carta dei servizi - Le Vele - società cooperativa sociale onlus

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carta dei servizi - Le Vele - società cooperativa sociale onlus
le vele
Società Cooperativa Sociale Onlus
CARTA DEI SERVIZI
Comunità Terapeutiche
una rete di servizi per chi soffre di disturbi psichiatrici
20056 Trezzo sull’Adda (Mi) - Via Fiume 15/17
www.levelemilano.it
[email protected]
Tel. 02 9091393 - Fax 02 90939914
sommario
1. Staff
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2. La storia
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3. Linee guida
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4. I servizi
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4.1 Le comunità protette ad alta assistenza
7
4.2 Le comunità a bassa protezione
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4.3 Il Servizio sociale
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4.4 Il lavoro
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4.5 Le famiglie
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5. L’ ingresso in comunità
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6. La formazione
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7. La rete e i principali partners
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8. I Sistemi di Gestione della Qualità
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9. Le strutture comunitarie
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9.1 La nostra locanda
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9.2 Villa Gatta
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9.3 Residenza La gabbianella
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9.3.1 Appartamento a Bassa Protezione: La Fenice
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9.3.2 Appartamenti di Residenzialità Leggera: Colibrì, Il Panda
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9.4 Appartamento autogestito “Il Germoglio”
10. Informazioni generali
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Presidente: Assistente Sociale Dario Donadoni
Direttore Sanitario: Dott. Luca Gaburri
Comunità Protette ad alta Assistenza (CPA):
* “La nostra Locanda”: ospita 20 persone prevalentemente con disturbi di personalità
* “Villa Gatta”: ospita 20 persone prevalentemente con disturbi psicotici
Comunità protetta a bassa assistenza (CPB):
* Appartamento “La Fenice”: ospita 3 persone con patologia stabilizzata
Appartamenti di “Residenzialità Leggera”:
** Appartamento “Colibrì”: ospita 4 persone con patologia stabilizzata
** Appartamento “Il Panda”: ospita 3 persone con patologia stabilizzata
Appartamento “Il Germoglio”: ospita 2 persone dimesse dalle comunità
(gestito dall’Associazione “Il Germoglio”, partner della Coop. “Le Vele”)
* Comunità accreditate presso la Regione Lombardia e con contratto con l’ASL Provincia di Milano 2
(Melegnano);
** Appartamenti autorizzati con contratto dall’ASL Provincia di Milano 2 (Melegnano)
La valutazione per l’ingresso in Comunità è curata da:
Dott. Luca Gaburri
Ass. Soc. Milena Carzaniga
Tel. 02.9091393
Fax 02.90939914
e-mail: [email protected]
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1. staff
Consiglio di Amministrazione:
Servizi generali:
Presidente
Assistente Sociale Dario Donadoni
[email protected]
Valutazione inserimenti in Comunità
Dr. Luca Gaburri
Dott.ssa Cristina Broglia
[email protected]
Vice presidente
Educatrice Prof. Marinella Roncalli
[email protected]
Consigliere
Rag. Nicola Petrignano
[email protected]
Direzione:
Direttore Sanitario
Dr. Luca Gaburri
[email protected]
Direttrice del Personale
Educatrice Prof. Marinella Roncalli
[email protected]
Direttore Amministrativo
Rag. Nicola Petrignano
[email protected]
Direttore Sociale
Assistente Sociale Dario Donadoni
[email protected]
Servizio Sociale
Assistente Sociale Milena Carzaniga
[email protected]
Sistemi Qualità
Dr.ssa M. Antonietta Ciminiera
[email protected]
Progettazione e Sviluppo
Assistente Sociale Dario Donadoni
[email protected]
Formazione e Tirocini professionali
Educatrice Prof. Marinella Roncalli
[email protected]
Amministrazione
Sig.ra Liana Riva
[email protected]
Segreteria
Sig.ra Giulia Passoni
[email protected]
Sedi operative:
Attività di animazione
Prof.ssa Lara Salvatore
[email protected]
La nostra Locanda
Responsabile medico: Dr. Pietro Bertolotti
Coordinatrice: Dott.ssa Lucia Viscardi
[email protected]
Attività lavorative
Sig.ra Luisa D’Adda
[email protected]
Villa Gatta
Responsabile medico: Dr.ssa Alessandra Pozzi
Coordinatrice: Dott.ssa Cecilia Ricci Mingani
[email protected]
tel. 02.9091857
20056 Trezzo s/Adda (MI), Via XXV Aprile 22/24
Appartamenti a bassa protezione e di
residenzialità leggera
Coordinatrice: Dott.ssa Silvia Pizzigoni
[email protected]
tel. 331.6798360
20069 Vaprio d’Adda (Mi), Via Cagnola 25
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Gruppo per le famiglie
Dott.ssa Cecilia Ricci-Mingani
Ed. Massimo Colombo
[email protected]
2. la storia
Le Vele sono state costituite nel 1994 come S.r.l. su iniziativa di un assistente sociale
(attuale presidente) che ha lavorato per molti anni nella psichiatria pubblica.
Il nome “Le Vele” è stato suggerito da un infermiere che, pensando a questo progetto subito
dopo le vacanze estive, ha fantasticato una flottiglia di barche a vela che si preparavano per
un viaggio in mare aperto.
E in effetti fu proprio così. Nei primi anni furono allestiti i primi appartamenti protetti nella
convinzione che, piccoli ambienti con caratteristiche familiari, fossero più consoni al recupero
di equilibri persi, dimenticati o mai nati. Il consenso e la stima da parte dei servizi pubblici ci
ha incoraggiato ad insistere su questa strada al punto che il primo gruppo di operatori, tutti
appassionati da questa nuova iniziativa e dagli scopi etici e professionali che sottendevano, si
sono costituiti in Cooperativa Sociale.
Il primo gruppo di operatori ha caratterizzato fortemente il clima ed il senso del lavoro.
I primi appartamenti protetti hanno indotto ad un clima molto familiare, nel quale era naturale
intendere il lavoro come una convivenza fra operatori e ospiti. Molte cose venivano pensate
e fatte insieme. Si dava molta importanza al pensiero “concreto” e all’agire con prudenza
e flessibilità. Si curava in particolare che l’ambiente fisico, l’organizzazione comunitaria e le
relazioni interpersonali e professionali avessero una forte valenza terapeutica.
Come avviene spesso nelle iniziative pionieristiche, veniva offerta molta disponibilità e generosità da parte degli operatori e degli ospiti. Si tenevano bene in conto sia le risorse degli ospiti
sia la loro parte malata, caratterizzata soprattutto dalla paura del cambiamento e dal bisogno
di una “residenza emotiva” rassicurante. La presenza del medico psichiatra consulente era
indispensabile per capire, per agire e per valutar meglio il presente ed il futuro. I familiari collaboravano attivamente alla cura e alla ripresa di una buona salute.
Dopo alcuni anni, per ragioni economiche e finanziare dovute ai costi elevati e all’adeguamento ai nuovi standard previsti dalla politica sanitaria regionale, si è deciso di orientarsi verso
comunità più grandi senza rinunciare a quelle piccole.
Il risultato è che oggi gestiamo direttamente due ville con 20 ospiti ciascuna (Villa Gatta
e La nostra Locanda), un appartamento a bassa protezione per tre persone (La Fenice) e due
appartamenti di “residenzialità leggera” (Colibrì per 4 persone e Il Panda per 3 persone).
Degno di nota è un quarto appartamento autogestito, promosso da “Le Vele”, in cui vivono due persone dimesse dalle nostre comunità, le quali, in accordo con altri pazienti, hanno
costituito l’Associazione “Il Germoglio”.
Questa è una associazione di promozione sociale che ha lo scopo di predisporre “case per la
vita” per persone che hanno terminato il processo di cura comunitaria e intendono approdare a
una soluzione definitiva mantenendo con viva gratitudine i rapporti con i loro familiari e i servizi
curanti.
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3. linee guida
La cura comunitaria si caratterizza prima di tutto per il fatto di avvenire in un luogo diverso
dalla propria famiglia originaria o acquisita, diverso dal proprio territorio, diverso dall’ospedale
e dagli ambulatori psichiatrici.
La Comunità è un libero luogo di cura e riabilitazione, ove volontariamente si decide (o si
accetta) di vivere insieme ad altri malati e agli operatori che vi lavorano.
Chi soffre di un disturbo psichico fatica nelle relazioni con gli altri e, per tale motivo, può
essere utile l’esperienza della vita comunitaria perché essa cerca di offrire rimedi e cure a
questa dolorosa condizione.
La vita comunitaria si costituisce inoltre come luogo che favorisce lo stato di salute psichica e
(fisica) dell’individuo, perché cura la sua rete di relazioni al fine di renderla più rassicurante e
stabile. Siamo però consapevoli che il paziente può attribuire un significato di fallimento alla
separazione dai luoghi e dalle persone alle quali è abituato, perché l’ingresso in comunità testimonia l’impossibilità di far fronte con le proprie forze alle difficoltà della vita, testimoniando
quindi la debolezza del proprio funzionamento psichico in quel determinato momento della
vita. Ciò è spesso doloroso per il paziente e rappresenta una sfida complessa per gli operatori.
Definire “terapeutica” una comunità significa che attribuiamo ad essa alcune caratteristiche peculiari e specifiche, che proveremo a sintetizzare:
 La comunità è un ambiente protetto, nel senso che gli operatori cercano di proteggere
sia i singoli pazienti, sia il gruppo dei pazienti nel suo insieme da fenomeni, dinamiche ed
avvenimenti che potrebbero comportare sofferenza e disagio. Ciò non significa pensare di
poter predisporre una protezione assoluta, cioè assenza assoluta di dolore e conflittualità, ma
almeno quella eccessiva o evitabile. In comunità cerchiamo di creare e mantenere un clima
sufficientemente tranquillo, vitale, piacevole.
Insistiamo particolarmente sul concetto di protezione perché riteniamo che molto dell’efficacia
terapeutico-riabilitativa dipenda dal verificarsi di tale condizione. Per ogni singolo paziente è
necessario individuare il tipo di protezione specifica e adeguata a lui, che può differire per
qualità e quantità a seconda della storia personale e delle vicissitudini delle sue relazioni
umane, intrise inevitabilmente di dolore e complessità.
Questa sorta di diagnosi della protezione si fonda su una adeguata valutazione dei bisogni
del paziente, secondo l’accezione che il Professor G.C. Zapparoli attribuisce a questo termine,
nel suo Modello dell’Integrazione Funzionale al quale noi ci riferiamo.
Partire dai “bisogni” del paziente significa in primo luogo capire al meglio il suo bisogno di
sicurezza interiore, altrimenti indicato come sistema di sicurezza.
L’analisi attenta e accurata del sistema di sicurezza di ogni singolo paziente ci sembra un
passaggio ineludibile, per individuarne le aree di forza e di fragilità, le seconde spesso rese
evidenti dalla presenza di aspetti onnipotenti dei vissuti o del comportamento. Infatti, solo se
si riesce a soddisfare in misura sufficiente il bisogno primario e irrinunciabile di sicurezza
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- attraverso appunto la specifica e attenta cura/protezione che offriamo e l’accoglimento e la
difesa della sua filosofia di vita nei suoi aspetti adattativi - allora sarà possibile che il paziente
lasci emergere gradualmente le proprie risorse sociali, professionali, culturali, fino ad allora nascoste. Nei casi più fortunati, una volta verificata la presenza di tali risorse, si potrà procedere
a svilupparle nel modo più armonico rispetto alla personalità di base.
Se la Comunità saprà offrire una sufficiente protezione/sicurezza, sarà anche possibile
avventurarsi nell’area del “piacere”, dimensione della vita che sovente viene vissuta come
pericolosa e impossibile dai malati, proprio perché minacciosa rispetto al proprio sentimento
di sicurezza.
Questo è il senso principale della presenza in comunità di professionisti della salute mentale
che sono preparati e dedicati alla cura, all’accudimento e alla terapia della sofferenza psichica.
La comunità è un luogo che ha la funzione di intermediario tra le richieste del mondo
esterno e le esigenze dei pazienti. Per gli operatori si tratta, per così dire, di mettersi in mezzo
e provare a “dosare” e “tradurre” da un lato le richieste della società e della famiglia, dall’altro
i bisogni dei nostri pazienti, perché tra i due possa esservi comunicazione ed eventualmente
convivenza. La comunità è come una piccola società che non fa paura e che rende il contatto
con la società esterna meno pericoloso e doloroso.
La comunità è un ambiente che favorisce il paziente nello stringere relazioni con altri malati
e questo può diminuire il sentimento di solitudine esistenziale e di stigma rispetto alla
malattia. Infatti la comprensione del proprio malessere e di quello degli altri induce alla solidarietà, alla tolleranza e all’aiuto reciproco. In comunità i pazienti vivono insieme agli operatori:
gli operatori, quindi, vengono coinvolti dalle emozioni, dalle idee e dai vissuti dei pazienti, sia
singolarmente che come gruppo.
Di tali manifestazioni e comportamenti i curanti possono parlare sia con ciascun paziente all’interno della specifica e talora intensa relazione che sovente si instaura - sia all’interno del
gruppo curante durante le riunioni di équipe (tenute in genere ogni settimana), col vantaggio
di aumentare le proprie capacità cliniche, di comprensione e di tolleranza.
L’impegno di chiunque vive e lavora nella comunità è di tenere al di sopra di tutto il rispetto
dell’intelligenza e della sensibilità di ciascuno.
 Il periodo di cura comunitaria, in virtù dell’inevitabile allontanamento fisico del paziente
dai propri familiari, può favorire il raggiungimento di una giusta o migliore distanza emotivo/
affettiva dagli stessi.
Per questo motivo noi poniamo molta attenzione al rapporto con i familiari cercando di
coinvolgerli nel progetto di cura e, nel caso il paziente sia già seguito presso il proprio territorio
da un curante o da una équipe curante istituzionale o privata, chiediamo a tale agenzia di
mantenere a sua volta contatti con la famiglia e di aiutarci nel rapporto con loro.
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La comunità è un ambiente ove è possibile una attenta valutazione clinica della terapia
psicofarmacologica, in quanto tale contesto offre una particolare stabilità e continuità terapeutica.
Questo elemento ci appare rilevante alla luce del fatto che spesso i pazienti, prima dell’ingresso in comunità, hanno storie cliniche lunghe e complesse nelle quali vari tipi di trattamenti
farmacologici sono stati provati, spesso sommandosi l’uno con l’altro.
Questo fenomeno può comportare l’instaurarsi di una sorta di pregiudizio farmacologico,
per il quale si ritiene che quel determinato paziente abbia comunque e sempre bisogno di tanti
e diversi farmaci, nonostante sia risaputo e condiviso dalla letteratura internazionale che la
monoterapia dovrebbe essere il trattamento standard.
In comunità proviamo quindi ad individuare la terapia essenziale, che potrebbe essere intesa
come la minima e più efficace terapia farmacologia, che aiuti il paziente nel suo equilibrio
psichico e nei compiti della quotidianità.
Altro aspetto che ci sembra auspicabile è che l’esperienza comunitaria indirizzi i pazienti
verso la corresponsabilità del trattamento farmacologico, in alleanza col suo medico, col
fine e nella speranza che ogni paziente esca dalla comunità non solo col trattamento adeguato,
ma anche con la personale responsabilità della sua assunzione.
Da ultimo indichiamo che il periodo di cura comunitaria è pensato fin dall’inizio come
limitato nel tempo.
Alle dimissioni il paziente potrà fare ritorno al proprio territorio e alla propria famiglia
originaria o acquisita, andare a vivere da solo qualora abbia recuperato o appreso le abilità
necessarie, oppure provare a vivere insieme ad altri pazienti per i quali sente appartenenza e
sintonia.
Questa ultima prospettiva è resa possibile da tentativi appropriati verso forme di vita comunitaria più “leggera” o a minor livello di protezione e presenza di operatori.
Qualora invece si constati che il paziente necessiti o chieda il mantenimento nel tempo di
una quotidiana assistenza, si provvederà a individuare luoghi residenziali più adatti a questa
sua esigenza vitale.
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4. i servizi
4.1 Le comunità protette ad alta assistenza (CPA)
Ciascuna delle due comunità ospita 20 persone che soffrono di disturbi psicotici e disturbi
di personalità.
In ogni comunità l’équipe degli operatori si occupa dell’assistenza, della riabilitazione
e della terapia d’ambiente.
Quest’ultima la intendiamo nel senso generale di creare un clima fisico e relazionale accogliente, rassicurante e stimolante, in grado di mediare le esigenze istituzionali con le esigenze
individuali e di gruppo degli ospiti.
In ogni comunità è presente personale qualificato, nello specifico:
- un medico psichiatra 4 ore al giorno dal lunedì al venerdì
- una psicologa coordinatrice in fascia diurna dal lunedì al venerdì
- due educatori prof. e un infermiere prof. nelle fasce diurna e serale
- un educatore prof. e un infermiere prof. in fascia notturna
Il personale ausiliario provvede a garantire che l’ambiente sia pulito e ordinato col supporto
degli ospiti che intendono rendersi disponibili.
Il programma terapeutico-riabilitativo prevede l’organizzazione di diverse attività strutturate e
non strutturate, sia di tipo strettamente clinico (interventi psicoterapici e psicofarmacologici)
sia di tipo socio-riabilitativo (interventi psicoeducazionali individuali e di gruppo, interventi
assistenziali e riabilitativi).
Il programma individuale e riabilitativo di ciascun ospite prevede anche una regolare collaborazione con gli operatori invianti, i servizi del proprio territorio di provenienza e i familiari.
Lo scopo della cura comunitaria è di ottimizzare le risorse degli ospiti finalizzate al
maggior adattamento possibile alla vita civile e sociale attraverso un lavoro terapeutico
efficace, una vita comunitaria e sociale rassicurante, partecipando a iniziative di intrattenimento gradevoli e ad attività riabilitative proficue.
La giornata tipo ruota attorno a questi tre momenti cardine:
il mattino è dedicato alle attività più propriamente cliniche, e alle attività strettamente riabilitative e all’area del lavoro;
 il pomeriggio è dedicato prevalentemente al riposo o alle esigenze personali e sociali e alla
libera partecipazione ad iniziative con alta valenza riabilitativa, ricreative e sportive;
 la sera è il momento dell’intrattenimento; si organizzano serate ludiche all’interno ed
all’esterno delle comunità anche promosse dall’associazione “Il Germoglio”.
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4.2 Le comunità a bassa protezione e gli appartamenti
di residenzialità leggera
Questi appartamenti si inseriscono all’interno della “residenzialità leggera” prevista dalla
recente normativa regionale e si propone di offrire ospitalità e supporto psico-educativo a
persone con problematiche psichiatriche clinicamente stabilizzate, che necessitano di apprendere come gestire una casa e tutto ciò che consegue.
La presenza degli operatori è limitata ad alcune ore durante il periodo della cena, che risulta
il momento più aggregante e proficuo.
La convivenza in una casa, comporta una maggiore autonomia e responsabilità nel gestire
le relazioni personali e interpersonali e nel provvedere da sé alle necessità primarie, pertanto
risulta un impegno molto gravoso per gli ospiti, anche se nel tempo gratificante.
Anche il compito degli operatori diventa più impegnativo in quanto la ridotta presenza fisica
deve stimolare maggiormente la capacità intuitiva, il saper risolvere i problemi più rapidamente,
il comunicare fra di loro in modo più sintetico ed essenziale.
Orientativamente i requisiti per accedere alla “residenzialità leggera” sono i seguenti:
Patologia sufficientemente stabilizzata
Buona predisposizione e motivazione all’autonomia nella gestione della casa, della cucina
e della propria persona
Autonomia negli spostamenti
Buona autonomia nella gestione dei farmaci
Buona autonomia nella gestione dei soldi, anche per delega
Assenza di abuso di sostanze (alcool e droga)
Assenza di patologie organiche che necessitano di assistenza sanitaria specifica
Assenza di ritardo mentale medio o grave
Assenza nel passato di importanti azioni auto ed etero aggressive
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4.3 Il servizio sociale
L’esigenza di avere un Servizio Sociale interno nasce dalla professionalità di chi ha avviato le
Comunità, un assistente sociale. Infatti l’esigenza di dare molta concretezza al proprio lavoro
ha portato a individuare una persona che ponesse tutta l’attenzione necessaria alle esigenze
civili e sociali di base di ogni ospite e alla prospettiva di fornire le situazioni e gli strumenti
adatti ad affrontare il periodo successivo alla comunità.
Lo scopo principale dell’assistente sociale, in rete con gli operatori dei servizi invianti e con
le risorse del territorio, è quello di avere in mente il processo terapeutico sanitario e sociale per
favorire le iniziative che l’ospite potrà mantenere anche dopo la dimissione dalla comunità.
Ad esempio prevedere e provvedere affinché ogni paziente possa in futuro avere le risorse
per ridurre il senso di solitudine attraverso amicizie o luoghi di aggregazione, avere una sufficiente sicurezza economica attraverso una pensione o un lavoro, avere degli interessi gratificanti
in cui possa compiacersi di possedere delle abilità, individuare gli interlocutori adatti per dare
concretezza alle loro esigenze, ecc…
In particolare il Servizio Sociale provvede, in stretta collaborazione con le Assistenti Sociali
dei C.P.S.:
1. alla verifica e alla eventuale predisposizione dei diritti:
civili (documenti identificativi, situazione patrimoniale ecc.)
assistenziali (sussidi, assegni assistenziali, ecc.)
previdenziali (pensioni, ecc.)
sociali (lavoro, ecc.)
sanitari (esenzioni, ecc.)
Dopo questa verifica si valutano con l’Assistente Sociale del Cps di provenienza, i familiari
e il paziente stesso, le iniziative idonee all’acquisizione dei diritti possibili.
2. alla collaborazione nel processo riabilitativo, per quanto riguarda la riabilitazione
sociale, in accordo col Direttore Sanitario, i Medici e le Coordinatrici secondo le linee guida del
capitolo 3;
3. alla gestione dell’area del lavoro sia all’interno che all’esterno delle comunità, in collaborazione con l’organizzatrice di questo settore;
4. alla collaborazione col Direttore Sanitario per la gestione della fase preparatoria sia
all’ingresso in comunità sia alle dimissioni, relativamente all’aspetto sociale, come descritto
al punto relativo alla procedura di accesso (par. 5).
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4.4 Il lavoro
L’area del lavoro è osservata con particolare privilegio fin dalle origini della Cooperativa.
Quest’area ha una duplice funzione: diagnostica lavorativa e concettuale.
La funzione di diagnosi lavorativa ha lo scopo di verificare sul campo le reali capacità di
svolgere alcune attività, dopo un’ipotesi teorica formulata dagli operatori, dai familiari, o dallo
stesso ospite.
L’approccio con il lavoro concreto viene monitorato costantemente da un’operatrice presente
quotidianamente nel laboratorio di assemblaggio e discusso nelle riunioni d’équipe con gli
operatori che si occupano del programma terapeutico assistenziale e riabilitativo.
La funzione concettuale consiste nel valutare e sperimentare se un paziente è in grado di
recepire il concetto di fondo del lavoro che consiste nel “dare e ricevere”.
Ma anche nel caso che questo concetto sia ben chiaro nella mente del paziente, è necessario verificare se egli ha intenzione di ingaggiarsi in questo rapporto di scambio.
Infatti è necessario che le aspettative di autonomia, che gli operatori o i familiari perseguono,
tengano conto delle aspettative onnipotenti o delle paure e resistenze del paziente.
La pratica sociale ci induce a non perseguire obiettivi di autonomia lavorativa a tutti i costi
dimenticando la parte malata del paziente.
Ogni progetto, anche lavorativo, va costruito, ove possibile, cercando di mantenere un equilibrio
tra aspettative e reali capacità.
Nel laboratorio di assemblaggio partecipano molti ospiti della comunità,
ma anche persone provenienti direttamente dai Cps e inviati dai rispettivi Servizi di Inserimento
Lavorativo territoriali (complessivamente circa 20).
Altre attività lavorative sono interne alla Comunità (es. manutenzione) oppure sono state
attivate convenzioni con agenzie del territorio (es. con l’Ass. Il Germoglio per la gestione del
bar).
I partecipanti ricevono 3 euro all’ora come attività riabilitativa di tirocinio.
Questi soldi vengono di norma messi a disposizione dalla Cooperativa (circa 30.000 euro
all’anno) oppure dai servizi di provenienza.
Il personale che si occupa di quest’area è:
l’assistente sociale, che promuove e gestisce i tirocini lavorativi all’interno e all’esterno delle
comunità;
un’operatrice responsabile organizzativa dell’assemblaggio;
un animatore di supporto.
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4.5 Le famiglie
Come abbiamo già sottolineato nelle linee guida, il periodo di cura nella Comunità, “in virtù
dell’inevitabile allontanamento fisico del paziente dai propri familiari, può favorire il raggiungimento di una giusta o migliore distanza emotivo/affettiva dagli stessi”.
Riteniamo che le famiglie debbano possibilmente avere un ruolo attivo perché il loro contributo è prezioso per tutto l’ arco della cura comunitaria.
La comunità è per certi aspetti una famiglia allargata: vi si riversano le dinamiche già note in
famiglia e ne nascono di nuove. Gli operatori, all’interno del loro compito di cura del paziente,
evocano in lui anche significati parentali trovandosi talvolta vicini e immedesimati con le relazioni e i vissuti dei familiari stessi.
Abbiamo individuato ed attivato da alcuni anni due specifiche modalità di lavoro con le
famiglie:
Colloqui con i familiari all’interno delle singole comunità prima, durante ed eventualmente
dopo il periodo di permanenza.
Vi sono periodici incontri dedicati all’aggiornamento ed alla valutazione del programma
terapeutico.
Gruppi con i familiari a cadenza mensile coordinati da una psicologa e da un educatore;
gli incontri sono aperti a tutti i familiari interessati a partecipare.
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5. l’ingresso in comunità
L’ ingresso viene regolato mediante un protocollo semplice e consolidato che prevede,
previo contatto telefonico iniziale:
l’invio della richiesta, mediante fax o e-mail, corredata da una relazione clinica da parte
del Medico inviante e del Progetti di Trattamento Individuale che precisi il senso e lo scopo del
periodo di cura comunitaria;
alcuni colloqui conoscitivi tra gli operatori della Comunità (Direttore Sanitario e Assistente
sociale), gli operatori invianti (Medico del C.p.s. e suoi collaboratori), i familiari e il paziente
stesso;
una prima valutazione di idoneità ed eventuale inserimento in lista di attesa;
la possibilità di trascorrere gratuitamente qualche giorno di prova in comunità per verificare
il reale gradimento reciproco e valutare l’efficacia di un trattamento riabilitativo comunitario;
All’ingresso in comunità l’ospite riceverà informazioni scritte circa l’organizzazione, il
personale, il modello terapeutico di riferimento e la scheda del suo programma terapeutico.
Il primo periodo in comunità viene dedicato alla conoscenza reciproca.
Dopo un congruo periodo, l’équipe curante multidisciplinare farà un’analisi dei bisogni e delle
risorse del paziente per la formulazione del programma terapeutico riabilitativo.
Si accolgono persone con disturbi psicotici, disturbi di personalità, doppia diagnosi.
Ci si riserva una più attenta valutazione per persone soggette a:
grave dipendenza da sostanze;
depressione con grave rischio suicidario;
gravi comportamenti antisociali;
gravi deficit mentali.
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6. la formazione
Per garantire una buona qualità del lavoro, ogni anno viene predisposto un Piano di
Formazione che prevede una serie di incontri tenuti da personale interno per fornire una
preparazione di base coerente con le linee guida della cooperativa, e altri incontri, anche di
supervisione, tenuti da personale esterno per evitare l’autoreferenzialità e per confrontarci col
lavoro di altri enti che svolgono attività analoghe.
I principi di base che orientano la formazione sono costituiti:
dalla consapevolezza che l’aspetto “tecnico” del lavoro psichiatrico/riabilitativo è veicolato
dalla capacità di utilizzare le proprie risorse relazionali e di comunicazione;
dalla grande attenzione alle dinamiche di gruppo, sia tra i pazienti che tra gli operatori;
dalla fiducia e capacità di lavorare in équipe rispettando ruoli, funzioni, gerarchie, vivendole
in modo creativo/protettivo e non di controllo e delega;
dalla capacità di individuare precocemente la “mappa dei poteri” nella rete socio-relazionale del paziente, al fine di evitare la proposta di progetti terapeutico/riabilitativi irrealizzabili;
dalla capacità di cogliere i bisogni specifici e le risorse dei pazienti attraverso l’empatia e
l’identificazione con gli stessi;
dalla conoscenza approfondita dei meccanismi di difesa che i pazienti attuano per difendersi dalle minacce esterne che loro percepiscono come pericolose per la loro sopravvivenza
fisica e psichica;
dal rispetto della sensibilità, intelligenza e bisogni dei pazienti.
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7. la rete e i principali partners
I principali partners con cui collaboriamo efficacemente sono:
L’Organismo di Coordinamento di Salute Mentale (O.C.S.M.) di Melegnano.
Partecipiamo al tavolo della psichiatria nel Piano di Zona (leg.328/’00).
Abbiamo convenzioni con le Università di Milano, Bergamo e Verona, per favorire tirocini
professionali di laureandi che lavoreranno nell’area della psichiatria;
Abbiamo in atto una convenzione con il Comune di Vaprio d’Adda per una collaborazione
rispetto alle emergenze sociali che sorgono nel territorio comunale.
 Sosteniamo l’Associazione di promozione sociale “Il Germoglio” costituita da un gruppo
di pazienti, nella gestione di un Circolo socio-culturale e di un piccolo bar, all’interno della
comunità “La nostra Locanda” di Vaprio d’Adda.
Con alcune cooperative sociali del territorio e aziende private collaboriamo per la gestione
di tirocini lavorativi esterni.
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8. i sistemi di gestione qualità
La Cooperativa, a partire dal 1999, ha introdotto un sistema di gestione per la Qualità Aziendale con l’intento di soddisfare le esigenze dei clienti e garantire un processo di miglioramento
continuo. La certificazione assicura che le procedure codificate, le metodologie e i controlli
messi in atto siano conformi alla norma ISO 9001 : 2008. Inoltre nella consapevolezza che
la responsabilità sociale sia parte integrante della nostra attività, abbiamo assunto l’impegno
di sviluppare, mantenere e rafforzare politiche atte a salvaguardare i principali diritti umani in
ambito lavorativo, attraverso le norme della Responsabilità Sociale SA 8000 (Certificazione
Etica).
Con questi due Sistemi si intendono perseguire obiettivi di:
1. soddisfazione delle esigenze alberghiere, assistenziali e terapeutico/riabilitative dei
pazienti/utenti, del personale, dei servizi invianti e dei familiari, in conformità alle normative e
all’etica professionale.
2. conformità dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l’esercizio
dell’attività (ciò in conformità anche alla Deliberazione della giunta regionale della Regione
Lombardia n. 38133 del 6 agosto 1998 “Attuazione dell’articolo 12, comma 3 e 4, della l.r.
11 luglio 1997 n. 31. Definizione di requisiti e indicatori per l’accreditamento delle strutture
sanitarie” e successive delibere);
Il controllo e l’integrazione dei due sistemi sono verificati e garantiti dall’Ente Certificatore
RINA.
Dal 2005 viene redatto il Bilancio Sociale per evidenziare l’importanza e l’efficacia del
nostro lavoro nella comunità territoriale.
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9. le strutture comunitarie
9.1 La nostra locanda
Comunità ad alta protezione (CPA): 20 posti letto
Via Marconi 46/48
20069 Vaprio d’Adda (Milano)
Tel. 02 90 95 334
Medico Responsabile:
Dott. Pietro Bertolotti, Medico Psichiatra
presente 4 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì
Coordinatrice:
Lucia Viscardi Psicologa
presente 8 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì
Un gruppo di 8 educatori garantisce, attraverso i turni, la presenza di 2 educatori durante il
giorno e la sera, uno la notte. Essi si occupano dell’assistenza, della riabilitazione in senso lato
e della terapia d’ambiente.
Un gruppo di 6 Infermieri Professionali garantisce, attraverso i turni, la presenza di 1 infermiere
professionale 24 ore su 24. Essi si occupano della cura degli aspetti più strettamente sanitari
compresa la somministrazione delle terapie.
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La Comunità “La nostra Locanda” è una grande struttura attivata nel 2005 e composta
da tre piani fuori terra ed un seminterrato per complessivi 2.800 mc. La superficie fondiaria
è di 1.800 mq di cui a verde 700 mq e parcheggi per 100 mq. È situata vicino al centro del
comune di Vaprio d’Adda e a pochi metri ci sono tutti i servizi essenziali.
In passato questo immobile era un pub/birreria che offriva sala giochi, bar, tavoli per le
consumazioni, tavola calda, ecc. Cercando di mantenere il più possibile le caratteristiche originarie, gli spazi sono stati così suddivisi e utilizzati:
• Il seminterrato (ex sala giochi) viene utilizzato in parte per le attività lavorative (assemblaggio)
e in parte per le attività socio-riabilitative e sanitarie (arteterapia);
• Il piano rialzato (ex bar) è diventata l’area dell’intrattenimento. È composto da un ampio
salone che funge anche da sala pranzo, un’area bar-salotto, cucina attrezzata, due bagni ed
un locale ad uso degli operatori.
• Al 1° piano da un lato è collocata l’area medica e infermieristica con un bagno assistito,
dall’altra c’è un bell’appartamento con 4 camere, 2 bagni, un salone ed una cucina abitabile.
Questo appartamento è pensato per ospitare utenti che hanno raggiunto un maggior grado
di autonomia, con lo scopo di permettere loro di sperimentarsi con i compiti del quotidiano.
L’obiettivo è quello di creare un ambiente che, pur mantenendo le caratteristiche di protezione, contenimento, empatia, sia sufficientemente rappresentativo della complessità della realtà
esterna nella quale la persona dovrà armonicamente reintegrarsi.
• Al 2° piano ci sono 8 camere doppie e singole tutte con bagno e doccia.
• Grandi terrazzi circondano la casa.
I servizi sanitari del territorio di Vaprio, Trezzo e Vimercate vengono utilizzati sia per le
necessità sanitarie generali o urgenti (prelievi, controlli, visite, ecc…) sia per quelli tipicamente
psichiatrici (T.S.O., Pronto Soccorso, ecc.).
Con i servizi sociali, culturali e amministrativi del Comune di Vaprio d’Adda c’è un’ottima
collaborazione. È in atto una convenzione per l’utilizzo di risorse comunali per il tempo libero,
per alcune attività di tirocinio e ludiche, e per i servizi alla persona. In cambio riserviamo un
posto letto per le emergenze sociali comunali.
Questa comunità è un luogo di cura e riabilitazione per ospiti che hanno una patologia
compatibile con il contesto comunitario e cittadino in cui si trova. In particolare accogliamo
patologie che non prevedono comportamenti eccessivamente disgreganti.
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LE ATTIVITA’
La nostra Locanda è una comunità ad alta protezione pensata per ospitare prevalentemente
pazienti con disturbi di personalità. Nell’attualità circa il 50% dei 20 ospiti ha tale diagnosi.
Questi pazienti sono spesso ritenuti difficili a causa di un generalizzato disadattamento, che
in ambiente terapeutico si estrinseca in difficoltà a chiedere aiuto, a relazionarsi e a comunicare con gli operatori in funzione di un’alleanza terapeutica.
L’intervento terapeutico è finalizzato a promuovere un rafforzamento dell’Io che consenta ai
pazienti di tollerare meglio l’ansia e ad ottenere un miglior controllo degli impulsi, un’integrazione delle parti scisse di sé e dell’oggetto.
Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale fornire un’esperienza relazionale significativa.
L’ambiente comunitario sarà quindi caratterizzato da empatia e coerenza, un ambiente di
contenimento che crei un senso di sicurezza e protezione, un ambiente capace di sostenere le
risorse e, se necessario, far regredire a stadi precedenti.
L’attività più prettamente clinico-sanitaria comprende:
• colloqui clinici con il medico psichiatra atti a definire e costruire un’immagine condivisa del
funzionamento del paziente;
• colloqui di comprensione con personale educativo;
• controllo sintomatologico attraverso l’impostazione di una terapia farmacologica;
• monitoraggio dello stato di salute fisico dei pazienti, in concertazione con il medico di base;
• collaborazione con i servizi invianti nella formulazione ed applicazione di progetti terapeutici
condivisi;
• incontri con i familiari per renderli partecipi al progetto di cura.
L’attività riabilitativa comprende:
• colloqui psicoeducazionali atti ad affrontare le problematiche della quotidianità, a gestire e
modificare comportamenti disfunzionali;
• interventi mirati a favorire un’integrazione sociale, a migliorare gli aspetti relazionali con
operatori, familiari, ospiti;
• supporto nella cura della propria persona e dei propri spazi, e nella gestione del denaro;
• interventi atti a fornire un aiuto nell’organizzazione della giornata.
L’area riabilitativa offre la possibilità di accedere ad un tirocinio lavorativo in un laboratorio
d’assemblaggio, situato in un’apposita area all’interno della comunità.
Altre attività offerte sono il laboratorio di pittura, il corso di fotografia creativa, la piscina, l’attività
motoria, la gestione del bar e della biblioteca, la partecipazione alla redazione del giornale,
ecc.
Le camere singole e doppie al secondo piano e l’appartamento per otto persone al primo
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piano permettono di evidenziare due step evolutivi:
• nella fase iniziale del percorso terapeutico gli obiettivi riguardano la creazione di un’alleanza,
una precisa definizione diagnostica, un controllo sintomatologico e la definizione di un progetto individuale e riabilitativo. I pazienti sono molto coinvolti nella vita comunitaria, godono di
una maggiore assistenza sia per le proprie esigenze personali, sia nella organizzazione della
giornata e delle attività.
• nella fase più avanzata del percorso comunitario gli obiettivi sono l’acquisizione di una più
significativa integrazione sociale, una più autonoma gestione del tempo e delle attività, una
sempre maggiore autonomia lavorativa e abitativa. Infatti l’appartamento al primo piano è
pensato per ospitare utenti che hanno raggiunto un maggior grado di autonomia, al fine di
permettere loro di sperimentarsi nei compiti della quotidianità. I requisiti necessari per accedere
a questo step evolutivo sono la presenza di abilità di base nella cura della propria persona e
degli spazi, buone capacità di relazione interpersonale, l’assenza di agiti autolesivi, la capacità
di chiedere aiuto davanti alle difficoltà. Gli ospiti usufruiscono appieno di tutti i servizi offerti
dalla comunità ad alta protezione, nell’ambito della riabilitazione e dell’assistenza, ma hanno
la preziosa possibilità di partecipare attivamente alla gestione di questo “loro” appartamento.
Infatti si occupano della cura degli spazi personali e comuni, supportati da personale ausiliario.
Gestiscono le provviste alimentari e i beni di consumo forniti settimanalmente, preparano e
consumano colazione e merenda in completa
autonomia e saltuariamente alcuni pasti.
In futuro s’ipotizza di incrementare aree di
autonoma gestione: fornire loro un budget
da amministrare, provvedere all’acquisto di
prodotti, preparare autonomamente i pasti.
In sostanza, si permette ad alcuni ospiti di
sperimentare la loro capacità di autonomia PRIMA di essere avviati definitivamente
a strutture comunitarie di media o bassa
assistenza.
Particolare attenzione è posta anche all’area ludica e del divertimento.
Quasi quotidianamente sono organizzate passeggiate, gite, visione di films, teatro, discoteca.
Gli ospiti hanno, naturalmente, la possibilità di organizzarsi anche autonomamente il proprio
tempo libero.
Questa Comunità è sede di un Circolo sociale e culturale Arci, gestito dall’Associazione di
promozione sociale “Il Germoglio” composta da un gruppo di pazienti presenti e dimessi, che
si impegnano a provvedere, per quanto possibile, al proprio presente e al proprio futuro.
In particolare l’impegno è quello di trovare soluzioni abitative per il “dopo” comunità, trovare
opportunità lavorative, organizzare il tempo libero per sé e per gli altri.
L’opportunità di gestire il barettino all’interno di questa Comunità è l’occasione per creare
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nuove opportunità lavorative e favorire iniziative culturali e ludiche, come intrattenimenti serali,
gite, vacanze, ecc., in collaborazione con gli operatori della Comunità.
L’Associazione “Il Germoglio”, che ha strette relazioni con molte altre Associazioni del Comune
di Vaprio, permette agli ospiti di questa Comunità di partecipare a diverse iniziative promosse
dalle Associazioni di Vaprio.
In conclusione. L’obiettivo generale è quello di creare un ambiente che, pur mantenendo le
caratteristiche di protezione, contenimento ed empatia, sia sufficientemente rappresentativo
della complessità della realtà esterna nella quale la persona dovrà armonicamente reintegrarsi.
ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA
• I pazienti si alzano verso le otto e, dopo l’assunzione della terapia e la colazione, sono impegnati nella cura della propria persona, supportati all’occorrenza da personale infermieristico.
• Nella mattinata si svolgono i colloqui clinici con il medico e gli incontri con i servizi invianti.
Molti pazienti svolgono il tirocinio lavorativo.
• Il pranzo si svolge nel grande salone al piano rialzato. Gli ospiti stessi si occupano del riordino
della sala da pranzo e della cucina.
• Dopo la terapia pomeridiana, gli ospiti possono riposare, guardare la televisione, uscire o
frequentare le attività proposte.
• Verso le 19.30 si svolge la cena e il riordino, come dopo il pranzo.
• In serata è privilegiato l’aspetto più ludico con attività di diverso tipo dentro e/o fuori la
comunità. Alle 23 ci si corica.
ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA
Le attività riabilitative e ludiche sono settimanalmente così articolate:
• il tirocinio lavorativo si svolge in mattinata dal lunedì al venerdì;
• il lunedì mattina: musico-terapia;
• il lunedì pomeriggio è attivato il laboratorio di pittura, tenuto da un’arteterapeuta;
• il martedì e il venerdì gli ospiti frequentano la piscina comunale;
• al martedì torneo di calcetto;
• al mercoledì è prevista l’attività di movimento e il corso di fotografia creativa;
• il giovedì mattina: danza-terapia;
• il giovedì/venerdì si organizza il cinema;
• alla sera si esce da soli o in gruppo accompagnati da un operatore.
Mensilmente sono organizzate gite e serate in discoteca.
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Arteterapia
Socioterapia
Danzaterapia
Musicoterapia
Incontri organizzativi operatori
- ospiti
Lazzarini
Benaglia
Montanarella
Mucilli
Responsabile
ATTIVITÀ RIABILITATIVE
Attività gestite da Le Vele
Ghislanzoni
Ghislanzoni
Ghislanzoni
Ghislanzoni
Ghislanzoni
Ghislanzoni
Carzaniga
Carzaniga
Carzaniga
conv. est.
Biblioteca com.
Giardinaggio
Isola ecologica
dipendenteesecutivo
Bar
Studio per massaggi
Catering
Mercatino
Concerti
autonomo-artistico
autonomo-culturale
Red. web
Crippa
Torrieri
Giovannelli
Torrieri
Mancuso
D’adda
Giovannelli
D’adda
autonomo-culturale
Red. giornale
Red. web
Corsi Computer
Tec. audio-video
autonomo-artistico
Pittura/Disegno
dipendenteesecutivo
Biblioteca
Lavanderia/Stireria
Manutenzione
Pulizie
(Cucina)
Responsabile
ATTIVITÀ TIROCINIO
Bocce
Palestra
Piscina
Fit-box
Fit walk
Fitness dance
Lab. delle idee
Fotografia
creativa
Oggettistica
Lettura
Canto
Ghislanzoni
Salvatore
Crippa
Ferrante
Salvatore
Salvatore
Torrieri
Salvatore
Salvatore
Salvatore
Torrieri
Responsabile
ATTIVITÀ LUDICHE
Cinema
Gite
Bowling
Feste
Visite culturali
Discoteca
Tornei da tavolo
ATTIVITÀ NON
STRUTTURATE
Anno 2010 attività strutturate: riabilitative,
di tirocinio lavorativo e ludiche
Attività gestite da Il Germoglio
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9.2 Villa Gatta
Comunità ad alta protezione (CPA): 20 posti letto
Via XXV Aprile 22/24
20056 Trezzo sull’Adda (Milano)
Tel. 02 90 91 857
Dott.ssa Alessandra Pozzi, Medico Psichiatra
presente 4 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì
Coordinatrice:
Dott.ssa Susanna Cecilia Ricci Minganii, Psicologa
presente 8 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì
Un gruppo di 8 educatori garantisce, attraverso i turni, la presenza di 2 educatori durante il
giorno e la sera, uno la notte. Essi si occupano dell’assistenza, della riabilitazione in senso lato
e della terapia d’ambiente.
Un gruppo di 6 Infermieri Professionali garantisce, attraverso i turni, la presenza di 1 infermiere
professionale 24 ore su 24. Essi si occupano della cura degli aspetti più strettamente sanitari
compresa la somministrazione delle terapie.
Medico Responsabile:
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La Comunità Villa Gatta è stata attivata nel luglio del 1998 e ospita 20 persone. Si trova nel
centro di Trezzo sull’Adda ed usufruisce di numerosi servizi commerciali e di comunicazione.
È una villa da 2 piani fuori terra e un seminterrato. Originariamente era costituita da due
grandi appartamenti, posti uno sopra l’altro, destinati ad uso civile. La destinazione attuale è
la seguente:
• il seminterrato è utilizzato per le attività di movimento (palestra, fitness, aerobica, ecc.) e per
le attività creative (fotografia creativa, laboratorio delle idee, ecc);
• l’appartamento al primo piano è composto da un ampio salone, 4 camere e 3 bagni, un locale
infermeria;
• l’appartamento al secondo piano è composto da: una cucina, ampio salone/pranzo, 5 camere,
2 bagni, studio medico;
• Grandi terrazzi e portici circondano la casa. È compreso anche un giardino di circa 500 mq.
I servizi sanitari del territorio di Trezzo, Vimercate e Vaprio vengono utilizzati sia per le
necessità sanitarie generali o urgenti (prelievi, controlli, visite, ecc…) sia per quelli tipicamente
psichiatrici (T.S.O., Pronto Soccorso, ecc.).
Con i servizi sociali, culturali e amministrativi del Comune di Trezzo sull’Adda c’è un’ottima
collaborazione per la partecipazione a progetti, per alcune attività di tirocinio e ludiche, e per i
servizi alla persona.
L’obiettivo generale è quello di rendere questa comunità un luogo di cura e riabilitazione
per ospiti che hanno una patologia compatibile con il contesto comunitario e cittadino in cui si
trova. In particolare accogliamo patologie che non prevedono comportamenti eccessivamente
disgreganti.
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LE ATTIVITA’
La Comunità Terapeutica “Villa Gatta” ospita 20 pazienti, dei quali circa l’85% presenta, all’ingresso, una diagnosi all’interno dell’aerea delle psicosi, il rimanente 15% presenta una diagnosi di Disturbo di Personalità. Data la netta prevalenza di patologie gravemente deficitarie,
gran parte delle attività e degli interventi offerti all’utenza è volta ad un processo di maggiore
autonomizzazione possibile e di stabilizzazione, sia sul piano della cura della propria persona
e degli spazi, sia sul piano relazionale nonché su quello lavorativo.
L’attività clinico-sanitaria e l’attività socio-riabilitativa è simile a quella svolta nella comunità
La nostra Locanda di Vaprio.
L’ ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA
Ore 7.00 prima sveglia e colazione per gli ospiti che partecipano al tirocinio lavorativo
Ore 8.00 somministrazione della terapia e passaggio di consegna, tenuto da un educatore a
favore della microéquipe che entra in turno
Ore 9.00 seconda sveglia e colazione sia per gli ospiti che restano in comunità sia per quelli
che partecipano a tirocinio lavorativo (secondo turno). La cucina, dopo la colazione, viene
sistemata dagli operatori e dagli infermieri in turno in collaborazione con gli ospiti.
Ore 10.00 – 12.00 cura della propria persona e degli spazi personali. Larga importanza viene
data alla cura del corpo e degli spazi individuali. L’infermiere professionale in turno, in collaborazione con gli altri operatori, supporta l’ospite nell’igiene personale, soprattutto all’inizio
del percorso terapeutico e con pazienti gravemente deficitari, spesso sostituendosi all’ospite
stesso e gradualmente trasmettendogli “una modalità specifica di prendersi cura di sè”.
Gli operatori, parallelamente, fungono da “Io ausiliario” all’ospite nel riordino dei propri spazi e
nell’organizzazione e pianificazione della giornata.
Gli ospiti sono assistiti anche sul piano sociale, tramite l’accompagnamento e la vicinanza
nello svolgere pratiche quali la pensione, l’ottenimento delle tessere di libera circolazione,
l’apertura e l’utilizzo di libretti postali o di conti correnti, ecc.. L’assistenza sociale si svolge in
collaborazione con gli A.S. del loro territorio di provenienza.
Durante la mattina gli ospiti sono assistiti ed accompagnati anche per la parte sanitaria
presso ospedali ed ASL presenti sul territorio di Trezzo e limitrofi.
Ore 12.00 – 14.00 preparazione della sala pranzo e riordino cucina.
Tutti gli ospiti, una volta concordato il progetto individuale secondo le proprie capacità,
vengono inseriti in turni di riordino cucina, coadiuvati dagli operatori, collaborando alla preparazione della sala da pranzo, alla pulizia delle stoviglie, alla preparazione del caffè.
I pasti sono forniti da un self-service e vengono serviti unicamente dagli operatori in turno.
Ore 14.00 somministrazione della terapia e svolgimento delle attività riabilitative, ricreative
spazio libero autogestito.
Lo spazio pomeridiano è dedicato ad attività di gruppo di natura riabilitativa e ricreativa,
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alle quali gli ospiti sono liberi di partecipare concordemente al progetto stabilito con loro;
viene comunque lasciato libero spazio ad attività autogestite (come passeggiate individuali
presso bar, biblioteca, internet point, parco, ecc.) ed al riposo per coloro che ne sentono la
necessità.
Ogni giorno della settimana, ad eccezione della domenica, si propone un’ attività di natura
diversa ed orientata alla stimolazione di aree specifiche (vedi prospetto precedente delle attività).
Ore 16.45 viene servita la merenda agli ospiti presenti.
Ore 19.00 preparazione della sala pranzo, cena e riordino della cucina.
Ore 21.00 somministrazione della terapia e apertura della cucina per camomilla o tè.
La serata è dedicata all’aspetto ludico e ricreativo, per coloro che vogliono partecipare,
con uscite con gli operatori presso cinema, bowling, campo di calcetto, discoteca, locali con
musica live.
Per coloro che restano in Comunità alle ore 23.00 è richiesto agli ospiti di spegnere la TV
comune o le radio e di ritirarsi nelle proprie stanze.
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Le attività settimanali
lunedì
martedì mercoledì giovedì
tirocinio
tirocinio
lavorativo
tirocinio
lavorativo
14.00-15.00
piscina
gruppo
Benaglia
15.00-16.00
piscina
gruppo
Benaglia
16.00-17.00
piscina
8.00-12.00 lavorativo
musicoterapia
17.00-18.00
arte
terapia
18.00-19.00
arte
terapia
venerdì
sabato
domenica
tirocinio
tirocinio
lavorativo lavorativo
danzaterapia
tirocinio
lavorativo
*gruppo
cucina
piscina
fotografia
creativa
fotografia
creativa
piscina
fotografia
creativa
gruppo
Benaglia
fotografia
creativa
piscina
laboratorio
delle idee
palestra
fit boxe
fitness
dance
19.00-20.00
20.00-21.00
cinema
cinema
21.00 in poi
cinema
cinema
discoteca
karaoke
Vi sono altre attività quali: fit-walk, bowling, gruppo lettura, gioco delle bocce, tornei di calciobalilla e ping pong ed altro che si svolgono in orari e giorni non fissati.
* Il gruppo cucina si organizza su richiesta degli ospiti, anche in giorni diversi dalla domenica.
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Attività riabilitativo-sportive: piscina, palestra, fitness-dance, calcetto.
Riscoperta degli schemi motori di base; osservazione da parte del responsabile delle attività
motorie rispetto alla coordinazione spazio-temporale, oculo-manuale-podale e programmazione
di un intervento che ripristini tale funzioni, fra gli obiettivi un miglioramento delle funzioni
cardio-circolatorie.
Importante anche l’aspetto di risocializzazione e relazionale in un contesto ludico-sportivo.
Attività riabilitative: arteterapia, danzaterapia e musicoterapia, laboratorio delle idee,
laboratorio di fotografia creativa.
Il Laboratorio delle Idee è gestito da una educatrice specializzata in arti creative, ed è
finalizzato alla libera espressione della propria creatività, realizzando oggetti in decoupage, o
decorati a mano. Gli ospiti hanno anche la possibilità di vendere gli oggetti di propria creazione
ai mercatini organizzati sul territorio, ricavandone un utile in denaro per le proprie necessità.
Arteterapia: corso tenuto da un’arteterapeuta, finalizzato a percorsi individuali di espressione
attraverso l’acquisizione di tecniche pittoriche diverse (pastelli a cera, tempere, acquerelli…).
Laboratorio di Fotografia Creativa: finalizzato all’acquisizione di nozioni di base sull’uso del
PC e della macchina fotografica digitale, alla elaborazione delle immagini attraverso software
di grafica.
Periodicamente i responsabili delle attività riabilitative si incontrano con l’équipe nella
riunione settimanale, al fine di integrare le informazioni raccolte in comunità con le esperienze
al di fuori di essa e dare un’immagine dell’ospite più completa.
Attività ludico-ricreative strutturate: 1 gita al mese in città d’arte, stazioni termali, località
turistiche (montagna, lago, mare), cinema (1 volta a settimana), bowling (1 volta a settimana),
teatro, discoteca (1 volta al mese)
Attività ludico-ricreative non strutturate: passeggiate nelle zone vicine (bar, locali con musica
live, gelateria, biblioteca) concordate con l’operatore in turno; organizzazione di feste a tema
(natale, capodanno, ferragosto…) e cene dove gli ospiti sono coinvolti in prima persona nella
realizzazione.
Attività di gruppo: riunione ospiti-operatori finalizzata alla discussione delle problematiche
di convivenza fra gli ospiti e con gli operatori, ed al coinvolgimento in attività comunitarie
attraverso la progressiva responsabilizzazione degli ospiti stessi.
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Residenza La Gabbianella
Via Cagnola 25 - 20069 Vaprio d’Adda (Milano) Tel. 331 6798360
Coordinatrice: Dott.ssa Silvia Pizzigoni, Psicologa
Operatori:
una psicologa ed una educatrice
Questa residenza è una palazzina autonoma composta da cinque appartamenti: due al piano
terra, due al primo piano e uno più grande al secondo piano. Un appartamento è utilizzato come
Bassa Protezione, due sono utilizzati come Residenzialità Leggera, uno per gli operatori e l’ultimo per housing (non psichiatrico) in collaborazione con un’Associazione competente aderente
all’Ufficio di Piano territoriale. Complessivamente nei tre appartamenti psichiatrici gli operatori
e la coordinatrice garantiscono la presenza su due turni per circa 10 ore al giorno. Questi
appartamenti si inseriscono sostanzialmente all’interno della “residenzialità leggera” prevista
dalla recente normativa regionale (delibera regionale n° VIII/4221/07) e si propone di offrire
ospitalità e supporto psicoterapeutico ed educativo a persone con problematiche psichiatriche
clinicamente stabilizzate, che lavorano e che necessitano di apprendere come gestire una casa
e tutto ciò che consegue.
Sinteticamente:
• La Fenice accoglie persone provenienti dall’alta protezione;
• Il Colibrì accoglie persone in situazione d’emergenza socio-sanitaria;
• Il Panda accoglie persone che necessitano di una casa per la vita.
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9.3 Appartamenti a bassa protezione
9.3.1 La Fenice
Comunità a bassa protezione: 3 posti letto.
Questo appartamento è nato nel 1998 a Trezzo sull’Adda e nel 2010 è stato trasferito nella
Residenza “La gabbianella” a Vaprio d’Adda. E’ un appartamento al piano terra composto da
due camere, un bagno, sala-cucina. Vicinissimi sono i servizi commerciali e di comunicazione
per Bergamo, Milano e Monza. Gli ospiti presenti sono 3 con diagnosi di disturbo di personalità.
Hanno un’età compresa tra i 25 e 35 anni circa, hanno un’attività lavorativa o di tirocinio e
gestiscono autonomamente la casa.
Come obiettivo generale, in questa casa si accolgono pazienti dimessi da comunità di alta
protezione che si sentono di sperimentare un ulteriore percorso di autonomizzazione, ovvero
possono recuperare le abilità specifiche legate alla gestione della casa, della quotidianità, e
soprattutto delle relazioni nei diversi contesti sociali (casa, lavoro, amicizie, ecc.), in vista del
completamento del loro percorso comunitario e il conseguente ritorno nel loro territorio di
provenienza.
Un educatore (complessivamente sono in tre) è presente dalle 3 alle 4 ore al giorno durante l’orario della cena. Il suo compito consiste nel raccogliere malesseri, disagi e difficoltà
dell’ospite, trovando soluzioni adeguate e personalizzate e collaborando con tutta la rete che
sostiene il paziente: il suo medico curante del Centro psico sociale (che mantiene la presa in
cura), il medico di base, gli assistenti sociali, gli operatori del Servizio Inserimento Lavorativo,
i familiari, gli amici, ecc..
In casa sono depositati farmaci, conservati dagli operatori, che vengono consegnati settimanalmente agli ospiti. Il mercoledì l’educatore consegna la scorta settimanale dei farmaci.
Sono gli ospiti stessi che provvedono a gestirseli secondo la terapia prescritta dai loro medici.
Gli operatori medici addetti alla cura, sia rispetto alle esigenze psicopatologiche che farmacologiche, sono gli stessi delle comunità di provenienza oppure direttamente i loro medici del
C.p.s. Un medico psichiatra presta supervisione all’équipe degli operatori ed è a disposizione
dei pazienti la mattina del lunedì. Il medico di base provvede alle necessità sanitarie di base
degli ospiti attraverso visite ambulatoriali e domiciliari. Il medico del lavoro provvede alle
necessità di sicurezza sanitaria per gli operatori secondo la 626.
Il programma terapeutico di ciascun ospite prevede una regolare collaborazione con gli
operatori invianti e i servizi del proprio territorio di provenienza. Infatti gli operatori della casa
e gli operatori dei servizi invianti si incontrano periodicamente per aggiornarsi e verificare la
continuità e l’efficacia di questa esperienza.
Normalmente gli ospiti usufruiscono dei servizi sanitari e psichiatrici della propria zona di
provenienza. I servizi sanitari del territorio di Trezzo, Vimercate e Vaprio, vengono utilizzati occasionalmente sia per necessità sanitarie generali o urgenti sia per quelle tipicamente psichiatriche (pronto soccorso-reparto).
Gli operatori che si occupano del gruppo degli ospiti hanno prevalentemente una preparazione psicologica, mentre l’èquipe multidisciplinare che funge da supervisione, è composta da
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un medico psichiatria, da un’educatrice e da un’assistente sociale.
Pertanto l’organico del personale è così composto :
1. organico di base:
• un medico psichiatra per quattro ore alla settimana;
• una psicologa a tempo pieno con funzioni psico-educative e di coordinamento ;
• una psicologa full-time con funzione psico-educative ;
• un’educatrice part-time con funzioni assistenziali-educative;
2. gruppo di supervisione :
• un medico psichiatra
• un’educatrice
• un’assistente sociale
La gestione del tempo libero è generalmente affidata agli ospiti stessi, salvo casi particolari
in cui è necessario il parere o l’autorizzazione del medico o della coordinatrice. Occasionalmente l’operatore organizza iniziative per andare insieme al cinema, in pizzeria, gite e vacanze.
Per ogni necessità di trasporto si utilizza un’automobile della cooperativa, anche se tutte le
ospiti sono sufficientemente autonome. Periodicamente si svolgono riunioni fra ospiti e operatori al fine di analizzare e risolvere elementi di criticità che riguardano la gestione della casa e
delle relazioni fra loro.
La giornata tipo prevede che gli ospiti si alzino in tempo utile per fare colazione, prepararsi
e recarsi ai rispettivi luoghi di lavoro o di tirocinio, che vengono svolti in orari mattutini.
Tutti insieme collaborano nella preparazione del pranzo e della cena e del riordino che segue.
Trascorrono il pomeriggio liberamente: si occupano delle faccende domestiche, del proprio
bucato, possono riposarsi oppure possono recarsi da amici o parenti, previo accordo con gli
operatori.
Non vi è personale ausiliario in quanto le ospiti stesse provvedono alla pulizia e alla cucina,
col supporto degli operatori.
Gestiscono autonomamente il proprio denaro; solo in alcuni casi, o in alcuni periodi, l’operatore consegna loro un budget settimanale prestabilito.
Autonomamente si recano dal loro medico o dall’assistente sociale di riferimento.
Settimanalmente l’operatore accompagna gli ospiti al centro commerciale e li assiste
nell’attività di spesa, quando necessario. La sera precedente gli ospiti preparano con l’operatore la lista dei generi alimentari che intendono acquistare.
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9.3.2 Appartamenti di Residenzialità Leggera
Colibrì
Appartamento a residenzialità leggera: 4 posti letto.
Questo appartamento è destinato a persone che hanno temporaneamente e urgentemente
bisogno di un tetto per risolvere sopraggiunti problemi familiari, lavorativi o sociali. È quindi un
appartamento dedicato alle urgenze socio-sanitarie di breve durata.
Dal 01.12.05 l’appartamento è operativo e ha le stesse caratteristiche della “Fenice”.
Il Panda
Appartamento a residenzialità leggera: 3 posti letto
Questo appartamento accoglie persone che hanno perso riferimenti e risorse familiari e sociali
e pertanto necessitano di una casa per un lungo periodo.
Si connota quindi come “casa per la vita”.
Le caratteristiche di questo progetto sono simili a quelle del “Colibrì” e “La Fenice” sopra
descritte.
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9.4 Il Germoglio
Appartamento autogestito per post-dimissioni: 2 posti letto
L’ associazione Arci “Il Germoglio”, costituita e composta da un gruppo di persone che soffrono
di disturbi psichiatrici, ha allestito un appartamento che ospita due signore precedentemente
dimesse da una delle comunità gestite dalla Coooperativa Le Vele.
Queste signore lavorano e sono completamente autonome sotto tutti i punti di vista, in particolare non usufruiscono di nessuna “protezione” se non di qualche operatore che volontariamente
collabora per le loro esigenze pratiche, come la manutenzione della casa e i contatti personali
e sociali. Per la cura fanno riferimento ai loro C.p.s. di provenienza e sono molto attive nelle
iniziative che l’Associazione promuove.
Le spese di affitto sono a carico dell’Associazione che si avvale di donazioni da parte di persone
fisiche e giuridiche che credono in questa iniziativa.
Altre spese quali buona parte dell’arredamento, il vitto, le utenze sono a carico loro.
Questo appartamento si configura come una “casa per la vita”, cioè un luogo nel quale queste
due signore possano abitare e convivere senza limiti di tempo.
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10. Informazioni generali
Sede legale e amministrativa: Via Fiume 15/17
Trezzo sull’Adda – 20056 (MI) Telefono uffici: 02 9091393 Fax : 02 90939914
e-mail: [email protected] sito web: www.levelemilano.it
Partita Iva: 03132910963 Codice Fiscale: 02215470135
Iscrizione Registro Imprese:MI-2001-115046 Numero R.E.A.: nr. 1496785
Iscrizione Albo Nazionale Società Cooperative: A164434 del 23/02/2005 cooperativa a
mutualità prevalente di diritto
Iscrizione Albo Regionale Coop. Sociali: Sezione A - foglio 180 – nr. 360 Decreto nr. 52914 del
19/03/1997
Iscrizione al Registro Regionale delle Strutture Accreditate: nr 707
Le comunità ad alta e bassa assistenza sono strutture sanitarie accreditate ed assoggettate
a rendicontazione regionale. L’intera retta di permanenza è da intendersi a carico del Fondo
Sanitario Nazionale, sulla base delle normative emesse dalla Regione Lombardia ed in osservanza del contratto stipulato dalla Cooperativa con l’Asl Milano 2 (Melegnano).
Pertanto non sono richieste integrazioni economiche alle famiglie.
Gli appartamenti di “Residenzialità Leggera” sono strutture autorizzate dall’Asl Provincia di
Milano 2 (Melegnano). La quota è suddivisa in due parti: la quota sanitaria che è erogata
dalla Regione e la quota socio-alberghiera che viene erogata normalmente dai Comuni oppure
direttamente dagli ospiti che ne hanno la possibilità. il CdA della Coop. Le Vele ha deliberato
di determinare la quota socio-alberghiera in E 7 giornaliere.
EROGAZIONI LIBERALI
Tutti i privati cittadini ed aziende, possono effettuare donazioni alla Cooperativa Sociale le Vele
Onlus, mediante versamento sul codice IBAN bancario nr. IT 77E05428 33920 000000084110
presso la Banca Popolare di Bergamo – Ag. di Trezzo sull’Adda, indicando eventualmente anche
lo specifico progetto che si intende sostenere. I contributi versati godono dei benefici fiscali
previsti dal legislatore per le libere erogazioni a favore delle Onlus.
“5 PER MILLE”
In seguito all’approvazione del provvedimento del “Cinque per Mille” con la Legge finanziaria di
ogni anno, si può destinare il 5 per mille dell’IRPEF a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Ogni persona che versa l’IRPEF può quindi decidere, con una operazione
che per lui è a costo zero, di donare e a chi donare, una parte dell’imposta dovuta.
La cooperativa sociale Le Vele Onlus è titolata a fruire di questo provvedimento. È sufficiente
sottoscrivere, nella Dichiarazione dei Redditi, la casella del “sostegno al No Profit”, indicando
il codice fiscale della Cooperativa Sociale Le Vele Onlus: 02215470135
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COME RAGGIUNGERCI:
A TREZZO SULL’ADDA
Autostrada A4
Autobus A.T.M. :
Milano-Venezia uscita Trezzo s/A
Gessate (MM2) - Trezzo
Sesto S.G. (MM1) - Monza - Trezzo
Autobus S.A.I. :
Treviglio - Trezzo s/A
Autobus T.B.S.O. :
Bergamo - Trezzo s/A
Autobus Autostradale : Milano – Bergamo, fermata Trezzo s/A
A VAPRIO D’ADDA
Autostrada A4 :
Autobus A.T.M. :
Autobus S.A.I. :
Milano - Venezia uscita Trezzo s/A direzione Vaprio d’Adda
Gessate (MM2) - Vaprio
Treviglio - Trezzo fermata Vaprio