Un monumento alla percezione

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Un monumento
alla percezione
A monument to perception
Gisella Gellini
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The Roden
Crater Project
by James Turrell
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le, questo progetto è stato concepito pre trasformare il cono di ceneri che costituisce il cratere del Roden Crater in un’opera d’arte che consenta, proprio attraverso la luce, di stabilire un
dialogo con l’ambiente naturale che circonda il sito sia a livello terrestre che astronomico.
Il Roden Crater, un vulcano estinto la cui comparsa risale circa 300.000 anni fa, si eleva per
circa 150 metri sul Painted Desert (Arizona - USA), ai confini della riserva degli indiani
Navajo e Hopi.
Qui, avvalendosi della collaborazione di un gruppo altamente qualificato di architetti, ingegneri, astronomi, James Turrell sta realizzando un progetto per inserire nello spazio naturale del
deserto (figura 1 - Roden-Crater), unico per le sue condizioni di luce, colore e isolamento, un
complesso di gallerie, aperture e ambienti sotterranei (figura 2 - Planimetria del Roden Crater).
Lo scopo dell’opera è quello di consentire il godimento delle percezioni psico-sensoriali asso-
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Il Roden Crater
Project di James
Turrell
l conferimento della Laurea honoris causa in architettura a James Turrel da parte dell’Università IUAV di
Venezia, lo scorso mese di ottobre, costituisce l’opportunità per presentare l’opera più importante ancora incompiuta
di questo artista, il Roden Crater.
Le motivazioni della laurea risiedono nel ruolo fondamentale che l’artista ha rivestito, dagli anni ’70 fino ai nostri giorni, nel ridefinire l’impiego della luce in contesti spaziali originali, progettati da lui stesso o dai più grandi architetti
contemporanei.
In concomitanza con la cerimonia di conferimento della laurea si è inaugurata anche la mostra “Geometrie di luce – Il
Roden Crater Project di James Turrell” a cura di Agostino de
Rosa & Imago Rerum Team e lo stesso Turrell ha tenuto la
sua lectio magistralis “Music of the Spheres in Light”, Musica
delle sfere (celesti) attraverso la luce, con la quale l’artista ha
raccontato la storia del progetto del Roden Crater.
Sintesi di anni di lavoro con la luce sia naturale che artificia-
ando l’illusione che esso sigilli lo spazio sottostante.
Nel 1966 realizza a sue spese, al Mendoza Hotel ad Ocean
Park in California, il primo spazio espositivo dove crea le
prime installazioni per catturare la luce naturale e i suoni
dall’esterno; qui realizzerà con la luce artificiale di colorazione differente il primo Cross Corner Projections.
Nel 1973, abbandonato lo studio di Ocean Park, sorvolando
il territorio desertico dell’ovest americano per trovare un
sito naturale in cui proseguire le sue ricerche espressive,
questa volta all’aria aperta si imbatte, dopo sette mesi di
ricognizioni. nel Roden Crater: questo sarà il luogo prescelto
per la realizzazione del suo progetto, “un monumento alla
percezione”, al quale dedicherà da allora tutte le sue risorse,
investendovi i proventi della sua attività.
È qui che vive attualmente l’artista, per seguire da vicino i
lavori della sua opera.
Tutte le foto Agostino de Rosa& Imago Rerum Team
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ciabili alla luce naturale, diurna e notturna, al moto apparente o reale dei corpi celesti. La luce, strumento e mezzo
espressivo alla base del progetto, penetra all’interno della
superficie del cratere attraverso aperture e gallerie opportunamente orientate e quasi invisibili dall’esterno (figura 3
alpha space – copertura esterna; figura 4 - Occhio Est). I vani
sotterranei funzioneranno come amplificatori luminosi e
camere oscure, gli specchi d’acqua a cielo aperto (figura 5
Eye of the tunnel; figura 6 Alpha space) agiranno come lenti
che magnificheranno gli effetti di riflessione della luce desertica, ed i lunghi tunnel (figura 7 - Alpha tunnel) come condotti ottici che decanteranno le immagini del sole e della
luna, in particolari giorni dell’anno. La forma degli ambienti,
che configurano l’intero progetto, non è determinata da
principi estetici, bensì dalla loro funzione principale: quella di
accogliere, dirigere e conservare la luce.
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L’osservatore sarà così coinvolto da un insieme di esperienze sensoriali legate alla percezione della luce e delle sue
interazioni, in tempo reale, con l’atmosfera e il paesaggio
terrestri, ma anche agli eventi che si svolgono nello spazio
siderale, ben visibili in varie posizioni del cratere.
L’opera, ciclopica come obiettivi e concezione, ma anche
come volume dei materiali impiegati e costo complessivo,
sarà completata presumibilmente entro la seconda decade
di questo secolo. Una volta terminata, sarà accessibile ai
visitatori, che però saranno ammessi con un massimo di 14
per volta, di cui 8 potranno passarvi anche la notte, guidati nell’esplorazione da una equipe specializzata. In pochi per
poter captare il carattere intimo e individuale delle percezioni sperimentabili al suo interno.
James Turrel...............................................................................
James Turrell nasce il 6 Maggio 1943, a Los Angeles, dove si
laurea in psicologia della percezione.
Negli anni successivi segue corsi di matematica, astronomia, scultura e storia dell’arte, conseguendo importanti
titoli nei più qualificati istituti universitari della California. A
partire dalla fine del 1968, insieme al collega Robert Irwin e
allo psicologo della percezione Edward Wortz, James Turrell
conduce esperimenti sui campi percettivi totali (Ganzfeld) e
sulla deprivazione sensoriale, all’interno del programma Art
and Technology. Approfondisce, in questa sede, quelle
modalità della percezione umana in ambienti controllati, o
in condizioni di alterazione percettiva, che influenzeranno
notevolmente la sua opera matura.
Tutta la sua opera, sin dal 1967, consiste in interventi
ambientali che tendono a portare l'attenzione al mutamento dell'intensità luminosa. Tra il 1974 e il 1976 l’artista californiano realizza alcune installazioni per il collezionista italiano Giuseppe Panza di Biumo, a Varese (tutt’oggi visibili),
in primo luogo uno skyspace (Skyspace I). Lo skyspace è un
particolare tipo di Structural Cut posto al di sopra della
linea dell’orizzonte e realizzato tramite un’apertura eseguita nella copertura di un ambiente: in questo caso è il cielo
a porsi, virtualmente, sul medesimo piano del soffitto, cre-
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A monument to perception
James Turrel Laurea was awarded an honorary degree in architecture by the IUAV University of Venice last October, which
provided the opportunity for presenting the most important
and as yet unfinished work by this artist: the Roden Crater.
The reasons behind the degree lie in the fundamental role that
the artist has played, from the ’70s to the present day, in
redefining the way light is used in original spatial contexts
designed by himself and the greatest contemporary architects.
The degree award ceremony coincided with the inauguration
of the exhibition “Geometries of light – The Roden Crater
Project by James Turrell” organised by Agostino de Rosa &
Imago Rerum Team, with Turrell himself giving a lecture on
“Music of the Spheres in Light”, with which the artist told the
story of the Roden Crater project.
The summary of years of work with both natural and artificial
light, this project was conceived to transform the cinder cone
of the Roden Crater into a work of art. Through light itself, it
manages to establish both a terrestrial and astronomical dialogue with the natural environment surrounding the site.
The Roden Crater, an extinct volcano that appeared around
300,000 years ago, rises up to a height of around 150 metres
above the Painted Desert (Arizona - USA), on the margins of
the Navajo and Hopi Indian reserve.
Here, James Turrell has availed of the help of a highly qualified
group of architects, engineers and astronomers to bring to life
a project in the desert (figure 1 – Roden Crater), which is
unique in terms of its light, colour and insulation. The project
involves inserting a complex of galleries, opening and underground rooms into this setting (figure 2 – Floor plan of the
Roden Crater).
The aim of the work is to make it possible to enjoy the psychosensorial perceptions that can be associated with natural
light, whether by day or night, and the apparent or real movement of the stars. Light, which is the expressive instrument
and medium underpinning the project, penetrates within the
surface of the crater through deliberately orientated openings
and galleries that are almost invisible from the outside (figure
3 Alpha space – external covering; figure 4 – East Eye). The
underground rooms will serve as light amplifiers and dark
rooms, the pools of water open to the sky (figure 5 Eye of the
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will only be admitted maximum 14 at a time, 8 of whom
will also be able to spend the night there, guided in their
explorations by a specialist team. The small groups will
ensure visitors will be able to grasp the intimate and individual nature of the perceptions that can be felt inside.
James Turrel.................................................................
James Turrell was born on 6 May 1943 in Los Angeles, where
he obtained a degree in the psychology of perception.
In the years that followed he attended courses in mathematics, astronomy, sculpture and history of art, obtaining important qualifications from the very best university institutes in
California. From late 1968, together with his colleague
Robert Irwin and perception psychologist Edward Wortz,
James Turrell conducted experiments on total perception
fields (Ganzfeld) and on sensorial deprivation as part of the
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Art and Technology programme. In it he examined the means
of human perception in controlled environments or in conditions of altered perception, all of which was to have a considerable influence on his work in later life.
From 1967 his work consisted entirely of environmental interventions that tended to draw attention to the change in intensity of light. Between 1974 and 1976 the Californian artist
produced a number of installations for Italian collector
Giuseppe Panza di Biumo in Varese (still visible), first and foremost amongst which was a skyspace (Skyspace I). The skyspace is a particular type of Structural Cut positioned above
the line of the horizon and created through an opening made
in the cover of a given setting: in this case it is the sky that virtually puts itself on the same level as the ceiling, creating the
illusion that it seals in the space below it.
In 1966 and at his own expense, he created the first installation for capturing natural light and sounds from the outside at
the Mendoza Hotel in Ocean Park, California; here he was to
produce the first Cross Corner Projections using different
colour artificial light.
In 1973, he abandoned his studio in Ocean Park and began
flying over America’s western desert areas in search of a natural site where he could continue his expressive research.
After seven months of reconnaissance work, he stumbled
across the Roden Crater out in the open: this was to be the
place he chose for bringing to life his project, “a monument
to perception”. It was a project to which, from then
onwards, he was to dedicate all his resources, investing in it
all proceeds from his work.
And it is here that the artist is currently living, so he can follow
work on his masterpiece from up close.
All photos by Agostino de Rosa& Imago Rerum Team
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tunnel; figure 6 Alpha space) will function as lenses that will magnify the reflection effects caused by the desert light, and the long tunnels (figure 7 - Alpha tunnel) like optical pipes that will project the
images of the sun and moon on particular days of the year. The
shapes of the rooms that make up the entire project are not determined by aesthetic principles; rather more they are dictated by their
main function, namely receiving, directing and conserving light.
In this way the observer will be caught up in a set of sensorial experiences linked to the perception of light and its interactions, in real
time, with the atmosphere and the terrestrial landscape, not to
mention events taking place in sidereal space, clearly visible from
various positions in the crater.
The work, which is cyclopean in terms of its objectives and conception, not to mention volumes of materials used and overall
cost, is scheduled to be completed within the second decade of
this century. Once finished, it will be accessible to visitors who
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