Dopo 20 anni in Romania, ancora tanta voglia di

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Dopo 20 anni in Romania, ancora tanta voglia di
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SETTE GIORNI
3-9 marzo 2014
INSIEME
Dopo 20 anni in Romania, ancora tanta voglia di essere leader
intervista con LUIGI CAVERNI, amministratore generale del gruppo MENATWORK
Nonostante lo sviluppo molto
lento del mercato immobiliare
romeno, il gruppo italiano
Menatwork, fornitore di materiali per costruzioni, prodotti
di edilizia prefabbricata per
interni, attrezzature per impianti elettrici, corpi e sistemi professionali d’illuminazione, equipaggiamenti termici e sistemi
di climatizzazione, guarda con
ottimismo verso il 2014, anno
in cui celebra il suo 20-o anniversario. Sull’attivita’ di
Menatwork, uno dei primi investitori italiani in Romania, ci
ha parlato l’amministratore
generale del gruppo, Luigi
Caverni:
La sua azienda quest’anno
festeggia 20 anni di attività in
Romania. Come si caratterizzano questi anni e quali sono le
vostre principali conclusioni
dopo questo lungo periodo?
Sì, abbiamo aperto nel 1994,
20 anni fa. All’inizio la Romania
cambiato in meglio, cosa è cambiato in peggio?
Dopo soli 20 anni il volto del
paese è molto diverso. Di positivo
c’è sicuramente la modernizzazione, d’altra parte però si è un po’
persa l’identità della nazione. Questo è un fenomeno normale in
un’epoca di globalizzazione, ma
mi auguro che il Paese mantenga
la sua impronta caratteristica, le sue
tradizioni, la sua cultura, tutte cose
di valore che può offrire al resto del
mondo.
Per quanto riguarda il mercato,
vorrei che ci fosse un po’ di stabilità, che manca anche perché il
Paese ha un’economia giovane,
basti pensare che noi siamo arrivati non molto dopo la caduta di
Ceausescu. Ci vorrà ancora parecchio tempo prima che si arrivi ad
un consolidamento. Nel frattempo
dalla crisi abbiamo imparato che
bisogna stare attenti, e che non
possiamo dare per scontate cose
che invece lo sono in Italia, o in altri
Paesi. Finché il Paese cresce que-
i propri fornitori: avere un rapporto così buono con i fornitori dopo 6
anni consecutivi di crisi è un grande risultato. Siamo orgogliosi anche
di aver saputo scegliere come fornitori aziende di valore, non solo
economico ma anche come persone che le gestiscono.
Per fare solo alcuni nomi dei fornitori che ci hanno sostenuto: il
Gruppo Manni (Isopan), Armstrong,
Mapei, Siniat, Cavatorta, Tarkett,
Vimar, Vortice. Ma praticamente da
tutti i fornitori abbiamo avuto appoggio e supporto.
Quali obiettivi vi proponete
per il 2014?
Quando il mercato si contrae,
tra gli operatori diventa una sorta
di guerra di sopravvivenza. Se la
torta si riduce, ognuno cerca di
prendere la sua fetta (quota di
mercato) a discapito degli altri, e
questo la maggior parte delle volte
avviene facendo prezzi più bassi.
Ormai i prezzi sul mercato sono
troppo bassi, e questo è un danno
non facile attuazione per tanti
motivi (anche una certa attitudine
all’individualità di noi italiani), ma
sono convinto che procedendo con
costanza nella stessa direzione,
prima o poi i risultati arrivano.
Perciò intendiamo andare avanti su
questo, anche all’interno delle istituzioni di cui facciamo parte, come
che utilizzano impianti italiani.
Questa è la strada che abbiamo
seguito finora, e che intendiamo
continuare a seguire. Nel futuro vorremmo anche puntare sui servizi
che possiamo offrire alle aziende
italiane interessate ad investire in
Romania. Dopo 20 anni, abbiamo
un ottimo know-how del paese.
Oltre a questo, abbiamo anche
diversi servizi che possiamo offrire,
ad esempio come centro servizi di
lavorazione dell’acciaio, ma anche
molti altri, dalla logistica agli spazi
nel nostro sito, a molto altro.
Continuerà ad espandere la
sua rete di filiali a livello nazionale?
Dopo le difficoltà del mercato
degli ultimi anni, prima di espanderci ulteriormente vogliamo consolidare la nostra posizione, quindi per il momento non abbiamo in
progetto nuove filiali, anche perché
la nostra sede centrale di Bucarest (Popesti Leordeni - Ilfov) e le 4
filiali che abbiamo già costituiscono una rete commerciale che copre
tutto il territorio della Romania
(Cluj Napoca, Craiova, Constanta,
Bacau).
era un paese completamente nuovo
all’economia di mercato, e abbiamo iniziato con l’entusiasmo dei
pionieri. Nel corso del tempo abbiamo visto il Paese cambiare velocemente mentre la nostra azienda cresceva. Siamo passati attraverso
fasi completamente diverse. All’inizio c’era la difficoltà dovuta al fatto
che le aziende come la nostra erano
una novità, ma anche il vantaggio
che hanno i primi che arrivano.
Per lunghi anni siamo cresciuti raccogliendo i risultati di un lavoro
fatto con grande passione. Poi è arrivata la crisi, che qui è stata ancora più dura che altrove, come spesso accade nelle economie più giovani e meno consolidate. Ora speriamo che presto la recessione sarà
finalmente alle spalle, così da riprendere il lavoro di crescita, forti anche
dell’esperienza fatta negli ultimi
anni.
Dal punto di vista personale in
questi anni ho sviluppato un legame molto profondo con la Romania. Basti pensare che mia moglie
è rumena, anche se lavora come
imprenditrice agricola in Italia.
Quindi ormai la mia famiglia è italorumena.
Un investitore straniero come
lei, come vede l’evoluzione della
Romania in questi anni? Cosa è
sti aspetti non si vedono bene,
quando arriva la crisi, invece, tutto
viene a galla.
Come valuta i risultati nel
2013? La crisi economica ha
continuato a farsi sentire?
Per buona parte noi siamo legati al settore dell’edilizia residenziale, e in questo campo la crisi è
stata molto dura anche nel 2013, che
forse è stato uno degli anni peggiori anche se il giro d’affari è stato
superiore al 44.000.000 euro.
Per ora, nel 2014 gli indicatori
sembrano migliori, e nei primi due
mesi registriamo un +15%. Ovviamente, visto com’è calato il mercato negli anni precedenti, prendiamo
con grande cautela questi segnali di
ripresa che sono piccoli, però ci
sono.
Per noi il 2013 è stato anche un
ulteriore anno di ristrutturazione
in preparazione per il futuro, che speriamo sia più roseo.
Nel corso dell’anno abbiamo avuto
un rapporto spesso teso con le
banche, ma alla fine dobbiamo riconoscere che ci sono state vicine e
ci hanno sostenuto.
Anche i fornitori ci sono stati
molto vicini, e questo per noi è un
grande risultato perché un’azienda
come la nostra vive proprio delle
relazioni che riesce a costruire con
per tutti quelli che lavorano sulla piazza. Speriamo che con una crescita,
che ci sembra di intravedere, si
possa tornare a prezzi più accettabili, che permettano agli operatori di lavorare con serenità.
Un punto fondamentale secondo me è il Made in Italy, che abbiamo portato avanti fin dall’inizio.
Si parla spesso di rafforzare il
“Sistema Italia”, ossia la collaborazione tra le aziende italiane che operano in Romania: ovviamente si
tratta di un obiettivo ambizioso, di
Confindustria, che svolge un lavoro importante in questo senso.
Anche perché già solo il brand
Made in Italy è un elemento di differenziazione dei prodotti che ci può
essere di grande aiuto nel nostro
obiettivo di tornare a prezzi sul mercato che siano accettabili.
Il Gruppo Menatwork nel corso
degli anni ha fatto un volume di
importazioni dall’Italia superiore
a 200 milioni di Euro, in merci ma
anche in tecnologie visto che abbiamo anche aziende di produzione,
Cosa ci può dire circa i programmi di sviluppo professionale e programmi sociali che
sviluppate?
La mia esperienza è che in confronto ad aziende italiane con un
core business simile al nostro, noi
siamo più strutturati, con i vari
dipartimenti (commerciale, logistica, IT, marketing, risorse
umane, amministrativo finanziario). Siamo attenti a formare i
dipendenti, con corsi di aggiornamento. Certamente la crisi non
aiuta in questo, quando le cose
andranno meglio vorrei dedicare
molte più risorse alla formazione,
perchè se la crisi ci ha insegnato una
cosa è che si tratta di un punto che
fa la differenza.
Quali sono le sue aspettative
in termini di politiche economiche del governo?
Le cose che il Governo potrebbe
fare ovviamente sono tante. La
prima che mi viene in mente è l’utilizzo dei fondi Europei, che l’Europa destina alla Romania e la Romania utilizza solo in piccola parte. Nel
2013, se non sbaglio, sono stati utilizzati solo 7 miliardi dei 40 che l’Unione Europea aveva destinato al
Paese. È un vero peccato, perché
queste risorse in realtà sarebbero
preziosissime per far ripartire il
Paese. In generale mi sembra che
le banche, la politica e gli imprenditori siano un po’ come dei mondi
paralleli, mentre secondo me ci
dovrebbe essere un rapporto più
stretto, che andrebbe a vantaggio di tutti. Questo ovviamente nei
limiti dei rispettivi ruoli.