Genova e l`Occitania nel secolo XII
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Genova e l`Occitania nel secolo XII
GENOVA E L' OCCITANIA NEL SECOLO XII 1. - Reduci dalla prima crociata, i Genovesi si sentirono i signori deI Mediterraneo. 1 ripetuti episodi degli scontri con i saraceni , verifieatisi ne! seeolo XI, avevano messo capo ad un 'esperienza uniea, che di gran lunga trascendeva, per il11portanza politica, economica e militare. le vicend e si no allora vissute. Ai capitani, ai marinai, ai mercanti, che nei prim i anni deI seeolo XII rientravano in patria dalle varie sped izioni ne! Levante, eariehi di bottin o e di gloria, tutto l'arco della costa, che si estende da Portovenere a Monaco e da Monaco a Barcellona, dovette apparire come il luogo predestinato all'azione dell a Compagna, ch e proprio in quegl i a n ni, - e non C' un semplice caso, - era uscita dall'oscuro periodo di gestazion e, per assumere la funzione d'un vero e proprio governo cittadino (1). Tra Portovenere e Monaco, tra Monaco e Barcellona viveva una terra ancora feudale, in cui nessuno dei centri abitati , che si affacciavano sul mare, poteva vantare uno sviluppo mercan tile, un'esperienza politica, una preparazione militare, paragonabili a quelli genovesi : nessuno era in grado di contendere con Genova per il primato (2). È certo ch e giil prima della crociata, nel corso di quel secolo XI che vide i Genovesi riprendere la consuetudine dei lunghi viaggi per mare, dopo la parentesi dell 'età postcaroli ngia (1) Sul problcma dell'origine della Compagna e la relativa bibliograli a v. Breviario della storia di Genova, Genova, 1955, Il, pp. 16- 19. (2) Sulle ragioni che favorirono l'affermazione di Genova c; di Pisa nellc terre occitaniche nel sccolo XII , di fronte a Marsiglia, a Sl·Gilles, ad Arles, a Montpellier, a Narbona, v. le acute osservazioni di A. D UPo~T, Les reiati011s commerciales entre les cités maritimes de TJa llglledoc el l es cités méditerranéennes d'Espagne et d'Italie du Xc au X lII" siècle, Nîme s , 1942, pp. 54--56, e di JORD! VENTURA, Alfolls el Cast, el primer camie·rei, BarcclIona, 1961, pp. 68-70. V. VITALE, GENOVA E l'OCCITANIA NEL SECOLO XII 65 ed ottoniana (1), una rete di rapporti dovette esistere tra la nostra città e le città occitaniche dei Mediterraneo, non foss'altro che per le esigenze dell'esistenza quotidiana, cioè per l'importazione di due prodotti essenziali: il grano ed il sale. Che tra la fine dei secolo XI ed il principio del XII Genova fosse una piazza frequentata da commercianti stranieri è dimostrato dalla tariffa dei pedaggio riscosso nella città, la quale reca la data dei 1128, ma pub considerarsi come la codificazione d'una situazione anteriore di almeno un quarto di secolo (2). La tariffa allude a mercanti di Barcellona, che importano schiavi saraceni; aile navi provenienti dalla Provenza, cariche di sale; agli homines de U/tramontibus, che vendono tele e tessuti di lana, il percorso di viaggio dei quali non è sicuramente noto, ma deve probabilmente identificarsi nella via del Rodano; a commercianti di Nizza, di Ventimiglia, di AlbenR:a. di Noli. di Savona. La presenza delle navi genovesi a Fréjus ed a St-Raphaël è attestata in se de documenta ria già sui primi dei secolo XII (3). Sempre all'inizio del secolo XII i Miracu/a beati Aegidii rivelano la frequenza di mercanti genovesi sulle coste catalane ed occitaniche: come nel casa di quella nave che, nel viaggio di ritorno da Almeria, colta dalla tempesta tra Barcellona e le Baleari, riusci a riparare a Marsiglia, don de prosegui per St-Gilles, meta dei SllO viaggio (4). Nè pub tacersi, nel quadro piü vasto dell'azione dell'episcopato genovese in armonia con gli interessi cittadini, l'episodio dell'insediamento dei nuovo ve(1) La discussione sulla continuità dell'attività marinara di Genova nell'aito medioevo, affermata da alcuni, negata da altri, è chiarita nei suoi termini fondamentali da T. O. DE NEGRI , Provenza e Genova, tra Oll remare e Oltremonti. Note sulle vie dei cornmercio occidentale dall'antichità al medioevo, Genova, 1959, pp. 28-31. (2) H. P. M., Liber iurium Reipublicae Gelwensis, l, Torino, 1854, 32; C. b ·IPERIALB DI SA NT'ANGELO, Codice diplomatico della Repubblica di Genova, F.l.S.l., Roma. 1936-1942, I, doc. 51. Cfr., in proposito, R. LOPEZ, Le relazioni commerciali tra Genova e la Francia nel medioevo, in Cooperazione intellettuale, VI, 1937, p. 77. Sugli immigrati a Genova dal sud della Francia nei secoli XII e XIII, cfr. V. SLESSAREV, Die sogenannten Orienlalen im mittelalterlichen Genua. Einwanderer aus Südfrankreich Ùl der liguriclzen Metropole, in Vierteljahrschrift !ür Sozial,ul1d Wirtschaftsgeschichle, LI, 1964, fase. 1. (3) L. T. BELGRANO, Il registro della curia arcivescovile di Genova, in Alti della Società Ligure di Storia Pat ria, II, parte II, 1862, p. 10; R. LOPEZ, Le relazioni commerciali dt., p. 77. (4) PIETRO GUGLIELMO, Miracula beati Aegidii, ediz. PH. JAFFÉ, M. G. H., Scriplorum, XII, Hannover, 1856, p. 321; Analecta Bollandiana, IX, 1890, pp. 393-422. Cfr. J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 78. 66 scovo di Antibes, Manfredo Grimaldi, nella propria diocesi, per opera dei vescovo di Genova, su ma ndato papal e, contro J'opposizione degli abitanti della città, nel 1110 (1). Con la prima crociata questi rapporti spicc ioli , di nalura contingente, mantenuti cioè nell 'ambito dei piccolo commercio di approvvigionamento, si configurano in problema politico, nella misura in cui il giovane Comune genovese ne prende coscienza e ne tenta una prima impostazione in un quadro d'interesse generale ed in vista d'una più lontana finaIità. Sicchè non pui> considerarsi una semplice coincidenza, dovuta ad un puro casa di vicende documentarie, il fatto che solo all 'in izio dei secolo XII emergano dal buio d 'una storia anonima i più ant ichi documenti relativi ai rapporti tra Genova e le città della Provenza, della Linguadoca, della Catalogna. Nè riten iamo una mera casualità la circostanza che, proprio in coincidenza con gli epigoni della crociata, nai troviamo i Genovesi già nell 'atto di tentare un'affermazione di potenza con la semplicità, per non dire con J'ingenuità, di chi si sente pieno di rigoglio di vita, ma ancora non sa commisurare la propria forza a ile difficoltà della situazionc (2). In Terrasanta, dopo la presa di Gerusalemme, si pongono, per quanto sappiamo, i primi contatti di natura politica tra Genova e l'ambiente feudale occitanico, che aile navi genove;;i deve fare ricorso per le proprie imprese d'oltremare. Tra il marzo e l'aprile dei 1102, una spedizione genovese, comandata da Pagano della Volta e Mauro di Piazzalunga, appoggia Raimondo IV, conte di Tolosa e di St-Gilles, signore di Edessa , nella conquista di Tortosa di Siria (3). Un 'altra spedizione, salpata da Genova nel 1103, aiuta di nuovo Raimondo nella (1) E. TISSERAND, Histoire d'A/llibes, Antibes, 1876, p . 106. Occorre altresi so ttolineare il fauo che Manfredo Grimaldi non fu j'uni co geno· vesc a sedere sulla cattedra episcopale di Antibes nel corso dei seco lo XII. (2) Sull'intcrvento genovese alla prima crociata e sulla marineria di Genova in qucll'epoca cfr. E. EYCK, Genua und seille Marine i/11 Zeitall er der K reu zziige, Inn sbruck, 1886; C. IMPER IALE Dl S,\ NT'ANGELO, 1 prim; docH· menti dell'espa ns ion e coloniale genovese hl Orie nt e (1 098- 1105 ), in Alti dei 1/ Con gresso di s tudi coloniali, 1934, vol. 2", Firenze, 1935, pp. 80-85. (3) Allnali genovesi di CaUaro e de' s uoi c011til1uatori, a cura di L. T. BELGRI\NO, F.LS.I., vol. l, Roma , 1890, p. 14; CAFFARO, De liberatiOlze civifatum Orie lltis liber, in Annali genoves i cit., l , pp. 118-11 9. Per la di scordanza de ll a data tra le due vers ioni deI cronista cfr. F. ANSA UJO, Cro l1aca della prima c rociata seritta da Caffaro ed altra d e i re di Gerl.lsalel1llll e da U/1 Ano/iil/w, in Alti d ella Socie tà Ligure di Storia Pa/ria , 1, 1858, p. 70 nota 22. GENOVA E L'OCClTAN1A NEL SECOLO XH 67 presa di Gibello nel 1104 (1); poi presta manforte al re Baldovino nell'occupazione di Accon, ottenendo dovunque compensi . Negli anni successivi, tra il 1103 ed il 1109, si tratta addiriltura di conquis tare Tripoli di Siria, fortificatissima dai saraceni. Raimondo di St-Gilles è morto nel febbraio dei 1105, durante l'assedio della città : gli è subentrato nel comando in Oriente il cugino in secondo grado Guglielmo Giordano, conte di Cerdagna (2); gli sono succeduti nel feudo tolosano i figli Bertrando «Zavata» (3), sul quale perà si appuntano ri serve di iIlegittimità, essendo egli nato da quel primo matrimonio di Raimondo che è stato annullato dal papa Gregorio VII per ragione di consanguin eità (4), ed Alfonso Giordano, venuto alla luce in Siria nel 1103, dalle nozze di Raimondo con Elvira, figlia naturale di Alfonso VI di Castiglia, e condotto nella patria degli avi, nel 1107, dal conte di Montpellier e da altri fedeli (5). Nel novembre dei 1105 una lettera di papa Pasquale II c'informa che Bertrando sta preparandosi a partire per la crociata (6): evidentemente egli intcnde non frapporre indugio nell'azione di ricupero dell'eredità p aterna nel Levante, di fronte alle aspirazioni di Guglielmo di Cerdagna. Le insorgenti pretese di Guglielmo IX di Po itiers, duca di Aquitania, sul feudo tolo(1) Annali genovesi CiL, l , pp. 13-14. Sulla confusione lra Gibello (Giebleh) 0 Gibello maggiore e Gibelletto (Giebai l) 0 Gibello minore, "uno a nord, l'altro a sud di Tripoli, nella quale è incorso l'annalista genovese, cfr. F. ANSALDO, Cronaca cit., pp. 70-ïl. (2) R. GROUSSET, Histoire des croisades et du Royaume tranc de Je.rusalem, l, Parigi, 1934, p. 344; S. SOBREQUÉS VIDAL, Els barons de Catalunya, Barcellona, 1961, p. 12. (3) Il soprannome « Zavatta ) è rifcrito da CAFHRO, Annali genovesi cit., p. 122. Ci richiama all'antico francese «chavate », «savate », provenzale «sabate Il, che riprende la voce persiana «cabal» (turco «cabata »): cfT. Dizionario etimologico iLaliano, vol. II, Firenze, 1951, alla voce «ciabatta»; G. BLOCH- W. VON WARTHURG, Dictionnaire étymologique de la la/lgue tra/lçaise, 43. ediz., Parigi, 1964, p. 576, alla VQce «sabate ». M a pub anch e pensarsi al latino «zabatus (= « cris ta tus» « galeatus »); Du CANGE, Glossarium mediae et infimae latini/atis, VI, Parigi, 1846, p. 928; cfr. Annali ge ~zovesi cit., V, a cura di C. IMPERIALE DT SANT'ANGELO, Roma, J) 1929, p. 136. (4) Qucsta è la ragione per la quale Caffaro (Annali gel10vesi ciL, p. 122) qualiflca Ber trando come bastardus. La qucstione è attenta mente esa minata da JmlN H. HlLL e LAUR lTA L. H ILL, Raymond IV de SI-Gilles, comle de Toulouse, ediz. francesc a cura di F. COSTA e PH. WOLFF, Tolosa , 1959, pp. 8·13. (5) CL DE VIC - J. VATSSETE, Histoi re générale de Languedoc, 2·~ ediz., Tolosa, 1872-1905, vol. IV, p . 217; A. RAMET, Histoire de Toulouse, Toulouse, s. d ., p. 55. (6) GOIFFON, Bullaire de l'abbaye de St·Gilles, Nimes, 1882, doc. XXII. 68 sano ( l), l'a rri va dei fra tellas tro dalla Siria, con la consegue nt e necess ità di sistema re i pro blemi della success ione, sopra ltutto la di ffic ile situaz ione che si determina nel borgo di St-G ill es, centro d'una nascente sign o ria ecclesiastica intorno alla celeb re a bbazia, ch e Bertrando ten ta inva no di con tendere a lla Chiesa (2), s i ann overano certo tfa i motivi che ritardarono di circa tre anni l'attuazione deI p rogetto orienta le. Costre tto a sgom be rare St-Gil les, tra la metà di maggio e la prima decade d i agosto de i 1108 (3), per l'azione delle a rmi spiritua li e temporali de ll a Santa Sode. Be rtrando si decide : a capo di un gruppo di ca va lieri pre nd" la via dei mare per la grande avven tura della Te rrasa nt a. Forse calcola ndo la diAîcoltà dell'im presa, ce rto p revedendo l'ostil ità di Guglielmo Giorda no e conoscendo l'impo rta nza della partecipazione genovcse nelle vitto riose imp rese di Ra imondo IV a To rtosa ed a Gibello, egli comp ie u na sosta a Genova, per sollecita re l'appoggio dei Comun e. La s ua richies ta s'incontra con una analoga, invia ta per m ezzo di ambascia to ri, da pa rte di Guglielmo Giorda no, 0 la precede di poco (4). Sem(l) Gug lielmo IX di Poitiers, duca di Aquitania, fondava le propric prelese su l sut> matri mo nio con Fil ippa, figIia cd crede di Gug li elmo IV, con te di Tolosa, fra tell o primogenito di Rai mondo IV di S l·Gi ll es: Cil HlGOUI\ET, Un gralld chapitre de l'histoire du X li'· siècle: la riV{~lité dOls maiso1ls de Toulouse et de Barcelone pour la prepol1dércmce méndiollale . in M élallges d'/zistoire du moye,., âge Louis H alpl1en, par igi, 195 1, p. 314. (2) La Sede Apos toli ca affermava l'esis tenza de ll a signo ri a ecc1es iast ica in S t-G ill es, so ttratta pert ant o all a giuris di zio ne deI fcudo di To losa, s ulla base di un a llo pa trimo niale deI cont e Raim o ndo IV , no n pos terion.: a l 18 febbraio 1095, e dcll a donazione dell'antica «vi ll a» di Flaviana al monaste ro di Sant' Egidio, solenne mente largUa da ll o stcsso Raimondo IV nel conci lia di N îmes deI 1096, prima di part ire per la crociata: M,\NSJ, Sacrorum Conciliorum l'lOva et al1lplissima c.:ollectio, t. XX, Vcnczia, 1775, coll. 937-938; GOI FFON, Bullaire ci 1., docc_ XV, I. XVII ; PH . J.\HÊ, Regesfa POlltificum Romanorul1l, l , Li ps ia, 1885, nn. 5540, 5659. 1 ripet ul i tcntati vi di Bertrando , tra il 1105 cd il 1108, per assÎCurarsi il dOl11in io dc l borgo, co n "appogg io dei proprio segui to di cava li eri , dei vescov i d i Fréjus e di Apt, di a lcuni abita nt i deI luogo e, fo rse anche, di mo nae i dell'abbazia, falli rono di fronte a ll 'cncrgica reazione di papa Callis to II , il qua le, o llrc a se rvi rs i de ll a scomuni ca, richi esc l' in tervcnto prima dei visconte di Béziers, deI visconte di Narbona , dei conte d i Mon tpell ier, di Bernardo d'Anduze , di Raimondo Déca n di Posquières, poi dei vescovi di Va lence, di Viv iers, di Nimes, di Uzès : GOIFFON, Bullaire cil.. doce. XX, XX II, XX IV·XXV III , XXX-XXX III ; PH. J AFFÉ, Reg es .a cit., nn. 6 121, 6 126. 6 161,6 187, 6 198-6200. (3) Il 14 maggio 11 08 Bertrando occupa ancora il borgo d i S t-Gi lles: GOlfFON, Blillaire ci t. , docc. XXX·XXXII I; PH. JAFFÉ, Regesta ci L. , nn. 6198-6200. La. data dc ll'agosto 1108 è !"ondata sulla notizia de ll a prescm_3 di Bertran do a Ge nova e slIU 'att rib ll7.ione a ques t'cpoca deI tratt a lo co n il Co mu ne in me riLo a St-Gi lles: v. o lt re ( 4 ) CAFFARO, De liberatio ne ci t. , in Am1€.lli gellovesi cil., I, pp . 122- 123. GENOVA E L'OCClTANIA NEL SECOLO Xl[ 69 plice coincidenza? 0 non, piuttosto, una gara tra i due signori feudali per accaparrarsi il sostegno di Genova, ritenuto essenziale per la vittoria in Oriente ed a nche, quasi certamente, per la risoluzione dei problemi dei feudo tolosano? Nel marzo deI 1109 Bertrando parti da Genova, con la fl otta di 60 navi, messa insieme dai Genovesi sotto il comando di Ansaldo ed Ugo Embriaco (1 ). Secondo Calfaro la spcdizione rispondeva ad entrambe le richieste, quell a di Guglielmo Giordano e quell a di Bertrando (2); in reaItà, noi sappiamo che nel dissidio, tosto esploso apertamente in Terrasanta tra l'uno e l'aItro e conclusosi con la misteriosa morte di Gugli elmo dopo la presa di Tripoli nel luglio deI 1109 (3), i Genovesi parteggiarono per Bertrando (4) e furono da lui la rgamente benefi ciati, a ncora dut'ante l'assed io della città, nel mese di giugno, ricevendo in donazione «tutto Gibelletto maggiore colle sue pertinenze, e la terza parte di Tripoli colle isole e col porto» (5). Sicchè v'è da cb iedersi se non abbia elfettivamente ragione l'Imperiale di Sant'Angelo quando alfacci a l'ipotesi che le note concessioni di Bertran do a favore di Genova entro l'ambi to deI dominio tolosano, cd in par ticolare a St-Gilles, - quando questo cen tro fosse rÎtornato in suo poss('-sso (6), - debbano collocarsi cronologicamente non nell'agoSIO d ei 1109, dopo la conquista di T ri poli di Siria, ma nell'agosto dei 1108, duranle la permanenza di Bertrando in Genova e le (l) C. IMPERIALE DI S I\ NT'AKGELO, CocJice cit., l , p. 29. ( 2) CAFFARO, De libera/ione cit., in AlInali genovesi cit., pp. 122-124. (3) J. RI CHARD, La comté de Tripoli sous le dynastie tou[ousQ/ze (11021187), Parigi , 1945, pp. 5·6. (4) ST. RUNCIMAN, A his/ory of crusades, vol. Il, The kil1gdom of Jerusalem and the Frankis" East, JJOO-Il87, Cambridge, 1952 (1954), pp. 62-70. (5) M. G. CANALS. Nuova istoria della Repubblica di Genova, l, Firenze, 1858, p. 107. Cfr. Liber iuriuHl cit., l, 18; C. I MPERIALE DI SANT'ANGElO, Codice cit., l, n. 24; D. P UNCUH, Liber privilegiorwn Ecciesiae l anuel1sis, Genova, 1962, n. 26. Gibelletto fu occu pa ta dai Genovesi pochi giorni dopo la caduta di Tripoli: BERNARIJ! THESAURARII, Liber de acq uisitioHe Terrae Sanctae, in L. A. M URAToRr, RR. li. SS., VII, pp. 738-739. (6) Com'è noto, la lontananza di Raimondo di Tolosa, impegnato nella crociata, e poi la sua morte in Oriente suscitarono «les tentatives, un moment couronnées de succès, de Guilhem IX d'Aquitaine, époux de Philippa, fine de Guilhem de Toulouse, pour s'emparer du comté » : CH. HrGOUNET, Un grand chapitre cit., p. 314. Guglielmo IX di Poitiers, duca di Aquitania, era cognato di Raimondo di Tolosa. Sull'importanza pOlitica ed econom ica di Tolosa cff. PH. W OLFF, Comme rces et marchands de Toulouse, Parigi, 1954; ID., His/oire de Toulouse, Tolosa, 1958. 70 trattative da lui condotte per ottenerne l'appoggio alla sua impresa orientale (1) . Va ri indizi ci fanno ritenere che le co se stiano effettivamente COS! (2); ma soprattutto non puo tacersi la consideraz ione che, per imbarcarsi nella nuova sp edizione d'oltremare a fian co di Bertrando, Genova dovette certo chiedere a priori una contropartita, approfittando dell'antagonismo tra i due signori feudali , rivelato dalla stessa loro concorrenza nella richiesta di aiuto; e che un compenso nelle terre occi taniche appare più rispondente all'interesse immediato della città che non a quello dei corpo di spedizione nel Levante, e più giustificabile, come acquisto sicuro di fronte ad un futuro incerto, prima della partenza dei crociati per la guerra, che non dopo la vittoria in oltre mare. Comunque stiano le cose dal punta di vista c ronologico, il diploma di Be rtrando, rilasciato in Genova il ID agosto 1108, come noi crediamo, 0 in Tripoli di Siria esattamente un an no dopo, rappresen ta il primo documento storieo, fors'anche il primo momento effettivo, dell 'intervento politico genovese nelle terre occ i(1 ) In sos ta nza i Genovesi fecero pagare due vo lte a Bertrando il proprio appoggio: prima per il loro intervento nella spedizionc in Terrasanta, poi per l'atteggiamento assunto in suo favore nel contrasto co n Guglielmo Giordano. La tesi che la donazione debba co ll oca rsi prima dell a partenza di Bertrando per la Tcrrasanta è sostcnuta, seppure attraverso un a imprecisa ricos truzion e dei fa tti , anche da E . ROSCHACH, ÉlUde SlII les relalions diplomat iques des Comles de Toulouse avec la R epublique de Gênes au XII" siècle (1/01-1174), in Mémoires de l'Académie des sciellces de Toulouse, serie VI , vol. V, 1867, pp. 57-58. (2) Tra i presenti a ll 'a tt o di donazione c'è il console Iteri o che fu in carica dal 1106 a tutto il 1109 (A. OUVJ.ERI , S erie dei cOl1soli dei CO/J1uue di Geuova, in Alli della Socielà Ligurie di Sfo ria Paf ria, l, fasc. lIT, 1860, p. 232) : cio fa presumere che gli avvenim enti si svolgano in Geno\'a. Nessuno dei principi crocia ti che, in Terrasanta, si va lsero dell'aiuto dei Genovesi ril ascio pel' questo compensi nella madre pat ria : ma tutti cla rgi ronD donaz ioni nella terra di conquista . l benefici co ncessi da Bertranclo nella contea tolosana , soprattutto a St-Gilles, ri vestivano un significa to fmchè egli si trova va in Europa e si cak olava, - data an che la precari età dei suoi rapporti con Guglielmo Giordano, - che vi ri entrasse , pel' ri cuperare le terre dei dominio tolosano; ri sul tava no meno co ncrc la mentc r ea lizzabili, - e quindi più c1ifficilmente se ne puo clare ragione, quando, affermatosi Bertrando in Tripoli di Siria, non parve più altuale il progetto dei suo rimpatrio. Si veelano aitresi le argomentazioni ava nzate dall'[mperÎale di Sant' An ge lo, Codice cit., l, p. 29. :Ë. vero che due dei personaggi che intervengono aU'atto di donazione sui beni tolosa ni, - Guglielm o Embriaco e Ansaldo Coldebruc (Caput de Brugo). - compaiono a nche in quello rela ti vo a Gibello cd alla terza parte di Tripo li: ma cio sig nifi ca sem pl icem ente che essi, appartenendo a ll a maggiore classe mercantil e e ma rin a ra genovese, furono tra coloro che condusse ro in Genova le tra ttati ve con Bertrando e parteciparono con lui alla spedizi one. GENOVA E L'OCClTANIA NEL SECOLO XII 71 taniche. Bertrando, impegnando nel patto anche il fratellastro Alfonso Giordano, - dell'e tà di appena cinque 0 sei anni, - ed il proprio figlio Poncio, - che segue il padre in Terrasanta, dove gli succederà nella contea di Tripoli (1), - promette di corrispondere alla chiesa di S. Lorenzo di Genova un cen so annuo di mille soldi; concede ai Genovesi libera ed esclusiva facoltà di commercio, con esenzione dalle imposte d 'entra ta e di uscita, nei suoi dominî; dona una porzione di terreno in St-Gilles, in località assai vantaggiosa, sufficiente alla costruzione di trenta case: tutto cio a partire dal giorno in cui egli riuscirà a riconquistare il borgo di St-Gilles (2). :Ë vero: le terre occitaniche non sono la Terrasanta, sicchè giustamente pub osservarsi che l'accordo prevede, per quanto concerne St-Gill es, concessioni irrealizzabili rispetto al tentativo genovese di bloccare in mano propria tutto il commercio di quel centro marittimo: cib che, d'altra parte, è una riprova delle estreme difficoltà che si presentavano ai Tolosani per la rioccl1pazione -dei borgo, di fronte alla costituzione della signoria ecclesiastica, validamente sostenl1ta dalla Santa Sede (3). Per di più, la morte di Bertrando in Oriente, nel 1112, rese precaria la situazione di Alfonso Giordano, che aveva solo nove anni di età, di fronte aile rivendicazioni sulla contea di Tolosa da parte di Gugiielmo IX di Aquitania, il quale nel 1114 giunse ad occupare la stessa città ed una parte deI territorio (4), ed ai contras ti per la con tea di Provenza con Raimondo Berengario III di Barcellona (5), che nel 1113 r isulta sicuramente insediato ad (1) R. GROUSSET, Histoire des croisades cit., pp. 365-368. (2) Liber iurium cit., l , 19 ; C. IMPERIALE! DI SA NT'ANGELO, Codice ciL, l, n. 22. St-Gilles faceva parte deI Tolosano, col titolo di contea. (3) Si noti, ad ogni modo, come per i Gcnovcsi, dinanzi all'interesse economko, non fosse assolutamcnte di ostacolo il fatto che l'cventuale azione di Bertrando sul borgo di St-Gilles sarcbbe stata dire tta contra la Santa Sede. (4) CL. D E VTC - J. VAT SSETE, His/oire cit., vol. IV, p. 221. Guglielmo IX aveva già occupato una volta Tolosa, dopo la morte dei con te Gu gli elmo IV , tra il 1098 ed il 1100 ; CL. D E VIC-J o VAISSETE, Histoire ci t., vol. IV, p. 208. (5) Alfonso Giordano ava nzava pretese sulla Provenza come discendente in terzo grado da Emma, figlia di Rotboldo, secondogenito di Bosone II, conte di Provenza. la quaJe aveva sposa to intorno al 992 Guglielmo Tagliaferro, conte di Tolosa, portandogli in eredità i diritti sulla metà pro illdiviso dell'anlica contea provenzale tra l'Isère, le Alpi , il Rodano e il mare. Raim ondo Berengario III si richiamava invece ai diritti sulla contea conferiti gli , per donazione nel 1113, dalla moglie Dolce, discendcnte, attraverso la madre Gerberga, da Gug1ielmo l, primogenito deI conte Bosone: CL. DI! V IC-J o V ATSSETE, Hi stoire CiL, vol. IV, pp. 57·59; 72 G. PlSTi\RI NQ Arles (1) . Soltanto nel 1121 noi troviamo St-Gill es in possesso di Alfonso Giordano, fra le violente protes te dell a Santa Sede (2), ncl corso della guerra di ri scossa che il giova ne con te di Tol osa in izio nel 1119, appena uscito d i minorità, co ntro Guglielmo IX e Raimondo Berenga rio III e che si concluse ne l 1125 con la riaffe rmazione di Alfonso Giordano nel feudo di Tolosa, di fronte a Guglielmo IX, e con la spa rtizione dell a Provenza tra 10 stesso Alfonso Giordano e Ra imondo Berengario III (3) . Comunque, l'ep;sodio dell 'alleanza di Genova con i conti di Tolosa nel 1108 0 1109 segna l'ini zio dell'aperto intervento genovese nei problemi occitanici; della politica di equilibrio che il Comune condurrà per tutto il corso deI secolo XII tra le pa rti in conflitto; dell'atteggiamento ch e esso adotterà nei rigua rdi delle città costiere provenzali e della Linguadoca, ponendos i come antesignano sia nel conflitto s ia nell 'ins taurazion e di paci/ici rapporti col mondo musulmano, ed aspirando a raccogliere nelle propri e mani il mon opoli o delle relazioni tra l'Oriente e l'Occidente : ad assumere cioé la rappresentam:a di ques t'lIltimo nei rigllardi dell'I slam e dei Levante cri stia no. Cio non signi/i ca, tuttavia, una p recisa intenzione di predominio politico: il disegno della costituzione d'uno Stato territoriale in Prove nza 0, addirittura , fi no ai Pirenei, in un'area c he per la stessa con/igurazione geo/isica, - pe r non parla re de lle forze politiche che in essa si muovono, - non poteva conselltirlo. Si tratto piü semplicemente d'un impegno cos tante, dire tto a porre tutta la Francia meridional e sotto la tutela economica genovese, impedendo, con le manovre diplomatich e, con i mezzi /inanzia ri , con l'uso delle a rmi , la formazione di qualunque o rganismo statale che riunisse le coste mediterranee dall a Provenza alla Ca talogna; tagliando fuori i Pisa ni dal commercio locale nell a maggio re misura possibile; lascia ndo aIle città provenzali e della Lingu adoca solta nto la n avigazione di cabo taggio (4). « La LiG. DE M ANTEYER, La Provell ce du première au do uzième siècle, Mémo ires e l document s publiés par la Soc iété de l'École des Chartres. VII l , Pari gi, 1908·26, vol. l , pp . 198-328; R. BUSQUET, Les institutiol1s co m ta les de 1(1 Provence au XIIe s iècle (1112· 1209) , Ai x-cn·Provence. s. d., pp. 5-7. (1) Nd 111 3 Ra imondo Bcrcngario III con cede a i Pi sani privilegi ct.:o· n om ici a d Arles: v. olt re. (2 ) CL DE VI C- J. VAl SSETE, Histoire ci L, vol. V , doc. CCC XC; GOI FFO~, Bullaire c it., docc. XLI-XLIX ; PH. J AFF~, Reges ta ci l., nn . 69 13-69 17, 6925. (3) L'a tto di spartizione in CL DE VIC- J o VAT SSETE, His toi re ci t. , vo l. V , doc. 492 . CCCCII; J .-P. PAl>ON , His lo ire génerale de Provence, Parigi, 1777- 1786, vol. Il, doc. XIII. (4 ) R. LoPEZ , Le relaziol1 i com m ercia li cit. , p . 78. GENOVA E L'OCCITA NIA NEL SECOLO XII 73 guria - come è sta to osservato dal Gioffrè - si trovava in una posizione ideale per intrattener e solidi rapporti commerciali con la Provenza ... La via m arittima, che legava le due regioni, per sè brevissima, presentava sop ra ttutto il vantaggio di essere pun teggiata da numerosi piccoli p orti, ch e offrivan o aUe navi un sicuro rifugio con tro le tempes te e la possibilità di scaricare parzialmente un ca rico 0 di completarlo» (1 ). D'altra parte, sec on do che rileva il Ventura , " el contrast ... entre l'activitat econ6mica dei pais d 'oc i la seva insuficient exterioritzaci6 m ar itima, entre el valor de les seves manifestacions comercials i la imperfecci6 tècn ica de les seves organitzacions p ortuàries, unicament podien afavorir les temptatives d 'infiltraci6 de genovesos i pisans i acré ixer els conflictes d 'interessos entre a mbdues ci uta ts italia nes» (2). Spregiudicatezza di metodo e di mezzi guida no la nostra città nel prop rio d isegno : Genova comunale e mercantile tra tta , contempora neamente 0 successivamente, a seconda delle circostanze, ora con la corona catalano-aragonese, ora con le forze feu dali fran che, ora con le comunità della costa . Non esiste da parte dei Gen ovesi, al di fuori della p ura ragione dell'interesse concre to, ch e abbi amo sopra indicato, una linea di condo tta che li veda impegnati col rigore dell a coerenza ideale a fian co d' una dell e forze ch e tra Nizza, Narbona e Barcellona si combat tono in tutto il secolo XII per la costituzione d 'una supremazia politica n ella Provenza , sul Golfo dei Leone, nella Catalogna. Ove si verifichi ca renza di governo 0 vuoto di potere, Genova tenta d 'inserirsi; ove p ossa r icava rsi vantaggio, Genova non esita ad intervenire ; ove si determini una situazione di resistenza ai disegni dei propr io integr alismo economico 0 un pericolo contro i privilegi ottenuti , Gen ova si affretta a r icercare le all eanze più convenienti, a sollecitare trattati di pace e di commercia, a pramllavere azioni di guerra 0 di pirateria, a s timolare ed appoggiare sommovimenti intern i (3). La politica genovese rivela mobili tà, capacità di ada ttamento aile situazioni (1 ) D . G lOFFR~, il commercio genovese dei sale e il mono polio fiscale Ilel secolo X/ V, in Bollettino Ligust ico, X, 1958, n . 1-2, pp. 6-8. (2 ) J . VE>ITURA, A/fons e/ Cast cit., p. 71. (3) Di di verso av viso è invece R. LOPEZ (Stato e individuo nella storia della colonÎzzazione genovese, in Nuova Rivisla St orica, XXI , 1937, fasc . V-VI, p. 306), per il quale «alla prima origine della prosperità commercia le dell 'espansione coloniale di Genova nel medioevo non stanno tanto ragioni economiche quanta moventi politici, militari, re li giosi », in altre parole la lotta con tra l'Islam. 74 G. PISTARINO locali, sensibilità nell'imposizione di cond izi oni diverse da luogo a luogo sino a raggiungere J'estremo limite delle richieste che possonn trovare accoglimento, in modo da vincolare comunità , magari anch e contermini, con clausole più 0 mena pesanti a seconda della loro minore 0 maggiore resistenza di fronte alla pressione politica deI Comune genovese. E tuttavia, se anche quest'ultimo non esità più d 'una volta ad a llearsi aile forze feudali contro la nascente borghesia e gli albori dei comuni occitanici, esso esercità, congiuntamente con Pisa, un 'indubbi a influenza nello sviluppo delle istituzion i consolari in Provenza e in Linguadoca (1). 2. - Nel terzo decennio de! secolo XII la conclusione del le operazioni in Terrasanta, clave è s tata occupata agni posizione possibile, dove anzi ha inizio il lento regresso delle forze cristiane, stimola più concretamente J'interesse di Genova per i paesi de! bacino occidentale de! Mediterraneo, che sembrano aprire un nuovo campo di possibilità grazie al conf1itto tra la Cri stia nità e l'Isl am nella penisola iberica (2). Il trattato deI 1108 o 1109 con Bertrando di Tolosa era stato un primo incentivo in questa direzione; un altro dovette suscitare la ricerca dell'a lleanza genovese, e pisana, ne! 1116, da parte dei conte di Barcellona per la lotta di « Reconquista » (3), come séguito alla spedizione pisana-catalana-Iinguadochiana-provenzale contro Maiorca ne! 1115 (4) ed all'impresa di Genova e di Pisa contro Mugahid in Sardegna in qucllo stesso 1116 (5). Nè deve trascu(l) E . RO SCl-I AC H , ~tud e cit., pp . 59-60; A. D UPONT, Les cités de la Narbonnaise première depuis Jes il1vasiolls gerl1/al7iqu cs jusqtl'à l'apparition du COl'lsu[at, Nîmes, 1941, pp. 722-725. (2) Per un'informazione generalc cfr. E. H. BYRNE, Genoese trade ÎII the lwe/ftlt century. in American Hisfori cal Review , 1920 ; ID., Gelloese s1zipping in the twel/lh and lllirleelllh celllury, Cambridge Ma ss., 1930 ; V . VITALE. Econol11ia e COl11nlercio Cl Genova nei secoli Xli e XIff, in Rivista Storica llaliana, 1937, pp. 61 88. Si tenga anche prese nt e R. L REYNOLDS, in Giorllale Sto rico e Letterario d ella Liguria, 1938, pp. 1-25. (3) S. SOBREOUÉS VIDAL, Els grans comtes de BarcelO11Q, Barcellona , 196 1, pp. 180-1 81; FERRAN SOLDEV[LA, Historia de Calalullya, II ediz., Bar cellona, 1962-63, vol. l, p . 133. (4) S. SOBREOUÉS VroAL, Eis grans comtes cit. , pp. lï6-178. (5) G. SFORZA, Mogiihid , il re Mu ge tto dei c ronis ti Ualùmi, e le sue scorrerie con tra la città di Luni, Torino, 1917; ID., La distruziolle di Lwt; nella storia e nella leggetula, in Miscellal1 ea di storia llalia/w, serie Ill , t. XIX, 1920. Cfr. anc he F. ARTl ZZU, Penetraz;o lle catalalla in Sardegna 4 4 GENOVA E L'OCClTA NIA NEL SECOLO XIl 75 rarsi, tra gli incentivi che volsero gli sguardi dei Genovesi verso Occidente, l'aiuto prestato, insieme con Pisa nel 1113 e forse soli 0 forse con Pisa ed Arles nel 1120, ai Galiziani di l ria Flavia (Santiago de Compostela) contro i Sarraceni ab Hispali usque ad Co/imbriam confinia maris inco/entes (1). Si aggiunga che il mare di Provenza assume un'importanza di primo piano in quel conflitto tra Genova e Pisa, ch e appunto ora si va accendendo e che si risolve, in sostanza, in una continua guerra di corsa (2): sicchè pub dirsi con ragione che il problema dei rapporti con Pis a esercita per tutto il secolo XII un p eso notevole nel quadro delle relazioni genovesi-occitaniche. Occorre ancora tenere presente che il matrimonio deI conte di Barcellona, Raimondo Berengario III, nel 1112, con Dolce, primogenita di Gerberga, contessa di Provenza, e di Gilberto, visconte di Millau e Gévaudon, e la donazione, da parte della novella sposa al marito, dei diritti ereditari provenzali, nel 1113 (3), venivano a porre le basi, nel medesimo periodo, dei progetto catalano per la costituzione di un vasto stato marittimo al di qua e a l di là dei Pirenei (4), implicando tanto Genova quanto Pisa nel lungo conflitto che ne sarebbe scaturito con i conti di Tolosa, con la casa di Baux, con 10 stesso Impero, che considerava la Provenza come un proprio feudo (5) . "Amb la seva uni6 amb Provença, nel secolo X Il , in Studi storici in ouore di Francesco Loddo Canepa, Firenze, 1959, vol. II, pp. 11-27. (1) L. T. BELGRANO, Documenli e genealogia dei Pessagno genovesi, a1J1n1iragli deI Portogallo, in Atti della Società Ligure di Storia Palda, XV, 188 1, pp. 245-250; Historia Compostellana, ediz. a cura di M. SUAREZ e J. CAMPELO, Santiago, 1950, lib. l, cap. 103 e lib. II , cap. 20; M. MOLLAT, Note sur la vie maritime en Galice au XJlc siècle d'après 1'« Historia Composlellana», in Al1uario de estudios medievales, I, 1964, pp. 531-540. (2) OTTO LANGER, Politische Geschichle Gel1uas und Pisas im XlI. l altrhundert, Lipsia, 1882; COLONNA DE CESARl ROCCA, Recherches sur la Corse au moyen âge . Origine de la rivalité des Pisans et des Génois eu Corse, Genova, 1901; W. HEYWOOD, A hislory of Pisa: eieventh and twei/th centuries, Cambridge, 1921: G. ROSSl-SABi\TINI, L'espansione di Pisa nel Mediterraneo fono alla Meloria, Firenze, 1935; A. R. SCi\RSELLA, Sloria di Genova. Il Comune dei Consoli, Milano, 1942; T. O. DE NEGRI, L'Dra della Sardegna, in BolleLtùlO Ligustico, V, 1953, pp. 123-137 (e bibliografia relativa); V. PoLONTO, Dalla diocesi all'archidiocesi di Genova, in Momenti di storia e arte relig iosa in Ligl.lria, Fanti e sludi di storia ecclcsiastica, III, Genova, 1963, pp. 4-51. (3) F. CARRt:RAS y CANDI, Geografia general de Cataltm ya. La ciutat de Barcelona, Barcellona, s. a., pp. 249, 252. (4) Sul problema della Stato pirenaico-rncditerraneo dall'Ebro aIle Alpi, e su i suoi precedenti storici, si veda na le acute osservazioni di CH. HIGOUNET, Un grand chapitre cit., pp. 313-316. (5) 1 diritti imperiali sulla Provenza risalivano, com'è noto, alla promessa, da parte deI re di Borgogna, Rodolfo III , nel 1016, all'imperatore 76 un vast horitz6, aixî espiritual corn material , s'obria pel' a Catalunya. Un idioma frat ern era pa rlat en ambdues contrades; hi brillava , esplendorosa, la poesia dels trobadors ; les recîproqlles influèndes a rtistiques contribuïrien a l'es tructu raci ô de l'art romà nic; el come rç i el poder marîtim dels dos països, pe r l'estimul de l'intercanvi i de la comunicaciô natural entre ell s, en res ultari a aviat acrescut ; per les relacions provençal s, pe r les cobejances que la possessiô de Provença desve tllava, els comtes ba rcelonins ent rarien dins el corrents de la gra n politi ca ellropea » . Cosi il Soldevil a (1 ) : bi sogna tuttavia ri corda re ch e h uona parte di quei rapporti correvano sulle navi genoves i e p isane , e che Genova non avrebbe potuto disinteressa rsi dei proge tto cata la no-provenzale, complicato dal probl ema deI con fl itto con Pisa per la superiorità nel Mediterra neo occidentale. Sembra, d'altra parte, che nei primi quattro 0 cinque lustri deI secol o XII le mi gliori posizioni in tutta l'a rea occ itan ica siano state accapa rra te da Pisa, for te di più a ntica t rad izione di ripresa mari nara già nei secoli dell'a lto medioevo, qua ndo per Genova ancora si discute se esis tesse un'attivilà navale deg na di ques to nome. Non è da esoludersi che in queil a St-G illes, che nel 1108-1109 r isulta preclusa a l conte Bertran do, e nella co ntigua Arl es a bbiano già libero acccsso i Pi sa ni: cio che spiegherebbe magg iormente l'interesse genovese per un interven to d iretto . Sappiamo che Pisa ottenne nel 1113, p er opera di Ra imondo Be renga rio III, conte di Barcellona, da essa appoggia to nelle azioni a n tislami che, protezione sulle coste catal a no-occi taniche e l'esenzione in Arles dal tribut o que", vulgo lLsa ~ ill lll appel/an! , spe tta nte al conte ta nto in Arles quanto in St-Gilles (2) . È certo che i Pi sani trova rono a ll eanza a Na rbona nell " Enrico II , di lasciargli il regno per successione eredi taria; all a spec\i zio ne in Borgogna dell'impera tore Corrado II nel 1033 contra le ri vcnd ic3zioni di Eude , conte di Blois, ed all a sua elezione a Payern c per opera dei feuda la ri fedcli all a ~ ua eausa ; all a nuova spedi zione imperiale dell a primavera dei 1034 contro il partita di Eude, che rimase definiti vam ente sconfltto: R. Po uPARDl N, Le royaume de Bou rgogne (888- 1038 ). Ét ude su r les origines du royaume d'Arles, Pari gi, 1907, pp. 126- 127, 143- 144, 159- 166. ( 1) F. SOLDEVI LLA, Historia cit., vol. l, p. 128. (2) Lib er Maiolic hil1us , a cura di C . C AU SSE, FISI, Roma, 1904, p. 138 (si tenga presente che il doc. è dalato seconda 10 sti Ie pisano de ll 'incarnazione); L. V ALLE, Di due documenli che riguardal'zo le relazioni di GeHova C01l la Catalogna nei secolo XlI , in Il R. Liceo-Girmasio « C . Colom bo " di Gellova negli amli 1931-32, 1932-33, 1933-34, Genova, 1935. p . 41 , no ta 13; A. DUPONT, Les rela tions ci t. , p. 70. Nel 1121 St-Gill es c ra pero passa ta di nuovo in pot cre di Alfonso Gi ordano di To losa: d r. p. 72 . GENOVA E L'OCClTAKIA NE L SECOLO XIl 77 fase della guerra contro Genova ch e s i combatté dal 1119 a l 1133 (1). Anzi non è forse pura coincidenza il fatto che le ostilità pisano-genovesi per il problema della Corsica abbiano ini zio nel Il 19 (2), contem poraneamente allo scoppio dell a gue rra aperta tra Alfonso Giordano di Tolosa, al quale si uniscono Bernardo Aton IV di Béz iers, Ruggero III di Foix e Raimondo di Baux, e Guglielmo IX di Poitiers, duca di Aquitania, sostenuto da Raimondo Berengario III di Barccll ona e da Americo II di Narbona . Si combatte per Tolosa, che Alfonso Giordano ricupera nel 1121; per Carcassonne, sottrattasi al dominio di Bernardo Aton su istigazione ca talan a e ritornata in suo potere nel U25 (3); ma a nche per la Provenza, sulla quale Alfonso Giordano avanza rivendicazioni come erede deI conte Bosone II p er il ramo ca det to, mentre Raimondo Berengario III sostiene i diritti ceduligli dalla moglie Dolce, discen dente dallo stesso Bosone per il ramo primogenito. Ed è guerra sostanzialmente vittoriosa per il prode Alfonso Giordano, giacchè la pace n el 1125 gli riconosce il possesso dell'alta Provenza, a settentrion e della Durance e ad occidente deI Rodano, col tilolo mar chionale, mentre lascia a Raimondo Berengario III la bassa Provenza, o Provenza marittima, a mezzogiorno e ad oriente rispettivamente dell'uno e dell'altro fiume, col titolo comitale (4). Per Genova e Pisa sono anni oscuri: anni nei quali l'attività italiana lungo il corso inferiore dei Rodano ci ri esce pressocchè ignota, avvolta in un'assenza di notizie che è, a nostro giudizio, il risultato di un ristagno dell'attività economica in conseguenza della guerra che si combatte per terra e sul mare. Non c'è dubbio sul fatto che i Pi sani sono schierati con Raimondo Berengario ; i Genovesi, con Alfonso Giordano. La grande flotta di 80 galere, 35 gatti (5), 28 golab i (6) e 4 grandi navi da tras por to , con un (1) A. DUPONT, Les l'ela/ions cit., p. 71. (2) Al'l1wli genovesi cit., 1, p. 16. (3) S. SOBREO UÉS VIDAL, Els grans comtes cit., p. 189. Tutt,avia i primogeniti dell a casa di Barce llona, da Raimondo Berengario HI ad Alfonso II , assunsero pcr sè il titoJo march ionale di Provenza, conferendo quello comitale ai proprî congi un ti da lo ro in vestiti della contea : R. B USQUET, Les instit ut ions ciL. pp. 9-10. (4) CL. DE VIC· J . VAISSETE, His/oire c it., vol. V, docc. 488. CCCXCVII , 489. CCCXCVIII. (5) Il « gatto » (dal danese « kat ») era un bastimento da traspor to: JAL , Glossa ire nautique, Parigi, 1848, alla voce. (6) 11 « golabo» (daU'arabo « ghorâb Il) era una sorta di ga liotta 0 pi cco la galera: A. JAL, Glossaire cit., all a voce. A. 78 armamento di 22.000 uomini , che Genova app rontà nel 1119, era certo destinata non solo agli attacchi diretti contra Pisa, secondo il racconto di Caffaro (1) , ma a nche a ll 'appoggio dell 'allea to tolosano, dalla parte deI mare, ed a ll a protezione dei rapporti con la Pro venza, isolata dai dominî cata la ni deI con te di Barcellona e soggetta quindi alla pressione politico-econom ica deI Comune genovese. Comunque, se anche Genova riesce a mantenere una certa attività almeno con alcuni cen tri costieri provenzali , soprattutto per gli indispensabili commerci dei granD e deI sale, essa si vede precl uso il porto di Barcell ona, -- fors'an ch e quello di Narbona, - non tanto per i ten tativi di elusione delle imposte doganali clavute in loco, come opin a il Valle (2), quanta per la p osizione assunta cial Comune, che è vincolato ai Tolosa ni clai pa tti ciel 11080 1109 e che effettiva mente non puà non temere un eccessivo rafforzamento dello schieramento catalano-pravenzale, preludio al g rande sogno occi tanico dei conti-re catalano-aragonesi. Da I 1125 la guerra tra Genova e Pisa conosce fasi assai aspre . " Menavan rumore i Pisani - dice un illustre storico genovese - di uscir d'Arno, navigare in Pravenza, distrurvi il commercio dei Genovesi: otto galere loro pa reano ten tare il disegno ... Sette galere si armano in Genova, .. scorrono il mare di Provenza, Sardegna, Corsica » (3). Forse il tem pestivo in terventa genovese in Provenza, se anche non portà a risultati concreli con Pisa, contribui a determin are, in quello stesso anno, la fi ne della guerra tra Alfonso Giordano ed i suoi nemic; . Certo Genova seppe approfittare della nuova sÎtuazi one catalano-provenzale per intervenire all 'estremità occidentale dell 'arco occitanico, là dove negli ultimi ann i le era sta to precluso l'accesso: a Barcellona cd a Narbona. " El tractat de 1125 consolidava la situaci6 de Ramon Berenguer a Provença, i els comtes de Tolosa no tenien més reme i que acceptar-Ia corn un fet legalitzat. En canvi posava un Hmi! a les ambicions, si és que existien, dels comtes de Barcelona de dominar el Delfina t 0 Provença marquesal ». Cosi il Sobrequés Vidal (4): in realtà Ra imondo Berengario III usciva sosta nzialmente diminuito non solo ri guardo a i proprî disegn i, ma anche rispetto ai diritti comi tali sulla Provenza, ch e la moglie Dolce gli ( 1) Annali genovesi cit., J, pp. 16-17. (2) L. VALLE, Di due docwnen li cit., pp. 37·38. (3) M. G. CANA LE, Nl-wva is toria CiL, l , p. 114. (4) S. SOBREOVÉS VIDAL, Eis gra ns com tes cil., p. 190. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 79 aveva trasmesso per la donazione deI 1113 (1). St-Gilles, preziosa come centro di mercato e di pellegrinaggio alla famosa abb azia, da cui il borgo traeva il nome, cra tornata in mani tolosane ; il primo tentativo di una costruzione politica occitanica, da lla Catalogna alla Provenza, era naufragato, anche per l'opposizione di Genova. Nella sua politica di bilancia tra il mezzogiorno francese e gli interessi ispanici, il conte di Barcellona tomava a rivolgcre 10 sguar do a questi ultimi, là dove era urgente conselidare la frontiera occidentale deI dominio, dopo la sconfitta sub ita a Corbins, a quanta pare nel 1124 per opera dei Sa raceni, e rimediare al peggioramento dei rapporti con Alfonso 1 di Aragona, che cra avanzato profondamente con i proprî acquis ti nell'area d 'influenza catalana (2). Riprendendo un vecchio progetto di crociata marittima contro gl'infedeli, più precisamente contro Tortosa, Raimondo Berengario III ebbe già nel 1126 un incontro con il re d'Aragona (3), mentre riusci a condurrc in porto, sul principio deI 1128, un patto di alleanza con Ruggero II di Sicilia, ottenendone l'appoggio navale per J'impresa saracenica, dietro promessa della ripartizione a metà delle terre di futura conquista (4). Il momento era favorevole per Genova, la cui potenza navale si era ampiamente rivela ta n el corso della guerra, tuttora in atto con Pisa, e le cui aspirazioni verso la Spagna cristiana e musulman a cominciavano ad assumere contorni precisi. Una ambasciata genovese , capeggiata da Lanfranco Advocatus, giunta a Barcellona n el 1126 0 sul principio dei 1127, concluse un primo abbozzo di accordo. Entrambi i contraenti garantivano il libero transito e la pacifica dimora sulle proprie terre ai sudditi reciproci; i Genovesi s'impegnavano a fare guerra a i Sar aceni su richiesta deI conte, ed a pagare senza contrasti le imposte, - /eudas el usalicos, - ch e per consuetudine solevano corrispondere ai conti di Barcellona entrando nei mari della Catalogna, yale a dire la somma di 10 once d'oro, pari a 70 m ara(1) Si tenga presente che, Fra i tre rami eredi delJ'an tico dominio provenzale , alla casa di Tolosa spettavano i 2/ 8 dell'intero patrimonio, men tre gli altri 6/8 competevano, in parti uguali, alla casa di Arles ed a1la casa di Avignone: G. DE MANTEYER , La Provence cit., pp. 311-318. (2) s. SOBREQU~S VIDAL, Els grans comtes ci t ., pp. 184-1 85. (3) S. SOBREOUÉS VIDAL, Eis grans comtes cit., p. 191. (4) Doc. in M. AMA RI, Storia dei musulmani in Sicilia, II ediz. a cura di C. A. NALLiNO, vol. Ill, parte II, Catania, 1938, pp . 396-398. Per la que· stione deU a data, ibidem , p. 396. Cfr. anche S. SOBREQU~S VIDAL, Els grans co mtes ciL, p. 191. 80 botini , per le navi caricate a Genova (1), e secondo le tariffe in uso a Barcellona, per le navi di al tra provenienza . Tutto cib sil1e utriusqu e pa rtis el1ga/1 (2). Ma non tanto le clausole di questa prima stes ura dei patti ci interessano, dato che le medes ime furono poi modilicate nel testo definitivo, quanta i nomi di colora che l'una e l'altra parte chiamano come fideiussori deI risarcimento linanzia rio, a cui esse si obbligano in caso di manca ta osservanza delle convenzioni. Per il conte di Ba rcellona sono ci tati Guglielmo Porcelle l, signore di una parte di Arles, e Raimondo Sacrista, capo, prababilmente, de i lI1ilites vassalli dell'arcivescovo arlesiano, Guglielmo e Ra imondo Goffredo viscon ti di Marsiglia, i vescovi di Antibes e di Fréj us, gli uomini di Hyères, Folco e Guglie lmo signori di Grasse : dunque, praticamen te, tutti i governi loca li della Provenza marittima, dipendente da Raimondo Berengario III, sui qua li puo essere facile per Genova rival ersi in casa di necessità . Per Genova compaiono Alfonso Giordano e gH uomini di St-Gilles, Aimerico II visconte di Na rbona e gli uomin i di Montpellier : cib che significa la continuazione degli o ttimi rapporti deI Cornu ne con il conte di Tolosa; la sua penetrazione in St-Gilles in base al trattato deI 1108 0 1109, ma forse non con le stesse pesanti condizioni ; l'esistenza di relazioni positive, di cui non sappiamo al tro, con Narbona e con Montpellier. Dopo vicende poco chiare, durante le quali gli ambasciatori di Genova furano add ir ittura cacciati in prigione a Barcellona (3) e sulle quali forse ebbe r iflessi negativi la con tinuaz ionc deI blocco delle coste provenza li da parte genovese anco ra nel J 127 (4), il trattato definitivo venne concluso il 28 novembre 1127 tra una nuova legazione dei Com une, formata dal console Caffaro e da An saldo Crispi ni, e Raimondo Berengario li J (5). Lé c1 a usol e sono a lquan to diverse, a favore di Genova, da que ll e dell'accordo preliminare : le navi genovesi , che si recheranno neila Spagna (6), facendo scalo tra Nizza ed il capo di Tortosa . (1) L. V .\LLE, Di dur! documenti ci t., p. 40 , nota 10. (2) L. V ALLE, Di due documenti CiL, pp. 32-33. (3) L. VALLE, Di due docwnen ti cit., pp. 3S.39. (4) Amwli genovesi ci L, l , p. 24. (5) A . DE CAPMANY y DE MO NTI'ALAU , Mel1lorias hislorieu,'; suhre Ici marina, cOl11e rcio y arles de la ant igua ciudad de Barcelol1a. M ad riù , 1779-92, vol. II , pp. 3-4, nUQva ediz. a cura di E. GIR:\LT y RA\'ENTOS C C. BATLLE y GALLART, Barce ll ona, vol. II, parte ! , 1962, pp. 4-5; C. 1.\l I' ERTALE DI SftNT'ANGELO, Codice ci t., J, n. 46. (6) La Spagna, di c ui s i parla ne l documento, non dc\'c in tende rsi nc l senso d i Marca hisparlica, che nclla zona cost iera, da i Pi rcnci aU'Ebro. GENOVA E L'OCCITANIA. NEL SECOLO XII 81 godranno della tutela del conte, dietru pagamento della somma di 10 marabotini in Barcellona 0 a San Feliu de Guixols; mentre, se porteranno rzegociatores extrarzeos 0 pecurziam alierzam, approdando tra Nizza e Salou (a sud di Tarragona), dovranno corrispondere agli uomini di Bercellona 10 stesso censo che quelli di Montpellier. Non si parla più d 'intervento genovese contro i saraceni. Sono scomparsi i nomi dei fideiussori: cià che non sappiamo se risponda ad una pura esigenza di ordine pratico, oppure ad uno spostamento di posizioni p olitiche, in una situazione che è continuamente fluttuante. Certo Genova appare insediata in St-Gilles, - e quindi sempre in ottimi rapporti con Alfonso Giorda no di Tolosa, - ancora tre anni dopo l'accordo con Ra imondo Berengario III , quando, n el 1130, l'esule papa Innocenzo II consacrà in quel sito il nuovo vescovo genovese, Siro II, prossimo arcivescovo ( 1). Forse invece le relazioni con Narbona subirono un momen taneo p eggioramento, oppure la fideiussione da parte deI visconte Aimerico II, previs ta dai preliminari deI 1126-27, rispondeva semplicemente ad un atto di speranza per un futuro che tardà ad attuarsi, giacchè la convenzione, firmata nel 1131-32 tra Genova, da un la to, il viscon te, l'arcivescovo ed i consoli della città, dall'altro (2) , concerne la natura d'un conflitto di natura economica e politica. Comllnque, l'accordo con Narbona, al quale forse devono aggillngersi altri accomodamenti locali, di cui si è perduta notizia, completa opportunamente i provvedimenti, che i Genovesi adottano nell'area deI Mediterraneo nord-occidentale, sia p er controbilanciare l'influenza pisana, sia pel' assicurarsi condizioni favorevoli di traflico. Esso fu certamente facilitato corrispondeva all'odierna Catalogna, come ritiene L. VALLE, (D i due documenti ci t., p. 43 , nota 24); ma come la parte della penisola iberica dominata daï Musulmani, in particolare il regno di Murcia e di Valencia: A. S CHAUBE, Storia dei commercio dei popoU latini dei Mediterratzeo, traduz. BONFANTE, Torino, 1915, p. 385. Sull'argomento in genera le cfr. J. A. MARAVALL, EL concepto de Espai1a en la edad media, Madrid, 1954. (l) Annali genovesi cit., l , p. 25 ; L. GRASSI, Siro II, ult imo vescovo e primo arcivescovo di Genova, in Alti della Società Ligure di Sloria Pal ria, XVII, fasc. II, 1886, pp. 711-728. (2) A . SCHAUBE, Sloria cit., p. 675; C. I M PERIALE DI SANT'A NGELO, Codiee ciL, l , n. 62. t intcressante notare che ques ta convenzione costitu isce per noi la prima noti zia sull'esistenza de i consolato a Narbona: A. D uPONT, Le cités cit., p. 699. Sui rapporti economici tra Genova e Narbona, in relazione con il con flitto genovese-pisano nel Mediterraneo, cfr. J. KOHLER, Hal1delsvert riige zwischen Genua w1d Narbol1ne im 12. w 1d .13. laltrhUl1dert , in Berliner iuristische Beit riige zum Civilrecht , Han delsrecht, Slrasreelit und Slrasprozess, 3. Hef!, Berlino, 1903 (1904). Per qu anto 82 G. PISTARINO da quello stipulato in precedenza da Genova con il conte di Barcellona, data la ben nota politica filocatalana dei visconti narbonesi (1); ma trasse probabilmente conforto anche dalle trattative, ormai avanzate, per la pace tra Genova e Pisa. La convenzione dei 1131-32 r egola le compensazioni reciproche tra Genova e Narbona; elimina l'uso deI saccheggio delle navi naufragate, esercitato dai Narbonesi a danno dei Genovesi (2); prevede, da parte narbonese, la riduzione d'un terzo dei diritti commerciali corrisposti dai mercanti di Genova, l'impegno a non imporre nuovi gravami fiscali e a non aumentare quelli esistenti, la concessione di un'area sulle rive deI l'Aude, a scelta dei Genovesi, per la costruzione di un fondaco e di due torri. Se si considera che tanto Genova quanta Pisa avevano come scopo l'insediamento sulle due estremità dell'·a ntica Provincia Narbonese, cioè a St-Gilles sul Rodano, ed a Narbona, crocevia dei traffici per il Tolosano e per la Spagna, il risultato era per Genova positivo (3). Anche se il trattato con Raimondo Berengario III non concedeva ai Genovesi nessun vantaggio territoriale , limitandosi a garanzie di sicurezza e ad agevolazioni fiscali (4), e se la posizione di forza, con la quale Genova si era insediata a Narbona, sul percorso tra Provenza e Catalogna, e nel comriguarda la data della convenzione sopra cita ta, il Kahler (Handelsv ertrage cit., p. 2), basandosi sul rapporta tra l'anna ab inCarl1aliolle e )'anno indizionale, propane la Iettura: millesinlO centesimo XXXI, 1 l11ensis iunii, indictione VIIII, in luogo di quella: millesimo .C.XXXI!. mensis iunii, indictione VIIII, accolta nell'cdizione del Liber iuriwn, e ripresa dallo Schaube e dall'Imperiale di San t'Angelo. La congettura è acuta c sintatticamente corretta. La cronologia dei 1132 pub tuttavia essere sostenu ta, tenendosi presente l'usa dell'indizione genovese nei documenti deI secolo xn: cfr. G. COSTAMAGNA, La data cronica nei più al11ichi documenti privati genovesi (sec. X - sec. XII), in Alti della Societù Ligure di S/oria Pa/ria, LXXII, fasc. 2", 1940, pp. 5-18. (1) Si tenga inoltrc presente che Aimerico II, visconte di Narbona, era fratello uterino di Raimondo Berengario III, conte di Barcellona: Matilde, figlia di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabda, aveva sposato in prime nozze Raimondo Berengario II, dal quale avcva avuto Raimondo Berengario III; in seconde nozze, Aimerico J, dal quaJe aveva avuto Aimerico II. (2) Evidentemente la consuetudine era rimas ta in vita, almeno verso i nemici in guerra, nonostante l'abolizione decisa nel 1112 da Aimerico n, d'accordo con l'arcivescovo narbonese, nei riguardi delle navi di quaI un que nazione, fatta eccezione per quelle saracene: CL. DE VIC-Jo VAISSETE, Histoire cit., vol. V, doc. 44. CCCLIX; J. KOI·ILES, Han delsvertriige cit., pp. 20-21. (3) A. DUPONT, Les relations cit., p. 72. (4) A. DUPONT, Les relations cit., p. 73. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO Xli 83 mercio con la Linguadoca, rimaneva estremamente precaria, soggetta, come gli eventi successivi dimostreranno, a tutte le vicende politiche della regione, c'era il fatto che Genova aveva rotto in Narbona, come pure in St-Gilles, una tradizione di prevalenza pisana; s'inseriva con precisi accordi politico-economici nell'area dei comitato barcellonese; si vedeva facilitata la strada, grazie al matrimonio di Raimondo Berengario III con la contes sa Dolce, verso l'intera Provenza comitale. Non a casa si colloca in questo momento , per quanta si richiami ad una situazione anteriore, la tariffa di pedaggio dei 1128, con i suoi riferimenti agli uomini di Barcellona, della Provenza, de Ultramontibus, mentre non si ha notizia, - ma si tratta di un'attesa di pochi anni, - di quelli di Narbona e di Montpellier. Alla vigilia d'un anno glorioso nella storia di Genova, il 1133, le condizioni per più ampi sviluppi verso il mondo occitanico sono ormai poste. D'ora in poi la presenza genovese nei mari di Provenza, Linguadoca e Catalogna sarà costante e dinamica sul piano politico, economico e militare, in guerra e in pace. 3. - La pace con Pisa, raggiunta nel 1133 in seguito alla mediazione dei papa Innocenzo II , l'accresciuta potenza dei Comune, grazie alla spartizione della Corsica, all'erezione de!l'episcopato cittadino in archidiocesi (1) e alla creazione delle diocesi suffraganee di Bobbio e di Brugnato (2), l'impresa contro i saraceni di Bugia ne! 1136, di Almeria e dei Garbo nel 1137 (3) sono altrettanti stimoli, per i Genovesi, ad un più deciso intervento nell'odierna Francia meridionale. Una grande impresa si profila all'orizzonte: la crociata di Spagna, sicchè non riesce illogico pensare che, prima di dare inizio alla politica di azione diretta nel mondo iberico, il Comune voles se assicu(l) P. F. PALUMBO, Lo scisma dei 1130, Roma, 1942, pp. 490491; V. PoLONJO, Dalla diocesi cit., pp. 30-38. V. anche F. J. SCHMALE, Studien über das Schis11"la des Jahres 1130, Këln-Graz, 1961. (2) U. FORMENTINI, Brugnato (glî abati, i vescovi, i «cives»), in Memarie dell'Accademia Lwûgianese di Scienze «G. Capellini », XX, 1940 ; P. TOMAINI, Brugnato, città abbaziale e vescovile, Città di Castello, 1957, pp. 68-70; V. POlONlO, Dalla diocesi cit., pp. 3949. (3) M. G. CANALE, Nuova istoria cit., l, p. 132; R. LOPEZ, Storia delle colonie genovesi neZ Mediterraneo, Balogna, 1938, p. 110; A. R. SCARSELLA, Il Comune cit ., p. 87. Cfr. Annali genovesi cit ., pp. 28·29. Ricordiamo an· cora. ne1 1137, l'interven to all'assedio di Salerno: PERIZ., SS., VI, 774. 84 G. prSTARINO rarsi solide basi di appoggio e di rifornimenlo lungo tullo l'arco costiero dall e Alpi ai Pirenei. Di qui 10 sviluppo d 'una più intensa attività diplomatica genovese, che si concreta in una serie di accordi con le città della Provenza, conclusi nel 1138, proprio mentre il problema occitanico, -in qllesto caso più Slrettamenlc provenzale, - va sfoc iando nelle « g uerre dei Baux ») . L'anno precedente, il matrimonio di Raimondo Berengario IV di Barcellona, poco più che ventenne, sllccesso nel 1131 al padre nella contea, con la figlia di Ramiro II di Aragona, Petronilla, la quale non contava ancora un anno di elà, aveva Falto del giovane principe catalano « la figura clau de la historia d'Arago i Barcelona» (1), rafforzandone, alla lunga, anche le posizioni nella Provenza che Raimondo Berengario III aveva lasciato per lestamento al figlio minore, Berengario Raimondo, separandola daï beni catalani, con atto rigorosamente feuda le, ma scarsamenle politico. 1:. un mome nto O$cura della storia occitanica : un « intermezzo », come 10 definisce 10 Schramm (2). Mentre Raimondu Bcre ngario IV è implicalo nei problemi dell 'unione delle cill e corone, - quella ereditaria e quella portatagli dalla moglie, e dei rapporti con Alfonso VI! di Castiglia; mentre in Proven", la casa dei potenti signori di Baux, sostenula dal conte di Tolosa e favori ta dall'Impero di Corrado III , si leva conlro Berengario Raimondo con crescenti rivendicazioni, che si ri chiamano al matrimonio di Raimonclo di Baux con Stefanetta, sorella minore di Dolce (3); mentre nell'interno della con tea, a Marsiglia, come ad Aix 0 ad Arles, la signo ria ecclesiastica, rappresentata cia l vescovo locale, si riafferma su lla feudalità laica (4), e la borghesia cittadina cerea faticosamente di aprirsi strada tra l'una e l'altra, Genova, stirnolata dai recenti s ucees si ed abi le nel cog1iere il lTIOmento politico, interviene in forza di luogo in luogo, a colmare il rnomentaneo vuoto di potere, a secon da re in apparenza, ad imbrigliare in realtà secondo le proprie mire, 10 sviluppo economico-polilico dei centri marinari tra il Rod ano e le Alpi. (1) PERCY E. SCHRM\llM, Ramon Berenguer IV, in PERCY E. SCHR IU\!\\Els prim ers comles-reis: Ramon Beren guer IV , Alfolls el Cas t, Pere el Catà/ic, Barcellona, 1960, pp. 15-20. (2) PERCY E. SCHRAMr"l.i. Ramon Berenguer IV ciL, p. 31. (3) J.-P. PAPON, Histoire cil., vol. II, p. 203. (4) Acles cOllcernanl les vicomtes de Marseille el leurs desCCl1û(lIlfS, JOAN F. CABESTANY - E:-.1RIC BAGU É, a c ura di 231,333. H. DE GÉRIN-RICARO e E. ISNARl1 , Monaco-Parigi. 1926, nn. 230, GENOVA E L'OCCITANJA NEt. SECOlO XII 85 Cosl, dunque, nel mese di luglio di quel felice 1138, il Comune genovese stipula. contemporaneamente 0 quasi. ben cinque convenzioni: con gli uomini di Fréjus con gli uomini e con il s·ignore di Antibes (1), con gli uomini di Marsiglia, con gli uomini di Hyères, con gli uomini di Fos (2). Sono cinque trattati, redatti se con do un medesimo formulario di cancell eria, come se si trattasse d'uno schema preparato a priori, per essere imposto all'altra parte contraen te, più che liberamente negoziato, con poche varianti di formule a seconda della diversa resistenza incontrata da luogo a luogo . Poichè si tratta di un momento economico-politico relativo all'intera Provenza marittima, con la sola escl usione di Grasse, anzi della prima decisa affermazione genovese nella regione, è assai probabile che non foss e estraneo l'assenso di Berengario Raimondo, preoccupato sia della pressione esercitata sulla contea dai conti di Tolosa e dai signori di Baux, sia degli interni sviluppi dei ceto borghese neil e città costiere. Nei riguardi delle quali ultime, il punto di leva della diplomazia genovese è rappresen tato dalla questione saracenica, per cui Genova si atteggia a garante ed intermediaria di pace tra le città alleate ed il re deI Marocco, m en tre fa balenare agli occhi delle prime, - non sappiamo se in buona o in malafede, - la speranza di una possibile espansione economica verso le terre di quel r egn" africano. Una serie di clausole comuni prevede l'amicizia e l'appoggio delle città alleate, in pace e in guerra, a i Genovesi ed agli amici dei Genovesi che verranno segnalati dai consoli dei Comune; l'obbligo di non aumentare i tributi esisten ti e di non imporne aItri; l'impegno delle città aIIeate a mantenere la pace col re deI Marocco, salvaguardandone gli uomini e gli averi in mare e in terra. e a non armare navi in corsa contra i Saraceni senza il preventivo impegno a non depredare le navi marocchine; la promessa delle medes ime di risarcire a Genova i dan ni derivanti (1) Su lIe ragioni che possono avere determinato l'esclusione di Grasse, centro commerciale assurto già ad una notevole imporLanza, dall'accordo stipulato con Genova da Raimondo di Grasse, signore di Antib es, cfr. Gn,ETTE GAUTHTER-ZlEGLER, His toire de Grasse au moyen-âge, 1155-1482, Parigi, 1935, pp. 7·8. (2) Liber it~riUln ciL, l , 53, 54, 55, 56; C . IMPERIA LE DI SANT'A NGELO, Cadice cit., nn. 81, 82, 83, 84, 85. Cfr. anche C. M'NFRONI, Staria della marina italiana, l, Livorno, 1899, pp. 194-195; A. SCHAUBE, Storia cit., pp, 337-338, 700-701. Sulle strutture interne delle ciUà sopra elencate cfr. P.-A. FÉVR1ER, Le développement urbain en Proven ce de l'époque romaine à la fi" du Xl' siècle, Parigi, 1964, p. 109 e sgg. 86 dall'inosservanza di qualche clausola del trattato, entro quaranta giorni dalla richiesta del Comune. Fréjus, Hyères e Fos sono assoggettate al censo annuo, da pagarsi alla chiesa di S. Lorenzo, rispettivamente di 50 staia, 60 staia e 20 mine di frumento per lin periodo di dieci anni, successivamente prorogabile se e finché Genova riuscirà ad assicurare loro la pace col regno marocchino. Obblighi militari grava no su Antibes, Hyè res, Fos e Marsiglia, con la formula generica della partecipazionc all'oste dei Genovesi secondo i precetti dei consoli deI Comun c per le prime tre città (I); con la precisazione, invece, per Marsiglia, dell'intervento con cento uomini sulle navi genovesi qumldo fecerint exercitum contra Sarracenos, ugualmente con cento uomini per terram quocumque irent. Infine gli uomini di Marsiglia e quelli di Fos promettono di rendere ragione a Genova dei danni recati a i suoi mercanti negli ultimi dieci anni, mentre è notevole, nel trattato con Fréjus, la clausola che assicura a i Genovesi cd ai loro alleati la piena sicurezza nella partecipazione aile fiere locali, senza aggravi finanziari superiori a quelli g ià es istenti per consuetudine. Come si vede, è una sistemazione collettiva che assicura a Genova la supremazia sull'intera costa provenzale si no alla foce dei Rodano, completando sia la convenzione deI 1127 col conte di Barccllona, sia l'accordo dei 1131-32 con Narbona (2) , ed afferman do ormai una decisa prevalenza su Pisa. « In collegamento con questi piani proprio nell'anno 1138 - osserva il Lopez Genova si fabbri ca 10 strumento più importante di penetrazione economica: ottenuto da Corrado imperatore il diritto di zecca . es sa comincia a coniar moneta sul modello di quella melgorese, la più diffusa in tutta la Francia Occitanica, ma che ormai sta declinando insieme col potere dei conti di Melgueil , e che si pub tentar di soppiantare " (3). (1) Gli impegni militari ri sul ta no in vece assai mena onerosi e vin colanti da parte degli uomini di Fréjus, peT i quali non è previ sta la partecipazione diretta nclle file dell'esercito genovese, ma 501tanto l'olJbligo di recare otTesa ai ncmici deI Comune di Genova, second o le richicstc dei consoli di qucs ta città, nci limiti delle possi bilità dei Forogiulics i. (2) Si tenga presente, ad ogni modo, che Narbona, alla morte di Aimeri co II nel 1134, era passa ta in diretto domini o deI conte di Tolosa, Alfonso Giordano, che la tenne fino al 1143, quando la resti tul all a primo· ge nita di Aimerico, Ermengarda. Sicchè è certo che il commercio di Genova con Narbona ebbe a subire una battuta d'arres to quando, una decina d'anni dopo, i Genovesi si trovarono impegnat i con tro il conte di Tolosa : v. oltrc. (3) R. LOPEZ, Le rela ziolZi commerciali cit., p. 78. Sulla coniazionc della prima moneta genovese nel 1139, in base al diploma imperiale deI GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XI( 87 In quest'orizzonte luminoso, - almeno per Genova, - che va dalle Alpi ai Pirenei, un punta critico permane: Montpellier. Lo sviluppo comunale ed economico di questo centro di mercato, in cui Genovesi e Pisani cercano da tempo d'infiltrarsi, è un pericolo per la politica di monopolio delle due repubbliche italiane; la tassa particolare che le navi dell'una e dell'altra devono pagare alla città, a ris·a rcimento dei danni provocatile da azioni di pirateria marittima, rappresenta un peso fastidioso non tanto sul piano economico quanto su quello dei prestigio. Genova e Pisa, una volta tanto concordi, si trovano unite contro Montpellier, quando l'occasione per un intervento è offerta da un moto sedizioso, scoppiato nel 1141 contro il signore feudale, Guglielmo VI, per opera della piccol'a nobiltà e della borghesia locali, sos tenu te dal conte di Tolosa e di St-Gilles, Alfonso Giordano. Guglielmo VI, costretto alla fuga , e riparatosi nel castello di Lattes, chiede aiuto a Raimondo Berengario IV ed al papa Innocenzo II (l), che egli considera come l'alto protettore di Montpellier in conseguenza de Il'omaggio reso da lui stesso al vescovo di Maguelonne p er la « villa» di Montpellier ed il castello di Lattes con l'accordo dei 'se ttembre 1140 (2). In due lettere dei gennaio 1142 il pontefice manda ai vescovi della regione di proibire ogni contatto tra i loro diocesani e la città ribelle, e di adoperarsi per di stogliere il conte di Tolosa dall'azione a favore degli insorti (3). L'episodio s'inserisce nel conflitto, che noi troviamo in pieno svolgimento nel 1142, tra Raimondo Berengario IV conte di Barcellona e principe di Aragona, Berengario Raimondo conte di Provenza, Guglielmo VI di Montpellier, i visconti di Carcassonne, di Béziers e di Nimes, da un lato, Alfonso Giordano conte di Tolosa, 1138, v. M. CHIAUDANO, La moneta di Genova nel secolo KIl, in Stu di in onore di Armando Sapori, Milano, 1957, vol. 1", pp. 187-214. (1) A. GERMi\IN, Histoire de la com mune de Montpellier, Montpellier, 1851, vol. l, p. 11. Sulle diverse interpretazioni dell'avvenimento cfr. A. D UPONT, Les relations cit., p. 74; J. VENTURA, Alfons el Cast cit ., pp. 73-100. (2) CL. DE VIC-Jo VAISSETE, Histoire cit., vol. V, dace. CCCCXLVIII. Per più ampie notizic sulla questione e sui suoi precedenti cfr. A. GERMAIN, Le temporel des év êques de Maguelon e et de Montpellier, in Publicatio ns de la Société Archéologique de Montpellier, n . 38, 1879, pp. 129-226; s::ien ~ôc~~~LI::~ilé~ogi~:~i~~nJ;'~t~~llîie~~ 7I~I~i~[e~I~Î, n~i,°~~~s3f:36:t Sulla genealogia dei conti di Montpellier: F. PEGAT, Notice sur les Guille/ms, seigneurs de Montpellier, in Mémoires de la Société Archéologique de Mont pellier, vol. ! , 1840, pp. 291-312. (3) PH . JAFFÉ, Regesta cit., nn. 8186, 8187. Cfr. anche A. GERMAIN, Liber instrumenlorum memorialium. Cartulaire des Guillelms de Montpellier, Montpellier, 1884-1886, docc. 8, 9, 10, Il, 12, 13, 14, 15, 16 e 17. 88 che detiene in questo momento direttamente anche il Feudo di Narbona, e Raimondo di Baux, coi suoi figli, dall'altro, per la formazione dello Stato mediterraneo, accentrato sulle cos te occitaniche, al quale aspirano tante il ramo catalano-provenzale quanta i signori di Tolosa e di Baux (1). Era un problema dei quale Genova e Pisa, vincolate alla reciproca pace proprio grazie ail 'opera d 'Innocenzo II, non potevano disinteressarsi sia, da un punto di vista generale, per il pericolo che l'attuazione d'un tale progeUo avrebbe comportato per i commerci di entrambc, sia, sul piano più immediato, per l'ostilità manifesta ta da Alfonso Giordano, ch e si appoggiava evidentemente, nella s ua azione contro la lega catalano-provenzale, e le città italiane che la sostenevano sia pure per sem pli ce ragione di equilibri o, aile aspirazioni autonomistiche delle nascen ti borghesie mcrcan tili dei nuclei urbani dei feudi avversari ed alla insoffere nza di tutti i centri costieri, entro e fuori i suoi dominî, per la tutela economica pisan a e, soprattutto, genovese. Il diritto di ra pp resaglia, concesso dal conte tolosano a danno dei mercanti di Genova e di Pisa per un valore di 2000 marche d'argento, è sintomatico della situazione e rappresenta unD dei motivi dell'intervento militare pisano-genovese a Montpellier, unitamente all'inten to, pe r gl i alleati, di ottenere da Guglielm o VI, una volta che fosse rientrato nel proprio dominio, l'abolizione della tassa speciale, oltre a particolari condizioni di favore pe r il traffico dell'una e dell'altra r epubblica. Sicchè ci pare certo, - an che se manchiamo di prove documen tarie, - che l'appello deI papa per Guglielmo VI non si limita ai vescovi locali, ma si rivolse, con piü vasti intenti e trovando terreno già ampiamente favorevole, a i governi genovese e pisano, a i quali l'interven to deI pontefice offri le giustificazioni 1l10rali per una decisa azio ne di guerra . Comunque, con un impegno scri Uo, di cui s'ignora e si discute la data, ma che noi riten iamo debba collocarsi appunto nel 1141-42, il conte di Mo ntpellier si obbligo a notevoli concess ioni in favore di Genova e cli Pi sa, dichiarandosi, fra l'altro, disposto a muovere guen'a, a loro richiesta, contro Alfonso Giordano (2). (1) Cfr. L es BOliches-du-Rllôlle. Enciclopédie départemelliafe, solto la direzione di PAUL MASSON, parte I, tomo II , Parigi-Marsiglia , 1924, G\Pp· XII e XIV, a cura di V.-L. BOURI LLY, in particolare p. 312. (2) A. GF.RMi\1 N, Histoire de la C011l111lll1e d e MOlltpellier cit., \'01. Il , p. 419; ID., Liber cit., doc. 203 (con la da ta dei 1177 a 1178). GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 89 Appoggiato dalle forze di terra di Raimondo Beren gario IV e dall e galere ita liane alleate, Guglielmo VI rientrb p oco oltre la m età dei 1143, n ella propria città , cos tretta ad a rrender si, dopo a!cuni m esi di assedio, per m a ncanza di viveri (1) . Ad una calorosa letter a di ringraziam ento, invia ta a l governo genovese (2), egli aggiunse più tangibili segni di riconoscenza: tanto a Genova quanta a Pisa l'esenzione dai pedaggi s ulle s ue te r re ; la soppressione della ~assa sp eciale ; la conccssione all'una e all 'altra di una casa nella città per le esigenze dei mercato ; l'impegno a p rosegu ire la lotta a fianco delle due repubbliche italia ne contro il conte di Tolosa (3). A su a volta , Alfon so Giorda no, vedendo compromessa una delle principali basi di appoggio, si decise alla p ace, il 3 settembre dello stesso anno, con l'intervento dell'abate e dei consoli deI borgo di St-Gilles (4). Gli abi ta nti dei quale s'impegnaron o a pagare, in di ver se ra te, la somma di mille marche d 'argento a i vincitori , a risar cim ento dei d an ni loro recati dal conte, e d a gar antirne i beni e le persone in St-Gilles, men t re Alfonso Gi ordano dava con simile promessa per riguardo a Na rbona ed a l territorio (5): da p arte loro, i Genovesi e i Pisani promisero le s tes se condizioni p er i m er canti di St-Gilles nelle rispettive città e s'impegnarono a ripristinare i traffici interrotti dalla guerra. COS! il nemico di ieri diventava l'alleato di oggi. Fallito nell 'azione deI conte di Tolosa , il progetto di uno Stato costiera m editerraneo si affacciava , ora, non mena pericoloso, p er op er a catalan o-provenzale. Per questa ragione, e non tanto p er le azion i di p irateria commes se da navi provenzali a danno di navi (1 ) Annali genovesi cit., l , pp. 31-32 ; CL. DE VIC -Jo VAISSErE, Histoire cit. , vol. III, pp. 721·729; A. G ER..MAIN, Histoire de la commune de Mon tpellier cit., p. 11 e sgg. (2) Liber iurium ci t ., l , 87; C . I MPI'2RIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., n . J25. (3 ) Liber iurium cit., l, 89; C. I MPERl /\LE DI SANT'ANGELO, Codice c it., n. 124. Il ritorno di Montpellier in mana al signore feuda lc, nel 1143, bloccù per quasi mezzo secolo il movirnento di sviluppo comuna le della città: cfr. Thalamus parvus. Le petit Thalamus de Montpellier, a cura della Société Arch éologiq ue de Mo ntp ellier, Mon tpellier, 1840, p. X; GRASSET, Les consu ls et l'Hotel-de-Ville de Montpellier, in Mémoires de la Société Arclléologique de Montpellier, seri e II, vol. 1·, 1899, pp. 17-76. (4) Liber iuriwn cit., l , 82 ; C . IMPERIALE DI SAN T'A NGELO, Codice cit., n. 126. (5) È possibile che il fallimen to de ll 'azione ten ta ta a Montpell ier si annover i tra le ragioni che indussero Alfonso Giordano a res tituire proprio nel 1143 il feudo di Narbona alla viscontcssa Ermengarda, la quale ri prese 10sto la politica filocatalana dei pad re: CL. D E VIC -J o V AJSSETE, Histoire cit., vol. III, pp. 724-726. 90 G. PISTARINO genovesi, assistiamo tra il 1143 ed il 1144 ad un rapido, seppure momentaneo, cambiamento di fronte da parte di Genova: non è l'azione militare in grande stile, come il blocco marittimo di Montpellier, ma è la guerra di corsa, più insidiosa e logorante, punteggiata talvolta da episodi atroci, come quello dei vascello corsaro, catturato dai Genovesi nel mare di Provenza, ai cui membri dell'equipaggio i vincitori strapparono gli occhi, pel' vendicarsi delle perdite subite (1). Nel 1144, attaccato nello stagno di Melgueil da una nave genovese, Berengario Raimondo, conte di Provenza, è ucciso dalla freccia di un balestriere nemico (2). Scomparso uno dei maggiori antagonisti, campeggia sulla scena Raimondo di Baux, sostenuto sempre dal conte di Tolosa ed al quale l'imperatore Corrado III concede, nel 1145, valendosi dei proprio titolo in regno Provinciae e forse approfittando della morte di Berengario Raimondo, l'investitura feudale delle terre avite, tanto di Raimondo quanta della moglie, nonchè di quelle da Raimondo stesso acquistate legalibus modis, con il diritto di battere monela ad Arles, ad Aix ed a Trinquetaille (3). Mentre il conflitto raggiunge la massima estensione, con l'intervento dei più cospicui rappresentanti della feudalità occilanica, Genova, che certo non gradisce la formazione, sul proprio confine occidentale, d'un complesso politico tolosano-provenzal e, appoggiato dall 'Impero, e che ritiene giunto il momento d'intervenire nella Spagna musulmana a fianco dell'azione diretta della « Reconquista », per non perdere, di fronte ai probabili vincitori, (1) Annali genovesi cit., I, p. 32. (2) Gesta comilwn Barchinonensium, a cura di L. BARRAU Dn-llGo C TORRENTS, Barce llona, 1925, pp. 40, 131; Amzali genovesi cit., l , p. 82. Nella morte di Berengario Raimondo dovrebbe vedersi la Longa mantls dei signa ri di Baux, seconda CH. D'AIGREFEVILLE, Histoire de la ville de Montp ellier, Montpellier, 1737-1739, vol. l, p. 26. Non, dunque, un momento di un confiitto tra Genova e la casa di Barcellona-Aragona, ma semplicemente un atto di aggressione piratesca per opera di mercenari, agenti per conto altrui. (3) J.-P. PAPON, Histoire cit., vol. II, doc. XV; K. F. STUMI',·BRENTANO, Acta lmperii, Innsbruck, 1883, n. 332 (STuMPr, Reg. 3495); V.·L. BOURILLY e R. BUSQUET, Histoire de Provence, Parigi, 1948, p. 44: J. DE Fmn-RÊAULX, Le trésor des chartres des Baux, in Provence historique, IV, 1954, fasc. 17, p. 147. Sul problema dell'autenticità dei diplomi imperiali per i Baux cfr. HANS HIRSCH, Urkundenfiilschungen aus dem Regnu11l Are1atense. Die burgundliche Politik Kaiser Friedrichs l, Vienna, 1937 ; URSULA BRUMl\1, Zur Frage der Echtheit der ersten Stauferdiplome fûr siidhurgundische Empfiinger, in Mitteilun gen des Instituts für Osterreichisclze GeschiclllSforsc/zun g, LVII, 1949, pp. 279-338. J. MASSO GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 91 anzi per accrescere le proprie posizioni economiche in quell'area di m ercato (J), si riaccosta alla parte catalana. Dopo una spedizione contra i musulmani di Maiorca e di Almeria nel febbraio dei 1146 (2). essa raggiunge, nello stesso anno, l'accordo sia con Alfonso VII di Castiglia (3), sia con il conte di Barcellona e principe d'Aragona, Raimondo Berengario IV (4), nell'imminenza di un'azione contra il regno di Valencia. Ottiene un terza delle future conquis te territoriali; una ch iesa, un fondaco, un forno, un bagno ed un iardinum nelle città che toccheranno interamente agli alleati; completa franchigia da pedaggi, tasse portuali e qualsiasi gravame sia nei domini di Alfonso, sia in quelli di Raimondo Berengario IV a Rodano us que in Occidentem. Ma soprattutto consegue due scopi: da un lato la formazione d'un contrappeso alla minaccia di Raimondo di Baux in Provenza; dall'altro un più diretto inserimento, a scopo economico-politico, nell"azione della « Reconquista ». Da parte sua, Raimondo Berengario IV, rafforzato dall'appoggio genovese, ottiene, quale Provincie marchio, nel febbraio deI 1147, l'hominaticum e la fidelitatem da parte dei baroni provenzali, riuniti presso Tarascona, tra i quali sono anche i visconti di MarsigHa, già fedeli partigiani della casa di Tolosa (5). Almeria, nido di pirati, cade in mana ai crociati il 26 ottobre 1147 ; Tortosa, in seguito a nuova spedizione, il 30 dicem(1) Si tenga presente che il 28 dicembre 1136 Raimondo Berengario IV di Barcellona·Aragona aveva donato in feudo a Cuglielmo VI di Montpellier la città di Tortosa, «cum omnibus terris et castris ct municionibus, et omnibus ad eius dominatum pertincntibus », per quando essa fosse ritornata «in potestate Christianorum »: A. GERMAIN, Liber cit., doc. 152. 1 diritti furono trasmessi da Guglielmo VI, nel testamento dell'll dicembre 1146, al figlio e successore Guglielmo VII: A. GERMAIN, Liber cit., doc. 95. tassai probabile che i Genovesi fossero al corrente della situazione, tanto più che il conte di Montpellier, Guglielmo VI, prese parte alla crociata di Spagna, imbarcandosi sulle loro navi: certo non potevano rimanervi cstraneÏ. (2) Annali gel10vesi cit., l, p. 33. (3) Lib er iurium ciL, l, pp. 122, 123; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ciL, l, nn. 166, 167. (4) BOfARULL y MASCAR6, Colecci6n de documentos inéditos dei Archivio de la Corona de Arag6n , Barcellona, 1847-59, vol. IV, pp. 332, 337; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., n. 168. (5) Actes cit., n. 234. Nel 1151 giurb fcde!tà a lla casa di Barcellona anche Guido di Fos, con la promessa di consegnare, a richiesta, il castello di Hyères: Actes ciL, n. 239. Com'è noto, i conti .di Barcellona, poi re di Aragona, considerarono sempre la Provenza come un feudo che ritornava loro alla morte di agni principe della propria famiglia, che ne cra stato da loro investito. Nel 1144, alla morte di Bercngario Raimondo, che lasciava 92 bre 1148 (1). AI bottino , ai vantaggi commerciali , agli acquis ti nell'uno e nell 'altro luogo (2) . i Genovesi aggiunsero una speculazione indi re tta, sulla quale sarebbe interessante poter fa re pi" luce : la concessione di un fondaco, in Tortosa, con libertà to ta le d'ingresso e d'uscita, da parte deI conte di Barcell ona al p opolo di Narbona (3). La comparsa di quest'ultimo ne! quadro dell a crociata e deI god imen to dei vantaggi, che da essa s i speravano, potrebbe riuscire poco chiara, se un'acuta osservazione deI Ventura non ci mettesse sull 'avviso: i consoli di Narbona, che già nel settembre deI 1148 sottoscrivono gli accordi con Raimondo Berengario IV, in previsione dell a prossima con quis ta, sono Guglielm o Sigerio, Guglielmo della Volta, Raimondo Lorenzo Multone, sono cioè nomi tipicamente genovesi, talun o dei qu ali è ben n oto nella storia di Genova (4). Mentre si combatte contro l'Islam in Occ idente, Alfonso Giordano chiude in Oriente la propria es istenza di guerra, avvelenato in circostanze misteriose, nel 1148, dura nte la second a crociata (5) . E Raimondo di Baux, perduto dennitivame nlc l'antico alleato, controbattuto s ui m ari e s ulle coste d'Occ itan ia dalla lega catalano-genovese, chiede la pace a l conte di Barcellona (6). Un t ra llato tra Genova e Pisa, il 17 aprile 11 49, sembrù san cire, dopo le azioni compiute in comune, la line completa c1ell e rivalità tra le due repubbliche, ed una loro specie di conun fi g lio in giova ne e tà, Ra im ondo B cre ngario IV d i Ba rce l1 ona-Araguna assu nse direttarncn te il governo della con tea, di fronte aile prclcse regalistiche dellïrnpcratore Corrado III cd a ile aspirazioni fcucla!i de ll a casa di Baux. Se anche il nom ::: di Raimondo B erenga ri o III, li g lio d i Bercngario Ra imondo, compare ad un certo punta in taluni a tti, col li to lu com it ale di Provenza, a eeanto al nome de 11o zio, eiù non signifiea un a realc assun zione di potere: R. B USQUEr, Les Ù1SIitwi0l1S cil., p 10. Rai· m onda B ercngario III resse effettivamcnte il fe u do solo a part ire dal 11 62, cioè dal rieonosci mento im peria le di Federico 1 di S vcvia, cui segui qu as i imm edia ta m e nte la ~ort e di Raimondo Berengario TV. : v. olt re. (1) CAFFARO, Ystona captionis Almarie et Turtuose, ln AJ/lwli ge/ lol'csi cit., l, pp. 77-79; C. I M PERIALE DT SANT'ANGELO, Caffaro e i suoi relllpi, Torino, 1894, pp. 191-233 ; E. B AYERRI, Historia de Torta s(I y Sil COl1larC(I , VI. Tarlasa, \954, p p. 76\-785. (2) Liber iurium ciL, l , 138; C. bUERIALE Dr SANT'ANGELO, Codice ciL , I , nn . 190, \ 9\ ; D. P UNCU H , Liber cit., n, 43. (3) G. MOU YNÈS, Vill e d e Narbonne. / nve1ltaire des archives CO/l1//11Inales, Narbana , 187\-79, vol. J, p. 3. (4) J. VENTU RA , Al/ons el Cast cit., p_ 101 nota 78. Gugli e lm o della Voha fu console dei placiti a Ge nova, dave compa re da l 11 25 a l 11 41: Annal; genoves': ci L, l , pp. 18, 23, 25, 26, 30, 31. (5) R . GROUSSET, Histo ire des croisades cit., II , Parig i, 1935 , pp. 250-25 1. (6) J .-P. PAPON, His/oire cit., vol. II , pp. 230-23 1. GENOVA E L'OCCITAN IA NEL SECOLO xn 93 dominio sulle terre occitaniche. Esse si ripromettevano infatti mutua assistenza conlro ogni nemico presente e futuro, « da Venezia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Siria, in tutta la Siria, in tutto J'Egitto, in tutta la Barberia, in tutto il Garbo, in tutta la Spagna e dalla Spagna fino al porto di Monaco" (1). Concessioni e privilegi, rilasciati dal re di Valencia, Abu-AbdAllah Mohammed ibn Said Mardanish, al Comune di Genova nel giugno 1149 (2) ed al Comune di Pisa nel gennaio 1150 (3), parvero completare quegli accordi e consolidare quelle promesse su un piano di parità anche nell'interno deI mondo saraceno (4). Ma, come si sa, erano promesse ed accordi destinati al vento. 4. - Fallita, per ragioni assai note, J'operazione economicopolitica, tentata con la crociata di Spagna (5), ridotto a bassissimo livello, come conseguenza, il traffico genovese con i porti catalani (6), l'attività di Genova in Occitania ristagna per qualche anno. Il Cornu ne si di batte nella grave crisi finanziaria. lasciatagli in eredità dalla partecipazione aile spedizioni anti· slami che, e cerca faticosamente di liquidarne le passività (7), giungendo infine, nel 1153, a vendere i possessi in Tortosa a Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona e principe d'Ara(1) C. IMPER JALE DI SA N T'A NGELO, Codiee cit., n. 195. Cfr. anche O. LAN· Politiseh e Gesehiehte Genuas und Pisas in d en Jahren 1133-1149, in FIistorisehe Studlen, VII , 1882. (2):M. AMAIH, 1 diplomi arabi dell'Archivio fiorel1til1o, Firenze, 1863, p. XXXIV; C. I MPERIALE DI SANT'A!'IIGELO, Codiee cit., n. 196. (3) M. AMART, 1 diplomi arabi cit., pp. 239·240. (4) Mentre da parte delle repubbliche italiane urgevano le istanze commcrc iali, il re di Valencia, com'è nota, aveva in reaItà la scapa di assicurarsi le spalle da un eventuale intervento della flotta genovese 0 pisana, nell'imminenza di un attaCCQ da parte degli Almoadi: G. ROSSISAHATlNI , L'espansione di Pisa cit., p. 13. (5) A. SCARSELLA, Il Conume cit., pp. 101·104; H. C. KRUEGER, Post-wa r eollapse and reha bilita/ion in Genoa, in S/udi in onore di Gino Luzza tto, Mil ano, 1950, vol. l , pp. 117·128. (6) A . D UPONT, Les relalions cit., p. 88; J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p . 82. (7) Si vedana Je vendite degli introiti deI Camune e degli stessi possess i in Tortosa a privati e gruppi di privati in C. IMPER[ALE DI SANT'ANGELO, Cadiee cit., nn. 193, 202, 204, 214, 215, 216, 227. Cff. A. DUPONT, Les relations cit., pp. 87-88; R. laPEZ, 1 primi eento anni di storia dOClIl'nentata della banea a Genova, in Studi in OU ore di Armando Sapori, Milano, 1957, vol. l , pp. 217·218. GER, 94 G. PISTARINO gona, per una somma che settantasette an ni più tardi restava, tuttavia, ancora da pagarsi per metà (1). E celebre l'episodio dei consoIi per l'anno 1154, che non volevano assumere il governo quoniw1'l civitatel'l'l d0r111ire et litargialn patl, et sÎcuti naveln sine gubernatore pey Inare cogna- seebant; ma che infine, indotti all'ingrato incarico dalle insistenze dell 'arcivescovo e dalla pressionc popolare, sIal;'" l1/Liltum cogitando quo11'lodo civitale111 e SOJnno eriperenl, riuscÎrono 'a risvegliare l'interesse e l'attività dei cittadini ed a rimettere in sesto la barca dello Stato (2). Ci sembra significativo il fatto che la prima manifestazione concreta di quesla ripresa politica ed economica del Comune si attui in direûone dell 'Occitania, sia pure ad una distanza ravvicinata, quaI è qllella rappresentata da Marsiglia, dopo le grandi pllntate a Montpellier, a Narbona, sulle coste iberiche. La vicenda è poco chiara; il documento, ch e ce ne parla, presenta varie lacune, sicchè riesce di letlura incompleta: simbolo, quasi, deI faticoso ritorno a lla normalità dopo quello che il Krueger chiama il « collasso post-bellico » (3). Ma colpisce la circostanza che, una delle prime volte in cui Marsiglia ci si presenta nel vivo dei suoi con flitti interni, Genova vi appare direttamente interessata e coinvolla. Semplice coincidenza? Non crediamo. L'iniziativa genovese, per ritessere le fila nel mondo provenzale, occitanico, mediterraneo, non poteva presci ndere, in via aprioristica, dall'immediato Occidente, dalle incipienti, e ancora torbide, manifestazioni di vita autonoma d'una città che, per la sua stessa posizione geografica, si presentava come la futura rivale e che occorreva quindi con trollare in modo diretto e positivo . Nell'aprile deI 1154 un trattato è concluso tra i consoli dei Comune ed i visconti marsigliesi: i fratelli Goffredo, Ugo Goffredo e Bertrando (4). Genova metterà a disposizione dei viscon ti da una a dieci galere, nel casa che essi si armino contro Raimondo Goffredo di MarsigIia, purchè la guerra sia stata dichiarata con l'assenso genovese (5). 1 visconti assumono la (1) BOFARULL y MASCAR6, Colecci611. ciL, vol. IV, p. 212; C. hlPEIUALE Dl SA NT'AI\GELO, Codice ciL, nn. 243, 244. (2) Annali gel/ovesi cit., l , pp. 37-39. (3) H. C. KRUEGER, Post-war co[[apse cit., pp. 117-1 28. (4) R ÉGINE PERNOUD, Essai sur ['histoire du port de Marseille des origines à la fin du XIl' siècle, Marsiglia, 1935, pp. 83, 4; 291 , 2; C. IMPERI ALE Dl SANT'ANGELO, Codice ciL, n. 251. (5) Goffredo, Ugo Goffredo e Bertrando, figlio di Poncio, sono gli stess i che nel 1151 sono scesi ad un accordo col vcscovo di Marsiglia, Raimondo, GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 95 tutela, nel proprio territorio, degli uomini deI distretto genovese; non preleveranno per ogni nave, che intervenga alla fiera di Marsiglia, una somma superiore a 12 denari di genovini; faranno guerra a Raimondo Goffredo a richiesta dei con soli dei Comune. Nè l'una nè l'altra parte concluderanno pace separata. Anche se non conosciamo il seguito dell'episodio (1), avvertiamo subito la rinata volontà politica, che si congiunge alla preoccupazione per la salvaguardia delle posizioni economiche acquisite 0 da acquisire. In realtà la città sta ritrovando tut te le sue energie non solo e non tanto per capacità di taluni governanti, ma per propria intima vitalità, stimolata dalla restaurazione imperiale di Federico l, aile cui richieste essa decide di r esistere e riesce effettivamente ad opporsi con abilità non disgiun ta da fermezza (2). Mentre tergiversa col Barbarossa (3), il Comune fa giurare la Compagna ai marchesi deI Carretto (4), tratta con Bisanzio (5), ottiene da papa Adriano IV il richiamo deI re di Gerusalemme, deI conte di Tripoli e dei principe di Antiochia aU'osservanza dei diritti e dei privilegi genovesi neUe essendo inlermediario l'arcivescovo di Arles, a proposito di varie qu estioni, tra cui primeggiano quella deI possesso deI porto di Portegalle, assegnato al vescovo, e quella della libertà di entrata e di uscita nel ~i~~1° dre;~~~~'e:iae~:~~~Vif~: "l~~~~t~it~e~. ~1k. a:!j~~~d~elbaolr~~~, ~:H~ di un frateHo di Poncio, Ugo Goffredo, e quindi cugino in primo grado dei tre precedenti, è colui che nel 1152 giura fedeltà al nllOVQ vescovo marsigliese, Pietro: Actes cit., n. 241. Con ogni probabilità ci si trova dunque di fron te ad un contrasto di natura economica tra Genova, che si appoggia al ramo viscontile, a cui appartiene il porto vecchio della città, e la borghesia cittadina, legata all'arcivescovo, che va sviluppando al traffico 10 scala di Portegalle. Oltre tutto è presumibile che i Genovesi si preoccupassero non poco delle concessioni o ttenute dal Comune di Marsiglia, nel 1152, in Gerusalemmc cd in Accon per opera dei re di Gerusalemme, Baldovino III : J.-P. PAI'ON, His/oire cil., vol. II, doc. XVIII. (1) E. nota, comunque , che Raimondo Goffredo mOrI anteriormente a l 1156: Ac/es cit., Tab leau A. (2) V. VITALE, Genova nel secolo Xll (Rileggendo gli « Annali Gel1.Dvesi »), in R. Liceo Ginnasio « C. Colombo », Genova, Annuario 1923-24, Genova, 1925, pp. 17-21. Sulla vigorosa ripresa economica a partire dal ~~~;1~;:;iq~;eL~:Es~c1:z~. °I~~iï937 ~~~afi~~;4~leJ.éë~t<R~~G~~~~~~:~~:s~~~: chants, tl1eir di Annando chams, their di Amin/ore parlnerslûps and investiments, 1155 la 1164, in Studi in anore Sapori, Milano, 1957, vol. I, pp. 255-271; ID., Genaese merassociations and investiments, 1155 to 1230, in Studi in onore Fanfani, Milano, 1962, vol. l, pp. 413-426. (3) A. R. SCARSELLA, II Comune cit., pp. 113-121. (4) Liber iurium cit., l, 186, 188; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., J, n. 269. (5) Liber iurium cit., J, 183-186; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., l, n. 271. 96 terre degli Stati crociati (1); stipula convenzion i con Guglielmo 1 di Sicilia (2); stringe patti con Milano e con Tortona (3); riceve nell'habitaculum Guido Guerra, conte di Ventimiglia (4). E se con il comitato di Barcellona tacciono, e taceranno ancora per qualche tempo, i rapporti politico-economici da parle del Comune, dopo l'esito infelice dell'afTare di Tortosa, aggravato nel J1 57 dal ritorno di Almeria in mano saracena (5), i contatti sono ripresi, ad alto livello, già nel1158 da parte dell'arcivescovo Siro II e del Capitolo della cattedrale di S. Lorenzo, i quali si rivol gono a Raimondo Berengario IV per risolvere le diflicoltà incontrate nell a riscossione delle rendite deU'isola di Tortosa (6) , che il con leprincipe aveva donato al Capitolo per due terzi nel 1148 (7) cd il Comune di Genova per l'altro terzo tra la fin e dei 1149 ed il principio dei J1S0 (8). In tale circostanza una nota di colore e di costume sembra rasserenare l'atm os fera : Petinws de vest rll J11u. nificentia - sc rive l'arcivescovo al sovrano - quod vos, qui habet is in servicio vestro ultra cen luin ,ni/ia h0111_inu111. mitlalis nobis UI1Ll11'l sarracenum v eZ ch ristianunl, qui l'lOverit nahis sa- pien/er ortum excolere et plan/are pomerium (9). Nel quadro di quest'attività a largo raggio, il problema de i cil., (1) Anl1ali Gel10vesi ci t., pp. 4445 ; C. f.\1PERI ALE DI S ,\ \: T·A~CELO. ecdie:..' l , Il. 273. (2) Lib er iurium cil., l, 190, 202; C. I M I'ERI ALE Dl SA:-n'ANGELO. Codù.:e cil., l, 1111. 279, 280, 282. (3) F. GADOTTO, Chartarium Derlonense , BSSS, XXXI, Pineralo, 1909, nn. 69, 107; C. MA NARESI, Alti deI COI11Lme d i Mi/ano l ino all'a/mo 1216, Milano, 1919, p. 61; C. IMI'ERI.UE DI S'\:-.IT'ANGELO, Codice cil. , l , n. 281. (4) Annali genovesi cit., l , p. 48; C. I MPERIALE DI SANT'A1'\GELo, Codiee cit., l, 1111. 289, 290. (5) L T. BELGRANO, Fram menlo di poemello sill el'Ollo su la cOI1l(lI ista di Alll'leria deI 1147, in Atti della Socielà Ligure di Storia Pa/ria, XIX, fa sc. II, l888, p. 408 . (6) L' iso la di Tortosa cra d i natura a lluvionale : scomparve succcss Îvamente in scguito a modificazioni dei corso dei fiume Ebro, sul quale cra situa ta, dirimpelto alla ci ttà. A qu::m to pare, cbbe il nome di S. Lorenzo: secondo Enrique Bayerri corrisponderebbe al Barrio de Ferrieres dell'odierno centra abitato: L VALLE, D i due documenti ciL, p. 48 . (7) F. UGHELLl, lt alia sacra, Ve11ezia, 1717-l728, vol. IV, col. 862; C. lM· PEIUAtE DI S/\NT'A NGELO, Codice ciL, l, n. 236; D. PU NCUI-!, Liber cil., n. 43 . (8) F. UGHHU, llalia sacra cit., vol. IV , col. 863; C. Ii\IPERtAL E III SANT'ANGELO, Codice cit., l , n. 203. Per la datazione dei doc. cfr. L. VA LLE, Di due docwnenti cit., p. 49 nota 53. Raimondo Bere nga rio IV aveva donalo 5010 i duc te17.i, perchè eran o cio di cui pOleva disporre in seguito al conse nso dei conte di Montpellier e del sini sca lco Raimondo Guglielmo de Moncada, ai quali egli aveva concesso in fe udo Tortosa ri !:i pettivamente nel 1136 e nel 1147. L'altro terzo spettava al Comune di Genova in virtù dei trattato deI 1146. Cfr. anche D. P UNCU I-I, Liber c:', n. 45 (9) Ediz. d ei doc. in L. VALLE, Di due doel/menti cit., pp. 464'1. GEl'\OVA E L'OCCITAN IA NEL SECOlO XII 97 rapporti con le terre occitaniche riemerge rapidamente in tutta la sua ampiezza e con prospettive nuove, reso più urgente sia dall'evoluzione delle forze economiche e politiche locali, sia dalla riaffermazione della giurisdizione imperiale sul regno di Provenza, ma facilitato, in una certa misura, da lla contesa per il dominio provenzale Fra il conte-principe catalano-aragonese, Raimondo Berenga rio IV, - che esercita la tutela dei giovane Raimondo Berengario III, figlio di Berengario Raimondo, da lui designato alla contea di Provenza, - e Ugo di Baux, che nel 1160 otterrà presso l'Impero la conferma dell'investitura feudale dei proprî beni (1), già conseguita nel 1145 dal predecessore Raimondo. Una convenzione, stipulata nei primi mesi dei 1155 con l'arcivescovo di Arles, con Ugo di Baux ed i suoi fratelli , e con i domini de burgo (2), comprova la sostanziale adesione dei Genovesi, dopo la delusione dell'impresa spagnola, alla parte tolosana e della famiglia dei Baux, - i quali, sostenuti, a quanta pare, da Raimondo V di Tolosa, riprendono proprio ora la guerra contro Raimondo Berengario IV di Barcellona-Ara gona p er il feudo provenzale (3), - senza il cui consenso sarebbe difficile in questo periodo trafficare sulla Foce dei Rodano. L'accordo rivela al tempo stesso la capacità, da parte dei Comune, di adeguarsi alla realtà politica dei momento, senza spingersi a sfruttare la superiorità tecnica ed economica del proprio ceto marinaro e mercantile per imporre quelle condizioni maggiormente onerose, talvolta addirittura vessatorie, all'altro contraente, che ritroviamo in altri casi. Nella convenzione si sancisce l'impegno alla reciproca assistenza tra i firmatari: in più Ugo di Baux ed i domini rinunciano, senza contropartita, al diritto di saccheggio dei beni dei naufraghi nei riguardi delle navi genovesi, garantendo anzi l'assistenza ai naufraghi stessi. Alle navi genovesi, che segl1ano la rotta costiera, è assicurato il libero ingresso nel porto di Arles, anche se ca riche di forestieri, mentre le navi (1) J.-P. PAPON, Histoire cit., vol. II, doc. XV (STUMPF, Reg. 3894); V.-L. BO URILL Y e R. BUSQUET, Histoire cit. , p. 44; J. DE FONT-MAULX, Le trésor cit., p. 148. Per la d~ta deI doc. cfr. M. G. H., Legum sectio IV, COl1Stitutiones et acta publtca imperatorum et regum, l, Hannover, 1893, p. 307, nota 2; J. DE FONT-RÉAULX, Le trésor cit., p. 148. (2) Liber iurium cit. , II, 5; C. I MPERIALE DI SANT' ANGELO, Codice cit., l, n. 265 ; Lo SCHAunE (Storia cit., p. 286, n. 1), seguito dal DUPONT (Les relations cit., p. 80 nota 3), ritiene che il trattato debba collocarsi nel 11 51-1154, di seguito al supposto trattato dei 1150 tra Genova e Montpellier, che noi consideriamo invece tutt'uno con quello dei 1155. (3) CL. DE VIC-Jo VAISSETE, Histoire cit., vol. III, p. 803; J.-P. PAPON, Histoire cit., vol. II, p. 236. 98 G. PISTARINO provenienti dall'alto mare potranno accedervi solo se trasporlino pellegrini 0 se appartengano a uomini di Arles e viaggino da 0 per la Spagna musulman a (1). Patti analoghi dovettero essere stipulati riguardo a St-Gilles (2). Completano il quadro due accordi firmati a breve distanza di tempo dal precedente, nel maggio di quello stesso anno 1155, entmmbi per la duratadi un quinquennio: l'uno con il conte Guglielmo VII di Montpellier (3), reduce dalla disgraziata guerra contro Raimondo V di Tolosa, intrapresa a fianco di Raimondo 1 Trencavel, visconte di Béziers, con l'appoggio, sembra, di Raimondo Berengario IV di Barcellona-Aragona, e conclusasi con la sconfitta dell'ottobre 1153 e la lunga prigionia presso il vinci tore (4); l'altro con il conte Bemardo e la contessa Beatrice di Melgueil (5). Essi ripetono sostanzialmente le clausole stabilite con Arles e St-Gilles, pero con maggiori vincoli nei riguardi di Montpellier. Ritroviamo infatti l'impegno dei contraenti alla reciproca protezione sui beni e sugli averi dei mercanti; la rinuncia da parte occitanica all'eserdzio deI diritto di saccheggio dei beni dei naufraghi delle navi genovesi; l'obbligo, per la medesima, di non ricevere navi provenienti dall'alto mare, ad eccezione, per Montpellier, delle navi montpellieresi che trasportino pellegrini 0 che commercino con la Spagna mu(1) La c1ausola esclude pertanto da} commercio d'alto mare con Arles tutte le navi forestiere, comprese le genovesi, a tutto beneficio delle na vi arJesiane. Sul significato ~iuridico dei termini terra tenus e pelagus e la questione della libertà deI mari v. la nota riassuntiva di A. DUPONT, Les relations cit., pp. 106-108, n. 6. (2) Non nt! possediamo il testa. La loro esistenza si deduce dai rirerimenti contenuti nel trattato tra Genova e Montpellier dei 1155 (vedi oltre). (3) Liber iurium cil., l, 87, 182; C. IMPERIALE OI SANT'ANGELO, Codice cit., nn. 266, 267. Circa il problema della data dei primo dei documenti, qui ricordati, riteniamo, in accordo con l'Imperiale di Sant'Angelo, che essa si collochi nello stesso periode deI seconda, sia per le ragioni che l'Imperiale di San t'Angelo affaccia, sia perchè ci troviamo di fronte , evidentemente, al consueto sistema diplomatico dell'impegno scritto, rila· sciato tanto daU'una quanta dall'altra parte contraente (cfr. in merito a tale forma di stipulazione dei trattati internazionali in ques to periodo E. MASSART, Per le relaûoni internazionali fra Pisa e la Provel1za, in Bollellino Storieo Pisano, III, 1934, n. 3, p. 13), sia perché nel primo documento il conte Guglielmo ricorda la concessione, a favore dei Comune di Genova, per opera deI proprio padre, di una casa in Montpellier: cio che ci richiama agli accordi tra Genova e Guglielmo VI di Montpellier neI 1143, e ci indica in Guglielmo VII il contraente dei nuovo trattato. Invece la SCHAUBE (Storia cit., pp. 685-686) e il DUPONT (Les relatiolls cit., pp. 78-80 ) ritengono che ci si trovi di fronte a due trattati: l'uno deI 1ISO, l'altro deI 1155. (4) Cl. DE VIC·J. VAISSETE, Histoire cit., vol. III, pp. 790-794. (5) C. IMPERIALE DI SANT'ANGElO, Codice cit., l, n. 268. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 99 sulmana. A Me!gueil non si aumenteranno i dazi d'uso sui Genovesi; a Montpellier, invece, le navi genovesi, provenienti da Genova, non dabunt ullum usatjewn. Una cIausola particolare vieta agli uomini di Montpellier la navigazione verso Oriente, consentendola solo fino a Genova e con percorso costiero. Da parte sua Genova, sfruttando abilmente le rivalità esistenti tra le città marinare occitaniche, s'impegna ad interdire al proprio naviglio l'accesso ai porti di Arles e di St-Gilles ed a concentrare il traffico su Montpellier, ne! casa che gli uomini di quei due luoghi non tengano fede ai patti firmati col Comune. È evidente che quest'ultimo tratta alla pari con gli alleati deI momento, mentre calea la mano là dove la sconfitta militare o altre ragioni, a noi ignote, hanno indebolito le forze di resistenza locali. AI tempo stesso pero, rendendosi conta delle precarietà delle situazioni nel mon do occitanico in perenne fermento, esso cerca di non f.arsi sorprendere dagli eventi, di non trovarsi impreparato dinanzi ad eventuali capovolgimenti di fronte. In breve volger di tempo Genova ha dunque ripristinato la propria influenza sulle terre occitaniche, approfittando dei conflitti feudali che intorbidano la ragione, delle lotte interne tra le diverse fazioni nelle singole città, deI periodo di pace con Pisa, stranamente assente, - ma forse è solo nostra carenza di documenti, - dai mari di Provenza e Linguadoca, dello stesso favore di Federico l di Svevia, che ha un assoluto bisogno dell'aiuto genovese per la progettata impresa di Sicilia. Aleuni particolari dànno la misura della posizione di autorità, che il Comune ha rapidamente riacquistato in Occitania e che intende mantenervi ad ogni costo. Tra il novembre ed il dicembre deI 1155 il visconte di Nimes e di Agde, Bernardo Aton V Trencavel, colpevole di avere messo le mani su beni genovesi, a quanto pare attraverso il saccheggio d'una nave, è colpito dall'intervento di papa Adriano IV, che incarica i vescovi di Nimes, di Agde e di Béziers di costringerlo a restituire il maltolto, sotto pena di scomunica (1). Ne! trattato stipulato ne! 1156 tra Genova e Guglielmo l, re di Sicilia, la prima richiede ed ottiene che una precisa cIausola escIuda i Provenzali dal commercio col Regno e gli uomini deI Regno dal commercio (1) Annali Gellovesi cit., l, pp. 43-44; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., l, n. 272. Cfr. anche CL. DE VIC·J. VASSETE, Histoire cit., vol. IV, pp. lOS, 184. 100 con la Provenza (1), mentre ne! nota diploma imperiale di Fe· derico l deI 1162 a favore deI nostro Comune una disposizionc an cora più ampia consentirà a Genova di intervenire diretta· men te con la [orza per espellere a negatiatiane laci"s Sicilie et taci"s Maritime et Calabrie et Apulie tanta i Pravenzali quanto i Francesi, che vi commercino per via di mare (2). Tuttavia proprio quest'ultima mis ura rivela quanta sia ormai complessa la si tuazione e corne il disegno genovese di mantenere in pugno tutta la rete dei commerci tra le Alpi e i Pi renei sia destinato ad un futuro fallimento . Una più matura cosCÎenza di sè, una più vasta gamma di possibilità econom iche, un corrispondente impegno politico p iù intenso animano i centri maggiori deI Med iterraneo francese. Mentre gli uomini di Nar· bona e di Montpellier penetrano nel tessuto economico della vita catalana, attraverso i porti di Barcellona, di Tortosa, per· sino di Almeria (3), francesi e provenzali muovono concorrenza al trallieo genovese sulle stesse coste sicule cd italiane. 5. - Ma v'è di più. Nel torbido quadro feuda le delle terre occitaniche alcune linee si vengono precisando, in un connitto che riempie di sè tutta la seconda metà deI secolo XII e che trasforma il contrasto cata lano·tolosano in un problema inter· nazionale. È la «grande guerra meridionale », nella quale si combattono per quasi tutta la vita due uomini della tempra di Alfonso II di Barcellona.Aragona e Raimondo V di Tolosa; nclla quale emergono di momento in mornento i signori di Baux, i conti di Montpellier, i conti di Provenza sotto lutela catalano·aragonc· se; nella quale s'inserisce da posizioni di forza, corne massima po· tenza economica, il Comune di Genova con il suo dissidio con Pisa; nella quale, infine, intervengono tanto la Francia quanta l'Inghilterra e, ad un certo punto, 10 stesso Impero, con i pro· blemi dello sc isma, le questioni italiane ed orientali, le pretesc regalistiche di Federico l sulla corona di Borgogna. (l) Liber iuriwn CiL, l ,190, 202; C. I MPËRIALE DI SAK:T'AKGELO. Coc!iee cit., I, nn. 279 , 280. Cfr. anche M. CHIAUDi\NO, Geuova e i Normanni. NOi e su lie relaziol1i tra Gellovesi e Norma11l1i dalla me/à deI secolo X II , in Archivio Srorico Pugliese, XU, 1959, pp. 73-78. (2) Vedi oltre. (3) J. VENTU RA. Alfolls el Cast cit., p. 77. GENOVA E L'OCCITANIA NEL $ECOLO XII J01 Ne! 1159 la grande lega, che l'abile diplomazia deI conte di Barcellona e principe di Aragona, Raimondo Berengario IV, è riu· scito a mettere insieme con l'adesione di Raimondo 1 Trencave! visconte di Béziers, deI conte di Foix, di Guglielmo VII conte di Montpellier, di Ermengarda viscontessa di Narbona, dei baroni bearnesi, e dello stesso Enrico II d'Inghilterra, tenta un attacco decisivo contro Tolosa. Ma Raimondo V, soccorso dall'intervento di Luigi VII di Francia, costringe gli avversari a ritirarsi. Il dise· gno catalano è fallito, anche se l'aiuto francese ha insegnato ai Capetingi la via per la Linguadoca e il Mediterraneo (1). Genova approfitta della situazione di momentanea debolezza de! sovrano catalano-aragonese per cercare di estendere la propria zona d'influenza oltre la Riviera di Ponente, sconfinando ne!l'ambito della contea provenzale, grazie all'intervento della curia arcivescovi le nelle interne contese dei Comune di Nizza, presso il quale è già in uso la moneta genovese e con il quale vigono stretti legami di vita e di commercio (2). Sennonchè Raimondo Berengario IV, battuto sul piano militare, si rifà rapidamente su quello diplomatico, inserendosi nel grande conflitto che contrappone l'Impero di Federico 1 di Svevia al papa Alessandro III, con una decisa presa di posizione a favore dei primo. Nel luglio-agosto dei 1162 il Barbarossa abbandona la parte dei signori di Baux, che pretendono il titolo marchionale e comitale di Provenza sulla base di una capziosa interpretazione dei diplomi imperiali di Corrado III deI 1145 e dello sfesso Federico 1 de! 1160: respinte le loro richieste, egli concede la contea provenzale, secondo i limiti geografici stabiliti dalla pace catalano-tolosana dei 1125, a Raimondo Berengario III, nipote di Raimondo Berengario IV di Barcellona-Aragona (3), grazie alla promessa di quest'ultimo per il riconoscimento di VittoTe IV come papa legittimo in Provenza, nonchè al matrimonio contra tto dallo stesso Raimondo Berengario III con Richilde, nipote dell'imperatore e vedova di Alfonso VII di Castiglia (4). Fu l'ultima impresa dei conte-principe catalano-ara(1) CH. HIGOUNET, Un grand chapitre cit., pp. 318·320. (2) P. L. DATTA, Della Iibertà deI comune di Nizl.a, Nizza, 1859, pp. 24 sgg., 34; V. VITALE, Nizza medievale, in Nizza nella storia, Istituto di Studi Liguri, Garzanti, Milano, 1943, pp. 39. (3) M. G . H., Constitutiones cit., nn. 215, 216, pp. 304·308. (4) ZURIrA, Anales de la Corona de Aragon, libro II, cap. XVIII. Com'è noto, pero, il matrimonio con la nipote deI Barbarossa inimico a Rai· mon do Berengario III la parte guelfa, tra cui il vescovo di Antibes, Raimondo Grimaldi, che nel 1165 non intervenne alla convocazione degli 102 G. PISTARINQ gonese: il 6 agosto 1162 la morte 10 coise a Borgo S. Dalmazzo, mentre si recava col nipote a Torino per assistere all'assemblea imperiale, evidentemente al doppio scopo di riaffermare la dipendenza della Provenza dall'Impero e la sua obbedienza all'antipapa (1). Le fortune della casa di Barcellona-Aragona, l'attuazione de i grandi disegni occitanici, le stesse regole dell'ordinato viver civile sembrarono subire una battuta d 'arresto nelle terre dei suoi dominî. « Aprés la sua mort - dice il cronista catalano dei Gesta comitHm Barchinonensiwn - exiren ladres e robadors, e pobres e desapoderats s'amagaven; e en clergues e en lechs e en aquells de la terra e de fora, fo gran mal vengut e gran destrucci6, entr6 vench N'Amf6s, son fi Il , qui començà de regnar, qui era infant quan son pare mori » (2). Poco prima, il 9 giugno dello stesso anno, Federico Barbarossa aveva rilasciato al Comune di Genova il famoso diploma con il quale riconosceva ai Genovesi la giurisdizione su lutta la Liguria, da Monaco a Porlovenere, e prometteva loro, fra l'altro, it suo aiuto contro il Te di Valencia ed il re di Maiorca (3). L'cvoluzione deI problema occitanico è evidente, sia nell'eliminazione della casa di Baux dal novero dei grandi antagonisti, sia nel profilarsi dello scontro decisivo tra la nuova dinastia dei conti-re catalano-aragonesi, che ha inizio con Alfonso II, e la vecchia casa di Tolosa e St-Gilles, a cui si aggiungerà nel 1172, per ragioni matrimoniali, la contea di Melgueil (4), sia nell 'intervento Stati generali a Tarascona. (1) PERCY E. SCHRAMM, Ramolt Bere/1guer IV cit., p. 34; J. VE NTURA. Alfolls el Cast cit., pp. 65-66. (2) Gesta Com itw11 Barchinonensium, ediz. cit., p. 132. Tes ta latina , a p. 41: « In eius nempc obitu exivit latro, praesumpsit praedo, Jatuit pauper, contincuit c1 erus , luit incala, saevit hostis, fugit victoria , crcvit fuga, gladius in dornesticos cfferatur et palria extcrminio praeparatur, l1squcquo Ilde[onsus regni suscepit gubcrnacula, qui nimis primitus era t puer ». (3) H . P. M., Liber iuriwl1 ciL, l, p. 207; M. G. H ., COl1slitUliones ci t., p. 292; C. I rvlPERIALE III SANr'A NGELO, Codiee cit., I. n. 308. Un inqu adramento sto rico generale dei diploma federiciano deI 1162 in V. VITALE, Genova nel seeolo XII cit., pp. 21-23; T. O. DE NEGRI, Genova e il Barbarossa, in Genova, 1961, n. 12. Si veda anche il diploma di Alessandro III per l'arcivescovo Siro II dei 25 marzo 1162: P. F. KEf-IR, Ilalia Pontificia, VI, 2, Borlino, 1915, p. 268, n. 13. (4) Beatrice di Melgueil, unica erede dei conte Bernardo IV (t 1132), sposô in prime nozze, nel 1135, Berengario Raimondo. conte di Provcnza ct 1144), dal qual e ebbe una figIia, Dolce; in seconde nozze, ne! 1146, Bernardo Pelet della casa di Narbona, dal quale ebbe un a fig!ia, Ermcs· s inda, e un figlio, Bertrando. Quando Ermessinda andü sposa, nel Ilîl. al fig lio di Raimondo V di Tolosa, - il futuro Raimondo VI, - Beatrice GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XlI 103 diretto dell'Impero, sia nella ·diversa posizione in cui viene a trovarsi Genova. Per quest'ultima infatti il diploma federiciano dei 1162 rappresenta la base giuridica per la costruzione dello Stato territoriale ne Ile due Riviere contro le resistenze locali, - prime Fra tutte quelle di Savona e Ventimiglia, - ma al tempo stesso mette un punta Fermo, sotta l'aspetto giurisdizionale, ad agni possibilità di sconlinamento verso accidente (I), mentre la concessione imperiale della Provenza a Durentia usque ad mare et ab Alpibus us que ad antiquum Rhodanum a Raimondo Berengario III nel II62 e l'affermazione dei diritti dell'Impero sul territorio della valle deI Rodano, graduaI mente sempre più accentuata, lino all'incoronazione di Federico 1 a re della Borgogna ad Arles nel II 78 (2), convalida sul piano politico il Hmite estremo consentito alla formazione dello Stato regionale genoinves ti la casa tolosana deI castello e della contea di Melgueil: CL. DE VIC · J . VAISSETE, Histoire cit., vol. IV, pp. 177-180; A. GERMAIN, Etude historique sur les comtes de Maguelone, de Substantion et de Melgueil, în Mémoires de la Société Archéologique de Montpellier, III, 1850.54, pp. 523·640; E.-G. UONARD, Catalogue des actes de Raymond V de Toulouse, Nîmes, 1932, n. 55, p. 37. Tento dî opporsî Guglielmo VII di Montpellier, rivendicando le ragioni di Bertrando Pelet, il figlio di Beatrice, che era stato diseredato dalla madre ; ma fu costretto a desistere dall'impresa per le operazioni militari condo tte contra di lui dalle forze congiunte di Genova e di Tolosa (v. oltre): J. VENTURA, Alfons el Cast cit., pp. 129-130. Si ricordi che la moneta melgorese era la più diffusa nelIe terre occita· niche, come base economica per tutte le transazioni commerciali: A. GER· M ,U N, Mémoire su r les anciennes monnaies seigneuriales de Mel gueil et de Montpellier, in Mém oires de la Société Archéologique de Mon tpellie r, III, 1850.54, pp. 133-258. ( 1) La definizione della giurisdizione territoriale genovese da Monaco a Portovenere non è cosa nuova, che nasca dall'iniziativa dell'Jmpero. ~e[~tr~~ia S~~~l~n X~I~udae~~n~~f:Ha d:l P~~~~~~e~: f:te~onvaat~~11~errn~3 (Liber iurium cit., J, 86; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., l , n. 127), da Monaco a Portovenere ncl breve dei consoli deI Comune dello stcsso an no (H. P. M., Leges municipales, l, Torino, 1838, p. 242 sgg.). Ed è evidente che furono i Genovesi stessi a praporla a Federico l, per il suo inserimenta tra le clausole deI diploma deI 1162. Ma quest'ultima circosLanza significava che Genova riconosceva l'impossibilità di ulteriori scon· finamenti ad Occidente, di frante alla sviluppo della questione provenza le, mentre la sanzione imperiale racchiudeva in uno schema giuridico ben definito, di livello internazionale, una situazione rimasta sinora alla stato di fatto e quindi suscettibile di mutamcnto. (2) W . VON GIESEBRECHT, Die Zeit Kaiser Friedrichs des Rothbarts. Brunschwig, 1880.1888, vol. II, p. 559; P. FOlIRN1ER, Le royaume d'Arles et de Vienne (1138-1378). Étude sur la formation territoriale de la France dans l'Est et le Sud-Est, Parigi, 1891, p. 62; F. GUETERBOCK, Zur Geschichte Burgunds im Zeitalter Barbarossas, in Zeitsc1zrift tür schweizerisch.e Ge· schic/lle, XVIII, 2, 1937, p. 176 e sgg.; J.-Y. MARlOTTE, Le Comté de Bourgogne sous les Hohenstaufen, Parigi, 1963, p. 48. 104 vese. Gli eventi successivi non faranno che confermare questo insopprimibile dato di fatto. Precisati i termini massimi della costruzione territoriale ciel Dominio di Genova, senza tenere conto delle libertà cittad ine di centri di fiera tradizione autonomistica come Savona 0 Ventimiglia, e riaffermata l'unità feuclale della Provenza come terra cleil'Impero, Federico 1 riconosce largamente la posizione di privilegio economico di Genova, non soltanto per favorire la grande città marinara, il cui aiuto gli è prezioso, ma anche, 0 soprattutto, pe rché essa gli consente di mantenere sotto controllo il movimento delle libertà comunali nell e terre occitaniche e di controbilanciare la crescente potenza della casa di Barcellona-Aragona , alleata oggi, ma forse nemica domani. L'autorizzazione ai Genoves i di dare la caccia a i mercanti provenzali e francesi su Ile vie dei traffico per l'Italia, che abbiamo sopra ricordata, si commenta da sè. La promessa di appoggio a Genova per un'azione contro i regni musulmani di Valencia e delle Balea ri riesce più chi ara, nelle sue r eali finalità , se si tiene presente che poco prima, ne! 1161 , il Comune genovese aveva firmato accordi pacifici sia con i musulmani di Spagna sia con quelli dei Marocco ( 1). In realtà, come rileva giustamen te 10 Schramm, poichè è assolutamente impensabile che il Barbarossa potesse mai progettare una campagna militare tanto eccentrica, la clausola è di evidente ispirazione genovese ed appare diretta contra il sovrano catalanoaragonese: rientra nel quadro delle preoccupazioni di Genova per la crescente concorrenza barcellonese nel Mediterraneo occidentale; serve a Federico 1 come arma di pressione sulla casa di Barcellona-Aragona, con la minaccia di un intervento congiunto, imperiale-genovese, in quei paesi saraceni che rappresentano per i Catalani la maggiore fonte di ricchezza (2). La ripresa della guerra tra Genova e Pisa, proprio nel 11 62, completa il quadro stor ico dal punta di vista economico e militare, al di là dei disegno genovese ed imperiale (3), in quanta pone le premesse della crisi risolutiva nei rapporti tra Genova ed i paesi occitanici, concepiti e forzat amente costretti entro 10 schema rigido del monopolio commerciale della prima sopra i (1) Annali gel10vesi cit., I, pp. 61-62. (2) P ERCY E. SCHRAMM . Ramon Berenguer IV cit., p. 33. (3) Si tenga presente che il 6 april e 1162 l'imperatore, nel diploma rilasciato a favore di Pisa, aveva contemplato la cessionc a quest'ultima di Portovcnere neI casa di guerra comune e di vittoria contro Genova: M. G. H., Constitutiones cit., n. 205, pp. 282-287. GENOVA E L'OCCITANI/\ NEL SECOLO XII 105 secondi. Nel nuovo conflitto, che si combatte fino al 1175, Fra alternative di operazioni militari e di tregue effimere, di azioni di guerra di corsa e di episodi pirateschi, la Provenza rappresenta lIna posta e, insieme, un campo di battaglia di primo piano. Mentre le navi genovesi e le navi pisane si danno la caccia sui mari occitanici, si appostano nelle insenature della costa provenzale 0 nel dedalo dei canali delle Bocche deI Rodano per assalirsi con mosse di sorpresa, tutto un sottile lavorio diplomatico si mette in movimento, per conquistare all'uno 0 all'altro contendente le città ed i signori dei luogo. Non v'è dubbio che, all'insorgere dei conflitto, da Narbona a Nizza il favore e, talvolta, anche l'appoggio, più 0 meno aperto, della maggior parte delle città costiere sono per Pisa: un esempio concreto ci viene fornito dal trattato stipulato, sul principio della reciprocità, nell'aprile deI 1164 tra quest'ultima e Narbona, il quale dovrebbe durare per tutta la vita della viscontessa Er· mengarda (1) . Già da tempo i commerci genovesi con Narbona vanno languen do: a quanta pare, per causa dell'ostilità dell'energica viscontessa contro la pretesa genovese di escludere dal grande traffico marittimo i centri costieri della Linguadoca, secondo le dausole deI trattato deI 1131-32 (2). Ma ora la ripresa della guerra pisano-genovese consente a Narbona di rinsaldare 10 stato di fatto, schierandosi dalla parte d 'uno dei belligeranti, sia pure senza intervenire apertamente nel conAitto e senza introdurre nel testa degli accordi specifiche dausole an tigenovesi. In Provenza certo sono ostili ai Genovesi gli uomini di St-Gilles e di Arles, probabilmente quelli di Agde (3), mentre (1) J. ClI. LÜNIG, Codex Ilaliae diplomalicus, Fran coforte-Lipsia, 1725-35, J, p. 1057; G. ROSSI-SABATINI, L'espansione di Pisa cit., p. 82; P. TRONCI, Memorie istoriche della città di Pisa, Pisa, 1, 1868, pp. 31Q..311; P. PECCHIAI, Relazioni Ira Pisa e città liguri e provenzali, in Bollettino Storico Pisano, V, 1937, fasc. 3, p. 272; A. DUPONT , Les relations cit., p. 89 . Il doc. reca la data dell'I( anno dom . Iesu Chris ti 1165, mense aprilis, III kal. maii, feria V, regnante rege Ludovico in Francia »: dal confronto del giorno deI mese (30 apriIe) con quello della settimana (giovedl) si deduce che l'anno è calcolato secondo 10 stile pisano deU'Incarnazione. (2) A. SCHAUBE, Storia ciL, pp. 675-677; A. D UPONT, Les relations cit., pp. 9()'91. mcn\~ !~~if!~t~~:I~io~~a~it~~~ld~lre ~ip::~~fo~~ ~n~~Ji~s~~~~ ~~~tëfeg~~ vesi contro i Pisani nel 1165: atteggiamento che, come nota iJ Rossi Sabatini (L'espansione di Pisa cit., p. 84), è in contrasto con quello dei signori feudali dei due luoghi, cioè di Raimondo di Tolosa per St-Gilles e, soprattutto, di Raimondo Berengario III di Provenza per Arles: AHnali 106 G. PI$TARINO passano tosto a Pisa i Nizzardi (1): risulta sicuramente dalla loro parte la sola Marsiglia (2), forse pero non tanto per il favore della borghesia comunale, quanta per l'appoggio della classe viscontile, alla quale Genova risulta legata nel 1154. Soffocati dalle pesanti c1ausole economiche, dirette ad impedire 10 sviluppo dei traffici occitan ici in sede autonoma, che noi troviamo inserite non solo nei trattati stipulati da Genova con i governi locali, ma anche in accordi di più alto livello internazionale (si ricordino il trattato deI 1156 con Guglielmo 1 di Sicilia e il privilegio di Federico 1 cli Svevia dei 1162), bloccati nei loro porti ·dal develum Provincie, che le navi genovesi di guardia costiera applicano quanta più possono rigorosamente, i mercanti provenzali e occitan ici vedono in una eventuale vittoria di Pisa, nella maggiore lontananza geografica di questa città, nella sua politica mena intransigente ed escJusivistica, la sola via per un più Iibero respiro. Dai canto s uo Genova, Iascianclo a parte ancora una volta ogni simpatia, ogni senso di affinità spirituale per i movimenti di affermazione autonomistica dei comuni locali, di fronte al calcolo rigoroso deI proprio interesse, cerca e trova appoggio presso le forze feudali che, legate escJusivamente 0 in massima parte a problemi clinastici e ad interessi fondiari, sono più propense a largire facilitazioni di traflico e privilegi commerciali a danno della borghesia cittadina indigena: anch e se è poi legittimo chiedersi fino a quale punta le concessioni signorili riuscissero effettivamente a trovare applicazione nelle città dipendenti (3). Il periodo critico e più aspro deI conflitto si svolge nell'esta te deI 1165 (4). Nel luglio i Pisani s' impadron iscono d 'una genovesi ci l., pp. 179-185. Ad Agde si trovano ancorate, scmpre durante gli avvenimenti sopra ri cordati , alcune ga iere pisa ne, che i Genovesi s i apprestano ad incendiare, quando ne desistono die tro preghiera di Rai· mondo Trencavel, visconte di Carcassonne: A/mali genov esi c it., p. 182. (1 ) E. TISSERA ND, Histoire civile et religieuse de la d té de Nic e, NizZ3, 1862, vol. J, pp. 164-165. (2) Marsiglia serve di base alla flotta genovcse ne ll'ul tima f as~ delle operazioni di cui sopra: Annali genovesi cit., 1, pp. 186- 187. (3) G. ROSS I-SABATINI , L'espansione di PiSll cit., pp. 84·85. (4) Per g li avvenimenl i di questo periodo cfr. Alll1ali genovesi cit., l , p. 178 e sgg.; BERNARDO MARANGONE, Annales Pisani, in M. G. H., Scripforum, XIX, Hannover, 1866, pp. 236-266, e in RR. Il . 55., V!, 2, nuova odiz. a cura di M. Lu po GENTILE, Balogna, 1930, ad a il/Ulm; CH. Roux, Saint Gilles, Parigi, 1911, p. 261 e sgg.; A. DUPONT, L es relatiol1s cit. , pp. 90-94. II conflitto in corso non im ped iva tuttavia, in torno al 1165, aile navi genovesi e pisane di frequentare, le une accanto ail e a lt re, il porto di Montpellier: E. ROSCHACH, Etude cit., p. 61. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SE(;OLO XU 107 grossa nave genovese e di legni minori: u na flotta di 14 galere, inviata d'urgenza da Genova, per vendicare 10 scacco, non giunge in tempo a sorprendere a St-Gi lles i pisani, ritiratisi per il braccio occidentale de! Rodano, mentre i genovesi, penetrativi per il braccio orientale, riescono soitanto a cogliervi cinque navi avversarie. Frattanto una flotta di 31 galere pisane devasta le coste liguri; occupa Albenga; cattura e dà aIle fiamme cinque vasceIli nemici, sorpresi in navigazione all"altezza di Melgueil; saccheggia presso Fréjus, proprio nel giorno più importante della fiera, 28 trasporti mercantili; risale il Rodano fino a St-Gilles. 1 genovesi, giunti a loro volta rapidamente nei pressi della città, con una flotta di 45 galere, nell'intento di bloccare nel fiume gli avversari e di impedire loro l'uscita in mare aperto, cercano invano di cattivarsi i consoli di St-Gilles; riescono per un momento a comperare la neutralità dei signore feudale, Raimondo V di Tolosa, che peri> tosto se ne ritrae di fronte al ritardo dei genovesi nel versargli la somma pattuita e, soprattutto, aIle pressioni dei pisani e degli uomini di St-Gilles. A fianco dei genovesi sono i signori di Baux, mentre i pisani contano sull'appoggio degli uomini di St-Gilles, di Raimondo V di Tolosa, di Raimondo 1 Trencave! vis conte di Béziers, e sulI'azione diretta di un contingente di mercenari provenzali . Vincono i pisani, in una battaglia terrestre, sulle rive dei fiume, durata dal vespro alla notte, dopo la quale i genovesi si ritirano ad Arles (1). Battuta sul piano militare in un'azione di sbarco non risolutiva, Genova si rifà immediatamente su quello della sua superiorità navale, tecnica e numerica, in conseguenza della quale ai Pisani non sono possibili operazioni di blocco e scontri in mare aperto, ma solo azioni di guerra di corsa. Soprattutto ricupera il terreno sul piano diplomatico, grazie agli antagonismi, che si agitano in torno al dominio provenzale; alla situazione della politica generale nel Mediterraneo, nella quale non mancano nemici a Pisa; alla stessa forza dei denaro, che i Genovesi sanno spendere, al momento opportuno, largamente ed oc.ulatamente . Già nell'ottobre successivo, ad Arles, una convenzione viene firmata tra il Coroune ed il conte d i Provenza e di Melgueil, Raimondo Berengario III (2), la quale si riduce pratica(l) Cfr. p. 106, nota 4. (2) Liber iurium cit., l , 219; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO. Codice cit., II, Roma, 1938, n. 7. Raimondo Berengario III portava il titolo feudale 108 G. PISBRI NO mente ad una sola clausola: il conte, pure essen dosi riliutato in precedenza, - è vero - di rnUDvere in armi con tra Pisa e Raimondo V di Tolosa (l), s' impegna a non accogliere i pisani nelle proprie terre nisi fuerint negotiatores el veneril1t CUl Il mercationibus veZ pro mercalionibus, ricevendo a compenso da i Genovesi, come sappiamo da altra fonte, la somma di 400 lire di melgoresi (2). Subito dopo, nel novembre, un ris ultato ancora maggiorc per Genova e più p ericoloso p er Pisa: il trattato di a lleanza tra Gen ova e Roma, concluso il giorno 22 e ratificato nei primi mes i dell'anno successivo (3). Si tratta di un accordo ne! qual e, come si sa, confluiscono più vasti motivi di politi ca genera le: il rientro di papa Alessandro III in Roma con l'appogg io normanno, proprio il 22 novembre 1165, contra l'opposizione dell'antipapa Pasquale III; la grave crisi economica dell a cittil , danneggiata dalle azioni condotte, tra la fine deI 1164 e la primavera deI 1165, da Cristiano, futuro arcivescovo di Magonza, pe r imporre l'ant ipapa sul trono di S. Pie tro; la celata resistenza di Genova a Federico l e, di conseguenza, la posizione di favore , di cui essa gode presso il pontefice legitti mo (4). Ma nel trattato, che p one fine ai con trasti commercia li ed a il e azioni di rappresaglia tra le due città, regolandon e impegni e conœssioni su piano paritario , Genova ottiene a lcu ne c1 ausol e notevoli contra Pi sa sia in campo econom ico sia in campo militare, le quali, nel casa di guerra tra Genovesi e Pisan i, com'è appunto ora, consentono di interrompere il traffico da Roma a Pisa , per indirizzarlo s u Genova, e di fare di Roma stessa una sicura base di appoggio per le navi genovesi (5) . di conle di Me lguci l come erede de I pri mo matrim onio di Bea trice di McIgueil con Bcrengario Raimondo di Provenzu. In rea llà, pe rù, all a morle di B ere ngario Raimondo, la contea d i Mclguei l cra rima sta a Bea trice, diventando patrimonio delle seconde nozze dell a medesima con Berna rdo Pelet: A. GEUMAIN, Etude ci l., p. 568. (l) AUl1ali ge/lOvesi ciL, p. 185. Si tenga presente che proprio ndl'o ttobre deI 1165 abbiamo un tratla to di all ea nza tra Raimondo V di To losa e Raimondo Berengario Il[ di Provenza: E.-G. LÉO!'\ARD, Caln.lo,!!,ue cil., n. 44, p. 32. (2) Anl1ali genovesi cit., p. 185. (3) C. I MPER l ALE III S ANT'ANGELO, Co(liee ci L, II, n. 8, 9, 12, 13. (4) 1. GIORG I, Il Iral/ato di pace e d'allea nza dei 1165-1166 fra ROll/a e Genova, in Archivio della Società Romalla di Sforia Patria , XXV , 1902; P. BREZZI , Roma e l'Impero medievale (774-/252), Bologna, 1947, pp. 352-356. (5) Si noti che, con un a c1 auso la, inscrila nel testo delle proprie o bbligazioni , i Genovesi sa lvaguardano la loro libertà d'azione ne i riguardi della Provcnza: «Nec pretextu hui us comprom iss i contra devela Provincie, a Gcsta in Occi dentem, teneb imur T. GENOVA E l 'OCCITANIA NEL SECOW XII 109 Un ulteriore aiuto giunse a Genova da parte della fortuna. Il 29 ottobre di quel venturoso 1165, una violenta tempes ta coise, a ll 'altezza dell e isole di Lérins, le navi pisane, ch e ritornavano in patria dalla Provenza: quasi la metà delle unità della flotta naufragarono, con la perdita dell'intero equipaggio (1). l Genovesi inviarono le proprie condoglian ze alla città rivale, ma approfittarano della situazione politica e militare per stringere ancor più i tempi , ritornare all'iniziativa e riprendere in pugno la situazione in Occi tania, dando il via n el 1166 a rigorose operazioni di blocco dei por ti provenzali. Una rapida serie di accordi e d i azion i, nel 1166 e nel 1167, rivela chiaramente che il blocco dei por ti e la guerra di corsa contro le navi nemi che hanno dato risulta ti positivi ; che qualcosa va mutando: a nch e se, da p arte occitan ica, riemer ge s ulla scena, in funzione filogenovese, soprattu tto la classe feudal e, la quale si giova dell'appoggio deI nostro Comune per uscire dall'incertezza p olitica e riaffermarsi, armai per breve tempo, s ulla borgh esia cittadina. Nel 1166 l'a rcivescovo di Arles, i consoli ed i domini de burgo si dichiar ano disposti ad accettare le richieste genovesi, di cui purtroppo ignoriamo il tenore, m a che molto probabilmente intendono richiamare in vita le c1ausole dei trattato dei 1155, seppure con ta lune limitazion i alla Iibertà di movimento e di traffico a danno degli Arlesiani (2). Il 12 novembre dello stesso a nno l'arcivescovo, la viscontessa Ermengarda ed il popolo di Narbona sono costre tti a rompere l'alleanza di due anni prima con Pisa ed a riaffermare la validità dei patti firmati ne! 1131-32 con Genova, con l'aggiunta d'una lunga serie di c1ausole, rel ative a llo stato di guerra pisano-genovese, per le quali il commercio e la navigazione narbonesi passano sotto il controllo di Genova, rimanendone rigorosamente esclusi i rapporti con Pisa, nonché, - indicazione interessante circa gli schieramenti politici deI momento in Occitania, - con Montpellier e con St-Gilles (3). Sempre nel 1166 due fatti sono significativi della ri na ta fortuna e dei r invigorito prestigio di Genova, ai p oli opposti dei mondo occitanico. Sancio VI, r e di Navarra, scrive a l Comune chiedendo ed offrendo amicizia; assicurando protezione (1) Allnali genovesi cit., p. 187. r. ( 2 ) C. I MPERIALE Dr SANT'ANGELO, Codice c it. , II, TI . 15. (3) CL. D E VIC- Jo VA ISSETE, Histoire cit., vol. VIII , coll. 263-266: KOHlER, Hal1delsvertriige cit ., pp. 2-4; G. M OUYNÈS, Vill e cit., p. 6; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice diplol1latico cit., II, n . 16; A . D Ul>ONT, Les relations cit., pp. 95-96. 110 G. PISTARINO ai Genovesi nelle proprie terre e ricercandola per i propri sudditi nell'ambito deI dominio terrestre e marittimo di Genova; dicendosi disposto a tutelare gl'interessi di quest'ultima presso il nipote Alfonso VIII di Castiglia ed il cognato Ferdinando II di Leon ; dichiarando di essere già intervenuto presso il nipote Guglielmo II di Sicilia, a quanta pare dietro richiesta di Genova stessa, per il ristabilimento dell 'amicizia tra l'uno e l'altra (I ). In seguito alla morte deI conte di Provenza, Raimondo Berengario III, ucciso dai Nizzardi in un moto insurrezionale (2), nel quale probabilmente confluirono le aspirazioni comunistich e della borghesia in fase di sviluppo e le istigazioni pi sane in funzione an tigenovese (3), il p roblema della successione nel dominio si p ose immediatamente tra Raimondo V di To losa ed Alfonso II , con te di Barcellona e re d'Aragona. Alfonso, che si trovava in Catalogna a ll'epoca deI luttuoso evento, si reco in Provenza a raccogliere l'eredità deI cugino (4), - 10 troviamo ad Arles nell 'agosto deI 11 67, - ed inizià trattative di alleanza col Comune, mentre destinava al governo feudale della Provenza il fratello Raimondo Berengario IV. Gli accordi con Genova, ai quali Alfonso Il dovette pe r gr ande par te la propria riaffermazione in Provenza, si condusero con la firma d 'un p a tto nel maggio, - secondo a lt ra fonte nell'ottobre, - deI 1167 (5). 1 Genovesi promettevano il lorD a iuto per la conquista deI castell o di Albaron, a lla foce dei Rodano, in modo da b loccare St-Gilles . Il con te-re s'impegnava ad escludere i Pisani dalle sue terre, fra Tortosa e Nizza , fa tta eccezione per l'approdo in Ba rcellona delle navi cariche esdusivamente di pellegrini; ad assicurare soltanto ai prop rÎ (1) Liber iurium cit. , l , 224; C. IMPERIALE lH SANT'ANGELO, Codice cit., II, n. 22. Si ricordi che i rapporti tra Genova ed il Regna normannu erano stati turbati da l1 a politica imperiale di Federi co 1 e dalle c1ausole economiche dei diploma federiciano per Genova deI 11 62. (2) Gesta comitum Barchùlonensium , eruz. ciL, pp. 13, 46, 135. Com'è noto, la vedova Richilde passa a nuuvc nozze con il con te di Tolosa. (3) J. VENTURA, Alfons el Cast ciL , p. 107. Sulla discussa partecipazionc dell'am miraglio genovese Grimaldi aIle operazioni nava li contra Nizza cff. J.-P. PAPON, His toire cit., vol. II, pp. 243-244; E. TTSSERAND, Histoire civile et religieus e de la cité de Nice ci t., vol. l, pp. 165-166. (4) ZURITA, Anales ci t., Iibro l , cap. XXV. (5) Lib er iu rium cit. , l , 227; C. I MPERIALE or SANT'A NGELO, Codice ciL, II, n. 25 ; A. D UPONT, Les relations ci t., p. 97. Il rilievo sulla differenza di data tra ]a copia deI doc. nel codice deI Liber iurium della Repubblica di Genova e la copia nella pergamena n. 47 di Alfon so 1 nell'Archivio dell a Corona d'Aragona di Barcellona è di J. VENTURA, Ai/olls el Cast ci L, p . 135 nota 14. GENOVA E L'OCClTANIA NEl SECOLO XII 111 alleati, senza alcun limite, piena libertà di commercio e completa esenzione fiscale . Cosl Genova, rafforzate le posizioni in Occitania, rientrava a vele spiegate anche sulle coste catalane, con le quali i traffici si erano praticamente interrotti dopo il 1154. NeIJa primavera dei 1168, fallito l'assedio di Albaron, per l'eroica resistenza dei difensori dei castello (1), le navi pisane e le navi genovesi si scontrano duramente lungo le coste provenzali: Pisa riesce ad inviare, sia pure con gravi perdite, una squadra navale sino a Melgueil; Genova consegue un notevole successo al largo di Agde, ma non giunge ad impedire che, poco più tardi, sette galere pisane riescano ad eludere il blocco, traspor tando nella rada di Agay, presso Fréjus, il cancelliere di Federico Barbarossa, Filippo di Heinsberg, che si è vista preclusa la strada della Lombardia (2). Rimanevano sempre ostili a Genova, in atteggiamento filopisano, St-Gilles e Montpellier: la prima sorretta dal conte di Tolosa e difesa dalla vittoriosa resistenza di Albaron agli attacchi congiunti dei conte-re e deI Comune genovese; la seconda stretta ai Pisani dagli accordi firmati nel novembre dei 1168, per i quali i medesimi s'impegnavano, generosamente, ma abilmente, a risarcire senza contropartita i danni da loro arrecati in passato ai Montpellieresi (3). Su queste posizioni, tra l'una e l'altra città italiana interviene nel 1169 la tregua di Portovenere, che ribadisce 10 stato oggettivo della superiorità tecnica di Genova , ma, al tempo stesso, pretend en do di escludere le navi di Pis a dal commercio d'alto m are con tutta la costa tra Noli, nella Riviera di Ponente, ed il capo di Salou, in Catalogna, pena la confisca d'un terzo deI carico (4), pone le premesse per una ripresa dei conflitto a breve scadenza. (1) J. V ENTURA, Alfons el Cast cit., p . 111. Com'è nota, l'assedio di Albaron fu abbandonato nello stesso anno 1167: Annali genovesi cit., J, p. 205. (2) A. SCHAUBE, St aria cit., p. 694. (3) A. GERMAIN, Histoire du commerce de Montpellier, Montpellier, 1861, J, Pièces justificatives, II, pp. 180-181; G. ROSSI-SABAJINI, L'espallsiolle di Pisa cit., pp. 88-89; A. D UPONT, Les relations cit., pp. 99·100. (4) Liber iurium ci t., l , 244; C. IMPERIA LE DI SANT'ANGELO, Codice cit., II, n. 48 ; Annali genovesi cit., p. 224; A. R. SCARSELLA, Il Comune cit ., pp. 156-157. Su Ile gravi conseguenze economiche che il divieto deI traffico d'alto mare con le coste italiane, occitaniche e catalane recava ai mer· canti pisani cfr. A. D UPONT, Les relations cit., p. 101. 112 G. PISTAR[NO 6. - In una situazione in continuo sviluppo, quaI è quel la provenzale in questi anni, tra forze contrastanti, non v'è da stupirsi dei repentini cambiamenti di fronte, dei rapidi capuvolgimenti delle alleanze. L'appoggio di Genova è delerminan[e, e quindi ambito, per chi voglia insediarsi nella contea, si tralti di Alfonso II di Barcellona-Aragona 0 ·di Raimondo V di Tolosa. Per Genova il problema risulta più complesso, giacché le occorre tenere conta sia della politica general e italiana, nel momento cruciale dell a presenza di Federico l di Svevia, sia deI con Oilto con Pisa e dell a situazione nelle Riviere: comunque la direttrice fondamental e nei riguardi dell 'Occitania, in particolare della Prove nza, rimane sempre quella deI rigido esclusivismo economico e dell'opposizione a qualunque tentativo di effettiva costruzion e dello Stato territoria le, tanto più se si tratta dei non sop i[o progetto ca lalano di una unità, nella molteplicità, che s i estenda sulla costa dalle Alpi a l regno musulmano di Valencia. Nonostante la tregua di Portovenere, le navi pisane erano ben presto tomate a fare vela per la Provenza, non tanto pel' riaccendervi la guerra, quanta per affermare la presenza della città toscana, incoraggiare gli alleati ed i simpatizzanti, tene re in ·costante allarme i Genovesi, costringendoli ad un continuo, pesante servizio di polizia costiera (1). Tutto cib finchè la vittoria a Motrone, nel 1170, su Lucca, alleata a Genova fin dal 11 66, eliminb una minaccia diretta, aprendo a i Pisani l'orizzonte per più rosee speranze e per più arditi disegni (2). Il lavorio diplomatico di Genova, per portare nel proprio campo le forze occitaniche ancora ostili 0 neutrali, si fece più inte nso, nella previsione della ripresa della guerra . Un'ambasceria, inviata a Montpellier nel 1170, falli nell'intento, di fronte alla renitenza di Guglielmo VII (3). Riuscirono invece a i Genovcsi a!cune mosse nella più vicina Provenza. Sappiamo che Nizza nel 1170 è schierata al loro fianco (4); che gli approcci, te nlal; (1) Armali genovesi cit., 1, p. 240; G. ROSSI-S .>\BATl NI, L'espw lsioll c di Pisa cit., pp. 88-89; J. V ENTURA, Alfons el Cast cit., p. [27. (2) G. Ross r-SADATINI, L'espansione di Pisa ci t., pp. 89-90. (3) Annali genovesi cit., l, p. 237; G. ROSS I-SABATl Nl, L 'espaHsiO//e di Pisa cit., p. 90. (4) ArmaIi genovesi dt., l , p. 236: E. TI SSE R/\ ND, Histoire civile er religieuse d e la cit é de Nice cit., vol. l, p. 166; V. VlT,\LE, Ni zza mediel'ale cit., p. 70. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO Xl[ 113 con Grasse, si conclusero nel gennaio deI 1171, con un accordo che impegnava gli uomini di quel luogo ad interrompere le relazioni economiche con Pisa e ad assumere un atteggiamento di ostilità contro i Pisani (1). Ma soprattutto fu per Genova un prezioso acquisto la conclusione dell'alleanza con l'antico nemico, Raimondo V di Tolosa, accomunato ai Genovesi dall'ostilità contro Montpellier, e certo ben lieto di poter con tare sul loro appoggio in previsione della ripresa dei conflitto con Alfonso II per il dominio provenzale, mentre non dovevano esulare dall'animo dei Genovesi il desiderio d'impedire la definitiva afl'ermazione deI conte-re sulle terre occitaniche, ed anche la preoccupazione per la concorrenza marittima di Barcellona. Il trattato, stipulato nel maggio deI 1171, ricorda soltanto come nemici Pisa e Montpellier : non bisogna peri> dimenticare che, se la prima era ormai estromessa dalla maggior parte delle terre occitaniche e vedeva compromesse anche le posizioni di St-Gilles, in seguito alla nuova posizione assunta dal conte di Tolosa, dietro alla seconda stavano la crescente rete di traffico con i paesi catalani e, quindi, il diretto interesse della casa di Barcellona-Aragona (2). Comunque, l'alleanza impegnava le due parti ad azioni militari congiunte contro Montpellier; Raimondo V prometteva di escludere i Pisani dalle proprie terre, fatta eccezione per i pellegrini che venissero a St-Gilles, di non consentire a].]e navi delle sue città la navigazione d'alto mare, - in modo di lasciare a Genova il monopolio deI grande traffico marittimo, - e di non accogliere le navi provenienti de pelago; Genova prometteva di vietare ai propri sudditi la navigazione di cabotaggio con St-Gilles, concedeva agli uomini di quest'ultima le stesse condizioni di nolo marittimo di cui godevano i cittadini genovesi, s'impegnava a non imporre sui loro traffici nessun ulteriore gravame fiscale (3). Come immediata conseguenza dell'alleanza, Raimondo V migliori> rapidamente la propria posizione in Provenza, mentre il conte di Montpellier, Guglielmo VII, vedeva il suo porto invaso, le navi bruciate, i pellegrini ed i mercanti, che transita(1) Liber iuriwn cit., I, 250, 251 (con la data errata dei 1170); C. IMDr SANT'ANGELO, Codice cit., II, n. 55. Cfr. G. G AUTHIER-ZIEGLER, Histoire de Grasse ciL, pp. 8·9. (2) J. VE NTURA, Alfons el Cast cit., p. 128. (3) Liber iuriwn cil., l, 256, 258; C . IMPERIALE Dl SANT'A NGELO, Codice cit., II, nn. 58, 59; E.-G. LÉO NARD, Catalogue cit., pp. 39-41; A. D UPONT, Les relations cit., pp. 103·104. PERIALE 114 vano sul suo te rritorio, catturati claï genovesi e trascinati in prigionia, in una situazione che fini per provocare, - inutil· mente, a quan ta pare, - l'interven to epistolare dello stcsso pontefice Alessandro III, nell'ottobre dei 1173, - proprio mentre Alfonso II si trovava a Montpellier (1), - sia presso l'arcivescovo sia presso il comune di Genova (2). Ma ormai non si tratlava più soltanto di Montpellier. Menll'e Pisa nel marzo dei 1174 riesce a trarre a sè Narbona, danneggiata dalle rappresaglie concesse da Genova contro cittadini na rbonesi in dispregio dei patti, e desiderosa di svincolarsi dalla pesante tutela economica genovese (3) , il problema della Provenza matura nell'animo dei Genovesi non più solo come il disegno di un monopolio mercantile e dell 'opposizione alla costituzone d'uno Sta to solido ed accentra to, - il sogno de i contire catala no-a ragonesi, - ma come la necessità d'una tutela contro il p eri colo d'una troppo vigorosa espa nsione delle forze economiche locali, e per conseguenza come la ricerca d 'un con· trollo politi co, almeno p arLiale, sulla ragio ne . L'occasion e parve offert a da una recrudescenza dei grande conflitto tolosano-catalano che per quasi tutta la lo ro vita contrappose Alfonso II di Barcellona-Aragona e Raimondo V di Tolosa, dietro il quale si profila ormai chiaramente l'influenza prim a di Luigi VII, poi di Filippo Augusto di Francia (4). Il contrasto tra i due sovrani per il predominio in Provenza getta un improvviso bagliore di fuoco nei rapporti tra Genova e le dttà occitaniche, aprendo per un ista nte nel cuore dei Genovesi la tia mma d'una speranza 0, meglio, d'una illusione. Nell 'agosto deI 1174 un trattato di alleanza tra il Comune ed il conte Raimondo con tro Alfonso II p resen ta a favore dei primo condizioni che non trovano (1) A. G ERMAIN, Liber cit., docc. 21 e 22 (co n la data dei 11 69); Liber felldo rllnl maio r, a cura di FRANCESC MIOUEL ROSELL, Barcellon a, 1945. II , p. 343, n. 872. :Ë. possibile pertanto che l'in tervcnto papa le fosse sta LO provocato da ll a stesso sovrano ca talano-aragonese. Si ricordi, ad ag ni m odo, che Al essandro III aveva soggiornato a Montpelli er per Ire mes i ncl 1162, cd in tale occasione avcva preso sotto la protezionc della S e de Apos toli ca il conte Gugli elmo VII ed i suoi beni: A. GERI\.JAI N, Lib er cit. , docc . 18 e 19. Cfr. anche J. VALERY, Alexa l1dre III et la lib er té d es lI1 e r s, in Revue générale de droit illternaliolwl public, 1907, pp . 243-245. Sul problema dell a datazione dell e lettcre papali , assai controversa, cfr. A. DuPONT, Les relations cit., p. 106, nota 1. (2) P. F. KEHR, lt alia Pontifieia, VI, 2, B erlino, 1914 (d s tampa anasta· ti ca , 1961), p . 270, n. 19; p. 331 , n . 36; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice c il., II, nn. 80, 81. (3 ) G. ROSSY-SABATINI, L'espansione di Pisa cit., p . 91. (4) F. S OLOEVILA, Hi stària c it. , vol. l, pp. 202·203. GENOVA E L'OCClTANIA NH SECOLO Xli 115 precedenti, nè troveranno séguito (1). Genova appoggerà il conte con una squadra di sedici galere per la conquista di Tarascona, Hyères, Arles, Nizza (2) e dei luoghi compresi tra Arles e Turbia, mentre il conte pagherà per ogni galera al Comune, a partire dal secondo mese delle operazioni militari, la somma giornaliera di 50 soldi di Melgue iJ. Se per la ribellione di quaI.. cuna delle località, che verranno occupa te, sarà necessario un ulteriore intervento genovese, questo avverrà, aile stesse con dizioni precedenti, con una squadra da una a sedici galere . Ne! casa di operazioni militari genovesi, con almeno due navi, tra Marsiglia ed Albenga, il conte fornirà un contingente di cento cavalieri a spese proprie per le azioni tra Marsiglia e Ven timiglia, a spese genovesi per le azioni tra Ventimiglia ed Albenga. La guerra avrà inizio entro il mese di ottobre dello stesso anno, e non potrà concludersi pace separa ta da nessuna delle due parti. l Genovesi p revedono come ragione giustificativa de! proprio mancato intervento, senza che cib comporti J'annullamento deI trattato, circostanze derivanti dalla venu ta dell 'imperatore in Italia, dal gran de numero dei loro concittadini presenti nelle terre di Alfonso II, dall'importanza dei capitali investiti nei possessi di quest'ultimo. Il trattato avrà la durata di cinque anni e sarà rinnovabile. Raimondo è larghissimo di concessioni e promesse: completa libertà ai mercanti di Genova per il commercio in tutti i porti dei suoi dominî narbonesi , tolosani e provenzali; d ivieto a i mercanti degli stessi territori di trafficare pey pelagus, cioè per le rotte d'alto mare, senza licenza genovese; concessione deI poggio di Monaco, dove i Genovesi potranno edificare una propria fortezza, di metà di Nizza, deI pieno possesso della città di Marsiglia, deI castello e deI borgo di Hyères, delle saline di Bouc; concessione d'un fondaco in St-Gilles e d'una strada in (1) Liber iu,ium cit., l , 294, 296; E.-G. LÉONARD, Catalogue cit., n. 66 bis, p. 47, 66 ter, p. 48; C. IMPERIA LE DI SANT'ANGELO, Codice cit., II, nn. 91, 92. (2) Non è chiara per quale ragione Nizza, già all cata, praticamente a ufficialmen te, di Genova nel 11 70, si trovi elencata tra le locali tà da conq uis tare, tanto più che l'autorità dei conte-re catalano-aragonese sembra esservisi riaffcrmata solo nel 1176. A nostro giudizio occorre ten ere presente che la politica genovese mira sistematicamente ad un duplice scopo : impedire la costituzione di uno Stato occitanico, 0 anche solo di un valido complesso politico che raggruppi le terre provenzali, Linguadochiane e ca talane. in ma no di chicchessia; comprimere i tentativi di affermazione dei liberi camuni cittadini in Occitania e, in modo particolare, in Provenza. Questo seconda elemen to scmbra essere stato preponderante nei casa dell'alleanza con Raimondo V di Tolosa. Si veda, ad agni modo, V. VITALE, Nizza medievale . cit., p. 41. 11 6 G. PISTAR INO Arles; concessione della metà dei dominio e delle entrate in tutte le piazzeforti situate sul mare Ira Arles e Turbia; impegno a spendere la propria opera presso la curia papale per otten ere a Genova l'estensione della gi urisdizione dell'archidiocesi anche sul territorio dell'episcopato nizzardo (1). Le prospettive aperte dalle alleanze presentano dunque un p rogramma splendido per Genova, la qual e vede ancora una volta l'episcopato ed il Comune uniti in un solo corpo cittadino , nell'intento di affermare il prestigio ed il predominio dell a città. Un programma, p ero, di fronte al quale noi ci chiediamo se effettivamente i Genovesi credessero alla sua possibilità di attuazione, data una serie di circostanze che la rendevano diflicilissima, per non dire impossibile. Basta pensare a ll'ancora incompl eta lInità territoriale dei Dominio della Repllbb lica nelb Liguria di Ponente, dove persistevano tenaci le opposizioni di Savona e ·di Ventimiglia; alle possibilità politi che, economiche e militari deI SQv rano catalano-aragonese, grazie ai possessi ispanooccitanici, intorno al quale si sarebbero automaticamente raccolti non solo i Pi san i ed i Montpelli eresi, ma tulli gli opposi tori, aperti ed occulti, di Genova e dei conte di Tolosa; alla s tessa resistenza che quest'ultimo avrebbe fatalmente opposto quando si fosse trattato di dare concret a attuazione, in caso di vittoria, ad un diseg no che praticamente devitalizzava la contea di Provenza con la cess ione a Genova degli sbocchi su l mare. L'impressione nost ra è quella d'un progetto formulato più come incentivo alla lotta, che come reale possibilità di sviluppo: di una richiesta genovese di ampissimi vantaggi nell'intento, da parte dei COITIUn e. di avere in m a no buone carte per i successivi negoziati , di front e all'inevi tabile ridimensionamento delle proprie pretese. D'altra parte, anche nelle intenzioni dei conte di Tolosa l'accordo dovette avere il valore di un'arma di pressione pc!' indurre gli avversari alla ricerca di trattative. Cio spiega la generosità nelle concessioni a favore di Genova, per la grand issima parte, - s i noti, - in terre ancora da conquistare, e giustifica la rapidità con la quale, già pochi mesi dopo la firma dei patto genovese-tolosano, incominciavano segreti approcci tra il conte-re catalano-aragonese ed il signore di Tolosa, quasi certamente all'insaputa dei Genovesi. Poichè se è vero che l'al · (1) Per una più minuta analisi deI testo deI trattalo cfr. E. ROSCHi\CII, Étude cil., pp. 70·77, 79·81: E.-G. LÉONARD, Catalogue cit., pp. 47-49: A. D uLes relations cit., pp. 109·11 5. PONT, GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 117 leanza tra Genova e Raimondo V dovette preoccupare Alfonso II e spaventare le città marinare occitaniche sue alleate, Narbona e Montpellier (1), è ugualmente vero che non minori preoccupazioni doveva nutrire in cuore Raimondo V per le mire egemoniche della propria alleata. In un ambito più modesto non veniva tuttavia a mancare a Genova qualche risultato. Non c'è dubbio: era illusoria per i Genovesi la speranza di ri us cire ad applicare integralmente quelle clausole deI trattato che, lasciando in loro mana 10 sfruttamento commerciale della costa tra le Alpi e i Pirenei ed imponendo a i sudditi deI conte l'obbligo deI benestare genovese per i proprî commerci, miravano ad assicurare al nostro Comune il monopolio commerciale sull'intera Occitania: l'accanita resistenza di Montpellier ed il ravvicinamento tra Narbona e Pisa, conclusosi nel marzo dei 1175 per iniziativa, - rileviamo, della contessa Ermengarda e deI nipote Aimerico (2), sono indizio eloquente di una situazione assai più complessa di quanta a noi risulti per documentazione diretta. Certamente, pero, costitui un fatto concreto per Genova l'acquisto di punti di appoggio sul corso inferiore deI Rodano, ad Arles ed a St-Gilles, dove i Pisani avevano sinora tenuto il campo (3). Inoltre un altro elemento favorevole fu, sempre nel novembre di quell'anno, il rinnovamento con Guglielmo II di Sicilia dei patti conclusi da Genova con Guglielmo l nel 1156, ribadendosi il divieto dei traffico tra la Provenza ed il Regno (4). Comunque, se in Genova illusione vi Fu, per qanto riguarda l'intero piano previsto dal trattato, essa fu l'illusione di un momento. Come abbiamo detto, le stesse eccessive pretese deI Comune dovettero avere un peso notevole nel facilitare il ravvicinamento di Raimondo V ed Alfonso II, mentre il potenziale politico, economico e militare, rappresentato dalle forze congiunte di Genova e del conte di Tolosa, era tale da consigliare al conte-re catalano-aragonese la ricerca della tregua e deI compromesso (5), da scoraggiare anche i più accaniti belligeranti, (1) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 164. (2) C. PORT, Essai sur l'histoire du commerce lnaritime de Narbonne, parigi, 1854, p. 107; A. BLANC, Le livre des comptes de Jacme Olivier, marchant narbonnaise du XIve siècle, Parigi, J899, pp. 290-292; A. DuPONT, Les relations dt., p. 109. (3) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., pp. 163·164. (4) C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cil., II, n. 94. (5) Di fronte aile precedenti posizioni storiografiche, che attribuiscono ad una presunta superiorità di Alfonso II la rapida fine delle ostilità, 118 quali Pisa e Montpellier; da determinare, per ragioni di equilibrio generale, l'intervento dello stesso imperatore Federico r. Tra la fine dei 1174 e il principio dei 1175 Raimondo V ed Alfonso II s'incontrarono a Mezal, presso Montpellier, probabilmente per addivenire ad una tregua. Se essa tardà a concludersi ufl1cialmente tra i due sovrani, fu invece raggiunta, già ne! dicembre dei 1174, la pace tra Raimondo V e Gugli elmo VIII di Montpellier, successo nel 1172 al padre Guglielmo VII (1). Ne! 1175 la stessa Pisa si voise all'accordo con Genova, per intervento di Federico l, accettando la conferma delle con dizioni stabil ite ne! 1169: cioè il divieto per le sue navi di oltrepassare la Iinea costi era da Salou a Noli (2). Infine nell'aprile 1176 la pace, - 0 meglio una tregua, - fu firmata anche tra Raimondo V ed Alfonso II: il primo cedeva al secondo, per la somma di 3100 marche d'argento, i diritti sulla Provenza marittima, secondo l'accordo de! 1125 tra il conte Alfonso Giordano di Tolosa ed il conte Raimondo Berengario III di Barcellona (3). Per riguardo al problema provenzale, i due contendenti rimanevano dunque sulle rispettive posizioni, poichè nessuno era r iuscito ad ottenere concretamente il territorio posseduto dall'altro. Tuttavia Raimondo V si sottraeva a l pericolo d'un a pesante tutela economica genovese, che minacciava di inimicargli la borghesia cittadina nell'ambito dei suoi dominî, mentre Alfonso II aveva finalmente libertà d'azione nella contea di Provenza: libertà ancora maggiore dopo la sconfitta di Federico Barbarossa a Legnano nel maggio de! 1176. Il conte-re catalanoaragonese approfittà dei momento favorevole per ricondurre all'obbedienza la città di Nizza, che, ricca di commerci marittimi e terres tri, si era sottratta, nel 1166, come s'è detto, alla sfera d' inll uenza della casa di Barcellona-Aragona. Non sappiamo se il conte-re ricuperà la città per accordi 0 con le armi : il 7 giugno 1176 con privilegio solenne, datato ;/1 plmlO ;llxla Varum, Alfonso II, quale marchese di Provenza ed il Ventura (Alfons el Cast cit., p. 161) chiarisce che si tratta deI cont rario' deI pericolo, cioè, rapprcsentato per Alfonso Il, da parte « de la qui cra la vertadera potència economica d'Occitania : Gènova». (1) A. GERMAIN, Liber cit., doc. 81; E .-G. LÉONARD, Calalog"e c il., n. 68, p. 50; J. VENTURA, Alfo"s el Cast cit., pp. 160-161. (2) P. TOLA, Codex diplomatieus Sardi"iae, in H.P.M., Torino, 1861·68, 1, 248; C. IMPERIALE Dl SANT'ANGELO, Codice cit., II , n. JOI. (3) PIETRO DE MARCA, Marca hispal1ica sive limes hispanicus, Parigi, 1688, doc. CCCCLXVIIl, coll. 1368-1370; E.-G. LÉONARD, Catalogue cil., n. 81, p. 58; Liber feudorul1l maior cit., Il, n. 890, pp. 362-364 GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 119 anche a nome dei fratelli Sancio e Raimondo Berengario, confermà ai Nizzardi tutti i privilegi e le esenzioni precedentemente goduti, in particolare il diritto di governarsi con proprî funzionari; il Comune, dal canto suo, riconobbe l'autorità deI sovrano ed assunse precisi obblighi militari e finanziari (1). Tregua, tuttavia, e non pace. Fallito il disegno politico, ma soprattutto il fine economico dell'instaurazione d'un più rigoroso monopolio sull'intero mon do occitanico, tentato attraverso gli accordi deI 1174 con Raimondo V di Tolosa, Genova vede farsi avanti di nuovo i Pisani, mentre le città occitaniche non esitano a manifestare le loro preferenze, 0 si destreggiano con abilità sul piano economico, come su quello politico, tra le due città marinare italiane. Nel 1177 Guglielmo VIII di Montpellier stipula una convenzione commerciale con Pisa (2). Nello stesso anno Pis a stringe patti con Nizza (3) e firma un trattato di aUeanza con Alfonso II di Barcellona-Aragona (4). Nel 1178 una convenzione economica lega a Pisa anche Grasse (5). In sostanza, tutto 10 schieramento occitanico, che fa capo al conte-re catalano-aragonese, ha ripreso a muoversi rapidamente in direzione filopisana. Genova reagisce al più presto, approfittando della nuova mossa politica di Federico Barbarossa che, battuto in Italia, cerca compenso nell'area franco-provenzale. Alla cerimonia di Arles, nel luglio deI 1178 (6), in cui l'imperatore assume la corona reale di Borgogna, è presente cipa~!,~, JS;~t!t~PO:C ::t~Z~';iac~i~i~~:is 1~~-i~~~' ;o~I~o~'1J;'8,M~~I~ellesC ~~~l.i~ P. L. DATTA, Della liber/à dei Comune di Nizza cit., pp. 279·282; E. TIs· SERAND, Histoire civile et religieuse de la cité de Nice cit., vol. l, pp. 166-168; Liber feudorum maior cit., II, n. 893, pp. 355-356; J. MIRET y SANS, Itinerario deI rey Alfonso 1 de Cataluiia, en Aragôn, in Boletîn de la Real Academia de Buenas Le/ras de Barcelona, III-IV, 1903-1904, pp. 397-398. Cfr. anche V. VITALE, Nizza medievale cit ., p. 44. (2) A. GERA1AIN, Histoire de la commune de Montpellier cit., vol. II, p. 417; ID .. Histoire du commerce de Montpellier cit., vol. l, p. 107; ID., Liber cit., doc. 202; A. DUPONT, Les relations cit., pp. 115-116. (3) G. ROSSI-SABATINI, L'espansione di Pisa cit., p. 94; P . PECCHIAI, Relazioni cit., pp. 273-275 e documenta 1. (4) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 184. (5) L. A. MURATORI, Antiquitates Italicae medii aevi, IV, 345; J.-P. PA· PON, His toire cit., vol. II, doc. 23; E. TISSERAND, Histoire civile et religieuse de Nice cit., voL l, p. 171; G . DOUBLET, Recueil des actes concernant les évêques d'Antibes, Monaco-Parigi, 1915, n. 101; G. ROSSI-SABATINI, L'espansione di Pisa cit., p. 94; P. PECCHIAI, Relazioni cit., pp. 275-278 e doc. II. (6) P . FOURNIER, Le royaume d'Arles et de Vienne (1138·/378) . S/ude sur la formation territoriale de la France dans l'est et le sud-est, Parigi, /891 , p. 62. 120 G. PISTARI~O Raimondo V di Tolosa; è assente Alfonso II , il quale, nonostan te i patti dell'ormai Iontano 1162, concordati dal predecessore Raimondo Berengario IV, non intende rieonoscere con l'ossequio feudale la sovl'anità dell'Impero su una parte delle terre occitaniche. La nuova fase della « grande guerra meridionale ", che trac di qui l'occasione esterna, offre ai Genovesi la possibilità di giocare l'ultima carta a fianco dell'Impero e, di nuovo, deI conte di Tolosa. Non per nulla, prima di recarsi in Borgogna, Federico 1 aveva soggiornato per alcuni giorni a Genova, nel gennaio di quello stcsso anno 1178, insieme con la moglie Beatrice ed il figlio Enrico, gratificato honorabilibus donis dagli abitanti della città (l). 7. - In questa fase della guerra, caratterizzata dall 'intervento diretto della Chiesa nella con lea di Tolosa (2), e dai primi tristi presagi della caccia agli erctici della Guascogna , della Linguadoca, della Pr ovenza (3), secondo i prccetti dei canone 27 deI III concilio lateranense dei 1179 (4), la diplomazia genovcse si preoccupo, quando il conflitto tra i signori feuda li raggiunse la fase più decisa, di consolidare le proprie posizioni marittime in lutta l'areadel mare occitanicocatalano; di isolare il conte-re catalano-aragonesc; di raccogli erc alleanze dovunque , senza badare ad ex-amiei e ad ex-nemici, a cristiani ed a saraceni. Con attività intensissima nel gi ugno deI 1181 Genova concluse un trattato di amicizia con il signore delle Baleari, I shak-ibn Mohammed, in virtù deI quale cra assicurata protezione in Maiorca, Minorca, Iviza e Formentera ai Genovesi cd agli abitanti deI loro distre tto tra il capo Corvo e Nizza (5) . (1) Al1uali genovesi dt., vol. H, Rom a, 1901 , pp. 11-12. (2) CL. DE VIC-Jo VAISSETE, His toire cit., vol. VI , pp. 77·96. ( 3) PIERRE DE VAUX-DE-CERNAY, H istoria Albigellsis, ediz. fran cese di PASCAL GUÉBIN e HENRI MAISONNEUVE, Parigi, 1951, pp. 14-15, nota 6 ; J. VEN· TURA, El ca l arismo en Cataluna, in Boletin de la Real Academia de Bu ella.) Let ras de Barcelolla, XXVIII , 1959·60, pp. 75·168. ( 4) MANSI, Sacrorwn Conciliorum nova et amplis!i il11a collectio. l. XXII, Venezi a, 1778, coll. 209-233; H. LECLERQ, Histoire des COflciles, tomo V, parte 2', Pangi, 1913, pp. 1106-1107. (5) S. DE SACY . Notices et extraits des docum ent s de la Bibliothèqu e du Roi, Parigi, 1827, vol. XI. p. 7 ; L. DE MAS L.<\TRT E, T ra il és de paix el de comm erce el documellfs divers cOl1cenza,1(S les relalioHs des Ch rélie/l." GENOVA E L'OCCITANJA NEl SECOLO XII 121 Il mese successivo ottenne dalla potentissima abbazia di Lérins la metà dell'isola di S. MargherHa, per costruirvi un castello ed un borgo, promettendo in cambio ai monaci di non recare loro molestia e di includere Lérins e le isole di S. Margherita negli accordi tra il Comune ed i Saraceni (1). Nel dicembre stipulo un patto con Narbona: la viscontessa Ermengarda ed il Comune regolavano la compensazione dei danni reciprocamente arrecatisi in passato, e le rispettive tariffe doganali, su piano di parità; i cittadini narbonesi rinunciavano aIle rappresaglie per le perdite subite ad opera della galea di Belmosto e Martino Golia (2). Ma il colpo più grosso fu quello che Genova, coadiuvata da Raimondo V, riusci a portare a termine in Provenza, qua lche anno dopo: un colpo che mise in pericolo il fronte di Alfonso II ben più della guerra di corsa sulle coste occitaniche e delle operazioni terrestri condotte duramente, dal 1181 in poi , - dopo brevi avvisaglie nel 1180, - dalle truppe catalane, aragonesi, linguadochiane, provenzali. Il conte di Provenza, Raimondo Berengario IV, fratello deI conte-re Alfonso, era caduto vittima, il 5 aprile 1181, di un'imboscata tesagli presso Montpellier da un partigiano di Ra imondo V: Ademaro, signore di Murviel (3). Alfonso destino a succedergli, dapprima soltanto come procuratore, poi come proprio vassallo feudale, il fratello Sancio. Quali trame nascoste, quali vicende preliminari si siano svolte tra il 1181 ed il 1184 alla corte di Sancio, ci è completamente ignoto. Ma non tutto ignoto dovette es sere agli uomini deI tempo, che ci pa da no per bocca deI trovatore Peire Vidal, in una canzone indirizzata al conte-re, con il chia ro carattere d'avvertimento: avec les Arabes de l'Afrique septentrionale au moyen-âge, Parigi, 1866, doc. III, p. 109; A. OLIVI ER!, Serie cit., p. 384; M. AMARI, Nuovi ricordi arabici su la storia di Genova, in Alti della Società Ligure di Storza Pat ria, V, 1873, pp. 593-600: C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Cadice cit., II, n. 133. Si noti la menzione di Nizza, in luago di Monaco, com e indicazione dell'estremo li mite occidentale de] distrctto giurisdizionale genovese: segno e10quente sia deI predominio genovese su Nizza, sottratta aIl 'influenza catalano-provenzaJe, in questo momento, s ia della tendenza di Genova, - di uci farema cenna in seguito, - a superare i limiti stabiliti dal diploma federicinao dei 1162. (1) Liber iurium cit., l, nn. 307, 318; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Cadice cit., II, nn. 134, 135. (2) Liber iurium cit., l, nn. 319, 322; J. KOHlER, Ha ndelsvertriige cit., pp. 4-6; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., II, nn. 136, 137; A. D UPONT, Les relations cit., p. 117. (3) J. MIREl' y SANS, Iti11 erario cit., p. 414. 122 Franc reis, Proensa'us apella, Qu'En Sancho la'us desclavell a, Qu'el en trai la cer'e'l mel E sai tramet vos 10 fel. L'ambizione personale, il desiderio di svincolare il feudo provenzale dalla tutela catalano-aragonese, l'opera di persuasione e di mediazione certo svolta occultamente da l conte d i Tolosa, l'a lta considerazione per la potenza economica e militare, nel campo mari ttimo, di Genova, alla qua le si a ttr ibuivano le migiiori possibilità di riuscita, fors'anche altre ragioni, che a noi non risultano con chiarezza, spinsero Sancio ad abbandonare il fratell o, per schierars i t ra i suoi nemici. In un trattato di a lleanza con Genova, stipul a to, a quanta pare, nel Il 84, vediamo il conte e, al sua fi anco, Ra imondu V e il conte di Forcalquier impegnarsi contro ogni tenta tivo antigenovese di Alfonso II, nonchè, in genera le, contro ogni manovra diretta a danno dei su dditi 0 degli a ll ea ti di Genova; a rendere giustizia. al massimo entra un mese, aile Iagnanze lora presentate da cittadini genovesi; ad abolire ogni mahLln usum sell pravam cOr/sue/udi nem contra i Genovesi e i lora distrettua li ; ad occuparsi personalmente, con un corpo di a lmena 10.000 uomini, della p resa e della distruzione deI porto di Marsiglia, impedendo qualunque successivo tentativo di ricostruzione; a far giurare i patti entra la prassima festa dell 'Assunta a cento dei più ricchi borghesi delle lora terre, radunati presso Montpellier (1) . L'accenn o a Marsiglia, che rappresenta il vero punto centrale dell'accordo, è chiarificato re. Rivela infatti quaI è offilai, o qua le sta diventando, la p reoccupazione fondamentale dei Genovesi, che vedono ergersi apertamente a l p ro prio fianco, e ben più vicina che Narbona 0 Montpellier, la giovane rivale, (1) Liber iuriul11 cit., ! , 301; E.-G. léONARD, Catalogue cit., n. 11 6, p. 81 ; C. I MPER IALE O[ SANT' A NGELO, Codice cit., II , n. 100. L'edizione dei Lib er iariam attribuisce al doc. la data dei 1176; l'Imperiale di Sant'Ange lo , sulla scorta dello Schaube (Storia cit., p. 703), quell a dei 1175 ; m e ntre il Léonard indica il periodo tra il 11 81 e il 1185. A nai scmbra molto più probabi lc la data sostenuta da l Venlura (Alfons el Cast cit. , pp. 207-208), in quanta essa s'inserisce molto più logicamentc nel discorso storka. Si noti che il doc. in oggetto non è la concJusione d'un patto a quattro, - Tolosa, Provenza, Forcalquier e Genova, - ma la stip ul a~ zione di accordi fra i tre signori feudali , da un lato, ed il Comune, dal ~ J'altro. Cio fa presumere che l'adcsione dei conte Sancio alla parte di Raimondo V debba collocarsi in un momento anteriore. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 123 su un piano di rapida concorrenza; quaI è una delle ragioni di fondo per cui hanno aderito al fronte anticatalano ed an tiprovenzale; quaI è la condizione basilare, per non dire unica, in nome della quale sono disposti a tacere anche sulla rinascente concorrenza pisana negli altri centri occitan ici. Ma esso indica altresi una delle più gravi difficoltà che Sancio dovette incontrare nel proprio tentativo di governo feudale, e per cui dovette ritenere estremamente utile l'appoggio di Genova, anche a costa di tradire il fratello: l'ostilità della borghesia mercantile nei maggiori centri marittimi della contea, un'ostilità che raggiunse, a quanta pare, nel casa di Marsiglia, il carattere della ribellione. Il fatto stesso che cento borghesi tra i più ricchi dei paese dovessero venire chiamati a ratificare l'accordo riesce eloquente. Genova vuole cautelarsi contro possibili e prevedibili opposizioni degli ambienti cittadini e mercantili occitan ici all'esecuzione dei patti. Sancio e i suoi due alleati intendono rendere corresponsabili nei medesimi, tanto più che si tratta di ostilità contro un grosso centro di traflico quaI è Marsiglia, coloro che, logicamente, si dovrebbero trovare all'opposizione. Si trattà, questa volta, d'un progetto reale oppure di nuovo, come abbiamo supposto per il trattato tolosano-genovese deI 1174, di un'arma diplomatica di pres si one e di minaccia, non solo nei riguardi di Nizza, ma anche di altri oppositori di Genova, di Sancio, di Raimondo V? Non sappiamo. Certo siamo indotti, come fa il Ventura, ad accostare l'accordo genoveseprovenzale dei 1184 con un risultato a favore della lega capeggiata dal conte di Tolosa, che si produsse nel maggio di quello stesso an no : la dichiarazione di vassallaggio di Guglielmo VIII di Montpellier, unD dei maggiori sostenitori di Alfonso II, verso Raimondo V (1). Anche se la cosa appare strana, trascorse un certo tempo prima che il conte-re catalano-aragonese venisse a conoscenza deil'operato dei fratello 0, comunque, prima che provvedesse in merito. Probabilmente fu impedito nell'adozione di contromisure proprio dall'appartenenza di Sancio alla lega avversaria: si noti infatti che nel febbraio deI 1185 si colloca la pace, dopo i duri anni di guerra, tra Alfonso II e Raimondo V (2); nel (1) CL. DE VIC-Jo VAISSETE, Histoire cit., vol. VI, p. 1l0; J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 208. (2) PIETRO DE MARCA, Marca cit., doc. CCCCLXXIX, coll. 1378-1380; J. MIRET y SANS, Itillerario cit., pp. 420-421; E.·G. LÉONARD, Catalogue cit., n. 1l2, p. 77. 124 G. PISTARINO mese successivo si ha notizia della revoca deI conte Sancio da l governo dell a Provenza (1), alla quale Alfonso designo il proprio secondogenito Alfonso p er riguardo al titolo comitale vitalizi o, e il conte di Foix come procuratore nel disbrigo degli alfari. La pace deI 11 85, seguita dall 'accordo delinitivo deI gennaio 1190, dopo un ultimo tentativo di riscossa di Ra imondo V, non muto sostanzialmente 10 status quo, lasciando a d Alfonso II la contea di Provenza; a Raimondo V, la contea di Melgue il. Genova forse ne ricavo una cospicua somma di denaro, sborsata dal conte-re (2); ma risulto delusa nell'ultimo te ntativo d'intervento p olitico in Occi ta nia, efFettuato con il pesan te disegno contro Mars igli a. Era anche il fallim ento di tutta la politica di accordi, taciti od espress i, con la casa di Tolosa, b asati sul presupposto d i un forzato arretramento d eI conte-re catalano-arago nese lino a i Pirenei , e di una sor ta di con dominio, economico-poli tico, di Genova e di Tolosa su lIe terre occitaniche. 1 fatti aveva no dimostrato che tu tto cio non era possibile, mentre le prime nubi della persecuzione antialbigese e dell 'intervento francese in Linguadoca si alfacc iavano all'orizzonte ... Cosl Genova ed Alfonso II tornarono all'antica ami cizi a. Il conte-re aveva appreso quale forza Genova rappresentasse nello scacchiere intern azionale, e come fo sse neccssa rio eliminare ogn i influenza residua deI conte di Tolosa nell a grande dttà marinara. Genova riconosceva che l'un ica attività consentitale nell e te rre occitaniche era quella del traffico, e che l'amicizia de i sovrano catalano-aragonese era a cio indispensab ile. Oltre tu tto l'accordo tra Genova ed il con te-re era impellente per un altro fronte: come l'unica mezzo concreto per a rres tare in Sardegna l'ava nzata pisana, in occasione della lotta per la successione nel giudicato di Cagliari. Nell'ottobre deI 11 86 il conte di Foix, nella s ua qualità di procuratore della Provenza, concluse il patto d'all eanza, - che nel novembre successivo fu confermato da Alfonso II , - in funzion e an tip isana, con sp ecifico riguardo alla Sardegn a. Na turalmente non manco n el tratta to la soli ta c1ausola , che m etteva al ban do i Pisa ni in tol a t erra Provin cie, mllri vel l errll (3). (1 ) R. BUSOUET, Les institutions cit., p. 12. (2) J . V E~TU RA , Allons el Cast cit., pp. 209·210. (3) Liber iuriunl cit., J, 341 , 344; TOlA, Codex cit., J, 257, 259; C. Codice CiL , Il , nn. 164, 167. RI ..\ LE Dl St\NT'A:-.!GElO, h l!'E- GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 125 Ma erano le ultime avvisaglie. Nella pace conclusa con Pisa già due an ni dopo, nel 1188, per il deciso intervento di papa Clemente III, il principio della libera na vi gazi one e dei libero commercio viene esplicitamen te imposto ai due contendenti dalla Santa Sede, - precipimus sub debito iuramenti ut liberam vobis ad invicem promittatis tacu/tatem atque /icentiam per pae/agus q!locumque vo/ueritis navigandi et ad portwn quemcumque vo/ueritis ap/icandi et ex inde mercimonia transahendi, mentre una clausola tutela il traflico senza restrizioni pel' la Provenza (1). 1 tempi van no mutando . Abbandonando gradualmente il principio dell'esclusivismo monopolistico nei riguardi dell'Occita nia, che non pui> più considerarsi terra di sfruttamento, Genova mira a dilatare la l'ete deI traffico verso la Spagna musulmana (2) come verso la Borgogna (3); al tempo stesso ricerca nel Levante quel mercato di tipo coloniale, che le è ormai precluso in Occidente. Tutto cii> fu intuito, seppure confusamente, dalla stessa coscienza degli uomini di allora, i quali individuarono in un momento particolare, in un motivo contingente, quella che era in realtà la fine di un periodo storico. Interpretando un sentimento largamente diffuso nella sua terra, il trovatore Peire Vidal saluta con esultanza la fine dei dispotico predominio (1) P. TRONCI, Memorie cit., p. 151; F. DAL BORGO, Raccolta di scelli diplomi pisani, Pisa, 1765, p. 140; Liber iurium cit., II , 17 (con la data errata dei 1176); C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ci t., H, n. 174. Cfr. anche C. IMPERIALE DI S ANT'ANGELO, Codice cit., II , nn. 172, 173. (2) Nell 'agosto d ei 1188 Genova l'innova con Abd-Allah, figlio e successore di l shak-ibn-Mohammed, signore delle isole Baleari, il trattalo deI 1181: DE SACY, Notices cit., vo l. XI, p. 14; L. DE MAS LATRIE, Trailés cit., Docume1lts p. 113; A. OLIVIERI, Serie cit., p. 382; M. AMARI, Nuovi ricordi arabici cit., pp. 6~06. Il principe saraceno offre questa volta la propria garanzia ai mercanti genovesi non più soltanto per il territorio dell e Baleari, ma « per totam terram suam et per Garbum et Yspaniam et per universas partes ». Quanta a Genova, essa considera di sua perLinenza, dalla parte della Riviera di Ponente, non più so ltanto il territorio fino a Nizza, ma addirittura sino a Cannes, in conseguenza dell'accordo deI 1181 con il monastero di Lérins. (3) Si tengano presenti gli accordi stipulati con Ugo III, duca di Borgogna, nel febbraio deI 1190, in occasione della fornitura, da parte di Genova , delle navi necessarie al trasporto delle truppe deI re di Francia in Siria per la partecipazione alla terza croc iata : Liber iurium cit., l, 354, 355; C. IMPERIALE DT SANT'ANGELO, Codice cit., II , nn. 190, 191, 192; J. RICHARD, Les ducs de Bourgogn e et la fonnation du duch é du XIe au XIV' siècle, Parigi, 1954, p. 187. 126 genovese, di cui attribuisce il merito ail " vittoria di Pisa, coraggiosa ed amica (1): Bon'aventura don Dieus ais Pisans , Car SOIl ardit e d'armas ben apres, Et an baissat l'orguoill dels Genoes, Qels fan esta r aunitz e soterains; Per qu'eu volrai totz temps l'onor de Pisa , Car ant baissatz los perfieitz orgoillos, Que sol l'enois dels vil ans borboillos Mi trencal cor el me fraing el me bri sa . 8. - Oltre tutto , le torbide vicende degli ultimi an ni si so no ri solte in una contrazione deI traHico genovese-occitani co, a cui la borghesia che regge il governo deI Comune non pull riman ere in sensibile per la semplice vellcità d 'una politi ca di potenza, che si è rivelata inattuabile. Secondo i dati r accolti da Erik Bach sui cartula ri dei notai genovesi Oberto Scriba de Merel/to c Guglielmo Cassinese per il decennio dal 11 82 al 1191 , le navi che volgono la prora da Genova ail e coste occita ni che si possono contare s ulle dita delle due mani: nel 11 82 a bbiamo duc contratti relativi a Montpellier; nel 1186, uno rispe ttivam ente per Fréjus, per Arles, p er St-Raphaël, pe r Montpellier ; Ilel 1190. quattro p er Marsiglia ed uno per la Provenza; nel 1191 , uno per Nizza , otto per Marsiglia, quattro per Montpellier, lino per la fiera di St-Agoul, uno per la Provenza, unD per la contea di Lione (2). La preoccupazione deI Comune di riportare, e ri sana re, la situazione sul piano concreto degli accordi economici bilate rali con i centri marittimi delle coste occitaniche, in una posizione di progressiva parità, si rivela già nel 1190 nei patti stipul a ti con il vescovo di Fréjus, consenziente Alfonso II, per il rego(1 ) Il compo nimenla risa le al 1195, quando, alla ripresa de ll e ostili tà Ira Genovcsi e Pisa ni, questi ultimi aveva no fatta occupare dai propri corsari il cas te llo di Bonifacio in Corsica : V. DE BARTOl Oi\'IEI S, Poesie proveHza[i sto ricl1e relative all'/talia, F.I.S.L, Rom a, 1931, l , pp. 48-49. Si tcnga presente, tuttavia, il contrario giudi zio di Peïre Vidal nella pocs ia « Quant ham es en autrui pader » : ibidem , l , pp. 121-124. (2) E. BACH, La cité de Gênes au Xl1 P siècle, Ko bcnh avn , 1955, Appendice. GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO XII 127 lamento delle tarifie portuarie e dei dazi sulle merci, da pagarsi dai negozianti genovesi, partecipanti aIle varie fiere che duran te l'an no si tengono in Fréjus, più precisamente nella festa di S. Lorenzo, nella festa di S. Rafiaele. nella festa di S. Matteo e la quarta domenica dopo Pasqua (1). Ne! frattempo , appoggiandosi al diploma di Federico l deI 1162, confermato dall 'imperatorc Enrico VI nel 1191 (2), Genova lavora ormai decisamen te a consolidare il limite occidentale dello Stato, che si attesta, dopo qualche oscillazione e qualche tenta tivo verso Nizza (3), in modo definitivo su Monaco. Qui essa si adopera per assicurarsi in maniera concreta e stabile il possesso allodiale, oltrechè feudale, della località, quale caposaldo contro eventuali velleità espansionistiche provenzali verso la Liguria, agendo per averne la cessione presso qua nti vi vantano diritti di diversa specie. Ne! 1191 ottiene ·dall'imperatore Enrico VI il poggio e il monte di Monaco, per costruirvi un cas/rum ed un borgo, in feudum imper;; (4). Nel 1197 consegue dai consoli di Peglia e dall 'abate deI monastero di S. Poncio, rispettivamente, cinquanta tavole di terra ed un quarto dei poggio monegasco, che tanto i con soli quanto l'abate le cedono 0, m eglio, sono costretti a cederle, per poter conservare, sotto l'egi da genovese, i propri residui diritti sul territorio (5) . In armonia con l'acquisto di Monaco, anzi in connessione con esso, Genova s'impegna a fondo p er assicurarsi l'ades ione di Ventimiglia. Tra il 1192 ed il 1193 promette il proprio aiuto ai conti Ottone, Guglielmo ed Enrico, ottenendone in cambio il giuramento di fedeltà (6). Nell 'appoggio, che essa assicura ai (1) Liber iurium cit., l , 360 ; C. IMI'ERIALE UI SANT'ANGELO, Codice ciL, II, n. 197. Si noti che ne! testa deI trattato i lîmiti occi dcntali dei terri· torio di strettuale genovese sono di nuovo arret rati a Monaco. (2) Liber iurium ci t. , l , 369·374; M. G. H ., Constitutiones et act a publica imperatorum et regum, l, Hannover, 1893, pp. 479493; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit ., III, Roma, 1942, n. 2. Sui rapporti tra Genova ed Enrico VI di Svevia cfT. V . VITALE, Genova nel secolo XII cit., pp. 27·29; ID., Genova ed Enrico VI di Svevia, in Scritli storici in onore di Camillo Manfroni , Padova , 1925, pp. 87·102. (3) V. VITALE, Nizza cit., p. 45-55. (4) Liber iurium cit., l, 378; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ciL, III, n. 5. (5) Liber iurium cit., l, 413, 415 ; C. IMPERIALE DI SA NT'ANGELO, Codice cit., vol. III, Rom., 1942, nn. 43, 45. Sull'inter. questione cfr. LÉON-HoNORÉ LA BANDE, Histo ire de la principauté de Monaco, II ediz., Monaco, [1934], pp. 15-24. (6) Liber iurium cit., l, 402, 407; G. ROSSI, Storia della città di Vel'Ztimiglia, On eglia, 1888, p. 57; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ciL, III, nn. 26, 32. 128 G. PISTARINQ conti ventimigliesi, deve anche includersi l'intervento contro le insorgenti aspirazioni dei Comune locale? Dagli eventi successivi r isulta di SI: è chiaro che per Genova il governo feuda le di que l centro rivierasco ricsce più facilmente controllabile, e quindi preferibile, rispetto all'organizzazionc comuoal e; cd è noto che il giovane Comuoe di Vcntimiglia reagirà contro la supremazia genovese con la forza della disperazione, in una opposizione senza speranza, - dacch è Monaco è saldamente in mano di Genova, - des tinata a concludersi con la sconfitta a melà de i secolo XIII (1). I I progressivo accostamento dei due nuovi sO\Tani di Barce l· lona-Aragona e di Tolosa, Pietro II e Raimondo VI, tra il 11 96 ed il 1198, determinato, a quanta pare, dal problema albigese e giunto al risultato conclusivo oel con vegno di Pe rpignano dei febbraio 1198, toglie a Genova ogni ulteriore speranza di pole r gioca re, come in passa to, sul dissidio tra catalano-aragonesi e tolosani, e la spinge a ricercare raccorda con colui che apparc come il pili forte in campo . Poichè, se è vero che fu 10 stesso Alfonso II a distruggere r edificio, che egli aveva faticosamenl e cost ruito ne l raggruppamento politico di Aragona, Catalogna " Provenza, dividendo i possessi della corona tra il primogenilo Pietro, conte di Barcellona e re di Aragona, ed il cadel to Alfonso, conte di Provenza (2), è ugualmente vero che il blocco (1) G. ROSSI, SLOria dt., p. 58 e sgg.; F. SAVIO, 1 conli di Velllillliglia Ilei secali X II e X/Il , in Giornale Ligusfico, XX, 1893, pp. 441-462; A. M. Guglielmo Boccanegra, Carlo d'Augiô e i comi di Ve1l1illliglia B OLDOR I N I , (/257-1262), in Alli del/a Società Ligure di Storia Patria . n. S., II . 1963. pp. 139-200. Com'è noto, la ribellione contro Genova scoppiè a Ventimigli a ne! 11 99, in conseguenza delle onerose condizioni imposte alla citlà dai Genovesi con il trattato dei 1l98. In talc circos tanza i conti di Ventimi glia int crvennero ·accanto a Genova, a sedare la ribellione: C. IMPERIALE [)I SA NT'ANGEW, Codice cit., III, n. 54. Sull'intero problema della cos tituzionc dei dominio ge novese nella Riviera di ponente cfr. N. C,\LV1N T, Relaz.iol/Î medievali tra Genova e la Liguria occidentale (secoli X-XJll), Collana slorico-archeologica della Liguria occidentale, IX, Bordighera , 1950. (2) CH. HIGOUNET, Un gra nd chapitre ciL, pp. 320-322. Soltanto co n il ritorno di Sancio al governo della Provenza, durante la minorità di Raimondo Berengario V (1209-1217), la contea emerge aulonoma d~d naufragio dei eomp lesso politico accitanico in mana dei con ti di Barce ll ona e re di Aragona, determinato dalla crisi dei probl cm" albigese. Sancio s tesso ne approfitterà per aUuare una politica antigenovcse, in merito al problema di Monaco, riprendendo a danno dei Comune la politien di espansione già da quest'ultimo tentata a dan no della contea. L'assunzionc di Raimondo Berengario V al governo effettivo della Provenza, sancendo definilivamente la situazione della frontiera ligure-pravenzale seconda i deltami deI diplama federiciano deI 1162, porrà fine ad ogni contrasta. GENOVA E l'OCCITANIA NEL SECOLO xn 129 occitanico in mano catalano-aragonese non fu sostanzialmente incrinato prima della grande c risi della crociata antialbigese. Il rinnovo e la conferma, n el settembre dei 1198, con Pietro II, delle convenzioni stipula te da Genova prima con Raimondo Berenga rio IV e poi con Alfonso II (1) chiude tutte le pendenze dei passato anche sul piano economico con l'implicito riconoscimen to, da p arte genovese, della supremazia dei sovrano catalano-aragonese sull'intera Occi tania (2) : i due contraenti s'intendono reciprocamente compensati dei danni arrecatisi in passato, mentre il conte-re Pietro viene Iiberato dei debiti contratti dai suoi antecessori verso il Comune (3). Gli accordi firm a ti con Antibes (4) e con Grasse (5), nello stesso anno, con i signori di Fos e di Hyères, nell'anno successivo (6), confermano la tendenza di Genova a l puro rapporta mercantile, alla contrattazione bilaterale alla pari. E nota che neldiploma imperiale di Enrico VI dei 1191 , ripe tendosi integralmente il testa di quello federiciano dei 1162, si convalida il diritto dei Genovesi ad impedire i traffici diretti tra il regno di Sicilia e le coste italiane dei Tirreno, da un lato, ed i mercanti francesi e provenzali, da ll'altro; che nel tra tta to tra Genova e Grasse dei 1198, testè citato, si ritrova la clau sola di impegno antipisano dei Grassesi, in r apporta con la ripresa delle ostilità tra le due repubbliche marinare italiane dei Tirreno; che non mancano episodi di guerra di corsa, in ques t'ultimo decennio dei secolo, tra navi occitaniche e navi genovesi (7). Ma tutto cio, per quanta riguarda le posizioni di forza di Genova sulla costa tra le Alpi ed i Pirenei, appartiene ormai al passato: la clausola contro Pisa negli accordi con Grasse deI 1198 è già sostituita dal più generico impegno a non a iutare i n emici di Genova nella convenzione con i signori di Fos e di Hyères deI 1199. Ed è noto altres! che, negli accordi locali, che Genova va ora stipula ndo , e st ipulerà a ncora più numerosi nei primi lustri dei (1) Si tratta degli accordi conclu si nel 1146 e nel 1167 : cfr. pp. 91 e 110. g~ Z~e~~~Y:~' cf~~~' f.r~ïff. ~~ffige I~!~·ÉRf~L!2~I SANT'ANGELO, Codice III, nn. 52, 53. (4) E. TISSERA ND, Histoire d'Antibes cit., p. 117. (5) Liber iurium cit., l, 417; C. I MPERIALE DI S ANT'A NGELO, Codice cit., III, n. 48. (6) C. I MPERiAL E DI SANT'ANGElO, Codice cit., III, n. 61. (7) Anl1ali genovesi cit. , vol. Il, pass im. cil., 130 secolo XIII (l), le preferenze deI Comune sono per le trattativc con i signori feudali, laid ed ecclesiastid, i quali rappresentano sempre, - e cib vale come giustificazione, - l'autorità legale deI posto. Ma il problema è ormai un altro. Mentre J'area di più immediato interesse genovese si restringe dall'intera Occitana alla contea di Provenza, sia nelle relazioni col governo comitale, sia nei contalti con le città costiere, un nome, che finora ha trovato scarsa eco tra cronache e documenti, emerge rapidamente e vigorosamente nel tessuto degli avvenimenti: Marsiglia (2) . La storia futura è in buona parte la storia dei rapporti, dei contrasti e degli accordi, tra le due città. G EO PISTART 'IO (1) A. DUPONT, Les relations cit., pp. 118-127. (2) PH. MABILLY, Les villes de Marseille au moyen.âge (/257·/348), Marsiglia , 1905; M. LABANDE, La commune de Marseille, ses origilles, SOIl développemellt jusqu'à l'acquisition de la seig'1eurie des vicomtes, in Jour· nal des Savants, 1926-27; V.-L. BOURILLY, Essai sur l'histoire politique de la commune de Marseille des origines à la victoire de Charles d'AII;OIl (/264), Aix, 1925.