Il card. Scola a Como
Transcript
Il card. Scola a Como
Attualità 3 Europa Como 5 21 Sondrio 31 «Perché anche voi foste stranieri» Il Parlamento europeo contro la mafia Quarta giornata nazionale dei Cammini Consumatori sicuri in provincia li interventi di MaG gatti e Colmegna nella Scuola di Forma- a nascita di una speL ciale commissione presieduta dall’euro- nche il comasco A meta di numerose iniziative che valorizza- n interessante conU vegno in occasione dela Giornata del zione socio politica. deputata Sonia Alfano. no itinerari storici. consumatore. 18 Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 5 maggio 2012 - € 1,20 Editoriale Un comasco al timone della storia di don Angelo Riva I l cardinal Angelo Scola, arcivescovo di Milano e Metropolita delle diocesi lombarde, per la prima volta a Como, a chiudere le celebrazioni dell’anno innocenziano. Con lui, dopo il Guanella e prima del Rusca, la Diocesi commemora l’unico Papa della sua storia, Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi, nel quarto centenario della sua nascita (1611-1689). Una lucidata alla scintillante gioielleria di casa. Non per un tuffo di nostalgia, né per il gusto un po’ retrò di rinverdire fasti che non ci sono più, ma per riscoprire, consolidare, rafforzare il nostro senso di Chiesa. La Chiesa Sposa purissima di Cristo, chiamata a solcare la polvere dei secoli, a insozzarsi di fango, anche, ma per riemergerne di nuovo candida, per virtù dell’Amato. E’ in questa luce tremula – crepuscolare, secondo alcuni; aurorale, secondo noi – che vorremmo incorniciare la commemorazione di Papa Odescalchi, tratteggiando – pur sprovvisti della competenza specifica di uno storico – quattro motivi per non dimenticare. [1] Anzitutto lo stile austero, parco, parsimonioso (tipicamente cumasch, secondo alcuni). Lo si capì subito all’indomani del conclave, quando il Papa - fisicamente uno spilungone - si presentò indossando lo stesso abito pontificio del predecessore Clemente X, più basso di lui di un paio di spanne. Una sobrietà di cui la Roma barocca del ‘600, adusa allo scialo e alla gozzoviglia, era bisognosa come dell’aria. L’Urbe caciarona e festaiola, all’inizio, mugugnò assai, e non ne ebbe granchè bene. Ma alla lunga capì la lezione, e lo invocò santo. [2] L’economo saggio e accorto. Il premier Monti potrebbe accendervi un cero, vista l’abilità – già comprovata nei precedenti incarichi di Commissario fiscale nelle Marche – con la quale papa Innocenzo seppe risanare le finanze pontificie, dissestate da sprechi e malaffare. Lavoro sodo, risparmio, oculatezza: questa la ricetta dell’ex-banchiere Odescalchi. Anche qui uno spaccato della parte migliore e virtuosa della nostra terra. [3] Il riformatore della Chiesa. Non solo sul versante dottrinale (vedi il contrasto al lassismo che serpeggiava nella morale cattolica), ma su quello dei costumi. Dobbiamo a papa Innocenzo la sterzata decisiva nella lotta contro il nepotismo, un bubbone storico che, mercanteggiando cariche ecclesiastiche fra il parentado del continua a pag. 2 Il card. Scola a Como Termina martedì 8 maggio, in cattedrale (ore 21), l’Anno Innocenziano, che la diocesi ha voluto dedicare alla memoria di papa Odescalchi nel quarto centenario della nascita. A concludere il ciclo di eventi e manifestazioni la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale di Milano Angelo Scola, che accogliamo per la prima volta in terra comasca da arcivescovo metropolita. Sangue cristiano in africa a pag. 6 Chiesa 10 “Lavoro, famiglia, solidarietà”: la diocesi in preghiera Como 19 Il servizio 118 celebra i 20 anni di vita al Teatro Sociale Sondrio 29 Dall’uomo di Similaun alla Valtellina di oggi VERSO IL MOLO 14 T utto é pronto per l’appuntamento con il Molo 14, in programma domenica 6 maggio a Bellagio. Il ritrovo è alle ore 8.30 sia a Como-Villa Olmo, sia a ColicoParco stazione ferroviaria per le operazioni di imbarco. Si raggiungerà Bellagio in battello. Sono previsti la Messa, il pranzo al sacco, i momenti di animazione e riflessione per ragazzi e catechisti. Iscrizioni presso l’Ufficio di Pastorale Giovanile, tel. 031-5001210. 2 Sabato, 5 maggio 2012 Idee e opinioni S ✎ L’opinione | ono neologismi che servono a chiarire rapidamente un concetto altrimenti spiegabile con un lungo giro di parole. Certo che, tra questi, l’espressione “esodati” riesce ad essere brutta in sé, e a dare immediata sensazione di situazione brutta. Già. Si tratta di quelle migliaia di italiani che, a seguito di accordo aziendale o perché l’azienda nel frattempo s’era squagliata, si trovano fuori dal mondo lavorativo ma pure fuori dal paradiso pensionistico. Cioè contavano di arrivarci con la vecchia normativa ante dicembre 2011, e magari uno “scivolo” previdenziale calcolato ad hoc per avere i contributi necessari per la pensione. Peccato però che, in quattro e quattr’otto, le regole previdenziali siano cambiate (in peggio). E il sogno di un’imminente pensione si è trasformato in un incubo. Incubo non è una parola eccessiva. Senza lavoro, molti italiani di una certa età hanno visto l’asticella previdenziale alzarsi all’improvviso di Nicola Salvagnin Riforma del lavoro e “esodati” anche di quattro-cinque anni. Di cosa si campa, nel frattempo? Qualcuno ha tentato di tornare precipitosamente nell’azienda che li aveva appunto “esodati”, spinti fuori con pacca sulle spalle e graziosa dote previdenziale: hanno trovato i cani lupo ad abbaiare alla porta. Purtroppo un lavoratore di una certa età, in Italia, è visto più come un peso che come un portatore di esperienza e di capacità. La progressione retributiva porta un 55enne a guadagnare certamente di più di un ventenne assumibile con contratto di apprendistato, quindi per pochi euro. Energie fresche e facilmente “domabili”, se hanno voglia di conquistare il sospirato posto di lavoro. Si dirà: ma l’esperienza? Ma la professionalità acquisita? Si buttano fuori strada, appunto le si esodano. Si replicherà: così non fan tutti… Ed è una pura illusione. Una situazione simile l’ha vissuta il mondo dell’editoria. Una norma di un paio d’anni fa dava e dà la facoltà alle aziende editoriali in difficoltà di “esodare” i giornalisti prossimi alla sessantina, grazie anche ad un generoso scivolo previdenziale che sopperisce alla mancanza di un numero sufficiente di “marchette”. Beh, quasi tutte le aziende editoriali hanno dichiarato di avere molto mal di pancia, e hanno immediatamente spulciato tra le anagrafi dei propri giornalisti dipendenti. Risultato: una valanga di prepensionamenti, anche di “firme” illustri, anche di direttori. Dal 20 al 30% degli organici liofilizzati nel giro di pochi mesi. Questo per dire che il problema attuale degli esodati – di coloro cioè che si sono trovati in mezzo al fiume a causa della riforma Fornero, e per i quali si sta cercando una soluzione (in certi casi siamo di fronte a veri drammi familiari) – è la spia di un allarme ben più forte e duraturo. Quello cioè che chiama in causa qualunque lavoratore ultracinquantenne, da qui ai prossimi anni. Persone che “pesano” sui bilanci aziendali; che faticano a trovare una diversa o una qualunque occupazione; e che ora sono ad almeno un decennio di distanza dalla pensione, quando fino a pochi mesi fa era tempo di visite all’Inps e di proiezioni pensionistiche. Per questo ci convince poco la riforma del lavoro che si sta discutendo in queste settimane, nella parte riguardante le norme che favoriscono una maggiore licenziabilità. In teoria si prevede la possibilità per le aziende con più di 15 dipendenti di liberarsi (seppur coprendoli di soldi con un generoso indennizzo) di fannulloni o incapaci, ora blindati dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In pratica il timore è che saranno presi di mira soprattutto i lavoratori con una certa età anagrafica, quelli che “costano di più e rendono di meno”. Oggetti che non servono più, pesi di cui liberarsi. È già pronto un altro neologismo: i rottamati. Da mandare in discarica. Per questo urgono riforme che non solo non indeboliscano la posizione lavorativa e sociale degli italiani, ma anche introducano elementi nuovi che concilino le esigenze del “mercato” con quelle delle persone in carne e ossa. spigolature | di Marco Doldi Fede e ragione incompatibili? L a fede è incompatibile con la ragione? La rivista Science, nell’ultimo numero pubblicato, sostiene che la mente usa due diversi sistemi cognitivi uno intuitivo e uno razionale, che appunto non sarebbero in grado di dialogare. L’atto di fede sarebbe un prodotto del sistema intuitivo ed emozionale. Ora, non è una novità il fatto che la conoscenza umana sia insieme intuitiva e razionale. Talvolta le intuizioni muovono la faticosa ricerca razionale. Inoltre, le emozioni possono aiutare – talvolta ostacolare – il lavoro della ragione. Due sistemi complementari, come complementare è anche la conoscenza. Invece, attribuire ad uno o all’altro un oggetto di conoscenza è limitativo, perché condanna a restare sul piano biologico, mentre la persona è qualcosa di più. La persona – in quanto corpo e spirito – utilizza il dato fisico, ma lo compone in una sintesi spirituale. Se la conoscenza comincia con gli apparati biologici del cervello diventa, poi, di fatto spirituale. In un certo modo, lo avevano già capito gli antichi: “nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” (niente è nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi). Allora se l’uomo conosce attraverso quei rivelatori biologici a sua disposizione o attraverso i sistemi cognitivi, che risiedono nel cervello, poi passa ad un piano superiore per una singolare sintesi. Questo è il processo cognitivo. Egli si pone davanti al reale, cogliendone tutta la sua complessità e bellezza. Non si ferma a quanto i sensi gli porgono, ma va oltre. Conosce con il procedimento matematico, La rivista Science rilancia una tesi preconcetta sulla conoscenza umana: l’atto di fede non sarebbe altro che un prodotto del sistema intuitivo ed emozionale ma intuisce – a volte con una forte emozione – che c’è ancora del cammino da compiere per giungere al tutto. Ora, la fede non è altro rispetto alla conoscenza umana, ma ne è parte integrante. Al punto che, mancando questa si deve dire che la ragione non ha fatto tutto il suo lavoro! Tanti sono i legami tra i due: fede e ragione sono le due ali della conoscenza umana; la fede pone la ragione nelle sue condizioni ottimali, perché la invita a considerare che oltre il microscopio c’è un universo spirituale non meno vero; la ragione aiuta la fede ad approfondire e sistematizzare i dati della divina Rivelazione. È ragionevole credere. La ragione offre alla fede quei fondamenti naturali, indicando quelle vie, che permettono di giungere al piano del divino senza scossoni. Insieme evitano di cadere in un razionalismo, che restringe la conoscenza a solo quello che si può fisicamente sperimentare, e in un fanatismo religioso, che conduce a scelte contro la dignità umana. Pensare che la fede nasca da un solo sistema cognitivo non è né vero, né sufficiente. Piuttosto rientra nella strategia di ritrovare nella realtà una tesi preconcetta e, cioè, che la fede sia solo un’emozione e, pertanto, sia irrazionale. Tesi passate sono riproposte attraverso una lettura parziale, presentata finalmente come scientifica. I credenti sarebbero così quelli che utilizzano solo una parte del proprio cervello, quella, che sembrerebbe la meno affidabile. E, secondo i casi sarebbero ingenui, cretini, etc. Che strano: questo viene detto oggi, dove sembra che l’esistenza debba essere guidata dall’emotività. Una cosa sarebbe vera, perché “me la sento” e così sarebbe da farsi con determinazione. Da una parte si dice che l’emotività è irrazionale, da un’altra, si dice che può essere la regola della vita. E, se invece, alla logica dell’aut-aut, si sostituisse quella dell’et-et? Cioè: se invece di separare e contrapporre si tenessero insieme in modo complementare? Intuizione e deduzione, emozione e ragionamento, fede e ragione. Questa è la conoscenza, ma questo è anche l’uomo, il quale non si muove mai a conoscere, se prima non è stato in qualche modo attratto ad esempio dalla bellezza. Il ragionamento da solo potrebbe diventare freddo e parziale; se unito al fascino che la realtà esercita per la sua bellezza, per il suo calore diviene cammino verso l’infinito. ◆ dalla prima Il card. Scola a Como chiude l’anno Innocenziano Collegio cardinalizio, succhiava fiumi di denaro e rischiava di trasformare la vita della Chiesa in una sordida congiura di palazzo. Saranno i suoi successori a portare a termine l’abolizione del nepotismo, ma l’imbeccata venne da questo Papa schivo e risoluto, che, all’atto della sua accettazione del pontificato, pretese dai cardinali elettori la sottoscrizione di un capitolato di riforme dell’istituzione ecclesiastica. [4] Il difensore dell’Europa cristiana. E’ l’aspetto più noto di papa Innocenzo, perciò non ci soffermiamo oltre. La difesa di Vienna – poi di Budapest e di Belgrado – dall’assedio dei Turchi, la chiamata a raccolta dell’Europa cristiana contro la minaccia dell’invasione islamica, la storia che si incanalava nella direzione oggi a noi nota. Altri tempi, altri scenari, si dirà. Un mondo che non c’è più, se paragonato al brulicare multietnico delle nostre città e delle nostre piazze. Ma solo certa miopìa dei nostri giorni, infatuata più di relativismo che di autentico dialogo inter-religioso, non saprebbe trarvi utili lezioni per il tempo presente. Ci fermiamo qui, ma si potrebbe continuare con gli spunti innovativi che la ricerca storica su papa Innocenzo ha recentemente messo in luce. Il ciclo degli incontri storici promossi dalla Diocesi durante quest’anno lo hanno ben messo in rilievo. Per es. l’apertura missionaria verso l’Oriente, il tentativo di giungere all’abolizione totale della tratta degli schiavi da parte delle potenze coloniali, oppure l’atteggiamento inusuale nei confronti delle altre confessioni cristiane, che portò papa Innocenzo a deplorare la strage dei protestanti ugonotti da parte del re di Francia Luigi XIV. Sintomi di un pontificato non dell’arrocco, ma di una iniziale, per quanto stentata e difficile, ridefinizione di identità, in un’epoca (la fine del ‘600) percorsa dalle prime fibrillazioni del mondo moderno, dai primi tepori di un cambiamento che avrebbe a breve posto fine al tradizionale assetto sociale, politico, culturale (il sisma della Rivoluzione Francese arriverà un secolo dopo). Di sicuro non furono tempi facili per la Santa Chiesa di Dio. Benedetto Odescalchi seppe tenere la barca di Pietro nella linea di galleggiamento, evitandole il naufragio nelle acque limacciose di un mondo che stava tramontando. Misurato su quel tempo, ai nostri occhi la sua figura giganteggia. Attualità ● Dall’11 maggio al via l’ultimo modulo della Scuola socio-politica ● Le relazioni si potranno seguire sia in diretta sia in streming via web ● Gli interventi sono affidati a Mauro Magatti e a don Virginio Colmegna Migrazioni e accoglienza “I mmigrazione e politiche di accoglienza”. Questo il titolo del modulo che conclude il percorso 2011-2012 della Scuola di formazione socio-politica della nostra diocesi. Due i relatori attesi. Il primo sarà Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università cattolica di Milano. Venerdì 11 maggio, a Como, presso il Centro pastorale Cardinal Ferrari (in collegamento streaming con Morbegno-Centro San Giuseppe), a partire dalle ore 20.45, interverrà su Valigie di cartone... Mobilità umana nel tempo della globalizzazione. Venerdì 18 maggio, sempre alle ore 20.45, questa volta da Morbegno-Centro San Giuseppe (in collegamento streaming con il Centro pastorale di Como) la parola andrà a don Virginio Colmegna, già direttore della Caritas ambrosiana e presidente della fondazione “Casa della Carità” di Milano. A lui il compito di intervenire su Lombardia terra accogliente? La politica alla prova dei flussi migratori. «Il tema della mobilità umana – spiega Magatti – si declina sotto molti punti di vista. Vi può essere una mobilità professionale, motivata dal lavoro, ma anche una mobilità turistica, per visitare e conoscere luoghi e culture diversi dal nostro abituale contesto di vita. Vi è poi una mobilità tipica delle migrazioni, innescata dalle cause più diverse: sanitarie, economiche, politiche, religiose». Due, inoltre, le “caricature della realtà” entro le quali il concetto di mobilità oscilla: «fra coloro che si reputano “cittadini del mondo” – aggiunge il professore – e chi preferisce l’immobilità, la chiusura e l’appiattimento sul localismo». Oggi, però, quando parliamo di mobilità, pensiamo soprattutto alla questione migratoria, che presenta «volti positivi da valorizzare e altri problematici da contenere», osserva ancora Magatti. Il quale riprende: «le emigrazioni, nella storia dell’umanità, sono una costante, quindi i fenomeni contemporanei non sono una novità assoluta». Ci sono due dimensioni da tenere sempre in adeguata considerazione: «innanzitutto le caratteristiche dell’umanità migrante, cui si aggiunge l’effetto sulla comunità ricevente. È innegabile – riconosce Magatti – che l’arrivo di importanti flussi migratori può introdurre elementi di tensione e contrapposizione. Ma superata questa fase, e con l’assunzione di comportamenti non pregiudizievoli, si arriva a un reciproco arricchimento. Non si tratta di un adattamento – conclude – ma della costruzione di un nuovo equilibrio fondato sull’esperienza umana di cui ciascuno è portatore e che permette alle società di progredire». «L’immigrazione è un fenomeno complesso, che richiede un approccio strutturale» è una recente riflessione di don Virginio Colmegna. «Dobbiamo saldare la cultura della regolarità con una cultura dell’accoglienza molto forte. La questione immigrazione va assimilata in termini positivi, di risorsa, evitando tanto l’ingenuità che l’ideologia. Occorre smontare l’idea dell’immigrato povero, smantellare la cultura della paura verso lo straniero, che si abbatte se c’è lo sforzo di creare relazioni. È importante il dialogo con le istituzioni e le forze di polizia, in un clima di fiducia reciproca, anche per favorire l’emergere di una capacità di denuncia delle irregolarità che provenga dagli immigrati stessi». Sempre nei giorni scorsi, pensando all’ultima delle tragedie del mare registrate a largo di Lampedusa, don Virginio, sul suo blog, ha scritto «dobbiamo riflettere su quali siano le nostre priorità come civiltà europea e su quale cultura politica vogliamo crescere. La democrazia, quella che promuove i diritti umani, politici e religiosi di ciascuno, esce sconfitta da questi drammi, soprattutto quando vengono archiviati come incidenti senza responsabilità». (Enrica Lattanzi) riflessioni per tutti «Perchè anche voi foste stranieri». La presenza dei migranti ci interpella in questo momento di crisi economica e valoriale «L a nostra società è sempre più ricca di presenze straniere: uomini e donne venuti in Italia a cercare un futuro migliore, se non, addirittura, per sfuggire a morte, violenze e persecuzioni. Il volto delle nostre città, dei nostri quartieri e delle nostre parrocchie è cambiato immancabilmente: è divenuto più ricco e variegato. La presenza dello straniero c’interpella ogni giorno, particolarmente in questo momento di crisi economica e valoriale. Sembriamo tutti un po’ più confusi e rischiamo di perdere la rotta e il senso profondo della Verità». Inizia così la lettera che il direttore della Caritas diocesana di Agrigento, Valerio Landri, ha indirizzato alle comunità ecclesiali della Chiesa siciliana, dal titolo “Perché anche voi foste stranieri”. Landri è partito da una situazione contingente. Secondo gli ultimi dati del Dossier statistico di Caritas italiana, in provincia di Agrigento, su una popolazione residente di 454mila abitanti, gli stranieri sono 10.755 di cui il 51,3% è di sesso femminile. Sono presenti 110 nazionalità differenti; la maggior parte degli stranieri opera nel settore agricolo e nell’assistenza familiare (colf o assistenti ad anziani). Le osservazioni che esprime, però, sono profonde e valgono a qualunque latitudine. «Lo straniero – si legge nella lettera – ci ricorda che questa vita è solo un passaggio e che la terra, le cose, le case e ogni bene materiale non ci appartengono del tutto, ma ci sono stati affidati perché li amministriamo con amore e responsabilità, consapevoli di non poter attaccare a essi il nostro cuore, ma di doverli condividere con chi manca dell’essenziale». Partendo dall’immagine dello straniero contenuta nella Sacra Scrittura, spiega il direttore della Caritas diocesana, «la lettera mira a sollecitare una riflessione sul rapporto del cristiano, veramente fedele al Vangelo, con lo straniero». Landri non usa mezzi termini per descrivere l’atteggiamento che si ha talvolta nei confronti dello straniero. «Spesso – scrive – li accogliamo come veri membri della famiglia, ci affezioniamo, entriamo in reale relazione con loro e ci appassioniamo alle loro storie. Altre volte, però, dobbiamo riconoscerci manchevoli. Troppo spesso, per un Paese che si dice “cristiano”, ai migranti lavoratori s’impongono condizioni di vita impossibili: lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7; magari si riconosce loro la libera uscita per qualche ora a settimana, ma non hanno diritti. Lavorano “a nero” (senza un regolare contratto che li tuteli) o con contratti fintamente part-time; non hanno diritto a malattie o a ferie; non riescono a tornare in patria, dai loro figli o genitori, neanche una volta all’anno; non possono scegliere cosa mangiare, ma devono accontentarsi di quello che passa la famiglia presso cui lavorano. Se l’esasperazione dà loro il coraggio di presentare qualche rimostranza, sanno che possono realmente perdere il lavoro e così stroncare il sogno di far studiare i propri figli: e allora decidono di stare zitti e subire. Quelli che lavorano nelle campagne, hanno paghe misere e condizioni di lavoro (ovviamente senza regolare contratto) spesso inumane. Non possono permettersi una casa, quindi spesso dormono all’aperto, in cascine abbandonate o sotto i ponti. Eppure è proprio grazie al loro lavoro che noi possiamo avere frutta e verdure fresche sulla nostra tavola ogni giorno. In talune situazioni ci si trova di fronte a vere e proprie schiavitù che gridano vendetta al cospetto di Dio. In molti sappiamo eppure in pochi parliamo». Quale l’impegno ecclesiale per la fedeltà al Vangelo? «Innanzitutto – spiega il direttore della Caritas di Agrigento – occorre prendere coscienza dell’esistenza e della gravità di certe situazioni di sfruttamento; conseguentemente, di richiamare il fratello che le pratica ed, eventualmente, di avere il coraggio della denuncia per non incorrere nella complicità». In conclusione, l’invito a riflettere «come comunità dei credenti per crescere insieme e contribuire così a rendere più cristiana la nostra società e far sì che la nostra Chiesa diventi sempre più conforme al progetto che il Signore Dio ha per lei». E.L. Sabato, 5 maggio 2012 ■ Nuova Italia Secondo i dati Istat triplicati gli stranieri I primi dati, seppur provvisori del Censimento della popolazione e delle abitazioni in Italia dell’autunno 2011, presentati a Roma il 27 aprile, fanno emergere il volto di un’Italia che cambia. L’armonizzazione europea della metodologia, le tecniche di raccolta, danno a questo Censimento un carattere nuovo e unico, tra quelli realizzati dal 1861 ad oggi, in centocinquant’anni di storia italiana. Più che sui dati generali, ormai noti (59.464.644 abitanti, 2 milioni di donne in più rispetto agli uomini, 27 milioni di persone al Nord e 32 milioni di persone al Centro-Sud, 2 milioni e mezzo di persone in più rispetto al 2001, Roma il Comune più popoloso con 2.600.000 abitanti, seguito da Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) esistono alcuni dati particolari nel Censimento che possono illuminare percorsi educativi e sociali. Un primo dato che credo importante riguarda i Comuni italiani. Oltre il 70% ha una popolazione non superiore ai 5.000 abitanti. Qui vivono 47 milioni di persone mentre nelle grandi città 13 milioni di persone. La vita italiana è ancora fortemente segnata dal “municipio”, cioè dalla possibilità di costruire una partecipazione di base, popolare, capace di sollecitare responsabilità comune. Nel e dal “municipio” può crescere un progetto politico e amministrativo che offre strumenti per la gestione delle relazioni: dalla registrazione anagrafica, al permesso di soggiorno, alla vita scolastica e formativa, alla tutela della salute e dell’ambiente, all’accompagnamento personale di chi è in difficoltà... Forse il nuovo welfare sociale ha i caratteri più municipali non nei suoi principi ispiratori e nei suoi livelli essenziali, ma nei suoi strumenti operativi e di garanzia e tutela delle persone e delle famiglie, soprattutto dei più deboli e fragili. Un secondo dato riguarda la popolazione straniera presente in Italia. Seppur il dato della presenza straniera in Italia sia ancora provvisorio (3.770.000) rispetto alle stime, legate alle registrazioni anagrafiche, ai permessi di soggiorno e ai minori stranieri, finora note (cioè pari a circa 4.900.000 persone), perché mancano all’appello del Censimento ancora 1.300.000 persone, molte delle quali forse straniere per l’alta mobilità e le difficoltà di comunicazione, il dato rispetto al 2001 è superiore di 2.440.000 persone. È facile dedurre che la crescita della popolazione italiana in questi dieci anni sarebbe stata zero senza gli immigrati. Il peso di questa presenza è soprattutto al Nord (64,3%) e metà vive nei Comuni sopra i 5.000 abitanti fino a 20.000 abitanti e l’altra metà nelle città di provincia e nelle aree metropolitane. Sono due livelli di presenza degli immigrati in Italia che meriterebbero una differente attenzione e strutturazione dei servizi alla persona. L’incidenza del 16,1 di presenza straniera immigrata rispetto alla popolazione a Brescia non ha lo stesso peso e non può avere gli stessi servizi rispetto all’incidenza del 25% di popolazione straniera a Corte de’ Cortesi con Cignone, un paese di meno di 1.000 abitanti nel cremonese. L’ultimo dato che vorrei segnalare riguarda il numero di famiglie triplicato dal 2001 ad oggi che vive in baracche, roulotte: da 23.336 del 2001 a oltre 71.000 di oggi. È un ritorno a una situazione di povertà e di miseria di persone che impressiona e che segnala la necessità di un’attenzione alla povertà estrema, alla precarietà anche nel nostro Paese. Una povertà che riguarda, in particolar modo, minoranze, apolidi, stranieri, ma anche molte persone in Italia da anni. Leggere il Censimento con gli occhi dell’interculturalità, della ricerca di nuove forme di tutele delle persone, della povertà e dell’impoverimento, per ridisegnare il nostro Paese con gli occhi del bene comune può aiutare a costruire la crescita dell’Italia. GIANCARLO PEREGO presidente Fondazione Migrantes 3 Italia 4 Sabato, 5 maggio 2012 ■ Flying Angels Una fondazione per curare bimbi con gravi patologie N ei giorni scorsi è stata inaugurata la fondazione “Flying Angels”, nata per assistere bambini con gravi patologie che necessitano interventi d’urgenza, provenienti da paesi in difficoltà e da nuclei familiari bisognosi, coprendo le spese di viaggio e di permanenza in Italia. Il primo caso, quello di un bambino albanese con una grave malformazione cardiaca, è già stato risolto: il piccolo è stato operato e ha fatto rientro a casa in pochi giorni. Presidente di “Flying Angels” è Francesco Maria Greco, ambasciatore italiano presso la Santa Sede. «La fondazione è stata costituita a Genova. L’Ospedale pediatrico Gaslini avrà un ruolo di primo piano – spiega Greco – ma ci saranno collaborazioni anche con altre strutture, come l’Ospedale Bambino Gesù o il Policlinico Gemelli». Le somme versate dai soci fondatori – 100mila euro ciascuno per i primi due anni –, e le offerte che arriveranno, saranno impiegate interamente allo scopo e chiunque verserà un contributo comprerà, di fatto, un biglietto aereo, o parte di esso, con una sorta di carta prepagata. L’organizzazione opererà in contatto e su segnalazione di altre onlus e si occuperà del volo per il minore, un genitore e un accompagnatore (di solito un medico). Con l’Associazione internazionale dei trasporti aerei si sta definendo un accordo per effettuare imbarchi d’urgenza anche con sole sei ore d’anticipo. La fondazione sta infine costituendo un comitato scientifico e ha già contattato esperti di nefrologia, gastroenterologia e ortopedia. Intervenendo alla presentazione, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, si è interrogato sul senso della malattia nei bambini e sull’attenzione da riservare, con sensibilità, ai cosiddetti “malati terminali”. «Nessuno – ha ribadito Bagnasco – potrà mai arrogarsi il diritto di decidere chi merita ancora di vivere e chi, invece, deve essere abbandonato a se stesso. Una società veramente civile si fa carico delle fragilità dei suoi componenti, con sacrifici non lievi, ma sempre possibili e doverosi. È in gioco il bene delle singole persone, a cominciare dai più piccoli; ma si tratta anche dell’umanità sociale di un popolo, un’umanità che non brandisce i problemi scaricando ogni soluzione dagli altri, ma porta il proprio contributo. Il nostro Paese – ha concluso Bagnasco – questa responsabilità la sente viva nella propria anima e nella sua storia: ma è da non perdere, prestando ascolto a parole ammantate di libertà e che rispondono a visioni oscure di efficienza, mercato, comodità». (E.L.) ■ Malati di azzardo Una card contro gli abusi, ma è allarme per i giochi S top ai minorenni che giocano alle slot machine (le “macchinette” infernali che nel primo bimestre 2012 hanno fatto registrare incassi per quasi 9 miliardi di euro, con entrate, per l’Erario, pari a 700mila euro). Diventerà obbligatorio l’utilizzo di una card – le ipotesi sono diverse: un’apposita tessera piuttosto che quella sanitaria o il codice fiscale – che indichi l’età del giocatore. La trasmissione dei dati sarà assoggettata a rigide norme per la tutela della privacy. Sono queste alcune delle novità allo studio dei Monopoli di Stato, che le stanno mettendo a punto in collaborazione con le Forze dell’ordine prima di inserirle in un decreto che sarà presto inviato alla Commissione Europea e che contiene gli interventi da attuare nel settore a partire dal 2013. Tutti i giochi, anche i “Gratta&Vinci” e quelli via internet, dovrebbero essere accessibili solo ai maggiori dei 18 anni, ma è proprio di questi giorni l’allarme lanciato, a livello europeo, del crescente pericolo di assuefazione, rispetto al gioco on line, per i ragazzi di 14-15 anni. In Italia i “malati di azzardo” hanno raggiunto il milione e mezzo di persone: un’epidemia, dicono gli esperti: «È necessario intervenire – si raccomandano – per cercare almeno di contenere gli effetti delle ludopatie: innanzitutto a livello psicologico, quindi nell’ambito familiare ed economico». (E.L.) Imprese in affanno. Stanno drammaticamente aumentando i casi di coloro che scelgono la strada del gesto estremo Serve una rete di solidarietà unita agli aiuti concreti L’ ondata di suicidi d’imprenditori di fronte al precipitare delle proprie aziende sta da mesi riempiendo le cronache: l’Italia è finita per questo motivo sull’International Herald Tribune. Lo scorso fine settimana l’ennesima tragedia in Sardegna: un uomo si è tolto la vita perché si era visto costretto a licenziare i propri figli. La regione che sta pagando il tributo più alto in termini di vite umane è il Veneto, dove si conta il 40% dei casi. Il Nordest è patria delle piccole e medie imprese che per anni sono state il motore dell’economia locale e nazionale, ma oggi si trovano strangolate tra imposte, ritardi nei pagamenti da parte dei clienti – e i crediti più elevati sono quelli nei confronti della Pubblica amministrazione –, banche che non concedono più finanziamenti o addirittura chiedono di rientrare nella linea di credito erogato, burocrazia farraginosa. Del fenomeno, che sta diventando vera emergenza sociale, ne parla don Marco Cagol, vicario episcopale e direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Padova. Quali le cause? «Non si può generalizzare perché ognuno di questi tragici episodi costituisce un caso a sé nel quale s’intrecciano vicende personali e familiari. Il movente non è unico, Certamente è primaria la crisi economica ma, soprattutto nella cultura del Nordest, vi è una fortissima identificazione tra la propria vita e il proprio lavoro, la capacità di realizzazione e di successo, la concezione dell’impresa come una sorta di ‘famiglia allargata’ verso la quale si avvertono forti responsabilità. Valori d’impegno e laboriosità di per sé positivi, ma che nel momento in cui salta l’azienda rischiano di far implodere anche la persona del titolare». Oltre alla crisi? «Penso che dietro a molti casi ci sia un forte senso di pudore che rende umiliante la manifestazione della propria difficoltà, vissuta come perdita di autorevolezza. Molti imprenditori che ho incontrato portano in sé una sofferenza acuta e sorda, ben peggiore di quelle che ho riscontrato anche in casi di gravi malattie, ma tentano di soffocarla con il rischio, in alcuni casi, di veri e propri cortocircuiti con conseguenze irreparabili. Il tessuto della nostra regione, inoltre, sviluppatosi molto velocemente, ha conosciuto una sorta di scollamento tra dimensione spirituale e materiale, schiacciandosi in una prospettiva ‘economica’ e di profitto troppo accentuata rispetto ad altre». Però è vero che il sistema penalizza severamente le piccole imprese... «Sì, il sistema strangola davvero, soprattutto i piccoli, ma non si tratta solo di mancanza di una sana politica industriale. Sono venuti meno anche importanti valori come l’onestà e il dovere di pagare i debiti nei tempi concordati. Pur non negando le difficoltà causate dalla crisi, ritengo moralmente gravissima la scelta deliberata e strisciante di molti clienti di piccole aziende, ormai prassi diffusa e giustificata appunto con l’alibi della crisi, di dilazionare i pagamenti. Anche la Pubblica amministrazione ha al riguardo le sue responsabilità». Lei ritiene che sia venuta meno anche una rete sociale di solidarietà, che potrebbe essere di reale aiuto e sostegno? «Certamente non c’è dappertutto il tessuto sociale necessario per svolgere un ruolo di sostegno e aiuto. Ci sono esempi significativi e che la dicono lunga sul particolare momento che stiamo vivendo. Nel 2008 la Camera di commercio di Padova ha istituito un numero verde “anticrisi”, poi drammaticamente divenuto anche “antisuicidi”… A questo si è aggiunta negli anni una rete territoriale di sostegno psicologicoeconomico-finanziario agli imprenditori in difficoltà, formata da diversi soggetti tra cui la Caritas diocesana. Nei giorni scorsi un gruppo di familiari di imprenditori suicidi ha fondato con alcune realtà l’associazione “Speranza al lavoro”, con un numero verde per l’ascolto e un pool di psicologi». Secondo lei non c’è anche una sorta di “smarrimento” del valore della vita umana? «Lo schiacciamento sui valori materiali e quella diffusa “cultura” che identifica il senso del sé con il successo porta senza dubbio a far perdere il significato di altri aspetti dell’esistenza e forse ad appannarne il valore. Quando tutto il mondo che ci si è costruiti sembra crollare si entra, pertanto, in un vortice di disperazione che appare senza scampo. Vorrei, però, citare la bella testimonianza di un imprenditore veneto che ha di recente spiegato come nella fede abbia trovato le motivazioni che lo hanno salvato dal suicidio… Oggi mancano reali prospettive di ripresa e crescita a breve termine, e il futuro è molto incerto soprattutto per i giovani… Ma a me sembra che per molti sia inaccettabile l’idea di non poter più mantenere lo status precedente. Le difficoltà economiche ci sono e dureranno, ma rispetto ad altre aree del mondo rimaniamo comunque dei privilegiati. Occorre ridare voce all’anima; le nostre comunità ecclesiali dovrebbero forse avere uno scatto di fantasia per trovare spazi e momenti in cui imprenditori e artigiani possano esprimere l’impatto sulla propria coscienza di un sistema finalizzato solo al profitto. Un modo per sentirsi meno soli e rendere tutti capaci di autentica solidarietà». GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA ❚❚ Risparmi per quattro miliardi La spending review L a settimana politica si è aperta con un’agenda molto fitta per il Consiglio dei Ministri: argomento principe la spending review. L’inglesismo attenua l’impatto verbale, ma il nocciolo della questione è sempre quello: il resoconto di spesa dell’apparato istituzionale, da razionalizzare e tagliare (ma i partiti già sono in fibrillazione). Il ministro Piero Giarda, titolare dei Rapporti con il Parlamento, ci sta lavorando da giorni e la discussione non si esaurirà in poche ore: è indispensabile racimolare, entro l’estate, 4 miliardi di euro ed è probabile che per raggiungere l’obiettivo verrà istituita una sorta di “task force” incaricata di individuare, nelle pieghe dei bilanci, ogni forma di risparmio. Si tratta dell’unica soluzione possibile per scongiurare, da ottobre, un ulteriore aumento di due punti delle aliquote Iva (che salirebbero al 12 e al 23 per cento), eventualità che si rivelerebbe esiziale per le famiglie, già caricate da una pressione fiscale che supererà, nel 2013, quota 45% e dagli aumenti di bollette e servizi che graveranno per quasi 2mila euro a fine anno. Secondo le prime indicazioni, la spending review vuole ottimizzare le uscite di ministeri importanti come Interno, Giustizia, Difesa ed Esteri e riguarderà anche Province ed enti territoriali locali. Non solo perché lo aveva chiesto a suo tempo la Ue e lo ha confermato un dossier della Bce, ma anche perché il governo ha già compiuto passi significativi su questo percorso, con il decreto “Salva-Italia” che ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Fra le misure previste, un nuovo ruolo per gli Uffici territoriali del Governo (le Prefetture), che potrebbero riunire in un’unica sede gli uffici periferici dell’Interno, della Salute, dei Beni culturali, dell’Istruzione, con risparmi anche su logistica, affitti, manutenzione degli immobili. Risparmi ancora maggiori se si concentreranno le aree provinciali attuali nelle nuove macro-aree a cui si sta lavorando con la riforma costituzionale delle Province. L’accorpamento di 25-30 Prefetture farebbe salvaguardare circa 30 milioni di euro, insieme a un forte coordinamento delle forze dell’ordine per evitare sedi-doppione tra Finanza, Carabinieri e Polizia. Nella Giustizia si pensa alla riduzione dei piccoli tribunali e del numero dei giudici di pace. Mentre per gli Esteri dovrebbe essere ridimensionata la rete degli uffici e le retribuzioni del personale all’estero. Infine, per la Difesa, si è parlato di un taglio nel numero di colonnelli: ne risultano 30mila in esubero. (E.L.) Europa il premier cinese in tour nell’est europa I A Varsavia l’incontro con i capi di governo di quindici Paesi della regione A FRANCI l premier cinese Wen Jiabao ha concluso con una due giorni in Polonia, il suo recente tour europeo. A Varsavia il leader cinese ha preso parte al summit tra capi di governo su investimenti e commerci tra Cina e Europa Centrale. All’incontro, oltre al leader polacco, padrone di casa, erano presenti i Primi ministri di Albania, Bulgaria, Bosnia Herzegovina, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia. Hanno partecipato all’incontro anche più di 750 compagnie, tra cui 300 imprese cinesi. Negli ultimi anni la Cina ha investito più di 620 milioni di euro nell’Europa centro-orientale, con una crescita superiore rispetto a quanto avvenuto per i Paesi dell’Europa occidentale. Il Paese beneficiario dei Sabato, 5 maggio 2012 5 maggiori investimenti è stato l’Ungheria. Nei giorni precedenti il premier cinese aveva visitato la Germania, dove ha firmato accordi per il rilancio del polo industriale di Hanover, e l’Islanda dove ha chiesto al governo islandese l’ammissione della Cina, come osservatore permanente, al Consiglio dell’Artico, organismo che raggruppa Russia, Usa, Canada, Danimarca, Norvegia, Islanda, Finlandia e Svezia. Pechino e’ interessata, infatti, alle immense ricchezze della regione e alle riserve di idrocarburi. Una riflessione verso il ballottaggio. Quale ruolo dei cattolici? Tra Sarkozy e Hollande, vincono gli euroscettici “ N on è necessariamente l’appartenenza cattolica a determinare una scelta quanto piuttosto la situazione nella quale i cattolici si trovano”. “Il voto per Marine Le Pen non significa una adesione alla ideologia del suo partito, quanto il segno di un disagio, di una inquietudine”. A spiegare in questi termini il dato secondo cui il 15% dei cattolici praticanti hanno votato domenica scorsa per la rappresentante del Fronte Nazionale Marine Le Pen è il vescovo di Havre mons. Jean-Luc Brunin. “Dopo la sorpresa – commenta il vescovo in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese “La Croix” e apparsa sul numero di ieri 24 aprile – occorre interrogarsi sulle ragioni che hanno spinto così tante persone a fare una scelta estrema. Voto contestatario? Espressione di una sofferenza? E’ difficile sondare le motivazioni degli elettori. Ma è chiaro che certe soluzioni semplicistiche possono trovare eco in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo perché lasciano credere che le cose possano risolversi facilmente”. Riguardo ancora al voto “cattolico”, mons. Brunin sottolinea: “nessun partito può avere la pretesa di incarnare l’insieme dei valori di cui è portatore il messaggio evangelico. Esiste una distanza critica e non soltanto per il Fronte Nazionale. Ma per quanto riguarda quest’ultimo, alcune posizioni relative all’accoglienza degli stranieri sono inaccettabili”. Sui risultati delle elezioni presidenziali al primo turno, abbiamo intervistato Jean-Dominique Durand, storico, professore del’Università Jean MoulinLyon 3. confortato Sarkozy nel suo ruolo di Presidente”. Come si prospetta il clima elettorale da qui al 6 maggio? “Il clima elettorale fino al 6 maggio sarà certamente molto teso, perché i socialisti vedono la vittoria alla loro portata, e la destra sa che può ancora vincere. A Sarkozy piace il combattimento elettorale e Hollande cercherà di evitare i dibattiti. Speriamo che non siano l’odio e la frattura del Paese a vincere”. Molti si chiedono come hanno votato i cattolici. E’ possibile dire se sull’elettorato cattolico hanno pesato di più i temi dell’etica rispetto a quelli sociali? “I sondaggi prima del primo turno indicano che i cattolici avevano in maggioranza una preferenza per Sarkozy. Una parte dei cattolici votano a sinistra, ma possono essere stati turbati dalle proposte di Hollande sull’eutanasia e il matrimonio gay”. L’affluenza al voto è stata buona. Che lettura dare a questa partecipazione? “Che l’elezione del presidente appassiona la gente”. Che segnale la Al primo turno, il 22 aprile scorso, si erano Francia vuole e deve presentati dieci candidati: ad accedere al dare all’Europa? ballottaggio sono stati il socialista François Hollande “La Francia si (28,6% delle preferenze) e il presidente uscente confronta da tempo dell’Ump, Nicolas Sarkozy (27,1). Al terzo posto la con una crisi rappresentante dell’estrema destra Marine Le Pen europeistica, e con (17,9%), seguita dal neo giacobino (estrema sinistra) una tentazione di Mélenchon (11,1%) e dal centrista Bayrou (9,1%) ripiegarsi su stessa, su un nazionalismo di un tempo. Quasi il 32 % dei voti è I numerosi voti presi da Le Pen andato a candidati costringerà Sarkozy a declinare chiaramente antieuropeisti, che la campagna elettorale ancora addirittura prospettano la possibilità di più sui temi della sicurezza e di uscire dall’Euro. Ciò è molto dell’immigrazione. Quanto l’attentato preoccupante, anche perché gli altri si di Tolosa ha giocato su queste elezioni dimostrano assai tiepidi sull’avvenire presidenziali? comune europeo”. “Gli attentati di Tolosa e di Montauban non sembrano aver avuto un’influenza MARIA CHIARA BIAGIONI diretta sulle elezioni. Ma hanno Sir Europa Al voto il 6 maggio Intanto professore, una sua prima interpretazione rispetto alla vittoria di Hollande su Sarkozy. Che segnale dà la Francia con questo primo risultato? “Non penso che si possa parlare di una vittoria di Hollande su Sarkozy. Il candidato socialista ottiene 28,59% dei voti; il presidente uscente 27,09%. Se prendiamo in considerazione la campagna allucinante di odio che abbiamo vissuto, l’unanimità dei 9 candidati contro Sarkozy, tutti i media sistematicamente contro di lui, francamente, sono sorpreso dal suo livello molto alto. Se prendiamo in considerazione il fatto della crisi terribile che attraversiamo, e che tutti i governi che affrontano delle elezioni sono in grande difficoltà, allora si può dire che Sarkozy ha resistito piuttosto bene”. Parlamento europeo. A presiederla l’eurodeputata italiana Sonia Alfano Nasce una speciale commissione anti-mafia L e mafie non hanno confini, il crimine organizzato non si ferma alle frontiere. Con questa convinzione di fondo il Parlamento europeo ha deciso nell’ultima sessione plenaria di Strasburgo (17-20 aprile) di dar vita a una speciale commissione che affianchi le agenzie già operanti a livello nazionale ed europeo per fornire ulteriori strumenti di contrasto alle lucrose attività illegali che fruttano ogni anno alla malavita miliardi di euro e che lasciano sul campo una lista infinita di vittime e di truffati. A presiederla l’eurodeputata italiana Sonia Alfano. “Dal 2009, quando sono stata eletta all’Europarlamento – ha spiegato la neoletta presidente - mi sono impegnata a portare in questa sede il problema delle mafie. All’inizio gli eurodeputati degli altri Paesi pensavano si trattasse di una questione tipicamente e solamente italiana. Ora la prospettiva è cambiata e si comprende che il crimine organizzato è una minaccia che riguarda tutti gli Stati e tutti i cittadini europei”. Alfano, siciliana, da anni impegnata nel contrasto alla mafia - che uccise suo padre, il coraggioso giornalista Beppe Alfano, nel 1993 – parla di una commissione che “sarà subito operativa” e che “per prima cosa chiederà la partecipazione alle sue riunioni dei rappresentanti delle diverse agenzie” che si occupano di reati transfrontalieri, fra cui Europol, Eurojust, Olaf. “Si tratta di organismi fondamentali che operano in questo campo e noi vogliamo mettere in rete le diverse esperienze e le varie risorse per una lotta più efficace” e senza quartiere. Il primo, grande obiettivo della commissione parlamentare sarà quello di consegnare all’Ue un testo unico antimafia. La presidente specifica: “Non intendiamo sostituirci all’autorità giudiziaria o a quella investigativa. Vogliamo semmai fornire ulteriori mezzi”, conoscitivi, legislativi, per agire contro un tipo di crimine in costante evoluzione, che fa affari con il riciclaggio di denaro, i traffici illeciti di droga e armi, con le scommesse, con la vergognosa tratta di esseri umani e altri reati. Il Parlamento Ue ha riconosciuto che in Italia è presente la migliore legislazione antimafia d’Europa. Strumenti come il sequestro dei beni e il carcere duro possono – secondo molti eurodeputati - essere utili nella lotta al crimine organizzato, purché, è stato ribadito da vari gruppi politici, non si vadano a ledere in questa azione, le libertà, la privacy e i diritti dei cittadini onesti. Quella contro il crimine organizzato si profila comunque come una battaglia che deve partire dalle istituzioni politiche, dalle forze di polizia, dalla magistratura, e va compiuta con gli strumenti più moderni e sofisticati. Non a caso la commissione parlamentare indica “in tanti colletti bianchi” che si “annidano dentro le istituzioni politiche” pericolose forme di fiancheggiamento della delinquenza globale. 6 Mondo Sabato, 5 maggio 2012 ✎ I fatti APPELLO AI POTENTI Quelli avvenuti in Nigeria e Kenya sono solo gli ultimi attacchi contro i cristiani registrati recentemente in varie parti del mondo D Nel mondo i cristiani continuano a morire C ontinuano a morire. Nuove stragi di cristiani fanno decine di vittime, in Africa, da ovest ad est. Si ripete lo stesso rituale fanatico e terroristico, l’assassinio di massa dei fedeli inermi e gioiosi che celebrano la messa. Il XXI secolo continua ad essere, come il XX, un’epoca di martirio per i cristiani e in particolare per i cattolici. C’è tutta una fascia sub-sahariana che ribolle, appunto dalla Nigeria alla Somalia ed al Kenya, mentre nei Paesi arabi della “primavera” il giudizio è ancora sospeso. E gli episodi di violenza e di morte percorrono anche l’Asia, dal Pakistan alla stessa India. Le reazioni ufficiali sono misurate: ne aveva parlato il Papa al Corpo diplomatico, all’inizio di quest’anno, dopo le stragi di Natale. Il segretario di Stato, di fronte ai morti di Kano, in Nigeria, e di Nairobi, in Kenya, ha affermato che “i cristiani, nelle trincee del mondo, nei Paesi africani, in Medio Oriente, sono un fattore di equilibrio e di riconciliazione, non di conflittualità. E quindi appare strano che ci sia un’intolleranza, un’aggressività così forte contro coloro che danno un contributo di riconciliazione, di pace, di giustizia e di solidarietà”. Il presidente della Cei ha invitato i fedeli colpiti a reagire con “forza” ma “senza volontà di vendetta”, senza cioè attizzare la spirale della violenza. Questo è il punto e una sorta di paradosso: accusati dalla propaganda jihadista di essere “crociati”, i cristiani sono di fatto i più inermi nel “conflitto di civiltà e di religioni” che una pervicace propaganda cerca di attizzare e prospetta con violenza, contro l’evidenza delle cose. Il paradosso è sottolineato dal fatto che ci sono governi e stati che programmaticamente non applicano e misconoscono il principio della libertà religiosa, che, come sappiamo, è la base e il fondamento di ogni libertà, e i governi occidentali, in nome di questi stessi principi, sono restii a levare la propria voce a tutela. Così la sensazione è che i cristiani, in diverse regioni, restano abbandonati a loro stessi, ad una violenza che strumentalizza la religione per fini di identità e di affermazione politico-ideologica. Si tratta di una situazione intollerabile non tanto da un punto di vista confessionale, ma da quello della garanzia e della tutela della libertà. La questione delle stragi dei cristiani è ormai un’emergenza di politica internazionale e come tale deve essere messa in agenda. Sollevarla non collide con il pluralismo e la laicità delle istituzioni dei Paesi occidentali, ma diventa un atto di giustizia. Resta la realtà della testimonianza inerme e inconsapevole di tanti cristiani che pagano con la vita una verità che è bene ribadire: nel mondo, oggi, il cristianesimo è un presidio di libertà, una garanzia di pluralismo, una riserva di umanità, un pungolo al progresso. È comunque certo che le ragioni della libertà e della verità non si possono mai conculcare del tutto e che la violenza non può prevalere. Il sangue di questi nuovi martiri conferma con forza questo singolare paradosso, certificato da secoli di storia. rammatica domenica di sangue in Africa lo scorso 29 aprile: almeno 21 i morti e decine i feriti, tra cui due bambini, in due attacchi terroristici anticristiani in Nigeria e Kenya. La comunità internazionale ha condannato gli attacchi, mentre il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha espresso preoccupazione di fronte a quella cha ha definito “un’intolleranza crescente”. In Nigeria è stato sferrato un vero e proprio assalto da parte di uomini armati contro la sede della locale università di Bayero dove, in appositi spazi, alcuni giovani erano radunati in preghiera. L’attacco non è ancora stato rivendicato sebbene da più parti si punti il dito contro Boko Haram, il gruppo estremista islamico che sta firmando gran parte degli attentati avvenuti negli ultimi anni nel nord della Nigeria. Gli aggressori hanno fatto uso di armi automatiche ed esplosivi. Nei giorni scorsi altri attentati avevano colpito le redazioni giornalistiche del quotidiano ‘This Day’ nella capitale Abuja e nella città settentrionale di Kaduna: in questi casi c’era stata una rivendicazione di Boko Haram. In Kenya invece un uomo è stato ucciso e una quindicina di persone sono rimaste ferite in seguito a un attacco contro una chiesa a Ngara, Nairobi. Sulla base di prime ricostruzioni della stampa keniana un uomo si è mischiato tra i fedeli della God’s House of Miracles International Church e nel corso di una celebrazione ha prima lanciato una granata contro il pastore Josephine Mwangare, rimasta illesa, e poi ha aperto il fuoco contro i fedeli, uccidendone uno e aprendosi in questo modo la strada della fuga. L’attacco finora non è stato rivendicato e non è chiaro se possa essere collegato all’impegno militare del Kenya in Somalia e, quindi, ad iniziative imputabili alle milizie islamiste somale degli Shebaab. Nei giorni scorsi, era stata tra l’altro l’ambasciata statunitense a innalzare la soglia di allerta riferendo del possibile rischio di attentati. I fatti di ieri, secondo il quotidiano ‘Daily Nation’, potrebbero essere però collegati a una disputa sulla proprietà del luogo in cui è costruita la chiesa. Già lo scorso anno la chiesa era stata oggetto del lancio di una bottiglia molotov. E la scorsa settimana un gruppo di persone si era presentato in chiesa con un foglio di sgombero risultato poi falsificato. L’ex presidente liberiano alla corte dell’Aja La condanna di Taylor, pietra miliare per l’Africa U na “pietra miliare” e un segno è stato ritenuto “penalmente di speranza per i diritti umani responsabile” dei crimini in Africa. E’ stata accolta così la condanna, emessa giovedì 26 condotti durante la guerra civile aprile contro l’ex presidente liberiano MINIERA DI DIAMANTI IN SIERRA LEONE in Sierra Leone. Sullo sfondo Charles Taylor accusato di undici capi di imputazione, dai crimini di guerra lo sfruttamento dei diamanti al reclutamento di bambini soldato, di bambini-soldato commessi strada a festeggiare costituisce un avvertimento a tutti i durante il conflitto che ha insanguinato nella lunga guerra civile svoltasi governi che abusino del loro potere e violino i diritti umani: la Sierra Leone dal 1989 al 2003. E’ la prima volta che nella Sierra Leone in cui sono morte più di 500.000 “Questa sentenza vale per tutto il mondo”. un tribunale internazionale stabilisce la colpevolezza di persone. La pena relativa alla sua condanna sarà resa nota Le celebrazioni di queste ore non cancellano l’urgenza un ex capo di Stato africano. La sentenza è stata emessa in una udienza successiva, il prossimo 30 maggio. di una riflessione sugli orrori del passato e il cammino dal tribunale d’appello dell’Aja della Corte Speciale per Il conflitto in Sierra Leone, a causa anche del di pace da percorrere. “La sentenza – sottolinea padre la Sierra Leone, il tribunale internazionale – con sede coinvolgimento massiccio di bambini soldato, è Luigi – è stata emessa nel giorno del 51° anniversario principale a Freetown, capitale della Sierra Leone – creato considerata una delle pagine più violente della storia dell’indipendenza della Sierra Leone: speriamo aiuti dalle Nazioni Unite nel 2000 con una risoluzione ONU a recente, non solo africana. Un conflitto conosciuto negli il paese a essere più unito anche in vista delle elezioni seguito della richiesta formale del presidente dello Stato ultimi anni anche grazie ad un film Hollywoodiano, presidenziali del 17 novembre, un momento importante e africano, Ahmad Tejan Kabbah, che chiedeva l’istituzione chiamato proprio “blood diamond” (diamanti di sangue). delicato”. di un tribunale speciale per giudicare in modo imparziale Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dai leader Il procedimento di Freetown è stato seguito con attenzione i crimini di guerra commessi sul territorio nazionale. Il della diplomazia internazionale, ma anche dai cittadini e anche in Liberia, il paese che Taylor guidò come presidente tribunale, costituito da giudici nazionali ed internazionali, dai missionari che vivono in Sierra Leone. dal 1997 al 2003 sostenendo i ribelli al di là della frontiera. ha iniziato ad operare nel luglio 2002. Prima e dopo l’annuncio dei magistrati del Tribunale “In alcune regioni – dice alla MISNA Mike Gurry, dirigente Taylor, presidente dal 1997 al 2003, è stato riconosciuto speciale per la Sierra Leone, ai microfoni si sono susseguiti della Caritas locale – i sostenitori di Taylor sono ancora “penalmente responsabile” per le atrocità commesse dai gli interventi di decine di radioascoltatori. “La sentenza – molti e non si può dire che i liberiani abbiano accolto guerriglieri sierraleonesi del Fronte rivoluzionario unito sottolinea padre Luigi Brioni, saveriano, direttore di Radio il verdetto tutti allo stesso modo”. La speranza è che la (Ruf) in cambio di diamanti estratti illegalmente. L’ex capo Maria - permette a milioni di persone di scrollarsi un peso condanna metta al riparo da un ritorno di Taylor sulla di stato liberiano si era dichiarato non colpevole di tutti gli enorme dalle spalle: finalmente qualcuno è riconosciuto scena politica nazionale. “Un’assoluzione – sottolinea 11 capi d’accusa contestatigli, tra cui crimini di guerra e responsabile delle loro sofferenze”. Gurry – sarebbe stata un segnale pericoloso”. contro l’umanità, omicidio, stupro, tortura e arruolamento Secondo il direttore di “Radio Maria”, la “gioia” di chi è in M. L. Cultura Sabato, 5 maggio 2012 Tempi moderni ■ Internet L’ultimo libro del professore tiranese Alberto Quadrio Curzio. Oltre la crisi, soluzioni per crescita e sviluppo Se il prestigioso Pulitzer va al «world wide web»... ia m o n o ec È Il testo verrà presentato a Milano il prossimo lunedì 7 maggio: nel dialogo con il giornalista Natoli, Quadrio Curzio analizza e suggerisce, senza dimenticare i valori etici di riferimento L unedì 7 maggio l’Università Cattolica di Milano ospiterà la conferenza di presentazione dell’ultima fatica editoriale dell’economista, di natali valtellinesi, Alberto Quadrio Curzio. L’appuntamento è a partire dalle ore 11.00 presso l’Aula Pio XI. Il titolo dell’incontro riprende quello del volume: “Economia oltre la crisi – Riflessioni sul liberalismo sociale”, un libro-intervista (Editrice La Scuola, collana “Orso Blu”, pagg. 207, euro 12,50) a cura del giornalista de “Il Sole 24Ore” Stefano Natoli. Oltre a Quadrio Curzio, il 7 maggio interverranno Romano Prodi (autore anche della prefazione) e Giorgio Squinzi. «Il mondo, già provato dalla devastante crisi dei subprime – riflettono i promotori dell’inizativa – è alle prese con lo spettro di una nuova recessione mondiale, se non addirittura con una seconda Grande Depressione, dagli sviluppi, anche sociali, imprevedibili. Le crisi si susseguono ormai con regolarità impressionante, mettendo a dura prova Stati, unioni economiche e continenti. Ma, quali sono le cause? Cosa frena realmente l’economia? Come se ne esce? Sono queste le domande poste da Natoli al professor Quadrio Curzio. Nelle risposte del grande economista una profonda riflessione sul liberalismo sociale». Quadrio Cruzio indica, tra le cause della crisi, la distanza tra economia reale e finanza; il sopravvento di strumenti (sempre più sofisticati) e di mercati (spesso deregolamentati) sugli agenti; il prevalere della “carta finanziaria” sulle “cose prodotte”; la sfiducia nella leadership dei governi. Poi spazia sui grandi temi dell’euro, si ferma in ampie disamine su finanza pubblica e privata, impresa e lavoro. «Indica i limiti del fiscal compact e della governance europea – proseguono gli organizzatori –; spiega il ruolo delle agenzie di rating, che va limitato specialmente riguardo i titoli di stato; valuta gli effetti della Bce – da custode dei prezzi a protagonista attivo – come pure le potenzialità vere del fondo “salva-Stati”». Il professore elogia l’Eurodemocrazia, «una grande innovazione istituzionale» e i meriti di Mario Monti, senza dimenticare Mario Draghi («un bell’esempio di come l’Italia può essere»); si sofferma sulle liberalizzazioni del governo tecnico e il paradosso delle liberalizzazioni mancate nei governi Berlusconi. Quindi si concentra sulla crisi della finanza pubblica e indica cosa fare per abbattere il debito. Sollecitato dall’intervistatore risponde sui temi della riforma del mercato del lavoro, della disoccupazione, in particolare giovanile, sulle relazioni tra sindacati e grandi aziende. «Si affrontano gli argomento più diversi – si legge nella nota di presentazione del libro –: dalla situazione italiana (con i richiami alle riforme inderogabili e alla sussidiarietà per lo sviluppo), al mercato e alla concorrenza, come pure all’ammodernamento della nostra costituzione e all’esperienza di un governo tecnico che non potrà però assumere tutte le decisioni necessarie. Lo sguardo si allarga a tutto il mondo sottolineando i significati della forza della Cina o delle primavere arabe, senza mai dimenticare i valori. Quei valori mai astratti, orientati al bene comune, e che devono stare alla base di ogni sistema economico o politico. Sotto questo profilo l’unica certezza di qualsiasi via di uscita è legata all’adozione di un’etica della responsabilità che punti con decisione su sussidiarietà, solidarietà, sostenibilità dell’azione di politica economica e dell’agire degli imprenditori e delle altre parti sociali. Un libro che parla di economia, ma sempre nelle relazioni tra persone, istituzioni e società». Romano Prodi, nella prefazione, definisce il libro «un dialogo che, senza spingersi dentro i tecnicismi dell’economia, ne esamina le conseguenze sulla nostra vita individuale e collettiva. È uno strumento utile per superare le frammentazioni che hanno diviso il sapere economico in mille capitoli così separati da impedirci una visione complessiva di che cosa è la crisi e cosa va fatto per superarla». (E.L.) ■ Il romanzo dello scrittore pesarese Giorgio Righetti Tanti «Frammenti di una vita sola» “F rammenti di una vita sola” è il titolo del secondo libro dell’autore pesarese Giorgio Righetti, che accanto a collaborazioni letterarie si occupa con delle Onlus del settore “no profit”. Romanzo a fotogrammi, 366 per la precisione, uno concatenato all’altro da tre elementi: -il tempo: un quadro ideale composto da 365 giorni e 365 anni. Senza sequenza storica. I quadri potrebbero essere contenuti, però in unico giorno, in unico istante; -lo spazio: i racconti (brevissimi) si dispiegano lungo un viaggio immaginario attraverso tutti i paesi del mondo, come una lunga strada che li attraversa; -la parola: una parola di quelle finali del fotogramma precedente viene ripresa dal successivo. Verbi, stati d’animo, che in contesti diversi legano la vita l’una alle altre; benché i protagonisti siano- per circostanze, età, luoghi a abitudini, molto variegati. Gioia, dolori, speranze e attese attraversate da un unico filo che pervade le esistenze; con toni che variano dal serio all’ironico, al “nonsense”. Giorgio Soleri, Roma anni 36 apre e chiude il romanzo. Tra i “protagonisti”, viene annoverato al 31 dicembre dell’anno 365simo un “tale” Carl di anni 75 (che richiama un “certo” Karol!!!). L’autore dà vita a frammenti, piccoli, di una esistenza con l’intuito di far comprendere, poco a poco, che le vite si assomigliano indipendentemente da diversi fattori, che l’uomo è un groviglio di sentimenti inestricabili. «È un diario senza eroi, perché i protagonisti non compiono gesta, ma semplici gesti». ROBERTO RIGHI ormai ufficiale, il web ha superato la carta stampata; questo sembrerebbe il verdetto stabilito dal premio Pulitzer, il prestigioso riconoscimento giornalistico conferito dalla Columbia University. Internet ha incassato una doppietta sul podio: sul gradino più alto il giornalista David Wood, inviato di guerra dell’”Huffington Post”, ed al terzo posto il sito di informazione politica “Politico.com”. Un successo che conferma una tendenza ormai solidamente avviata dal 2010. Il “New York Times”, che a sua volta ha visto assegnare il premio a due suoi giornalisti, ha scritto che “la più grande sorpresa quest’anno è arrivata dai nuovi media”, secondo il prestigioso quotidiano della grande mela “si tratta di un segno del cambiamento del panorama dei media”. Un commento dai toni eccessivamente sorpresi, che denuncia il segreto del successo della Rete: i media tradizionali sono rimasti fermi a guardare troppo a lungo, lasciando così il vantaggio della prima mossa a progetti che prima di loro avevano intuito il ruolo centrale che avrebbe assunto Internet nel panorama dell’informazione. Così, mentre solo negli ultimi 2-3 anni diverse importanti testate internazionali chiudevano la loro edizione stampata, come “La Tribune” in Francia, e la maggior parte delle altre concentravano i loro sforzi sull’on line, come il britannico “The Guardian”, “The Huffington Post” è on line dal 2005 e “Politico.com” ha oggi già 5 anni di storia. Il blog statunitense fondato da Arianna Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti (noto anche come HuffPo) è diventato rapidamente uno dei punti di riferimento dell’informazione statunitense: 9 milioni di utenti ogni mese nel 2009, diventati quest’anno ben 25 milioni. “Siamo felicissimi e profondamente onorati per il premio, che riconosce sia il valore esemplare degli articoli di David, sia l’impegno dell’HuffPost verso un’informazione originale che riferisce sia del dibattito nazionale sia della vita della gente reale”, ha commentato Ariann a Huffington che, dopo aver aperto anche un’edizione canadese, una francese e una britannica del blog, si prepara a lanciarne anche una italiana. Non solo lungimiranza, ma anche tanta qualità e investimenti. “Politico.com” ha conquistato il terzo posto grazie alle vignette satiriche del disegnatore Matt Wuerker, che hanno messo alla berlina i conflitti politici che infestano Washington. David Wood, invece, ha conquistato il prestigioso premio grazie al reportage a puntate “Beyond the Battlefield”: un’inchiesta durata 8 mesi sulle condizioni dei veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan e i disagi al ritorno dal fronte. Un’inchiesta “vecchio stile” dai tempi lunghi e dai costi importanti, di quelle che sempre più raramente si trovano sulla carta stampata. Investimenti importanti, ampiamente ripagati dai risultati economici. Nato da un impegno iniziale di 1 milione di dollari, HuffPo ora ne vale centinaia di milioni ed è appena passato alla storia come il più costoso blog mai acquistato da una grande società: Aol (America on line) ha speso ben 315 milioni di dollari per assicurarsi questo colosso dell’informazione indipendente. ANTONIO RITA 7 8 Caritas Sabato, 5 maggio 2012 Don Augusto Bormolini: «Superare le fatiche nell’unità» L a Caritas ha servito ed è servita in questi anni?... Io credo di sì, ha messo in piedi tanti servizi e li sta portando avanti... Sia i Centri di Ascolto sia alcuni lavori fatti a Como - ma anche in provincia di Sondrio, con l’Osservatorio delle Povertà - hanno creato sensibilità, cultura, attenzione al problema dei poveri, dei bisogni che ci sono nelle nostre comunità. Però abbiamo la percezione di lavorare un po’ a parte rispetto agli altri settori della Pastorale, cioè abbiamo la sensazione di essere un ramo di un unico albero, però un ramo a volte un po’ staccato, un ramo che non entra proprio bene nella linfa della Pastorale diocesana. Questa è l’impressione che ho colto lavorando in alcuni Centri di Ascolto e parlando con alcuni operatori della Caritas. Poi constato una certa fatica a far percepire alle nostre comunità la necessità di questo aspetto della pastorale. Per esempio nessuno di noi mette in dubbio la necessità della Catechesi e della Liturgia nelle nostre comunità, però la necessità dell’animazione caritativa, molte volte è messa in dubbio, la si ritiene opzionale, facoltativa, solo per le persone che sentono individualmente questa chiamata ad agire dove sono i bisogni; però che sia una necessità della comunità cristiana, della parrocchia, del vicariato, della Diocesi, ebbene ciò resta un po’ in dubbio. Ecco, allora, perché la Caritas diocesana ha promosso questo incontro: innanzitutto per sentirci più uniti alla pastorale globale della Diocesi, affinché arrivi nelle nostre comunità questo dovere necessario che ci sia un’animazione alla carità... e tentare di superare la settorialità che c’è nei vari ambiti della pastorale. Dobbiamo dare concretezza a quella famosa parola che è “pastorale organica”, che è difficile da attuare. Far vedere cioè che l’annuncio della Parola, la celebrazione del Sacramento e dei Misteri, la testimonianza del servizio sono un tutt’uno... don Augusto Bormolini XI Assemblea della Caritas diocesana. La sintesi delle relazioni il tavolo dei relatori all’assemblea diocesana dello scorso 18 febbraio I n queste pagine pubblichiamo stralci degli interventi svolti all’XI Assemblea diocesana della Caritas dal titolo “La Caritas serve... se serve! - Gli Uffici di pastorale a confronto sulla carità” che si è tenuta a Como il 18 febbraio. I testi e i video della giornata sono a disposizione sul sito della Caritas diocesana. A breve sarà disponibile la pubblicazione degli atti che verrà distribuita in tutta la Diocesi. Ricordiamo che l’assemblea è iniziata con la lettura del saluto del vescovo e un breve intervento di don Battista Rinaldi, direttore Ufficio per la Catechesi. Inoltre sul “Settimanale” sono già state pubblicate le sintesi degli interventi del direttore di Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, e la relazione di Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana (visibili sul nostro sito). da relazioni improntate sullo stile della famiglia, che dovrebbe privilegiare le persone prima delle cose... collaboratore dell’Ufficio pastorale della Famiglia Don Giuseppe Corti … Sì, pastorale sociale e del lavoro e Caritas hanno un elemento in comune: la persona umana nella sua attuale situazione umana, sociale, familiare e, perché no?, spirituale. Cosa si prefigge la Pastorale sociale e del lavoro di specifico? Si prefigge che la persona umana possa trovare e vivere in un contesto sociale, economico e politico che abbia come faro la giustizia. E la giustizia trova il suo humus nella carità, così come la identifica L’incontro biennale ha messo a confronto Caritas e Uffici di pastorale. Paolo nella prima lettera ai Corinzi... Si apre allora A breve sarà disponibile la pubblicazione degli atti del convegno un tema importante, che è l’impostazione pastorale della Pastorale sociale e Si apre lo spazio della mistagogia fragilità delle famiglie riflettono le fragilità del lavoro: il tema della prossimità al Don Rinaldo Valpolini ripetutamente indicato come necessario della società e la difficoltà di vivere insieme fratello e il luogo dove ci si educa a questa … San Matteo, Capitolo 19: “L’uomo non dal Magistero della Chiesa e recentemente in famiglia è legata alla difficoltà di vivere prossimità. Si tratta di riscoprire il calore divida quello che Dio ha congiunto”, in caldeggiato più volte da Benedetto XVI. insieme nella società”. Leggo inoltre: della “vera” prossimità, quella che ci viene questo caso liturgia e carità... Nell’enciclica La mistagogia è il metodo e lo strumento “Il tratto più caratteristico della nostra dalla Parola di Dio, sempre prodiga di “Deus caritas est”, Benedetto XVI scrive: che la Chiesa antica ci consegna per far sì società è il primato dell’individuo”... E poi: situazioni da cui trarre insegnamento, “…L’intima natura della Chiesa si esprime in che i credenti vivano ciò che celebrano. “Anche la legislazione riflette il primato stile e modelli di vita... Di fronte al lusso un triplice compito: annuncio della Parola Quello che la “lectio divina” è per le dell’individuo e sembra svilupparsi nella e alle vanità del consumismo ci si deve di Dio (kerygma-martyria), celebrazione Scritture, la mistagogia lo è per la liturgia... direzione di dare risposte ai bisogni degli impegnare per un nuovo criterio di vita dei Sacramenti (leiturgia), servizio della Nell’assemblea eucaristica convocata dal adulti piuttosto che di tutelare il bene nella sobrietà, cercando l’essenziale senza carità (diakonia). Sono compiti che si Dio uno e trino ogni fedele è accolto da Lui comune. (…) ”. Se questo è vero, il compito spechi. Di fronte all’incapacità di saper presuppongono a vicenda e non possono sotto il segno della gratuità e questo deve primario della Caritas consisterebbe accogliere i disperati, ci si deve impegnare essere separati l’uno dall’altro…”... Ma suscitare lo stesso atteggiamento verso i nell’aiutare la comunità cristiana, attraverso a rendere possibili, con una legislazione fondamentalmente non esiste il problema fratelli, cominciando da quelli che sono i gesti concreti dell’accoglienza, della attenta e corretta, orizzonti allargati di vita della relazione liturgia-carità, perché una riuniti nell’assemblea... relazione gratuita, dell’universalità che e di dignità, creando e offrendo lavoro, liturgia autentica non può che essere in direttore Ufficio per la Liturgia non fa distinzioni tra persone, a superare accogliendo e apprezzando la ricchezza connessione con una vita di carità, e una il virus dell’individualismo ridando valore nelle diverse culture, favorendo il loro vita di carità deve essere genuina, non può Don Luigi Savoldelli al tempo “umano”, a legami duraturi e inserimento nella società, senza trascurare che affondare le sue radici nella liturgia. … Un recente studio del Servizio nazionale “affettivi” e a tutto ciò che costruisce azioni di promozione umana che facilitino Invece noi siamo eredi di una mentalità Famiglia e società dell’episcopato francese comunione... La risorsa della Caritas è il mantenimento delle relazioni con i loro che ha isolato l’esperienza celebrativa, l’ha afferma che “le famiglie sono l’immagine quella di “fare vedere”, di “fare toccare” con Paesi di origine... sganciata dalla vita cristiana e ora permane della società nella quale viviamo, ne sono mano la novità della “vita buona” che nasce direttore Ufficio pastorale la fatica di recuperare le connessioni... in qualche modo lo specchio. (…) Le dal Vangelo. E questo proprio a partire sociale del Lavoro Servire nella condivisione mons. italo mazzoni L’intervento di don Italo Mazzoni, vicario episcopale per la Pastorale: Creare relazioni caritative solide e D on Augusto Bormolini ci ha ricordato l’importanza assoluta del collaborare nelle varie dimensioni della pastorale – la celebrazione, l’annuncio, la testimonianza – perché non possiamo pensare se non a un unico progetto. Dobbiamo concentrarci molto su questo. PAGINe A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA WWW.CARITASCOMO.IT Perché la pastorale appare frammentata? Siamo dentro un lavoro difficile e impegnativo della vita della Chiesa che abbiamo indicato con varie espressioni... Dagli anni ‘60 è avvenuta una trasformazione notevole della pastorale. Nasce, come abbiamo sentito, la Caritas, l’Ufficio liturgico, l’Ufficio missionario con tutta la sua attività organizzata; nasce l’esperienza delle vocazioni, strutturate in un centro vocazionale, l’esperienza della pastorale giovanile dopo i convegni diocesani, le pastorali della famiglia e del lavoro... Si sono andate aggiungendo anche la pastorale del turismo, la pastorale del tempo libero, dello sport, la pastorale attenta all’arte, la pastorale della comunicazione… E diciamo che l’elenco potrebbe anche non finire perché le grandi attività che una comunità muove hanno bisogno di indirizzo, di attenzione, di prospettive, di progetti. Siamo dentro questa pastorale, che è divenuta molto differenziata e oggi più che mai sente il bisogno di trovare quel punto forte di raccordo, quel punto forte nel lavorare insieme che permetterà di non avere moltiplicazioni e sovrapposizioni di enti, di strutture pastorali, di iniziative che comunque riguardano la comunità in quanto tale e non una parte di essa... Evangelizzazione è fare le comunità … Il nome del progetto di lavorare insieme è “evangelizzazione”. “Evangelizzare” per noi cristiani significa “edificare delle comunità”. È un proget- to preciso: si evangelizza costruendo delle comunità; poi aggiungiamo le qualità: aperte, accoglienti, generose. L’evangelizzazione non è mai solo un dire, né un testimoniare qualcosa come singoli; è costruire delle comunità che hanno nell’Eucaristia il loro cuore, il loro centro. Relazione filiale, fraterna, nuziale Parola-chiave, uscita oggi più di altre è relazione... Per coglierne in qualche modo il senso variegato, noi dobbiamo entrare dentro l’esperienza della famiglia, che è la struttura umana che esiste fin dal principio e che si fonda precisamente sulle relazioni. Nella famiglia troviamo la relazione filiale, che nella carità di tutti i secoli è entrata come esperienza forte. La relazione filiale mette in gioco molto l’accoglienza della persona in quanto tale, per il suo Caritas Sabato, 5 maggio 2012 La formazione in un cammino di fede L’obiettivo comune è far maturare “scelte di vita” basate su conversione, crescita e gratuità. Il ruolo delle associazioni cristiane e delle Caritas parrocchiali Contributo del Centro di pastorale giovanile Anzitutto ci colpisce la particolare sensibilità della Caritas rispetto alla “funzione pedagogica” e la costante ricerca di “nutrire la fede con la carità”. È un terreno che può offrire percorsi, con progettazione comune, per poter aiutare le nostre comunità a scommettere su una presenza capace di coltivare relazioni e di favorire scelte di servizio... Per molti giovani le esperienze di carità sono belle e formative. Questo richiede Il dibattito Persone di speranza e strumento sul territorio di mantenere una certa semplicità di accesso alle proposte o riflessioni della Caritas... Sul tema della “formazione”: la proposta dei cammini giovani a livello diocesano chiede certamente un lavoro nuovo di progettazione comune, assieme anche agli altri Uffici diocesani, per evidenziare i tanti punti di accesso ai cammini ecclesiali che oggi, di fatto, i giovani cercano e percorrono. L’obiettivo comune è quello di far maturare “scelte di vita” per un’attenzione costante alla carità e non solo organizzare o favorire momenti di servizio ben preciso... Sarà importante aiutarci a riflettere sulla scarsa presenza di giovani nei vari servizi caritativi... Sotto questo versante possiamo valorizzare la testimonianza di operatori delle Caritas parrocchiali che, pur nell’ambito della riservatezza loro richiesta, aiutino i giovani e l’intera comunità alla conoscenza della realtà di povertà del proprio territorio... Un canale da percorrere insieme è costituito certamente dalla riscoperta del volontariato e del servizio come occasioni di “primo annuncio”, di Angelo Pipero (volontario Caritas Centro diurno) Vorrei portare il saluto dei detenuti del carcere del Bassone di Como e attenzione sul loro problema... A Como la Caritas ha aperto un centro diurno, che ospita non solo extracomunitari, ma anche persone divise, divorziati: sono situazioni da non sottovalutare. Giorgio Riccardi (Acli di Como) Una parola sul fondo “Famiglia Lavoro” della Diocesi. Collaborando insieme abbiamo raccolto 748mila euro. Questo denaro è stato distribuito in modo equo a circa 500 persone con la collaborazione di un centinaio di parrocchie del territorio. Un aiuto introduzione e poi accompagnamento in un cammino di fede... Gabriella Roncoroni Due considerazioni. 1) Non si tratta della Caritas o della missione “in crisi”: la questione è la fede, perché la dimensione caritativa fa parte della fede. La questione è lì e allora non è solo la Caritas in causa. Il cammino di conversione, maturazione, verifica, ripartenza è quello della Chiesa, delle comunità, non solo della Caritas. 2) Non perdere lo specifico in una pretesa di essere dappertutto. A forza di dire che tutto è missione e tutto è carità corriamo il rischio di perdere un’identità propria che dà invece il gusto all’azione pastorale della Chiesa... Una sfida a cui siamo chiamati come Centro Missionario Diocesano e in cui “serve” la Caritas: accanto ai migranti di prima e seconda generazione per passare dalla carità spicciola e dall’accoglienza all’evangelizzazione: un tavolo attorno al quale Caritas, Cmd e Migrantes devono decidere di sedersi per conoscere e prendere coscienza di economico e un investimento sulla persona. Padre Luigi Generoso (Comboniani di Rebbio) Vedo che le sfide che avete voi sono le stesse che si trovano in terra di missione: questa frammentarietà delle azioni pastorali. Sarebbe ottimo se migranti, Caritas e Gruppo missionario potessero lavorare insieme... Don Giusto Della Valle (parroco di Rebbio) È importante fare il collegamento tra gestione dei beni economici della Diocesi e la Caritas... è opportuno verificare il rapporto tra i beni inutilizzati che la Diocesi ha e la gestione di questi beni per le persone bisognose... «Siamo dentro un lavoro impegnativo della vita della Chiesa» attenzione alla pedagogia dei fatti valore, il suo essere prima ancora che per il suo fare. Seconda tipica relazione della famiglia è la fraternità. Credo che oggi l’esperienza caritativa si muova soprattutto su questa onda. La fraternità implica la condivisione dei beni, si mangia spezzando il medesimo pane, stando sotto lo stesso tetto, condividendo quello che c’è finché c’è. Ed è una categoria di relazione importantissima, per definire tanti rapporti umani compresi quelli in cui condividiamo dei beni... La categoria più significativa all’interno della famiglia è quella della “nuzialità”. Esprime un amore che mentre viene dato richiede un ritorno... La categoria della nuzialità chiede in qualche modo che ci sia un ritorno, una maturità particolare. È molto meglio essere a un livello nuziale che a un livello filiale, perché il figlio dipende sempre. Cristo è venuto a consegnarci questo amore nuziale. Per cui l’Eucaristia è il dono del corpo e anche la ca- rità è il dono gratuito del corpo che richiede un dono gratuito dell’altro corpo... La pedagogia dei fatti … Credo di dover raccogliere per gli Uffici e per coloro che lavoreranno a livello diocesano, l’esigenza della pedagogia dei fatti. Curare i cammini di fede, quei cammini di fede che riguardano l’iniziazione cristiana, i fidanzati, i giovani; cammini di fede in cui siano integrate le forti esperienze liturgiche, caritative e catechistiche, magari con proposte più ridotte nella quantità, ma più ricche di qualità. Avere a cuore la vita dei giovani: oggi fanno tante esperienze, ma non fanno l’unica esperienza seria, quella della continuità, che è la vera esperienza dell’amore... In particolare credo che dovremo insieme concentrarci su quelle indicazioni che il vescovo continua a ripeterci: preparazione al matrimonio fatta bene. C’è biso- gno di dare dei segnali nella comunità in modo che la preparazione al matrimonio sfoci nella celebrazione del matrimonio come segno di una carità cercata, amata e vissuta, non come un nuovo egoismo amplificato. Dedicarsi alla formazione. Posso anticipare qui che sulla formazione in Diocesi si sta preparando un progetto globale, che ovviamente prevede una formazione, fondamentale per il cristiano, di tipo spirituale. Questa formazione ha il suo luogo privilegiato nella comunità parrocchiale: è la formazione alla fede, alla santità, all’ascolto della parola, alla celebrazione dei sacramenti. Poi c’è bisogno di una formazione di tipo pastorale – e quindi un po’ specifica – che si svolgerà a livello vicariale con dei corsi e a livello diocesano con scuole un po’ più impegnative... don Italo Mazzoni vicario episcopale per la Pastorale 9 questa realtà, assumere uno stile, vivere l’ascolto e il dialogo, decidere qualche passaggio di concretezza e d’azione... Lo specifico di ciascuno deve emergere nei cammini formativi. È importante la comunicazione del proprio cammino specifico formativo per raccordare incontri e proposte. A livello di parrocchia e di animazione di territorio segnalerei il campo educativo. In questo campo la Caritas dovrebbe ricordarci una relazione educativa attenta a: far evolvere l’emotività che nasce di fronte all’emergenza, a un’attenzione stabile per la povertà, alla gratuità, all’accoglienza dell’“altro”, alla condivisione di quello che ho... direttore Centro Missionario Diocesano Marco Arighi L’Azione Cattolica ritiene che una scelta prioritaria sia quella di proporre instancabilmente cammini di educazione e di formazione di qualità. Vediamo alcuni tratti salienti di un cammino di formazione di qualità: che si svolga nella ordinarietà e non solo in momenti straordinari e saltuari; che si svolga in parrocchia (o nel vicariato) in modo da essere diffuso, per poter raggiungere molti; che siano organici, rispettosi delle età e condizioni dei destinatari. Una formazione pensata per le diverse fasce d’età, ma che sappia accompagnare i passaggi tra le generazioni per non perdere per strada le persone... Una formazione che faccia sperimentare la bellezza del Vangelo e non la sappia solo raccontare. Una formazione così esige educatori preparati in modo serio e rigoroso... Nel piano pastorale il Vescovo indica che il rinnovamento della pastorale passa inequivocabilmente attraverso la formazione dei laici. E questa è elencata tra le finalità dei Vicariati. Questo è un servizio che sentiamo di poter offrire. Non tanto alla Caritas, quanto alla Chiesa... Il Vescovo scrive ancora nel piano pastorale: “Considero l’Azione Cattolica la scelta che in modo singolare incrocia l’esigenza di formazione spirituale e pastorale dei laici, nella globalità della vita e della missione della Chiesa”... vicepresidente Adulti Azione Cattolica Wanda Marchesotti (operatrice Caritas) A quale tipo di formazione devo partecipare? A quella della parrocchia, a quella di Azione Cattolica, a quella della Caritas? La formazione è una sola, è quella del Vangelo. Perché non facciamo una formazione unica, per non avere il dubbio di dove collocarsi? Gabriella Noseda (volontaria del CdA di Como) Nella nostra realtà è spesso confusa l’appartenenza alla Caritas parrocchiale con l’operatività. Mentre invece non è presente la funzione pedagogica. Quando si fanno gli incontri Caritas si scivola sull’aspetto dei servizi, un po’ meno sull’aspetto pedagogico... Vita diocesana 10 Sabato, 5 maggio 2012 Agenda del Vescovo La situazione contingente invita tutti all’impegno: ai cristiani è chiesto sostegno umano Veglia di preghiera per il lavoro 6 maggio A Bellagio, Molo 14. 7 maggio A Como, in Vescovado, al mattino, udienze e colloqui personali; nel pomeriggio, a Sondrio, commissione per la beatificazione del Rusca; a seguire, alle ore 18.00, presso la chiesa Collegiata, Santa Messa. 8 maggio A Como, in Vescovado, al mattino, udienze e colloqui personali; a Como, in Cattedrale, alle ore 21.00, Santa Messa con il cardinale metropolita di Milano Angelo Scola a chiusura dell’Anno Innocenziano. 11-12 maggio Visita pastorale nel vicariato di Mandello del Lario: parrocchia di Lierna. 14 maggio A Como, in Duomo, alle ore 21.00, Santa Messa nella Festa della Dedicazione della Cattedrale. ■ Ufficio Liturgia Concelebrazione eucaristica a conclusione dell’Anno innocenziano Cattedrale di Como, martedì 8 maggio, ore 21.00, presiede Sua Eminenza Rev.il Cardinale Metropolita Angelo Scola, Arcivescovo di Milano. Fedeli, associazioni, movimenti, autorità civili e militari, tutti sono invitati a partecipare. I sacerdoti che intendono unirsi alla concelebrazione si ritrovano nella chiesa di san Giacomo per le ore 20.40 (portare il proprio camice). Concelebrazione eucaristica nell’anniversario della Dedicazione della Cattedrale Lunedì 14 maggio, ore 21.00. Si invitano i concelebranti a ritrovarsi, in Duomo, per le ore 20.45, presso il fonte battesimale. L unedì 30 aprile, in diversi vicariati della diocesi di Como, si è svolta la veglia di preghiera dedicata al tema “Lavoro, famiglia, solidarietà”. Prestino (per il vicariato di Como-Rebbio), Canonica-San Lorenzo, MandelloSacro Cuore (con la presidenza del vescovo Diego Coletti), Morbegno-San Giovanni, Chiavenna-San Lorenzo, Sondrio-Collegiata: questi i luoghi che hanno ospitato il momento di riflessione in occasione della Festa del lavoratori del Primo Maggio. Una ricorrenza che, considerata la particolare contingenza, ha puntato l’attenzione sul lavoro che non c’è, non è sufficiente o è a rischio. Una situazione precaria in Italia come in Europa: nelle scorse settimane l’Istat disegnava un Paese dove si contano 3 milioni di inoccupati (fra disoccupati e persone talmente esasperate da aver rinunciato alla ricerca di un’occupazione più o meno fissa). In Spagna i possibili lavoratori ridotti a questa condizione sono addirittura 5 milioni. Sempre gli istituti di statistica, insieme agli organi di informazione, quotidianamente ricordano che gli stipendi non bastano più, perché non crescono in maniera proporzionale ad aumenti di tasse e di spese; e le tutele per chi il lavoro ce l’ha – e vuole tenerselo – devono necessariamente essere riviste al basso… E basta guardarsi intorno per accorgersi che al mercato prolificano le bancarelle con i prodotti alimentari di dubbia qualità (ma a prezzi competitivi), così come quelle di chi offre merce di seconda mano – di qualsiasi tipo – a pochi euro. È il quadro di un’Italia in recessione, dove, anche solo psicologicamente, si fa fatica ad accettare la prospettiva di stili di vita più sobri. Nella nostra diocesi ci sono molte famiglie in difficoltà. È significativo l’aumento degli accessi ai servizi di sostegno messi a punto dalla Caritas, mentre il Fondo diocesano “Famiglia-Lavoro”, in questi tre anni, è stato di aiuto a circa 700 nuclei in affanno a causa della crisi economica. «La Veglia di lunedì scorso – spiega il delegato per la pastorale sociale e del lavoro don Giuseppe Corti – si è concentrata su quattro intrecci tra famiglia e lavoro, avendo ben presente il tema del prossimo incontro mondiale di Milano: la famiglia anima della società; il lavoro sfida la famiglia; il lavoro e la festa nella famiglia; la festa tempo per la famiglia. Ognuno ha dato occasione per la preghiera e la riflessione, avendo come spunto la Parola di Dio e il Magistero della Chiesa. Per uscire dalla crisi – aggiunge don Giuseppe – serve l’impegno solidale di tutti e quindi anche dei cristiani, che devono mettere in campo la loro peculiare competenza: quella della preghiera». «Ho voluto essere presente a Mandello del Lario – dice monsignor Coletti – non solo per la coincidenza che in questo vicariato è in corso la visita pastorale. Ma perché in questa zona, dove vi è sempre stata una consolidata tradizione industriale, il settore metalmeccanico sta vivendo fatiche non indifferenti. È importante, come cristiani, far sentire alle famiglie e ai lavoratori in difficoltà – che diventano il simbolo di altre situazioni simili purtroppo presenti sul nostro territorio – la vicinanza umana e la forza della preghiera. Affinché insieme si dia un concreto contributo alla ricerca di soluzioni per la crescita e lo sviluppo». «Oggi è necessario recuperare la cultura del lavoro – aggiunge ancora don Corti –. Nella “Laborem Exercens” Giovanni Paolo II affermava che il “lavoro è questione essenziale per l’uomo”. Per combattere la crisi si stanno adottando tanti rimedi tampone, ma solo una ripresa dell’attività produttiva potrà debellarla. Attenzione, però: per rimettere in moto il Paese, non si possono considerare leciti i metodi che consentono di dribblare i principi etici e i diritti dei lavoratori. La persona deve sempre al centro. Come Chiese di Lombardia – conclude don Giuseppe stiamo riflettendo anche sul lavoro festivo, auspicando la riscoperta del valore del “tempo festivo” come tempo per le relazioni ispirate alla gratuità e ai valori, nel rispetto della dignità di ciascuno». (Enrica Lattanzi) Cresima nella Veglia di Pentecoste C ome già accaduto negli ultimi anni, alla Veglia di Pentecoste in Cattedrale con la presidenza del Vescovo, sabato 26 maggio, alle ore 21.00, si celebrerà l’Eucaristia con il Sacramento della Confermazione. Si chiede ai parroci che stanno localmente curando la preparazione alla Cresima di giovani e adulti che prendano in attenta considerazione la possibilità indicata. Per ragioni pratiche, occorre segnalare al più presto l’adesione comunicando anche, per facilitare i contatti, il numero di cellulare del candidato. Si informa che sarà necessaria la presenza di cresimandi (muniti del certificato di Battesimo e dell’attestato di avvenuta preparazione) e padrini all’incontro preparatorio che si terrà in Duomo mercoledì 23 maggio alle ore 20.30. Per ogni chiarimento telefonare allo 031 3312216(252) ■ Il Vangelo della domenica: 6 maggio - V domenica di Pasqua «Io sono la vite vera» (Gv 15,1-8) Da questa settimana il commento al Vangelo è affidato a don Alfonso Rossi, dal 2000 parroco prevosto di Chiesa Valmalenco e amministratore parrocchiale di Primolo Prima Lettura: At 9, 26-31 Seconda Lettura: 1Gv 3, 18-24 IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI Stupendo Gesù; per farsi capire usa il linguaggio della gente e dà un esempio anche a noi sacerdoti. Nel cenacolo gli apostoli hanno capito subito. Il rapporto di amore e di unità con il maestro, nel Mistero Pasquale di morte e risurrezione che quella sera stava iniziando, era giunto al massimo, appunto come i tralci sono uniti alla vite, sotto lo sguardo amabile del Padre che è l’agricoltore e “ con il conforto dello Spirito Santo” per usare la bella espressione della prima lettura. E poi quel verbo “ rimanere” ripetuto sette volte, come il giorno della chiamata dei primi discepoli ( Gv. 1.39) e ripreso nella seconda lettura, con l’invito a mai stac- carsi dalla Vite - Gesù per non diventare rami secchi e inutili. Un rapporto d’amore che coinvolge anche noi, con la linfa ( la vita di Grazia ricevuta nei Sacramenti) che passa da Gesù a noi e ci unisce non solo a Gesù ma anche tra di noi in una serie armoniosa di filari che compongono il Popolo di Dio. Una cosa davvero bella e grande da contemplare e gustare nella preghiera. CHI RIMANE IN ME PORTA MOLTO FRUTTO Sono stupendi da osservare i terrazzamenti del versante retico della Valtellina, ma se decorano solo in paesaggio non ricompensano i contadini che hanno coltivato la vite tutto l’anno. Al momento giusto, la vite deve produrre l’uva, e si intende buona e abbondante. Così il cristiano. Se sta unito a Gesù porta frutto. Magari ci sarà bisogno anche di qualche taglio, qualche rinuncia, di una pigiatura che come l’uva nel tino ti fa soffrire; poi il frutto è assicurato. “ Frutti di santità e di pace” ci fa invocare la preghiera di colletta. Come Nicolò Rusca che l’anno prossimo avremo la gioia di invocare “ beato”. VINO DOC Alla riunione di un Consiglio di partecipazione, un consigliere entra in sala con una bottiglia con scritto sull’etichetta “ Diaul”. Resto meravigliato; mai saputo di questo vino valtellinese. Per stare più tranquillo, prima di berlo lo “ esorcizzo” con l’acqua. Non si sa mai! Poi dico: sarà bene che mi presenti al parlamento di Strasburgo con una bella confezione di bottiglie di Paradiso, Inferno, Diaul. Chissà; se qualche politico o burocrate non conosce la storia e fa fatica a riconoscere le radici cristiane dell’Europa dalla Bibbia, dal pensiero, dall’arte, dalle opere di carità, forse si convincerà con un buon bicchiere di vino valtellinese! Segue una fragorosa risata. don ALFONSO ROSSI Chiesa in Italia Sabato, 5 maggio 2012 11 Beatificato a Roma. Il noto economista e padre di famiglia: una santità del quotidiano U n testimone attuale della fede e della via per la santità, ancorché vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo. Giuseppe Toniolo è stato proclamato beato domenica 29 aprile nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura. A presiedere il rito, quale rappresentante del Papa, il cardinal Salvatore De Giorgi, che ha concelebrato assieme ad altri 10 cardinali e 25 vescovi, alla presenza di oltre 5 mila persone – in gran parte soci dell’Azione cattolica – giunte da tutt’Italia. Subito dopo la cerimonia, al termine del Regina Cæli, Benedetto XVI dal Vaticano ha rivolto un saluto speciale ai pellegrini riuniti nella basilica, ricordando che il messaggio di Toniolo è “di grande attualità, specialmente in questo tempo: il beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà”. Dopo la proclamazione del nuovo beato, di cui la Chiesa celebrerà la festa liturgica il 7 ottobre, Francesco Bortolini, il ragazzo che ha ricevuto la guarigione per intercessione di Toniolo, ha deposto le reliquie accanto all’altare. Il traguardo della santità “La vocazione alla santità” è il “traguardo di ogni altra vocazione nella Chiesa, dono della carità di Dio”. E dono dell’amore di Dio all’Italia è stato “Giuseppe Toniolo”, ha detto nell’omelia il card. Salvatore De Giorgi, ricordando il suo fermo impegno a farsi santo. Per questo, ha osservato il porporato, Toniolo “si dette un regolamento di vita spirituale e professionale”, diventando “un vero contemplativo dell’azione”. In realtà, “il radicarsi in Dio fu l’anima del suo impegno cristiano nella famiglia, sulla cattedra e nella società”. Innanzitutto, “considerò la famiglia il luogo primario della sua santificazione e della sua missione”, offrendo “un’affascinante testimonianza della dignità e della bellezza della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile e fedele”. Poi, “insigne professore universitario, sulle cattedre di Padova, di Modena e di Pisa, seppe essere - ha precisato il cardinale non solo il maestro qualificato dei giovani studenti, ma soprattutto il loro amico ed educatore nella ricerca della verità”. Infatti, “avvertiva già allora l’emergenza educativa per il clima universitario indifferente od ostile alle fondamentali istanze religiose e morali, come anche l’urgenza di una solida formazione culturale cristiana che preparasse le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro”. Impegnato per il Movimento Cattolico, la Società della Gioventù Cattolica (primo nucleo dell’Azione cattolica italiana), la Fuci, l’Opera dei congressi, l’Unione cattolica per gli studi I l 61° Congresso nazionale della Fuci, svoltosi fra Urbino e Roma, si è concluso con la partecipazione degli oltre 200 congressisti alla beatificazione di Giuseppe Toniolo. La scelta, affermano i presidenti nazionali, Francesca Simeoni e Alberto Ratti, è legata al fatto che la Fuci sente “la figura di Giuseppe Toniolo, professore universitario e uomo di fede, molto vicino allo spirito della nostra Federazione. Inoltre la nostra partecipazione si spiega per ragioni storiche, dato che fu proprio la Fuci, nella persona dell’allora presidente Igino Righetti, a richiedere l’avvio della causa di beatificazione”. Francesca Simeoni fa un bilancio del Congresso che ha avuto per tema È appena l’aurora - Chiesa, Concilio, Contemporaneità: 50 anni fa, 50 anni dopo” Quali spunti sono venuti dal Congresso nazionale? “I relatori ci hanno dato stimoli importanti e hanno cercato di mediare quelli che sono stati i frutti e il messaggio del Concilio ✎ Riflessioni E Toniolo: un testimone molto attuale sociali, l’Unione popolare, le Settimane Sociali e l’Università del Sacro Cuore, Toniolo “si presenta a noi come un italiano che ha amato e servito la Chiesa e l’Italia, da cristiano e cittadino esemplare: è questa la vera laicità”. Gioia, impegno, libertà Il beato è stato ricordato nel pomeriggio dal presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, in un confronto promosso per l’occasione dall’Azione cattolica italiana, all’interno del convegno delle presidenze diocesane. Assieme a Bagnasco, sul tavolo dei relatori, il ministro pachistano Paul Bhatti, il ministro Lorenzo Ornaghi, l’economista Stefano Zamagni. Un uomo libero, che ha vissuto “un cristianesimo pieno di speranza” e si è mosso sempre nell’amore per la Chiesa e nella fedeltà al Pontefice è l’immagine usata dal presidente della Cei per descrivere Toniolo. Mentre il presidente nazionale dell’Azione cattolica, Franco Miano, ha dichiarato che “la gioia per la beatificazione si trasforma in impegno a far conoscere questa bellissima figura e seguirne l’esempio, pur nelle mutate condizioni” storiche e sociali, ma ciononostante caratterizzate da “un’uguale urgenza di far conoscere il messaggio cristiano”. Il card. Bagnasco è partito riflettendo sulla cifra della “libertà interiore” del nuovo beato, “serenamente coraggioso sempre e ovunque”. Proprio perché libero, ha sottolineato Bagnasco, “è un uomo luminoso che vive un cristianesimo pieno di speranza”, avendo “alla base” il desiderio di diventare santo, consapevole che “la santità è la via della vita vera e della gioia, e che s’incrocia con la vita concreta di ciascuno secondo la vocazione che Dio dona”. Dunque, ha precisato, “la santità non nonostante i propri doveri di famiglia e di lavoro, ma proprio attraverso quei doveri a cui ciascuno è chiamato”. Altro aspetto messo in rilievo dal presule è stato l’amore di Toniolo “per la Chiesa, che sentiva come la sua famiglia, la sua casa perché la barca di Cristo. E, nella Chiesa, la sua assoluta devozione al Papato e al suo Magistero”. Egli era “profondamente convinto” della “missione sociale della Chiesa”, “fondata sul fatto di avere la visione della storia” e capace di un rinnovamento che può rigenerare l’uomo e, quindi, “ogni sistema economico, finanziario, politico e sociale”. “Della persona e del suo primato – ha aggiunto – la Chiesa è esperta, esperta quindi in umanità. Da qui la convinzione profonda del beato, che la società si rigenera quando segue i principi dell’etica sociale cristiana, mentre decade quando se ne allontana: principi che non sono confessionali e quindi riservati ai cattolici, ma universali, perché attengono all’uomo di sempre senza aggettivi, e alla sua esperienza”. ✎ il congresso della fuci | sperti in umanità. Con questo titolo si è svolto a Roma il convegno delle presidenze diocesane dell’Azione Cattolica italiana, nei giorni in cui la Chiesa proclamava beato un economista, un padre di famiglia: Giuseppe Toniolo. Riflettere sul Concilio, a partire dal titolo dell’incontro – una felice espressione di papa Paolo VI – e dalla figura del nuovo beato, significa innanzitutto avere attenzione alla persona, mettendo in primo piano “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”, come si legge nel proemio della “Gaudium et Spes”. L’Azione Cattolica, come la conosciamo oggi, è figlia del Concilio, di quella esperienza viva di formazione delle coscienza che il Vaticano II nella “Apostolicam Actuositatem” indica e promuove al numero 20. Il titolo dell’incontro è anche un modo per ribadire che far memoria di questo evento apertosi cinquant’anni fa, l’11 ottobre, non significa tirar fuori dalla libreria dei volumi per togliere la polvere che si è depositata ma è impegno a continuare un cammino per mettersi in ascolto dell’altro, in una “rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico”, ricordava Paolo VI nella “Populorum Progressio”, l’Enciclica resa nota il 26 marzo 1967, a poco più di un anno dalla conclusione dell’assise conciliare, che impone alla Chiesa, e dunque a tutto il popolo di Dio, di “mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”. Una Chiesa esperta in umanità chiamata a continuare, scriveva papa Montini, l’opera stessa di Cristo “venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, per salvare, non per condannare, per servire, non per essere servito”. L’Azione cattolica di Vittorio Bachelet, della scelta religiosa, traduce e applica, nelle realtà locali, quell’essere comunità e Chiesa che il Concilio ha disegnato, chiamando al rinnovamento; e Giuseppe Toniolo è stato, in un certo senso, anticipatore del Concilio, con il suo stile di vita familiare, con le sue intuizioni in economia, evidenziando l’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche. Per il nuovo beato esisteva una gerarchia di valori che vedeva al primo posto il primato della fede e dell’impegno spirituale, e tutto doveva essere letto in questa prospettiva, anche le leggi economiche. Il secondo punto da tenere sempre presente era il valore della cultura. Certo Toniolo è un uomo vissuto in quel tempo che progressivamente vedrà il passaggio alle società industriali; il suo Papa è Leone XIII e la sua “Rerum Novarum”. Ma non per questo è meno attento a vivere la vocazione del cristiano nelle realtà quotidiane, nella società, nelle istituzioni, nella politica, che si tradurrà nell’ipotizzare le Settimane Sociali, e nell’intuizione di una “democrazia cristiana” non ancora partito, ma scelta prima di tutto culturale, sociale e politica: elementi, questi, che ci aiutano a leggere in modo nuovo parole antiche. (Fabio Zavattaro) di Gigliola Alfaro Le sfide del confronto e del dialogo Vaticano II in modo specifico per una federazione di giovani studenti. Ad esempio, parlando dell’aspetto teologico del Concilio, è emerso che l’immagine di Chiesa offerta non è quella del Cristo Pantocrator ma del Cristo che si sacrifica, quindi di un amore che si dona. Questo per noi si traduce in un’indicazione di mettere al centro della nostra fede la dinamica del dono. Un altro spunto è stato l’invito a coltivare un’interiorità, come sede dei valori vitali ed aperta alla relazione con gli altri. Importante anche lo stimolo a maturare nella consapevolezza del nostro ruolo di laici come collaboratori e corresponsabili all’interno del Popolo di Dio. Ci ha molto colpito anche il messaggio di non temere, di credere che il Concilio porterà i suoi frutti con il tempo. La Chiesa del Concilio si è posta in un atteggiamento di apertura e di ascolto anche dei fratelli non credenti e delle altre Chiese e quindi dobbiamo coltivare anche noi questo dialogo”. Cosa può dire il Concilio Vaticano II ai giovani cattolici di oggi? “Il Concilio ha reso condiviso lo spirito di amore profondo per l’uomo contemporaneo, con un atteggiamento fondamentale di grande fiducia che anche nell’uomo di oggi c’è quella ricerca della verità che lo conduce a Cristo. Un secondo aspetto è l’importanza del dibattito, del confronto tra diversità, confronto che si basa però su una comunione di fondo e che non è mai confronto sterile, ma è un camminare insieme. Questo i padri conciliari lo hanno incarnato e ce lo hanno consegnato nella nostra Chiesa attraverso i diversi carismi dei movimenti laicali, ma al tempo stesso sottolineando l’importanza di essere un noi comunionale. Infine, come giovani il nostro compito nella Chiesa è quello di essere la speranza, il futuro. Infatti, Paolo VI nel concludere il Concilio lo lasciò ai giovani dicendo che sono loro i testimoni di una Chiesa che è giovane perché mostra il volto di Cristo che sempre si rinnova insieme con la sua Chiesa”. Qual è il contributo specifico che la Fuci può dare alla Chiesa? “È un contributo innanzitutto di attenzione e di riflessione. I fucini abitano nell’Università, che il luogo di elaborazione della contemporaneità, delle arti, del progresso scientifico e culturale. La Fuci accompagna i giovani, protagonisti della società di domani, in questa fase di elaborazione intellettuale e dunque nel compito della mediazione, che anche il Concilio fece, tra il messaggio del Vangelo e la cultura contemporanea. D’altro canto, i semi di verità stanno anche nell’uomo di oggi, nel progresso culturale, in tante istanze che la cultura sente. Direi che il nostro contributo sta nella fatica della mediazione e della sintesi cristiana anche negli ambienti in cui si elabora la cultura e la scienza”. Queste sono le sfide di oggi? “Sì, la fatica di testimoniare la bellezza dell’essere cristiani anche in Università, in cui la ricerca intellettuale si allontana dal messaggio cristiano, e la fatica di testimoniare una Chiesa aperta”. Avete partecipato alla beatificazione di Toniolo: qual è il suo messaggio per voi giovani? “Toniolo può dire molto perché fu un professore attento al dialogo con gli studenti e alla loro valorizzazione, oltre che un padre di famiglia”. 12 Sabato, 5 maggio 2012 Visita pastorale L’abbraccio a Lierna e alle sue frazioni L ierna, con i suoi 2250 abitanti suddivisi in undici frazioni, è situata sulla Riviera Orientale del Lario. Benché si ipotizzi una sua origine celtica, il ritrovamento di reperti archeologici e in particolare di un pavimento a mosaico ora esposto a Palazzo Belgioioso a Lecco confermano la presenza romana. Il paese, feudo del Monastero di S. Dionigi di Milano dal 1035 al 1202, fu a lungo conteso tra Milano e Como. Nel 1499 passò sotto il dominio di Marchesino Stanga e nel 1533 sotto quello degli Sfondrati di Cremona, feudatari della Riviera sino al 1788. Splendide ville costruite nei primi decenni del Novecento contornate da parchi abbelliscono il paesaggio. Famosa è l’insenatura naturale di Riva Bianca, con il suggestivo borgo di Castello formato da un agglomerato di abitazioni costruite dal XVI al XVIII secolo, racchiuso entro i resti delle mura medioevali di una fortezza. L’intitolazione della chiesa parrocchiale a S. Ambrogio è legata alla dipendenza feudale di Lierna da Milano. Nel XII secolo si accenna alla presenza di un edificio religioso e nel 1500 ad una chiesa intitolata a S. Ambrogio, affidata ad un rettore della Pieve di Mandello. Nel 1593 il vescovo Ninguarda riferisce che la chiesa era di modeste dimensioni, recava l’immagine di S. Ambrogio affrescata sulla facciata e possedeva un altare con un’ancona dipinta. L’attuale chiesa parrocchiale fu costruita nel 1626 ingrandendo la precedente e fu consacrata nel 1627. La parrocchia di Lierna fu eretta nell’anno 1619 dal vescovo Archinti e per secoli la sua sopravvivenza fu legata alla beneficenza dei liernesi e ai modesti redditi agricoli provenienti da terre di Prosegue la Visita pastorale al vicariato di Mandello del Lario. Venerdì 11 e sabato 12 maggio il Vescovo incontrerà la comunità di Lierna. Durante la visita è prevista anche l’inaugurazione dei nuovi campi sportivi dell’oratorio e dei restauri alla chiesa proprietà. Nel 1778 l’edificio fu ampliato e rinnovato con il rialzo del campanile, l’apertura dei finestroni e il rifacimento del portone centrale, mentre all’inizio dell’Ottocento furono posti l’altare maggiore marmoreo e il coro ligneo. Attualmente la chiesa presenta un campanile di origine romanica, databile all’inizio del secolo XI ma molto modificato e la facciata è ornata da un mosaico moderno con una scena della vita di S. Ambrogio. Il Santo titolare è raffigurato anche in una tela di inizio Settecento posta a sinistra della porta d’entrata. Segue la settecentesca cappella di S. Antonio con una bella tela di F. Ferrario e l’altare del Sacro Cuore eseguito negli anni Trenta del Novecento. A destra sono degni di nota la cappella del S. Rosario ornata di stucchi e il quadro della B.V. del Rosario eseguito nel 1628 dal pittore valtellinese G. B. Macolino. Gli affreschi della volta, raffiguranti episodi della vita di S. Ambrogio e il medaglione centrale dell’abside furono dipinti dal pittore bergamasco U. Marigliani nel 1935, mentre di autore ignoto sono i due grandi quadri del 1732 posti sulle pareti del coro, rappresentanti L’Adorazione dei Magi e La Strage degli Innocenti. Nel 1972 avvenne la revisione e il restauro di tutto il complesso pittorico ad opera del restauratore Sessa di Bergamo e attualmente sono in corso di sistemazione il campanile e il tetto. Oltre alla parrocchiale in paese sorgono altre antiche chiesette a cui gli abitanti delle frazioni sono molto legati: S. Maurizio e Lazzaro nel Castello e S. Michele a Sornico entrambe di origine medioevale, S. Martino a Casate, S. Bernardo a Villa e l’Oratorio del S. Crocifisso edificate nei primi decenni dell’Ottocento. Il notevole sviluppo edilizio avvenuto negli ultimi cinquant’anni ha portato ad un significativo incremento della popolazione liernese e del turismo residenziale, mentre è quasi del tutto sparita l’attività agricola. In anni recenti è sorta anche una nuova zona industriale presso la frazione di Giussana. I principali servizi pubblici sono posti lungo il viale che porta alla parrocchiale: il Municipio, la Pro loco,le scuole, la palestra comunale, l’oratorio con i campi sportivi e la sede delle associazioni di volontariato costituite dal Gruppo Alpini, dalla squadra antincendio e dall’Associazione don Alberto Sosio che si occupa del trasporto degli anziani. Il vescovo sarà ospite a Lierna nei giorni 11 e 12 maggio. Dopo l’arrivo nel pomeriggio di venerdì, dedicherà un saluto alla Scuola dell’Infanzia a cui seguirà la S. Messa al Cimitero. Incontri con il gruppo del “dopo Cresima” e con la Comunità apostolica concluderanno la giornata. Il sabato, dopo un incontro col parroco e la visita ad un ammalato, visiterà le chiesette delle frazioni incontrando i rappresentanti delle varie associazioni. La mattinata si concluderà con la recita dell’Angelus nel suggestivo ambiente della chiesetta di Castello. Il pomeriggio sarà dedicato all’inaugurazione dei nuovi campi sportivi dell’oratorio e all’entrata festosa sul sagrato con saluto del sindaco. Dopo la Messa solenne il vescovo benedirà il nuovo tetto della chiesa e il campanile recentemente restaurato. Il corpo bandistico liernese allieterà la giornata con le sue musiche. FRANCA PANIZZA In Missione “ECOSOFIA: per R-esistere alla crisi antropologica”. Tra morale ed etica, la via della missione Continua il cammino di formazione missionaria per i giovani organizzato dal Centro Missionario Diocesano all’interno del cammino diocesano di Strade per Scegliere. L’ultimo incontro si è tenuto a Cavallasca lo scorso 21 e 22 aprile. el (fresco) sabato pomeriggio del 21 aprile il gruppo dei ragazzi del corso missionario si riunisce all’ormai familiare Oasi San Giuseppe, per il consueto week end mensile (siamo già al quarto, nonché penultimo incontro!). Sotto un cielo minaccioso di pioggia, in giardino, conosciamo padre Paolo Latorre, comboniano operante presso la missione di Korogocho, in Kenya. OPERARE CON GIUSTIZIA Padre Saverio Paolillo è missionario comboniano a Vitoria del Santo Spirito in Brasile. Lo scorso 1 aprile è stato protagonista con un gruppo per la difesa dei diritti umani di un’incursione a sorpresa nel carcere minorile della città e di una denuncia delle gravi condizioni in cui vengono detenuti i ragazzi. M olte volte qualcuno mi dice: “Ma tu sei un missionario, sei un economista, sei un assistente sociale, sei un operatore sociale? In fin dei conti qual è il tuo ruolo? Qual è la tua vocazione? Perché tu parli di debito, parli di economia, parli di politica, e dov’è il Vangelo in tutto questo?” 13 ✎ Il libro PERCORSO GIOVANI La testimonianza di padre Latorre, per sette anni missionario nello slum di Korogocho, ai partecipanti al percorso di formazione N Sabato, 5 maggio 2012 PADRE LATORRE A CAVALLASCA È con noi per parlarci della sua esperienza di missionario, ma non solo: insieme discutiamo soprattutto della giustizia sociale nel mondo, tema che racchiude in sé, inevitabilmente, richiami ai concetti di etica e morale. Sono parole che, magari, non siamo abituati a sentire tutti i giorni ma comunque sono parte integrante del nostro bagaglio lessicale e culturale, nonostante a volte non ne conosciamo bene il vero significato: padre Paolo ci offre una definizione facilmente comprensibile di entrambe. La morale è la scienza del “devi”, la quale implica un codice di comportamento che necessariamente deve esser seguito; l’etica, invece, è la scienza del “perché”, che presuppone il sorgere di interrogativi ai quali ciascuno di noi può e deve cercare di dare delle risposte. Le condizioni metereologiche sembrano conoscere meglio di noi il programma: quasi C’ è chi alle sette è già in piedi, c’è chi invece decide di abbandonare le calde braccia di Morfeo qualche minuto prima del ritrovo: in qualsiasi caso all’alba delle otto e quarantacinque siamo tutti pronti per iniziare la nostra giornata in cappella per una breve preghiera. Dopo aver rinfrancato anima e corpo con un’abbondante colazione, ci riuniamo nuovamente con padre Paolo: ciascun gruppo espone brevemente il prodotto del lavoro del pomeriggio precedente e insieme chiariamo gli ultimi dubbi relativi agli argomenti trattati. Partecipiamo alla Messa nella parrocchia di S. Michele a Cavallasca; Domenica 22 aprile il ritiro dei giovani è proseguito con la testimonianza della realtà dell’Isola che c’è contemporaneamente alla conclusione del discorso di padre Paolo inizia a piovere; giusto in tempo appunto per rientrare in casa e proseguire con la seconda parte del pomeriggio, che ci vede, dopo la divisione in gruppi composti da cinque o sei di noi, continuare e sviluppare i temi trattati precedentemente. Il tempo - questa volta quello dell’orologio - decide per tutti: riassumiamo ciò che le nostre giovani menti hanno prodotto all’interno di ciascun gruppo, pronti per esporre il tutto agli altri, e ci accingiamo alla preparazione della cena. Sazi, siamo pronti per ascoltare la presentazione del libro di padre Paolo Latorre e Domenico de Nigris, Ecosofia. Dopo l’ormai immancabile tisana serale accompagnata da racconti vari, i nostri sacchi a pelo ci riservano una notte serena, seppure breve: la sveglia è prevista per.. molto presto! È questo il libro scritto e appena pubblicato da padre Paolo Latorre a quattro mani con Domenico de Nigris. L’uno missionario comboniano per sette anni a Korogocho, baraccopoli di Nairobi in Kenya, l’altro personaggio pubblico di Andria penalizzato nella sua carriera politica dal suo rifiuto ad immischiarsi in questioni poco pulite. È un’ottica quindi molto disincantata quella che anima il saggio di questi due autori che vogliono invitare con le loro parole ognuno di noi a riflettere sul fatto che il nostro mondo ha bisogno di novità e ha bisogno di un nuovo impegno. Non possiamo più tenere gli occhi chiusi di fronte alle ingiustizie del mondo perché tale ingiustizia bussa alla porta delle nostre case e non possiamo più aspettare che altri risolvano per noi il problema. Occorre che ogni uomo, tutti gli uomini si rendano protagonisti del cambiamento del futuro del mondo nel rispetto del Creato e nell’impegno sociale. Una lettura davvero interessante! GIULIA BRUNI nel poco tempo che resta prima del pranzo salutiamo padre Paolo ascoltando il racconto della sua esperienza nella missione a Korogocho. È proprio vero che quando si sta bene il tempo vola: è già il momento dell’incontro con Marco Servettini, impegnato in campo sociale nell’associazione “L’isola che c’è”. Riassumiamo brevemente gli argomenti da noi trattati nella giornata precedente e durante la mattinata, così da permettere a Marco di creare alcuni collegamenti tra il suo discorso e i temi già presi in considerazione. Il filone che collega i vari passaggi del discorso è uno e risulta abbastanza chiaro a tutti: si tratta di discutere intorno alla questione della possibilità di vivere in modo diverso, di utilizzare uno stile di vita più equo. Marco ci parla di consumismo critico, di commercio equo, ma soprattutto sottolinea l’importanza ✎ RIFLESSIONI | del fatto che le scelte compiute da ciascuno di noi (in generale, ma in particolare per quanto riguarda l’economia) incidono non soltanto su noi stessi in quanto individui, ma sull’intera comunità di cui facciamo parte. “L’isola che c’è” è un’associazione che si pone come obiettivo quello di mostrare che un modo diverso di consumare in comunità è possibile e può giovare a tutti. Vorrei concludere riportando una frase ascoltata in uno dei momenti vissuti in questi due giorni, che mi ha profondamente colpita: Speranza non è la sicurezza che quello che facciamo andrà bene, la speranza è sapere che quello che stiamo facendo è la cosa giusta da fare. Di parole ulteriori credo non ci sia bisogno. Aspettiamo l’ultimo incontro, che si terrà il 19 e 20 Maggio a Zelbio. G.B. di padre Saverio Paolillo Il triangolo della missione La missione di Gesù Cristo nel Vangelo si riduce a un triangolo. E’ una sintesi un po’ banale, ma secondo me fondamentale. Quali sono i tre punti geografici della missione di Gesù? La Galilea, Gerusalemme e il deserto. Cosa rappresentava ai tempi di Gesù la Galilea? Rappresentava il luogo dove abitavano i poveri, dove abitavano gli emarginati. Gesù va in Galilea perché vuole marcare presenza là dove ci sono i più poveri. Il luogo geografico della Chiesa è a lato dei più poveri, questo è il luogo geografico della nostra comunità, dei nostri cristiani. L’altro posto che vi dicevo è il deserto. Il deserto è il momento della mistica, della contemplazione, perché è impossibile qualsiasi impegno di trasformazione se non ci abbeveriamo continuamente di motivazioni, di valori. Il deserto rappresenta il dialogo tra Dio e Gesù, appunto il dialogo diretto con colui che ci deve dare le direttrici, le linee di condotta, i valori che devono caratterizzare il nostro lavoro. E poi Gerusalemme, che è il confronto con il potere, con il potere religioso, il potere economico, il potere politico. Dove è possibile perdere la testa, come avviene con Giovanni Battista, come avviene proprio con Gesù. Cioè, si può anche morire quando si mette in discussione il potere. Se uno si ferma soltanto in Galilea, fa assistenzialismo, cioè fascia solo le ferite, dà un po’ di balsamo alle ferite dei poveri, perché non mette in discussione Gerusalemme, non mette in discussione le strutture che generano quella situazione di povertà. Uno che va in Galilea fra i più poveri deve andare anche a Gerusalemme, per dire che se esiste la Galilea è perché ci sono degli svergognati che provocano la Galilea. Perché sono le strutture di potere, le strutture di morte, la maniera di intendere l’economia. L’economia dovrebbe essere messa al servizio della vita, non al servizio del lucro, del capitale. Bisogna poi mettere in discussione anche tutte le altre scelte che impediscono alla gente di partecipare alle decisioni politiche. E bisogna a volte anche mettere in discussione un certo potere religioso, quel potere religioso intrallazzato con questo potere economico e politico. ComoElezioni 2012 14 Sabato, 5 maggio 2012 Amministrative 2012 Le nostre domande: La corsa a Palazzo QUESITO 3: Con il passare degli anni sembra ormai necessario un ripensamento della città e dei suoi spazi. Da un lato emerge, infatti, la necessità di garantire attenzione alle periferie, spesso dimenticate (facendo anche fronte alla chiusura delle circoscrizioni) in cui ci si trova a vivere problemi di degrado e in cui è più sentita la questione immigrazione. Dall’altro abbiamo una città murata che appare poco valorizzata e in cui si fatica a trovare una convivenza tra giovani e locali di divertimento da una parte e residenti dall’altra. Come intendete far fronte a questa situazione? è arrivato il momento del voto. Gli aventi diritto del Comune capoluogo potranno votare domenica 6 maggio dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 7 maggio dalle ore 7 alle ore 15. In questo numero le risposte ad altri due interrogativi. Si ricords che in provincia di Como si vota anche nei Comuni di: Appiano Gentile, Barni, Beregazzo Con Figliaro, Brienno, Campione d’Italia, Cantù, Erba, Gera Lario, Guanzate, Novedrate, Orsenigo, Rodero, San Bartolomeo Val Cavargna. pagine a cura di MARCO GATTI MARIO MOLTENI DONATO SUPINO I C quartieri periferici non hanno avuto attenzione da parte dell’Amministrazione uscente. L’iniziativa “Giunta Itinerante” permetterà ai cittadini di essere a stretto contatto con l’Amministrazione Comunale: sindaco e assessori si recheranno una volta al mese nei singoli quartieri della città ed incontreranno i cittadini per un costruttivo dialogo e conseguenti azioni da porre in essere.. è necessario rivitalizzare il centro storico organizzando serate e momenti di incontro non solo di svago ma anche culturali, movida non significa schiamazzi e vandalismo, sarà necessario rafforzare i controlli intervenendo con rigore e verificare il rispetto delle normative da parte dei gestori dei locali. on un provvedimento governativo (che non condividiamo) dalle prossime elezioni amministrative verranno soppresse le circoscrizioni limitando così la partecipazione diretta dei cittadini. Per sopperire a tale provvedimento proponiamo l’istituzione dei comitati di quartiere, con compiti non solo consultivi, ma soprattutto di partecipazione ai bilanci preventivi e di controllo sull’esecutività dei lavori nei propri quartieri.Una democrazia funzionante ha bisogno di cittadini informati, attivamente impegnati e capaci di esercitare influenze sulle decisioni pubbliche. Lo strumento del bilancio partecipativo dà la possi- pietro vierchowod C i piacerebbe coinvolgere in questo senso i cittadini che si renderanno disponibili in una forma di progettazione e programmazione della città. Chi meglio di loro conosce il proprio quartiere e le relative esigenze? Il nostro sindaco vuole essere il sindaco di tutti. Il sindaco del futuro. Per noi futuro vuol dire bambini e la loro educazione è il punto di partenza ideale. I cittadini di domani sono già tra noi. Da loro, dalla loro educazione di oggi parte l’integrazione di domani. Una buona città lo è per i giovani, ma anche per i bambini e per gli anziani. A loro penseremo nel quadro di francesco peronese una generale politica di recupero della vivibilità sociale della città: maggiore qualità degli spazi pubblici, dei parchi, ma anche convenzioni con privati per garantire servizi necessari a prezzi calmierati. Per risolvere il problema movida nelle vie del centro è necessario insonorizzare i locali, evitare che i clienti creino capannelli in strada, vigilare su un comportamento consono ed educato. david d’ambrosio I l coinvolgimento deve essere alla base dell’amministrazione della Città di Como, in questa direzione è possibile immaginare alcune azioni: Ascoltare il cittadino (Centri di quartiere) – la nuova amministrazione dovrà trasformare le attuali Circoscrizioni in “Centri di Quartiere”, punti unici di accesso ai servizi, luoghi di animazione sociale e punto di ascolto e orientamento per i cittadini vulnerabili, riferimento per l’associazionismo e il volontariato strutturato, da cui far nascere e coordinare le reti. Nella logica del welfare comunitario i Centri di quartiere possono promuovere: conciliazione cura-lavoro o famiglia-lavoro; dare informazione e assistenza ai cittadini in merito ai servizi del territorio, in particolare su assistenza sociale, educazione, istruzione e formazione, lavoro, immigrazione, salute ed assistenza sanitaria, casa; offrire informazioni sul funzionamento della Pubblica am-ministrazione, effettuare segnalazioni su strade, scuole, parchi, giardini, semafori e passaggi pedonali, illuminazione pubblica, micro delinquenza, funzionamento dei servizi pubblici, sicurezza del lavoro; movida: i giovani hanno diritto a divertirsi così come i residenti hanno diritto di riposare. E’ necessario individuare delle aree di sviluppo della “movida” dove i giovani comaschi si possano divertire, senza essere costretti ad andare in altre città e senza disturbare i residenti. luca ceruti R bilità e la facoltà alla cittadinanza di inoltrare all’ amministrazione proposte, suggerimenti, idee e segnalazioni relative a problematiche vissute sul territorio, le quali vengono recepite dall’ente, elaborate come proposte d’intervento e valutate. Sarà quindi il cittadino a decidere quali di queste merita il massimo grado di priorità. Intendiamo inoltre rivitalizzare il tessuto sociale e culturale delle periferie, con l’aiuto e l’intervento dei cittadini interessati. iteniamo che i luoghi di aggregazione siano diventati purtroppo ormai rari e rarefatti. Lo scorrere rapido della vita quotidiana costringe le persone ad isolamento e all’impossibilità di integrazione. Devono aumentare gli spazi d’incontro e condivisione. La chiusura delle circoscrizioni va dalla parte opposta di tutto questo. I servizi devono essere a disposizione per migliorare la vita di tutti. In città murata occorrono giardini puliti e sicuri, spazi di incontro e scambio culturale. In periferia occorre una riappropriazione delle piazze strappandole alle automobili, i quartieri periferici devono superare l’isolamento che li sta portando a diventare dormitori. La trasformazione della Ticosa in spazi verdi e l’inserimento di spazi collettivi a disposizione di tutti, con strutture ad uso a turnazione, di attività commerciali, per organizzare eventi potrebbe essere una soluzione al bisogno di espressione dei giovani che spesso contrasta con il bisogno di tranquillità dei residenti in città murata. U no dei tredici punti del nostro programma recita “Como città più unita” e con questo vogliamo ribadire l’intenzione di riqualificare i quartieri periferici in maniera tale che si riesca a raggiungere l’obiettivo di una città più unita ed organica senza trascurare le singole necessità derivanti dalla peculiarità del territorio. In questi mesi abbiamo visitato tutti i quartieri di Como, raccogliendo le esigenze di ciascuno. Ne è nato un progetto dettagliatissimo che per brevità non posso qui riportare, ma ben esplicitato nel nostro programma dove quartiere per quartiere viene delineata la situazione de facto, le urgenze per l’immediato – che noi consideriamo risolvibili nel giro di un anno – e i progetti per il futuro. Cito solo l’esempio di Como Chiasso. Noi immaginiamo Como come un ponte verso la vicina Svizzera, con la dogana di Ponte Chiasso come punto alessandro rapinese L e periferie devono essere contente di non aver ricevuto maggiori attenzioni in questi anni, infatti dove la precedente amministrazione ha pensato di prestare maggiore attenzione ha combinato enormi disastri. Ironia a parte. Il degrado ormai è comune a tutta la città e l’immigrazione in verità non è un problema. La Giunta Rapinese avrà come principale obiettivo la razionalizzazione ossessiva delle spese al fine di reperire maggiori risorse per l’ordinaria manutenzione e l’integrazione. Mi spiego meglio. Se recuperassimo tutti quei luoghi, in centro e nelle periferie, in stato d’abbandono dove poter fare, ad esempio, attività sportive avremmo in un colpo solo risolto i problemi di integrazione, infatti i bambini non percepiscono differenze quali colore della pelle oppure differenze di culto, e di degrado. elisabetta patelli P di riferimento per lo shopping, oltre che luogo di aggregazione. Lo spostamento della dogana degli autoveicoli ci consentirà di pedonalizzare la via Bellinzona, creando in Italia la continuazione di Corso San Gottardo a Chiasso. Questo getta le premesse per sostenere per il nostro territorio la realizzazione di una stazione ferroviaria internazionale. Per la città murata abbiamo pensato ad un impulso ovviamente maggiormente legato all’attività turistica che pensiamo di incrementare attraverso la trasformazione della città murata in un grande centro commerciale a cielo aperto, attraverso un’accurata diversificazione della proposta commerciale. er gli Ecologisti e reti civiche Como “non ha periferie”,cioè la stessa attenzione è dedicata a tutti i luoghi della città per i quali prevediamo: riuso degli spazi comunali a partire dalle ex-circoscrizioni per momenti di aggregazione anche autogestiti dai cittadini, nonchè uno “sportello decentrato” per servizi amministrativi e informativi fondamentali.Anche nelle periferie una seria attenzione alle piccole opere (manutenzione verde , cimiteri , strade, marciapiedi..) attraverso una Delega specifica e un apposito ufficio comunale, responsabile delle segnalazioni dei cittadini ( tramite web e numero verde).Investimenti nei parchi cittadini, verifica costante delle loro condizioni, nuovi giochi, iniziative, interventi bio-architettonici. Percorsi pedonali e ciclabili sicuri casa-scuola-parchi-luoghi di aggregazione. Per il centro storico la nostra proposta e’ legata ad un idea “slow” della città: valorizzazione delle piccole realtà commerciali e artigianali, gravemente minacciate dalla grande distribuzione e rivitalizzazione della citta’ murata 365 giorni all’anno. Per quel che riguarda la” movida”,ai giovani va garantita una’offerta plurima di svago che non puo’ essere ridotta all’apertura di locali notturni, quindi molti spazi si possono localizzare negli edifici del San Martino (svago, musica, cultura , educazione, associazioni) mentre nel centro citta’ bisogna fissare regole condivise e un orario oltre il quale si abbassano i toni e i cittadini possono riposare. ComoElezioni 2012 Sabato, 5 maggio 2012 15 MARIO LUCINI EMANUELE LIONETTI P P rima ancora che ripensare ai suoi spazi, Como deve riscoprire la sua vera anima: aperta, generosa, accogliente. È quindi un problema culturale, innanzitutto, su cui hanno inciso negativamente lunghi anni di amministrazione di centro-destra. Il Comune deve tornare ad essere un interlocutore attento e trasparente della città, nelle sue diverse forme associative e rappresentative, nel centro come in periferia. Questi sono stati anni di abbandono della città a se stessa, anni di lontananza e chiusura degli Amministratori rispetto ai cittadini. Occorre tornare a confrontarsi sui problemi concreti. L’attenzione alle periferie e la cura della cosa pubblica rappresentano certamente un primo passo. Quanto ai giovani, fino ad oggi il Comune non si è occupato di loro, nonostante rappresentino il nostro futuro. Noi vogliamo farlo, impegnandoci per creare nuovi spazi dedicati (penso ad esempio al Politeama) da destinare alla loro espressività e creatività ed alla nuova imprenditorialità, e integrando maggiormente l’università con la città anche attraverso la creazione di due poli di studio e due poli residenziali. Un ultimo accenno merita il tema dell’immigrazione: dobbiamo favorire politiche di integrazione e inclusione, non di emarginazione e isolamento. Anche in questo settore il ruolo dei giovani può essere fondamentale. Pensiamo che a Como ogni anno arrivano 500 universitari stranieri, eppure la città non ha saputo finora percepire e valorizzare questa potenziale risorsa. roberto colussi P urtroppo le periferie sono considerate e trattate come il “ghetto”, i “margini” delle città. A nostro avviso invece rappresentano il “biglietto da visita” per chi si avvicina alla città. Una brutta periferia presenta una brutta città per cui risulta di vitale importanza la riqualificazione delle stesse con migliorie sia abitative che commerciali; a tale scopo sarà quindi necessaria l’abolizione di qualsiasi forma di degrado sia ambientale che sociale. Le antiche mura della città alla pari delle abitazioni d’epoca devono essere recuperate anche dal punto di vista estetico e architettonico. alberto mascetti C re d i a m o s i a u t i l e e conveniente sia d a l pu nt o d i v i s t a aggregazionale, che turistico l’identificazione di area specifica ove convogliare le attività ludiche e di ritrovo dei giovani. Siamo anche tuttavia convinti che i punti di ritrovo nel centro cittadino siano anch’esse fonte di vitalità di un centro storico silente se il tutto avviene nel rispetto delle norme istituzionali, nel rispetto dei residenti e soprattutto se associata alla collaborazione dei gestori di tali attività. salvatore ferrara L a nostra sezione sita in via Napoleona 1, è stata una scelta voluta. Infatti siamo per il rilancio della periferia di Como a partire da via Milano alta con una politica in difesa delle nostre tradizioni e soprattutto vogliamo il ritorno delle piccole attività lariane in via Milano con incentivazioni ai giovani comaschi. Coinvolgere i giovani sani di Como per aiutare i nostri anziani, creare a Como un circolo virtuoso con attività sociali come la nostra “passeggiata sicura” in via Milano, dedicata a quegli anziani che chiedono maggior sicurezza e voglia di vivere la propria città anche di sera, per un gelato o due passi in tranquillità. Proponiamo inoltre la costituzione di un corpo di “volontari per la sicurezza e la pubblica assistenza”. I membri di tale corpo volontario parteciperanno a corsi di autodifesa e primo soccorso e avranno la funzione di: pattugliare periodicamente le vie di Como (allertando le forze dell’ordine in caso di necessità); assistere le fasce più bisognose della popolazione (accompagnamento a visite presso gli ospedali o i pubblici uffici, consegna della spesa etc...) ed offrire la propria disponibilità in caso di calamità naturali. mario pastore S er rispondere (in parte) alla seconda domanda, certamente dovrà essere posta attenzione alla città storica, dove occorre riqualificare arredo urbano, giardini e illuminazione (ma questo vale anche nei quartieri periferici). Occorrerà regolamentare orari e priorità, senza trascurare il rilancio dell’attrazione turistica; un maggior coinvolgimento delle forze dell’ordine servirà inoltre a far convivere nella legalità residenti, frequentatori di locali e turisti. A questo aggiungo anche il sostegno alle strutture sportive presenti: lo sport è un grande mezzo per lo sviluppo psicofisico dei giovani e anche di altre fasce della popolazione. ulla periferia occorre ridare identità ai quartieri e quindi penso a riqualificare e creare nuove piazze, luoghi di aggregazione e incontro. Il centro deve trovare equilibrio tra chi ci vive e chi ci viene per shopping e divertimento. La città deve poter vivere fino all’ora dell’apertivo. Poi in zona Ticosa occorre creare la città del divertimento. I molti alberghi che stanno per aprire ci dicono una cosa chiara, essere ospitali per i turisti garantendo a loro e ai residenti il diritto al riposo. Per i giovani oltre al divertimento occorre continuare a percorrere la strada del recupero di nuovi luoghi aggregativi nel segno della musica e della creatività. U na città vivibile è quella nella quale ogni sua parte, il centro e le periferie, si riconoscono in un insieme coerente. Rispetto al problema della vivibilità del centro storico occorrerà trovare una soluzione concertata tra le esigenze dei giovani a vivere la città e quelle dei residenti. Gli atti di vandalismo notturno saranno perseguiti con maggiore durezza. Occorrerà impegnarsi nell’organizzazione di eventi culturali e ludici che coinvolgano tutti i quartieri della città, non limitati al centro storico. Penso, come iniziativa che ha avuto successo e buon riscontro fra i cittadini, alla riproposizione dell’evento “Musica in piazza”. Un buon rapporto fra residenti e amministrazione potrà inoltre essere migliorato con l’istituzione di un delegato di quartiere, un consigliere che si farà carico di raccogliere e portare in Consiglio comunale le istanze degli abitanti. Laura bordoli della figura del vigile di quartiere e il voler mettere a disposizione per ogni quartiere, figure che lavorino in modo continuativo sulla manutenzione in quella zona, agevoleranno la riqualificazione delle periferie. Non vogliamo nemmeno una Como “dormitorio”. Per questo, per i giovani, abbiamo intenzione di realizzare nuovi spazi dove potersi ritrovare, mentre sul problema della città murata negli orari notturni, coinvolgeremo gli stessi titolari degli esercizi pubblici nell’attività di prevenzione dei rumori molesti. L’aiuto ai giovani significa però anche sostegno economico alle start up di aziende giovani. E sostegno ai ragazzi significa anche prevedere borse di studio per gli studenti meritevoli. L a chiusura per legge delle Circoscrizioni non coinciderà con la chiusura delle loro sedi, che anzi vivranno una nuova vita. Oltre a poter ospitare le associazioni del territorio, le sedi potranno essere adibite ad una sorta di ambulatorio dove gli anziani, o chi interessato, nei giorni prestabiliti potrà misurare i flussi vitali. Le sedi ospiteranno anche una volta alla settimana l’URP, in modo da rendere la vita più semplice a quanti risiedono nei quartieri periferici e hanno bisogno di rivolgersi agli sportelli comunali. Le circoscrizioni saranno quindi sostituite dalla Consulta, un gruppo di cittadini che farà da raccordo con il Comune. E sempre per favorire interventi rapidi su tutto il territorio, si darà forza al Numero verde per le segnalazioni di tutto quanto può richiedere un intervento rapido al fine di prevenire pericoli ai cittadini. Il rilancio sergio gaddi L a città culturale è senza dubbio una delle risposte. Un centro storico vuoto, lo sottolinea anche la recente cronaca, è un luogo pericoloso. Offrire un’alternativa culturale alle serate spese al bar è il nostro modello per serate sicure, piacevoli e civili, in cui i disturbatori vengono marginalizzati. La rinascita del centro storico passa da qui, dall’incentivo al fiorire di luoghi che svolgano attività culturali e commerciali. L’economia della cultura è il motore dello sviluppo in tutti i paesi avanzati e Como ha tutto per diventare un’importante città culturale: una posizione strategica, un passato ricco di contributi, diverse attività, tra cui le grandi mostre, che già animano il territorio, un capitale umano importante, i nostri giovani, che purtroppo troppo spesso scelgono di andare via. Cultura è anche cultura del progetto. Le migliori intelligenze internazionali lavorano nel sistema design di cui il nostro territorio è parte: la riqualificazione dei quartieri passa da progetti di qualità per l’arredo urbano, che abbiano il potere di includere e migliorare il paesaggio. Passiamo alla politica delle piccole grandi opere: interventi misurati, diffusi, pensati, di qualità. La pianificazione deve inoltre favorire la diffusione dei servizi nei quartieri, che altrimenti rimangono periferie. Prima però, sicurezza: la sicurezza di una comunità che esce di casa e quella che possono garantire solo le forze dell’ordine. Tolleranza zero per chi infrange la legge, immigrati e non. ComoElezioni 2012 16 Sabato, 5 maggio 2012 Amministrative 2012 Le nostre domande: QUESITO 4: La salvaguardia dell’ambiente costituisce una delle sfide più urgenti, presenti e future, per preservare la ricchezza del nostro territorio e offrire anche alle future generazioni la possibilità di goderne a pieno la ricchezza. Alla tutela ambientale si lega anche lo sviluppo del settore turistico, condizione da non perdere per la ripresa della città, e l’occupazione dei giovani. Un impegno che deve andare di pari passo anche con il rilancio culturale del capoluogo. Come coniugare queste voci? MARIO MOLTENI DONATO SUPINO R L iteniamo che, in termini di urbanizzazione, a Como non sia necessario ulteriore consumo del suolo ma sia prioritaria la riqualificazione dell’esistente a cominciare dalle attuali aree dismesse e dal recupero di insediamenti abitativi da ristrutturare, sia in convalle che nelle periferie. L’inserimento della nostra città nel Patrimonio dell’Unesco sarà un obiettivo importante anche per il rilancio dell’immagine di Como nel mondo. La realizzazione della Consulta della Cultura è una necessità. Il lago è non solo la nostra attrattiva turistica primaria, ma anche una risorsa dalla quale il nostro territorio potrebbe prendere spunto per costituire nella nostra città una facoltà universitaria di studi, unica e qualificata, incentrata sul bene prezioso che è l’acqua. Tale scelta permetterebbe di richiamare studenti da tutto il mondo ed anche le aziende, come già avvenuto in altre località europee, potrebbero aprire sedi operative nella nostra area dando in tal modo respiro occupazionale ai giovani. La vocazione turistica va incentivata in quanto oggi, unitamente alla cultura, è il settore con maggiori potenzialità di sviluppo. A tal fine potranno nascere e svilupparsi progetti come la realizzazione di percorsi del Razionalismo e Voltiano. Il gemellaggio turistico con città europee, operazione a costo zero da condividere con enti e associazioni locali, permetterà di promuovere all’estero la diffusione dell’immagine della città e incrementare il numero di turisti in città. pietro vierchowod C omo per avere un futuro degno del suo passato deve necessariamente cambiare. Perché se non si avrà la spinta verso un nuovo modo di agire e ragionare tutto resterà così com’è. Per ripartire la città deve puntare sul turismo e la cultura. Le Grandi Mostre sono importanti, ma non possiamo dimenticare che il Lario è una terra ricca di bellezza, storia e cultura. E’ per ciò evidente come Grandi Eventi e Grandi Mostre si debbano inserire in un contesto ad ampio respiro che consideri e valorizzi il Romanico, il Razionalismo, la musica, i musei, il paesaggio e tutto il nostro patrimonio durante tutto l’anno. Sponsorizzare e pubblicizzare il nostro marchio territoriale. Al momento è esistente, ma poco diffuso e poco riconoscibile. Occorre sviluppare un’identità forte d’appartenenza identificabile in tutto il e grandi mostre sono degli eventi positivi e devono avere una stabilità senza sprechi economici. I progetti devono fare in modo di ricucire lo strappo tra la città e il verde che la circonda. Alcuni siti come il punto panoramico del Castel Baradello rappresentano un’opportunità per la lettura e la comprensione della struttura storica della città. Vista la vicinanza dei sentieri ufficiali del Parco della Spina Verde si potrebbe dar vita a un percorso utile sia dal punto di vista turistico che culturale didattico. Intendiamo promuovere il commercio di prodotti a chilometri zero, incentivando forme di vendita diretta dei prodotti agricoli legati al territorio.Nei vari quartieri bisogna prevedere orti comunali dando in uso piccoli appezzamenti di terreno a singoli cittadini che ne facciano richiesta. Da anni sosteniamo la battaglia promossa dai comitati referendari mondo. Crediamo nella realizzazione di percorsi turistici tematici, che coinvolgano i vari settori del turismo. Dalle gite scolastiche, al turismo museale e culturale, fino ad arrivare ai visitatori che soggiornino sulle nostre sponde per più giorni. Vorremmo che il Centro di informazioni turistiche sito in Piazza Cavour venga valorizzato. Apriremo un centro di accoglienza turistica alla stazione di Como San Giovanni nel periodo tra aprile e ottobre dal venerdì alla domenica, dove si accolgano i turisti a cui fornire quante più informazioni possibili, coinvolgeremo gli studenti che parlano le lingue straniere per l’accoglienza dei turisti in supporto a personale specializzato. david d’ambrosio I nnanzi tutto l’UDC intende preservare le bellezze del lago e della città, immaginando per il nostro territorio uno sviluppo urbanistico attento al risparmio del suolo, secondo i criteri di funzionalità e di eco-sostenibilità. Inoltre l’UDC intende realizzare una “rete” tra le realtà culturali, turistiche già presenti sul nostro territorio, per valorizzare con maggiore efficacia il nostro patrimonio paesaggistico ed architettonico(si pensi ai capolavori del Romanico e del Razionalismo); “rete” finalizzata ad individuare strategie comuni per promuovere Como ed il suo lago nei paesi delle economie emergenti. Nei prossimi anni l’UDC intende proseguire l’esperienza delle “grandi mostre” a Villa Olmo, da affiancare ad altre iniziative che portino a valorizzare altre strutture del patrimonio storico immobiliare della città. L’UDC intende rendere più accessibile e più visibile, con l’ausilio di campagne pubblicitarie mirate, il Parco regionale Spina Verde, il sentiero che collega Brunate con il lago che offrono impareggiabili viste panoramiche sulla città. L’UDC, per incrementare l’affluenza turistica, intende ridefinire le modalità di accoglienza favorendo la creazione di Bed & Breakfast e Case Vacanza per rendere più accessibile per i giovani e le famiglie la permanenza in città. L’Udc è convinto che la nostra città ha tutte le pontenzialità per una nuova rinascita economica in questo settore. Un cambiamento che vedrebbe protagonisti soprattutto i giovani. luca ceruti C omo è una città che potrebbe e dovrebbe vivere di turismo, per farlo dovrebbe offrire servizi degni di questo nome. Abbiamo bellezze naturali e monumenti che niente hanno da invidiare a nessuna città nel mondo. La cultura deve essere ovunque e tutto l’anno, Como deve diventare una grande mostra valorizzando ogni angolo. Un solo evento l’anno non è sufficiente per la nostra città. Per fare questo basta con il cemento. Basta con lo sfruttamento del territorio. La spina verde e l’oasi del WWF devono essere inviolate e i percorsi valorizzati. La salute e l’ambiente sono punto fondamentare del nostro programma. Riteniamo che una raccolta differenziata vera possa diventare per la città una risorsa. Ma una raccolta differenziata consapevole. Proponiamo la realizzazione di un centro intercomunale per la trasformazione dei rifiuti differenziati in risorse che diventano anche economiche. Maggiore la qualità della differenziata maggiore il loro valore. francesco peronese S ono sempre stato vicino alla cultura e lo dimostra la mia attività di Presidente della Società dei Palchettisti del Teatro Sociale. Ma cultura non è solo teatro. Stiamo già gettando le basi per una collaborazione con l’Inail per la ristrutturazione di Villa Giovio dove potrebbero trovare spazio luoghi per la realizzazione di mostre, sale per concerti e attività ludico-culturali. Non dimentichiamo che la Villa ha un parco godibilissimo di novantamila metri quadrati. A proposito di mostre il nostro orientamento è quello di passare dall’episodicità alla permanenza, anche per un rilancio del turismo invernale. E su l’argomento del turismo abbiamo già programmato una serie di iniziative che rispondono tutte alla stessa esigenza: mettere in rete la serie di servizi che Como può offrire al turista, in maniera tale da allungare il tempo di permanenza e da riqualificare il fruitore. Un nuovo impulso a l l ’a t t i v i t à turistica rappresenterà senz’altro un impegno per garantire un rilancio dell’occupazione, soprattutto a favore dei nostri giovani. Anche su questo frontenel nostro programma sono elencate tutta una serie di iniziative volte a far sì che i giovani non debbano cambiare città per studiare o per condurre la propria attività lavorativa. E’ nostra intenzione coinvolgerli da vicino. Garantiremo loro anche un ruolo da protagonisti dell’attività comunale con l’istituzione dell’Assessore Giovane, che avvicendandosi ogni sei mesi affiancherà l’assessore in carica con compiti consultivi. Con noi i giovani avranno finalmente voce in capitolo! alessandro rapinese L a collina di Cardina verrà inserita istantaneamente nella Spina verde e potrà diventare meta di gite organizzate dalle scuole su caldo invito della Amministrazione. Stop alla cementificazione per mezzo della attuazione di politiche “Metri Cubi Zero”, ovvero non si costruisce se prima non si è demolito. In ultimo non penso che ci sia solo da coniugare il rilancio culturale con lo sviluppo turistico ma credo fortemente che si debba orchestrare un rilancio complessivo della società comasca e lo si farà solo demolendo la logica del “divide et impera” degli attuali partiti. Non esistono diverse fazioni. Ne esiste solo una. I comaschi. elisabetta patelli È sull’acqua pubblica e faremo in modo che a Como possa esserci una gestione pubblica. Proponiamo, inoltre, l’elaborazione di un piano energetico comunale che preveda l’utilizzo di fonti rinnovabili attraverso l’uso di tecnologie eco-compatibili.Riteniamo necessario allargare la zona ZTL comprendendo tra gli altri i portici Plinio, piazza Grimoldi e Piazza Roma.Riteniamo strategicamente necessario avviare una seria politica di sviluppo e sostegno al turismo. è necessario prevedere l’istituzione di percorsi ecodidattici, ciclopedonali, biglietti comprensivi di più attività nel territorio. Si dovrà inoltre potenziare la biblioteca comunale e ridare vita al Politeama con un coordinamento di associazioni teatrali e culturali. urgente anzitutto il ripristino di condizioni ambientali accettabili, per la qualità della vita dei residenti e per il turismo. Significa fermare il cemento , attraverso una moratoria dei piani attuativi, il censimento dei vani inutilizzati e la revisione del PGT nella direzione del consumo di nuovo suolo zero e del recupero edilizio “ecologico”. Significa intervenire sulla viabilità, drenando il più possibile il traffico “non residente” in parcheggi di interscambio esterni; favorire la mobilità ciclabile e sostituire mezzi pubblici con veicoli ecologici. Significa cura del verde, pulizia e decoro. Volgliamo aprire il grande parco urbano di San Martino, 3400000 mq dove passeggiare, studiare, andare in bici, coltivare orti urbani e solidali, fare educazione ambientale etc. Negli edifici esistenti prevediamo un recupero (sostenibile) di spazi per giovani, anziani, associazioni, studenti, ma anche attività ricettive, turistiche e ricreative, purché nel rispetto dell’ambiente. Vogliamo il ripristino immediato del lungolago solo come passeggiata (da sempre siamo contro le paratie). Prevediamo un gemellaggio con il Festival dell’Acqua di Belluno: eventi culturali, artistici, letterari, musicali e storici sul tema dell’acqua come “risorsa”. è necessario il ripristino dei sentieri collinari per promuovere il turismo ambientale. È inoltre necessaria una revisione generale sui servizi che la città offre al turismo e che oggi sono carenti. ComoElezioni 2012 MARIO LUCINI EMANUELE LIONETTI V iviamo in un luogo straordinario per le sue bellezze naturali: eppure in questi anni è stato fatto di tutto per rovinare il paesaggio, attraverso uno smodato consumo di suolo e una urbanizzazione selvaggia. Dobbiamo cambiare decisamente rotta. Innanzitutto impegnandoci per risolvere il disastro del lungolago, con l’obiettivo a medio termine di recuperare la balneabilità del primo bacino. Quindi aprendo e riqualificando il Parco di Villa Giovio e il Parco ex-O.P.P. Puntiamo inoltre ad adottare un nuovo regolamento edilizio attento alle problematiche energetiche, che favorisca la riqualificazione degli edifici pubblici e privati e a predisporre un piano di sfruttamento delle fonti locali di energie rinnovabili. Sulla cultura vogliamo valorizzare le risorse di arte, storia e cultura che appartengono al patrimonio dei Comaschi: le grandi mostre sono oggi un lampo in una notte silenziosa. Occorre riscoprire, con l’aiuto delle associazioni e delle realtà vive, i tesori di cui siamo ricchi, valorizzandoli attraverso percorsi dedicati. Perché non pensare a un centro studi sul razionalismo o ad un laboratorio-centro ricerca sulla luce dedicato a Volta? Tutto ciò ci permetterà anche di intercettare nuove fasce di turismo. Ma non dimentichiamoci dello sport: è necessario mettere mano ad una decisa riqualificazione delle strutture esistenti, lasciate per troppo tempo in uno stato di degrado e di abbandono, per affidarle in gestione alle società sportive del territorio. roberto colussi C rediamo sia indispensabile rivedere il PGT in particolar modo nelle metrature per impedire la brutale cementificazione di questi ultimi anni che oltre ad aver deturpato il patrimonio naturale non ha fornito veri elementi abitativi per i comaschi dimenticando i concetti di edilizia convenzionata. Crediamo sia indispensabile porre vincoli ambientali sovvenzionando sia il recupero che il mantenimento di risorse naturali esistenti e, ove possibile, ampliare coinvolgendo e supportando le associazioni volontaristiche ad esso preposte. Il recupero dell’aspetto ambientale associato a convenzioni mirate con enti e attività sia locali che nazionali per promuovere anche manifestazioni culturali, canore e ludiche si tradurrebbe conseguentemente in aumento del turismo con necessaria mano d’opera da assegnare a giovani. salvatore ferrara E ducazione, volontariato, responsabilizzare i nostri giovani sono delle sicure risposte alla salvaguardia dell’ambiente. Inoltre Como ha una ricchezza turistica che non viene sfruttata per colpa del mancato coordinamento tra le varie attività. Qui la mia, quasi trentennale, esperienza lavorativa come agente di viaggi sarà di sicuro aiuto per stringere rapporti con tour operators ed agenzie di viaggi europee ed internazionali per un turismo completo a Como. Anche qui inseriamo la “movida notturna” della città con l’ausilio dei volontari per la sicurezza che con la dovuta psicologia e presenza garantiranno il sano divertimento nel rispetto del relax dei residenti. mario pastore I Sabato, 5 maggio 2012 17 l patrimonio di bellezza di Como è un dato riconosciuto a livello internazionale. La ricetta, in una situazione priva di risorse, è una sola: fare squadra tra tutte le forze in campo. Un grande tavolo del turismo tra Comune, camera di commercio, associazioni e imprenditori per un piano strategico in vista dell’expo in grado anche di rilanciare l’occupazione che proprio in questo settore può essere più che mai giovanile. U na delle sfide sull’ambiente sarà l’eliminazione di Eternit (dannoso per la salute), spesso presente nelle strutture pubbliche, ma anche in quelle private. Ma questo potrebbe essere solo un inizio. Del turismo ho già accennato sopra: non può essere trascurato in quanto importante risorsa per il rilancio della nostra città e del nostro territorio. Sicuramente l’avvicinarsi di EXPO2015 può diventare un’importante occasione da non perdere. Valorizzare la storia di cittadini illustri, come Alessandro Volta, potenziare e ottimizzare il trasporto pubblico, aggiungere nuove pensiline, rinnovare parchi e giardini con l’aggiunta di giochi per l’infanzia, riqualificare luoghi e percorsi con una adeguata pulizia, ottimizzare l’uso di parcheggi e luoghi di sosta. Tutto questo per favorire l’accesso alla nostra città e quindi renderla, non solo per l’evento citato, ma stabilmente meta di visitatori e turisti. Questo probabilmente non potrà essere l’unico canale di rilancio economico, ma costituisce un buon inizio. Como è anche città di frontiera e di questo occorre fare una seria riflessione. alberto mascetti I n tema di salvaguardia dell’ambiente ritengo di essere stato una delle prime persone che a Como si è fortemente impegnata su questo tema, molto prima che in Italia nascesse e si sviluppasse una coscienza ambientalista. Nel 1975, infatti, giovane ingegnere, ho iniziato la mia attività in Comodepur, la società che si occupa della depurazione delle acque cittadine. Un ambiente vivibile significa anche un ambiente culturalmente stimolante. Como ha una grande tradizione culturale che va rivalutata facendo conoscere al mondo le eccezionalità della nostra storia. Una grande occasione sarà il centenario del Futurismo e, in particolare, la presentazione degli straordinari progetti dell’architetto Sant’Elia. Laura bordoli D ue temi in stretta correlazione e che, se trattati con competenza, apriranno nuovi scenari per Como. La riqualificazione di tutto l’arredo urbano e degli spazi verdi dovrà essere il primo biglietto da visita della città. Così come intervenire sulla viabilità e i parcheggi consentirà un miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo. Di certo non faremo come a Milano, dove per entrare in città oggi serve un “mutuo”. Abbiamo la possibilità, invece, di investire per far di Como una vera e propria città museo. Introdurremo nuovi percorsi turistici, valorizzando così tutto il patrimonio artistico, architettonico, culturale comasco. Non basterà una sola grande mostra ma ne serviranno altre, ed altri grandi eventi musicali e culturali. Vogliamo ampliare l’offerta, diventare una città di respiro internazionale. E torneremo a va l o r i z z a re Vi l l a O l m o c o m e sede ideale per tutto l’anno del turismo congressuale e culturale, mantenendola però una realtà accessibile a tutti i comaschi e alle loro associazioni. Potenzieremo la funicolare, un unicum in Europa, e daremo vita ad un nuovo marketing territoriale, creando un vero e proprio laboratorio per il turismo che coinvolga tutte le migliori realtà del settore e le associazioni di categoria interessate. Questa azione integrata e decisa sul Turismo e sul nostro territorio, rimetterà in moto la città, creando nuovi posti di lavoro. sergio gaddi L a tutela dell’ambiente, patrimonio di incredibile valore per Como, è un’affermazione di principio che trova d’accordo tutti. Eppure si continua a costruire dove non si dovrebbe. Questo a fronte di un numero enorme di alloggi sfitti e di aree urbane inutilizzate, come la Ticosa, il cui progetto è fallito per la crisi del mercato immobiliare. E’ ovvio, dunque, che la rinascita culturale della città e il pieno dispiegamento delle sue potenzialità turistiche siano strettamente connesse a questi temi. Una città turistica nota per le sue bellezze naturali non può che preservarle nel suo interesse economico e sociale, ma una città attraente dal punto di vista culturale è anche una città in cui si desidera abitare e quindi un propulsore per l’economia. L’economia che avanza nei paesi sviluppati è giovane, fondata sulla conoscenza, a imprenditoria diffusa e si sviluppa in ambienti culturali fertili, dove esiste una forzalavoro molto qualificata. I giovani comaschi sono molto qualificati, ma scelgono di lavorare altrove. Creiamo le condizioni che li stimolino a contribuire al rilancio della città. Un’elevata qualità della vita, un’offerta culturale contemporanea per tutto l’anno, un’università sempre più connessa alle realtà produttive della città. Como deve trovare una sua identità produttiva, e noi crediamo che le nuove industrie creative possano rappresentare la svolta. Una svolta che naturalmente sarebbe anche nell’interesse dei molti giovani attualmente senza occupazione. Como Cronaca 18 Sabato, 5 maggio 2012 “ Casa mia casa nostra: sfidaffido ni elezio C asa mia casa nostra”, con questo titolo prende il via la seconda annualità del progetto “Sfidaffido”, promosso da diverse realtà del territorio per sensibilizzare alle tematiche dell’accoglienza e dell’affido familiare. Ad anticipare il percorso l’incontro in biblioteca comunale, a Como, mercoledì 9 maggio, alle 11.30, dal titolo: “Uno strumento innovativo per rendere le famiglie affidatarie protagonuste nella cultura dell’affido. Di seguito il programma del corso, che si svolgerà dalle 21 alle 23 presso la sala INA, in via Recchi 11, a Como. 14 maggio: Elena Bruno, assistente sociale: “Casa mia casa nostra: e se iniziassimo un affido? La motivazione, le prime informazioni, dove e a chi ci si rivolge”; 28 maggio: Francesca Agostoni, psicologa: “Il bambino fantasticato e il bambino reale: l’incontro tra i bisogni del bambino e le aspettative della famiglia”; 11 giugno: Elena Bruno, assistente sociale:“Genitori per un po’: specificità e quotidianità del genitore affidatario” Durante le serate ci saranno testimonianze di famiglie affidatarie; 10 settembre: Francesca Agostoni, psicologa: “Facciamo spazio in famiglia: la relazione tra fratelli nell’affido”; 24 settembre: Francesca Agostoni, psicologa: “Il tempo dell’affido: quando finisce? E dopo?”; 8 ottobre: Elena Bruno, assistente sociale: “Ce la faremo? L’affido è un’esperienza che non si può vivere isolati: la condivisione come sostegno, la rete di solidarietà con altre famiglie e i servizi”. Per informazioni tel. ANFAA 031-526587, cell. 338-3200344, e mail [email protected] Servizio Affidi Tel.031.252650, cell. 3388161558 (Rosaria Bonifacio) e mail: [email protected] I gruppi scout di Como hanno incontrato alcuni candidati Per compiere il mio dovere verso il mio Paese I n Europa e nel cosiddetto Occidente è in corso una crisi che sa di crisi del modello di sviluppo. L’individualismo, la mancanza di controllo sull’economia finanziaria, il consumismo - esteso anche a una sorta di “consumismo delle persone e degli affetti” - stanno mettendo in discussione la tenuta del tessuto delle comunità; la società si impoverisce e l’impegno civico sembra sempre più lontano dall’orizzonte di responsabilità delle persone. Già da tempo i vertici della Chiesa hanno esortato i fedeli laici nel loro “compito immediato di operare per un giusto ordine nella società” (Benedetto XVI, Deus Caritas est, 29) e ad intendere la politica come “carità sociale”. Una politica letta in senso lato quale“molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune” (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica “Christifideles Laici”, n. 42). Anche noi, come cittadini e come cristiani, siamo chiamati ad agire nell’ambito in cui, per aspirazione e passione, possiamo essere “sale della terra”. In quest’ottica, i gruppi scout AGESCI e CNGEI di Como, secondo l’originalità del loro mandato, e l’associazione VoCi - Volontà Civile, hanno scelto di guardare oltre le difficoltà del momento proponendo una serata di incontro e confronto con i candidati sindaco di Como per discutere del futuro della città in vista delle prossime elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. I giovani dai 16 ai 20 anni, dopo un primo approfondimento durante la Giornata del Pensiero (26 febbraio, giornata in cui si è ricordata la nascita del fondatore dello scoutismo, Baden-Powell) e la successiva preparazione di un documento di sintesi, hanno dialogato alla pari con i candidati alla carica di sindaco durante un incontro pubblico nell’Aula Magna del Collegio Gallio il 24 aprile scorso. La Promessa scout dà il titolo alla serata; il gran numero di aspiranti sindaci impone un metodo di dibattito diverso dal solito: candidati estratti a sorte di volta in volta rispondono alle domande, puntuali e dirette, preparate dai ragazzi ed emerse durante i precedenti lavori. Ne è scaturito un dialogo partecipato e concreto, grazie al quale ciascuno dei presenti ha avuto la possibilità di essere protagonista e parte della “comunità delle decisioni”, costruendosi direttamente ed autonomamente una propria opinione. Il successo della serata, che ha visto circa duecento persone presenti e nove dei candidati sindaci, testimonia quello che l’associazione Vo.Ci. tenacemente sostiene: c’è tra gli under 30 una grande voglia di partecipare, di capire e intervenire nelle scelte che riguardano direttamente la loro vita e quella delle loro famiglie. Questa energia e questo legittimo interesse può e deve essere coltivato attraverso la formazione. Iniziative di questo tipo, che molti stanno conducendo all’interno delle proprie realtà associative e sociali, sono indispensabili alla formazione dei più giovani quali cittadini consapevoli. Gli ambiziosi obiettivi finali dei gruppi Scout e di VoCi (volontacivile.com) sono la collaborazione al rinnovamento della politica e il rafforzamento di una comunità di persone coesa, capace di operare collettivamente per il bene comune. Il principio individualista secondo il quale “Il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé” (Adam Smith, morto nel 1790) deve trasformarsi in qualcosa di più giusto ed equo: “Il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo” (John Nash – vivente – premio Nobel), cominciando dalle nostre realtà locali e quotidiane. L’obiettivo è alto, ma come fanno gli arcieri per colpire il bersaglio quando la distanza è grande, dobbiamo puntare ancora più in alto. Francesco Gatti Marco Olivieri associazione VoCi Como Cronaca I 27 anni di vita per comocuore l 9 maggio Comocuore compirà 27 anni e nell’occasione organizzerà una serie di iniziative collocate nel programma “Regina di cuori”, dedicato al tema dell’incidenza delle malattie cardiovascolari nelle donne. Sono infatti oltre 131.000 le donne uccise in Italia ogni anno da ictus o infarto, alle quali occorre aggiungere un numero pressoché equivalente di donne invalidate per l’insorgenza delle stesse patologie. Un fenomeno che si dilata a dismisura a partire dal periodo post-menopausa, quando cioè la riduzione della protezione degli ormoni femminili espone la donna a una serie molteplice di fattori di rischio, legati al sovrappeso, alla vita sedentaria e alla cattiva alimentazione. E’ per questo motivo che Comocuore ha inteso dedicare quest’anno il suo spazio tradizionale “Porte aperte”, nella sede dell’associazione in via Rovelli 8, all’approfondimento e alla divulgazione dell’argomento, Sabato, 5 maggio 2012 19 predisponendo un ciclo di incontri previsti per la settimana dal 5 al 10 maggio non solo destinati all’informazione scientifica, ma anche alla sensibilizzazione dei cittadini su un fenomeno in forte crescita, non senza qualche spostamento verso l’aspetto ludico e comunitario della questione. Si inizia sabato 5 con la valutazione del rischio cardiovascolare globale (dalle 9 alle 11), per proseguire lunedì 7 (dalle 15 alle 17.30) e mercoledì 9 (dalle 9 alle 11) con la valutazione dello spessore carotideo, attraversando martedì 8 (ore 16.30) la generalità del problema nella conferenza “Anche le donne hanno un cuore”, e concludendo l’iniziativa domenica 6 (ore 18) con l’estrazione della Lotteria di cuori e giovedì 10 con la Serata Benefica “Regina di cuori”, incentrata sulla sfilata di donne comasche vestite in rosso a sottolineare, anche dal punto di vista cromatico, l’emergenza del problema. (s.c.) 118: vent’anni di emergenza. Festa grande Sabato 5 maggio la città di Como saluterà un traguardo speciale per il servizio comasco di emergenza e urgenza. Appuntamento al Sociale V ent’anni e non sentirli. Il servizio di emergenza e urgenza 118 dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como si presenta in piena forma all’appuntamento con le celebrazioni per il proprio ventennale, in programma sabato 5 maggio (ore 15) presso il Teatro Sociale di Como per un pomeriggio di ricordi e di festa dal titolo: “118 Como – Istantanee di un’emozione”. Forma e vigore garantite dai numeri “pesanti” che questa commemorazione porta con sé. Dal 2 maggio 1992 al 31 dicembre 2011 sono pervenute alle centrale operativa del 118 di Como un totale di 1 milione e 110.059 chiamate. Particolarmente interessante il raffronto dei numeri dell’ultimo decennio: il totale della chiamate passato da poco Dal 1992 oltre un milione meno di 49 mila nell’anno 2000 a quasi 69 mila al 31 dicembre 2011; 30363 gli di chiamate giunte alla interventi effettuati agli inizi del millennio, centrale operativa, in cresciuti a 41644 nel 2011; 28478 i pazienti soccorsi nel 2000 contro i 37366 dello costante crescita il numero scorso anno. Con specifico riferimento degli interventi effettuati alla tipologia degli interventi effettuati da segnalare che negli ultimi dieci anni il 32% circa di attività del 118 è stata relativa ad eventi traumatici (un terzo dei quali causati da incidenti stradali), la restante ad eventi non traumatici. In questo caso, la maggiore incidenza ha riguardato a patologie cardiocircolatorie, respiratorie e problemi neurologici. “Numeri che danno ragione di un servizio cresciuto, passo passo, negli anni – spiega Mario Landriscina, direttore del Dipartimento di Emergenza e responsabile del 118 comasco -. Essenziale, in questo cammino, è stato il contributo fornito dalle associazioni di volontariato, da cui è dipesa la disponibilità di soccorritori e di mezzi per le attività di soccorso”. Ad oggi il sistema di emergenza e urgenza delle provincia di Como afferente al 118 può contare sull’apporto di oltre 2500 soccorritori, appartenenti al Comitato di Croce Rossa italiana di Como, al Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze e al Lariosoccorso e Croce Bianca di Milano sezione di Mariano Comense (queste ultime due appartenenti alla Federazione Associazioni di Pronto Soccorso – Faps). Tra le tappe più significative del 118 comasco da registrare, negli ultimi anni, l’attivazione del servizio di elisoccorso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a partire dal 21 luglio 2008, e l’apertura della nuova centrale operativa 118 presso la sede di Villa Guardia dove, dal 2 agosto dello stesso anno, è stato trasferito anche lo stesso Sportello in Tribunale Amministratore di sostegno D a qualche giorno è operativo, presso il Tribunale di Como, il punto informativo del Progetto Amministrazione di Sostegno, che collabora con il Giudice Tutelare e la Cancelleria della Volontaria Giurisdizione. Una svolta profonda nella normativa vigente, in quanto l’amministratore di sostegno è chiamato a rappresentare e a sostenere la persona che manca della capacità di intendere e di volere o più non detiene le facoltà decisionali nella gestione delle attività economiche e patrimoniali a tutela dei suoi interessi. La novità dettata dall’introduzione di questa figura, che viene nominata dal Giudice Tutelare selezionando nell’ambito dell’orbita parentale del soggetto gravato dalla mancanza di capacità giuridica, è che essa pone al centro dell’attenzione non il fascio delle problematiche relative all’incapacità, ma la persona stessa con la sua storia, i suoi bisogni e le sue aspirazioni, e si pone dunque in contrasto con la precedente normativa fondata sul provvedimento di interdizione, che privando la persona della facoltà di agire ne faceva un cittadino “di serie B” a tutti gli effetti. (s.c.) La centrale operativa del 118 presso la sede di Villa Guardia. A sinistra Mario Landriscina servizio di elisoccorso. L’appuntamento del 5 maggio sarà l’occasione per celebrare un altro traguardo speciale: i 10 anni del progetto “Salvagente” per l’acquisto di defibrillatori semiautomatici promosso dall’associazione Comocuore nel 2002, “progetto che ha portato la provincia di Como ad assumere una posizione di avanguardia – spiega Landriscina - sul fronte dell’intervento tempestivo in caso di attacco cardiaco. Basti sapere che in provincia di Como defibrilliamo circa 250 persone l’anno, per la metà delle quali non permangono problemi di carattere neurologico. Siamo partiti con uno 0,5% di speranza di vita per soggetti defibrillati a seguito di arresto cardiaco e siamo arrivati agli attuali 25%, per la metà dei quali senza alcuna controindicazione di carattere neurologico”. Nel pieno delle forze il 118 di Como si prepara ad un altro salto di qualità quando, a partire dalla prossima estate, nella sua rete telefonica entrerà anche il bacino di Varese, con oltre 2 milioni di possibili nuovi utenti. Operazione che porterà con sé anche un’importante novità tecnologica: l’introduzione di un sofisticato sistema che permetterà di localizzare, in tempo reale, il chiamante. Tutto pronto dunque per la grande festa, con lo sguardo attento alle nuove sfide che il futuro porterà in serbo. Sabato 5 maggio, intanto, al Teatro Sociale il 118 comasco racconterà la sua storia mettendo in evidenza le emozioni e alcune storie di questi anni. Si intrecceranno appuntamenti più istituzionali e momenti dedicati alla comicità con gli artisti di Zelig (Sergio Sgrilli e gli Emo) e alla musica con la Blunotte Band e un gruppo di tenori, oltre alla proiezione di alcuni filmati. Da sottolineare lo spettacolo anche fuori dal teatro. Alle ore 14 previsto l’avvio di un corteo, radunato presso la Caserma De Cristoforis e composto dai soccorritori, che partirà da piazzale Monte Santo e transiterà da via Leone Leoni, viale Giulio Cesare, via Milano, largo Spallino, via Battisti, via Carducci, piazza Pinchetti, piazza Medaglie D’Oro, via Vittorio Emanuele II, piazza Duomo, via Pretorio e piazza Verdi. Alle 15 e 20 circa sarà invece la volta del sorvolo dell’elicottero “802”. Gli eventi per festeggiare l’anniversario del 118 comasco proseguiranno nel corso dell’anno con una giornata di studio dedicata ai soccorritori, con un altro evento nel centro della città e con un appuntamento dedicato ai dieci anni dell’iniziativa “Salvagente” insieme a ComoCuore. Nascita pretermine Bimbi prematuri meno stressati con un’assistenza mirata B imbi prematuri meno stressati con un’assistenza centrata sui loro bisogni, è questo quanto emerge da una ricerca appena pubblicata su “Pediatrics”, pubblicazione on line in lingua inglese, condotta in 25 terapie intensive neonatali italiane. La nascita pretermine costituisce una delle maggiori sfide degli ultimi anni per l’assistenza sanitaria nazionale. In effetti, i progressi in ambito medico e infermieristico hanno consentito di aumentare le probabilità di sopravvivenza anche di bambini estremamente pretermine. Aumentate grazie ai progressi in campo medico le probabilità di sopravvivenza dei bambini pretermine, si tratta ora di approntare terapie intensive neonatali (TIN) non strettamente cliniche, ma focalizzate sullo stato di benessere generale del bambino, con particolare attenzione al ciclo sonno/veglia, al controllo degli stimoli dolorifici e alla soppressione delle manipolazioni non necessarie. Proprio per indagare gli eventuali effetti dei diversi livelli di care nelle competenze dei pretermine ricoverati nelle TIN, nel 2006, grazie alla collaborazione tra un gruppo di enti (IRCCS Medea – La Nostra Famiglia, Aziende Ospedaliere di Lecco e Varese, Università Bocconi) è stato avviato lo studio multicentrico NEO-ACQUA, che sta per “Neonatal Adequate Care for Quality of Life, che ha mostrato quanto i piccoli degenti ricoverati in TIN con alti livelli di cura centrata sul bambino sono più stabili, tranquilli e vigili, e dunque meno ipotonici e “stressati”, di quelli affidati alle cure tradizionali. Per il responsabile del “Centro 0-3 per lo studio dello sviluppo socio-emozionale del bambino”, Rosario Monterosso, è stato infatti riscontrato che “i bambini in TIN con basso livello di cura centrata sul bambino presentano maggiori difficoltà nello sviluppo emotivo e comportamentale”. (s.c.) 20 Sabato, 5 maggio 2012 Como Cronaca Tesori d’arte sacra da scoprire in diocesi Don Andrea Straffi, direttore dell’ufficio diocesano per l’arte e i beni culturali ecclesiastici, ha animato l’ultima conviviale Ucid con un tema di grande interesse S econdo Paolucci, direttore dei musei vaticani, l’Italia è un “lungo continuo museo”. Basterebbero i dieci milioni di opere d’arte lasciate nei secoli all’Italia dalla Chiesa perché ne meriti infinita gratitudine da chiunque ami l’arte. Del resto al nostro paese è riconosciuto universalmente la detenzione di circa la metà dell’intero patrimonio culturale del mondo. Quello della Chiesa ne è la massima parte. La nostra diocesi, allora, ne costituisce una notevole porzione a Nord,quasi l’inizio, particolarmente esposto alle influenze d’Oltralpe. Oltre mille chiese, 340 parrocchie, finora 70.000 schede di inventariazione (iniziata nel 2002 per impulso di mons. Maggiolini), relative solamente alla parte comasca e varesina della diocesi. Ogni scheda analizza un oggetto, murario o mobile. Numerosi sono gli oggetti di oreficeria. Per darne un’ idea, don Andrea Straffi, direttore dell’ufficio diocesano per l’arte e i beni culturali ecclesiastici, ha commentato, nel corso dell’ultima conviviale Ucid, una serie di diapositive, scelte tra le moltissime che avrebbero meritato di essere illustrate, ma il tempo, si sa, è sempre tiranno. Don Andrea ha distinto in gruppi le opere, in base al materiale, soffermandosi fugacemente sulle opere murarie ed i relativi dipinti, come quelli di S.Giorgio a Crebbio (Mandello ) e di Scaria. Quadri: una Annunciazione a Lemna, fine ‘600, (Andrea Pozzo), esposta in una recente mostra a Trento; a Riva di Faggeto una “Sacra Famiglia”(Lampugnani), con i bambini Gesù e Giovanni che si contendono lamponi, simboli del sacrifico del sangue; a Moltrasio pala d’altare (Alvise De Donati) ‘500; a Garzeno vetrate del ‘500, natività; in Duomo, fra le tante opere, due tempere su tela attribuite a Bernardino Luini, santi Cristoforo e Sebastiano; in sacrestia la copia di un Caravaggio perduto, San Sebastiano; a Una ricca sequela di diapositive ha offerto un interessante spaccato dell’immenso patrimonio di cui il nostro territorio è custode. Oltre mille chiese, 340 parrocchie, 70 mila le schede di inventariazione ad oggi compilate relative soltanto alla parte comasca e varesina della diocesi, ciascuna delle quali analizza un oggetto, murario o mobile. di Attilio Sangiani Bellagio, nella chiesa di S.Giacomo, il quadro recentemente attribuito da Sgarbi a suor Maddalena Caccia, ‘600, di cui la stampa cittadina ha scritto ampiamente. Pale in legno: notevoli quelle in cattedrale ed a Morbegno,di artisti tedeschi. Opere in scagliola: specialità della Valle D’Intelvi,ma diffuse in diocesi,come a Lezzeno. Oreficeria: molto numerosi sono gli oggetti, spesso di produzione tedesca o austriaca,come il calice del ‘500, ornato di smalti donato dal card. Simonetta; o l’ostensorio, tedesco, a Pognana Lario. Notevoli la croce àstile del ‘400, cui il Cristo applicato è del ‘600, e una sferula (specie di pastorale in dotazione a clero). Tali oggetti, molto preziosi, sia come fattura, sia come materiale (oro o argento) sono donazioni di parrocchiani recatisi a lavorare in altre regioni o Stati. Così si spiegano le fatture straniere, documentate dai “punzoni”. Mentre dalla Valtellina le emigrazioni erano orientate a Venezia e Roma, dall’alto Lario la meta era spesso Palermo,mentre dal medio e basso Lario, la Germania e l’Austria. I migranti, stagionali o definitivi, tornando alla loro chiesa d’origine, manifestavano la loro fede e grande riconoscenza con oggetti o dipinti di notevole valore. Paramenti sacri: numerose pianete e piviali,opere tessute o ricamate,anche di notevole qualità e di svariati secoli. Notevole il piviale di Bellagio,dotato di un grosso fermaglio in oreficeria punzonata. Da ricordare una copertina di messale,in cuoio ornato di pregevole oreficeria. Ma l’oggetto, in assoluto più interessante, è il reliquiario in legno totalmente ricoperto di lamina d’argento cesellato da Gaspare Mola. Le scene rappresentano episodi della vita della Vergine Maria. Per lungo tempo si è pensato che fosse vuoto o,comunque,non ispezionabile. Personalmente ricordo che, S. Luigi Guanella a Olgiate Comasco Discoteca del Silenzio il 5 maggio S U n santo nato tra noi e tornato per noi. Questo è San Luigi Guanella, le cui spoglie mortali sono giunte nella parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano di Olgiate Comasco domenica 15 aprile. E’ stata accolta in modo solenne da circa 500 persone non solo olgiatesi ma anche provenienti dalle altre comunità della zona. Il corpo del santo è stato collocato sotto il pulpito destro nella navata centrale dove è rimasto visibile fino a domenica 22 aprile. «La visita di San Luigi Guanella si colloca all’interno di le case di riposo della zona, sia un pellegrinaggio che durerà un anno per la preghiera personale che - spiega il parroco don Marco Follado- per gli incontri proposti, dimori - L’urna era già giunta a Olgiate a fi- strano il legame tra le comunità ne luglio 1965 ed era rimasta tre giorni. dell’olgiatese e le opere di queLa sua presenza nella nostra comuni- sto santo esemplare per l’intera tà è ancora più significativa se si pen- diocesi». Tutte le sere è stata cesa che la nostra chiesa è stata costruita lebrata la santa messa. Numeda suo nipote don Lorenzo Sterlocchi, rosi, poi, gli incontri spirituali figlio della sorella maggiore e parroco e culturali organizzati durante di Olgiate dal 1888 al 1906. Inoltre, il tutta la settimana per illustrare flusso ininterrotto di olgiatesi e di fe- il suo impegno concreto e il suo deli provenienti dai paesi limitrofi, co- messaggio sempre attuale. Dalla me la presenza di bimbi e di ospiti del- serata su “L’attualità del carisma essendo io un giovane della Cattedrale, insieme al vicario don Aldo Fortunato (quello che ha scoperto l’altare gotico sotto quello barocco) vidi l’oggetto “misterioso” ritenuto non apribile. Tuttavia recentemente si è scoperto che c’era una serratura, mimetizzata tra i ceselli. Aperta la cassetta, si sono trovati un cuscino ricamato sopra un oggetto assai antico (‘200) in seta, decorato ad arazzo, con soggetti appartenenti al mondo cavalleresco medievale. Si tratta di una specie di sacca, fortunatamente interpretata come “OMONIER”, forse destinata a contenere monete o oggetti preziosi, simile ad una moderna borsa per signora. Il tutto perfettamente conservato. Di simile si trova solo un frammento in Belgio. Statue e manichini vestiti: anche qui gli oggetti non si contano. Don Andrea ha scelto di presentare il gruppo detto “compianto”, di Caspano, recentemente esposto a lungo in S.Giacomo di Como. Perfettamente restaurato, sia nella posizione delle otto statue, sia nei colori. Migliaia di visitatori si sono commossi davanti alla scena della Passione di Cristo ed allo strazio dei presenti alla deposizione. È doveroso dirlo, perché tutta l’arte sacra è autentica, genuina manifestazione di fede, sia dei committenti, sia degli autori. Così pure per i manichini “vestiti”, tipici delle Alpi centrali. Ancora oggi sono oggetto di venerazione e di pia attenzione delle donne,che provvedono alla vestizione, come fosse un rito o una preghiera. Purtroppo in alcune parti della diocesi (quelle più vicine alla Curia) sono state eliminate, come fossero poco degne di venerazione. Una recente mostra in Valtellina ne ha rivalutato il valore devozionale e, spesso, anche artistico. Così chiudo a malincuore, scusandomi per aver forse alterato o tralasciato molto di quanto illustrato da don Straffi, cui va l’ammirazione ed il ringraziamento dei soci UCID di Como. guanelliano” alla tavola rotonda su “Mondo del lavoro tra ‘800 e ‘900: uno sfondo per l’opera del santo comasco”; da momenti di preghiera e riflessione ad appuntamenti musicali. L’intensa settimana guanelliana si è chiusa con la santa messa solenne di domenica 22 aprile, celebrata dal parroco e animata dalla corale olgiatese diretta da Roberto Colombo. Ora l’urna prosegue la sua peregrinatio nelle parrocchie della diocesi. abato 5 maggio presso il Santuario del Sacro Cuore di via Tommaso Grossi a Como, si terrà la “Discoteca del Silenzio”, il tradizionale appuntamento di adorazione eucaristica notturna proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (C.G.P.G.). L’inizio è alle ore 20.30, con la celebrazione della S. Messa. A seguire l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione con preghiere, canti, lettura di brani di don Guanella e di frasi tratte dalla Parola di Dio. Alle 24.00, il Rosario per le famiglie e poi il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle 4.00 della domenica mattina. Sarà presente il gruppo “Giovani e Riconciliazione”, che attraverso una meditazione sul Vangelo della Domenica, proporrà un modo diverso di prepararsi a vivere la Riconciliazione. Chi non potesse partecipare di persona alla Discoteca del Silenzio, può seguirla via radio dalle ore 21.00 del sabato al sito internet http://www.sacrocuorecomo.it. Domenica 6 maggio prosegue inoltre l’iniziativa, sempre proposta dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, della “Domenica della Carità”, un momento di incontro con gli ospiti della RSA “Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia domenicale delle ore 10.15 presso la cappella interna alla struttura (con entrata da via Guanella), seguita dall’aperitivo e da canti. L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Il ritrovo è alle 9.45 presso il cortile della RSA. Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031.296783; e-mail: [email protected]. (s.fa.) Como Cultura ✎ Cammini in diocesi 6 maggio Per celebrare l’evento, che valorizza gli itinerari storici ancora fruibili dei territori, sono state organizzate varie manifestazioni N La quarta Giornata nazionale dei Cammini L’ Italia è un reticolo di itinerari storici, ancora fruibili, molti dei quali legati a millenarie tradizioni di pellegrinaggio. Vie della fede, vie di cultura, vie della mobilità sostenibile, dell’approccio lento e attento ai luoghi e alla storia. Una dimensione ancora poco nota, tutta da scoprire e da valorizzare. Per questo, dopo il grande successo della edizioni passate, torna per il quarto anno la Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni in programma il prossimo 6 maggio, organizzata dalla Rete dei Cammini, che coordina diverse associazioni italiane (tra cui la comasca Iubilantes, fondatrice e capofila), impegnate nella tutela e valorizzazione di quell’immenso patrimonio ambientale e culturale che sono i Cammini storici e i Cammini di pellegrinaggio. La Giornata 2012 ha importanti patrocini, fra cui quello della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di ANCI (Associazione nazionale Comuni Italiani), di UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), delle Regioni Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, di RAI - Segretariato Sociale, del Corpo Forestale dello Stato e del Touring Club Italiano, oltre alla collaborazione della Associazione Europea delle Vie Francigene e dell’Associazione CIVITA. Per questa giornata sono state organizzate Sabato, 5 maggio 2012 21 in tutta Italia numerose manifestazioni, il cui elenco (in aggiornamento) può essere visualizzato sul sito internet www.retecamminifrancigeni.eu. Dal Trentino alla Puglia, dalla Sardegna al Piemonte, tutti a piedi su antichi sentieri riscoprendo il gusto del camminare, “gustando” luoghi e monumenti. Quest’anno, la Giornata avrà in più un preciso impegno di aiuto: sarà infatti occasione per promuovere solidarietà con L’Aquila e il suo territorio, grazie alla sinergia con l’iniziativa “Stella d’Italia”, il grande cammino che prenderà avvio proprio il 6 maggio a Mantova e si snoderà lungo tutto il territorio nazionale per confluire due mesi dopo all’Aquila; per promuovere solidarietà con i minatori e il Parco Geominerario del Sulcis Iglesiente, il cui patrimonio ambientale, tutelato dall’UNESCO, corre gravi rischi; per aiutare la comunità di Aulla, sulla Via Francigena, duramente provata dalla recente alluvione, cui saranno devolute le offerte raccolte in occasione della Giornata. a cura di SILVIA FASANA ella nostra zona gli eventi prendono spunto dai progetti di valorizzazione di tre importanti itinerari storici lombardi: la Via Regina e la via Spluga, antichissimo asse di connessione da Milano ai valichi alpini verso la Rezia e il lago di Costanza, e il Cammino di San Pietro (naturale prosecuzione della Via Spluga e della Via Regina verso Milano e da lì verso la Via Francigena, recuperato per iniziativa del Comune di Cantù). Sulla Via Spluga il Consorzio Turistico Valchiavenna organizza un’escursione a piedi da Campodolcino a Chiavenna, con visita gratuita al Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo (Mu.Vi.S.). Il ritrovo è previsto alle ore 8.30 a Campodolcino, presso il parcheggio davanti al Mu.Vi.S.. Per informazioni e iscrizioni (obbligatorie al più presto): tel. 0343.37485; e-mail: [email protected]. Sabato 12 maggio, presso la Casa Alpina S. Luigi, a Gualdera di Campodolcino (SO), dalle ore 10.30 alle 16.30, si terrà un convegno nell’ambito del progetto Interreg “Le Vie dei Càrden”, con presentazione della guida escursionistica-culturale, della mostra fotografica e del catalogo. Questo progetto valorizza gli antichi percorsi di comunicazione tra la Val Mesolcina, la Valle Spluga e la Val Bregaglia, che danno modo di visitare alpeggi e nuclei dove fanno bella mostra di sé i caratteristici edifici in legno, chiamati localmente càrden, significative testimonianze della grande eredità culturale della montagna. Seguirà domenica 13 maggio una visita guidata lungo un itinerario delle vie dei Càrden (Isola e Dintorni) con partenza alle ore 10.00 da Campodolcino. Per informazioni: Enrica Guanella, responsabile MUVIS tel. 0343 e-mail: info@museoviaspluga. Sulla Via Regina, l’associazione Iubilantes, nell’ambito del suo progetto di riscoperta e valorizzazione di questo importante itinerario storico, propone da venerdì 4 maggio a domenica 6 maggio, “Il Cammino della Via Regina”, un’escursione con visite guidate in compagnia degli studenti internazionali del Politecnico di Milano, coordinati da CIRen (start-up che si occupa degli eventi culturali e di integrazione per il Polo di Como), con la collaborazione della Cooperativa Imago, di Mondo Turistico e dell’Antiquarium Isola Comacina. In particolare, domenica 6 maggio, alle 8.45 è previsto il ritrovo a Santa Maria Rezzonico ed il percorso a piedi fino a Nobiallo, su percorso panoramico con tracce dell’antica via romana (tempo di percorrenza: circa due ore); quindi trasferimento con mezzi privati a Lenno e ripresa del cammino (alle ore 11.00 circa) fino a Spurano (tempo di percorrenza: circa un’ora), con visita all’abbazia dell’Acquafredda, alla chiesa romanica di S. Giacomo e all’antico Hospitale di S. Maria Maddalena con l’annesso Antiquarium. Alle ore 13.30 è previsto il trasporto in taxi boat da Ossuccio all’isola Comacina; seguirà il pranzo sull’Isola (autogestito) e la visita guidata. Si raccomanda abbigliamento adatto e attrezzatura da trekking. Per informazioni dettagliate (logistica e costi) e prenotazioni (obbligatorie al più presto): Iubilantes, Via G. Ferrari 2, Como; tel. 031.279684; fax 031.2281470 e-mail: [email protected]; sito internet: www.iubilantes. eu. Per chi desidera cimentarsi lungo il cammino di San Pietro martire, l’associazione Iubilantes propone un’escursione guidata da Cantù (chiesa di S. Antonio) a Seveso (santuario di S. Pietro Martire), lungo un percorso pianeggiante su asfalto e sterrato di circa 17 chilometri. Il ritrovo è previsto alle 8.45 a Cantù, in via Daverio, presso la chiesa-hospitale di S. Antonio, con visita guidata; le successive tappe di visita saranno l’Oratorio della Beata Vergine, il Complesso di Galliano, e il santuario di S. Maria dei Miracoli. Dopo il pranzo presso il Centro sportivo di Novedrate, il cammino riprenderà con tappa all’oratorio trecentesco di S. Maria di Mocchirolo e a seguire all’oratorio di Santo Stefano a Lentate (con visite curate dall’Associazione Amici dell’Arte di Lentate). L’arrivo sarà al Seminario di Seveso, con accoglienza nel santuario di S. Pietro martire e, nel grande chiostro del Seminario, visita guidata della mostra “Sui passi di san Pietro martire”, realizzata a cura degli Amici dell’Arte di Meda in collaborazione con Iubilantes. Tutti i dettagli del tracciato del Cammino di San Pietro sono disponibili sul sito www.camminosanpietro.it, scaricabili da palmari e da portatili. Si raccomandano abbigliamento adatto e scarpe da trekking. È richiesto un contribuito di partecipazione di 5 euro. Per informazioni e iscrizioni (obbligatorie al più presto) rivolgersi a Iubilantes. Pastorale universitaria. Note sulla visita del capo dello Stato Giorgio Napolitano a Bologna Il presidente e l’imprevisto N apolitano ha ricevuto dall’”Alma Mater” la laurea “honoris causa”. Davide, rappresentante degli studenti, nel suo discorso cita le parole del Capo dello Stato. E i versi di Montale. Perché in università può accadere qualcosa di inatteso ufficiouniversita@ diocesidicomo.it, www.facebook.com/home.php Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria C ’è un fotogramma della visita compiuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Bologna che le cronache, distratte dai pochi facinorosi che lo hanno contestato, non hanno colto. Ed è invece un tassello non meno importante, dal punto di vista simbolico, del prestigioso riconoscimento conferito al capo dello Stato dall’Alma Mater e anche degli stessi discorsi istituzionali che pure hanno evidenziato aspetti cruciali del nostro presente e del nostro futuro. L’immagine che mi ha colpito, nell’Aula magna trasformata in un sito medievale, è stata quella di vedere seduti fianco a fianco il gigante Golia (il Presidente) e il «piccolo» Davide (uno studente). Davide, tutt’altro che armato di fionda, cita le parole del messaggio di fine anno del Presidente: «La fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia». E lo commenta così: «Credo che l’università possa essere l’esempio nel quale il suo auspicio possa trovare una grande testimonianza. Sono tanti gli esempi di docenti e studenti che nonostante la scarsità delle risorse o i problemi quotidiani continuano la propria attività egregiamente facendo grande questa istituzione». Poi, subito dopo cita un altro gigante, Montale: «Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara – amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo dei cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità». E al Presidente spiega perché: «L’esperienza che ognuno di noi ha fatto in questo strano mondo che è l’università è quella descritta nella poesia “i limoni” dove Montale racconta che in un mondo in cui tutto sembra grigio e senza speranza d’improvviso accade un fatto, un incontro, una scoperta che cambia la prospettiva con cui si guarda tutta la realtà». Il Presidente gli risponde con cortesia tutt’altro che formale: «Caro Davide mi ha fatto piacere che tu abbia raccolto quell’incitamento alla fiducia e alla coesione che ho tratto dalla riflessione sui 150 anni dell’Italia unita. Mi ha anche fatto piacere sentirti citare, come invito a un’attenzione fiduciosa per quel che la realtà può riservarvi, i versi del poeta che mi fu più caro nei miei primi anni giovanili». Davide e Golia, dunque: due generazioni non nemiche ma potenzialmente alleate; in apparenza lontanissime ma con sorprendenti punti di riferimento in comune. L’icona di questa visita è che età diverse, appartenenze diverse, responsabilità diverse non impediscono un interscambio generazionale. Dimostrano, al contrario, che un imprevisto è possibile: per salvarci dal reciproco mutismo tra vecchi e giovani che forse, pensandoci bene, è la vera causa della crisi in cui siamo precipitati. Stefano Andrini, da Tracce.it Confcooperative Sabato, 5 maggio 2012 23 Erba. La presentazione di un bilancio sociale tra responsabilità verso il territorio e innovazione “Noi Genitori”, impresa in crescita U n Bilancio Sociale tra responsabilità verso il territorio e innovazione. Nel territorio dell’erbese, che sta vivendo la crisi, in cui alcune aziende chiudono e altre stanno subendo un’importante contrazione, un esempio incoraggiante è la vitalità della Cooperativa Noi Genitori di Erba. Partendo dalla lettura del Bilancio Sociale, cerchiamo di capire quali sono gli ingredienti che stanno determinando la crescita di una realtà che, ad oggi, è una delle più significative nell’assistenza ai disabili dell’intera provincia di Como. Chiediamo a Felice Mella, presidente della Noi Genitori, i passi salienti della storia della cooperativa. «La nostra cooperativa nasce, ormai vent’anni fa, quando a beneficiare del servizio erano soltanto 5 utenti, oggi il numero è di circa 60 persone disabili. Siamo partiti con 1 operatore ed oggi sono ben 34 con professionalità e competenze diverse. Dal primo servizio del 1994 ora ne gestiamo 3, oltre ad alcuni progetti specialistici. I passi salienti della Cooperativa sono quelli che ci hanno portato a definire la nostra identità d’impresa sociale al servizio della comunità, in una logica di responsabilità e innovazione. Un passaggio importante in questa direzione è stata la realizzazione della nuova sede in classe energetica A, che concretizza l’attenzione per l’ambiente, l’impegno a non chiudere la porta alle crescenti richieste di inserimento, e infine la sfida imprenditoriale che un impegno di questo tipo ha comportato, in termini di competenze necessarie per la stesura di un piano finanziario sostenibile e credibile». Quando si parla di sociale si pensa al volontariato e si confondono Cooperative e Associazioni, ma ci sembra di capire che esistano anche profonde differenze. È così? «Ma le differenze ci sono. Le cooperative sociali sono imprese a tutti gli effetti, che uniscono però allo spirito imprenditoriale e alla professionalità dei loro dipendenti, la finalità solidaristica, perseguono infatti l’interesse collettivo della comunità, conciliando il lavoro per i propri soci, la gestione di servizi accreditati di assistenza sociale, socio-sanitaria o per l’integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati. Le associazioni sono invece enti che si avvalgono di volontari, e si sostengono attraverso donazioni e raccolta fondi». Alla dottoressa Lamperti, responsabile dei rapporti con il territorio, chiedia- mo perché avete scelto di pubblicare annualmente e diffondere il vostro bilancio sociale? «La stesura del bilancio sociale è ormai divenuto un adempimento di legge ma da subito abbiamo colto le potenzialità di questo strumento come occasione preziosa di comunicazione trasparente per trasferire al territorio la nostra idea di cooperativa di comunità. Ci piace comunicare attraverso le cose che facciamo, dare valore ai nostri progetti, ai prodotti e servizi». Leggendo il vostro Bilancio di Responsabilità Sociale emerge una realtà vitale, dinamica e presente sul territorio con svariate iniziative. E’ sicuramente un tratto che vi distingue. Perché tante energie e impegno? «Perché sappiamo che tutte le iniziative di apertura al territorio, rappresentano le uniche reali opportunità per conseguire la nostra principale finalità: l’integrazione sociale delle persone con disabilità. I nostri servizi vogliono rappresentare occasioni di cura per i nostri utenti ma la cura, fine a se stessa, non è sufficiente. Il mondo della persona non è dentro gli spazi specialistici della cooperativa ma fuori nel contesto sociale che ancora guarda con diffidenza o noncuranza alla disabilità. Noi pensiamo che affinché la persona disabile possa davvero essere cittadino come gli altri sia necessario “lavorare” sulla persona migliorando la sua vita ma anche agire sul contesto, far conoscere e coinvolgere la comunità. In questo modo le paure si sgretolano e nasce la consapevolezza che le difficoltà degli altri sono affari che ci riguardano, realtà che ci toccano perché appartengono ad una comunità che è anche la nostra» Quale messaggio veicolate sulla disabilità? La persona disabile ha difficoltà fisiche e intellettive che ostacolano il naturale processo di crescita personale e integrazione nella società, questa constatazione è un’indispensabile presa di coscienza che tuttavia non esclude che il disabile sia una persona che, esattamente come ogni altra, ha un carattere, passioni, storia, de- sideri, progetti per il futuro. Solo se riconosciamo che la disabilità esiste, siamo in grado di veicolare un messaggio positivo di normalità e libertà: se opportunamente accompagnate, le persone disabili possono intraprendere percorsi di avviamento alla vita autonoma dalla famiglia, di gestione del tempo libero, di formazione al lavoro». Nel 2010 avete superato il milione di euro del valore della produzione, un traguardo importante per una realtà che opera nel sociale. A Bruno Mazza, consigliere delegato della Noi Genitori, chiediamo come si regge la vostra organizzazione. «Alla Noi Genitori siamo molto attenti a non sprecare, lo stile gestionale è sobrio ed oculato, nella nostra realtà le risorse economiche sono unicamente utilizzate per fornire servizi alle persone disabili e alle loro famiglie. Adottiamo da anni un’efficace sistema di controllo gestionale che ci consente di ottimizzare le risorse a disposizione. Punti di forza della “Noi Genitori” sono sia la capacità di attrarre risorse da privati ed imprese che ci sostengono da anni nel nostro sviluppo, sia le iniziative di auto finanziamento e la commercializzazione dei nostri prodotti. Come si può vedere dai dati riportati, Noi Genitori è una realtà in continua innovazione ma, al tempo stesso, solida e sicura, questo ci fa ben sperare per il futuro». Quali sono gli elementi essenziali su cui punta la vostra organizzazione? «Puntiamo molto sul senso d’identità, sulla passione, la creatività e la gioia di lavorare di tutti i nostri dipendenti che sono il vero “capitale” della Noi Genitori. C’è poi la “rete” che orienta da sempre il nostro sviluppo: se un tempo si poteva pensare che fosse vincente essere soli ora la parola d’ordine è stare insieme. Il rispetto per l’ambiente, che perseguiamo nel nostro agire, è una guida e un riferimento. Altro strumento essenziale per lo sviluppo è la formazione, articolata e di qualità, sono i legami con le Università e gli Istituti di ricerca». Per ultimo, ma non per importanza, è il valore che attribuiamo al volontariato, sono decine le persone che ci sostengono con continuità, senza le quali il nostro lavoro non avrebbe lo stesso valore ed efficacia. Como Cronaca Sabato, 5 maggio 2012 25 Il santo giunse in paese nel 1376 Sorico in festa per S. Miro C Con la prima domenica on la prima domenica di maggio si rinnova a Sorico di maggio si rinnova l’antichissima festa di S.Miro. un appuntamento di Come ormai noto, l’eremita, antichissima memoria. giunto da Canzo, suo paese nativo, arrivò a Sorico verso il 1376. Dice L’avvio delle celebrazioni la leggenda che attraversò il lago con la fiaccolata di sabato stendendo il suo mantello sulle acque, dopo che un barcaiolo del dalla chiesa parrocchiale posto gli rifiutò il passaggio vedendo vescovo di Como, nel 1400 si ampliò nel povero eremita un mendicante e quindi senza soldi. la chiesa. Nacque così quella chiesa a tre navate che oggi Giunto a Sorico, Miro rimase subito affascinato dalla ammiriamo, edificio ricco di affreschi quattrocenteschi solitaria chiesa di S.Michele che si innalzava sul colle e cinquecenteschi: famosi quelli di Sigismondo De sopra Sorico. Di sicuro il suo itinerario non prevedeva Magistris del 1526, nella seconda e terza campata destra. certo Sorico ma Prata in Valchiavenna, paese della Negli ultimi anni la chiesa di S.Miro è stata oggetto madre. Stanco, Miro si fermò a Sorico e non proseguì più di lunghi ed importanti lavori di restauro che hanno verso la meta prefissata. Il posto solitario della chiesa permesso di individuare sotto gli affreschi altre pitture di S.Michele era adatto per il tipo di vita da lui scelto: nascoste da scialbi di calce. Sono tornati alla luce eremitaggio, preghiera e solitudine. parte della muratura e affreschi della chiesa romanica La morte colse Miro nel 1381 in spirito di santità. La di S.Michele. La fiaccolata che, sabato sera, 5 maggio leggenda narra che le campane di Sorico suonarono da partirà dalla chiesa parrocchiale di S.Stefano per sole a festa. E tra gli abitanti della montagna e di Sorico raggiungere la chiesa di S.Miro darà l’avvio alle solenni sorsero liti per contendersi il corpo di S.Miro: nessuno celebrazioni di domenica 6 maggio. Alle ore 11.00, voleva rinunciare alle reliquie di un santo. Il posto della all’altare del santo si celebrerà la Messa solenne al sepoltura di Miro fu l’antica chiesa di S.Michele sul colle. termine della quale, sul sagrato della Chiesa , si esibirà il Il suo sepolcro fu subito meta di pellegrini e, col tempo, Corpo Musicale di Sorico. la chiesa romanica di S.Michele si rivelò troppo piccola Nel pomeriggio si celebreranno i Santi Vespri, al termine per il grande afflusso di gente, per cui, su ordine del dei quali seguirà la visita guidata al Santuario. ❚❚ Dal 12 maggio Notizie flash Il lago di Piano e le sue piante: un corso L a Riserva Naturale Regionale Lago di Piano con la Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio propone “Scopriamo le nostre piante”, un corso base per il riconoscimento di alberi ed arbusti della Riserva. La conoscenza delle piante è stata un patrimonio che le genti contadine hanno custodito gelosamente per molto tempo; purtroppo questo sapere, non più tramandato, oggi si sta perdendo. Il corso, aperto a tutti, sarà tenuto da Anna Bocchietti, dottoressa naturalista, nei giorni di sabato 12, 19 e 26 maggio e sabato 2 giugno, dalle 15.00 alle 17.00 circa; sono previste tre lezioni teoriche, presso la Casa della Riserva, in 5 maggio Rinnovamento nello Spirito a Camerlata I Famiglia: valore irrinunciabile per l’Europa un bello scorcio del lago di piano Sabato 26 maggio: Guida al riconoscimento delle principali latifoglie delle Riserva Naturale. Sabato 2 giugno: Escursione in Riserva Naturale per il riconoscimento e l’identificazione. Per informazioni e iscrizioni (entro il 10 maggio, fino ad esaurimento posti): Riserva Naturale Regionale Lago di Piano, tel. e fax: 0344.74961; e-mail: [email protected]; sito internet: www.riservalagodipiano.it. (s.fa.) Camnago Volta Auditorium “A. Volta” “Venite Exultemus” S Gruppi Rinnovamento nello Spirito Santo di Como ricordano che il prossimo appuntamento di adorazione eucaristica “Roveto ardente” è in programma sabato 5 maggio, alle ore 20.45 presso la chiesa di S. Antonio dei Frati Minori Conventuali ad Albate/ Camerlata. Verrà seguito il modulo “Supplica per la salvezza del mondo”. via Statale 117, Frazione Piano Porlezza a Carlazzo, e un’uscita pratica. Le lezioni teoriche saranno supportate da slides e dalla presenza in sala didattica di campioni vegetali freschi per facilitare il riconoscimento botanico. La quota di partecipazione per i quattro incontri è di 40 euro. Il programma nel dettaglio prevede: Sabato 12 maggio: Benefici del verde, principi di ecologia, nozioni di base per il riconoscimento delle piante. Sabato 19 maggio: Guida al riconoscimento delle principali conifere delle Riserva Naturale. ■ Rovellasca abato 5 maggio, alle ore 21, presso l’Auditorium “A. Volta” di via Clerici a Camnago Volta, la parrocchia di S. Cecilia presenta il concerto “Venite Exultemus” del coro dell’Istituto “Cardinal Ferrari” di Cantù, diretto dal maestro Luigi Rizzi. All’organo il maestro Lorenzo Pestuggia. Il coro, formato da ottanta cantori, vanta parecchie esibizioni nelle basiliche lombarde e un concerto in piazza S. Pietro alla presenza di papa Benedetto XVI, in occasione della canonizzazione di Santa Geltrude Comensoli. Il repertorio che verrà presentato a Camnago Volta presenterà opere di Vivaldi, Mozart, Haendel, Perosi, Dentella, Picchi e altri compositori che hanno fatto la storia della musica. L’ingresso è libero. Per informazioni: [email protected]. Solzago Osservazione Galbiga 2012 con gli Astrofili V enerdì 4 maggio, alle ore 21.15 presso il Centro Civico “Borella” di Solzago, il Gruppo Astrofili Lariani propone un incontro dal titolo “Osservatorio Galbiga stagione 2012”, a cura di Luca Parravicini e Marco Papi, sugli oggetti che si andranno ad osservare nelle serate della stagione 2012, con una panoramica della strumentazione presente all’interno della struttura. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio, presso il Centro Civico “Borella”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: [email protected]; sito web: www.astrofililariani.org. La parrocchia Santi Pietro e Paolo di Rovellasca in apertura della Festa della Famiglia propone l’incontro “Famiglia: valore irrinunciabile per l’Europa”, venerdì 11 maggio, ore 21, presso la sala consiliare di Rovellasca, in via De Amicis 1. Don Agostino Clerici (giornalista, dottore in filosofia, sacerdote della diocesi di Como e attualmente parroco di Ponzate, con all’attivo numerose pubblicazioni nel campo della patristica e della spiritualità) dialogherà con l’on. Luca Volontè deputato al Parlamento italiano, esponente dell’UDC, alla sua quarta legislatura. I temi della vita, della famiglia e della laicità dello Stato lo hanno visto promotore e attore determinato in molte circostanze. Invocare “i principi non negoziabili” è un modo per imporre il proprio punto di vista, un ostacolo al pluralismo, un attacco alla laicità? Non è invece la condivisione ragionevole di valori cardine della vita sociale, fondamentali per la giustizia ed il bene comune? La tutela della vita in tutte le sue fasi, il riconoscimento e la promozione della struttura naturale della famiglia quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, la tutela del diritto dei genitori ad educare i propri figli: su questi fronti si gioca oggi un confronto senza precedenti. “Appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali. Tale pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana” (Benedetto XVI). Ingresso libero. Informazioni: tel. 02.96342501, www. parrocchiadirovellasca.it. Sport 26 Sabato, 5 maggio 2012 e Struttur Negli anni ‘70 le strutture comunali erano 33, ora ne sono rimaste aperte soltanto 22 Le palestre di Como: troppi impianti datati N el corso degli anni ‘70 Como poteva vantarsi di un titolo particolare: la città dello sport. Accanto, infatti, ai successi che a quell’epoca stavano raccogliendo alcune formazioni locali (ad esempio nel 1975, il Calcio Como tornava in serie A dopo vent’anni e in quel decennio più volte la locale squadra di hockey, l’ICE Rodacciai Como, ha sfiorato la promozione in serie A) tutta una serie di iniziative relative all’impiantistica sportiva trovavano concretizzazione. Nel corso del nostro viaggio nel mondo dello sport a Como abbiamo infatti visto che lo stadio del ghiaccio, la Un tempo il capoluogo poteva fregiarsi del titolo di “città dello sport”. Oggi non è più così piscina di Casate, la nuova piscina ed il palazzetto di Muggiò, il centro Belvedere nonché molti campi da tennis, sono stati realizzati proprio in questo periodo. Quarant’anni fa, inoltre, la nostra città poteva vantare ben 48 palestre attive, 33 delle quali di proprietà comunale (quattro dell’Amministrazione Provinciale, una di Regione Lombardia, e le rimanenti di proprietà di privati, parrocchie o enti di promozione sportiva). Oggi le palestre comunali presenti in città sono solo 29, delle quali 22 aperte al pubblico. E dire che rispetto agli anni ‘70 il numero di società sportive cittadine ha raggiunto quota 180 e di queste ben 74, per un totale di 15.571 atleti, utilizzano le strutture comunali. Circoscrivendo, come è nostra intenzione, il discorso all’utilizzo delle palestre sono 66 le società che ne fanno uso per un totale di 14.403 atleti. In A Cantù nasce il nuovo palazzetto dello Sport I l 22 aprile scorso sono partiti i lavori per la realizzazione del nuovo Palasport di Cantù che dovrebbe essere pronto per la stagione 2013/2014. La struttura, da 50 milioni di euro, si estenderà per circa 28.000 metri quadrati, avrà 7mila posti a sedere e ben tre anelli di spalti e sarà collocato in pieno centro città. Piscina, sala fitness, negozi, ristoranti e un cinema multisala andranno ad arricchire l’impianto rendendolo così all’avanguardia e senza rivali nel panorama sportivo nazionale. A Cermenate farà tappa il giro d’Italia S modo particolare vengono usate dalle 17 alle 22 da lunedì al venerdì, il sabato solo per impegni dei rispettivi campionati. Al mese, quindi, il loro utilizzo orario è stimato in circa 500 ore. Per il loro utilizzo il Comune di Como chiede il pagamento alla società di un canone pari a 7,95 euro l’ora mentre a gennaio è montata una vivace polemica sulla richiesta di un’ulteriore partecipazione economica, a titolo di rimborso, per le spese relative alla fornitura di energia elettrica. Bastano questi dati per far comprendere come in città le palestre sono sfruttate a dismisura. Il problema principale è che si tratta di impianti per lo meno datati. Per la loro manutenzione, nel 2010, Palazzo Cernezzi ha speso 260 mila euro per la struttura di via Brogeda e 350 mila per quella di via Gramsci; nel 2011, 77mila euro per la palestra di via Sinigaglia e 20 per quella di piazza IV novembre ad Albate. In programma, e già finanziato, vi è l’ormai prossimo intervento in via Montelungo per una spesa di 450 mila euro. Purtroppo però in tanti, troppi casi, gli impianti non rispettano le norme di sicurezza ed in alcuni vi è ancora presente amianto (alle palestre di Le palestre a Como 1. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. Centro sportivo Muggiò (2 impianti) G. Mariani Centro socio-educativo via del Doss Ist. Magistrale “T. Ciceri” Istituto “G. Pessina” Scuola secondaria di I grado “B. Powell” Scuola secondaria di I grado “G. Parini” Scuola secondaria di I grado “A. Moro” Scuola secondaria di I grado “G. Marconi” Scuola secondaria di I grado “A. Fogazzaro” Scuola secondaria di I grado “U. Foscolo” Scuola secondaria di I grado “B. Luini” Scuola secondaria di I grado “G. Leopardi” Stadio “G. Sinigaglia” Scuola secondaria di I grado “G. Massina” Scuola di Mognano Sagnino Scuola primaria Breccia Scuola primaria Trecallo Scuola primaria via Sinigaglia Scuola primaria via Bignanico Scuola primaria via Ferabosco Scuola primaria via Pio XI Sagnino Scuola primaria via Brogeda Ponte Chiasso Scuola primaria via Giussani Rebbio Scuola primaria Prestino Scuola primaria via Montelungo Scuola primaria via Fiume Istituto comprensivo via Polano Tavernola Albate, Tavernola e Monte Olimpino si è proceduto ad una manutenzione straordinaria della copertura con la sua rimozione). L’esempio più eclatante in tal senso è quello delle palestre del palazzetto di Muggiò dove, due anni fa in seguito ad una ciclismo ciclismo Rovello Porro ha ospitato i play off nazionali Cadel Evans premiato a Erba Infrastrutture per il turismo in bicicletta S ■ Basket ■ Handbike Tchoukball enza che nessuno ne desse notizia altisonante Rovello Porro ha ospitato i play-off del Tchoukball, uno sport di squadra inventato negli anni ‘70 con l’obiettivo di poter essere giocato da tutti in quanto privo di contrasti ed aggressività, che si pratica utilizzando una palla simile a quella di pallamano. Il paese della bassa comasca ha infatti ospitato le migliori squadre della serie B nazionale di questa disciplina sportiva, sport dimostrativo alle Olimpiadi Monaco del 1972 e che ha visto andare in scena il suo primo campionato del mondo nel 2009. Notizie flash C adel Evans, vincitore del Tour de France nel 2001, è stato premiato da Commissari di Gara di ciclismo di Como e Lecco con l’Impronta Sportiva Memorial Fabio Casartelli nel corso di una cerimonia che si è svolta qualche settimana fa ad Erba. L’anno scorso il corridore australiano, oltre alla Grande Boucle, ha conquistato numerosi successi: la vittoria nella Tirreno-Adriatico e nel tour de Romandie mentre nel 2012 si è già imposto nel Criterium Internazionale di Francia a Porto Vecchio (Corsica). I forte tempesta di vento, parte della copertura di eternit si scoperchiò rilasciando polvere di amianto e costringendo l’amministrazione ad un intervento tampone per arginare questa emergenza. pagina a cura di luigi clerici mportanti infrastrutture per la valorizzazione del cicloturismo nel territorio sono in arrivo entro la fine di quest’anno. La novità interesserà sia gli specialisti (sono in allestimento salite con sistemi di rilevazione cronometrica), sia le famiglie e i semplici amatori delle “due ruote” (con la predisposizione di itinerari culturali e naturalistici più semplici da fruire in bici). L’iniziativa di promozione turistica decollerà grazie all’impegno della Provincia di Lecco, nell’ambito delle attività del sistema turistico Lago di Como con azioni di valorizzazione del cicloturismo: si tratta del progetto Sport e Relax in bici, avviato nel 2009 con il programma di cooperazione transfrontaliera Italia – Svizzera 2007-2013, curato dalle Province di Lecco e di Como (ente capofila), in partnership con i Comuni di Cannobio (Verbania) e di Brissago (Svizzera). arà nel comasco il 22 luglio il Giro d’Italia 2012 di handbike con una tappa che si svolgerà in quel di Cermenate. L’handbike è quel particolare tipo di bicicletta che si muove tramite delle manovelle mosse grazie alla braccia ed è sport paralimpico. Da segnalare che la prova comasca sarà importante per la classifica destinata al vincitore assoluto del Giro che sarà individuato tra i vincitori delle classifiche generali della maglia Rosa maschile e femminile. ■ Nuoto Un libro per ricordare la tragedia di Brema I n molti non lo sanno ma ogni 28 gennaio presso il Tempio Sacrario degli sport acquatici di Garzola una S. Messa viene celebrata in ricordo dei sette giovani nuotatori italiani che insieme al loro allenatore e ad un cronista della Rai perirono in un incidente aereo che li avrebbe portati all’importante appuntamento internazionale. Per ricordare questa drammatica vicenda, avvenuta nel 1966, è stato scritto un libro che ricorda questa triste vicenda che ha segnato profondamente la storia del nuoto e dello sport azzurro in generale presentato a Novara in occasione della finale del campionato nazionale a squadre, 46^ Coppa Caduti di Brema. ■ Karate A Lenno la finale del Terzo Campionato dell’Insubria L enno ha ospitato la Finale del Terzo Campionato di Karate dell’Insubria, organizzata dall’Asd Hakuryu del maestro Pompeo Ungaro e patrocinata dall’Amministrazione Comunale. A scendere sul tatami di gara del palazzetto dello sport sono stati oltre 220 atleti che si sono confrontati nella prova della combinata (percorso), del Kata (forme) e del kumite (combattimento). La competizione sportiva è parte di un progetto sperimentale di sei giornate itineranti che si propone di avviare all’agonismo, in maniera divertente e con spirito di amicizia, i bambini e i praticanti della disciplina del Karate delle provincie di Como e Varese. Valli Varesine 28 Sabato, 5 maggio 2012 ● Da poco in libreria due riviste storiche che racconta la storia locale D ● Presenti numerose notizie e approfondimenti sulla Valcuvia ● Tra queste anche la storia di due garibaldini originari di Gemonio Curiosando tra la Storia della Valcuvia a pochi giorni sono in libreria, ed in distribuzione ai soci delle rispettive associazioni culturali , due riviste storiche annuali con tradizione pluridecennale. Si tratta di Verbanus, oggi al n. 32, e della Rivista della Società Storica Varesina, oggi al Fascicolo XXIX, rispettivamente presentate a Verbania il 14 aprile ed a Duno, in Valcuvia il 15 aprile; entrambe, come al solito si presentano corpose di articoli di interesse locale, anche per la Valcuvia. Scorrendo le pagine di Verbanus leggiamo nella rubrica “Tempo ritrovato – Il lago Maggiore dalla A alla Z” alcune segnalazioni: innanzitutto quella di don Marco Folladori, ora prevosto ad Olgiate Comasco ma qualche anno fa parroco a Gemonio, dove ha iniziato i lavori di restauro dei dipinti della chiesa di S.Pietro e che segnala qui alcuni graffiti rilevati su un affresco proprio di quella chiesa, graffiti con la data del 1631 probabilmente dovuti ad un parroco lì ricoverato per peste (“parroco graffitaro” è l’ironico e sagace titolo). A seguire nella rubrica senz’altro da leggere le segnalazioni di Gianni Pozzi che pubblica una lunga lettera di lamentela del prevosto di Besozzo (diocesi di Milano), datata 1609, per la probabile concorrenza dei frati francescani che ad Azzio stavano edificando un loro convento, poi una cronaca della ricomparsa del colera in Valcuvia nel 1866 ed anche un’inedita notizia circa l’escursione al Monte S.Martino in Valcuvia sul finire di settembre 1902 di Contardo Ferrini ( 1859 – 1902), illustre giurista, poi beato nel 1947, l’ultima sua gita prima della morte che lo colse a Suna, sulle rive del lago Maggiore, il 17 ottobre 1902. Ma di più ampio respiro ed interesse è lo studio, sempre di Pozzi, circa due garibaldini gemoniesi poco conosciuti, Anacarsi Jemoli e Leone Beltramini. Lo Jemoli ( 1844 – 1915) è certamente poco conosciuto, ma grazie al fatto che la famiglia è tuttora ben presente in paese non è del tutto ignoto per le sue vicende risorgimentali, che lo vedono sedicenne seguire Garibaldi in Sicilia nella sua spedizione; praticamente un carneade invece quel Leone Beltramini che, nato a Gemonio nel 1843, si trasferisce poi a Como con la famiglia, rientrando poi a Gemonio quale consigliere comunale nei primi anni dell’unità italiana e quale ingegnere progettista di alcune opere pubbliche. Qui ne vengono ricostruite le vicende familiari e politiche, dalla sua partecipazione alla battaglia di Monterotondo con Garibaldi, dove sarà anche ferito, alla fondazione dei circoli anticlericale comasco e quello mazziniano, alla direzione del giornale radicale comasco Il Baradello ed ancora alla fondazione nel 1872 della Società Comense di Ginnastica e Scherma. Forse anche un carneade a Como dove morirà nel 1887, ricordato ora solo da una fotografia nella sede della palestra della società di ginnastica e da un modesto ricordo in ferro battuto appoggiato ad un pilastro nel cimitero di Como; lo studio si conclude con la riproposizione di un articolo de Il Baradello del 18 maggio 1883 che riporta la dettagliata cronaca di una gita che ha portato gli atleti comaschi a Varese e sul Verbano, sia sulla sponda lombarda (Luino) che piemontese (Arona) nella primavera del 1883, insieme ad altre società. Molti altri ovviamente gli studi nelle quasi cinquecento pagine della rivista, qui sono stati citati solo quelli di interesse valcuviano; come notorio la rivista è edita dalla Società dei Verbanisti che accomuna coloro che amano e studiano il Verbano e quindi interessa Piemonte, Lombardia e Canton Ticino. Maggiori informazioni anche sul sito www.societadeiverbanisti.org , sito che sarà prossimamente aggiornato. Invece tra gli studi della Rivista della Società Storica Varesina, 250 pagine all’incirca, segnaliamo quelli di Alessandra Mita Ferraro ( “Note su una missione in Valcuvia di Giovanni Pellegrini e sulla viabilità varesina sul finire del XVIII secolo”) e di Gianni Pozzi (“Garibaldi e Ferrari, primi deputati deputati varesini e una elezione annullata”); ovviamente quest’ultimo studio tratta delle prime elezioni democratiche in Valcuvia e Varesotto, datate 1860 ed anche di una, finora non citata dagli storici, elezione del maggio 1860 poi annullata per vizi di procedura. Sempre di elezioni dall’Unità alla grande guerra tratta di G. Armocida, relativamente ai paesi della sponda lombarda del Verbano. Anche per questa rivista maggiori informazioni sul sito www.societastoricavaresina.it. Caravate: appuntamenti dai Passionisti D omenica 6 maggio, dalle 9.30 (con la S. Messa) alle 17.00, ci sarà l’ottavo incontro del Cammino di fede per adulti “perché riscoprano la propria fede a partire dall’ascolto della vita e della parola”, proposto dalla Comunità Passionista di Caravate e guidato dal superiore, P. Marcello. Per informazioni: Tel. 349/435.9771. www.passionisticaravate.it. D a sabato 12, alle ore 17.00, a domenica 13 maggio alle ore 16.00 si svolgerà la Due Giorni di Maggio che i Padri Passionisti organizzano mensilmente presso la loro casa di Caravate e destinata ai giovani e agli adolescenti, con un programma che prevede incontri, riflessioni e preghiera. Viabilità ■ Valcuvia Tre importanti opere in via di realizzazione In Valcuvia e nelle sue immediate vicinanze sono in corso di realizzazione tre importanti opere viabilistiche. Periodicamente diamo uno sguardo a ciascun cantiere per verificarne lo stato d’avanzamento e l’evoluzione dei lavori. L’ultimo aggiornamento lo abbiamo dato all’inizio di gennaio 2012; vediamo ora, per ciascuno di essi, a che punto sono arrivati lavori. SP 32: ROTATORIA A GEMONIO A Gemonio si lavora da ottobre 2011 per la formazione di una rotatoria all’intersezione tra la Strada Provinciale n° 32 “Del Campo dei Fiori” Gemonio – Azzio – Brinzio con la Strada Statale 394 “del Verbano Orientale”. Dopo un periodo preparatorio che ha portato alla realizzazione in opera dell’ampliamento dell’esistente ponte sul torrente Viganella, il nuovo svincolo ha preso forma all’inizio di aprile quando è stata realizzata la rotatoria centrale e con essa il nuovo regime di circolazione veicolare. Sono in corso attualmente i lavori di finitura dei cordoli e degli spartitraffici e le opere di livellamento del terreno nelle aiuole che sono state create a margine della rotatoria. BRETELLA GAVIRATE – BARDELLO È l’ultima delle infrastrutture iniziate (la prima pietra è stata posata il 4 dicembre 2011) ed è quella che collegherà la SP 1 con la SP 50 unendo, con una nuova strada Gavirate con Bardello. Il cantiere è in piena attività e sono in costruzione le basi del viadotto con il quale la nuova strada supererà il torrente Bardello. In particolare è già stata realizzata - sul rilevato che sostiene la SP 1 - la spalla nord su cui si appoggerà un’estremità del viadotto e sono state ultimate le fondazioni dei pilastri che sorreggeranno le altre campate del viadotto. SP 62: NUOVO PONTE ALLA RASA Lungo la strada che collega Varese con Brinzio e la Valcuvia, ove è in costruzione l’allargamento del ponte sull’Olona a sud della Rasa, finalmente si vede prendere forma il grande arco che sorreggerà l’impalcato. Dopo diversi mesi di attesa, infatti, sono arrivati in cantiere e sono stati montati in opera i conci prefabbricati che hanno formato la caratteristica arcata centrale del viadotto. In queste settimane sono in realizzazione i piedritti che collegheranno la soletta stradale con l’arco e trasferiranno a questo i carichi e le sollecitazioni della carreggiata soprastante. A.C. Fotonotizia. Brinzio e Cabiaglio Al Sacro Monte C ome da antica tradizione, domenica 29 aprile, le comunità di Brinzio e Cabiaglio si sono recate in pellegrinaggio al Santuario del Sacro Monte di Varese. Un bel numero di pellegrini con in testa don Enrico Parroco delle due Comunità ha sfidato la pioggia e il vento partendo dalla prima cappella e risalendo lungo la via sacra fino a raggiungere il Santuario recitando il rosario. Giunti in Santuario alle 10.00 S. Messa cantata dalle corali dei due Paesi e accompagnate all’ organo dal maestro Mario Vanini e sotto lo sguardo di Maria è continuata la celebrazione eucaristica. Una preghiera per chi è rimasto a casa non è mancata. Alla fine una delegazione con il Parroco si è recata a salutare e omaggiare le Romite Ambrosiane. Le due Comunità da oltre 500 anni si recano al Santuario in pellegrinaggio annuale e compaiono nei primi elenchi delle parrocchie che lì salivano con grande devozione e con maggiori sacrifici di adesso. Nella giornata di domenica si è recata in pellegrinaggio al Sacro Monte anche la Comunità Pastorale di Canonica, Duno, Cavona, Rancio, Cassano e Ferrera. Sondrio Cronaca Dall’uomo di Similaun alla Valtellina di oggi La scorsa settimana è stata presentata la pubblicazione di Francesco Guicciardi “L’identità valtellinese attraverso la sua storia”. L’ idea di scrivere un libro sull’identità valtellinese gli era venuta in occasione di una conferenza tenuta presso l’Associazione dei Valtellinesi a Roma. Il tema aveva suscitato particolare interesse fra gli ascoltatori, tanto che Francesco Guicciardi si era messo al lavoro per sviluppare l’argomento ed approdare così ad una pubblicazione, che ha visto la luce recentemente ed è stata presentata al pubblico giovedì 26 aprile nell’elegante Salone dei Balli del Credito Valtellinese. «Francesco Guicciardi è una delle figure più illustri della Valtellina» ha affermato Angelo Palma nell’introdurre l’autore. Egli infatti, dopo aver ricoperto importanti incarichi nell’Avvocatura di Stato e come Capo di Gabinetto di vari Ministri, ha messo a disposizione della Valtellina la sua competenza e la sua preparazione, svolgendo un ruolo di primo piano nell’ambito del Credito Valtellinese e della sua Fondazione. Proprio durante l’incarico di Presidente della Fondazione Credito Valtellinese, l’avvocato Guicciardi ha avuto modo Il volume si propone come intento quello di «individuare l’atteggiarsi dell’identità valtellinese nel corso della sua lunghissima storia». di Cirillo Ruffoni di esplicare la sua passione per gli studi storici, promuovendo la pubblicazione di importanti opere di storia locale. Ora la collana si arricchisce di questo volume (il n. 14), di 178 pagine, con varie illustrazioni e fotografie di documenti, che si propone come intento quello di «individuare l’atteggiarsi dell’identità valtellinese nel corso della sua lunghissima storia». L’autore infatti prende le mosse da molto lontano, dal ritrovamento dell’Uomo di Similaun, dalle incisioni rupestri, dalle prime testimonianze scritte, per individuare, nelle nostre vallate, la presenza di uomini dotati di un grado già progredito di civiltà, con usi, tradizioni e linguaggio comuni. Una particolare attenzione viene rivolta al Medioevo, quando, a partire dal secolo XIII, si sviluppano i Comuni, organismi formati da uomini liberi, governati dalle assemblee dei capifamiglia, che eleggono i propri rappresentanti e provvedono all’amministrazione del territorio in base agli statuti. «Per sei secoli abbiamo avuto una forma di democrazia di base, che non trova riscontro in altre zone e che costituisce per noi un grande elemento di identità». L’autore attinge le notizie dagli storici che possiamo definire tradizionali (Besta, Mazzali…) ma soprattutto dagli studi più recenti, come quello di Massimo Della Misericordia, intitolato Divenire Comunità, che rappresenta senza dubbio l’analisi più approfondita del fenomeno comunale. Francesco Guicciardi si sofferma in particolare anche sui tre secoli del dominio grigione, quando la Valtellina vive il suo momento d’oro nel Cinquecento, con lo sviluppo della cultura, dell’architettura e dell’economia, seguito però, subito dopo, dal secolo più orribile della nostra storia: il Seicento. Dopo la rivolta del 1620, infatti, la nostra valle, considerata dalle potenze un crocevia strategico, è flagellata da guerre, carestie e pestilenze che ne hanno dimezzato la popolazione. Con la fine del governo dei Grigioni, la Valtellina perde quel ruolo di cerniera tra il Nord e il Sud dell’Europa, che aveva sempre avuto fin dai tempi più lontani ed entra in una dimensione di isolamento e di povertà. Il fenomeno più rilevante è costituito senza dubbio dalla grande emigrazione che si è avuta tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Nello sviluppare la sua sintesi, l’autore non disdegna di affrontare, in modo personale, le principali questioni storiche, anche se alcuni dei giudizi ai quali approda possono risultare discutibili, come sono tutte le interpretazioni umane. Al termine del lungo cammino, si delinea comunque un giudizio molto positivo sulla nostra popolazione: «Credo possa dirsi che emerga una forte identità comunitaria, mantenutasi nel tempo e nel mutare degli eventi, con una sobrietà di fondo, una concretezza di comportamenti ed un carattere sostanzialmente schivo, ma da cui traspare un impegno serio su valori di solidarietà verso la comunità di appartenenza». Sabato, 5 maggio 2012 29 Notizie in breve ■ Poggiridenti Una serata sulle statue delle Madonne vestite Sabato 5 maggio alle ore 21.00, presso il santuario della Madonna del Carmine a Poggiridenti, si terrà una relazione sulle Madonne Vestite che hanno interessato le parrocchie di Poggiridenti, Tresivio e Montagna in Valtellina. L’evento è organizzato dall’Associazione San Fedele e rientra nell’ambito delle manifestazioni programmate per celebrare i 500 anni di fondazione della parrocchia di San Fedele di Poggi, che cade nel 2014. La serata si riallaccia alla mostra “In confidenza col sacro. Statue vestite al centro delle Alpi” che si è tenuta a Sondrio nei mesi scorsi. Relatrici della serata saranno infatti Francesca Bormetti, la curatrice della mostra, e Franca Prandi, studiosa di storia locale. La Bormetti si soffermerà sul fenomeno generale delle Madonne Vestite, comune a tante parrocchie delle nostre valli, mentre Prandi illustrerà la Madonna del Carmine specifica di Poggiridenti. Il coinvolgimento delle parrocchie di Tresivio e Montagna nasce da una comunanza del fenomeno: Madonna della Santa Casa e Madonna del Rosario, ma forse ancor più per sottolineare le origini delle parrocchie di San Giorgio e San Fedele dalla Pieve di Tresivio. ■ Sondrio Ultimo incontro di “Intorno al Risorgimento” L’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio, con la collaborazione della Società Storica Valtellinese, organizza l’ultimo incontro su temi legati al Risorgimento del ciclo “Intorno al Risorgimento”, che si svolgerà lunedì 7 maggio. “Territorio e paesaggio: il mutare nel corso della storia della Media Valtellina” è il tema dell’incontro che avrà come relatore Giovanni Bettini. L’appuntamento è alle ore 17.30, presso la Biblioteca Civica “Pio Rajna”. ■ Sondrio Incontri per genitori alla scuola Sacro Cuore Proseguono, presso il salone della Scuola dell’Infanzia “S. Cuore” di via Angelo Custode, gli incontri per genitori “Un tempo per… Educarci alla relazione”. L’appuntamento è per lunedì 7 maggio alle ore 18.00. Morbegno. L’iniziativa del Movimento Apostolico in collaborazione con la Parrocchia In scena il musical “Alla tua ombra un canto” D omenica 22 aprile alle ore 21, presso l’Auditorium S. Antonio di Morbegno, grande successo per il musical “Alla tua ombra un canto”, un’opera sui miracoli di Gesù ideata dalla presidentessa del Movimento Apostolico, Cettina Marraffa. La Sede Centrale del Movimento ha presentato il musical in diversi teatri prestigiosi, quali il “Politeama” di Catanzaro, l’Auditorium Conciliazione di Roma e il teatro “Príncipe Gran Vía” di Madrid in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Il musical rientra nelle attività del Movimento Apostolico, la cui finalità è l’annuncio del Vangelo, proposto molte volte e in diversi modi, fin da quando il 3 novembre del 1979 questo movimento ha avuto origine, grazie all’Ispiratrice e Fondatrice Maria Marino, una donna sem- plice, umile, ricca di carità, obbediente per la fede alla Chiesa. A proporre lo spettacolo a Morbegno sono stati i coniugi Iezzi, responsabili diocesani del Movimento, con la collaborazione dei giovani della parrocchia San Giovanni Battista e le comunità di Campovico, Paniga e Desco, che hanno saputo rinunciare il sabato sera ai divertimenti terreni per la gioia vera, incontrare Cristo. Sviluppare i propri talenti per offrirli a Gesù: Giovanni Paolo II diceva che «noi adulti spesso non ci rendiamo conto di quanto talento hanno i giovani», presi dai nostri affanni non riusciamo più a “gustare” la bellezza del cielo. Gli attori giovanissimi – a partire dal protagonista principale Stefano Maxenti, quattordicenne, alla più piccola Aurora di soli sei anni – hanno saputo cogliere il messaggio evangelico contenuto nel musical proprio perché “piccoli” e trasmetterlo al numeroso pubblico presente in sala con immediatezza e genuinità. I giovani sono stati sapientemente guidati dalla regia di Giulia Del Nero e dalla scenografia di Mario Iezzi. Le coreografie sono state affidate a Maria Luisa Silipo, che, creando anche i costumi, alla bellezza formale ha voluto aggiungere agli abiti anche un valore simbolico, attraverso l’uso di stoffe pesanti alternate a quelle leggere e forti contrasti di colori: toni rosei e carnicina abbinati alle gamme dei marroni. Questo a simboleggiare l’uomo davanti al suo Signore: da un lato nella sua “carnalità” (colore e stoffe pesanti) appare nudo, vero, sofferente e nel peccato; dall’altro lato la “spiritualità”, suggerita da colori chiari e stoffe leggere che esprimono le virtù e il desiderio di ascendere a Dio. Valchiavenna 30 Sabato, 5 maggio 2012 A Chiavenna il ricordo della Liberazione ■ Gini in concerto In programma a Villa di Chiavenna il 12 maggio P roseguono gli appuntamenti con la rassegna culturale itinerante “Progetto Musica Bregaglia – Cultural Travel 2012” che si propone di promuovere le ricchezze artistiche e architettoniche del territorio con percorsi guidati e di valorizzare la cultura musicale ospitando in esse concerti di diverse tipologie. Per sabato 12 maggio è in programma un concerto alquanto interessante e raffinato, interamente dedicato alla musica sacra, spaziante dal Cinquecento al Settecento. Protagonisti della serata saranno il Coro Femminile e il Coro Misto di Crema diretti dal M° Bruno Gini (originario di Villa di Chiavenna) e accompagnati all’organo dal M° Alberto Dossena. Il momento musicale si terrà presso la chiesa parrocchiale di San Sebastiano di Villa di Chiavenna alle ore 21.00, mentre dalle ore 15.00 del pomeriggio di sabato sarà possibile visitare la chiesa parrocchiale anche con l’ausilio di guide per gruppi interessati. Ingresso libero. (E.O.) L a comunità guanelliana di Como il 22 aprile ha organizzato un pellegrinaggio a Chiavenna “Sulle orme di Don Luigi”. Dopo quel 23 ottobre 2011, giorno in cui don Guanella è stato proclamato santo, è nato nei suoi fedeli il desiderio di vedere da vicino i luoghi a lui cari, di cogliere lo spirito che ha animato questo “folle”, il quale amava i poveri, i meno fortunati, i bisognosi, quelli che non contavano niente, più della sua stessa vita e che basava la sua sussistenza sulla Provvidenza divina. Quest’uomo ha lasciato il segno nei posti dove il Signore lo ha condotto e noi siamo andati nella chiesa dove ha celebrato la sua prima Messa per pregarlo e invocare su di noi un po’ di quel coraggio e di quella forza che lo hanno sempre spinto a osare l’impensabile per il bene dei suoi fratelli più piccoli. Siamo partiti da Como, di buon mattino, e abbiamo raggiunto Chiavenna: visita al palazzo VertemateFranchi, proseguendo con la chiesa dell’Assunta di Prosto, scendendo verso Chiavenna a piedi sostando nel luogo dove venne uccisa Suor Maria Laura Mainetti. Abbiamo poi raggiunto per il pranzo l’Oasi al Deserto, dove Davide e collaboratori ci hanno riservato mille attenzioni nel trattamento. Alla fine della giornata la messa in San Lorenzo, celebrata da un sacerdote guanelliano ed animata dal coro Desdacia Tellini di Sondrio, seguita da una coda concertistica molto piacevole. Siamo sicuri che il nostro Santo era lì con noi per tutta la giornata perché il nostro cuore era lieto e gioiva nel suo ricordo. «N on vogliamo rinnovare le divisioni del passato, ma la storia non può essere riscritta». Ha parlato chiaro Sergio Caivano, presidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, nel discorso finale della festa della Liberazione. Davanti al monumento ai Caduti di Chiavenna, di fronte alle autorità civili e militari e a centinaia di cittadini, ha ricordato i valtellinesi che hanno perso la vita nella lotta contro i nazifascisti. «Dobbiamo ricordare i caduti per la conquista della libertà e ringraziarli tutti». Caivano ha spiegato che la guerra di Liberazione non è stata indolore in provincia di Sondrio: 140 patrioti e 48 civili hanno perso la vita, 144 sono rimasti feriti, mutilati e invalidi. Ma non si è limitato a citare i numeri della Resistenza: ha aggiunto che è impossibile mettere sullo stesso piano chi ha combattuto per la libertà, la democrazia e il tricolore con chi si batteva per il nazifascismo. «Questa è la storia e dovremmo evitare i tentativi di delegittimare la Resistenza. Ci è stato presentato un fascismo mai esistito, una dittatura all’acqua di rose e i peggiori fascisti, quelli della Repubblica di Salò, come dei combattenti per la patria. La storia, quella capovolta. Al Parlamento giacciono ancora progetti di legge semplicemente vergognosi che prevedono l’abolizione del reato di apologia del fascismo, l’eliminazione Testimonianze Il 25 aprile 1945 raccontato ai ragazzi da chi lo ha vissuto A Ritorna l’appuntamento con “Le Chiavi d’Argento” U ■ Guanelliani Da Como pellegrini nella terra del nuovo santo ■ Concerto nche gli studenti delle scuole medie di Chiavenna - la “Garibaldi” di Bette e la “Bertacchi” del centro città - hanno preso la parola davanti al monumento ai Caduti nel corso della Festa provinciale della Liberazione. Mercoledì mattina hanno raccontato la guerra con le parole di persone che hanno vissuto quegli anni difficilissimi. Gli studenti dell’istituto del centro hanno letto alcuni brani toccanti e hanno raccolto gli applausi del pubblico. I coetanei della “Garibaldi” hanno presentato testi pubblicati sul libretto “A scuola con mio nonno”, pubblicato proprio nei giorni scorsi con il supporto del Comune di Chiavenna, della Comunità montana, del C4, della Pro Chiavenna e della Bps. Gli alunni hanno chiesto a nonni e zii di raccontare le esperienze vissute nei giorni della Liberazione. Ne è uscita una pubblicazione significativa, con il punto di vista di persone costrette a cambiare la propria vita a causa di dittatura, guerra e miseria. Alcuni testi e disegni degli studenti sono stati esposti sotto i portici del municipio. del divieto di riorganizzazione del Pnf e l’equiparazione di fatto dei repubblichini con i partigiani». La Provincia è stata rappresentata dal vicepresidente Severino De Stefani. «Oggi l’Italia ricorda la sua liberazione dall’occupazione nazifascista che aveva diviso la nazione e resi nemici fra loro gli Italiani. Anche la Valtellina e la Valchiavenna vennero liberate in quei giorni dai partigiani, braccio armato della Resistenza, che aveva le sue radici nell’antifascismo. Oggi non ne sono rimasti molti di partigiani combattenti di allora, ma alcuni sono ancora qui con noi a ricordarci che la conquista della libertà ha un prezzo, alto quanto il suo inestimabile valore. A 67 anni da quell’impegno li vogliamo ringraziare di cuore. Solo il senso morale individuale può ancora oggi recuperare, nella sostanza e nell’immagine, la politica screditata da scandali che, al di là delle responsabilità da accertare, l’ha portata ai minimi storici nella fiducia dei cittadini. Non lo possiamo permettere perché la politica, certo onesta e corretta, è lo strumento della democrazia che attua il volere del popolo e persegue i suoi interessi». Il sindaco di Chiavenna Maurizio De Pedrini ha sottolineato che «si deve dire con forza che il 25 aprile va celebrato, perché è la festa della Liberazione e dei valori buoni e fondanti del nostro vivere civile. Libertà, democrazia, lavoro, rispetto delle regole e fierezza di essere italiani». S.BAR. A Nuova Olonio le celebrazioni con l’urna di San Luigi L a settimana di presenza dell’urna con le spoglie di San Luigi Guanella presso la chiesa parrocchiale “SS. Salvatore” di Nuova Olonio sta volgendo al termine. Ecco la programmazione delle proposte pastorali per gli ultimi giorni: per giovedì 3 maggio alle ore 21.00 è previsto un concerto spirituale con protagonisti i cori della Parrocchia e dei musicisti del territorio, i quali proporranno un repertorio alquanto vasto e di immediata fruizione spaziante dal Settecento a brani per coro liturgico del Novecento. Sabato 5 maggio alle ore 20.30 si celebrerà la Santa Messa con le rappresentanze di tutte le parrocchie del Vicariato, mentre per l’ultimo giorno, domenica 6 maggio, sono previste due Sante Messe in mattinata (alle ore 8.30 e alle ore 10.30) e alle 14.00 si terrà la celebrazione di congedo dell’urna La Santa Messa delle 10.30 di domenica 6 maggio sarà animata dal Coro Giovanile della Scuola di Musica di Capodistria (Slovenia) diretta da Maja Cilenšek e accompagnato al pianoforte da Sindija Šiško. L’ensemble vocale interpreterà brani sacri prevalentemente del Novecento e il celebre “Veni Domine” di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809–1847). Nei pomeriggi di giovedì e venerdì, a partire dalle ore 15.00, si terranno degli incontri di preghiera per i bambini, i ragazzi e le famiglie della parrocchia. La chiesa sarà aperta dalle ore 7.30 alle ore 22.00 e ogni giorno sarà presente un confessore. n raffinato concerto alla scoperta della musica sacra per cori di voci bianche è ciò che propone il Comitato de “Le Chiavi d’Argento” – Incontri Corali “Giocondo D’Amato” in occasione della trentunesima edizione della rassegna culturale. Sabato 5 maggio, alle ore 21.00, presso la chiesa di San Fedele a Chiavenna, sarà possibile ascoltare due cori a voci pari di fama internazionale: il coro “Gli Harmonici” di Bergamo diretto dal M° Fabio Alberti e il “Coro Giovanile della Scuola di Musica di Capodistria” del M° Maja Cilenšek che, per l’occasione, proporranno un vasto e raffinato repertorio, spaziante dal Seicento italiano ai giorni nostri, ponendo particolare riguardo agli autori del Novecento e contemporanei. “Gli Harmonici” di Bergamo nascono nel gennaio 2006 quale prosecuzione dell’esperienza iniziata dai ragazzi in ambito scolastico. E’ composto da più di 50 giovani in età compresa tra i 9 ed i 19 anni. Sin dalla sua fondazione l’ensemble è stato chiamato ad esibirsi in varie località italiane e all’estero, ha partecipato a diversi festival nazionali ed internazionali e a rassegne concertistiche spaziando dalla musica sacra a quella profana anche in collaborazione con enti lirici. “Gli Harmonici” ha inoltre preso parte alla realizzazione di importanti incisioni discografiche in veste di collaboratore di compositori e cantautori. è stato coro – laboratorio negli stage nazionali per docenti e direttori tenuti dai maestri Mario Mora, Mario Giorgi, Clara Bertella, Denis Monte e ha preso parte (Marzo e Aprile 2011), con notevoli consensi, al tour “Ivy” con la cantante Elisa, che l’ha visto impegnato nei teatri di Brescia, Milano, Bergamo e Pavia. Recentemente (Ottobre 2011) è stato invitato a tenere due concerti nella storica città di Yaroslavl, in Russia. Dal 2006 ad oggi il coro ha ricevuto molti premi e riconoscimenti ed è diretto, dalla sua fondazione, dal maestro Fabio Alberti. Per la serata chiavennasca proporrà un vasto repertorio spaziante dal “Dulcis Christe” di M. Grancini (1605 – 1669) a “Jubilate Deo” e “Ave Maria” dello stesso Fabio Alberti (1974). Il Coro Giovanile della Scuola di Musica di Capodistria (Slovenia) è stato fondato nel 2000 da Maja Cilenšek. Durante questi undici anni di fervente attività gli sono stati conferiti numerosi primi premi a concorsi nazionali e internazionali (Repubblica Ceca, Italia, Slovacchia). Il coro partecipa regolarmente a manifestazioni e concerti in Slovenia e all’estero e ha più volte preso parte al rinomato Festival Corale Internazionale di Capodistria e nel 2005 si è esibito al Cankarjev dom di Lubiana in concerto con l`orchestra sinfonica e la Big Band della RTV Slovena. Nel 2006 e nel 2010 l’ensemble è stato invitato a prendere parte al concerto dei migliori cori Sloveni nella sede della Filarmonica Slovena di Lubiana e nel marzo 2011 ha collaborato con l`Orchestra da camera dell`Associazione dei compositori sloveni per il progetto “La notte dei compositori sloveni”. Il coro è stato inoltre invitato a partecipare a numerosi festival in Austria (Leoben) e Italia (Trieste, Gorizia, Padova, Opicina) e può vantare una stretta collaborazione con importanti compositori contemporanei sloveni, come Uroš Rojko, Bojan Glavina, Ambrožiopi e Jaka Klun per i quali ha interpretato svariate prime esecuzioni assolute. In occasione dell’incontro musicale chiavennasco la direttrice Maja Cilenšek ha scelto di eseguire un programma di grande attualità e alquanto eclettico spaziante dalla briosa e coinvolgente “A little Jazz Mass” di Bob Chilcott (1955) al celebre “Veni Domine” di Felix Mendelssohn (1809 – 1847). Ingresso libero. (Elena Oreggioni) Sondrio Cronaca Sabato, 5 maggio 2012 31 Sondrio. Un convegno in occasione della Giornata del consumatore lo scorso 26 aprile R icordate quelle trasmissioni televisive nelle quali si andavano a controllare i distributori, per vedere se l’erogazione di carburante corrispondeva effettivamente a quella indicata? Ebbene, a molti sarà venuto spontaneo domandarsi: «Ma noi, al riguardo, come stiamo? Non avremo a che fare anche noi con distributori o altri misuratori taroccati»? Tranquilli. Nella nostra provincia la Camera di Commercio sorveglia, con gli opportuni controlli, per evitare che ci siano frodi a danno della popolazione. È il primo dato rilevante emerso dal convegno che la Camera di Commercio di Sondrio ha promosso in occasione della Giornata del consumatore, che si è celebrata nella sede del capoluogo, giovedì 26 aprile. La Giornata, come ha ricordato Emanuela Zecca che ha coordinato i lavori, non costituisce un’iniziativa estemporanea, ma viene svolta a livello mondiale e verrà riproposta con cadenza annuale. Il suo scopo è quello di illustrare tutte le attività svolte a tutela dei cittadini e di parlare dei temi più attuali. Quest’anno è stata scelta in particolare la distribuzione di acqua, luce e gas. Oggi – come ha illustrato Angelo Mariani nella prima relazione – alle Camere di Commercio sono stati affidati numerosi compiti a difesa dei consumatori. Tra i più importanti vi sono senza dubbio i controlli sui contatori di acqua, luce e calore nelle utenze domestiche. Tali controlli vengono svolti sugli apparecchi che le ditte hanno in magazzino, in attesa di essere installati. Nel biennio 2010-2011, inoltre, sono stati eseguiti sopralluoghi su tutti i 70 impianti di distribuzione stradale di carburante presenti in provincia di Sondrio, verificando almeno una volta tutti gli 888 erogatori. Ebbene, tutte le verifiche hanno dimostrato che i misuratori sono ben funzionanti e conformi alle norme. La sorveglianza si estende però anche ad altri settori, come ad esempio l’etichettatutra dei prodotti tessili (presenza e regolarità dell’etichetta, conformità del tessuto a quanto dichiarato), la sicurezza dei che, noi paghiamo una fonte di energia importante come il gas il 30% in più di quello che avrebbe in un regime di libera concorrenza. a cura di CIRILLO RUFFONI ✎ L’inziativa Consumatori sicuri in provincia Oggi alle Camere di Commercio sono stati affidati numerosi compiti per tutelare e difendere i consumatori. giocattoli (se hanno il marchio di conformità europea CE, se sono rispondenti alle norme), la sicureza del materiale elettrico (ad esempio le catene luminose di Natale) e così via. In questi settori, che riguardano prevalentemente oggetti di importazione, si verificano però le note dolenti, perché spesso i prodotti non risultano conformi alle norme e allora bisogna ricorrere al sequestro e al ritiro dal mercato. La Camera di Commercio, come ha ricordato Adelino Tralli, dimostra di avere una particolare attenzione per i consumatori, che negli ultimi tempi sono stati gravati da aumenti nelle bollette di acqua, luce e gas. Si calcola che questi incideranno mediamente per 212 euro annuali a famiglia. È necessario quindi intervenire in modo più efficace sul piano del risparmio ed anche controllare le bollette che ci vengono fornite. Le società di distribuzione, come ha sottolineato Patrizio Barbieri, ricorrono spesso alla fatturazione presunta dei consumi, gonfiando gli importi oltre ogni misura e il cittadino deve poi aspettare mesi per avere il conguaglio. I pericoli maggiori, però, vengono dagli operatori che propongono contratti con vantaggi mirabolanti o che addirittura arrivano a falsificare le firme, Distretto culturale così che alcune famiglie si trovano alle prese con accordi mai sottoscritti e, in più, devono tribolare non poco per avere giustizia. Con la privatizzazione delle società di distribuzione tutto avrebbe dovuto migliorare, dai servizi, ai costi, ha affermato Camilla Occhionorelli, del Movimento Nazionale Casalinghe (Moica), come sempre molto battagliera. Oggi, invece, ci troviamo di fronte costi alti e bollette del tutto incomprensibili. Il fatto più negativo, però, è il taglio delle forniture che viene effettuato dopo un solo mese di ritardo nei pagamenti. Succede specialmente alle persone in difficoltà, agli anziani ricoverati in ospedale, che si vedono da un giorno all’altro privati dei servizi essenziali. Un altro degli aspetti più rilevanti emersi nel convegno, in particolare nella relazione di Gianmario Mocera, è il fatto Tra le iniziative che la Camera di Commercio svolge a difesa dei cittadini, soprattutto dopo la costituzione del cosiddetto Tavolo dei consumatori, c’è una novità importante. L’ha illustrata il Presidente Emanuele Bertolini nell’aprire i lavori del convegno che si è tenuto a Sondrio in occasione della Giornata del consumatore. Si tratta di un’attività di mediazione, cioè di arbitrato e conciliazione per tutte le controversie che possono sorgere, anche nel campo delle cause condominiali e assicurative. È un’iniziativa che fa un po’ fatica a decollare, ha dichiarato il Presidente, anche per la forte opposizione da parte dell’Avvocatura, che si vede sottrarre un campo di intervento. I benefici per i cittadini, però, sono enormi. Ognuno infatti capisce che, in un sistema giudiziario come quello italiano, intasato di lavoro, dove una causa civile impiega anni per arrivare a conclusione, un arbitrato può portare rapidità e diminuzione dei costi. Le norme infatti stabiliscono che le vertenze devono essere risolte entro 90 giorni (!). Di conseguenza i costi si riducono addirittura a un ventesimo di quelli che si hanno, invece, nell’ordinaria trafila giudiziaria. Ulteriori informazioni sono naturalmente disponibili presso la Camera di Commercio o sul sito della stessa. Un’iniziativa per valutare lo stato di conservazione degli edifici restaurati grazie alla “Legge Valtellina” Restauri: arrivano le verifiche I l Distretto Culturale della Valtellina nell’intento di valorizzare le risorse naturali, sociali e artistiche presenti sul territorio, incentiva la ricerca nell’ambito della conservazione programmata dei beni culturali. Per questo, ha sottoscritto un contratto di ricerca con il Dipartimento di Building Environment Sciences and Technology (BEST) del Politecnico di Milano per valutare lo stato di conservazione di numerosi edifici restaurati di recente in Valtellina. Partendo dai restauri degli anni 1997-2001 finanziati con la “Legge Valtellina”, il Distretto valtellinese, con il supporto del Politecnico di Milano e la collaborazione della Soprintendenza, ha messo a punto un piano d’azione per strutturare un sistema di acquisizione di dati tecnico-scientifici accompagnato dalla rilevazione dello stato di conservazione di questi edifici che costituiscono uno spacca- to significativo del patrimonio architettonico e storico-artistico locale. Il programma di ricerca punta anche a creare competenze specifiche sul territorio e a diffondere metodologie in grado di definire e di condividere con gli Enti proprietari e i gestori le più corrette strategie di conduzione, manutenzione e prevenzione del degrado dei beni stessi, per dar vita a un percorso di conservazione non più condizionato da logiche episodiche. Allo scopo è indetta una selezione pubblica per il conferimento di un assegno di ricerca della durata di 12 mesi presso il Dipartimento BEST di Milano, nell’ambito del programma di ricerca Distretto Culturale della Valtellina. Ricerca d’archivio, attività ispettiva e analisi critica dello stato attuale degli edifici restaurati ex legge 102/90. Le informazioni per presentare la candidatura si trovano all’Albo Ufficiale del Politecnico, sul sito Internet del Politecnico, del MIUR e dell’Unione Europea. La domanda di ammissione alla selezione, datata, firmata e compilata secondo lo schema disponibile sul sito www.polimi.it/lavora-con-noi/collaborazioni-di-ricerca/assegnidiricerca, dovrà essere indirizzata al Direttore Generale del Politecnico di Milano, Piazza Leonardo da Vinci, 32, 20133 Milano, inviata a mezzo raccomandata A.R., o consegnata a mano entro il 15 maggio. Per informazioni sul Progetto Distretti Culturali, consultare il sito: www.fondazionecariplo.it/ distretticulturali. PI. ME. Sondrio Cronaca 32 Sabato, 5 maggio 2012 Notizie in breve ■ Lanzada L’ultimo incontro di “Insieme è meglio” A concludere il ciclo di quattro incontri dal titolo “Insieme è meglio” su disagio mentale, disagio sociale e volontariato, venerdì 11 maggio alle ore 20.30, presso la sala Maria Ausiliatrice dell’oratorio di Lanzada, sarà presentato il passaggio da “Utente a Facilitatore” attraverso il racconto della singolare esperienza maturata dall’Unità operativa psichiatrica di Saronno. Qui il “Facilitatore Sociale” è l’utente che, avendo acquisito delle competenze specifiche attraverso un percorso di consapevolezza e di studio, diventa capace di avvicinare e aiutare altri utenti. Ad esempio, è in grado di gestire un gruppo di auto/ mutuo aiuto, di operare in front office per l’accoglienza dei nuovi utenti nei Servizi di salute mentale territoriali, di fare l’operatore di giorno e di notte in una comunità e di svolgere altre attività di supporto altrettanto impegnative. È il risultato maturato attraverso una lunga esperienza di incontri nazionali e regionali del circuito “Le parole ritrovate” e del “Fare assieme”. Insomma, l’esperienza realizzata a Saronno testimonia in modo originale il ruolo collaborativo che gli utenti possono assumere all’interno dei servizi psichiatrici, inducendo anche a rivedere il ruolo e le pratiche degli operatori. Pi. Me. ■ Tirano Concerto annuale della Banda 99% musica La banda 99% musica terrà presso il cinema teatro mignon di Tirano, sabato 5 maggio alle ore 17.00, il suo concerto annuale. Questo sodalizio, costituito dai giovani suonatori delle bande di Brusio, Grosio, Poschiavo e Tirano, rappresenta un’iniziativa nata dal comune interesse per la musica e dalla voglia di condividerlo. La stagione invernale si chiude in negativo L’analisi dei responsabili degli impianti di risalita di Aprica e Bormio traccia un quadro preoccupante, comune a tutte le stazioni. C hiudono gli impianti sciistici e arriva il tempo dei bilanci di una stagione che ha visto un calo di presenze e un clima favorevole solo nell’ultimo periodo di attività. Arnaldo Soncelli, presidente della Siba Magnolta, analizza la situazione per gli impianti di risalita di Aprica. «Scarso innevamento, temperature oltre la media stagionale, consumi al ribasso derivanti dai tanti interrogativi sulla situazione economica – afferma Soncelli – sono stati gli elementi che hanno contraddistinto l’appena conclusa stagione invernale che è stata senza dubbio una delle peggiori della nostra storia. Bisogna risalire alla fine degli anni ‘80, per ritrovare situazioni analoghe. Che i fattori accennati abbiano colpito tutte le località turistiche invernali e fra queste alcune di quelle leader non può essere però elemento di consolazione, ma di grande preoccupazione. E così è per Aprica». Anche l’amministratore delegato della Sib (Società Impianti Bormio), Valeriano Giacomelli, alla chiusura della stagione invernale, bilanci alla mano, analizza il delicato e difficile momento economico. «Per quanto riguarda Bormio – afferma – vi è stato un decremento delle presenze pari all’8%. Tra le cause principali sicuramente la crisi economica in atto e una situazione meteorologica disastrosa che ha compromesso la voglia di sci tra le utenze locali e soprattutto nei week-end. Ogni anno dobbiamo fare fronte a costi di gestione elevati che rendono insostenibile una crescita programmata. Tra le voci più importanti vi sono il carburante per i mezzi battipista e l’energia per l’innevamento artificiale i cui costi hanno subìto, in quest’ultimo anno solare, un’impennata spaventosa: +24,5% il carburante e +8% l’energia. Altre voci che gravano sul bilancio sono il personale, la manutenzione ordinaria e straordinaria, i canoni di concessione e la tassa Imu». Secondo l’amministratore degli impianti bormini anche le prospettive di crescita non sono rosee. «Senza aiuti concreti – aggiunge –, il futuro di molte aziende rischia di essere compromesso. I costi sempre elevati e i mancati introiti di questa ultima stagione bloccano ogni investimento». E in una parola efficace Giacomelli spiega che gli impianti di risalita, per l’Alta Valle, sono come «un treno che trascina tutta l’economia del territorio ma che va a rilento. Manca il carburante. Chiediamo più attenzione alla parte pubblica, togliendo costi ora insostenibili». Il presidente della Siba, Soncelli, entra anche nei dettagli delle tipologie di soggiorno, riferendo che i soggiorni brevi, intesi come inferiori ai sette giorni, «portano ad una domanda indirizzata sull’albergo e quindi all’esclusione della casa in locazione settimanale. Certamente se questa tendenza dovesse continuare negli anni a venire, ci si troverà ad affrontare degli interventi necessari. Ad esempio il miglioramento delle strutture alberghiere offrendo soggiorni di qualità. ci sia permessa la battuta: pochi giorni di vacanza, ma buoni. Sembra che la tendenza in atto sia quella di optare per località vincenti in ospitalità, quindi alberghi moderni e confortevoli con la neve da complemento, pur importante, della vacanza, attività del dopo sci coinvolgenti ecc. Poi interventi sulle seconde case per ovviare al loro degrado al fine di offrire un prodotto valido. Ma perché non arrivare a dare le stelle agli appartamenti in locazione, come proposto o fatto da altri addetti ai lavori? Poi lo studio di una nuova offerta di skipass plurigiornalieri, funzione dei modificati flussi turistici». La situazione di Aprica e Bormio è comune a tutte le stazioni invernali dell’arco alpino, che hanno presentato risultati non rispondenti alle aspettative di inizio stagione, già peraltro al ribasso, manifestando una forte preoccupazione per il futuro. ALBERTO GIANOLI Si è spenta a Semogo il 25 aprile Il ricordo della perpetua Piera A Per 30 anni ll’alba del 25 aprile scorso, a Semogo, suo paese nativo, il ha accompagnato don Signore ha chiamato a sè la Gianfranco nelle comunità Piera, per 30 anni perpetua. di Semogo, Traona, Civo, Era rimasta vedova a 40 anni. E non avendo figli si prestava ad aiutare Mello, Mossini e Sant’Anna, i suoi fratelli nei diversi lavori di rendendo sempre casa e di campagna. Mai avrebbe immaginato di diventare la perpetua accogliente la canonica. di un prete. Diceva che non se la sentiva perché non si riteneva capace. Ed invece, da Così ha servito con gioia e dedizione. «Sono i ministri quel giorno che le chiesi se avesse voluto aiutarmi, del Signore che mi danno la salute e mi mantengono prestandosi per questo prezioso servizio, ha continuato in forma!». E davvero si prestava per ogni tipo di ad essere al mio fianco, accompagnandomi nelle diverse servizio, non solo casalingo, ma anche per piegare parrocchie in cui il Signore mi ha chiamato a svolgere i fogli delle celebrazioni o degli avvisi parrocchiali. il ministero pastorale. Così, la Piera ha cominciato a Possedeva una memoria di ferro, che le faceva ricordare peregrinare da Semogo, a Traona e Civo. Poi a Mello persone e parentele e mi facilitava la ricerca di ciò e a Mossini-S.Anna. Mi è stata vicina, rendendo la che poteva essermi utile nelle diverse circostanze. E si “canonica”, come amava chiamare la casa parrocchiale, divertiva a citare proverbi e detti sapienziali, appresi una dimora ospitale, aperta, accogliente. Sempre dalla sua mamma, che sapeva applicare alle varie disponibile a preparare il pranzo, sia che gli invitati stagioni o a particolari occasioni e ricorrenze. Si è fossero i miei genitori o famigliari, i giovani della sempre mantenuta aggiornata, leggendo soprattutto Il parrocchia, i seminaristi della Birmania o del Rwanda, Settimanale della Diocesi, il bollettino delle familiari oppure preti e anche il vescovo. Poteva arrivare anche il del clero e altre riviste. Sempre attenta alla vita della Papa, che ormai non si scomponeva più. Era la Perpetua parrocchia e della Chiesa. del Don. Le piaceva questo classico appellativo, perché Quando due anni fa, mi fu chiesto di assumere l’incarico – diceva – «Santa Perpetua c’è, ma santa collaboratrice di Cappellano dell’Ospedale di Sondalo, non se l’è più non c’è!». sentita di accompagnarmi. Le forze erano calate e lì non avrebbe più potuto avere accanto le sue nipoti per darle una mano. Ma forse si stava preparando al passaggio finale. Però il mese di ottobre scorso ha dovuto essere ricoverata in ospedale, per cui ho potuto esserle particolarmente vicino. Quante persone hanno ricevuto e si sono rallegrate della sua amicizia e compagnia. Tra tutte però, io sento di aver avuto una grazia preziosa. Come un raggio luminoso dell’amore di Dio. Perché la Piera ha amato e servito proprio nello spirito del Vangelo, secondo il comandamento nuovo di Gesù, donando gratuitamente, sempre, senza riserve e con gioia. Insieme alla riconoscenza non può mancare la preghiera, affinché ora si rallegri della compagnia di quanti hanno avuto la gioia di accogliere e servire Gesù nei più piccoli dei fratelli. DON GIANFRANCO CIAPONI Sondrio Cultura Sabato, 5 maggio 2012 33 I reduci di guerra si raccontano in un libro Presentato a Tirano il volume di Nadia Menghina “Salutami la mia mamma”, che raccoglie 44 storie di reduci della Seconda Guerra Mondiale. «S alutami la mia mamma» sono le parole dette da un soldato ferito da un mortaio nel cadere tra le braccia di un alpino di Villa di Tirano, per morire. Giovanni C. ha mantenuto la promessa: ha raccolto il portafoglio dalle tasche del ragazzo per risalire alla sua identità. Salutami la mia mamma. Parole e silenzi oltre la guerra è il titolo del volume che racconta, insieme a questa, altre 43 storie di reduci dalla Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla voce di tre lettori, questi soldati hanno raccontato le loro vicissitudini nella I protagonisti del libro serata di giovedì 26 aprile presso la Sala scrissero e raccolsero Consiliare di Tirano. La voce narrante era quella della curatrice del volume, Nadia le loro testimonianze Menghina, originaria di Villa ed ora già nel 1995. residente a Venezia. Il “Coro Monti Verdi” di Tirano, diretto dal maestro Tamara della di Lucia Scalco Vedova, ha cantato altre quattro storie, tratte dal loro repertorio, contribuendo con la musica a catapultare il pubblico in quelle vicende, spesso sentite così lontane ma in realtà più vicine di quel che si pensa. è doloroso e difficile condividere con altri sofferenze così forti, che possono ferire in profondità lasciando una traccia indelebile. Con difficoltà i protagonisti del libro sono riusciti a lasciare testimonianze scritte, che nel 1995 furono raccolte per essere poi pubblicate. Ma il progetto non proseguì. Tra i testimoni vi era anche il padre di Nadia, il quale non ha mai voluto descrivere alla figlia quanto vissuto sia perché evocare quegli eventi era fonte di dolore, sia per proteggere la ragazza da quegli orrori. Ma per pura casualità, navigando nella rete, pochi anni fa Nadia ha trovato la testimonianza rilasciata dal padre, nel frattempo deceduto. Doppia sorpresa, dunque, nel ritrovare un pezzo di storia di famiglia che credeva perduto e nello scoprire pubblicate sul blog le altre testimonianze raccolte insieme a quella del proprio familiare. Non volle permettere che nuovamente quelle parole cadessero nel vuoto e risalì a chi aveva iniziato l’impresa, per proseguirla. Incontrò nuovamente i reduci, che descrive come «eroi comuni, persone rese sagge dalla storia, con una grande umanità e ricche di entusiasmo. Tendevano a raccontarmi solo gli aspetti più positivi di quegli anni», anche se inevitabilmente i ricordi peggiori affioravano alla memoria. Così, lo scorso anno, è andato in stampa il libro. Per il pubblico di Tirano Nadia ha scelto dieci quadri, rappresentativi del libro: storie dal fronte africano, francese, balcanico, russo, storie di fughe di ebrei in svizzera aiutati dall’allora parroco di La Bratta, frazione del comune di Bianzone, storie di prigionia in Germania ed in Inghilterra, racconti di rientri a casa, storie di morte. Sono brani che riassumono i vissuti principali dei reduci: debolezza, paura, fame, nostalgia, morte, coraggio, voglia di vivere e di ritornare a casa. Sofferenza da non dimenticare, da trasmettere alle nuove generazioni perché si rendano conto su quali fondamenta è stato gettato il nostro presente e perché siano all’altezza di portare avanti la Storia. è un libro che trasmette ai giovani valori come la famiglia, l’impegno, il rispetto, l’amicizia, la solidarietà. Per questo l’autrice, che ha presentato il proprio volume in città come Padova, Castelfranco, Varese, Venezia, Torino, vorrebbe portarlo nelle scuole. La volontà di “svegliare” i giovani è stata comunicata da due protagonisti del libro, presenti nella serata dello scorso giovedì: «con i nostri sacrifici e scelte abbiamo portato in alto lo stato italiano. Adesso tocca alla gioventù». Il volume è, poi, un modo per rendere pubblici i reduci, per dar loro quella ricompensa morale e psicologica che spetta loro. Per questo stesso motivo, al termine della serata ognuno è stato invitato a scrivere un pensiero su un diario che verrà letto ad ogni protagonista del libro. Facendo proprio il motto degli Alpini «Onorare i morti, aiutando i vivi», Nadia ha deciso di utilizzare gli utili della vendita del proprio volume per sostenere a distanza dei bambini pakistani, attraverso l’Associazione Children First Onlus. Il suo obiettivo è di accompagnarli nella loro crescita fino a quando raggiungeranno piena autonomia, con il compimento dei diciotto anni. Essendo lungo tale percorso, fin’ora le è stato possibile sostenere quattro bambini, ma ne vorrebbe aiutare di più. Tutto ciò vuole essere un modo per trasformare in positivo qualcosa di negativo. Il progetto è stato sostenuto dall’Associazioni Nazionale Alpini – Sezione Valtellinese di Tirano e dall’Associazione Battaglione Alpini Tirano. Giovani studenti alla scoperta dell’Archivio R ecentemente, in occasione della Settimana della Cultura, i 24 alunni della classe IV A della Scuola Primaria “Pio XII” e gli studenti (quasi tutte ragazze) della classe III C del Liceo Socio-psico-pedagogico “Lena Perpenti” hanno vissuto un simpatico e istruttivo laboratorio didattico archivistico Passeggiata in Archivio: nei panni del notaio medievale presso l’Archivio di Stato di Sondrio, iniziativa che ha potuto realizzarsi grazie alla collaborazione tra l’Associazione culturale Ad Fontes di Morbegno, il Museo Martinitt e Stelline di Milano e l’Archivio di Stato. Nella prima parte della mattinata i ragazzi dello psicopedagogico, accompagnati da due loro insegnanti, Maria Azzimondi di pedagogia e Vincenzo Servile di storia, e con la guida dell’archivista Rita Pezzola di Ad Fontes sono stati invitati a una Passeggiata in Archivio, per un primo approccio metodologico alle fonti storiche, in particolare, alle fonti d’archivio per riallacciare i fili con il passato della Valtellina. «Un’esperimento di microstoria a partire dalle fonti – ci ha detto Pezzola – che può aiutare i ragazzi ad accostare anche lo studio della macrostoria. L’auspicio è che il laboratorio sia l’occasione per legare la storia all’esperienza personale, nella consapevolezza che nei giovani si incentivano il senso di appartenenza e i valori di responsabilità per la tutela e la promozione di ogni tipo di bene culturale». I ragazzi sono stati coinvolti in una riflessione sui notai della Valle, a partire dall’analisi di una pergamena medievale riportante in lingua latina un contratto di compravendita, e dei Quaterni imbreviaturarum, cioè le raccolte degli atti redatti dai notai in forma succinta. Dopo aver contestualizzato i dati e stabilito degli agganci con il periodo storico oggetto del loro studio, prima dell’arrivo dei bambini accompagnati da due loro maestre, sono stati sollecitati anche a riflettere se e in che modo fosse possibile presentare l’archivio e le fonti ad alunni di quarta primaria. Quindi, ai ragazzi di III C è stato chiesto di trasformarsi in osservatori del laboratorio offerto ai bambini e di annotare le differenze e le continuità rispetto al loro; una volta rientrati a scuola, hanno confrontato e verificato le impressioni raccolte. L’esperienza sarà completata col tirocinio formativo professionale che vede nel progetto Scuole aperte un’espressione di attenzione e valorizzazione metacognitiva delle attività condotte nelle scuole primarie presenti sul territorio, il Pio XII in primis. Ma torniamo ai bambini. Marianna Belvedere del Museo Martinitt e Stelline e Rita Pezzola, dopo una breve introduzione, con l’ausilio di proiezioni in power-point hanno proposto loro di immedesimarsi nel ruolo di un notaio medievale. Quindi, mostrando alcune pergamene del fondo Pergamene sciolte dell’Archivio notarile (di recente riordinamento), sono stati invitati a riconoscere la consistenza del supporto, le forme della scrittura gotica, lo stato di conservazione, ecc., per far capire l’importanza della conservazione dei documenti antichi relativi al periodo storico del Medioevo. Ma, il momento più emozionante e partecipato è stato quando a ciascuno sono stati assegnati cappellino, camice, penna, calamaio, inchiostro, alfabeto gotico e una fotocopia di pergamena. Hanno così sperimentato in modo creativo la compilazione di un finto documento antico che hanno potuto poi portarsi a casa, non senza aver misurato la distanza e i punti di contatto tra una storia antica di scrittura e la loro attuale esperienza. ANGELO REPI gli alunni delle classi iv a della scuola primaria pio xii e quelli della iii c del liceo socio-psicopedagogico lena perpenti al lavoro all’archivio di stato di sondrio Spettacoli 34 Sabato, 5 maggio 2012 P untuale come sempre, Woody Allen realizza il suo film annuale e questa volta l’attesa era tanta qui in Italia visto che la pellicola è ambientata a Roma. “To Rome with love” si ispira, almeno nelle intenzioni del regista americano, al “Decameron” di Boccaccio, con un personaggio/voce narrante che racconta quattro differenti storie che s’intrecciano nella città eterna. Il personaggio è un vigile che vediamo all’inizio del film dirigere il traffico con non troppa bravura, come l’inefficiente vigile di Alberto Sordi in una commedia con Vittorio De Sica, a Piazza Venezia su una fantomatica pedana posta al centro della piazza che, in realtà, non esiste più. Ma è una licenza poetica che Allen si prende anche perché tutto il film si muove secondo luoghi, idee, personaggi stereotipati riguardanti l’Italia, e Roma in particolare. Quindi ecco Trastevere amata dagli americani, la Fontana di Trevi, gli italiani amanti del buon ✎ LA RECENSIONE | di Paola Dalla Torre Roma merita altro “To Rome with love” di Woody Allen cibo e della lirica, le canzoni arcinote come “Volare”. Un po’ come in “Vicky Cristina Barcellona”, Woody Allen non sembra riuscire a staccarsi in questo film da uno sguardo troppo superficiale che ripete solo stereotipi. Ma, a differenza di quel film, in cui almeno ci trovavamo di fronte a una trama solida con due protagoniste femminili che avevano una loro dimensione psicologica e la pellicola, anche se non era delle migliori di Allen, comunque funzionava, qui ci troviamo di fronte a un’opera che spiazza totalmente lo spettatore o per lo meno quello abituato al cinema di Allen, sempre interessante anche nei film meno riusciti. Le quattro vicende raccontate, infatti, sfiorano il ridicolo, con personaggi che sembrano macchiette e attori non all’altezza, tra cui, purtroppo, figura anche il nostro Roberto Benigni che, nonostante l’impegno, non riesce a risollevare la pochezza della trama della sua storia. Il comico toscano interpreta, infatti, un uomo qualunque, con moglie e due figli, un lavoro da impiegato che, improvvisamente, non si sa per quale motivo diventa famoso, pedinato minuto dopo minuto dai cronisti e sollecitato sulle più differenti questioni, salvo poi essere dimenticato non appena viene trovato un altro povero uomo qualunque da mettere sotto i riflettori. Poi c’è la storia della coppia di giovani studenti americani che hanno casa a Trastevere e si ritrovano per qualche giorno a dividere l’appartamento con un’amica della ragazza della coppia che farà innamorare il fidanzato di lei, ma poi lo abbandonerà. E poi la storia della coppia di provincia appena sposata che arriva nella grande città e si perde nelle sue tentazioni tentacolari (episodio che sembra ispirarsi allo Sceicco bianco di Fellini, con la sposina innamorata dell’attore dei suoi sogni). E infine la storia, interpretata da Woody Allen, in cui una ragazza americana e un ragazzo italiano si conoscono, s’innamorano e decidono di sposarsi e, per questo, presentano le rispettive famiglie. Una pellicola che si disperde fra questi episodi, dunque, ognuno dei quali non contiene nessun tipo di profondità o rilevanza (neanche quello di Benigni che vorrebbe essere una critica al sistema massmediale contemporaneo che crea “divi” dal nulla e sul nulla) e che non dice nulla di nuovo né su Roma né sui temi trattati. Quanto siamo lontani dall’inno d’amore che Allen ha fatto alla Francia e a Parigi in “Midnight in Paris” solo pochi mesi fa. Qui sembra che Woody si sia preso solo una vacanza, sollecitato dai suoi produttori italiani, e c’è chi addirittura ha paragonato il film a una delle inutile commedie natalizie a episodi di Boldi e De Sica. All’Astra di Como ■ La rassegna Promossa dall’Ufficio Cinema diocesano P renderà il via, mercoledì 9 maggio, all’Astra di Como la rassegna “Gesù nostro contemporaneo” promossa a livello nazionale dall’ACEC (Associazione Cinema e Sale della Comunità) e ripresa a Como dall’Ufficio Cinema diocesano. L’obiettivo è quello di riscoprire il volto di Gesù nel mondo di oggi, attraverso le riflessioni offerte da quattro film – dal 9 maggio al 6 giugno – e di un dibattito conclusivo tenuto da mons. Angelo Riva. I film saranno proiettati il mercoledì sera alle 21.00 e, in replica, al giovedì pomeriggio alle 15.30: Jesus of Montreal di Denis Arcand del 1988 (9-10 maggio), Sette opere di misericordia dei registi Gianluca e Massimiliano De Serio del 2011 (16-17 maggio), Jesus Christ Superstar, di N. Jewison del 1973 (23-24 maggio), I Colori della Passione (30-31 maggio), di Lech Majewski 2011. VOLTO D I GESU’ IL ■ Jesus of Montreal Il primo film della rassegna: il 9 e 10 maggio 2012 NEL CINEMA E NELLA CULTURA MAGGIO D Presenta GIUGNO 4 film e una dibattito per riscoprire la figura di Gesù 2012 9/10 Maggio Jesus of Montreal di Denis Arcand 1988 Gesù provoca il nostro stile di vita e la nostra ricerca di senso Cinema el regista Denis Arcand del 1988, vinse il premo della giuria al Festiva di Cannes dell’anno successivo. Il film racconta la storia di un attore che convince quattro colleghi a mettere in scena una rappresentazione della Passione di Cristo su un testo ispirato al Vangelo secondo Marco. Dopo il primo spettacolo nascono però i problemi, la rappresentazione si intreccia infatti con una constatazione polemica sul mondo in cui vivono i protagonisti e i suoi disvalori. Il film quando uscì suscitò qualche polemica perché critico contro un certo tipo di Chiesa. E’ proprio questo il suo pregio, uno sguardo laico e critico su una Chiesa istituzione spesso ingessata e ripiegata su se stessa, piena di contraddizioni. Il regista si pone la domanda è possibile vivere come Gesù nel nostro tempo? Se passasse di qui farebbe la stessa fine? Un film originale, ben interpretato che stimolerà certamente il dibattito. L’ACECC in collaborazione con L’ufficio Comunicazioni Sociali e L’ufficio di Pastorale giovanile della diocesi di Como ASTRA via G. Cesare 3 Proiezioni: Mercoledì alle 21,00 Giovedì alle 15,30 Biglietto €. 5,00 16/17 Maggio Sette opere di misericordia di Gianluca e Massimiliano De Serio 2011 Gesù nella quotidianità e nella marginalità 23/24 Maggio Jesus Christ Superstar di Norman Jewison 1973 Gesù icona musicale degli anni ’70? 30/31 Maggio I colori della passione di Lech Majewski 2011. Gesù nell’arte Mercoledì 6 GIUGNO ore 21,00 Dibattito su Gesù nostro contemporaneo a cura di don Angelo Riva Lettere e Rubriche ❚❚ Lettere al direttore Amministrative: quale coesione? C aro Direttore, ho condiviso la preoccupazione espressa dal Settimanale riguardo al numero eccessivo di candidati sindaco delle prossime elezioni comunali a Como. Mi pare però che anche la Chiesa ci metta del suo a spezzettare il quadro, se è vero che martedì 24 aprile è stato organizzato presso il Collegio Gallio un incontro pubblico con alcuni candidati, proprio mentre se ne teneva un altro, in contemporanea, presso il Teatro Sociale. Al Gallio c’erano i giovani dell’Agesci e del Cngei, cioè gli scout: e tutti gli altri giovani, per esempio quelle delle parrocchie? Non mi è sembrato un bel segnale di unità, proprio mentre si inveisce contro la frammentazione della politica. lettera firmata C aro Lettore, le sue preoccupazioni sono più che legittime, ma devo rettificarla su alcuni punti. Anzitutto, per quel che ne so io, il “forum” dei candidati al Teatro Sociale, suddiviso in due serate, è stato organizzato in un secondo momento rispetto all’altro appuntamento. Onore al meri- Sabato, 5 maggio 2012 35 Lettere [email protected] i ricorda ai gentili lettori che le lettere al direttore non dovranno superare le 2200 battute circa. In caso contrario la redazione si ritiene autorizzata a ridurne il contenuto. S to, quindi, a quei candidati che non si sono rimangiati la parola data (con il classico “per impegni precedentemente assunti”), confermando la loro presenza al Collegio Gallio e prendendo sul serio i giovani che erano lì per conoscerli e ascoltarli. Poi una parola sugli organizzatori. L’incontro al Gallio – ne riferiamo proprio in questo numero del Settimanale – è stato organizzato dall’Associazione Vo.Ci. (Volontà Civile), un gruppo di giovani animati da un desiderio di cittadinanza politica attiva e sorto a margine della Scuola di formazione socio-politica promosso dalla Diocesi. Vo.Ci ha per questo coinvolto i gruppi scout della città, i quali, nel mese di febbraio (lo so perché sono l’assistente di uno dei gruppi), avevano riflettuto insieme proprio sugli orizzonti dell’impegno politico cittadino, elaborando alcuni auspici che, nell’incontro dell’altra sera, sono stati trasmessi ai candidati presenti. Ovviamente, quindi, l’incontro del Gallio non voleva essere rappresentativo di tutta la realtà giovanile comasca, ma di due associazioni. Delle quali, in tempi di anti-politica dilagante e di contagioso disimpegno, va per lo meno lodato il desiderio di metterci l’impegno e la faccia. ❚❚ L’informatore giuridico / 130 a cura di VITTORIO RUSCONI Rivalutazione terreni agricoli e aree edificabili A lla data del 30 giugno scade la possibilità di rivalutare i terreni agricoli e le aree edificabili; l’opportunità ad effettuare tale rivalutazione consiste soprattutto nel ridurre l’imponibile da assoggettare a tassazione in sede di dichiarazione dei redditi, e riguarda anche le Parrocchie e gli altri enti non commerciali. Tale convenienza riguarda soprattutto i casi di vendita di aree edificabili, circostanza che di solito comporta per il venditore un’elevata imposizione a causa della realizzazione di significative plusvalenze costituite dalla differenza tra il prezzo di vendita ed il valore fiscalmente riconosciuto. Infatti la rivalutazione consente di aumentare il costo fiscale del bene alienato e di ridurre pertanto l’imponibile da assoggettare a tassazione in sede di dichiarazione dei redditi. Le ipotesi che possono dare origine a plusvalenze immobiliari sono le seguenti: a) vendita di terreni che sono stati oggetto di lottizzazione da parte dell’ente; b) vendita di aree edificabili; c) vendita di terreni agricoli acquisiti da meno di cinque anni. ● Perché la società promuova il ruolo della famiglia. In assenza di rivalutazione la plusvalenza viene calcolata sottraendo all’importo incassato dalla vendita il costo del terreno come determinato ai sensi dell’art. 68 del T.U.I.R.: a) Nell’ipotesi di lottizzazione di terreni: - Se il terreno è stato acquistato a titolo oneroso, viene assunto come costo il prezzo d’acquisto aumentato di ogni altro costo inerente il bene. - Se il terreno è stato acquistato a titolo oneroso oltre cinque anni prima dell’inizio della lottizzazione, viene assunto come costo il valore normale al 5° anno anteriore. - Se il terreno è stato acquistato a titolo gratuito, viene assunto come costo il valore normale del terreno alla data di inizio della lottizzazione. b) Nell’ipotesi di terreni agricoli ed aree edificabili: - Se il bene è stato acquistato a titolo oneroso, viene assunto come costo il prezzo pagato, aumentato delle spese inerenti e rivalutato in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. - Se il terreno è stato acquistato a titolo gratuito, il costo di acquisto viene determinato facendo riferimento al valore dichiarato nella denuncia di successione o nell’atto di donazione aumentato delle spese inerenti e dell’imposta di successione e rivalutato in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Se si effettua l’affrancamento dei terreni il costo fiscalmente riconosciuto è costituito dal loro valore di mercato alla data dell’1.7.2011. L’affrancamento genera conseguenze anche nelle imposte d’atto (imposta di registro, imposta ipotecaria e imposta catastale), che normalmente vengono pagate dall’acquirente e coinvolgono l’ente venditore sotto il profilo della responsabilità solidale nei confronti del fisco. La normativa, infatti, dispone che il valore indicato nella perizia di stima costituisce il valore minimo di riferimento ai fini della tassazione del trasferimento. Pertanto le parti hanno la facoltà di indicare nell’atto di trasferimento un corrispettivo inferiore al valore di perizia solo se siano sopravvenuti eventi che hanno determinato il deprezzamento del terreno, con obbligo di segnalare tali eventi in sede di rogito notarile. ● Perché Maria accompagni tutti i missionari. ● Perché gli educatori propongano ai giovani il dono della vita D ogni uomo e per 1’intera umanità. […] Il divino Maestro chiamò personalmente gli Apostoli “perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni”; essi, a loro volta, si sono associati altri discepoli, fedeli collaboratori nel ministero missionario. E così, rispondendo alla chiamata del Signore e docili all’azione dello Spirito Santo, schiere innumerevoli di presbiteri e di persone consacrate, nel corso dei secoli, si sono poste nella Chiesa a totale servizio del Vangelo. Rendiamo grazie al Signore che anche oggi continua a convocare operai per la sua vigna. Se è pur vero che in talune regioni della terra si registra una preoccupante carenza di presbiteri, e che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della Chiesa, ci sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo verso il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente sceglie e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore misericordioso. (Benedetto XVI, Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni, 2009) Apostolato della preghiera maggio 2012 Intenzione generale La società promuova il ruolo della famiglia.. P « oiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell’umana società», la famiglia è divenuta la «prima e vitale cellula della società» («Apostolicam Actuositatem», 11). La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne costituisce il fondamento e l’alimento continuo mediante il suo compito di servizio alla vita: dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l’anima della vita e dello sviluppo della società stessa. Così in forza della sua natura e vocazione, lungi dal rinchiudersi in se stessa, la famiglia si apre alle altre famiglie e alla società, assumendo il suo compito sociale. (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 32) Intenzione missionaria Maria accompagni tutti i missionari. Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A.G.Bellavite s.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: opo il Concilio Vaticano II, che ha sottolineato il ruolo di Maria Santissima nella Chiesa e nella storia della salvezza, il culto mariano ha conosciuto un profondo rinnovamento. E il mese di maggio, coincidendo almeno in parte con il tempo pasquale, è assai propizio per illustrare la figura di Maria quale Madre che accompagna la Comunità dei discepoli raccolti in unanime preghiera, in attesa dello Spirito Santo. Questo mese, pertanto, può essere occasione per ritornare alla fede della Chiesa delle origini e, in unione con Maria, comprendere che anche oggi la nostra missione è annunciare e testimoniare con coraggio e con gioia Cristo crocifisso e risorto, speranza dell’umanità. (Benedetto XVI, Regina Coeli, 6 maggio 2007) Intenzione dei vescovi Gli educatori propongano ai giovani il dono della vita nella sequela di Gesù L a vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata costituisce uno speciale dono divino, che si inserisce nel vasto progetto d’amore e di salvezza che Iddio ha su Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.