Il card. Scola a Como

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Il card. Scola a Como
Attualità
3
Europa
Como
5
21
Sondrio
31
«Perché anche
voi foste
stranieri»
Il Parlamento
europeo contro
la mafia
Quarta giornata
nazionale
dei Cammini
Consumatori
sicuri in
provincia
li interventi di MaG
gatti e Colmegna
nella Scuola di Forma-
a nascita di una speL
ciale commissione
presieduta dall’euro-
nche il comasco
A
meta di numerose
iniziative che valorizza-
n interessante conU
vegno in occasione dela Giornata del
zione socio politica.
deputata Sonia Alfano.
no itinerari storici.
consumatore.
18
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 5 maggio 2012 - € 1,20
Editoriale
Un comasco
al timone della storia
di don Angelo Riva
I
l cardinal Angelo Scola, arcivescovo
di Milano e Metropolita delle diocesi
lombarde, per la prima volta a Como,
a chiudere le celebrazioni dell’anno
innocenziano. Con lui, dopo il Guanella e
prima del Rusca, la Diocesi commemora
l’unico Papa della sua storia, Innocenzo XI,
al secolo Benedetto Odescalchi, nel quarto
centenario della sua nascita (1611-1689).
Una lucidata alla scintillante gioielleria di
casa. Non per un tuffo di nostalgia, né per il
gusto un po’ retrò di rinverdire fasti che non
ci sono più, ma per riscoprire, consolidare,
rafforzare il nostro senso di Chiesa. La
Chiesa Sposa purissima di Cristo, chiamata
a solcare la polvere dei secoli, a insozzarsi
di fango, anche, ma per riemergerne di
nuovo candida, per virtù dell’Amato.
E’ in questa luce tremula – crepuscolare,
secondo alcuni; aurorale, secondo
noi – che vorremmo incorniciare la
commemorazione di Papa Odescalchi,
tratteggiando – pur sprovvisti della
competenza specifica di uno storico –
quattro motivi per non dimenticare.
[1] Anzitutto lo stile austero, parco,
parsimonioso (tipicamente cumasch,
secondo alcuni). Lo si capì subito
all’indomani del conclave, quando il Papa
- fisicamente uno spilungone - si presentò
indossando lo stesso abito pontificio del
predecessore Clemente X, più basso di
lui di un paio di spanne. Una sobrietà di
cui la Roma barocca del ‘600, adusa allo
scialo e alla gozzoviglia, era bisognosa
come dell’aria. L’Urbe caciarona e festaiola,
all’inizio, mugugnò assai, e non ne ebbe
granchè bene. Ma alla lunga capì la lezione,
e lo invocò santo.
[2] L’economo saggio e accorto. Il premier
Monti potrebbe accendervi un cero, vista
l’abilità – già comprovata nei precedenti
incarichi di Commissario fiscale nelle
Marche – con la quale papa Innocenzo
seppe risanare le finanze pontificie,
dissestate da sprechi e malaffare. Lavoro
sodo, risparmio, oculatezza: questa la
ricetta dell’ex-banchiere Odescalchi. Anche
qui uno spaccato della parte migliore e
virtuosa della nostra terra.
[3] Il riformatore della Chiesa. Non solo
sul versante dottrinale (vedi il contrasto
al lassismo che serpeggiava nella morale
cattolica), ma su quello dei costumi.
Dobbiamo a papa Innocenzo la sterzata
decisiva nella lotta contro il nepotismo, un
bubbone storico che, mercanteggiando
cariche ecclesiastiche fra il parentado del
continua a pag. 2
Il card. Scola a Como
Termina martedì 8 maggio,
in cattedrale (ore 21), l’Anno
Innocenziano, che la diocesi ha
voluto dedicare alla memoria
di papa Odescalchi nel quarto
centenario della nascita.
A concludere il ciclo di eventi e
manifestazioni la celebrazione
eucaristica presieduta dal
cardinale di Milano Angelo
Scola, che accogliamo per la
prima volta in terra comasca da
arcivescovo metropolita.
Sangue cristiano in africa
a pag. 6
Chiesa
10
“Lavoro, famiglia,
solidarietà”:
la diocesi
in preghiera
Como
19
Il servizio 118
celebra i 20
anni di vita
al Teatro Sociale
Sondrio
29
Dall’uomo
di Similaun
alla Valtellina
di oggi
VERSO IL MOLO 14
T
utto é pronto per l’appuntamento con
il Molo 14, in programma domenica 6
maggio a Bellagio. Il ritrovo è alle ore
8.30 sia a Como-Villa Olmo, sia a ColicoParco stazione ferroviaria per le operazioni
di imbarco. Si raggiungerà Bellagio in
battello. Sono previsti la Messa, il pranzo al sacco, i momenti di
animazione e riflessione per ragazzi e catechisti. Iscrizioni presso
l’Ufficio di Pastorale Giovanile, tel. 031-5001210.
2 Sabato, 5 maggio 2012
Idee e opinioni
S
✎ L’opinione |
ono neologismi che servono
a chiarire rapidamente
un concetto altrimenti
spiegabile con un lungo
giro di parole. Certo che, tra
questi, l’espressione “esodati”
riesce ad essere brutta in sé, e a
dare immediata sensazione di
situazione brutta.
Già. Si tratta di quelle migliaia di
italiani che, a seguito di accordo
aziendale o perché l’azienda nel
frattempo s’era squagliata, si
trovano fuori dal mondo lavorativo
ma pure fuori dal paradiso
pensionistico. Cioè contavano di
arrivarci con la vecchia normativa
ante dicembre 2011, e magari uno
“scivolo” previdenziale calcolato
ad hoc per avere i contributi
necessari per la pensione. Peccato
però che, in quattro e quattr’otto,
le regole previdenziali siano
cambiate (in peggio). E il sogno
di un’imminente pensione si è
trasformato in un incubo.
Incubo non è una parola eccessiva.
Senza lavoro, molti italiani di una
certa età hanno visto l’asticella
previdenziale alzarsi all’improvviso
di Nicola Salvagnin
Riforma del lavoro e “esodati”
anche di quattro-cinque anni. Di
cosa si campa, nel frattempo?
Qualcuno ha tentato di tornare
precipitosamente nell’azienda
che li aveva appunto “esodati”,
spinti fuori con pacca sulle spalle
e graziosa dote previdenziale:
hanno trovato i cani lupo ad
abbaiare alla porta. Purtroppo
un lavoratore di una certa età, in
Italia, è visto più come un peso che
come un portatore di esperienza
e di capacità. La progressione
retributiva porta un 55enne a
guadagnare certamente di più
di un ventenne assumibile con
contratto di apprendistato, quindi
per pochi euro. Energie fresche e
facilmente “domabili”, se hanno
voglia di conquistare il sospirato
posto di lavoro. Si dirà: ma
l’esperienza? Ma la professionalità
acquisita? Si buttano fuori strada,
appunto le si esodano.
Si replicherà: così non fan tutti…
Ed è una pura illusione. Una
situazione simile l’ha vissuta il
mondo dell’editoria. Una norma
di un paio d’anni fa dava e dà la
facoltà alle aziende editoriali in
difficoltà di “esodare” i giornalisti
prossimi alla sessantina, grazie
anche ad un generoso scivolo
previdenziale che sopperisce alla
mancanza di un numero sufficiente
di “marchette”. Beh, quasi tutte le
aziende editoriali hanno dichiarato
di avere molto mal di pancia, e
hanno immediatamente spulciato
tra le anagrafi dei propri giornalisti
dipendenti. Risultato: una valanga
di prepensionamenti, anche di
“firme” illustri, anche di direttori.
Dal 20 al 30% degli organici
liofilizzati nel giro di pochi mesi.
Questo per dire che il problema
attuale degli esodati – di coloro
cioè che si sono trovati in
mezzo al fiume a causa della
riforma Fornero, e per i quali si
sta cercando una soluzione (in
certi casi siamo di fronte a veri
drammi familiari) – è la spia
di un allarme ben più forte e
duraturo. Quello cioè che chiama
in causa qualunque lavoratore
ultracinquantenne, da qui ai
prossimi anni. Persone che
“pesano” sui bilanci aziendali; che
faticano a trovare una diversa o una
qualunque occupazione; e che ora
sono ad almeno un decennio di
distanza dalla pensione, quando
fino a pochi mesi fa era tempo
di visite all’Inps e di proiezioni
pensionistiche.
Per questo ci convince poco
la riforma del lavoro che si sta
discutendo in queste settimane,
nella parte riguardante le norme
che favoriscono una maggiore
licenziabilità. In teoria si prevede
la possibilità per le aziende con
più di 15 dipendenti di liberarsi
(seppur coprendoli di soldi con un
generoso indennizzo) di fannulloni
o incapaci, ora blindati dall’art.
18 dello Statuto dei lavoratori. In
pratica il timore è che saranno
presi di mira soprattutto i lavoratori
con una certa età anagrafica, quelli
che “costano di più e rendono di
meno”. Oggetti che non servono
più, pesi di cui liberarsi. È già
pronto un altro neologismo: i
rottamati. Da mandare in discarica.
Per questo urgono riforme che
non solo non indeboliscano la
posizione lavorativa e sociale degli
italiani, ma anche introducano
elementi nuovi che concilino le
esigenze del “mercato” con quelle
delle persone in carne e ossa.
spigolature | di Marco Doldi
Fede e ragione
incompatibili?
L
a fede è incompatibile con la ragione? La rivista
Science, nell’ultimo numero pubblicato, sostiene
che la mente usa due diversi sistemi cognitivi
uno intuitivo e uno razionale, che appunto non
sarebbero in grado di dialogare. L’atto di fede sarebbe un
prodotto del sistema intuitivo ed emozionale. Ora, non è
una novità il fatto che la conoscenza umana sia insieme
intuitiva e razionale. Talvolta le intuizioni muovono la
faticosa ricerca razionale. Inoltre, le emozioni possono
aiutare – talvolta ostacolare – il lavoro della ragione. Due
sistemi complementari, come complementare è anche la
conoscenza. Invece, attribuire ad uno o all’altro un oggetto
di conoscenza è limitativo, perché condanna a restare sul
piano biologico, mentre la persona è qualcosa di più.
La persona – in quanto corpo e spirito – utilizza il dato
fisico, ma lo compone in una sintesi spirituale. Se la
conoscenza comincia con gli apparati biologici del
cervello diventa, poi, di fatto spirituale. In un certo
modo, lo avevano già capito gli antichi: “nihil est in
intellectu quod prius non fuerit in sensu” (niente è
nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi). Allora se
l’uomo conosce attraverso quei rivelatori biologici a sua
disposizione o attraverso i sistemi cognitivi, che risiedono
nel cervello, poi passa ad un piano superiore per una
singolare sintesi. Questo è il processo cognitivo. Egli si
pone davanti al reale, cogliendone tutta la sua complessità
e bellezza. Non si ferma a quanto i sensi gli porgono,
ma va oltre. Conosce con il procedimento matematico,
La rivista Science rilancia
una tesi preconcetta sulla
conoscenza umana: l’atto
di fede non sarebbe altro
che un prodotto del sistema
intuitivo ed emozionale
ma intuisce – a volte con una forte emozione – che c’è
ancora del cammino da compiere per giungere al tutto.
Ora, la fede non è altro rispetto alla conoscenza umana,
ma ne è parte integrante. Al punto che, mancando
questa si deve dire che la ragione non ha fatto tutto il
suo lavoro!
Tanti sono i legami tra i due: fede e ragione sono
le due ali della conoscenza umana; la fede pone la
ragione nelle sue condizioni ottimali, perché la invita
a considerare che oltre il microscopio c’è un universo
spirituale non meno vero; la ragione aiuta la fede
ad approfondire e sistematizzare i dati della divina
Rivelazione. È ragionevole credere. La ragione offre alla
fede quei fondamenti naturali, indicando quelle vie,
che permettono di giungere al piano del divino senza
scossoni. Insieme evitano di cadere in un razionalismo,
che restringe la conoscenza a solo quello che si può
fisicamente sperimentare, e in un fanatismo religioso, che
conduce a scelte contro la dignità umana.
Pensare che la fede nasca da un solo sistema cognitivo
non è né vero, né sufficiente. Piuttosto rientra nella
strategia di ritrovare nella realtà una tesi preconcetta e,
cioè, che la fede sia solo un’emozione e, pertanto, sia
irrazionale. Tesi passate sono riproposte attraverso una
lettura parziale, presentata finalmente come scientifica.
I credenti sarebbero così quelli che utilizzano solo una
parte del proprio cervello, quella, che sembrerebbe la
meno affidabile. E, secondo i casi sarebbero ingenui,
cretini, etc. Che strano: questo viene detto oggi,
dove sembra che l’esistenza debba essere guidata
dall’emotività. Una cosa sarebbe vera, perché “me la
sento” e così sarebbe da farsi con determinazione. Da una
parte si dice che l’emotività è irrazionale, da un’altra, si
dice che può essere la regola della vita.
E, se invece, alla logica dell’aut-aut, si sostituisse quella
dell’et-et? Cioè: se invece di separare e contrapporre si
tenessero insieme in modo complementare? Intuizione
e deduzione, emozione e ragionamento, fede e ragione.
Questa è la conoscenza, ma questo è anche l’uomo, il
quale non si muove mai a conoscere, se prima non è stato
in qualche modo attratto ad esempio dalla bellezza.
Il ragionamento da solo potrebbe diventare freddo e
parziale; se unito al fascino che la realtà esercita per la
sua bellezza, per il suo calore diviene cammino verso
l’infinito.
◆ dalla prima
Il card. Scola a Como chiude l’anno Innocenziano
Collegio cardinalizio, succhiava fiumi di denaro e
rischiava di trasformare la vita della Chiesa in una
sordida congiura di palazzo. Saranno i suoi successori
a portare a termine l’abolizione del nepotismo, ma
l’imbeccata venne da questo Papa schivo e risoluto, che,
all’atto della sua accettazione del pontificato, pretese
dai cardinali elettori la sottoscrizione di un capitolato di
riforme dell’istituzione ecclesiastica.
[4] Il difensore dell’Europa cristiana. E’ l’aspetto più noto
di papa Innocenzo, perciò non ci soffermiamo oltre.
La difesa di Vienna – poi di Budapest e di Belgrado –
dall’assedio dei Turchi, la chiamata a raccolta dell’Europa
cristiana contro la minaccia dell’invasione islamica, la
storia che si incanalava nella direzione oggi a noi nota.
Altri tempi, altri scenari, si dirà. Un mondo che non c’è
più, se paragonato al brulicare multietnico delle nostre
città e delle nostre piazze. Ma solo certa miopìa dei
nostri giorni, infatuata più di relativismo che di autentico
dialogo inter-religioso, non saprebbe trarvi utili lezioni
per il tempo presente.
Ci fermiamo qui, ma si potrebbe continuare con
gli spunti innovativi che la ricerca storica su papa
Innocenzo ha recentemente messo in luce. Il ciclo
degli incontri storici promossi dalla Diocesi durante
quest’anno lo hanno ben messo in rilievo. Per es.
l’apertura missionaria verso l’Oriente, il tentativo di
giungere all’abolizione totale della tratta degli schiavi
da parte delle potenze coloniali, oppure l’atteggiamento
inusuale nei confronti delle altre confessioni cristiane,
che portò papa Innocenzo a deplorare la strage dei
protestanti ugonotti da parte del re di Francia Luigi XIV.
Sintomi di un pontificato non dell’arrocco, ma di una
iniziale, per quanto stentata e difficile, ridefinizione di
identità, in un’epoca (la fine del ‘600) percorsa dalle
prime fibrillazioni del mondo moderno, dai primi tepori
di un cambiamento che avrebbe a breve posto fine al
tradizionale assetto sociale, politico, culturale (il sisma
della Rivoluzione Francese arriverà un secolo dopo).
Di sicuro non furono tempi facili per la Santa Chiesa
di Dio. Benedetto Odescalchi seppe tenere la barca
di Pietro nella linea di galleggiamento, evitandole il
naufragio nelle acque limacciose di un mondo che stava
tramontando. Misurato su quel tempo, ai nostri occhi la
sua figura giganteggia.
Attualità
● Dall’11 maggio al via
l’ultimo modulo della
Scuola socio-politica
● Le relazioni si potranno
seguire sia in diretta sia
in streming via web
● Gli interventi sono
affidati a Mauro Magatti e
a don Virginio Colmegna
Migrazioni e accoglienza
“I
mmigrazione e politiche di
accoglienza”. Questo il titolo
del modulo che conclude il
percorso 2011-2012 della Scuola di
formazione socio-politica della nostra
diocesi. Due i relatori attesi. Il primo
sarà Mauro Magatti, preside della
Facoltà di Sociologia dell’Università
cattolica di Milano. Venerdì 11 maggio,
a Como, presso il Centro pastorale
Cardinal Ferrari (in collegamento
streaming con Morbegno-Centro San
Giuseppe), a partire dalle ore 20.45,
interverrà su Valigie di cartone...
Mobilità umana nel tempo della
globalizzazione. Venerdì 18 maggio,
sempre alle ore 20.45, questa volta da
Morbegno-Centro San Giuseppe (in
collegamento streaming con il Centro
pastorale di Como) la parola andrà a
don Virginio Colmegna, già direttore
della Caritas ambrosiana e presidente
della fondazione “Casa della Carità” di
Milano. A lui il compito di intervenire
su Lombardia terra accogliente? La
politica alla prova dei flussi migratori.
«Il tema della mobilità umana – spiega
Magatti – si declina sotto molti punti
di vista. Vi può essere una mobilità
professionale, motivata dal lavoro,
ma anche una mobilità turistica, per
visitare e conoscere luoghi e culture
diversi dal nostro abituale contesto di
vita. Vi è poi una mobilità tipica delle
migrazioni, innescata dalle cause
più diverse: sanitarie, economiche,
politiche, religiose». Due, inoltre, le
“caricature della realtà” entro le quali
il concetto di mobilità oscilla: «fra
coloro che si reputano “cittadini del
mondo” – aggiunge il professore – e chi
preferisce l’immobilità, la chiusura e
l’appiattimento sul localismo». Oggi,
però, quando parliamo di mobilità,
pensiamo soprattutto alla questione
migratoria, che presenta «volti positivi
da valorizzare e altri problematici da
contenere», osserva ancora Magatti. Il
quale riprende: «le emigrazioni, nella
storia dell’umanità, sono una costante,
quindi i fenomeni contemporanei non
sono una novità assoluta». Ci sono
due dimensioni da tenere sempre in
adeguata considerazione: «innanzitutto
le caratteristiche dell’umanità migrante,
cui si aggiunge l’effetto sulla comunità
ricevente. È innegabile – riconosce
Magatti – che l’arrivo di importanti
flussi migratori può introdurre elementi
di tensione e contrapposizione. Ma
superata questa fase, e con l’assunzione
di comportamenti non pregiudizievoli, si
arriva a un reciproco arricchimento. Non
si tratta di un adattamento – conclude
– ma della costruzione di un nuovo
equilibrio fondato sull’esperienza
umana di cui ciascuno è portatore e
che permette alle società di progredire».
«L’immigrazione è un fenomeno
complesso, che richiede un approccio
strutturale» è una recente riflessione di
don Virginio Colmegna. «Dobbiamo
saldare la cultura della regolarità con
una cultura dell’accoglienza molto forte.
La questione immigrazione va assimilata
in termini positivi, di risorsa, evitando
tanto l’ingenuità che l’ideologia. Occorre
smontare l’idea dell’immigrato povero,
smantellare la cultura della paura verso
lo straniero, che si abbatte se c’è lo
sforzo di creare relazioni. È importante
il dialogo con le istituzioni e le forze di
polizia, in un clima di fiducia reciproca,
anche per favorire l’emergere di una
capacità di denuncia delle irregolarità
che provenga dagli immigrati stessi».
Sempre nei giorni scorsi, pensando
all’ultima delle tragedie del mare
registrate a largo di Lampedusa,
don Virginio, sul suo blog, ha scritto
«dobbiamo riflettere su quali siano le
nostre priorità come civiltà europea
e su quale cultura politica vogliamo
crescere. La democrazia, quella che
promuove i diritti umani, politici e
religiosi di ciascuno, esce sconfitta da
questi drammi, soprattutto quando
vengono archiviati come incidenti senza
responsabilità». (Enrica Lattanzi)
riflessioni per tutti
«Perchè
anche voi
foste stranieri».
La presenza dei migranti
ci interpella in questo momento
di crisi economica e valoriale
«L
a nostra società è sempre più
ricca di presenze straniere:
uomini e donne venuti in
Italia a cercare un futuro migliore, se
non, addirittura, per sfuggire a morte,
violenze e persecuzioni. Il volto delle
nostre città, dei nostri quartieri e
delle nostre parrocchie è cambiato
immancabilmente: è divenuto più
ricco e variegato. La presenza dello
straniero c’interpella ogni giorno,
particolarmente in questo momento
di crisi economica e valoriale.
Sembriamo tutti un po’ più confusi e
rischiamo di perdere la rotta e il senso
profondo della Verità». Inizia così
la lettera che il direttore della Caritas
diocesana di Agrigento, Valerio Landri,
ha indirizzato alle comunità ecclesiali
della Chiesa siciliana, dal titolo “Perché
anche voi foste stranieri”. Landri è
partito da una situazione contingente.
Secondo gli ultimi dati del Dossier
statistico di Caritas italiana, in provincia
di Agrigento, su una popolazione
residente di 454mila abitanti, gli
stranieri sono 10.755 di cui il 51,3%
è di sesso femminile. Sono presenti
110 nazionalità differenti; la maggior
parte degli stranieri opera nel settore
agricolo e nell’assistenza familiare (colf
o assistenti ad anziani). Le osservazioni
che esprime, però, sono profonde e
valgono a qualunque latitudine.
«Lo straniero – si legge nella lettera
– ci ricorda che questa vita è solo
un passaggio e che la terra, le cose,
le case e ogni bene materiale non ci
appartengono del tutto, ma ci sono stati
affidati perché li amministriamo con
amore e responsabilità, consapevoli di
non poter attaccare a essi il nostro cuore,
ma di doverli condividere con chi manca
dell’essenziale». Partendo dall’immagine
dello straniero contenuta nella Sacra
Scrittura, spiega il direttore della Caritas
diocesana, «la lettera mira a sollecitare
una riflessione sul rapporto del
cristiano, veramente fedele al Vangelo,
con lo straniero».
Landri non usa mezzi termini per
descrivere l’atteggiamento che si ha
talvolta nei confronti dello straniero.
«Spesso – scrive – li accogliamo
come veri membri della famiglia,
ci affezioniamo, entriamo in reale
relazione con loro e ci appassioniamo
alle loro storie. Altre volte, però,
dobbiamo riconoscerci manchevoli.
Troppo spesso, per un Paese che si
dice “cristiano”, ai migranti lavoratori
s’impongono condizioni di vita
impossibili: lavorano 24 ore al giorno,
7 giorni su 7; magari si riconosce loro la
libera uscita per qualche ora a settimana,
ma non hanno diritti. Lavorano “a nero”
(senza un regolare contratto che li tuteli)
o con contratti fintamente part-time; non
hanno diritto a malattie o a ferie; non
riescono a tornare in patria, dai loro figli
o genitori, neanche una volta all’anno;
non possono scegliere cosa mangiare,
ma devono accontentarsi di quello che
passa la famiglia presso cui lavorano.
Se l’esasperazione dà loro il coraggio
di presentare qualche rimostranza,
sanno che possono realmente perdere
il lavoro e così stroncare il sogno di far
studiare i propri figli: e allora decidono
di stare zitti e subire. Quelli che lavorano
nelle campagne, hanno paghe misere e
condizioni di lavoro (ovviamente senza
regolare contratto) spesso inumane. Non
possono permettersi una casa, quindi
spesso dormono all’aperto, in cascine
abbandonate o sotto i ponti. Eppure
è proprio grazie al loro lavoro che noi
possiamo avere frutta e verdure fresche
sulla nostra tavola ogni giorno. In talune
situazioni ci si trova di fronte a vere e
proprie schiavitù che gridano vendetta
al cospetto di Dio. In molti sappiamo
eppure in pochi parliamo».
Quale l’impegno ecclesiale per la
fedeltà al Vangelo? «Innanzitutto
– spiega il direttore della Caritas di
Agrigento – occorre prendere coscienza
dell’esistenza e della gravità di
certe situazioni di sfruttamento;
conseguentemente, di richiamare il
fratello che le pratica ed, eventualmente,
di avere il coraggio della denuncia per
non incorrere nella complicità». In
conclusione, l’invito a riflettere «come
comunità dei credenti per crescere
insieme e contribuire così a rendere
più cristiana la nostra società e far sì
che la nostra Chiesa diventi sempre più
conforme al progetto che il Signore Dio
ha per lei».
E.L.
Sabato, 5 maggio 2012
■ Nuova Italia
Secondo i dati Istat
triplicati gli stranieri
I
primi dati, seppur provvisori del
Censimento della popolazione e delle
abitazioni in Italia dell’autunno
2011, presentati a Roma il 27 aprile,
fanno emergere il volto di un’Italia che
cambia. L’armonizzazione europea della
metodologia, le tecniche di raccolta,
danno a questo Censimento un carattere
nuovo e unico, tra quelli realizzati dal
1861 ad oggi, in centocinquant’anni di
storia italiana.
Più che sui dati generali, ormai noti
(59.464.644 abitanti, 2 milioni di donne
in più rispetto agli uomini, 27 milioni di
persone al Nord e 32 milioni di persone al
Centro-Sud, 2 milioni e mezzo di persone
in più rispetto al 2001, Roma il Comune
più popoloso con 2.600.000 abitanti,
seguito da Milano, Napoli, Torino,
Palermo e Genova) esistono alcuni dati
particolari nel Censimento che possono
illuminare percorsi educativi e sociali.
Un primo dato che credo importante
riguarda i Comuni italiani. Oltre il 70% ha
una popolazione non superiore ai 5.000
abitanti. Qui vivono 47 milioni di persone
mentre nelle grandi città 13 milioni
di persone. La vita italiana è ancora
fortemente segnata dal “municipio”,
cioè dalla possibilità di costruire una
partecipazione di base, popolare, capace
di sollecitare responsabilità comune.
Nel e dal “municipio” può crescere un
progetto politico e amministrativo
che offre strumenti per la gestione
delle relazioni: dalla registrazione
anagrafica, al permesso di soggiorno,
alla vita scolastica e formativa, alla
tutela della salute e dell’ambiente,
all’accompagnamento personale di chi
è in difficoltà... Forse il nuovo welfare
sociale ha i caratteri più municipali non
nei suoi principi ispiratori e nei suoi
livelli essenziali, ma nei suoi strumenti
operativi e di garanzia e tutela delle
persone e delle famiglie, soprattutto dei
più deboli e fragili.
Un secondo dato riguarda la popolazione
straniera presente in Italia. Seppur il
dato della presenza straniera in Italia sia
ancora provvisorio (3.770.000) rispetto
alle stime, legate alle registrazioni
anagrafiche, ai permessi di soggiorno
e ai minori stranieri, finora note (cioè
pari a circa 4.900.000 persone), perché
mancano all’appello del Censimento
ancora 1.300.000 persone, molte delle
quali forse straniere per l’alta mobilità
e le difficoltà di comunicazione, il dato
rispetto al 2001 è superiore di 2.440.000
persone. È facile dedurre che la crescita
della popolazione italiana in questi
dieci anni sarebbe stata zero senza gli
immigrati. Il peso di questa presenza è
soprattutto al Nord (64,3%) e metà vive
nei Comuni sopra i 5.000 abitanti fino a
20.000 abitanti e l’altra metà nelle città
di provincia e nelle aree metropolitane.
Sono due livelli di presenza degli
immigrati in Italia che meriterebbero una
differente attenzione e strutturazione dei
servizi alla persona. L’incidenza del 16,1
di presenza straniera immigrata rispetto
alla popolazione a Brescia non ha lo
stesso peso e non può avere gli stessi
servizi rispetto all’incidenza del 25% di
popolazione straniera a Corte de’ Cortesi
con Cignone, un paese di meno di 1.000
abitanti nel cremonese.
L’ultimo dato che vorrei segnalare
riguarda il numero di famiglie triplicato
dal 2001 ad oggi che vive in baracche,
roulotte: da 23.336 del 2001 a oltre
71.000 di oggi. È un ritorno a una
situazione di povertà e di miseria di
persone che impressiona e che segnala la
necessità di un’attenzione alla povertà
estrema, alla precarietà anche nel nostro
Paese. Una povertà che riguarda, in
particolar modo, minoranze, apolidi,
stranieri, ma anche molte persone in
Italia da anni.
Leggere il Censimento con gli occhi
dell’interculturalità, della ricerca di
nuove forme di tutele delle persone,
della povertà e dell’impoverimento, per
ridisegnare il nostro Paese con gli occhi
del bene comune può aiutare a costruire
la crescita dell’Italia.
GIANCARLO PEREGO
presidente Fondazione Migrantes
3
Italia
4 Sabato, 5 maggio 2012
■ Flying Angels
Una fondazione per curare
bimbi con gravi patologie
N
ei giorni scorsi è stata inaugurata la
fondazione “Flying Angels”, nata per
assistere bambini con gravi patologie
che necessitano interventi d’urgenza,
provenienti da paesi in difficoltà e da nuclei
familiari bisognosi, coprendo le spese di
viaggio e di permanenza in Italia. Il primo
caso, quello di un bambino albanese con
una grave malformazione cardiaca, è già
stato risolto: il piccolo è stato operato
e ha fatto rientro a casa in pochi giorni.
Presidente di “Flying Angels” è Francesco
Maria Greco, ambasciatore italiano presso
la Santa Sede. «La fondazione è stata
costituita a Genova. L’Ospedale pediatrico
Gaslini avrà un ruolo di primo piano –
spiega Greco – ma ci saranno collaborazioni
anche con altre strutture, come l’Ospedale
Bambino Gesù o il Policlinico Gemelli».
Le somme versate dai soci fondatori –
100mila euro ciascuno per i primi due anni
–, e le offerte che arriveranno, saranno
impiegate interamente allo scopo e
chiunque verserà un contributo comprerà,
di fatto, un biglietto aereo, o parte di
esso, con una sorta di carta prepagata.
L’organizzazione opererà in contatto e su
segnalazione di altre onlus e si occuperà
del volo per il minore, un genitore e un
accompagnatore (di solito un medico). Con
l’Associazione internazionale dei trasporti
aerei si sta definendo un accordo per
effettuare imbarchi d’urgenza anche con
sole sei ore d’anticipo. La fondazione sta
infine costituendo un comitato scientifico
e ha già contattato esperti di nefrologia,
gastroenterologia e ortopedia. Intervenendo
alla presentazione, il cardinale Angelo
Bagnasco, presidente della Cei, si è
interrogato sul senso della malattia nei
bambini e sull’attenzione da riservare, con
sensibilità, ai cosiddetti “malati terminali”.
«Nessuno – ha ribadito Bagnasco – potrà
mai arrogarsi il diritto di decidere chi
merita ancora di vivere e chi, invece, deve
essere abbandonato a se stesso. Una società
veramente civile si fa carico delle fragilità
dei suoi componenti, con sacrifici non lievi,
ma sempre possibili e doverosi. È in gioco il
bene delle singole persone, a cominciare dai
più piccoli; ma si tratta anche dell’umanità
sociale di un popolo, un’umanità che
non brandisce i problemi scaricando ogni
soluzione dagli altri, ma porta il proprio
contributo. Il nostro Paese – ha concluso
Bagnasco – questa responsabilità la sente
viva nella propria anima e nella sua storia:
ma è da non perdere, prestando ascolto
a parole ammantate di libertà e che
rispondono a visioni oscure di efficienza,
mercato, comodità». (E.L.)
■ Malati di azzardo
Una card contro gli abusi,
ma è allarme per i giochi
S
top ai minorenni che giocano alle slot
machine (le “macchinette” infernali
che nel primo bimestre 2012 hanno
fatto registrare incassi per quasi 9 miliardi
di euro, con entrate, per l’Erario, pari a
700mila euro). Diventerà obbligatorio
l’utilizzo di una card – le ipotesi sono
diverse: un’apposita tessera piuttosto che
quella sanitaria o il codice fiscale – che
indichi l’età del giocatore. La trasmissione
dei dati sarà assoggettata a rigide norme
per la tutela della privacy. Sono queste
alcune delle novità allo studio dei Monopoli
di Stato, che le stanno mettendo a punto
in collaborazione con le Forze dell’ordine
prima di inserirle in un decreto che sarà
presto inviato alla Commissione Europea e
che contiene gli interventi da attuare nel
settore a partire dal 2013. Tutti i giochi,
anche i “Gratta&Vinci” e quelli via internet,
dovrebbero essere accessibili solo ai
maggiori dei 18 anni, ma è proprio di questi
giorni l’allarme lanciato, a livello europeo,
del crescente pericolo di assuefazione,
rispetto al gioco on line, per i ragazzi di
14-15 anni. In Italia i “malati di azzardo”
hanno raggiunto il milione e mezzo di
persone: un’epidemia, dicono gli esperti: «È
necessario intervenire – si raccomandano –
per cercare almeno di contenere gli effetti
delle ludopatie: innanzitutto a livello
psicologico, quindi nell’ambito familiare ed
economico». (E.L.)
Imprese in affanno. Stanno drammaticamente aumentando
i casi di coloro che scelgono la strada del gesto estremo
Serve una rete di solidarietà
unita agli aiuti concreti
L’
ondata di suicidi d’imprenditori di fronte al precipitare
delle proprie aziende sta da mesi riempiendo
le cronache: l’Italia è finita per questo motivo
sull’International Herald Tribune. Lo scorso fine settimana
l’ennesima tragedia in Sardegna: un uomo si è tolto la vita
perché si era visto costretto a licenziare i propri figli. La
regione che sta pagando il tributo più alto in termini di vite
umane è il Veneto, dove si conta il 40% dei casi. Il Nordest è
patria delle piccole e medie imprese che per anni sono state
il motore dell’economia locale e nazionale, ma oggi si trovano
strangolate tra imposte, ritardi nei pagamenti da parte dei
clienti – e i crediti più elevati
sono quelli nei confronti della
Pubblica amministrazione –,
banche che non concedono
più finanziamenti o addirittura
chiedono di rientrare nella linea
di credito erogato, burocrazia
farraginosa. Del fenomeno, che
sta diventando vera emergenza
sociale, ne parla don Marco
Cagol, vicario episcopale e
direttore dell’Ufficio per la
pastorale sociale e del lavoro
della diocesi di Padova.
Quali le cause?
«Non si può generalizzare
perché ognuno di questi tragici
episodi costituisce un caso a sé
nel quale s’intrecciano vicende
personali e familiari. Il movente non è unico, Certamente è
primaria la crisi economica ma, soprattutto nella cultura del
Nordest, vi è una fortissima identificazione tra la propria vita
e il proprio lavoro, la capacità di realizzazione e di successo,
la concezione dell’impresa come una sorta di ‘famiglia
allargata’ verso la quale si avvertono forti responsabilità.
Valori d’impegno e laboriosità di per sé positivi, ma che nel
momento in cui salta l’azienda rischiano di far implodere
anche la persona del titolare».
Oltre alla crisi?
«Penso che dietro a molti casi ci sia un forte senso di pudore
che rende umiliante la manifestazione della propria difficoltà,
vissuta come perdita di autorevolezza. Molti imprenditori che
ho incontrato portano in sé una sofferenza acuta e sorda, ben
peggiore di quelle che ho riscontrato anche in casi di gravi
malattie, ma tentano di soffocarla con il rischio, in alcuni casi,
di veri e propri cortocircuiti con conseguenze irreparabili.
Il tessuto della nostra regione, inoltre, sviluppatosi molto
velocemente, ha conosciuto una sorta di scollamento tra
dimensione spirituale e materiale, schiacciandosi in una
prospettiva ‘economica’ e di profitto troppo accentuata
rispetto ad altre».
Però è vero che il sistema penalizza severamente le piccole
imprese...
«Sì, il sistema strangola davvero, soprattutto i piccoli, ma non
si tratta solo di mancanza di una sana politica industriale.
Sono venuti meno anche importanti valori come l’onestà
e il dovere di pagare i debiti nei tempi concordati. Pur non
negando le difficoltà causate dalla crisi, ritengo moralmente
gravissima la scelta deliberata e strisciante di molti clienti
di piccole aziende, ormai prassi diffusa e giustificata
appunto con l’alibi della crisi, di dilazionare i pagamenti.
Anche la Pubblica amministrazione ha al riguardo le sue
responsabilità».
Lei ritiene che sia venuta meno anche una rete sociale di
solidarietà, che potrebbe essere di reale aiuto e sostegno?
«Certamente non c’è dappertutto il tessuto sociale necessario
per svolgere un ruolo di
sostegno e aiuto. Ci sono
esempi significativi e
che la dicono lunga sul
particolare momento che
stiamo vivendo. Nel 2008
la Camera di commercio
di Padova ha istituito un
numero verde “anticrisi”, poi
drammaticamente divenuto
anche “antisuicidi”… A
questo si è aggiunta negli
anni una rete territoriale
di sostegno psicologicoeconomico-finanziario agli
imprenditori in difficoltà,
formata da diversi soggetti
tra cui la Caritas diocesana.
Nei giorni scorsi un gruppo
di familiari di imprenditori
suicidi ha fondato con alcune realtà l’associazione “Speranza
al lavoro”, con un numero verde per l’ascolto e un pool di
psicologi».
Secondo lei non c’è anche una sorta di “smarrimento” del
valore della vita umana?
«Lo schiacciamento sui valori materiali e quella diffusa
“cultura” che identifica il senso del sé con il successo porta
senza dubbio a far perdere il significato di altri aspetti
dell’esistenza e forse ad appannarne il valore. Quando tutto il
mondo che ci si è costruiti sembra crollare si entra, pertanto,
in un vortice di disperazione che appare senza scampo.
Vorrei, però, citare la bella testimonianza di un imprenditore
veneto che ha di recente spiegato come nella fede abbia
trovato le motivazioni che lo hanno salvato dal suicidio…
Oggi mancano reali prospettive di ripresa e crescita a breve
termine, e il futuro è molto incerto soprattutto per i giovani…
Ma a me sembra che per molti sia inaccettabile l’idea di
non poter più mantenere lo status precedente. Le difficoltà
economiche ci sono e dureranno, ma rispetto ad altre aree del
mondo rimaniamo comunque dei privilegiati. Occorre ridare
voce all’anima; le nostre comunità ecclesiali dovrebbero forse
avere uno scatto di fantasia per trovare spazi e momenti in
cui imprenditori e artigiani possano esprimere l’impatto sulla
propria coscienza di un sistema finalizzato solo al profitto. Un
modo per sentirsi meno soli e rendere tutti capaci di autentica
solidarietà».
GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA
❚❚ Risparmi per quattro miliardi
La spending review
L
a settimana politica si è aperta con un’agenda molto fitta per il Consiglio dei
Ministri: argomento principe la spending review. L’inglesismo attenua l’impatto verbale, ma il nocciolo della questione è
sempre quello: il resoconto di spesa dell’apparato istituzionale, da razionalizzare e tagliare (ma i partiti già sono in fibrillazione). Il
ministro Piero Giarda, titolare dei Rapporti
con il Parlamento, ci sta lavorando da giorni e la discussione non si esaurirà in poche
ore: è indispensabile racimolare, entro l’estate, 4 miliardi di euro ed è probabile che
per raggiungere l’obiettivo verrà istituita una
sorta di “task force” incaricata di individuare,
nelle pieghe dei bilanci, ogni forma di risparmio. Si tratta dell’unica soluzione possibile
per scongiurare, da ottobre, un ulteriore aumento di due punti delle aliquote Iva (che salirebbero al 12 e al 23 per cento), eventualità
che si rivelerebbe esiziale per le famiglie, già
caricate da una pressione fiscale che supererà, nel 2013, quota
45% e dagli aumenti di bollette e
servizi che graveranno per quasi
2mila euro a fine anno. Secondo
le prime indicazioni, la spending review vuole ottimizzare le uscite di ministeri importanti come Interno, Giustizia, Difesa ed Esteri e
riguarderà anche Province ed enti territoriali
locali. Non solo perché lo aveva chiesto a suo
tempo la Ue e lo ha confermato un dossier
della Bce, ma anche perché il governo ha già
compiuto passi significativi su questo percorso, con il decreto “Salva-Italia” che ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Fra le misure previste, un nuovo ruolo per
gli Uffici territoriali del Governo (le Prefetture), che potrebbero riunire in un’unica sede
gli uffici periferici dell’Interno, della Salute,
dei Beni culturali, dell’Istruzione, con risparmi anche su logistica, affitti, manutenzione
degli immobili. Risparmi ancora maggiori se
si concentreranno le aree provinciali attuali
nelle nuove macro-aree a cui si sta lavorando
con la riforma costituzionale delle Province.
L’accorpamento di 25-30 Prefetture farebbe
salvaguardare circa 30 milioni di euro, insieme a un forte coordinamento delle forze
dell’ordine per evitare sedi-doppione tra Finanza, Carabinieri e Polizia. Nella Giustizia
si pensa alla riduzione dei piccoli tribunali
e del numero dei giudici di pace. Mentre per
gli Esteri dovrebbe essere ridimensionata la
rete degli uffici e le retribuzioni del personale
all’estero. Infine, per la Difesa, si è parlato di
un taglio nel numero di colonnelli: ne risultano 30mila in esubero. (E.L.)
Europa
il premier cinese in
tour nell’est europa
I
A Varsavia
l’incontro
con i capi
di governo
di quindici
Paesi della
regione
A
FRANCI
l premier cinese Wen Jiabao ha
concluso con una due giorni in
Polonia, il suo recente tour europeo.
A Varsavia il leader cinese ha preso
parte al summit tra capi di governo su
investimenti e commerci tra Cina e Europa
Centrale. All’incontro, oltre al leader
polacco, padrone di casa, erano presenti
i Primi ministri di Albania, Bulgaria,
Bosnia Herzegovina, Repubblica Ceca,
Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania,
ex Repubblica Yugoslava di Macedonia,
Montenegro, Romania, Serbia, Slovacchia
e Slovenia. Hanno partecipato all’incontro
anche più di 750 compagnie, tra cui
300 imprese cinesi. Negli ultimi anni
la Cina ha investito più di 620 milioni
di euro nell’Europa centro-orientale,
con una crescita superiore rispetto a
quanto avvenuto per i Paesi dell’Europa
occidentale. Il Paese beneficiario dei
Sabato, 5 maggio 2012
5
maggiori investimenti è stato l’Ungheria.
Nei giorni precedenti il premier cinese
aveva visitato la Germania, dove ha
firmato accordi per il rilancio del polo
industriale di Hanover, e l’Islanda
dove ha chiesto al governo islandese
l’ammissione della Cina, come osservatore
permanente, al Consiglio dell’Artico,
organismo che raggruppa Russia, Usa,
Canada, Danimarca, Norvegia, Islanda,
Finlandia e Svezia. Pechino e’ interessata,
infatti, alle immense ricchezze della
regione e alle riserve di idrocarburi.
Una riflessione verso il ballottaggio. Quale ruolo dei cattolici?
Tra Sarkozy e Hollande,
vincono gli euroscettici
“
N
on è necessariamente
l’appartenenza cattolica
a determinare una scelta
quanto piuttosto la
situazione nella quale i cattolici si
trovano”. “Il voto per Marine Le Pen non
significa una adesione alla ideologia
del suo partito, quanto il segno di un
disagio, di una inquietudine”. A spiegare
in questi termini il dato secondo cui il
15% dei cattolici praticanti hanno votato
domenica scorsa per la rappresentante
del Fronte Nazionale Marine Le Pen
è il vescovo di Havre mons. Jean-Luc
Brunin. “Dopo la sorpresa – commenta
il vescovo in un’intervista rilasciata al
quotidiano cattolico francese “La Croix”
e apparsa sul numero di ieri 24 aprile
– occorre interrogarsi sulle ragioni che
hanno spinto così tante persone a fare
una scelta estrema. Voto contestatario?
Espressione di una sofferenza? E’
difficile sondare le motivazioni degli
elettori. Ma è chiaro che certe soluzioni
semplicistiche possono trovare eco
in un periodo di crisi come quello
che stiamo vivendo perché lasciano
credere che le cose possano risolversi
facilmente”. Riguardo ancora al voto
“cattolico”, mons. Brunin sottolinea:
“nessun partito può avere la pretesa di
incarnare l’insieme dei valori di cui è
portatore il messaggio evangelico. Esiste
una distanza critica e non soltanto per
il Fronte Nazionale. Ma per quanto
riguarda quest’ultimo, alcune posizioni
relative all’accoglienza degli stranieri
sono inaccettabili”.
Sui risultati delle elezioni presidenziali
al primo turno, abbiamo intervistato
Jean-Dominique Durand, storico,
professore del’Università Jean MoulinLyon 3.
confortato Sarkozy nel suo ruolo di
Presidente”.
Come si prospetta il clima elettorale da
qui al 6 maggio?
“Il clima elettorale fino al 6 maggio sarà
certamente molto teso, perché i socialisti
vedono la vittoria alla loro portata, e
la destra sa che può ancora vincere.
A Sarkozy piace il combattimento
elettorale e Hollande cercherà di evitare i
dibattiti. Speriamo che non siano l’odio e
la frattura del Paese a vincere”.
Molti si chiedono come hanno
votato i cattolici. E’ possibile dire se
sull’elettorato cattolico hanno pesato
di più i temi dell’etica rispetto a quelli
sociali?
“I sondaggi prima del primo turno
indicano che i cattolici avevano in
maggioranza una preferenza per
Sarkozy. Una parte dei cattolici votano a
sinistra, ma possono essere stati turbati
dalle proposte di Hollande sull’eutanasia
e il matrimonio gay”.
L’affluenza al voto è stata buona. Che
lettura dare a questa
partecipazione?
“Che l’elezione
del presidente
appassiona la gente”.
Che segnale la
Al primo turno, il 22 aprile scorso, si erano
Francia vuole e deve
presentati dieci candidati: ad accedere al
dare all’Europa?
ballottaggio sono stati il socialista François Hollande
“La Francia si
(28,6% delle preferenze) e il presidente uscente
confronta da tempo
dell’Ump, Nicolas Sarkozy (27,1). Al terzo posto la
con una crisi
rappresentante dell’estrema destra Marine Le Pen
europeistica, e con
(17,9%), seguita dal neo giacobino (estrema sinistra)
una tentazione di
Mélenchon (11,1%) e dal centrista Bayrou (9,1%)
ripiegarsi su stessa,
su un nazionalismo
di un tempo. Quasi
il 32 % dei voti è
I numerosi voti presi da Le Pen
andato a candidati
costringerà Sarkozy a declinare
chiaramente antieuropeisti, che
la campagna elettorale ancora
addirittura prospettano la possibilità
di più sui temi della sicurezza e
di uscire dall’Euro. Ciò è molto
dell’immigrazione. Quanto l’attentato
preoccupante, anche perché gli altri si
di Tolosa ha giocato su queste elezioni
dimostrano assai tiepidi sull’avvenire
presidenziali?
comune europeo”.
“Gli attentati di Tolosa e di Montauban
non sembrano aver avuto un’influenza
MARIA CHIARA BIAGIONI
diretta sulle elezioni. Ma hanno
Sir Europa
Al voto il 6 maggio
Intanto professore, una sua prima
interpretazione rispetto alla vittoria di
Hollande su Sarkozy. Che segnale dà la
Francia con questo primo risultato?
“Non penso che si possa parlare di
una vittoria di Hollande su Sarkozy.
Il candidato socialista ottiene 28,59%
dei voti; il presidente uscente 27,09%.
Se prendiamo in considerazione la
campagna allucinante di odio che
abbiamo vissuto, l’unanimità dei
9 candidati contro Sarkozy, tutti i
media sistematicamente contro di lui,
francamente, sono sorpreso dal suo
livello molto alto. Se prendiamo in
considerazione il fatto della crisi terribile
che attraversiamo, e che tutti i governi
che affrontano delle elezioni sono in
grande difficoltà, allora si può dire che
Sarkozy ha resistito piuttosto bene”.
Parlamento europeo. A presiederla l’eurodeputata italiana Sonia Alfano
Nasce una speciale commissione anti-mafia
L
e mafie non hanno confini, il crimine
organizzato non si ferma alle frontiere. Con questa convinzione di fondo
il Parlamento europeo ha deciso nell’ultima sessione plenaria di Strasburgo (17-20
aprile) di dar vita a una speciale commissione che affianchi le agenzie già operanti
a livello nazionale ed europeo per fornire
ulteriori strumenti di contrasto alle lucrose
attività illegali che fruttano ogni anno alla
malavita miliardi di euro e che lasciano sul
campo una lista infinita di vittime e di truffati. A presiederla l’eurodeputata italiana
Sonia Alfano. “Dal 2009, quando sono stata eletta all’Europarlamento – ha spiegato
la neoletta presidente - mi sono impegnata
a portare in questa sede il problema delle
mafie. All’inizio gli eurodeputati degli altri
Paesi pensavano si trattasse di una questione tipicamente e solamente italiana. Ora la
prospettiva è cambiata e si comprende che
il crimine organizzato è una minaccia che
riguarda tutti gli Stati e tutti i cittadini europei”. Alfano, siciliana, da anni impegnata nel
contrasto alla mafia - che uccise suo padre,
il coraggioso giornalista Beppe Alfano, nel
1993 – parla di una commissione che “sarà subito operativa” e che “per prima cosa
chiederà la partecipazione alle sue riunioni dei rappresentanti delle diverse agenzie”
che si occupano di reati transfrontalieri, fra
cui Europol, Eurojust, Olaf. “Si tratta di organismi fondamentali che operano in questo campo e noi vogliamo mettere in rete le
diverse esperienze e le varie risorse per una
lotta più efficace” e senza quartiere. Il primo,
grande obiettivo della commissione parlamentare sarà quello di consegnare all’Ue un
testo unico antimafia. La presidente specifica: “Non intendiamo sostituirci all’autorità
giudiziaria o a quella investigativa. Vogliamo semmai fornire ulteriori mezzi”, conoscitivi, legislativi, per agire contro un tipo di
crimine in costante evoluzione, che fa affari
con il riciclaggio di denaro, i traffici illeciti di droga e armi, con le scommesse, con
la vergognosa tratta di esseri umani e altri
reati. Il Parlamento Ue ha riconosciuto che
in Italia è presente la migliore legislazione
antimafia d’Europa. Strumenti come il sequestro dei beni e il carcere duro possono
– secondo molti eurodeputati - essere utili
nella lotta al crimine organizzato, purché, è
stato ribadito da vari gruppi politici, non si
vadano a ledere in questa azione, le libertà, la privacy e i diritti dei cittadini onesti.
Quella contro il crimine organizzato si profila comunque come una battaglia che deve
partire dalle istituzioni politiche, dalle forze
di polizia, dalla magistratura, e va compiuta
con gli strumenti più moderni e sofisticati.
Non a caso la commissione parlamentare
indica “in tanti colletti bianchi” che si “annidano dentro le istituzioni politiche” pericolose forme di fiancheggiamento della
delinquenza globale.
6
Mondo
Sabato, 5 maggio 2012
✎ I fatti
APPELLO AI POTENTI
Quelli avvenuti
in Nigeria e Kenya sono
solo gli ultimi attacchi
contro i cristiani
registrati recentemente
in varie parti del mondo
D
Nel mondo
i cristiani
continuano
a morire
C
ontinuano a morire. Nuove
stragi di cristiani fanno
decine di vittime, in Africa,
da ovest ad est. Si ripete lo
stesso rituale fanatico e terroristico,
l’assassinio di massa dei fedeli inermi
e gioiosi che celebrano la messa.
Il XXI secolo continua ad essere,
come il XX, un’epoca di martirio per i
cristiani e in particolare per i cattolici.
C’è tutta una fascia sub-sahariana
che ribolle, appunto dalla Nigeria alla
Somalia ed al Kenya, mentre nei Paesi
arabi della “primavera” il giudizio
è ancora sospeso. E gli episodi di
violenza e di morte percorrono
anche l’Asia, dal Pakistan alla stessa
India. Le reazioni ufficiali sono
misurate: ne aveva parlato il Papa
al Corpo diplomatico, all’inizio di
quest’anno, dopo le stragi di Natale. Il
segretario di Stato, di fronte ai morti
di Kano, in Nigeria, e di Nairobi, in
Kenya, ha affermato che “i cristiani,
nelle trincee del mondo, nei Paesi
africani, in Medio Oriente,
sono un fattore di equilibrio
e di riconciliazione,
non di conflittualità. E
quindi appare strano che
ci sia un’intolleranza,
un’aggressività così forte
contro coloro che danno un
contributo di riconciliazione, di
pace, di giustizia e di solidarietà”.
Il presidente della Cei ha invitato i
fedeli colpiti a reagire con “forza” ma
“senza volontà di vendetta”, senza
cioè attizzare la spirale della violenza.
Questo è il punto e una sorta di
paradosso: accusati dalla propaganda
jihadista di essere “crociati”, i
cristiani sono di fatto i più inermi
nel “conflitto di civiltà e di religioni”
che una pervicace propaganda
cerca di attizzare e prospetta con
violenza, contro l’evidenza delle
cose. Il paradosso è sottolineato dal
fatto che ci sono governi e stati che
programmaticamente non applicano
e misconoscono il principio della
libertà religiosa, che, come sappiamo,
è la base e il fondamento di ogni
libertà, e i governi occidentali, in
nome di questi stessi principi, sono
restii a levare la propria voce a tutela.
Così la sensazione è che i cristiani, in
diverse regioni, restano abbandonati
a loro stessi, ad una violenza che
strumentalizza la religione per
fini di identità e di affermazione
politico-ideologica.
Si tratta di una situazione intollerabile
non tanto da un punto di vista
confessionale, ma da quello della
garanzia e della tutela della libertà.
La questione delle stragi dei cristiani
è ormai un’emergenza di politica
internazionale e come tale deve
essere messa in agenda. Sollevarla
non collide con il pluralismo e la
laicità delle istituzioni dei Paesi
occidentali, ma diventa un atto di
giustizia.
Resta la realtà della testimonianza
inerme e inconsapevole di tanti
cristiani che pagano con la vita una
verità che è bene ribadire: nel mondo,
oggi, il cristianesimo è un presidio di
libertà, una garanzia di pluralismo,
una riserva di umanità, un pungolo al
progresso. È comunque certo che le
ragioni della libertà e della verità non
si possono mai conculcare del tutto
e che la violenza non può prevalere.
Il sangue di questi nuovi martiri
conferma con forza questo singolare
paradosso, certificato da secoli di
storia.
rammatica domenica di sangue in
Africa lo scorso 29 aprile: almeno 21 i
morti e decine i feriti, tra cui due bambini,
in due attacchi terroristici anticristiani in
Nigeria e Kenya. La comunità internazionale
ha condannato gli attacchi, mentre il
cardinale Tarcisio Bertone, segretario di
Stato vaticano, ha espresso preoccupazione
di fronte a quella cha ha definito
“un’intolleranza crescente”.
In Nigeria è stato sferrato un vero e proprio
assalto da parte di uomini armati contro
la sede della locale università di Bayero
dove, in appositi spazi, alcuni giovani
erano radunati in preghiera. L’attacco non
è ancora stato rivendicato sebbene da più
parti si punti il dito contro Boko Haram,
il gruppo estremista islamico che sta
firmando gran parte degli attentati avvenuti
negli ultimi anni nel nord della Nigeria.
Gli aggressori hanno fatto uso di armi
automatiche ed esplosivi. Nei giorni scorsi
altri attentati avevano colpito le redazioni
giornalistiche del quotidiano ‘This Day’ nella
capitale Abuja e nella città settentrionale
di Kaduna: in questi casi c’era stata una
rivendicazione di Boko Haram.
In Kenya invece un uomo è stato ucciso e
una quindicina di persone sono rimaste
ferite in seguito a un attacco contro una
chiesa a Ngara, Nairobi. Sulla base di prime
ricostruzioni della stampa keniana un uomo
si è mischiato tra i fedeli della God’s House
of Miracles International Church e nel corso
di una celebrazione ha prima lanciato
una granata contro il pastore Josephine
Mwangare, rimasta illesa, e poi ha aperto
il fuoco contro i fedeli, uccidendone uno e
aprendosi in questo modo la strada della
fuga. L’attacco finora non è stato rivendicato
e non è chiaro se possa essere collegato
all’impegno militare del Kenya in Somalia e,
quindi, ad iniziative imputabili alle milizie
islamiste somale degli Shebaab. Nei giorni
scorsi, era stata tra l’altro l’ambasciata
statunitense a innalzare la soglia di allerta
riferendo del possibile rischio di attentati.
I fatti di ieri, secondo il quotidiano ‘Daily
Nation’, potrebbero essere però collegati a
una disputa sulla proprietà del luogo in cui
è costruita la chiesa. Già lo scorso anno la
chiesa era stata oggetto del lancio di una
bottiglia molotov. E la scorsa settimana un
gruppo di persone si era presentato in chiesa
con un foglio di sgombero risultato poi
falsificato.
L’ex presidente liberiano alla corte dell’Aja
La condanna di Taylor,
pietra miliare per l’Africa
U
na “pietra miliare” e un segno
è stato ritenuto “penalmente
di speranza per i diritti umani
responsabile” dei crimini
in Africa. E’ stata accolta così la
condanna, emessa giovedì 26
condotti durante la guerra civile
aprile contro l’ex presidente liberiano
MINIERA DI DIAMANTI IN SIERRA LEONE
in Sierra Leone. Sullo sfondo
Charles Taylor accusato di undici capi
di imputazione, dai crimini di guerra
lo sfruttamento dei diamanti
al reclutamento di bambini soldato,
di bambini-soldato commessi
strada a festeggiare costituisce un avvertimento a tutti i
durante il conflitto che ha insanguinato
nella lunga guerra civile svoltasi
governi che abusino del loro potere e violino i diritti umani:
la Sierra Leone dal 1989 al 2003. E’ la prima volta che
nella Sierra Leone in cui sono morte più di 500.000
“Questa sentenza vale per tutto il mondo”.
un tribunale internazionale stabilisce la colpevolezza di
persone. La pena relativa alla sua condanna sarà resa nota
Le celebrazioni di queste ore non cancellano l’urgenza
un ex capo di Stato africano. La sentenza è stata emessa
in una udienza successiva, il prossimo 30 maggio.
di una riflessione sugli orrori del passato e il cammino
dal tribunale d’appello dell’Aja della Corte Speciale per
Il conflitto in Sierra Leone, a causa anche del
di pace da percorrere. “La sentenza – sottolinea padre
la Sierra Leone, il tribunale internazionale – con sede
coinvolgimento massiccio di bambini soldato, è
Luigi – è stata emessa nel giorno del 51° anniversario
principale a Freetown, capitale della Sierra Leone – creato
considerata una delle pagine più violente della storia
dell’indipendenza della Sierra Leone: speriamo aiuti
dalle Nazioni Unite nel 2000 con una risoluzione ONU a
recente, non solo africana. Un conflitto conosciuto negli
il paese a essere più unito anche in vista delle elezioni
seguito della richiesta formale del presidente dello Stato
ultimi anni anche grazie ad un film Hollywoodiano,
presidenziali del 17 novembre, un momento importante e
africano, Ahmad Tejan Kabbah, che chiedeva l’istituzione
chiamato proprio “blood diamond” (diamanti di sangue).
delicato”.
di un tribunale speciale per giudicare in modo imparziale
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dai leader
Il procedimento di Freetown è stato seguito con attenzione
i crimini di guerra commessi sul territorio nazionale. Il
della diplomazia internazionale, ma anche dai cittadini e
anche in Liberia, il paese che Taylor guidò come presidente
tribunale, costituito da giudici nazionali ed internazionali,
dai missionari che vivono in Sierra Leone.
dal 1997 al 2003 sostenendo i ribelli al di là della frontiera.
ha iniziato ad operare nel luglio 2002.
Prima e dopo l’annuncio dei magistrati del Tribunale
“In alcune regioni – dice alla MISNA Mike Gurry, dirigente
Taylor, presidente dal 1997 al 2003, è stato riconosciuto
speciale per la Sierra Leone, ai microfoni si sono susseguiti
della Caritas locale – i sostenitori di Taylor sono ancora
“penalmente responsabile” per le atrocità commesse dai
gli interventi di decine di radioascoltatori. “La sentenza –
molti e non si può dire che i liberiani abbiano accolto
guerriglieri sierraleonesi del Fronte rivoluzionario unito
sottolinea padre Luigi Brioni, saveriano, direttore di Radio
il verdetto tutti allo stesso modo”. La speranza è che la
(Ruf) in cambio di diamanti estratti illegalmente. L’ex capo
Maria - permette a milioni di persone di scrollarsi un peso
condanna metta al riparo da un ritorno di Taylor sulla
di stato liberiano si era dichiarato non colpevole di tutti gli
enorme dalle spalle: finalmente qualcuno è riconosciuto
scena politica nazionale. “Un’assoluzione – sottolinea
11 capi d’accusa contestatigli, tra cui crimini di guerra e
responsabile delle loro sofferenze”.
Gurry – sarebbe stata un segnale pericoloso”.
contro l’umanità, omicidio, stupro, tortura e arruolamento
Secondo il direttore di “Radio Maria”, la “gioia” di chi è in
M. L.
Cultura
Sabato, 5 maggio 2012
Tempi moderni
■ Internet
L’ultimo libro del professore tiranese Alberto Quadrio Curzio.
Oltre la crisi, soluzioni
per crescita e sviluppo
Se il prestigioso Pulitzer
va al «world wide web»...
ia
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o
ec
È
Il testo verrà presentato a Milano il
prossimo lunedì 7 maggio: nel dialogo
con il giornalista Natoli, Quadrio
Curzio analizza e suggerisce, senza
dimenticare i valori etici di riferimento
L
unedì 7 maggio
l’Università Cattolica
di Milano ospiterà la
conferenza di presentazione
dell’ultima fatica
editoriale dell’economista,
di natali valtellinesi,
Alberto Quadrio Curzio.
L’appuntamento è a
partire dalle ore 11.00
presso l’Aula Pio XI.
Il titolo dell’incontro
riprende quello del
volume: “Economia oltre
la crisi – Riflessioni sul
liberalismo sociale”, un
libro-intervista (Editrice
La Scuola, collana “Orso
Blu”, pagg. 207, euro 12,50)
a cura del giornalista de “Il
Sole 24Ore” Stefano Natoli.
Oltre a Quadrio Curzio, il
7 maggio interverranno
Romano Prodi (autore
anche della prefazione) e
Giorgio Squinzi. «Il mondo,
già provato dalla devastante
crisi dei subprime –
riflettono i promotori
dell’inizativa – è alle prese
con lo spettro di una nuova
recessione mondiale, se non
addirittura con una seconda
Grande Depressione, dagli
sviluppi, anche sociali,
imprevedibili. Le crisi si
susseguono ormai con
regolarità impressionante,
mettendo a dura prova
Stati, unioni economiche
e continenti. Ma, quali
sono le cause? Cosa frena
realmente l’economia?
Come se ne esce? Sono
queste le domande poste da
Natoli al professor Quadrio
Curzio. Nelle risposte
del grande economista
una profonda riflessione
sul liberalismo sociale».
Quadrio Cruzio indica,
tra le cause della crisi, la
distanza tra economia reale
e finanza; il sopravvento
di strumenti (sempre più
sofisticati) e di mercati
(spesso deregolamentati)
sugli agenti; il prevalere
della “carta finanziaria”
sulle “cose prodotte”; la
sfiducia nella leadership
dei governi. Poi spazia sui
grandi temi dell’euro, si
ferma in ampie disamine
su finanza pubblica e
privata, impresa e lavoro.
«Indica i limiti del fiscal
compact e della governance
europea – proseguono gli
organizzatori –; spiega
il ruolo delle agenzie di
rating, che va limitato
specialmente riguardo i
titoli di stato; valuta gli
effetti della Bce – da custode
dei prezzi a protagonista
attivo – come pure le
potenzialità vere del fondo
“salva-Stati”». Il professore
elogia l’Eurodemocrazia,
«una grande innovazione
istituzionale» e i meriti
di Mario Monti, senza
dimenticare Mario
Draghi («un bell’esempio
di come l’Italia può
essere»); si sofferma sulle
liberalizzazioni del governo
tecnico e il paradosso delle
liberalizzazioni mancate nei
governi Berlusconi. Quindi
si concentra sulla crisi della
finanza pubblica e indica
cosa fare per abbattere
il debito. Sollecitato
dall’intervistatore risponde
sui temi della riforma
del mercato del lavoro,
della disoccupazione, in
particolare giovanile, sulle
relazioni tra sindacati
e grandi aziende. «Si
affrontano gli argomento
più diversi – si legge nella
nota di presentazione del
libro –: dalla situazione
italiana (con i richiami
alle riforme inderogabili
e alla sussidiarietà per lo
sviluppo), al mercato e
alla concorrenza, come
pure all’ammodernamento
della nostra costituzione e
all’esperienza di un governo
tecnico che non potrà però
assumere tutte le decisioni
necessarie. Lo sguardo si
allarga a tutto il mondo
sottolineando i significati
della forza della Cina o delle
primavere arabe, senza mai
dimenticare i valori. Quei
valori mai astratti, orientati
al bene comune, e che
devono stare alla base di
ogni sistema economico o
politico. Sotto questo profilo
l’unica certezza di qualsiasi
via di uscita è legata
all’adozione di un’etica
della responsabilità che
punti con decisione su
sussidiarietà, solidarietà,
sostenibilità dell’azione
di politica economica
e dell’agire degli
imprenditori e delle altre
parti sociali. Un libro che
parla di economia, ma
sempre nelle relazioni
tra persone, istituzioni e
società». Romano Prodi,
nella prefazione, definisce il
libro «un dialogo che, senza
spingersi dentro i tecnicismi
dell’economia, ne esamina
le conseguenze sulla nostra
vita individuale e collettiva.
È uno strumento utile per
superare le frammentazioni
che hanno diviso il sapere
economico in mille capitoli
così separati da impedirci
una visione complessiva di
che cosa è la crisi e cosa va
fatto per superarla». (E.L.)
■ Il romanzo dello scrittore pesarese Giorgio Righetti
Tanti «Frammenti di una vita sola»
“F
rammenti di una vita sola” è il titolo del secondo libro dell’autore pesarese Giorgio Righetti, che accanto
a collaborazioni letterarie si occupa con delle Onlus del settore “no profit”.
Romanzo a fotogrammi, 366 per la precisione, uno concatenato all’altro da tre elementi:
-il tempo: un quadro ideale composto da 365
giorni e 365 anni. Senza sequenza storica. I
quadri potrebbero essere contenuti, però in
unico giorno, in unico istante;
-lo spazio: i racconti (brevissimi) si dispiegano lungo un viaggio immaginario attraverso tutti i paesi del mondo, come una lunga
strada che li attraversa;
-la parola: una parola di quelle finali del
fotogramma precedente viene ripresa dal
successivo.
Verbi, stati d’animo, che in contesti diversi
legano la vita l’una alle altre; benché i protagonisti siano- per circostanze, età, luoghi
a abitudini, molto variegati. Gioia, dolori,
speranze e attese attraversate da un unico
filo che pervade le esistenze; con toni che
variano dal serio all’ironico, al “nonsense”.
Giorgio Soleri, Roma anni 36 apre e chiude
il romanzo. Tra i “protagonisti”, viene annoverato al 31 dicembre dell’anno 365simo un
“tale” Carl di anni 75 (che richiama un “certo” Karol!!!). L’autore dà vita a frammenti,
piccoli, di una esistenza con l’intuito di far
comprendere, poco a poco, che le vite si assomigliano indipendentemente da diversi
fattori, che l’uomo è un groviglio di sentimenti inestricabili. «È un diario senza eroi,
perché i protagonisti non compiono gesta,
ma semplici gesti».
ROBERTO RIGHI
ormai ufficiale, il web ha superato la
carta stampata; questo sembrerebbe
il verdetto stabilito dal premio
Pulitzer, il prestigioso riconoscimento
giornalistico conferito dalla Columbia
University. Internet ha incassato una
doppietta sul podio: sul gradino più alto
il giornalista David Wood, inviato di
guerra dell’”Huffington Post”, ed al terzo
posto il sito di informazione politica
“Politico.com”. Un successo che conferma
una tendenza ormai solidamente avviata
dal 2010.
Il “New York Times”, che a sua volta
ha visto assegnare il premio a due
suoi giornalisti, ha scritto che “la più
grande sorpresa quest’anno è arrivata
dai nuovi media”, secondo il prestigioso
quotidiano della grande mela “si tratta di
un segno del cambiamento del panorama
dei media”. Un commento dai toni
eccessivamente sorpresi, che denuncia
il segreto del successo della Rete: i
media tradizionali sono rimasti fermi
a guardare troppo a lungo, lasciando
così il vantaggio della prima mossa a
progetti che prima di loro avevano intuito
il ruolo centrale che avrebbe assunto
Internet nel panorama dell’informazione.
Così, mentre solo negli ultimi 2-3 anni
diverse importanti testate internazionali
chiudevano la loro edizione stampata,
come “La Tribune” in Francia, e la
maggior parte delle altre concentravano i
loro sforzi sull’on line, come il britannico
“The Guardian”, “The Huffington Post” è
on line dal 2005 e “Politico.com” ha oggi
già 5 anni di storia.
Il blog statunitense fondato da Arianna
Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti
(noto anche come HuffPo) è diventato
rapidamente uno dei punti di riferimento
dell’informazione statunitense: 9
milioni di utenti ogni mese nel 2009,
diventati quest’anno ben 25 milioni.
“Siamo felicissimi e profondamente
onorati per il premio, che riconosce
sia il valore esemplare degli articoli di
David, sia l’impegno dell’HuffPost verso
un’informazione originale che riferisce
sia del dibattito nazionale sia della vita
della gente reale”, ha commentato Ariann
a Huffington che, dopo aver aperto anche
un’edizione canadese, una francese e
una britannica del blog, si prepara a
lanciarne anche una italiana. Non solo
lungimiranza, ma anche tanta qualità e
investimenti.
“Politico.com” ha conquistato il terzo
posto grazie alle vignette satiriche del
disegnatore Matt Wuerker, che hanno
messo alla berlina i conflitti politici che
infestano Washington.
David Wood, invece, ha conquistato il
prestigioso premio grazie al reportage
a puntate “Beyond the Battlefield”:
un’inchiesta durata 8 mesi sulle
condizioni dei veterani delle guerre in
Iraq e Afghanistan e i disagi al ritorno
dal fronte. Un’inchiesta “vecchio stile”
dai tempi lunghi e dai costi importanti,
di quelle che sempre più raramente
si trovano sulla carta stampata.
Investimenti importanti, ampiamente
ripagati dai risultati economici. Nato
da un impegno iniziale di 1 milione di
dollari, HuffPo ora ne vale centinaia di
milioni ed è appena passato alla storia
come il più costoso blog mai acquistato
da una grande società: Aol (America
on line) ha speso ben 315 milioni di
dollari per assicurarsi questo colosso
dell’informazione indipendente.
ANTONIO RITA
7
8
Caritas
Sabato, 5 maggio 2012
Don Augusto
Bormolini:
«Superare
le fatiche
nell’unità»
L
a Caritas ha servito ed è servita in questi anni?...
Io credo di sì, ha messo in piedi tanti servizi e
li sta portando avanti... Sia i Centri di Ascolto
sia alcuni lavori fatti a Como - ma anche in provincia
di Sondrio, con l’Osservatorio delle Povertà - hanno
creato sensibilità, cultura, attenzione al problema
dei poveri, dei bisogni che ci sono nelle nostre
comunità. Però abbiamo la percezione di lavorare un
po’ a parte rispetto agli altri settori della Pastorale,
cioè abbiamo la sensazione di essere un ramo di un
unico albero, però un ramo a volte un po’ staccato,
un ramo che non entra proprio bene nella linfa della
Pastorale diocesana. Questa è l’impressione che ho
colto lavorando in alcuni Centri di Ascolto e parlando
con alcuni operatori della Caritas. Poi constato una
certa fatica a far percepire alle nostre comunità
la necessità di questo aspetto della pastorale.
Per esempio nessuno di noi mette in dubbio la
necessità della Catechesi e della Liturgia nelle
nostre comunità, però la necessità dell’animazione
caritativa, molte volte è messa in dubbio, la si
ritiene opzionale, facoltativa, solo per le persone che
sentono individualmente questa chiamata ad agire
dove sono i bisogni; però che sia una necessità della
comunità cristiana, della parrocchia, del vicariato,
della Diocesi, ebbene ciò resta un po’ in dubbio.
Ecco, allora, perché la Caritas diocesana ha promosso
questo incontro: innanzitutto per sentirci più uniti
alla pastorale globale della Diocesi, affinché arrivi
nelle nostre comunità questo dovere necessario
che ci sia un’animazione alla carità... e tentare
di superare la settorialità che c’è nei vari ambiti
della pastorale. Dobbiamo dare concretezza a quella
famosa parola che è “pastorale organica”, che è
difficile da attuare. Far vedere cioè che l’annuncio
della Parola, la celebrazione del Sacramento e
dei Misteri, la testimonianza del servizio sono un
tutt’uno...
don Augusto Bormolini
XI Assemblea della Caritas diocesana. La sintesi delle relazioni
il tavolo dei relatori
all’assemblea diocesana
dello scorso 18 febbraio
I
n queste pagine
pubblichiamo stralci degli
interventi svolti all’XI
Assemblea diocesana della
Caritas dal titolo “La Caritas
serve... se serve! - Gli Uffici
di pastorale a confronto
sulla carità” che si è tenuta
a Como il 18 febbraio. I
testi e i video della giornata
sono a disposizione sul sito
della Caritas diocesana. A
breve sarà disponibile la
pubblicazione degli atti che
verrà distribuita in tutta la
Diocesi. Ricordiamo che
l’assemblea è iniziata con la
lettura del saluto del vescovo
e un breve intervento di don
Battista Rinaldi, direttore
Ufficio per la Catechesi.
Inoltre sul “Settimanale”
sono già state pubblicate le
sintesi degli interventi del
direttore di Caritas italiana,
mons. Vittorio Nozza,
e la relazione di Roberto
Bernasconi, direttore della
Caritas diocesana (visibili sul
nostro sito).
da relazioni improntate
sullo stile della famiglia,
che dovrebbe privilegiare le
persone prima delle cose...
collaboratore dell’Ufficio
pastorale della Famiglia
Don Giuseppe Corti
… Sì, pastorale sociale e
del lavoro e Caritas hanno
un elemento in comune: la
persona umana nella sua
attuale situazione umana,
sociale, familiare e, perché
no?, spirituale.
Cosa si prefigge la Pastorale
sociale e del lavoro di
specifico? Si prefigge che
la persona umana possa
trovare e vivere in un
contesto sociale, economico
e politico che abbia come
faro la giustizia. E la giustizia
trova il suo humus nella
carità, così come la identifica
L’incontro biennale ha messo a confronto Caritas e Uffici di pastorale.
Paolo nella prima lettera
ai Corinzi... Si apre allora
A breve sarà disponibile la pubblicazione degli atti del convegno
un tema importante, che
è l’impostazione pastorale
della Pastorale sociale e
Si apre lo spazio della mistagogia
fragilità delle famiglie riflettono le fragilità
del lavoro: il tema della prossimità al
Don Rinaldo Valpolini
ripetutamente indicato come necessario
della società e la difficoltà di vivere insieme
fratello e il luogo dove ci si educa a questa
… San Matteo, Capitolo 19: “L’uomo non
dal Magistero della Chiesa e recentemente
in famiglia è legata alla difficoltà di vivere
prossimità. Si tratta di riscoprire il calore
divida quello che Dio ha congiunto”, in
caldeggiato più volte da Benedetto XVI.
insieme nella società”. Leggo inoltre:
della “vera” prossimità, quella che ci viene
questo caso liturgia e carità... Nell’enciclica
La mistagogia è il metodo e lo strumento
“Il tratto più caratteristico della nostra
dalla Parola di Dio, sempre prodiga di
“Deus caritas est”, Benedetto XVI scrive:
che la Chiesa antica ci consegna per far sì
società è il primato dell’individuo”... E poi:
situazioni da cui trarre insegnamento,
“…L’intima natura della Chiesa si esprime in che i credenti vivano ciò che celebrano.
“Anche la legislazione riflette il primato
stile e modelli di vita... Di fronte al lusso
un triplice compito: annuncio della Parola
Quello che la “lectio divina” è per le
dell’individuo e sembra svilupparsi nella
e alle vanità del consumismo ci si deve
di Dio (kerygma-martyria), celebrazione
Scritture, la mistagogia lo è per la liturgia...
direzione di dare risposte ai bisogni degli
impegnare per un nuovo criterio di vita
dei Sacramenti (leiturgia), servizio della
Nell’assemblea eucaristica convocata dal
adulti piuttosto che di tutelare il bene
nella sobrietà, cercando l’essenziale senza
carità (diakonia). Sono compiti che si
Dio uno e trino ogni fedele è accolto da Lui
comune. (…) ”. Se questo è vero, il compito
spechi. Di fronte all’incapacità di saper
presuppongono a vicenda e non possono
sotto il segno della gratuità e questo deve
primario della Caritas consisterebbe
accogliere i disperati, ci si deve impegnare
essere separati l’uno dall’altro…”... Ma
suscitare lo stesso atteggiamento verso i
nell’aiutare la comunità cristiana, attraverso a rendere possibili, con una legislazione
fondamentalmente non esiste il problema
fratelli, cominciando da quelli che sono
i gesti concreti dell’accoglienza, della
attenta e corretta, orizzonti allargati di vita
della relazione liturgia-carità, perché una
riuniti nell’assemblea...
relazione gratuita, dell’universalità che
e di dignità, creando e offrendo lavoro,
liturgia autentica non può che essere in
direttore Ufficio per la Liturgia non fa distinzioni tra persone, a superare
accogliendo e apprezzando la ricchezza
connessione con una vita di carità, e una
il virus dell’individualismo ridando valore
nelle diverse culture, favorendo il loro
vita di carità deve essere genuina, non può
Don Luigi Savoldelli
al tempo “umano”, a legami duraturi e
inserimento nella società, senza trascurare
che affondare le sue radici nella liturgia.
… Un recente studio del Servizio nazionale
“affettivi” e a tutto ciò che costruisce
azioni di promozione umana che facilitino
Invece noi siamo eredi di una mentalità
Famiglia e società dell’episcopato francese
comunione... La risorsa della Caritas è
il mantenimento delle relazioni con i loro
che ha isolato l’esperienza celebrativa, l’ha
afferma che “le famiglie sono l’immagine
quella di “fare vedere”, di “fare toccare” con
Paesi di origine...
sganciata dalla vita cristiana e ora permane
della società nella quale viviamo, ne sono
mano la novità della “vita buona” che nasce
direttore Ufficio pastorale
la fatica di recuperare le connessioni...
in qualche modo lo specchio. (…) Le
dal Vangelo. E questo proprio a partire
sociale del Lavoro
Servire nella condivisione
mons. italo mazzoni
L’intervento di don Italo Mazzoni, vicario episcopale per la Pastorale:
Creare relazioni caritative solide e
D
on Augusto Bormolini ci ha ricordato
l’importanza assoluta del collaborare
nelle varie dimensioni della pastorale
– la celebrazione, l’annuncio, la testimonianza – perché non possiamo pensare se non a
un unico progetto. Dobbiamo concentrarci
molto su questo.
PAGINe A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA
WWW.CARITASCOMO.IT
Perché la pastorale appare frammentata?
Siamo dentro un lavoro difficile e impegnativo della vita della Chiesa che abbiamo indicato con varie espressioni... Dagli anni ‘60 è
avvenuta una trasformazione notevole della
pastorale. Nasce, come abbiamo sentito, la
Caritas, l’Ufficio liturgico, l’Ufficio missionario con tutta la sua attività organizzata; nasce l’esperienza delle vocazioni, strutturate
in un centro vocazionale, l’esperienza della
pastorale giovanile dopo i convegni diocesani, le pastorali della famiglia e del lavoro... Si
sono andate aggiungendo anche la pastorale del turismo, la pastorale del tempo libero,
dello sport, la pastorale attenta all’arte,
la pastorale della comunicazione… E
diciamo che l’elenco potrebbe anche
non finire perché le grandi attività che
una comunità muove hanno bisogno di
indirizzo, di attenzione, di prospettive,
di progetti. Siamo dentro questa pastorale, che è divenuta molto differenziata e oggi più che mai sente il bisogno
di trovare quel punto forte di raccordo, quel punto forte nel lavorare insieme che permetterà di non avere moltiplicazioni e sovrapposizioni di enti,
di strutture pastorali, di iniziative che
comunque riguardano la comunità in
quanto tale e non una parte di essa...
Evangelizzazione è fare le comunità
… Il nome del progetto di lavorare insieme è “evangelizzazione”. “Evangelizzare” per noi cristiani significa “edificare delle comunità”. È un proget-
to preciso: si evangelizza costruendo
delle comunità; poi aggiungiamo le
qualità: aperte, accoglienti, generose.
L’evangelizzazione non è mai solo un
dire, né un testimoniare qualcosa come singoli; è costruire delle comunità
che hanno nell’Eucaristia il loro cuore,
il loro centro.
Relazione filiale, fraterna, nuziale
Parola-chiave, uscita oggi più di altre
è relazione... Per coglierne in qualche
modo il senso variegato, noi dobbiamo entrare dentro l’esperienza della
famiglia, che è la struttura umana che
esiste fin dal principio e che si fonda
precisamente sulle relazioni. Nella famiglia troviamo la relazione filiale, che
nella carità di tutti i secoli è entrata come esperienza forte. La relazione filiale mette in gioco molto l’accoglienza
della persona in quanto tale, per il suo
Caritas
Sabato, 5 maggio 2012
La formazione
in un cammino
di fede
L’obiettivo comune è far
maturare “scelte di vita”
basate su conversione,
crescita e gratuità.
Il ruolo delle associazioni
cristiane e delle Caritas
parrocchiali
Contributo del Centro
di pastorale giovanile
Anzitutto ci colpisce la particolare
sensibilità della Caritas rispetto alla
“funzione pedagogica” e la costante
ricerca di “nutrire la fede con la carità”. È
un terreno che può offrire percorsi, con
progettazione comune, per poter aiutare
le nostre comunità a scommettere
su una presenza capace di coltivare
relazioni e di favorire scelte di servizio...
Per molti giovani le esperienze di carità
sono belle e formative. Questo richiede
Il dibattito
Persone
di speranza
e strumento
sul territorio
di mantenere una certa semplicità di
accesso alle proposte o riflessioni della
Caritas...
Sul tema della “formazione”: la proposta
dei cammini giovani a livello diocesano
chiede certamente un lavoro nuovo
di progettazione comune, assieme
anche agli altri Uffici diocesani, per
evidenziare i tanti punti di accesso ai
cammini ecclesiali che oggi, di fatto, i
giovani cercano e percorrono. L’obiettivo
comune è quello di far maturare “scelte
di vita” per un’attenzione costante alla
carità e non solo organizzare o favorire
momenti di servizio ben preciso...
Sarà importante aiutarci a riflettere
sulla scarsa presenza di giovani nei vari
servizi caritativi... Sotto questo versante
possiamo valorizzare la testimonianza
di operatori delle Caritas parrocchiali
che, pur nell’ambito della riservatezza
loro richiesta, aiutino i giovani e l’intera
comunità alla conoscenza della realtà di
povertà del proprio territorio...
Un canale da percorrere insieme è
costituito certamente dalla riscoperta
del volontariato e del servizio come
occasioni di “primo annuncio”, di
Angelo Pipero (volontario Caritas Centro diurno)
Vorrei portare il saluto dei detenuti del carcere del
Bassone di Como e attenzione sul loro problema...
A Como la Caritas ha aperto un centro diurno,
che ospita non solo extracomunitari, ma anche
persone divise, divorziati: sono situazioni da non
sottovalutare.
Giorgio Riccardi (Acli di Como)
Una parola sul fondo “Famiglia Lavoro” della Diocesi.
Collaborando insieme abbiamo raccolto 748mila
euro. Questo denaro è stato distribuito in modo
equo a circa 500 persone con la collaborazione di
un centinaio di parrocchie del territorio. Un aiuto
introduzione e poi accompagnamento in
un cammino di fede...
Gabriella Roncoroni
Due considerazioni. 1) Non si tratta
della Caritas o della missione “in
crisi”: la questione è la fede, perché la
dimensione caritativa fa parte della
fede. La questione è lì e allora non è
solo la Caritas in causa. Il cammino di
conversione, maturazione, verifica,
ripartenza è quello della Chiesa, delle
comunità, non solo della Caritas. 2) Non
perdere lo specifico in una pretesa di
essere dappertutto. A forza di dire che
tutto è missione e tutto è carità corriamo
il rischio di perdere un’identità propria
che dà invece il gusto all’azione pastorale
della Chiesa...
Una sfida a cui siamo chiamati come
Centro Missionario Diocesano e in cui
“serve” la Caritas: accanto ai migranti
di prima e seconda generazione
per passare dalla carità spicciola e
dall’accoglienza all’evangelizzazione:
un tavolo attorno al quale Caritas, Cmd
e Migrantes devono decidere di sedersi
per conoscere e prendere coscienza di
economico e un investimento sulla persona.
Padre Luigi Generoso (Comboniani di Rebbio)
Vedo che le sfide che avete voi sono le stesse che si
trovano in terra di missione: questa frammentarietà
delle azioni pastorali. Sarebbe ottimo se migranti,
Caritas e Gruppo missionario potessero lavorare
insieme...
Don Giusto Della Valle (parroco di Rebbio)
È importante fare il collegamento tra gestione
dei beni economici della Diocesi e la Caritas... è
opportuno verificare il rapporto tra i beni inutilizzati
che la Diocesi ha e la gestione di questi beni per le
persone bisognose...
«Siamo dentro un lavoro impegnativo della vita della Chiesa»
attenzione alla pedagogia dei fatti
valore, il suo essere prima ancora che per il
suo fare.
Seconda tipica relazione della famiglia è la
fraternità. Credo che oggi l’esperienza caritativa si muova soprattutto su questa onda. La
fraternità implica la condivisione dei beni, si
mangia spezzando il medesimo pane, stando
sotto lo stesso tetto, condividendo quello che
c’è finché c’è. Ed è una categoria di relazione
importantissima, per definire tanti rapporti
umani compresi quelli in cui condividiamo
dei beni...
La categoria più significativa all’interno della
famiglia è quella della “nuzialità”. Esprime
un amore che mentre viene dato richiede un
ritorno... La categoria della nuzialità chiede
in qualche modo che ci sia un ritorno, una
maturità particolare. È molto meglio essere a
un livello nuziale che a un livello filiale, perché il figlio dipende sempre. Cristo è venuto
a consegnarci questo amore nuziale. Per cui
l’Eucaristia è il dono del corpo e anche la ca-
rità è il dono gratuito del corpo che richiede un dono gratuito dell’altro corpo...
La pedagogia dei fatti
… Credo di dover raccogliere per gli Uffici e per coloro che lavoreranno a livello
diocesano, l’esigenza della pedagogia dei
fatti. Curare i cammini di fede, quei cammini di fede che riguardano l’iniziazione
cristiana, i fidanzati, i giovani; cammini
di fede in cui siano integrate le forti esperienze liturgiche, caritative e catechistiche, magari con proposte più ridotte nella quantità, ma più ricche di qualità. Avere a cuore la vita dei giovani: oggi fanno
tante esperienze, ma non fanno l’unica
esperienza seria, quella della continuità,
che è la vera esperienza dell’amore... In
particolare credo che dovremo insieme
concentrarci su quelle indicazioni che
il vescovo continua a ripeterci: preparazione al matrimonio fatta bene. C’è biso-
gno di dare dei segnali nella comunità in
modo che la preparazione al matrimonio
sfoci nella celebrazione del matrimonio
come segno di una carità cercata, amata
e vissuta, non come un nuovo egoismo
amplificato. Dedicarsi alla formazione.
Posso anticipare qui che sulla formazione
in Diocesi si sta preparando un progetto
globale, che ovviamente prevede una formazione, fondamentale per il cristiano,
di tipo spirituale. Questa formazione ha
il suo luogo privilegiato nella comunità
parrocchiale: è la formazione alla fede,
alla santità, all’ascolto della parola, alla
celebrazione dei sacramenti. Poi c’è bisogno di una formazione di tipo pastorale – e quindi un po’ specifica – che si
svolgerà a livello vicariale con dei corsi e
a livello diocesano con scuole un po’ più
impegnative...
don Italo Mazzoni
vicario episcopale per la Pastorale
9
questa realtà, assumere uno stile, vivere
l’ascolto e il dialogo, decidere qualche
passaggio di concretezza e d’azione...
Lo specifico di ciascuno deve emergere
nei cammini formativi. È importante la
comunicazione del proprio cammino
specifico formativo per raccordare
incontri e proposte.
A livello di parrocchia e di animazione di
territorio segnalerei il campo educativo.
In questo campo la Caritas dovrebbe
ricordarci una relazione educativa
attenta a: far evolvere l’emotività
che nasce di fronte all’emergenza, a
un’attenzione stabile per la povertà, alla
gratuità, all’accoglienza dell’“altro”, alla
condivisione di quello che ho...
direttore Centro
Missionario Diocesano
Marco Arighi
L’Azione Cattolica ritiene che una
scelta prioritaria sia quella di proporre
instancabilmente cammini di
educazione e di formazione di qualità.
Vediamo alcuni tratti salienti di un
cammino di formazione di qualità: che
si svolga nella ordinarietà e non solo
in momenti straordinari e saltuari; che
si svolga in parrocchia (o nel vicariato)
in modo da essere diffuso, per poter
raggiungere molti; che siano organici,
rispettosi delle età e condizioni dei
destinatari. Una formazione pensata
per le diverse fasce d’età, ma che
sappia accompagnare i passaggi tra
le generazioni per non perdere per
strada le persone... Una formazione
che faccia sperimentare la bellezza del
Vangelo e non la sappia solo raccontare.
Una formazione così esige educatori
preparati in modo serio e rigoroso...
Nel piano pastorale il Vescovo indica
che il rinnovamento della pastorale
passa inequivocabilmente attraverso la
formazione dei laici. E questa è elencata
tra le finalità dei Vicariati.
Questo è un servizio che sentiamo di
poter offrire. Non tanto alla Caritas,
quanto alla Chiesa...
Il Vescovo scrive ancora nel piano
pastorale: “Considero l’Azione Cattolica
la scelta che in modo singolare incrocia
l’esigenza di formazione spirituale e
pastorale dei laici, nella globalità della
vita e della missione della Chiesa”...
vicepresidente Adulti
Azione Cattolica
Wanda Marchesotti (operatrice Caritas)
A quale tipo di formazione devo partecipare? A quella
della parrocchia, a quella di Azione Cattolica, a quella
della Caritas? La formazione è una sola, è quella del
Vangelo. Perché non facciamo una formazione unica,
per non avere il dubbio di dove collocarsi?
Gabriella Noseda (volontaria del CdA di Como)
Nella nostra realtà è spesso confusa l’appartenenza
alla Caritas parrocchiale con l’operatività. Mentre
invece non è presente la funzione pedagogica.
Quando si fanno gli incontri Caritas si scivola
sull’aspetto dei servizi, un po’ meno sull’aspetto
pedagogico...
Vita diocesana
10 Sabato, 5 maggio 2012
Agenda
del Vescovo
La situazione contingente
invita tutti all’impegno:
ai cristiani è chiesto
sostegno umano
Veglia di
preghiera
per il lavoro
6 maggio
A Bellagio, Molo 14.
7 maggio
A Como, in Vescovado, al mattino,
udienze e colloqui personali; nel
pomeriggio, a Sondrio, commissione
per la beatificazione del Rusca; a
seguire, alle ore 18.00, presso la chiesa
Collegiata, Santa Messa.
8 maggio
A Como, in Vescovado, al mattino,
udienze e colloqui personali; a Como,
in Cattedrale, alle ore 21.00, Santa
Messa con il cardinale metropolita
di Milano Angelo Scola a chiusura
dell’Anno Innocenziano.
11-12 maggio
Visita pastorale nel vicariato di
Mandello del Lario: parrocchia di
Lierna.
14 maggio
A Como, in Duomo, alle ore 21.00,
Santa Messa nella Festa della
Dedicazione della Cattedrale.
■ Ufficio Liturgia
Concelebrazione eucaristica a
conclusione dell’Anno innocenziano
Cattedrale di Como, martedì 8 maggio,
ore 21.00, presiede Sua Eminenza
Rev.il Cardinale Metropolita Angelo
Scola, Arcivescovo di Milano. Fedeli,
associazioni, movimenti, autorità
civili e militari, tutti sono invitati a
partecipare. I sacerdoti che intendono
unirsi alla concelebrazione si ritrovano
nella chiesa di san Giacomo per le ore
20.40 (portare il proprio camice).
Concelebrazione eucaristica
nell’anniversario
della Dedicazione della Cattedrale
Lunedì 14 maggio, ore 21.00. Si
invitano i concelebranti a ritrovarsi, in
Duomo, per le ore 20.45, presso il fonte
battesimale.
L
unedì 30 aprile, in diversi vicariati
della diocesi di Como, si è svolta la
veglia di preghiera dedicata al tema
“Lavoro, famiglia, solidarietà”. Prestino
(per il vicariato di Como-Rebbio),
Canonica-San Lorenzo, MandelloSacro Cuore (con la presidenza del
vescovo Diego Coletti), Morbegno-San
Giovanni, Chiavenna-San Lorenzo,
Sondrio-Collegiata: questi i luoghi che
hanno ospitato il momento di riflessione
in occasione della Festa del lavoratori
del Primo Maggio. Una ricorrenza che,
considerata la particolare contingenza,
ha puntato l’attenzione sul lavoro che
non c’è, non è sufficiente o è a rischio.
Una situazione precaria in Italia come
in Europa: nelle scorse settimane l’Istat
disegnava un Paese dove si contano 3
milioni di inoccupati (fra disoccupati
e persone talmente esasperate da aver
rinunciato alla ricerca di un’occupazione
più o meno fissa). In Spagna i possibili
lavoratori ridotti a questa condizione
sono addirittura 5 milioni. Sempre gli
istituti di statistica, insieme agli organi
di informazione, quotidianamente
ricordano che gli stipendi non bastano
più, perché non crescono in maniera
proporzionale ad aumenti di tasse e
di spese; e le tutele per chi il lavoro
ce l’ha – e vuole tenerselo – devono
necessariamente essere riviste al
basso… E basta guardarsi
intorno per accorgersi che
al mercato prolificano le
bancarelle con i prodotti
alimentari di dubbia qualità (ma a
prezzi competitivi), così come quelle
di chi offre merce di seconda mano
– di qualsiasi tipo – a pochi euro. È il
quadro di un’Italia in recessione, dove,
anche solo psicologicamente, si fa
fatica ad accettare la prospettiva di stili
di vita più sobri. Nella nostra diocesi
ci sono molte famiglie in difficoltà. È
significativo l’aumento degli accessi ai
servizi di sostegno messi a punto dalla
Caritas, mentre il Fondo diocesano
“Famiglia-Lavoro”, in questi tre anni,
è stato di aiuto a circa 700 nuclei in
affanno a causa della crisi economica.
«La Veglia di lunedì scorso – spiega
il delegato per la pastorale sociale e
del lavoro don Giuseppe Corti – si
è concentrata su quattro intrecci tra
famiglia e lavoro, avendo ben presente il
tema del prossimo incontro mondiale di
Milano: la famiglia anima della società;
il lavoro sfida la famiglia; il lavoro e la
festa nella famiglia; la festa tempo per
la famiglia. Ognuno ha dato occasione
per la preghiera e la riflessione, avendo
come spunto la Parola di Dio e il
Magistero della Chiesa. Per uscire dalla
crisi – aggiunge don Giuseppe – serve
l’impegno solidale di tutti e quindi
anche dei cristiani, che devono mettere
in campo la loro peculiare competenza:
quella della preghiera». «Ho voluto
essere presente a Mandello del Lario –
dice monsignor Coletti – non solo per
la coincidenza che in questo vicariato
è in corso la visita pastorale. Ma perché
in questa zona, dove vi è sempre stata
una consolidata tradizione industriale,
il settore metalmeccanico sta vivendo
fatiche non indifferenti. È importante,
come cristiani, far sentire alle famiglie e
ai lavoratori in difficoltà – che diventano
il simbolo di altre situazioni simili
purtroppo presenti sul nostro territorio
– la vicinanza umana e la forza della
preghiera. Affinché insieme si dia un
concreto contributo alla ricerca di
soluzioni per la crescita e lo sviluppo».
«Oggi è necessario recuperare la
cultura del lavoro – aggiunge ancora
don Corti –. Nella “Laborem Exercens”
Giovanni Paolo II affermava che il
“lavoro è questione essenziale per
l’uomo”. Per combattere la crisi si stanno
adottando tanti rimedi tampone, ma
solo una ripresa dell’attività produttiva
potrà debellarla. Attenzione, però:
per rimettere in moto il Paese, non si
possono considerare leciti i metodi
che consentono di dribblare i principi
etici e i diritti dei lavoratori. La persona
deve sempre al centro. Come Chiese di
Lombardia – conclude don Giuseppe
stiamo riflettendo anche sul lavoro
festivo, auspicando la riscoperta del
valore del “tempo festivo” come tempo
per le relazioni ispirate alla gratuità e
ai valori, nel rispetto della dignità di
ciascuno». (Enrica Lattanzi)
Cresima nella Veglia di Pentecoste
C
ome già accaduto negli ultimi anni, alla
Veglia di Pentecoste in Cattedrale con la
presidenza del Vescovo, sabato 26 maggio,
alle ore 21.00, si celebrerà l’Eucaristia con il
Sacramento della Confermazione. Si chiede
ai parroci che stanno localmente curando la
preparazione alla Cresima di giovani e adulti che
prendano in attenta considerazione la possibilità
indicata. Per ragioni pratiche, occorre segnalare
al più presto l’adesione comunicando
anche, per facilitare i contatti, il numero di
cellulare del candidato. Si informa che sarà
necessaria la presenza di cresimandi (muniti
del certificato di Battesimo e dell’attestato
di avvenuta preparazione) e padrini
all’incontro preparatorio che si terrà in Duomo
mercoledì 23 maggio alle ore 20.30. Per ogni
chiarimento telefonare allo 031 3312216(252)
■ Il Vangelo della domenica: 6 maggio - V domenica di Pasqua
«Io sono la vite vera» (Gv 15,1-8)
Da questa settimana il commento
al Vangelo è affidato a don Alfonso
Rossi, dal 2000 parroco prevosto
di Chiesa Valmalenco e amministratore parrocchiale di Primolo
Prima Lettura:
At 9, 26-31
Seconda Lettura:
1Gv 3, 18-24
IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI
Stupendo Gesù; per farsi capire usa il
linguaggio della gente e dà un esempio anche a noi sacerdoti. Nel cenacolo gli apostoli hanno capito subito.
Il rapporto di amore e di unità con il
maestro, nel Mistero Pasquale di morte e risurrezione che quella sera stava
iniziando, era giunto al massimo, appunto come i tralci sono uniti alla vite,
sotto lo sguardo amabile del Padre che
è l’agricoltore e “ con il conforto dello
Spirito Santo” per usare la bella espressione della prima lettura. E poi quel
verbo “ rimanere” ripetuto sette volte,
come il giorno della chiamata dei primi discepoli ( Gv. 1.39) e ripreso nella
seconda lettura, con l’invito a mai stac-
carsi dalla Vite - Gesù per non diventare rami secchi e inutili. Un rapporto
d’amore che coinvolge anche noi, con
la linfa ( la vita di Grazia ricevuta nei
Sacramenti) che passa da Gesù a noi e
ci unisce non solo a Gesù ma anche tra
di noi in una serie armoniosa di filari
che compongono il Popolo di Dio. Una
cosa davvero bella e grande da contemplare e gustare nella preghiera.
CHI RIMANE IN ME PORTA
MOLTO FRUTTO
Sono stupendi da osservare i terrazzamenti del versante retico della Valtellina, ma se decorano solo in paesaggio non ricompensano i contadini che
hanno coltivato la vite tutto l’anno. Al
momento giusto, la vite deve produrre
l’uva, e si intende buona e abbondante.
Così il cristiano. Se sta unito a Gesù
porta frutto. Magari ci sarà bisogno anche di qualche taglio, qualche rinuncia,
di una pigiatura che come l’uva nel tino
ti fa soffrire; poi il frutto è assicurato.
“ Frutti di santità e di pace” ci fa invocare la preghiera di colletta. Come Nicolò Rusca che l’anno prossimo avremo la gioia di invocare “ beato”.
VINO DOC
Alla riunione di un Consiglio di partecipazione, un consigliere entra in sala
con una bottiglia con scritto sull’etichetta “ Diaul”. Resto meravigliato; mai
saputo di questo vino valtellinese. Per
stare più tranquillo, prima di berlo lo “
esorcizzo” con l’acqua. Non si sa mai!
Poi dico: sarà bene che mi presenti al
parlamento di Strasburgo con una bella
confezione di bottiglie di Paradiso, Inferno, Diaul. Chissà; se qualche politico o burocrate non conosce la storia e
fa fatica a riconoscere le radici cristiane dell’Europa dalla Bibbia, dal pensiero, dall’arte, dalle opere di carità, forse
si convincerà con un buon bicchiere di
vino valtellinese! Segue una fragorosa
risata.
don ALFONSO ROSSI
Chiesa in Italia
Sabato, 5 maggio 2012
11
Beatificato a Roma. Il noto economista e padre di famiglia: una santità del quotidiano
U
n testimone attuale della
fede e della via per la santità,
ancorché vissuto a cavallo tra
XIX e XX secolo. Giuseppe Toniolo
è stato proclamato beato domenica
29 aprile nella basilica romana di San
Paolo fuori le Mura. A presiedere il
rito, quale rappresentante del Papa,
il cardinal Salvatore De Giorgi,
che ha concelebrato assieme ad
altri 10 cardinali e 25 vescovi, alla
presenza di oltre 5 mila persone – in
gran parte soci dell’Azione cattolica
– giunte da tutt’Italia. Subito dopo
la cerimonia, al termine del Regina
Cæli, Benedetto XVI dal Vaticano ha
rivolto un saluto speciale ai pellegrini
riuniti nella basilica, ricordando
che il messaggio di Toniolo è “di
grande attualità, specialmente in
questo tempo: il beato Toniolo indica
la via del primato della persona
umana e della solidarietà”. Dopo
la proclamazione del nuovo beato,
di cui la Chiesa celebrerà la festa
liturgica il 7 ottobre, Francesco
Bortolini, il ragazzo che ha ricevuto
la guarigione per intercessione
di Toniolo, ha deposto le reliquie
accanto all’altare.
Il traguardo della santità
“La vocazione alla santità” è il
“traguardo di ogni altra vocazione
nella Chiesa, dono della carità di Dio”. E
dono dell’amore di Dio all’Italia è stato
“Giuseppe Toniolo”, ha detto nell’omelia
il card. Salvatore De Giorgi, ricordando
il suo fermo impegno a farsi santo. Per
questo, ha osservato il porporato, Toniolo
“si dette un regolamento di vita spirituale
e professionale”, diventando “un vero
contemplativo dell’azione”. In realtà,
“il radicarsi in Dio fu l’anima del suo
impegno cristiano nella famiglia, sulla
cattedra e nella società”. Innanzitutto,
“considerò la famiglia il luogo primario
della sua santificazione e della sua
missione”, offrendo “un’affascinante
testimonianza della dignità e della
bellezza della famiglia, fondata sul
matrimonio indissolubile e fedele”. Poi,
“insigne professore universitario, sulle
cattedre di Padova, di Modena e di Pisa,
seppe essere - ha precisato il cardinale non solo il maestro qualificato dei giovani
studenti, ma soprattutto il loro amico
ed educatore nella ricerca della verità”.
Infatti, “avvertiva già allora l’emergenza
educativa per il clima universitario
indifferente od ostile alle fondamentali
istanze religiose e morali, come anche
l’urgenza di una solida formazione
culturale cristiana che preparasse le
nuove generazioni ad affrontare le sfide
del futuro”. Impegnato per il Movimento
Cattolico, la Società della Gioventù
Cattolica (primo nucleo dell’Azione
cattolica italiana), la Fuci, l’Opera dei
congressi, l’Unione cattolica per gli studi
I
l 61° Congresso nazionale
della Fuci, svoltosi fra Urbino
e Roma, si è concluso con
la partecipazione degli oltre 200
congressisti alla beatificazione
di Giuseppe Toniolo. La scelta,
affermano i presidenti nazionali,
Francesca Simeoni e Alberto
Ratti, è legata al fatto che la Fuci
sente “la figura di Giuseppe
Toniolo, professore universitario
e uomo di fede, molto vicino allo
spirito della nostra Federazione.
Inoltre la nostra partecipazione
si spiega per ragioni storiche,
dato che fu proprio la Fuci, nella
persona dell’allora presidente
Igino Righetti, a richiedere l’avvio
della causa di beatificazione”.
Francesca Simeoni fa un bilancio
del Congresso che ha avuto per
tema È appena l’aurora - Chiesa,
Concilio, Contemporaneità: 50
anni fa, 50 anni dopo”
Quali spunti sono venuti dal
Congresso nazionale?
“I relatori ci hanno dato stimoli
importanti e hanno cercato di
mediare quelli che sono stati i
frutti e il messaggio del Concilio
✎ Riflessioni
E
Toniolo:
un testimone
molto attuale
sociali, l’Unione popolare, le Settimane
Sociali e l’Università del Sacro Cuore,
Toniolo “si presenta a noi come un
italiano che ha amato e servito la Chiesa e
l’Italia, da cristiano e cittadino esemplare:
è questa la vera laicità”.
Gioia, impegno, libertà
Il beato è stato ricordato nel pomeriggio
dal presidente della Cei, cardinal Angelo
Bagnasco, in un confronto promosso per
l’occasione dall’Azione cattolica italiana,
all’interno del convegno delle presidenze
diocesane. Assieme a Bagnasco, sul tavolo
dei relatori, il ministro pachistano Paul
Bhatti, il ministro Lorenzo Ornaghi,
l’economista Stefano Zamagni. Un uomo
libero, che ha vissuto “un cristianesimo
pieno di speranza” e si è mosso sempre
nell’amore per la Chiesa e nella fedeltà
al Pontefice è l’immagine usata dal
presidente della Cei per descrivere
Toniolo. Mentre il presidente nazionale
dell’Azione cattolica, Franco Miano,
ha dichiarato che “la gioia per la
beatificazione si trasforma in impegno
a far conoscere questa bellissima
figura e seguirne l’esempio, pur nelle
mutate condizioni” storiche e sociali,
ma ciononostante caratterizzate da
“un’uguale urgenza di far conoscere il
messaggio cristiano”.
Il card. Bagnasco è partito riflettendo
sulla cifra della “libertà interiore” del
nuovo beato, “serenamente coraggioso
sempre e ovunque”. Proprio perché libero,
ha sottolineato Bagnasco, “è un uomo
luminoso che vive un cristianesimo
pieno di speranza”, avendo “alla base” il
desiderio di diventare santo, consapevole
che “la santità è la via della vita vera
e della gioia, e che s’incrocia con la
vita concreta di ciascuno secondo la
vocazione che Dio dona”. Dunque, ha
precisato, “la santità non nonostante
i propri doveri di famiglia e di lavoro,
ma proprio attraverso quei doveri a cui
ciascuno è chiamato”. Altro aspetto messo
in rilievo dal presule è stato l’amore di
Toniolo “per la Chiesa, che sentiva come
la sua famiglia, la sua casa perché la barca
di Cristo. E, nella Chiesa, la sua assoluta
devozione al Papato e al suo Magistero”.
Egli era “profondamente convinto” della
“missione sociale della Chiesa”, “fondata
sul fatto di avere la visione della storia”
e capace di un rinnovamento che può
rigenerare l’uomo e, quindi, “ogni sistema
economico, finanziario, politico e sociale”.
“Della persona e del suo primato – ha
aggiunto – la Chiesa è esperta, esperta
quindi in umanità. Da qui la convinzione
profonda del beato, che la società si
rigenera quando segue i principi dell’etica
sociale cristiana, mentre decade quando
se ne allontana: principi che non sono
confessionali e quindi riservati ai
cattolici, ma universali, perché attengono
all’uomo di sempre senza aggettivi, e alla
sua esperienza”.
✎ il congresso della fuci |
sperti in umanità. Con questo titolo si
è svolto a Roma il convegno delle presidenze diocesane dell’Azione Cattolica
italiana, nei giorni in cui la Chiesa proclamava beato un economista, un padre di famiglia: Giuseppe Toniolo. Riflettere sul Concilio, a partire dal titolo dell’incontro – una
felice espressione di papa Paolo VI – e dalla
figura del nuovo beato, significa innanzitutto avere attenzione alla persona, mettendo in
primo piano “le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono”, come
si legge nel proemio della “Gaudium et Spes”.
L’Azione Cattolica, come la conosciamo oggi,
è figlia del Concilio, di quella esperienza viva
di formazione delle coscienza che il Vaticano
II nella “Apostolicam Actuositatem” indica e
promuove al numero 20. Il titolo dell’incontro
è anche un modo per ribadire che far memoria
di questo evento apertosi cinquant’anni fa, l’11
ottobre, non significa tirar fuori dalla libreria
dei volumi per togliere la polvere che si è depositata ma è impegno a continuare un cammino per mettersi in ascolto dell’altro, in una
“rinnovata presa di coscienza delle esigenze
del messaggio evangelico”, ricordava Paolo VI
nella “Populorum Progressio”, l’Enciclica resa
nota il 26 marzo 1967, a poco più di un anno
dalla conclusione dell’assise conciliare, che impone alla Chiesa, e dunque a tutto il popolo
di Dio, di “mettersi al servizio degli uomini,
onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di
tale grave problema e convincerli dell’urgenza di un’azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”. Una Chiesa esperta in
umanità chiamata a continuare, scriveva papa Montini, l’opera stessa di Cristo “venuto nel
mondo per rendere testimonianza alla verità,
per salvare, non per condannare, per servire,
non per essere servito”. L’Azione cattolica di Vittorio Bachelet, della scelta religiosa, traduce
e applica, nelle realtà locali, quell’essere comunità e Chiesa che il Concilio ha disegnato,
chiamando al rinnovamento; e Giuseppe Toniolo è stato, in un certo senso, anticipatore del
Concilio, con il suo stile di vita familiare, con
le sue intuizioni in economia, evidenziando
l’elemento etico quale fattore intrinseco delle
leggi economiche. Per il nuovo beato esisteva
una gerarchia di valori che vedeva al primo
posto il primato della fede e dell’impegno spirituale, e tutto doveva essere letto in questa prospettiva, anche le leggi economiche. Il secondo
punto da tenere sempre presente era il valore
della cultura. Certo Toniolo è un uomo vissuto
in quel tempo che progressivamente vedrà il
passaggio alle società industriali; il suo Papa è
Leone XIII e la sua “Rerum Novarum”. Ma non
per questo è meno attento a vivere la vocazione del cristiano nelle realtà quotidiane, nella
società, nelle istituzioni, nella politica, che si
tradurrà nell’ipotizzare le Settimane Sociali, e
nell’intuizione di una “democrazia cristiana”
non ancora partito, ma scelta prima di tutto
culturale, sociale e politica: elementi, questi,
che ci aiutano a leggere in modo nuovo parole
antiche. (Fabio Zavattaro)
di Gigliola Alfaro
Le sfide del confronto e del dialogo
Vaticano II in modo specifico
per una federazione di giovani
studenti. Ad esempio, parlando
dell’aspetto teologico del Concilio,
è emerso che l’immagine di Chiesa
offerta non è quella del Cristo
Pantocrator ma del Cristo che si
sacrifica, quindi di un amore che si
dona. Questo per noi si traduce in
un’indicazione di mettere al centro
della nostra fede la dinamica del
dono. Un altro spunto è stato
l’invito a coltivare un’interiorità,
come sede dei valori vitali ed
aperta alla relazione con gli altri.
Importante anche lo stimolo a
maturare nella consapevolezza
del nostro ruolo di laici come
collaboratori e corresponsabili
all’interno del Popolo di Dio. Ci ha
molto colpito anche il messaggio
di non temere, di credere che il
Concilio porterà i suoi frutti con
il tempo. La Chiesa del Concilio
si è posta in un atteggiamento
di apertura e di ascolto anche
dei fratelli non credenti e delle
altre Chiese e quindi dobbiamo
coltivare anche noi questo dialogo”.
Cosa può dire il Concilio Vaticano
II ai giovani cattolici di oggi?
“Il Concilio ha reso condiviso lo
spirito di amore profondo per
l’uomo contemporaneo, con un
atteggiamento fondamentale
di grande fiducia che anche
nell’uomo di oggi c’è quella ricerca
della verità che lo conduce a Cristo.
Un secondo aspetto è l’importanza
del dibattito, del confronto tra
diversità, confronto che si basa
però su una comunione di fondo
e che non è mai confronto sterile,
ma è un camminare insieme.
Questo i padri conciliari lo hanno
incarnato e ce lo hanno consegnato
nella nostra Chiesa attraverso i
diversi carismi dei movimenti
laicali, ma al tempo stesso
sottolineando l’importanza di
essere un noi comunionale. Infine,
come giovani il nostro compito
nella Chiesa è quello di essere la
speranza, il futuro. Infatti, Paolo
VI nel concludere il Concilio lo
lasciò ai giovani dicendo che sono
loro i testimoni di una Chiesa che
è giovane perché mostra il volto
di Cristo che sempre si rinnova
insieme con la sua Chiesa”.
Qual è il contributo specifico che
la Fuci può dare alla Chiesa?
“È un contributo innanzitutto
di attenzione e di riflessione. I
fucini abitano nell’Università,
che il luogo di elaborazione
della contemporaneità, delle
arti, del progresso scientifico e
culturale. La Fuci accompagna i
giovani, protagonisti della società
di domani, in questa fase di
elaborazione intellettuale e dunque
nel compito della mediazione,
che anche il Concilio fece, tra il
messaggio del Vangelo e la cultura
contemporanea. D’altro canto,
i semi di verità stanno anche
nell’uomo di oggi, nel progresso
culturale, in tante istanze che la
cultura sente. Direi che il nostro
contributo sta nella fatica della
mediazione e della sintesi cristiana
anche negli ambienti in cui si
elabora la cultura e la scienza”.
Queste sono le sfide di oggi?
“Sì, la fatica di testimoniare la
bellezza dell’essere cristiani anche
in Università, in cui la ricerca
intellettuale si allontana dal
messaggio cristiano, e la fatica di
testimoniare una Chiesa aperta”.
Avete partecipato alla
beatificazione di Toniolo: qual è il
suo messaggio per voi giovani?
“Toniolo può dire molto perché
fu un professore attento al
dialogo con gli studenti e alla loro
valorizzazione, oltre che un padre
di famiglia”.
12 Sabato, 5 maggio 2012
Visita pastorale
L’abbraccio
a Lierna e
alle sue frazioni
L
ierna, con i suoi 2250 abitanti
suddivisi in undici frazioni, è
situata sulla Riviera Orientale
del Lario. Benché si ipotizzi una
sua origine celtica, il ritrovamento di
reperti archeologici e in particolare di
un pavimento a mosaico ora esposto a
Palazzo Belgioioso a Lecco confermano la
presenza romana.
Il paese, feudo del Monastero di S. Dionigi
di Milano dal 1035 al 1202, fu a lungo
conteso tra Milano e Como. Nel 1499
passò sotto il dominio di Marchesino
Stanga e nel 1533 sotto quello degli
Sfondrati di Cremona, feudatari della
Riviera sino al 1788.
Splendide ville costruite nei primi
decenni del Novecento contornate da
parchi abbelliscono il paesaggio. Famosa
è l’insenatura naturale di Riva Bianca, con
il suggestivo borgo di Castello formato da
un agglomerato di abitazioni costruite dal
XVI al XVIII secolo, racchiuso entro i resti
delle mura medioevali di una fortezza.
L’intitolazione della chiesa parrocchiale
a S. Ambrogio è legata alla dipendenza
feudale di Lierna da Milano. Nel XII
secolo si accenna alla presenza di un
edificio religioso e nel 1500 ad una chiesa
intitolata a S. Ambrogio, affidata ad un
rettore della Pieve di Mandello.
Nel 1593 il vescovo Ninguarda riferisce
che la chiesa era di modeste dimensioni,
recava l’immagine di S. Ambrogio
affrescata sulla facciata e possedeva un
altare con un’ancona dipinta. L’attuale
chiesa parrocchiale fu costruita nel
1626 ingrandendo la precedente e fu
consacrata nel 1627.
La parrocchia di Lierna fu eretta nell’anno
1619 dal vescovo Archinti e per secoli
la sua sopravvivenza fu legata alla
beneficenza dei liernesi e ai modesti
redditi agricoli provenienti da terre di
Prosegue la Visita pastorale
al vicariato di Mandello del
Lario. Venerdì 11 e sabato
12 maggio il Vescovo
incontrerà la comunità
di Lierna. Durante la
visita è prevista anche
l’inaugurazione dei nuovi
campi sportivi dell’oratorio
e dei restauri alla chiesa
proprietà.
Nel 1778 l’edificio fu ampliato e rinnovato
con il rialzo del campanile, l’apertura dei
finestroni e il rifacimento del portone
centrale, mentre all’inizio dell’Ottocento
furono posti l’altare maggiore marmoreo e
il coro ligneo.
Attualmente la chiesa presenta un
campanile di origine romanica, databile
all’inizio del secolo XI ma molto
modificato e la facciata è ornata da un
mosaico moderno con una scena della
vita di S. Ambrogio.
Il Santo titolare è raffigurato anche in
una tela di inizio Settecento posta a
sinistra della porta d’entrata. Segue la
settecentesca cappella di S. Antonio con
una bella tela di F. Ferrario e l’altare del
Sacro Cuore eseguito negli anni Trenta
del Novecento.
A destra sono degni di nota la cappella
del S. Rosario ornata di stucchi e il quadro
della B.V. del Rosario eseguito nel 1628 dal
pittore valtellinese G. B. Macolino.
Gli affreschi della volta, raffiguranti
episodi della vita di S. Ambrogio e il
medaglione centrale dell’abside furono
dipinti dal pittore bergamasco U.
Marigliani nel 1935, mentre di autore
ignoto sono i due grandi quadri del 1732
posti sulle pareti del coro, rappresentanti
L’Adorazione dei Magi e La Strage degli
Innocenti.
Nel 1972 avvenne la revisione e il
restauro di tutto il complesso pittorico
ad opera del restauratore Sessa di
Bergamo e attualmente sono in corso di
sistemazione il campanile e il tetto. Oltre
alla parrocchiale in paese sorgono altre
antiche chiesette a cui gli abitanti delle
frazioni sono molto legati: S. Maurizio
e Lazzaro nel Castello e S. Michele a
Sornico entrambe di origine medioevale,
S. Martino a Casate, S. Bernardo a Villa e
l’Oratorio del S. Crocifisso edificate nei
primi decenni dell’Ottocento.
Il notevole sviluppo edilizio avvenuto
negli ultimi cinquant’anni ha portato
ad un significativo incremento della
popolazione liernese e del turismo
residenziale, mentre è quasi del tutto
sparita l’attività agricola. In anni recenti è
sorta anche una nuova zona industriale
presso la frazione di Giussana.
I principali servizi pubblici sono posti
lungo il viale che porta alla parrocchiale:
il Municipio, la Pro loco,le scuole, la
palestra comunale, l’oratorio con i campi
sportivi e la sede delle associazioni
di volontariato costituite dal Gruppo
Alpini, dalla squadra antincendio e
dall’Associazione don Alberto Sosio che si
occupa del trasporto degli anziani.
Il vescovo sarà ospite a Lierna nei
giorni 11 e 12 maggio. Dopo l’arrivo nel
pomeriggio di venerdì, dedicherà un
saluto alla Scuola dell’Infanzia a cui
seguirà la S. Messa al Cimitero. Incontri
con il gruppo del “dopo Cresima” e con
la Comunità apostolica concluderanno la
giornata.
Il sabato, dopo un incontro col parroco
e la visita ad un ammalato, visiterà le
chiesette delle frazioni incontrando i
rappresentanti delle varie associazioni.
La mattinata si concluderà con la recita
dell’Angelus nel suggestivo ambiente
della chiesetta di Castello.
Il pomeriggio sarà dedicato
all’inaugurazione dei nuovi campi sportivi
dell’oratorio e all’entrata festosa sul
sagrato con saluto del sindaco.
Dopo la Messa solenne il vescovo
benedirà il nuovo tetto della chiesa e
il campanile recentemente restaurato.
Il corpo bandistico liernese allieterà la
giornata con le sue musiche.
FRANCA PANIZZA
In Missione
“ECOSOFIA: per R-esistere alla crisi
antropologica”.
Tra morale
ed etica,
la via della
missione
Continua il cammino di formazione
missionaria per i giovani organizzato
dal Centro Missionario Diocesano
all’interno del cammino diocesano
di Strade per Scegliere. L’ultimo
incontro si è tenuto a Cavallasca lo
scorso 21 e 22 aprile.
el (fresco) sabato pomeriggio
del 21 aprile il gruppo dei
ragazzi del corso missionario
si riunisce all’ormai familiare
Oasi San Giuseppe, per il consueto
week end mensile (siamo già al quarto,
nonché penultimo incontro!). Sotto
un cielo minaccioso di pioggia, in
giardino, conosciamo padre Paolo
Latorre, comboniano operante presso
la missione di Korogocho, in Kenya.
OPERARE CON
GIUSTIZIA
Padre Saverio Paolillo è
missionario comboniano a
Vitoria del Santo Spirito in
Brasile. Lo scorso 1 aprile
è stato protagonista con un
gruppo per la difesa dei diritti
umani di un’incursione a
sorpresa nel carcere minorile
della città e di una denuncia
delle gravi condizioni in cui
vengono detenuti i ragazzi.
M
olte volte qualcuno
mi dice: “Ma tu sei un
missionario, sei un
economista, sei un assistente
sociale, sei un operatore sociale?
In fin dei conti qual è il tuo
ruolo? Qual è la tua vocazione?
Perché tu parli di debito, parli
di economia, parli di politica, e
dov’è il Vangelo in tutto questo?”
13
✎ Il libro
PERCORSO GIOVANI
La testimonianza
di padre Latorre, per
sette anni missionario
nello slum di Korogocho,
ai partecipanti al
percorso di formazione
N
Sabato, 5 maggio 2012
PADRE LATORRE A CAVALLASCA
È con noi per parlarci della
sua esperienza di missionario,
ma non solo: insieme
discutiamo soprattutto della
giustizia sociale nel mondo,
tema che racchiude in sé,
inevitabilmente, richiami
ai concetti di etica e morale. Sono
parole che, magari, non siamo
abituati a sentire tutti i giorni ma
comunque sono parte integrante del
nostro bagaglio lessicale e culturale,
nonostante a volte non ne conosciamo
bene il vero significato: padre Paolo
ci offre una definizione facilmente
comprensibile di entrambe.
La morale è la scienza del “devi”,
la quale implica un codice di
comportamento che necessariamente
deve esser seguito; l’etica, invece, è la
scienza del “perché”, che presuppone
il sorgere di interrogativi ai quali
ciascuno di noi può e deve cercare di
dare delle risposte.
Le condizioni metereologiche
sembrano conoscere meglio
di noi il programma: quasi
C’
è chi alle
sette è già
in piedi, c’è
chi invece decide
di abbandonare
le calde braccia
di Morfeo qualche
minuto prima del
ritrovo: in qualsiasi
caso all’alba delle
otto e quarantacinque siamo tutti pronti per
iniziare la nostra giornata in cappella per
una breve preghiera. Dopo aver rinfrancato
anima e corpo con un’abbondante colazione,
ci riuniamo nuovamente con padre Paolo:
ciascun gruppo espone brevemente il prodotto
del lavoro del pomeriggio precedente e
insieme chiariamo gli ultimi dubbi relativi agli
argomenti trattati. Partecipiamo alla Messa
nella parrocchia di S. Michele a Cavallasca;
Domenica 22
aprile il ritiro
dei giovani è
proseguito con
la testimonianza
della realtà
dell’Isola che c’è
contemporaneamente alla conclusione
del discorso di padre Paolo inizia a
piovere; giusto in tempo appunto per
rientrare in casa e proseguire con la
seconda parte del pomeriggio, che
ci vede, dopo la divisione in gruppi
composti da cinque o sei di noi,
continuare e sviluppare i temi trattati
precedentemente.
Il tempo - questa volta quello
dell’orologio - decide per tutti:
riassumiamo ciò che le nostre giovani
menti hanno prodotto all’interno di
ciascun gruppo, pronti per esporre
il tutto agli altri, e ci accingiamo alla
preparazione della cena. Sazi, siamo
pronti per ascoltare la presentazione
del libro di padre Paolo Latorre e
Domenico de Nigris, Ecosofia.
Dopo l’ormai immancabile tisana
serale accompagnata da racconti vari,
i nostri sacchi a pelo ci riservano una
notte serena, seppure breve: la sveglia
è prevista per.. molto presto!
È questo il libro scritto e appena
pubblicato da padre Paolo Latorre a
quattro mani con Domenico de Nigris.
L’uno missionario comboniano per sette
anni a Korogocho, baraccopoli di Nairobi
in Kenya, l’altro personaggio pubblico
di Andria penalizzato nella sua carriera
politica dal suo rifiuto ad immischiarsi in
questioni poco pulite. È un’ottica quindi
molto disincantata quella che anima il
saggio di questi due autori che vogliono
invitare con le loro parole ognuno di noi
a riflettere sul fatto che il nostro mondo
ha bisogno di novità e ha bisogno di un
nuovo impegno. Non possiamo più tenere
gli occhi chiusi di fronte alle ingiustizie
del mondo perché tale ingiustizia
bussa alla porta delle nostre case e non
possiamo più aspettare che altri risolvano
per noi il problema. Occorre che ogni
uomo, tutti gli uomini si rendano
protagonisti del cambiamento del futuro
del mondo nel rispetto del Creato e
nell’impegno sociale. Una lettura davvero
interessante!
GIULIA BRUNI
nel poco tempo che resta prima del pranzo
salutiamo padre Paolo ascoltando il racconto
della sua esperienza nella missione a
Korogocho.
È proprio vero che quando si sta bene il
tempo vola: è già il momento dell’incontro
con Marco Servettini, impegnato in campo
sociale nell’associazione “L’isola che c’è”.
Riassumiamo brevemente gli argomenti da noi
trattati nella giornata precedente e durante
la mattinata, così da permettere a Marco di
creare alcuni collegamenti tra il suo discorso
e i temi già presi in considerazione. Il filone
che collega i vari passaggi del discorso è
uno e risulta abbastanza chiaro a tutti: si
tratta di discutere intorno alla questione
della possibilità di vivere in modo diverso,
di utilizzare uno stile di vita più equo. Marco
ci parla di consumismo critico, di commercio
equo, ma soprattutto sottolinea l’importanza
✎ RIFLESSIONI |
del fatto che le scelte compiute da ciascuno
di noi (in generale, ma in particolare per
quanto riguarda l’economia) incidono non
soltanto su noi stessi in quanto individui, ma
sull’intera comunità di cui facciamo parte.
“L’isola che c’è” è un’associazione che si
pone come obiettivo quello di mostrare che
un modo diverso di consumare in comunità è
possibile e può giovare a tutti.
Vorrei concludere riportando una frase
ascoltata in uno dei momenti vissuti in questi
due giorni, che mi ha profondamente colpita:
Speranza non è la sicurezza che quello che
facciamo andrà bene, la speranza è sapere che
quello che stiamo facendo è la cosa giusta da
fare.
Di parole ulteriori credo non ci sia bisogno.
Aspettiamo l’ultimo incontro, che si terrà il 19
e 20 Maggio a Zelbio.
G.B.
di padre Saverio Paolillo
Il triangolo della missione
La missione di Gesù Cristo nel
Vangelo si riduce a un triangolo.
E’ una sintesi un po’ banale, ma
secondo me fondamentale. Quali
sono i tre punti geografici della
missione di Gesù? La Galilea,
Gerusalemme e il deserto.
Cosa rappresentava ai tempi di
Gesù la Galilea? Rappresentava
il luogo dove abitavano i poveri,
dove abitavano gli emarginati.
Gesù va in Galilea perché vuole
marcare presenza là dove ci
sono i più poveri. Il luogo
geografico della Chiesa è a lato
dei più poveri, questo è il luogo
geografico della nostra comunità,
dei nostri cristiani.
L’altro posto che vi dicevo
è il deserto. Il deserto è il
momento della mistica, della
contemplazione, perché è
impossibile qualsiasi impegno
di trasformazione se non ci
abbeveriamo continuamente di
motivazioni, di valori. Il deserto
rappresenta il dialogo tra Dio e
Gesù, appunto il dialogo diretto
con colui che ci deve dare le
direttrici, le linee di condotta, i
valori che devono caratterizzare
il nostro lavoro.
E poi Gerusalemme, che è il
confronto con il potere, con
il potere religioso, il potere
economico, il potere politico.
Dove è possibile perdere la testa,
come avviene con Giovanni
Battista, come avviene proprio
con Gesù. Cioè, si può anche
morire quando si mette in
discussione il potere.
Se uno si ferma soltanto in
Galilea, fa assistenzialismo, cioè
fascia solo le ferite, dà un po’ di
balsamo alle ferite dei poveri,
perché non mette in discussione
Gerusalemme, non mette in
discussione le strutture che
generano quella situazione di
povertà. Uno che va in Galilea fra
i più poveri deve andare anche
a Gerusalemme, per dire che se
esiste la Galilea è perché ci sono
degli svergognati che provocano
la Galilea. Perché sono le
strutture di potere, le strutture di
morte, la maniera di intendere
l’economia. L’economia dovrebbe
essere messa al servizio della
vita, non al servizio del lucro, del
capitale. Bisogna poi mettere in
discussione anche tutte le altre
scelte che impediscono alla gente
di partecipare alle decisioni
politiche.
E bisogna a volte anche mettere
in discussione un certo potere
religioso, quel potere religioso
intrallazzato con questo potere
economico e politico.
ComoElezioni 2012
14 Sabato, 5 maggio 2012
Amministrative 2012
Le nostre domande:
La corsa
a Palazzo
QUESITO 3: Con il passare degli anni sembra
ormai necessario un ripensamento della città
e dei suoi spazi. Da un lato emerge, infatti, la
necessità di garantire attenzione alle periferie,
spesso dimenticate (facendo anche fronte alla
chiusura delle circoscrizioni) in cui ci si trova a
vivere problemi di degrado e in cui è più sentita la
questione immigrazione. Dall’altro abbiamo una
città murata che appare poco valorizzata e in cui si
fatica a trovare una convivenza tra giovani e locali
di divertimento da una parte e residenti dall’altra.
Come intendete far fronte a questa situazione?
è
arrivato il momento del voto. Gli aventi
diritto del Comune capoluogo potranno
votare domenica 6 maggio dalle ore 8
alle ore 22 e lunedì 7 maggio dalle ore 7 alle
ore 15. In questo numero le risposte ad altri
due interrogativi. Si ricords che in provincia di
Como si vota anche nei Comuni di: Appiano
Gentile, Barni, Beregazzo Con Figliaro, Brienno,
Campione d’Italia, Cantù, Erba, Gera Lario,
Guanzate, Novedrate, Orsenigo, Rodero, San
Bartolomeo Val Cavargna.
pagine a cura di MARCO GATTI
MARIO MOLTENI
DONATO SUPINO
I
C
quartieri periferici non hanno avuto attenzione
da parte dell’Amministrazione uscente.
L’iniziativa “Giunta Itinerante” permetterà
ai cittadini di essere a stretto contatto con
l’Amministrazione Comunale: sindaco e assessori
si recheranno una volta al mese nei singoli
quartieri della città ed incontreranno i cittadini
per un costruttivo dialogo e conseguenti azioni da
porre in essere.. è necessario rivitalizzare il centro storico organizzando
serate e momenti di incontro non solo di svago ma anche culturali, movida
non significa schiamazzi e vandalismo, sarà necessario rafforzare i controlli
intervenendo con rigore e verificare il rispetto delle normative da parte dei
gestori dei locali.
on un provvedimento governativo (che
non condividiamo) dalle prossime elezioni
amministrative verranno soppresse le
circoscrizioni limitando così la partecipazione diretta
dei cittadini. Per sopperire a tale provvedimento
proponiamo l’istituzione dei comitati di quartiere,
con compiti non solo consultivi, ma soprattutto di
partecipazione ai bilanci preventivi e di controllo
sull’esecutività dei lavori nei propri quartieri.Una
democrazia funzionante ha bisogno di cittadini
informati, attivamente impegnati e capaci di esercitare
influenze sulle decisioni pubbliche.
Lo strumento del bilancio partecipativo dà la possi-
pietro vierchowod
C
i piacerebbe coinvolgere in questo
senso i cittadini che si renderanno
disponibili in una forma di
progettazione e programmazione della città.
Chi meglio di loro conosce il proprio quartiere
e le relative esigenze? Il nostro sindaco
vuole essere il sindaco di tutti. Il sindaco
del futuro. Per noi futuro vuol dire bambini
e la loro educazione è il punto di partenza
ideale. I cittadini di domani sono già tra noi.
Da loro, dalla loro educazione di oggi parte
l’integrazione di domani. Una buona città lo
è per i giovani, ma anche per i bambini e per
gli anziani. A loro penseremo nel quadro di
francesco peronese
una generale politica
di recupero della
vivibilità sociale della
città: maggiore qualità
degli spazi pubblici,
dei parchi, ma anche
convenzioni con
privati per garantire servizi necessari a prezzi
calmierati.
Per risolvere il problema movida nelle vie
del centro è necessario insonorizzare i
locali, evitare che i clienti creino capannelli
in strada, vigilare su un comportamento
consono ed educato.
david d’ambrosio
I
l coinvolgimento deve essere alla base dell’amministrazione della Città
di Como, in questa direzione è possibile immaginare alcune azioni:
Ascoltare il cittadino (Centri di quartiere) – la nuova amministrazione
dovrà trasformare le attuali Circoscrizioni in “Centri di Quartiere”, punti
unici di accesso ai servizi, luoghi di animazione sociale e punto di ascolto e
orientamento per i cittadini vulnerabili, riferimento per l’associazionismo e
il volontariato strutturato, da cui far nascere e coordinare le reti. Nella logica
del welfare comunitario i Centri di quartiere possono promuovere: conciliazione cura-lavoro o famiglia-lavoro; dare informazione e assistenza ai cittadini in merito ai servizi del territorio, in particolare su assistenza
sociale, educazione, istruzione e formazione, lavoro, immigrazione, salute ed assistenza sanitaria, casa;
offrire informazioni sul funzionamento della Pubblica am-ministrazione, effettuare segnalazioni
su strade, scuole, parchi, giardini, semafori e passaggi pedonali, illuminazione pubblica, micro
delinquenza, funzionamento dei servizi pubblici, sicurezza del lavoro;
movida: i giovani hanno diritto a divertirsi così come i residenti hanno diritto di riposare. E’ necessario
individuare delle aree di sviluppo della “movida” dove i giovani comaschi si possano divertire, senza
essere costretti ad andare in altre città e senza disturbare i residenti.
luca ceruti
R
bilità e la facoltà alla cittadinanza di inoltrare all’
amministrazione proposte,
suggerimenti, idee e segnalazioni relative a
problematiche vissute sul
territorio, le quali vengono
recepite dall’ente, elaborate come proposte
d’intervento e valutate. Sarà quindi il cittadino a
decidere quali di queste merita il massimo grado di
priorità. Intendiamo inoltre rivitalizzare il tessuto
sociale e culturale delle periferie, con l’aiuto e
l’intervento dei cittadini interessati.
iteniamo che i luoghi di aggregazione
siano diventati purtroppo ormai rari e
rarefatti. Lo scorrere rapido della vita
quotidiana costringe le persone ad isolamento
e all’impossibilità di integrazione. Devono
aumentare gli spazi d’incontro e condivisione. La
chiusura delle circoscrizioni va dalla parte opposta
di tutto questo. I servizi devono essere a disposizione per migliorare la vita
di tutti. In città murata occorrono giardini puliti e sicuri, spazi di incontro
e scambio culturale. In periferia occorre una riappropriazione delle
piazze strappandole alle automobili, i quartieri periferici devono superare
l’isolamento che li sta portando a diventare dormitori. La trasformazione
della Ticosa in spazi verdi e l’inserimento di spazi collettivi a disposizione
di tutti, con strutture ad uso a turnazione, di attività commerciali, per
organizzare eventi potrebbe essere una soluzione al bisogno di espressione
dei giovani che spesso contrasta con il bisogno di tranquillità dei residenti
in città murata.
U
no dei tredici punti del nostro
programma recita “Como città
più unita” e con questo vogliamo
ribadire l’intenzione di riqualificare i
quartieri periferici in maniera tale che si
riesca a raggiungere l’obiettivo di una città
più unita ed organica senza trascurare le
singole necessità derivanti dalla peculiarità
del territorio. In questi mesi abbiamo visitato
tutti i quartieri di Como, raccogliendo
le esigenze di ciascuno. Ne è nato un
progetto dettagliatissimo che per brevità
non posso qui riportare, ma ben esplicitato
nel nostro programma dove quartiere per
quartiere viene delineata la situazione de
facto, le urgenze per l’immediato – che noi
consideriamo risolvibili nel giro di un anno
– e i progetti per il futuro. Cito solo l’esempio
di Como Chiasso. Noi immaginiamo Como
come un ponte verso la vicina Svizzera, con
la dogana di Ponte Chiasso come punto
alessandro rapinese
L
e periferie devono essere contente di non aver ricevuto
maggiori attenzioni in questi anni, infatti dove la
precedente amministrazione ha pensato di prestare
maggiore attenzione ha combinato enormi disastri. Ironia a
parte. Il degrado ormai è comune a tutta la città e l’immigrazione
in verità non è un problema. La Giunta Rapinese avrà come
principale obiettivo la razionalizzazione ossessiva delle spese
al fine di reperire maggiori risorse per l’ordinaria manutenzione e l’integrazione. Mi
spiego meglio. Se recuperassimo tutti quei luoghi, in centro e nelle periferie, in stato
d’abbandono dove poter fare, ad esempio, attività sportive avremmo in un colpo solo
risolto i problemi di integrazione, infatti i bambini non percepiscono differenze quali
colore della pelle oppure differenze di culto, e di degrado.
elisabetta patelli
P
di riferimento
per lo shopping,
oltre che luogo
di aggregazione.
Lo spostamento
della dogana
degli autoveicoli
ci consentirà di pedonalizzare la
via Bellinzona, creando in Italia la
continuazione di Corso San Gottardo
a Chiasso. Questo getta le premesse
per sostenere per il nostro territorio la
realizzazione di una stazione ferroviaria
internazionale. Per la città murata abbiamo
pensato ad un impulso ovviamente
maggiormente legato all’attività turistica
che pensiamo di incrementare attraverso
la trasformazione della città murata in un
grande centro commerciale a cielo aperto,
attraverso un’accurata diversificazione della
proposta commerciale.
er gli Ecologisti e reti civiche Como “non ha
periferie”,cioè la stessa attenzione è dedicata a tutti
i luoghi della città per i quali prevediamo: riuso
degli spazi comunali a partire dalle ex-circoscrizioni
per momenti di aggregazione anche autogestiti dai
cittadini, nonchè uno “sportello decentrato” per servizi
amministrativi e informativi fondamentali.Anche
nelle periferie una seria attenzione alle piccole opere
(manutenzione verde , cimiteri , strade, marciapiedi..)
attraverso una Delega specifica e un apposito ufficio
comunale, responsabile delle segnalazioni dei cittadini
( tramite web e numero verde).Investimenti nei parchi
cittadini, verifica costante delle loro condizioni, nuovi
giochi, iniziative, interventi bio-architettonici. Percorsi
pedonali e ciclabili sicuri casa-scuola-parchi-luoghi
di aggregazione. Per il centro
storico la nostra proposta e’
legata ad un idea “slow” della
città: valorizzazione delle
piccole realtà commerciali
e artigianali, gravemente
minacciate dalla grande
distribuzione e rivitalizzazione
della citta’ murata 365 giorni
all’anno. Per quel che riguarda
la” movida”,ai giovani va
garantita una’offerta plurima di svago che non puo’
essere ridotta all’apertura di locali notturni, quindi
molti spazi si possono localizzare negli edifici del
San Martino (svago, musica, cultura , educazione,
associazioni) mentre nel centro citta’ bisogna fissare
regole condivise e un orario oltre il quale si abbassano
i toni e i cittadini possono riposare.
ComoElezioni 2012
Sabato, 5 maggio 2012 15
MARIO LUCINI
EMANUELE LIONETTI
P
P
rima ancora che ripensare ai suoi spazi, Como deve riscoprire la sua vera anima: aperta,
generosa, accogliente. È quindi un problema culturale, innanzitutto, su cui hanno inciso
negativamente lunghi anni di amministrazione di centro-destra. Il Comune deve tornare
ad essere un interlocutore attento e trasparente della città, nelle sue diverse forme associative
e rappresentative, nel centro come in periferia. Questi sono stati anni di abbandono della città
a se stessa, anni di lontananza e chiusura degli Amministratori rispetto ai cittadini. Occorre
tornare a confrontarsi sui problemi concreti. L’attenzione alle periferie e la cura della cosa
pubblica rappresentano certamente un primo passo. Quanto ai giovani, fino ad oggi il Comune non si è occupato di
loro, nonostante rappresentino il nostro futuro. Noi vogliamo farlo, impegnandoci per creare nuovi spazi dedicati (penso
ad esempio al Politeama) da destinare alla loro espressività e creatività ed alla nuova imprenditorialità, e integrando
maggiormente l’università con la città anche attraverso la creazione di due poli di studio e due poli residenziali. Un ultimo
accenno merita il tema dell’immigrazione: dobbiamo favorire politiche di integrazione e inclusione, non di emarginazione
e isolamento. Anche in questo settore il ruolo dei giovani può essere fondamentale. Pensiamo che a Como ogni anno
arrivano 500 universitari stranieri, eppure la città non ha saputo finora percepire e valorizzare questa potenziale risorsa.
roberto colussi
P
urtroppo le periferie sono considerate
e trattate come il “ghetto”, i “margini”
delle città. A nostro avviso invece
rappresentano il “biglietto da visita” per chi
si avvicina alla città. Una brutta periferia
presenta una brutta città per cui risulta di vitale
importanza la riqualificazione delle stesse con
migliorie sia abitative che commerciali; a tale
scopo sarà quindi necessaria l’abolizione di
qualsiasi forma di degrado sia ambientale che
sociale.
Le antiche mura della città alla pari delle
abitazioni d’epoca devono essere recuperate
anche dal punto di vista estetico e architettonico.
alberto mascetti
C re d i a m o s i a u t i l e
e conveniente sia
d a l pu nt o d i v i s t a
aggregazionale,
che turistico l’identificazione di area specifica ove convogliare le
attività ludiche e di ritrovo dei giovani. Siamo
anche tuttavia convinti che i punti di ritrovo nel
centro cittadino siano anch’esse fonte di vitalità
di un centro storico silente se il tutto avviene
nel rispetto delle norme istituzionali, nel
rispetto dei residenti e soprattutto se associata
alla collaborazione dei gestori di tali attività.
salvatore ferrara
L
a nostra sezione sita in via Napoleona 1, è stata una scelta voluta. Infatti
siamo per il rilancio della periferia di Como a partire da via Milano alta
con una politica in difesa delle nostre tradizioni e soprattutto vogliamo
il ritorno delle piccole attività lariane in via Milano con incentivazioni ai
giovani comaschi. Coinvolgere i giovani sani di Como per aiutare i nostri
anziani, creare a Como un circolo virtuoso con attività sociali come la nostra
“passeggiata sicura” in via Milano, dedicata a quegli anziani che chiedono maggior sicurezza e voglia
di vivere la propria città anche di sera, per un gelato o due passi in tranquillità.
Proponiamo inoltre la costituzione di un corpo di “volontari per la sicurezza e la pubblica assistenza”.
I membri di tale corpo volontario parteciperanno a corsi di autodifesa e primo soccorso e avranno
la funzione di: pattugliare periodicamente le vie di Como (allertando le forze dell’ordine in caso di
necessità); assistere le fasce più bisognose della popolazione (accompagnamento a visite presso gli
ospedali o i pubblici uffici, consegna della spesa etc...) ed offrire la propria disponibilità in caso di
calamità naturali.
mario pastore
S
er rispondere (in parte) alla
seconda domanda, certamente
dovrà essere posta attenzione alla
città storica, dove occorre riqualificare
arredo urbano, giardini e illuminazione
(ma questo vale anche nei quartieri
periferici). Occorrerà regolamentare
orari e priorità, senza trascurare il rilancio dell’attrazione
turistica; un maggior coinvolgimento delle forze dell’ordine
servirà inoltre a far convivere nella legalità residenti,
frequentatori di locali e turisti.
A questo aggiungo anche il sostegno alle strutture sportive
presenti: lo sport è un grande mezzo per lo sviluppo psicofisico dei giovani e anche di altre fasce della popolazione.
ulla periferia
occorre ridare
identità ai quartieri
e quindi penso a
riqualificare e creare
nuove piazze, luoghi di
aggregazione e incontro.
Il centro deve trovare
equilibrio tra chi ci vive e
chi ci viene per shopping
e divertimento. La città deve poter vivere fino
all’ora dell’apertivo. Poi in zona Ticosa occorre
creare la città del divertimento. I molti alberghi
che stanno per aprire ci dicono una cosa chiara,
essere ospitali per i turisti garantendo a loro e ai
residenti il diritto al riposo. Per i giovani oltre al
divertimento occorre continuare a percorrere la
strada del recupero di nuovi luoghi aggregativi
nel segno della musica e della creatività.
U
na città vivibile è quella nella
quale ogni sua parte, il centro
e le periferie, si riconoscono
in un insieme coerente. Rispetto al
problema della vivibilità del centro
storico occorrerà trovare una soluzione
concertata tra le esigenze dei giovani
a vivere la città e quelle dei residenti.
Gli atti di vandalismo notturno
saranno perseguiti con maggiore
durezza. Occorrerà impegnarsi
nell’organizzazione di eventi culturali e
ludici che coinvolgano tutti i quartieri
della città, non limitati al centro storico.
Penso, come
iniziativa che ha
avuto successo
e buon riscontro
fra i cittadini, alla
riproposizione
dell’evento
“Musica in piazza”. Un buon rapporto
fra residenti e amministrazione
potrà inoltre essere migliorato con
l’istituzione di un delegato di quartiere,
un consigliere che si farà carico di
raccogliere e portare in Consiglio
comunale le istanze degli abitanti.
Laura bordoli
della figura del
vigile di quartiere
e il voler mettere
a disposizione
per ogni quartiere,
figure che lavorino in modo continuativo sulla
manutenzione in
quella zona, agevoleranno la riqualificazione
delle periferie. Non vogliamo nemmeno
una Como “dormitorio”. Per questo, per i
giovani, abbiamo intenzione di realizzare
nuovi spazi dove potersi ritrovare, mentre
sul problema della città murata negli
orari notturni, coinvolgeremo gli stessi
titolari degli esercizi pubblici nell’attività
di prevenzione dei rumori molesti. L’aiuto
ai giovani significa però anche sostegno
economico alle start up di aziende giovani.
E sostegno ai ragazzi significa anche
prevedere borse di studio per gli studenti
meritevoli.
L
a chiusura per legge delle Circoscrizioni
non coinciderà con la chiusura delle
loro sedi, che anzi vivranno una nuova
vita. Oltre a poter ospitare le associazioni del
territorio, le sedi potranno essere adibite ad
una sorta di ambulatorio dove gli anziani, o
chi interessato, nei giorni prestabiliti potrà
misurare i flussi vitali. Le sedi ospiteranno
anche una volta alla settimana l’URP, in
modo da rendere la vita più semplice a
quanti risiedono nei quartieri periferici e
hanno bisogno di rivolgersi agli sportelli
comunali. Le circoscrizioni saranno quindi
sostituite dalla Consulta, un gruppo di
cittadini che farà da raccordo con il Comune.
E sempre per favorire interventi rapidi su
tutto il territorio, si darà forza al Numero
verde per le segnalazioni di tutto quanto
può richiedere un intervento rapido al fine
di prevenire pericoli ai cittadini. Il rilancio
sergio gaddi
L
a città culturale è senza dubbio una delle risposte. Un centro
storico vuoto, lo sottolinea anche la recente cronaca, è un
luogo pericoloso. Offrire un’alternativa culturale alle serate
spese al bar è il nostro modello per serate sicure, piacevoli e civili,
in cui i disturbatori vengono marginalizzati. La rinascita del centro
storico passa da qui, dall’incentivo al fiorire di luoghi che svolgano
attività culturali e commerciali. L’economia della cultura è il motore
dello sviluppo in tutti i paesi avanzati e Como ha tutto per diventare
un’importante città culturale: una posizione strategica, un passato
ricco di contributi, diverse attività, tra cui le grandi mostre, che già
animano il territorio, un capitale umano importante, i nostri giovani,
che purtroppo troppo spesso scelgono di andare via.
Cultura è anche cultura del progetto. Le migliori intelligenze
internazionali lavorano nel sistema
design di cui il nostro territorio è
parte: la riqualificazione dei quartieri
passa da progetti di qualità per l’arredo
urbano, che abbiano il potere di
includere e migliorare il paesaggio.
Passiamo alla politica delle piccole
grandi opere: interventi misurati,
diffusi, pensati, di qualità. La pianificazione deve inoltre favorire
la diffusione dei servizi nei quartieri, che altrimenti rimangono
periferie. Prima però, sicurezza: la sicurezza di una comunità che
esce di casa e quella che possono garantire solo le forze dell’ordine.
Tolleranza zero per chi infrange la legge, immigrati e non.
ComoElezioni 2012
16 Sabato, 5 maggio 2012
Amministrative 2012
Le nostre domande:
QUESITO 4: La salvaguardia dell’ambiente costituisce una delle
sfide più urgenti, presenti e future, per preservare la ricchezza del
nostro territorio e offrire anche alle future generazioni la possibilità di
goderne a pieno la ricchezza. Alla tutela ambientale si lega anche lo
sviluppo del settore turistico, condizione da non perdere per la ripresa
della città, e l’occupazione dei giovani. Un impegno che deve andare
di pari passo anche con il rilancio culturale del capoluogo. Come
coniugare queste voci?
MARIO MOLTENI
DONATO SUPINO
R
L
iteniamo che, in termini di urbanizzazione, a Como non sia
necessario ulteriore consumo del suolo ma sia prioritaria la
riqualificazione dell’esistente a cominciare dalle attuali aree
dismesse e dal recupero di insediamenti abitativi da ristrutturare,
sia in convalle che nelle periferie. L’inserimento della nostra città
nel Patrimonio dell’Unesco sarà un obiettivo importante anche per
il rilancio dell’immagine di Como nel mondo. La realizzazione della Consulta della Cultura
è una necessità. Il lago è non solo la nostra attrattiva turistica primaria, ma anche una
risorsa dalla quale il nostro territorio potrebbe prendere spunto per costituire nella nostra
città una facoltà universitaria di studi, unica e qualificata, incentrata sul bene prezioso che
è l’acqua. Tale scelta permetterebbe di richiamare studenti da tutto il mondo ed anche le
aziende, come già avvenuto in altre località europee, potrebbero aprire sedi operative nella
nostra area dando in tal modo respiro occupazionale ai giovani. La vocazione turistica va
incentivata in quanto oggi, unitamente alla cultura, è il settore con maggiori potenzialità di
sviluppo. A tal fine potranno nascere e svilupparsi progetti come la realizzazione di percorsi
del Razionalismo e Voltiano. Il gemellaggio turistico con città europee, operazione a costo
zero da condividere con enti e associazioni locali, permetterà di promuovere all’estero la
diffusione dell’immagine della città e incrementare il numero di turisti in città.
pietro vierchowod
C
omo per avere un futuro degno del suo
passato deve necessariamente cambiare.
Perché se non si avrà la spinta verso un
nuovo modo di agire e ragionare tutto resterà
così com’è. Per ripartire la città deve puntare
sul turismo e la cultura. Le Grandi Mostre sono
importanti, ma non possiamo dimenticare
che il Lario è una terra ricca di bellezza, storia
e cultura. E’ per ciò evidente come Grandi
Eventi e Grandi Mostre si debbano inserire in
un contesto ad ampio respiro che consideri
e valorizzi il Romanico, il Razionalismo, la
musica, i musei, il paesaggio e tutto il nostro
patrimonio durante tutto l’anno. Sponsorizzare
e pubblicizzare il nostro marchio territoriale. Al
momento è esistente, ma poco diffuso e poco
riconoscibile. Occorre sviluppare un’identità
forte d’appartenenza identificabile in tutto il
e grandi mostre sono degli eventi positivi
e devono avere una stabilità senza
sprechi economici. I progetti devono fare
in modo di ricucire lo strappo tra la città e il
verde che la circonda. Alcuni siti come il punto
panoramico del Castel Baradello rappresentano
un’opportunità per la lettura e la comprensione
della struttura storica della città. Vista la
vicinanza dei sentieri ufficiali del Parco della
Spina Verde si potrebbe dar vita a un percorso
utile sia dal punto di vista turistico che culturale
didattico. Intendiamo promuovere il commercio
di prodotti a chilometri zero, incentivando
forme di vendita diretta dei prodotti agricoli
legati al territorio.Nei vari quartieri bisogna
prevedere orti comunali dando in uso piccoli
appezzamenti di terreno a singoli cittadini che
ne facciano richiesta. Da anni sosteniamo la
battaglia promossa dai comitati referendari
mondo. Crediamo
nella realizzazione
di percorsi turistici
tematici, che
coinvolgano i vari
settori del turismo.
Dalle gite scolastiche,
al turismo museale
e culturale, fino
ad arrivare ai visitatori che soggiornino sulle
nostre sponde per più giorni. Vorremmo che il
Centro di informazioni turistiche sito in Piazza
Cavour venga valorizzato. Apriremo un centro
di accoglienza turistica alla stazione di Como
San Giovanni nel periodo tra aprile e ottobre dal
venerdì alla domenica, dove si accolgano i turisti
a cui fornire quante più informazioni possibili,
coinvolgeremo gli studenti che parlano le lingue
straniere per l’accoglienza dei turisti in supporto
a personale specializzato.
david d’ambrosio
I
nnanzi tutto l’UDC intende preservare le bellezze del lago e della città,
immaginando per il nostro territorio uno sviluppo urbanistico attento al
risparmio del suolo, secondo i criteri di funzionalità e di eco-sostenibilità.
Inoltre l’UDC intende realizzare una “rete” tra le realtà culturali, turistiche già
presenti sul nostro territorio, per valorizzare con maggiore efficacia il nostro
patrimonio paesaggistico ed architettonico(si pensi ai capolavori del Romanico
e del Razionalismo); “rete” finalizzata ad individuare strategie comuni per promuovere Como ed il suo
lago nei paesi delle economie emergenti. Nei prossimi anni l’UDC intende proseguire l’esperienza delle
“grandi mostre” a Villa Olmo, da affiancare ad altre iniziative che portino a valorizzare altre strutture
del patrimonio storico immobiliare della città. L’UDC intende rendere più accessibile e più visibile, con
l’ausilio di campagne pubblicitarie mirate, il Parco regionale Spina Verde, il sentiero che collega Brunate
con il lago che offrono impareggiabili viste panoramiche sulla città. L’UDC, per incrementare l’affluenza
turistica, intende ridefinire le modalità di accoglienza favorendo la creazione di Bed & Breakfast e Case
Vacanza per rendere più accessibile per i giovani e le famiglie la permanenza in città. L’Udc è convinto
che la nostra città ha tutte le pontenzialità per una nuova rinascita economica in questo settore. Un
cambiamento che vedrebbe protagonisti soprattutto i giovani.
luca ceruti
C
omo è una città che potrebbe e dovrebbe
vivere di turismo, per farlo dovrebbe offrire
servizi degni di questo nome.
Abbiamo bellezze naturali e monumenti che
niente hanno da invidiare a nessuna città nel
mondo. La cultura deve essere ovunque e tutto
l’anno, Como deve diventare una grande mostra
valorizzando ogni angolo. Un solo evento l’anno non è sufficiente per la
nostra città. Per fare questo basta con il cemento. Basta con lo sfruttamento
del territorio. La spina verde e l’oasi del WWF devono essere inviolate e
i percorsi valorizzati. La salute e l’ambiente sono punto fondamentare
del nostro programma. Riteniamo che una raccolta differenziata vera
possa diventare per la città una risorsa. Ma una raccolta differenziata
consapevole. Proponiamo la realizzazione di un centro intercomunale per
la trasformazione dei rifiuti differenziati in risorse che diventano anche
economiche. Maggiore la qualità della differenziata maggiore il loro valore.
francesco peronese
S
ono sempre stato vicino alla cultura e
lo dimostra la mia attività di Presidente
della Società dei Palchettisti del Teatro
Sociale. Ma cultura non è solo teatro. Stiamo
già gettando le basi per una collaborazione
con l’Inail per la ristrutturazione di Villa
Giovio dove potrebbero trovare spazio
luoghi per la realizzazione di mostre, sale
per concerti e attività ludico-culturali. Non
dimentichiamo che la Villa ha un parco
godibilissimo di novantamila metri quadrati.
A proposito di mostre il nostro orientamento
è quello di passare dall’episodicità alla
permanenza, anche per un rilancio del
turismo invernale. E su l’argomento del
turismo abbiamo già programmato una
serie di iniziative che rispondono tutte
alla stessa esigenza: mettere in rete la serie
di servizi che Como può offrire al turista,
in maniera tale da allungare il tempo di
permanenza e da riqualificare il fruitore. Un
nuovo impulso
a l l ’a t t i v i t à
turistica
rappresenterà
senz’altro un
impegno per
garantire un
rilancio dell’occupazione, soprattutto a
favore dei nostri giovani. Anche su questo
frontenel nostro programma sono elencate
tutta una serie di iniziative volte a far sì che
i giovani non debbano cambiare città per
studiare o per condurre la propria attività
lavorativa. E’ nostra intenzione coinvolgerli
da vicino. Garantiremo loro anche un ruolo
da protagonisti dell’attività comunale con
l’istituzione dell’Assessore Giovane, che
avvicendandosi ogni sei mesi affiancherà
l’assessore in carica con compiti consultivi.
Con noi i giovani avranno finalmente voce
in capitolo!
alessandro rapinese
L
a collina di Cardina verrà inserita istantaneamente nella
Spina verde e potrà diventare meta di gite organizzate
dalle scuole su caldo invito della Amministrazione. Stop
alla cementificazione per mezzo della attuazione di politiche
“Metri Cubi Zero”, ovvero non si costruisce se prima non si è
demolito. In ultimo non penso che ci sia solo da coniugare il
rilancio culturale con lo sviluppo turistico ma credo fortemente
che si debba orchestrare un rilancio complessivo della società comasca e lo si farà solo
demolendo la logica del “divide et impera” degli attuali partiti. Non esistono diverse
fazioni. Ne esiste solo una. I comaschi.
elisabetta patelli
È
sull’acqua pubblica e
faremo in modo che
a Como possa esserci
una gestione pubblica.
Proponiamo, inoltre,
l’elaborazione di un
piano energetico
comunale che preveda
l’utilizzo di fonti
rinnovabili attraverso
l’uso di tecnologie eco-compatibili.Riteniamo
necessario allargare la zona ZTL comprendendo
tra gli altri i portici Plinio, piazza Grimoldi
e Piazza Roma.Riteniamo strategicamente
necessario avviare una seria politica di
sviluppo e sostegno al turismo. è necessario
prevedere l’istituzione di percorsi ecodidattici,
ciclopedonali, biglietti comprensivi di più
attività nel territorio. Si dovrà inoltre potenziare
la biblioteca comunale e ridare vita al Politeama
con un coordinamento di associazioni teatrali
e culturali.
urgente anzitutto il ripristino di condizioni
ambientali accettabili, per la qualità della vita
dei residenti e per il turismo. Significa fermare il
cemento , attraverso una moratoria dei piani attuativi,
il censimento dei vani inutilizzati e la revisione del PGT
nella direzione del consumo di nuovo suolo zero e
del recupero edilizio “ecologico”. Significa intervenire
sulla viabilità, drenando il più possibile il traffico
“non residente” in parcheggi di interscambio esterni;
favorire la mobilità ciclabile e sostituire mezzi pubblici
con veicoli ecologici. Significa cura del verde, pulizia
e decoro. Volgliamo aprire il grande parco urbano di
San Martino, 3400000 mq dove passeggiare, studiare,
andare in bici, coltivare orti urbani e solidali, fare
educazione ambientale etc. Negli edifici esistenti
prevediamo un recupero
(sostenibile) di spazi per
giovani, anziani, associazioni,
studenti, ma anche attività
ricettive, turistiche e ricreative, purché nel rispetto
dell’ambiente. Vogliamo il
ripristino immediato del
lungolago solo come passeggiata (da sempre siamo
contro le paratie). Prevediamo
un gemellaggio con il Festival dell’Acqua di Belluno:
eventi culturali, artistici, letterari, musicali e storici
sul tema dell’acqua come “risorsa”. è necessario il
ripristino dei sentieri collinari per promuovere il
turismo ambientale. È inoltre necessaria una revisione
generale sui servizi che la città offre al turismo e che
oggi sono carenti.
ComoElezioni 2012
MARIO LUCINI
EMANUELE LIONETTI
V
iviamo in un luogo straordinario per le sue
bellezze naturali: eppure in questi anni è stato
fatto di tutto per rovinare il paesaggio, attraverso
uno smodato consumo di suolo e una urbanizzazione
selvaggia. Dobbiamo cambiare decisamente rotta.
Innanzitutto impegnandoci per risolvere il disastro del
lungolago, con l’obiettivo a medio termine di recuperare
la balneabilità del primo bacino. Quindi aprendo e
riqualificando il Parco di Villa Giovio e il Parco ex-O.P.P.
Puntiamo inoltre ad adottare un nuovo regolamento
edilizio attento alle problematiche energetiche, che
favorisca la riqualificazione degli edifici pubblici
e privati e a predisporre un piano di sfruttamento
delle fonti locali di energie rinnovabili. Sulla cultura
vogliamo valorizzare le risorse di arte, storia e cultura
che appartengono al patrimonio dei Comaschi: le
grandi mostre sono oggi un
lampo in una notte silenziosa.
Occorre riscoprire, con l’aiuto
delle associazioni e delle realtà
vive, i tesori di cui siamo ricchi,
valorizzandoli attraverso percorsi
dedicati. Perché non pensare a
un centro studi sul razionalismo
o ad un laboratorio-centro ricerca sulla luce dedicato
a Volta? Tutto ciò ci permetterà anche di intercettare
nuove fasce di turismo.
Ma non dimentichiamoci dello sport: è necessario
mettere mano ad una decisa riqualificazione delle
strutture esistenti, lasciate per troppo tempo in uno stato
di degrado e di abbandono, per affidarle in gestione alle
società sportive del territorio.
roberto colussi
C
rediamo sia indispensabile rivedere
il PGT in particolar modo nelle
metrature per impedire la brutale
cementificazione di questi ultimi anni
che oltre ad aver deturpato il patrimonio
naturale non ha fornito veri elementi
abitativi per i comaschi dimenticando
i concetti di edilizia convenzionata.
Crediamo sia indispensabile porre
vincoli ambientali sovvenzionando sia il
recupero che il mantenimento di risorse
naturali esistenti e, ove possibile, ampliare
coinvolgendo e supportando le associazioni
volontaristiche ad
esso preposte.
Il recupero
dell’aspetto
ambientale
associato a
convenzioni mirate
con enti e attività
sia locali che nazionali per promuovere
anche manifestazioni culturali, canore e
ludiche si tradurrebbe conseguentemente
in aumento del turismo con necessaria
mano d’opera da assegnare a giovani.
salvatore ferrara
E
ducazione,
volontariato,
responsabilizzare
i nostri giovani sono
delle sicure risposte alla
salvaguardia dell’ambiente.
Inoltre Como ha una
ricchezza turistica che non
viene sfruttata per colpa del
mancato coordinamento tra
le varie attività. Qui la mia, quasi trentennale, esperienza
lavorativa come agente di viaggi sarà di sicuro aiuto per
stringere rapporti con tour operators ed agenzie di viaggi
europee ed internazionali per un turismo completo a
Como. Anche qui inseriamo la “movida notturna” della
città con l’ausilio dei volontari per la sicurezza che con
la dovuta psicologia e presenza garantiranno il sano
divertimento nel rispetto del relax dei residenti.
mario pastore
I
Sabato, 5 maggio 2012 17
l patrimonio di
bellezza di Como è
un dato riconosciuto
a livello internazionale.
La ricetta, in una
situazione priva di
risorse, è una sola: fare
squadra tra tutte le forze
in campo. Un grande
tavolo del turismo tra
Comune, camera di commercio, associazioni
e imprenditori per un piano strategico in
vista dell’expo in grado anche di rilanciare
l’occupazione che proprio in questo settore può
essere più che mai giovanile.
U
na delle sfide sull’ambiente sarà
l’eliminazione di Eternit (dannoso
per la salute), spesso presente
nelle strutture pubbliche, ma anche
in quelle private. Ma questo potrebbe
essere solo un inizio.
Del turismo ho già accennato sopra:
non può essere trascurato in quanto importante risorsa per il
rilancio della nostra città e del nostro territorio. Sicuramente
l’avvicinarsi di EXPO2015 può diventare un’importante
occasione da non perdere. Valorizzare la storia di cittadini
illustri, come Alessandro Volta, potenziare e ottimizzare il
trasporto pubblico, aggiungere nuove pensiline, rinnovare
parchi e giardini con l’aggiunta di giochi per l’infanzia,
riqualificare luoghi e percorsi con una adeguata pulizia,
ottimizzare l’uso di parcheggi e luoghi di sosta. Tutto questo
per favorire l’accesso alla nostra città e quindi renderla, non
solo per l’evento citato, ma stabilmente meta di visitatori e
turisti. Questo probabilmente non potrà essere l’unico canale
di rilancio economico, ma costituisce un buon inizio. Como
è anche città di frontiera e di questo occorre fare una seria
riflessione.
alberto mascetti
I
n tema di salvaguardia dell’ambiente
ritengo di essere stato una delle
prime persone che a Como si è
fortemente impegnata su questo tema,
molto prima che in Italia nascesse e si
sviluppasse una coscienza ambientalista.
Nel 1975, infatti, giovane ingegnere, ho
iniziato la mia attività in Comodepur, la
società che si occupa della depurazione
delle acque cittadine. Un ambiente
vivibile significa anche un ambiente
culturalmente stimolante. Como ha una
grande tradizione
culturale che
va rivalutata
facendo
conoscere
al mondo le
eccezionalità
della nostra storia. Una grande occasione
sarà il centenario del Futurismo e,
in particolare, la presentazione degli
straordinari progetti dell’architetto
Sant’Elia.
Laura bordoli
D
ue temi in stretta correlazione e che, se trattati con
competenza, apriranno nuovi scenari per Como. La
riqualificazione di tutto l’arredo urbano e degli spazi
verdi dovrà essere il primo biglietto da visita della città. Così
come intervenire sulla viabilità e i parcheggi consentirà un
miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo. Di
certo non faremo come a Milano, dove per entrare in città
oggi serve un “mutuo”. Abbiamo la possibilità, invece, di
investire per far di Como una vera e propria città museo.
Introdurremo nuovi percorsi turistici, valorizzando così tutto
il patrimonio artistico, architettonico, culturale comasco.
Non basterà una sola grande mostra ma ne serviranno altre,
ed altri grandi eventi musicali e culturali. Vogliamo ampliare
l’offerta, diventare una città di respiro
internazionale. E torneremo a
va l o r i z z a re Vi l l a O l m o c o m e
sede ideale per tutto l’anno del
turismo congressuale e culturale,
mantenendola però una realtà
accessibile a tutti i comaschi e alle loro associazioni.
Potenzieremo la funicolare, un unicum in Europa, e daremo vita
ad un nuovo marketing territoriale, creando un vero e proprio
laboratorio per il turismo che coinvolga tutte le migliori realtà
del settore e le associazioni di categoria interessate. Questa
azione integrata e decisa sul Turismo e sul nostro territorio,
rimetterà in moto la città, creando nuovi posti di lavoro.
sergio gaddi
L
a tutela dell’ambiente, patrimonio di incredibile valore per
Como, è un’affermazione di principio che trova d’accordo
tutti. Eppure si continua a costruire dove non si dovrebbe.
Questo a fronte di un numero enorme di alloggi sfitti e di aree
urbane inutilizzate, come la Ticosa, il cui progetto è fallito per la
crisi del mercato immobiliare. E’ ovvio, dunque, che la rinascita
culturale della città e il pieno dispiegamento delle sue potenzialità
turistiche siano strettamente connesse a questi temi. Una città
turistica nota per le sue bellezze naturali non può che preservarle
nel suo interesse economico e sociale, ma una città attraente dal
punto di vista culturale è anche una città in cui si desidera abitare
e quindi un propulsore per l’economia.
L’economia che avanza nei paesi sviluppati è giovane, fondata
sulla conoscenza, a imprenditoria diffusa e si sviluppa in ambienti
culturali fertili, dove esiste una forzalavoro molto qualificata. I giovani
comaschi sono molto qualificati, ma
scelgono di lavorare altrove. Creiamo
le condizioni che li stimolino a
contribuire al rilancio della città.
Un’elevata qualità della vita, un’offerta
culturale contemporanea per tutto
l’anno, un’università sempre più
connessa alle realtà produttive della città. Como deve trovare una sua
identità produttiva, e noi crediamo che le nuove industrie creative
possano rappresentare la svolta. Una svolta che naturalmente
sarebbe anche nell’interesse dei molti giovani attualmente senza
occupazione.
Como Cronaca
18 Sabato, 5 maggio 2012
“
Casa mia
casa nostra:
sfidaffido
ni
elezio
C
asa mia casa nostra”, con questo titolo
prende il via la seconda annualità del
progetto “Sfidaffido”, promosso da
diverse realtà del territorio per sensibilizzare
alle tematiche dell’accoglienza e dell’affido
familiare. Ad anticipare il percorso l’incontro
in biblioteca comunale, a Como, mercoledì 9
maggio, alle 11.30, dal titolo: “Uno strumento
innovativo per rendere le famiglie affidatarie
protagonuste nella cultura dell’affido.
Di seguito il programma del corso, che si
svolgerà dalle 21 alle 23 presso la sala INA, in
via Recchi 11, a Como.
14 maggio: Elena Bruno, assistente sociale:
“Casa mia casa nostra: e se iniziassimo un
affido? La motivazione, le prime informazioni,
dove e a chi ci si rivolge”;
28 maggio: Francesca Agostoni, psicologa:
“Il bambino fantasticato e il bambino reale:
l’incontro tra i bisogni del bambino e le
aspettative della famiglia”;
11 giugno: Elena Bruno, assistente
sociale:“Genitori per un po’: specificità e
quotidianità del genitore affidatario”
Durante le serate ci saranno testimonianze di
famiglie affidatarie;
10 settembre: Francesca Agostoni, psicologa:
“Facciamo spazio in famiglia: la relazione tra
fratelli nell’affido”;
24 settembre: Francesca Agostoni, psicologa:
“Il tempo dell’affido: quando finisce? E dopo?”;
8 ottobre: Elena Bruno, assistente sociale:
“Ce la faremo? L’affido è un’esperienza che
non si può vivere isolati: la condivisione
come sostegno, la rete di solidarietà con altre
famiglie e i servizi”.
Per informazioni tel. ANFAA 031-526587,
cell. 338-3200344, e mail [email protected]
Servizio Affidi Tel.031.252650, cell.
3388161558 (Rosaria Bonifacio) e mail:
[email protected]
I gruppi scout di Como hanno incontrato alcuni candidati
Per compiere il mio dovere
verso il mio Paese
I
n Europa e nel cosiddetto Occidente
è in corso una crisi che sa di crisi del
modello di sviluppo.
L’individualismo, la mancanza di
controllo sull’economia finanziaria, il
consumismo - esteso anche a una sorta
di “consumismo delle persone e degli
affetti” - stanno mettendo in discussione
la tenuta del tessuto delle comunità;
la società si impoverisce e l’impegno
civico sembra sempre più lontano
dall’orizzonte di responsabilità delle
persone.
Già da tempo i vertici della Chiesa
hanno esortato i fedeli laici nel loro
“compito immediato di operare per un
giusto ordine nella società” (Benedetto
XVI, Deus Caritas est, 29) e ad intendere
la politica come “carità sociale”.
Una politica letta in senso lato
quale“molteplice e varia azione
economica, sociale, legislativa,
amministrativa e culturale, destinata
a promuovere organicamente e
istituzionalmente il bene comune”
(Giovanni Paolo II, Esortazione
Apostolica “Christifideles Laici”, n. 42).
Anche noi, come cittadini e come
cristiani, siamo chiamati ad agire
nell’ambito in cui, per aspirazione e
passione, possiamo essere “sale della
terra”. In quest’ottica, i gruppi scout
AGESCI e CNGEI di Como, secondo
l’originalità del loro mandato, e
l’associazione VoCi - Volontà Civile,
hanno scelto di guardare oltre le
difficoltà del momento proponendo
una serata di incontro e confronto
con i candidati sindaco di Como per
discutere del futuro della città in vista
delle prossime elezioni amministrative
del 6 e 7 maggio. I giovani dai 16 ai 20
anni, dopo un primo approfondimento
durante la Giornata del Pensiero (26
febbraio, giornata in cui si è ricordata la
nascita del fondatore dello scoutismo,
Baden-Powell) e la successiva
preparazione di un documento di
sintesi, hanno dialogato alla pari con i
candidati alla carica di sindaco durante
un incontro pubblico nell’Aula Magna
del Collegio Gallio il 24 aprile scorso. La
Promessa scout dà il titolo alla serata; il
gran numero di aspiranti sindaci impone
un metodo di dibattito diverso dal solito:
candidati estratti a sorte di volta in volta
rispondono alle domande, puntuali e
dirette, preparate dai ragazzi ed emerse
durante i precedenti lavori.
Ne è scaturito un dialogo partecipato
e concreto, grazie al quale ciascuno
dei presenti ha avuto la possibilità
di essere protagonista e parte della
“comunità delle decisioni”, costruendosi
direttamente ed autonomamente una
propria opinione.
Il successo della serata, che ha visto
circa duecento persone presenti e nove
dei candidati sindaci, testimonia quello
che l’associazione Vo.Ci. tenacemente
sostiene: c’è tra gli under 30 una
grande voglia di partecipare, di capire e
intervenire nelle scelte che riguardano
direttamente la loro vita e quella delle
loro famiglie. Questa energia e questo
legittimo interesse può e deve essere
coltivato attraverso la formazione.
Iniziative di questo tipo, che molti
stanno conducendo all’interno delle
proprie realtà associative e sociali, sono
indispensabili alla formazione dei più
giovani quali cittadini consapevoli. Gli
ambiziosi obiettivi finali dei gruppi
Scout e di VoCi (volontacivile.com)
sono la collaborazione al rinnovamento
della politica e il rafforzamento di una
comunità di persone coesa, capace
di operare collettivamente per il bene
comune.
Il principio individualista secondo il
quale “Il risultato migliore si ottiene
quando ogni componente del gruppo fa
ciò che è meglio per sé” (Adam Smith,
morto nel 1790) deve trasformarsi in
qualcosa di più giusto ed equo: “Il
risultato migliore si ottiene quando
ogni componente del gruppo fa ciò
che è meglio per sé e per il gruppo”
(John Nash – vivente – premio Nobel),
cominciando dalle nostre realtà locali e
quotidiane.
L’obiettivo è alto, ma come fanno gli
arcieri per colpire il bersaglio quando
la distanza è grande, dobbiamo puntare
ancora più in alto.
Francesco Gatti
Marco Olivieri
associazione VoCi
Como Cronaca
I
27 anni di
vita per
comocuore
l 9 maggio Comocuore compirà
27 anni e nell’occasione
organizzerà una serie di
iniziative collocate nel programma
“Regina di cuori”, dedicato al
tema dell’incidenza delle malattie
cardiovascolari nelle donne. Sono
infatti oltre 131.000 le donne
uccise in Italia ogni anno da
ictus o infarto, alle quali occorre
aggiungere un numero pressoché
equivalente di donne invalidate
per l’insorgenza delle stesse
patologie. Un fenomeno che si
dilata a dismisura a partire dal
periodo post-menopausa, quando
cioè la riduzione della protezione
degli ormoni femminili espone
la donna a una serie molteplice
di fattori di rischio, legati al
sovrappeso, alla vita sedentaria e
alla cattiva alimentazione. E’ per
questo motivo che Comocuore ha
inteso dedicare quest’anno il suo
spazio tradizionale “Porte aperte”,
nella sede dell’associazione in via
Rovelli 8, all’approfondimento e
alla divulgazione dell’argomento,
Sabato, 5 maggio 2012 19
predisponendo un ciclo di incontri
previsti per la settimana dal 5
al 10 maggio non solo destinati
all’informazione scientifica, ma
anche alla sensibilizzazione dei
cittadini su un fenomeno in
forte crescita, non senza qualche
spostamento verso l’aspetto ludico
e comunitario della questione. Si
inizia sabato 5 con la valutazione
del rischio cardiovascolare globale
(dalle 9 alle 11), per proseguire
lunedì 7 (dalle 15 alle 17.30)
e mercoledì 9 (dalle 9 alle 11)
con la valutazione dello spessore
carotideo, attraversando martedì
8 (ore 16.30) la generalità del
problema nella conferenza “Anche
le donne hanno un cuore”, e
concludendo l’iniziativa domenica
6 (ore 18) con l’estrazione della
Lotteria di cuori e giovedì 10
con la Serata Benefica “Regina di
cuori”, incentrata sulla sfilata di
donne comasche vestite in rosso
a sottolineare, anche dal punto di
vista cromatico, l’emergenza del
problema. (s.c.)
118: vent’anni
di emergenza.
Festa grande
Sabato 5 maggio la città di Como saluterà un
traguardo speciale per il servizio comasco di
emergenza e urgenza. Appuntamento al Sociale
V
ent’anni e non sentirli. Il servizio
di emergenza e urgenza 118
dell’Azienda Ospedaliera S. Anna
di Como si presenta in piena
forma all’appuntamento con le celebrazioni
per il proprio ventennale, in programma
sabato 5 maggio (ore 15) presso il Teatro
Sociale di Como per un pomeriggio di
ricordi e di festa dal titolo: “118 Como
– Istantanee di un’emozione”. Forma e
vigore garantite dai numeri “pesanti” che
questa commemorazione porta con sé. Dal
2 maggio 1992 al 31 dicembre 2011 sono
pervenute alle centrale operativa del 118
di Como un totale di 1 milione e 110.059
chiamate. Particolarmente interessante il
raffronto dei numeri dell’ultimo decennio:
il totale della chiamate passato da poco
Dal 1992 oltre un milione
meno di 49 mila nell’anno 2000 a quasi
69 mila al 31 dicembre 2011; 30363 gli
di chiamate giunte alla
interventi effettuati agli inizi del millennio,
centrale operativa, in
cresciuti a 41644 nel 2011; 28478 i pazienti
soccorsi nel 2000 contro i 37366 dello
costante crescita il numero
scorso anno. Con specifico riferimento
degli interventi effettuati
alla tipologia degli interventi effettuati
da segnalare che negli ultimi dieci anni il
32% circa di attività del 118 è stata relativa ad eventi traumatici (un terzo dei quali
causati da incidenti stradali), la restante ad eventi non traumatici. In questo caso,
la maggiore incidenza ha riguardato a patologie cardiocircolatorie, respiratorie e
problemi neurologici.
“Numeri che danno ragione di un servizio cresciuto, passo passo, negli anni –
spiega Mario Landriscina, direttore del Dipartimento di Emergenza e responsabile
del 118 comasco -. Essenziale, in questo cammino, è stato il contributo fornito
dalle associazioni di volontariato, da cui è dipesa la disponibilità di soccorritori
e di mezzi per le attività di soccorso”. Ad oggi il sistema di emergenza e urgenza
delle provincia di Como afferente al 118 può contare sull’apporto di oltre 2500
soccorritori, appartenenti al Comitato di Croce Rossa italiana di Como, al
Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze e al
Lariosoccorso e Croce Bianca di Milano sezione di Mariano Comense (queste
ultime due appartenenti alla Federazione Associazioni di Pronto Soccorso – Faps).
Tra le tappe più significative del 118 comasco da registrare, negli ultimi anni,
l’attivazione del servizio di elisoccorso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a partire dal 21
luglio 2008, e l’apertura della nuova centrale operativa 118 presso la sede di Villa
Guardia dove, dal 2 agosto dello stesso anno, è stato trasferito anche lo stesso
Sportello in Tribunale
Amministratore di sostegno
D
a qualche giorno è operativo, presso il Tribunale di Como, il
punto informativo del Progetto Amministrazione di Sostegno,
che collabora con il Giudice Tutelare e la Cancelleria della
Volontaria Giurisdizione. Una svolta profonda nella normativa
vigente, in quanto l’amministratore di sostegno è chiamato a
rappresentare e a sostenere la persona che manca della capacità di
intendere e di volere o più non detiene le facoltà decisionali nella
gestione delle attività economiche e patrimoniali a tutela dei suoi
interessi.
La novità dettata dall’introduzione di questa figura, che viene
nominata dal Giudice Tutelare selezionando nell’ambito dell’orbita
parentale del soggetto gravato dalla mancanza di capacità giuridica,
è che essa pone al centro dell’attenzione non il fascio delle
problematiche relative all’incapacità, ma la persona stessa con la
sua storia, i suoi bisogni e le sue aspirazioni, e si pone dunque in
contrasto con la precedente normativa fondata sul provvedimento di
interdizione, che privando la persona della facoltà di agire ne faceva
un cittadino “di serie B” a tutti gli effetti. (s.c.)
La centrale operativa del 118 presso
la sede di Villa Guardia.
A sinistra Mario Landriscina
servizio di elisoccorso.
L’appuntamento del 5 maggio sarà
l’occasione per celebrare un altro
traguardo speciale: i 10 anni del progetto
“Salvagente” per l’acquisto di defibrillatori
semiautomatici promosso dall’associazione
Comocuore nel 2002, “progetto che ha
portato la provincia di Como ad assumere
una posizione di avanguardia – spiega
Landriscina - sul fronte dell’intervento
tempestivo in caso di attacco cardiaco.
Basti sapere che in provincia di Como
defibrilliamo circa 250 persone l’anno,
per la metà delle quali non permangono
problemi di carattere neurologico. Siamo
partiti con uno 0,5% di speranza di vita
per soggetti defibrillati a seguito di arresto
cardiaco e siamo arrivati agli attuali
25%, per la metà dei quali senza alcuna
controindicazione di carattere neurologico”.
Nel pieno delle forze il 118 di Como si
prepara ad un altro salto di qualità quando,
a partire dalla prossima estate, nella sua
rete telefonica entrerà anche il bacino
di Varese, con oltre 2 milioni di possibili
nuovi utenti. Operazione che porterà con
sé anche un’importante novità tecnologica:
l’introduzione di un sofisticato sistema che
permetterà di localizzare, in tempo reale, il
chiamante.
Tutto pronto dunque per la grande festa,
con lo sguardo attento alle nuove sfide che il
futuro porterà in serbo.
Sabato 5 maggio, intanto, al Teatro Sociale
il 118 comasco racconterà la sua storia
mettendo in evidenza le emozioni e alcune
storie di questi anni. Si intrecceranno
appuntamenti più istituzionali e momenti
dedicati alla comicità con gli artisti di Zelig
(Sergio Sgrilli e gli Emo) e alla musica con la
Blunotte Band e un gruppo di tenori, oltre
alla proiezione di alcuni filmati.
Da sottolineare lo spettacolo anche fuori
dal teatro. Alle ore 14 previsto l’avvio di
un corteo, radunato presso la Caserma De
Cristoforis e composto dai soccorritori, che
partirà da piazzale Monte Santo e transiterà
da via Leone Leoni, viale Giulio Cesare,
via Milano, largo Spallino, via Battisti, via
Carducci, piazza Pinchetti, piazza Medaglie
D’Oro, via Vittorio Emanuele II, piazza
Duomo, via Pretorio e piazza Verdi.
Alle 15 e 20 circa sarà invece la volta del
sorvolo dell’elicottero “802”.
Gli eventi per festeggiare l’anniversario
del 118 comasco proseguiranno nel
corso dell’anno con una giornata di
studio dedicata ai soccorritori, con un
altro evento nel centro della città e con
un appuntamento dedicato ai dieci anni
dell’iniziativa “Salvagente” insieme a
ComoCuore.
Nascita pretermine
Bimbi prematuri meno stressati con un’assistenza mirata
B
imbi prematuri meno stressati con un’assistenza centrata sui loro bisogni, è questo quanto
emerge da una ricerca appena pubblicata su “Pediatrics”, pubblicazione on line in lingua inglese,
condotta in 25 terapie intensive neonatali italiane. La nascita pretermine costituisce una delle
maggiori sfide degli ultimi anni per l’assistenza sanitaria nazionale. In effetti, i progressi in ambito
medico e infermieristico hanno consentito di aumentare le probabilità di sopravvivenza anche di
bambini estremamente pretermine. Aumentate grazie ai progressi in campo medico le probabilità
di sopravvivenza dei bambini pretermine, si tratta ora di approntare terapie intensive neonatali
(TIN) non strettamente cliniche, ma focalizzate sullo stato di benessere generale del bambino, con
particolare attenzione al ciclo sonno/veglia, al controllo degli stimoli dolorifici e alla soppressione delle
manipolazioni non necessarie. Proprio per indagare gli eventuali effetti dei diversi livelli di care nelle
competenze dei pretermine ricoverati nelle TIN, nel 2006, grazie alla collaborazione tra un gruppo di enti
(IRCCS Medea – La Nostra Famiglia, Aziende Ospedaliere di Lecco e Varese, Università Bocconi) è stato
avviato lo studio multicentrico NEO-ACQUA, che sta per “Neonatal Adequate Care for Quality of Life, che
ha mostrato quanto i piccoli degenti ricoverati in TIN con alti livelli di cura centrata sul bambino sono
più stabili, tranquilli e vigili, e dunque meno ipotonici e “stressati”, di quelli affidati alle cure tradizionali.
Per il responsabile del “Centro 0-3 per lo studio dello sviluppo socio-emozionale del bambino”, Rosario
Monterosso, è stato infatti riscontrato che “i bambini in TIN con basso livello di cura centrata sul
bambino presentano maggiori difficoltà nello sviluppo emotivo e comportamentale”. (s.c.)
20 Sabato, 5 maggio 2012
Como Cronaca
Tesori d’arte
sacra da
scoprire
in diocesi
Don Andrea Straffi, direttore dell’ufficio
diocesano per l’arte e i beni culturali
ecclesiastici, ha animato l’ultima conviviale
Ucid con un tema di grande interesse
S
econdo Paolucci, direttore dei musei
vaticani, l’Italia è un “lungo continuo
museo”. Basterebbero i dieci milioni
di opere d’arte lasciate nei secoli
all’Italia dalla Chiesa perché ne meriti
infinita gratitudine da chiunque ami l’arte.
Del resto al nostro paese è riconosciuto
universalmente la detenzione di circa la
metà dell’intero patrimonio culturale del
mondo. Quello della Chiesa ne è la massima
parte. La nostra diocesi, allora, ne costituisce
una notevole porzione a Nord,quasi l’inizio,
particolarmente esposto alle influenze
d’Oltralpe. Oltre mille chiese, 340 parrocchie,
finora 70.000 schede di inventariazione
(iniziata nel 2002 per impulso di mons.
Maggiolini), relative solamente alla parte
comasca e varesina della diocesi. Ogni
scheda analizza un oggetto, murario
o mobile. Numerosi sono gli oggetti di
oreficeria. Per darne un’ idea, don Andrea
Straffi, direttore dell’ufficio diocesano
per l’arte e i beni culturali ecclesiastici, ha
commentato, nel corso dell’ultima conviviale
Ucid, una serie di diapositive, scelte tra
le moltissime che avrebbero meritato di
essere illustrate, ma il tempo, si sa, è sempre
tiranno. Don Andrea ha distinto in gruppi le
opere, in base al materiale, soffermandosi
fugacemente sulle opere murarie ed i relativi
dipinti, come quelli di S.Giorgio a Crebbio
(Mandello ) e di Scaria.
Quadri: una Annunciazione a Lemna,
fine ‘600, (Andrea Pozzo), esposta in una
recente mostra a Trento; a Riva di Faggeto
una “Sacra Famiglia”(Lampugnani), con i
bambini Gesù e Giovanni che si contendono
lamponi, simboli del sacrifico del sangue;
a Moltrasio pala d’altare (Alvise De Donati)
‘500; a Garzeno vetrate del ‘500, natività;
in Duomo, fra le tante opere, due tempere
su tela attribuite a Bernardino Luini, santi
Cristoforo e Sebastiano; in sacrestia la copia
di un Caravaggio perduto, San Sebastiano; a
Una ricca sequela di
diapositive ha offerto
un interessante
spaccato dell’immenso
patrimonio di cui il
nostro territorio è
custode. Oltre mille
chiese, 340 parrocchie,
70 mila le schede di
inventariazione ad
oggi compilate relative
soltanto alla parte
comasca e varesina
della diocesi, ciascuna
delle quali analizza
un oggetto, murario o
mobile.
di Attilio Sangiani
Bellagio, nella chiesa di S.Giacomo, il quadro
recentemente attribuito da Sgarbi a suor
Maddalena Caccia, ‘600, di cui la stampa
cittadina ha scritto ampiamente.
Pale in legno: notevoli quelle in cattedrale
ed a Morbegno,di artisti tedeschi.
Opere in scagliola: specialità della Valle
D’Intelvi,ma diffuse in diocesi,come a
Lezzeno.
Oreficeria: molto numerosi sono gli
oggetti, spesso di produzione tedesca o
austriaca,come il calice del ‘500, ornato
di smalti donato dal card. Simonetta; o
l’ostensorio, tedesco, a Pognana Lario.
Notevoli la croce àstile del ‘400, cui il Cristo
applicato è del ‘600, e una sferula (specie di
pastorale in dotazione a clero). Tali oggetti,
molto preziosi, sia come fattura, sia come
materiale (oro o argento) sono donazioni
di parrocchiani recatisi a lavorare in altre
regioni o Stati. Così si spiegano le fatture
straniere, documentate dai “punzoni”.
Mentre dalla Valtellina le emigrazioni erano
orientate a Venezia e Roma, dall’alto Lario la
meta era spesso Palermo,mentre dal medio
e basso Lario, la Germania e l’Austria. I
migranti, stagionali o definitivi, tornando alla
loro chiesa d’origine, manifestavano la loro
fede e grande riconoscenza con oggetti o
dipinti di notevole valore.
Paramenti sacri: numerose pianete e
piviali,opere tessute o ricamate,anche
di notevole qualità e di svariati secoli.
Notevole il piviale di Bellagio,dotato di un
grosso fermaglio in oreficeria punzonata.
Da ricordare una copertina di messale,in
cuoio ornato di pregevole oreficeria. Ma
l’oggetto, in assoluto più interessante, è il
reliquiario in legno totalmente ricoperto di
lamina d’argento cesellato da Gaspare Mola.
Le scene rappresentano episodi della vita
della Vergine Maria. Per lungo tempo si è
pensato che fosse vuoto o,comunque,non
ispezionabile. Personalmente ricordo che,
S. Luigi Guanella
a Olgiate Comasco
Discoteca del Silenzio il 5 maggio
S
U
n santo nato tra noi e tornato per noi. Questo è San Luigi Guanella, le cui spoglie mortali sono giunte nella parrocchiale dei
Santi Ippolito e Cassiano di Olgiate Comasco domenica 15
aprile. E’ stata accolta in modo solenne da circa 500 persone non
solo olgiatesi ma anche provenienti dalle altre comunità della zona.
Il corpo del santo è stato collocato sotto il pulpito destro nella navata centrale dove è rimasto visibile fino
a domenica 22 aprile. «La visita di San
Luigi Guanella si colloca all’interno di le case di riposo della zona, sia
un pellegrinaggio che durerà un anno per la preghiera personale che
- spiega il parroco don Marco Follado- per gli incontri proposti, dimori - L’urna era già giunta a Olgiate a fi- strano il legame tra le comunità
ne luglio 1965 ed era rimasta tre giorni. dell’olgiatese e le opere di queLa sua presenza nella nostra comuni- sto santo esemplare per l’intera
tà è ancora più significativa se si pen- diocesi». Tutte le sere è stata cesa che la nostra chiesa è stata costruita lebrata la santa messa. Numeda suo nipote don Lorenzo Sterlocchi, rosi, poi, gli incontri spirituali
figlio della sorella maggiore e parroco e culturali organizzati durante
di Olgiate dal 1888 al 1906. Inoltre, il tutta la settimana per illustrare
flusso ininterrotto di olgiatesi e di fe- il suo impegno concreto e il suo
deli provenienti dai paesi limitrofi, co- messaggio sempre attuale. Dalla
me la presenza di bimbi e di ospiti del- serata su “L’attualità del carisma
essendo io un giovane della Cattedrale,
insieme al vicario don Aldo Fortunato
(quello che ha scoperto l’altare gotico sotto
quello barocco) vidi l’oggetto “misterioso”
ritenuto non apribile. Tuttavia recentemente
si è scoperto che c’era una serratura,
mimetizzata tra i ceselli. Aperta la cassetta,
si sono trovati un cuscino ricamato sopra un
oggetto assai antico (‘200) in seta, decorato
ad arazzo, con soggetti appartenenti al
mondo cavalleresco medievale. Si tratta
di una specie di sacca, fortunatamente
interpretata come “OMONIER”, forse
destinata a contenere monete o oggetti
preziosi, simile ad una moderna borsa per
signora. Il tutto perfettamente conservato. Di
simile si trova solo un frammento in Belgio.
Statue e manichini vestiti: anche qui gli
oggetti non si contano. Don Andrea ha scelto
di presentare il gruppo detto “compianto”,
di Caspano, recentemente esposto a lungo
in S.Giacomo di Como. Perfettamente
restaurato, sia nella posizione delle otto
statue, sia nei colori. Migliaia di visitatori
si sono commossi davanti alla scena della
Passione di Cristo ed allo strazio dei presenti
alla deposizione. È doveroso dirlo, perché
tutta l’arte sacra è autentica, genuina
manifestazione di fede, sia dei committenti,
sia degli autori. Così pure per i manichini
“vestiti”, tipici delle Alpi centrali. Ancora
oggi sono oggetto di venerazione e di pia
attenzione delle donne,che provvedono
alla vestizione, come fosse un rito o una
preghiera. Purtroppo in alcune parti
della diocesi (quelle più vicine alla Curia)
sono state eliminate, come fossero poco
degne di venerazione. Una recente mostra
in Valtellina ne ha rivalutato il valore
devozionale e, spesso, anche artistico. Così
chiudo a malincuore, scusandomi per aver
forse alterato o tralasciato molto di quanto
illustrato da don Straffi, cui va l’ammirazione
ed il ringraziamento dei soci UCID di Como.
guanelliano” alla tavola rotonda
su “Mondo del lavoro tra ‘800 e
‘900: uno sfondo per l’opera del
santo comasco”; da momenti di
preghiera e riflessione ad appuntamenti musicali.
L’intensa settimana guanelliana
si è chiusa con la santa messa
solenne di domenica 22 aprile,
celebrata dal parroco e animata dalla corale olgiatese diretta
da Roberto Colombo. Ora l’urna
prosegue la sua peregrinatio nelle parrocchie della diocesi.
abato 5 maggio presso il Santuario del Sacro Cuore di via
Tommaso Grossi a Como, si terrà la “Discoteca del Silenzio”,
il tradizionale appuntamento di adorazione eucaristica
notturna proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile
(C.G.P.G.). L’inizio è alle ore 20.30, con la celebrazione della S.
Messa. A seguire l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione
con preghiere, canti, lettura di brani di don Guanella e di frasi
tratte dalla Parola di Dio. Alle 24.00, il Rosario per le famiglie e
poi il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle
4.00 della domenica mattina. Sarà presente il gruppo “Giovani
e Riconciliazione”, che attraverso una meditazione sul Vangelo
della Domenica, proporrà un modo diverso di prepararsi a vivere
la Riconciliazione. Chi non potesse partecipare di persona alla
Discoteca del Silenzio, può seguirla via radio dalle ore 21.00 del
sabato al sito internet http://www.sacrocuorecomo.it.
Domenica 6 maggio prosegue inoltre l’iniziativa, sempre proposta
dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, della “Domenica
della Carità”, un momento di incontro con gli ospiti della RSA
“Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia
domenicale delle ore 10.15 presso la cappella interna alla struttura
(con entrata da via Guanella), seguita dall’aperitivo e da canti.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Il ritrovo è alle 9.45 presso il
cortile della RSA. Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria
del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13
Como; tel. 031.296783; e-mail: [email protected]. (s.fa.)
Como Cultura
✎ Cammini in diocesi
6 maggio
Per celebrare l’evento,
che valorizza gli
itinerari storici ancora
fruibili dei territori,
sono state organizzate
varie manifestazioni
N
La quarta
Giornata
nazionale
dei Cammini
L’
Italia è un reticolo di
itinerari storici, ancora
fruibili, molti dei quali
legati a millenarie tradizioni di
pellegrinaggio. Vie della fede,
vie di cultura, vie della mobilità
sostenibile, dell’approccio lento
e attento ai luoghi e alla storia.
Una dimensione ancora poco
nota, tutta da scoprire e da valorizzare.
Per questo, dopo il grande successo
della edizioni passate, torna per il
quarto anno la Giornata Nazionale dei
Cammini Francigeni in programma il
prossimo 6 maggio, organizzata dalla
Rete dei Cammini, che coordina diverse
associazioni italiane (tra cui la comasca
Iubilantes, fondatrice e capofila),
impegnate nella tutela e valorizzazione
di quell’immenso patrimonio ambientale
e culturale che sono i Cammini storici
e i Cammini di pellegrinaggio. La
Giornata 2012 ha importanti patrocini,
fra cui quello della Rappresentanza
della Commissione Europea in Italia, del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
di ANCI (Associazione nazionale Comuni
Italiani), di UNCEM (Unione Nazionale
Comuni Comunità Enti Montani), delle
Regioni Toscana, Lazio, Emilia-Romagna,
di RAI - Segretariato Sociale, del Corpo
Forestale dello Stato e del Touring
Club Italiano, oltre alla collaborazione
della Associazione Europea delle Vie
Francigene e dell’Associazione CIVITA.
Per questa giornata sono state organizzate
Sabato, 5 maggio 2012 21
in tutta Italia numerose manifestazioni,
il cui elenco (in aggiornamento) può
essere visualizzato sul sito internet
www.retecamminifrancigeni.eu. Dal
Trentino alla Puglia, dalla Sardegna al
Piemonte, tutti a piedi su antichi sentieri
riscoprendo il gusto del camminare,
“gustando” luoghi e monumenti.
Quest’anno, la Giornata avrà in più un
preciso impegno di aiuto: sarà infatti
occasione per promuovere solidarietà
con L’Aquila e il suo territorio, grazie alla
sinergia con l’iniziativa “Stella d’Italia”,
il grande cammino che prenderà avvio
proprio il 6 maggio a Mantova e si
snoderà lungo tutto il territorio nazionale
per confluire due mesi dopo all’Aquila;
per promuovere solidarietà con i minatori
e il Parco Geominerario del Sulcis Iglesiente, il cui patrimonio ambientale,
tutelato dall’UNESCO, corre gravi rischi;
per aiutare la comunità di Aulla, sulla
Via Francigena, duramente provata dalla
recente alluvione, cui saranno devolute
le offerte raccolte in occasione della
Giornata.
a cura di SILVIA FASANA
ella nostra zona gli eventi prendono spunto dai progetti di
valorizzazione di tre importanti itinerari storici lombardi: la
Via Regina e la via Spluga, antichissimo asse di connessione da
Milano ai valichi alpini verso la Rezia e il lago di Costanza, e il Cammino
di San Pietro (naturale prosecuzione della Via Spluga e della Via Regina
verso Milano e da lì verso la Via Francigena, recuperato per iniziativa del
Comune di Cantù).
Sulla Via Spluga il Consorzio Turistico Valchiavenna organizza
un’escursione a piedi da Campodolcino a Chiavenna, con visita gratuita
al Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo (Mu.Vi.S.). Il ritrovo
è previsto alle ore 8.30 a Campodolcino, presso il parcheggio davanti al
Mu.Vi.S.. Per informazioni e iscrizioni (obbligatorie al più presto): tel.
0343.37485; e-mail: [email protected].
Sabato 12 maggio, presso la Casa Alpina S. Luigi, a Gualdera di
Campodolcino (SO), dalle ore 10.30 alle 16.30, si terrà un convegno
nell’ambito del progetto Interreg “Le Vie dei Càrden”, con presentazione
della guida escursionistica-culturale, della mostra fotografica e del
catalogo. Questo progetto valorizza gli antichi percorsi di comunicazione
tra la Val Mesolcina, la Valle Spluga e la Val Bregaglia, che danno modo di
visitare alpeggi e nuclei dove fanno bella mostra di sé i caratteristici edifici
in legno, chiamati localmente càrden, significative testimonianze della
grande eredità culturale della montagna.
Seguirà domenica 13 maggio una
visita guidata lungo un itinerario delle vie dei Càrden (Isola e Dintorni)
con partenza alle ore 10.00 da Campodolcino. Per informazioni: Enrica
Guanella, responsabile MUVIS tel. 0343 e-mail: info@museoviaspluga.
Sulla Via Regina, l’associazione Iubilantes, nell’ambito del suo progetto di
riscoperta e valorizzazione di questo importante itinerario storico, propone
da venerdì 4 maggio a domenica 6 maggio, “Il Cammino della Via Regina”,
un’escursione con visite guidate in compagnia degli studenti internazionali
del Politecnico di Milano, coordinati da CIRen (start-up che si occupa degli
eventi culturali e di integrazione per il Polo di Como), con la collaborazione
della Cooperativa Imago, di Mondo Turistico e dell’Antiquarium Isola
Comacina. In particolare, domenica 6 maggio, alle 8.45 è previsto il ritrovo
a Santa Maria Rezzonico ed il percorso a piedi fino a Nobiallo, su percorso
panoramico con tracce dell’antica via romana (tempo di percorrenza:
circa due ore); quindi trasferimento con mezzi privati a Lenno e ripresa
del cammino (alle ore 11.00 circa) fino a Spurano (tempo di percorrenza:
circa un’ora), con visita all’abbazia dell’Acquafredda, alla chiesa romanica
di S. Giacomo e all’antico Hospitale di S. Maria Maddalena con l’annesso
Antiquarium. Alle ore 13.30 è previsto il trasporto in taxi boat da Ossuccio
all’isola Comacina; seguirà il pranzo sull’Isola (autogestito) e la visita
guidata. Si raccomanda abbigliamento adatto e attrezzatura da trekking.
Per informazioni dettagliate (logistica e costi) e prenotazioni (obbligatorie
al più presto): Iubilantes, Via G. Ferrari 2, Como; tel. 031.279684; fax
031.2281470 e-mail: [email protected]; sito internet: www.iubilantes.
eu.
Per chi desidera cimentarsi lungo il cammino di San Pietro martire,
l’associazione Iubilantes propone un’escursione guidata da Cantù (chiesa
di S. Antonio) a Seveso (santuario di S. Pietro Martire), lungo un percorso
pianeggiante su asfalto e sterrato di circa 17 chilometri. Il ritrovo è previsto
alle 8.45 a Cantù, in via Daverio, presso la chiesa-hospitale di S. Antonio,
con visita guidata; le successive tappe di visita saranno l’Oratorio della
Beata Vergine, il Complesso di Galliano, e il santuario di S. Maria dei
Miracoli. Dopo il pranzo presso il Centro sportivo di Novedrate, il cammino
riprenderà con tappa all’oratorio trecentesco di S. Maria di Mocchirolo
e a seguire all’oratorio di Santo Stefano a Lentate (con visite curate
dall’Associazione Amici dell’Arte di Lentate). L’arrivo sarà al Seminario
di Seveso, con accoglienza nel santuario di S. Pietro martire e, nel grande
chiostro del Seminario, visita guidata della mostra “Sui passi di san Pietro
martire”, realizzata a cura degli Amici dell’Arte di Meda in collaborazione
con Iubilantes. Tutti i dettagli del tracciato del Cammino di San Pietro sono
disponibili sul sito www.camminosanpietro.it, scaricabili da palmari e da
portatili.
Si raccomandano abbigliamento adatto e scarpe da trekking. È richiesto
un contribuito di partecipazione di 5 euro. Per informazioni e iscrizioni
(obbligatorie al più presto) rivolgersi a Iubilantes.
Pastorale universitaria. Note sulla visita del capo
dello Stato Giorgio Napolitano a Bologna
Il presidente e l’imprevisto
N
apolitano ha
ricevuto dall’”Alma
Mater” la laurea
“honoris causa”. Davide,
rappresentante degli
studenti, nel suo discorso
cita le parole del Capo
dello Stato. E i versi
di Montale. Perché in
università può accadere
qualcosa di inatteso
ufficiouniversita@
diocesidicomo.it,
www.facebook.com/home.php
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale
Universitaria
C
’è un fotogramma della visita compiuta dal presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano a Bologna che le cronache, distratte
dai pochi facinorosi che lo hanno contestato, non hanno colto. Ed è
invece un tassello non meno importante, dal punto di vista simbolico, del
prestigioso riconoscimento conferito al capo dello Stato dall’Alma Mater e
anche degli stessi discorsi istituzionali che pure hanno evidenziato aspetti
cruciali del nostro presente e del nostro futuro. L’immagine che mi ha
colpito, nell’Aula magna trasformata in un sito medievale, è stata quella di
vedere seduti fianco a fianco il gigante Golia (il Presidente) e il «piccolo»
Davide (uno studente). Davide, tutt’altro che armato di fionda, cita le parole
del messaggio di fine anno del Presidente: «La fiducia in noi stessi è il
solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con
senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella
comunità nazionale come nella famiglia». E lo commenta così: «Credo che
l’università possa essere l’esempio nel quale il suo auspicio possa trovare
una grande testimonianza. Sono tanti gli esempi di docenti e studenti che
nonostante la scarsità delle risorse o i problemi quotidiani continuano la
propria attività egregiamente facendo grande questa istituzione». Poi, subito
dopo cita un altro gigante, Montale: «Ma l’illusione manca e ci riporta il
tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto,
tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno
sulle case, la luce si fa avara – amara l’anima. Quando un giorno da un
malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe
d’oro della solarità». E al Presidente spiega perché: «L’esperienza che ognuno
di noi ha fatto in questo strano mondo che è l’università è quella descritta
nella poesia “i limoni” dove Montale racconta che in un mondo in cui tutto
sembra grigio e senza speranza d’improvviso accade un fatto, un incontro,
una scoperta che cambia la prospettiva con cui si guarda tutta la realtà». Il
Presidente gli risponde con cortesia tutt’altro che formale: «Caro Davide mi
ha fatto piacere che tu abbia raccolto quell’incitamento alla fiducia e alla
coesione che ho tratto dalla riflessione sui 150 anni dell’Italia unita. Mi ha
anche fatto piacere sentirti citare, come invito a un’attenzione fiduciosa
per quel che la realtà può riservarvi, i versi del poeta che mi fu più caro nei
miei primi anni giovanili». Davide e Golia, dunque: due generazioni non
nemiche ma potenzialmente alleate; in apparenza lontanissime ma con
sorprendenti punti di riferimento in comune. L’icona di questa visita è che
età diverse, appartenenze diverse, responsabilità diverse non impediscono
un interscambio generazionale. Dimostrano, al contrario, che un imprevisto
è possibile: per salvarci dal reciproco mutismo tra vecchi e giovani che forse,
pensandoci bene, è la vera causa della crisi in cui siamo precipitati.
Stefano Andrini, da Tracce.it
Confcooperative
Sabato, 5 maggio 2012 23
Erba. La presentazione di un bilancio
sociale tra responsabilità verso
il territorio e innovazione
“Noi Genitori”, impresa in crescita
U
n Bilancio Sociale
tra responsabilità
verso il territorio e
innovazione.
Nel territorio dell’erbese,
che sta vivendo la crisi, in
cui alcune aziende chiudono e altre stanno subendo
un’importante contrazione,
un esempio incoraggiante è
la vitalità della Cooperativa
Noi Genitori di Erba.
Partendo dalla lettura del
Bilancio Sociale, cerchiamo di capire quali sono
gli ingredienti che stanno
determinando la crescita
di una realtà che, ad oggi, è
una delle più significative
nell’assistenza ai disabili dell’intera provincia di
Como.
Chiediamo a Felice Mella,
presidente della Noi Genitori, i passi salienti della
storia della cooperativa.
«La nostra cooperativa
nasce, ormai vent’anni fa,
quando a beneficiare del
servizio erano soltanto 5
utenti, oggi il numero è di
circa 60 persone disabili. Siamo partiti
con 1 operatore ed oggi sono ben 34 con
professionalità e competenze diverse.
Dal primo servizio del 1994 ora ne gestiamo 3, oltre ad alcuni progetti specialistici. I passi salienti della Cooperativa sono
quelli che ci hanno portato a definire la
nostra identità d’impresa sociale al servizio della comunità, in una logica di responsabilità e innovazione.
Un passaggio importante in questa direzione è stata la realizzazione della nuova
sede in classe energetica A, che concretizza l’attenzione per l’ambiente, l’impegno a non chiudere la porta alle crescenti
richieste di inserimento, e
infine la sfida imprenditoriale
che un impegno di questo tipo ha comportato, in termini
di competenze necessarie per
la stesura di un piano finanziario sostenibile e credibile».
Quando si parla di sociale
si pensa al volontariato e si
confondono Cooperative e
Associazioni, ma ci sembra
di capire che esistano anche
profonde differenze. È così?
«Ma le differenze ci sono.
Le cooperative sociali sono
imprese a tutti gli effetti, che
uniscono però allo spirito
imprenditoriale e alla professionalità dei loro dipendenti, la finalità
solidaristica, perseguono infatti l’interesse collettivo della comunità, conciliando
il lavoro per i propri soci, la gestione di
servizi accreditati di assistenza sociale,
socio-sanitaria o per l’integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati.
Le associazioni sono invece enti che si
avvalgono di volontari, e si sostengono attraverso donazioni e raccolta fondi».
Alla dottoressa Lamperti, responsabile
dei rapporti con il territorio, chiedia-
mo perché avete
scelto di pubblicare annualmente e diffondere il
vostro bilancio
sociale?
«La stesura del
bilancio sociale
è ormai divenuto
un adempimento di legge ma da
subito abbiamo
colto le potenzialità di questo
strumento come occasione preziosa di
comunicazione trasparente per trasferire
al territorio la nostra idea di cooperativa
di comunità.
Ci piace comunicare attraverso le cose
che facciamo, dare valore ai nostri progetti, ai prodotti e servizi».
Leggendo il vostro Bilancio di Responsabilità Sociale emerge una realtà vitale, dinamica e presente sul territorio
con svariate iniziative. E’ sicuramente
un tratto che vi distingue. Perché tante
energie e impegno?
«Perché sappiamo che tutte le iniziative
di apertura al territorio, rappresentano le
uniche reali opportunità per conseguire
la nostra principale finalità: l’integrazione
sociale delle persone con disabilità.
I nostri servizi vogliono rappresentare
occasioni di cura per i nostri utenti ma la
cura, fine a se stessa, non è sufficiente.
Il mondo della persona non è dentro gli
spazi specialistici della cooperativa ma
fuori nel contesto sociale che ancora
guarda con diffidenza o noncuranza alla
disabilità.
Noi pensiamo che affinché la persona
disabile possa davvero essere cittadino
come gli altri sia necessario “lavorare”
sulla persona migliorando la sua vita ma
anche agire sul contesto, far conoscere e
coinvolgere la comunità.
In questo modo
le paure si sgretolano e nasce la
consapevolezza
che le difficoltà
degli altri sono
affari che ci riguardano, realtà che ci toccano
perché appartengono ad una
comunità che è
anche la nostra»
Quale messaggio veicolate
sulla disabilità?
La persona disabile ha difficoltà
fisiche e intellettive che ostacolano il naturale
processo di crescita personale
e integrazione
nella società,
questa constatazione è un’indispensabile presa
di coscienza che
tuttavia non esclude che il disabile sia
una persona che, esattamente come ogni
altra, ha un carattere, passioni, storia, de-
sideri, progetti per il futuro.
Solo se riconosciamo che la
disabilità esiste, siamo in grado di veicolare un messaggio positivo di normalità e
libertà: se opportunamente
accompagnate, le persone disabili possono intraprendere
percorsi di avviamento alla
vita autonoma dalla famiglia,
di gestione del tempo libero,
di formazione al lavoro».
Nel 2010 avete superato il
milione di euro del valore
della produzione, un traguardo importante per una
realtà che opera nel sociale.
A Bruno Mazza, consigliere
delegato della Noi Genitori,
chiediamo come si regge la
vostra organizzazione.
«Alla Noi Genitori siamo
molto attenti a non sprecare,
lo stile gestionale è sobrio ed
oculato, nella nostra realtà
le risorse economiche sono
unicamente utilizzate per
fornire servizi alle persone
disabili e alle loro famiglie.
Adottiamo da anni un’efficace sistema di controllo
gestionale che ci consente di ottimizzare le risorse a
disposizione.
Punti di forza della “Noi Genitori” sono sia la capacità di
attrarre risorse da privati ed
imprese che ci sostengono da
anni nel nostro sviluppo, sia le
iniziative di auto finanziamento e la commercializzazione
dei nostri prodotti.
Come si può vedere dai dati
riportati, Noi Genitori è una realtà in continua innovazione ma, al tempo stesso, solida e sicura, questo ci fa ben
sperare per il futuro».
Quali sono gli elementi essenziali su cui
punta la vostra organizzazione?
«Puntiamo
molto sul
senso d’identità, sulla
passione, la
creatività e
la gioia di
lavorare di
tutti i nostri
dipendenti
che sono il
vero “capitale” della Noi
Genitori.
C’è poi la “rete” che orienta da sempre il nostro
sviluppo: se
un tempo si
poteva pensare che fosse
vincente essere soli ora
la parola d’ordine è stare
insieme.
Il rispetto per
l’ambiente,
che perseguiamo nel nostro agire, è una guida e un riferimento.
Altro strumento essenziale per
lo sviluppo è la formazione, articolata e di qualità, sono i legami
con le Università e gli Istituti di
ricerca».
Per ultimo, ma non per importanza, è il valore che attribuiamo al volontariato, sono decine
le persone che ci sostengono con continuità, senza le quali il nostro lavoro non
avrebbe lo stesso valore ed efficacia.
Como Cronaca
Sabato, 5 maggio 2012 25
Il santo giunse in paese nel 1376
Sorico in festa
per S. Miro
C
Con la prima domenica
on la prima domenica di
maggio si rinnova a Sorico
di maggio si rinnova
l’antichissima festa di S.Miro.
un appuntamento di
Come ormai noto, l’eremita,
antichissima memoria.
giunto da Canzo, suo paese nativo,
arrivò a Sorico verso il 1376. Dice
L’avvio delle celebrazioni
la leggenda che attraversò il lago
con la fiaccolata di sabato
stendendo il suo mantello sulle
acque, dopo che un barcaiolo del
dalla chiesa parrocchiale
posto gli rifiutò il passaggio vedendo
vescovo di Como, nel 1400 si ampliò
nel povero eremita un mendicante e quindi senza soldi.
la chiesa. Nacque così quella chiesa a tre navate che oggi
Giunto a Sorico, Miro rimase subito affascinato dalla
ammiriamo, edificio ricco di affreschi quattrocenteschi
solitaria chiesa di S.Michele che si innalzava sul colle
e cinquecenteschi: famosi quelli di Sigismondo De
sopra Sorico. Di sicuro il suo itinerario non prevedeva
Magistris del 1526, nella seconda e terza campata destra.
certo Sorico ma Prata in Valchiavenna, paese della
Negli ultimi anni la chiesa di S.Miro è stata oggetto
madre. Stanco, Miro si fermò a Sorico e non proseguì più di lunghi ed importanti lavori di restauro che hanno
verso la meta prefissata. Il posto solitario della chiesa
permesso di individuare sotto gli affreschi altre pitture
di S.Michele era adatto per il tipo di vita da lui scelto:
nascoste da scialbi di calce. Sono tornati alla luce
eremitaggio, preghiera e solitudine.
parte della muratura e affreschi della chiesa romanica
La morte colse Miro nel 1381 in spirito di santità. La
di S.Michele. La fiaccolata che, sabato sera, 5 maggio
leggenda narra che le campane di Sorico suonarono da
partirà dalla chiesa parrocchiale di S.Stefano per
sole a festa. E tra gli abitanti della montagna e di Sorico
raggiungere la chiesa di S.Miro darà l’avvio alle solenni
sorsero liti per contendersi il corpo di S.Miro: nessuno
celebrazioni di domenica 6 maggio. Alle ore 11.00,
voleva rinunciare alle reliquie di un santo. Il posto della
all’altare del santo si celebrerà la Messa solenne al
sepoltura di Miro fu l’antica chiesa di S.Michele sul colle.
termine della quale, sul sagrato della Chiesa , si esibirà il
Il suo sepolcro fu subito meta di pellegrini e, col tempo,
Corpo Musicale di Sorico.
la chiesa romanica di S.Michele si rivelò troppo piccola
Nel pomeriggio si celebreranno i Santi Vespri, al termine
per il grande afflusso di gente, per cui, su ordine del
dei quali seguirà la visita guidata al Santuario.
❚❚ Dal 12 maggio
Notizie flash
Il lago di Piano
e le sue piante:
un corso
L
a Riserva Naturale Regionale Lago di Piano con la Comunità Montana Valli del
Lario e del Ceresio propone “Scopriamo
le nostre piante”, un corso base per il riconoscimento di alberi ed arbusti della Riserva. La
conoscenza delle piante è stata un patrimonio
che le genti contadine hanno custodito gelosamente per molto tempo; purtroppo questo sapere, non più tramandato, oggi si sta perdendo.
Il corso, aperto a tutti, sarà tenuto da Anna
Bocchietti, dottoressa naturalista, nei giorni
di sabato 12, 19 e 26 maggio e sabato 2 giugno,
dalle 15.00 alle 17.00 circa; sono previste tre lezioni teoriche, presso la Casa della Riserva, in
5 maggio
Rinnovamento
nello Spirito
a Camerlata
I
Famiglia: valore
irrinunciabile
per l’Europa
un bello scorcio del lago di piano
Sabato 26 maggio: Guida al riconoscimento delle principali latifoglie delle Riserva
Naturale.
Sabato 2 giugno: Escursione in Riserva Naturale per il riconoscimento e l’identificazione.
Per informazioni e iscrizioni (entro il 10 maggio, fino ad esaurimento posti): Riserva Naturale Regionale Lago di Piano, tel. e fax:
0344.74961; e-mail: [email protected]; sito internet: www.riservalagodipiano.it. (s.fa.)
Camnago Volta
Auditorium “A. Volta”
“Venite Exultemus”
S
Gruppi Rinnovamento nello
Spirito Santo di Como
ricordano che il prossimo
appuntamento di adorazione
eucaristica “Roveto ardente”
è in programma sabato 5
maggio, alle ore 20.45 presso
la chiesa di S. Antonio dei Frati
Minori Conventuali ad Albate/
Camerlata. Verrà seguito il
modulo “Supplica per la salvezza
del mondo”.
via Statale 117, Frazione Piano Porlezza a
Carlazzo, e un’uscita pratica. Le lezioni teoriche saranno supportate da slides e dalla
presenza in sala didattica di campioni vegetali freschi per facilitare il riconoscimento
botanico. La quota di partecipazione per i
quattro incontri è di 40 euro.
Il programma nel dettaglio prevede:
Sabato 12 maggio: Benefici del verde, principi di ecologia, nozioni di base per il riconoscimento delle piante.
Sabato 19 maggio: Guida al riconoscimento delle principali conifere delle Riserva
Naturale.
■ Rovellasca
abato 5
maggio, alle
ore 21, presso
l’Auditorium “A.
Volta” di via Clerici
a Camnago Volta,
la parrocchia di S.
Cecilia presenta
il concerto “Venite Exultemus” del coro dell’Istituto
“Cardinal Ferrari” di Cantù, diretto dal maestro Luigi
Rizzi. All’organo il maestro Lorenzo Pestuggia. Il
coro, formato da ottanta cantori, vanta parecchie
esibizioni nelle basiliche lombarde e un concerto in
piazza S. Pietro alla presenza di papa Benedetto XVI,
in occasione della canonizzazione di Santa Geltrude
Comensoli. Il repertorio che verrà presentato a
Camnago Volta presenterà opere di Vivaldi, Mozart,
Haendel, Perosi, Dentella, Picchi e altri compositori
che hanno fatto la storia della musica. L’ingresso è
libero.
Per informazioni: [email protected].
Solzago
Osservazione
Galbiga 2012
con gli Astrofili
V
enerdì 4 maggio, alle ore
21.15 presso il Centro
Civico “Borella” di Solzago,
il Gruppo Astrofili Lariani
propone un incontro dal titolo
“Osservatorio Galbiga stagione
2012”, a cura di Luca Parravicini
e Marco Papi, sugli oggetti che si
andranno ad osservare nelle serate
della stagione 2012, con una
panoramica della strumentazione
presente all’interno della struttura.
L’ingresso è libero.
Per informazioni, la sede del
Gruppo Astrofili Lariani si trova
in via Liberazione 5 a Solzago di
Tavernerio, presso il Centro Civico
“Borella”; tel. 328.0976491 (dal
lunedì al venerdì dalle 9 alle 21);
e-mail: [email protected];
sito web: www.astrofililariani.org.
La parrocchia Santi Pietro e Paolo di
Rovellasca in apertura della Festa della
Famiglia propone l’incontro “Famiglia:
valore irrinunciabile per l’Europa”,
venerdì 11 maggio, ore 21, presso
la sala consiliare di Rovellasca, in
via De Amicis 1. Don Agostino Clerici
(giornalista, dottore in filosofia,
sacerdote della diocesi di Como e
attualmente parroco di Ponzate, con
all’attivo numerose pubblicazioni
nel campo della patristica e della
spiritualità) dialogherà con l’on.
Luca Volontè deputato al Parlamento
italiano, esponente dell’UDC, alla sua
quarta legislatura. I temi della vita,
della famiglia e della laicità dello Stato
lo hanno visto promotore e attore
determinato in molte circostanze.
Invocare “i principi non negoziabili” è
un modo per imporre il proprio punto
di vista, un ostacolo al pluralismo,
un attacco alla laicità? Non è invece
la condivisione ragionevole di valori
cardine della vita sociale, fondamentali
per la giustizia ed il bene comune?
La tutela della vita in tutte le sue fasi,
il riconoscimento e la promozione della
struttura naturale della famiglia quale
unione fra un uomo e una donna basata
sul matrimonio, la tutela del diritto
dei genitori ad educare i propri figli: su
questi fronti si gioca oggi un confronto
senza precedenti. “Appare sempre più
indispensabile che l’Europa si guardi
da quell’atteggiamento pragmatico,
oggi largamente diffuso, che giustifica
sistematicamente il compromesso
sui valori umani essenziali. Tale
pragmatismo, presentato come
equilibrato e realista, in fondo tale
non è, proprio perché nega quella
dimensione valoriale ed ideale,
che è inerente alla natura umana”
(Benedetto XVI). Ingresso libero.
Informazioni: tel. 02.96342501, www.
parrocchiadirovellasca.it.
Sport
26 Sabato, 5 maggio 2012
e
Struttur
Negli anni ‘70 le strutture comunali erano 33,
ora ne sono rimaste aperte soltanto 22
Le palestre di Como:
troppi impianti datati
N
el corso degli
anni ‘70 Como
poteva vantarsi
di un titolo
particolare: la città dello
sport. Accanto, infatti, ai
successi che a quell’epoca
stavano raccogliendo
alcune formazioni locali
(ad esempio nel 1975, il
Calcio Como tornava in
serie A dopo vent’anni e in
quel decennio più volte la
locale squadra di hockey,
l’ICE Rodacciai Como, ha
sfiorato la promozione
in serie A) tutta una
serie di iniziative relative
all’impiantistica sportiva
trovavano concretizzazione.
Nel corso del nostro viaggio
nel mondo dello sport a
Como abbiamo infatti visto
che lo stadio del ghiaccio, la
Un tempo il capoluogo
poteva fregiarsi
del titolo di “città
dello sport”. Oggi
non è più così
piscina di Casate, la nuova
piscina ed il palazzetto di
Muggiò, il centro Belvedere
nonché molti campi da
tennis, sono stati realizzati
proprio in questo periodo.
Quarant’anni fa, inoltre,
la nostra città poteva
vantare ben 48 palestre
attive, 33 delle quali di
proprietà comunale (quattro
dell’Amministrazione
Provinciale, una di
Regione Lombardia, e le
rimanenti di proprietà di
privati, parrocchie o enti
di promozione sportiva).
Oggi le palestre comunali
presenti in città sono solo
29, delle quali 22 aperte al
pubblico. E dire che rispetto
agli anni ‘70 il numero di
società sportive cittadine
ha raggiunto quota 180
e di queste ben 74, per
un totale di 15.571 atleti,
utilizzano le strutture
comunali. Circoscrivendo,
come è nostra intenzione,
il discorso all’utilizzo delle
palestre sono 66 le società
che ne fanno uso per un
totale di 14.403 atleti. In
A Cantù nasce il nuovo
palazzetto dello Sport
I
l 22 aprile scorso sono partiti
i lavori per la realizzazione
del nuovo Palasport di Cantù
che dovrebbe essere pronto per la
stagione 2013/2014. La struttura,
da 50 milioni di euro, si estenderà
per circa 28.000 metri quadrati,
avrà 7mila posti a sedere e ben
tre anelli di spalti e sarà collocato
in pieno centro città. Piscina,
sala fitness, negozi, ristoranti e
un cinema multisala andranno ad
arricchire l’impianto rendendolo
così all’avanguardia e senza rivali
nel panorama sportivo nazionale.
A Cermenate farà
tappa il giro d’Italia
S
modo particolare vengono
usate dalle 17 alle 22 da
lunedì al venerdì, il sabato
solo per impegni dei
rispettivi campionati. Al
mese, quindi, il loro utilizzo
orario è stimato in circa 500
ore.
Per il loro utilizzo il
Comune di Como chiede il
pagamento alla società di un
canone pari a 7,95 euro l’ora
mentre a gennaio è montata
una vivace polemica sulla
richiesta di un’ulteriore
partecipazione economica,
a titolo di rimborso, per le
spese relative alla fornitura
di energia elettrica.
Bastano questi dati per far
comprendere come in città
le palestre sono sfruttate
a dismisura. Il problema
principale è che si tratta di
impianti per lo meno datati.
Per la loro manutenzione,
nel 2010, Palazzo Cernezzi
ha speso 260 mila euro per
la struttura di via Brogeda
e 350 mila per quella di via
Gramsci; nel 2011, 77mila
euro per la palestra di via
Sinigaglia e 20 per quella
di piazza IV novembre ad
Albate. In programma, e
già finanziato, vi è l’ormai
prossimo intervento in via
Montelungo per una spesa
di 450 mila euro. Purtroppo
però in tanti, troppi casi,
gli impianti non rispettano
le norme di sicurezza ed in
alcuni vi è ancora presente
amianto (alle palestre di
Le palestre a Como
1. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. Centro sportivo Muggiò (2 impianti)
G. Mariani
Centro socio-educativo via del Doss
Ist. Magistrale “T. Ciceri”
Istituto “G. Pessina”
Scuola secondaria di I grado “B. Powell”
Scuola secondaria di I grado “G. Parini”
Scuola secondaria di I grado “A. Moro”
Scuola secondaria di I grado “G. Marconi”
Scuola secondaria di I grado “A. Fogazzaro”
Scuola secondaria di I grado “U. Foscolo”
Scuola secondaria di I grado “B. Luini”
Scuola secondaria di I grado “G. Leopardi”
Stadio “G. Sinigaglia”
Scuola secondaria di I grado “G. Massina”
Scuola di Mognano Sagnino
Scuola primaria Breccia
Scuola primaria Trecallo
Scuola primaria via Sinigaglia
Scuola primaria via Bignanico
Scuola primaria via Ferabosco
Scuola primaria via Pio XI Sagnino
Scuola primaria via Brogeda Ponte Chiasso
Scuola primaria via Giussani Rebbio
Scuola primaria Prestino
Scuola primaria via Montelungo
Scuola primaria via Fiume
Istituto comprensivo via Polano Tavernola
Albate, Tavernola e Monte
Olimpino si è proceduto
ad una manutenzione
straordinaria della copertura
con la sua rimozione).
L’esempio più eclatante
in tal senso è quello delle
palestre del palazzetto
di Muggiò dove, due
anni fa in seguito ad una
ciclismo
ciclismo
Rovello Porro ha ospitato
i play off nazionali
Cadel Evans
premiato a Erba
Infrastrutture per
il turismo in bicicletta
S
■ Basket
■ Handbike
Tchoukball
enza che nessuno ne desse notizia
altisonante Rovello Porro ha
ospitato i play-off del Tchoukball,
uno sport di squadra inventato negli anni
‘70 con l’obiettivo di poter essere giocato
da tutti in quanto privo di contrasti ed
aggressività, che si pratica utilizzando
una palla simile a quella di pallamano.
Il paese della bassa comasca ha infatti
ospitato le migliori squadre della serie B
nazionale di questa disciplina sportiva,
sport dimostrativo alle Olimpiadi Monaco
del 1972 e che ha visto andare in scena
il suo primo campionato del mondo nel
2009.
Notizie flash
C
adel Evans, vincitore del Tour
de France nel 2001, è stato
premiato da Commissari di
Gara di ciclismo di Como e Lecco con
l’Impronta Sportiva Memorial Fabio
Casartelli nel corso di una cerimonia
che si è svolta qualche settimana fa
ad Erba. L’anno scorso il corridore
australiano, oltre alla Grande Boucle,
ha conquistato numerosi successi:
la vittoria nella Tirreno-Adriatico
e nel tour de Romandie mentre nel
2012 si è già imposto nel Criterium
Internazionale di Francia a Porto
Vecchio (Corsica).
I
forte tempesta di vento,
parte della copertura
di eternit si scoperchiò
rilasciando polvere di
amianto e costringendo
l’amministrazione ad un
intervento tampone per
arginare questa emergenza.
pagina a cura
di luigi clerici
mportanti infrastrutture per la
valorizzazione del cicloturismo nel
territorio sono in arrivo entro la fine
di quest’anno. La novità interesserà sia gli specialisti (sono in
allestimento salite con sistemi di rilevazione cronometrica),
sia le famiglie e i semplici amatori delle “due ruote” (con la
predisposizione di itinerari culturali e naturalistici più semplici da
fruire in bici). L’iniziativa di promozione turistica decollerà grazie
all’impegno della Provincia di Lecco, nell’ambito delle attività del
sistema turistico Lago di Como con azioni di valorizzazione del
cicloturismo: si tratta del progetto Sport e Relax in bici, avviato
nel 2009 con il programma di cooperazione transfrontaliera
Italia – Svizzera 2007-2013, curato dalle Province di Lecco e di
Como (ente capofila), in partnership con i Comuni di Cannobio
(Verbania) e di Brissago (Svizzera).
arà nel comasco il 22 luglio il
Giro d’Italia 2012 di handbike
con una tappa che si svolgerà
in quel di Cermenate. L’handbike è
quel particolare tipo di bicicletta
che si muove tramite delle manovelle
mosse grazie alla braccia ed è sport
paralimpico. Da segnalare che la
prova comasca sarà importante per
la classifica destinata al vincitore
assoluto del Giro che sarà individuato
tra i vincitori delle classifiche
generali della maglia Rosa maschile e
femminile.
■ Nuoto
Un libro per ricordare
la tragedia di Brema
I
n molti non lo sanno ma ogni 28
gennaio presso il Tempio Sacrario
degli sport acquatici di Garzola
una S. Messa viene celebrata in
ricordo dei sette giovani nuotatori
italiani che insieme al loro allenatore
e ad un cronista della Rai perirono
in un incidente aereo che li avrebbe
portati all’importante appuntamento
internazionale. Per ricordare questa
drammatica vicenda, avvenuta nel
1966, è stato scritto un libro che
ricorda questa triste vicenda che
ha segnato profondamente la storia
del nuoto e dello sport azzurro in
generale presentato a Novara in
occasione della finale del campionato
nazionale a squadre, 46^ Coppa Caduti
di Brema.
■ Karate
A Lenno la finale
del Terzo Campionato
dell’Insubria
L
enno ha ospitato la Finale del
Terzo Campionato di Karate
dell’Insubria, organizzata dall’Asd
Hakuryu del maestro Pompeo Ungaro
e patrocinata dall’Amministrazione
Comunale. A scendere sul tatami
di gara del palazzetto dello sport
sono stati oltre 220 atleti che
si sono confrontati nella prova
della combinata (percorso),
del Kata (forme) e del kumite
(combattimento). La competizione
sportiva è parte di un progetto
sperimentale di sei giornate
itineranti che si propone di avviare
all’agonismo, in maniera divertente e
con spirito di amicizia, i bambini e i
praticanti della disciplina del Karate
delle provincie di Como e Varese.
Valli Varesine
28 Sabato, 5 maggio 2012
● Da poco in libreria due
riviste storiche che
racconta la storia locale
D
● Presenti numerose
notizie e approfondimenti
sulla Valcuvia
● Tra queste anche la
storia di due garibaldini
originari di Gemonio
Curiosando tra la Storia
della Valcuvia
a pochi giorni sono in libreria,
ed in distribuzione ai soci
delle rispettive associazioni
culturali , due riviste storiche
annuali con tradizione pluridecennale.
Si tratta di Verbanus, oggi al n. 32,
e della Rivista della Società Storica
Varesina, oggi al Fascicolo XXIX,
rispettivamente presentate a Verbania
il 14 aprile ed a Duno, in Valcuvia il
15 aprile; entrambe, come al solito
si presentano corpose di articoli di
interesse locale, anche per la Valcuvia.
Scorrendo le pagine di Verbanus
leggiamo nella rubrica “Tempo
ritrovato – Il lago Maggiore dalla A alla
Z” alcune segnalazioni: innanzitutto
quella di don Marco Folladori, ora
prevosto ad Olgiate Comasco ma
qualche anno fa parroco a Gemonio,
dove ha iniziato i lavori di restauro dei
dipinti della chiesa di S.Pietro e che
segnala qui alcuni graffiti rilevati su un
affresco proprio di quella chiesa, graffiti
con la data del 1631 probabilmente
dovuti ad un parroco lì ricoverato per
peste (“parroco graffitaro” è l’ironico e
sagace titolo). A seguire nella rubrica
senz’altro da leggere le segnalazioni di
Gianni Pozzi che pubblica una lunga
lettera di lamentela del prevosto di
Besozzo (diocesi di Milano), datata
1609, per la probabile concorrenza dei
frati francescani che ad Azzio stavano
edificando un loro convento, poi una
cronaca della ricomparsa del colera in
Valcuvia nel 1866 ed anche un’inedita
notizia circa l’escursione al Monte
S.Martino in Valcuvia sul finire di
settembre 1902 di Contardo Ferrini (
1859 – 1902), illustre giurista, poi beato
nel 1947, l’ultima sua gita prima della
morte che lo colse a Suna, sulle rive
del lago Maggiore, il 17 ottobre 1902.
Ma di più ampio respiro ed interesse
è lo studio, sempre di Pozzi, circa due
garibaldini gemoniesi poco conosciuti,
Anacarsi Jemoli e Leone Beltramini.
Lo Jemoli ( 1844 – 1915) è certamente
poco conosciuto, ma grazie al fatto che
la famiglia è tuttora ben presente in
paese non è del tutto ignoto per le sue
vicende risorgimentali, che lo vedono
sedicenne seguire Garibaldi in Sicilia
nella sua spedizione; praticamente
un carneade invece quel Leone
Beltramini che, nato a Gemonio nel
1843, si trasferisce poi a Como con la
famiglia, rientrando poi a Gemonio
quale consigliere comunale nei
primi anni dell’unità italiana e quale
ingegnere progettista di alcune opere
pubbliche. Qui ne vengono ricostruite
le vicende familiari e politiche, dalla
sua partecipazione alla battaglia di
Monterotondo con Garibaldi, dove
sarà anche ferito, alla fondazione dei
circoli anticlericale comasco e quello
mazziniano, alla direzione del giornale
radicale comasco Il Baradello ed ancora
alla fondazione nel 1872 della Società
Comense di Ginnastica e Scherma.
Forse anche un carneade a Como
dove morirà nel 1887, ricordato ora
solo da una fotografia nella sede della
palestra della società di ginnastica
e da un modesto ricordo in ferro
battuto appoggiato ad un pilastro
nel cimitero di Como; lo studio si
conclude con la riproposizione di un
articolo de Il Baradello del 18 maggio
1883 che riporta la dettagliata cronaca
di una gita che ha portato gli atleti
comaschi a Varese e sul Verbano, sia
sulla sponda lombarda (Luino) che
piemontese (Arona) nella primavera
del 1883, insieme ad altre società. Molti
altri ovviamente gli studi nelle quasi
cinquecento pagine della rivista, qui
sono stati citati solo quelli di interesse
valcuviano; come notorio la rivista è
edita dalla Società dei Verbanisti che
accomuna coloro che amano e studiano
il Verbano e quindi interessa Piemonte,
Lombardia e Canton Ticino.
Maggiori informazioni anche sul sito
www.societadeiverbanisti.org , sito che
sarà prossimamente aggiornato.
Invece tra gli studi della Rivista
della Società Storica Varesina, 250
pagine all’incirca, segnaliamo quelli
di Alessandra Mita Ferraro ( “Note su
una missione in Valcuvia di Giovanni
Pellegrini e sulla viabilità varesina
sul finire del XVIII secolo”) e di
Gianni Pozzi (“Garibaldi e Ferrari,
primi deputati deputati varesini e
una elezione annullata”); ovviamente
quest’ultimo studio tratta delle prime
elezioni democratiche in Valcuvia e
Varesotto, datate 1860 ed anche di una,
finora non citata dagli storici, elezione
del maggio 1860 poi annullata per
vizi di procedura. Sempre di elezioni
dall’Unità alla grande guerra tratta di G.
Armocida, relativamente ai paesi della
sponda lombarda del Verbano. Anche
per questa rivista maggiori informazioni
sul sito www.societastoricavaresina.it.
Caravate: appuntamenti dai Passionisti
D
omenica 6 maggio, dalle
9.30 (con la S. Messa)
alle 17.00, ci sarà l’ottavo
incontro del Cammino di
fede per adulti “perché
riscoprano la propria fede a
partire dall’ascolto della vita
e della parola”, proposto
dalla Comunità Passionista
di Caravate e guidato dal
superiore, P. Marcello.
Per informazioni: Tel.
349/435.9771.
www.passionisticaravate.it.
D
a sabato 12, alle ore
17.00, a domenica 13
maggio alle ore 16.00 si
svolgerà la Due Giorni di
Maggio che i Padri Passionisti
organizzano mensilmente
presso la loro casa di
Caravate e destinata ai
giovani e agli adolescenti,
con un programma che
prevede incontri, riflessioni e
preghiera.
Viabilità
■ Valcuvia
Tre importanti opere
in via di realizzazione
In Valcuvia e nelle sue immediate
vicinanze sono in corso di
realizzazione tre importanti opere
viabilistiche. Periodicamente diamo
uno sguardo a ciascun cantiere per
verificarne lo stato d’avanzamento
e l’evoluzione dei lavori. L’ultimo
aggiornamento lo abbiamo dato
all’inizio di gennaio 2012; vediamo
ora, per ciascuno di essi, a che punto
sono arrivati lavori.
SP 32: ROTATORIA A GEMONIO
A Gemonio si lavora da ottobre
2011 per la formazione di una
rotatoria all’intersezione tra la
Strada Provinciale n° 32 “Del
Campo dei Fiori” Gemonio – Azzio
– Brinzio con la Strada Statale
394 “del Verbano Orientale”. Dopo
un periodo preparatorio che ha
portato alla realizzazione in opera
dell’ampliamento dell’esistente ponte
sul torrente Viganella, il nuovo
svincolo ha preso forma all’inizio
di aprile quando è stata realizzata
la rotatoria centrale e con essa
il nuovo regime di circolazione
veicolare. Sono in corso attualmente
i lavori di finitura dei cordoli e degli
spartitraffici e le opere di livellamento
del terreno nelle aiuole che sono state
create a margine della rotatoria.
BRETELLA GAVIRATE – BARDELLO
È l’ultima delle infrastrutture iniziate
(la prima pietra è stata posata il
4 dicembre 2011) ed è quella che
collegherà la SP 1 con la SP 50
unendo, con una nuova strada Gavirate
con Bardello. Il cantiere è in piena
attività e sono in costruzione le basi
del viadotto con il quale la nuova
strada supererà il torrente Bardello.
In particolare è già stata realizzata
- sul rilevato che sostiene la SP 1
- la spalla nord su cui si appoggerà
un’estremità del viadotto e sono state
ultimate le fondazioni dei pilastri che
sorreggeranno le altre campate del
viadotto.
SP 62: NUOVO PONTE ALLA RASA
Lungo la strada che collega Varese
con Brinzio e la Valcuvia, ove è in
costruzione l’allargamento del ponte
sull’Olona a sud della Rasa, finalmente
si vede prendere forma il grande
arco che sorreggerà l’impalcato.
Dopo diversi mesi di attesa, infatti,
sono arrivati in cantiere e sono stati
montati in opera i conci prefabbricati
che hanno formato la caratteristica
arcata centrale del viadotto. In queste
settimane sono in realizzazione i
piedritti che collegheranno la soletta
stradale con l’arco e trasferiranno a
questo i carichi e le sollecitazioni
della carreggiata soprastante.
A.C.
Fotonotizia. Brinzio e Cabiaglio
Al Sacro Monte
C
ome da antica tradizione, domenica 29 aprile, le comunità di Brinzio e Cabiaglio si sono recate in pellegrinaggio al Santuario del Sacro
Monte di Varese. Un bel numero di pellegrini con in testa don Enrico
Parroco delle due Comunità ha sfidato la pioggia e il vento partendo dalla prima cappella e risalendo lungo la via sacra fino a raggiungere il
Santuario recitando il rosario. Giunti in Santuario alle 10.00 S. Messa cantata dalle corali dei due Paesi e accompagnate all’ organo dal maestro Mario
Vanini e sotto lo sguardo di Maria è continuata la celebrazione eucaristica.
Una preghiera per chi è rimasto a casa non è mancata. Alla fine una delegazione con il Parroco si è recata a salutare e omaggiare le Romite Ambrosiane.
Le due Comunità da oltre 500 anni si recano al Santuario in pellegrinaggio
annuale e compaiono nei primi elenchi delle parrocchie che lì salivano con
grande devozione e con maggiori sacrifici di adesso.
Nella giornata di domenica si è recata in pellegrinaggio al Sacro Monte anche
la Comunità Pastorale di Canonica, Duno, Cavona, Rancio, Cassano e Ferrera.
Sondrio Cronaca
Dall’uomo
di Similaun alla
Valtellina di oggi
La scorsa settimana è stata presentata
la pubblicazione di Francesco Guicciardi
“L’identità valtellinese attraverso la sua storia”.
L’
idea di scrivere un libro
sull’identità valtellinese gli
era venuta in occasione di
una conferenza tenuta presso
l’Associazione dei Valtellinesi a Roma.
Il tema aveva suscitato particolare
interesse fra gli ascoltatori, tanto che
Francesco Guicciardi si era messo al
lavoro per sviluppare l’argomento ed
approdare così ad una pubblicazione,
che ha visto la luce recentemente ed
è stata presentata al pubblico giovedì
26 aprile nell’elegante Salone dei Balli
del Credito Valtellinese. «Francesco
Guicciardi è una delle figure più illustri
della Valtellina» ha affermato Angelo
Palma nell’introdurre l’autore. Egli
infatti, dopo aver ricoperto importanti
incarichi nell’Avvocatura di Stato
e come Capo di Gabinetto di vari
Ministri, ha messo a disposizione della
Valtellina la sua competenza e la sua
preparazione, svolgendo un ruolo di
primo piano nell’ambito del Credito
Valtellinese e della sua Fondazione.
Proprio durante l’incarico di Presidente
della Fondazione Credito Valtellinese,
l’avvocato Guicciardi ha avuto modo
Il volume si propone
come intento quello di
«individuare l’atteggiarsi
dell’identità valtellinese
nel corso della sua
lunghissima storia».
di Cirillo Ruffoni
di esplicare la sua passione per gli studi
storici, promuovendo la pubblicazione di
importanti opere di storia locale. Ora la
collana si arricchisce di questo volume (il
n. 14), di 178 pagine, con varie illustrazioni
e fotografie di documenti, che si propone
come intento quello di «individuare
l’atteggiarsi dell’identità valtellinese nel
corso della sua lunghissima storia». L’autore
infatti prende le mosse da molto lontano,
dal ritrovamento dell’Uomo di Similaun,
dalle incisioni rupestri, dalle prime
testimonianze scritte, per individuare,
nelle nostre vallate, la presenza di uomini
dotati di un grado già progredito di civiltà,
con usi, tradizioni e linguaggio comuni.
Una particolare attenzione viene rivolta
al Medioevo, quando, a partire dal secolo
XIII, si sviluppano i Comuni, organismi
formati da uomini liberi, governati dalle
assemblee dei capifamiglia, che eleggono
i propri rappresentanti e provvedono
all’amministrazione del territorio in base
agli statuti. «Per sei secoli abbiamo avuto
una forma di democrazia di base, che
non trova riscontro in altre zone e che
costituisce per noi un grande elemento di
identità». L’autore attinge le notizie dagli
storici che possiamo definire tradizionali
(Besta, Mazzali…) ma soprattutto dagli
studi più recenti, come quello di Massimo
Della Misericordia, intitolato Divenire
Comunità, che rappresenta senza dubbio
l’analisi più approfondita del fenomeno
comunale. Francesco Guicciardi si sofferma
in particolare anche sui tre secoli del
dominio grigione, quando la Valtellina vive
il suo momento d’oro nel Cinquecento, con
lo sviluppo della cultura, dell’architettura
e dell’economia, seguito però, subito
dopo, dal secolo più orribile della nostra
storia: il Seicento. Dopo la rivolta del 1620,
infatti, la nostra valle, considerata dalle
potenze un crocevia strategico, è flagellata
da guerre, carestie e pestilenze che ne
hanno dimezzato la popolazione. Con la
fine del governo dei Grigioni, la Valtellina
perde quel ruolo di cerniera tra il Nord e il
Sud dell’Europa, che aveva sempre avuto
fin dai tempi più lontani ed entra in una
dimensione di isolamento e di povertà. Il
fenomeno più rilevante è costituito senza
dubbio dalla grande emigrazione che si
è avuta tra la fine dell’Ottocento e i primi
decenni del Novecento.
Nello sviluppare la sua sintesi, l’autore non
disdegna di affrontare, in modo personale,
le principali questioni storiche, anche se
alcuni dei giudizi ai quali approda possono
risultare discutibili, come sono tutte le
interpretazioni umane.
Al termine del lungo cammino, si delinea
comunque un giudizio molto positivo
sulla nostra popolazione: «Credo possa
dirsi che emerga una forte identità
comunitaria, mantenutasi nel tempo e nel
mutare degli eventi, con una sobrietà di
fondo, una concretezza di comportamenti
ed un carattere sostanzialmente schivo,
ma da cui traspare un impegno serio su
valori di solidarietà verso la comunità di
appartenenza».
Sabato, 5 maggio 2012 29
Notizie in breve
■ Poggiridenti
Una serata sulle statue
delle Madonne vestite
Sabato 5 maggio alle ore 21.00,
presso il santuario della Madonna
del Carmine a Poggiridenti, si terrà
una relazione sulle Madonne Vestite
che hanno interessato le parrocchie
di Poggiridenti, Tresivio e Montagna
in Valtellina. L’evento è organizzato
dall’Associazione San Fedele e rientra
nell’ambito delle manifestazioni
programmate per celebrare i 500 anni
di fondazione della parrocchia di San
Fedele di Poggi, che cade nel 2014.
La serata si riallaccia alla mostra “In
confidenza col sacro. Statue vestite
al centro delle Alpi” che si è tenuta
a Sondrio nei mesi scorsi. Relatrici
della serata saranno infatti Francesca
Bormetti, la curatrice della mostra, e
Franca Prandi, studiosa di storia locale.
La Bormetti si soffermerà sul fenomeno
generale delle Madonne Vestite,
comune a tante parrocchie delle
nostre valli, mentre Prandi illustrerà
la Madonna del Carmine specifica di
Poggiridenti. Il coinvolgimento delle
parrocchie di Tresivio e Montagna
nasce da una comunanza del fenomeno:
Madonna della Santa Casa e Madonna
del Rosario, ma forse ancor più per
sottolineare le origini delle parrocchie
di San Giorgio e San Fedele dalla Pieve
di Tresivio.
■ Sondrio
Ultimo incontro di
“Intorno al Risorgimento”
L’associazione Amici della Biblioteca
di Sondrio, con la collaborazione della
Società Storica Valtellinese, organizza
l’ultimo incontro su temi legati al
Risorgimento del ciclo “Intorno al
Risorgimento”, che si svolgerà lunedì
7 maggio. “Territorio e paesaggio:
il mutare nel corso della storia della
Media Valtellina” è il tema dell’incontro
che avrà come relatore Giovanni
Bettini. L’appuntamento è alle ore
17.30, presso la Biblioteca Civica “Pio
Rajna”.
■ Sondrio
Incontri per genitori alla
scuola Sacro Cuore
Proseguono, presso il salone della
Scuola dell’Infanzia “S. Cuore” di
via Angelo Custode, gli incontri per
genitori “Un tempo per… Educarci alla
relazione”. L’appuntamento è per lunedì
7 maggio alle ore 18.00.
Morbegno. L’iniziativa del Movimento Apostolico in collaborazione con la Parrocchia
In scena il musical “Alla tua ombra un canto”
D
omenica 22 aprile alle ore 21,
presso l’Auditorium S. Antonio di Morbegno, grande successo per il musical “Alla tua
ombra un canto”, un’opera sui miracoli di Gesù ideata dalla presidentessa del Movimento Apostolico, Cettina
Marraffa.
La Sede Centrale del Movimento ha
presentato il musical in diversi teatri
prestigiosi, quali il “Politeama” di Catanzaro, l’Auditorium Conciliazione di
Roma e il teatro “Príncipe Gran Vía” di
Madrid in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Il musical rientra nelle attività del Movimento
Apostolico, la cui finalità è l’annuncio
del Vangelo, proposto molte volte e in
diversi modi, fin da quando il 3 novembre del 1979 questo movimento ha avuto origine, grazie all’Ispiratrice e Fondatrice Maria Marino, una donna sem-
plice, umile, ricca di carità, obbediente
per la fede alla Chiesa.
A proporre lo spettacolo a Morbegno
sono stati i coniugi Iezzi, responsabili
diocesani del Movimento, con la collaborazione dei giovani della parrocchia
San Giovanni Battista e le comunità di
Campovico, Paniga e Desco, che hanno saputo rinunciare il sabato sera ai
divertimenti terreni per la gioia vera,
incontrare Cristo. Sviluppare i propri
talenti per offrirli a Gesù: Giovanni
Paolo II diceva che «noi adulti spesso
non ci rendiamo conto di quanto talento hanno i giovani», presi dai nostri
affanni non riusciamo più a “gustare”
la bellezza del cielo.
Gli attori giovanissimi – a partire
dal protagonista principale Stefano
Maxenti, quattordicenne, alla più piccola Aurora di soli sei anni – hanno saputo cogliere il messaggio evangelico
contenuto nel musical proprio perché
“piccoli” e trasmetterlo al numeroso
pubblico presente in sala con immediatezza e genuinità. I giovani sono stati sapientemente guidati dalla regia di
Giulia Del Nero e dalla scenografia di
Mario Iezzi. Le coreografie sono state
affidate a Maria Luisa Silipo, che, creando anche i costumi, alla bellezza
formale ha voluto aggiungere agli abiti anche un valore simbolico, attraverso
l’uso di stoffe pesanti alternate a quelle
leggere e forti contrasti di colori: toni
rosei e carnicina abbinati alle gamme
dei marroni. Questo a simboleggiare
l’uomo davanti al suo Signore: da un
lato nella sua “carnalità” (colore e stoffe
pesanti) appare nudo, vero, sofferente e
nel peccato; dall’altro lato la “spiritualità”, suggerita da colori chiari e stoffe
leggere che esprimono le virtù e il desiderio di ascendere a Dio.
Valchiavenna
30 Sabato, 5 maggio 2012
A Chiavenna il ricordo
della Liberazione
■ Gini in concerto
In programma a Villa di
Chiavenna il 12 maggio
P
roseguono gli appuntamenti con la
rassegna culturale itinerante “Progetto
Musica Bregaglia – Cultural Travel
2012” che si propone di promuovere le
ricchezze artistiche e architettoniche
del territorio con percorsi guidati e di
valorizzare la cultura musicale ospitando
in esse concerti di diverse tipologie. Per
sabato 12 maggio è in programma un
concerto alquanto interessante e raffinato,
interamente dedicato alla musica sacra,
spaziante dal Cinquecento al Settecento.
Protagonisti della serata saranno il Coro
Femminile e il Coro Misto di Crema diretti
dal M° Bruno Gini (originario di Villa di
Chiavenna) e accompagnati all’organo dal
M° Alberto Dossena. Il momento musicale
si terrà presso la chiesa parrocchiale di
San Sebastiano di Villa di Chiavenna alle
ore 21.00, mentre dalle ore 15.00 del
pomeriggio di sabato sarà possibile visitare
la chiesa parrocchiale anche con l’ausilio
di guide per gruppi interessati. Ingresso
libero. (E.O.)
L
a comunità guanelliana di Como il 22
aprile ha organizzato un pellegrinaggio
a Chiavenna “Sulle orme di Don Luigi”.
Dopo quel 23 ottobre 2011, giorno in cui
don Guanella è stato proclamato santo, è
nato nei suoi fedeli il desiderio di vedere
da vicino i luoghi a lui cari, di cogliere
lo spirito che ha animato questo “folle”,
il quale amava i poveri, i meno fortunati,
i bisognosi, quelli che non contavano
niente, più della sua stessa vita e che
basava la sua sussistenza sulla Provvidenza
divina. Quest’uomo ha lasciato il segno
nei posti dove il Signore lo ha condotto
e noi siamo andati nella chiesa dove ha
celebrato la sua prima Messa per pregarlo e
invocare su di noi un po’ di quel coraggio e
di quella forza che lo hanno sempre spinto
a osare l’impensabile per il bene dei suoi
fratelli più piccoli. Siamo partiti da Como,
di buon mattino, e abbiamo raggiunto
Chiavenna: visita al palazzo VertemateFranchi, proseguendo con la chiesa
dell’Assunta di Prosto, scendendo verso
Chiavenna a piedi sostando nel luogo dove
venne uccisa Suor Maria Laura Mainetti.
Abbiamo poi raggiunto per il pranzo l’Oasi
al Deserto, dove Davide e collaboratori
ci hanno riservato mille attenzioni nel
trattamento. Alla fine della giornata la
messa in San Lorenzo, celebrata da un
sacerdote guanelliano ed animata dal coro
Desdacia Tellini di Sondrio, seguita da una
coda concertistica molto piacevole. Siamo
sicuri che il nostro Santo era lì con noi per
tutta la giornata perché il nostro cuore era
lieto e gioiva nel suo ricordo.
«N
on vogliamo rinnovare le
divisioni del passato, ma
la storia non può essere
riscritta». Ha parlato chiaro Sergio
Caivano, presidente provinciale
dell’Associazione nazionale partigiani
d’Italia, nel discorso finale della
festa della Liberazione. Davanti al
monumento ai Caduti di Chiavenna,
di fronte alle autorità civili e militari e
a centinaia di cittadini, ha ricordato i
valtellinesi che hanno perso la vita nella
lotta contro i nazifascisti. «Dobbiamo
ricordare i caduti per la conquista della
libertà e ringraziarli tutti».
Caivano ha spiegato che la guerra di
Liberazione non è stata indolore in
provincia di Sondrio: 140 patrioti e
48 civili hanno perso la vita, 144 sono
rimasti feriti, mutilati e invalidi.
Ma non si è limitato a citare i numeri
della Resistenza: ha aggiunto che è
impossibile mettere sullo stesso piano
chi ha combattuto per la libertà, la
democrazia e il tricolore con chi si
batteva per il nazifascismo. «Questa è
la storia e dovremmo evitare i tentativi
di delegittimare la Resistenza. Ci è stato
presentato un fascismo mai esistito,
una dittatura all’acqua di rose e i
peggiori fascisti, quelli della Repubblica
di Salò, come dei combattenti per la
patria. La storia, quella capovolta. Al
Parlamento giacciono ancora progetti
di legge semplicemente vergognosi
che prevedono l’abolizione del reato di
apologia del fascismo, l’eliminazione
Testimonianze
Il 25 aprile 1945 raccontato
ai ragazzi da chi lo ha vissuto
A
Ritorna l’appuntamento
con “Le Chiavi d’Argento”
U
■ Guanelliani
Da Como pellegrini nella
terra del nuovo santo
■ Concerto
nche gli studenti delle scuole medie di
Chiavenna - la “Garibaldi” di Bette e la
“Bertacchi” del centro città - hanno preso
la parola davanti al monumento ai Caduti nel
corso della Festa provinciale della Liberazione.
Mercoledì mattina hanno raccontato la guerra
con le parole di persone che hanno vissuto quegli
anni difficilissimi. Gli studenti dell’istituto del
centro hanno letto alcuni brani toccanti e hanno
raccolto gli applausi del pubblico. I coetanei della
“Garibaldi” hanno presentato testi pubblicati sul
libretto “A scuola con mio nonno”, pubblicato
proprio nei giorni scorsi con il supporto del
Comune di Chiavenna, della Comunità montana,
del C4, della Pro Chiavenna e della Bps. Gli alunni
hanno chiesto a nonni e zii di raccontare le
esperienze vissute nei giorni della Liberazione.
Ne è uscita una pubblicazione significativa, con il
punto di vista di persone costrette a cambiare la
propria vita a causa di dittatura, guerra e miseria.
Alcuni testi e disegni degli studenti sono stati
esposti sotto i portici del municipio.
del divieto di riorganizzazione del
Pnf e l’equiparazione di fatto dei
repubblichini con i partigiani». La
Provincia è stata rappresentata dal
vicepresidente Severino De Stefani.
«Oggi l’Italia ricorda la sua liberazione
dall’occupazione nazifascista che aveva
diviso la nazione e resi nemici fra loro
gli Italiani. Anche la Valtellina e la
Valchiavenna vennero liberate in quei
giorni dai partigiani, braccio armato
della Resistenza, che aveva le sue radici
nell’antifascismo. Oggi non ne sono
rimasti molti di partigiani combattenti
di allora, ma alcuni sono ancora qui
con noi a ricordarci che la conquista
della libertà ha un prezzo, alto quanto
il suo inestimabile valore. A 67 anni da
quell’impegno li vogliamo ringraziare di
cuore. Solo il senso morale individuale
può ancora oggi recuperare, nella
sostanza e nell’immagine, la politica
screditata da scandali che, al di là delle
responsabilità da accertare, l’ha portata
ai minimi storici nella fiducia dei
cittadini. Non lo possiamo permettere
perché la politica, certo onesta e corretta,
è lo strumento della democrazia che
attua il volere del popolo e persegue i
suoi interessi». Il sindaco di Chiavenna
Maurizio De Pedrini ha sottolineato
che «si deve dire con forza che il 25
aprile va celebrato, perché è la festa
della Liberazione e dei valori buoni e
fondanti del nostro vivere civile. Libertà,
democrazia, lavoro, rispetto delle regole
e fierezza di essere italiani».
S.BAR.
A Nuova Olonio
le celebrazioni con
l’urna di San Luigi
L
a settimana di presenza dell’urna con
le spoglie di San Luigi Guanella presso
la chiesa parrocchiale “SS. Salvatore”
di Nuova Olonio sta volgendo al termine.
Ecco la programmazione delle proposte
pastorali per gli ultimi giorni: per giovedì
3 maggio alle ore 21.00 è previsto un
concerto spirituale con protagonisti i cori della Parrocchia e dei musicisti del
territorio, i quali proporranno un repertorio alquanto vasto e di immediata
fruizione spaziante dal Settecento a brani per coro liturgico del Novecento.
Sabato 5 maggio alle ore 20.30 si celebrerà la Santa Messa con le rappresentanze
di tutte le parrocchie del Vicariato, mentre per l’ultimo giorno, domenica 6
maggio, sono previste due Sante Messe in mattinata (alle ore 8.30 e alle ore
10.30) e alle 14.00 si terrà la celebrazione di congedo dell’urna La Santa Messa
delle 10.30 di domenica 6 maggio sarà animata dal Coro Giovanile della Scuola
di Musica di Capodistria (Slovenia) diretta da Maja Cilenšek e accompagnato
al pianoforte da Sindija Šiško. L’ensemble vocale interpreterà brani sacri
prevalentemente del Novecento e il celebre “Veni Domine” di Felix Mendelssohn
Bartholdy (1809–1847). Nei pomeriggi di giovedì e venerdì, a partire dalle ore
15.00, si terranno degli incontri di preghiera per i bambini, i ragazzi e le famiglie
della parrocchia. La chiesa sarà aperta dalle ore 7.30 alle ore 22.00 e ogni giorno
sarà presente un confessore.
n raffinato concerto alla scoperta
della musica sacra per cori di
voci bianche è ciò che propone
il Comitato de “Le Chiavi d’Argento” –
Incontri Corali “Giocondo D’Amato” in
occasione della trentunesima edizione
della rassegna culturale.
Sabato 5 maggio, alle ore 21.00, presso
la chiesa di San Fedele a Chiavenna,
sarà possibile ascoltare due cori a voci
pari di fama internazionale: il coro “Gli
Harmonici” di Bergamo diretto dal M°
Fabio Alberti e il “Coro Giovanile della
Scuola di Musica di Capodistria” del
M° Maja Cilenšek che, per l’occasione,
proporranno un vasto e raffinato
repertorio, spaziante dal Seicento italiano
ai giorni nostri, ponendo particolare
riguardo agli autori del Novecento e
contemporanei.
“Gli Harmonici” di Bergamo nascono
nel gennaio 2006 quale prosecuzione
dell’esperienza iniziata dai ragazzi in
ambito scolastico. E’ composto da più di
50 giovani in età compresa tra i 9 ed i 19
anni. Sin dalla sua fondazione l’ensemble è
stato chiamato ad esibirsi in varie località
italiane e all’estero, ha partecipato a
diversi festival nazionali ed internazionali
e a rassegne concertistiche spaziando
dalla musica sacra a quella profana
anche in collaborazione con enti lirici.
“Gli Harmonici” ha inoltre preso parte
alla realizzazione di importanti incisioni
discografiche in veste di collaboratore
di compositori e cantautori. è stato coro
– laboratorio negli stage nazionali per
docenti e direttori tenuti dai maestri Mario
Mora, Mario Giorgi, Clara Bertella, Denis
Monte e ha preso parte (Marzo e Aprile
2011), con notevoli consensi, al tour
“Ivy” con la cantante Elisa, che l’ha visto
impegnato nei teatri di Brescia, Milano,
Bergamo e Pavia. Recentemente (Ottobre
2011) è stato invitato a tenere due
concerti nella storica città di Yaroslavl,
in Russia. Dal 2006 ad oggi il coro ha
ricevuto molti premi e riconoscimenti ed è
diretto, dalla sua fondazione, dal maestro
Fabio Alberti. Per la serata chiavennasca
proporrà un vasto repertorio spaziante dal
“Dulcis Christe” di M. Grancini (1605 –
1669) a “Jubilate Deo” e “Ave Maria” dello
stesso Fabio Alberti (1974).
Il Coro Giovanile della Scuola di Musica
di Capodistria (Slovenia) è stato fondato
nel 2000 da Maja Cilenšek. Durante questi
undici anni di fervente attività gli sono
stati conferiti numerosi primi premi
a concorsi nazionali e internazionali
(Repubblica Ceca, Italia, Slovacchia).
Il coro partecipa regolarmente a
manifestazioni e concerti in Slovenia e
all’estero e ha più volte preso parte al
rinomato Festival Corale Internazionale
di Capodistria e nel 2005 si è esibito al
Cankarjev dom di Lubiana in concerto
con l`orchestra sinfonica e la Big Band
della RTV Slovena. Nel 2006 e nel 2010
l’ensemble è stato invitato a prendere
parte al concerto dei migliori cori
Sloveni nella sede della Filarmonica
Slovena di Lubiana e nel marzo 2011 ha
collaborato con l`Orchestra da camera
dell`Associazione dei compositori sloveni
per il progetto “La notte dei compositori
sloveni”. Il coro è stato inoltre invitato
a partecipare a numerosi festival in
Austria (Leoben) e Italia (Trieste, Gorizia,
Padova, Opicina) e può vantare una stretta
collaborazione con importanti compositori
contemporanei sloveni, come Uroš
Rojko, Bojan Glavina, Ambrožiopi e Jaka
Klun per i quali ha interpretato svariate
prime esecuzioni assolute. In occasione
dell’incontro musicale chiavennasco la
direttrice Maja Cilenšek ha scelto di
eseguire un programma di grande attualità
e alquanto eclettico spaziante dalla briosa
e coinvolgente “A little Jazz Mass” di Bob
Chilcott (1955) al celebre “Veni Domine”
di Felix Mendelssohn (1809 – 1847).
Ingresso libero. (Elena Oreggioni)
Sondrio Cronaca
Sabato, 5 maggio 2012 31
Sondrio. Un convegno in occasione della Giornata del consumatore lo scorso 26 aprile
R
icordate quelle
trasmissioni televisive
nelle quali si andavano
a controllare i
distributori, per vedere se
l’erogazione di carburante
corrispondeva effettivamente
a quella indicata? Ebbene, a
molti sarà venuto spontaneo
domandarsi: «Ma noi, al
riguardo, come stiamo? Non
avremo a che fare anche noi con
distributori o altri misuratori
taroccati»? Tranquilli. Nella
nostra provincia la Camera di
Commercio sorveglia, con gli
opportuni controlli, per evitare
che ci siano frodi a danno della
popolazione. È il primo dato
rilevante emerso dal convegno
che la Camera di Commercio
di Sondrio ha promosso in
occasione della Giornata del
consumatore, che si è celebrata
nella sede del capoluogo,
giovedì 26 aprile.
La Giornata, come ha
ricordato Emanuela Zecca
che ha coordinato i lavori,
non costituisce un’iniziativa
estemporanea, ma viene svolta
a livello mondiale e verrà
riproposta con cadenza annuale.
Il suo scopo è quello di illustrare
tutte le attività svolte a tutela dei
cittadini e di parlare dei temi più
attuali. Quest’anno è stata scelta
in particolare la distribuzione di
acqua, luce e gas. Oggi – come
ha illustrato Angelo Mariani
nella prima relazione – alle
Camere di Commercio sono
stati affidati numerosi compiti
a difesa dei consumatori. Tra
i più importanti vi sono senza
dubbio i controlli sui contatori
di acqua, luce e calore nelle
utenze domestiche. Tali controlli
vengono svolti sugli apparecchi
che le ditte hanno in magazzino,
in attesa di essere installati.
Nel biennio 2010-2011, inoltre,
sono stati eseguiti sopralluoghi
su tutti i 70 impianti di
distribuzione stradale di
carburante presenti in provincia
di Sondrio, verificando almeno
una volta tutti gli 888 erogatori.
Ebbene, tutte le verifiche hanno
dimostrato che i misuratori sono
ben funzionanti e conformi alle
norme.
La sorveglianza si estende però
anche ad altri settori, come
ad esempio l’etichettatutra
dei prodotti tessili (presenza
e regolarità dell’etichetta,
conformità del tessuto a quanto
dichiarato), la sicurezza dei
che, noi paghiamo una fonte
di energia importante come il
gas il 30% in più di quello che
avrebbe in un regime di libera
concorrenza.
a cura
di CIRILLO RUFFONI
✎ L’inziativa
Consumatori
sicuri
in provincia
Oggi alle Camere
di Commercio
sono stati affidati
numerosi compiti
per tutelare
e difendere
i consumatori.
giocattoli (se hanno il marchio
di conformità europea CE, se
sono rispondenti alle norme),
la sicureza del materiale
elettrico (ad esempio le catene
luminose di Natale) e così via.
In questi settori, che riguardano
prevalentemente oggetti di
importazione, si verificano però
le note dolenti, perché spesso i
prodotti non risultano conformi
alle norme e allora bisogna
ricorrere al sequestro e al ritiro
dal mercato. La Camera di
Commercio, come ha ricordato
Adelino Tralli, dimostra
di avere una particolare
attenzione per i consumatori,
che negli ultimi tempi sono
stati gravati da aumenti nelle
bollette di acqua, luce e gas. Si
calcola che questi incideranno
mediamente per 212 euro
annuali a famiglia. È necessario
quindi intervenire in modo più
efficace sul piano del risparmio
ed anche controllare le bollette
che ci vengono fornite. Le
società di distribuzione,
come ha sottolineato Patrizio
Barbieri, ricorrono spesso
alla fatturazione presunta dei
consumi, gonfiando gli importi
oltre ogni misura e il cittadino
deve poi aspettare mesi per
avere il conguaglio. I pericoli
maggiori, però, vengono dagli
operatori che propongono
contratti con vantaggi
mirabolanti o che addirittura
arrivano a falsificare le firme,
Distretto culturale
così che alcune famiglie si
trovano alle prese con accordi
mai sottoscritti e, in più,
devono tribolare non poco
per avere giustizia. Con la
privatizzazione delle società
di distribuzione tutto avrebbe
dovuto migliorare, dai servizi,
ai costi, ha affermato Camilla
Occhionorelli, del Movimento
Nazionale Casalinghe (Moica),
come sempre molto battagliera.
Oggi, invece, ci troviamo di
fronte costi alti e bollette del
tutto incomprensibili. Il fatto
più negativo, però, è il taglio
delle forniture che viene
effettuato dopo un solo mese di
ritardo nei pagamenti. Succede
specialmente alle persone in
difficoltà, agli anziani ricoverati
in ospedale, che si vedono da un
giorno all’altro privati dei servizi
essenziali.
Un altro degli aspetti più
rilevanti emersi nel convegno,
in particolare nella relazione di
Gianmario Mocera, è il fatto
Tra le iniziative che la Camera
di Commercio svolge a difesa
dei cittadini, soprattutto dopo la
costituzione del cosiddetto Tavolo
dei consumatori, c’è una novità
importante. L’ha illustrata il
Presidente Emanuele Bertolini
nell’aprire i lavori del convegno
che si è tenuto a Sondrio in
occasione della Giornata
del consumatore. Si tratta di
un’attività di mediazione, cioè
di arbitrato e conciliazione
per tutte le controversie che
possono sorgere, anche nel
campo delle cause condominiali
e assicurative. È un’iniziativa
che fa un po’ fatica a decollare,
ha dichiarato il Presidente,
anche per la forte opposizione
da parte dell’Avvocatura, che
si vede sottrarre un campo
di intervento. I benefici per i
cittadini, però, sono enormi.
Ognuno infatti capisce che, in un
sistema giudiziario come quello
italiano, intasato di lavoro, dove
una causa civile impiega anni
per arrivare a conclusione, un
arbitrato può portare rapidità e
diminuzione dei costi. Le norme
infatti stabiliscono che le vertenze
devono essere risolte entro 90
giorni (!). Di conseguenza i costi
si riducono addirittura a un
ventesimo di quelli che si hanno,
invece, nell’ordinaria trafila
giudiziaria.
Ulteriori informazioni sono
naturalmente disponibili presso
la Camera di Commercio o sul
sito della stessa.
Un’iniziativa per valutare lo stato di conservazione
degli edifici restaurati grazie alla “Legge Valtellina”
Restauri: arrivano le verifiche
I
l Distretto Culturale della Valtellina
nell’intento di valorizzare le risorse naturali, sociali e artistiche presenti sul territorio, incentiva la ricerca nell’ambito
della conservazione programmata dei beni
culturali. Per questo, ha sottoscritto un contratto di ricerca con il Dipartimento di Building Environment Sciences and Technology
(BEST) del Politecnico di Milano per valutare
lo stato di conservazione di numerosi edifici
restaurati di recente in Valtellina.
Partendo dai restauri degli anni 1997-2001 finanziati con la “Legge Valtellina”, il Distretto
valtellinese, con il supporto del Politecnico di
Milano e la collaborazione della Soprintendenza, ha messo a punto un piano d’azione
per strutturare un sistema di acquisizione di
dati tecnico-scientifici accompagnato dalla
rilevazione dello stato di conservazione di
questi edifici che costituiscono uno spacca-
to significativo del patrimonio architettonico e storico-artistico locale. Il
programma di ricerca punta anche a
creare competenze specifiche sul territorio e a diffondere metodologie in grado di definire e di condividere con gli
Enti proprietari e i gestori le più corrette strategie di conduzione, manutenzione e prevenzione del degrado dei
beni stessi, per dar vita a un percorso
di conservazione non più condizionato
da logiche episodiche.
Allo scopo è indetta una selezione pubblica per il conferimento di un assegno
di ricerca della durata di 12 mesi presso il Dipartimento BEST di Milano,
nell’ambito del programma di ricerca
Distretto Culturale della Valtellina. Ricerca d’archivio, attività ispettiva e analisi critica dello stato attuale degli edifici
restaurati ex legge 102/90.
Le informazioni per presentare la candidatura si trovano all’Albo Ufficiale del
Politecnico, sul sito Internet del Politecnico, del MIUR e dell’Unione Europea. La domanda di ammissione alla
selezione, datata, firmata e compilata
secondo lo schema disponibile sul sito www.polimi.it/lavora-con-noi/collaborazioni-di-ricerca/assegnidiricerca, dovrà essere indirizzata al Direttore Generale del Politecnico di Milano,
Piazza Leonardo da Vinci, 32, 20133
Milano, inviata a mezzo raccomandata A.R., o consegnata a mano entro il 15 maggio. Per informazioni sul
Progetto Distretti Culturali, consultare il sito: www.fondazionecariplo.it/
distretticulturali.
PI. ME.
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 5 maggio 2012
Notizie in breve
■ Lanzada
L’ultimo incontro
di “Insieme è meglio”
A concludere il ciclo di quattro
incontri dal titolo “Insieme è meglio”
su disagio mentale, disagio sociale
e volontariato, venerdì 11 maggio
alle ore 20.30, presso la sala Maria
Ausiliatrice dell’oratorio di Lanzada,
sarà presentato il passaggio da “Utente
a Facilitatore” attraverso il racconto
della singolare esperienza maturata
dall’Unità operativa psichiatrica di
Saronno. Qui il “Facilitatore Sociale”
è l’utente che, avendo acquisito delle
competenze specifiche attraverso
un percorso di consapevolezza e di
studio, diventa capace di avvicinare e
aiutare altri utenti. Ad esempio, è in
grado di gestire un gruppo di auto/
mutuo aiuto, di operare in front office
per l’accoglienza dei nuovi utenti nei
Servizi di salute mentale territoriali,
di fare l’operatore di giorno e di
notte in una comunità e di svolgere
altre attività di supporto altrettanto
impegnative. È il risultato maturato
attraverso una lunga esperienza di
incontri nazionali e regionali del
circuito “Le parole ritrovate” e del
“Fare assieme”. Insomma, l’esperienza
realizzata a Saronno testimonia in
modo originale il ruolo collaborativo
che gli utenti possono assumere
all’interno dei servizi psichiatrici,
inducendo anche a rivedere il ruolo e le
pratiche degli operatori.
Pi. Me.
■ Tirano
Concerto annuale della
Banda 99% musica
La banda 99% musica terrà presso
il cinema teatro mignon di Tirano,
sabato 5 maggio alle ore 17.00, il
suo concerto annuale. Questo sodalizio,
costituito dai giovani suonatori delle
bande di Brusio, Grosio, Poschiavo e
Tirano, rappresenta un’iniziativa nata
dal comune interesse per la musica e
dalla voglia di condividerlo.
La stagione
invernale si
chiude in negativo
L’analisi dei responsabili degli impianti di
risalita di Aprica e Bormio traccia un quadro
preoccupante, comune a tutte le stazioni.
C
hiudono gli impianti sciistici e arriva il tempo dei bilanci di una
stagione che ha visto un calo di presenze e un clima favorevole solo
nell’ultimo periodo di attività. Arnaldo Soncelli, presidente della Siba
Magnolta, analizza la situazione per gli impianti di risalita di Aprica.
«Scarso innevamento, temperature oltre la media stagionale, consumi al
ribasso derivanti dai tanti interrogativi sulla situazione economica – afferma
Soncelli – sono stati gli elementi che hanno contraddistinto l’appena conclusa
stagione invernale che è stata senza dubbio una delle peggiori della nostra
storia. Bisogna risalire alla fine degli anni ‘80, per ritrovare situazioni analoghe.
Che i fattori accennati abbiano colpito tutte le località turistiche invernali e fra
queste alcune di quelle leader non può essere però elemento di consolazione,
ma di grande preoccupazione. E così è per Aprica».
Anche l’amministratore delegato della Sib (Società Impianti Bormio),
Valeriano Giacomelli, alla chiusura della stagione invernale, bilanci alla mano,
analizza il delicato e difficile momento economico. «Per quanto riguarda
Bormio – afferma – vi è stato un decremento delle presenze pari all’8%. Tra
le cause principali sicuramente la crisi economica in atto e una situazione
meteorologica disastrosa che ha compromesso la voglia di sci tra le utenze
locali e soprattutto nei week-end. Ogni anno dobbiamo fare fronte a costi di
gestione elevati che rendono insostenibile una crescita programmata.
Tra le voci più importanti vi sono il
carburante per i mezzi battipista e l’energia
per l’innevamento artificiale i cui costi
hanno subìto, in quest’ultimo anno solare,
un’impennata spaventosa: +24,5% il
carburante e +8% l’energia. Altre voci che
gravano sul bilancio sono il personale, la
manutenzione ordinaria e straordinaria, i
canoni di concessione e la tassa Imu».
Secondo l’amministratore degli impianti
bormini anche le prospettive di crescita non
sono rosee. «Senza aiuti concreti – aggiunge
–, il futuro di molte aziende rischia di essere
compromesso. I costi sempre elevati e i
mancati introiti di questa ultima stagione
bloccano ogni investimento».
E in una parola efficace Giacomelli spiega
che gli impianti di risalita, per l’Alta Valle,
sono come «un treno che trascina tutta
l’economia del territorio ma che va a
rilento. Manca il carburante. Chiediamo più
attenzione alla parte pubblica, togliendo
costi ora insostenibili».
Il presidente della Siba, Soncelli, entra
anche nei dettagli delle tipologie di
soggiorno, riferendo che i soggiorni
brevi, intesi come inferiori ai sette giorni,
«portano ad una domanda indirizzata
sull’albergo e quindi all’esclusione della
casa in locazione settimanale. Certamente
se questa tendenza dovesse continuare
negli anni a venire, ci si troverà ad affrontare
degli interventi necessari.
Ad esempio il miglioramento delle
strutture alberghiere offrendo soggiorni di
qualità. ci sia permessa la battuta: pochi
giorni di vacanza, ma buoni. Sembra che
la tendenza in atto sia quella di optare
per località vincenti in ospitalità, quindi
alberghi moderni e confortevoli con la neve
da complemento, pur importante, della
vacanza, attività del dopo sci coinvolgenti
ecc. Poi interventi sulle seconde case per
ovviare al loro degrado al fine di offrire un
prodotto valido. Ma perché non arrivare a
dare le stelle agli appartamenti in locazione,
come proposto o fatto da altri addetti ai
lavori? Poi lo studio di una nuova offerta
di skipass plurigiornalieri, funzione dei
modificati flussi turistici».
La situazione di Aprica e Bormio è
comune a tutte le stazioni invernali
dell’arco alpino, che hanno presentato
risultati non rispondenti alle aspettative
di inizio stagione, già peraltro al ribasso,
manifestando una forte preoccupazione per
il futuro.
ALBERTO GIANOLI
Si è spenta a Semogo il 25 aprile
Il ricordo della
perpetua Piera
A
Per 30 anni
ll’alba del 25 aprile scorso, a
Semogo, suo paese nativo, il
ha accompagnato don
Signore ha chiamato a sè la
Gianfranco nelle comunità
Piera, per 30 anni perpetua.
di Semogo, Traona, Civo,
Era rimasta vedova a 40 anni. E non
avendo figli si prestava ad aiutare
Mello, Mossini e Sant’Anna,
i suoi fratelli nei diversi lavori di
rendendo sempre
casa e di campagna. Mai avrebbe
immaginato di diventare la perpetua
accogliente la canonica.
di un prete. Diceva che non se la
sentiva perché non si riteneva capace. Ed invece, da
Così ha servito con gioia e dedizione. «Sono i ministri
quel giorno che le chiesi se avesse voluto aiutarmi,
del Signore che mi danno la salute e mi mantengono
prestandosi per questo prezioso servizio, ha continuato
in forma!». E davvero si prestava per ogni tipo di
ad essere al mio fianco, accompagnandomi nelle diverse
servizio, non solo casalingo, ma anche per piegare
parrocchie in cui il Signore mi ha chiamato a svolgere
i fogli delle celebrazioni o degli avvisi parrocchiali.
il ministero pastorale. Così, la Piera ha cominciato a
Possedeva una memoria di ferro, che le faceva ricordare
peregrinare da Semogo, a Traona e Civo. Poi a Mello
persone e parentele e mi facilitava la ricerca di ciò
e a Mossini-S.Anna. Mi è stata vicina, rendendo la
che poteva essermi utile nelle diverse circostanze. E si
“canonica”, come amava chiamare la casa parrocchiale,
divertiva a citare proverbi e detti sapienziali, appresi
una dimora ospitale, aperta, accogliente. Sempre
dalla sua mamma, che sapeva applicare alle varie
disponibile a preparare il pranzo, sia che gli invitati
stagioni o a particolari occasioni e ricorrenze. Si è
fossero i miei genitori o famigliari, i giovani della
sempre mantenuta aggiornata, leggendo soprattutto Il
parrocchia, i seminaristi della Birmania o del Rwanda,
Settimanale della Diocesi, il bollettino delle familiari
oppure preti e anche il vescovo. Poteva arrivare anche il
del clero e altre riviste. Sempre attenta alla vita della
Papa, che ormai non si scomponeva più. Era la Perpetua
parrocchia e della Chiesa.
del Don. Le piaceva questo classico appellativo, perché
Quando due anni fa, mi fu chiesto di assumere l’incarico
– diceva – «Santa Perpetua c’è, ma santa collaboratrice
di Cappellano dell’Ospedale di Sondalo, non se l’è più
non c’è!».
sentita di accompagnarmi. Le forze erano calate e lì non
avrebbe più potuto avere accanto le sue nipoti per darle
una mano. Ma forse si stava preparando al passaggio
finale. Però il mese di ottobre scorso ha dovuto essere
ricoverata in ospedale, per cui ho potuto esserle
particolarmente vicino.
Quante persone hanno ricevuto e si sono rallegrate
della sua amicizia e compagnia. Tra tutte però, io sento
di aver avuto una grazia preziosa. Come un raggio
luminoso dell’amore di Dio. Perché la Piera ha amato
e servito proprio nello spirito del Vangelo, secondo il
comandamento nuovo di Gesù, donando gratuitamente,
sempre, senza riserve e con gioia.
Insieme alla riconoscenza non può mancare la
preghiera, affinché ora si rallegri della compagnia di
quanti hanno avuto la gioia di accogliere e servire Gesù
nei più piccoli dei fratelli.
DON GIANFRANCO CIAPONI
Sondrio Cultura
Sabato, 5 maggio 2012 33
I reduci di guerra
si raccontano
in un libro
Presentato a Tirano il volume di Nadia Menghina
“Salutami la mia mamma”, che raccoglie 44 storie
di reduci della Seconda Guerra Mondiale.
«S
alutami la mia mamma»
sono le parole dette da un
soldato ferito da un mortaio
nel cadere tra le braccia di
un alpino di Villa di Tirano, per morire.
Giovanni C. ha mantenuto la promessa:
ha raccolto il portafoglio dalle tasche
del ragazzo per risalire alla sua identità.
Salutami la mia mamma. Parole e silenzi
oltre la guerra è il titolo del volume che
racconta, insieme a questa, altre 43 storie
di reduci dalla Seconda Guerra Mondiale.
Grazie alla voce di tre lettori, questi soldati
hanno raccontato le loro vicissitudini nella
I protagonisti del libro
serata di giovedì 26 aprile presso la Sala
scrissero e raccolsero
Consiliare di Tirano. La voce narrante era
quella della curatrice del volume, Nadia
le loro testimonianze
Menghina, originaria di Villa ed ora
già nel 1995.
residente a Venezia. Il “Coro Monti Verdi”
di Tirano, diretto dal maestro Tamara della
di Lucia Scalco
Vedova, ha cantato altre quattro storie,
tratte dal loro repertorio, contribuendo con
la musica a catapultare il pubblico in quelle
vicende, spesso sentite così lontane ma in realtà più vicine di quel che si pensa. è
doloroso e difficile condividere con altri sofferenze così forti, che possono ferire
in profondità lasciando una traccia indelebile. Con difficoltà i protagonisti del
libro sono riusciti a lasciare testimonianze scritte, che nel 1995 furono raccolte
per essere poi pubblicate. Ma il progetto non proseguì. Tra i testimoni vi era anche
il padre di Nadia, il quale non ha mai voluto descrivere alla figlia quanto vissuto
sia perché evocare quegli eventi era fonte di dolore, sia per proteggere la ragazza
da quegli orrori. Ma per pura casualità, navigando nella rete, pochi anni fa Nadia
ha trovato la testimonianza rilasciata dal padre, nel frattempo deceduto. Doppia
sorpresa, dunque, nel ritrovare un pezzo di storia di famiglia che credeva perduto
e nello scoprire pubblicate sul blog le altre testimonianze raccolte insieme
a quella del proprio familiare. Non volle permettere che nuovamente quelle
parole cadessero nel vuoto e risalì a chi aveva iniziato l’impresa, per proseguirla.
Incontrò nuovamente i reduci, che descrive come «eroi comuni, persone rese
sagge dalla storia, con una grande umanità e ricche di entusiasmo. Tendevano a
raccontarmi solo gli aspetti più positivi di
quegli anni», anche se inevitabilmente i
ricordi peggiori affioravano alla memoria.
Così, lo scorso anno, è andato in stampa
il libro. Per il pubblico di Tirano Nadia ha
scelto dieci quadri, rappresentativi del
libro: storie dal fronte africano, francese,
balcanico, russo, storie di fughe di ebrei
in svizzera aiutati dall’allora parroco
di La Bratta, frazione del comune di
Bianzone, storie di prigionia in Germania
ed in Inghilterra, racconti di rientri a
casa, storie di morte. Sono brani che
riassumono i vissuti principali dei reduci:
debolezza, paura, fame, nostalgia, morte,
coraggio, voglia di vivere e di ritornare a
casa. Sofferenza da non dimenticare, da
trasmettere alle nuove generazioni perché si
rendano conto su quali fondamenta è stato
gettato il nostro presente e perché siano
all’altezza di portare avanti la Storia. è un
libro che trasmette ai giovani valori come
la famiglia, l’impegno, il rispetto, l’amicizia,
la solidarietà. Per questo l’autrice, che ha
presentato il proprio volume in città come
Padova, Castelfranco, Varese, Venezia,
Torino, vorrebbe portarlo nelle scuole.
La volontà di “svegliare” i giovani è stata
comunicata da due protagonisti del libro,
presenti nella serata dello scorso giovedì:
«con i nostri sacrifici e scelte abbiamo
portato in alto lo stato italiano. Adesso tocca
alla gioventù». Il volume è, poi, un modo
per rendere pubblici i reduci, per dar loro
quella ricompensa morale e psicologica
che spetta loro. Per questo stesso motivo,
al termine della serata ognuno è stato
invitato a scrivere un pensiero su un diario
che verrà letto ad ogni protagonista del
libro. Facendo proprio il motto degli Alpini
«Onorare i morti, aiutando i vivi», Nadia ha
deciso di utilizzare gli utili della vendita del
proprio volume per sostenere a distanza dei
bambini pakistani, attraverso l’Associazione
Children First Onlus. Il suo obiettivo è di
accompagnarli nella loro crescita fino a
quando raggiungeranno piena autonomia,
con il compimento dei diciotto anni.
Essendo lungo tale percorso, fin’ora le è
stato possibile sostenere quattro bambini,
ma ne vorrebbe aiutare di più. Tutto ciò
vuole essere un modo per trasformare in
positivo qualcosa di negativo. Il progetto è
stato sostenuto dall’Associazioni Nazionale
Alpini – Sezione Valtellinese di Tirano e
dall’Associazione Battaglione Alpini Tirano.
Giovani studenti
alla scoperta dell’Archivio
R
ecentemente, in occasione
della Settimana della
Cultura, i 24 alunni della
classe IV A della Scuola
Primaria “Pio XII” e gli studenti
(quasi tutte ragazze) della classe III
C del Liceo Socio-psico-pedagogico
“Lena Perpenti” hanno vissuto un
simpatico e istruttivo laboratorio
didattico archivistico Passeggiata
in Archivio: nei panni del notaio
medievale presso l’Archivio di Stato
di Sondrio, iniziativa che ha potuto
realizzarsi grazie alla collaborazione
tra l’Associazione culturale Ad Fontes
di Morbegno, il Museo Martinitt e
Stelline di Milano e l’Archivio di Stato.
Nella prima parte della mattinata
i ragazzi dello psicopedagogico,
accompagnati da due loro insegnanti,
Maria Azzimondi di pedagogia e
Vincenzo Servile di storia, e con la
guida dell’archivista Rita Pezzola
di Ad Fontes sono stati invitati a
una Passeggiata in Archivio, per
un primo approccio metodologico
alle fonti storiche, in particolare,
alle fonti d’archivio per riallacciare
i fili con il passato della Valtellina.
«Un’esperimento di microstoria
a partire dalle fonti – ci ha detto
Pezzola – che può aiutare i ragazzi
ad accostare anche lo studio
della macrostoria. L’auspicio è
che il laboratorio sia l’occasione
per legare la storia all’esperienza
personale, nella consapevolezza
che nei giovani si incentivano il
senso di appartenenza e i valori
di responsabilità per la tutela e la
promozione di ogni tipo di bene
culturale». I ragazzi sono stati
coinvolti in una riflessione sui notai
della Valle, a partire dall’analisi di
una pergamena medievale riportante
in lingua latina un contratto di
compravendita, e dei Quaterni
imbreviaturarum, cioè le raccolte
degli atti redatti dai notai in forma
succinta. Dopo aver contestualizzato
i dati e stabilito degli agganci con
il periodo storico oggetto del loro
studio, prima dell’arrivo dei bambini
accompagnati da due loro maestre,
sono stati sollecitati anche a riflettere
se e in che modo fosse possibile
presentare l’archivio e le fonti ad
alunni di quarta primaria.
Quindi, ai ragazzi di III C è stato
chiesto di trasformarsi in osservatori
del laboratorio offerto ai bambini e di
annotare le differenze e le continuità
rispetto al loro; una volta rientrati a
scuola, hanno confrontato e verificato
le impressioni raccolte. L’esperienza
sarà completata col tirocinio
formativo professionale che vede nel
progetto Scuole aperte un’espressione
di attenzione e valorizzazione
metacognitiva delle attività condotte
nelle scuole primarie presenti sul
territorio, il Pio XII in primis.
Ma torniamo ai bambini. Marianna
Belvedere del Museo Martinitt e
Stelline e Rita Pezzola, dopo una
breve introduzione, con l’ausilio di
proiezioni in power-point hanno
proposto loro di immedesimarsi nel
ruolo di un notaio medievale. Quindi,
mostrando alcune pergamene del
fondo Pergamene sciolte dell’Archivio
notarile (di recente riordinamento),
sono stati invitati a riconoscere la
consistenza del supporto, le forme
della scrittura gotica, lo stato di
conservazione, ecc., per far capire
l’importanza della conservazione dei
documenti antichi relativi al periodo
storico del Medioevo.
Ma, il momento più emozionante e
partecipato è stato quando a ciascuno
sono stati assegnati cappellino,
camice, penna, calamaio, inchiostro,
alfabeto gotico e una fotocopia di
pergamena. Hanno così sperimentato
in modo creativo la compilazione di
un finto documento antico che hanno
potuto poi portarsi a casa, non senza
aver misurato la distanza e i punti
di contatto tra una storia antica di
scrittura e la loro attuale esperienza.
ANGELO REPI
gli alunni
delle classi iv
a della scuola
primaria pio xii
e quelli della
iii c del liceo
socio-psicopedagogico
lena perpenti
al lavoro
all’archivio di
stato di sondrio
Spettacoli
34 Sabato, 5 maggio 2012
P
untuale come sempre,
Woody Allen realizza il
suo film annuale e questa
volta l’attesa era tanta
qui in Italia visto che la pellicola
è ambientata a Roma. “To Rome
with love” si ispira, almeno nelle
intenzioni del regista americano,
al “Decameron” di Boccaccio, con
un personaggio/voce narrante
che racconta quattro differenti
storie che s’intrecciano nella
città eterna. Il personaggio è un
vigile che vediamo all’inizio del
film dirigere il traffico con non
troppa bravura, come l’inefficiente
vigile di Alberto Sordi in una
commedia con Vittorio De Sica, a
Piazza Venezia su una fantomatica
pedana posta al centro della
piazza che, in realtà, non esiste
più. Ma è una licenza poetica che
Allen si prende anche perché tutto
il film si muove secondo luoghi,
idee, personaggi stereotipati
riguardanti l’Italia, e Roma in
particolare.
Quindi ecco Trastevere amata
dagli americani, la Fontana di
Trevi, gli italiani amanti del buon
✎ LA RECENSIONE |
di Paola Dalla Torre
Roma merita altro
“To Rome with love” di Woody Allen
cibo e della lirica, le canzoni arcinote come “Volare”.
Un po’ come in “Vicky Cristina
Barcellona”, Woody Allen non
sembra riuscire a staccarsi in
questo film da uno sguardo
troppo superficiale che ripete solo
stereotipi. Ma, a differenza di quel
film, in cui almeno ci trovavamo
di fronte a una trama solida con
due protagoniste femminili che
avevano una loro dimensione
psicologica e la pellicola, anche
se non era delle migliori di Allen,
comunque funzionava, qui ci
troviamo di fronte a un’opera che
spiazza totalmente lo spettatore
o per lo meno quello abituato
al cinema di Allen, sempre
interessante anche nei film meno
riusciti.
Le quattro vicende raccontate,
infatti, sfiorano il ridicolo,
con personaggi che sembrano
macchiette e attori non all’altezza,
tra cui, purtroppo, figura anche
il nostro Roberto Benigni che,
nonostante l’impegno, non riesce
a risollevare la pochezza della
trama della sua storia.
Il comico toscano interpreta,
infatti, un uomo qualunque, con
moglie e due figli, un lavoro da
impiegato che, improvvisamente,
non si sa per quale motivo diventa
famoso, pedinato minuto dopo
minuto dai cronisti e sollecitato
sulle più differenti questioni,
salvo poi essere dimenticato non
appena viene trovato un altro
povero uomo qualunque da
mettere sotto i riflettori.
Poi c’è la storia della coppia
di giovani studenti americani
che hanno casa a Trastevere e
si ritrovano per qualche giorno
a dividere l’appartamento con
un’amica della ragazza della
coppia che farà innamorare
il fidanzato di lei, ma poi lo
abbandonerà.
E poi la storia della coppia di
provincia appena sposata che
arriva nella grande città e si perde
nelle sue tentazioni tentacolari
(episodio che sembra ispirarsi allo
Sceicco bianco di Fellini, con la
sposina innamorata dell’attore dei
suoi sogni).
E infine la storia, interpretata da
Woody Allen, in cui una ragazza
americana e un ragazzo italiano
si conoscono, s’innamorano e
decidono di sposarsi e, per questo,
presentano le rispettive famiglie.
Una pellicola che si disperde
fra questi episodi, dunque,
ognuno dei quali non contiene
nessun tipo di profondità o
rilevanza (neanche quello di
Benigni che vorrebbe essere una
critica al sistema massmediale
contemporaneo che crea “divi”
dal nulla e sul nulla) e che non
dice nulla di nuovo né su Roma
né sui temi trattati. Quanto siamo
lontani dall’inno d’amore che
Allen ha fatto alla Francia e a
Parigi in “Midnight in Paris” solo
pochi mesi fa.
Qui sembra che Woody si
sia preso solo una vacanza,
sollecitato dai suoi produttori
italiani, e c’è chi addirittura ha
paragonato il film a una delle
inutile commedie natalizie a
episodi di Boldi e De Sica.
All’Astra di Como
■ La rassegna
Promossa dall’Ufficio
Cinema diocesano
P
renderà il via, mercoledì 9 maggio,
all’Astra di Como la rassegna “Gesù nostro
contemporaneo” promossa a livello nazionale
dall’ACEC (Associazione Cinema e Sale della
Comunità) e ripresa a Como dall’Ufficio
Cinema diocesano. L’obiettivo è quello di
riscoprire il volto di Gesù nel mondo di oggi,
attraverso le riflessioni offerte da quattro
film – dal 9 maggio al 6 giugno – e di un
dibattito conclusivo tenuto da mons. Angelo
Riva. I film saranno proiettati il mercoledì
sera alle 21.00 e, in replica, al giovedì
pomeriggio alle 15.30: Jesus of Montreal di
Denis Arcand del 1988 (9-10 maggio), Sette
opere di misericordia dei registi Gianluca
e Massimiliano De Serio del 2011 (16-17
maggio), Jesus Christ Superstar, di N. Jewison
del 1973 (23-24 maggio), I Colori della
Passione (30-31 maggio), di Lech Majewski
2011.
VOLTO
D I GESU’
IL
■ Jesus of Montreal
Il primo film della rassegna:
il 9 e 10 maggio 2012
NEL CINEMA E NELLA CULTURA
MAGGIO
D
Presenta
GIUGNO
4 film e una dibattito per riscoprire la figura di Gesù
2012
9/10 Maggio Jesus of Montreal di Denis Arcand 1988
Gesù provoca il nostro stile di vita e la nostra ricerca di senso
Cinema
el regista Denis Arcand del 1988, vinse
il premo della giuria al Festiva di Cannes
dell’anno successivo. Il film racconta la storia
di un attore che convince quattro colleghi
a mettere in scena una rappresentazione
della Passione di Cristo su un testo ispirato
al Vangelo secondo Marco. Dopo il primo
spettacolo nascono però i problemi, la
rappresentazione si intreccia infatti con una
constatazione polemica sul mondo in cui
vivono i protagonisti e i suoi disvalori.
Il film quando uscì suscitò qualche polemica
perché critico contro un certo tipo di
Chiesa. E’ proprio questo il suo pregio,
uno sguardo laico e critico su una Chiesa
istituzione spesso ingessata e ripiegata su
se stessa, piena di contraddizioni. Il regista
si pone la domanda è possibile vivere come
Gesù nel nostro tempo? Se passasse di qui
farebbe la stessa fine? Un film originale,
ben interpretato che stimolerà certamente il
dibattito.
L’ACECC in collaborazione con L’ufficio Comunicazioni Sociali e
L’ufficio di Pastorale giovanile della diocesi di Como
ASTRA
via G. Cesare 3
Proiezioni:
Mercoledì
alle 21,00
Giovedì
alle 15,30
Biglietto
€. 5,00
16/17 Maggio Sette opere di misericordia
di Gianluca e Massimiliano De Serio 2011
Gesù nella quotidianità e nella marginalità
23/24 Maggio Jesus Christ Superstar di Norman Jewison 1973
Gesù icona musicale degli anni ’70?
30/31 Maggio I colori della passione di Lech Majewski 2011.
Gesù nell’arte
Mercoledì 6 GIUGNO ore 21,00
Dibattito su
Gesù nostro contemporaneo a cura di don Angelo Riva
Lettere e Rubriche
❚❚ Lettere al direttore
Amministrative: quale coesione?
C
aro Direttore,
ho condiviso la preoccupazione espressa dal Settimanale riguardo al numero eccessivo di candidati
sindaco delle prossime elezioni comunali a Como. Mi pare però che anche la Chiesa ci metta del suo a spezzettare
il quadro, se è vero che martedì 24 aprile è stato organizzato presso il Collegio Gallio un incontro pubblico con
alcuni candidati, proprio mentre se ne teneva un altro, in
contemporanea, presso il Teatro Sociale. Al Gallio c’erano
i giovani dell’Agesci e del Cngei, cioè gli scout: e tutti gli
altri giovani, per esempio quelle delle parrocchie? Non
mi è sembrato un bel segnale di unità, proprio mentre si
inveisce contro la frammentazione della politica.
lettera firmata
C
aro Lettore,
le sue preoccupazioni sono più che legittime, ma
devo rettificarla su alcuni punti. Anzitutto, per quel
che ne so io, il “forum” dei candidati al Teatro Sociale,
suddiviso in due serate, è stato organizzato in un secondo
momento rispetto all’altro appuntamento. Onore al meri-
Sabato, 5 maggio 2012 35
Lettere [email protected]
i ricorda ai gentili lettori che le lettere
al direttore non dovranno superare le 2200
battute circa. In caso contrario la redazione si
ritiene autorizzata a ridurne il contenuto.
S
to, quindi, a quei candidati che non si sono rimangiati la
parola data (con il classico “per impegni precedentemente
assunti”), confermando la loro presenza al Collegio Gallio
e prendendo sul serio i giovani che erano lì per conoscerli
e ascoltarli. Poi una parola sugli organizzatori. L’incontro al Gallio – ne riferiamo proprio in questo numero del
Settimanale – è stato organizzato dall’Associazione Vo.Ci.
(Volontà Civile), un gruppo di giovani animati da un
desiderio di cittadinanza politica attiva e sorto a margine della Scuola di formazione socio-politica promosso
dalla Diocesi. Vo.Ci ha per questo coinvolto i gruppi scout
della città, i quali, nel mese di febbraio (lo so perché sono
l’assistente di uno dei gruppi), avevano riflettuto insieme
proprio sugli orizzonti dell’impegno politico cittadino,
elaborando alcuni auspici che, nell’incontro dell’altra sera, sono stati trasmessi ai candidati presenti. Ovviamente,
quindi, l’incontro del Gallio non voleva essere rappresentativo di tutta la realtà giovanile comasca, ma di due associazioni. Delle quali, in tempi di anti-politica dilagante
e di contagioso disimpegno, va per lo meno lodato il desiderio di metterci l’impegno e la faccia.
❚❚ L’informatore giuridico / 130
a cura di VITTORIO RUSCONI
Rivalutazione terreni agricoli e aree edificabili
A
lla data del 30 giugno scade la possibilità di rivalutare
i terreni agricoli e le aree edificabili; l’opportunità ad
effettuare tale rivalutazione consiste soprattutto nel
ridurre l’imponibile da assoggettare a tassazione in sede di
dichiarazione dei redditi, e riguarda anche le Parrocchie e gli
altri enti non commerciali.
Tale convenienza riguarda soprattutto i casi di vendita di aree
edificabili, circostanza che di solito comporta per il venditore
un’elevata imposizione a causa della realizzazione di significative plusvalenze costituite dalla differenza tra il prezzo di
vendita ed il valore fiscalmente riconosciuto.
Infatti la rivalutazione consente di aumentare il costo fiscale
del bene alienato e di ridurre pertanto l’imponibile da assoggettare a tassazione in sede di dichiarazione dei redditi.
Le ipotesi che possono dare origine a plusvalenze immobiliari
sono le seguenti:
a) vendita di terreni che sono stati oggetto di lottizzazione da
parte dell’ente;
b) vendita di aree edificabili;
c) vendita di terreni agricoli acquisiti da meno di cinque anni.
● Perché la società promuova
il ruolo della famiglia.
In assenza di rivalutazione la plusvalenza viene calcolata
sottraendo all’importo incassato dalla vendita il costo del
terreno come determinato ai sensi dell’art. 68 del T.U.I.R.:
a) Nell’ipotesi di lottizzazione di terreni:
- Se il terreno è stato acquistato a titolo oneroso, viene assunto come costo il prezzo d’acquisto aumentato di ogni
altro costo inerente il bene.
- Se il terreno è stato acquistato a titolo oneroso oltre cinque anni prima dell’inizio della lottizzazione, viene assunto come costo il valore normale al 5° anno anteriore.
- Se il terreno è stato acquistato a titolo gratuito, viene assunto come costo il valore normale del terreno alla data
di inizio della lottizzazione.
b) Nell’ipotesi di terreni agricoli ed aree edificabili:
- Se il bene è stato acquistato a titolo oneroso, viene assunto come costo il prezzo pagato, aumentato delle spese
inerenti e rivalutato in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e
impiegati.
- Se il terreno è stato acquistato a titolo gratuito, il costo di
acquisto viene determinato facendo riferimento al valore dichiarato nella denuncia di successione o nell’atto di donazione aumentato delle spese inerenti e dell’imposta di successione e rivalutato in base alla variazione dell’indice Istat dei
prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
Se si effettua l’affrancamento dei terreni il costo fiscalmente
riconosciuto è costituito dal loro valore di mercato alla data
dell’1.7.2011.
L’affrancamento genera conseguenze anche nelle imposte
d’atto (imposta di registro, imposta ipotecaria e imposta catastale), che normalmente vengono pagate dall’acquirente
e coinvolgono l’ente venditore sotto il profilo della responsabilità solidale nei confronti del fisco. La normativa, infatti,
dispone che il valore indicato nella perizia di stima costituisce il valore minimo di riferimento ai fini della tassazione del
trasferimento. Pertanto le parti hanno la facoltà di indicare
nell’atto di trasferimento un corrispettivo inferiore al valore di
perizia solo se siano sopravvenuti eventi che hanno determinato il deprezzamento del terreno, con obbligo di segnalare
tali eventi in sede di rogito notarile.
● Perché Maria accompagni
tutti i missionari.
● Perché gli educatori propongano
ai giovani il dono della vita
D
ogni uomo e per 1’intera umanità. […] Il divino Maestro
chiamò personalmente gli Apostoli “perché stessero con
lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i
demoni”; essi, a loro volta, si sono associati altri discepoli,
fedeli collaboratori nel ministero missionario. E così,
rispondendo alla chiamata del Signore e docili all’azione
dello Spirito Santo, schiere innumerevoli di presbiteri e
di persone consacrate, nel corso dei secoli, si sono poste
nella Chiesa a totale servizio del Vangelo. Rendiamo grazie
al Signore che anche oggi continua a convocare operai
per la sua vigna. Se è pur vero che in talune regioni della
terra si registra una preoccupante carenza di presbiteri, e
che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della
Chiesa, ci sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla
saldamente nei sentieri del tempo verso il compimento
definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente
sceglie e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di
ogni età, secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore
misericordioso.
(Benedetto XVI, Giornata Mondiale
di preghiera per le Vocazioni, 2009)
Apostolato della preghiera maggio 2012
Intenzione generale
La società promuova il ruolo della famiglia..
P
«
oiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il
matrimonio quale principio e fondamento dell’umana
società», la famiglia è divenuta la «prima e vitale cellula
della società» («Apostolicam Actuositatem», 11).
La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società,
perché ne costituisce il fondamento e l’alimento continuo
mediante il suo compito di servizio alla vita: dalla famiglia
infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la
prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l’anima della
vita e dello sviluppo della società stessa.
Così in forza della sua natura e vocazione, lungi dal
rinchiudersi in se stessa, la famiglia si apre alle altre famiglie
e alla società, assumendo il suo compito sociale.
(Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 32)
Intenzione missionaria
Maria accompagni tutti i missionari.
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Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
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opo il Concilio Vaticano II, che ha sottolineato il ruolo
di Maria Santissima nella Chiesa e nella storia della
salvezza, il culto mariano ha conosciuto un profondo
rinnovamento. E il mese di maggio, coincidendo almeno in
parte con il tempo pasquale, è assai propizio per illustrare la
figura di Maria quale Madre che accompagna la Comunità
dei discepoli raccolti in unanime preghiera, in attesa dello
Spirito Santo. Questo mese, pertanto, può essere occasione
per ritornare alla fede della Chiesa delle origini e, in unione
con Maria, comprendere che anche oggi la nostra missione
è annunciare e testimoniare con coraggio e con gioia Cristo
crocifisso e risorto, speranza dell’umanità.
(Benedetto XVI, Regina Coeli, 6 maggio 2007)
Intenzione dei vescovi
Gli educatori propongano ai giovani
il dono della vita nella sequela di Gesù
L
a vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata
costituisce uno speciale dono divino, che si inserisce
nel vasto progetto d’amore e di salvezza che Iddio ha su
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