Proteggere il libro
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Proteggere il libro
Proteggere il libro In copertina: ©iStockphoto.com/Chang: Forbidden books. Autore: Markus Gerlach. Titolo originale: Protéger le livre. Enjeux culturels, économiques et politiques du prix fixe Edizione originale: © Alliance des éditeurs indépendants, 2003 Traduzione dal francese di Beatrice Cerrai. Revisione di Marcella Perodo. © Copyright 2010 Fidare - Federazione Italiana Editori Indipendenti Via della Consolata 7, Torino Tel/fax 011 52.11.790 [email protected] www.fidare.it Markus Gerlach Proteggere il libro Risvolti culturali, economici e politici del prezzo fisso Federazione Italiana Editori Indipendenti Presentazione Il progetto di questo studio nasce nell’agosto del 2002, quando sei editori latino-americani, membri della Alliance des éditeurs indépendants, mi chiesero se fosse possibile ricevere dall’Associazione informazioni relative ai sistemi di protezione del libro in Europa. Informazioni che, pare, dovessero servire loro per meglio comprendere le specificità europee e, forse in qualche caso, per trarne ispirazione. Da allora, alcuni editori dell’Africa occidentale ci hanno comunicato il proprio interesse nel progetto; per cui lo studio è disponibile in spagnolo e in francese. La Alliance des éditeurs indépendants, di cui oggi fanno parte una cinquantina di case editrici non vincolate ai grandi gruppi, non poteva che dare risposta favorevole a tale richiesta: la circolazione delle informazioni e lo scambio di esperienze sono, di fatto, al centro del funzionamento di qualsiasi rete sul fronte dell’avvento di una nuova globalizzazione. Ecco quindi il primo studio della Alliance des éditeurs indépendants, che abbiamo voluto il più possibile accurato: il prezzo contenuto, in linea con i fini non lucrativi dell’associazione, rappresenta una partecipazione ai costi di realizzazione. Confidiamo, per tematiche diverse, nell’intervento di altri autori, che contribuiscano così a rafforzare, attraverso la circolazione delle conoscenze, l’indispensabile solidarietà tra editori indipendenti, tra professionisti del libro, tra Nord e Sud. Étienne Galliand Alliance des éditeurs indépendants Alliance des éditeurs indépendants 38, rue Saint-Sabin F-75011 Parigi, Francia Tel. 0033 (0)1 43 14 73 66 Fax 0033 (0)1 43 14 75 99 Contatti: [email protected] Prefazione all’edizione italiana L’idea dell’opportunità di vincolare il libro a un prezzo non scontabile è un’idea che, forse il lettore si sorprenderà, ha circa due secoli e mezzo. Le prime discussioni in merito si levano infatti nella seconda metà del Settecento. E da allora sono state diverse le modalità in cui questa esigenza ha preso forma, nel Vecchio Continente, come in America. Di volta in volta una normativa pubblica, in alternativa ad accordi di natura privatistica, veniva adottata per regolare questo aspetto, così cruciale, del mercato editoriale. Ma perché l’oggetto libro dovrebbe rappresentare un unicum – nell’insieme della produzione, circolazione e scambio di beni in regime di sostanziale libertà di prezzo – meritevole di una disciplina diversa? Perché, nonostante il punto di vista rigidamente (e riduttivamente) merceologico di taluni, i libri non sono sacchi di cemento, non sono fustini di detersivo, non sono vasetti di yogurt. I libri sono il veicolo per la diffusione di idee, di cultura, di critica, di approfondimento. Sono il mezzo attraverso cui si esprime la vitalità culturale di un Paese, la possibilità stessa di generare alternative, di comunicare una ricchezza di pensiero. Ecco perché è così importante una molteplicità di editori (indipendenti) e di librerie disponibili anche in piccoli centri urbani: è l’unica risposta all’ossessione del Pensiero Unico che, in maniera più o meno inevitabile, è la risultante della concentrazione editoriale in oligopoli. La liberalizzazione del prezzo di vendita dei libri punta invece in direzione diametralmente opposta, come l’indagine sviluppata in questo libro dimostra in maniera davvero inconfutabile. La progressiva chiusura delle piccole librerie, l’impossibilità per gli editori indipendenti di resistere alle politiche aggressive del marketing, appannaggio dei grandi gruppi, ne sono la conseguenza inesorabile. Di qui l’impoverimento dell’offerta – sia in termini di titoli sia in termini di punti 6 vendita –, l’aumento dei prezzi per l’editoria specializzata, l’uniformizzazione culturale. Si tratta forse di ragionamenti astratti, di congetture, di possibilità teoriche, di eventualità incerte? Niente affatto. L’esperienza degli ultimi centocinquant’anni è lì a dimostrarcelo: basta esaminare quel che è successo ai Paesi che hanno preso una strada o l’altra, che poi si sono riconvertiti in un senso o nell’altro; insomma sarebbe sufficiente andare a vedere i dati in casa altrui. L’esperienza della Francia, che ha salvato la propria editoria grazie alla legge Lang sul prezzo fisso, quella tedesca e spagnola, paragonabili a quella francese; e dall’altra parte la totale liberalizzazione in Gran Bretagna, con la conseguente sofferenza dell’intero comparto editoriale. È dunque con grande soddisfazione che Fidare mette a disposizione in Italia un’indagine davvero esauriente, dal punto di vista storico, economico, sociale e politico su una questione così critica per tutto ciò che concerne il mondo del libro. * * * Nel momento in cui scriviamo questa presentazione in Italia si sta approvando una legge sul libro che entrerà in vigore, nelle previsioni, verso la fine del 2010. Questa norma (legge Levi), dichiara esplicitamente l’obiettivo di disciplinare il prezzo dei libri, di sviluppare il settore editoriale, di sostenere la creatività letteraria, di promuovere la lettura e diffondere la cultura, nonché di tutelare il pluralismo dell’informazione. Nonostante queste belle premesse il contenuto lavora in direzione diametralmente contraria. Lo sconto sulla vendita dei libri è fissato a un limite altissimo (15%) che è oltre il margine economico del libraio. Si confronti lo sconto previsto dalla normativa francese (max 5%) e tedesca (0%). Come se non bastasse, è prevista la possibilità di effettuare campagne promozionali, al cui interno il limite non vale più; di più ancora, il periodo in cui sono effettuabili queste promozioni è di 11 mesi l’anno. Di fatto quindi il limite, già troppo alto, viene aggirato attraverso la possibilità di effettuare promozioni senza – praticamente – limiti. 7 Una legge dunque orientata a obiettivi opposti a quelli dichiarati, che favorisce platealmente i grandi gruppi editoriali e le librerie di catena. Amareggia il cinismo di questa classe politica, un esponente della quale non molto tempo fa in Parlamento così si espresse: “Se questi interventi porteranno alla chiusura delle piccole realtà, delle piccole librerie, questo non è certamente un problema, così come non lo è stato la scomparsa delle latterie, avvenuta in seguito dell’apertura dei supermercati”. Come a dire: “Sappiamo benissimo quali sono le conseguenze di questa normativa perché è esattamente ciò che desideriamo”. Ed è importante averne una chiara cognizione per evitare di pensare che siano provvedimenti “errati”, dovuti a una mancanza di informazioni, a una sorta di incompetenza o a una “svista” del legislatore. No. La chiusura delle librerie indipendenti, la cessazione dell’editoria indipendente, la riduzione dell’offerta culturale, l’omologazione dei contenuti, l’ulteriore ampliamento della presenza dei monopoli in libreria: ecco il vero obiettivo di questa legge. Trattasi perciò di pura e semplice ipocrisia e mala fede. Anita Molino Presidente di Fidare 8 1. Il prezzo fisso del libro «A cynic is a man who knows the price of everything, and the value of nothing.» Oscar Wilde «Un cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla.» Gli editori e librai europei, impegnati da oltre quindici anni nell’aspra lotta per il mantenimento o l’introduzione del prezzo fisso del libro, potrebbero pensare che l’aforisma di Oscar Wilde sia rivolto ai loro avversari della Commissione Europea. A dispetto della mobilitazione in favore del prezzo fisso della quasi totalità dei professionisti, di una maggioranza schiacciante della classe politica e del Parlamento Europeo, nonché di un cospicuo numero di indagini prodotte da esperti indipendenti, la Direzione generale della concorrenza non cede di un millimetro: il libero gioco del prezzo dev’essere l’unico regolatore del mercato del libro in Europa. Se da un lato la Commissione concede il principio di sussidiarietà ai Paesi che intendono applicare il prezzo fisso su scala nazionale, dall’altro si dimostra intransigente sul fronte degli scambi transfrontalieri. Un punto di vista che non tiene sufficientemente conto di alcuni elementi fondamentali del mercato editoriale, quale ad esempio il duplice aspetto del libro, come bene economico e bene culturale; o ancora l’organizzazione del mercato librario in «bacini linguistici» che vanno oltre le frontiere degli Stati-nazione. Questa sclerotizzazione sulla variabile del prezzo quale unico criterio di concorrenza denota altresì un dogmatismo per molti versi antiquato. Per meglio comprendere i risvolti di un dibattito secolare e tuttavia di grande attualità, è proposito di questo studio delinearne i punti fondamentali. 9 Prima di descrivere la situazione attuale all’interno dell’Unione Europea, ripercorreremo l’evoluzione storica dei regimi di prezzo fisso del libro, evidenziando gli obiettivi alla base della creazione di un dispositivo introdotto in alcuni paesi del Nord Europa a partire dal 1830. Nonostante la naturale evoluzione del mercato, le argomentazioni di allora sono, in gran parte, ancora valide. In un secondo tempo prenderemo in esame gli effetti economici prodotti dal prezzo fisso del libro sul mercato editoriale, tenendo conto in particolare di alcuni fattori minori, spesso trascurati nell’analisi classica, ma determinanti all’interno del mercato del libro, quali l’informazione e il servizio. Infatti non è solo il suo aspetto di bene culturale a mettere in discussione l’applicazione delle regole economiche classiche, bensì ulteriori peculiarità del «prodotto libro» – prototipo che conferisce un monopolio di sfruttamento –, le quali esigono un trattamento diverso da quello riservato ai normali beni di consumo. Infine verranno illustrate brevemente le implicazioni politiche e giuridiche, per completare l’analisi degli effetti economici attraverso considerazioni di carattere culturale e politico, ma anche per comprendere quanto la questione del prezzo fisso del libro sia un esempio eloquente dei problemi sollevati dalla progressiva integrazione degli Stati-nazione all’interno di strutture sovranazionali. 10 2. Evoluzione storica e situazione attuale in Europa 1. L’invenzione del prezzo fisso del libro L’idea del prezzo imposto nasce nell’Europa del XVIII secolo come conseguenza della separazione delle funzioni di produzione e di diffusione del libro. Separazione che rende difficile, agli editori, il controllo delle modalità di presentazione delle loro opere e le condizioni di vendita. Prima di allora, infatti, gli editori si facevano essi stessi carico della vendita dei libri al consumatore finale. A partire dalla metà del XVIII secolo si assiste a una progressiva separazione delle funzioni: editori e librai diventano figure sempre più distinte, alle quali, nel tempo, si aggiunge quella intermedia dei grossisti. Anche i canali di vendita iniziano a moltiplicarsi: oltre alla vendita in libreria o per sottoscrizione diretta, ha già preso piede la vendita per corrispondenza. Nonostante il pubblico ancora ristretto, il sistema di perequazione (o «sovvenzione incrociata»), ovvero il finanziamento di una maggioranza di titoli poco redditizi attraverso le opere più vendute, è già di uso corrente presso editori e librai, come testimonia nel 1763 Denis Diderot nella famosa Lettre sur le commerce des livres. Que fit l’imprimeur? Enrichi par ses premières tentatives et encouragé par quelques hommes éclairés, il appliqua ses travaux a des ouvrages estimés, mais d’un usage moins étendu. On goûta quelques-uns de ses ouvrages, et ils furent enlevés avec une rapidité proportionnée à une infinité de circonstances diverses; d’autres furent négligés, et il y en eut dont l’édition se fit en pure perte pour l’imprimeur. Mais le débit de ceux qui réussirent et la vente courante des livres nécessaires et journaliers compensèrent sa perte par des rentrées continuelles, et 11 ce fut la ressource toujours présente de ces rentrées qui inspira l’idée de se faire un fonds. Un fonds de librairie est donc la possession d’un nombre plus ou moins considérable de livres propres à différents états de la société, et assorti de manière que la vente sûre mais lente des uns, compensée avec avantage par la vente aussi sûre mais plus rapide des autres, favorise l’accroissement de la première possession. Lorsqu’un fonds ne remplit pas toutes ces conditions, il est ruineux.1 [Che cosa fece il tipografo? Arricchito dai primi tentativi e incoraggiato da qualche uomo illuminato, lavorò a opere di valore, ma di minor diffusione. Alcune furono apprezzate, ma ritirate con una rapidità dovuta a un’infinità di circostanze diverse; altre vennero ignorate, per altre ancora invece l’edizione fu realizzata in pura perdita per il tipografo. Ma la vendita delle opere di successo, e quella corrente dei libri necessari e giornalieri, compensò le perdite grazie a entrate costanti, e fu proprio la continuità di tali entrate a ispirare l’idea di un fondo. Un fondo di libreria è quindi il possedimento di un numero più o meno cospicuo di opere rivolte a diverse classi sociali, assortito in maniera tale che la vendita certa ma lenta di alcune, compensata in anticipo dalla vendita altrettanto certa ma più rapida di altre, favorisca l’aumento del possedimento originario. Quando un fondo non soddisfa tutte queste condizioni, è fallimentare, N.d.T.]. La separazione delle attività di produzione e diffusione comporta la nascita delle prime associazioni a difesa degli interessi dei diversi gruppi, autori, editori, librai. Con la lenta democratizzazione della lettura e l’avvento delle grandi tirature, l’applicazione degli sconti suscita i primi tumulti tra i librai e gli editori interessati a vendite stabili. È nel 1829 che gli editori inglesi applicano per primi il prezzo fisso, per opporsi agli eccessivi sconti applicati dai dettaglianti, e giustificano tale misura con la necessità di compensare i librai che danno spazio a opere più difficili. Questo sistema resterà in vigore fino al 1850, anno in cui un’influente Società degli autori presieduta da Charles Dickens 1 È possibile consultare il testo integrale in francese su Internet, all’indirizzo http:// abu.cnam.fr/cgi-bin/go?commerce1. 12 ne ottiene l’abbandono da parte degli editori. Quarant’anni più tardi, nel 1890, Frederick MacMillan riesce a reintrodurre il prezzo fisso in Inghilterra con il nome di net price system, regime rivelatosi – nelle sue molteplici forme – resistente a ogni minaccia fino al definitivo abbandono, un secolo più tardi, nel 1995.2 In Germania, i diversi attori del settore editoriale avevano realizzato, nel 1825, il Boersenverein des Deutschen Buchhandels, che ancora oggi rappresenta i tre livelli della filiera. Le città di Lipsia e Berlino erano diventate i feudi dei distributori per corrispondenza, i quali concedevano sconti generosi sui prezzi consigliati dagli editori, pratica spesso denunciata dai librai di provincia. Ma durante le assemblee generali del Boersenverein, che si tenevano a Lipsia, gli stocchisti riuscivano regolarmente a bloccare ogni tentativo di imposizione di prezzi fissi. Solo nel 1887 Alfred Kroener, presidente del Boersenverein, riesce astutamente a limitare l’influenza dei venditori per corrispondenza indicendo un’assemblea straordinaria a Francoforte, che vede i librai di provincia in maggioranza. È così che viene istituito il prezzo fisso in Germania, tutt’ora vigente (dal 2002 sotto forma di legge).3 Gran parte dei professionisti dei restanti Paesi nordeuropei adottano dispositivi simili tra il 1830 e il 1930, tutti basati su accordi interprofessionali di competenza del diritto privato. Nonostante la necessità di adeguamento alle evoluzioni legislative, tali accordi sono sopravvissuti fino agli anni Settanta. 2 Cfr. B.S. Yamey, Price Maintenance of Books in Britain: The Historical Background, in Studi in onore di Marco Fanno, Tullio Biagiotti, Padova, Cedam, 1966, pagg. 754-776. 3 Cfr. George Bittlingmayer, Preisbidung der zweiten Hand im Buchhandel unter Berücksichtigung der Geschichte des deutschen Buchhandels (discussion paper IIM/ IP 88-7a), Berlino, Wissenschaftszentrum für Sozialforschung, 1988, pagg. 15-20. 13 2. Il prezzo fisso nel mirino delle autorità della concorrenza (1970-2003) A partire dagli anni Sessanta-Settanta, due sono gli elementi che iniziano a pesare, da un lato, sugli accordi in materia di prezzo fisso e, dall’altro, sui regimi di prezzo consigliato vigenti in gran parte dei restanti Paesi. Il primo è l’aumento dell’importanza concessa al diritto di concorrenza e alle sue istanze rappresentative, desiderose di sopprimere qualsivoglia eccezione al divieto di fissazione dei prezzi. Motivo per cui le autorità svedesi (nel 1970) e finlandesi (nel 1971) aboliscono il prezzo fisso in ragione dell’incompatibilità con il diritto di concorrenza. Ma tale pressione aumenta soprattutto in ragione della progressiva integrazione dei Paesi all’interno di strutture sovranazionali, e in particolare della crescente influenza esercitata, a partire dagli anni Ottanta, dalla Commissione di Bruxelles. Seppur categorica nel rifiutare il prezzo imposto, per ogni genere di prodotto, nella maggioranza dei casi la Direzione generale della Concorrenza (DG IV) rispetta – di fronte a un’alleanza determinata di professionisti e poteri politici nazionali – il principio di sussidiarietà. Tuttavia, nel caso degli scambi transfrontalieri, essa si mostra intransigente. Dal momento che la maggior parte dei mercati del libro non si limita a un Paese, ma si estende su un bacino linguistico4, si tratta di una posizione che tutt’ora, come allora, minaccia un gran numero di dispositivi in vigore. Il secondo elemento, che grava in particolare sui regimi liberi o di prezzo consigliato, è la comparsa di nuovi canali di distribuzione del libro (ipermercati, grandi catene specializzate), accanto a tecniche di commercializzazione nuove e più aggressive. La Francia è un ottimo esempio in tal senso: con l’apertura a Parigi, nel 1974, delle prime librerie FNAC, catena specializzata nella vendita di prodotti culturali, vengono praticati sconti fino al 30% sui titoli ad alta rotazione, oltre a ribassi del 15-20% sugli altri prodotti. Sconti 4 Il concetto di bacino linguistico verrà approfondito nella terza parte dello studio, che tratta degli aspetti giuridici del prezzo fisso. 14 ancor più generosi vengono talvolta offerti negli ipermercati, dove si concentra un ristretto assortimento di titoli ad alta rotazione, e dove il libro viene trattato come prodotto civetta, provvedendo talvolta alla svendita dei best-seller. Bisogna considerare che con un margine iniziale del 35-40%, e persino con uno sconto generalizzato del 20%, i libri hanno un rendimento al di sopra della media per gli ipermercati abituati a un margine del 12-13% sugli altri prodotti. Con grande rapidità, i nuovi canali di distribuzione assorbono buona parte del pubblico tradizionale delle librerie, intaccando i margini di queste ultime; e al contempo, fanno pressione sugli editori per ottenere maggiori sconti quantitativi. Di fronte a tali sviluppi, il governo francese decide, in un primo tempo (con la legge Monory del 1978), di vietare l’indicazione del prezzo da parte degli editori per rendere più difficile il confronto. Tuttavia, in ragione dell’insuccesso di tale espediente, il prezzo fisso appare l’unico mezzo per frenare il processo di concentrazione, portando la concorrenza sul terreno del servizio e del numero di titoli proposti; tanto da venire introdotto a partire dal 1982. Dopo anni di liti e discussioni, anche la FNAC si unisce ai sostenitori del prezzo fisso. I restanti Paesi dell’Europa meridionale adottano anch’essi le leggi sul prezzo fisso, con la Spagna che anticipa la Francia di qualche anno (1975), e il Portogallo, la Grecia e l’Italia (con una legge tutt’ora pendente) che, al contrario, vi approdano solo di recente, rispettivamente nel 1996, 1997 e 2001. 3. Dicotomia tra Nord e Sud Si assiste così a un vero e proprio divario, sul fronte del dispositivo del prezzo fisso, tra Nord e Sud. I Paesi dell’Europa settentrionale sono stati di fatto i primi ad adottare il prezzo unico, ma, riluttanti ad accettare gli obblighi di un regolamento legislativo, hanno optato per un dispositivo contrattuale, che però li ha esposti maggiormente alle minacce delle autorità della concorrenza. Quelli dell’Europa meridionale, invece, vi hanno aderito solo in ragione della pressione esercitata dai nuovi 15 canali di distribuzione, scegliendo – al contrario, e senza particolari riserve – di proteggere il prezzo fisso con un’adeguata legislazione. Di primo acchito, il quadro appare anomalo: mentre il Sud dell’Europa è ricorso a leggi sul prezzo fisso negli ultimi vent’anni, alcuni Paesi del Nord, in particolare Scandinavia e Gran Bretagna, hanno abbandonato sistemi secolari. In realtà tale fenomeno traduce un’antica dicotomia tra Paesi cattolici e Paesi di stampo protestante, nei quali i rapporti tra Stato e attori economici differiscono sensibilmente. In particolare nell’auto-rappresentazione dei professionisti del libro, i quali, nei Paesi del Nord-Europa, pur contribuendo alla diffusione di un bene culturale, si considerano in primis attori economici: essi privilegiano gli accordi interprofessionali e l’autogestione, vedendo nel prezzo fisso un regolatore compatibile con la libera concorrenza. Nel caso in cui le autorità della concorrenza europee e nazionali mettano in discussione i loro accordi, difficilmente optano per l’adozione di dispositivi legislativi. Al contrario, nei Paesi dell’Europa meridionale e in Francia la mobilitazione in favore del prezzo fisso è nata molto più tardi, quale reazione a nuove forme di concorrenza e modalità di commercializzazione. Qui, diversamente che al Nord, i professionisti non esitano a dare priorità agli aspetti culturali del dispositivo, delegandone la protezione allo Stato. 4. Situazione attuale5 nell’Unione Europea In Germania il sistema di prezzo fisso viene istituito nel 1887, e regolato – nella RFT – dopo il 1945 con un contratto collettivo di diritto privato che gode di un’eccezione al diritto della concorrenza, e che viene esteso agli editori e ai librai della Germania Est dopo la riunificazione. Tuttavia è bene considerare l’area germanofona (Germania, Austria, Svizzera) nel suo insieme, in ragione della sua quasi totale omogeneità: gli editori svizzeri e austriaci sono molto presenti sul mercato tedesco e, nonostante il gran numero di temi di interesse puramente regionale e nazionale, il mercato editoriale di lingua tedesca viene percepito dal 5 Si rammenti che questo studio è stato pubblicato nel 2003 (N.d.T.). 16 consumatore come unico. Fino agli anni Novanta gli editori austriaci e svizzeri seguono il sistema di prezzo fisso vigente nella RFT da oltre un secolo, basato su un contratto di diritto privato siglato dalla quasi totalità degli editori, dei grossisti e dei librai (Sammelrevers). In vista dell’ingresso dell’Austria nell’Unione Europea nel 1995, la Direzione generale della Concorrenza rimette in discussione gli accordi interprofessionali vigenti nei tre Paesi. Per tutta risposta i professionisti svizzeri e austriaci firmano, nel 1993, l’adesione al contratto tedesco. L’UE accetta tale disposizione solo sulla base di una deroga temporanea (comfort letter) più volte rinnovata nel corso degli anni Novanta. Dopo dieci anni di battaglie a fianco dei colleghi austriaci e svizzeri, i professionisti tedeschi, che aspirano a una regolamentazione per contratto civile, cedono, aprendo finalmente la strada all’adozione di una legge, entrata in vigore nell’ottobre del 2002, la quale riprende a grandi linee il dispositivo precedente. Due anni prima, nel 2000, l’Austria aveva adottato – in base alle raccomandazioni della Commissione Europea – una legge sul prezzo fisso ispirata alla legge Lang francese. Quest’ultima garantisce, nello specifico, la possibilità di difendersi dai tentativi di aggirare il sistema attraverso le reimportazioni, oltre a quella di applicare prezzi fissi sui libri importati dalla Germania, che rappresentano il grosso della produzione. Nel dispositivo viene incluso anche il commercio elettronico. Alla stregua della Svizzera, la realtà del Belgio si distingue per la coesistenza di due distinte aree linguistiche, la cui popolazione rappresenta – in entrambi i casi – una minoranza all’interno di un bacino linguistico più ampio. Nel Belgio francofono (circa 4,5 milioni di abitanti) il 70% dei libri venduti viene importato dalla Francia; nelle Fiandre (5,5 milioni di abitanti) il 60% della produzione giunge dai Paesi Bassi. Il Belgio francofono non ha mai conosciuto regimi di prezzo fisso. Quello in vigore è un regime di prezzo consigliato, equivalente alla liberalizzazione dei prezzi. In pratica il prezzo dei libri importati risulta, attraverso l’applicazione di una tabella, maggiore del 10% rispetto a quello applicato in Francia. Nelle Fiandre, il prezzo imposto viene introdotto nel 1929 ed esteso, nel 1949, a tutta l’area linguistica con un accordo interprofessionale, 17 che, tuttavia, nel 1984 viene abolito dalla Corte di Giustizia Europea per i suoi aspetti transfrontalieri. Il regime di prezzo fisso fiammingo è dunque la prima vittima dell’ostilità delle autorità della concorrenza di Bruxelles nei confronti di qualsivoglia imposizione di prezzo sugli scambi internazionali. Da quel momento, i professionisti del libro si mobilitano per l’introduzione di un regolamento legislativo. Nella primavera del 2001 un progetto di legge, a un passo dall’approvazione, viene depennato all’ultimo momento dall’ordine del giorno, lasciando così in sospeso la sorte del sistema. In Danimarca vige attualmente il più antico sistema di prezzo fisso d’Europa. Istituito nel 1837 sulla base di accordi interprofessionali, ha conosciuto diversi adattamenti, quali il limite di applicazione all’anno di pubblicazione più un anno Dal 1999 si trova anch’esso nel mirino delle autorità nazionali garanti della concorrenza. Rispetto all’evoluzione complessivamente negativa del mercato britannico in conseguenza dell’abbandono del prezzo fisso nel 1995, le autorità danesi si pronunciano chiaramente a favore del mantenimento di tale sistema, caldeggiandone tuttavia, con un parere del 2000, l’applicazione alle sole novità, e raccomandando l’abbandono dell’esclusiva di vendita riservata ai librai per le opere con un prezzo superiore a 20 euro. L’entrata in vigore di tale disposizione a partire dal 2001 spinge le associazioni professionali a mobilitarsi per la promulgazione di una legge tutt’ora in discussione. In Francia la legge Lang sul prezzo fisso del libro entra in vigore nel 1982. Essa prevede un prezzo effettivo di vendita al pubblico compreso tra il 95 e il 100% del prezzo fissato dall’editore, il che implica la possibilità di uno sconto del 5% applicabile dal libraio. Sconti più importanti sono previsti per particolari istituzioni, quali biblioteche, dopolavoro aziendali, enti scolastici. Ma a fronte della recente monopolizzazione della vendita a tali enti da parte dei grossisti, a scapito dei librai, il Ministero della Cultura si ripropone a breve di abbassare il tetto previsto per questi sconti.6 6 Il caso della Francia verrà analizzato più nel dettaglio nella parte dedicata alle conseguenze economiche del prezzo fisso. 18 La Spagna ha promulgato una legge sul prezzo unico nel 1975, completata da un decreto regio del 1990. Gli editori e gli importatori di libri hanno tutti l’obbligo di stabilire un prezzo di vendita al pubblico, a prescindere dal luogo e dalle modalità di vendita. Si tratta di una disposizione estesa alla quasi totalità dei titoli, ad eccezione di alcune categorie quali le opere di bibliofilia e le pubblicazioni d’arte e di artigianato. Nel 2000 un regio decreto legge stabilisce alcune eccezioni per i manuali scolastici, per i quali è possibile negoziare sconti sul prezzo fisso. Decisione che ha scatenato l’indignazione dei professionisti del libro, ma che non sembra mettere in dubbio il regime di prezzo fisso spagnolo. In Finlandia il sistema di prezzo fisso è stato abolito nel 1971: da allora, con il divieto di fissazione dei prezzi su prodotti e servizi imposto dal diritto della concorrenza, il prezzo dei libri è totalmente liberalizzato. Nonostante il conseguente calo del numero di librerie da 750 a circa 450, la densità della rete di rivenditori resta alta, e al momento né i professionisti né le autorità manifestano la volontà di un ritorno al sistema precedente. In Gran Bretagna il net price system istituito nel 1890 ha subìto diverse modifiche, restando tuttavia in vigore con il nome di Net Book Agreement (NBA) fino al 1995, anno in cui il sistema implode per effetto dell’accordo sottoscritto da alcuni dei maggiori attori della filiera del libro, in particolare gli editori Random House e HarperCollins, e la catena di librerie WH Smith. È solo l’ultimo di una serie di eventi che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, fanno vacillare il sistema. In quegli anni, le catene di librerie Pentos e Waterstone’s moltiplicano gli attacchi contro il prezzo fisso. Sul piano giuridico, nel 1989 la Commissione Europea vieta gli aspetti transfrontalieri dell’accordo, impedendone così il funzionamento sul fronte degli scambi con l’Irlanda. Ne conseguono diverse procedure di ridiscussione avviate dalla Commissione Europea e dall’Office of fair trading britannico. Dopo aver sostenuto a larga maggioranza il prezzo fisso ancora per 19 tutti gli anni Ottanta7, di fronte all’onere in termini di costi e di energie pagato in difesa dell’NBA i professionisti accusano una certa stanchezza. Allo stesso tempo c’è chi vede nella sua abolizione un modo per rendere più dinamico un mercato in crisi. Le associazioni professionali decidono infine di abbandonare il prezzo fisso, e sette anni dopo – nonostante un bilancio ben lungi dall’essere soddisfacente8 – la reintroduzione del prezzo imposto non sembra essere all’ordine del giorno. In Grecia il prezzo del libro è stabilito da una legge promulgata nel 1997, che prevede la possibilità di praticare sconti fino al 10%, estesa anche ai CD-ROM, qualora si tratti di semplici riproduzioni di un libro. È bene sottolineare che tale regime si limita ai due anni successivi alla fissazione del prezzo, trascorsi i quali i librai sono liberi di applicare gli sconti che ritengono più opportuni. Tale dispositivo prevede anche alcune eccezioni per quanto riguarda la vendita al settore pubblico, agli enti e alle istituzioni culturali e scientifiche. La vendita di libri in Irlanda è stata regolata dal Net Book Agreement britannico fino al 1989, anno in cui la Commissione Europea si oppone agli aspetti transfrontalieri del dispositivo. Al fine di proteggere almeno la produzione nazionale, le associazioni dei librai e degli editori irlandesi sottopongono alle autorità una proposta di accordo, che viene rigettata in quanto incompatibile con il diritto della concorrenza. Dopo l’abolizione dell’NBA britannico nel 1995, il ritorno a un regime di prezzo fisso sembra irrealizzabile. In Italia, dopo anni di gestazione, finalmente nel febbraio del 2001 il Parlamento promulga una legge sul prezzo unico. Ma il Senato richiede di sottoporla all’attenzione della Presidenza del Consiglio, che giudica il sistema troppo restrittivo. Secondo l’Associazione Italiana Editori (AIE), la versione definitiva della legge dovrebbe essere presentata ed entrare 7 Un’inchiesta rappresentativa condotta nel 1989 tra gli editori e i librai britannici mostra il quasi unanime sostegno all’NBA, nell’ordine dell’80% degli editori e del 90% dei librai. Cfr. Francis Fishwick, Les implications économiques du Net Book Agreement, “Cahiers de l’Economie du livre”, 2, 1989, pagg. 4-31, pag. 29. 8 Cfr. infra, capitolo sulle conseguenze dell’abbandono dell’NBA. 20 in vigore nella primavera del 2003. È presumibile che tale legge preveda grossi margini di sconto, nell’ordine del 15%, e che l’attuale Presidente del Consiglio, l’on. Silvio Berlusconi – detentore del maggior gruppo editoriale italiano – abbia esercitato tutta la sua influenza in tal senso. In Lussemburgo un’eccezione al diritto della concorrenza consente l’imposizione di un prezzo fisso sui libri editi nel Paese. Per contro, non esistono dispositivi per la maggioranza delle pubblicazioni vendute, importate dai mercati francofoni e germanofoni. Allo stesso modo i dettaglianti hanno la possibilità di praticare generosi sconti sulle vendite in grande quantità. Il buon funzionamento del mercato dipende soprattutto dagli ottimi rapporti tra i diversi attori del mercato del libro. È dal 1923 che i Paesi Bassi applicano un sistema di prezzo fisso basato su un accordo interprofessionale, che gode di un’eccezione alla legge sulla concorrenza confermata nel 1985 e successivamente nel 1997, valida fino al 2005. Per contro, le importazioni, così come gli scambi transfrontalieri – specie con il Belgio fiammingo (il mercato fiammingo costituisce il 25% del fatturato dell’editoria olandese) – sono stati esclusi dal dispositivo in ragione di diversi procedimenti intentati dalla Commissione Europea. In Portogallo il prezzo fisso viene stabilito tramite decreto legge nel 1996, ispirato alla legge Lang francese, ma con condizioni più liberali. Ciò significa che il prezzo fisso viene applicato solo nei 18 mesi successivi alla prima pubblicazione di un testo, con uno sconto autorizzato del 10%. È prevista l’applicazione di sconti fino al 20% in favore di biblioteche pubbliche e scolastiche, determinati organismi sociali, oltre che, in via eccezionale, in occasione di manifestazioni culturali (saloni del libro, festival, eventi culturali). Manuali scolastici ed eserciziari, al contrario, sono totalmente esclusi dal sistema, la cui applicazione viene monitorata con regolarità da una commissione tecnica composta da professionisti del libro, associazioni dei consumatori e Ministero della Cultura. Tale monitoraggio può dar luogo a eventuali adattamenti tecnici, che tuttavia non implicano la messa in discussione dei principi del sistema. 21 In Svezia il prezzo fisso è stato abolito nel 1970, e nonostante il coro di voci critiche9, al momento i professionisti del libro e i politici non auspicano il ripristino del sistema. In seguito all’abbandono di tale dispositivo, le autorità politiche realizzano un sistema assai consistente di sovvenzioni alla pubblicazione a garanzia della produzione di opere più difficili e specialistiche. Allo stesso modo vengono aumentati i fondi concessi alle biblioteche pubbliche, che in Svezia rappresentano la prima fonte di distribuzione libraria. Per fornire un quadro completo della situazione nei Paesi dell’Europa occidentale, aggiungiamo di seguito il caso della Norvegia e della Svizzera: Attualmente, la Norvegia applica un regime di prezzo fisso basato su un accordo interprofessionale, che fino al 2004 gode dell’autorizzazione delle autorità nazionali della concorrenza. Su iniziativa del Ministero della Cultura norvegese, è in corso una riflessione circa l’opportunità di adottare una legge sul prezzo unico. Si noti come, diversamente dalla vicina Danimarca che applica un tasso d’IVA del 25% sui libri, in Norvegia le pubblicazioni siano esenti IVA. In Svizzera la situazione è ben più complessa: nelle zone di lingua francese e italiana al momento non esiste alcun regolamento sul prezzo fisso del libro. Gli editori svizzeri fissano il prezzo dei libri pubblicati, mentre quello delle opere importate dalla Francia e dall’Italia viene stabilito dai distributori. Nella Svizzera tedesca (il 70% della popolazione) gli editori e i librai applicano ancora il prezzo fissato dagli editori, secondo il sistema del Sammelrevers tedesco adottato ufficialmente nel 1993. Le autorità garanti della concorrenza svizzere esprimono parere negativo nel 2001, volto a sopprimere gli accordi interprofessionali. Il ricorso della Federazione dei professionisti svizzeri viene accolto dalla Corte federale nell’agosto del 2002, e il fascicolo rinviato alla Commissione della concorrenza. 9 Il caso della Svezia verrà analizzato più nel dettaglio nella parte dedicata alle conseguenze economiche del prezzo fisso. 22 5. Tavola riepilogativa Dei quindici paesi dell’Unione Europea, al momento nove applicano un regime di prezzo fisso sostenuto dai professionisti dell’editoria e dalle autorità politiche. In due dei restanti sei Paesi – Italia e Belgio – leggi sul prezzo unico sono in attesa di entrare in vigore, o in gestazione. In quattro paesi – Regno Unito, Irlanda, Svezia e Finlandia – il dispositivo è stato abbandonato, senza che professionisti e potere politico manifestino particolare interesse per un’eventuale reintroduzione. Prezzo fisso Germania sì Austria sì Belgio no Danimarca sì Spagna Finlandia Francia Grecia Irlanda sì no sì sì no Italia * - Lussemburgo sì Paesi Bassi sì Portogallo Regno Unito Svezia sì no no Tipo di dispositivo Stato della discussione Legge dal 2002 (in sostituzione Stabile, in sospeso riguardo gli dell’accordo scambi con la Svizzera interprofessionale del 1887) Legge dal 2002 Stabile Accordo nelle Fiandre abolito nel Legge in preparazione 1984 Accordo interprofesLegge in preparazione sionale dal 1830 Legge dal 1975 Stabile Abolito nel 1971 Nessuna rivalutazione Legge dal 1981 Stabile Legge dal 1997 Stabile Abolito nel 1989 Nessuna rivalutazione Legge votata nel Discussione dei particolari 2001, entrata in vigodella legge re pendente Accordo interprofesStabile sionale Accordo interprofesValutazione interna nel 2005 sionale dal 1923 Legge dal 1996 Stabile Abolito nel 1995 Nessuna rivalutazione Abolito nel 1970 Nessuna rivalutazione * In corso di approvazione la legge Levi (Vedi Prefazione). 23 Fuori Unione Europea Prezzo fisso Svizzera sì Norvegia sì 24 Tipo di dispositivo Stato della discussione Accordo interprofes- In discussione presso le autorisionale tà garanti della concorrenza Valutazione interna nel 2004, Accordo interprofesriflessione sull’opportunità di sionale una legge