Serve la svolta

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Serve la svolta
www.guidaviaggi.it
Anno XLI
1391
28 Gennaio 2013
numero
Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. Detentore del conto è l’ufficio P.T. di Ancona CMP Passo Varano . - Prezzo per copia euro 0,50
Consuntivo 2012
Prospettive 2013
Serve la svolta
l cambio di passo
ci sarà, così come
la svolta dopo la
fase di recessione, ma occorrerà impegno e il volano
sarà la tecnologia. Internet e
i social media sono ormai
elementi chiave nelle strategie di comunicazione e
marketing di aziende ed enti
di promozione, strumenti
per interagire con il pubblico, sia consumatore finale
che trade. Sul fronte della
distribuzione si stanno sondando nuove strade: Iata
con Ndc, i Gds con contenuti più leisure, mentre i
software gestionali diventa-
I
no vere e proprie piattaforme di booking. Ci sono poi
quelle b2b che ampliano in
modo innovativo i contenuti da spingere in direzione
del cross selling. In vista di
una decelerazione del business online b2c, le Olta vanno all’attacco dei meta-search, laddove gli utenti creano
user-generated content e generano reputation in grado
di spingere le vendite. Il
mondo delle imprese, nel
suo complesso, deve uscire
da una crisi dettata dalla
flessione della domanda. I
tour operator sono alle prese
con una revisione del busi-
ness e un contenimento dei
costi, mentre le compagnie
aeree studiano tutte le possibili ingegnerie finanziarie
per sventare il rischio di
fallimenti. Per ripartire servono idee innovative, possibilmente a costo zero per il
Governo, dicono gli albergatori, stretti nella morsa dei
nuovi provvedimenti legislativi e alle prese con una
forte pressione fiscale non
controbilanciata da tariffe in
crescita. I margini d’impresa vengono così irreparabilmente erosi. La selezione si
fa sempre più forte: rimarranno presto pochi gruppi
distributivi capaci di trasferire al mercato progettualità
e concretezza, dicono i nostri intervistati. I bilanci
2011 dei tour operator mettono in luce un mondo in
regressione, fatto di aziende
rimpicciolite. Qualche segnale di fiducia, però, si intravvede, una luce in fondo
al tunnel che parte dal Nord
Italia e che potrebbe espandersi nel resto del Paese. Ne
sono convinti per primi gli
armatori, che vogliono rimettere il prodotto crociere
al centro delle strategie,
convinti che in Europa ci
sia ancora potenziale. L.D.
Tecnologia
Mercati esteri
Gds sotto tiro;
è corsa
ai social network
Big in movimento
con i maxi poli
Normativa
Distribuzione
Crisi liquidità
per le agenzie
di viaggi
Pressione fiscale
sulle aziende
Alberghi
Trasporto aereo
Gli hotel spingono
all’azione
Restano
tanti dossier aperti
nei cieli d’Italia
Indice di fiducia
Crociere-Traghetti
Segnali di ripresa
dal Nord Italia
Shipping,
ritorno alla crescita Bilanci
Aziende
e valore
più piccole
al prodotto
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2 GuidaViaggi
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Siamo online
28 Gennaio 2013 - n° 1391
ecnologia
di Paola Baldacci
ma non lo sappiamo
Cronaca di un 2012 tecnologico all’ennesima potenza
on la crisi violenta
del tour operating,
con le prenotazioni online b2c di viaggi che
rappresentano la metà dell’e-commerce italiano, con
il mobile booking che cresce
a vista d’occhio e i social
network che influenzano significativamente strategie di
marketing e acquisti, dal
2012 ci è parso di avvertire
più forte la presa di coscienza dell’assoluta importanza
di utilizzare in tutte le loro
potenzialità le piattaforme di
prenotazione b2b. Tutte
quante, dai Gds alle “banche
letti” che oggi prenotano ristoranti, traghetti, musei,
pacchetti, treni, parchi. Persino le Olta, alcune di loro
hanno programmi dedicati
per le agenzie di viaggi.
L’evoluzione dei gestionali
Nell’anno appena concluso, che ha visto apparire così
tante novità tecnologiche per il turismo, non vanno dimenticati i software gestionali. Anche se a loro dedicheremo un servizio sul numero del 4 febbraio, qui accenniamo a quanto siano diventati motori di prenotazione.
Altra incredibile innovazione: nati per la contabilità, passati attraverso funzionalità di Crm (senza troppo successo), oggi i gestionali sono diventati sistemi di booking.
Atlante Plus ha integrato il booking di 30 consolidatori alberghieri interfacciati Xml e 100 low cost. “Le funzioni di
front e back office rimangono indispensabili, ma posso-
C
I limiti delle Olta
A proposito di agenzie online, non è un caso se Expedia ha preso il controllo di
Trivago, con una partecipazione pari al 61,6% per 477
milioni di euro, e Priceline.com ha acquisito Kayak
per 1,8 miliardi. Le agenzie
del web sanno che hanno dei
limiti e l’online travel in
qualche modo decelera. Nell’ottava indagine sulle vendi-
L’immagine della campagna per il lancio di Extreme Booking 2 di Hotels.com
te web, Phocuswright ha
detto che in Europa si stanno
dimezzando i trend di crescita e le Olta, principali canali, restano d’appeal sui
target budget e in cerca dì
occasioni. Da qui al 2014 le
vendite online di viaggi cresceranno esattamente della
metà rispetto al 2011 e cioè
del 2,5%, per raggiungere i
242 miliardi di euro. Questo
è dovuto sì alla crisi, ma anche alla maturazione dei
mercati. “In Europa la crescita decelererà su tutti i canali online”, ha spiegato la
direttrice delle ricerche Carroll Rheem. E siccome le
recensioni online acquistano
sempre più potere, Expedia
e Priceline sono andate all’attacco dei metasearch.
Recensire, commentare, esprimere critiche e lodi su hotel
e altri servizi di viaggio è diventata una sfida di marketing per tutti gli attori dell’industria turistica: “Che potere
hanno le recensioni?”, ha
no non essere più sufficienti", dicono da Siap. Infinity
project di Zucchetti Systema ha aperto ai provider di
hotel, voli di linea e charter. Il vantaggio sono le tariffe
nette per le adv, anche se non si deve sottovalutare che
i grandi consolidatori alberghieri non operano direttamente con la distribuzione (i loro clienti sono i t.o.) e occorre avere un contratto commerciale per avere accesso alle loro tariffe. Infine, Aves.Net è giunto alla versione numero 2 dando un nuovo impulso al dynamic packaging e alla gestione dei cosiddetti channel manager, i
software per la distribuzione alberghiera multicanale.
chiesto Florence Kaci al responsabile global communication di Tripadvisor,
Angus Struthers. “Moltissimo potere – ha risposto –. E’
fondamentale essere bravi
poiché viviamo in un mondo
dove è sempre più difficile
essere mediocri e per gli alberghi o le destinazioni che
vogliono incontrare le aspettative dei loro utenti
quella che offriamo è la migliore opportunità mai esistita”. Poi lo step successivo
“sarà capire come le recensioni possono essere utilizzate per migliorare il revenue della struttura”, conclude Struthers.
Il futuro negli strumenti b2b
cco che l’industria
turistica, distribuzione e produzione, può solo fare una cosa
di fronte ai cambiamenti epocali che sta vivendo e sui
quali si è innestata la crisi
economica delle economie
mature: sviluppare tecnologia b2b e accedervi senza
risparmiarsi. Tenendo monitorati i canali b2c e ascoltare
i clienti sui social.
Gli strumenti non mancano:
i gestionali si sono trasformati in piattaforme di prenotazione, i Gds hanno ampliato i database in maniera
impensabile fino a cinque
anni fa, infine i sistemi come
Albatravel si stanno evolvendo verso il cross selling
per dare alle agenzie sempre più opportunità di arricchire i pacchetti, di andare
oltre la prenotazione dell’albergo. E non dimentichiamo
che anche i tour operator
E
più tecnologici – Naar, Alidays, Press Tours sono alcuni – offrono prodotti online
velocissimi da preventivare e
confermare, pur nella loro
complessità di itinerari. Inoltre non mancano le start-up
tecnologiche nate all’interno
degli specialisti incoming
come Italcamel, la cui piattaforma di prenotazione ha
compiuto un anno e mezzo
e raggiunto le tremila agenzie utilizzatrici, la metà estere che acquistano prodotto
Italia, mentre quelle italiane
accedono all’offerta degli operatori partner stranieri.
Insomma, il prodotto non
manca.
Il problema è che la distribuzione turistica è lenta ad accogliere le funzionalità delle
tecnologie ed è rimasta stereotipata sui “consumi”, mentre il viaggiatore è profondamente cambiato e non esita
ad andare online.
Le piattaforme
Concordano su questa opinione tutte le piattaforme
b2b come Transhotel e Travelcube. Gli agenti restano
passivi di fronte alle opportunità che i sistemi offrono
“non vanno oltre ciò che il
cliente chiede”, dice l’ammi-
nistratore delegato di Albatravel, Guy Luongo. Assurdo se si pensa che Olta
come Expedia e Booking.com producono milioni
a doppia cifra con le prenotazioni provenienti dal trade
e quest’ultimo potrebbe
comporre da sé i servizi a
tariffe nette. Allora le piattaforme b2b investono in
formazione (60 gli incontri
che Albatravel tiene in un
anno), restyling dei sistemi
per potenziarne l’usabilità e
white label. Transhotel da
un anno è operativa con i
voli e fidelizza le strutture al-
berghiere preferite dalle
agenzie, in quanto queste
“prenotano sempre le stesse”, dice la country manager Maika Goinzalez.
Ma il sogno ricorrente è quello dell’e-commerce, dunque il
motore concesso in white
label all’agenzia che lo veste dei suoi colori. “L’xml è
uno sviluppo tecnologico
che l’adv non possiede e
l’unica possibilità per vendere qualcosa online è un
sito white label – argomenta
Paolo Pezzoli, amministratore delegato di Yalla
Yalla -. Poi però non ha la
capacità economica di convogliare sul proprio sito
clienti con operazioni di web
marketing o investimenti su
Google”. Quindi non la utilizza.
In linea generale il tasso di
utilizzo di una piattaforma
b2b da parte dell’agenzia
rasenta il 25%.
P.Ba.
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Gds sotto attacco
ecnologia
GuidaViaggi
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di Paola Baldacci
Si impegnano sul cross selling, implementano il prodotto offerto,
tutto pur di non perdere la leadership ora che la Iata progetta un taglio di costi
ul fronte Gds gli
investimenti in
cross selling e armamento di prodotto si fanno colossali. Si pensi che le
multinazionali della distribuzione sono attualmente
“sotto attacco” nientemeno
che di Iata, la quale sta elaborando un sistema di
booking (Ndc, New Distribution Capability) così rivoluzionario che potrebbe veramente segnare la fine delle
fee di prenotazione, principale fonte di reddito nel business travel e non solo. Amadeus, Sabre, Travelport
stanno combattendo questa
battaglia e nel frattempo
rendono i sistemi più ricchi,
ampliando i prodotti leisure
e le ferrovie.
S
Le mosse
Per Sabre c’è già la combinabilità treno più aereo e
l’offerta di 22 tour operator
con “Vacations”, mentre
quando sarà completata, in
questo 2013, la piattaforma
raggiungerà un'ottantina di
fornitori. Amadeus e Treni-
talia hanno presentato Fly by
Rail, la prima soluzione rivolta agli agenti di viaggi
italiani che consente di integrare le offerte relative ai
voli già presenti nel Gds con
i contenuti ferroviari della
compagnia italiana. Dal 15
ottobre, infatti, è in vigore
un nuovo Codice di condotta europeo il quale prevede
che durante il processo di
prenotazione di un viaggio o
di una tratta, per lo stesso itinerario, vengano visualizzate contemporaneamente soluzioni aeree e alternative
ferroviarie disponibili.
Sempre più leisure
Il consolidamento leisure
dei Gds, intanto, è avvenuto.
Con Vacations già citata, il
2012 ha portato “Bracco” di
Amadeus a Fiavet Servizi,
mentre Travelport ha triplicato il numero di strutture
alberghiere su Rooms&More
triplicato rispetto al lancio della soluzione nell’estate 2011.
Con i nuovi contenuti recentemente aggiunti dagli aggregatori alberghieri Hotelzon
e Tourico Holidays, sono
ora disponibili oltre 700mila
offerte su più di 340.000
strutture alberghiere. La particolarità del motore è quella
di combinare le funzioni di
meta-ricerca di Sprice.com
(controllata da Travelport)
con l’esperienza b2b del Gds
di Travelport, per creare una
piattaforma disponibile in 70
nazioni e 6 lingue, incluso
l’italiano.
4 GuidaViaggi
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Nove punti
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di Ada Cattaneo
per il successo online
Pronto il progetto “Guida Viaggi Web for You”
empre più persone
considerano la presenza online delle
agenzie un fatto scontato. Di
contro, molti agenti continuano a vederla come un
problema, qualcosa di superfluo che, nel migliore dei
casi, potrebbe diventare un
vantaggio competitivo. È
una posizione poco lungimirante, spesso dettata dalla
scarsa conoscenza del web,
considerato un mezzo di intrattenimento quando non
un pericoloso nemico.
Per fugare questa mentalità
e scoprire le molte opportunità della rete sta nascendo il
progetto “Guida Viaggi Web
for You”, una serie di tutorial
su come si può usare in
modo più efficace e strategico internet. Ecco i nove suggerimenti dati dai guru del
marketing per risultare vincenti in rete.
S
1. L’approccio per tentativi ed errori
Internet segue logiche molto
diverse dalla comunicazione
e il marketing tradizionali e
produce fenomeni difficili
da comprendere o governare
con i vecchi schemi. Per cimentarsi nel mondo online,
estremamente sfidante e promettente, se gestito in modo
strategico, bisogna essere
pronti a mettersi in gioco, a
rischiare, persino a subire
qualche sconfitta.
Qui, è più che mai vero che,
se non provi, hai già perso in
partenza.
Blog o sito web?
a rapida evoluzione dei nuovi media e dei canali legati a internet, oltre a offrire
molte e inedite opportunità,
rischia di disorientare. Una
domanda che spesso mi
sento porre è: per la mia
agenzia è meglio aprire un
sito web o un blog?
Non di rado queste perplessità nascono da una certa
confusione riguardo agli specifici ruoli di questi due strumenti. E, proprio perché
hanno funzioni diverse, per
chi sa che cosa vuole e quale è il loro ruolo, il dubbio e
l’alternativa non sussistono.
puoi trovarci), la quinta con i
recapiti telefonici e l’e-mail
dell’agenzia (Contatti). Il loro
compito è quasi solo di
diffondere informazioni che
non esigono frequenti aggiornamenti.
In un certo senso, ciò è positivo perché la gestione dei siti
statici è piuttosto complessa
e, per i non esperti, difficile da
compiere in autonomia. Qui
la comunicazione è unidirezionale e i lettori sono passivi: entrano nella pagina, fruiscono delle notizie cercate e
se ne vanno.
Comunicazione
unidirezionale
I blog sono siti dinamici ed
interattivi, perciò esigono un
costante aggiornamento e,
grazie ad una serie di strumenti, possono essere aperti e gestiti da chiunque.
Chi li frequenta può relazionarsi sia con il gestore sia
con gli altri visitatori commentando e dando vita a
brevi discussioni.
I blog non vanno, però, confusi con i forum. Nei primi,
chi li gestisce lancia il tema,
pubblicando un post, i lettori lo
chiosano ricevendone, a loro
volta, ulteriori repliche. Poi, il
blogger posta un nuovo arti-
L
I siti web sono spazi online
che possono essere tanto
statici quanto dinamici, poco
o per nulla interattivi. Nella
loro forma più comune sono
siti-vetrina: finestre che l’agenzia apre in rete per rendersi visibile.
Di norma, sono composti da
non meno di cinque pagine:
una di apertura (home
page), la seconda con la descrizione (Chi siamo), la terza con i prodotti e i servizi
(Che cosa facciamo), la
quarta con l’indirizzo (Dove
L’area
interattiva
colo spostando l’attenzione
della community su questo.
Qui il contatto e il confronto
diretto sono una chiave del
successo: i visitatori si aspettano la risposta e disattendere questa reciprocità li disincentiva ed è anti-social.
Nei forum la conversazione
e lo scambio di opinioni possono protrarsi all’infinito, non
sono governati da qualcuno
in particolare ed ognuno è
chiamato ad esprimere il
proprio parere.
Le dinamiche di interazione
nei blog implicano una presenza costante del gestore
e un aggiornamento di non
meno di quattro volte a settimana, meglio se giornaliero
per almeno due motivi:
1. i motori di ricerca privilegiano le notizie fresche;
2. si fidelizzano i lettori occasionali che, trovando ogni
giorno i post, li leggono rendendolo un’abitudine.
Nel caso, invece, di un blog
che posta poco e in modo irregolare, i lettori iniziano a
demotivarsi, se ne dimenticano e, in circa un mese, il
traffico del blog tende ad azzerarsi.
Lo scopo principale del blog
è di conferire autorevolezza
sulla base della pubblicazio-
ne periodica di post relativi
ad un argomento che il
blogger conosce in modo
approfondito dimostrandosene esperto. Quanto più
viene percepito competente, tanto più riuscirà a stabilire relazioni con i visitatori e
maggiori saranno le probabilità di aumentare la visibilità e la possibilità di successo del blog.
Malgrado questo strumento
sia molto strategico per instaurare una relazione diretta, una conversazione
con i propri clienti e per
cooptarne di nuovi, non
sono molte le agenzie che
se ne servono godendo dei
conseguenti vantaggi.
Rispondendo, dunque, al
quesito iniziale: il sito web è
meglio per chi vuole una vetrina statica in rete, dalla
quale diffondere informazioni in merito alla prorpia attività; il blog è l’ideale per chi
intende costruire un rapporto personale e un confronto
con più pubblici di riferimento aumentando, con notevoli effetti positivi, la visibilità,
la credibilità, l’autorevolezza dell’agenzia, il che si traduce in notevoli vantaggi
competitivi e nuove possibilità di business.
A.C.
2. Presidiare più reti e canali
Le possibilità offerte dal
web spaziano dall’aprire un
sito o un blog, a scegliere tra
una ricca gamma di social
network, a ricorrere a mix
originali di vecchi e nuovi
media. Non c’è una formula
fissa per capire come orientarsi: ogni caso va valutato a
sé. Il segreto sta nella coerenza, nell’orchestrare la presenza in più reti e miscelare
più canali in modo tale che,
sebbene usino linguaggi e
stili diversi tra loro e appropriati al loro contesto, raccontino la stessa storia,
esprimano gli stessi valori e
mirino al medesimo obiettivo: il successo, la visibilità,
la reputazione dell’agenzia.
3. Il network strategico
Indispensabile è, poi, un’estesa rete di contatti con i
quali comunicare e interagire. Occorre curare molto il
network cercando di aumentarne di continuo la portata, ricorrendo ai più svariati metodi: da strumenti
quali Followerwonk, FindPeopleonPlus e feed discovery di Google Reader, all’attenzione ai contenuti, dalle newsletter ai guest post, al
più semplice principio di reciprocità per il quale siamo
più inclini a mettere “mi
piace” o a condividere quello che viene pubblicato da
chi lo ha già fatto con qualcosa di nostro o è già nostro
amico.
4. Sotto un unico cappello
Per non disperdere tempo e
denaro, fare in modo che tutte le azioni online siano
coordinate tra loro, con la filosofia dell’agenzia e, per
quanto possibile, che abbiano un unico punto di riferimento. Così aumenterà la
visibilità e la massa critica
di comunicazione. In questa
prospettiva è anche meglio
non ricorrere a piattaforme
free, ma avere un proprio
dominio al quale riferire
sito, blog, account sui social. Di conseguenza si migliorerà anche l’immagine
in termini di qualità, serietà,
professionalità e credibilità.
5. I tempi più adatti e i
temi di tendenza
Per avere successo e visibilità bisogna scrivere ciò che
interessa ai potenziali lettori, quindi occorre conoscerli. Il web offre molti strumenti per capire sia gli argomenti più di tendenza (Google Statistics, Google Trends)
sia quando la propria community è online (Tweriod). Per
inciso, recenti studi hanno
dimostrato che mentre gli
agenti postano i loro articoli
spesso di lunedì, la domanda
dei lettori ha un picco il giovedì: questo sfasamento conferma i vantaggi di conoscere i propri interlocutori.
6. Contenuti come base
strategica
Il contenuto è la chiave per
definire la qualità e la reputazione online. Pertanto una
strategia vincente va fondata
sui contenuti. Occorre chiedersi: chi sono i miei potenziali amici, follower, visitatori? Quali sono i loro interessi, gli stili di vita, i valori?
Riesco a raggiungerli? Come
attiro la loro attenzione e li
coinvolgo? Perché dovrebbero seguire me? Come li
sto stimolando a condividere quello che pubblico?
7. Creatività, entusiasmo,
pathos
Parimenti imprescindibile al
contenuto è la forma. Essa è
estetica, non deve mai scadere in eccesso o difetto per
non infastidire o annoiare.
Scegliere caratteri né troppo
grandi (incentivano lo scanning), né troppo piccoli
(scoraggiano la lettura).
Occorre fare la “traduzione
stilistico-culturale” dei testi
per adattarli alle esigenze del
medium nel quale si inseriscono (riversare la pagina
Twitter in Facebook è un errore perché hanno linguaggi
e stili incompatibili).
Ricordare, inoltre, che il
web è il regno dell’interazione, del confronto, della conversazione, della reciprocità,
della partecipazione, quindi
della capacità di coinvolgere
e far partecipare gli interlocutori. Per questo il successo è nei testi semplici, creativi, chiari, coinvolgenti, capaci di trasmettere esperienze e intercettare bisogni e
passioni. Tutto ciò va condito con creatività: meglio osare ciò che i competitor non
hanno il coraggio di fare o la
lungimiranza di pensare.
8. Titoli altamente condivisibili
La gente online non legge, si
limita a scorrere i contenuti
finché qualcosa non la colpisce. I titoli devono catturare
lo sguardo in meno di 1,5
secondi e, spesso, lo fanno
con le loro prime due parole.
Per crearne di accattivanti e
capaci di colpire, scegliere i
termini-chiave da combinare in modo originale, divertente, curioso. Così si aumenta il numero di lettori,
condivisioni e retweet.
9. La promozione
Per quanto i contenuti siano
di qualità o interessanti, non
avranno successo se nessuno
ne conosce l’esistenza. Farsi
notare nel web è difficile,
quindi occorre aumentare la
visibilità ricorrendo a tutte
le alternative offerte da internet: dalle campagne pubblicitarie al media marketing, dai guest post al marketing creativo, alla scelta delle piattaforme (meglio il
computer, il tablet, lo smartphone?) più adatte.
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Non si ferma la corsa del mobile
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GuidaViaggi
ecnologia
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di Giovanni Ferrario
Il futuro del booking online passerà dalle applicazioni smartphone.
La nuova frontiera della geolocalizzazione: local advertising con proposte tailor made
on è la classica
moda passeggera
destinata a scomparire. Il fenomeno del mobile è qualcosa che sta già
cambiando abitudini e comportamenti d'acquisto. E nei
prossimi anni la tendenza è
destinata ad accentuarsi sempre di più: secondo una ricerca firmata Morgan Stanley,
entro il 2014 gli utenti che
utilizzeranno lo smartphone
per navigare sul web supereranno quelli che per connettersi si servono del pc.
N
Le implicazioni
Già oggi il 36% delle mail
viene inviato usando gli
smartphone e, mediamente,
ogni utente lo consulta e utilizza 150 volte al giorno.
Come si vede dai dati, il mobile è entrato costantemente
a far parte delle nostre vite,
diventando anche un mezzo
dove è possibile pianificare
un viaggio. Il segmento dove
è penetrato maggiormente è
quello delle prenotazioni alberghiere, soprattutto per il
last minute e non è un caso
che siano nate applicazioni
dedicate per questa nicchia
come Blink o BookingTonight. Una ricerca di ebookers.com, rileva come il 70%
delle prenotazioni effettuate
sulla versione mobile di un
sito internet (o delle relative
app) viene effettuata il giorno del check-in.
“Crediamo che lo smartphone stia già diventando il
nuovo laptop: il tempo per
investire nella giusta direzione è poco, ma chi ci riuscirà avrà un vantaggio difficilmente colmabile per gli
altri competitor”, afferma
Jared Simon, chief operating officer di Hoteltonight.com. Oltre a dotarsi di
I numeri del mercato
pagine web dedicate per la
visualizzazione su mobile, le
aziende stanno sviluppando
e perfezionando applicazioni per le piattaforme iOS e
Android in modo da sfruttare le nuove potenzialità messe a disposizione dai sistemi
operativi. In Italia, però, c’è
ancora molta strada da fare
visto che il 54% degli intermediari di viaggio e il 50%
dei fornitori travel hanno af-
fermato di non possedere un
sito mobile, secondo uno
studio EyeForTravel.
Marketing locale
Smartphone + Gps = geolocalizzazione. Sarà questa la
nuova frontiera del business
del mobile. Una ricerca di
Google, infatti, ha mostrato
come il 90% degli utenti abbia cercato notizie locali su
trasporti, servizi e informa-
La crescita dell’m-commerce non sembra avere fine. Secondo le ultime ricerche, il mercato internazionale dello
smartphone nel 2012 vale 171,5 mld di dollari: le stime
per l’anno in corso prevedono un aumento delle transazioni del 42%, che porterà il valore del mercato a 243,5
mld di dollari, per poi schizzare ai 491 previsti nel 2015.
Il 41% di chi possiede uno smartphone ha effettuato almeno un acquisto da mobile e per il 17% ha riguardato
la travel industry. Per il mercato italiano, la percentuale di
chi acquista da mobile scende al 25%, per un giro d’affari che nel 2012 ha toccato 180 mln di euro (con una
crescita che ha superato il 150% rispetto al 2011). Come
si vede, i numeri evidenziano diversi ostacoli per l’mcommerce: ad esempio, il 70% degli interpellati afferma
di preferire l’utilizzo di un computer per finalizzare l’acquisto online, mentre quasi il 20% non si sente sicuro a
completare una transazione tramite mobile. Ma è solo
questione di tempo: tutte le barriere si stanno frantumando.
zioni disponibili nelle immediate vicinanze rispetto al
luogo in cui si trovava. In
America questo concetto si
è già evoluto con i local advertising: non si tratta più di
condividere la posizione
geografica all’interno dei
propri social network, ma di
accedere a promozioni e offerte economiche su misura
visualizzate sul mobile.
D
È allarme liquidità
6 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
istribuzione
di Giovanni Ferrario e Stefania Vicini
Si apre un 2013 cruciale per i network: redditività, pricing, prodotto,
sostenibilità finanziaria e affidabilità gli argomenti caldi
fferta appiattita,
per combatterla urgono personalizzazione e su misura. E’ una
delle tante problematiche
con cui la distribuzione aggregata si è dovuta confrontare quest’anno. Tra le opzioni è compresa anche la
necessità di una maggiore
strategia sul prodotto e sul
cliente. Per farlo si è iniziato
a cavalcare l’onda del 2.0,
che ha modificato il modo di
approcciarsi al cliente finale
e le relative strategie da seguire. Il panorama della distribuzione, dopo le grandi
manovre della produzione
che ha fatto shopping tra le
reti, ha iniziato a mostrare la
propria sofferenza. Si parla
di crisi delle adv e di allarme
liquidità, con conseguente
proliferare di chiusure di
punti vendita affiliati e di
proprietà, un’amara soluzione
in risposta a costi fissi troppo
elevati da sostenere.
Bisogna essere sani e snelli
per poter andare avanti. E la
regola vale per tutti, adv e
t.o, protagonisti di una crisi
che vede sempre di più assottigliarsi le fila. Da qui la
scelta agguerrita delle reti di
una maggiore selezione dei
fornitori con cui lavorare. In
tutto questo c’è anche il
cliente, che va riconquistato.
O
ne Pino Costanzo, direttore generale leisure Gruppo
Bluvacanze -, ma allo stesso tempo, non si potrà non
spingere sul networking,
conquistando le adv indipendenti per apportare valore e massa critica”. A parlare di prodotto e sostenibi-
lità finanziaria è Massimo
Caravita, vicepresidente
Marsupio. Nel primo caso
gli investimenti da parte dei
t.o. sono sempre più risicati
“sia in termini di qualità sia
di quantità”.
Quando, invece, il manager
parla di sostenibilità finan-
Le due sfide
Sono due le sfide con cui si
dovrà confrontare il mercato
turistico. La prima è se il
tour operating riuscirà “a re-
cuperare un ruolo centrale
nel processo di acquisto del
cliente? O sarà ancora soggetto all’erosione del depackaging fino a perdere la propria identità?”, si domanda
Gian Paolo Vairo, a.d. Welcome Travel Group. A suo
avviso “il tour operating ce
la farà”, ma a patto che sia
in grado di garantire “un
servizio ad elevato valore
aggiunto ed una politica di
prezzi più stabile”. L’altra
sfida riguarda le crociere:
“Riusciranno ad alzare i
propri prezzi, mantenendo
la stessa quota di passeggeri? O dovranno ripetere il
compromesso del 2012, ovvero occupazione elevata a
prezzi bassi?”. A detta di
Vairo, “la strada per un ritorno a prezzi più in linea
con i servizi erogati è tracciata”.
Ainet: “Grandi cambiamenti”
aggior diffidenza
delle adv verso l’affiliazione e crisi del
franchising. Sarà questo l’orientamento per quasi un
adv su due nei confronti dei
network. Lo rileva l’Osservatorio Guida Viaggi sulla
base dei risultati emersi dall’inchiesta svolta su un panel
di adv. Un quadro che non
trova conferma nelle parole
di Franco Gattinoni, presidente Ainet, in quanto non
crede che si assisterà ad
una maggiore diffidenza delle adv verso l’affiliazione, ma
piuttosto che ci sarà “una
maggior attenzione alla scelta del network”. Così come
vi sarà una maggiore selezione da parte delle reti verso le adv, “non solo sui fatturati, ma anche sulla serietà
di condividere progetti a medio-lungo termine”. Si assisterà ad un incremento dell’integrazione tra network?
“Probabilmente sì”, afferma
il presidente di Ainet, così
come si immagina una crescita dell’integrazione tra
produttori e distributori. Due
scenari che, secondo l’Osservatorio Guida Viaggi, mostrano ancora percentuali
molto basse visto che hanno
raccolto rispettivamente il 3
e l’1% delle menzioni.
M
Errori passati
Gattinoni ha le idee chiare
su quali siano gli errori che
non si devono più ripetere. In
primis pensare che fare
network “sia un business
solo per i network stessi e
non sia utile alle agenzie. Le
reti devono dare servizi alle
adv e per questi devono prevedere ovviamente dei costi.
Negli anni scorsi qualche
network è riuscito a realizzare dei buoni utili, ma adesso
la situazione è cambiata”. E’
cambiato anche il tour operating, che mostra uno scenario con fornitori che si assottigliano sempre di più. Su
quali aspetti si dovrà puntare? Per Gattinoni si dovrà lavorare “meglio con i pochi fornitori affidabili che rimarranno sul mercato. Non nascondiamoci dietro a un dito - dice
- la difficoltà di alcuni in passato ha permesso anche alle
agenzie e ai network di trarne
qualche vantaggio. In questo
modo si è drogato solo il mercato, spostando temporaneamente i problemi”. L’uscita di
scena di diversi attori dovrà
portare a un cambiamento nel
modo di approvvigionarsi il
prodotto, ma secondo il manager questo succederà anche per altri motivi, come “l’arrivo dei vettori low cost”. S.V.
Network in evoluzione. Qual è l’orientamento?
(valori in percentuale)
Fonte: Guida Viaggi
I temi sul tavolo
Sono alcuni degli aspetti di
cui si è dibattuto in questi
dodici mesi che hanno traghettato le reti in un 2013
dove i temi caldi saranno
redditività e pricing, prodotto e sostenibilità finanziaria,
affidabilità. A dirlo, è la stessa distribuzione. L’anno in
corso è percepito ancora come difficile, “ci sarà da soffrire e gli attori della filiera
faranno di tutto per recuperare margini”, avverte Dante Colitta, direttore commerciale di Bravo Net-Hp
Vacanze di Geo spa. Scelta
che potrebbe comportare
una revisione al rialzo del
pricing e un ulteriore taglio
dei costi marginali. E il rischio più probabile “è legato all'anarchia che regna tra
i fornitori principali che, in
caso di ulteriore fermo della
domanda, potrebbe dar vita
ad una nuova guerra dei
prezzi al ribasso”. Scenari
tristi e rassegnati per il fronte distributivo sono quelli
che profetizza a malincuore
Rinaldo Bertoletti a.d. di
One! Travel Network: “I
clienti non si inventano,
sono quelli e purtroppo si ridurranno ancora per effetto
della pressione fiscale”. In
attesa di una ripresa c’è chi
pensa che si dovrà fare
“un’opera di consolidamento dei punti vendita - sostie-
ziaria, non si riferisce solo al
credit crunch, bensì “alla
conseguente corsa a proteggersi da eventuali insolvenze e a gestire la liquidità che
non perviene più dal sistema bancario. Cliente, adv e
t.o. si contendono i pagamenti, cercando di trattenersi i soldi il più possibile”.
Piergiorgio Reggio, a.d. e
da febbraio anche direttore
generale di G40, sposta
l’attenzione sul tema dell’affidabilità, reputando fondamentale la capacità di relazionarsi con il cliente. “Bisogna rivedere il dialogo tra
adv, operatori e network”,
afferma il manager.
Osservatorio Guida Viaggi
Soggetto realizzatore della ricerca:
Guida Viaggi tramite Call Center esterno
Tipo e oggetto della ricerca:
ricerca di tipo quantitativo a carattere nazionale
Metodologia:
interviste telefoniche con questionario strutturato
Universo di riferimento: popolazione di adv (7.500 adv)
Campione: rappresentativo delle adv per zona geografica
Estensione territoriale: nazionale
Periodo di rilevazione e consistenza del campione:
dicembre 2012, 178 casi;
Errore statistico: ± 5%.
Le inchieste considerano le adv dal punto di vista numerico, assegnando a ciascuna lo stesso peso indipen-
dentemente dal fatturato su una destinazione o un tipo
di prodotto. I quesiti posti si riferiscono alla propensione
alla vendita e non all'effettivo fatturato realizzato sul
prodotto in questione. L'elaborazione dei dati avviene
per la totalità del territorio italiano, per singola zona
(nord, centro e sud Italia) e per ruolo ricoperto all'interno dell'agenzia da parte della persona interpellata (titolare di agenzia o banconista).
Nel caso in cui non vi fossero particolari differenze tra i
diversi risultati, l'elaborazione per suddivisione territoriale e ruolo non viene fatta. Al fine di dare al lettore la
possibilità di analizzare i dati secondo le proprie esigenze, la nostra elaborazione dei dati si basa su semplici
medie aritmetiche.
I dati pubblicati rappresentano solo un estratto.
Per informazioni www.guidaviaggi.it,
sezione Ricerche di mercato
D
I numeri vogliono
28 Gennaio 2013 - n° 1391
GuidaViaggi
istribuzione
7
di Giovanni Ferrario e Stefania Vicini
concretezza
Il futuro vedrà pochi gruppi capaci di rinnovarsi
ochi gruppi distributivi capaci di
trasferire al mercato progettualità e concretezza. E’ la previsione di
Piergiorgio Reggio di G40,
secondo il quale il modello
di networking classico, “ossia quello del contenitore
dove la forza era data dalla
numerica, se non è accompagnato da contenuti concreti, ha durata molto breve”. Il panorama sarà fatto
quindi da pochi gruppi capaci di rinnovarsi. Una riduzione numerica che non sarà
dettata da uscite di scena a
seguito di fallimenti o chiusure, quanto piuttosto da
mosse di acquisizioni e aggregazioni. Tema, questo,
che torna alla ribalta anche
nel 2013, visto come l’anno
favorevole “per consolidare
alcune posizioni e tracciar-
P
ne altre – osserva Rinaldo
Bertoletti, di One! Travel
Network – al solo scopo di
creare massa critica, cosa
sempre dichiarata e ricercata, ma mai realizzata”. Negli ultimi anni si è assistito
ad un accorpamento di reti
distributive, “dalle 110 censite nel 2009 da Roberto
Gentile si è arrivati a contarne non più di 60/70 – afferma Caravita di Marsupio –,
numero che continua a decrescere in maniera inversamente proporzionale alla richiesta da parte delle adv di
affiliarsi ai network”. Secondo il manager si può ipotizzare che il processo “sia
stato solo sospeso dalla crisi economica e dal disastro
della Concordia”, ma nella
seconda metà dell’anno è
probabile “una ripresa del
processo, vedendo come attori protagonisti i produttori”. Intanto ai network si
chiede di realizzare un percorso evolutivo “che li faccia maturare da semplice
gruppo di acquisto a vera e
propria catena distributiva”. Ne è convinto Vairo di
Welcome. Per farlo occorre
strutturarsi con nuove funzioni organizzative, un passaggio che richiede investimenti “che non è detto che
tutti possano (o vogliano)
permettersi”, di conseguenza “registreremo delle uscite
di scena di alcune realtà di
networking o eventualmente
delle fusioni”. Lo abbiamo
già detto, il 2012 ha visto
Meno fornitori, che fare?
Uno degli aspetti con cui si dovrà fare i conti è l’assottigliarsi delle fila dei fornitori, in particolare dei t.o, “l’unico
che cala” negli scaffali d’agenzia, osserva Caravita, cui
fa da contraltare un proliferare “di nuovi fornitori”. In pratica calano gli assemblatori e aumenta la presenza di
produttori di servizi singoli. Risulta evidente che, per
compensare la contrazione dei volumi dovuta al mercato, afferma Pino Costanzo di Bluvacanze, “si dovrà ricercare una superiore marginalità, focalizzando sulla
parte qualitativa delle vendite, fornendo alle adv un prodotto sicuro, proveniente da fornitori attendibili ma, soprattutto, un supporto nell’individuazione del prodotto giusto”. Concorda su questo aspetto Ezio Birondi. Si devono trovare delle linee di prodotto che corrispondano alle
esigenze del consumatore, il che “non è mai stato fatto.
Bene o male la gente entrava in adv e ci si accontentava del -30%, magari compensandolo con l’Egitto”. E se
una volta ci si poteva permettere di non vendere più il
Mare Italia, “ora non è più fattibile in quanto Egitto e Tunisia più di un tot non assorbono e la Grecia dà risultati
altalenanti”. Intanto è verosimile pensare che le reti porteranno avanti quanto messo in atto nel 2012, una politica di selezione dei fornitori con i quali lavorare. C’è chi
lo definisce il “coraggio di scegliere i propri partner”.
più chiusure di adv che aperture. Alla luce di ciò è lecito
immaginarsi che per le reti
diventi ancora più necessario cercare di legare a sé le
proprie affiliate, ma senza
ricorrere ai trucchetti, “che
legano a più anni le adv in
cambio di piccoli sconti sull’affiliazione – ammonisce
Luca Caraffini, a.d. di
Bravo Net-Hp Vacanze di
Geo spa – o paventando
contratti pluriennali”. Comportamenti che “trasudano
debolezze”. La contromossa? Aumentare servizi e promozioni, per rendere sempre
più competitive le affiliate.
In una parola investire.
Il 2013 vedrà una risoluzione “di tutte quelle situazioni
pending o ibride – osserva
Ezio Birondi, a.d. di Last
Minute Tour –. Tanti hanno
già chiuso”.
8 GuidaViaggi
T
Sotto il segno di Alitalia
28 Gennaio 2013 - n° 1391
rasporto aereo
di Paolo Stefanato
L’anno si è aperto con la scadenza del lock up,
preludio a prossimi passaggi di proprietà. Il rischio delle compagnie in crisi
l 2013 si è aperto
nel segno dell'Alitalia, e non vi è
dubbio che questo tema terrà
banco per molti mesi.
Riassumiamo brevemente i
fatti. Quando la vecchia
compagnia statale venne ripulita dal commissario per
far subentrare la cordata di
patrioti messi insieme da Silvio Berlusconi, questi ultimi
si dettero alcune regole: nessuno avrebbe potuto cedere
all'esterno della compagine
societaria le proprie quote
fino al 12 gennaio 2013, ma
fino al 28 ottobre di questo
stesso anno gli attuali azionisti possono esercitare la prelazione sulle quote messe in
vendita. Visto l'andamento
dei conti, sempre in perdita,
molti azionisti scalpitano; e
poiché dal 2009 il primo socio di Alitalia, con il 25%, è
Air France, che con la compagnia italiana condivide anche molte strategie commerciali, è pressoché scontato
che Alitalia entrerà a far parte, entro l’anno, del gruppo
Air France-Klm.
Uno sguardo ragionevole
non vede margini di alternativa. Ma sicuramente nei
prossimi mesi si assisterà a
fughe, vere o presunte, di notizie, a speculazioni, a polemiche. Sarà materia di scontro elettorale, tutti si eserciteranno sulle possibili ingegnerie finanziarie, e si spenderanno i nomi di altri candidati, al solo scopo di aumentare
il prezzo.
casse amministrate da Andrea Ragnetti.
A fine anno, dunque, la holding Air France-Klm, che
oggi controlla al 100% le
due compagnie operative,
potrebbe controllare anche
Alitalia: o da sola, o insieme
a Etihad. Dalla metà del
2012, va detto, in Francia si
ragiona su un ingresso dell'emirato direttamente nel capitale della holding (il cui primo socio oggi è lo Stato
francese). Al livello superiore, cioè: ma con gli stessi addendi il risultato resta analogo, perché in quel caso potrebbe essere la stessa AfKlm a provvedere a un aumento di capitale di Alitalia.
I
Passi avanti
nella seconda metà
dell’anno
Oggi, con la dovuta cautela,
si può prevedere che la vicenda farà decisi passi avanti
nella seconda metà dell'anno,
per essere verosimilmente
chiusa entro il 2013; in altre
parole, dopo le elezioni. Un
presupposto importante per il
buon esito dell'operazione
sarà il valore di Borsa delle
azioni della holding Air
France-Klm, perché la via
più semplice è quella di proporre agli azionisti italiani
un concambio tra azioni Alitalia e Af-Klm; quest'ultima
non sborserebbe contanti e i
venditori potrebbero liquidare i pacchetti sul mercato. Ma
è ovvio che la capitalizzazione del gruppo franco-olandese dovrà essere superiore ai
2,3-2,5 miliardi di oggi, altrimenti si creerebbero anomale sproporzioni. Se il valore
di Borsa restasse basso, si
può anche immaginare una
proroga del diritto di prelazione.
C’è bisogno di cash
Alitalia, tuttavia, ha bisogno
abbastanza urgente di almeno 300 milioni di cash, che
gli attuali azionisti non appaiono disposti a versare. In
soccorso potrebbe venire la
compagnia di Abu Dhabi,
Etihad, sulla quale si concentrano una serie di fattori
positivi: è ricca e in forte sviluppo, ha già rastrellato quote di varie compagnie (airberlin, Aer Lingus, Air
Seychelles, Virgin Australia e sta trattando con Jet
Airways), è basata sull’hub
di Abu Dhabi, geograficamente strategico, e, soprattutto, ha eccellenti rapporti
commerciali sia con Air
France che con Alitalia.
In quanto extracomunitaria,
non potrebbe acquistare una
quota di maggioranza, ma di
minoranza sì, versando il denaro necessario alle esauste
Altri nodi al pettine
Ma nel 2013 verranno al pettine altri nodi. Se lo scorso
anno è collassata, proprio intorno a ferragosto, WindJet,
quest’anno si capirà quale
sarà il futuro di altre due
compagnie italiane.
Blue Panorama ha chiesto
il ricorso al concordato preventivo in continuità, una
procedura che dovrebbe consentire alla società di Franco
Pecci di riordinare la situazione finanziaria: nel 2013
dovrà necessariamente scoprire le carte. Meridiana flyAir Italy ha visto un cambio
della guardia, con l’uscita di
scena del comandante Gentile ed ora il nuovo a.d. Scaramella è alle prese con un delicato piano di risanamento. I
problemi della compagnia
con due anime risalgono alla
sciagurata fusione tra Meridiana, la compagnia sarda
che viveva di un’attività di linea più che decorosa, ed Eurofly, compagnia quotata in
Borsa e in forte perdita.
L’ulteriore aggregazione di
Air Italy non è stata risolutiva. Il 27 dicembre sono stati
messi in cassa integrazione
altri 505 lavoratori, che si aggiungono agli 845 in cassa
dal giugno 2011. La flotta si
riduce di altri 9 aerei, e si ferma a quota 17. La perdita
operativa tra gennaio e settembre è stata di 47,4 milioni
su 529,3 di fatturato (-23%
sul 2011). Ai primi di gennaio, dopo il sequestro cautelativo di un aereo all’aeroporto di Firenze da parte del
giudice per un credito verso
Adr, l’Enac ha messo la compagnia sotto osservazione.
Iata, spiragli
di ottimismo
Iata - che riunisce 243 compagnie, ovvero l’80% del trasporto aereo commerciale alla fine dell’anno ha diffuso
spiragli di ottimismo, prevedendo un utile complessivo
in crescita a 6,7 mld di dollari come consuntivo del 2012
e un’ulteriore crescita a 8,4
mld per il 2013. Se il vecchio
mondo scricchiola, è l’area
asiatica a trascinare ancora,
con il suo sviluppo, il comparto. Imminente appare anche una maxifusione negli
Usa, tra American Airlines e
Us Airways.
Turbolenza in aeroporto
erita qualche osservazione il capitolo aeroporti, che
nel 2012 si è dimostrato particolarmente turbolento. Il
ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, poco dopo il
suo insediamento aveva
promesso un piano nazionale di riordino del settore:
“Non possiamo andare avanti così - aveva dichiarato
alla Camera - con la filosofia
di un aeroporto in ogni provincia. Il governo lavorerà
per avere aeroporti, anche
pochi, ma in grandi centri,
che possano tenere collega-
M
ta l'Italia al resto del mondo”.
Passera non ha mantenuto
la sua promessa; il piano è
stato più volte annunciato,
più volte rinviato, e alla fine è
rimasto un’idea. Una vera
delusione.
Il Far West
Intanto, però, il Far West è
continuato. Dopo gli aeroporti di Milano (gestiti dalla
Sea), anche quelli di Roma
e di Venezia (Adr e Save)
hanno ottenuto l’aumento
delle tariffe aeroportuali: un
altro aggravio per le compagnie e, di conseguenza, per
i passeggeri. Nell’ultimo scorcio dell’anno la Sea ha provato ad andare in Borsa,
scoprendo amaramente che
le sue azioni non le voleva
nessuno: ha dovuto rinunciare. Senza entrare troppo
nei dettagli, basterà ricordare che il secondo azionista, il
fondo F2i, ha poi acquistato
anche la quota della Provincia di Milano, rafforzando la
sua posizione di secondo
socio (44%) dopo il Comune, che possiede il 54,8%.
Molti si aspettano scintille
nella futura gestione della
società e nella governance
che dovrà essere rinnovata.
Lo stesso fondo guidato da
Vito Gamberale alla fine
del 2012 ha acquistato la
maggioranza (il 52,4%) della Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Torino,
e, attraverso questa, è entrato nel capitale degli aeroporti di Firenze e di Bologna. A Napoli c’era già. E’
dunque il secondo operatore aeroportuale italiano,
dopo Adr-Gemina (che appartiene al Gruppo Benetton). La mancanza di un
piano nazionale permette
agli scali di muoversi senza
Aeroporto di Linate
troppi vincoli strategici, liberi di svolgere qualunque attività, ed è anche segno che
le attività, nonostante la crisi, continuano a essere considerate un business. P.S.
T
Chiusura in negativo
10 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
rasporto aereo
di Paolo Stefanato
Diverse le questioni aperte sul fronte aeronautico,
da Az agli slot sulla Linate-Fiumicino, ai vettori in bilico
isto dall’Italia, il
2012 del trasporto
aereo non si è chiuso affatto bene.
La più importante compagnia nazionale, Alitalia, ha
chiuso un annus horribilis
(parole di Andrea Ragnetti); i
dati dell’esercizio saranno
diffusi nella terza settimana
di febbraio, ma è certo che il
ritorno a un risultato positivo, dopo quattro anni di attività, è nuovamente rinviato.
Ora la previsione dell’a.d.
Ragnetti è di raggiungere l’u-
V
100% del voli (un regalo
concesso a Cai-Alitalia al
suo avvio). La procedura per
la redistribuzione di una quota di slot (cioè di concorrenza) aveva individuato la low
cost easyJet come secondo
operatore. Ma poi le carte
bollate di Alitalia sono riuscite, almeno per il momento, a
congelare tutto. La tesi è che
la concorrenza esiste già, e si
chiama Frecciarossa e Ntv;
arduo sostenere che spostarsi
in aria o sulle rotaie sia la
stessa cosa, ma Alitalia ci sta
diffusi in novembre, ha registrato una crescita dei passeggeri del 7% (a 48 milioni;
79,6 milioni nell’arco dell’intero 2012 solare), mentre
l’utile è aumentato del 10%,
a 596 milioni.
Nonostante le condizioni del
mercato europeo restino difficili, Ryanair prevede per sé
ancora “opportunità di crescita”. A metà dello scorso
anno la compagnia irlandese
ha voluto però strafare più
del solito, spingendosi ad annunciare di aver superato
I numeri
+10%
173 mln
116
La perdita
L’incremento
I tagli
Alitalia nei primi nove
mesi del 2012,
mezzo mln al giorno
dell’utile Ryanair nel
primo semestre 2012, a
quota 596 mln di euro
ai dipendenti annunciati
da Air Dolomiti, tra
piloti e assistenti di volo
provando e intanto riesce a
tenere intatte le barriere contro la competizione.
l’Alitalia sul mercato italiano
e di essere diventata la prima
compagnia nella Penisola:
28,1 milioni di passeggeri
contro 25. Poi ci ha ripensato
e ha chiesto scusa: non 28
milioni, ma 22, Alitalia resta
prima, sorry! Ma intanto –
secondo la sua strategia di
comunicazione – è riuscita a
tile operativo nel 2013 e l’utile netto nel 2014. Nei primi
nove mesi del 2012, ultimo
dato disponibile, la compagnia ha perso 173 milioni,
mezzo milione al giorno. Il
2012 doveva essere l’anno
della scadenza del monopolio sulla Linate-Roma, tratta
oggi operata da Alitalia con il
La crescita
di Ryanair
Se le compagnie tradizionali
soffrono, non è questo il caso
di Ryanair, che nel primo
semestre dell’esercizio 2012,
conquistarsi le pagine dei
giornali e a far parlare di sé.
“Sorpasso solo rinviato”, ha
aggiunto, con un’alzata di
spalle. Ma l’Italia non è più il
Paese di Bengodi per O’
Leary: negli ultimi mesi sono
partite contro la sua compagnia una serie di procedimenti di carattere fiscale e
contributivo perché, con la
scusa della sede a Dublino,
negli anni Ryanair ha evitato
molti obblighi con lo Stato
italiano. Ricorsi a Bruxelles
anche per i contributi di alcuni aeroporti italiani che potrebbero configurarsi come
aiuti di Stato, vietati dalla
normativa Ue.
Il caso Wind Jet
Wind Jet, come dicevamo,
ha lasciato a terra i suoi passeggeri inferociti nel pieno
dell’estate 2012. Una brutta
storia. In gennaio Alitalia
(gestita ancora da Rocco Sabelli) aveva avviato le trattative per rilevare sia la compagnia siciliana che Blue Panorama. Poi il successore, Andrea Ragnetti, ha rinunciato
prima alla compagnia di Pecci, poi a quella di Pulvirenti.
Quest’ultima ha fatto causa
all’Alitalia per il mancato ac-
Wind Jet
quisto, chiedendo un risarcimento superiore a tutta la
propria massa debitoria,
mentre proprio all’inizio del
2013 il Codacons ha avviato
un ricorso collettivo per ottenere un risarcimento di 5,5
milioni dall’Enac, ritenuto
responsabile dei disservizi
che hanno colpito migliaia di
passeggeri: la tesi è che l’ente, essendo a conoscenza dello stato precario della compagnia, doveva mettere in
guardia i passeggeri sul rischio che correvano acquistando un biglietto.
In Italia anche Air Dolomiti,
il braccio italiano di Lufthansa, sta riducendo il personale (116 i tagli annunciati), mentre l’unica nota positiva è il riavvio di Livingston, rilevata da Riccardo
Toto, pagando un euro simbolico al commissario straordinario, e rimessa in pista in
primavera.
Quel che accade all’estero
on è che all’estero
vada comunque
meglio. Air France-Klm nel primo semestre
N
ha perso 1,26 miliardi di
euro e ha avviato un piano
biennale che prevede il taglio di 5.122 posti e una fo-
calizzazione sul modello low
cost. Anche Lufthansa ha
progetti low cost, e intanto
soffre: nel primo semestre il
rosso è stato di 20 milioni,
mentre è in corso il taglio di
3.500 posti, che ha portato
alla fine dell’estate a una
raffica di scioperi d’altri tempi. Ancora peggiore l’andamento della compagnia
nata dalla fusione di Iberia e
British, la Iag – International airlines group, che alla
fine dell’anno ha annunciato
conti al collasso, un taglio di
4.500 dipendenti, la riduzione della flotta e la sospensione delle rotte meno redditizie. I conti sono eloquenti: Iag ha registrato un calo
del 25% degll’utile operativo; nei primi nove mesi Iberia ha perso 262 milioni
mentre British Airways ha
avuto un utile netto di 286
milioni. Tra i due partner
scorrono anche veleni, perché Madrid si ribella a un
piano lacrime e sangue
concentrato tutto sul “ramo”
spagnolo, e denuncia che
Iberia è stata prosciugata
per sanare le finanze dei
fondi pensionistici della
anni di onorato servizio. La
scandinava Sas ha tagliato
800 posti, Air Australia
4mila. Sembra un bollettino
di guerra. Nota positiva: il
Le cifre
1,26 mld
20 mln
La perdita
Il rosso
accusata da Air
France-Klm nel primo
semestre del 2012. Si
taglieranno 5.122
posti. Iberia ha
bruciato 262 mln in
nove mesi
di Lufthansa da gennaio
a giugno dell’anno
scorso, con la
previsione di tagliare
3.500 dipendenti. La
scandinava Sas ne ha
ridotti 800
componente inglese. Sullo
sfondo, altre situazioni disastrose: nel 2012 in Europa
sono fallite, tra le altre, Spanair e la storica Malev, ungherese crollata dopo 66
2012 è stato l’anno record
per la sicurezza, con (al 30
novembre, fonte Iata) un solo incidente su 5,3 milioni di
voli commerciali, 401 morti
contro 490 del 2011. P.S.
A
Le manovre di Gamberale
28 Gennaio 2013 - n° 1391
eroporti
GuidaViaggi
11
di Antonio O. Ciampi
Obiettivo: un forte network che consenta di disporre di un maggior potere contrattuale
nelle attività aviation e nel business dei duty free
ito Gamberale fra
Natale e Capodanno si è fatto un
paio di bei regali natalizi.
Anche se non a costo zero. Il
27 dicembre ha acquisito
tramite il suo Fondo F2i il
28% di Sagat, gestore dell’aeroporto di Torino, e rileverà anche il 24,4% controllato da Sintonia del Gruppo Benetton. Il tutto rispettivamente per 35 e 30 milioni di euro. Lo stesso giorno
Asam (Provincia di Milano)
che gestisce il 14,56% di
Sea, ha accettato l’offerta di
F2i di 147 milioni per la sua
quota nella società di gestione di Malpensa e Linate.
Una mossa che permette a
Gamberale di entrare anche,
tramite Sagat, negli scali di
Firenze e Bologna (Sagat
controlla infatti il 55,4% di
Aeroporti Holding che di
Firenze (AdF, quotata) e Bo-
V
logna controlla rispettivamente il 33,4% e il 7,2%. E
Gamberale, che è presente
anche in Gesac e avrebbe
fatto un’offerta per l’acquisto della Sogaer (Cagliari),
oltre a guardare con attenzione da tempo allo scalo di
Genova, ha come scopo la
realizzazione di un forte
network aeroportuale anche
per disporre di un maggior
potere contrattuale sia nelle
attività aviation (soprattutto
i rapporti con i vettori low
cost) che in quelle non-aviation (il business dei dutyfree e delle concessioni). Significativo il decreto sblocca-tariffe del 27 dicembre
scorso per Adr, che ha avvicinato la fusione di Atlantia
in Gemina (schizzata in
Borsa del 32%). Intanto
Save (Venezia) ha guadagnato il 7,3% dopo che San
Lazzaro (Amber) si è ag-
Vito Gamberale
giudicato per 49,9 milioni il
14% dello scalo messo in
vendita dal comune di Venezia. La manovra di Gamberale riguarda i maggiori scali italiani, con uno stato di
attesa di Aeroporti del
Garda (Verona e Brescia),
che è interessata ad accogliere nuovi soci.
Restano fuori gli scali minori, su cui da anni è in atto
una diatriba filosofica. L’ormai ex-ministro per lo Sviluppo economico Corrado
Passera e il viceministro con
delega per Infrastrutture e
trasporti Mario Ciaccia avevano messo in cantiere un
piano di riordino dei 100
scali italiani, giudicati eccessivi. Punto centrale del
piano è che il pagamento dei
servizi da parte dello Stato
debba essere garantito solo
agli scali in grado di produrre conti economici in equilibrio, con una base minima
(in sintonia con l’Enac) di
un traffico di un milione di
pax/anno, ridotti a 500.000
per esigenze regionali, scarsa accessibilità territoriale,
continuità territoriale o esigenze specifiche. Un piano
che avrebbe portato alla
chiusura di scali come Viterbo, Grazzanise, ma anche di
Parma, Firenze o Ancona. In
controtendenza con le esigenze di immagine, politiche ed economiche di realtà
locali. Il 2012 è stato intanto
un anno difficile per gli scali italiani. Se la crisi nel
2011 non aveva sostanzialmente intaccato movimenti,
numero dei passeggeri e bilanci, nel 2012 la situazione
è decisamente peggiorata.
Con i dati (per ora parziali)
resi noti da Assaeroporti,
siamo a un crollo nel traffico
passeggeri con cali significativi per scali hub, a parte
realtà particolari come Bergamo-Orio e l’impressionante Treviso. E se Linate
ha 8,6 milioni di pax contro
i 4,2 di Ciampino, Fiumicino raccoglie sempre il doppio: 34,5 contro 17,2 milioni
di pax di Malpensa. Dove
fonti sindacali affermano
che una terza pista sia assolutamente inutile.
C
“Il mercato tornerà a crescere”
12 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
rociere
di Angelo Scorza
Gli armatori vogliono rimettere il prodotto al centro delle strategie,
convinti che in Europa ci sia ancora potenziale da esplorare
uali possono essere le nuove frontiere di sviluppo
della domanda di crociere?
Il prodotto come sta vivendo
l’attuale fase di drammatica
congiuntura economica e su
quali leve competitive è
possibile agire da parte delle
compagnie?
Le crociere nel 2013 quanto
sconteranno l’effetto Costa
Concordia e le misure successive sulla sicurezza?
In quali direzioni saranno rivolti gli investimenti per
raccogliere le sfide di mercato e quale sarà il peso della componente tecnologica
nelle prenotazioni e come
presenza sui social network?
Abbiamo posto agli interlocutori di riferimento del settore, ovvero l’associazione
di categoria delle crociere
mondiali e le principali compagnie di navigazione che operano in Italia, quesiti precisi sulle loro impressioni,
preoccupazioni e aspettative
di mercato, condensando le
risposte da loro ricevute.
Q
Armamenti,
navi in arrivo
“Le crociere hanno un potenziale di crescita significativo; nonostante la crescita esponenziale già registrata negli ultimi anni, è possibile affermare che vi sia ancora una sorta di sottopenetrazione del prodotto sul
mercato. In Europa, dove
già si concentra il 30% dei
crocieristi mondiali, soltanto l’1% della popolazione
sceglie la crociera come opzione di vacanza. Credo sia
navi, credo che aiuteranno
sempre più il settore a differenziarsi, garantendo opportunità di scelta e opzioni
di prezzo in linea con tutte le
esigenze della clientela e
con quanto accade ad altri
comparti dell’industria del
turismo. In linea generale il
prodotto risulta sempre assolutamente competitivo in
termini di rapporto costoqualità a confronto di qualsiasi altra opzione di vacanza land based”.
Verso la fine dell’anno scorso, una ricerca di Italian
Cruise Watch 2012 ha fornito un quadro sul possibile
andamento del mercato italiano per il 2012 e 2013 evidenziando previsioni di
chiusura 2012 sul numero di
passeggeri movimentati nei
porti italiani (imbarchi, sbarchi e transiti) in sostanziale
tenuta con una riduzione
contenuta pari a circa il 4%,
un dato significativo, considerando la crisi economica
globale; mentre per il 2013
invece, gli stessi analisti prevedono una crescita del
+4,5%, in sostanza un ritorno ai livelli del 2011.
“Da un punto di vista di provenienza degli ospiti, vediamo dominare ancora la
clientela nordamericana,
ma affacciarsi prepotentemente i mercati Europa
(guidati da Regno Unito e
Germania) e resto del mondo, dove vanno segnalati gli
importanti risultati provenienti dall’area sudasiatica”, precisa Alessandra
Cabella di Silversea, sales
manager Italy e Russia &
la leva del prezzo ha permesso che negli ultimi 12
mesi il comparto tenesse un
regime di occupazione elevato ma è il prodotto, nella
1%
sua essenza, che deve tornare ad essere al centro dell’attenzione”.
Industria ancora
giovane
Le crociere sono un’industria ancora giovane, che
continuerà a crescere nei
prossimi anni. Ne è convinto Andrea Tavella, direttore commerciale e marketing Costa Crociere: “La
4%
Quota
Percentuale
Il calo di passeggeri
di crocieristi mondiali
che si concentra oggi
in Europa
della popolazione che
sceglie la crociera
come vacanza
nei porti italiani
nel 2012 secondo
l’Italian Cruise Watch
new markets, carica assunta dal 1° gennaio 2013 (con
nuova responsabilità anche
dei mercati di Russia, Ucraina, Slovenia, Malta e Turchia). “Il focus è sempre di
più rivolto alla differenziazione, in termini di on-board
product, di itinerari, di salvaguardia dell’ambiente e
di corretto positioning in
termini di prezzo per poter
conquistare la fiducia del
consumatore finale. Certo,
crescita futura non riguarderà solo gli Stati Uniti o
l’Europa, ma anche nuovi
mercati come l’Asia, dove
Costa è stata la prima a proporre crociere regolari e
dove, dal prossimo maggio,
avremo 2 navi impegnate
stabilmente. Ma siamo convinti che anche il mercato
italiano, attualmente terzo
in Europa, abbia un potenziale di sviluppo”. Tavella è
consapevole che il prodotto
evidente l’ampio potenziale
di sviluppo del settore”. Così esordisce Roberto Martinoli, delegato per l’Italia di
Clia Cruise Lines International Association, il quale,
guardando ai possibili serbatoi geografici di passeggeri, intravvede in Francia e
Spagna, seguiti dall’Italia, i
paesi a maggior potenziale.
“La continua diversificazione del prodotto, unita alla
messa in esercizio di nuove
nardo Massa, country manager mercato Italia Msc
Crociere. “La crescita più
significativa è stata registrata nel Mediterraneo, in
Navi da crociera in porto
Qualche cifra
30%
risente ovviamente della crisi generale dei consumi.
“Ma oserei dire che fino ad
oggi abbiamo retto in modo
soddisfacente, sia in genera-
le sia riferito al mondo del
turismo. Costa ha operato
nell'anno concluso anche
con leve di pricing e iniziative promozionali rivelatesi
efficaci. La politica di collaborazione e supporto con le
nostre agenzie partner è stata anch'essa elemento fondamentale per le performance del 2012. Dunque affrontiamo il 2013 con l'obiettivo di recuperare redditività. Cerchiamo di puntare
sulla trasparenza del prezzo
- prosegue Tavella -, per
dare fiducia al cliente finale
in relazione al valore di ciò
che acquista. Il 2013 sarà
fondamentale per consolidare in maniera seria, chiara e trasparente la relazione
con le agenzie; dobbiamo
migliorare ancora tanto sia
nei servizi commerciali che
nella nostra attitudine e relazione nei confronti di quelle agenzie che ancora ci conoscono poco. Il recupero
del prezzo è un lavoro da
fare insieme alle agenzie di
viaggi”.
Sperimentare
nuovi itinerari
Della continua crescita del
settore, anche nei prossimi
anni, è convinto pure Leo-
10 anni aumentato del
195%. Ma la penetrazione
del mercato nel 2011 è stata
meno dell’1% in Europa e
intorno all’1,5% in Italia, a
indicare che il mercato è
tutt’altro che saturo. Il Mediterraneo rappresenterà
anche in futuro il nostro
core business, il che non
esclude la possibilità di sperimentare nuovi itinerari
(come già fatto per gli Emirati Arabi e il Mar Rosso),
guardando verso Cina e in
generale il Far East. Destinazioni importanti resteranno Sud America e Sud Africa. Di certo l’aumento della
pressione fiscale incide direttamente sulla capacità di
spesa e quindi condiziona la
propensione alla programmazione delle vacanze da
parte del ceto medio, componente di assoluto rilievo
dell’industria. Ma noi fronteggiamo ciò ricorrendo alle economie di scala, all’internazionalizzazione dei flussi turistici e alle tecniche di
yield management. Anche le
modulazioni di pricing consentono, in stagionalità diverse e con anticipazione
delle prenotazioni, l’accesso ai nostri servizi di qualità
con soglie più basse rispetto
al passato. La differenziazione del prodotto, prosegue
il manager, “con un’offerta
variegata e sempre più tailor made che arriva sino
alla sistemazione a 6 stelle
dell’Msc Yacht Club, oltre a
consentirci la piena occupazione delle cabine e la totale
destagionalizzazione della
flotta, permette di dare nuovo appeal al viaggio in crociera. Grazie all’insieme di
questi fattori, Msc ha chiuso
il 2012 con un +23% di volumi nel Mediterraneo, anche se a livello di revenue
non possiamo nascondere
che il risultato non è stato
altrettanto soddisfacente”.
Royal Caribbean Italy sottolinea come, secondo le
previsioni, lo sviluppo della
domanda nei prossimi anni
proverrà in maniera particolare dai paesi economicamente emergenti come la
Cina e da mercati ancora
poco sviluppati nel segmento di vacanza in crociera dell'emisfero australe.
“Le proiezioni vedono una
ripresa generale anche in
Europa e in Italia, dove la
nostra offerta punterà ad
avvicinare coppie e famiglie
dai 25 ai 60 anni con età
media di 40: viaggiatori attivi che cercano una vacanza divertente, rilassante e
raffinata”. La compagnia
americana sta continuando a
investire, avendo appena
confermato l'ordine per la
costruzione della terza classe Oasis.
“La differenziazione di prodotto continua a essere uno
dei nostri pilastri di sviluppo: una crociera Royal è
una vacanza diversa dalle
tradizionali, con attività
uniche a bordo e un servizio
rivolto alla massima soddisfazione dell'ospite. Grazie
alla collaborazione stretta
degli agenti di viaggi, puntiamo a far conoscere questo punto di forza ai loro
clienti abituali e potenziali”,
spiega Giuseppe D’Agostino, sales manager Royal
Caribbean Italy. “In momenti di difficoltà economica il
consumatore è attentissimo
al rapporto qualità-prezzo,
anche per le vacanze. A inizio anno abbiamo lanciato
una promozione per chi prenota entro l’8 febbraio. Cerchiamo di solleticare l’advanced booking e di proteggere il prezzo d’acquisto
dalle fluttuazioni”.
C
14 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
rociere
di Angelo Scorza
Tecnologia come volano
Internet e social media elementi chiave nelle strategie di comunicazione
e per interagire con il pubblico
e nuove tecnologie rappresentano
un volano di visibilità indispensabile per il
comparto crociere. Ne è
convinta la stessa Clia: risale infatti allo scorso novembre il lancio di global.cruising.org destinato a promuovere e sostenere l’esperienza
della vacanza in crociera nei
principali mercati.
Silversea sta affrontando le
attuali sfide di mercato avendo appena effettuato
l’importante acquisizione di
Canodros, tour operator dedicato alle isole Galapagos,
che permetterà alla compagnia di Manfredi Lefèbvre
d’Ovidio di ampliare l’offerta sul segmento Expedition,
che in questo momento sembra dare grandi segnali.
Costa Crociere il 10 dicembre 2012 ha iniziato la costruzione della Costa Diadema, la più grande nave da
crociera battente bandiera
italiana, in consegna il 30 ottobre 2014. La strategia societaria prevede il sostegno
allo sviluppo di mercati
emergenti e il rafforzamento
di destinazioni che stanno riscuotendo particolare apprezzamento, ma anche al
capitale umano: Costa offrirà 600 nuovi posti di lavoro in Italia entro la fine del
2013 nella sezione hotel della flotta e 200 posti nella
sede di Genova.
Internet e i social media rappresentano degli elementi
chiave nelle strategie di comunicazione e per interagire
con il pubblico. “Forniamo
spazi di discussione a tutte
le persone che ci seguono
tramite una serie di canali
di comunicazione digitali,
come il CBlog, Facebook,
Youtube, Twitter e Radio
Costa. Nell’ottica di massima trasparenza e sicurezza,
la nuova sezione del nostro
sito www.costacrociere.it Noi
per Voi, ospita i profili dei
comandanti e tutte le informazioni sulla sicurezza relative alle nostre navi”, spiega
il direttore commerciale e
marketing, Andrea Tavella. Il concept della nuova
campagna pubblicitaria lanciata in Italia, Francia e Germania, basata sulla Real Costa, non si esaurisce con la
tradizionale pianificazione
media, ma continua e si arricchisce sul web.
Ma Costa non dimentica
certo la distribuzione, dove
L
Costa Fascinosa
le aree di miglioramento dei
servizi sono ancora ampie.
“Vogliamo essere in grado
di ascoltare molto di più le
agenzie attraverso nuove
tecnologie già in test – avverte Tavella -. Continueremo a investire sulla qualità e
formazione di tutte le nostre
persone che giornalmente
lavorano con le agenzie, dal
contact center, all’ufficio
gruppi, fino al reparto di assistenza commerciale. Faremo in modo che Costaclick
diventi sempre di più un
punto di riferimento irrinunciabile per il lavoro quotidiano del trade”.
Infine la recente sottoscrizione tra Costa e Fiavet del
contratto che regola i rapporti tra compagnia e agenzie. “Il nuovo dispositivo
rappresenta un passo in
avanti per tutto il settore, disciplinando con chiarezza e
trasparenza alcuni aspetti
pratici relativi soprattutto
alle responsabilità che ricadono in capo all’agente di
viaggio”.
Trade fattore
centrale
Msc conferma di voler continuare a puntare sul trade
anche nel 2013. “Il web è
oggi uno strumento di comunicazione fondamentale
e Msc sta investendo molto
nel settore con l’obiettivo di
condividere il proprio know
how con le agenzie di viaggi. L’intermediazione professionale rappresenta un
valore aggiunto insostituibile. La sfida è dunque generare, insieme alle adv, nuova
domanda, grazie anche al-
l’utilizzo dei nuovi strumenti offerti dal web oltre che
attraverso strategie commerciali e di marketing condivise”, conferma Leonardo Massa, country manager per il mercato Italia.
“È proprio nell’ottica di un
continuo e costante processo di evoluzione dei servizi
offerti alle agenzie che abbiamo avviato una serie di
miglioramenti al sito riservato alle prenotazioni delle
Msc Divina
adv, msconline.com. In fase
di implementazione in questi
giorni è anche il progetto
Msc Social Partner, che
mira a portare su Facebook
le agenzie di viaggi, assicurando al mercato una consulenza sempre più specializzata”.
Secondo Gianni Rotondo,
direttore generale Royal
Caribbean Italy, il 2013
rappresenta un anno di consolidamento dopo due anni
di crescita molto sostenuta
(+167% ospiti rispetto al
2010). “Punteremo sul prezzo di vendita piuttosto che
sui volumi. A tal fine abbiamo razionalizzato la capacità offerta dal porto di imbarco di Genova e ridotto il
numero di navi nel Mediterraneo. Vogliamo tornare a
vendere il prodotto crociere
al prezzo giusto, che rifletta
la qualità del servizio”.
“Nel 2013 capitalizzeremo i
cospicui investimenti sul
web realizzati nel 2012, anno in cui abbiamo rinnovato
completamente il sito rendendolo sempre più userfriendly e ricco di contenuti.
Ormai la maggior parte dei
vacanzieri prima di prenotare naviga su internet, spesso
accedendo da mobile. L'ecommerce sicuramente continuerà a rappresentare un
caposaldo aziendale, nel
pieno rispetto delle agenzie,
in virtù del fatto che non saranno concessi sconti o promozioni a chi prenota direttamente - interviene Roberto Pirrera, web and direct
sales manager -. Cercheremo di incrementare l'utilizzo
del cruise match online, il
sistema di prenotazione dedicato agli agenti di viaggi,
e di migliorare la funzionalità del check-in online, per
snellire le procedure di imbarco e agevolare clienti e
adv. Dopo il lancio della pagina Fb e Twitter nel 2012 il
presidio sarà sempre più
continuo. Già nel 2012 abbiamo registrato un discreto
successo in termini di engagement dei fan e nel 2013 ci
saranno parecchie novità
che sicuramente incrementeranno le vendite”.
Fronte sicurezza
Sul fronte della sicurezza non credo
si possa parlare di
stretta dettata dagli eventi: il
nostro è da sempre un comparto severamente regolamentato - sostiene Roberto
Martinoli, delegato per l’Italia di Clia Cruise Lines
International Association -.
Al contrario, i drammatici eventi del 13 gennaio 2012
hanno spinto a riflettere su
come migliorare ulteriormente le procedure di sicurezza a bordo avviando un
progetto di revisione denominato Operational Safety
Review che ha già prodotto
10 nuove policy, tutte eccedenti gli attuali requisiti di
legge”.
“I principali cambiamenti in
materia di sicurezza introdotti nell’ultimo anno sono il
frutto di una revisione delle
“
procedure intrapresa volontariamente dal settore delle
crociere, con la partecipazione attiva e concreta di Costa. Si tratta di un ulteriore
miglioramento rispetto agli
standard di sicurezza internazionali, cui già ci si atteneva, e di misure che eccedono le normative internazionali in vigore - afferma Tavella, Costa Crociere -. L’impegno per la sicurezza è totale, la nostra massima priorità”. Anche Msc Crociere
non ha mai messo in dubbio
la centralità della sicurezza
delle navi. “L’expertise e la
competenza della compagnia sono legate anche al
gruppo cargo, attraverso
una sinergia di know how;
investire su comfort, hospitality e accoglienza dei passeggeri significa per noi investire in primis su sistemi di
controllo e sicurezza” spiega
Massa.
La società ha in dotazione
fici di terra di definire le rotte e di monitorare, in modo
continuo e in tempo reale, la
Mariner of the Seas di Royal Caribbean
esclusiva in Italia la centrale
operativa più avanzata per
sorvegliare le rotte e la posizione delle navi (Voyage
Planning & Monitoring System), che consente agli uf-
posizione esatta di ogni
nave in qualsiasi punto del
globo, con frequenza d’aggiornamento di 1 secondo e
un margine di errore inferiore a 5 metri.
A.S.
T
Ro-ro, la fiducia
28 Gennaio 2013 - n° 1391
GuidaViaggi
raghetti
di Angelo Scorza
resta alta
Le società riducono gli sprechi e inventano prodotti
eppure il settore
dei traghetti è rimasto immune alla grave crisi che ha afflitto i
consumi nel 2012. Ma la fiducia degli operatori, malgrado la fase avversa, non
viene meno.
“La congiuntura fa sì che
tutte le azioni per ridurre
possibili sprechi siano messe in opera. Per quanto riguarda le leve competitive
abbiamo individuato nuovi
prodotti (mini soggiorni,
meeting, ecc) e abbiamo differenziato l’offerta da un
punto di vista del pricing e
della presentazione - spiega
Euan Lonmon, amministratore delegato di Corsica Ferries in Italia -. Geograficamente ci aspettiamo
l’ulteriore sviluppo del Nord
Europa. Per quanto riguarda la segmentazione, lo sviluppo rimane molto legato
ad un target vacanziero famigliare. Pensiamo comunque che ci siano certi segmenti che hanno una potenzialità di crescita, in particolare il target di gruppi di
aggregazione”.
Le sfide derivano da fattori
fisici – “in molti porti ci si
deve confrontare con problematiche di disponibilità e
qualità degli attracchi; anche l’interconnessione porto–autostrada e una lenta
viabilità interna ai porti rimangono un punto di debolezza” – per un settore “i cui
maggiori competitor sono le
destinazioni raggiungibili
senza traghetto. La nostra
compagnia continuerà ad
investire nel rapporto con
l’intermediazione turistica.
Siamo anche presenti in
modo attivo sia sui social
media che nell’e-commerce,
che ha un peso importante”.
N
Le frontiere
dello sviluppo
Non così facile è individuare le nuove frontiere di sviluppo della domanda di servizi di traghetti per tutti. “Si
tratta di una domanda complessa perché complicati
sono sia lo scenario di riferimento che il mercato attuale, entrambi influenzati
da una congiuntura economica poco favorevole - replica Ugo Masciocchi, direttore commerciale Tirrenia Cin -. Il nostro bacino di
utenza copre l’intera penisola, visto che serviamo tutti i porti della Sardegna collegandoli con Nord e Sud
Italia. Le famiglie più di altri stanno soffrendo e hanno
dovuto rinunciare agli spostamenti. Per loro stiamo
preparando pacchetti ad
razioni che riguardano tutta
la flotta, investendo 4 milioni di euro per migliorare le
aree passeggeri, realizzando
nuove aree per i bambini,
abbattendo i tempi di percorrenza, attivando agevolazioni economiche per il pubblico. Poi il manager napoletano tocca un tasto dolente: “A esclusione di Olbia,
Cagliari e Civitavecchia,
che stanno realizzando investimenti per migliorare le
aree ed i servizi dedicati alla
clientela, tutti gli altri porti
non riescono a rispondere in
modo adeguato alle esigenze di chi viaggia. I porti più
gna per l’alta stagione e riportano indietro dopo metà
settembre. Non ci sentiamo,
invece, in concorrenza con i
resort, al contrario stiamo
cercando di prendere accordi con alcuni di essi in Sardegna per preparare dei
pacchetti all inclusive”.
In chiusura una nota sull’importanza delle nuove tecnologie. “Il mondo sta cambiando ad una velocità incredibile e ogni azienda che
opera sul mercato deve necessariamente adeguarsi in
tempi altrettanto rapidi. La
nuova Tirrenia sta investendo molto, a marzo lancere-
Portoferraio
hoc e stiamo definendo un
accordo con un partner finanziario per l’acquisto a
rate. La nuova Tirrenia tiene in modo particolare ai
sardi; dopo anni in cui il
servizio non è stato adeguato, la compagnia ha deciso
di cambiare rotta attraverso
l’elevazione degli standard
del prodotto e del servizio”.
Tirrenia intende far leva sulla qualità e sul prezzo. Nei
primi cinque mesi di gestione è stata intrapresa una serie di innovazioni e ristruttu-
penalizzati sono Napoli e
Genova, anche a causa della loro conformazione. Tutto
ciò comporta un disservizio
per tutta l’utenza”. Masciocchi riconosce i competitor “nelle compagnie aeree
low cost, che hanno incrementato molto il loro mercato negli ultimi anni sia con
gli italiani che con gli stranieri; lo possiamo verificare
direttamente grazie al numero sempre maggiore di
auto che le compagnie di
noleggio portano in Sarde-
15
mo un nuovo portale totalmente rinnovato in 5 lingue.
Stiamo adeguando le navi
coi sistemi più avanzati per
poter offrire alla clientela la
navigazione wi-fi e la visione di tutti i canali Sky, incluse le partite di campionato”.
Core target
la famiglia
Anche per Eliana Marino,
direttore commerciale Moby “il core target è da sempre la famiglia, nella sua accezione più classica, e infat-
ti numerosi sono i servizi e
le politiche commerciali
pensate ad hoc. Ma non bisogna dimenticare che il nucleo familiare classico si sta
evolvendo e sta cambiando
con il passare degli anni”.
Il 2013 vedrà la compagnia
di Vincenzo Onorato proseguire nelle politiche messe
in atto nel 2012 “che, se da
un lato continuano a vederci
estremamente focalizzati sul
mantenimento di alti standard qualitativi, dall’altro ci
vede certamente intervenire
anche su agevolazioni delle
tariffe”. Moby considera diretti competitor le compagnie di navigazione che coprono le tratte per Sardegna,
Corsica e Elba: “Per noi è
importante che il cliente sia
soddisfatto, dal momento in
cui prenota il viaggio al momento in cui arriva a destinazione; perciò c’è costante
attenzione al livello di qualità dei servizi offerti. Le
strutture di terra possono
essere partner con cui sviluppare offerte congiunte, a
maggior ragione in questo
momento in cui il comparto
turistico necessita di un sostegno concertato da tutti gli
operatori. Indubbiamente in
futuro la componente tecnologica è destinata a diventare sempre più importante e
Moby è impegnata su più
fronti per essere assolutamente all’avanguardia in fatto di web e social network.
Oggi la tecnologia è soprattutto mobile, perciò abbiamo
messo a disposizione un’app
con cui prenotare i biglietti
direttamente dallo smartphone”.
“La nostra compagnia ha
intrapreso numerose strade
per rispondere alla crisi
economica, a partire da una
differenziazione dell'offerta
dedicata ai clienti, in termini di servizi dedicati per diverse tipologie di passeggeri, quali le famiglie, che a
bordo hanno a disposizione
servizi mirati, o i proprietari
di animali domestici, che
dal 2008 possono alloggiare
in cabine appositamente attrezzate”, illustra Ariodante
Valeri, direttore generale
Grandi Navi Veloci, che
compie 20 anni di attività
consolidando la presenza in
Sicilia e Nord Africa. “Abbiamo aumentato e differenziato l'offerta dei menù sulle
rotte verso il Nord Africa –
aggiunge - e abbiamo creato
a bordo delle nostre unità
delle sale dedicate alla preghiera. C'é naturalmente
grande attenzione alla definizione delle tariffe: abbiamo un sistema di pricing in
grado di individuare automaticamente quella più
competitiva per tratta e per
data”. Valeri conferma poi
l’intenzione di presidiare
tutti i canali di vendita, “ma
siamo particolarmente attenti alle adv, per le quali abbiamo sviluppato un sistema
di prenotazione ad hoc, un
sito b2b, e mettiamo a disposizione il sito gnv.it, in
aggiunta all’assistenza del
nostro contact center”.
Politica dei prezzi
trasversale
“Il nostro target di fruitori è
da sempre molto variegato debutta Francesca Marino,
manager dipartimento passeggeri Grimaldi Lines -.
Se per le linee verso Marocco e Tunisia possiamo evidenziare una prevalenza di
passeggeri etnici, per altre
destinazioni, sia nazionali
(Penisola verso Sicilia e
Sardegna) che internazionali (Spagna e Grecia), è difficile delineare un profilo ben
definito. Ciò giustifica un’offerta di servizi e una politica
tariffaria capace di soddisfare sia chi è più attento al
prezzo, sia chi desidera viaggiare nel massimo comfort.
Chi sceglie la nave lo fa perché ne apprezza la maggiore
sicurezza, il maggior relax e
la possibilità di portare con
sé il proprio veicolo. Affrontiamo la situazione economica attuale con una politica commerciale che offre
vantaggi a chi imbarca l’auto, alle famiglie e anticipa la
prenotazione. La differenziazione del prodotto è strumento fondamentale e trova
per noi la massima espressione nell’utilizzo della nave
come location per le più disparate tipologie di eventi”.
Gli sforzi di Grimaldi Lines
nel 2013 saranno rivolti a
implementare un nuovo sistema di prenotazione che
migliorerà e amplierà le funzioni ottimizzando la gestione delle vendite, rivolte sia
al b2b che al b2c. “Proprio
perché il target è così variegato – conclude - utilizziamo tutti i canali di comunicazione, prediligendo quelli
di massa come la tv. Siamo
comunque presenti su Facebook, Twitter e altri social
network”.
P
La carica arriva
16 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
orti
di Angelo Scorza
dalle retrovie
Flettono le performance delle città al vertice classifica
è il segno meno
davanti al saldo tra
i dati di traffico afferenti le crociere in Italia
realizzati fra il 2012 e l’anno
precedente. Il consuntivo finale dei valori raccolti evidenzia un decremento di circa il 5% sul totale complessivo del Paese, pari ad un
deficit di oltre 300mila
unità.
C’
Civitavecchia
sempre primo
Il valore assoluto del movimento crocieristico sfonderà
anche quest’anno – includendo i dati mancanti di alcuni porti, che complessiva-
di nelle mani di Civitavecchia (2,39 milioni di passeggeri), Venezia (1,77 milioni)
e Napoli (1,22 milioni). La
novità è al quarto posto dove
Livorno (1,03 milioni) supera Savona (810mila), a sua
volta insidiata da Genova
(797mila).
Desta una certa preoccupazione il fatto che a calare
siano le performance dei
porti al vertice; infatti tra i
primi sei, solo Livorno evidenzia un segno più piuttosto consistente (+11,7%),
mentre per gli altri la diminuzione va dal -0,2% di Genova e -0,6% di Venezia al 14,6% di Savona (peraltro
(+5,5%), Catania (+27,8%),
Olbia (+100,7%) e Trieste
(+150,6%) – seppure su valori assoluti modesti – male
Ancona (-23,7%), Palermo
(-37,5%), Ravenna (-35,4%)
La Spezia (-49,3%).
Forte integrazione
tra scali
e compagnie
Qual è il rapporto tra fase
mare e fase terra nel business delle navi passeggeri?
L’interfaccia è morbido o
brusco? I porti in Italia e
Mediterraneo sono all’altezza delle navi attuali e rispondono in maniera adeguata a
tutte le loro esigenze sia nel-
Passeggeri nei porti italiani
Fonte: Ship2Shore
mente valgono circa 1 milione – il tetto dei 10 milioni
di passeggeri. In cima alla
classifica non si notano variazioni nelle posizioni coi
tre gradini del podio ben sal-
motivata da un fatto contingente quale la perdita di una
nave per l’intera stagione).
Maluccio anche Civitavecchia (-7%) e Napoli (-5,3%).
Nelle retrovie, bene Bari
la fase dell’approdo che nella fase delle escursioni e degli altri servizi a terra? “In
Italia le amministrazioni locali hanno spesso dimostrato notevole sensibilità rico-
noscendo il significativo
contributo economico e occupazionale che le crociere
garantiscono ai porti italiani (100.000 addetti impiegati e 4,5 miliardi di contributo diretto generato nel 2011)
- afferma Roberto Martinoli, delegato per l’Italia di
Clia, Cruise Lines International Association -. Ovviamente ci sono sempre opportunità di miglioramento
delle strutture portuali in
Italia e nel mondo: penso a
progetti di ampliamento delle strutture esistenti, ma anche a disponibilità di nuovi
porti e a una maggiore flessibilità nella distribuzione
delle partenze, che permetta
di ampliare su tutto l’arco
temporale della settimana le
opportunità di imbarco”.
“Le località al vertice sono
quelle che anno su anno registrano un numero costante
di presenze se non di incremento, testimoniando che
tra le parti vi è un dialogo e
un percorso comune finalizzati all’ottimizzazione delle
risorse”, conviene Alessandra Cabella di Silversea,
sales manager Italy, Russia & new markets.
Di quanto sia necessaria una
forte integrazione con le infrastrutture a terra portuali e
turistiche, è convinto Andrea Tavella, direttore
commerciale e marketing
Costa Crociere. “La nostra
flotta equilibrata e composta da navi di dimensioni diverse non ha problemi a interfacciarsi coi porti. Piuttosto è da considerare la
crescita del traffico: dal momento che le flotte delle
principali compagnie crescono di anno in anno con
l’arrivo di nuove navi, questo significa che i porti devono attrezzarsi per avere
una maggiore operatività.
Anche le compagnie posso-
Il porto di Genova
no dare il loro contributo,
collaborando in maniera
sempre più stretta ed efficace con le autorità portuali e
investendo direttamente.
Noi abbiamo già previsto un
raddoppio del Palacrociere,
il terminal crociere di Savona che gestiamo direttamente dal 2003. Il 5 giugno
2012 sono partiti ufficialmente i lavori per la costruzione della seconda stazione
marittima, che avrà un’area
complessiva di 3.500 mq e
per la quale investiremo 9
milioni di euro. Sarà un terminal satellite funzionalmente collegato alla stazione marittima esistente, che
permetterà di utilizzare i
servizi già presenti, ma in
grado di operare come terminal autonomo, con aree
di attesa, aree di transito e
area bagagli indipendenti”.
Rapporto
con i territori
Molto importante e cruciale
è l’interfaccia con i territori,
al fine dell’accoglienza.
Il grande gap tra l’evoluzione delle navi di ultima generazione e la capacità di adeguamento dei porti in Italia
rappresenta invece una forte
preoccupazione per Leonardo Massa, country manager mercato Italia Msc
Crociere: “Già in passato
abbiamo manifestato la necessità dell’istituzione di
una cabina di regia a livello
nazionale per razionalizzare
i fondi da destinare ai porti
più competitivi, evitando
l’eccessiva frammentazione
che ha portato a un’inevitabile dispersione delle risorse. L’Italia resta il principale Paese d’imbarco del Mediterraneo - circa 5,6 milioni di passeggeri si sono imbarcati da un porto europeo
e un passeggero su tre ha
iniziato la propria crociera
da un porto italiano - ma se
vuole mantenere questa leadership deve avviare una
politica seria di ammodernamento delle infrastrutture
degli scali marittimi, poco
adeguati ad accogliere l’evoluzione delle navi sempre
più grandi e sofisticate, sia
sul piano strutturale che dei
servizi offerti. In Italia oltre
60 porti vantano una vocazione crocieristica, ma solo
5 nel 2013 supereranno 1
milione di passeggeri (Civitavecchia, Venezia, Genova,
Napoli, Savona) mentre oltre 30 non raggiungeranno i
10.000 passeggeri. Spesso conclude il manager - sono
inadeguate le banchine, obsoleti i rimorchiatori per
tecnologie e potenza, vecchie le strutture di accoglienza anche in porti dove la movimentazione dei crocieristi è
altissima, non idonee le infrastrutture e non competitive le tariffe applicate”.
M
28 Gennaio 2013 - n° 1391
GuidaViaggi
ercati esteri
17
di Mariangela Traficante
Più fiducia alle agenzie
L’incognita del mercato francese e il destino di Kuoni Italia dettato da Zurigo.
In Europa Tui e Thomas Cook affrontano sfide diverse ma l’imperativo è tagliare i costi
rapela ottimismo
dalle prime previsioni per il 2013
nel turismo britannico. Lo
dice l'Abta, che segnala anche una ritrovata fiducia dei
consumatori nei confronti
delle agenzie. Innanzitutto, i
britannici non taglieranno
del tutto la propria vacanza,
piuttosto cercheranno sempre più il value for money.
Per il 59% degli intervistati
il basso costo è infatti essenziale, naturalmente il midmarket continuerà a risentire
della pressione, invece le
previsioni sono rosee per
luxury, all inclusive e tailor
made. Buone notizie per l’Italia: con l’incertezza economica, le famiglie soprattutto tenderanno a privilegiare le mete fidate e testate.
Tra queste, Francia, Grecia,
Spagna, Usa e il nostro Paese. Ma saranno contenti anche gli adv: cresce l'acquisto
in agenzia su strada. L'anno
scorso è stato prenotato così
il 27% dei viaggi long haul,
contro il 25% del 2011.
T
si riferisce ai soli arrivi per
via aerea.
Campo ai big
Come al solito, i tour operator tedeschi chiudono un altro anno buono, con le revenue su del 7,5% a quota 19,3
mld di euro. Più contenuta la
crescita dei passeggeri, il
Le cifre
2-4%
+30%
Le stime
L’aumento
di crescita del turismo
mondiale da parte
di Unwto, dopo che,
come è noto, nel 2012
si è sfondato il tetto
del miliardo di turisti
di spesa dei viaggiatori
cinesi all’estero.
Dall’Europa
solo i tedeschi mostrano
quest’indicatore
in aumento, del 5%
Anche in Germania le agenzie di viaggi mettono a segno buoni risultati, anche se
tra nuove aperture e chiusure il saldo è negativo, con
una riduzione del 2,5%: ciò
nonostante, secondo Gfk, a
fine 2012 c'è stato un +8,2%
delle vendite, con forti transazioni per dicembre e marzo (anche se nei mesi fino ad
aprile prossimo si avverte un
rallentamento). In generale,
il Nord Africa sembra essere
tornato in auge, insieme al
Mediterraneo, eccezion fatta
per la tormentata Grecia,
alla quale però il trade ha deciso di rinnovare fiducia con
ampliamenti della capacità
per l’estate.
Primeggia sempre la Spagna, che da sola totalizza 8
milioni di arrivi, l'Italia rimane stabile al terzo posto
(prima c'è la Turchia) con
2,1 milioni, ma questo dato
che dimostra come il risultato sia merito soprattutto di
prezzi più alti, perché si è
venduto di più il lungo raggio (e prodotti di maggior
valore), ma anche perché
sono saliti i costi di voli e
hotel. Ottimismo più contenuto nel 2013: si stimano revenue in ulteriore aumento
del 5% (+4% per i clienti, si
riduce dunque la forbice). E
ritornano protagonisti i big.
Non che fossero mai usciti
di scena, ma dopo anni di
forte evoluzione delle piccole e medie aziende, si vede
la riconquista di market share da parte dei soliti noti,
Fti, Thomas Cook, Rewe e
naturalmente Tui.
Questione russa
Ma Tui e Thomas Cook
sono due aziende europee,
ed a quel livello stanno in
realtà vivendo due situazio-
ni molto differenti. Tui Travel ha chiuso l’esercizio con
risultato positivo per 169
mln di euro, +57%. Anche
se il fatturato è sceso del
2%. Tra i fattori di slancio
c’è la ripresa del mercato
britannico, ma anche l’espansione internazionale e la
lungimirante svolta online
(che attualmente conta per il
33% delle vendite). Ma bisognerà vedere se e come
l’ipotesi di fusione con Tui
Ag (la tedesca che ne controlla il 56%), pensata per
tagliare i costi, andrà in porto. Dal canto suo, Thomas
Cook ha chiuso con un peggioramento del 14% delle
perdite scivolate a 730 mln
di euro. Crisi alla quale il
gruppo ha deciso di far fronte con il piano di ristrutturazione e maggior accento su
diversificazione e web.
Una cosa però hanno in comune i due big: oltre al Regno Unito in ripresa, entrambi accusano perdite e tagliano capacità in Francia e
Russia. Che sia un trend? Se
nel caso della Francia la difficoltà potrebbe essere legata alla crisi economica generale, fa riflettere la Russia,
terra promessa del turismo
(incoming soprattutto): probabilmente per sfondare si
affrontano forti costi operativi, e serve il partner locale.
Globalia-Orizonia,
il maxi-polo
La Russia è coinvolta anche
dal piano di tagli che a metà
dicembre il gruppo Kuoni
ha iniziato a mettere in atto
ai business in perdita in Europa, e nel corso di quest’anno sapremo quale sarà il destino dell’attività in Italia.
Intanto, sono già state cedute le business unit in Olanda,
Spagna e Russia. Ed è stata
avviata la procedura che
porterà alla chiusura delle
attività di Kuoni in Belgio.
In Italia, per ora è stato introdotto l’orario ridotto ma
l’uscita dal mercato resta
confermata per il 2013, solo
sono ancora sotto esame
“tutte le opzioni di ritiro”.
In Spagna le prossime settimane dovrebbero porre la
parola fine all’affare Globalia-Orizonia, con il verdetto
dell’Antitrust che dovrebbe
approvare l’operazione con
la quale il gruppo di Juan
Josè Hidalgo rileverà il
100% del concorrente. Ma
visto che solo pochi giorni
prima dell’intesa la società
era data praticamente in
mano a Barcelò, è lecito attendersi nuovi colpi di scena. Insieme il nuovo maxipolo controllerà il 16% delle
agenzie di viaggi e ben il
40% del market share tour
operator. Ed infatti è questa
seconda cifra quella sotto
esame delle autorità della
concorrenza.
Madrid banco di prova
a la responsabilità
di essere la prima
manifestazione
dell’anno Fitur, che si apre il
30 gennaio a Madrid fino al
3 febbraio. Quest’anno però
ci sono delle assenze importanti, come Cile e Francia,
anche se gli organizzatori
rassicurano che, pur non essendoci una presenza istituzionale, questa è garantita
dalle aziende.
H
Vendita al pubblico
Sicuramente terrà banco l’operazione Globalia-Orizonia. E poi ci sono le apprensioni per la crisi (che ha portato un calo tra l’8 e il 12%
dei viaggi degli spagnoli, in
patria e all’estero), ma anche per il piano di ristrutturazione di Iberia, e il rincaro
delle tasse aeroportuali su
cui Bruxelles ha deciso di in-
dagare. Integrati alla fiera ci
sono eventi per spingere il
contatto concreto tra le
aziende, ma anche per rivendicare un ruolo ed una
dimensione internazionale.
In primis verso l’America Latina, di cui l’evento di Madrid
è giocoforza hub preferenziale in Europa. In programma anche quest’anno Investur Americas, che farà incontrare aziende, istituzioni
e buyer stranieri (gli investimenti spagnoli nella regione
ammontavano, nel 2011, a 7
mld di euro), ma anche Investur Africa. E ci sarà la novità
del Fitur Know-how & Export
Forum, in collaborazione
con partner istituzionali, e
che metterà in vetrina le
aziende all’insegna dell’innovazione e dello sviluppo.
Ma la novità forse più rivoluzionaria per gli espositori è
che avranno la possibilità di
vendere direttamente al
cliente finale, ma solo nei
due giorni di apertura al pubblico.
Le attività Enit
In merito ai flussi spagnoli in
Italia, gli ultimi dati disponibili, del 2011, parlano di 2 milioni di turisti, +3,3% rispetto
all’anno prima. Ma possiamo presumere che la sensibile flessione nell’outbound
dell’anno scorso (da gennaio ad agosto -7,3%, rileva
Tourspain) avrà avuto ripercussioni anche sull’Italia.
“Riguardo alle previsioni per
il 2013 – spiega Domenico
di Salvo, direttore Enit Madrid -, nonostante la crisi il
turista spagnolo continua a
viaggiare (anche se si privilegia il domestico), riducendo però durata e spesa.
Proseguirà la tendenza al
last minute (il 60% prenota
una settimana prima della
partenza) e via internet (soprattutto voli low cost e
Olta). I principali t.o. che vendono l’Italia si mantengono,
comunque, cauti nelle previsioni, auspicando quanto
meno una leggera crescita
a partire dal secondo semestre dell’anno”. Nel piano
promozionale 2013 l’Enit
prevede iniziative a supporto della commercializzazione del prodotto, come “la
partecipazione di t.o. spagnoli alle Borse in Italia, la
realizzazione di un workshop a Madrid e Barcellona,
roadshow sull’offerta culturale e religiosa, sales promotion dell’offerta naturalista, e anche educational
per operatori e fam trip per
giornalisti”.
M.T.
N
Imposizioni e pressione fiscale
18 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
ormativa
di Giorgio Castoldi
scoraggiano le imprese
In Italia i provvedimenti hanno il vincolo dell’urgenza e si trasformano in aggravi
na delle leggi di
Murphy recita: “Se
più cose devono
andare male lo fanno contemporaneamente”. È difficile negare questo assunto
dopo il 2012 appena trascorso. E volendo si può anche
trovare una giustificazione
che ha una sua logica. L’attuale crisi economica, esplosa sul fronte finanziario, sta,
passo dopo passo, coinvolgendo un po’ tutti i settori economici, riducendone l’attività
e provocando una crescente
disoccupazione che fa calare
i consumi con conseguente
riduzione della domanda, a
catena. E non è ancora finita, anzi, il rallentamento del
Pil tedesco può costituire un
ulteriore elemento di sofferenza per tutta l’Europa. E
se non tornano i conti nell’economia privata in generale
non tornano neppure in quella pubblica. La differenza fra
i due comparti sta nel fatto
che se le imprese chiudono
quelli che pagano sono i loro
proprietari e i lavoratori, mentre lo Stato non può chiudere e per far tornare i conti
chiede soldi ai cittadini. Che
così pagano due volte.
Fra le notizie cattive potrebbe essercene una buona. Per
trovare il denaro, la pubblica
amministrazione parrebbe intenzionata a far pagare finalmente chi, non avendolo fatto finora, ha costretto gli onesti a pagare di più. La lotta all’evasione fiscale è una cosa
giusta. Chi osa dire il contrario? Neppure gli evasori, che
sperano sempre che a pagare
sia qualcun altro. Il problema è che l’evasione fiscale
in Italia è un male endemico, che affonda le sue origini in un passato lontano, in
un rapporto cittadini-potere
che funziona poco. Basti
pensare che, a differenza dei
Paesi anglosassoni, dove esistono solo taxes, che fanno
pensare (come le nostre tasse) a prezzi che i contribuenti devono pagare per avere in
cambio qualche cosa, in Italia esiste anche il termine
imposte, che è il participio
passato del verbo imporre, e
che quindi lascia ben poco
margine all’idea di uno
scambio denaro/servizi.
In un contesto di questo tipo
la lotta all’evasione richiederebbe una strategia di lunghissimo termine, che parte
dalla rieducazione in primis
della pubblica amministrazio-
U
ne e poi anche dei cittadini.
Il nostro, però è un Paese in
cui non si possono mettere
in atto strategie, dato che c’è
sempre un’elezione che incombe e regolarmente vince
chi promette di abbassare le
imposte. Ne consegue che anche i provvedimenti studiati
con le migliori intenzioni,
visto che hanno sempre il
vincolo dell’urgenza, finiscono con il creare contrapposizioni e trasformarsi in
ulteriori aggravi. Questo
meccanismo lo si può vedere in tutti i provvedimenti
presi negli ultimi mesi, che
può essere utile riassumere.
La segnalazione
delle spese
superiori
a 3.600 euro
La legge 122 del 30 luglio
2010, prevede che i soggetti
passivi Iva (cioè imprese, professionisti, artigiani ecc.) inviino ogni anno, entro il 30
aprile, la segnalazione all’Agenzia delle Entrate di tutte le
singole operazioni rilevanti
ai fini dell’Iva di importo pari
o superiore a 3.000 euro effettuate nell’anno precedente.
Per i commercianti al dettaglio, fra cui sono comprese le
agenzie di viaggi, l’importo è
aumentato a 3.600 euro in
quanto comprensivo dell’Iva.
Da notare che tale importo è
relativo al calcolo dell’aliquota 20% e quindi oggi è probabilmente da intendersi aumentato a 3.630 euro (Iva 21%).
La normativa riguarda tutti i
tipi di beni e tutte le prestazioni di servizi. Le segnalazioni devono contenere l’anno di riferimento, la partita
Iva o il codice fiscale del cedente, prestatore o committente e sono estese anche agli
acquisti compiuti dai non residenti in Italia, dei quali (in
mancanza di codice fiscale)
vanno chiesti nome, cognome, data di nascita, sesso,
attività esercitata.
Ovviamente al non residente questa raccolta di dati non
importa niente (si pensi allo
straniero che paga un conto
d’albergo) ma crea problemi
a chi non ha intenzione di essere controllato nelle spese.
Nell’immediato può sfavorire
il venditore onesto a vantaggio di quello che agisce in
nero. O può, come avviene
nelle regioni di confine, indurre diversi consumatori a fare
acquisti all’estero a danno
delle imprese italiane.
È l’inevitabile effetto collaterale di cui si diceva. Il limite di
3.600 euro (o 3.630?) è riferito a ogni singolo contratto,
per cui si cumulano, per ogni
persona, i pagamenti anche
differiti riferiti a uno stesso
contratto ma non quelli relativi ad acquisti separati. In sostanza si possono acquistare
senza segnalazione più viaggi
diversi ognuno dei quali costi
meno del valore indicato.
Il limite dei
1.000 euro
in contanti
L’art. 12 della legge 214/2011
abbassa a 999,99 euro (dai
2.500 euro precedenti) il limite massimo dei pagamenti che possono essere eseguiti in contanti o con assegni trasferibili e quindi considerati al portatore. La norma è in vigore dal 1° luglio
2012 e ha creato subito grande
preoccupazione da parte di
tutti i turisti abituati a pagare i viaggi con contanti dei
quali non gradiscono rivela-
re la provenienza. Ma nel corso dell’anno sono stati chiariti alcuni punti controversi,
a favore del contribuente. Innanzi tutto si è detto che il limite non vale per gli acquirenti che hanno cittadinanza
diversa da quella italiana e
comunitaria e non sono residenti in Italia (per esempio
russi, americani o cinesi). Per
questi consumatori il limite è
portato a 15.000 euro. Per poter accettare contanti oltre il
limite dei 1000 euro da questi clienti è necessario però
inviare all’Agenzia delle entrate un apposito modulo di
richiesta scaricabile via web.
Il provvedimento può interessare particolarmente gli
alberghi e le imprese che si
occupano di incoming.
Per quanto riguarda le agenzie di viaggi il primo problema posto era quello relativo
alle liste nozze. I viaggi per
sposi novelli hanno prezzi
elevati ma sono spesso pagati da tante persone, ognuna delle quali versa somme
di modesta entità. Ebbene,
adesso si sa che ognuno di
questi versamenti, se inferiori al tetto dei 1.000 euro, può
essere fatto in contanti. La
relativa ricevuta deve essere
conservata per cinque anni
come tutti i documenti fiscali. Analoga decisione è stata
presa riguardo ai pagamenti
di viaggi fatti in diversi momenti ma relativi a pratiche
il cui importo totale supera i
1000 euro.
Anche in queste situazioni
sono ammessi i versamenti in
contanti. Sulla stessa linea è
la soluzione per i viaggi di
gruppo che prevedono pagamenti di quote individuali
sotto la soglia prevista: è
previsto che si possano accettare i contanti, con emissione di tante fatture separate. Insomma, si può dire che
la severità della norma sia
stata notevolmente ridimensionata. I trasgressori (sia chi
esegue il versamento sia chi
lo riceve) sono assoggettati a
sanzioni amministrative pesanti, pari a un ammontare
compreso fra l’1 e il 40%
dell’importo versato in modo illecito, con un minimo
di 3.000 euro. Quindi anche
chi viene scoperto a compiere un pagamento cash di
poco più di 1.000 euro ne
dovrà pagare 3.000 di am-
menda. Se poi si va oltre i
50.000 euro la sanzione si
alza da un minimo del 5 a
un massimo del 40%.
Il redditometro
A completare il quadro è arrivato il redditometro, definito un accertamento sintetico induttivo. In pratica è un
meccanismo che verifica la
congruità delle spese rispetto al reddito dichiarato. Se
ne è parlato su Guida Viaggi
(vedi nr. 1388 del 10-122012). Si sa che ogni automatismo è nemico del buon senso e i pericoli che si nascondono in questo sono costituiti dal fatto che il calcolo viene fatto sulle entrate dell’anno, mettendo in difficoltà chi
esegue spese per le quali ha
accumulato risparmi negli
anni precedenti. E’ vero che
chi è chiamato a rendere conto delle spese lo può fare, ma
deve esibire prove che non
sempre ha provveduto a raccogliere. E si sa che i rapporti fra cittadini e uffici fiscali non sono granché basati sulla fiducia.
L’obbligo
di accettare
il bancomat
Infine è stato ventilato un altro provvedimento, che però
non è ancora previsto in
modo obbligatorio e, se lo
sarà, inizierà a essere efficace
non prima del 2014. Si tratta
dell’imposizione a tutte le
imprese di accettare, se richiesti, per pagamenti superiori ai 50 euro, carte di debito (bancomat) e di credito.
Ovviamente ciò richiede che
tutti acquisiscano l’apposita
apparecchiatura e il relativo
collegamento con un sistema automatizzato. Il problema in questo caso è la difficoltà di imporre per legge
comportamenti che dovrebbero essere naturali, visto che
ormai anche in Italia, i pagamenti elettronici sono in continua espansione. Ma molte
imprese italiane non ci stanno: lamentano un eccesso di
costi, in particolare le alte
commissioni bancarie. E allora sarebbe opportuno individuare il difetto nelle banche, non nel provvedimento.
E poi, se il ricorso ai Pos si
estendesse, persino le banche italiane potrebbero essere costrette ad abbassare le
loro commissioni.
Soluzioni collettive?
È evidente che, di fronte a
provvedimenti che cercano di
risolvere in tempi brevi problemi sedimentati nel corso di
decenni, anche la risposta di
chi le innovazioni le subisce
non può che essere di corto
respiro, e guardare alle conseguenze immediate, che si traducono in disagi e aumenti di
costi. Quel che è chiaro è che
non è con le contrapposizioni
e gli arroccamenti su posizioni di conservazione che si può
risolvere qualcosa.
Forse, come primo passo, si
potrebbe dare un’occhiata a
quel che avviene nei Paesi
europei, che sui mercati sono
nostri competitor, con i quali
ci si deve confrontare. Si potrebbe provare a mettersi nei
loro panni come osservatori
dell’Italia. A quel punto si
tratterebbe di pensare a soluzioni e non a difese. E il primo passo dovrebbe essere
compiuto dalle associazioni
di categoria, in un’ottica di
dialogo e di sviluppo evitando l’irrigidimento su più semplici e più popolari ma meno
produttive posizioni di semplice difesa corporativa.
20 GuidaViaggi
A
Idee operative
28 Gennaio 2013 - n° 1391
lberghi
di Laura Dominici
I numeri del settore
per ripartire
Al lavoro per sensibilizzare il prossimo Governo
Il propagarsi dell’imposta di soggiorno accolta da
un numero sempre maggiore di Comuni, l’ipertrofico aumento dell’Imu e la
ristrettezza di erogazione
del credito da parte delle
banche”. Sono stati questi,
secondo il presidente Federalberghi
Bernabò
Bocca, gli eventi più significativi per il mondo alber-
“
sone. “La nostra sfida-proposta è di incidere sulle
scelte di politica turistica
della prossima legislatura,
avanzando idee operative
– annuncia Bocca – nella
speranza che l’Esecutivo
ed il Parlamento raccolgano i suggerimenti che la
categoria portante del settore turistico nazionale ritiene di avanzare in questo
momento sicuramente cru-
cy; infrastrutture, per collegare i principali hub con la
rete ferroviaria italiana dell’alta velocità.
“L’inasprimento fiscale –
ribadisce Palmucci – e la
progressiva diffusione dell'imposta di soggiorno
hanno condizionato la
competitività delle nostre
imprese. Il peso dell’imposizione legata all'immobile, come Tarsu/Tia e so-
competitor europei”. Su
questi temi l’Associazione
Italiana Confindustria Alberghi ha preso posizione e
sta lavorando per il 2013
“nella consapevolezza – riferisce il presidente – che
un livello di imposizione
come quello che hanno sostenuto le nostre aziende
negli ultimi 12 mesi sia incompatibile con la sopravvivenza stessa delle impre-
2013: le città che cresceranno di più
Adr
RevPar
Crescita
occupazione
Crescita
Adr
Crescita
RevPar
Fonte: Econometric Forecast PwC 2012
Occupazione
ghiero nel corso del 2012.
“Per il settore è stato certamente il più difficile degli
ultimi anni”, gli fa eco
Giorgio Palmucci, presidente Associazione Italiana Con-findustria Alberghi, nata lo scorso anno
dalla fusione tra Aica e
Confindustria Alberghi.
Venti linee
di intervento
Uno status quo al quale le
associazioni hanno cercato
di porre rimedio. “Il turismo – avverte il presidente
di Federalberghi – è costellato di problematiche per
inquadrare le quali abbiamo stilato un nostro documento composto da 20 linee di intervento, articolate in più di 60 misure, molte delle quali possono essere realizzate in tempi brevi
e senza oneri a carico delle finanze pubbliche”. Il
settore produce 114 miliardi di euro di giro d’affari
annuo (di cui 30 miliardi di
euro spesi dagli stranieri),
assomma 375 milioni di
pernottamenti e dà lavoro
ad oltre 1,5 milioni di per-
ciale della crisi economica”.
In sintesi i punti riguardano: la governance, per la
quale occorre un ministero
con competenze specifiche
ed una modifica dell’articolo 117 della Costituzione, per consentire lo sviluppo di politiche di sistema; fiscalità, con l’abolizione dell’imposta di soggiorno, la restituzione al
settore di una quota del
gettito Iva prodotto dall’economia turistica; promozione e destagionalizzazione, con la trasformazione
dell’Enit in SpA a capitale
pubblico; formazione e lavoro, per correggere i difetti della recente riforma
del lavoro, lasciare spazio
alla contrattazione collettiva, creare in Italia una
grande scuola di management alberghiero e della ristorazione; ammodernamento, per incentivare con
crediti d’imposta e premi
di volumetria la riqualificazione delle strutture; internet e turismo, per contrastare gli abusi di posizione
dominante da parte delle
grandi online travel agen-
prattutto Imu, ha raggiunto livelli insostenibili. Elementi questi che si vanno a
sommare ai costi del lavoro, dell'energia e della burocrazia, che notoriamente
vedono le nostre aziende
svantaggiate rispetto ai
se. Al centro del confronto
con il mondo politico in vista delle prossime elezioni,
il turismo può dare un forte contributo al recupero
dell’economia nel nostro
Paese – osserva – ma è indispensabile recuperare
Persi 3 miliardi di giro d’affari, con un minor fatturato alberghiero del -10% e un calo di 7 milioni di pernottamenti, corrispondenti ad un -2,5% di presenze turistiche. E’ il
pre-consuntivo 2012 degli alberghi italiani stilato da Federalberghi. “Sono dati negativi - commenta il presidente, Bernabò Bocca - ma guardando al contesto internazionale c’è qualcosa che comincia a luccicare in fondo al
tunnel. Al buon risultato della clientela straniera che anche nel 2012 ha continuato a scegliere l’Italia, mettendo
a segno un lieve ma significativo incremento dell’1%, si
contrappone il marcato calo della clientela interna (-5,4%)
che rispecchia fedelmente la grave crisi economica”. In
linea le stime di Alberghi Confindustria: “I dati del nostro
osservatorio – spiega il presidente Giorgio Palmucci –
confermano la grave situazione in cui versa il settore. Rispetto al 2011, l’occupazione camere è scesa di un ulteriore 2,3% e i ricavi medi per camera si fermano ai livelli dell’anno precedente. Considerato che nello stesso
arco di tempo la pressione fiscale per gli alberghi è aumentata in modo esponenziale, è evidente la difficoltà in
cui versa il settore”.
competitività riducendo
drasticamente il carico fiscale. Solo così potremmo
produrre occupazione e
ricchezza”.
A livello internazionale, infatti, l’appeal del nostro
Paese non è venuto meno,
“e se sapremo intervenire
adeguatamente – sottolinea Palmucci – potremo intercettare anche i mercati
emergenti che stanno generando flussi importanti
di nuovi turisti”.
Trend e speranze
“Il 2013 sarà un anno interlocutorio”. Di questo
avviso Giorgio Palmucci,
che aggiunge: “Mi sembra
difficile oggi pensare ad
una netta inversione di tendenza a breve, ma più realisticamente credo si possa
pensare ad una situazione
di stallo nel primo semestre, per arrivare poi a dei
primi timidi cenni di recupero nella seconda parte
dell’anno”. Recupero sul
quale, secondo il numero
uno di Alberghi Confindustria, incideranno le scelte
che il mondo politico, gli
enti – nuova Enit compresa
– e le amministrazioni lo-
cali “potranno e sapranno
mettere in campo per recuperare il gap che abbiamo
accumulato nei confronti
dei nostri competitor”.
Dopo un anno che ha fatto
registrare una tenuta e una
leggera crescita per la
clientela estera, a fronte di
una drastica flessione della
clientela italiana, fenomeni
accompagnati da una generalizzata flessione dei bilanci delle aziende a causa
di un calo delle tariffe,
Bernabò Bocca auspica,
dal canto suo, che “nel corso del 2013 possa avviarsi
la tanto attesa ripresa”. E
alla domanda su quali iniziative saranno messe in
campo per stimolare i flussi leisure e bt, il presidente
di Federalberghi così commenta: “La federazione
non svolge attività di promozione e il nostro compito continuerà ad essere
quello di formare ed informare i nostri associati
(27mila strutture aderenti),
e sensibilizzare l’opinione
pubblica ed il mondo politico sull’essenzialità di un
settore quale quello turistico vitale per l’occupazione
e l’economia dell’Italia”.
Europa, Parigi sul podio
na crescita moderata per gli hotel
europei nell’anno
appena iniziato. E’ quanto
pronostica uno studio elaborato da PricewaterhouseCoopers. Parigi sarà prima
in classifica in termini di occupazione, con un tasso
medio del 79,1%, ma sarà
anche la più costosa, con
una previsione di tariffa media giornaliera di 267 euro,
oltre che quella deputata a
raggiungere il RevPar (rendimento per camera disponibile) migliore fra tutti: 211
euro. La capitale inglese, invece, non assisterà a cresci-
U
te, ma avrà comunque dei
buoni livelli di profitto. Le location che assisteranno ad
una robusta crescita nei rendimenti sono, oltre a Parigi,
San Pietroburgo ed Edimburgo, mentre più modeste
progressioni riguarderanno
città come Francoforte, Berlino, Mosca e Dublino. Nei
dettagli, in termini di valuta
euro, il RevPar medio a San
Pietroburgo registrerà un
+7,3%, secondo PricewaterhouseCoopers, seguita
da Mosca (+5,2%), Parigi
(+5%), Francoforte (+3,5),
Berlino (+3,2) e Dublino
(+3,1). L’analisi della società
prende in esame 19 città europee, per un totale di
650.000 camere che ospitano annualmente circa 85 milioni di arrivi internazionali. “Il
ritorno ad una crescita economica in Europa non è prevedibile nel futuro prossimo commenta Liz Hall, head of
hospitality and leisure research di PwC – e quindi il
compito del settore dell’ospitalità sarà quello di adeguarsi al clima economico cercando, in parallelo, di rispondere ai nuovi trend d’acquisto e alle sfide che l’industria
è chiamata a fronteggiare”.
Chiedendo ai leader alber-
ghieri quali sono gli aspetti
del settore che li tengono
svegli la notte, gli intervistati
hanno stilato la seguente
classifica: “I cambiamenti di
preferenze dei clienti; l’impatto degli aggregatori online su prezzi e distribuzione;
il problema di come conquistare quote di mercato in
una fase economica recessiva, che induce a conservare i clienti acquisiti e a dare
battaglia per quelli provenienti da mercati emergenti”.
A questo proposito, secondo
PcW “in questo scenario i
programmi fedeltà possono
fare la differenza”.
L.D.
I
La ripresa parte dal Nord
28 Gennaio 2013 - n° 1391
ndice di fiducia
GuidaViaggi
21
di Emanuela Comelli
Quanto meno quella della fiducia delle agenzie italiane nel loro futuro lavorativo.
Ancora pessimisti gli adv del Centro e del Sud Italia
Di nuovo
sopra quota 100
Fatta la fotografia nazionale,
merita passare alle singole
aree geografiche, che in
questa rilevazione offrono
spunti interessanti. Come i
nostri lettori più affezionati
sapranno, non è raro che
l’andamento delle diverse
zone d’Italia ricalchi quello
nazionale, come non è raro
che il Nord, il tanto celebrato motore dell’economia del
Belpaese, risulti molto spesso l’area più ottimista,
scambiandosi questo ruolo
talora con il Centro, a fronte
di un Sud più incline al pessimismo. Sino all’estate la
situazione è in effetti questa.
Avvio d’anno difficile ovunque, ripresa a fine inverno-
Come si calcola
La rubrica di Guida Viaggi ha l'obiettivo di fare il punto sulla percezione dell'andamento del settore turistico da parte
degli agenti di viaggi. A tal fine, tramite l'Osservatorio Guida Viaggi, periodicamente viene sottoposta alla rete agenziale la domanda "Come pensate che andrà il vostro business nei prossimi mesi?". In base alle risposte date viene
calcolato un indice che misura, in un unico valore, il feeling
positivo, negativo o neutro che le agenzie hanno del proprio business. Il valore dell'indice pari a 100 è relativo al
sentire neutro degli agenti nei confronti del proprio futuro lavorativo. Mediamente vengono interpellate, in occasione di
ogni indagine, circa 300 agenzie in tutta Italia.
Come pensate andrà il vostro business nei prossimi mesi?
Fonte: Guida Viaggi
Inversione
di tendenza
Partiamo da gennaio. Se a
dicembre 2011 l’indice era
sprofondato sotto quota zero, con un eloquente -27, il -45
del primo mese dell’anno è
ancora più eloquente. Le
agenzie vedono nero, il Capodanno non aveva dato
corpo a tutte le attese, la Costa Concordia naufragava,
portandosi dietro non solo
un bilancio pesante in termini di vittime, ma anche
un’incertezza in un comparto, quello delle crociere, che
fino ad allora sembrava immune a qualunque crisi. E il
valore 100 del nostro indice,
il sentire neutro verso il proprio futuro, si conferma ben
lontano. Qualcosa, però,
pare muoversi, e la coda dell’inverno porta una ventata
di ottimismo: a febbraio
l’indice risale a 22, a marzo
a 58. Ci si muove ancora in
un terreno tutto sommato di
pessimismo, ma gli agenti di
viaggi ci credono un po’ di
più. A dimostrare che il mercato non è tranquillo, aprile
vede un calo dell’indice, a
33, mentre maggio porta il
valore ancora al 58 di marzo. Siamo alla fine della primavera, le vendite per l’e-
state ancora non sono decollate, il tema del sottodata è
stato tra i più ricorrenti del
2012, chiamato in causa da
operatori dai prodotti e target più diversi. L’attesa per i
mesi estivi è tanta. Si spiega
forse così la “delusione” di
giugno. Il punto vendita si
aspetta la decisa partenza
dell’alta stagione, e invece
tocca ancora attendere, e
l’indice scende di nuovo, a 37. Così ci eravamo lasciati
prima delle “vacanze”. Ripartito l’anno sociale, a settembre, ecco la svolta. Non
si festeggia, certo. I tour operator, per sostenere la stagione, hanno non di rado
adottato politiche di pricing
aggressivo. Ma il trade sembra accontentarsi. Dal -37 di
giugno siamo a settembre a -6.
E ad ottobre ecco nuovamente il segno più, con un
22 che diventa 51 a dicembre. Chiudiamo l’anno così,
a metà strada dal 100, dal
sentire neutro. Niente di
eclatante, qualcuno potrà
dire, ma di questi tempi è un
inizio.
Feeling suddiviso per macro-aree geografiche
Fonte: Guida Viaggi
e agenzie di viaggi
italiane cominciano a credere che la
ripresa ci sarà, ma è un’Italia
a due velocità quella che fotografa l’indice di fiducia a
fine 2012. La terminologia,
che spesso viene utilizzata
per parlare del nostro Paese,
questa volta calza a pennello
anche per la rubrica periodica di Guida Viaggi che, da
tempo, si prefigge di fare il
punto sull’umore degli agenti di viaggi, su come chi
lavora ogni giorno nei punti
vendita vede il futuro della
propria attività.
L
inizio primavera, delusione
dell’avvio dell’estate, con il
Sud che sorprendentemente
a maggio era al top con l’indice a 62, piazzatosi a giugno a -62, ben sotto la media
nazionale di -37. A settembre tutti in ripresa, con il
solo Centro a superare l’asticella dello zero (indice pari
ad 8). Poi l’andamento si rivela un po’ anomalo. Il Meridione non riparte ad ottobre, e resta pessimista con
un sonoro -41, ma a dicembre gli adv sembrano crederci, o volerci credere, e il sentiment migliora, portandosi
a 14. Il Centro continua la
scia positiva di settembre
nel mese successivo, con un
valore dell’indice pari a 33,
ma l’ottimismo scema a di-
cembre, e torniamo sotto
zero. Infine il Nord che stupisce, e promette bene per il
nuovo anno. Alla ripresa di
ottobre segue quella di di-
cembre. Da notare qui sono i
numeri, anzi “il” numero:
sarà stato il Capodanno andato bene, sarà la neve che
ha ricoperto abbondante-
mente le montagne, sarà che
non se ne può più di vedere
nero, ma per la prima volta
da giugno 2011 nel nostro
grafico appare un valore su-
B
22 GuidaViaggi
28 Gennaio 2013 - n° 1391
ilanci t.o.
di Giorgio Castoldi
Operatori rimpiccioliti
I fatturati 2011 mettono in luce un comparto in regresso;
la contrazione nelle vendite rappresenta una realtà diffusa, a parte qualche eccezione
una frase che ormai si ripete da
troppo tempo: “Se
l’anno scorso non è andato
bene non lamentiamoci
troppo, perché quest’anno
sarà peggio”.
Certamente il 2011 dei tour
operator italiani è stato
quanto meno problematico.
Guida Viaggi ha esaminato,
come tutti gli anni, i bilanci
dei principali organizzatori
di viaggi con oltre 15 milioni di ricavi.
Non è stata certo una sorpresa, bensì una conferma di
ciò che già si sapeva, il vedere che le cose non sono
andate bene, soprattutto per
gli operatori più grandi.
Basti dire che, come si vede
dalla tabella 1, quelli che dichiarano ricavi superiori ai
100 milioni di euro, che nel
2007 erano 14, nel 2011 si
sono ridotti a sette. Non si
dispone del consuntivo di
Valtur, che dovrebbe costituire l’ottavo bilancio del
gruppo, ma comunque la
tendenza è chiara.
La tabella 2 mostra un dato
ancora più eloquente: con i
loro 5,2 miliardi di ricavi, i
t.o. che fatturano più di 100
milioni incassano circa il
70% del totale di quelli esaminati, in totale 67 aziende.
Si tratta di una percentuale
di poco inferiore rispetto a
quella degli anni precedenti
e appare un calo naturale,
considerato che le società
analizzate sono la metà.
Anzi, a prima vista si po-
E’
trebbe parlare di maggiore
concentrazione, visto che
meno operatori assommano
un valore della produzione
percentualmente simile a
quello che negli anni precedenti era stato ottenuto da
un numero maggiore di imprese.
Aziende
mediamente
più piccole
Il punto è che il travaso di ricavi fra le aziende chiuse o
ridimensionate e quelle rimaste ha riguardato quasi
esclusivamente Costa Crociere.
Se, infatti, come si vede nell’ultima riga della tabella 2,
dal computo si toglie il dato
relativo alla società di Genova, l’incidenza sul totale
del fatturato delle altre imprese maggiori si riduce al
28%, meno della metà rispetto agli anni precedenti.
Insomma, la metà dei t.o.
vende meno della metà e
quindi ciò significa che sono
diventati mediamente più
piccoli, con la sola eccezione (a parte Costa Crociere,
che negli ultimi cinque anni
ha realizzato oltre 1,1 miliardi di fatturato in più) di
Eden Viaggi che, con i suoi
136 milioni di crescita rispetto al 2007 ha recuperato
una quota del venduto perso
dagli altri.
Se poi si vanno a esaminare
i tour operator intermedi,
con ricavi compresi fra i 30
e i 100 milioni, si vede che
anche fra questi (soprattutto
fra i primi dell’elenco, cioè
quelli con i ricavi attorno
agli 80 milioni) le contrazioni nelle vendite rappresentano una realtà molto diffusa.
La situazione quindi è quella di un comparto in evidente regresso, soprattutto nei
suoi componenti di maggiori dimensioni. Costa Crociere, si è detto, ha recuperato
una buona fetta di domanda
persa dalle società che hanno chiuso o si sono ridimensionate. Ha fatto la sua parte
(in proporzione) anche Eden
Viaggi.
Gli altri big player si sono
tutti ridotti.
Dov’è finita questa clientela? La risposta può essere
solo frutto di congetture ma
di una cosa sembra di poter
avere conferma, alla luce di
quel che mostrano i bilanci
esaminati: gli operatori più
grandi non sembrano più in
grado di soddisfare le esigenze della maggior parte
dei clienti, che sono sempre
più alla ricerca di prodotti
personalizzati, a minor prezzo, per i quali trovano risposte più adatte da parte di alcuni tour operator minori,
agenzie di viaggi tour organizer, Olta e fai da te.
Guardando le variazioni medie del venduto, l’unico
comparto che mostra un deciso segno più nelle vendite
è quello dei tour operator
minori (+7,8%), che evidentemente rispondono meglio
alle richieste dei consumatori.
Tabella 1 - I ricavi dei maggiori t.o italiani
(in migliaia di euro)
Processo
di selezione
Si tratta comunque di un
dato medio che è frutto di
situazioni molto diversificate, segno di un processo
di selezione sempre più
avanzato. Sono ben poco
entusiasmanti i numeri rela-
tivi alla redditività: il valore
medio generale degli utili
indicati nei 67 bilanci esaminati è -0,2%, un sostanziale pareggio che tende al
negativo. Come sempre il
reddito più alto è quello registrato da Costa Crociere,
che denuncia 431,7 milioni
Nota metodologica
Tutti i dati che compaiono in questa ricerca provengono dai bilanci ufficiali relativi al 2011 depositati in Camera di Commercio da “agenzie di viaggio che svolgono attività di produzione dei servizi” (ricordiamo che nella
nostra normativa il termine tour operator non esiste). Per avere i consuntivi del 2012 bisognerà attendere il prossimo autunno. Per delimitare il
campo si sono presi solo i documenti finali delle società che per l’anno indicato hanno dichiarato più di 15 milioni di valore della produzione. Questo valore, contenuto nel punto A del conto economico, si compone, oltre
che dei ricavi delle vendite, di altre voci minori, la cui incidenza è in genere irrilevante ed è per questo che, in prima approssimazione, in questa
sede, il suo importo è considerato pari a quello del fatturato e dei ricavi delle vendite. Ovviamente le imprese considerate non esauriscono il panorama del tour operating italiano, accreditato di almeno trecento aziende.
Inoltre, fra i 67 mancano operatori importanti, di cui non è stato reperito il
bilancio, come Valtur e il Cts. Di altri, come Msc e Club Med, non è possibile avere dati perché non presentano più il loro consuntivo in Italia.
Tuttavia, il totale del valore della produzione delle società esaminate supera abbondantemente i 7 miliardi (7,344) e quindi si ritiene che esse possano essere viste come una quota importante di questo mercato, che, dal
punto di vista del numero delle imprese, si caratterizza per le piccole e piccolissime dimensioni unitarie.
Le aziende esaminate sono per lo più le stesse del 2010. Ma ce ne sono
di nuove che sostituiscono quelle che non ci sono più o di cui non s’è trovato il bilancio. I confronti che vengono fatti con gli anni precedenti si ritiene possano essere considerati comunque abbastanza significativi, pur se
risentono di una non completa omogeneità.
La prima parte dell’analisi si sofferma sullo stato patrimoniale (il prospetto che illustra la struttura del patrimonio aziendale), utilizzando non i valori assoluti, ma la composizione percentuale dei suoi elementi. Si prendono in considerazione, in particolare, le variazioni degli elementi attivi e passivi nell’arco di un anno, confrontando gli ultimi dati disponibili con quelli
dell’anno precedente. La composizione del patrimonio viene verificata nella sua forma finanziaria, cioè dividendo le componenti fisse, di lunga durata, da quelle correnti, di breve durata, per valutare se esiste il necessario equilibrio fra l’attivo, il passivo corrente e quello a medio-lungo termine.
Il conto economico è il prospetto in cui si evidenzia la redditività dell’impresa, in quanto confronta i ricavi con i costi relativi all’esercizio trascorso.
Di esso vengono valutate le componenti nei loro rapporti percentuali. In
sostanza, fatto pari a 100 il valore della produzione, si rileva l’incidenza dei
costi di produzione, degli oneri e dei proventi finanziari, degli oneri e proventi straordinari e così via, per fornire un quadro della composizione del
reddito, inteso proprio come differenza fra i ricavi e i costi.
Tutte le tabelle che elencano le diverse aziende seguono un ordine decrescente di valore della produzione (dal più alto al più basso).
di risultato netto, mentre Alpitour è a quota 18 milioni e
Boscolo a 16. Nel complesso le aziende che presentano redditi netti superiori al
milione sono solo sette.
Fra le aziende in perdita
(sono 19 sul totale delle 67
esaminate) le situazioni più
pesanti appaiono quelle di
Hotelplan (con 12,7 milioni
di risultato negativo su
147,8 di fatturato), Kuoni
(-6,8 milioni su 69,8 di ricavi) e New Challenge (-6,1
milioni su vendite per 27,2
milioni).
Va ovviamente ricordato
che i risultati finali (utili e
perdite d’esercizio) non
sono quelli che descrivono
al meglio le situazioni delle
singole imprese, perché
frutto di variabili di diversa
natura ed entità.
Ed è opportuno citare, a
questo proposito, il caso
particolare de i Grandi
Viaggi, che pur denunciando un risultato operativo
lordo (differenza fra ricavi,
fatture di acquisto e costo
del lavoro) dell’8,3% del
valore della produzione,
nettamente superiore alla
media, alla fine del suo conto economico rileva una
B
28 Gennaio 2013 - n° 1391
GuidaViaggi
ilanci t.o.
di Giorgio Castoldi
Tabella 2 - Incidenza dei ricavi dei tour operator maggiori
Tabella 3 - I redditi più alti (2011)
sul totale di quelli esaminati
perdita di poco meno di due
milioni e mezzo.
Come mai? Ancora una volta la società si distingue per
l’atteggiamento prudente,
gravando i suoi conti di ammortamenti pari a più del
10% dei ricavi, assicurandosi in questo modo un futuro
meno oneroso sul fronte dei
costi. E quindi si tratta di
una perdita solo contabile,
non attribuibile alla gestione. Il valore aggiunto medio
riferito all’intero comparto è
stato dell’8% (calcolato sul
valore della produzione), un
po’ più alto (11,2%) per le
aziende maggiori e più basso (7,1%) per quelle che
vendono meno di 30 milioni. Gravato di un costo del
lavoro medio del 6,4%
(6,9% per i t.o. più grandi e
6,6% per quelli minori) produce un Ebitda (margine
operativo lordo) dell’1,6%
(4,3% per le società con fatturati sopra i 100 milioni e
0,5% per quelle con ricavi
sotto i 30 milioni).
Il Roa (return on assets, ritorno sugli investimenti),
considerato un indice economico particolarmente significativo perché segnala
quanto rende ciò che si è investito, si ferma a un livello
medio del 2,1%, che certo
non si può considerare entusiasmante.
23
del tour operating italiano, a
una crescente propensione a
integrarsi (acquistando par-
tecipazioni in altre aziende),
sia sul piano orizzontale,
concentrando diversi mar-
chi, sia su quello verticale,
acquisendo soprattutto strutture ricettive. La conseguen-
za è stato un progressivo irrigidirsi dei patrimoni, nei
quali il peso delle immobi-
Tabella 4 - Composizione % del patrimonio
di molti fra i maggiori t.o. italiani (2011-1996)
L’integrazione
non è per tutti
Negli anni fra il 1996 e il
2002 si è assistito, da parte
Che cos'è il bilancio d'esercizio?
È il documento riassuntivo dell’attività di un’azienda per
un periodo amministrativo. Il periodo amministrativo di
solito coincide con l’anno solare e quindi il bilancio viene redatto con data 31 dicembre.
C’è però da sottolineare che, nell’attività di produzione
di viaggi, alcune aziende chiudono il bilancio al termine
della stagione, il 31 ottobre. E quindi il loro anno contabile apre il 1° novembre. Si tratta, per esempio, fra quelle esaminate, di Best Tours, Burgunitour, Damare, Eden
Viaggi, Futura, I Grandi Viaggi, Hotelplan, Italturist,
Olympia, Valtur, Welltour e Alpitourworld.
Costa Crociere chiude il bilancio al 30 novembre, Press
Tours al 31 marzo, Acampora e i Viaggi del Turchese al
30 settembre.
Il bilancio è chiamato d’esercizio perché in questo modo
si definisce l’insieme delle operazioni che si svolgono
nell’arco del periodo amministrativo, della durata di un
anno. Il documento si compone di tre parti obbligatorie:
lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota
integrativa. In più è sempre corredato della relazione
che gli amministratori fanno all’assemblea dei soci alla
quale lo presentano. La struttura del bilancio è obbligatoria, è definita dal codice civile, negli articoli dal 2423 al
2435bis, ed è il frutto di direttive dell’Unione europea,
introdotte in Italia con decreto legislativo n. 127 nel
1991. È grazie a questa normativa che i bilanci, precedentemente redatti in modo eterogeneo, sono ora confrontabili fra loro. I gruppi societari devono redigere, oltre a quello delle singole imprese componenti, anche il
bilancio consolidato, cioè il documento riassuntivo di
tutte le attività del gruppo, che somma i fatturati ed elide le attività infragruppo.
Nell’elenco riportato i bilanci consolidati reperiti sono
quelli di Aeroviaggi, Alpitourworld, Costa Crociere, I
Grandi Viaggi e Naar.
NB: Il patrimonio viene espresso utilizzando un prospetto definito “conto”, la cui colonna di sinistra (in questo caso l’attivo) è definita il “dare”, mentre la colonna di destra (in questo caso il passivo) è definita l’“avere”. I termini “dare” e “avere”, quindi significano rispettivamente sinistra e destra. Il fatto che nella presentazione qui proposta l’attivo sia indicato sopra il passivo (e non a
sinistra) deriva da esigenze grafiche. Si noti anche che l’attivo e il passivo patrimoniale devono sempre essere uguali, in quanto nell’attivo sono indicati gli investimenti dell’impresa, vale a dire dove sono andati a finire i soldi a sua disposizione, mentre nel passivo sono contenuti i finanziamenti, cioè la provenienza del denaro di cui l’azienda dispone. È chiaro che, indicando le due facce
della stessa somma di denaro, non possono essere diversi.
Tabella 5 - La composizione % del patrimonio di 7 t.o.
con più di 100 milioni di valore della produzione nel 2011
Legenda
Imm = immobilizzazioni
Ac = attivo circolante
Cp = Capitale proprio
Cons = debiti a medio e lungo termine
Pb = passivo a breve termine (sono espressi in percentuale ri-
spetto al totale dello Stato patrimoniale
Liq = indice di liquidità (rapporto fra attivo circolante e passivo a breve)
Indeb = indice di indebitamento dato dal rapporto fra investimenti e capitale proprio
CONTINUA A PAG 24
24 GuidaViaggi
CONTINUA DA PAG 23
lizzazioni è passato dal
27,73% del 1996 al 38,45%
del 2002. Nel 2003 la corsa
sembra arrestarsi e le immobilizzazioni ridiscendono al
35,82% del totale, poi ancora al 35,50% nel 2004, al
33,4% nel 2005 fino ad arrivare, pur con una tendenza
non rettilinea, al 27% del
2011. Si tratta di un dato
medio e, come sempre succede alle medie, è frutto di
una diversificazione che può
essere apprezzata solo scorrendo le tabelle analitiche
proposte di seguito.
Va rilevato che è necessario,
come accennato, distinguere
due tipi di integrazione, che
hanno un ruolo molto diverso. Se, per aziende tutto
sommato non enormi, come
sono i t.o. italiani, l’integrazione verticale si è rivelata
in molti casi un problema,
non altrettanto si deve dire
di quella orizzontale.
Nel primo caso si attua soprattutto l’acquisizione di
strutture ricettive, in particolare di villaggi. E si tratta di
un’operazione molto rischiosa per aziende che non
sono grandi abbastanza da
differenziare i loro investimenti: comprare pochi villaggi in poche aree significa
legare strettamente il rischio
d’impresa con l’andamento
di destinazioni che possono
diventare problematiche (si
vedano i casi dei paesi in cui
il turismo ha subito forti
contrazioni in connessione
con la cosiddetta “primavera araba”).
Diversa è la scelta di chi investe in altri marchi, altre
aziende che integrano l’offerta diversificandola e consentendo l’allargamento del
proprio mercato con l’acquisizione di nuova domanda:
integrazioni orizzontali ben
studiate possono costituire
un importante elemento di
crescita anche per società
non troppo grandi.
L’acquisizione di partecipazioni accresce comunque la
parte fissa del bilancio.
Il patrimonio più rigido è
quello di Aeroviaggi, che è
soprattutto albergatore, con
il 93,6% di immobilizzazioni. Segue Costa Crociere,
con il 93,4% di investimenti
fissi, riconducibili alla proprietà delle navi. Nel complesso sono otto le aziende
che presentano più dei due
terzi del loro attivo immobilizzato, mentre Alpitour
(l’unico gruppo italiano proprietario di una compagnia
aerea, la Neos) è al 46,5%.
Sul fronte dei finanziamenti,
l’incidenza del capitale proprio nel 2011 che viene evidenziata nei bilanci è del
22,6% del totale degli investimenti, di poco inferiore al
27% costituito dal totale delle immobilizzazioni, mentre
negli anni precedenti, a
fronte di un attivo rigido più
consistente l’incidenza del
B
ilanci t.o.
patrimonio era inferiore (tabella 4).
Il risultato è una riduzione
dell’indebitamento complessivo e un aumento del rapporto fra attivo circolante e
debiti a breve che, nel momento in cui si creano problemi di incasso dei crediti,
potrebbe non essere considerato un elemento positivo. Sul
fronte della redditività ricompare il segno meno (-0,7%),
una cosa che non succedeva
dal 2003.
Gli indici
patrimoniali
Gli americani li chiamano
ratios (pronunciati rescios),
storpiando, come loro abitudine (si pensi ai media) una
parola latina.
E noi li imitiamo. Ratio significa rapporto e, in effetti,
gli indici di bilancio non
sono altro che rapporti fra le
diverse voci del bilancio,
che permettono di stabilire
connessioni fra le grandezze
che le compongono.
Non consentono mai di trarre conclusioni, si tratta sempre di indicazioni da considerare nel loro insieme,
sempre con molta cautela.
Dallo stato patrimoniale delle aziende esaminate traiamo esclusivamente gli indici patrimoniali e finanziari
fondamentali, cioè i ratios
che ci consentono di esaminare la composizione del
loro patrimonio e come funziona il flusso del denaro.
1. L’indice di liquidità. È
dato dal rapporto fra attivo
circolante e passivo a breve.
L’attivo circolante contiene i
mezzi finanziari di cui l’impresa dispone (nell’immediato o nel breve termine).
Il passivo a breve termine
riguarda i debiti in scadenza.
Si può dire che l’attivo circolante (composto di crediti
a breve scadenza e di disponibilità liquide) precostituisce i mezzi finanziari per far
fronte ai debiti da pagare. Il
dato ottimale è quindi costituito da un rapporto attorno
a uno, considerato che l’attivo non contiene, per i t.o, le
rimanenze materiali di magazzino, la cui liquidabilità
è sempre da verificare. Nel
2011, il dato medio rilevato
sui 67 t.o. esaminati è 1,15,
che si può considerare adeguato.
Ovviamente si tratta di un
valore medio che, come si
può vedere dalle tabelle 5, 6
e 7, è diverso da azienda ad
azienda. Si tratta di un indice fondamentale, il primo
che i fornitori e le banche
guardano nello stato patrimoniale di un loro cliente,
perché segnala la capacità
dell’impresa di pagare i propri debiti.
Come tutti gli indici, però,
non va preso come dato isolato e visto alla luce dell’andamento complessivo del-
28 Gennaio 2013 - n° 1391
di Giorgio Castoldi
Tabella 6 - La composizione % del patrimonio di 25 t.o.
con un valore della produzione nel 2011 compreso fra 30 e 100 milioni
*Valori non percentuali
I tour operator sono indicati in questa e nelle seguenti tabelle in ordine di valore della produzione, partendo dal maggiore.
Tabella 7 - La composizione % del patrimonio di 35 t.o.
con un valore della produzione nel 2011 compreso fra 15 e 30 milioni
*Valori non percentuali
I tour operator sono indicati in questa e nelle seguenti tabelle in ordine di valore della produzione, partendo dal maggiore.
28 Gennaio 2013 - n° 1391
l’azienda. La liquidabilità
dei crediti, in primo luogo:
un indice alto che è dovuto
alla presenza di crediti non
facili da incassare non rappresenta certo un buon risultato. Viceversa un indice
sotto il valore ideale di uno
rilevato da un’azienda che è
in grado di riscuotere i crediti più rapidamente di
quanto paghi i suoi debiti
può essere interpretato come
un valore positivo.
2. L’indice di rigidità del
patrimonio. È l’incidenza
delle immobilizzazioni, cioè
degli investimenti fissi, di
durata superiore a 12 mesi,
rispetto al totale dell’attivo.
Questo valore segnala il livello di controllo dei mezzi
di produzione da parte dell’impresa.
Il tour operator che non ha
alberghi propri, non ha edifici di proprietà, non possiede
aerei ha poche immobilizzazioni e presenta un basso indice di rigidità.
Viceversa è più alto il valore
per gli operatori integrati,
che possiedono strutture ricettive, mezzi di trasporto o
anche, come si è visto, partecipazioni in altre aziende
del comparto. Il valore medio (nel 2011 del 27%) si è
visto essere il risultato di
una tendenza (non lineare)
alla diminuzione.
Ovviamente le aziende maggiori hanno una rigidità più
elevata: il 50,5%. Ma complessivamente si trova di tutto, con valori compresi fra il
minimo di 0,33% e il massimo del 93,64%. È opportuno precisare che questo indice non ha nulla a che fare
con le operazioni a rischio
che le aziende compiono
concludendo contratti vuoto/pieno, non rilevabili nel
patrimonio. L’esempio di
Eden, che ha in bilancio costi per affitti di oltre sei milioni ma poche partecipazioni, appare da questo punto di
vista illuminante.
3. L’indice di indebitamento. Il rapporto fra il totale
dell’attivo di un’impresa e il
suo capitale proprio indica
quanti investimenti questa è
riuscita a fare usando i mezzi propri. Il fatto che tale
rapporto nel 2011 per i tour
operator italiani esaminati
risulti 12,16 (senza tener
conto del dato anomalo di
Italturist, pari a 356) significa che per ogni euro che il
proprietario (i soci) ha immesso nell’azienda ne sono
stati investiti, appunto,
12,16. Gli altri 11,16, quindi, sono stati presi a prestito.
Si tratta di un valore in crescita rispetto al 9,08 del
2010. Spesso l’aumento dei
debiti è visto come un gravame che bisognerebbe evitare. Questo modo di pensare non tiene conto del fatto
che, prima di essere denaro
B
GuidaViaggi
ilanci t.o.
da pagare, le somme altrui
di cui le aziende dispongono
costituiscono finanziamenti,
senza i quali esse non potrebbero lavorare ed espandersi.
L’importante è che l’indebitamento vada di pari passo
con la redditività (cioè renda) e con l’equilibrio finanziario (cioè si sia sempre in
grado di pagare i debiti).
Considerato che i rendimenti medi degli investimenti
sono del 2,1% (si tratta del
Roa di cui si parla in seguito), quindi piuttosto bassi,
sembra che la prima condizione non sia gran che soddisfatta.
Per quanto riguarda la seconda, non ci sono problemi
(sempre nella media) riguardo al pagamento dei debiti,
come si è visto dall’indice di
liquidità di 1,15. Si è già osservato però come anche
questo indice vada considerato con prudenza, vista la
crescente difficoltà di incassare i crediti.
E se non necessariamente
possono stare tranquilli gli
operatori che hanno un’alta
liquidità, certamente hanno
di che preoccuparsi quelli il
cui indice è sotto il valore 1.
di Giorgio Castoldi
Tabella 8 - Valore della produzione di sei t.o con più di 100 milioni di ricavi
(migliaia di euro)
Tabella 9 - L’andamento del reddito di 7 t.o. italiani
con valore della produzione 2011 oltre 100 milioni di euro (migliaia di euro)
Tabella 10 - Composizione % del conto economico dei maggiori t.o. italiani
dal 1996 al 2011
Il patrimonio
dei 10 t.o. maggiori
Se all’inizio del nuovo millennio la crescita per i tour
operator sembrava passare
attraverso l’integrazione verticale e quindi l’acquisto di
villaggi, alberghi e, per i più
temerari, compagnie aeree,
le vicende dell’ultimo decennio hanno insegnato che
quella non è la via da perseguire da parte di aziende che
non hanno dimensioni tali
da consentire loro di recitare
il ruolo del “grande gruppo
integrato”.
E così, se da una parte Costa
Crociere inevitabilmente deve vincolare nelle navi il
93% dei suoi investimenti e
un’azienda come Aeroviaggi, nata albergatore, ha nel
suo Dna l’essere proprietaria
di strutture, i tour operator
che appaiono più dinamici
seguono la via dell’elasticità. Eden ha un indice di rigidità del 18,73% e Settemari del 15,18%. La capitalizzazione di queste imprese
è abbastanza elevata (la media è il 30%), l’indebitamento non è alto ma l’indice di
liquidità appare differenziato e per alcuni operatori da
tenere d’occhio.
Il patrimonio
dei tour operator
intermedi
L’esame della tabella 6 evidenzia una situazione molto
disomogenea, che rende i
valori medi privi di significato. L’indice di rigidità va
dall’1,10% di Welltour al
93,64% di Aeroviaggi e anche la media relativa all’entità del reddito rispetto agli
25
investimenti (complessivamente poco più dell’1%) appare frutto delle composizioni più diverse.
L’eterogeneità è inevitabile
perché in questo gruppo
convivono da una parte
aziende che erano grandi e si
sono ridotte (le prime dell’elenco), con aziende piccole
in rapida crescita e aziende
medie che tali rimangono.
Il patrimonio
dei t.o. più piccoli
La disomogeneità notata
nell’esame dei patrimoni
delle aziende più grandi la si
ritrova anche in quelle il cui
valore della produzione è
compreso fra i 15 e i 30 milioni di euro, segno che pure
in questo ambito è in atto
una selezione.
È in questo gruppo il tour
operator che ha l’indice di
rigidità più basso fra tutti
quelli esaminati. Si tratta di
Aim, con 0,33% di immobilizzazioni sugli investimenti
totali. Come spesso succede
le aziende più elastiche sono
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26 GuidaViaggi
CONTINUA DA PAG 25
quelle che hanno i bilanci
migliori. E forse non è un
caso.
L’aspetto
economico:
segni negativi
Come si vede dalla tabella
1, se si confrontano i fatturati dei tour operator più importanti del 2007 con quelli
del 2011, dopo la caduta generalizzata del 2009, si vede
che la maggior parte non ha
recuperato i valori pre-crisi.
La tabella 8 prende in considerazione sei operatori con
ricavi superiori a 100 milioni ed esclude Costa Crociere, che fa storia a sé. L’ultima colonna mostra un saldo
negativo di 122 milioni fra il
2007 e il 2011 nonostante la
performance di Eden.
Se si esclude l’operatore di
Pesaro tutti gli altri hanno
venduto di meno. E se si tenesse conto dell’inflazione il
dato sarebbe ancora più negativo.
Come si valuta
il rendimento
di un’azienda?
Quando si legge un bilancio
d’esercizio, l’occhio corre a
osservare subito il risultato
finale, costituito dal reddito
(utile o perdita) d’esercizio.
Si tratta del dato che dovrebbe rispondere alla prima domanda che ogni imprenditore si pone: “Ho guadagnato
o perduto?”
In realtà si tratta di un’informazione che può trarre in inganno, perché può essere
composta anche di elementi
di costo e di ricavo che poco
hanno a che fare con l’effettiva redditività dell’impresa,
in particolare con i proventi
e gli oneri straordinari, o con
le imposte, componenti
estranee alla ordinaria ge-
B
28 Gennaio 2013 - n° 1391
ilanci t.o.
stione dell’azienda.
È proprio per poter eseguire
verifiche e valutazioni relative alla composizione del
reddito e non limitarsi al risultato finale che la struttura
del conto economico imposta dalla legge prevede la
determinazione anche di un
risultato parziale: il margine operativo, dato dalla differenza fra i ricavi ottenuti
con l’attività di vendita (definiti il valore della produzione), e i costi di produzione, per beni, servizi, personale, ammortamenti. Il risultato (o margine) operativo è
detto anche Ebit (earning
before interests and taxes) e
indica il rendimento dell’attività tipica dell’impresa.
Dall’esame dei bilanci del
2011 si deduce che l’Ebit
(0,5% dei ricavi) è peggiorato rispetto allo 0,9% del
2010 e ancor più in confronto con l’1,2% del 2009, già
ridotto se comparato con il
2% del 2008 e il 3,4% del
2007. Il risultato operativo è
l’unico intermedio previsto
dalla legge di bilancio, ma,
come si può vedere anche
dalla tabella 10, esso si ottiene togliendo ai ricavi una
quantità di costi tale da rappresentare quasi l’intera
massa degli oneri di bilancio
(nel 2011 erano il 99,5% dei
proventi). Questo fa sì che si
sia sentita la necessità di articolare ulteriormente i valori di bilancio per ottenere altri risultati parziali.
Il primo è il valore aggiunto, calcolato come differenza fra i ricavi di vendita e i
costi di acquisto di beni e
servizi esterni: in sostanza si
tratta del valore (fatture di
vendita meno fatture di acquisto) sul quale viene determinata l’imposta che
prende quella denominazio-
di Giorgio Castoldi
Tabella 11 - La struttura
Tabella 12 - Gli indici economici
del conto economico
dei maggiori tour operator italiani
dal 1996 al 2011
ne. Può fornire indicazioni
sulla correttezza del rapporto con il mercato e, messo in
relazione con i costi interni
(personale e ammortamenti), può aiutare nelle scelte
imprenditoriali relative al
reperimento dei servizi.
Questo valore (non evidenziato nella tabella 10), nel
2011 è stato dell’8%, più
basso rispetto al 9,3% del
2010 e del 2009 e in calo rispetto al 9,6% del 2008 e al
10,4% del 2007.
Il valore medio del costo del
lavoro è stato il 6,4%, meno
del 7% del 2010 ma in linea
con il 6,3% del 2009, che
era uguale alla percentuale
del 2008.
È proprio nel rapporto fra
valore aggiunto e costo del
personale che si giocano le
possibilità di reddito delle
imprese ed è per questo che
un dato sempre più preso in
considerazione è l’Ebitda
(earning before interests,
taxes, devaluations and
amortizations), cioè il risultato operativo lordo, che indica il rendimento prima degli ammortamenti. In pratica
è dato proprio dall’importo
del valore aggiunto meno il
costo del lavoro. E la sua
progressiva erosione, dal
3,5% del 2008, al 2,6% del
2009, al 2,3% del 2010,
all’1,6% del 2011 non è un
segnale positivo, anche se,
trattandosi di un valore medio va riesaminato caso per
caso.
Si ricordi che non ha senso
soffermarsi a valutare separatamente le singole voci di
costo. Non ha senso fare
benchmarking, cioè confronti con altre aziende,
prendendo in considerazione solo quella che in genere
attrae l’attenzione degli imprenditori: il costo del lavoro. Si tratta di un elemento
strettamente legato al valore
aggiunto (e quindi all’Ebitda) e può e deve avere valori molto diversi a seconda
del tipo di attività svolto. Per
esempio, se si esaminano
queste grandezze in due
aziende indubbiamente diverse come Costa Crociere e
Aeroviaggi, si vede che esse
hanno in comune un alto indice di rigidità (rispettivamente 93,37% e 93,64%) e
un alto valore aggiunto
(37,54% e 30,02%). La conseguenza è un costo del lavoro superiore alla media
(13,40% e 19,02%). Questo
perché evidentemente si
tratta di imprese che producono molti servizi al loro interno e quindi da una parte
comprano meno all’esterno
(realizzando un alto valore
aggiunto) e dall’altra necessitano di molto personale
(alto costo del lavoro). Viceversa, se prendiamo Eden
Tabella 13 - Il conto economico 2011 di 7 t.o. con valore della produzione superiore a 100 milioni di euro
Legenda
colonna 1 – Vp/1000 indica i valore della produzione del 2011 in migliaia di euro
colonna 2 – Vp 11/10 contiene la variazione percentuale del valore della produzione del 2011 rispetto al 2010
colonna 3 – Va è il valore aggiunto in percentuale rispetto ai ricavi
colonna 4 – Lavoro riguarda l’incidenza percentuale sui ricavi del costo del lavoro
colonna 5 – Ebitda è il valore percentuale del margine operativo lordo (valore aggiunto meno co-
sto del lavoro) calcolato sui ricavi
colonna 6 – Ro indica il valore percentuale del risultato operativo (o Ebit) sul totale dei ricavi
colonna 7 – Pof contiene l’incidenza percentuale dei proventi e oneri finanziari sui ricavi
colonna 8 – Rgo è il margine di gestione ordinaria in percentuale sui ricavi
colonna 9 – Ps segnala il peso percentuale della parte straordinaria
colonna 10 – Imp è il valore percentuale rispetto ai ricavi delle imposte sul reddito
colonna 11 – Reddito indica il risultato finale percentuale (utile o perdita d’esercizio)
28 Gennaio 2013 - n° 1391
Viaggi ha un valore aggiunto basso (4,99%) perché acquista all’esterno quasi tutti
i servizi che propone al pubblico, ma conseguentemente
ha anche un minore costo
del lavoro (3,99%).
L’importante è che i due dati
(valore aggiunto e costo del
lavoro) siano coerenti e siano conseguenti l’impostazione gestionale dell’impresa e, soprattutto, il secondo
non superi il primo, altrimenti si produce un Ebitda
negativo.
Un altro risultato economico
parziale, non previsto dalla
normativa, è quello di gestione ordinaria, rappresentato dalla somma algebrica del risultato operativo
con gli oneri e i proventi finanziari.
Per molti analisti, costituisce il dato più significativo
riguardante la redditività
aziendale, perché tiene conto dell’aspetto operativo e di
quello finanziario, tralasciando gli elementi straordinari e quelli fiscali, che
non hanno a che fare in
modo diretto con la gestione. Il dato medio del 2011
(0,4% dei ricavi) è anch’esso inferiore allo 0,7% del
B
GuidaViaggi
ilanci t.o.
2010 e del 2009 e ancor più
in calo se paragonato con
l’1,3% del 2008 e il 3,3%
del 2007.
Gli indici
economici
I ratios che si desumono dal
conto economico hanno lo
scopo di identificare la capacità di reddito di un’azienda
rispetto alle sue diverse
componenti. Gli analisti di
bilancio ne estraggono a decine. Qui ci limitiamo ai tre
più famosi.
1.Roe (Return on equities).
Si calcola dividendo l’utile
d’esercizio per il capitale
proprio e indica il rendimento dei finanziamenti del proprietario. Nel 2011 l’indice
medio è il 16,8%, in calo rispetto al 19,5% del 2010,
meno del 25,8% del 2009,
del 27,2% del 2008 e decisamente ridimensionato rispetto al 121,5% del 2007 e
al già alto 42% del 2006.
La buona notizia è che non
vuol dire quasi nulla. A prima vista sembrerebbe il dato
che più potrebbe interessare
l’imprenditore, perché gli
segnala quanto rende il capitale che ha investito.
In realtà, soprattutto nelle
imprese di servizi come i
tour operator, spesso è sufficiente un patrimonio molto
limitato per procurarsi un
giro d’affari anche consistente. Si prenda il già citato
caso di Italturist, che ha un
capitale proprio di poco più
di 41mila euro, con il quale
dà luogo a un giro di affari
di quasi 26 milioni. Il non
certo enorme reddito di
3mila euro è già sufficiente
per procurare un dignitoso
7,66% di Roe .
Giver, che con il suo capitale di 194.888 euro si procura
un reddito di 805.597 euro
ha un Roe del 413%.
Viceversa Costa Crociere
registra un ritorno sul capitale del 10,28%, nonostante
i suoi 431 milioni di reddito,
perché il suo patrimonio è di
4,2 miliardi.
2.Roa (Return on assets), in
precedenza noto come Roi
(Return on investments). È
dato dal rapporto fra il risultato operativo e gli investimenti (cioè l’attivo) del patrimonio e indica la capacità
produttiva dell’impresa: praticamente quanto rendono
100 € investiti.
27
di Giorgio Castoldi
Nel 2011 questo indice si è
fermato a un livello (medio)
del 2,1%, in lieve crescita rispetto all’1,7% del 2010 ma
meno del 3,2% del 2009,
che già era la metà del 6,4%
del 2008, ulteriormente in
calo rispetto all’8,3%, del
2007.
Per valutare la positività dell’indice, oltre che il raffronto con gli anni precedenti, va
fatto il confronto con il costo del denaro: se il rendimento di quanto si investe
supera il costo del finanziamento significa che il rapporto è positivo, altrimenti si
lavora in modo non conveniente. Per questo va valutato caso per caso, anche se
certamente la sua continua
erosione non sembra un
buon segno.
3.Ros (Return on sales). È
dato dal rapporto fra il risultato operativo e i ricavi di
vendita e segnala il rendimento delle vendite dell’impresa. Anche per questo indice assistiamo a un calo
progressivo. Nel 2011 è stato dello 0,5%, rispetto allo
0,9% del 2010, l’1,1% del
2009, l’1,99% del 2008 e il
3,42% del 2007.
Tabella 14 - Gli indici economici 2011
di 7 t.o. con valore della produzione
superiore a 100 milioni di euro
I 7 grandi,
sempre meno
Si è detto che, mentre nel
2008 i tour operator che denunciavano un valore della
produzione superiore ai 100
milioni erano stati 13, sono
scesi a 9 nel 2009 e ridotti a
7 (potrebbero essere 8 ma
manca il bilancio di Valtur)
nel 2011. Si è anche mostrata la generalizzata caduta di
fatturato. Solo Settemari e
Hotelplan presentano perdite, tutti gli altri operatori
mostrano redditi positivi,
con la solita performance di
Costa Crociere che, con il
suo 13,66% di utili rispetto
al valore della produzione
(tradotti in più di 431 milioni di euro) chiude un ennesimo anno da record. Da segnalare anche il risultato di
Tabella 15 - Il conto economico 2011 di 25 t.o. con valore della produzione compreso fra 30 e 100 milioni di euro
*L’importo del valore della produzione è il totale
CONTINUA A PAG 28
28 GuidaViaggi
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Boscolo, che, con l’11,82%
di Roa, mostra un ritorno sugli investimenti che supera
anche quello di Costa.
L’eterogeneità
sta in mezzo
Il gruppo dei tour operator il
cui valore della produzione
è compreso fra 30 e 100 milioni appare come il più eterogeneo, perché in esso convivono aziende abituate in
passato a fatturati superiori
con nuove imprese emergenti. Fra le prime spiccano
i Viaggi del Turchese e Phone&Go, che nel 2010 rientravano nel gruppo degli
operatori con ricavi oltre i
100 milioni, ma che nel
2011 ne hanno perduti rispettivamente il 20,15% e il
18,29%.
Anche i quattro operatori
che seguono, tre dei quali
erano anch’essi stati in pas-
B
ilanci t.o.
sato fra quelli che vendevano più di 100 milioni, mostrano notevoli cali nei ricavi, pur se la riduzione di fatturato più importante appare
quella subita da Swan Tour,
che dichiara vendite per 49
milioni, il 43,47% in meno
rispetto al 2010, quando il
suo valore della produzione
superava gli 88 milioni.
Procedendo verso i fatturati
minori si vedono situazioni
decisamente migliori, sia dal
punto di vista dell’andamento dei ricavi, sia da quello
dei rendimenti.
Già si è detto del caso particolare de I Grandi Viaggi, il
cui Ebitda (8,93%) è sopra
la media, ma poi mostra un
risultato operativo con il segno meno (-1,85%).
In mezzo fra i due dati c’è
una enorme quantità di ammortamenti.
Andando a vedere gli indici
economici, in particolare il
Roa, spicca la performance
di Igna’s, che con il suo
47,12%, mette in ombra anche gli ottimi risultati di
Outby (20,62%), Giver
(26,23%) e Interstudio Viaggi (21,05%).
Piccolo
è ancora bello?
Non sono pochi gli operatori i cui valori della produzione si collocano sotto i 30 milioni di euro che nel 2011
hanno avuto aumenti nel fatturato veramente notevoli. Il
primo fra tutti è 6Tours, con
uno stupefacente +83,70%
nelle vendite, che ha coinciso con il mantenimento di
una equilibrata situazione
economica generale.
E questo può essere considerato un po’ un dato generale: le numerose aziende di
questo gruppo che sono cre-
28 Gennaio 2013 - n° 1391
di Giorgio Castoldi
sciute più del 30% non lo
hanno fatto a scapito della
redditività. Viceversa si è riscontrata una coincidenza
pressoché generalizzata fra
calo nel fatturato e nei rendimenti. Guardando il Roa,
spicca il dato relativo a Rusconi Viaggi, che registra un
56,87%: in assoluto il più
alto evidenziato fra tutti i bilanci esaminati.
Conclusioni
Ormai è risaputo: la crisi
economica esplosa nel 2008
non è una crisi ciclica, ma di
sistema.
Le premesse erano già state
poste negli anni Ottanta con
il ridimensionamento dello
Stato sociale e il ritorno a un
liberismo in parte accantonato negli anni Settanta.
L’accorpamento delle banche d’affari e di quelle commerciali degli anni Novanta
I più
• Il fatturato più alto è di Costa Crociere (3,16 miliardi di
euro).
• Il maggior incremento di fatturato in termini percentuali è di
6Tours (+83,7%).
• Il maggior incremento di fatturato in valore assoluto è di Costa Crociere (277 milioni).
• L’utile più alto in valore assoluto è di Costa Crociere (431
milioni di euro).
• L’utile più alto in percentuale sui ricavi è di Boscolo
(15,55%).
• Il miglior risultato operativo (Ebit) è di Costa Crociere
(15,49% del valore della produzione).
• Il miglior risultato di gestione ordinaria è di Boscolo
(16,59% del valore della produzione).
• Chi paga, in proporzione ai ricavi, più imposte sui redditi è
Rusconi (4,20% del valore della produzione).
• Il miglior rendimento degli investimenti (Roa) è di Rusconi
(56,87%).
• Il patrimonio con maggiori investimenti fissi è di Aeroviaggi, con il 93,64% del totale.
• Il patrimonio più elastico è di Aim (0,33% di immobilizzazioni e 99,67% di attivo circolante).
• L’indice di liquidità più alto è di Igna’s, il cui attivo circolante è 2,60 volte il passivo a breve.
• Il maggior indebitamento è di Italturist, 356 volte rispetto al
capitale.
Tabella 17 - Il conto economico 2011 di 35 t.o. con valore della produzione compreso fra 15 e 30 milioni di euro
*L’importo del valore della produzione è il totale
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28 Gennaio 2013 - n° 1391
GuidaViaggi
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di Giorgio Castoldi
Tabella 16 - Gli indici economici 2011 di 25 t.o.
Tabella 18 - Gli indici economici 2011 di 35 t.o.
con valore della produzione compreso
fra 30 e 100 milioni di euro
con valore della produzione compreso
fra 15 e 30 milioni di euro
ha messo in mano agli istituti di credito un’arma potentissima che esse hanno usato
con le conseguenze che si
sono viste.
Il fallimento della Lehman
Brothers ha fatto da detonatore per dar fuoco a polveri
già incandescenti.
Il solco fra chi ha di più e
quindi può permettersi consumi di fascia alta e chi invece vede continuamente ridursi la capacità di spesa
non è stato creato in quel
settembre 2008 ma esiste da
prima.
La crisi non ha fatto altro
che accelerare il processo,
che ha trovato un ulteriore
elemento di aggravamento
nell’allargarsi della forbice
fra i movimenti finanziari
nel mondo (ormai valutati
800.000 miliardi dollari) e
quelli dell’economia reale
(valutati circa 70.000 miliardi di dollari).
Insomma è cambiato il mondo. Gli economisti (come
per esempio il premio Nobel
Paul Krugmann) avevano
previsto, già all’inizio della
fase acuta della crisi, che per
vedere una “ripartenza” (comunque da nuove posizioni)
bisognerà attendere il 2015.
In un contesto quale quello
qui schematizzato la pretesa
di continuare a proporre
sempre gli stessi prodotti a
condizioni che non variano
non può che essere perdente. Eppure è proprio quello
che molti fra i maggiori tour
operator italiani hanno continuato a fare anche negli ultimi anni, senza cogliere il
fatto che il loro cliente tipo
non c’è più. L’esame dei bilanci qui presentata non fa
che documentare questo stato di cose.
Il modello di mercato “uno
per tutti”, basato sull’offerta
di un unico prodotto destinato a una vasta platea di
consumatori, ormai è da
considerare desueto (e la
crisi non c’entra).
Ora si deve attuare il “tutto
per pochi”, segmentando,
specializzandosi, curando i
propri target. Chi lo sta facendo consegue risultati lusinghieri, testimoniati da
molti dei numeri sopra riportati. Chi non lo fa o è già
uscito dal mercato o deve
prepararsi ad abbandonare il
campo in breve tempo.
I punteggi
La domanda che ci si può
porre leggendo la classifica
dei tour operator analizzati
(tabella 19) è “non dovrebbe
vincere Costa Crociere, con
i suoi numeri straordinari?”
E invece non si piazza neppure fra i primi dieci. Perché? Perché la grande com-
pagnia di Genova è da molti
anni che è grande e, come si
è detto, ci ha tanto abituato a
risultati straordinari che ormai quasi non ci si fa più
caso.
La classifica dei tour operator che qui viene proposta è
impostata sulle progressioni
e, per dar modo anche ai più
piccoli di gareggiare alla
pari con i maggiori, attribuisce i punteggi più alti a chi
mostra di crescere meglio rispetto al punto di partenza,
indipendentemente dalle dimensioni.
Ovviamente la sua impostazione è più che discutibile,
da tantissimi punti di vista, e
non tiene in considerazione
molti elementi di grande importanza. Quindi è sicuramente sbagliata.
E allora perché farla? Perché
se si comprende come è
strutturata e quindi se ne vedono tutti i limiti, può acquisire un suo senso e fornire
qualche indicazione.
La graduatoria che segue, si
è detto, è basata sui miglioramenti rispetto all’anno
precedente.
Un peso prevalente è attribuito all’aspetto economico,
in particolare alla valutazione dei diversi margini di
redditività, perché si ritiene
che questi elementi possano
essere considerati, in questo
29
periodo, più significativi che
mai. Conta però anche l’equilibrio finanziario. In fondo alla tabella è riportato il
punteggio medio conseguito
dalle aziende esaminate e
quello degli anni precedenti.
Il fatto che si tratti di un valore più basso costituisce
un’ulteriore indicazione di
uno stato di sofferenza del
comparto.
Il punteggio più alto lo ottiene Rusconi Viaggi di Lecco.
Si tratta di un’azienda fondata nel 1981 da Eliseo Rusconi, che tuttora ne è presi-
dente e direttore tecnico.
È un tour operator specializzato in viaggi religiosi e nel
2011 ha saputo dare adeguata risposta alla domanda di
pellegrinaggi a Medjugorie
connessa con il trentesimo
anniversario delle prime apparizioni della Madonna in
quell’area.
Ancora una volta realizza il
punteggio più alto un operatore di dimensioni limitate
(15 milioni di valore della
produzione).
Da una parte è vero che in
una graduatoria basata sulle
progressioni chi ha numeri
più piccoli può più facilmente registrare incrementi
percentualmente più elevati
ma dall’altra non si può negare che la tendenza alla
specializzazione non rappresenti un fenomeno vincente.
Se si esamina lo schema di
bilancio riprodotto nella tabella 20 si potrà anche esprimere dissenso rispetto alla
classifica stilata ma non si
potrà negare che si tratta di
un bilancio tale da fare invidia anche ad aziende ben più
grandi e più blasonate.
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30 GuidaViaggi
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28 Gennaio 2013 - n° 1391
di Giorgio Castoldi
Tabella 19 - La classifica dei bilanci dei 67 tour operator esaminati
Criteri di classificazione
Liquidità: 1-1,1 punti 2; 0,9-1 punti 1; <=,9 punti 0
Variazione liquidità: aumento 2, stabile 1 punto, riduzione 0 punti.
Ro (risultato operativo): positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione Ro: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti,
riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti
% Ro: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Rgo (risultato di gestione ordinaria): positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione Rgo: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti,
riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti
% Rgo: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Roa: positivo 1 punto, negativo 0 punti
Roa: in aumento punti 2, stabile, in aumento ma negativo, o in riduzione ma positivo punti 1,
in riduzione punti 0
% Roa: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Ro, Rgo, Roa; variazioni calcolate su percentuali (se i valori assoluti crescono e le percentuali
non si considera dato stabile)
Reddito: positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione reddito: se aumenta 2 punti, se stabile o aumento negativo 1,
se diminuisce ma positivo 0, perdita -1
se aumenta di oltre il 50% 1 punto, di oltre il 100% 2 punti,
di oltre il 200% 3 punti, di oltre 300% 4 punti.
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Schema del bilancio della Rusconi Viaggi SpA
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