come indici meteoro- già esperienza radiofonica come parlatori logici; un giurista giovane e alacre, il prof. alla radio; tutti l’abbiamo poi come ascol- Quadri, parlerà di internazionalismo e di tatori e bene conosciamo quanto sia facile universalismo, nuove speranze e nuove e comodo togliere con un giro di interrut- visioni dell’umanità e della cultura del di- tore la parola a un conferenziere inutile e ritto; il prof. Giovanardi, cultore d’igiene noioso; per alcuni nostri studenti lontani, e di batteriologia e particolarmente stu- altre volte costretti dalla disciplina scola- dioso dei modi migliori per combattere e stica all’ascoltazione nell’aula dell’inse- prevenire i morbi infettivi, vi dirà di un gnante, questa potrà essere anche una elemento di attualità, il vaiolo, che in tan- allegra vendetta. [...] Bisogna rivivere le ti pavidi ha suscitato tremori ingiustificati. conoscenze e rivivere anche l’interesse e E speriamo che presto questa radio sia il- l giorno successivo alla solenne inaugurazione del 724° anno accademico il rettore Meneghetti inaugurava il primo dell’Università di Padova – questo il nome della radio e del Bollettino che la accom- “ CONCETTO MARCHESI ALLA COSTITUENTE Martedì 25 giugno 1946 è il giorno della prima seduta dell’Assemblea. Tra i suoi banchi siede anche Concetto Marchesi, eletto nelle liste del Partito Comunista. L’ex rettore, che condivise la lotta per la liberazione con Meneghetti e Franceschini, sarà uno dei padri dell’articolo 33 della Costituzione e l’estensore della “Relazione sui principi costituzionali riguardanti la cultura e la scuola”. Vi si legge: L’arte e la scienza sono al servizio dell’umanità. Esse accrescono libertà allo spirito ma di libertà hanno innanzi tutto bisogno: e non possono degnamente e utilmente operare se costrette a fini determinati e condizionati. ANNI quaranta “ a sinistra manifesti elettorali per le elezioni della Costituente in basso lancio pubblicitario dell’Eiar; la stazione radiofonica di Prato Smeraldo nel 1939 luminata oltre che dalla luce della scienza crocefalici” sollevava difficoltà in merito dal sorriso dell’arte; speriamo che Mana- alle trasmissioni che Padova trasmetteva ra Valgimigli vi faccia udire il suo perfet- in America. Meneghetti pregò il sindaco to italiano, le sue mirabili traduzioni che di Padova di aiutare l’Università, perché sono anche interpretazioni e che stupen- “una risoluzione a favore dell’Università damente portano tra di noi vive e palpi- non reca proprio nessun danno, in nessun tanti le visioni poetiche della più antica modo e a nessuna persona”; scrisse al mi- Grecia; speriamo che presto Diego Valeri nistro Gonella di interporre i suoi buoni ci reciti alcune delle sue poesie limpide, uffici col collega delle telecomunicazioni, preziose. [...]” perché nel momento delle trasmissioni Dichiarati gli intenti, le trasmissioni ven- da Padova non ce n’era nessun’altra sulla nero presto effettuate sia ad onde corte stessa lunghezza d’onda, e perché “nella che ad onde medie, che venivano ascol- recente riunione internazionale di Com- tate anche all’estero; gli Alleati forniva- bloux è stato da tutti riconosciuto che l’at- no, oltre ai notiziari di loro competenza, tività radiofonica universitaria padovana è dischi di musica classica, e chiesero colla- senza dubbio la prima di tutta l’Europa, borazioni per la radio inglese: il generale paragonabile solo a quella di talune uni- Dunlop vi tenne un discorso rivolto “alle versità americane, per esempio la Colum- genti venete” alla fine di novembre: arri- bia University”. varono le sperate collaborazioni anche da Per mantenere alto il livello della trasmis- docenti di altre università. sioni, ed estenderne la portata, Meneghetti Ma l’attività più intensa di Meneghetti, cercava del buon materiale, possibilmente una volta avviata la radio, e lasciatala alle a buon prezzo: si rivolse a due compagni cure della Commissione di vigilanza e di di lotta, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, un ristretto ma competente gruppo di stu- antifascisti condannati a confino e pri- denti, fu quella di difenderla dalle pres- gione, europeisti e federalisti convinti, sioni che vennero, dapprima per control- autori del “Manifesto di Ventotene” che larla, poi per chiuderla, dall’appena nata precisava il programma del più avanzato Rai e dal ministero delle Poste e telecomu- movimento federalista europeo. Dopo la nicazioni. Nel 1947 la situazione politica, guerra, Spinelli e Rossi erano impiegati interna e internazionale, era profonda- entrambi nell’Azienda rilievo alienazione mente mutata: la vita di Radio Università residuati (Arar), e a loro si rivolse il retto- ne seguì con chiarezza l’andamento. La re, chiedendo se fosse possibile acquistare Rai “con i suoi criteri monopolistici e mi- o ottenere comunque in concessione “sta- DALL’URI ALLA RAI 30 ANNI IN ASCOLTO La storia della radio in Italia inizia con un quartetto di Haydn. È il 6 ottobre 1924, e l’URI, Unione Radiofonica Italiana, trasmette il concerto di inaugurazione delle trasmissioni. L’unica sede è a Roma, nel quartiere Parioli: negli anni successivi apriranno anche gli studi di Milano, Napoli e Torino. È del 1928 la trasformazione dell’URI, società esclusivista della concessione radiofonica, in ente pubblico: nasce l’EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Il fascismo promuove, a fini propagandistici, la diffusione del nuovo mezzo, con apparecchi a prezzo ridotto. Il primo passo in questa direzione è mosso nel 1933 con Radio Rurale, ricevitore a prezzo fisso destinato a scuole e istituzioni. Nel frattempo il servizio radiofonico oltrepassa i confini nazionali: nel 1935 hanno inizio le trasmissioni per l’estremo oriente e l’America del Nord. Del 1939 è il progetto Radio Balilla, accordo tra diverse case produttrici per un modello dai componenti semplici ed economici. Con la guerra, la radio potenzia la sua funzione di informazione (e disinformazione): ai notiziari di regime si contrappone un sempre più diffuso ascolto delle emittenti alleate o nemiche, come Radio Londra e Radio Mosca. L’EIAR, intanto, riflette la spaccatura della nazione: tutto il Paese ascolta l’annuncio delle dimissioni di Mussolini; dopo l’8 settembre, alcune strutture vengono acquisite dalla Repubblica Sociale, mentre al centro-sud Radio Roma, Radio Napoli e Radio Bari sono la voce dell’Italia liberata. Nel 1944 l’EIAR viene sostituita dalla RAI (Radio Audizioni Italia), che in pochi anni riesce a ricostruire la rete di trasmettitori danneggiati nel periodo bellico. Il biennio 1950-51 vede una radicale riforma della programmazione: nascono i tre Programmi (canali) nazionali, tra i quali il Terzo Programma avrà una marcata connotazione musicale e culturale. Profondamente innovativo è anche il notiziario del Secondo Programma, “Radiosera”, con una successione di numerose notizie brevi, cui si accompagnano rubriche di approfondimento come “Ciak”, con Lello Bersani, sull’attualità cinematografica. Sul modello straniero di musica non stop e notizie, nasce il “Notturno dall’Italia”. La radiofonia italiana è quindi in piena evoluzione quando, nel 1954, una colossale novità rischia di travolgerla: l’inizio delle trasmissioni televisive. Radio Audizioni Italia diventa RAI – Radiotelevisione italiana. La radio, per sopravvivere, dovrà cambiare di nuovo. 27 il giornale dell’Università degli NNI quaranta “ Studi di Padova LA RADIO RITORNA AL BO Dopo l’invenzione del transistor e l’avvento di internet si riaccende a Padova quel mezzo libero e liberatorio che è la radio. Migliaia sono le emittenti radiofoniche oggi ascoltabili sul web, anche il nostro ateneo ne avrà una: Radio Bue. Meneghetti “ieri” cercava di comunicare al di là della comunità universitaria, di parlare del mondo col mondo sulle onde medie e corte. I promotori della radio universitaria patavina “2008 edition” cercano di rimanere fedeli a quest’idea, godendo di facilitazioni tecnologiche che allora non esistevano e che permettono di impostare una programmazione degna della prima illustre edizione. Dopo una fase iniziale di riflessione e sperimentazione, iniziata nel 2002 da alcuni studenti di Comunicazione in un’aula universitaria del Liviano, si disegna la linea editoriale della nuova web radio: “colta, facile e internazionale”, com’era allora. Internazionalità, cultura e scienza fondano, prima di tutto, l’obiettivo della nuova emittente universitaria; musica non mainstream e multilinguismo segnano la sua identità giovane e studentesca. Una rigorosa selezione musicale di generi (indipendente, alternativo, emergente) e un jingle tradotto in tutte le lingue del mondo caratterizza il sound con cui si vuole inaugurare questa nuova stagione della radio. Radio Bue ha in programma di avviare trasmissioni in diverse lingue straniere e scambi di programmi con le altre college radio del globo, un obiettivo da raggiungere per sfruttare a pieno la peculiarità della piattaforma internet (essere ascoltabile da un pubblico potenzialmente mondiale) e l’esplosione di socialità giovanile che travalica i confini geografici nazionali. In cinque anni le radio universitarie italiane sono diventate venti e una decina d’esse si è riunita nel network Raduni, l’associazione nazionale degli operatori radiofonici universitari. Più di 200 sono le web radio censite dalla SIAE nel 2006, ma la web radio universitaria presenta una caratteristica che vorrebbe renderla unica: favorisce lo scambio di saperi di cui le istituzioni universitarie sono depositarie da secoli. zioni complete trasportabili, dotate di tut- la mezz’ora di trasmissione fu spostata dal- ti gli accessori” che giacevano inutilizzate le 19.30 alle 14.28: le trasmissioni furono nei campi di raccolta dell’Arar, perché ri- 392, con 244 collaboratori; nell’anno ac- teneva “veramente esasperante e avvilente cademico 1947-48 le trasmissioni furono che un istituto come l’Università di Pado- ridotte a un quarto d’ora giornaliero, il va non possa impiegare questo materiale loro numero fu di 281, con 167 collabora- prezioso, per scopi di cultura, di pace, di tori; nel 1948-49 le trasmissioni, ridotte a scambi internazionali”. 10 minuti, si tenevano solamente a giorni La Rai insisteva però nell’esigere il mo- alterni, le conversazioni furono 75, i col- nopolio dell’etere: si arrivò a un compro- laboratori 49, nell’anno accademico 1949- messo che permetteva alla radio padovana 50 (novembre-marzo) le trasmissioni furo- di trasmettere per 15 minuti ogni giorno, no 56 e i collaboratori 38”. spostando i programmi ad onde corte at- Negli ultimi tempi, i collaboratori doveva- traverso la stazione Rai di Busto Arsizio. no recarsi a Venezia per trasmettere, e a Ma nel settembre del 1948 la Rai inter- volte anche senza preavviso la trasmissione venne di nuovo, proponendo una ulte- universitaria era sostituita da altre. Molti riore diminuzione dei tempi, soprattutto sottolineando che i collaboratori della radio dovevano essere soltanto i docenti dell’Università di Padova, e che dovevano limitarsi a trattare “argomenti di carattere culturale, non politico, svolti in maniera divulgativa e accessibile al vasto pubblico della radio”: insomma, un controllo della radio nazionale su radio università. Il 1948, si sa, segna una svolta nella vita politica italiana. Meneghetti non era più rettore, ma prevedeva – lo disse il nuovo rettore, Aldo Ferrabino, al Senato accademico nel settembre – la possibilità di agitazioni studentesche se le trasmissioni fossero state soppresse. Non era più il tempo di essere ottimisti sul futuro: Radio università continuò le sue trasmissioni, sempre più diradate, fino al 14 marzo del 1950. Poi chiuse. Il Congedo firmato da Meneghetti e stampato sul decimo e ultimo numero de La erano stati i collaboratori, di ogni tendenza, e diversi uomini di governo, da Parri a De Gasperi, avevano dimostrato il loro appoggio alla radio, ma non era bastato, e lì era “il punto dolente: piccole minoranze, finanziariamente potenti, possono prevalere non soltanto su istituti culturali e scientifici, ma anche su gruppi politici dirigenti”. Era necessaria una riforma che desse la misura del cambiamento, della novità, ma non sembrava affatto imminente, e quindi, concludeva Meneghetti, “si dica chiaramente, nel momento del congedo, che indirizzo, spirito, gusto, cultura di questa Università sono in aperto contrasto con quelli a cui si ispira da molti anni l’attività dell’ente radiofonico italiano”. Non ci furono agitazioni né proteste. Un telegramma da Roma comunicò al rettore la fine delle trasmissioni della Voce dell’Università di Padova: la stagione della radio ‘libera’ era, per il momento, finita. Voce dell’Università di Padova - Bollettino delle radio diffusioni dà la misura di tutta LE COLLEGE RADIO La “radio universitaria” nasce negli Stati Uniti negli anni 30. La trasmissione per onde elettromagnetiche è una tecnologia ancora in fase di sviluppo, e costosa, quindi l’emissione sfrutta una sorta di rete cablata all’interno delle residenze dei campus universitari (modalità carrier current). La prima radio di questo tipo è la WBRU7 (questo il suo nome a partire dal 1945), nata nel 1936 a opera di George Abraham in seno alla Brown University e trasferitasi in FM dal 1966. Sono infatti gli anni 60 il periodo d’oro in cui fiorisce il maggior numero di stazioni universitarie statunitensi. Questo preciso momento storico, iniziato già a partire dalla seconda metà degli anni 50, rappresenta per tutte le radio del mondo un momento di svolta: è l’avvento del Rock. l’amarezza e la disillusione. Meneghetti indicava nella continuità dell’Eiar “mutata solamente nel nome” il vero motivo delle crescenti ostilità verso la radio: “a mano a mano che il passato dalle rovine provocate si ricostituiva, le restrizioni e le imposizioni aumentavano e l’attività diveniva ingrata fatica e, specie per la diminuzione del tempo di trasmissione, si riduceva progressivamente”. I dati sull’attività svolta, puntigliosamente precisati, davano la misura dello sforzo dei collaboratori: “nell’anno accademico 1945-46 furono trasmesse 349 conversazioni da 133 collaboratori; le trasmissioni erano giornaliere e duravano mezz’ora; nell’anno accademico 1946-47 NOTA Per maggiori informazioni sul rettore della liberazione, si veda il mio Egidio Meneghetti scienziato e patriota combattente per la libertà, Padova, Cleup, 2003; per i giornali studenteschi cui ci si riferisce, M. Isnenghi, Un giornale del 1945-46: “Università”, in Montagne e veneti nel secondo dopoguerra, a cura di F. Vendramini, Verona, Bertani, 1988.