carta dei servizi - Le Vele - società cooperativa sociale onlus
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carta dei servizi - Le Vele - società cooperativa sociale onlus
le vele Società Cooperativa Sociale Onlus CARTA DEI SERVIZI Comunità Terapeutiche una rete di servizi per chi soffre di disturbi psichiatrici 20056 Trezzo sull’Adda (Mi) - Via Fiume 15/17 www.levelemilano.it [email protected] Tel. 02 9091393 - Fax 02 90939914 sommario 1. Staff 2 2. La storia 3 3. Linee guida 4 4. I servizi 7 4.1 Le comunità protette ad alta assistenza 7 4.2 Le comunità a bassa protezione 8 4.3 Il Servizio sociale 9 4.4 Il lavoro 10 4.5 Le famiglie 11 5. L’ ingresso in comunità 12 6. La formazione 13 7. La rete e i principali partners 14 8. I Sistemi di Gestione della Qualità 15 9. Le strutture comunitarie 16 9.1 La nostra locanda 16 9.2 Villa Gatta 22 9.3 Residenza La gabbianella 28 9.3.1 Appartamento a Bassa Protezione: La Fenice 29 9.3.2 Appartamenti di Residenzialità Leggera: Colibrì, Il Panda 31 9.4 Appartamento autogestito “Il Germoglio” 10. Informazioni generali 32 33 Presidente: Assistente Sociale Dario Donadoni Direttore Sanitario: Dott. Luca Gaburri Comunità Protette ad alta Assistenza (CPA): * “La nostra Locanda”: ospita 20 persone prevalentemente con disturbi di personalità * “Villa Gatta”: ospita 20 persone prevalentemente con disturbi psicotici Comunità protetta a bassa assistenza (CPB): * Appartamento “La Fenice”: ospita 3 persone con patologia stabilizzata Appartamenti di “Residenzialità Leggera”: ** Appartamento “Colibrì”: ospita 4 persone con patologia stabilizzata ** Appartamento “Il Panda”: ospita 3 persone con patologia stabilizzata Appartamento “Il Germoglio”: ospita 2 persone dimesse dalle comunità (gestito dall’Associazione “Il Germoglio”, partner della Coop. “Le Vele”) * Comunità accreditate presso la Regione Lombardia e con contratto con l’ASL Provincia di Milano 2 (Melegnano); ** Appartamenti autorizzati con contratto dall’ASL Provincia di Milano 2 (Melegnano) La valutazione per l’ingresso in Comunità è curata da: Dott. Luca Gaburri Ass. Soc. Milena Carzaniga Tel. 02.9091393 Fax 02.90939914 e-mail: [email protected] 1 1. staff Consiglio di Amministrazione: Servizi generali: Presidente Assistente Sociale Dario Donadoni [email protected] Valutazione inserimenti in Comunità Dr. Luca Gaburri Dott.ssa Cristina Broglia [email protected] Vice presidente Educatrice Prof. Marinella Roncalli [email protected] Consigliere Rag. Nicola Petrignano [email protected] Direzione: Direttore Sanitario Dr. Luca Gaburri [email protected] Direttrice del Personale Educatrice Prof. Marinella Roncalli [email protected] Direttore Amministrativo Rag. Nicola Petrignano [email protected] Direttore Sociale Assistente Sociale Dario Donadoni [email protected] Servizio Sociale Assistente Sociale Milena Carzaniga [email protected] Sistemi Qualità Dr.ssa M. Antonietta Ciminiera [email protected] Progettazione e Sviluppo Assistente Sociale Dario Donadoni [email protected] Formazione e Tirocini professionali Educatrice Prof. Marinella Roncalli [email protected] Amministrazione Sig.ra Liana Riva [email protected] Segreteria Sig.ra Giulia Passoni [email protected] Sedi operative: Attività di animazione Prof.ssa Lara Salvatore [email protected] La nostra Locanda Responsabile medico: Dr. Pietro Bertolotti Coordinatrice: Dott.ssa Lucia Viscardi [email protected] Attività lavorative Sig.ra Luisa D’Adda [email protected] Villa Gatta Responsabile medico: Dr.ssa Alessandra Pozzi Coordinatrice: Dott.ssa Cecilia Ricci Mingani [email protected] tel. 02.9091857 20056 Trezzo s/Adda (MI), Via XXV Aprile 22/24 Appartamenti a bassa protezione e di residenzialità leggera Coordinatrice: Dott.ssa Silvia Pizzigoni [email protected] tel. 331.6798360 20069 Vaprio d’Adda (Mi), Via Cagnola 25 2 Gruppo per le famiglie Dott.ssa Cecilia Ricci-Mingani Ed. Massimo Colombo [email protected] 2. la storia Le Vele sono state costituite nel 1994 come S.r.l. su iniziativa di un assistente sociale (attuale presidente) che ha lavorato per molti anni nella psichiatria pubblica. Il nome “Le Vele” è stato suggerito da un infermiere che, pensando a questo progetto subito dopo le vacanze estive, ha fantasticato una flottiglia di barche a vela che si preparavano per un viaggio in mare aperto. E in effetti fu proprio così. Nei primi anni furono allestiti i primi appartamenti protetti nella convinzione che, piccoli ambienti con caratteristiche familiari, fossero più consoni al recupero di equilibri persi, dimenticati o mai nati. Il consenso e la stima da parte dei servizi pubblici ci ha incoraggiato ad insistere su questa strada al punto che il primo gruppo di operatori, tutti appassionati da questa nuova iniziativa e dagli scopi etici e professionali che sottendevano, si sono costituiti in Cooperativa Sociale. Il primo gruppo di operatori ha caratterizzato fortemente il clima ed il senso del lavoro. I primi appartamenti protetti hanno indotto ad un clima molto familiare, nel quale era naturale intendere il lavoro come una convivenza fra operatori e ospiti. Molte cose venivano pensate e fatte insieme. Si dava molta importanza al pensiero “concreto” e all’agire con prudenza e flessibilità. Si curava in particolare che l’ambiente fisico, l’organizzazione comunitaria e le relazioni interpersonali e professionali avessero una forte valenza terapeutica. Come avviene spesso nelle iniziative pionieristiche, veniva offerta molta disponibilità e generosità da parte degli operatori e degli ospiti. Si tenevano bene in conto sia le risorse degli ospiti sia la loro parte malata, caratterizzata soprattutto dalla paura del cambiamento e dal bisogno di una “residenza emotiva” rassicurante. La presenza del medico psichiatra consulente era indispensabile per capire, per agire e per valutar meglio il presente ed il futuro. I familiari collaboravano attivamente alla cura e alla ripresa di una buona salute. Dopo alcuni anni, per ragioni economiche e finanziare dovute ai costi elevati e all’adeguamento ai nuovi standard previsti dalla politica sanitaria regionale, si è deciso di orientarsi verso comunità più grandi senza rinunciare a quelle piccole. Il risultato è che oggi gestiamo direttamente due ville con 20 ospiti ciascuna (Villa Gatta e La nostra Locanda), un appartamento a bassa protezione per tre persone (La Fenice) e due appartamenti di “residenzialità leggera” (Colibrì per 4 persone e Il Panda per 3 persone). Degno di nota è un quarto appartamento autogestito, promosso da “Le Vele”, in cui vivono due persone dimesse dalle nostre comunità, le quali, in accordo con altri pazienti, hanno costituito l’Associazione “Il Germoglio”. Questa è una associazione di promozione sociale che ha lo scopo di predisporre “case per la vita” per persone che hanno terminato il processo di cura comunitaria e intendono approdare a una soluzione definitiva mantenendo con viva gratitudine i rapporti con i loro familiari e i servizi curanti. 3 3. linee guida La cura comunitaria si caratterizza prima di tutto per il fatto di avvenire in un luogo diverso dalla propria famiglia originaria o acquisita, diverso dal proprio territorio, diverso dall’ospedale e dagli ambulatori psichiatrici. La Comunità è un libero luogo di cura e riabilitazione, ove volontariamente si decide (o si accetta) di vivere insieme ad altri malati e agli operatori che vi lavorano. Chi soffre di un disturbo psichico fatica nelle relazioni con gli altri e, per tale motivo, può essere utile l’esperienza della vita comunitaria perché essa cerca di offrire rimedi e cure a questa dolorosa condizione. La vita comunitaria si costituisce inoltre come luogo che favorisce lo stato di salute psichica e (fisica) dell’individuo, perché cura la sua rete di relazioni al fine di renderla più rassicurante e stabile. Siamo però consapevoli che il paziente può attribuire un significato di fallimento alla separazione dai luoghi e dalle persone alle quali è abituato, perché l’ingresso in comunità testimonia l’impossibilità di far fronte con le proprie forze alle difficoltà della vita, testimoniando quindi la debolezza del proprio funzionamento psichico in quel determinato momento della vita. Ciò è spesso doloroso per il paziente e rappresenta una sfida complessa per gli operatori. Definire “terapeutica” una comunità significa che attribuiamo ad essa alcune caratteristiche peculiari e specifiche, che proveremo a sintetizzare: La comunità è un ambiente protetto, nel senso che gli operatori cercano di proteggere sia i singoli pazienti, sia il gruppo dei pazienti nel suo insieme da fenomeni, dinamiche ed avvenimenti che potrebbero comportare sofferenza e disagio. Ciò non significa pensare di poter predisporre una protezione assoluta, cioè assenza assoluta di dolore e conflittualità, ma almeno quella eccessiva o evitabile. In comunità cerchiamo di creare e mantenere un clima sufficientemente tranquillo, vitale, piacevole. Insistiamo particolarmente sul concetto di protezione perché riteniamo che molto dell’efficacia terapeutico-riabilitativa dipenda dal verificarsi di tale condizione. Per ogni singolo paziente è necessario individuare il tipo di protezione specifica e adeguata a lui, che può differire per qualità e quantità a seconda della storia personale e delle vicissitudini delle sue relazioni umane, intrise inevitabilmente di dolore e complessità. Questa sorta di diagnosi della protezione si fonda su una adeguata valutazione dei bisogni del paziente, secondo l’accezione che il Professor G.C. Zapparoli attribuisce a questo termine, nel suo Modello dell’Integrazione Funzionale al quale noi ci riferiamo. Partire dai “bisogni” del paziente significa in primo luogo capire al meglio il suo bisogno di sicurezza interiore, altrimenti indicato come sistema di sicurezza. L’analisi attenta e accurata del sistema di sicurezza di ogni singolo paziente ci sembra un passaggio ineludibile, per individuarne le aree di forza e di fragilità, le seconde spesso rese evidenti dalla presenza di aspetti onnipotenti dei vissuti o del comportamento. Infatti, solo se si riesce a soddisfare in misura sufficiente il bisogno primario e irrinunciabile di sicurezza 4 - attraverso appunto la specifica e attenta cura/protezione che offriamo e l’accoglimento e la difesa della sua filosofia di vita nei suoi aspetti adattativi - allora sarà possibile che il paziente lasci emergere gradualmente le proprie risorse sociali, professionali, culturali, fino ad allora nascoste. Nei casi più fortunati, una volta verificata la presenza di tali risorse, si potrà procedere a svilupparle nel modo più armonico rispetto alla personalità di base. Se la Comunità saprà offrire una sufficiente protezione/sicurezza, sarà anche possibile avventurarsi nell’area del “piacere”, dimensione della vita che sovente viene vissuta come pericolosa e impossibile dai malati, proprio perché minacciosa rispetto al proprio sentimento di sicurezza. Questo è il senso principale della presenza in comunità di professionisti della salute mentale che sono preparati e dedicati alla cura, all’accudimento e alla terapia della sofferenza psichica. La comunità è un luogo che ha la funzione di intermediario tra le richieste del mondo esterno e le esigenze dei pazienti. Per gli operatori si tratta, per così dire, di mettersi in mezzo e provare a “dosare” e “tradurre” da un lato le richieste della società e della famiglia, dall’altro i bisogni dei nostri pazienti, perché tra i due possa esservi comunicazione ed eventualmente convivenza. La comunità è come una piccola società che non fa paura e che rende il contatto con la società esterna meno pericoloso e doloroso. La comunità è un ambiente che favorisce il paziente nello stringere relazioni con altri malati e questo può diminuire il sentimento di solitudine esistenziale e di stigma rispetto alla malattia. Infatti la comprensione del proprio malessere e di quello degli altri induce alla solidarietà, alla tolleranza e all’aiuto reciproco. In comunità i pazienti vivono insieme agli operatori: gli operatori, quindi, vengono coinvolti dalle emozioni, dalle idee e dai vissuti dei pazienti, sia singolarmente che come gruppo. Di tali manifestazioni e comportamenti i curanti possono parlare sia con ciascun paziente all’interno della specifica e talora intensa relazione che sovente si instaura - sia all’interno del gruppo curante durante le riunioni di équipe (tenute in genere ogni settimana), col vantaggio di aumentare le proprie capacità cliniche, di comprensione e di tolleranza. L’impegno di chiunque vive e lavora nella comunità è di tenere al di sopra di tutto il rispetto dell’intelligenza e della sensibilità di ciascuno. Il periodo di cura comunitaria, in virtù dell’inevitabile allontanamento fisico del paziente dai propri familiari, può favorire il raggiungimento di una giusta o migliore distanza emotivo/ affettiva dagli stessi. Per questo motivo noi poniamo molta attenzione al rapporto con i familiari cercando di coinvolgerli nel progetto di cura e, nel caso il paziente sia già seguito presso il proprio territorio da un curante o da una équipe curante istituzionale o privata, chiediamo a tale agenzia di mantenere a sua volta contatti con la famiglia e di aiutarci nel rapporto con loro. 5 La comunità è un ambiente ove è possibile una attenta valutazione clinica della terapia psicofarmacologica, in quanto tale contesto offre una particolare stabilità e continuità terapeutica. Questo elemento ci appare rilevante alla luce del fatto che spesso i pazienti, prima dell’ingresso in comunità, hanno storie cliniche lunghe e complesse nelle quali vari tipi di trattamenti farmacologici sono stati provati, spesso sommandosi l’uno con l’altro. Questo fenomeno può comportare l’instaurarsi di una sorta di pregiudizio farmacologico, per il quale si ritiene che quel determinato paziente abbia comunque e sempre bisogno di tanti e diversi farmaci, nonostante sia risaputo e condiviso dalla letteratura internazionale che la monoterapia dovrebbe essere il trattamento standard. In comunità proviamo quindi ad individuare la terapia essenziale, che potrebbe essere intesa come la minima e più efficace terapia farmacologia, che aiuti il paziente nel suo equilibrio psichico e nei compiti della quotidianità. Altro aspetto che ci sembra auspicabile è che l’esperienza comunitaria indirizzi i pazienti verso la corresponsabilità del trattamento farmacologico, in alleanza col suo medico, col fine e nella speranza che ogni paziente esca dalla comunità non solo col trattamento adeguato, ma anche con la personale responsabilità della sua assunzione. Da ultimo indichiamo che il periodo di cura comunitaria è pensato fin dall’inizio come limitato nel tempo. Alle dimissioni il paziente potrà fare ritorno al proprio territorio e alla propria famiglia originaria o acquisita, andare a vivere da solo qualora abbia recuperato o appreso le abilità necessarie, oppure provare a vivere insieme ad altri pazienti per i quali sente appartenenza e sintonia. Questa ultima prospettiva è resa possibile da tentativi appropriati verso forme di vita comunitaria più “leggera” o a minor livello di protezione e presenza di operatori. Qualora invece si constati che il paziente necessiti o chieda il mantenimento nel tempo di una quotidiana assistenza, si provvederà a individuare luoghi residenziali più adatti a questa sua esigenza vitale. 6 4. i servizi 4.1 Le comunità protette ad alta assistenza (CPA) Ciascuna delle due comunità ospita 20 persone che soffrono di disturbi psicotici e disturbi di personalità. In ogni comunità l’équipe degli operatori si occupa dell’assistenza, della riabilitazione e della terapia d’ambiente. Quest’ultima la intendiamo nel senso generale di creare un clima fisico e relazionale accogliente, rassicurante e stimolante, in grado di mediare le esigenze istituzionali con le esigenze individuali e di gruppo degli ospiti. In ogni comunità è presente personale qualificato, nello specifico: - un medico psichiatra 4 ore al giorno dal lunedì al venerdì - una psicologa coordinatrice in fascia diurna dal lunedì al venerdì - due educatori prof. e un infermiere prof. nelle fasce diurna e serale - un educatore prof. e un infermiere prof. in fascia notturna Il personale ausiliario provvede a garantire che l’ambiente sia pulito e ordinato col supporto degli ospiti che intendono rendersi disponibili. Il programma terapeutico-riabilitativo prevede l’organizzazione di diverse attività strutturate e non strutturate, sia di tipo strettamente clinico (interventi psicoterapici e psicofarmacologici) sia di tipo socio-riabilitativo (interventi psicoeducazionali individuali e di gruppo, interventi assistenziali e riabilitativi). Il programma individuale e riabilitativo di ciascun ospite prevede anche una regolare collaborazione con gli operatori invianti, i servizi del proprio territorio di provenienza e i familiari. Lo scopo della cura comunitaria è di ottimizzare le risorse degli ospiti finalizzate al maggior adattamento possibile alla vita civile e sociale attraverso un lavoro terapeutico efficace, una vita comunitaria e sociale rassicurante, partecipando a iniziative di intrattenimento gradevoli e ad attività riabilitative proficue. La giornata tipo ruota attorno a questi tre momenti cardine: il mattino è dedicato alle attività più propriamente cliniche, e alle attività strettamente riabilitative e all’area del lavoro; il pomeriggio è dedicato prevalentemente al riposo o alle esigenze personali e sociali e alla libera partecipazione ad iniziative con alta valenza riabilitativa, ricreative e sportive; la sera è il momento dell’intrattenimento; si organizzano serate ludiche all’interno ed all’esterno delle comunità anche promosse dall’associazione “Il Germoglio”. 7 4.2 Le comunità a bassa protezione e gli appartamenti di residenzialità leggera Questi appartamenti si inseriscono all’interno della “residenzialità leggera” prevista dalla recente normativa regionale e si propone di offrire ospitalità e supporto psico-educativo a persone con problematiche psichiatriche clinicamente stabilizzate, che necessitano di apprendere come gestire una casa e tutto ciò che consegue. La presenza degli operatori è limitata ad alcune ore durante il periodo della cena, che risulta il momento più aggregante e proficuo. La convivenza in una casa, comporta una maggiore autonomia e responsabilità nel gestire le relazioni personali e interpersonali e nel provvedere da sé alle necessità primarie, pertanto risulta un impegno molto gravoso per gli ospiti, anche se nel tempo gratificante. Anche il compito degli operatori diventa più impegnativo in quanto la ridotta presenza fisica deve stimolare maggiormente la capacità intuitiva, il saper risolvere i problemi più rapidamente, il comunicare fra di loro in modo più sintetico ed essenziale. Orientativamente i requisiti per accedere alla “residenzialità leggera” sono i seguenti: Patologia sufficientemente stabilizzata Buona predisposizione e motivazione all’autonomia nella gestione della casa, della cucina e della propria persona Autonomia negli spostamenti Buona autonomia nella gestione dei farmaci Buona autonomia nella gestione dei soldi, anche per delega Assenza di abuso di sostanze (alcool e droga) Assenza di patologie organiche che necessitano di assistenza sanitaria specifica Assenza di ritardo mentale medio o grave Assenza nel passato di importanti azioni auto ed etero aggressive 8 4.3 Il servizio sociale L’esigenza di avere un Servizio Sociale interno nasce dalla professionalità di chi ha avviato le Comunità, un assistente sociale. Infatti l’esigenza di dare molta concretezza al proprio lavoro ha portato a individuare una persona che ponesse tutta l’attenzione necessaria alle esigenze civili e sociali di base di ogni ospite e alla prospettiva di fornire le situazioni e gli strumenti adatti ad affrontare il periodo successivo alla comunità. Lo scopo principale dell’assistente sociale, in rete con gli operatori dei servizi invianti e con le risorse del territorio, è quello di avere in mente il processo terapeutico sanitario e sociale per favorire le iniziative che l’ospite potrà mantenere anche dopo la dimissione dalla comunità. Ad esempio prevedere e provvedere affinché ogni paziente possa in futuro avere le risorse per ridurre il senso di solitudine attraverso amicizie o luoghi di aggregazione, avere una sufficiente sicurezza economica attraverso una pensione o un lavoro, avere degli interessi gratificanti in cui possa compiacersi di possedere delle abilità, individuare gli interlocutori adatti per dare concretezza alle loro esigenze, ecc… In particolare il Servizio Sociale provvede, in stretta collaborazione con le Assistenti Sociali dei C.P.S.: 1. alla verifica e alla eventuale predisposizione dei diritti: civili (documenti identificativi, situazione patrimoniale ecc.) assistenziali (sussidi, assegni assistenziali, ecc.) previdenziali (pensioni, ecc.) sociali (lavoro, ecc.) sanitari (esenzioni, ecc.) Dopo questa verifica si valutano con l’Assistente Sociale del Cps di provenienza, i familiari e il paziente stesso, le iniziative idonee all’acquisizione dei diritti possibili. 2. alla collaborazione nel processo riabilitativo, per quanto riguarda la riabilitazione sociale, in accordo col Direttore Sanitario, i Medici e le Coordinatrici secondo le linee guida del capitolo 3; 3. alla gestione dell’area del lavoro sia all’interno che all’esterno delle comunità, in collaborazione con l’organizzatrice di questo settore; 4. alla collaborazione col Direttore Sanitario per la gestione della fase preparatoria sia all’ingresso in comunità sia alle dimissioni, relativamente all’aspetto sociale, come descritto al punto relativo alla procedura di accesso (par. 5). 9 4.4 Il lavoro L’area del lavoro è osservata con particolare privilegio fin dalle origini della Cooperativa. Quest’area ha una duplice funzione: diagnostica lavorativa e concettuale. La funzione di diagnosi lavorativa ha lo scopo di verificare sul campo le reali capacità di svolgere alcune attività, dopo un’ipotesi teorica formulata dagli operatori, dai familiari, o dallo stesso ospite. L’approccio con il lavoro concreto viene monitorato costantemente da un’operatrice presente quotidianamente nel laboratorio di assemblaggio e discusso nelle riunioni d’équipe con gli operatori che si occupano del programma terapeutico assistenziale e riabilitativo. La funzione concettuale consiste nel valutare e sperimentare se un paziente è in grado di recepire il concetto di fondo del lavoro che consiste nel “dare e ricevere”. Ma anche nel caso che questo concetto sia ben chiaro nella mente del paziente, è necessario verificare se egli ha intenzione di ingaggiarsi in questo rapporto di scambio. Infatti è necessario che le aspettative di autonomia, che gli operatori o i familiari perseguono, tengano conto delle aspettative onnipotenti o delle paure e resistenze del paziente. La pratica sociale ci induce a non perseguire obiettivi di autonomia lavorativa a tutti i costi dimenticando la parte malata del paziente. Ogni progetto, anche lavorativo, va costruito, ove possibile, cercando di mantenere un equilibrio tra aspettative e reali capacità. Nel laboratorio di assemblaggio partecipano molti ospiti della comunità, ma anche persone provenienti direttamente dai Cps e inviati dai rispettivi Servizi di Inserimento Lavorativo territoriali (complessivamente circa 20). Altre attività lavorative sono interne alla Comunità (es. manutenzione) oppure sono state attivate convenzioni con agenzie del territorio (es. con l’Ass. Il Germoglio per la gestione del bar). I partecipanti ricevono 3 euro all’ora come attività riabilitativa di tirocinio. Questi soldi vengono di norma messi a disposizione dalla Cooperativa (circa 30.000 euro all’anno) oppure dai servizi di provenienza. Il personale che si occupa di quest’area è: l’assistente sociale, che promuove e gestisce i tirocini lavorativi all’interno e all’esterno delle comunità; un’operatrice responsabile organizzativa dell’assemblaggio; un animatore di supporto. 10 4.5 Le famiglie Come abbiamo già sottolineato nelle linee guida, il periodo di cura nella Comunità, “in virtù dell’inevitabile allontanamento fisico del paziente dai propri familiari, può favorire il raggiungimento di una giusta o migliore distanza emotivo/affettiva dagli stessi”. Riteniamo che le famiglie debbano possibilmente avere un ruolo attivo perché il loro contributo è prezioso per tutto l’ arco della cura comunitaria. La comunità è per certi aspetti una famiglia allargata: vi si riversano le dinamiche già note in famiglia e ne nascono di nuove. Gli operatori, all’interno del loro compito di cura del paziente, evocano in lui anche significati parentali trovandosi talvolta vicini e immedesimati con le relazioni e i vissuti dei familiari stessi. Abbiamo individuato ed attivato da alcuni anni due specifiche modalità di lavoro con le famiglie: Colloqui con i familiari all’interno delle singole comunità prima, durante ed eventualmente dopo il periodo di permanenza. Vi sono periodici incontri dedicati all’aggiornamento ed alla valutazione del programma terapeutico. Gruppi con i familiari a cadenza mensile coordinati da una psicologa e da un educatore; gli incontri sono aperti a tutti i familiari interessati a partecipare. 11 5. l’ingresso in comunità L’ ingresso viene regolato mediante un protocollo semplice e consolidato che prevede, previo contatto telefonico iniziale: l’invio della richiesta, mediante fax o e-mail, corredata da una relazione clinica da parte del Medico inviante e del Progetti di Trattamento Individuale che precisi il senso e lo scopo del periodo di cura comunitaria; alcuni colloqui conoscitivi tra gli operatori della Comunità (Direttore Sanitario e Assistente sociale), gli operatori invianti (Medico del C.p.s. e suoi collaboratori), i familiari e il paziente stesso; una prima valutazione di idoneità ed eventuale inserimento in lista di attesa; la possibilità di trascorrere gratuitamente qualche giorno di prova in comunità per verificare il reale gradimento reciproco e valutare l’efficacia di un trattamento riabilitativo comunitario; All’ingresso in comunità l’ospite riceverà informazioni scritte circa l’organizzazione, il personale, il modello terapeutico di riferimento e la scheda del suo programma terapeutico. Il primo periodo in comunità viene dedicato alla conoscenza reciproca. Dopo un congruo periodo, l’équipe curante multidisciplinare farà un’analisi dei bisogni e delle risorse del paziente per la formulazione del programma terapeutico riabilitativo. Si accolgono persone con disturbi psicotici, disturbi di personalità, doppia diagnosi. Ci si riserva una più attenta valutazione per persone soggette a: grave dipendenza da sostanze; depressione con grave rischio suicidario; gravi comportamenti antisociali; gravi deficit mentali. 12 6. la formazione Per garantire una buona qualità del lavoro, ogni anno viene predisposto un Piano di Formazione che prevede una serie di incontri tenuti da personale interno per fornire una preparazione di base coerente con le linee guida della cooperativa, e altri incontri, anche di supervisione, tenuti da personale esterno per evitare l’autoreferenzialità e per confrontarci col lavoro di altri enti che svolgono attività analoghe. I principi di base che orientano la formazione sono costituiti: dalla consapevolezza che l’aspetto “tecnico” del lavoro psichiatrico/riabilitativo è veicolato dalla capacità di utilizzare le proprie risorse relazionali e di comunicazione; dalla grande attenzione alle dinamiche di gruppo, sia tra i pazienti che tra gli operatori; dalla fiducia e capacità di lavorare in équipe rispettando ruoli, funzioni, gerarchie, vivendole in modo creativo/protettivo e non di controllo e delega; dalla capacità di individuare precocemente la “mappa dei poteri” nella rete socio-relazionale del paziente, al fine di evitare la proposta di progetti terapeutico/riabilitativi irrealizzabili; dalla capacità di cogliere i bisogni specifici e le risorse dei pazienti attraverso l’empatia e l’identificazione con gli stessi; dalla conoscenza approfondita dei meccanismi di difesa che i pazienti attuano per difendersi dalle minacce esterne che loro percepiscono come pericolose per la loro sopravvivenza fisica e psichica; dal rispetto della sensibilità, intelligenza e bisogni dei pazienti. 13 7. la rete e i principali partners I principali partners con cui collaboriamo efficacemente sono: L’Organismo di Coordinamento di Salute Mentale (O.C.S.M.) di Melegnano. Partecipiamo al tavolo della psichiatria nel Piano di Zona (leg.328/’00). Abbiamo convenzioni con le Università di Milano, Bergamo e Verona, per favorire tirocini professionali di laureandi che lavoreranno nell’area della psichiatria; Abbiamo in atto una convenzione con il Comune di Vaprio d’Adda per una collaborazione rispetto alle emergenze sociali che sorgono nel territorio comunale. Sosteniamo l’Associazione di promozione sociale “Il Germoglio” costituita da un gruppo di pazienti, nella gestione di un Circolo socio-culturale e di un piccolo bar, all’interno della comunità “La nostra Locanda” di Vaprio d’Adda. Con alcune cooperative sociali del territorio e aziende private collaboriamo per la gestione di tirocini lavorativi esterni. 14 8. i sistemi di gestione qualità La Cooperativa, a partire dal 1999, ha introdotto un sistema di gestione per la Qualità Aziendale con l’intento di soddisfare le esigenze dei clienti e garantire un processo di miglioramento continuo. La certificazione assicura che le procedure codificate, le metodologie e i controlli messi in atto siano conformi alla norma ISO 9001 : 2008. Inoltre nella consapevolezza che la responsabilità sociale sia parte integrante della nostra attività, abbiamo assunto l’impegno di sviluppare, mantenere e rafforzare politiche atte a salvaguardare i principali diritti umani in ambito lavorativo, attraverso le norme della Responsabilità Sociale SA 8000 (Certificazione Etica). Con questi due Sistemi si intendono perseguire obiettivi di: 1. soddisfazione delle esigenze alberghiere, assistenziali e terapeutico/riabilitative dei pazienti/utenti, del personale, dei servizi invianti e dei familiari, in conformità alle normative e all’etica professionale. 2. conformità dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l’esercizio dell’attività (ciò in conformità anche alla Deliberazione della giunta regionale della Regione Lombardia n. 38133 del 6 agosto 1998 “Attuazione dell’articolo 12, comma 3 e 4, della l.r. 11 luglio 1997 n. 31. Definizione di requisiti e indicatori per l’accreditamento delle strutture sanitarie” e successive delibere); Il controllo e l’integrazione dei due sistemi sono verificati e garantiti dall’Ente Certificatore RINA. Dal 2005 viene redatto il Bilancio Sociale per evidenziare l’importanza e l’efficacia del nostro lavoro nella comunità territoriale. 15 9. le strutture comunitarie 9.1 La nostra locanda Comunità ad alta protezione (CPA): 20 posti letto Via Marconi 46/48 20069 Vaprio d’Adda (Milano) Tel. 02 90 95 334 Medico Responsabile: Dott. Pietro Bertolotti, Medico Psichiatra presente 4 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì Coordinatrice: Lucia Viscardi Psicologa presente 8 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì Un gruppo di 8 educatori garantisce, attraverso i turni, la presenza di 2 educatori durante il giorno e la sera, uno la notte. Essi si occupano dell’assistenza, della riabilitazione in senso lato e della terapia d’ambiente. Un gruppo di 6 Infermieri Professionali garantisce, attraverso i turni, la presenza di 1 infermiere professionale 24 ore su 24. Essi si occupano della cura degli aspetti più strettamente sanitari compresa la somministrazione delle terapie. 16 La Comunità “La nostra Locanda” è una grande struttura attivata nel 2005 e composta da tre piani fuori terra ed un seminterrato per complessivi 2.800 mc. La superficie fondiaria è di 1.800 mq di cui a verde 700 mq e parcheggi per 100 mq. È situata vicino al centro del comune di Vaprio d’Adda e a pochi metri ci sono tutti i servizi essenziali. In passato questo immobile era un pub/birreria che offriva sala giochi, bar, tavoli per le consumazioni, tavola calda, ecc. Cercando di mantenere il più possibile le caratteristiche originarie, gli spazi sono stati così suddivisi e utilizzati: • Il seminterrato (ex sala giochi) viene utilizzato in parte per le attività lavorative (assemblaggio) e in parte per le attività socio-riabilitative e sanitarie (arteterapia); • Il piano rialzato (ex bar) è diventata l’area dell’intrattenimento. È composto da un ampio salone che funge anche da sala pranzo, un’area bar-salotto, cucina attrezzata, due bagni ed un locale ad uso degli operatori. • Al 1° piano da un lato è collocata l’area medica e infermieristica con un bagno assistito, dall’altra c’è un bell’appartamento con 4 camere, 2 bagni, un salone ed una cucina abitabile. Questo appartamento è pensato per ospitare utenti che hanno raggiunto un maggior grado di autonomia, con lo scopo di permettere loro di sperimentarsi con i compiti del quotidiano. L’obiettivo è quello di creare un ambiente che, pur mantenendo le caratteristiche di protezione, contenimento, empatia, sia sufficientemente rappresentativo della complessità della realtà esterna nella quale la persona dovrà armonicamente reintegrarsi. • Al 2° piano ci sono 8 camere doppie e singole tutte con bagno e doccia. • Grandi terrazzi circondano la casa. I servizi sanitari del territorio di Vaprio, Trezzo e Vimercate vengono utilizzati sia per le necessità sanitarie generali o urgenti (prelievi, controlli, visite, ecc…) sia per quelli tipicamente psichiatrici (T.S.O., Pronto Soccorso, ecc.). Con i servizi sociali, culturali e amministrativi del Comune di Vaprio d’Adda c’è un’ottima collaborazione. È in atto una convenzione per l’utilizzo di risorse comunali per il tempo libero, per alcune attività di tirocinio e ludiche, e per i servizi alla persona. In cambio riserviamo un posto letto per le emergenze sociali comunali. Questa comunità è un luogo di cura e riabilitazione per ospiti che hanno una patologia compatibile con il contesto comunitario e cittadino in cui si trova. In particolare accogliamo patologie che non prevedono comportamenti eccessivamente disgreganti. 17 LE ATTIVITA’ La nostra Locanda è una comunità ad alta protezione pensata per ospitare prevalentemente pazienti con disturbi di personalità. Nell’attualità circa il 50% dei 20 ospiti ha tale diagnosi. Questi pazienti sono spesso ritenuti difficili a causa di un generalizzato disadattamento, che in ambiente terapeutico si estrinseca in difficoltà a chiedere aiuto, a relazionarsi e a comunicare con gli operatori in funzione di un’alleanza terapeutica. L’intervento terapeutico è finalizzato a promuovere un rafforzamento dell’Io che consenta ai pazienti di tollerare meglio l’ansia e ad ottenere un miglior controllo degli impulsi, un’integrazione delle parti scisse di sé e dell’oggetto. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale fornire un’esperienza relazionale significativa. L’ambiente comunitario sarà quindi caratterizzato da empatia e coerenza, un ambiente di contenimento che crei un senso di sicurezza e protezione, un ambiente capace di sostenere le risorse e, se necessario, far regredire a stadi precedenti. L’attività più prettamente clinico-sanitaria comprende: • colloqui clinici con il medico psichiatra atti a definire e costruire un’immagine condivisa del funzionamento del paziente; • colloqui di comprensione con personale educativo; • controllo sintomatologico attraverso l’impostazione di una terapia farmacologica; • monitoraggio dello stato di salute fisico dei pazienti, in concertazione con il medico di base; • collaborazione con i servizi invianti nella formulazione ed applicazione di progetti terapeutici condivisi; • incontri con i familiari per renderli partecipi al progetto di cura. L’attività riabilitativa comprende: • colloqui psicoeducazionali atti ad affrontare le problematiche della quotidianità, a gestire e modificare comportamenti disfunzionali; • interventi mirati a favorire un’integrazione sociale, a migliorare gli aspetti relazionali con operatori, familiari, ospiti; • supporto nella cura della propria persona e dei propri spazi, e nella gestione del denaro; • interventi atti a fornire un aiuto nell’organizzazione della giornata. L’area riabilitativa offre la possibilità di accedere ad un tirocinio lavorativo in un laboratorio d’assemblaggio, situato in un’apposita area all’interno della comunità. Altre attività offerte sono il laboratorio di pittura, il corso di fotografia creativa, la piscina, l’attività motoria, la gestione del bar e della biblioteca, la partecipazione alla redazione del giornale, ecc. Le camere singole e doppie al secondo piano e l’appartamento per otto persone al primo 18 piano permettono di evidenziare due step evolutivi: • nella fase iniziale del percorso terapeutico gli obiettivi riguardano la creazione di un’alleanza, una precisa definizione diagnostica, un controllo sintomatologico e la definizione di un progetto individuale e riabilitativo. I pazienti sono molto coinvolti nella vita comunitaria, godono di una maggiore assistenza sia per le proprie esigenze personali, sia nella organizzazione della giornata e delle attività. • nella fase più avanzata del percorso comunitario gli obiettivi sono l’acquisizione di una più significativa integrazione sociale, una più autonoma gestione del tempo e delle attività, una sempre maggiore autonomia lavorativa e abitativa. Infatti l’appartamento al primo piano è pensato per ospitare utenti che hanno raggiunto un maggior grado di autonomia, al fine di permettere loro di sperimentarsi nei compiti della quotidianità. I requisiti necessari per accedere a questo step evolutivo sono la presenza di abilità di base nella cura della propria persona e degli spazi, buone capacità di relazione interpersonale, l’assenza di agiti autolesivi, la capacità di chiedere aiuto davanti alle difficoltà. Gli ospiti usufruiscono appieno di tutti i servizi offerti dalla comunità ad alta protezione, nell’ambito della riabilitazione e dell’assistenza, ma hanno la preziosa possibilità di partecipare attivamente alla gestione di questo “loro” appartamento. Infatti si occupano della cura degli spazi personali e comuni, supportati da personale ausiliario. Gestiscono le provviste alimentari e i beni di consumo forniti settimanalmente, preparano e consumano colazione e merenda in completa autonomia e saltuariamente alcuni pasti. In futuro s’ipotizza di incrementare aree di autonoma gestione: fornire loro un budget da amministrare, provvedere all’acquisto di prodotti, preparare autonomamente i pasti. In sostanza, si permette ad alcuni ospiti di sperimentare la loro capacità di autonomia PRIMA di essere avviati definitivamente a strutture comunitarie di media o bassa assistenza. Particolare attenzione è posta anche all’area ludica e del divertimento. Quasi quotidianamente sono organizzate passeggiate, gite, visione di films, teatro, discoteca. Gli ospiti hanno, naturalmente, la possibilità di organizzarsi anche autonomamente il proprio tempo libero. Questa Comunità è sede di un Circolo sociale e culturale Arci, gestito dall’Associazione di promozione sociale “Il Germoglio” composta da un gruppo di pazienti presenti e dimessi, che si impegnano a provvedere, per quanto possibile, al proprio presente e al proprio futuro. In particolare l’impegno è quello di trovare soluzioni abitative per il “dopo” comunità, trovare opportunità lavorative, organizzare il tempo libero per sé e per gli altri. L’opportunità di gestire il barettino all’interno di questa Comunità è l’occasione per creare 19 nuove opportunità lavorative e favorire iniziative culturali e ludiche, come intrattenimenti serali, gite, vacanze, ecc., in collaborazione con gli operatori della Comunità. L’Associazione “Il Germoglio”, che ha strette relazioni con molte altre Associazioni del Comune di Vaprio, permette agli ospiti di questa Comunità di partecipare a diverse iniziative promosse dalle Associazioni di Vaprio. In conclusione. L’obiettivo generale è quello di creare un ambiente che, pur mantenendo le caratteristiche di protezione, contenimento ed empatia, sia sufficientemente rappresentativo della complessità della realtà esterna nella quale la persona dovrà armonicamente reintegrarsi. ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA • I pazienti si alzano verso le otto e, dopo l’assunzione della terapia e la colazione, sono impegnati nella cura della propria persona, supportati all’occorrenza da personale infermieristico. • Nella mattinata si svolgono i colloqui clinici con il medico e gli incontri con i servizi invianti. Molti pazienti svolgono il tirocinio lavorativo. • Il pranzo si svolge nel grande salone al piano rialzato. Gli ospiti stessi si occupano del riordino della sala da pranzo e della cucina. • Dopo la terapia pomeridiana, gli ospiti possono riposare, guardare la televisione, uscire o frequentare le attività proposte. • Verso le 19.30 si svolge la cena e il riordino, come dopo il pranzo. • In serata è privilegiato l’aspetto più ludico con attività di diverso tipo dentro e/o fuori la comunità. Alle 23 ci si corica. ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA Le attività riabilitative e ludiche sono settimanalmente così articolate: • il tirocinio lavorativo si svolge in mattinata dal lunedì al venerdì; • il lunedì mattina: musico-terapia; • il lunedì pomeriggio è attivato il laboratorio di pittura, tenuto da un’arteterapeuta; • il martedì e il venerdì gli ospiti frequentano la piscina comunale; • al martedì torneo di calcetto; • al mercoledì è prevista l’attività di movimento e il corso di fotografia creativa; • il giovedì mattina: danza-terapia; • il giovedì/venerdì si organizza il cinema; • alla sera si esce da soli o in gruppo accompagnati da un operatore. Mensilmente sono organizzate gite e serate in discoteca. 20 Arteterapia Socioterapia Danzaterapia Musicoterapia Incontri organizzativi operatori - ospiti Lazzarini Benaglia Montanarella Mucilli Responsabile ATTIVITÀ RIABILITATIVE Attività gestite da Le Vele Ghislanzoni Ghislanzoni Ghislanzoni Ghislanzoni Ghislanzoni Ghislanzoni Carzaniga Carzaniga Carzaniga conv. est. Biblioteca com. Giardinaggio Isola ecologica dipendenteesecutivo Bar Studio per massaggi Catering Mercatino Concerti autonomo-artistico autonomo-culturale Red. web Crippa Torrieri Giovannelli Torrieri Mancuso D’adda Giovannelli D’adda autonomo-culturale Red. giornale Red. web Corsi Computer Tec. audio-video autonomo-artistico Pittura/Disegno dipendenteesecutivo Biblioteca Lavanderia/Stireria Manutenzione Pulizie (Cucina) Responsabile ATTIVITÀ TIROCINIO Bocce Palestra Piscina Fit-box Fit walk Fitness dance Lab. delle idee Fotografia creativa Oggettistica Lettura Canto Ghislanzoni Salvatore Crippa Ferrante Salvatore Salvatore Torrieri Salvatore Salvatore Salvatore Torrieri Responsabile ATTIVITÀ LUDICHE Cinema Gite Bowling Feste Visite culturali Discoteca Tornei da tavolo ATTIVITÀ NON STRUTTURATE Anno 2010 attività strutturate: riabilitative, di tirocinio lavorativo e ludiche Attività gestite da Il Germoglio 21 9.2 Villa Gatta Comunità ad alta protezione (CPA): 20 posti letto Via XXV Aprile 22/24 20056 Trezzo sull’Adda (Milano) Tel. 02 90 91 857 Dott.ssa Alessandra Pozzi, Medico Psichiatra presente 4 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì Coordinatrice: Dott.ssa Susanna Cecilia Ricci Minganii, Psicologa presente 8 ore al giorno dal Lunedì al Venerdì Un gruppo di 8 educatori garantisce, attraverso i turni, la presenza di 2 educatori durante il giorno e la sera, uno la notte. Essi si occupano dell’assistenza, della riabilitazione in senso lato e della terapia d’ambiente. Un gruppo di 6 Infermieri Professionali garantisce, attraverso i turni, la presenza di 1 infermiere professionale 24 ore su 24. Essi si occupano della cura degli aspetti più strettamente sanitari compresa la somministrazione delle terapie. Medico Responsabile: 22 La Comunità Villa Gatta è stata attivata nel luglio del 1998 e ospita 20 persone. Si trova nel centro di Trezzo sull’Adda ed usufruisce di numerosi servizi commerciali e di comunicazione. È una villa da 2 piani fuori terra e un seminterrato. Originariamente era costituita da due grandi appartamenti, posti uno sopra l’altro, destinati ad uso civile. La destinazione attuale è la seguente: • il seminterrato è utilizzato per le attività di movimento (palestra, fitness, aerobica, ecc.) e per le attività creative (fotografia creativa, laboratorio delle idee, ecc); • l’appartamento al primo piano è composto da un ampio salone, 4 camere e 3 bagni, un locale infermeria; • l’appartamento al secondo piano è composto da: una cucina, ampio salone/pranzo, 5 camere, 2 bagni, studio medico; • Grandi terrazzi e portici circondano la casa. È compreso anche un giardino di circa 500 mq. I servizi sanitari del territorio di Trezzo, Vimercate e Vaprio vengono utilizzati sia per le necessità sanitarie generali o urgenti (prelievi, controlli, visite, ecc…) sia per quelli tipicamente psichiatrici (T.S.O., Pronto Soccorso, ecc.). Con i servizi sociali, culturali e amministrativi del Comune di Trezzo sull’Adda c’è un’ottima collaborazione per la partecipazione a progetti, per alcune attività di tirocinio e ludiche, e per i servizi alla persona. L’obiettivo generale è quello di rendere questa comunità un luogo di cura e riabilitazione per ospiti che hanno una patologia compatibile con il contesto comunitario e cittadino in cui si trova. In particolare accogliamo patologie che non prevedono comportamenti eccessivamente disgreganti. 23 LE ATTIVITA’ La Comunità Terapeutica “Villa Gatta” ospita 20 pazienti, dei quali circa l’85% presenta, all’ingresso, una diagnosi all’interno dell’aerea delle psicosi, il rimanente 15% presenta una diagnosi di Disturbo di Personalità. Data la netta prevalenza di patologie gravemente deficitarie, gran parte delle attività e degli interventi offerti all’utenza è volta ad un processo di maggiore autonomizzazione possibile e di stabilizzazione, sia sul piano della cura della propria persona e degli spazi, sia sul piano relazionale nonché su quello lavorativo. L’attività clinico-sanitaria e l’attività socio-riabilitativa è simile a quella svolta nella comunità La nostra Locanda di Vaprio. L’ ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA Ore 7.00 prima sveglia e colazione per gli ospiti che partecipano al tirocinio lavorativo Ore 8.00 somministrazione della terapia e passaggio di consegna, tenuto da un educatore a favore della microéquipe che entra in turno Ore 9.00 seconda sveglia e colazione sia per gli ospiti che restano in comunità sia per quelli che partecipano a tirocinio lavorativo (secondo turno). La cucina, dopo la colazione, viene sistemata dagli operatori e dagli infermieri in turno in collaborazione con gli ospiti. Ore 10.00 – 12.00 cura della propria persona e degli spazi personali. Larga importanza viene data alla cura del corpo e degli spazi individuali. L’infermiere professionale in turno, in collaborazione con gli altri operatori, supporta l’ospite nell’igiene personale, soprattutto all’inizio del percorso terapeutico e con pazienti gravemente deficitari, spesso sostituendosi all’ospite stesso e gradualmente trasmettendogli “una modalità specifica di prendersi cura di sè”. Gli operatori, parallelamente, fungono da “Io ausiliario” all’ospite nel riordino dei propri spazi e nell’organizzazione e pianificazione della giornata. Gli ospiti sono assistiti anche sul piano sociale, tramite l’accompagnamento e la vicinanza nello svolgere pratiche quali la pensione, l’ottenimento delle tessere di libera circolazione, l’apertura e l’utilizzo di libretti postali o di conti correnti, ecc.. L’assistenza sociale si svolge in collaborazione con gli A.S. del loro territorio di provenienza. Durante la mattina gli ospiti sono assistiti ed accompagnati anche per la parte sanitaria presso ospedali ed ASL presenti sul territorio di Trezzo e limitrofi. Ore 12.00 – 14.00 preparazione della sala pranzo e riordino cucina. Tutti gli ospiti, una volta concordato il progetto individuale secondo le proprie capacità, vengono inseriti in turni di riordino cucina, coadiuvati dagli operatori, collaborando alla preparazione della sala da pranzo, alla pulizia delle stoviglie, alla preparazione del caffè. I pasti sono forniti da un self-service e vengono serviti unicamente dagli operatori in turno. Ore 14.00 somministrazione della terapia e svolgimento delle attività riabilitative, ricreative spazio libero autogestito. Lo spazio pomeridiano è dedicato ad attività di gruppo di natura riabilitativa e ricreativa, 24 alle quali gli ospiti sono liberi di partecipare concordemente al progetto stabilito con loro; viene comunque lasciato libero spazio ad attività autogestite (come passeggiate individuali presso bar, biblioteca, internet point, parco, ecc.) ed al riposo per coloro che ne sentono la necessità. Ogni giorno della settimana, ad eccezione della domenica, si propone un’ attività di natura diversa ed orientata alla stimolazione di aree specifiche (vedi prospetto precedente delle attività). Ore 16.45 viene servita la merenda agli ospiti presenti. Ore 19.00 preparazione della sala pranzo, cena e riordino della cucina. Ore 21.00 somministrazione della terapia e apertura della cucina per camomilla o tè. La serata è dedicata all’aspetto ludico e ricreativo, per coloro che vogliono partecipare, con uscite con gli operatori presso cinema, bowling, campo di calcetto, discoteca, locali con musica live. Per coloro che restano in Comunità alle ore 23.00 è richiesto agli ospiti di spegnere la TV comune o le radio e di ritirarsi nelle proprie stanze. 25 Le attività settimanali lunedì martedì mercoledì giovedì tirocinio tirocinio lavorativo tirocinio lavorativo 14.00-15.00 piscina gruppo Benaglia 15.00-16.00 piscina gruppo Benaglia 16.00-17.00 piscina 8.00-12.00 lavorativo musicoterapia 17.00-18.00 arte terapia 18.00-19.00 arte terapia venerdì sabato domenica tirocinio tirocinio lavorativo lavorativo danzaterapia tirocinio lavorativo *gruppo cucina piscina fotografia creativa fotografia creativa piscina fotografia creativa gruppo Benaglia fotografia creativa piscina laboratorio delle idee palestra fit boxe fitness dance 19.00-20.00 20.00-21.00 cinema cinema 21.00 in poi cinema cinema discoteca karaoke Vi sono altre attività quali: fit-walk, bowling, gruppo lettura, gioco delle bocce, tornei di calciobalilla e ping pong ed altro che si svolgono in orari e giorni non fissati. * Il gruppo cucina si organizza su richiesta degli ospiti, anche in giorni diversi dalla domenica. 26 Attività riabilitativo-sportive: piscina, palestra, fitness-dance, calcetto. Riscoperta degli schemi motori di base; osservazione da parte del responsabile delle attività motorie rispetto alla coordinazione spazio-temporale, oculo-manuale-podale e programmazione di un intervento che ripristini tale funzioni, fra gli obiettivi un miglioramento delle funzioni cardio-circolatorie. Importante anche l’aspetto di risocializzazione e relazionale in un contesto ludico-sportivo. Attività riabilitative: arteterapia, danzaterapia e musicoterapia, laboratorio delle idee, laboratorio di fotografia creativa. Il Laboratorio delle Idee è gestito da una educatrice specializzata in arti creative, ed è finalizzato alla libera espressione della propria creatività, realizzando oggetti in decoupage, o decorati a mano. Gli ospiti hanno anche la possibilità di vendere gli oggetti di propria creazione ai mercatini organizzati sul territorio, ricavandone un utile in denaro per le proprie necessità. Arteterapia: corso tenuto da un’arteterapeuta, finalizzato a percorsi individuali di espressione attraverso l’acquisizione di tecniche pittoriche diverse (pastelli a cera, tempere, acquerelli…). Laboratorio di Fotografia Creativa: finalizzato all’acquisizione di nozioni di base sull’uso del PC e della macchina fotografica digitale, alla elaborazione delle immagini attraverso software di grafica. Periodicamente i responsabili delle attività riabilitative si incontrano con l’équipe nella riunione settimanale, al fine di integrare le informazioni raccolte in comunità con le esperienze al di fuori di essa e dare un’immagine dell’ospite più completa. Attività ludico-ricreative strutturate: 1 gita al mese in città d’arte, stazioni termali, località turistiche (montagna, lago, mare), cinema (1 volta a settimana), bowling (1 volta a settimana), teatro, discoteca (1 volta al mese) Attività ludico-ricreative non strutturate: passeggiate nelle zone vicine (bar, locali con musica live, gelateria, biblioteca) concordate con l’operatore in turno; organizzazione di feste a tema (natale, capodanno, ferragosto…) e cene dove gli ospiti sono coinvolti in prima persona nella realizzazione. Attività di gruppo: riunione ospiti-operatori finalizzata alla discussione delle problematiche di convivenza fra gli ospiti e con gli operatori, ed al coinvolgimento in attività comunitarie attraverso la progressiva responsabilizzazione degli ospiti stessi. 27 Residenza La Gabbianella Via Cagnola 25 - 20069 Vaprio d’Adda (Milano) Tel. 331 6798360 Coordinatrice: Dott.ssa Silvia Pizzigoni, Psicologa Operatori: una psicologa ed una educatrice Questa residenza è una palazzina autonoma composta da cinque appartamenti: due al piano terra, due al primo piano e uno più grande al secondo piano. Un appartamento è utilizzato come Bassa Protezione, due sono utilizzati come Residenzialità Leggera, uno per gli operatori e l’ultimo per housing (non psichiatrico) in collaborazione con un’Associazione competente aderente all’Ufficio di Piano territoriale. Complessivamente nei tre appartamenti psichiatrici gli operatori e la coordinatrice garantiscono la presenza su due turni per circa 10 ore al giorno. Questi appartamenti si inseriscono sostanzialmente all’interno della “residenzialità leggera” prevista dalla recente normativa regionale (delibera regionale n° VIII/4221/07) e si propone di offrire ospitalità e supporto psicoterapeutico ed educativo a persone con problematiche psichiatriche clinicamente stabilizzate, che lavorano e che necessitano di apprendere come gestire una casa e tutto ciò che consegue. Sinteticamente: • La Fenice accoglie persone provenienti dall’alta protezione; • Il Colibrì accoglie persone in situazione d’emergenza socio-sanitaria; • Il Panda accoglie persone che necessitano di una casa per la vita. 28 9.3 Appartamenti a bassa protezione 9.3.1 La Fenice Comunità a bassa protezione: 3 posti letto. Questo appartamento è nato nel 1998 a Trezzo sull’Adda e nel 2010 è stato trasferito nella Residenza “La gabbianella” a Vaprio d’Adda. E’ un appartamento al piano terra composto da due camere, un bagno, sala-cucina. Vicinissimi sono i servizi commerciali e di comunicazione per Bergamo, Milano e Monza. Gli ospiti presenti sono 3 con diagnosi di disturbo di personalità. Hanno un’età compresa tra i 25 e 35 anni circa, hanno un’attività lavorativa o di tirocinio e gestiscono autonomamente la casa. Come obiettivo generale, in questa casa si accolgono pazienti dimessi da comunità di alta protezione che si sentono di sperimentare un ulteriore percorso di autonomizzazione, ovvero possono recuperare le abilità specifiche legate alla gestione della casa, della quotidianità, e soprattutto delle relazioni nei diversi contesti sociali (casa, lavoro, amicizie, ecc.), in vista del completamento del loro percorso comunitario e il conseguente ritorno nel loro territorio di provenienza. Un educatore (complessivamente sono in tre) è presente dalle 3 alle 4 ore al giorno durante l’orario della cena. Il suo compito consiste nel raccogliere malesseri, disagi e difficoltà dell’ospite, trovando soluzioni adeguate e personalizzate e collaborando con tutta la rete che sostiene il paziente: il suo medico curante del Centro psico sociale (che mantiene la presa in cura), il medico di base, gli assistenti sociali, gli operatori del Servizio Inserimento Lavorativo, i familiari, gli amici, ecc.. In casa sono depositati farmaci, conservati dagli operatori, che vengono consegnati settimanalmente agli ospiti. Il mercoledì l’educatore consegna la scorta settimanale dei farmaci. Sono gli ospiti stessi che provvedono a gestirseli secondo la terapia prescritta dai loro medici. Gli operatori medici addetti alla cura, sia rispetto alle esigenze psicopatologiche che farmacologiche, sono gli stessi delle comunità di provenienza oppure direttamente i loro medici del C.p.s. Un medico psichiatra presta supervisione all’équipe degli operatori ed è a disposizione dei pazienti la mattina del lunedì. Il medico di base provvede alle necessità sanitarie di base degli ospiti attraverso visite ambulatoriali e domiciliari. Il medico del lavoro provvede alle necessità di sicurezza sanitaria per gli operatori secondo la 626. Il programma terapeutico di ciascun ospite prevede una regolare collaborazione con gli operatori invianti e i servizi del proprio territorio di provenienza. Infatti gli operatori della casa e gli operatori dei servizi invianti si incontrano periodicamente per aggiornarsi e verificare la continuità e l’efficacia di questa esperienza. Normalmente gli ospiti usufruiscono dei servizi sanitari e psichiatrici della propria zona di provenienza. I servizi sanitari del territorio di Trezzo, Vimercate e Vaprio, vengono utilizzati occasionalmente sia per necessità sanitarie generali o urgenti sia per quelle tipicamente psichiatriche (pronto soccorso-reparto). Gli operatori che si occupano del gruppo degli ospiti hanno prevalentemente una preparazione psicologica, mentre l’èquipe multidisciplinare che funge da supervisione, è composta da 29 un medico psichiatria, da un’educatrice e da un’assistente sociale. Pertanto l’organico del personale è così composto : 1. organico di base: • un medico psichiatra per quattro ore alla settimana; • una psicologa a tempo pieno con funzioni psico-educative e di coordinamento ; • una psicologa full-time con funzione psico-educative ; • un’educatrice part-time con funzioni assistenziali-educative; 2. gruppo di supervisione : • un medico psichiatra • un’educatrice • un’assistente sociale La gestione del tempo libero è generalmente affidata agli ospiti stessi, salvo casi particolari in cui è necessario il parere o l’autorizzazione del medico o della coordinatrice. Occasionalmente l’operatore organizza iniziative per andare insieme al cinema, in pizzeria, gite e vacanze. Per ogni necessità di trasporto si utilizza un’automobile della cooperativa, anche se tutte le ospiti sono sufficientemente autonome. Periodicamente si svolgono riunioni fra ospiti e operatori al fine di analizzare e risolvere elementi di criticità che riguardano la gestione della casa e delle relazioni fra loro. La giornata tipo prevede che gli ospiti si alzino in tempo utile per fare colazione, prepararsi e recarsi ai rispettivi luoghi di lavoro o di tirocinio, che vengono svolti in orari mattutini. Tutti insieme collaborano nella preparazione del pranzo e della cena e del riordino che segue. Trascorrono il pomeriggio liberamente: si occupano delle faccende domestiche, del proprio bucato, possono riposarsi oppure possono recarsi da amici o parenti, previo accordo con gli operatori. Non vi è personale ausiliario in quanto le ospiti stesse provvedono alla pulizia e alla cucina, col supporto degli operatori. Gestiscono autonomamente il proprio denaro; solo in alcuni casi, o in alcuni periodi, l’operatore consegna loro un budget settimanale prestabilito. Autonomamente si recano dal loro medico o dall’assistente sociale di riferimento. Settimanalmente l’operatore accompagna gli ospiti al centro commerciale e li assiste nell’attività di spesa, quando necessario. La sera precedente gli ospiti preparano con l’operatore la lista dei generi alimentari che intendono acquistare. 30 9.3.2 Appartamenti di Residenzialità Leggera Colibrì Appartamento a residenzialità leggera: 4 posti letto. Questo appartamento è destinato a persone che hanno temporaneamente e urgentemente bisogno di un tetto per risolvere sopraggiunti problemi familiari, lavorativi o sociali. È quindi un appartamento dedicato alle urgenze socio-sanitarie di breve durata. Dal 01.12.05 l’appartamento è operativo e ha le stesse caratteristiche della “Fenice”. Il Panda Appartamento a residenzialità leggera: 3 posti letto Questo appartamento accoglie persone che hanno perso riferimenti e risorse familiari e sociali e pertanto necessitano di una casa per un lungo periodo. Si connota quindi come “casa per la vita”. Le caratteristiche di questo progetto sono simili a quelle del “Colibrì” e “La Fenice” sopra descritte. 31 9.4 Il Germoglio Appartamento autogestito per post-dimissioni: 2 posti letto L’ associazione Arci “Il Germoglio”, costituita e composta da un gruppo di persone che soffrono di disturbi psichiatrici, ha allestito un appartamento che ospita due signore precedentemente dimesse da una delle comunità gestite dalla Coooperativa Le Vele. Queste signore lavorano e sono completamente autonome sotto tutti i punti di vista, in particolare non usufruiscono di nessuna “protezione” se non di qualche operatore che volontariamente collabora per le loro esigenze pratiche, come la manutenzione della casa e i contatti personali e sociali. Per la cura fanno riferimento ai loro C.p.s. di provenienza e sono molto attive nelle iniziative che l’Associazione promuove. Le spese di affitto sono a carico dell’Associazione che si avvale di donazioni da parte di persone fisiche e giuridiche che credono in questa iniziativa. Altre spese quali buona parte dell’arredamento, il vitto, le utenze sono a carico loro. Questo appartamento si configura come una “casa per la vita”, cioè un luogo nel quale queste due signore possano abitare e convivere senza limiti di tempo. 32 10. Informazioni generali Sede legale e amministrativa: Via Fiume 15/17 Trezzo sull’Adda – 20056 (MI) Telefono uffici: 02 9091393 Fax : 02 90939914 e-mail: [email protected] sito web: www.levelemilano.it Partita Iva: 03132910963 Codice Fiscale: 02215470135 Iscrizione Registro Imprese:MI-2001-115046 Numero R.E.A.: nr. 1496785 Iscrizione Albo Nazionale Società Cooperative: A164434 del 23/02/2005 cooperativa a mutualità prevalente di diritto Iscrizione Albo Regionale Coop. Sociali: Sezione A - foglio 180 – nr. 360 Decreto nr. 52914 del 19/03/1997 Iscrizione al Registro Regionale delle Strutture Accreditate: nr 707 Le comunità ad alta e bassa assistenza sono strutture sanitarie accreditate ed assoggettate a rendicontazione regionale. L’intera retta di permanenza è da intendersi a carico del Fondo Sanitario Nazionale, sulla base delle normative emesse dalla Regione Lombardia ed in osservanza del contratto stipulato dalla Cooperativa con l’Asl Milano 2 (Melegnano). Pertanto non sono richieste integrazioni economiche alle famiglie. Gli appartamenti di “Residenzialità Leggera” sono strutture autorizzate dall’Asl Provincia di Milano 2 (Melegnano). La quota è suddivisa in due parti: la quota sanitaria che è erogata dalla Regione e la quota socio-alberghiera che viene erogata normalmente dai Comuni oppure direttamente dagli ospiti che ne hanno la possibilità. il CdA della Coop. Le Vele ha deliberato di determinare la quota socio-alberghiera in E 7 giornaliere. EROGAZIONI LIBERALI Tutti i privati cittadini ed aziende, possono effettuare donazioni alla Cooperativa Sociale le Vele Onlus, mediante versamento sul codice IBAN bancario nr. IT 77E05428 33920 000000084110 presso la Banca Popolare di Bergamo – Ag. di Trezzo sull’Adda, indicando eventualmente anche lo specifico progetto che si intende sostenere. I contributi versati godono dei benefici fiscali previsti dal legislatore per le libere erogazioni a favore delle Onlus. “5 PER MILLE” In seguito all’approvazione del provvedimento del “Cinque per Mille” con la Legge finanziaria di ogni anno, si può destinare il 5 per mille dell’IRPEF a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Ogni persona che versa l’IRPEF può quindi decidere, con una operazione che per lui è a costo zero, di donare e a chi donare, una parte dell’imposta dovuta. La cooperativa sociale Le Vele Onlus è titolata a fruire di questo provvedimento. È sufficiente sottoscrivere, nella Dichiarazione dei Redditi, la casella del “sostegno al No Profit”, indicando il codice fiscale della Cooperativa Sociale Le Vele Onlus: 02215470135 33 COME RAGGIUNGERCI: A TREZZO SULL’ADDA Autostrada A4 Autobus A.T.M. : Milano-Venezia uscita Trezzo s/A Gessate (MM2) - Trezzo Sesto S.G. (MM1) - Monza - Trezzo Autobus S.A.I. : Treviglio - Trezzo s/A Autobus T.B.S.O. : Bergamo - Trezzo s/A Autobus Autostradale : Milano – Bergamo, fermata Trezzo s/A A VAPRIO D’ADDA Autostrada A4 : Autobus A.T.M. : Autobus S.A.I. : Milano - Venezia uscita Trezzo s/A direzione Vaprio d’Adda Gessate (MM2) - Vaprio Treviglio - Trezzo fermata Vaprio