Il Cantastorie 03 / 2012
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Il Cantastorie 03 / 2012
Anno 2012 n. 3 I nostri nonni si raccontano: dall’adolescenza alla saggezza Evento d’estate: pizza per tutti alla pizzeria “Patatina”! Il Cantastorie di Villa del Carmine Perle di saggezza Quando la saggezza popolare ha un nome e un volto, quello di Giuseppina Antonetti I pomeriggi a Villa del Carmine trascorrono tranquilli, tra racconti, ricordi, fresche bibite e gelati. C’è chi sonnecchia, chi chiacchiera, chi canticchia un motivetto ripescato negli angoli più remoti della memoria. I nonni preferiscono ricordare la loro adolescenza, la loro gioventù. E in quest’oasi felice, immersa nel verde, è facile lasciarsi trasportare dai ricordi. Giuseppina Antonetti risiede a Villa del Carmine dal 9 novembre del 2006. È di Collettara di Scoppito, è nata il 17 maggio del 1923. È stata una grande lavoratrice, ha avuto una vita di fatiche quotidiane e sente la mancanza del lavoro della terra. Ricorda i giorni in cui trasportava chili e chili di fascine sulle spalle, e lo faceva cantando, senza sentire la fatica. Giuseppina è una donna allegra, che ama ballare. Non perde l’occasione per volteggiare leggera, a dispetto della possente struttura fisica che testimonia il lavoro svolto. Appena può inizia a ballare; tanghi, mazurche, valzer, saltarelli, ogni ritmo è buono per iniziare un nuovo giro di danza. E che sia la piazza del paese, o il cortile di Villa del Carmine, non fa differenza. La sua verve è accompagnata da una intelligenza vispa e spigliata, e i suoi ricordi sono nitidi e vivaci, proprio come lei. Predilige tornare ai tempi della sua adolescenza e riporta tutti coloro che l’ascoltano a quei tempi con simpatici proverbi e stornelli, perché la saggezza popolare si esprime anche così. ...è meglio a fà l’amore sopra le frùscie che a parlà cò chi non capisce!!! È così che Giuseppina apostrofa chi non vuole ascoltarla o fa finta di non capire, e alla domanda: << Giuseppina, ma cosa sono le “frùscie”? >> la risposta e immediata: << sò le fronne delle marrocchie! Aji tempi mé, se metteéno ‘aji materassi! …e quanno era scomodu a durmicci… mica è come mmò che è tutto morbido!>> Eh sì! Perché per Giuseppina la vita “comoda” riposata, senza nulla da fare, non è vita! O, perlomeno, si ostina a definirla una sofferenza, per restare incardinata nel suo personaggio di alacre lavoratrice. E a sostegno di ciò, definisce la residenza di Villa del Carmine “ju patibbulu Frattale”: troppe comodità per lei! 2 Il Cantastorie di Villa del Carmine Occhi di ragazza: Clara Nurzia Un giovane volto, un sorriso per tutti... ma tanta tristezza nello sguardo A vederla poggiata sulla sua sedia, diresti che la stanchezza ha preso il sopravvento, e che il sonno sta per avvolgerla. Invece basta avvicinarsi per capire che la mente è lucida e reattiva, mentre il corpo non risponde più ai suoi comandi. Eppure Clara riesce a farsi comprendere, e il suo desiderio di comunicare si manifesta con un guizzo nello sguardo e un sorriso disarmante. Clara è nata il 14 aprile del 1941, è ospite a Villa del Carmine dal 10 aprile del 2009 ed è la più giovane tra i nonni. Parla a fatica, eppure è un piacere ascoltarla. <<Sono nata e vissuta ad Arischia, ho un fratello che vive a Roma e una sorella, Elisa, che, invece, è rimasta al nostro paese. Lei, con la sua famiglia, sono il mio punto di riferimento. Mi sento amata da loro, ma anche da mio fratello… solo che la lontananza non gli permette di essere sempre presente come fa, invece, Elisa. Fortunatamente non mi hanno mai fatta sentire un peso, anche se la mia malattia è stata difficile da affrontare per tutti>> Clara ha una malattia genetica degenerativa che le è stata diagnosticata all’età di 20 anni. E’ a causa di questa malattia che si trova costretta sulla sedia a rotelle. Quando l’ho vista la prima volta, la prima impressione è stata quella di avere dinanzi una donna bellissima. I tratti somatici sono perfetti, e il verde dei suoi occhi fanno pensare a lontane e numerosissime conquiste. <<Ero fidanzata con un ragazzo che mi voleva molto bene. Ci amavamo e volevamo sposarci. Poi è arrivata la doccia fredda: mi hanno diagnosticato questo mostro che vive con me e dentro me. Ho pianto tantissimo, ho cercato di trovare ogni soluzione. Non c’è stato nulla da fare. La diagnosi era precisa e il decorso della malattia si preannunciava drastico. In quel momento ho dovuto fare una scelta. Dovevo decidere se rovinare solo la mia esistenza, o rovinare anche quella di colui che, per amore, voleva passare sopra a tutto. Ho fatto una scelta dolorosissima: l’ho lasciato. Lui non voleva abbandonarmi, voleva restare con me e vivere con me condividendo la mia sorte. Io sono stata molto decisa e non l’ho più voluto vedere. So che per lui è stato un periodo bruttissimo, non si rassegnava dinanzi a questa mia decisione. Era talmente innamorato di me che, pur di non vedermi più, è emigrato. Per fortuna si è rifatto una vita, ha una moglie, dei figli. Eppure mi scrive sempre, mi manda gli auguri per ogni ricorrenza, e qualche volta, quando è tornato in Italia, è venuto anche a trovarmi.>> Clara parla a fatica con la bocca, ma gli occhi parlano per lei, e aggiungono tante sfumature ed emozioni alle parole che riesce a pronunciare. Cerca di mantenersi attiva, per quanto possibile, anche con impegni all’esterno di Villa del Carmine e per questo motivo, una volta a settimana, vengono a prenderla gli operatori della Comunità XXIV luglio. E’ l’accettazione della sua condizione che stupisce. Ti aspetteresti una donna arrabbiata col mondo, e invece hai dinanzi agli occhi una donna serena, che sa di essere stata eccessivamente sfortunata, ma sa anche che non è colpa di nessuno. Clara riesce a trasmettere serenità, non rassegnazione. E consapevole dell’impegno di chi si prende cura di lei, non perde occasione per ringraziare Marzia e Michela per averla accettata in Villa. 3 Il Cantastorie di Villa del Carmine Raniero Bucci: un eroe mancato Un uomo con un unico cruccio: non aver dato ospitalità a un ragazzo in pericolo R aniero Bucci è nato il 2 aprile del 1924, è di San Benedetto di Bagno, ma negli ultimi anni abitava a L’Aquila, in Via Mario Tradardi, in un appartamento frutto di tanti sacrifici che, solo a ricordarli, gli si velano gli occhi di lacrime. Gli ultimi attimi che ricorda dentro quella casa, sono quelli drammatici del 6 aprile 2009, quando non riusciva ad aprire la porta perché era rimasta bloccata. Momenti di panico che lasciano il posto alla speranza quando riescono a far uscire da quella trappola sia lui che la sua badante. È stato per 3 mesi a Rieti e poi è venuto a vivere a Villa del Carmine, e ha riacquistato la serenità che merita. Raniero ha iniziato a lavorare a 16 anni, primo di 4 figli orfani di padre, ha dovuto sobbarcarsi la responsabilità della famiglia già dall’adolescenza. Faceva l’aiutante di cantiere, il ragazzo di fiducia di ingegneri e ragionieri che si occupavano di grandi opere all’Aquila. Ricorda di aver lavorato con il team che ha costruito il Cinema Massimo, e lo ha fatto con grandi soddisfazioni, perché non era consuetudine che ci si potesse fidare un ragazzo di quell’età. Ha fatto anche il muratore, e lo ha fatto anche fuori città. Ricorda in particolare quando lavorava a Terni, insieme ad altri aquilani che, come lui, cercavano di sbarcare il lunario lavorando alacremente. Di quel periodo ha ricordi vividi. <<Io non volevo andare a lavorare a Terni, ma la necessità mi ha spinto. Adesso dico “meno male” perché se fossi rimasto a lavorare a L’Aquila, sarei finito sotto i bombardamenti della stazione. A Terni ho conosciuto una bella famiglia che ci ospitava. Quasi tutte le sere veniva a chiamarmi il figlio piccolo, di 11 anni, e mi diceva di salire da sua sorella, di qualche anno più grande di lui. Quando salivo, la sorella (Wanda) e la madre mi trattavano come se fossi un re, forse perché ero il più piccolo dei lavoratori. Mi davano la possibilità di lavarmi, di pettinarmi, e avevano sempre un pasto caldo per me.>> 4 Il Cantastorie di Villa del Carmine Mentre racconta questa storia asciuga le lacrime, e poi spiega: <<Quando sono tornato a casa, ricevetti una lettera della madre di Wanda che mi chiedeva se potevamo ospitare suo figlio perché a Terni c’erano grossi problemi. Io chiesi a mia madre se potevamo farlo ma lei mi disse che non era possibile perché stavamo già troppo stretti noi. Dopo pochi giorni seppi che Terni era stata bombardata e che ci furono molti morti. Non ho mai saputo che fine fecero Wanda, il fratello e la madre, e penso sempre che se li avessi ospitati forse li avrei salvati>> Ma Raniero ha anche dei ricordi felici. Quando gli si chiede di raccontarcene qualcuno, non esita a parlare di sua moglie: <<Rita Teresa Bucci, la compagna della mia vita. è morta 4 anni fa, ma con lei ho trascorso i momenti più belli della mia vita. A partire dal giorno del mio matrimonio. Ci siamo sposati nella Chiesa di Bagno, e ancora ricordo quanto era bella! Aveva dei capelli neri e ricci che spiccavano sull’abito bianco. Allora il pranzo non si faceva al ristorante, si cucinava a casa, e noi avevamo chiamato un cuoco che già dal giorno prima aveva iniziato a cucinare. C’erano 60 ospiti e fu una festa bellissima>> Raniero rimpiange le sue passeggiate a Paganica, prima del terremoto, quando il venerdì andava al mercato e poi a comprare le paste. Ma questi ricordi lasciano il posto alla gratitudine per l’affetto che ha trovato nella struttura che lo ospita. 5 Il Cantastorie di Villa del Carmine A! R I PE Z Z A P IZZ LA P to men a t n u a TI l’app ”. Quest TUT e r a anc Villa armine, i m r o a fu v lC pote ena a de mento è l l C i n “ V o i N ta d lla o de gli ospiti . L’appun egra briv i t s e on eria n’all cchine z c U z , i . a p t o a in st vol stati l 1° ago con 5 m aperto o m e a a sia .00 d spostat tatina” h Adolfo 9 1 e è . a all e si a “P familiari calore i h r c e z gata . La Piz e ai loro on il ertac e o i t t l n priva e ai non no acco ue, ma c dia g n rt ar le po olfo ci ha traddistin anta goli , è t n d ita e Ro che li co ettavano a, squis imen sp no lli uma non si a irci. La c o r n e piat s e t e r t e di men ia di dive attut ricor t e l e b e a l r e t er ch e vog avanti o ap neti tipi n n o a o s t z a anda sati, can cena si stro org liari i o vi dopo ica del n nni, fam prov a M o s n u li. cevo con la m iorgio, e G e danz i fiducia, atenati!!! c d tista si sono s f f e sta 6 Il Cantastorie di Villa del Carmine Clara Nurzia Lidia Natellis - pag. 3 - pag. 8 7 Il Cantastorie di Villa del Carmine Lidia Natellis: un’insegnante mai in pensione Un libro tra le mani, la mente altrove, e l’impressione che, nonostante la lettura, non le sfugga niente di ciò che le succede intorno L idia Natellis è nata il 5 giugno 1921 e risiede a Villa del Carmine dal 4 settembre 2009. Un viso incorniciato da capelli corvini, abbigliamento elegante e andatura incerta, unico elemento che fa trasparire la sua età. E’ sempre assorta tra le pagine di un libro, ma toglie dolcemente gli occhiali e si lascia andare ai ricordi non appena le si presenta l’occasione. Lidia abitava in centro all’Aquila e le sue giornate trascorrevano con grande tranquillità. La passeggiata con la figlia, le partite a carte con le amiche, il caffè in un bar del centro, erano le attività che preferiva. Ci racconta che, da giovane, la sua casa era vicinissima a Piazza Duomo. Figlia di un noto avvocato dell’epoca, sposò il figlio di un personaggio storico per la città dell’Aquila: Lionello Lopardi, figlio di Baldino Lopardi, sindaco e senatore di grande spessore. Lidia era insegnante di lettere, e ancora oggi ha il cipiglio e il tono di voce tipici di chi è abituata ad essere ascoltata. Ricorda che spesso si trovava a dare consigli ai genitori, perché da professoressa attenta qual era, si rendeva subito conto se i ragazzi avevano qualcosa che non andava in famiglia. In particolare, ci racconta: <<ricordo che in due diverse classi in cui insegnavo, quando ero al Liceo Scientifico, c’erano due sorelle. Una di queste era brava a scuola, l’altra un po’ meno. Quando la mamma venne a parlare con me, le dissi della situazione e mi accorsi che lei aveva una certa predilezione per la ragazza più brava. Mi resi conto solo in quel momento che la ragazza meno brava, in realtà, aveva qualche disagio proprio perché era denigrata dalla mamma. Mi permisi di suggerirle di avere un atteggiamento più affettuoso anche con lei, oltre che con la figlia privilegiata. Dopo pochi mesi fui in grado di dire alla mamma, che venne di nuovo da me, che entrambe le figlie sarebbero state promosse a pieni voti, e che la ragazza che prima aveva dei problemi, aveva recuperato ampliamente. La mamma di quelle due ragazze, non ha mai smesso di ringraziarmi per averle fatto notare che la sua severità si era trasformata in un atteggiamento che nuoceva alla formazione della figlia. Queste sono le soddisfazioni più grandi che una professoressa possa avere.>> Lidia adesso vive circondata dall’affetto del personale di Villa del Carmine, ed è coccolata incessantemente da sua figlia Maria Grazia e da suo figlio Riccardo. Da loro due ha avuto tre nipoti, che rendono allegra questa fase della sua vita. Consapevole di essere una donna fortunata, mi guarda negli occhi e mi dice: <<mia figlia mi riempie di regali come se fossi una bambina, e questo mi rende così felice!!!>> Mette di nuovo gli occhiali e si perde nuovamente tra le parole di un romanzo rosa, nulla a che vedere con i suoi adorati Dante o Manzoni. Ma, si sa, dopo tanti anni di duro lavoro, adesso vuole solo godersi il meritato relax impegnando la mente in storie leggere e piacevoli. 8 Il Cantastorie di Villa del Carmine I bambini di ieri Interessanti ricordi che fanno riflettere C apita spesso che un nonnino, o una nonnina, inizino a raccontare le loro abitudini in tempi passati. E allora è inevitabile il coinvolgimento di tutti gli altri nonni che si trovano nello stesso luogo. Inizia così una piacevolissima conversazione che aiuta tutti a cercare nelle pieghe nascoste della memoria. Anche questo è un ottimo esercizio mentale per loro. E’ per questo che cerchiamo sempre di stimolare i loro ricordi. E vengono fuori racconti interessantissimi…. <<Ai miei tempi, ai bambini piccoli, per farli stare buoni, gli si dava “la pupazzetta”. Era un pezzo di stoffa dentro il quale si metteva ello zucchero, poi si legava e si metteva in bocca al bambino che piangeva…. Mica c’erano i ciucci allora! Usavamo questo! E come funzionava bene! Oggi, se provi a dare un po’ di zucchero a un bambino ti mandano in galera! Noi ci siamo cresciuti così, e ci abbiamo allevato anche i nostri figli!>> <<Vi ricordate come facevamo quando piangevano i nostri figli perché gli stavano nascendo i denti? Gli passavamo un po’ d’orzata sulle gengive gonfie, e subito smettevano di piangere!>> <<E vi ricordate cosa gli davamo quando dovevamo svezzarli? Altro che omogeneizzati e minestrine! Facevamo il pane cotto con l’alloro e l’aglio! Eppure sono cresciuti lo stesso!>> E continuano con i ricordi dei pannolini di lino o di cotone, per i più poveri, che altro non erano che triangoli di stoffa che dovevano essere lavati a mano, al fiume o, se si era più fortunati, alla fonte. Un mondo diverso, che ricordano con rimpianto e nostalgia. Ma anche con la consapevolezza che oggi si sta decisamente meglio! Il paragone è costante, perché i nonni sono giornalmente in contatto con i bambini, che siano i loro pronipoti o i figli della Direttrice Michela. Anche alle feste di Villa del Carmine ci sono sempre i bambini, e che allegria!!!! 9 Il Cantastorie di Villa del Carmine Marcellina Di Nicola Vedova da anni, ha una sola passione: il figlio M arcellina è ospite di Villa del Carmine da 3 mesi. è nata il 18 luglio 1925 ed è un’aquilana purosangue. E’ vissuta nel quartiere Banca d’Italia fino alla notte del 6 aprile. Da quel momento è vissuta in diversi hotel, fino al momento in cui è riuscita ad entrare in Villa. Marcellina ha un solo figlio, Giampaolo, che la viene a trovare tutti i giorni. <<Ho solo lui, da quando è morto mio marito. Ho sposato Gustavo Castellani nel 1955. Lo conoscevo da appena un anno. Ci siamo incontrati al matrimonio di sua sorella. Erano nostri vicini di casa. Purtroppo è morto a soli 48 anni per una malattia. è per questo che sono molto legata a Giampaolo. Ho vissuto e vivo per lui e per la sua famiglia.>> Marcellina ha il cipiglio della donna forte, severa. Ancora oggi sembra dettare legge al suo caro Giampaolo. <<Mio figlio è impiegato in banca, ma, sinceramente, avrebbe potuto fare molto di più. Ha il diploma dell’istituto tecnico industriale, ma non ha voluto continuare con l’Università. Per fortuna ci sta pensando mio nipote, Riccardo, che a 26 anni è fisioterapista>> Ricorda che quando stava a casa, in centro, usciva sempre. Andava in Chiesa, partecipava agli spettacoli che organizzavano in parrocchia. <<Ricordo che quando c’era la Perdonanza, tutta la città era in festa. Si respirava un’atmosfera diversa, c’era più armonia tra tutti... mica come adesso che litigano sempre! Ricordo quando si adoravano le reliquie di Pietro Celestino: che commozione!>> Marcellina ha dei bei ricordi anche dell’adolescenza: <<che bello quando facevamo la festa della ginnastica! Il 24 maggio era il giorno dedicato a questa festa, e ci ritrovavamo tutti al castello per fare esercizi insieme. E che bello quando cantavamo “Faccetta nera”!>> . 10 Il Cantastorie di Villa del Carmine Liliana Panella Figlia, sorella, segretaria e zia. Una vita dedicata agli altri D << a ragazza abitavo vicino al convento dei Frati Francescani, a Santa Chiara. Ho trascorso la mia gioventù tra la Chiesa e la scuola. A quei tempi era difficile che una ragazza potesse studiare. Io sono stata fortunata. Ho frequentato l’Istituto Magistrale e ho anche iniziato a fare qualche supplenza. Poi mio fratello mi ha chiesto di lavorare per lui, e così ho lasciato perdere l’insegnamento.>> A parlare è Liliana Panella, una nonnina nata il 23 aprile 1930 e ospite di Villa del Carmine dal 18 luglio 2010. Liliana ha trascorso la sua vita dietro le scartoffie e i telefoni della segreteria della ditta di suo fratello Ubaldo. <<Mio fratello faceva lavori su commissione, forniva grondaie, discendenti e altri materiali zincati. Era un grande imprenditore, e io ho sempre lavorato per lui. Lo facevo nel suo ufficio, ma anche a casa. Sì, perché sono sempre stata a casa con mamma, non mi sono mai sposata, e per starle vicina spesso lavoravo in casa.>> Liliana racconta che suo fratello la adora e che pur di farla stare bene, le ha acquistato un appartamento vicino al suo, così poteva averla vicina. Traspare che la sua decisione di non sposarsi è dipesa molto da questo suo viscerale legame per la sua famiglia. Il suo mondo erano la madre e il fratello, tutto ciò che ha fatto lo ha fatto in funzione di loro due. Adesso trascorre le giornate in attesa della visita di Ubaldo, che non salta un giorno per venirla a trovare. Ricorda con piacere i pomeriggi trascorsi a ricamare, a fare lavori con l’uncinetto e con i ferri per le sue nipoti. Ma sente la nostalgia per i tempi in cui viveva vicino ai Frati di Santa Chiara, a L’Aquila. 11 Un ramo di pazzia abbellisce l’albero della saggezza. A. Morandotti Via S. Maria Scoppito - L’Aquila Tel. 0862.717065 Direzione Amministrativa Michela Frattale Direzione Attività Ospiti Marzia Frattale Il Cantastorie di Villa del Carmine Rivista mensile a distribuzione gratuita Aut. Trib. AQ n. 7/2012 Reg. Stampa Direttore Responsabile Giusi Fonzi Redazione a cura di Michela e Marzia Frattale Progetto Grafico Renato Roncagli Miceli Con la collaborazione di Luana Masciovecchio Con la partecipazione dello Staff Alessandra Pace, Palma Di Curzio, Maddalena Amicuzzi, Esterina Santucci, Michele Mastracci, Daniela Sebastiani, Esmeralda Marini, Carla Bruschi, Maria Spagnoli, Emanuela Paderni, Enza Latini, Giorgio Cirella, Nicoleta Ilinca, Monica Martinas, Daniele Bonomo, Nerina Anzuini, Tony Scaretti, Patricia Sifuentes, Marianna Maksimiv, Federica Battistoni, Donatella Villani, Luca Mastropierro, Martina Coruzzi. www.villadelcarmine.it