ALEXANDER FLEMING (1881-1955)
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ALEXANDER FLEMING (1881-1955)
ALEXANDER FLEMING (1881-1955) a cura di Anna Mequio A.A. 2007/2008 BIOGRAFIA: Sir Alexander Fleming medico, scienziato e filantropo nacque nel 1881 in una fattoria a Lochfield nell'Ayrshire, regione rurale della Scozia. Discendente di una famiglia di agricoltori fu il terzo di quattro figli. Durante l’infanzia, Fleming passò molto del suo tempo libero a correre e giocare tra i ruscelli e le valli tipiche del paesaggio scozzese, sviluppando interesse per i fenomeni naturali. Rimase orfano di padre a soli sette anni e per lui frequentare gli studi divenne duro: il futuro scienziato fece immensi sacrifici per arrivare alla laurea. Per un breve periodo dopo il diploma superiore, spinto dalle necessità, lavorò come impiegato in una compagnia di navigazione, con il rischio di dover interrompere la carriera scolastica; malgrado ciò, quel lavoro gli fornì le risorse necessarie per iscriversi all’università. Come studente di medicina Fleming dimostrò immediatamente di possedere eccezionali capacità, superando con estrema facilità tutti gli esami e guadagnando numerosi premi: nel 1906 ottenne il College Diploma e nel 1908 il London University Degree con medaglia d'oro. In virtù della brillante carriera universitaria, fu immediatamente scelto come allievo interno da Sir Almroth Wright, microbiologo, professore di patologia ed uno dei maggiori esperti di immunologia del tempo: iniziò così la brillante attività di Alexander Fleming che da semplice studente lo portò a diventare uno degli assistenti personali di Wright ed a lavorare al suo fianco in laboratorio. Intanto nel 1915 Fleming sposò Sarah Marion Mc Elroy, figlia di un allevatore irlandese, la quale lavorava in una casa di cura privata. Nel 1924 Alexander e pag 1 Sarah ebbero un bambino, che chiamarono Robert, il quale sarebbe poi diventato un fisico affermato. Il matrimonio durò fino alla morte di lei, nel 1949. Fleming morì il giorno 11 marzo 1955 e fu sepolto nella Cattedrale di St. Paul, insieme ad altri inglesi illustri. Dopo la sua morte gli è stato dedicato un cratere sulla luna. LE SUE SCOPERTE: La prima risale al 1922, quando aveva 41 anni ed era ricercatore nel laboratorio di Sir Almroth Wright. Fleming aveva un raffreddore che durava da alcuni giorni. Decise allora di prendere le proprie secrezioni nasali e di metterle su una piastra usata per coltivare i batteri, per vedere se si sviluppava qualche germe. Il giorno seguente, mentre stava analizzando le colonie dei batteri cresciuti, una lacrima cadde inavvertitamente nella piastra di coltura. All'inizio Fleming non diede alcun peso all'accaduto e, compiute le sue osservazioni, ripose la piastra. Il giorno dopo riprese la medesima piastra e con stupore si accorse che i batteri sulla piastra avevano formato colonie omogenee tranne che in una zona, dove si poteva scorgere chiaramente un'area tondeggiante, chiara. Essa corrispondeva proprio al punto dove era caduta la lacrima. Fleming allora ipotizzò che nella lacrima potesse esserci una sostanza ad azione antibiotica naturale, responsabile della morte dei batteri. In effetti si trattava di un enzima capace di distruggere i batteri per lisi. Per le sue caratteristiche lo chiamò lisozima, e cercò di sfruttarne le qualità per la cura delle malattie infettive. Purtroppo, però, il lisozima, che è normalmente presente nelle lacrime, è attivo contro germi che raramente danno disturbi e quasi mai causano malattie. L'idea di trovare un antibiotico efficace venne perciò accantonata, ma ritornò prepotentemente in scena sei anni dopo. Nel 1928 Fleming al ritorno nel suo laboratorio dopo un breve periodo di vacanza osservò le colture fatte prima di partire e notò che in una piastra c’era un alone chiaro inusuale: in quella zona i batteri non erano cresciuti. Assomigliava all’analogo fenomeno osservato anni prima per la sua lacrima, ma al centro dell’area c’era una muffa. Fleming intuì subito l’importanza della sua pag 2 osservazione. Condusse alcuni esperimenti e vide che la muffa apparteneva al genere Penicillium notatum e produceva una sostanza, che chiamò penicillina, in grado di impedire la crescita dei batteri. Fleming, che pubblicò questa sua osservazione, tuttavia non ne poté approfondire fino in fondo l'importanza. I tentativi di tradurre in risultati pratici le sue osservazioni non diedero i risultati sperati. Penicillium notatum Il suo lavoro fu rispolverato quando, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, s'incrementò di molto la ricerca di sostanze in grado di contrastare le infezioni che i soldati contraevano in battaglia e che provocavano cancrena e morti in numero maggiore di quanto la gravità delle ferite potesse giustificare. Di fronte alle scelte drammatiche imposte dalla guerra, si effettuarono tentativi con farmaci che, in condizioni normali, non sarebbero mai stati sperimentati. Fra questi anche la penicillina, nella sua forma modificata ad opera dei due scienziati americani Howard Florey, patologo dell’Università di Oxford, ed Ernest Boris Chain, un biochimico ebreo. I due, utilizzando tecniche all’avanguardia, riuscirono a migliorare l’isolamento della penicillina e a concentrarla. La usarono così con successo per curare infezioni nell’animale da laboratorio e poi nell’uomo. Nonostante gli sforzi, la penicillina prodotta con questo procedimento era davvero poca e non bastava per le truppe e la popolazione civile, sempre più colpita da infezioni: questo antibiotico veniva anche recuperato dalle urine dei malati trattati, per poterla usare nuovamente. Si diede quindi una straordinaria spinta alle ricerche incrementando la produzione mediante i processi fermentativi. Nell'intento di unire le forze di britannici e americani per produrre su larga scala la penicillina, Florey pag 3 attraversò l'Oceano e si recò negli Stati Uniti, al Northern Regional Research Laboratory del Dipartimento statunitense dell'agricoltura a Peoria, nell'Illinois. Qui da qualche tempo i ricercatori si arrovellavano su come riutilizzare i resti della lavorazione dei cereali. La proposta di Fleming fu di usarli per arricchire i terreni utilizzati per crescere le muffe che producevano penicillina. Infatti, quando l'estratto era aggiunto alle colture si otteneva un incremento di dieci volte nella produzione dell'antibiotico. Ma la cittadina di Peoria doveva contribuire ulteriormente alla causa: si pensò di far arrivare da tutto il mondo vari campioni di muffe Penicillium, partendo dal presupposto che alcune producevano molta penicillina e altre meno, per trovare quella capace di produrre la maggior quantità di antibiotico. Il caso volle che a risultare vincente in questa contesa "mondiale" fosse una muffa spedita al Northern Regional Research Laboratory da una donna della medesima cittadina di Peoria, Mary Hunt, e battezzata pertanto Muffa Mary. La donna aveva scoperto la muffa su un melone preso a un supermercato locale, che presentava sulla superficie una muffa tanto "bella e di colore dorato" da indurla a portarla ai laboratori di Peoria. Tale muffa aumentò di altre dieci volte le capacità produttive e lanciò definitivamente la produzione su larga scala della penicillina. I riconoscimenti per Fleming, alla fine, arrivarono: nel 1944 fu fatto Cavaliere, e nel 1945, con Howard Florey ed Ernst Chain, i due scienziati che hanno studiato a fondo le ricerche di Fleming, ricevette il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina. Non è possibile comprendere l’importanza della scoperta degli antibiotici senza immergersi per un attimo nell'Europa di inizio secolo Le malattie batteriche, come la tubercolosi, la difterite, la pertosse o il tetano, regnavano ed erano compagne abituali, di vita e di morte, del popolo come dei sovrani. Anche un semplice graffio ad una gamba poteva mutare in dramma: se nella ferita si annidava il temibile batterio Clostridium welchii, in pochi giorni l’arto si gonfiava con il gas prodotto dal germe, trasformandosi in una cancrena nera. Il malato a questo punto aveva poca scelta: perdere la gamba o la vita. Un altro batterio, lo pneumococco, causava invece delle forme di polmoniti molto pericolose che portavano nei casi più gravi pag 4 ad un accumulo di pus nella cavità pleurica. Il trattamento consisteva nel segare una o più costole e inserire un drenaggio per evacuare il pus, ma l’intervento non sempre serviva a salvare la vita del malato. I bambini morivano soffocati di difterite, mentre il tifo e il paratifo causavano gravi febbri intestinali con esito mortale. Gli streptococchi e gli stafilococchi causavano infezioni acute ai reni, alla vescica o all'intestino. La sifilide e la gonorrea, anche se tenute nascoste, erano un vero flagello per tutti i ranghi sociali. Nel 1918 il colpo di grazia venne dalla Spagnola: le infezioni batteriche aggravarono gli effetti del virus dell'influenza, provocando milioni di morti. A parte qualche raro vaccino, la medicina non possedeva valide armi terapeutiche. Il trattamento delle infezioni batteriche consisteva, quando era possibile, nel lavaggio delle zone infette con degli antisettici chimici, che distruggevano i germi ma purtroppo anche parte del tessuto. Durante la prima Guerra Mondiale migliaia di soldati morirono al fronte per semplici infezioni, le ferite si trasformavano spesso in cancrene putride che obbligavano i medici a effettuare molte amputazioni. Almroth Wright, un professore di patologia e batteriologia al St.Mary's di Londra, con la collaborazione di Alexander Fleming, un medico scozzese, decise allora di intraprendere una crociata contro i microbi. Convinti dell'inefficienza degli antisettici utilizzati fino allora, ricercarono nuove sostanze capaci di curare le infezioni batteriche fino ad arrivare alla grande scoperta della penicillina. LA LEGGENDA DI FLEMING E CHURCHILL: Una diffusa leggenda nata negli anni cinquanta racconta che Fleming avrebbe avuto la possibilità di intraprendere e completare gli studi universitari grazie a un avvenimento casuale. Secondo questa leggenda Alexander (o suo padre, in altre versioni) salvò la vita ad un bambino che, caduto in uno stagno, stava per affogare. Il bambino tratto in salvo sarebbe stato Wiston Churchill, i cui genitori, riconoscenti, avrebbero dato al giovane Alexander la possibilità di studiare che altrimenti non avrebbe avuto. Tale leggenda ha un proseguimento: la vita di pag 5 Churchill sarebbe stata salvata una seconda volta da Fleming. Essendo l'ormai anziano statista affetto da una grave forma di infezione, sarebbe stato uno dei primi pazienti guariti dalla penicillina (in realtà la probabile origine dell'infezione sarebbe stata virale e non batterica, e Churchill sarebbe stato curato con un diverso farmaco). “La storia della penicillina ha qualcosa di romanzesco e aiuta a illustrare il peso della sorte, della fortuna, del fato o del destino, come lo si vuole chiamare, nella carriera di ogni persona”. (Alexander Fleming) SITOGRAFIA: http://biografie.studenti.it http://wikipedia.org http://www.minerva.unito.it pag 6