“Illegale” e “disonesto”
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“Illegale” e “disonesto”
giochi giochi giochi giochi giochi giochi L’onestà è (anche) un gioco/ 5 “Illegale” e “disonesto” sono la stessa cosa? Onestà e legalità: due valori che i ragazzi impareranno a comprendere in modo calzante e articolato. Siamo arrivati alla nostra quinta e ultima esercitazione sulla didattica dell’onestà. Abbiamo sinora affrontato il rapporto fra regole implicite ed esplicite (Scheda 1), il tema dei diritti e dei doveri (Scheda 2), e infine due approfondimenti dedicati al free-riding ed evasione fiscale (Scheda 3) e l’altro a proprietà, furto e pirateria (Scheda 4). Oggi concludiamo il nostro percorso affrontando direttamente il tema del rapporto fra onestà e legalità. Si tratta di una questione rispetto alla quale si potrà far ampiamente riferimento a tutte le esercitazioni precedenti, ma al tempo stesso può essere utilizzata come un’unità didattica indipendente, con la quale stimolare la classe alla riflessione in vista di ulteriori approfondimenti da dedicare per esempio alla legalità, alla lotta alla mafia, alla cittadinanza attiva. Il curatore Fabio Croci, presidente dell’associazione “Persone oneste” (www.personeoneste.it) e formatore professionista, vive a Pistoia e lavora per agenzie formative ed enti locali. Dal 2003 progetta e gestisce corsi di formazione destinati a studenti, giovani, disoccupati, apprendisti e lavoratori. 42 i giochi giochi giochi giochi giochi giochi gio Scheda 5 - Onestà e legalità Obiettivi: qual è il rapporto fra “essere onesti” e “rispettare la legge”? Uno dei termini comprende l’altro? Sono del tutto diversi? O il loro significato si sovrappone in parte? Ovviamente la risposta dipende dal significato che viene attribuito ai due termini. Il docente guiderà la classe attraverso un percorso induttivo finalizzato a elaborare insieme il senso di queste due parole. Tempo stimato: min. 1 ora / max 2 ore (eventuali approfondimenti storici sul concetto di “leggi ingiuste” possono richiedere ulteriori incontri). Realizzazione illegale legale 1. L’insegnante chiede alla classe in primo luogo quale sia il significato di “onestà”, e poi quello di “legalità”. Le prime risposte saranno approssimative. Per esempio, si otterranno definizioni quali «onestà significa rispettare la legge», per poi non saperne dare di più adeguate per legalità. Oppure si avranno risposte parziali, come: «onestà significa non mentire». Questa prima domanda non-strutturata serve solo per “riscaldarsi” e per introdurre il tema dell’incontro. L’insegnante spiega quindi che l’obiettivo della classe sarà quello di dare la definizione esatta di entrambi i termini. Onesto Disonesto 2. L’insegnante disegna alla lavagna una tabella con quattro quadranti corrispondenti agli opposti ONESTO/DISONESTO e LEGALE/ILLEGALE (vedi a fianco). Distribuirà a ciascun allievo dei foglietti preventivamente compilati e sui quali sarà scritta una frase esemplificativa. Ecco alcune frasi di esempio: “non rispettare la coda al supermercato”, “pagare le tasse”, “dire una bugia”, “passare al semaforo col rosso”, “rubare”, “copiare il compito in classe”, ecc. L’insegnante comincerà a far leggere a ciascun alunno il proprio foglietto, invitando poi a collocarlo in uno dei quadranti e chiedendo se il resto della classe sia d’accordo. Dopo una breve discussione, infatti, si procede con la frase successiva. Terminate tutte le frasi, l’insegnante avrà l’accortezza di proporre anche eventuali esempi aggiuntivi, magari narrando anche storie più particolareggiate, soprattutto se la classe non dovesse aver ancora messo a fuoco il senso dei termini. Si potrà proporre l’esempio dell’automobilista che lascia la macchina in doppia fila, ma poi paga la multa. In questo caso l’automobilista ha sì infranto la legge, ma rispetta comunque il principio di legalità pagando le conseguenze della sua infrazione. Sono quindi due comportamenti distinti da collocare in due quadranti diversi: il divieto di sosta (illegale e disonesto) e il pagare la multa (legale e onesto). 3. Man mano che l’esercitazione prende corpo, l’insegnante appunta i significati condivisi che emergono dalla classe, e li scrive sulla lavagna. Legalità significa in senso stretto “rispettare la legge”, ma anche accettare le conseguenze dopo una eventuale trasgressione. È ovvio che la cultura della legalità porta al rispetto della legge indipendentemente dal fatto di considerarla giusta o ingiusta, o troppo severa, o ancora non condividendone le finalità. Onestà significa, invece, osservare principi morali e agire secondo equità e rispetto del prossimo. Molti vocabolari della lingua italiana tendono a definire l’onestà per contro-esempi: “incapacità di compiere atti malvagi o illeciti”, “che non si lascia corrompere”, ecc. È quindi un termine con maggiore variabilità semantica, perciò non dovremmo preoccuparci di dare una definizione definitiva in classe, ma solamente capire il rapporto concreto con il termine legalità. 4. Si propone a chiusura dell’esercitazione, e al fine di sistematizzare le nuove conoscenze, la seguente riflessione: se consideriamo i due termini “onestà” e “legalità” due insiemi, due contenitori di significato, come si rapportano fra di loro? L’insegnante proporrà quindi alla lavagna una semplice rappresentazione insiemistica con le quattro diverse possibilità delle quali una sola è quella giusta: 1: “Onestà” include “Legalità” Onestà Legalità 2: “Legalità” include “Onestà” 3: “Onestà” interseca “Legalità” Legalità Onestà Onestà Legalità Per aiutare la classe nell’individuazione della risposta giusta bisogna chiedere: «Si può essere disonesti pur rispettando la legge?», e successivamente: «Si può essere onesti pur infrangendo la legge?». Alla prima domanda è abbastanza facile rispondere di sì, perché ad esempio non rispettando la coda non si infrange la legge, ma di sicuro non si ha rispetto del prossimo. In questo modo si può facilmente scartare la prima figura. La seconda domanda è più delicata perché si potrebbe infrangere la legge senza per questo essere disonesti. Ad esempio, di fronte a una legge razzista l’infrazione diventa sintomo di coraggio e responsabilità, e in questo modo, ammettiamo anche l’idea di una “legge ingiusta” (e quindi la figura corretta dovrebbe essere la terza). Fortunatamente la realtà dei ragazzi è solitamente ancora priva di ambiguità, e anzi confida nella capacità degli adulti di sancire per legge cosa è giusto e cosa è sbagliato. Pertanto, ai più apparirà naturale ammettere che chi è sempre onesto deve anche necessariamente rispettare la legge (figura n.2), fermo restando che, come abbiamo detto sopra, rispettare sempre la legge non significa anche essere sempre onesti. L’insegnante potrà anche proseguire con una classe particolarmente sensibile proponendo il tema della “legge ingiusta”, preoccupandosi di applicare approfondimenti storici per contestualizzare il concetto elaborato. a cura di Fabio Croci Insegnare religione • Maggio-Giugno 2012 43