Ilse Weber lettere e poesie
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Ilse Weber lettere e poesie
L’ARTE COME LUOGO DI RESISTENZA ILSE WEBER E LE SUE NINNE NANNE di Rita Baldoni, 2010 Lo scrittore vivrà secondo una legge: Nessuno sia respinto nel nulla… si indaghi sul nulla con l’unico intento di trovare la strada per uscirne, e questa strada la si mostri ad ognuno… (Elias Canetti, La missione dello scrittore, Monaco di Baviera 1976) ! ! Cara Sig.ra Baldoni! Stoccolma, 28 dicembre 2009 ! […] di recente sono stato a Theresienstadt per un film. Abbiamo girato tutto il giorno al freddo e quando di sera tornavamo a Praga, non riuscivo proprio ad immaginare dove mia madre avesse potuto trovare la forza o da dove avesse potuto riceverla, per fare ancora qualcosa d’altro che sdraiarsi e dormire. Anche perché prima della partenza da Praga – così la descriveva mio padre – era debole, distrutta, prossima al suicidio. A Theresienstadt divenne improvvisamente un’altra persona, forte […] ! Auguro a lei e ai suoi alunni un felice anno nuovo. ! Tanti cari saluti ! Il suo Hanuš Weber Motto: Chi confida nel Signore è stabile per sempre. Il mio più grande desiderio: scrivere poesie! E unità in famiglia Autore preferito: Schiller, Keller Poeta preferito: Heinrich Heine Compositore preferito: Schubert Fiore preferito: la violetta, il mirto Cibo preferito: pane imburrato oppure pane con pasticcio di fegato d’oca Passione: bambini Grandissima antipatia: contro falsità e menzogna Libro preferito:“L’ultima fiaba” di Paul Keller Poesia preferita:“La campana” e “Signora Ansia” di Sudermann Colore preferito: blu, bianco, rosso Bevanda preferita: acqua Occupazione preferita: scrivere lettere, racconti e poesie “Mamma ho deciso! Mi sposo!” “E con chi? Fammi indovinare: il giudice A., o il dottor B?” “Né l’uno, né l’altro. Intendo sposare Willi Weber!” Oscar continua il suo racconto, descrivendo la reazione della madre, che conoscendo sua figlia piuttosto bene, domandò, fissandola negli occhi “E Willi lo sa?” E Ilse replicò “No… non proprio… ma intendo dirglielo… presto… prometto!”. Ilse mantenne la promessa e Willi non ebbe nulla da obiettare. Si sposarono agli inizi degli anni trenta. Quando Ilse si sposa ha già pubblicato nel 1929 con successo il suo terzo libro di letteratura per l’infanzia Mendel Rosenbusch, preceduto da Trittrollerwettrennen e Jüdische Kindermärchen del 1928, che rappresenta il suo fortunato esordio letterario, con ottime recensioni e critiche, tanto che viene ristampato più volte. Nel 1931 nasce il suo Hanuš e nel 1934 Tommy, chiamato così in onore del primo presidente della Cecoslovacchia,Tomáš Masaryk. “ Non conosco una fisionomia più ripugnante di quella di Adolf Hitler – in Austria c’è un nome per questo tipo umano “Watschengefries” [stupida faccia da schiaffi] – anche fra gli altri candidati al comando” è difficile trovare un viso nobile e profondo.”( 1933) ! 5 gennaio 1935 ! Carissima Lilian, ! […] ho avuto il mio debutto alla radio e cioè in un canale tedesco è stato messo in onda il mio lavoro teatrale per bambini: “Nell’officina di Ruprecht il servo” (“Ruprecht il servo” è una figura leggendaria del folklore cristiano, l’aiutante di San Nicolò). Sono stata molto felice, anche se sembrava che non mi sarebbe stato corrisposto alcun onorario, invece ieri ho ricevuto un mandato di pagamento di 150 corone. La scuola che ha partecipato, ha avuto la stessa cifra. Hanno recitato 33 bambini, due insegnanti e un catechista. ! 27 aprile 1935 ! Carissima Lilian, ! giovedì ho avuto la prima rappresentazione radiofonica di un mio lavoro. Ha recitato un gruppo di pura razza ariana. Hanno lavorato talmente bene che è stata una vera gioia per me. Il giorno della mamma sono di nuovo alla radio con una scuola tedesca “I bambini di Bornemann festeggiano il giorno della mamma” ! 1937 : ! “Hai saputo dei pogrom in Polonia? Sono cominciati a Bielitz, una città polacca, non lontana da qui. Un oste ebreo (pare che sia stato battezzato trent’anni fa) ha ucciso con un colpo d’arma da fuoco, per legittima difesa, un suo aiutante ubriaco. E questo fatto ha prodotto conseguenze terribili per tutti gli ebrei polacchi: dimostrazioni, saccheggi (a Bielitz non è stata risparmiata una sola abitazioni ebrea) e aggressioni mortali.” ! 13 febbraio 1937: ! Il 24 dicembre alle ore 17.40 va in onda da Praga una mia ! trasmissione radiofonica “Il musicante con il flauto”. Forse ! riesci a sentirla. Poi ho promesso ! una lettura di “mie opere” alla ! radio di Ostrava e dovrò preparare una rappresentazione per il giorno della mamma. Al momento però ! non ho bambini che reciteranno. L’insegnante, che da anni lavora ! con me, ha contratto un’infezione con il bacillo antisemita e prende tempo. ! 28 marzo 1938: ! Lilian, da tre settimane sono malata nel corpo e nell’anima in un modo che non avrei mai creduto possibile. Non riesco a leggere, a scrivere, a lavorare, a stare in casa, vago senza meta per le strade e neppure questo mi aiuta, perché incontro persone che stanno esattamente come me e non riescono a dire altro che: “Cosa ci succederà?!?” ! aprile 1938: ! La mia condizione fisica e psicologica è miserevole; ho avuto un’esperienza schifosa nella mia ultima lettura radiofonica (potrebbe essere stata veramente l’ultima), che mi ha dimostrato chiaramente che i nazisti hanno già in mano le leve del potere. La mia carriera letteraria potrebbe essere finita. ! Il 29 settembre 1938 è alle porte, la data che segnò la fine della Repubblica Cecoslovacca come stato indipendente. Quel giorno si riunirono a Monaco il primo ministro inglese Chamberlain, il primo ministro francese Daladier, Mussolini e Hitler. Il patto che firmarono, l’accordo di Monaco, consentì alla Germania nazista di annettere i territori dei Sudeti, minoranza di etnia tedesca. La Cecoslovacchia fu in breve smembrata. La Polonia pretese il territorio di Těšín, l’Ungheria occupò alcuni territori slovacchi. Alcuni mesi dopo, il 13 marzo 1939 le truppe tedesche entrarono a Praga, annettendo Boemia e Moravia, trasformati in un protettorato tedesco. In Slovacchia venne creato un regime fantoccio. Inghilterra e Francia si felicitarono per questo accordo, tramite il quale erano certe di aver scongiurato il pericolo della guerra in Europa. Churchill, al contrario, polemizzò e disse: «Britain and France had to choose between war and dishonour. They chose dishonour. They will have war» [Regno Unito e Francia dovevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra]. 29 settembre 1938 ! 1939 Můj zlatý Hanušku! [Hannele, tesoro mio!] buon giorno in Inghilterra! Vedi, viaggio insieme a te e al tuo arrivo eccomi qui dalla zia, per dirti benvenuto nella tua nuova casa. Riesci a sentire il bacio che ti do? Siamo stati terribilmente tristi quando sei partito. Ti confesso che ho anche pianto. Non è stato stupido da parte mia? Sei andato dalla zia Lilian e starai sicuramente bene. È così vuoto qui se non ci sei tu. Ma d’altra parte sono felice che sei dalla zia Lilian e hai la possibilità di vedere molto del mondo! Ci devi scrivere esattamente tutto ciò che hai visto e fatto. Tutti aspettano qui la tua lettera! Fai sempre il bravo, caro figlio mio, ubbidisci alla zia e allo zio. Non essere disordinato! Tieni in ordine le tue cose, così che la zia non abbia del lavoro in più per causa tua! Vestiti da solo e aiuta dove puoi. Non chiedere niente, hai abbastanza giocattoli e la zia deve risparmiare, affinché tu possa rimanere in Inghilterra. , Hanuš, ti mando 155 baci e 398 saluti (quanto fa tutto insieme?) E ti stringo le manine così forte da farti gridare “ahia”. Praga 1 Norimberskà 10 [senza data, fine dicembre 1940] ! Da tre giorni abitiamo qui, presso il dott. Weidmann, un pediatra, che però ora non ha più un ambulatorio – in “subaffitto” – così si dice oggi, con un’espressione che a me non piace. Prova a immaginare, ci siamo trasferiti da un appartamento di tre stanze in un’unica stanza, ci riesci? Scrivo senza amarezza. Certo, ho passato delle brutte settimane e sono stata davvero male sia spiritualmente che fisicamente, ma è sciocco affliggersi per un appartamento quando ci sono cose ben più importanti. ! Sì, ed ora ti divertiresti di certo se potessi guardare dentro! Abbiamo diviso la stanza, che è di 23 mq, in due metà utilizzando il mio armadio a tre ante messo per obliquo. ! 3 marzo 1941 ! che Dio ci conceda di poter tornare a vivere come esseri umani, con un obiettivo, con i fastidi, ma anche con le gioie della quotidianità, in una casa che ci riunisca tutti. Questi anni in cui abbiamo vissuto separati e prostrati, tormentati e sradicati, nessun uomo ce li potrà risarcire; ci hanno fatto invecchiare di molto e continueranno ad influire in modo negativo anche negli anni a venire. ! 26 maggio 1941 ! Da ieri eseguo lavori a domicilio, per questo sono così tanto stanca anche oggi. Lavoro sacchetti di batista impermeabile, come contenitori di saponi e spugne, per un negozio. È molto lavoro e pagato una miseria. Trenta centesimi al pezzo. Ieri e oggi ho preparato cento pezzi in dieci ore e mi hanno aiutato mamma, Willi e persino Tommy. Con il ricavato non ci possiamo vivere neanche un giorno. Ma forse mi impratichisco e riesco a farne di più, anche se cento pezzi in due giorni è già un bel risultato. Ma in generale questo non è per me. Non fa bene né ai miei occhi, star seduta piegata alla poca luce della nostra stanza, né alla mia schiena. ! 20 agosto 1941 ! Tommy da ieri va a scuola con un distintivo; è una stella gialla, cucita sul cappotto o sulla giacca. È molto orgoglioso della sua stella, quasi come un generale della sua decorazione. Anche noi portiamo una stella così e lo facciamo tutti con gioia. ! 31 Agosto 1941 ! Io stessa sono un fascio di nervi, non servo più a niente, solo ad eseguire meccanicamente il mio lavoro, ma altrimenti non servo più ad altro. ! Le poesie non mi riescono più. È come se fossi morta dentro. THERESIENSTADT ! 60 Chilometri a nord di Praga ! Città fortificata e caserma costruita dall’imperatore Giuseppe II nel 1780 e ! individuata dai nazisti alla fine del 1941 come luogo ideale per deportare gli ebrei. ! In grado di accogliere 7.000 persone, in breve fu trasformata in modo tale da riceverne 85.000. ! Dei 140.000 ebrei deportati a Theresienstadt, morirono 33.500 nel ghetto, oltre 88.000 furono deportati ad est. ! 15.000 furono i bambini e neonati ebrei deportati a T., dopo la guerra ne tornarono solo un centinaio. ! Si moriva di stenti, di dissenteria, di epidemie dal tifo all’encefalite. ! Theresienstadt fu il campo di concentramento dove affluì il maggior numero di scienziati,insegnanti,medici, ! musicisti,scrittori,pittori,attori . ! Questi organizzarono scuole, musica e teatro clandestini. ! ! ! ! Autunno 1945 Caro Oskar […] Ilse durante l’ultimo anno della nostra permanenza a Praga era stata un fascio di nervi, perché la vita era più che pesante, il lavoro insoddisfacente e la prospettiva di una vita migliore e tranquilla pari a zero. Il giorno in cui ricevemmo la convocazione per il trasporto, in lei ebbe luogo una trasformazione, che ha perdurato fino all’ultimo nostro incontro. La certezza, di poter essere d’aiuto nel Ghetto, la rese sicura e forte di superare con facilità tutte le difficoltà. Appena arrivammo a Theresienstadt si presentò subito come infermiera e assunse la direzione di un Kindermarodenstube [reparto riservato ai bambini malati]. All’inizio le misero a disposizione una stanza con otto letti rotti senza materassi, senza biancheria, assolutamente priva di qualsiasi mezzo, anche perché effettivamente non si disponeva di nulla. Solo con il tempo le riuscì di ricevere per il suo reparto una camerata con 26 letti. Ovunque fosse possibile, cercava di procurarsi qualsiasi cosa che contribuisse ad abbellire la camerata. Un pittore accademico la decorò con i motivi più deliziosi, tratti dal mondo delle fiabe e lei faceva di tutto per rendere ai bambini malati più bella possibile la loro permanenza nel reparto. Da sempre aveva nutrito una particolare predilezione per i bambini e qui aveva la possibilità di occuparsene totalmente. Le riuscì anche di procurarsi per vie illegali una chitarra e in questo consisteva principalmente lo speciale trattamento ospedaliero. Nonostante il divieto, nel suo reparto si cantava e si faceva musica dalla mattina presto alla sera. ! Willi Weber riceve l’ordine di trasporto ad est nel settembre 1944, destinazione Auschwitz. ! Prima di partire nasconde in tutta fretta nel capanno degli attrezzi più di cinquanta poesie, canzoni e spartiti musicali che sua moglie aveva composto nei due anni di internamento. ! Willi riuscì a salvarsi, tornò a Theresienstadt, dove aveva lasciato i suoi cari, ritrovò le poesie della moglie, non però suo figlio Tommy e Ilse, che per non abbandonare i suoi piccoli malati, inseriti nella lista di trasporto ad est, scelse di salire volontariamente sul convoglio per Auschwitz. ! Ilse morì il 6 ottobre 1944. ! Dalla voce di un amico di famiglia , che la vide scendere dal treno ad Auschwitz: “Ilse era in mezzo a dieci forse quindici bambini e cercava di consolare i piccoli. Vicino a lei c’era un bambino più grande. Penso che fosse Tommy, ma non ne sono sicuro. Non ci era assolutamente permesso di entrare in contatto con le persone in fila, tuttavia poiché la sentinella era casualmente abbastanza lontana, raggiunsi Ilse dall’altra parte e lei mi riconobbe subito: “È vero che possiamo fare la doccia dopo il viaggio?”, domandò. ! Non volli mentirle e risposi: “No, questa non è una doccia, è una camera a gas e ora ti do un consiglio. Ti ho spesso sentito cantare nell’inferme-ria. Entra con i bambini cantando nella camera a gas il più in fretta possibile. Siediti con i bambini sul pavimento e continua a cantare. Canta con loro ciò che hai sempre cantato. Così inalerete il gas più velocemente, altrimenti verrete uccisi dagli altri quando scoppierà il panico”. ! La reazione di Ilse fu strana. Rise, come assente, abbracciò uno dei suoi piccoli e disse: “Allora non faremo la doccia”. ! ILse entrò cantando una sua Wiegala dei gas di Auschwitz ed essa rimase nella memoria dei sopravvissuti come simbolo del massacro degli innocenti . ! Musica proibita Ilse Weber MALVA SCHALEK “Ilse Weber singt zur Gitarre” 1942 Questa è la strada per Theresienstadt Questa è la strada per Theresienstadt che a migliaia percorrevano a stento e lo stesso torto ha subito ognuno di loro, a migliaia. La attraversavano col capo chino – la stella di Davide sul cuore – stanchi, coperti di polvere, i piedi feriti, gli animi straziati di dolore. La mano lacerata da carichi pesanti da rudi ordini sospinta. Oh strada infinita nel sole rovente con le gole piagate dalla sete . (…) Vita di famiglia Lui nella caserma dei Sudeti ed io qui nell’amburghese. Un figlio in un lontano paese l’altro neppure accanto a me. Attorniati da tante persone, estranee e indifferenti, ognuno vive la sua vita per sé – il marito, la moglie, il figlio. Il figlio ha scordato da tempo, essere a casa, che cos’è. Il mangiare se lo prende da sé e la scodella se la lava per bene. (…) Cammino vagando per Theresienstadt Cammino vagando per Theresienstadt, greve il cuore come piombo, finchè brusco il mio tracciato termina, là accanto al bastione. Là, ferma sul ponte, rivolgo lo sguardo alla vallata: quanto vorrei proseguire, quanto vorrei andare ‘a casa’! (…) Una valigia parla Sono una valigetta di Francoforte sul Meno e cerco il mio signore, ma dove sarà? Portava una stella ed era vecchio e cieco e mi teneva con sé, così bene come un figlio. Faceva spesso il mio nome ai suoi compagni, sento ancora la sua mano premurosa. Sono in pura fibra vulcanizzata, lo si può leggere ancora ed ero lustrata e pulita allora. Anno dopo anno sono stata compagna al mio signore. Anche stavolta sono andata con lui. Ora è solo. (…) E scivola la pioggia, goccia dopo goccia E scivola la pioggia, goccia dopo goccia, è buio e penso a te, figlio mio. Alte sono le montagne e profondo il mare, il mio cuore è stanco e colmo di struggente nostalgia. E scivola la pioggia, goccia dopo goccia, perché sei così lontano, figlio mio? E scivola la pioggia, goccia dopo goccia, è Dio che ci ha separati, figlio mio! Affinché tu non veda il dolore e lo strazio, affinché tu non percorra vicoli pietrosi. E scivola la pioggia, goccia dopo goccia – Non mi hai dimenticato, figlio? Piccola ninna nanna La notte s’insinua pian piano nel ghetto nera e muta. Prendi sonno, scorda il mondo tutt’intorno. Abbandona al mio braccio il tuo capo piccino, si dorme di gusto e al caldo con la mamma vicino. Dormi, di notte tanto può avvenire, di notte tutto l’affanno può svanire. Figlio mio, vedrai: un giorno, al tuo risveglio, la pace troverai. Ninna nanna Ninna nanna ti culla il vento e soffia lieve sul liuto lento. Sfiora dolce il verde campo e l’usignolo intona il suo canto. Ninna nanna ti culla il vento e soffia lieve sul liuto lento. Ninna nanna ti culla la luna e s’illumina a lanterna. Volge lo sguardo sul mondo intero dalla volta scura del cielo. Ninna nanna ti culla la luna e s’illumina a lanterna. Ninna nanna… riposa, riposa; or la terra è silenziosa. Non un suono nel tuo sonno, dolce e calma è questa quiete. Ninna nanna… riposa, riposa; or la terra è silenziosa. ! Quadretto ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Al carro funebre nero molte persone rivolgono lo sguardo. Quattro colonne argentate sostengono il tetto riccamente ornato. Non trasporta silenziosi morti il cupo mezzo, ma porta per vicoli centinaia di pani bruni. La neve inzuppa la terra, sui campi sibila il vento, non cavalli, no, trainano il carro, bambini. Tirano la stanga e con passo grave si muovono accanto, c’è sudore su fronte e guancia, ma quel carico pesa tanto? Culle non mie* Siedo accanto a culle non mie, così spesso alla luce del tramonto: piccolissime dita si stringono fra le mie. Occhi grandi di figli non miei mi osservano così limpidi, così fidenti come solo un bimbo sa. Intorno a me svanisce allora la greve tristezza e provo un tale amore come se mio fosse quel bimbo. Voi, care pupille, su cui dolore ancora non ha inciso, forse là lontano anche mio figlio qualcuno lo ama! Il blu del crepuscolo nella stanza dei piccoli malati Si stinge a ovest il bagliore del giorno, nell’infermeria scivola la luce del crepuscolo, lieve sfiora i letti dei piccoli malati e posa su guance che la febbre arrossa. È l’ora blu delle fiabe e nell’aria è tutto un bisbiglio e un sussurro. “Oggi in sogno” dice un bimbo, il capo fasciato, “ero nel paese della cuccagna. Me ne stavo seduto sotto un albero e potevo mangiare e mangiare all’infinito”. “Che cosa hai mangiato”? vuole sapere una bambina, “Allora, dolci, salsicce e di tutto, beh, tutto quel che si mangia nel paese della cuccagna”. Gli affamati Camminano per la loro strada con passo stanco, la fame, la fame, la fame sta loro accanto. Scava il ventre e rode le ossa e si imprime nel viso che infossa. E ciò che nobilita l’uomo e lo onora, la fame, la fame, la fame annienta. La lealtà tradita, i principi violati, la coscienza venduta per del pane indurito. E ciò che né arbitrio né potere realizza, la fame, la fame, la fame forza. Inflessibile orgoglio, spirito altero, come neve si disfano al sole. Musica proibita Cammino per Theresienstadt e passo davanti ad un severo soldato, il liuto prestato, avvolto come un bimbo fra braccia. Il cuore s’accelera, le guance un fuoco, mentre m’avvicino al soldato temuto. Che ne sarebbe del liuto se lo vedesse con me. Siamo già condannati in questo luogo all’infamia e all’angoscia più estrema, gli strumenti ce li portano via, illecita merce di scambio. Le pecore di Lidice Soffici pecore dai pallidi fiocchi trottano lungo la via, seguono il gregge due pastorelle, del loro canto fa eco il tramonto. È un’immagine colma di pace, ma tu che di fretta vai e lì ti arresti, è l’alito della morte quello che provi. Soffici pecore dai pallidi fiocchi, distante è la loro terra, arse le stalle, uccisi i pastori. La spellatrice di patate Spello patate per l’intero giorno con cento altre donne. Siedo nella baracca ammuffita sin dal primo grigiore dell’alba. Siedo e non sento nulla di ciò che raccontano le altre. I miei pensieri s’allontanano da me mentre le mie mani spellano. I miei pensieri sono colmi di pena per la figlia, scomparsa in Polonia. Le altre possono ancora esser liete e furtive ridere e scherzare. Canto dell’emigrante Ingoia le lacrime, soffoca il dolore, non udire insulti e ingiurie, ma dura sia d’acciaio la tua volontà di superare le estreme difficoltà. Ché tutto andrà bene, ché tutto andrà bene, sopporta paziente l’attesa, confida nel futuro, non perderti di coraggio: Il mondo tornerà un giardino di maggio! (…) Un particolare ringraziamento ad Hanus Weber che mi ha autorizzato a tradurre nel 2010, in prima traduzione italiana, le poesie e le lettere di sua madre Ilse.