Quando i cristiani fanno: «Oh... - Parrocchia Sacro Cuore di Gesù

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Quando i cristiani fanno: «Oh... - Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
Quando i cristiani fanno: «Oh...»
Il grandioso finale musicale dell’Avvento
A ogni tempo la sua musica
La celebrazione dell’Avvento è stata sempre attenta a una particolare sobrietà musicale.
La connotazione sonora del tempo di Avvento, che dà inizio al nuovo anno liturgico, vuole
prima di tutto invitare a uno stacco, suggerire una differenza, creare una distanza, custodire
uno spazio nuovo che sia abitato dall’accoglienza, dall’attesa, dal silenzio, dall’attenzione. Nella
tradizione musicale cristiana infatti l’Avvento, insieme alla Quaresima, veniva detto anche
tempus clausum, tempo chiuso, perchè venivano chiuse (se ci sono...) le ‘portelle’ che
racchiudono le canne degli organi musicali a indicare il loro silenzio strumentale. Le
indicazioni rituali per il tempo di Avvento sottolineano sempre la cura di uno stile sobrio per la
sua autentica celebrazione. Dal punto di vista musicale, ad esempio la scelta di non cantare il
Gloria la domenica e l’indicazione di evitare interventi strumentali ulteriori rispetto
all’accompagnamento dei canti rituali nascono proprio in questa direzione. Queste attenzioni
danno ragione della tipologia del thesaurus musicale cristiano per l’Avvento che sembra quasi
scomparire sommerso dall’imponenza dei successivi repertori natalizi. La maggior parte delle
composizioni avventizie germina direttamente dai testi liturgici, dalle antifone di ingresso
delle liturgie domenicali, dai brani biblici, soprattutto del profeta Isaia. Un esempio per tutti è
il famoso Rorate caeli.
Sette capolavori di teologia musicale
La liturgia romana custodisce un vero e proprio tesoro che intreccia in modo mirabile
teologia, musica e liturgia. L’elemento più caratteristico della settimana che va dal 17 al 23
dicembre, da non confondersi con la novena, è la presenza delle Antifone “O”, dette anche
Antifone Maggiori di Avvento, sia nella Liturgia delle Ore come antifone al Magnificat, sia
nella celebrazione dell’Eucarestia, con un testo più breve, come versetti del canto al Vangelo.
Le Antifone “O” aprono e concludono il Magnificat, a ricordare che il Messia ci viene donato da
Maria. Sono così chiamate perché iniziano sempre con il vocativo formato dall’interiezione
“O”, seguita da uno dei titoli attribuiti a Gesù. Le Antifone Maggiori sono sette preghiere molto
antiche entrate nella liturgia romana intorno al IX secolo. Prevalentemente composte da passi
biblici tratti quasi letteralmente dalla versione latina di S. Girolamo, sviluppano un tema
biblico particolare ricavato dal titolo con cui iniziano: O Sapientia (17 dic), O Adonai (18 dic), O
Radix Iesse (19 dic), O Clavis David (20 dic), O Oriens (21 dic), O Rex gentium (22 dic), O
Emmanuel (23 dic). Un aspetto estremamente curioso della costruzione generale dei testi
delle antifone è legato al fatto che le lettere iniziali dei sette titoli cristologici latini, messe in
ordine dall’ultima alla prima, formano l’acrostico ERO CRAS, sarò domani: è la promessa di
Cristo nell’imminenza della sua venuta. Infatti l’inizio di ogni antifona rappresenta ogni volta
un grido orante rivolto al Messia che viene. Il singolare e ‘segreto’ legame tra tutti i titoli
messianici rivelano l’unitarietà di questi testi che formano nel loro insieme una ricchissima
riflessione sul mistero dell’incarnazione e sul senso dell’Avvento.
Al ritmo della storia della salvezza
Le sette antifone riassumono uno dopo l’altro tutti i passi dell’Avvento, racchiudono tutte le
grandi attese messianiche dell’Antico Testamento con una progressione che, ripercorrendo le
tappe fondamentali dell’alleanza, arriva al compimento nell’atteso Emmanuele. La struttura di
ogni antifona è sempre la stessa: ampia invocazione con un titolo cristologico seguita da
un’illustrazione del titolo stesso e infine l’invocazione vieni che ogni volta presenta una precisa
supplica. Ripercorriamo velocemente i sette testi.
Prima di tutto la sapienza: (I) O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi da un
confine all’altro della terra, e tutto disponi con soavità e forza: vieni, e insegnaci la via della
prudenza. La prima tappa dell’attesa riprende il disegno creatore di Dio che abbraccia e
dispone ogni cosa. Il Messia atteso porta a compimento la creazione, perchè “tutto è stato fatto
per mezzo di Lui” (Gv 1,3). Il Messia che “non spegne il lucignolo fumigante” (Is 42,3) ci può
insegnare la virtù dei sapienti: la prudenza.
La seconda antifona riprende il cammino di Israele condotto da Dio: (II) O Adonai, e guida
della casa di Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, e sul monte Sinai gli hai dato la
legge: vieni a liberarci con braccio potente. La seconda tappa ci riporta dentro la rivelazione
storica di Dio a Mosè e attraverso il cammino del popolo di Israele. Il Messia atteso è il
liberatore, il redentore di Israele, Colui che lo condurrà alla terra promessa.
Dopo Mosè e l’esodo ecco la regalità di Davide dalla cui stirpe nascerà il Messia. Ben due
antifone (III e IV) fanno risuonare questa promessa. O Radice di Iesse, che ti innalzi come
segno per i popoli, davanti a te tacciono i re della terra, e le genti ti invocano: vieni a liberarci,
non tardare. Come Davide è l’unto del Signore, suo re, così lo sarà il Messia, l’Unto, il Cristo. O
Chiave di Davide, scettro della casa di Israele, che apri e nessuno può chiudere, chiudi e nessuno
può aprire: vieni, fa’ uscire dal carcere l’uomo prigioniero, che siede nelle tenebre e nell’ombra di
morte. Il Messia avrà il potere di Davide: chiave e scettro sono i suoi simboli.
Seguono due antifone ‘cosmiche’, la prima cosmologica: (V) O Oriente (Astro), che sorgi da
oriente, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni e illumina chi giace nelle tenebre e
nell’ombra di morte. E poi ancora uno sguardo universale sull’azione del Messia: (VI) O Re
delle genti, desiderio di tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno: vieni e salva
l’uomo che hai formato dal fango. Infine risuona la contemplazione dell’Emmanuele
nell’imminenza del Natale: (VII) O Emmanuele, nostro re e legislatore, attesa delle genti e loro
salvatore: vieni a salvarci, Signore Dio nostro.
Ovviamente qualsiasi traduzione non riesce a eguagliare la poesia del testo originale latino
e la melodia gregoriana che da secoli gli dà voce. In ogni antifona la risonanza del canto pone
una diversa enfasi su parole diverse del testo. Sempre coinvolgente ed elevante risulta il
melisma iniziale sul vocativo “O” e sul titolo cristologico, così come la chiusura con
l’invocazione veni e la supplica seguente. L’Avvento è il tempo dello stupore: di fronte
all’Emmanuele i cristiani fanno ‘Oh!’ e per ben sette giorni fanno risuonare nel canto la gioia
di questo incontro.
Il canto e l’ascolto delle Antifone Maggiori rappresentano forse la più bella esperienza
musicale per vivere con intensità l’Avvento. Le Antifone possono costituire la filigrana di
alcune meditazioni bibliche, per dei momenti di ascolto, per un’esperienza di preghiera, per
un’elevazione musicale natalizia spiritualmente ricca e dal gusto musicale raffinato. Oltre
all’antica e diffusa versione gregoriana e ad alcune composizioni con testo tradotto in
italiano, è da prendere in considerazione la bella interpretazione polifonica di Marc-Antoine
Charpentier (Antiennes O de l’Avent) realizzata tra il 1684 e il 1698 per la cappella dei gesuiti
in rue Saint-Antoine a Parigi.
Giulio Osto
Facoltà Teologica del Triveneto – Padova
Torreglia – dicembre 2014