Serve la svolta
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Serve la svolta
www.guidaviaggi.it Anno XLI 1391 28 Gennaio 2013 numero Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. Detentore del conto è l’ufficio P.T. di Ancona CMP Passo Varano . - Prezzo per copia euro 0,50 Consuntivo 2012 Prospettive 2013 Serve la svolta l cambio di passo ci sarà, così come la svolta dopo la fase di recessione, ma occorrerà impegno e il volano sarà la tecnologia. Internet e i social media sono ormai elementi chiave nelle strategie di comunicazione e marketing di aziende ed enti di promozione, strumenti per interagire con il pubblico, sia consumatore finale che trade. Sul fronte della distribuzione si stanno sondando nuove strade: Iata con Ndc, i Gds con contenuti più leisure, mentre i software gestionali diventa- I no vere e proprie piattaforme di booking. Ci sono poi quelle b2b che ampliano in modo innovativo i contenuti da spingere in direzione del cross selling. In vista di una decelerazione del business online b2c, le Olta vanno all’attacco dei meta-search, laddove gli utenti creano user-generated content e generano reputation in grado di spingere le vendite. Il mondo delle imprese, nel suo complesso, deve uscire da una crisi dettata dalla flessione della domanda. I tour operator sono alle prese con una revisione del busi- ness e un contenimento dei costi, mentre le compagnie aeree studiano tutte le possibili ingegnerie finanziarie per sventare il rischio di fallimenti. Per ripartire servono idee innovative, possibilmente a costo zero per il Governo, dicono gli albergatori, stretti nella morsa dei nuovi provvedimenti legislativi e alle prese con una forte pressione fiscale non controbilanciata da tariffe in crescita. I margini d’impresa vengono così irreparabilmente erosi. La selezione si fa sempre più forte: rimarranno presto pochi gruppi distributivi capaci di trasferire al mercato progettualità e concretezza, dicono i nostri intervistati. I bilanci 2011 dei tour operator mettono in luce un mondo in regressione, fatto di aziende rimpicciolite. Qualche segnale di fiducia, però, si intravvede, una luce in fondo al tunnel che parte dal Nord Italia e che potrebbe espandersi nel resto del Paese. Ne sono convinti per primi gli armatori, che vogliono rimettere il prodotto crociere al centro delle strategie, convinti che in Europa ci sia ancora potenziale. L.D. Tecnologia Mercati esteri Gds sotto tiro; è corsa ai social network Big in movimento con i maxi poli Normativa Distribuzione Crisi liquidità per le agenzie di viaggi Pressione fiscale sulle aziende Alberghi Trasporto aereo Gli hotel spingono all’azione Restano tanti dossier aperti nei cieli d’Italia Indice di fiducia Crociere-Traghetti Segnali di ripresa dal Nord Italia Shipping, ritorno alla crescita Bilanci Aziende e valore più piccole al prodotto 1R)ULOOV K WDQWLHYHQWLLQXQVRORHYHQWR WXWWLLGHWWDJOLGDPDU]RVXOVLWR ZZZQRIULOOVH[SRFRP %HUJDPR VHWWHPEUH 2 GuidaViaggi T Siamo online 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ecnologia di Paola Baldacci ma non lo sappiamo Cronaca di un 2012 tecnologico all’ennesima potenza on la crisi violenta del tour operating, con le prenotazioni online b2c di viaggi che rappresentano la metà dell’e-commerce italiano, con il mobile booking che cresce a vista d’occhio e i social network che influenzano significativamente strategie di marketing e acquisti, dal 2012 ci è parso di avvertire più forte la presa di coscienza dell’assoluta importanza di utilizzare in tutte le loro potenzialità le piattaforme di prenotazione b2b. Tutte quante, dai Gds alle “banche letti” che oggi prenotano ristoranti, traghetti, musei, pacchetti, treni, parchi. Persino le Olta, alcune di loro hanno programmi dedicati per le agenzie di viaggi. L’evoluzione dei gestionali Nell’anno appena concluso, che ha visto apparire così tante novità tecnologiche per il turismo, non vanno dimenticati i software gestionali. Anche se a loro dedicheremo un servizio sul numero del 4 febbraio, qui accenniamo a quanto siano diventati motori di prenotazione. Altra incredibile innovazione: nati per la contabilità, passati attraverso funzionalità di Crm (senza troppo successo), oggi i gestionali sono diventati sistemi di booking. Atlante Plus ha integrato il booking di 30 consolidatori alberghieri interfacciati Xml e 100 low cost. “Le funzioni di front e back office rimangono indispensabili, ma posso- C I limiti delle Olta A proposito di agenzie online, non è un caso se Expedia ha preso il controllo di Trivago, con una partecipazione pari al 61,6% per 477 milioni di euro, e Priceline.com ha acquisito Kayak per 1,8 miliardi. Le agenzie del web sanno che hanno dei limiti e l’online travel in qualche modo decelera. Nell’ottava indagine sulle vendi- L’immagine della campagna per il lancio di Extreme Booking 2 di Hotels.com te web, Phocuswright ha detto che in Europa si stanno dimezzando i trend di crescita e le Olta, principali canali, restano d’appeal sui target budget e in cerca dì occasioni. Da qui al 2014 le vendite online di viaggi cresceranno esattamente della metà rispetto al 2011 e cioè del 2,5%, per raggiungere i 242 miliardi di euro. Questo è dovuto sì alla crisi, ma anche alla maturazione dei mercati. “In Europa la crescita decelererà su tutti i canali online”, ha spiegato la direttrice delle ricerche Carroll Rheem. E siccome le recensioni online acquistano sempre più potere, Expedia e Priceline sono andate all’attacco dei metasearch. Recensire, commentare, esprimere critiche e lodi su hotel e altri servizi di viaggio è diventata una sfida di marketing per tutti gli attori dell’industria turistica: “Che potere hanno le recensioni?”, ha no non essere più sufficienti", dicono da Siap. Infinity project di Zucchetti Systema ha aperto ai provider di hotel, voli di linea e charter. Il vantaggio sono le tariffe nette per le adv, anche se non si deve sottovalutare che i grandi consolidatori alberghieri non operano direttamente con la distribuzione (i loro clienti sono i t.o.) e occorre avere un contratto commerciale per avere accesso alle loro tariffe. Infine, Aves.Net è giunto alla versione numero 2 dando un nuovo impulso al dynamic packaging e alla gestione dei cosiddetti channel manager, i software per la distribuzione alberghiera multicanale. chiesto Florence Kaci al responsabile global communication di Tripadvisor, Angus Struthers. “Moltissimo potere – ha risposto –. E’ fondamentale essere bravi poiché viviamo in un mondo dove è sempre più difficile essere mediocri e per gli alberghi o le destinazioni che vogliono incontrare le aspettative dei loro utenti quella che offriamo è la migliore opportunità mai esistita”. Poi lo step successivo “sarà capire come le recensioni possono essere utilizzate per migliorare il revenue della struttura”, conclude Struthers. Il futuro negli strumenti b2b cco che l’industria turistica, distribuzione e produzione, può solo fare una cosa di fronte ai cambiamenti epocali che sta vivendo e sui quali si è innestata la crisi economica delle economie mature: sviluppare tecnologia b2b e accedervi senza risparmiarsi. Tenendo monitorati i canali b2c e ascoltare i clienti sui social. Gli strumenti non mancano: i gestionali si sono trasformati in piattaforme di prenotazione, i Gds hanno ampliato i database in maniera impensabile fino a cinque anni fa, infine i sistemi come Albatravel si stanno evolvendo verso il cross selling per dare alle agenzie sempre più opportunità di arricchire i pacchetti, di andare oltre la prenotazione dell’albergo. E non dimentichiamo che anche i tour operator E più tecnologici – Naar, Alidays, Press Tours sono alcuni – offrono prodotti online velocissimi da preventivare e confermare, pur nella loro complessità di itinerari. Inoltre non mancano le start-up tecnologiche nate all’interno degli specialisti incoming come Italcamel, la cui piattaforma di prenotazione ha compiuto un anno e mezzo e raggiunto le tremila agenzie utilizzatrici, la metà estere che acquistano prodotto Italia, mentre quelle italiane accedono all’offerta degli operatori partner stranieri. Insomma, il prodotto non manca. Il problema è che la distribuzione turistica è lenta ad accogliere le funzionalità delle tecnologie ed è rimasta stereotipata sui “consumi”, mentre il viaggiatore è profondamente cambiato e non esita ad andare online. Le piattaforme Concordano su questa opinione tutte le piattaforme b2b come Transhotel e Travelcube. Gli agenti restano passivi di fronte alle opportunità che i sistemi offrono “non vanno oltre ciò che il cliente chiede”, dice l’ammi- nistratore delegato di Albatravel, Guy Luongo. Assurdo se si pensa che Olta come Expedia e Booking.com producono milioni a doppia cifra con le prenotazioni provenienti dal trade e quest’ultimo potrebbe comporre da sé i servizi a tariffe nette. Allora le piattaforme b2b investono in formazione (60 gli incontri che Albatravel tiene in un anno), restyling dei sistemi per potenziarne l’usabilità e white label. Transhotel da un anno è operativa con i voli e fidelizza le strutture al- berghiere preferite dalle agenzie, in quanto queste “prenotano sempre le stesse”, dice la country manager Maika Goinzalez. Ma il sogno ricorrente è quello dell’e-commerce, dunque il motore concesso in white label all’agenzia che lo veste dei suoi colori. “L’xml è uno sviluppo tecnologico che l’adv non possiede e l’unica possibilità per vendere qualcosa online è un sito white label – argomenta Paolo Pezzoli, amministratore delegato di Yalla Yalla -. Poi però non ha la capacità economica di convogliare sul proprio sito clienti con operazioni di web marketing o investimenti su Google”. Quindi non la utilizza. In linea generale il tasso di utilizzo di una piattaforma b2b da parte dell’agenzia rasenta il 25%. P.Ba. 28 Gennaio 2013 - n° 1391 T Gds sotto attacco ecnologia GuidaViaggi 3 di Paola Baldacci Si impegnano sul cross selling, implementano il prodotto offerto, tutto pur di non perdere la leadership ora che la Iata progetta un taglio di costi ul fronte Gds gli investimenti in cross selling e armamento di prodotto si fanno colossali. Si pensi che le multinazionali della distribuzione sono attualmente “sotto attacco” nientemeno che di Iata, la quale sta elaborando un sistema di booking (Ndc, New Distribution Capability) così rivoluzionario che potrebbe veramente segnare la fine delle fee di prenotazione, principale fonte di reddito nel business travel e non solo. Amadeus, Sabre, Travelport stanno combattendo questa battaglia e nel frattempo rendono i sistemi più ricchi, ampliando i prodotti leisure e le ferrovie. S Le mosse Per Sabre c’è già la combinabilità treno più aereo e l’offerta di 22 tour operator con “Vacations”, mentre quando sarà completata, in questo 2013, la piattaforma raggiungerà un'ottantina di fornitori. Amadeus e Treni- talia hanno presentato Fly by Rail, la prima soluzione rivolta agli agenti di viaggi italiani che consente di integrare le offerte relative ai voli già presenti nel Gds con i contenuti ferroviari della compagnia italiana. Dal 15 ottobre, infatti, è in vigore un nuovo Codice di condotta europeo il quale prevede che durante il processo di prenotazione di un viaggio o di una tratta, per lo stesso itinerario, vengano visualizzate contemporaneamente soluzioni aeree e alternative ferroviarie disponibili. Sempre più leisure Il consolidamento leisure dei Gds, intanto, è avvenuto. Con Vacations già citata, il 2012 ha portato “Bracco” di Amadeus a Fiavet Servizi, mentre Travelport ha triplicato il numero di strutture alberghiere su Rooms&More triplicato rispetto al lancio della soluzione nell’estate 2011. Con i nuovi contenuti recentemente aggiunti dagli aggregatori alberghieri Hotelzon e Tourico Holidays, sono ora disponibili oltre 700mila offerte su più di 340.000 strutture alberghiere. La particolarità del motore è quella di combinare le funzioni di meta-ricerca di Sprice.com (controllata da Travelport) con l’esperienza b2b del Gds di Travelport, per creare una piattaforma disponibile in 70 nazioni e 6 lingue, incluso l’italiano. 4 GuidaViaggi T Nove punti 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ecnologia di Ada Cattaneo per il successo online Pronto il progetto “Guida Viaggi Web for You” empre più persone considerano la presenza online delle agenzie un fatto scontato. Di contro, molti agenti continuano a vederla come un problema, qualcosa di superfluo che, nel migliore dei casi, potrebbe diventare un vantaggio competitivo. È una posizione poco lungimirante, spesso dettata dalla scarsa conoscenza del web, considerato un mezzo di intrattenimento quando non un pericoloso nemico. Per fugare questa mentalità e scoprire le molte opportunità della rete sta nascendo il progetto “Guida Viaggi Web for You”, una serie di tutorial su come si può usare in modo più efficace e strategico internet. Ecco i nove suggerimenti dati dai guru del marketing per risultare vincenti in rete. S 1. L’approccio per tentativi ed errori Internet segue logiche molto diverse dalla comunicazione e il marketing tradizionali e produce fenomeni difficili da comprendere o governare con i vecchi schemi. Per cimentarsi nel mondo online, estremamente sfidante e promettente, se gestito in modo strategico, bisogna essere pronti a mettersi in gioco, a rischiare, persino a subire qualche sconfitta. Qui, è più che mai vero che, se non provi, hai già perso in partenza. Blog o sito web? a rapida evoluzione dei nuovi media e dei canali legati a internet, oltre a offrire molte e inedite opportunità, rischia di disorientare. Una domanda che spesso mi sento porre è: per la mia agenzia è meglio aprire un sito web o un blog? Non di rado queste perplessità nascono da una certa confusione riguardo agli specifici ruoli di questi due strumenti. E, proprio perché hanno funzioni diverse, per chi sa che cosa vuole e quale è il loro ruolo, il dubbio e l’alternativa non sussistono. puoi trovarci), la quinta con i recapiti telefonici e l’e-mail dell’agenzia (Contatti). Il loro compito è quasi solo di diffondere informazioni che non esigono frequenti aggiornamenti. In un certo senso, ciò è positivo perché la gestione dei siti statici è piuttosto complessa e, per i non esperti, difficile da compiere in autonomia. Qui la comunicazione è unidirezionale e i lettori sono passivi: entrano nella pagina, fruiscono delle notizie cercate e se ne vanno. Comunicazione unidirezionale I blog sono siti dinamici ed interattivi, perciò esigono un costante aggiornamento e, grazie ad una serie di strumenti, possono essere aperti e gestiti da chiunque. Chi li frequenta può relazionarsi sia con il gestore sia con gli altri visitatori commentando e dando vita a brevi discussioni. I blog non vanno, però, confusi con i forum. Nei primi, chi li gestisce lancia il tema, pubblicando un post, i lettori lo chiosano ricevendone, a loro volta, ulteriori repliche. Poi, il blogger posta un nuovo arti- L I siti web sono spazi online che possono essere tanto statici quanto dinamici, poco o per nulla interattivi. Nella loro forma più comune sono siti-vetrina: finestre che l’agenzia apre in rete per rendersi visibile. Di norma, sono composti da non meno di cinque pagine: una di apertura (home page), la seconda con la descrizione (Chi siamo), la terza con i prodotti e i servizi (Che cosa facciamo), la quarta con l’indirizzo (Dove L’area interattiva colo spostando l’attenzione della community su questo. Qui il contatto e il confronto diretto sono una chiave del successo: i visitatori si aspettano la risposta e disattendere questa reciprocità li disincentiva ed è anti-social. Nei forum la conversazione e lo scambio di opinioni possono protrarsi all’infinito, non sono governati da qualcuno in particolare ed ognuno è chiamato ad esprimere il proprio parere. Le dinamiche di interazione nei blog implicano una presenza costante del gestore e un aggiornamento di non meno di quattro volte a settimana, meglio se giornaliero per almeno due motivi: 1. i motori di ricerca privilegiano le notizie fresche; 2. si fidelizzano i lettori occasionali che, trovando ogni giorno i post, li leggono rendendolo un’abitudine. Nel caso, invece, di un blog che posta poco e in modo irregolare, i lettori iniziano a demotivarsi, se ne dimenticano e, in circa un mese, il traffico del blog tende ad azzerarsi. Lo scopo principale del blog è di conferire autorevolezza sulla base della pubblicazio- ne periodica di post relativi ad un argomento che il blogger conosce in modo approfondito dimostrandosene esperto. Quanto più viene percepito competente, tanto più riuscirà a stabilire relazioni con i visitatori e maggiori saranno le probabilità di aumentare la visibilità e la possibilità di successo del blog. Malgrado questo strumento sia molto strategico per instaurare una relazione diretta, una conversazione con i propri clienti e per cooptarne di nuovi, non sono molte le agenzie che se ne servono godendo dei conseguenti vantaggi. Rispondendo, dunque, al quesito iniziale: il sito web è meglio per chi vuole una vetrina statica in rete, dalla quale diffondere informazioni in merito alla prorpia attività; il blog è l’ideale per chi intende costruire un rapporto personale e un confronto con più pubblici di riferimento aumentando, con notevoli effetti positivi, la visibilità, la credibilità, l’autorevolezza dell’agenzia, il che si traduce in notevoli vantaggi competitivi e nuove possibilità di business. A.C. 2. Presidiare più reti e canali Le possibilità offerte dal web spaziano dall’aprire un sito o un blog, a scegliere tra una ricca gamma di social network, a ricorrere a mix originali di vecchi e nuovi media. Non c’è una formula fissa per capire come orientarsi: ogni caso va valutato a sé. Il segreto sta nella coerenza, nell’orchestrare la presenza in più reti e miscelare più canali in modo tale che, sebbene usino linguaggi e stili diversi tra loro e appropriati al loro contesto, raccontino la stessa storia, esprimano gli stessi valori e mirino al medesimo obiettivo: il successo, la visibilità, la reputazione dell’agenzia. 3. Il network strategico Indispensabile è, poi, un’estesa rete di contatti con i quali comunicare e interagire. Occorre curare molto il network cercando di aumentarne di continuo la portata, ricorrendo ai più svariati metodi: da strumenti quali Followerwonk, FindPeopleonPlus e feed discovery di Google Reader, all’attenzione ai contenuti, dalle newsletter ai guest post, al più semplice principio di reciprocità per il quale siamo più inclini a mettere “mi piace” o a condividere quello che viene pubblicato da chi lo ha già fatto con qualcosa di nostro o è già nostro amico. 4. Sotto un unico cappello Per non disperdere tempo e denaro, fare in modo che tutte le azioni online siano coordinate tra loro, con la filosofia dell’agenzia e, per quanto possibile, che abbiano un unico punto di riferimento. Così aumenterà la visibilità e la massa critica di comunicazione. In questa prospettiva è anche meglio non ricorrere a piattaforme free, ma avere un proprio dominio al quale riferire sito, blog, account sui social. Di conseguenza si migliorerà anche l’immagine in termini di qualità, serietà, professionalità e credibilità. 5. I tempi più adatti e i temi di tendenza Per avere successo e visibilità bisogna scrivere ciò che interessa ai potenziali lettori, quindi occorre conoscerli. Il web offre molti strumenti per capire sia gli argomenti più di tendenza (Google Statistics, Google Trends) sia quando la propria community è online (Tweriod). Per inciso, recenti studi hanno dimostrato che mentre gli agenti postano i loro articoli spesso di lunedì, la domanda dei lettori ha un picco il giovedì: questo sfasamento conferma i vantaggi di conoscere i propri interlocutori. 6. Contenuti come base strategica Il contenuto è la chiave per definire la qualità e la reputazione online. Pertanto una strategia vincente va fondata sui contenuti. Occorre chiedersi: chi sono i miei potenziali amici, follower, visitatori? Quali sono i loro interessi, gli stili di vita, i valori? Riesco a raggiungerli? Come attiro la loro attenzione e li coinvolgo? Perché dovrebbero seguire me? Come li sto stimolando a condividere quello che pubblico? 7. Creatività, entusiasmo, pathos Parimenti imprescindibile al contenuto è la forma. Essa è estetica, non deve mai scadere in eccesso o difetto per non infastidire o annoiare. Scegliere caratteri né troppo grandi (incentivano lo scanning), né troppo piccoli (scoraggiano la lettura). Occorre fare la “traduzione stilistico-culturale” dei testi per adattarli alle esigenze del medium nel quale si inseriscono (riversare la pagina Twitter in Facebook è un errore perché hanno linguaggi e stili incompatibili). Ricordare, inoltre, che il web è il regno dell’interazione, del confronto, della conversazione, della reciprocità, della partecipazione, quindi della capacità di coinvolgere e far partecipare gli interlocutori. Per questo il successo è nei testi semplici, creativi, chiari, coinvolgenti, capaci di trasmettere esperienze e intercettare bisogni e passioni. Tutto ciò va condito con creatività: meglio osare ciò che i competitor non hanno il coraggio di fare o la lungimiranza di pensare. 8. Titoli altamente condivisibili La gente online non legge, si limita a scorrere i contenuti finché qualcosa non la colpisce. I titoli devono catturare lo sguardo in meno di 1,5 secondi e, spesso, lo fanno con le loro prime due parole. Per crearne di accattivanti e capaci di colpire, scegliere i termini-chiave da combinare in modo originale, divertente, curioso. Così si aumenta il numero di lettori, condivisioni e retweet. 9. La promozione Per quanto i contenuti siano di qualità o interessanti, non avranno successo se nessuno ne conosce l’esistenza. Farsi notare nel web è difficile, quindi occorre aumentare la visibilità ricorrendo a tutte le alternative offerte da internet: dalle campagne pubblicitarie al media marketing, dai guest post al marketing creativo, alla scelta delle piattaforme (meglio il computer, il tablet, lo smartphone?) più adatte. T Non si ferma la corsa del mobile 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi ecnologia 5 di Giovanni Ferrario Il futuro del booking online passerà dalle applicazioni smartphone. La nuova frontiera della geolocalizzazione: local advertising con proposte tailor made on è la classica moda passeggera destinata a scomparire. Il fenomeno del mobile è qualcosa che sta già cambiando abitudini e comportamenti d'acquisto. E nei prossimi anni la tendenza è destinata ad accentuarsi sempre di più: secondo una ricerca firmata Morgan Stanley, entro il 2014 gli utenti che utilizzeranno lo smartphone per navigare sul web supereranno quelli che per connettersi si servono del pc. N Le implicazioni Già oggi il 36% delle mail viene inviato usando gli smartphone e, mediamente, ogni utente lo consulta e utilizza 150 volte al giorno. Come si vede dai dati, il mobile è entrato costantemente a far parte delle nostre vite, diventando anche un mezzo dove è possibile pianificare un viaggio. Il segmento dove è penetrato maggiormente è quello delle prenotazioni alberghiere, soprattutto per il last minute e non è un caso che siano nate applicazioni dedicate per questa nicchia come Blink o BookingTonight. Una ricerca di ebookers.com, rileva come il 70% delle prenotazioni effettuate sulla versione mobile di un sito internet (o delle relative app) viene effettuata il giorno del check-in. “Crediamo che lo smartphone stia già diventando il nuovo laptop: il tempo per investire nella giusta direzione è poco, ma chi ci riuscirà avrà un vantaggio difficilmente colmabile per gli altri competitor”, afferma Jared Simon, chief operating officer di Hoteltonight.com. Oltre a dotarsi di I numeri del mercato pagine web dedicate per la visualizzazione su mobile, le aziende stanno sviluppando e perfezionando applicazioni per le piattaforme iOS e Android in modo da sfruttare le nuove potenzialità messe a disposizione dai sistemi operativi. In Italia, però, c’è ancora molta strada da fare visto che il 54% degli intermediari di viaggio e il 50% dei fornitori travel hanno af- fermato di non possedere un sito mobile, secondo uno studio EyeForTravel. Marketing locale Smartphone + Gps = geolocalizzazione. Sarà questa la nuova frontiera del business del mobile. Una ricerca di Google, infatti, ha mostrato come il 90% degli utenti abbia cercato notizie locali su trasporti, servizi e informa- La crescita dell’m-commerce non sembra avere fine. Secondo le ultime ricerche, il mercato internazionale dello smartphone nel 2012 vale 171,5 mld di dollari: le stime per l’anno in corso prevedono un aumento delle transazioni del 42%, che porterà il valore del mercato a 243,5 mld di dollari, per poi schizzare ai 491 previsti nel 2015. Il 41% di chi possiede uno smartphone ha effettuato almeno un acquisto da mobile e per il 17% ha riguardato la travel industry. Per il mercato italiano, la percentuale di chi acquista da mobile scende al 25%, per un giro d’affari che nel 2012 ha toccato 180 mln di euro (con una crescita che ha superato il 150% rispetto al 2011). Come si vede, i numeri evidenziano diversi ostacoli per l’mcommerce: ad esempio, il 70% degli interpellati afferma di preferire l’utilizzo di un computer per finalizzare l’acquisto online, mentre quasi il 20% non si sente sicuro a completare una transazione tramite mobile. Ma è solo questione di tempo: tutte le barriere si stanno frantumando. zioni disponibili nelle immediate vicinanze rispetto al luogo in cui si trovava. In America questo concetto si è già evoluto con i local advertising: non si tratta più di condividere la posizione geografica all’interno dei propri social network, ma di accedere a promozioni e offerte economiche su misura visualizzate sul mobile. D È allarme liquidità 6 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 istribuzione di Giovanni Ferrario e Stefania Vicini Si apre un 2013 cruciale per i network: redditività, pricing, prodotto, sostenibilità finanziaria e affidabilità gli argomenti caldi fferta appiattita, per combatterla urgono personalizzazione e su misura. E’ una delle tante problematiche con cui la distribuzione aggregata si è dovuta confrontare quest’anno. Tra le opzioni è compresa anche la necessità di una maggiore strategia sul prodotto e sul cliente. Per farlo si è iniziato a cavalcare l’onda del 2.0, che ha modificato il modo di approcciarsi al cliente finale e le relative strategie da seguire. Il panorama della distribuzione, dopo le grandi manovre della produzione che ha fatto shopping tra le reti, ha iniziato a mostrare la propria sofferenza. Si parla di crisi delle adv e di allarme liquidità, con conseguente proliferare di chiusure di punti vendita affiliati e di proprietà, un’amara soluzione in risposta a costi fissi troppo elevati da sostenere. Bisogna essere sani e snelli per poter andare avanti. E la regola vale per tutti, adv e t.o, protagonisti di una crisi che vede sempre di più assottigliarsi le fila. Da qui la scelta agguerrita delle reti di una maggiore selezione dei fornitori con cui lavorare. In tutto questo c’è anche il cliente, che va riconquistato. O ne Pino Costanzo, direttore generale leisure Gruppo Bluvacanze -, ma allo stesso tempo, non si potrà non spingere sul networking, conquistando le adv indipendenti per apportare valore e massa critica”. A parlare di prodotto e sostenibi- lità finanziaria è Massimo Caravita, vicepresidente Marsupio. Nel primo caso gli investimenti da parte dei t.o. sono sempre più risicati “sia in termini di qualità sia di quantità”. Quando, invece, il manager parla di sostenibilità finan- Le due sfide Sono due le sfide con cui si dovrà confrontare il mercato turistico. La prima è se il tour operating riuscirà “a re- cuperare un ruolo centrale nel processo di acquisto del cliente? O sarà ancora soggetto all’erosione del depackaging fino a perdere la propria identità?”, si domanda Gian Paolo Vairo, a.d. Welcome Travel Group. A suo avviso “il tour operating ce la farà”, ma a patto che sia in grado di garantire “un servizio ad elevato valore aggiunto ed una politica di prezzi più stabile”. L’altra sfida riguarda le crociere: “Riusciranno ad alzare i propri prezzi, mantenendo la stessa quota di passeggeri? O dovranno ripetere il compromesso del 2012, ovvero occupazione elevata a prezzi bassi?”. A detta di Vairo, “la strada per un ritorno a prezzi più in linea con i servizi erogati è tracciata”. Ainet: “Grandi cambiamenti” aggior diffidenza delle adv verso l’affiliazione e crisi del franchising. Sarà questo l’orientamento per quasi un adv su due nei confronti dei network. Lo rileva l’Osservatorio Guida Viaggi sulla base dei risultati emersi dall’inchiesta svolta su un panel di adv. Un quadro che non trova conferma nelle parole di Franco Gattinoni, presidente Ainet, in quanto non crede che si assisterà ad una maggiore diffidenza delle adv verso l’affiliazione, ma piuttosto che ci sarà “una maggior attenzione alla scelta del network”. Così come vi sarà una maggiore selezione da parte delle reti verso le adv, “non solo sui fatturati, ma anche sulla serietà di condividere progetti a medio-lungo termine”. Si assisterà ad un incremento dell’integrazione tra network? “Probabilmente sì”, afferma il presidente di Ainet, così come si immagina una crescita dell’integrazione tra produttori e distributori. Due scenari che, secondo l’Osservatorio Guida Viaggi, mostrano ancora percentuali molto basse visto che hanno raccolto rispettivamente il 3 e l’1% delle menzioni. M Errori passati Gattinoni ha le idee chiare su quali siano gli errori che non si devono più ripetere. In primis pensare che fare network “sia un business solo per i network stessi e non sia utile alle agenzie. Le reti devono dare servizi alle adv e per questi devono prevedere ovviamente dei costi. Negli anni scorsi qualche network è riuscito a realizzare dei buoni utili, ma adesso la situazione è cambiata”. E’ cambiato anche il tour operating, che mostra uno scenario con fornitori che si assottigliano sempre di più. Su quali aspetti si dovrà puntare? Per Gattinoni si dovrà lavorare “meglio con i pochi fornitori affidabili che rimarranno sul mercato. Non nascondiamoci dietro a un dito - dice - la difficoltà di alcuni in passato ha permesso anche alle agenzie e ai network di trarne qualche vantaggio. In questo modo si è drogato solo il mercato, spostando temporaneamente i problemi”. L’uscita di scena di diversi attori dovrà portare a un cambiamento nel modo di approvvigionarsi il prodotto, ma secondo il manager questo succederà anche per altri motivi, come “l’arrivo dei vettori low cost”. S.V. Network in evoluzione. Qual è l’orientamento? (valori in percentuale) Fonte: Guida Viaggi I temi sul tavolo Sono alcuni degli aspetti di cui si è dibattuto in questi dodici mesi che hanno traghettato le reti in un 2013 dove i temi caldi saranno redditività e pricing, prodotto e sostenibilità finanziaria, affidabilità. A dirlo, è la stessa distribuzione. L’anno in corso è percepito ancora come difficile, “ci sarà da soffrire e gli attori della filiera faranno di tutto per recuperare margini”, avverte Dante Colitta, direttore commerciale di Bravo Net-Hp Vacanze di Geo spa. Scelta che potrebbe comportare una revisione al rialzo del pricing e un ulteriore taglio dei costi marginali. E il rischio più probabile “è legato all'anarchia che regna tra i fornitori principali che, in caso di ulteriore fermo della domanda, potrebbe dar vita ad una nuova guerra dei prezzi al ribasso”. Scenari tristi e rassegnati per il fronte distributivo sono quelli che profetizza a malincuore Rinaldo Bertoletti a.d. di One! Travel Network: “I clienti non si inventano, sono quelli e purtroppo si ridurranno ancora per effetto della pressione fiscale”. In attesa di una ripresa c’è chi pensa che si dovrà fare “un’opera di consolidamento dei punti vendita - sostie- ziaria, non si riferisce solo al credit crunch, bensì “alla conseguente corsa a proteggersi da eventuali insolvenze e a gestire la liquidità che non perviene più dal sistema bancario. Cliente, adv e t.o. si contendono i pagamenti, cercando di trattenersi i soldi il più possibile”. Piergiorgio Reggio, a.d. e da febbraio anche direttore generale di G40, sposta l’attenzione sul tema dell’affidabilità, reputando fondamentale la capacità di relazionarsi con il cliente. “Bisogna rivedere il dialogo tra adv, operatori e network”, afferma il manager. Osservatorio Guida Viaggi Soggetto realizzatore della ricerca: Guida Viaggi tramite Call Center esterno Tipo e oggetto della ricerca: ricerca di tipo quantitativo a carattere nazionale Metodologia: interviste telefoniche con questionario strutturato Universo di riferimento: popolazione di adv (7.500 adv) Campione: rappresentativo delle adv per zona geografica Estensione territoriale: nazionale Periodo di rilevazione e consistenza del campione: dicembre 2012, 178 casi; Errore statistico: ± 5%. Le inchieste considerano le adv dal punto di vista numerico, assegnando a ciascuna lo stesso peso indipen- dentemente dal fatturato su una destinazione o un tipo di prodotto. I quesiti posti si riferiscono alla propensione alla vendita e non all'effettivo fatturato realizzato sul prodotto in questione. L'elaborazione dei dati avviene per la totalità del territorio italiano, per singola zona (nord, centro e sud Italia) e per ruolo ricoperto all'interno dell'agenzia da parte della persona interpellata (titolare di agenzia o banconista). Nel caso in cui non vi fossero particolari differenze tra i diversi risultati, l'elaborazione per suddivisione territoriale e ruolo non viene fatta. Al fine di dare al lettore la possibilità di analizzare i dati secondo le proprie esigenze, la nostra elaborazione dei dati si basa su semplici medie aritmetiche. I dati pubblicati rappresentano solo un estratto. Per informazioni www.guidaviaggi.it, sezione Ricerche di mercato D I numeri vogliono 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi istribuzione 7 di Giovanni Ferrario e Stefania Vicini concretezza Il futuro vedrà pochi gruppi capaci di rinnovarsi ochi gruppi distributivi capaci di trasferire al mercato progettualità e concretezza. E’ la previsione di Piergiorgio Reggio di G40, secondo il quale il modello di networking classico, “ossia quello del contenitore dove la forza era data dalla numerica, se non è accompagnato da contenuti concreti, ha durata molto breve”. Il panorama sarà fatto quindi da pochi gruppi capaci di rinnovarsi. Una riduzione numerica che non sarà dettata da uscite di scena a seguito di fallimenti o chiusure, quanto piuttosto da mosse di acquisizioni e aggregazioni. Tema, questo, che torna alla ribalta anche nel 2013, visto come l’anno favorevole “per consolidare alcune posizioni e tracciar- P ne altre – osserva Rinaldo Bertoletti, di One! Travel Network – al solo scopo di creare massa critica, cosa sempre dichiarata e ricercata, ma mai realizzata”. Negli ultimi anni si è assistito ad un accorpamento di reti distributive, “dalle 110 censite nel 2009 da Roberto Gentile si è arrivati a contarne non più di 60/70 – afferma Caravita di Marsupio –, numero che continua a decrescere in maniera inversamente proporzionale alla richiesta da parte delle adv di affiliarsi ai network”. Secondo il manager si può ipotizzare che il processo “sia stato solo sospeso dalla crisi economica e dal disastro della Concordia”, ma nella seconda metà dell’anno è probabile “una ripresa del processo, vedendo come attori protagonisti i produttori”. Intanto ai network si chiede di realizzare un percorso evolutivo “che li faccia maturare da semplice gruppo di acquisto a vera e propria catena distributiva”. Ne è convinto Vairo di Welcome. Per farlo occorre strutturarsi con nuove funzioni organizzative, un passaggio che richiede investimenti “che non è detto che tutti possano (o vogliano) permettersi”, di conseguenza “registreremo delle uscite di scena di alcune realtà di networking o eventualmente delle fusioni”. Lo abbiamo già detto, il 2012 ha visto Meno fornitori, che fare? Uno degli aspetti con cui si dovrà fare i conti è l’assottigliarsi delle fila dei fornitori, in particolare dei t.o, “l’unico che cala” negli scaffali d’agenzia, osserva Caravita, cui fa da contraltare un proliferare “di nuovi fornitori”. In pratica calano gli assemblatori e aumenta la presenza di produttori di servizi singoli. Risulta evidente che, per compensare la contrazione dei volumi dovuta al mercato, afferma Pino Costanzo di Bluvacanze, “si dovrà ricercare una superiore marginalità, focalizzando sulla parte qualitativa delle vendite, fornendo alle adv un prodotto sicuro, proveniente da fornitori attendibili ma, soprattutto, un supporto nell’individuazione del prodotto giusto”. Concorda su questo aspetto Ezio Birondi. Si devono trovare delle linee di prodotto che corrispondano alle esigenze del consumatore, il che “non è mai stato fatto. Bene o male la gente entrava in adv e ci si accontentava del -30%, magari compensandolo con l’Egitto”. E se una volta ci si poteva permettere di non vendere più il Mare Italia, “ora non è più fattibile in quanto Egitto e Tunisia più di un tot non assorbono e la Grecia dà risultati altalenanti”. Intanto è verosimile pensare che le reti porteranno avanti quanto messo in atto nel 2012, una politica di selezione dei fornitori con i quali lavorare. C’è chi lo definisce il “coraggio di scegliere i propri partner”. più chiusure di adv che aperture. Alla luce di ciò è lecito immaginarsi che per le reti diventi ancora più necessario cercare di legare a sé le proprie affiliate, ma senza ricorrere ai trucchetti, “che legano a più anni le adv in cambio di piccoli sconti sull’affiliazione – ammonisce Luca Caraffini, a.d. di Bravo Net-Hp Vacanze di Geo spa – o paventando contratti pluriennali”. Comportamenti che “trasudano debolezze”. La contromossa? Aumentare servizi e promozioni, per rendere sempre più competitive le affiliate. In una parola investire. Il 2013 vedrà una risoluzione “di tutte quelle situazioni pending o ibride – osserva Ezio Birondi, a.d. di Last Minute Tour –. Tanti hanno già chiuso”. 8 GuidaViaggi T Sotto il segno di Alitalia 28 Gennaio 2013 - n° 1391 rasporto aereo di Paolo Stefanato L’anno si è aperto con la scadenza del lock up, preludio a prossimi passaggi di proprietà. Il rischio delle compagnie in crisi l 2013 si è aperto nel segno dell'Alitalia, e non vi è dubbio che questo tema terrà banco per molti mesi. Riassumiamo brevemente i fatti. Quando la vecchia compagnia statale venne ripulita dal commissario per far subentrare la cordata di patrioti messi insieme da Silvio Berlusconi, questi ultimi si dettero alcune regole: nessuno avrebbe potuto cedere all'esterno della compagine societaria le proprie quote fino al 12 gennaio 2013, ma fino al 28 ottobre di questo stesso anno gli attuali azionisti possono esercitare la prelazione sulle quote messe in vendita. Visto l'andamento dei conti, sempre in perdita, molti azionisti scalpitano; e poiché dal 2009 il primo socio di Alitalia, con il 25%, è Air France, che con la compagnia italiana condivide anche molte strategie commerciali, è pressoché scontato che Alitalia entrerà a far parte, entro l’anno, del gruppo Air France-Klm. Uno sguardo ragionevole non vede margini di alternativa. Ma sicuramente nei prossimi mesi si assisterà a fughe, vere o presunte, di notizie, a speculazioni, a polemiche. Sarà materia di scontro elettorale, tutti si eserciteranno sulle possibili ingegnerie finanziarie, e si spenderanno i nomi di altri candidati, al solo scopo di aumentare il prezzo. casse amministrate da Andrea Ragnetti. A fine anno, dunque, la holding Air France-Klm, che oggi controlla al 100% le due compagnie operative, potrebbe controllare anche Alitalia: o da sola, o insieme a Etihad. Dalla metà del 2012, va detto, in Francia si ragiona su un ingresso dell'emirato direttamente nel capitale della holding (il cui primo socio oggi è lo Stato francese). Al livello superiore, cioè: ma con gli stessi addendi il risultato resta analogo, perché in quel caso potrebbe essere la stessa AfKlm a provvedere a un aumento di capitale di Alitalia. I Passi avanti nella seconda metà dell’anno Oggi, con la dovuta cautela, si può prevedere che la vicenda farà decisi passi avanti nella seconda metà dell'anno, per essere verosimilmente chiusa entro il 2013; in altre parole, dopo le elezioni. Un presupposto importante per il buon esito dell'operazione sarà il valore di Borsa delle azioni della holding Air France-Klm, perché la via più semplice è quella di proporre agli azionisti italiani un concambio tra azioni Alitalia e Af-Klm; quest'ultima non sborserebbe contanti e i venditori potrebbero liquidare i pacchetti sul mercato. Ma è ovvio che la capitalizzazione del gruppo franco-olandese dovrà essere superiore ai 2,3-2,5 miliardi di oggi, altrimenti si creerebbero anomale sproporzioni. Se il valore di Borsa restasse basso, si può anche immaginare una proroga del diritto di prelazione. C’è bisogno di cash Alitalia, tuttavia, ha bisogno abbastanza urgente di almeno 300 milioni di cash, che gli attuali azionisti non appaiono disposti a versare. In soccorso potrebbe venire la compagnia di Abu Dhabi, Etihad, sulla quale si concentrano una serie di fattori positivi: è ricca e in forte sviluppo, ha già rastrellato quote di varie compagnie (airberlin, Aer Lingus, Air Seychelles, Virgin Australia e sta trattando con Jet Airways), è basata sull’hub di Abu Dhabi, geograficamente strategico, e, soprattutto, ha eccellenti rapporti commerciali sia con Air France che con Alitalia. In quanto extracomunitaria, non potrebbe acquistare una quota di maggioranza, ma di minoranza sì, versando il denaro necessario alle esauste Altri nodi al pettine Ma nel 2013 verranno al pettine altri nodi. Se lo scorso anno è collassata, proprio intorno a ferragosto, WindJet, quest’anno si capirà quale sarà il futuro di altre due compagnie italiane. Blue Panorama ha chiesto il ricorso al concordato preventivo in continuità, una procedura che dovrebbe consentire alla società di Franco Pecci di riordinare la situazione finanziaria: nel 2013 dovrà necessariamente scoprire le carte. Meridiana flyAir Italy ha visto un cambio della guardia, con l’uscita di scena del comandante Gentile ed ora il nuovo a.d. Scaramella è alle prese con un delicato piano di risanamento. I problemi della compagnia con due anime risalgono alla sciagurata fusione tra Meridiana, la compagnia sarda che viveva di un’attività di linea più che decorosa, ed Eurofly, compagnia quotata in Borsa e in forte perdita. L’ulteriore aggregazione di Air Italy non è stata risolutiva. Il 27 dicembre sono stati messi in cassa integrazione altri 505 lavoratori, che si aggiungono agli 845 in cassa dal giugno 2011. La flotta si riduce di altri 9 aerei, e si ferma a quota 17. La perdita operativa tra gennaio e settembre è stata di 47,4 milioni su 529,3 di fatturato (-23% sul 2011). Ai primi di gennaio, dopo il sequestro cautelativo di un aereo all’aeroporto di Firenze da parte del giudice per un credito verso Adr, l’Enac ha messo la compagnia sotto osservazione. Iata, spiragli di ottimismo Iata - che riunisce 243 compagnie, ovvero l’80% del trasporto aereo commerciale alla fine dell’anno ha diffuso spiragli di ottimismo, prevedendo un utile complessivo in crescita a 6,7 mld di dollari come consuntivo del 2012 e un’ulteriore crescita a 8,4 mld per il 2013. Se il vecchio mondo scricchiola, è l’area asiatica a trascinare ancora, con il suo sviluppo, il comparto. Imminente appare anche una maxifusione negli Usa, tra American Airlines e Us Airways. Turbolenza in aeroporto erita qualche osservazione il capitolo aeroporti, che nel 2012 si è dimostrato particolarmente turbolento. Il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, poco dopo il suo insediamento aveva promesso un piano nazionale di riordino del settore: “Non possiamo andare avanti così - aveva dichiarato alla Camera - con la filosofia di un aeroporto in ogni provincia. Il governo lavorerà per avere aeroporti, anche pochi, ma in grandi centri, che possano tenere collega- M ta l'Italia al resto del mondo”. Passera non ha mantenuto la sua promessa; il piano è stato più volte annunciato, più volte rinviato, e alla fine è rimasto un’idea. Una vera delusione. Il Far West Intanto, però, il Far West è continuato. Dopo gli aeroporti di Milano (gestiti dalla Sea), anche quelli di Roma e di Venezia (Adr e Save) hanno ottenuto l’aumento delle tariffe aeroportuali: un altro aggravio per le compagnie e, di conseguenza, per i passeggeri. Nell’ultimo scorcio dell’anno la Sea ha provato ad andare in Borsa, scoprendo amaramente che le sue azioni non le voleva nessuno: ha dovuto rinunciare. Senza entrare troppo nei dettagli, basterà ricordare che il secondo azionista, il fondo F2i, ha poi acquistato anche la quota della Provincia di Milano, rafforzando la sua posizione di secondo socio (44%) dopo il Comune, che possiede il 54,8%. Molti si aspettano scintille nella futura gestione della società e nella governance che dovrà essere rinnovata. Lo stesso fondo guidato da Vito Gamberale alla fine del 2012 ha acquistato la maggioranza (il 52,4%) della Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Torino, e, attraverso questa, è entrato nel capitale degli aeroporti di Firenze e di Bologna. A Napoli c’era già. E’ dunque il secondo operatore aeroportuale italiano, dopo Adr-Gemina (che appartiene al Gruppo Benetton). La mancanza di un piano nazionale permette agli scali di muoversi senza Aeroporto di Linate troppi vincoli strategici, liberi di svolgere qualunque attività, ed è anche segno che le attività, nonostante la crisi, continuano a essere considerate un business. P.S. T Chiusura in negativo 10 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 rasporto aereo di Paolo Stefanato Diverse le questioni aperte sul fronte aeronautico, da Az agli slot sulla Linate-Fiumicino, ai vettori in bilico isto dall’Italia, il 2012 del trasporto aereo non si è chiuso affatto bene. La più importante compagnia nazionale, Alitalia, ha chiuso un annus horribilis (parole di Andrea Ragnetti); i dati dell’esercizio saranno diffusi nella terza settimana di febbraio, ma è certo che il ritorno a un risultato positivo, dopo quattro anni di attività, è nuovamente rinviato. Ora la previsione dell’a.d. Ragnetti è di raggiungere l’u- V 100% del voli (un regalo concesso a Cai-Alitalia al suo avvio). La procedura per la redistribuzione di una quota di slot (cioè di concorrenza) aveva individuato la low cost easyJet come secondo operatore. Ma poi le carte bollate di Alitalia sono riuscite, almeno per il momento, a congelare tutto. La tesi è che la concorrenza esiste già, e si chiama Frecciarossa e Ntv; arduo sostenere che spostarsi in aria o sulle rotaie sia la stessa cosa, ma Alitalia ci sta diffusi in novembre, ha registrato una crescita dei passeggeri del 7% (a 48 milioni; 79,6 milioni nell’arco dell’intero 2012 solare), mentre l’utile è aumentato del 10%, a 596 milioni. Nonostante le condizioni del mercato europeo restino difficili, Ryanair prevede per sé ancora “opportunità di crescita”. A metà dello scorso anno la compagnia irlandese ha voluto però strafare più del solito, spingendosi ad annunciare di aver superato I numeri +10% 173 mln 116 La perdita L’incremento I tagli Alitalia nei primi nove mesi del 2012, mezzo mln al giorno dell’utile Ryanair nel primo semestre 2012, a quota 596 mln di euro ai dipendenti annunciati da Air Dolomiti, tra piloti e assistenti di volo provando e intanto riesce a tenere intatte le barriere contro la competizione. l’Alitalia sul mercato italiano e di essere diventata la prima compagnia nella Penisola: 28,1 milioni di passeggeri contro 25. Poi ci ha ripensato e ha chiesto scusa: non 28 milioni, ma 22, Alitalia resta prima, sorry! Ma intanto – secondo la sua strategia di comunicazione – è riuscita a tile operativo nel 2013 e l’utile netto nel 2014. Nei primi nove mesi del 2012, ultimo dato disponibile, la compagnia ha perso 173 milioni, mezzo milione al giorno. Il 2012 doveva essere l’anno della scadenza del monopolio sulla Linate-Roma, tratta oggi operata da Alitalia con il La crescita di Ryanair Se le compagnie tradizionali soffrono, non è questo il caso di Ryanair, che nel primo semestre dell’esercizio 2012, conquistarsi le pagine dei giornali e a far parlare di sé. “Sorpasso solo rinviato”, ha aggiunto, con un’alzata di spalle. Ma l’Italia non è più il Paese di Bengodi per O’ Leary: negli ultimi mesi sono partite contro la sua compagnia una serie di procedimenti di carattere fiscale e contributivo perché, con la scusa della sede a Dublino, negli anni Ryanair ha evitato molti obblighi con lo Stato italiano. Ricorsi a Bruxelles anche per i contributi di alcuni aeroporti italiani che potrebbero configurarsi come aiuti di Stato, vietati dalla normativa Ue. Il caso Wind Jet Wind Jet, come dicevamo, ha lasciato a terra i suoi passeggeri inferociti nel pieno dell’estate 2012. Una brutta storia. In gennaio Alitalia (gestita ancora da Rocco Sabelli) aveva avviato le trattative per rilevare sia la compagnia siciliana che Blue Panorama. Poi il successore, Andrea Ragnetti, ha rinunciato prima alla compagnia di Pecci, poi a quella di Pulvirenti. Quest’ultima ha fatto causa all’Alitalia per il mancato ac- Wind Jet quisto, chiedendo un risarcimento superiore a tutta la propria massa debitoria, mentre proprio all’inizio del 2013 il Codacons ha avviato un ricorso collettivo per ottenere un risarcimento di 5,5 milioni dall’Enac, ritenuto responsabile dei disservizi che hanno colpito migliaia di passeggeri: la tesi è che l’ente, essendo a conoscenza dello stato precario della compagnia, doveva mettere in guardia i passeggeri sul rischio che correvano acquistando un biglietto. In Italia anche Air Dolomiti, il braccio italiano di Lufthansa, sta riducendo il personale (116 i tagli annunciati), mentre l’unica nota positiva è il riavvio di Livingston, rilevata da Riccardo Toto, pagando un euro simbolico al commissario straordinario, e rimessa in pista in primavera. Quel che accade all’estero on è che all’estero vada comunque meglio. Air France-Klm nel primo semestre N ha perso 1,26 miliardi di euro e ha avviato un piano biennale che prevede il taglio di 5.122 posti e una fo- calizzazione sul modello low cost. Anche Lufthansa ha progetti low cost, e intanto soffre: nel primo semestre il rosso è stato di 20 milioni, mentre è in corso il taglio di 3.500 posti, che ha portato alla fine dell’estate a una raffica di scioperi d’altri tempi. Ancora peggiore l’andamento della compagnia nata dalla fusione di Iberia e British, la Iag – International airlines group, che alla fine dell’anno ha annunciato conti al collasso, un taglio di 4.500 dipendenti, la riduzione della flotta e la sospensione delle rotte meno redditizie. I conti sono eloquenti: Iag ha registrato un calo del 25% degll’utile operativo; nei primi nove mesi Iberia ha perso 262 milioni mentre British Airways ha avuto un utile netto di 286 milioni. Tra i due partner scorrono anche veleni, perché Madrid si ribella a un piano lacrime e sangue concentrato tutto sul “ramo” spagnolo, e denuncia che Iberia è stata prosciugata per sanare le finanze dei fondi pensionistici della anni di onorato servizio. La scandinava Sas ha tagliato 800 posti, Air Australia 4mila. Sembra un bollettino di guerra. Nota positiva: il Le cifre 1,26 mld 20 mln La perdita Il rosso accusata da Air France-Klm nel primo semestre del 2012. Si taglieranno 5.122 posti. Iberia ha bruciato 262 mln in nove mesi di Lufthansa da gennaio a giugno dell’anno scorso, con la previsione di tagliare 3.500 dipendenti. La scandinava Sas ne ha ridotti 800 componente inglese. Sullo sfondo, altre situazioni disastrose: nel 2012 in Europa sono fallite, tra le altre, Spanair e la storica Malev, ungherese crollata dopo 66 2012 è stato l’anno record per la sicurezza, con (al 30 novembre, fonte Iata) un solo incidente su 5,3 milioni di voli commerciali, 401 morti contro 490 del 2011. P.S. A Le manovre di Gamberale 28 Gennaio 2013 - n° 1391 eroporti GuidaViaggi 11 di Antonio O. Ciampi Obiettivo: un forte network che consenta di disporre di un maggior potere contrattuale nelle attività aviation e nel business dei duty free ito Gamberale fra Natale e Capodanno si è fatto un paio di bei regali natalizi. Anche se non a costo zero. Il 27 dicembre ha acquisito tramite il suo Fondo F2i il 28% di Sagat, gestore dell’aeroporto di Torino, e rileverà anche il 24,4% controllato da Sintonia del Gruppo Benetton. Il tutto rispettivamente per 35 e 30 milioni di euro. Lo stesso giorno Asam (Provincia di Milano) che gestisce il 14,56% di Sea, ha accettato l’offerta di F2i di 147 milioni per la sua quota nella società di gestione di Malpensa e Linate. Una mossa che permette a Gamberale di entrare anche, tramite Sagat, negli scali di Firenze e Bologna (Sagat controlla infatti il 55,4% di Aeroporti Holding che di Firenze (AdF, quotata) e Bo- V logna controlla rispettivamente il 33,4% e il 7,2%. E Gamberale, che è presente anche in Gesac e avrebbe fatto un’offerta per l’acquisto della Sogaer (Cagliari), oltre a guardare con attenzione da tempo allo scalo di Genova, ha come scopo la realizzazione di un forte network aeroportuale anche per disporre di un maggior potere contrattuale sia nelle attività aviation (soprattutto i rapporti con i vettori low cost) che in quelle non-aviation (il business dei dutyfree e delle concessioni). Significativo il decreto sblocca-tariffe del 27 dicembre scorso per Adr, che ha avvicinato la fusione di Atlantia in Gemina (schizzata in Borsa del 32%). Intanto Save (Venezia) ha guadagnato il 7,3% dopo che San Lazzaro (Amber) si è ag- Vito Gamberale giudicato per 49,9 milioni il 14% dello scalo messo in vendita dal comune di Venezia. La manovra di Gamberale riguarda i maggiori scali italiani, con uno stato di attesa di Aeroporti del Garda (Verona e Brescia), che è interessata ad accogliere nuovi soci. Restano fuori gli scali minori, su cui da anni è in atto una diatriba filosofica. L’ormai ex-ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera e il viceministro con delega per Infrastrutture e trasporti Mario Ciaccia avevano messo in cantiere un piano di riordino dei 100 scali italiani, giudicati eccessivi. Punto centrale del piano è che il pagamento dei servizi da parte dello Stato debba essere garantito solo agli scali in grado di produrre conti economici in equilibrio, con una base minima (in sintonia con l’Enac) di un traffico di un milione di pax/anno, ridotti a 500.000 per esigenze regionali, scarsa accessibilità territoriale, continuità territoriale o esigenze specifiche. Un piano che avrebbe portato alla chiusura di scali come Viterbo, Grazzanise, ma anche di Parma, Firenze o Ancona. In controtendenza con le esigenze di immagine, politiche ed economiche di realtà locali. Il 2012 è stato intanto un anno difficile per gli scali italiani. Se la crisi nel 2011 non aveva sostanzialmente intaccato movimenti, numero dei passeggeri e bilanci, nel 2012 la situazione è decisamente peggiorata. Con i dati (per ora parziali) resi noti da Assaeroporti, siamo a un crollo nel traffico passeggeri con cali significativi per scali hub, a parte realtà particolari come Bergamo-Orio e l’impressionante Treviso. E se Linate ha 8,6 milioni di pax contro i 4,2 di Ciampino, Fiumicino raccoglie sempre il doppio: 34,5 contro 17,2 milioni di pax di Malpensa. Dove fonti sindacali affermano che una terza pista sia assolutamente inutile. C “Il mercato tornerà a crescere” 12 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 rociere di Angelo Scorza Gli armatori vogliono rimettere il prodotto al centro delle strategie, convinti che in Europa ci sia ancora potenziale da esplorare uali possono essere le nuove frontiere di sviluppo della domanda di crociere? Il prodotto come sta vivendo l’attuale fase di drammatica congiuntura economica e su quali leve competitive è possibile agire da parte delle compagnie? Le crociere nel 2013 quanto sconteranno l’effetto Costa Concordia e le misure successive sulla sicurezza? In quali direzioni saranno rivolti gli investimenti per raccogliere le sfide di mercato e quale sarà il peso della componente tecnologica nelle prenotazioni e come presenza sui social network? Abbiamo posto agli interlocutori di riferimento del settore, ovvero l’associazione di categoria delle crociere mondiali e le principali compagnie di navigazione che operano in Italia, quesiti precisi sulle loro impressioni, preoccupazioni e aspettative di mercato, condensando le risposte da loro ricevute. Q Armamenti, navi in arrivo “Le crociere hanno un potenziale di crescita significativo; nonostante la crescita esponenziale già registrata negli ultimi anni, è possibile affermare che vi sia ancora una sorta di sottopenetrazione del prodotto sul mercato. In Europa, dove già si concentra il 30% dei crocieristi mondiali, soltanto l’1% della popolazione sceglie la crociera come opzione di vacanza. Credo sia navi, credo che aiuteranno sempre più il settore a differenziarsi, garantendo opportunità di scelta e opzioni di prezzo in linea con tutte le esigenze della clientela e con quanto accade ad altri comparti dell’industria del turismo. In linea generale il prodotto risulta sempre assolutamente competitivo in termini di rapporto costoqualità a confronto di qualsiasi altra opzione di vacanza land based”. Verso la fine dell’anno scorso, una ricerca di Italian Cruise Watch 2012 ha fornito un quadro sul possibile andamento del mercato italiano per il 2012 e 2013 evidenziando previsioni di chiusura 2012 sul numero di passeggeri movimentati nei porti italiani (imbarchi, sbarchi e transiti) in sostanziale tenuta con una riduzione contenuta pari a circa il 4%, un dato significativo, considerando la crisi economica globale; mentre per il 2013 invece, gli stessi analisti prevedono una crescita del +4,5%, in sostanza un ritorno ai livelli del 2011. “Da un punto di vista di provenienza degli ospiti, vediamo dominare ancora la clientela nordamericana, ma affacciarsi prepotentemente i mercati Europa (guidati da Regno Unito e Germania) e resto del mondo, dove vanno segnalati gli importanti risultati provenienti dall’area sudasiatica”, precisa Alessandra Cabella di Silversea, sales manager Italy e Russia & la leva del prezzo ha permesso che negli ultimi 12 mesi il comparto tenesse un regime di occupazione elevato ma è il prodotto, nella 1% sua essenza, che deve tornare ad essere al centro dell’attenzione”. Industria ancora giovane Le crociere sono un’industria ancora giovane, che continuerà a crescere nei prossimi anni. Ne è convinto Andrea Tavella, direttore commerciale e marketing Costa Crociere: “La 4% Quota Percentuale Il calo di passeggeri di crocieristi mondiali che si concentra oggi in Europa della popolazione che sceglie la crociera come vacanza nei porti italiani nel 2012 secondo l’Italian Cruise Watch new markets, carica assunta dal 1° gennaio 2013 (con nuova responsabilità anche dei mercati di Russia, Ucraina, Slovenia, Malta e Turchia). “Il focus è sempre di più rivolto alla differenziazione, in termini di on-board product, di itinerari, di salvaguardia dell’ambiente e di corretto positioning in termini di prezzo per poter conquistare la fiducia del consumatore finale. Certo, crescita futura non riguarderà solo gli Stati Uniti o l’Europa, ma anche nuovi mercati come l’Asia, dove Costa è stata la prima a proporre crociere regolari e dove, dal prossimo maggio, avremo 2 navi impegnate stabilmente. Ma siamo convinti che anche il mercato italiano, attualmente terzo in Europa, abbia un potenziale di sviluppo”. Tavella è consapevole che il prodotto evidente l’ampio potenziale di sviluppo del settore”. Così esordisce Roberto Martinoli, delegato per l’Italia di Clia Cruise Lines International Association, il quale, guardando ai possibili serbatoi geografici di passeggeri, intravvede in Francia e Spagna, seguiti dall’Italia, i paesi a maggior potenziale. “La continua diversificazione del prodotto, unita alla messa in esercizio di nuove nardo Massa, country manager mercato Italia Msc Crociere. “La crescita più significativa è stata registrata nel Mediterraneo, in Navi da crociera in porto Qualche cifra 30% risente ovviamente della crisi generale dei consumi. “Ma oserei dire che fino ad oggi abbiamo retto in modo soddisfacente, sia in genera- le sia riferito al mondo del turismo. Costa ha operato nell'anno concluso anche con leve di pricing e iniziative promozionali rivelatesi efficaci. La politica di collaborazione e supporto con le nostre agenzie partner è stata anch'essa elemento fondamentale per le performance del 2012. Dunque affrontiamo il 2013 con l'obiettivo di recuperare redditività. Cerchiamo di puntare sulla trasparenza del prezzo - prosegue Tavella -, per dare fiducia al cliente finale in relazione al valore di ciò che acquista. Il 2013 sarà fondamentale per consolidare in maniera seria, chiara e trasparente la relazione con le agenzie; dobbiamo migliorare ancora tanto sia nei servizi commerciali che nella nostra attitudine e relazione nei confronti di quelle agenzie che ancora ci conoscono poco. Il recupero del prezzo è un lavoro da fare insieme alle agenzie di viaggi”. Sperimentare nuovi itinerari Della continua crescita del settore, anche nei prossimi anni, è convinto pure Leo- 10 anni aumentato del 195%. Ma la penetrazione del mercato nel 2011 è stata meno dell’1% in Europa e intorno all’1,5% in Italia, a indicare che il mercato è tutt’altro che saturo. Il Mediterraneo rappresenterà anche in futuro il nostro core business, il che non esclude la possibilità di sperimentare nuovi itinerari (come già fatto per gli Emirati Arabi e il Mar Rosso), guardando verso Cina e in generale il Far East. Destinazioni importanti resteranno Sud America e Sud Africa. Di certo l’aumento della pressione fiscale incide direttamente sulla capacità di spesa e quindi condiziona la propensione alla programmazione delle vacanze da parte del ceto medio, componente di assoluto rilievo dell’industria. Ma noi fronteggiamo ciò ricorrendo alle economie di scala, all’internazionalizzazione dei flussi turistici e alle tecniche di yield management. Anche le modulazioni di pricing consentono, in stagionalità diverse e con anticipazione delle prenotazioni, l’accesso ai nostri servizi di qualità con soglie più basse rispetto al passato. La differenziazione del prodotto, prosegue il manager, “con un’offerta variegata e sempre più tailor made che arriva sino alla sistemazione a 6 stelle dell’Msc Yacht Club, oltre a consentirci la piena occupazione delle cabine e la totale destagionalizzazione della flotta, permette di dare nuovo appeal al viaggio in crociera. Grazie all’insieme di questi fattori, Msc ha chiuso il 2012 con un +23% di volumi nel Mediterraneo, anche se a livello di revenue non possiamo nascondere che il risultato non è stato altrettanto soddisfacente”. Royal Caribbean Italy sottolinea come, secondo le previsioni, lo sviluppo della domanda nei prossimi anni proverrà in maniera particolare dai paesi economicamente emergenti come la Cina e da mercati ancora poco sviluppati nel segmento di vacanza in crociera dell'emisfero australe. “Le proiezioni vedono una ripresa generale anche in Europa e in Italia, dove la nostra offerta punterà ad avvicinare coppie e famiglie dai 25 ai 60 anni con età media di 40: viaggiatori attivi che cercano una vacanza divertente, rilassante e raffinata”. La compagnia americana sta continuando a investire, avendo appena confermato l'ordine per la costruzione della terza classe Oasis. “La differenziazione di prodotto continua a essere uno dei nostri pilastri di sviluppo: una crociera Royal è una vacanza diversa dalle tradizionali, con attività uniche a bordo e un servizio rivolto alla massima soddisfazione dell'ospite. Grazie alla collaborazione stretta degli agenti di viaggi, puntiamo a far conoscere questo punto di forza ai loro clienti abituali e potenziali”, spiega Giuseppe D’Agostino, sales manager Royal Caribbean Italy. “In momenti di difficoltà economica il consumatore è attentissimo al rapporto qualità-prezzo, anche per le vacanze. A inizio anno abbiamo lanciato una promozione per chi prenota entro l’8 febbraio. Cerchiamo di solleticare l’advanced booking e di proteggere il prezzo d’acquisto dalle fluttuazioni”. C 14 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 rociere di Angelo Scorza Tecnologia come volano Internet e social media elementi chiave nelle strategie di comunicazione e per interagire con il pubblico e nuove tecnologie rappresentano un volano di visibilità indispensabile per il comparto crociere. Ne è convinta la stessa Clia: risale infatti allo scorso novembre il lancio di global.cruising.org destinato a promuovere e sostenere l’esperienza della vacanza in crociera nei principali mercati. Silversea sta affrontando le attuali sfide di mercato avendo appena effettuato l’importante acquisizione di Canodros, tour operator dedicato alle isole Galapagos, che permetterà alla compagnia di Manfredi Lefèbvre d’Ovidio di ampliare l’offerta sul segmento Expedition, che in questo momento sembra dare grandi segnali. Costa Crociere il 10 dicembre 2012 ha iniziato la costruzione della Costa Diadema, la più grande nave da crociera battente bandiera italiana, in consegna il 30 ottobre 2014. La strategia societaria prevede il sostegno allo sviluppo di mercati emergenti e il rafforzamento di destinazioni che stanno riscuotendo particolare apprezzamento, ma anche al capitale umano: Costa offrirà 600 nuovi posti di lavoro in Italia entro la fine del 2013 nella sezione hotel della flotta e 200 posti nella sede di Genova. Internet e i social media rappresentano degli elementi chiave nelle strategie di comunicazione e per interagire con il pubblico. “Forniamo spazi di discussione a tutte le persone che ci seguono tramite una serie di canali di comunicazione digitali, come il CBlog, Facebook, Youtube, Twitter e Radio Costa. Nell’ottica di massima trasparenza e sicurezza, la nuova sezione del nostro sito www.costacrociere.it Noi per Voi, ospita i profili dei comandanti e tutte le informazioni sulla sicurezza relative alle nostre navi”, spiega il direttore commerciale e marketing, Andrea Tavella. Il concept della nuova campagna pubblicitaria lanciata in Italia, Francia e Germania, basata sulla Real Costa, non si esaurisce con la tradizionale pianificazione media, ma continua e si arricchisce sul web. Ma Costa non dimentica certo la distribuzione, dove L Costa Fascinosa le aree di miglioramento dei servizi sono ancora ampie. “Vogliamo essere in grado di ascoltare molto di più le agenzie attraverso nuove tecnologie già in test – avverte Tavella -. Continueremo a investire sulla qualità e formazione di tutte le nostre persone che giornalmente lavorano con le agenzie, dal contact center, all’ufficio gruppi, fino al reparto di assistenza commerciale. Faremo in modo che Costaclick diventi sempre di più un punto di riferimento irrinunciabile per il lavoro quotidiano del trade”. Infine la recente sottoscrizione tra Costa e Fiavet del contratto che regola i rapporti tra compagnia e agenzie. “Il nuovo dispositivo rappresenta un passo in avanti per tutto il settore, disciplinando con chiarezza e trasparenza alcuni aspetti pratici relativi soprattutto alle responsabilità che ricadono in capo all’agente di viaggio”. Trade fattore centrale Msc conferma di voler continuare a puntare sul trade anche nel 2013. “Il web è oggi uno strumento di comunicazione fondamentale e Msc sta investendo molto nel settore con l’obiettivo di condividere il proprio know how con le agenzie di viaggi. L’intermediazione professionale rappresenta un valore aggiunto insostituibile. La sfida è dunque generare, insieme alle adv, nuova domanda, grazie anche al- l’utilizzo dei nuovi strumenti offerti dal web oltre che attraverso strategie commerciali e di marketing condivise”, conferma Leonardo Massa, country manager per il mercato Italia. “È proprio nell’ottica di un continuo e costante processo di evoluzione dei servizi offerti alle agenzie che abbiamo avviato una serie di miglioramenti al sito riservato alle prenotazioni delle Msc Divina adv, msconline.com. In fase di implementazione in questi giorni è anche il progetto Msc Social Partner, che mira a portare su Facebook le agenzie di viaggi, assicurando al mercato una consulenza sempre più specializzata”. Secondo Gianni Rotondo, direttore generale Royal Caribbean Italy, il 2013 rappresenta un anno di consolidamento dopo due anni di crescita molto sostenuta (+167% ospiti rispetto al 2010). “Punteremo sul prezzo di vendita piuttosto che sui volumi. A tal fine abbiamo razionalizzato la capacità offerta dal porto di imbarco di Genova e ridotto il numero di navi nel Mediterraneo. Vogliamo tornare a vendere il prodotto crociere al prezzo giusto, che rifletta la qualità del servizio”. “Nel 2013 capitalizzeremo i cospicui investimenti sul web realizzati nel 2012, anno in cui abbiamo rinnovato completamente il sito rendendolo sempre più userfriendly e ricco di contenuti. Ormai la maggior parte dei vacanzieri prima di prenotare naviga su internet, spesso accedendo da mobile. L'ecommerce sicuramente continuerà a rappresentare un caposaldo aziendale, nel pieno rispetto delle agenzie, in virtù del fatto che non saranno concessi sconti o promozioni a chi prenota direttamente - interviene Roberto Pirrera, web and direct sales manager -. Cercheremo di incrementare l'utilizzo del cruise match online, il sistema di prenotazione dedicato agli agenti di viaggi, e di migliorare la funzionalità del check-in online, per snellire le procedure di imbarco e agevolare clienti e adv. Dopo il lancio della pagina Fb e Twitter nel 2012 il presidio sarà sempre più continuo. Già nel 2012 abbiamo registrato un discreto successo in termini di engagement dei fan e nel 2013 ci saranno parecchie novità che sicuramente incrementeranno le vendite”. Fronte sicurezza Sul fronte della sicurezza non credo si possa parlare di stretta dettata dagli eventi: il nostro è da sempre un comparto severamente regolamentato - sostiene Roberto Martinoli, delegato per l’Italia di Clia Cruise Lines International Association -. Al contrario, i drammatici eventi del 13 gennaio 2012 hanno spinto a riflettere su come migliorare ulteriormente le procedure di sicurezza a bordo avviando un progetto di revisione denominato Operational Safety Review che ha già prodotto 10 nuove policy, tutte eccedenti gli attuali requisiti di legge”. “I principali cambiamenti in materia di sicurezza introdotti nell’ultimo anno sono il frutto di una revisione delle “ procedure intrapresa volontariamente dal settore delle crociere, con la partecipazione attiva e concreta di Costa. Si tratta di un ulteriore miglioramento rispetto agli standard di sicurezza internazionali, cui già ci si atteneva, e di misure che eccedono le normative internazionali in vigore - afferma Tavella, Costa Crociere -. L’impegno per la sicurezza è totale, la nostra massima priorità”. Anche Msc Crociere non ha mai messo in dubbio la centralità della sicurezza delle navi. “L’expertise e la competenza della compagnia sono legate anche al gruppo cargo, attraverso una sinergia di know how; investire su comfort, hospitality e accoglienza dei passeggeri significa per noi investire in primis su sistemi di controllo e sicurezza” spiega Massa. La società ha in dotazione fici di terra di definire le rotte e di monitorare, in modo continuo e in tempo reale, la Mariner of the Seas di Royal Caribbean esclusiva in Italia la centrale operativa più avanzata per sorvegliare le rotte e la posizione delle navi (Voyage Planning & Monitoring System), che consente agli uf- posizione esatta di ogni nave in qualsiasi punto del globo, con frequenza d’aggiornamento di 1 secondo e un margine di errore inferiore a 5 metri. A.S. T Ro-ro, la fiducia 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi raghetti di Angelo Scorza resta alta Le società riducono gli sprechi e inventano prodotti eppure il settore dei traghetti è rimasto immune alla grave crisi che ha afflitto i consumi nel 2012. Ma la fiducia degli operatori, malgrado la fase avversa, non viene meno. “La congiuntura fa sì che tutte le azioni per ridurre possibili sprechi siano messe in opera. Per quanto riguarda le leve competitive abbiamo individuato nuovi prodotti (mini soggiorni, meeting, ecc) e abbiamo differenziato l’offerta da un punto di vista del pricing e della presentazione - spiega Euan Lonmon, amministratore delegato di Corsica Ferries in Italia -. Geograficamente ci aspettiamo l’ulteriore sviluppo del Nord Europa. Per quanto riguarda la segmentazione, lo sviluppo rimane molto legato ad un target vacanziero famigliare. Pensiamo comunque che ci siano certi segmenti che hanno una potenzialità di crescita, in particolare il target di gruppi di aggregazione”. Le sfide derivano da fattori fisici – “in molti porti ci si deve confrontare con problematiche di disponibilità e qualità degli attracchi; anche l’interconnessione porto–autostrada e una lenta viabilità interna ai porti rimangono un punto di debolezza” – per un settore “i cui maggiori competitor sono le destinazioni raggiungibili senza traghetto. La nostra compagnia continuerà ad investire nel rapporto con l’intermediazione turistica. Siamo anche presenti in modo attivo sia sui social media che nell’e-commerce, che ha un peso importante”. N Le frontiere dello sviluppo Non così facile è individuare le nuove frontiere di sviluppo della domanda di servizi di traghetti per tutti. “Si tratta di una domanda complessa perché complicati sono sia lo scenario di riferimento che il mercato attuale, entrambi influenzati da una congiuntura economica poco favorevole - replica Ugo Masciocchi, direttore commerciale Tirrenia Cin -. Il nostro bacino di utenza copre l’intera penisola, visto che serviamo tutti i porti della Sardegna collegandoli con Nord e Sud Italia. Le famiglie più di altri stanno soffrendo e hanno dovuto rinunciare agli spostamenti. Per loro stiamo preparando pacchetti ad razioni che riguardano tutta la flotta, investendo 4 milioni di euro per migliorare le aree passeggeri, realizzando nuove aree per i bambini, abbattendo i tempi di percorrenza, attivando agevolazioni economiche per il pubblico. Poi il manager napoletano tocca un tasto dolente: “A esclusione di Olbia, Cagliari e Civitavecchia, che stanno realizzando investimenti per migliorare le aree ed i servizi dedicati alla clientela, tutti gli altri porti non riescono a rispondere in modo adeguato alle esigenze di chi viaggia. I porti più gna per l’alta stagione e riportano indietro dopo metà settembre. Non ci sentiamo, invece, in concorrenza con i resort, al contrario stiamo cercando di prendere accordi con alcuni di essi in Sardegna per preparare dei pacchetti all inclusive”. In chiusura una nota sull’importanza delle nuove tecnologie. “Il mondo sta cambiando ad una velocità incredibile e ogni azienda che opera sul mercato deve necessariamente adeguarsi in tempi altrettanto rapidi. La nuova Tirrenia sta investendo molto, a marzo lancere- Portoferraio hoc e stiamo definendo un accordo con un partner finanziario per l’acquisto a rate. La nuova Tirrenia tiene in modo particolare ai sardi; dopo anni in cui il servizio non è stato adeguato, la compagnia ha deciso di cambiare rotta attraverso l’elevazione degli standard del prodotto e del servizio”. Tirrenia intende far leva sulla qualità e sul prezzo. Nei primi cinque mesi di gestione è stata intrapresa una serie di innovazioni e ristruttu- penalizzati sono Napoli e Genova, anche a causa della loro conformazione. Tutto ciò comporta un disservizio per tutta l’utenza”. Masciocchi riconosce i competitor “nelle compagnie aeree low cost, che hanno incrementato molto il loro mercato negli ultimi anni sia con gli italiani che con gli stranieri; lo possiamo verificare direttamente grazie al numero sempre maggiore di auto che le compagnie di noleggio portano in Sarde- 15 mo un nuovo portale totalmente rinnovato in 5 lingue. Stiamo adeguando le navi coi sistemi più avanzati per poter offrire alla clientela la navigazione wi-fi e la visione di tutti i canali Sky, incluse le partite di campionato”. Core target la famiglia Anche per Eliana Marino, direttore commerciale Moby “il core target è da sempre la famiglia, nella sua accezione più classica, e infat- ti numerosi sono i servizi e le politiche commerciali pensate ad hoc. Ma non bisogna dimenticare che il nucleo familiare classico si sta evolvendo e sta cambiando con il passare degli anni”. Il 2013 vedrà la compagnia di Vincenzo Onorato proseguire nelle politiche messe in atto nel 2012 “che, se da un lato continuano a vederci estremamente focalizzati sul mantenimento di alti standard qualitativi, dall’altro ci vede certamente intervenire anche su agevolazioni delle tariffe”. Moby considera diretti competitor le compagnie di navigazione che coprono le tratte per Sardegna, Corsica e Elba: “Per noi è importante che il cliente sia soddisfatto, dal momento in cui prenota il viaggio al momento in cui arriva a destinazione; perciò c’è costante attenzione al livello di qualità dei servizi offerti. Le strutture di terra possono essere partner con cui sviluppare offerte congiunte, a maggior ragione in questo momento in cui il comparto turistico necessita di un sostegno concertato da tutti gli operatori. Indubbiamente in futuro la componente tecnologica è destinata a diventare sempre più importante e Moby è impegnata su più fronti per essere assolutamente all’avanguardia in fatto di web e social network. Oggi la tecnologia è soprattutto mobile, perciò abbiamo messo a disposizione un’app con cui prenotare i biglietti direttamente dallo smartphone”. “La nostra compagnia ha intrapreso numerose strade per rispondere alla crisi economica, a partire da una differenziazione dell'offerta dedicata ai clienti, in termini di servizi dedicati per diverse tipologie di passeggeri, quali le famiglie, che a bordo hanno a disposizione servizi mirati, o i proprietari di animali domestici, che dal 2008 possono alloggiare in cabine appositamente attrezzate”, illustra Ariodante Valeri, direttore generale Grandi Navi Veloci, che compie 20 anni di attività consolidando la presenza in Sicilia e Nord Africa. “Abbiamo aumentato e differenziato l'offerta dei menù sulle rotte verso il Nord Africa – aggiunge - e abbiamo creato a bordo delle nostre unità delle sale dedicate alla preghiera. C'é naturalmente grande attenzione alla definizione delle tariffe: abbiamo un sistema di pricing in grado di individuare automaticamente quella più competitiva per tratta e per data”. Valeri conferma poi l’intenzione di presidiare tutti i canali di vendita, “ma siamo particolarmente attenti alle adv, per le quali abbiamo sviluppato un sistema di prenotazione ad hoc, un sito b2b, e mettiamo a disposizione il sito gnv.it, in aggiunta all’assistenza del nostro contact center”. Politica dei prezzi trasversale “Il nostro target di fruitori è da sempre molto variegato debutta Francesca Marino, manager dipartimento passeggeri Grimaldi Lines -. Se per le linee verso Marocco e Tunisia possiamo evidenziare una prevalenza di passeggeri etnici, per altre destinazioni, sia nazionali (Penisola verso Sicilia e Sardegna) che internazionali (Spagna e Grecia), è difficile delineare un profilo ben definito. Ciò giustifica un’offerta di servizi e una politica tariffaria capace di soddisfare sia chi è più attento al prezzo, sia chi desidera viaggiare nel massimo comfort. Chi sceglie la nave lo fa perché ne apprezza la maggiore sicurezza, il maggior relax e la possibilità di portare con sé il proprio veicolo. Affrontiamo la situazione economica attuale con una politica commerciale che offre vantaggi a chi imbarca l’auto, alle famiglie e anticipa la prenotazione. La differenziazione del prodotto è strumento fondamentale e trova per noi la massima espressione nell’utilizzo della nave come location per le più disparate tipologie di eventi”. Gli sforzi di Grimaldi Lines nel 2013 saranno rivolti a implementare un nuovo sistema di prenotazione che migliorerà e amplierà le funzioni ottimizzando la gestione delle vendite, rivolte sia al b2b che al b2c. “Proprio perché il target è così variegato – conclude - utilizziamo tutti i canali di comunicazione, prediligendo quelli di massa come la tv. Siamo comunque presenti su Facebook, Twitter e altri social network”. P La carica arriva 16 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 orti di Angelo Scorza dalle retrovie Flettono le performance delle città al vertice classifica è il segno meno davanti al saldo tra i dati di traffico afferenti le crociere in Italia realizzati fra il 2012 e l’anno precedente. Il consuntivo finale dei valori raccolti evidenzia un decremento di circa il 5% sul totale complessivo del Paese, pari ad un deficit di oltre 300mila unità. C’ Civitavecchia sempre primo Il valore assoluto del movimento crocieristico sfonderà anche quest’anno – includendo i dati mancanti di alcuni porti, che complessiva- di nelle mani di Civitavecchia (2,39 milioni di passeggeri), Venezia (1,77 milioni) e Napoli (1,22 milioni). La novità è al quarto posto dove Livorno (1,03 milioni) supera Savona (810mila), a sua volta insidiata da Genova (797mila). Desta una certa preoccupazione il fatto che a calare siano le performance dei porti al vertice; infatti tra i primi sei, solo Livorno evidenzia un segno più piuttosto consistente (+11,7%), mentre per gli altri la diminuzione va dal -0,2% di Genova e -0,6% di Venezia al 14,6% di Savona (peraltro (+5,5%), Catania (+27,8%), Olbia (+100,7%) e Trieste (+150,6%) – seppure su valori assoluti modesti – male Ancona (-23,7%), Palermo (-37,5%), Ravenna (-35,4%) La Spezia (-49,3%). Forte integrazione tra scali e compagnie Qual è il rapporto tra fase mare e fase terra nel business delle navi passeggeri? L’interfaccia è morbido o brusco? I porti in Italia e Mediterraneo sono all’altezza delle navi attuali e rispondono in maniera adeguata a tutte le loro esigenze sia nel- Passeggeri nei porti italiani Fonte: Ship2Shore mente valgono circa 1 milione – il tetto dei 10 milioni di passeggeri. In cima alla classifica non si notano variazioni nelle posizioni coi tre gradini del podio ben sal- motivata da un fatto contingente quale la perdita di una nave per l’intera stagione). Maluccio anche Civitavecchia (-7%) e Napoli (-5,3%). Nelle retrovie, bene Bari la fase dell’approdo che nella fase delle escursioni e degli altri servizi a terra? “In Italia le amministrazioni locali hanno spesso dimostrato notevole sensibilità rico- noscendo il significativo contributo economico e occupazionale che le crociere garantiscono ai porti italiani (100.000 addetti impiegati e 4,5 miliardi di contributo diretto generato nel 2011) - afferma Roberto Martinoli, delegato per l’Italia di Clia, Cruise Lines International Association -. Ovviamente ci sono sempre opportunità di miglioramento delle strutture portuali in Italia e nel mondo: penso a progetti di ampliamento delle strutture esistenti, ma anche a disponibilità di nuovi porti e a una maggiore flessibilità nella distribuzione delle partenze, che permetta di ampliare su tutto l’arco temporale della settimana le opportunità di imbarco”. “Le località al vertice sono quelle che anno su anno registrano un numero costante di presenze se non di incremento, testimoniando che tra le parti vi è un dialogo e un percorso comune finalizzati all’ottimizzazione delle risorse”, conviene Alessandra Cabella di Silversea, sales manager Italy, Russia & new markets. Di quanto sia necessaria una forte integrazione con le infrastrutture a terra portuali e turistiche, è convinto Andrea Tavella, direttore commerciale e marketing Costa Crociere. “La nostra flotta equilibrata e composta da navi di dimensioni diverse non ha problemi a interfacciarsi coi porti. Piuttosto è da considerare la crescita del traffico: dal momento che le flotte delle principali compagnie crescono di anno in anno con l’arrivo di nuove navi, questo significa che i porti devono attrezzarsi per avere una maggiore operatività. Anche le compagnie posso- Il porto di Genova no dare il loro contributo, collaborando in maniera sempre più stretta ed efficace con le autorità portuali e investendo direttamente. Noi abbiamo già previsto un raddoppio del Palacrociere, il terminal crociere di Savona che gestiamo direttamente dal 2003. Il 5 giugno 2012 sono partiti ufficialmente i lavori per la costruzione della seconda stazione marittima, che avrà un’area complessiva di 3.500 mq e per la quale investiremo 9 milioni di euro. Sarà un terminal satellite funzionalmente collegato alla stazione marittima esistente, che permetterà di utilizzare i servizi già presenti, ma in grado di operare come terminal autonomo, con aree di attesa, aree di transito e area bagagli indipendenti”. Rapporto con i territori Molto importante e cruciale è l’interfaccia con i territori, al fine dell’accoglienza. Il grande gap tra l’evoluzione delle navi di ultima generazione e la capacità di adeguamento dei porti in Italia rappresenta invece una forte preoccupazione per Leonardo Massa, country manager mercato Italia Msc Crociere: “Già in passato abbiamo manifestato la necessità dell’istituzione di una cabina di regia a livello nazionale per razionalizzare i fondi da destinare ai porti più competitivi, evitando l’eccessiva frammentazione che ha portato a un’inevitabile dispersione delle risorse. L’Italia resta il principale Paese d’imbarco del Mediterraneo - circa 5,6 milioni di passeggeri si sono imbarcati da un porto europeo e un passeggero su tre ha iniziato la propria crociera da un porto italiano - ma se vuole mantenere questa leadership deve avviare una politica seria di ammodernamento delle infrastrutture degli scali marittimi, poco adeguati ad accogliere l’evoluzione delle navi sempre più grandi e sofisticate, sia sul piano strutturale che dei servizi offerti. In Italia oltre 60 porti vantano una vocazione crocieristica, ma solo 5 nel 2013 supereranno 1 milione di passeggeri (Civitavecchia, Venezia, Genova, Napoli, Savona) mentre oltre 30 non raggiungeranno i 10.000 passeggeri. Spesso conclude il manager - sono inadeguate le banchine, obsoleti i rimorchiatori per tecnologie e potenza, vecchie le strutture di accoglienza anche in porti dove la movimentazione dei crocieristi è altissima, non idonee le infrastrutture e non competitive le tariffe applicate”. M 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi ercati esteri 17 di Mariangela Traficante Più fiducia alle agenzie L’incognita del mercato francese e il destino di Kuoni Italia dettato da Zurigo. In Europa Tui e Thomas Cook affrontano sfide diverse ma l’imperativo è tagliare i costi rapela ottimismo dalle prime previsioni per il 2013 nel turismo britannico. Lo dice l'Abta, che segnala anche una ritrovata fiducia dei consumatori nei confronti delle agenzie. Innanzitutto, i britannici non taglieranno del tutto la propria vacanza, piuttosto cercheranno sempre più il value for money. Per il 59% degli intervistati il basso costo è infatti essenziale, naturalmente il midmarket continuerà a risentire della pressione, invece le previsioni sono rosee per luxury, all inclusive e tailor made. Buone notizie per l’Italia: con l’incertezza economica, le famiglie soprattutto tenderanno a privilegiare le mete fidate e testate. Tra queste, Francia, Grecia, Spagna, Usa e il nostro Paese. Ma saranno contenti anche gli adv: cresce l'acquisto in agenzia su strada. L'anno scorso è stato prenotato così il 27% dei viaggi long haul, contro il 25% del 2011. T si riferisce ai soli arrivi per via aerea. Campo ai big Come al solito, i tour operator tedeschi chiudono un altro anno buono, con le revenue su del 7,5% a quota 19,3 mld di euro. Più contenuta la crescita dei passeggeri, il Le cifre 2-4% +30% Le stime L’aumento di crescita del turismo mondiale da parte di Unwto, dopo che, come è noto, nel 2012 si è sfondato il tetto del miliardo di turisti di spesa dei viaggiatori cinesi all’estero. Dall’Europa solo i tedeschi mostrano quest’indicatore in aumento, del 5% Anche in Germania le agenzie di viaggi mettono a segno buoni risultati, anche se tra nuove aperture e chiusure il saldo è negativo, con una riduzione del 2,5%: ciò nonostante, secondo Gfk, a fine 2012 c'è stato un +8,2% delle vendite, con forti transazioni per dicembre e marzo (anche se nei mesi fino ad aprile prossimo si avverte un rallentamento). In generale, il Nord Africa sembra essere tornato in auge, insieme al Mediterraneo, eccezion fatta per la tormentata Grecia, alla quale però il trade ha deciso di rinnovare fiducia con ampliamenti della capacità per l’estate. Primeggia sempre la Spagna, che da sola totalizza 8 milioni di arrivi, l'Italia rimane stabile al terzo posto (prima c'è la Turchia) con 2,1 milioni, ma questo dato che dimostra come il risultato sia merito soprattutto di prezzi più alti, perché si è venduto di più il lungo raggio (e prodotti di maggior valore), ma anche perché sono saliti i costi di voli e hotel. Ottimismo più contenuto nel 2013: si stimano revenue in ulteriore aumento del 5% (+4% per i clienti, si riduce dunque la forbice). E ritornano protagonisti i big. Non che fossero mai usciti di scena, ma dopo anni di forte evoluzione delle piccole e medie aziende, si vede la riconquista di market share da parte dei soliti noti, Fti, Thomas Cook, Rewe e naturalmente Tui. Questione russa Ma Tui e Thomas Cook sono due aziende europee, ed a quel livello stanno in realtà vivendo due situazio- ni molto differenti. Tui Travel ha chiuso l’esercizio con risultato positivo per 169 mln di euro, +57%. Anche se il fatturato è sceso del 2%. Tra i fattori di slancio c’è la ripresa del mercato britannico, ma anche l’espansione internazionale e la lungimirante svolta online (che attualmente conta per il 33% delle vendite). Ma bisognerà vedere se e come l’ipotesi di fusione con Tui Ag (la tedesca che ne controlla il 56%), pensata per tagliare i costi, andrà in porto. Dal canto suo, Thomas Cook ha chiuso con un peggioramento del 14% delle perdite scivolate a 730 mln di euro. Crisi alla quale il gruppo ha deciso di far fronte con il piano di ristrutturazione e maggior accento su diversificazione e web. Una cosa però hanno in comune i due big: oltre al Regno Unito in ripresa, entrambi accusano perdite e tagliano capacità in Francia e Russia. Che sia un trend? Se nel caso della Francia la difficoltà potrebbe essere legata alla crisi economica generale, fa riflettere la Russia, terra promessa del turismo (incoming soprattutto): probabilmente per sfondare si affrontano forti costi operativi, e serve il partner locale. Globalia-Orizonia, il maxi-polo La Russia è coinvolta anche dal piano di tagli che a metà dicembre il gruppo Kuoni ha iniziato a mettere in atto ai business in perdita in Europa, e nel corso di quest’anno sapremo quale sarà il destino dell’attività in Italia. Intanto, sono già state cedute le business unit in Olanda, Spagna e Russia. Ed è stata avviata la procedura che porterà alla chiusura delle attività di Kuoni in Belgio. In Italia, per ora è stato introdotto l’orario ridotto ma l’uscita dal mercato resta confermata per il 2013, solo sono ancora sotto esame “tutte le opzioni di ritiro”. In Spagna le prossime settimane dovrebbero porre la parola fine all’affare Globalia-Orizonia, con il verdetto dell’Antitrust che dovrebbe approvare l’operazione con la quale il gruppo di Juan Josè Hidalgo rileverà il 100% del concorrente. Ma visto che solo pochi giorni prima dell’intesa la società era data praticamente in mano a Barcelò, è lecito attendersi nuovi colpi di scena. Insieme il nuovo maxipolo controllerà il 16% delle agenzie di viaggi e ben il 40% del market share tour operator. Ed infatti è questa seconda cifra quella sotto esame delle autorità della concorrenza. Madrid banco di prova a la responsabilità di essere la prima manifestazione dell’anno Fitur, che si apre il 30 gennaio a Madrid fino al 3 febbraio. Quest’anno però ci sono delle assenze importanti, come Cile e Francia, anche se gli organizzatori rassicurano che, pur non essendoci una presenza istituzionale, questa è garantita dalle aziende. H Vendita al pubblico Sicuramente terrà banco l’operazione Globalia-Orizonia. E poi ci sono le apprensioni per la crisi (che ha portato un calo tra l’8 e il 12% dei viaggi degli spagnoli, in patria e all’estero), ma anche per il piano di ristrutturazione di Iberia, e il rincaro delle tasse aeroportuali su cui Bruxelles ha deciso di in- dagare. Integrati alla fiera ci sono eventi per spingere il contatto concreto tra le aziende, ma anche per rivendicare un ruolo ed una dimensione internazionale. In primis verso l’America Latina, di cui l’evento di Madrid è giocoforza hub preferenziale in Europa. In programma anche quest’anno Investur Americas, che farà incontrare aziende, istituzioni e buyer stranieri (gli investimenti spagnoli nella regione ammontavano, nel 2011, a 7 mld di euro), ma anche Investur Africa. E ci sarà la novità del Fitur Know-how & Export Forum, in collaborazione con partner istituzionali, e che metterà in vetrina le aziende all’insegna dell’innovazione e dello sviluppo. Ma la novità forse più rivoluzionaria per gli espositori è che avranno la possibilità di vendere direttamente al cliente finale, ma solo nei due giorni di apertura al pubblico. Le attività Enit In merito ai flussi spagnoli in Italia, gli ultimi dati disponibili, del 2011, parlano di 2 milioni di turisti, +3,3% rispetto all’anno prima. Ma possiamo presumere che la sensibile flessione nell’outbound dell’anno scorso (da gennaio ad agosto -7,3%, rileva Tourspain) avrà avuto ripercussioni anche sull’Italia. “Riguardo alle previsioni per il 2013 – spiega Domenico di Salvo, direttore Enit Madrid -, nonostante la crisi il turista spagnolo continua a viaggiare (anche se si privilegia il domestico), riducendo però durata e spesa. Proseguirà la tendenza al last minute (il 60% prenota una settimana prima della partenza) e via internet (soprattutto voli low cost e Olta). I principali t.o. che vendono l’Italia si mantengono, comunque, cauti nelle previsioni, auspicando quanto meno una leggera crescita a partire dal secondo semestre dell’anno”. Nel piano promozionale 2013 l’Enit prevede iniziative a supporto della commercializzazione del prodotto, come “la partecipazione di t.o. spagnoli alle Borse in Italia, la realizzazione di un workshop a Madrid e Barcellona, roadshow sull’offerta culturale e religiosa, sales promotion dell’offerta naturalista, e anche educational per operatori e fam trip per giornalisti”. M.T. N Imposizioni e pressione fiscale 18 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ormativa di Giorgio Castoldi scoraggiano le imprese In Italia i provvedimenti hanno il vincolo dell’urgenza e si trasformano in aggravi na delle leggi di Murphy recita: “Se più cose devono andare male lo fanno contemporaneamente”. È difficile negare questo assunto dopo il 2012 appena trascorso. E volendo si può anche trovare una giustificazione che ha una sua logica. L’attuale crisi economica, esplosa sul fronte finanziario, sta, passo dopo passo, coinvolgendo un po’ tutti i settori economici, riducendone l’attività e provocando una crescente disoccupazione che fa calare i consumi con conseguente riduzione della domanda, a catena. E non è ancora finita, anzi, il rallentamento del Pil tedesco può costituire un ulteriore elemento di sofferenza per tutta l’Europa. E se non tornano i conti nell’economia privata in generale non tornano neppure in quella pubblica. La differenza fra i due comparti sta nel fatto che se le imprese chiudono quelli che pagano sono i loro proprietari e i lavoratori, mentre lo Stato non può chiudere e per far tornare i conti chiede soldi ai cittadini. Che così pagano due volte. Fra le notizie cattive potrebbe essercene una buona. Per trovare il denaro, la pubblica amministrazione parrebbe intenzionata a far pagare finalmente chi, non avendolo fatto finora, ha costretto gli onesti a pagare di più. La lotta all’evasione fiscale è una cosa giusta. Chi osa dire il contrario? Neppure gli evasori, che sperano sempre che a pagare sia qualcun altro. Il problema è che l’evasione fiscale in Italia è un male endemico, che affonda le sue origini in un passato lontano, in un rapporto cittadini-potere che funziona poco. Basti pensare che, a differenza dei Paesi anglosassoni, dove esistono solo taxes, che fanno pensare (come le nostre tasse) a prezzi che i contribuenti devono pagare per avere in cambio qualche cosa, in Italia esiste anche il termine imposte, che è il participio passato del verbo imporre, e che quindi lascia ben poco margine all’idea di uno scambio denaro/servizi. In un contesto di questo tipo la lotta all’evasione richiederebbe una strategia di lunghissimo termine, che parte dalla rieducazione in primis della pubblica amministrazio- U ne e poi anche dei cittadini. Il nostro, però è un Paese in cui non si possono mettere in atto strategie, dato che c’è sempre un’elezione che incombe e regolarmente vince chi promette di abbassare le imposte. Ne consegue che anche i provvedimenti studiati con le migliori intenzioni, visto che hanno sempre il vincolo dell’urgenza, finiscono con il creare contrapposizioni e trasformarsi in ulteriori aggravi. Questo meccanismo lo si può vedere in tutti i provvedimenti presi negli ultimi mesi, che può essere utile riassumere. La segnalazione delle spese superiori a 3.600 euro La legge 122 del 30 luglio 2010, prevede che i soggetti passivi Iva (cioè imprese, professionisti, artigiani ecc.) inviino ogni anno, entro il 30 aprile, la segnalazione all’Agenzia delle Entrate di tutte le singole operazioni rilevanti ai fini dell’Iva di importo pari o superiore a 3.000 euro effettuate nell’anno precedente. Per i commercianti al dettaglio, fra cui sono comprese le agenzie di viaggi, l’importo è aumentato a 3.600 euro in quanto comprensivo dell’Iva. Da notare che tale importo è relativo al calcolo dell’aliquota 20% e quindi oggi è probabilmente da intendersi aumentato a 3.630 euro (Iva 21%). La normativa riguarda tutti i tipi di beni e tutte le prestazioni di servizi. Le segnalazioni devono contenere l’anno di riferimento, la partita Iva o il codice fiscale del cedente, prestatore o committente e sono estese anche agli acquisti compiuti dai non residenti in Italia, dei quali (in mancanza di codice fiscale) vanno chiesti nome, cognome, data di nascita, sesso, attività esercitata. Ovviamente al non residente questa raccolta di dati non importa niente (si pensi allo straniero che paga un conto d’albergo) ma crea problemi a chi non ha intenzione di essere controllato nelle spese. Nell’immediato può sfavorire il venditore onesto a vantaggio di quello che agisce in nero. O può, come avviene nelle regioni di confine, indurre diversi consumatori a fare acquisti all’estero a danno delle imprese italiane. È l’inevitabile effetto collaterale di cui si diceva. Il limite di 3.600 euro (o 3.630?) è riferito a ogni singolo contratto, per cui si cumulano, per ogni persona, i pagamenti anche differiti riferiti a uno stesso contratto ma non quelli relativi ad acquisti separati. In sostanza si possono acquistare senza segnalazione più viaggi diversi ognuno dei quali costi meno del valore indicato. Il limite dei 1.000 euro in contanti L’art. 12 della legge 214/2011 abbassa a 999,99 euro (dai 2.500 euro precedenti) il limite massimo dei pagamenti che possono essere eseguiti in contanti o con assegni trasferibili e quindi considerati al portatore. La norma è in vigore dal 1° luglio 2012 e ha creato subito grande preoccupazione da parte di tutti i turisti abituati a pagare i viaggi con contanti dei quali non gradiscono rivela- re la provenienza. Ma nel corso dell’anno sono stati chiariti alcuni punti controversi, a favore del contribuente. Innanzi tutto si è detto che il limite non vale per gli acquirenti che hanno cittadinanza diversa da quella italiana e comunitaria e non sono residenti in Italia (per esempio russi, americani o cinesi). Per questi consumatori il limite è portato a 15.000 euro. Per poter accettare contanti oltre il limite dei 1000 euro da questi clienti è necessario però inviare all’Agenzia delle entrate un apposito modulo di richiesta scaricabile via web. Il provvedimento può interessare particolarmente gli alberghi e le imprese che si occupano di incoming. Per quanto riguarda le agenzie di viaggi il primo problema posto era quello relativo alle liste nozze. I viaggi per sposi novelli hanno prezzi elevati ma sono spesso pagati da tante persone, ognuna delle quali versa somme di modesta entità. Ebbene, adesso si sa che ognuno di questi versamenti, se inferiori al tetto dei 1.000 euro, può essere fatto in contanti. La relativa ricevuta deve essere conservata per cinque anni come tutti i documenti fiscali. Analoga decisione è stata presa riguardo ai pagamenti di viaggi fatti in diversi momenti ma relativi a pratiche il cui importo totale supera i 1000 euro. Anche in queste situazioni sono ammessi i versamenti in contanti. Sulla stessa linea è la soluzione per i viaggi di gruppo che prevedono pagamenti di quote individuali sotto la soglia prevista: è previsto che si possano accettare i contanti, con emissione di tante fatture separate. Insomma, si può dire che la severità della norma sia stata notevolmente ridimensionata. I trasgressori (sia chi esegue il versamento sia chi lo riceve) sono assoggettati a sanzioni amministrative pesanti, pari a un ammontare compreso fra l’1 e il 40% dell’importo versato in modo illecito, con un minimo di 3.000 euro. Quindi anche chi viene scoperto a compiere un pagamento cash di poco più di 1.000 euro ne dovrà pagare 3.000 di am- menda. Se poi si va oltre i 50.000 euro la sanzione si alza da un minimo del 5 a un massimo del 40%. Il redditometro A completare il quadro è arrivato il redditometro, definito un accertamento sintetico induttivo. In pratica è un meccanismo che verifica la congruità delle spese rispetto al reddito dichiarato. Se ne è parlato su Guida Viaggi (vedi nr. 1388 del 10-122012). Si sa che ogni automatismo è nemico del buon senso e i pericoli che si nascondono in questo sono costituiti dal fatto che il calcolo viene fatto sulle entrate dell’anno, mettendo in difficoltà chi esegue spese per le quali ha accumulato risparmi negli anni precedenti. E’ vero che chi è chiamato a rendere conto delle spese lo può fare, ma deve esibire prove che non sempre ha provveduto a raccogliere. E si sa che i rapporti fra cittadini e uffici fiscali non sono granché basati sulla fiducia. L’obbligo di accettare il bancomat Infine è stato ventilato un altro provvedimento, che però non è ancora previsto in modo obbligatorio e, se lo sarà, inizierà a essere efficace non prima del 2014. Si tratta dell’imposizione a tutte le imprese di accettare, se richiesti, per pagamenti superiori ai 50 euro, carte di debito (bancomat) e di credito. Ovviamente ciò richiede che tutti acquisiscano l’apposita apparecchiatura e il relativo collegamento con un sistema automatizzato. Il problema in questo caso è la difficoltà di imporre per legge comportamenti che dovrebbero essere naturali, visto che ormai anche in Italia, i pagamenti elettronici sono in continua espansione. Ma molte imprese italiane non ci stanno: lamentano un eccesso di costi, in particolare le alte commissioni bancarie. E allora sarebbe opportuno individuare il difetto nelle banche, non nel provvedimento. E poi, se il ricorso ai Pos si estendesse, persino le banche italiane potrebbero essere costrette ad abbassare le loro commissioni. Soluzioni collettive? È evidente che, di fronte a provvedimenti che cercano di risolvere in tempi brevi problemi sedimentati nel corso di decenni, anche la risposta di chi le innovazioni le subisce non può che essere di corto respiro, e guardare alle conseguenze immediate, che si traducono in disagi e aumenti di costi. Quel che è chiaro è che non è con le contrapposizioni e gli arroccamenti su posizioni di conservazione che si può risolvere qualcosa. Forse, come primo passo, si potrebbe dare un’occhiata a quel che avviene nei Paesi europei, che sui mercati sono nostri competitor, con i quali ci si deve confrontare. Si potrebbe provare a mettersi nei loro panni come osservatori dell’Italia. A quel punto si tratterebbe di pensare a soluzioni e non a difese. E il primo passo dovrebbe essere compiuto dalle associazioni di categoria, in un’ottica di dialogo e di sviluppo evitando l’irrigidimento su più semplici e più popolari ma meno produttive posizioni di semplice difesa corporativa. 20 GuidaViaggi A Idee operative 28 Gennaio 2013 - n° 1391 lberghi di Laura Dominici I numeri del settore per ripartire Al lavoro per sensibilizzare il prossimo Governo Il propagarsi dell’imposta di soggiorno accolta da un numero sempre maggiore di Comuni, l’ipertrofico aumento dell’Imu e la ristrettezza di erogazione del credito da parte delle banche”. Sono stati questi, secondo il presidente Federalberghi Bernabò Bocca, gli eventi più significativi per il mondo alber- “ sone. “La nostra sfida-proposta è di incidere sulle scelte di politica turistica della prossima legislatura, avanzando idee operative – annuncia Bocca – nella speranza che l’Esecutivo ed il Parlamento raccolgano i suggerimenti che la categoria portante del settore turistico nazionale ritiene di avanzare in questo momento sicuramente cru- cy; infrastrutture, per collegare i principali hub con la rete ferroviaria italiana dell’alta velocità. “L’inasprimento fiscale – ribadisce Palmucci – e la progressiva diffusione dell'imposta di soggiorno hanno condizionato la competitività delle nostre imprese. Il peso dell’imposizione legata all'immobile, come Tarsu/Tia e so- competitor europei”. Su questi temi l’Associazione Italiana Confindustria Alberghi ha preso posizione e sta lavorando per il 2013 “nella consapevolezza – riferisce il presidente – che un livello di imposizione come quello che hanno sostenuto le nostre aziende negli ultimi 12 mesi sia incompatibile con la sopravvivenza stessa delle impre- 2013: le città che cresceranno di più Adr RevPar Crescita occupazione Crescita Adr Crescita RevPar Fonte: Econometric Forecast PwC 2012 Occupazione ghiero nel corso del 2012. “Per il settore è stato certamente il più difficile degli ultimi anni”, gli fa eco Giorgio Palmucci, presidente Associazione Italiana Con-findustria Alberghi, nata lo scorso anno dalla fusione tra Aica e Confindustria Alberghi. Venti linee di intervento Uno status quo al quale le associazioni hanno cercato di porre rimedio. “Il turismo – avverte il presidente di Federalberghi – è costellato di problematiche per inquadrare le quali abbiamo stilato un nostro documento composto da 20 linee di intervento, articolate in più di 60 misure, molte delle quali possono essere realizzate in tempi brevi e senza oneri a carico delle finanze pubbliche”. Il settore produce 114 miliardi di euro di giro d’affari annuo (di cui 30 miliardi di euro spesi dagli stranieri), assomma 375 milioni di pernottamenti e dà lavoro ad oltre 1,5 milioni di per- ciale della crisi economica”. In sintesi i punti riguardano: la governance, per la quale occorre un ministero con competenze specifiche ed una modifica dell’articolo 117 della Costituzione, per consentire lo sviluppo di politiche di sistema; fiscalità, con l’abolizione dell’imposta di soggiorno, la restituzione al settore di una quota del gettito Iva prodotto dall’economia turistica; promozione e destagionalizzazione, con la trasformazione dell’Enit in SpA a capitale pubblico; formazione e lavoro, per correggere i difetti della recente riforma del lavoro, lasciare spazio alla contrattazione collettiva, creare in Italia una grande scuola di management alberghiero e della ristorazione; ammodernamento, per incentivare con crediti d’imposta e premi di volumetria la riqualificazione delle strutture; internet e turismo, per contrastare gli abusi di posizione dominante da parte delle grandi online travel agen- prattutto Imu, ha raggiunto livelli insostenibili. Elementi questi che si vanno a sommare ai costi del lavoro, dell'energia e della burocrazia, che notoriamente vedono le nostre aziende svantaggiate rispetto ai se. Al centro del confronto con il mondo politico in vista delle prossime elezioni, il turismo può dare un forte contributo al recupero dell’economia nel nostro Paese – osserva – ma è indispensabile recuperare Persi 3 miliardi di giro d’affari, con un minor fatturato alberghiero del -10% e un calo di 7 milioni di pernottamenti, corrispondenti ad un -2,5% di presenze turistiche. E’ il pre-consuntivo 2012 degli alberghi italiani stilato da Federalberghi. “Sono dati negativi - commenta il presidente, Bernabò Bocca - ma guardando al contesto internazionale c’è qualcosa che comincia a luccicare in fondo al tunnel. Al buon risultato della clientela straniera che anche nel 2012 ha continuato a scegliere l’Italia, mettendo a segno un lieve ma significativo incremento dell’1%, si contrappone il marcato calo della clientela interna (-5,4%) che rispecchia fedelmente la grave crisi economica”. In linea le stime di Alberghi Confindustria: “I dati del nostro osservatorio – spiega il presidente Giorgio Palmucci – confermano la grave situazione in cui versa il settore. Rispetto al 2011, l’occupazione camere è scesa di un ulteriore 2,3% e i ricavi medi per camera si fermano ai livelli dell’anno precedente. Considerato che nello stesso arco di tempo la pressione fiscale per gli alberghi è aumentata in modo esponenziale, è evidente la difficoltà in cui versa il settore”. competitività riducendo drasticamente il carico fiscale. Solo così potremmo produrre occupazione e ricchezza”. A livello internazionale, infatti, l’appeal del nostro Paese non è venuto meno, “e se sapremo intervenire adeguatamente – sottolinea Palmucci – potremo intercettare anche i mercati emergenti che stanno generando flussi importanti di nuovi turisti”. Trend e speranze “Il 2013 sarà un anno interlocutorio”. Di questo avviso Giorgio Palmucci, che aggiunge: “Mi sembra difficile oggi pensare ad una netta inversione di tendenza a breve, ma più realisticamente credo si possa pensare ad una situazione di stallo nel primo semestre, per arrivare poi a dei primi timidi cenni di recupero nella seconda parte dell’anno”. Recupero sul quale, secondo il numero uno di Alberghi Confindustria, incideranno le scelte che il mondo politico, gli enti – nuova Enit compresa – e le amministrazioni lo- cali “potranno e sapranno mettere in campo per recuperare il gap che abbiamo accumulato nei confronti dei nostri competitor”. Dopo un anno che ha fatto registrare una tenuta e una leggera crescita per la clientela estera, a fronte di una drastica flessione della clientela italiana, fenomeni accompagnati da una generalizzata flessione dei bilanci delle aziende a causa di un calo delle tariffe, Bernabò Bocca auspica, dal canto suo, che “nel corso del 2013 possa avviarsi la tanto attesa ripresa”. E alla domanda su quali iniziative saranno messe in campo per stimolare i flussi leisure e bt, il presidente di Federalberghi così commenta: “La federazione non svolge attività di promozione e il nostro compito continuerà ad essere quello di formare ed informare i nostri associati (27mila strutture aderenti), e sensibilizzare l’opinione pubblica ed il mondo politico sull’essenzialità di un settore quale quello turistico vitale per l’occupazione e l’economia dell’Italia”. Europa, Parigi sul podio na crescita moderata per gli hotel europei nell’anno appena iniziato. E’ quanto pronostica uno studio elaborato da PricewaterhouseCoopers. Parigi sarà prima in classifica in termini di occupazione, con un tasso medio del 79,1%, ma sarà anche la più costosa, con una previsione di tariffa media giornaliera di 267 euro, oltre che quella deputata a raggiungere il RevPar (rendimento per camera disponibile) migliore fra tutti: 211 euro. La capitale inglese, invece, non assisterà a cresci- U te, ma avrà comunque dei buoni livelli di profitto. Le location che assisteranno ad una robusta crescita nei rendimenti sono, oltre a Parigi, San Pietroburgo ed Edimburgo, mentre più modeste progressioni riguarderanno città come Francoforte, Berlino, Mosca e Dublino. Nei dettagli, in termini di valuta euro, il RevPar medio a San Pietroburgo registrerà un +7,3%, secondo PricewaterhouseCoopers, seguita da Mosca (+5,2%), Parigi (+5%), Francoforte (+3,5), Berlino (+3,2) e Dublino (+3,1). L’analisi della società prende in esame 19 città europee, per un totale di 650.000 camere che ospitano annualmente circa 85 milioni di arrivi internazionali. “Il ritorno ad una crescita economica in Europa non è prevedibile nel futuro prossimo commenta Liz Hall, head of hospitality and leisure research di PwC – e quindi il compito del settore dell’ospitalità sarà quello di adeguarsi al clima economico cercando, in parallelo, di rispondere ai nuovi trend d’acquisto e alle sfide che l’industria è chiamata a fronteggiare”. Chiedendo ai leader alber- ghieri quali sono gli aspetti del settore che li tengono svegli la notte, gli intervistati hanno stilato la seguente classifica: “I cambiamenti di preferenze dei clienti; l’impatto degli aggregatori online su prezzi e distribuzione; il problema di come conquistare quote di mercato in una fase economica recessiva, che induce a conservare i clienti acquisiti e a dare battaglia per quelli provenienti da mercati emergenti”. A questo proposito, secondo PcW “in questo scenario i programmi fedeltà possono fare la differenza”. L.D. I La ripresa parte dal Nord 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ndice di fiducia GuidaViaggi 21 di Emanuela Comelli Quanto meno quella della fiducia delle agenzie italiane nel loro futuro lavorativo. Ancora pessimisti gli adv del Centro e del Sud Italia Di nuovo sopra quota 100 Fatta la fotografia nazionale, merita passare alle singole aree geografiche, che in questa rilevazione offrono spunti interessanti. Come i nostri lettori più affezionati sapranno, non è raro che l’andamento delle diverse zone d’Italia ricalchi quello nazionale, come non è raro che il Nord, il tanto celebrato motore dell’economia del Belpaese, risulti molto spesso l’area più ottimista, scambiandosi questo ruolo talora con il Centro, a fronte di un Sud più incline al pessimismo. Sino all’estate la situazione è in effetti questa. Avvio d’anno difficile ovunque, ripresa a fine inverno- Come si calcola La rubrica di Guida Viaggi ha l'obiettivo di fare il punto sulla percezione dell'andamento del settore turistico da parte degli agenti di viaggi. A tal fine, tramite l'Osservatorio Guida Viaggi, periodicamente viene sottoposta alla rete agenziale la domanda "Come pensate che andrà il vostro business nei prossimi mesi?". In base alle risposte date viene calcolato un indice che misura, in un unico valore, il feeling positivo, negativo o neutro che le agenzie hanno del proprio business. Il valore dell'indice pari a 100 è relativo al sentire neutro degli agenti nei confronti del proprio futuro lavorativo. Mediamente vengono interpellate, in occasione di ogni indagine, circa 300 agenzie in tutta Italia. Come pensate andrà il vostro business nei prossimi mesi? Fonte: Guida Viaggi Inversione di tendenza Partiamo da gennaio. Se a dicembre 2011 l’indice era sprofondato sotto quota zero, con un eloquente -27, il -45 del primo mese dell’anno è ancora più eloquente. Le agenzie vedono nero, il Capodanno non aveva dato corpo a tutte le attese, la Costa Concordia naufragava, portandosi dietro non solo un bilancio pesante in termini di vittime, ma anche un’incertezza in un comparto, quello delle crociere, che fino ad allora sembrava immune a qualunque crisi. E il valore 100 del nostro indice, il sentire neutro verso il proprio futuro, si conferma ben lontano. Qualcosa, però, pare muoversi, e la coda dell’inverno porta una ventata di ottimismo: a febbraio l’indice risale a 22, a marzo a 58. Ci si muove ancora in un terreno tutto sommato di pessimismo, ma gli agenti di viaggi ci credono un po’ di più. A dimostrare che il mercato non è tranquillo, aprile vede un calo dell’indice, a 33, mentre maggio porta il valore ancora al 58 di marzo. Siamo alla fine della primavera, le vendite per l’e- state ancora non sono decollate, il tema del sottodata è stato tra i più ricorrenti del 2012, chiamato in causa da operatori dai prodotti e target più diversi. L’attesa per i mesi estivi è tanta. Si spiega forse così la “delusione” di giugno. Il punto vendita si aspetta la decisa partenza dell’alta stagione, e invece tocca ancora attendere, e l’indice scende di nuovo, a 37. Così ci eravamo lasciati prima delle “vacanze”. Ripartito l’anno sociale, a settembre, ecco la svolta. Non si festeggia, certo. I tour operator, per sostenere la stagione, hanno non di rado adottato politiche di pricing aggressivo. Ma il trade sembra accontentarsi. Dal -37 di giugno siamo a settembre a -6. E ad ottobre ecco nuovamente il segno più, con un 22 che diventa 51 a dicembre. Chiudiamo l’anno così, a metà strada dal 100, dal sentire neutro. Niente di eclatante, qualcuno potrà dire, ma di questi tempi è un inizio. Feeling suddiviso per macro-aree geografiche Fonte: Guida Viaggi e agenzie di viaggi italiane cominciano a credere che la ripresa ci sarà, ma è un’Italia a due velocità quella che fotografa l’indice di fiducia a fine 2012. La terminologia, che spesso viene utilizzata per parlare del nostro Paese, questa volta calza a pennello anche per la rubrica periodica di Guida Viaggi che, da tempo, si prefigge di fare il punto sull’umore degli agenti di viaggi, su come chi lavora ogni giorno nei punti vendita vede il futuro della propria attività. L inizio primavera, delusione dell’avvio dell’estate, con il Sud che sorprendentemente a maggio era al top con l’indice a 62, piazzatosi a giugno a -62, ben sotto la media nazionale di -37. A settembre tutti in ripresa, con il solo Centro a superare l’asticella dello zero (indice pari ad 8). Poi l’andamento si rivela un po’ anomalo. Il Meridione non riparte ad ottobre, e resta pessimista con un sonoro -41, ma a dicembre gli adv sembrano crederci, o volerci credere, e il sentiment migliora, portandosi a 14. Il Centro continua la scia positiva di settembre nel mese successivo, con un valore dell’indice pari a 33, ma l’ottimismo scema a di- cembre, e torniamo sotto zero. Infine il Nord che stupisce, e promette bene per il nuovo anno. Alla ripresa di ottobre segue quella di di- cembre. Da notare qui sono i numeri, anzi “il” numero: sarà stato il Capodanno andato bene, sarà la neve che ha ricoperto abbondante- mente le montagne, sarà che non se ne può più di vedere nero, ma per la prima volta da giugno 2011 nel nostro grafico appare un valore su- B 22 GuidaViaggi 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ilanci t.o. di Giorgio Castoldi Operatori rimpiccioliti I fatturati 2011 mettono in luce un comparto in regresso; la contrazione nelle vendite rappresenta una realtà diffusa, a parte qualche eccezione una frase che ormai si ripete da troppo tempo: “Se l’anno scorso non è andato bene non lamentiamoci troppo, perché quest’anno sarà peggio”. Certamente il 2011 dei tour operator italiani è stato quanto meno problematico. Guida Viaggi ha esaminato, come tutti gli anni, i bilanci dei principali organizzatori di viaggi con oltre 15 milioni di ricavi. Non è stata certo una sorpresa, bensì una conferma di ciò che già si sapeva, il vedere che le cose non sono andate bene, soprattutto per gli operatori più grandi. Basti dire che, come si vede dalla tabella 1, quelli che dichiarano ricavi superiori ai 100 milioni di euro, che nel 2007 erano 14, nel 2011 si sono ridotti a sette. Non si dispone del consuntivo di Valtur, che dovrebbe costituire l’ottavo bilancio del gruppo, ma comunque la tendenza è chiara. La tabella 2 mostra un dato ancora più eloquente: con i loro 5,2 miliardi di ricavi, i t.o. che fatturano più di 100 milioni incassano circa il 70% del totale di quelli esaminati, in totale 67 aziende. Si tratta di una percentuale di poco inferiore rispetto a quella degli anni precedenti e appare un calo naturale, considerato che le società analizzate sono la metà. Anzi, a prima vista si po- E’ trebbe parlare di maggiore concentrazione, visto che meno operatori assommano un valore della produzione percentualmente simile a quello che negli anni precedenti era stato ottenuto da un numero maggiore di imprese. Aziende mediamente più piccole Il punto è che il travaso di ricavi fra le aziende chiuse o ridimensionate e quelle rimaste ha riguardato quasi esclusivamente Costa Crociere. Se, infatti, come si vede nell’ultima riga della tabella 2, dal computo si toglie il dato relativo alla società di Genova, l’incidenza sul totale del fatturato delle altre imprese maggiori si riduce al 28%, meno della metà rispetto agli anni precedenti. Insomma, la metà dei t.o. vende meno della metà e quindi ciò significa che sono diventati mediamente più piccoli, con la sola eccezione (a parte Costa Crociere, che negli ultimi cinque anni ha realizzato oltre 1,1 miliardi di fatturato in più) di Eden Viaggi che, con i suoi 136 milioni di crescita rispetto al 2007 ha recuperato una quota del venduto perso dagli altri. Se poi si vanno a esaminare i tour operator intermedi, con ricavi compresi fra i 30 e i 100 milioni, si vede che anche fra questi (soprattutto fra i primi dell’elenco, cioè quelli con i ricavi attorno agli 80 milioni) le contrazioni nelle vendite rappresentano una realtà molto diffusa. La situazione quindi è quella di un comparto in evidente regresso, soprattutto nei suoi componenti di maggiori dimensioni. Costa Crociere, si è detto, ha recuperato una buona fetta di domanda persa dalle società che hanno chiuso o si sono ridimensionate. Ha fatto la sua parte (in proporzione) anche Eden Viaggi. Gli altri big player si sono tutti ridotti. Dov’è finita questa clientela? La risposta può essere solo frutto di congetture ma di una cosa sembra di poter avere conferma, alla luce di quel che mostrano i bilanci esaminati: gli operatori più grandi non sembrano più in grado di soddisfare le esigenze della maggior parte dei clienti, che sono sempre più alla ricerca di prodotti personalizzati, a minor prezzo, per i quali trovano risposte più adatte da parte di alcuni tour operator minori, agenzie di viaggi tour organizer, Olta e fai da te. Guardando le variazioni medie del venduto, l’unico comparto che mostra un deciso segno più nelle vendite è quello dei tour operator minori (+7,8%), che evidentemente rispondono meglio alle richieste dei consumatori. Tabella 1 - I ricavi dei maggiori t.o italiani (in migliaia di euro) Processo di selezione Si tratta comunque di un dato medio che è frutto di situazioni molto diversificate, segno di un processo di selezione sempre più avanzato. Sono ben poco entusiasmanti i numeri rela- tivi alla redditività: il valore medio generale degli utili indicati nei 67 bilanci esaminati è -0,2%, un sostanziale pareggio che tende al negativo. Come sempre il reddito più alto è quello registrato da Costa Crociere, che denuncia 431,7 milioni Nota metodologica Tutti i dati che compaiono in questa ricerca provengono dai bilanci ufficiali relativi al 2011 depositati in Camera di Commercio da “agenzie di viaggio che svolgono attività di produzione dei servizi” (ricordiamo che nella nostra normativa il termine tour operator non esiste). Per avere i consuntivi del 2012 bisognerà attendere il prossimo autunno. Per delimitare il campo si sono presi solo i documenti finali delle società che per l’anno indicato hanno dichiarato più di 15 milioni di valore della produzione. Questo valore, contenuto nel punto A del conto economico, si compone, oltre che dei ricavi delle vendite, di altre voci minori, la cui incidenza è in genere irrilevante ed è per questo che, in prima approssimazione, in questa sede, il suo importo è considerato pari a quello del fatturato e dei ricavi delle vendite. Ovviamente le imprese considerate non esauriscono il panorama del tour operating italiano, accreditato di almeno trecento aziende. Inoltre, fra i 67 mancano operatori importanti, di cui non è stato reperito il bilancio, come Valtur e il Cts. Di altri, come Msc e Club Med, non è possibile avere dati perché non presentano più il loro consuntivo in Italia. Tuttavia, il totale del valore della produzione delle società esaminate supera abbondantemente i 7 miliardi (7,344) e quindi si ritiene che esse possano essere viste come una quota importante di questo mercato, che, dal punto di vista del numero delle imprese, si caratterizza per le piccole e piccolissime dimensioni unitarie. Le aziende esaminate sono per lo più le stesse del 2010. Ma ce ne sono di nuove che sostituiscono quelle che non ci sono più o di cui non s’è trovato il bilancio. I confronti che vengono fatti con gli anni precedenti si ritiene possano essere considerati comunque abbastanza significativi, pur se risentono di una non completa omogeneità. La prima parte dell’analisi si sofferma sullo stato patrimoniale (il prospetto che illustra la struttura del patrimonio aziendale), utilizzando non i valori assoluti, ma la composizione percentuale dei suoi elementi. Si prendono in considerazione, in particolare, le variazioni degli elementi attivi e passivi nell’arco di un anno, confrontando gli ultimi dati disponibili con quelli dell’anno precedente. La composizione del patrimonio viene verificata nella sua forma finanziaria, cioè dividendo le componenti fisse, di lunga durata, da quelle correnti, di breve durata, per valutare se esiste il necessario equilibrio fra l’attivo, il passivo corrente e quello a medio-lungo termine. Il conto economico è il prospetto in cui si evidenzia la redditività dell’impresa, in quanto confronta i ricavi con i costi relativi all’esercizio trascorso. Di esso vengono valutate le componenti nei loro rapporti percentuali. In sostanza, fatto pari a 100 il valore della produzione, si rileva l’incidenza dei costi di produzione, degli oneri e dei proventi finanziari, degli oneri e proventi straordinari e così via, per fornire un quadro della composizione del reddito, inteso proprio come differenza fra i ricavi e i costi. Tutte le tabelle che elencano le diverse aziende seguono un ordine decrescente di valore della produzione (dal più alto al più basso). di risultato netto, mentre Alpitour è a quota 18 milioni e Boscolo a 16. Nel complesso le aziende che presentano redditi netti superiori al milione sono solo sette. Fra le aziende in perdita (sono 19 sul totale delle 67 esaminate) le situazioni più pesanti appaiono quelle di Hotelplan (con 12,7 milioni di risultato negativo su 147,8 di fatturato), Kuoni (-6,8 milioni su 69,8 di ricavi) e New Challenge (-6,1 milioni su vendite per 27,2 milioni). Va ovviamente ricordato che i risultati finali (utili e perdite d’esercizio) non sono quelli che descrivono al meglio le situazioni delle singole imprese, perché frutto di variabili di diversa natura ed entità. Ed è opportuno citare, a questo proposito, il caso particolare de i Grandi Viaggi, che pur denunciando un risultato operativo lordo (differenza fra ricavi, fatture di acquisto e costo del lavoro) dell’8,3% del valore della produzione, nettamente superiore alla media, alla fine del suo conto economico rileva una B 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi ilanci t.o. di Giorgio Castoldi Tabella 2 - Incidenza dei ricavi dei tour operator maggiori Tabella 3 - I redditi più alti (2011) sul totale di quelli esaminati perdita di poco meno di due milioni e mezzo. Come mai? Ancora una volta la società si distingue per l’atteggiamento prudente, gravando i suoi conti di ammortamenti pari a più del 10% dei ricavi, assicurandosi in questo modo un futuro meno oneroso sul fronte dei costi. E quindi si tratta di una perdita solo contabile, non attribuibile alla gestione. Il valore aggiunto medio riferito all’intero comparto è stato dell’8% (calcolato sul valore della produzione), un po’ più alto (11,2%) per le aziende maggiori e più basso (7,1%) per quelle che vendono meno di 30 milioni. Gravato di un costo del lavoro medio del 6,4% (6,9% per i t.o. più grandi e 6,6% per quelli minori) produce un Ebitda (margine operativo lordo) dell’1,6% (4,3% per le società con fatturati sopra i 100 milioni e 0,5% per quelle con ricavi sotto i 30 milioni). Il Roa (return on assets, ritorno sugli investimenti), considerato un indice economico particolarmente significativo perché segnala quanto rende ciò che si è investito, si ferma a un livello medio del 2,1%, che certo non si può considerare entusiasmante. 23 del tour operating italiano, a una crescente propensione a integrarsi (acquistando par- tecipazioni in altre aziende), sia sul piano orizzontale, concentrando diversi mar- chi, sia su quello verticale, acquisendo soprattutto strutture ricettive. La conseguen- za è stato un progressivo irrigidirsi dei patrimoni, nei quali il peso delle immobi- Tabella 4 - Composizione % del patrimonio di molti fra i maggiori t.o. italiani (2011-1996) L’integrazione non è per tutti Negli anni fra il 1996 e il 2002 si è assistito, da parte Che cos'è il bilancio d'esercizio? È il documento riassuntivo dell’attività di un’azienda per un periodo amministrativo. Il periodo amministrativo di solito coincide con l’anno solare e quindi il bilancio viene redatto con data 31 dicembre. C’è però da sottolineare che, nell’attività di produzione di viaggi, alcune aziende chiudono il bilancio al termine della stagione, il 31 ottobre. E quindi il loro anno contabile apre il 1° novembre. Si tratta, per esempio, fra quelle esaminate, di Best Tours, Burgunitour, Damare, Eden Viaggi, Futura, I Grandi Viaggi, Hotelplan, Italturist, Olympia, Valtur, Welltour e Alpitourworld. Costa Crociere chiude il bilancio al 30 novembre, Press Tours al 31 marzo, Acampora e i Viaggi del Turchese al 30 settembre. Il bilancio è chiamato d’esercizio perché in questo modo si definisce l’insieme delle operazioni che si svolgono nell’arco del periodo amministrativo, della durata di un anno. Il documento si compone di tre parti obbligatorie: lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa. In più è sempre corredato della relazione che gli amministratori fanno all’assemblea dei soci alla quale lo presentano. La struttura del bilancio è obbligatoria, è definita dal codice civile, negli articoli dal 2423 al 2435bis, ed è il frutto di direttive dell’Unione europea, introdotte in Italia con decreto legislativo n. 127 nel 1991. È grazie a questa normativa che i bilanci, precedentemente redatti in modo eterogeneo, sono ora confrontabili fra loro. I gruppi societari devono redigere, oltre a quello delle singole imprese componenti, anche il bilancio consolidato, cioè il documento riassuntivo di tutte le attività del gruppo, che somma i fatturati ed elide le attività infragruppo. Nell’elenco riportato i bilanci consolidati reperiti sono quelli di Aeroviaggi, Alpitourworld, Costa Crociere, I Grandi Viaggi e Naar. NB: Il patrimonio viene espresso utilizzando un prospetto definito “conto”, la cui colonna di sinistra (in questo caso l’attivo) è definita il “dare”, mentre la colonna di destra (in questo caso il passivo) è definita l’“avere”. I termini “dare” e “avere”, quindi significano rispettivamente sinistra e destra. Il fatto che nella presentazione qui proposta l’attivo sia indicato sopra il passivo (e non a sinistra) deriva da esigenze grafiche. Si noti anche che l’attivo e il passivo patrimoniale devono sempre essere uguali, in quanto nell’attivo sono indicati gli investimenti dell’impresa, vale a dire dove sono andati a finire i soldi a sua disposizione, mentre nel passivo sono contenuti i finanziamenti, cioè la provenienza del denaro di cui l’azienda dispone. È chiaro che, indicando le due facce della stessa somma di denaro, non possono essere diversi. Tabella 5 - La composizione % del patrimonio di 7 t.o. con più di 100 milioni di valore della produzione nel 2011 Legenda Imm = immobilizzazioni Ac = attivo circolante Cp = Capitale proprio Cons = debiti a medio e lungo termine Pb = passivo a breve termine (sono espressi in percentuale ri- spetto al totale dello Stato patrimoniale Liq = indice di liquidità (rapporto fra attivo circolante e passivo a breve) Indeb = indice di indebitamento dato dal rapporto fra investimenti e capitale proprio CONTINUA A PAG 24 24 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 23 lizzazioni è passato dal 27,73% del 1996 al 38,45% del 2002. Nel 2003 la corsa sembra arrestarsi e le immobilizzazioni ridiscendono al 35,82% del totale, poi ancora al 35,50% nel 2004, al 33,4% nel 2005 fino ad arrivare, pur con una tendenza non rettilinea, al 27% del 2011. Si tratta di un dato medio e, come sempre succede alle medie, è frutto di una diversificazione che può essere apprezzata solo scorrendo le tabelle analitiche proposte di seguito. Va rilevato che è necessario, come accennato, distinguere due tipi di integrazione, che hanno un ruolo molto diverso. Se, per aziende tutto sommato non enormi, come sono i t.o. italiani, l’integrazione verticale si è rivelata in molti casi un problema, non altrettanto si deve dire di quella orizzontale. Nel primo caso si attua soprattutto l’acquisizione di strutture ricettive, in particolare di villaggi. E si tratta di un’operazione molto rischiosa per aziende che non sono grandi abbastanza da differenziare i loro investimenti: comprare pochi villaggi in poche aree significa legare strettamente il rischio d’impresa con l’andamento di destinazioni che possono diventare problematiche (si vedano i casi dei paesi in cui il turismo ha subito forti contrazioni in connessione con la cosiddetta “primavera araba”). Diversa è la scelta di chi investe in altri marchi, altre aziende che integrano l’offerta diversificandola e consentendo l’allargamento del proprio mercato con l’acquisizione di nuova domanda: integrazioni orizzontali ben studiate possono costituire un importante elemento di crescita anche per società non troppo grandi. L’acquisizione di partecipazioni accresce comunque la parte fissa del bilancio. Il patrimonio più rigido è quello di Aeroviaggi, che è soprattutto albergatore, con il 93,6% di immobilizzazioni. Segue Costa Crociere, con il 93,4% di investimenti fissi, riconducibili alla proprietà delle navi. Nel complesso sono otto le aziende che presentano più dei due terzi del loro attivo immobilizzato, mentre Alpitour (l’unico gruppo italiano proprietario di una compagnia aerea, la Neos) è al 46,5%. Sul fronte dei finanziamenti, l’incidenza del capitale proprio nel 2011 che viene evidenziata nei bilanci è del 22,6% del totale degli investimenti, di poco inferiore al 27% costituito dal totale delle immobilizzazioni, mentre negli anni precedenti, a fronte di un attivo rigido più consistente l’incidenza del B ilanci t.o. patrimonio era inferiore (tabella 4). Il risultato è una riduzione dell’indebitamento complessivo e un aumento del rapporto fra attivo circolante e debiti a breve che, nel momento in cui si creano problemi di incasso dei crediti, potrebbe non essere considerato un elemento positivo. Sul fronte della redditività ricompare il segno meno (-0,7%), una cosa che non succedeva dal 2003. Gli indici patrimoniali Gli americani li chiamano ratios (pronunciati rescios), storpiando, come loro abitudine (si pensi ai media) una parola latina. E noi li imitiamo. Ratio significa rapporto e, in effetti, gli indici di bilancio non sono altro che rapporti fra le diverse voci del bilancio, che permettono di stabilire connessioni fra le grandezze che le compongono. Non consentono mai di trarre conclusioni, si tratta sempre di indicazioni da considerare nel loro insieme, sempre con molta cautela. Dallo stato patrimoniale delle aziende esaminate traiamo esclusivamente gli indici patrimoniali e finanziari fondamentali, cioè i ratios che ci consentono di esaminare la composizione del loro patrimonio e come funziona il flusso del denaro. 1. L’indice di liquidità. È dato dal rapporto fra attivo circolante e passivo a breve. L’attivo circolante contiene i mezzi finanziari di cui l’impresa dispone (nell’immediato o nel breve termine). Il passivo a breve termine riguarda i debiti in scadenza. Si può dire che l’attivo circolante (composto di crediti a breve scadenza e di disponibilità liquide) precostituisce i mezzi finanziari per far fronte ai debiti da pagare. Il dato ottimale è quindi costituito da un rapporto attorno a uno, considerato che l’attivo non contiene, per i t.o, le rimanenze materiali di magazzino, la cui liquidabilità è sempre da verificare. Nel 2011, il dato medio rilevato sui 67 t.o. esaminati è 1,15, che si può considerare adeguato. Ovviamente si tratta di un valore medio che, come si può vedere dalle tabelle 5, 6 e 7, è diverso da azienda ad azienda. Si tratta di un indice fondamentale, il primo che i fornitori e le banche guardano nello stato patrimoniale di un loro cliente, perché segnala la capacità dell’impresa di pagare i propri debiti. Come tutti gli indici, però, non va preso come dato isolato e visto alla luce dell’andamento complessivo del- 28 Gennaio 2013 - n° 1391 di Giorgio Castoldi Tabella 6 - La composizione % del patrimonio di 25 t.o. con un valore della produzione nel 2011 compreso fra 30 e 100 milioni *Valori non percentuali I tour operator sono indicati in questa e nelle seguenti tabelle in ordine di valore della produzione, partendo dal maggiore. Tabella 7 - La composizione % del patrimonio di 35 t.o. con un valore della produzione nel 2011 compreso fra 15 e 30 milioni *Valori non percentuali I tour operator sono indicati in questa e nelle seguenti tabelle in ordine di valore della produzione, partendo dal maggiore. 28 Gennaio 2013 - n° 1391 l’azienda. La liquidabilità dei crediti, in primo luogo: un indice alto che è dovuto alla presenza di crediti non facili da incassare non rappresenta certo un buon risultato. Viceversa un indice sotto il valore ideale di uno rilevato da un’azienda che è in grado di riscuotere i crediti più rapidamente di quanto paghi i suoi debiti può essere interpretato come un valore positivo. 2. L’indice di rigidità del patrimonio. È l’incidenza delle immobilizzazioni, cioè degli investimenti fissi, di durata superiore a 12 mesi, rispetto al totale dell’attivo. Questo valore segnala il livello di controllo dei mezzi di produzione da parte dell’impresa. Il tour operator che non ha alberghi propri, non ha edifici di proprietà, non possiede aerei ha poche immobilizzazioni e presenta un basso indice di rigidità. Viceversa è più alto il valore per gli operatori integrati, che possiedono strutture ricettive, mezzi di trasporto o anche, come si è visto, partecipazioni in altre aziende del comparto. Il valore medio (nel 2011 del 27%) si è visto essere il risultato di una tendenza (non lineare) alla diminuzione. Ovviamente le aziende maggiori hanno una rigidità più elevata: il 50,5%. Ma complessivamente si trova di tutto, con valori compresi fra il minimo di 0,33% e il massimo del 93,64%. È opportuno precisare che questo indice non ha nulla a che fare con le operazioni a rischio che le aziende compiono concludendo contratti vuoto/pieno, non rilevabili nel patrimonio. L’esempio di Eden, che ha in bilancio costi per affitti di oltre sei milioni ma poche partecipazioni, appare da questo punto di vista illuminante. 3. L’indice di indebitamento. Il rapporto fra il totale dell’attivo di un’impresa e il suo capitale proprio indica quanti investimenti questa è riuscita a fare usando i mezzi propri. Il fatto che tale rapporto nel 2011 per i tour operator italiani esaminati risulti 12,16 (senza tener conto del dato anomalo di Italturist, pari a 356) significa che per ogni euro che il proprietario (i soci) ha immesso nell’azienda ne sono stati investiti, appunto, 12,16. Gli altri 11,16, quindi, sono stati presi a prestito. Si tratta di un valore in crescita rispetto al 9,08 del 2010. Spesso l’aumento dei debiti è visto come un gravame che bisognerebbe evitare. Questo modo di pensare non tiene conto del fatto che, prima di essere denaro B GuidaViaggi ilanci t.o. da pagare, le somme altrui di cui le aziende dispongono costituiscono finanziamenti, senza i quali esse non potrebbero lavorare ed espandersi. L’importante è che l’indebitamento vada di pari passo con la redditività (cioè renda) e con l’equilibrio finanziario (cioè si sia sempre in grado di pagare i debiti). Considerato che i rendimenti medi degli investimenti sono del 2,1% (si tratta del Roa di cui si parla in seguito), quindi piuttosto bassi, sembra che la prima condizione non sia gran che soddisfatta. Per quanto riguarda la seconda, non ci sono problemi (sempre nella media) riguardo al pagamento dei debiti, come si è visto dall’indice di liquidità di 1,15. Si è già osservato però come anche questo indice vada considerato con prudenza, vista la crescente difficoltà di incassare i crediti. E se non necessariamente possono stare tranquilli gli operatori che hanno un’alta liquidità, certamente hanno di che preoccuparsi quelli il cui indice è sotto il valore 1. di Giorgio Castoldi Tabella 8 - Valore della produzione di sei t.o con più di 100 milioni di ricavi (migliaia di euro) Tabella 9 - L’andamento del reddito di 7 t.o. italiani con valore della produzione 2011 oltre 100 milioni di euro (migliaia di euro) Tabella 10 - Composizione % del conto economico dei maggiori t.o. italiani dal 1996 al 2011 Il patrimonio dei 10 t.o. maggiori Se all’inizio del nuovo millennio la crescita per i tour operator sembrava passare attraverso l’integrazione verticale e quindi l’acquisto di villaggi, alberghi e, per i più temerari, compagnie aeree, le vicende dell’ultimo decennio hanno insegnato che quella non è la via da perseguire da parte di aziende che non hanno dimensioni tali da consentire loro di recitare il ruolo del “grande gruppo integrato”. E così, se da una parte Costa Crociere inevitabilmente deve vincolare nelle navi il 93% dei suoi investimenti e un’azienda come Aeroviaggi, nata albergatore, ha nel suo Dna l’essere proprietaria di strutture, i tour operator che appaiono più dinamici seguono la via dell’elasticità. Eden ha un indice di rigidità del 18,73% e Settemari del 15,18%. La capitalizzazione di queste imprese è abbastanza elevata (la media è il 30%), l’indebitamento non è alto ma l’indice di liquidità appare differenziato e per alcuni operatori da tenere d’occhio. Il patrimonio dei tour operator intermedi L’esame della tabella 6 evidenzia una situazione molto disomogenea, che rende i valori medi privi di significato. L’indice di rigidità va dall’1,10% di Welltour al 93,64% di Aeroviaggi e anche la media relativa all’entità del reddito rispetto agli 25 investimenti (complessivamente poco più dell’1%) appare frutto delle composizioni più diverse. L’eterogeneità è inevitabile perché in questo gruppo convivono da una parte aziende che erano grandi e si sono ridotte (le prime dell’elenco), con aziende piccole in rapida crescita e aziende medie che tali rimangono. Il patrimonio dei t.o. più piccoli La disomogeneità notata nell’esame dei patrimoni delle aziende più grandi la si ritrova anche in quelle il cui valore della produzione è compreso fra i 15 e i 30 milioni di euro, segno che pure in questo ambito è in atto una selezione. È in questo gruppo il tour operator che ha l’indice di rigidità più basso fra tutti quelli esaminati. Si tratta di Aim, con 0,33% di immobilizzazioni sugli investimenti totali. Come spesso succede le aziende più elastiche sono CONTINUA A PAG 26 26 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 25 quelle che hanno i bilanci migliori. E forse non è un caso. L’aspetto economico: segni negativi Come si vede dalla tabella 1, se si confrontano i fatturati dei tour operator più importanti del 2007 con quelli del 2011, dopo la caduta generalizzata del 2009, si vede che la maggior parte non ha recuperato i valori pre-crisi. La tabella 8 prende in considerazione sei operatori con ricavi superiori a 100 milioni ed esclude Costa Crociere, che fa storia a sé. L’ultima colonna mostra un saldo negativo di 122 milioni fra il 2007 e il 2011 nonostante la performance di Eden. Se si esclude l’operatore di Pesaro tutti gli altri hanno venduto di meno. E se si tenesse conto dell’inflazione il dato sarebbe ancora più negativo. Come si valuta il rendimento di un’azienda? Quando si legge un bilancio d’esercizio, l’occhio corre a osservare subito il risultato finale, costituito dal reddito (utile o perdita) d’esercizio. Si tratta del dato che dovrebbe rispondere alla prima domanda che ogni imprenditore si pone: “Ho guadagnato o perduto?” In realtà si tratta di un’informazione che può trarre in inganno, perché può essere composta anche di elementi di costo e di ricavo che poco hanno a che fare con l’effettiva redditività dell’impresa, in particolare con i proventi e gli oneri straordinari, o con le imposte, componenti estranee alla ordinaria ge- B 28 Gennaio 2013 - n° 1391 ilanci t.o. stione dell’azienda. È proprio per poter eseguire verifiche e valutazioni relative alla composizione del reddito e non limitarsi al risultato finale che la struttura del conto economico imposta dalla legge prevede la determinazione anche di un risultato parziale: il margine operativo, dato dalla differenza fra i ricavi ottenuti con l’attività di vendita (definiti il valore della produzione), e i costi di produzione, per beni, servizi, personale, ammortamenti. Il risultato (o margine) operativo è detto anche Ebit (earning before interests and taxes) e indica il rendimento dell’attività tipica dell’impresa. Dall’esame dei bilanci del 2011 si deduce che l’Ebit (0,5% dei ricavi) è peggiorato rispetto allo 0,9% del 2010 e ancor più in confronto con l’1,2% del 2009, già ridotto se comparato con il 2% del 2008 e il 3,4% del 2007. Il risultato operativo è l’unico intermedio previsto dalla legge di bilancio, ma, come si può vedere anche dalla tabella 10, esso si ottiene togliendo ai ricavi una quantità di costi tale da rappresentare quasi l’intera massa degli oneri di bilancio (nel 2011 erano il 99,5% dei proventi). Questo fa sì che si sia sentita la necessità di articolare ulteriormente i valori di bilancio per ottenere altri risultati parziali. Il primo è il valore aggiunto, calcolato come differenza fra i ricavi di vendita e i costi di acquisto di beni e servizi esterni: in sostanza si tratta del valore (fatture di vendita meno fatture di acquisto) sul quale viene determinata l’imposta che prende quella denominazio- di Giorgio Castoldi Tabella 11 - La struttura Tabella 12 - Gli indici economici del conto economico dei maggiori tour operator italiani dal 1996 al 2011 ne. Può fornire indicazioni sulla correttezza del rapporto con il mercato e, messo in relazione con i costi interni (personale e ammortamenti), può aiutare nelle scelte imprenditoriali relative al reperimento dei servizi. Questo valore (non evidenziato nella tabella 10), nel 2011 è stato dell’8%, più basso rispetto al 9,3% del 2010 e del 2009 e in calo rispetto al 9,6% del 2008 e al 10,4% del 2007. Il valore medio del costo del lavoro è stato il 6,4%, meno del 7% del 2010 ma in linea con il 6,3% del 2009, che era uguale alla percentuale del 2008. È proprio nel rapporto fra valore aggiunto e costo del personale che si giocano le possibilità di reddito delle imprese ed è per questo che un dato sempre più preso in considerazione è l’Ebitda (earning before interests, taxes, devaluations and amortizations), cioè il risultato operativo lordo, che indica il rendimento prima degli ammortamenti. In pratica è dato proprio dall’importo del valore aggiunto meno il costo del lavoro. E la sua progressiva erosione, dal 3,5% del 2008, al 2,6% del 2009, al 2,3% del 2010, all’1,6% del 2011 non è un segnale positivo, anche se, trattandosi di un valore medio va riesaminato caso per caso. Si ricordi che non ha senso soffermarsi a valutare separatamente le singole voci di costo. Non ha senso fare benchmarking, cioè confronti con altre aziende, prendendo in considerazione solo quella che in genere attrae l’attenzione degli imprenditori: il costo del lavoro. Si tratta di un elemento strettamente legato al valore aggiunto (e quindi all’Ebitda) e può e deve avere valori molto diversi a seconda del tipo di attività svolto. Per esempio, se si esaminano queste grandezze in due aziende indubbiamente diverse come Costa Crociere e Aeroviaggi, si vede che esse hanno in comune un alto indice di rigidità (rispettivamente 93,37% e 93,64%) e un alto valore aggiunto (37,54% e 30,02%). La conseguenza è un costo del lavoro superiore alla media (13,40% e 19,02%). Questo perché evidentemente si tratta di imprese che producono molti servizi al loro interno e quindi da una parte comprano meno all’esterno (realizzando un alto valore aggiunto) e dall’altra necessitano di molto personale (alto costo del lavoro). Viceversa, se prendiamo Eden Tabella 13 - Il conto economico 2011 di 7 t.o. con valore della produzione superiore a 100 milioni di euro Legenda colonna 1 – Vp/1000 indica i valore della produzione del 2011 in migliaia di euro colonna 2 – Vp 11/10 contiene la variazione percentuale del valore della produzione del 2011 rispetto al 2010 colonna 3 – Va è il valore aggiunto in percentuale rispetto ai ricavi colonna 4 – Lavoro riguarda l’incidenza percentuale sui ricavi del costo del lavoro colonna 5 – Ebitda è il valore percentuale del margine operativo lordo (valore aggiunto meno co- sto del lavoro) calcolato sui ricavi colonna 6 – Ro indica il valore percentuale del risultato operativo (o Ebit) sul totale dei ricavi colonna 7 – Pof contiene l’incidenza percentuale dei proventi e oneri finanziari sui ricavi colonna 8 – Rgo è il margine di gestione ordinaria in percentuale sui ricavi colonna 9 – Ps segnala il peso percentuale della parte straordinaria colonna 10 – Imp è il valore percentuale rispetto ai ricavi delle imposte sul reddito colonna 11 – Reddito indica il risultato finale percentuale (utile o perdita d’esercizio) 28 Gennaio 2013 - n° 1391 Viaggi ha un valore aggiunto basso (4,99%) perché acquista all’esterno quasi tutti i servizi che propone al pubblico, ma conseguentemente ha anche un minore costo del lavoro (3,99%). L’importante è che i due dati (valore aggiunto e costo del lavoro) siano coerenti e siano conseguenti l’impostazione gestionale dell’impresa e, soprattutto, il secondo non superi il primo, altrimenti si produce un Ebitda negativo. Un altro risultato economico parziale, non previsto dalla normativa, è quello di gestione ordinaria, rappresentato dalla somma algebrica del risultato operativo con gli oneri e i proventi finanziari. Per molti analisti, costituisce il dato più significativo riguardante la redditività aziendale, perché tiene conto dell’aspetto operativo e di quello finanziario, tralasciando gli elementi straordinari e quelli fiscali, che non hanno a che fare in modo diretto con la gestione. Il dato medio del 2011 (0,4% dei ricavi) è anch’esso inferiore allo 0,7% del B GuidaViaggi ilanci t.o. 2010 e del 2009 e ancor più in calo se paragonato con l’1,3% del 2008 e il 3,3% del 2007. Gli indici economici I ratios che si desumono dal conto economico hanno lo scopo di identificare la capacità di reddito di un’azienda rispetto alle sue diverse componenti. Gli analisti di bilancio ne estraggono a decine. Qui ci limitiamo ai tre più famosi. 1.Roe (Return on equities). Si calcola dividendo l’utile d’esercizio per il capitale proprio e indica il rendimento dei finanziamenti del proprietario. Nel 2011 l’indice medio è il 16,8%, in calo rispetto al 19,5% del 2010, meno del 25,8% del 2009, del 27,2% del 2008 e decisamente ridimensionato rispetto al 121,5% del 2007 e al già alto 42% del 2006. La buona notizia è che non vuol dire quasi nulla. A prima vista sembrerebbe il dato che più potrebbe interessare l’imprenditore, perché gli segnala quanto rende il capitale che ha investito. In realtà, soprattutto nelle imprese di servizi come i tour operator, spesso è sufficiente un patrimonio molto limitato per procurarsi un giro d’affari anche consistente. Si prenda il già citato caso di Italturist, che ha un capitale proprio di poco più di 41mila euro, con il quale dà luogo a un giro di affari di quasi 26 milioni. Il non certo enorme reddito di 3mila euro è già sufficiente per procurare un dignitoso 7,66% di Roe . Giver, che con il suo capitale di 194.888 euro si procura un reddito di 805.597 euro ha un Roe del 413%. Viceversa Costa Crociere registra un ritorno sul capitale del 10,28%, nonostante i suoi 431 milioni di reddito, perché il suo patrimonio è di 4,2 miliardi. 2.Roa (Return on assets), in precedenza noto come Roi (Return on investments). È dato dal rapporto fra il risultato operativo e gli investimenti (cioè l’attivo) del patrimonio e indica la capacità produttiva dell’impresa: praticamente quanto rendono 100 € investiti. 27 di Giorgio Castoldi Nel 2011 questo indice si è fermato a un livello (medio) del 2,1%, in lieve crescita rispetto all’1,7% del 2010 ma meno del 3,2% del 2009, che già era la metà del 6,4% del 2008, ulteriormente in calo rispetto all’8,3%, del 2007. Per valutare la positività dell’indice, oltre che il raffronto con gli anni precedenti, va fatto il confronto con il costo del denaro: se il rendimento di quanto si investe supera il costo del finanziamento significa che il rapporto è positivo, altrimenti si lavora in modo non conveniente. Per questo va valutato caso per caso, anche se certamente la sua continua erosione non sembra un buon segno. 3.Ros (Return on sales). È dato dal rapporto fra il risultato operativo e i ricavi di vendita e segnala il rendimento delle vendite dell’impresa. Anche per questo indice assistiamo a un calo progressivo. Nel 2011 è stato dello 0,5%, rispetto allo 0,9% del 2010, l’1,1% del 2009, l’1,99% del 2008 e il 3,42% del 2007. Tabella 14 - Gli indici economici 2011 di 7 t.o. con valore della produzione superiore a 100 milioni di euro I 7 grandi, sempre meno Si è detto che, mentre nel 2008 i tour operator che denunciavano un valore della produzione superiore ai 100 milioni erano stati 13, sono scesi a 9 nel 2009 e ridotti a 7 (potrebbero essere 8 ma manca il bilancio di Valtur) nel 2011. Si è anche mostrata la generalizzata caduta di fatturato. Solo Settemari e Hotelplan presentano perdite, tutti gli altri operatori mostrano redditi positivi, con la solita performance di Costa Crociere che, con il suo 13,66% di utili rispetto al valore della produzione (tradotti in più di 431 milioni di euro) chiude un ennesimo anno da record. Da segnalare anche il risultato di Tabella 15 - Il conto economico 2011 di 25 t.o. con valore della produzione compreso fra 30 e 100 milioni di euro *L’importo del valore della produzione è il totale CONTINUA A PAG 28 28 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 27 Boscolo, che, con l’11,82% di Roa, mostra un ritorno sugli investimenti che supera anche quello di Costa. L’eterogeneità sta in mezzo Il gruppo dei tour operator il cui valore della produzione è compreso fra 30 e 100 milioni appare come il più eterogeneo, perché in esso convivono aziende abituate in passato a fatturati superiori con nuove imprese emergenti. Fra le prime spiccano i Viaggi del Turchese e Phone&Go, che nel 2010 rientravano nel gruppo degli operatori con ricavi oltre i 100 milioni, ma che nel 2011 ne hanno perduti rispettivamente il 20,15% e il 18,29%. Anche i quattro operatori che seguono, tre dei quali erano anch’essi stati in pas- B ilanci t.o. sato fra quelli che vendevano più di 100 milioni, mostrano notevoli cali nei ricavi, pur se la riduzione di fatturato più importante appare quella subita da Swan Tour, che dichiara vendite per 49 milioni, il 43,47% in meno rispetto al 2010, quando il suo valore della produzione superava gli 88 milioni. Procedendo verso i fatturati minori si vedono situazioni decisamente migliori, sia dal punto di vista dell’andamento dei ricavi, sia da quello dei rendimenti. Già si è detto del caso particolare de I Grandi Viaggi, il cui Ebitda (8,93%) è sopra la media, ma poi mostra un risultato operativo con il segno meno (-1,85%). In mezzo fra i due dati c’è una enorme quantità di ammortamenti. Andando a vedere gli indici economici, in particolare il Roa, spicca la performance di Igna’s, che con il suo 47,12%, mette in ombra anche gli ottimi risultati di Outby (20,62%), Giver (26,23%) e Interstudio Viaggi (21,05%). Piccolo è ancora bello? Non sono pochi gli operatori i cui valori della produzione si collocano sotto i 30 milioni di euro che nel 2011 hanno avuto aumenti nel fatturato veramente notevoli. Il primo fra tutti è 6Tours, con uno stupefacente +83,70% nelle vendite, che ha coinciso con il mantenimento di una equilibrata situazione economica generale. E questo può essere considerato un po’ un dato generale: le numerose aziende di questo gruppo che sono cre- 28 Gennaio 2013 - n° 1391 di Giorgio Castoldi sciute più del 30% non lo hanno fatto a scapito della redditività. Viceversa si è riscontrata una coincidenza pressoché generalizzata fra calo nel fatturato e nei rendimenti. Guardando il Roa, spicca il dato relativo a Rusconi Viaggi, che registra un 56,87%: in assoluto il più alto evidenziato fra tutti i bilanci esaminati. Conclusioni Ormai è risaputo: la crisi economica esplosa nel 2008 non è una crisi ciclica, ma di sistema. Le premesse erano già state poste negli anni Ottanta con il ridimensionamento dello Stato sociale e il ritorno a un liberismo in parte accantonato negli anni Settanta. L’accorpamento delle banche d’affari e di quelle commerciali degli anni Novanta I più • Il fatturato più alto è di Costa Crociere (3,16 miliardi di euro). • Il maggior incremento di fatturato in termini percentuali è di 6Tours (+83,7%). • Il maggior incremento di fatturato in valore assoluto è di Costa Crociere (277 milioni). • L’utile più alto in valore assoluto è di Costa Crociere (431 milioni di euro). • L’utile più alto in percentuale sui ricavi è di Boscolo (15,55%). • Il miglior risultato operativo (Ebit) è di Costa Crociere (15,49% del valore della produzione). • Il miglior risultato di gestione ordinaria è di Boscolo (16,59% del valore della produzione). • Chi paga, in proporzione ai ricavi, più imposte sui redditi è Rusconi (4,20% del valore della produzione). • Il miglior rendimento degli investimenti (Roa) è di Rusconi (56,87%). • Il patrimonio con maggiori investimenti fissi è di Aeroviaggi, con il 93,64% del totale. • Il patrimonio più elastico è di Aim (0,33% di immobilizzazioni e 99,67% di attivo circolante). • L’indice di liquidità più alto è di Igna’s, il cui attivo circolante è 2,60 volte il passivo a breve. • Il maggior indebitamento è di Italturist, 356 volte rispetto al capitale. Tabella 17 - Il conto economico 2011 di 35 t.o. con valore della produzione compreso fra 15 e 30 milioni di euro *L’importo del valore della produzione è il totale B 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi ilanci t.o. di Giorgio Castoldi Tabella 16 - Gli indici economici 2011 di 25 t.o. Tabella 18 - Gli indici economici 2011 di 35 t.o. con valore della produzione compreso fra 30 e 100 milioni di euro con valore della produzione compreso fra 15 e 30 milioni di euro ha messo in mano agli istituti di credito un’arma potentissima che esse hanno usato con le conseguenze che si sono viste. Il fallimento della Lehman Brothers ha fatto da detonatore per dar fuoco a polveri già incandescenti. Il solco fra chi ha di più e quindi può permettersi consumi di fascia alta e chi invece vede continuamente ridursi la capacità di spesa non è stato creato in quel settembre 2008 ma esiste da prima. La crisi non ha fatto altro che accelerare il processo, che ha trovato un ulteriore elemento di aggravamento nell’allargarsi della forbice fra i movimenti finanziari nel mondo (ormai valutati 800.000 miliardi dollari) e quelli dell’economia reale (valutati circa 70.000 miliardi di dollari). Insomma è cambiato il mondo. Gli economisti (come per esempio il premio Nobel Paul Krugmann) avevano previsto, già all’inizio della fase acuta della crisi, che per vedere una “ripartenza” (comunque da nuove posizioni) bisognerà attendere il 2015. In un contesto quale quello qui schematizzato la pretesa di continuare a proporre sempre gli stessi prodotti a condizioni che non variano non può che essere perdente. Eppure è proprio quello che molti fra i maggiori tour operator italiani hanno continuato a fare anche negli ultimi anni, senza cogliere il fatto che il loro cliente tipo non c’è più. L’esame dei bilanci qui presentata non fa che documentare questo stato di cose. Il modello di mercato “uno per tutti”, basato sull’offerta di un unico prodotto destinato a una vasta platea di consumatori, ormai è da considerare desueto (e la crisi non c’entra). Ora si deve attuare il “tutto per pochi”, segmentando, specializzandosi, curando i propri target. Chi lo sta facendo consegue risultati lusinghieri, testimoniati da molti dei numeri sopra riportati. Chi non lo fa o è già uscito dal mercato o deve prepararsi ad abbandonare il campo in breve tempo. I punteggi La domanda che ci si può porre leggendo la classifica dei tour operator analizzati (tabella 19) è “non dovrebbe vincere Costa Crociere, con i suoi numeri straordinari?” E invece non si piazza neppure fra i primi dieci. Perché? Perché la grande com- pagnia di Genova è da molti anni che è grande e, come si è detto, ci ha tanto abituato a risultati straordinari che ormai quasi non ci si fa più caso. La classifica dei tour operator che qui viene proposta è impostata sulle progressioni e, per dar modo anche ai più piccoli di gareggiare alla pari con i maggiori, attribuisce i punteggi più alti a chi mostra di crescere meglio rispetto al punto di partenza, indipendentemente dalle dimensioni. Ovviamente la sua impostazione è più che discutibile, da tantissimi punti di vista, e non tiene in considerazione molti elementi di grande importanza. Quindi è sicuramente sbagliata. E allora perché farla? Perché se si comprende come è strutturata e quindi se ne vedono tutti i limiti, può acquisire un suo senso e fornire qualche indicazione. La graduatoria che segue, si è detto, è basata sui miglioramenti rispetto all’anno precedente. Un peso prevalente è attribuito all’aspetto economico, in particolare alla valutazione dei diversi margini di redditività, perché si ritiene che questi elementi possano essere considerati, in questo 29 periodo, più significativi che mai. Conta però anche l’equilibrio finanziario. In fondo alla tabella è riportato il punteggio medio conseguito dalle aziende esaminate e quello degli anni precedenti. Il fatto che si tratti di un valore più basso costituisce un’ulteriore indicazione di uno stato di sofferenza del comparto. Il punteggio più alto lo ottiene Rusconi Viaggi di Lecco. Si tratta di un’azienda fondata nel 1981 da Eliseo Rusconi, che tuttora ne è presi- dente e direttore tecnico. È un tour operator specializzato in viaggi religiosi e nel 2011 ha saputo dare adeguata risposta alla domanda di pellegrinaggi a Medjugorie connessa con il trentesimo anniversario delle prime apparizioni della Madonna in quell’area. Ancora una volta realizza il punteggio più alto un operatore di dimensioni limitate (15 milioni di valore della produzione). Da una parte è vero che in una graduatoria basata sulle progressioni chi ha numeri più piccoli può più facilmente registrare incrementi percentualmente più elevati ma dall’altra non si può negare che la tendenza alla specializzazione non rappresenti un fenomeno vincente. Se si esamina lo schema di bilancio riprodotto nella tabella 20 si potrà anche esprimere dissenso rispetto alla classifica stilata ma non si potrà negare che si tratta di un bilancio tale da fare invidia anche ad aziende ben più grandi e più blasonate. CONTINUA A PAG 30 30 GuidaViaggi CONTINUA DA PAG 29 B ilanci t.o. 28 Gennaio 2013 - n° 1391 di Giorgio Castoldi Tabella 19 - La classifica dei bilanci dei 67 tour operator esaminati Criteri di classificazione Liquidità: 1-1,1 punti 2; 0,9-1 punti 1; <=,9 punti 0 Variazione liquidità: aumento 2, stabile 1 punto, riduzione 0 punti. Ro (risultato operativo): positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione Ro: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti, riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti % Ro: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Rgo (risultato di gestione ordinaria): positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione Rgo: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti, riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti % Rgo: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Roa: positivo 1 punto, negativo 0 punti Roa: in aumento punti 2, stabile, in aumento ma negativo, o in riduzione ma positivo punti 1, in riduzione punti 0 % Roa: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti, oltre 15% 8 punti Ro, Rgo, Roa; variazioni calcolate su percentuali (se i valori assoluti crescono e le percentuali non si considera dato stabile) Reddito: positivo 1 punto, negativo 0 punti Variazione reddito: se aumenta 2 punti, se stabile o aumento negativo 1, se diminuisce ma positivo 0, perdita -1 se aumenta di oltre il 50% 1 punto, di oltre il 100% 2 punti, di oltre il 200% 3 punti, di oltre 300% 4 punti. B 28 Gennaio 2013 - n° 1391 GuidaViaggi ilanci t.o. 31 di Giorgio Castoldi Schema del bilancio della Rusconi Viaggi SpA Editore: GIVI S.r.l. Via San Gregorio 6 20124 Milano tel. 02 2020431 (6 linee) fax 02 20204343 email: [email protected] sito internet: www.guidaviaggi.it Direttore responsabile: Paolo Bertagni email: [email protected] Redazione: Capo Redattore Laura Dominici tel. 02 20204322 cell. 339 3665001 email: [email protected] Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P.T. di Ancona CMP Passo Varano detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. 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