Lezioni di Politica Economica Internazionale Anno Accademico

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Lezioni di Politica Economica Internazionale Anno Accademico
Sapienza Università di Roma
Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche
Lezioni di Politica Economica Internazionale
Anno Accademico 2013-2014
Prof. Umberto Triulzi
Sapienza Università di Roma
Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche
L’Interdipendenza commerciale
Cap.2_B
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Gli effetti del dazio nel caso di due beni (1)
Un paese, 2 beni (bene a e bene b), p* è il prezzo dei beni
dopo la tariffa p*(1+t) diverso per i due beni.
Il bene (a) ha un livello di protezione più basso, una
domanda di importazioni più elastica (AC= importazioni
dopo tariffa): il triangolo ECD rappresenta la perdita netta
per i consumatori (costo del commercio)
Il bene (b) ha un livello di protezione maggiore e una
domanda di importazioni meno elastica (FH=importazioni
dopo tariffa): il triangolo JHI è la perdita netta per i
consumatori (costo del commercio).
Il costo del protezionismo è dato dalla somma dei due
triangoli (ECD+JHI)
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La restrizione commerciale nel caso a due
beni, a e b (fig. 2.2)
Il
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Gli effetti del dazio nel caso di due beni (2)
Ma quale è il costo aggregato del commercio ed il livello
medio di restrizione commerciale (tm) ?
Per il primo quesito, il costo del commercio, la risposta è
semplice: la somma dei due triangoli
Per il secondo quesito, il livello di tm, se sommiamo le due
tariffe, AB e FG, ponderate per il livello delle importazioni
dei due beni (AC e FH), rischiamo di avere una indicazione
fuorviante.
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La restrizione commerciale nel caso di due
beni (3)
Per comprendere questo problema invertiamo il livello di
protezione (ora la tariffa più elevata nel bene 1 e quella più
bassa nel bene 2).
Le importazioni del bene 1 (a domanda più elastica) quasi si
annullano (riduzione del segmento da BE della fig. 2.2 a GE
della fig. 2.3), dunque il peso della tariffa più alta è minore
nel calcolo del costo medio ponderato di restrizione
commerciale (tm)
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La restrizione commerciale nel caso a due
paesi, p1 e p2 (fig. 2.3)
Il
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La restrizione commerciale nel caso di due
beni (3)
Le importazioni del bene 2 (a domanda meno elastica e con
tariffa più bassa) risultano più elevate.
Il peso della tariffa più bassa tende ad incidere di più sul
calcolo del costo medio ponderato di restrizione
commerciale (tm) (il tratto BJ della figura 2.3 è maggiore del
tratto GJ della figura 2.2).
In questo secondo caso la media ponderata della restrizione
commerciale è minore rispetto al primo caso.
Se guardiamo al costo della protezione, la somma dei
triangoli ECD+JHI fig.2.3, questo è aumentato, mentre le
importazioni complessive si sono ridotte a causa dell’elevato
grado di protezione del sistema.
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La restrizione commerciale nel caso a due
beni (4)
Ne consegue che il calcolo della media ponderata della restrizione
commerciale non è uno strumento adeguato per valutare il costo effettivo
aggregato della restrizione commerciale.
Proposte diverse soluzioni per stimare il costo commerciale derivante dalla
struttura tariffaria applicata:
Anderson e Neary stimano, attraverso il Trade Restricteness Index (TRI),
una ipotetica tariffa uniforme (tu), ma equivalente in termini di incidenza sul
benessere complessivo rispetto alla tariffa applicata AB, che corrisponde
- nella figura 1 ad una perdita di benessere (l’area KCEL) per i consumatori
del bene (1) e ad un guadagno di benessere (l’area HMNJ) per i
consumatori del bene (2) rispetto alla tariffa applicata FG:
- nella figura 2, inversione delle tariffe, essa corrisponde ad un guadagno di
benessere per i consumatori del bene 1 rispetto alla maggiore perdita di
benessere per i consumatori del bene 2.
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La restrizione commerciale nel caso a due
beni (5)
Il costo della tariffa uniforme equivalente (tu), a differenza della tariffa
media ponderata (tm), è maggiore nella seconda figura rispetto alla
prima essendo nel secondo caso il costo in termini di benessere del
protezionismo maggiore rispetto al primo.
In entrambi i casi, la misura (tu) è più vicina alla tariffa applicata al bene
caratterizzato da domanda di importazioni più elastica (il bene a).
Secondo Anderson e Neary il TRI è una misura adeguata a valutare gli
effetti complessivi di una struttura tariffaria sul benessere del sistema
economico considerato.
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Altri effetti del dazio….
Il teorema di Stolper-Samuelson: con il dazio aumenta il prezzo
del bene di importazione, quindi aumenta la remunerazione del
fattore più intensamente utilizzato nel bene sostitutivo delle
importazioni e si riduce la remunerazione del fattore produttivo più
utilizzato nel bene esportato.
Ricerche effettuate su alcuni paesi dell’America Latina
sconfessano il teorema di S.S.: la liberalizzazione commercial ha
favorito solo la remunerazione degli operai più qualificati (skill
premium), una minoranza rispetto alla manodopera meno
qualificata, accentuando le disuguaglianze.
Altri hanno attribuito questo fenomeno alle rigidità dei mercati del
lavoro che possono alterare il meccanismo di riallocazione delle
risorse.
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Cosa si intende per integrazione
commerciale?
• Definizione: incremento della partecipazione sui mercati
internazionali
• Include la graduale rimozione degli ostacoli al libero
movimento dei beni e dei fattori della produzione (integrazione
negativa), nonché l’armonizzazione dei principali settori
dell’economia (deep integration, integrazione positiva).
• Il processo d’integrazione commerciale può avere natura
discriminatoria (sistema multilaterale) o non-discriminatoria
(PTAs, non necessariamente regionale)
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Politica commerciale ed interdipendenza
reale fra economie avanzate e Pvs
Diversi tentativi effettuati per misurare l’impatto della struttura tariffaria
sulle importazioni di più paesi partner :
- Anderson e Neary (2003) hano suggerito un indicatore, Mercantilist
Trade Restrictiveness Index, MTRI, che misura il grado di restrizione
commerciale indotto dalla struttura tariffaria sulle importazioni
o sulle esportazioni di più paesi:
- Kee e altri (2009) propongono un indicatore che misura il grado di
restrizione commerciale applicato dai paesi partner
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Politica commerciale ed interdipendenza
reale fra economie avanzate e Pvs
Questo ultimo tema si riallaccia a quello delle condizioni preferenziali di
accesso ai mercati esteri da parte di paesi beneficiari di “regimi
preferenziali commerciali”.
Gli accordi commerciali tra paesi con diversi livelli di sviluppo sono
efficaci ?
Ricerche recenti hanno evidenziato, per la grande parte dei Pvs e dei
prodotti da essi esportati, margini preferenziali minimi o negativi a
dimostrazione della scarsa efficacia delle preferenze commerciali come
strumenti di promozione dell’interdipendenza commerciale tra paesi
avanzati e Pvs.
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Politica commerciale ed interdipendenza
reale fra economie avanzate e Pvs
Ulteriori cause che possono influire sulla distorsione dei prezzi domestici
rispetto ai prezzi internazionali, a seguito della liberalizzazione commerciale,
sono la distorsioni del tasso di cambio, la presenza di vincoli amministrativi e
istituzionali alla formazione dei prezzi domestici ecc.
Secondo alcuni autori (McCulloch e al. 2001), la distorsione tra prezzi interni
e prezzi internazionali dipende dall’efficienza della produzione locale (se la
liberalizzazione produce aumento costi domestici gli effetti di questo
processo saranno minori) e dal grado di competizione dei mercati domestici
(se limitata la liberalizzazione non riduce in modo significativo i prezzi
interni).
Altri studi (Hoekman, Nocita 2011) evidenziano come l’interdipendenza
commerciale possa aumentare a seguito di accordi preferenziali o riforme
unilaterali a favore del libero commercio (accordi del Doha Development
Agenda).
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Liberalizzazione commerciale e Pvs
A partire dagli anni ‘80 la gran parte dei Pvs ha avviato processi di
apertura commerciale ma gli effetti sul loro benessere, in termini di più
efficiente allocazione delle risorse, minori costi, aumento della
produttività ecc., sono controversi.
I benefici derivanti dalla interdipendenza commerciale non sono
equamente distribuiti
Paesi emergenti come Cina, India ed altre economie asiatiche e
dell’America latina hanno, grazie a questi processi, raddoppiato le loro
quote di mercato, aumentata la produttività, accresciuto il Pil, mentre le
economie più deboli non hanno saputo cogliere questi benefici.
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Liberalizzazione commerciale e Pvs
Perché gli impatti della liberalizzazione commerciale sono risultati così
disomogenei?
Difficoltà di verificare cosa sarebbe successo in assenza di queste
politiche o in presenza di politiche alternative : analisi controfattuali
Le tecniche di valutazione d’impatto ex post costruite con metodologie
diverse
Alcuni studi empirici evidenziano che i successi ottenuti dalla
liberalizzazione si sono realizzati nelle economie (specie quelle
asiatiche) che hanno applicato politiche commerciali meno spinte e più
selettive (supporto pubblico ai settori chiave).
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Liberalizzazione commerciale e Pvs (2)
L’approccio moderno alla liberalizzazione commerciale (chiamato anche New
Structural Economics- NSE, Lin 2011) è meno ortodosso e più
multidisciplinare (liberalizzazione non completa ma parziale).
Si inizia con il promuovere le esportazioni mantenendo un certo grado di
protezionismo per i settori meno competitivi e/o creando zone speciali di
esportazione (Export Processing Zones), applicando rigidi controlli sui cambi
per poi passare all’avvio di riforme necessarie a favorire la convergenza dei
prezzi, a promuovere il rafforzamento della governance istituzionale.
Il successo dei paesi del Sud Est Asiatico è dovuto, almeno nella fase iniziale
del loro sviluppo, ad una politica di parziale liberalizzazione del commercio e
di rigido controllo dei cambi.
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Liberalizzazione commerciale e Pvs (3)
Ulteriore novità è costituita dalla crescente attenzione rivolta ai cosiddetti
“margini estensivi” del commercio più che ai tradizionali margini “intensivi”
(intensità dei flussi commerciali delle imprese)
I protagonisti del commercio internazionale non sono i paesi in quanto ma
a quello degli attori del commercio ma le imprese e le loro decisioni il cui
comportamento dipende da fattori diversi, quali la tipologia di impresa, il
livello di diversificazione dei prodotti, il business environment presente nel
paese.
Da questa corrente di pensiero è nata la New New Trade Theory (Mayer,
Ottaviano 2008)
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Importanza dei fattori “trade related” nel processo di
liberalizzazione commerciale
Una prima questione riguarda il legame esistente tra interdipendenza
commerciale ed interdipendenza produttiva (IDE). Entrambe dipendono da
fattori determinanti quali la stabilità macroeconomica, la dotazione fattoriale e
le politiche di business environment, ma tendono anche ad autoalimentarsi.
Se al crescere dell’interdipendenza produttiva tra sistemi economici segue la
crescita dell’interdipendenza commerciale, meno evidenti sono i legami tra
queste interdipendenze ed il livello di sviluppo delle economie partner o la
tipologia di commercio prevalente.
Altro fattore importante è quello relativo alle “facilitazioni al commercio”, cioè
misure che possono concorrere a ridurre i costi derivanti dall’esistenza di
ostacoli al commercio a carattere burocratico. Per misurare questi ostacoli
sono necessarie informazioni e dati a livello di impresa non sempre
disponibili.
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Importanza dei fattori “trade related” (2)
Studi recenti stimano che l’eliminazione degli ostacoli burocratici
determinerebbe un incremento del 10% del commercio mondiale, con
effetti particolarmente rilevanti per i paesi più poveri.
Altro tema rilevante è il commercio dei servizi, i settori c.d.non tradable, la
cui rilevanza è crescente nella determinazione del Pil delle economie
avanzate (oltre il 70%).
Crescente ricorso nelle operazioni commerciali anche all’outsourcing,
l’affidamento ad operatori esteri di funzioni aziendali o di fasi del processo
produttivo, con evidenti impatti sul mercato del lavoro (sostituzione di
lavoro domestico con lavoro esterno) e sull’allocazione delle risorse
(crescita della produttività).
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Importanza dei fattori “trade related” (3)
Secondo alcuni autori, la delocalizzazione dei servizi (outsourcing)
produce un incremento dei salari nei settori labor intensive, con impatti
minori del previsto sul benessere aggregato.
Altri giungono a conclusioni opposte, la delocalizzazione favorisce un
aumento dei salari nei settori high-skilled.
Le verifiche empiriche effettuate danno risultati eterogenei (non solo a
livello di settori ma anche di paesi) perché derivanti da analisi teoriche ed
applicazioni empiriche basate su metodologie diverse.
La diversità dell’impatto provocato dalla liberalizzazione dei servizi
dipende anche dalla specificità e dalla struttura dei settori analizzati.
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Importanza dei fattori “trade related” (4)
Politiche complementari: sono le politiche non di natura compensatoria da
accompagnare alla liberalizzazione commerciale, come le politiche di
incentivazione degli investimenti, della concorrenza, di stabilizzazione dei
prezzi e dei tassi di cambio.
Velocità e sequenza delle riforme: altro tema rilevante sul “come” realizzare le
politiche di liberalizzazione commerciale:
Agli inizi degli anni ’90, con la transizione economica dei paesi ex-socialisti, si
teorizzano processi di riforma rapidi per minimizzare i costi di transizione
(shock therapy).
L’esperienza negativa registrata da questi paesi (recessione economica),
contrapposta a quella positiva dei paesi del Sud est asiatico (Cina e Vietnam),
hanno suggerito l’applicazione di terapie più graduali (soft therapy).
Per la sequenza delle riforme, per motivi analoghi, viene suggerita una loro
introduzione graduale. Non vi sono, tuttavia, conclusioni univoche.
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Il vero problema:
effetti sulla distribuzione del reddito
Il commercio e la distribuzione del reddito:
• Il commercio internazionale può danneggiare alcuni gruppi all’interno di
un paese (fattori x export vs fattori x import; vincoli allo spostamento dei
fattori tra diversi settori).
• In particolare, le economie più deboli si trovano ad affrontare:
- costi di aggiustamento dovuti all’erosione delle preferenze per
l’apertura di mercati prima protetti;
- aumento dei prezzi dei beni importati a seguito dell’eliminazione
dei sussidi alla produzione interna;
- perdita di entrate tariffarie;
- rischio di shock negativi e situazioni di volatilità estrema
a seguito del processo di apertura ai mercati internazionali
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Come intervenire?
Come garantire una ripartizione dei vantaggi
dello scambio più equa possibile?
• Favorire il coordinamento internazionale
delle politiche commerciali (ripresa dei
negoziati in ambito WTO)
• Adottare politiche di compensazione
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