Febbraio 2010 - Abbiamo 16 visitatori e nessun utente online

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Febbraio 2010 - Abbiamo 16 visitatori e nessun utente online
Istituto Magistrale Statale “G. Comi” Indirizzi: Liceo Linguistico, Scienze Sociali, Scientifico-Tecnologico - TRICASE (Le) - Anno IV - N° 10 - A. S. 2009-2010
IL PRESIDE SALUTA...
Chi è l’eroe oggi?
ella società post-moderna, svuotata da
ogni forma di valore e d’ideale, l’ultimo
eroe continua, alla luce di molteplici problematiche ad agire silenziosamente, cercando di
combattere contro l’individualismo e l’indifferenza. Egli è andato incontro, con il trascorrere della storia, ad un lento ed inesorabile declino che, dalla gloria del passato, lo ha fatto precipitare nel nichilismo odierno.
Nella Grecia pre-ellenistica, infatti, l’eroe
costituiva la sintesi massima della bellezza e
del coraggio, nonché, l’espressione dell’aretè
che lo rendeva degno di onore e fama. Oggi, lo
scenario poliedrico e, nello stesso tempo contraddittoriamente amorfo, ha smarrito il valore
della lotta per un ideale in cui credere e per il
quale battersi, soffocando, negli individui,
energia ed entusiasmo.
Pertanto, all’interrogativo “Chi è l’eroe,
oggi?” si può tentare di rispondere in modo
vario.
Di certo, l’eroe non è più un essere leggendario, mezzo uomo e mezzo Dio, ma la persona
che continua ad operare con onestà e dignità,
nonostante l’incertezza lavorativa, la precarietà, l’attuale crisi economica per la quale le
famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese.
Oggi, l’eroe non è più l’espressione di un
mondo mitologico perso nel tempo, offuscato
dalla leggenda, non è più un personaggio sensazionale che si muove in un contesto lontano
da noi, ma colui che intende svolgere la propria mansione nell’onestà e nella legalità per
cercare di essere buon genitore, buon insegnante, buon coniuge, bravo operaio, soldato,
professionista. Oggi, tutto è scontato, ovvio!
La metafora della liquidità dell’essere viene
utilizzata da Bauman per descrivere la società
attuale, priva di valori, disincantata, caratterizzata dall’individualismo, indifferente nei confronti del volto d’altri, nei confronti della alterità! L’essere umano si è liquefatto. La marcia
N
del progresso e della tecnologia positivista e
neo-positivista verso la perfezione si è rilevata
costituire la strada del non ritorno.
Si è di fronte ad una società che respinge ogni
forma di stabilità e durata, preferendo, alla
luce della progressiva frammentazione e scissione dell’io individuale e sociale, l’apparire
effimero, transeunte.
Di fronte al liquefarsi del senso dell’essere,
svilito dall’anomia politica scesa a patti con il
compromesso e dalla spersonalizzazione
mediatica, significativo, deve essere il ruolo
assunto dalla cultura, unico strumento in grado
di razionalizzare la società. Ruolo fondamentale, inoltre, deve essere conferito al lavoro
attraverso cui esprimere autenticamente se
stessi; valore peculiare deve essere riconosciuto alla bellezza intesa nella sua idealità, nel
desiderio, cioè, di stupirsi, di meravigliarsi di
fronte alla vita, all’esistere!
È opportuno, quindi, risemantizzare un mondo
privo di qualsiasi configurazione, in modo da
tornare ad apprezzare il mistero insito nella
persona come espressione unica, irripetibile.
L’eroe di oggi diventa depositario, nonostante
la precarietà del quotidiano, della libertà di
scelta e di opinione, evitando che, nella società dei media e dell’informazione, si venga ad
essere etero-diretti, sviliti nella capacità di
analisi e di critica. Deve tuttavia essere affiancato e non dimenticato colui il quale, per alto
senso umano e di filantropismo, sceglie di
sacrificare la propria vita per salvare gli altri.
Solo l’eroe inteso in tali termini costituisce,
quindi, un esempio da considerare per educare le future generazioni impedendo l’avvento
di un’umanità arida, predisposta esclusivamente ad avere… Bisogna ricominciare da noi,
dall’essere che è in noi!
PREMIO GALILEO
IL COMI A PADOVA
Eroe dei nostri tempi
n occasione della IV Edizione del Premio
Galileo per la divulgazione scientifica, il
“Comi”
è
stato
selezionato
dall’Amministrazione di Padova, a partecipare
alla manifestazione, come unica scuola della
provincia di Lecce.
Delle 80 opere ammesse al concorso, solo cinque quelle finaliste dell’edizione 2010 del
Premio, sui quali gli allievi sono stati chiamati
ad esprimere il loro giudizio: “Il fascino della
matematica” di Antonio Ambrosetti, “La lettera di Pascal” di Keith Devlin, “I geni
altruisti” di Gabriele Milanesi, “I vaccini dell’era globale” di Rino Rappuoli e Lisa Vozza,
“La guerra dei buchi neri” di Leonard
Susskind.
Il soggiorno a Padova dei cinque studenti più il
docente accompagnatore (prof.ssa Frassanito)
è stato a carico dell’Amministrazione comunale, il viaggio a spese della scuola.
I
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tuto e tutti i consiglieri per la collaborazione
offerta nel comune intento di realizzare una
scuola ben organizzata dal punto di vista
amministrativo, gestionale e didattico.
Ringraziare la RSU di istituto che, riuscendo
a superare le conflittualità e le divergenze, ha
contribuito alla realizzazione degli obiettivi
comuni e condivisi.
A voi alunni, ed in particolar modo a coloro
che ci lasceranno per affrontare nuovi percorsi formativi, raccomando l’impegno nello studio, finalizzato all’acquisizione di quei valori
che consentono di diventare cittadini consapevoli di una società libera, civile e democratica. L’ultimo pensiero non può che essere
rivolto alla prof.ssa Piscopiello Assunta, alla
quale esprimo a nome di tutti i Docenti, gli
alunni ed il personale ATA dell’Istituto, un
sentito e vivo ringraziamento per tutto quello che ha fatto in tutti gli anni di servizio per
il “Comi”. A tutti voi il mio saluto e l’augurio di trascorrere felici e serene vacanze.
Il vostro preside
dott. Mauro Polimeno
VASTE E I TESORI
NASCOSTI
I Giovani della Lorraine
rincontrano il Comi
ragazzi francesi del liceo “H.Vogt” di
Commercy (Lorraine) sono arrivati a
Tricase il pomeriggio del 19 Marzo. La mattina seguente il nostro Dirigente, prof.
Mauro Polimeno, ha dato ai docenti e agli
alunni francesi un caloroso benvenuto nella
nostra terra, nella Sala del trono di Palazzo
Gallone a Tricase. Ci siamo poi spostati nel
nostro Istituto dove i ragazzi hanno seguito
le lezioni in aula insieme a noi.
I
Proff. Giusy Ricciato Giusy
e Silvana Polimeno
SULLE ALI
DELLE AQUILE
“Sulle ali delle aquile” è inserito nel Progetto
Giornalino Scolastico: “Il Comignolo”
dell’Istituto Magistrale G. Comi di Tricase. Il
tema di fondo è quello di educare i giovani ai
principi di legalità, solidarietà, amor di patria,
appartenenza alla nazione. Nel primo numero
abbiamo espletato l’idea di “Mito”, successivamente abbiamo dedicato una intera pagina agli
“Eroi de passato ed ai nuovi Eroi”. L’esigenza
nasce dalla combinazione di due necessità, la
prima è quella di mettere a disposizione “verità”
ed atti di alto valore umano, la seconda di far
“fruire” il messaggio alle generazioni future che
gli eroi non sono solo uomini appartenenti ad
epoche storiche lontane, ma esistono e sono presenti nel nostro vissuto quotidiano.
È compito della memoria storica custodirli e non
farli perire.
iamo alla fine di un altro anno scolastico
affrontato, come sempre, con grande
senso del dovere e passione, avendo come
obiettivo primario le sorti della nostra scuola.
Credo che molti siano stati i risultati raggiunti: tuttavia sono molte le cose che avrei voluto fare ma che mi impegno a perseguire con
tutte le mie forze nel corso del prossimo anno
scolastico.
Ritengo comunque doveroso: ringraziare tutti
i Docenti per l’impegno profuso ed il senso di
appartenenza alla scuola sempre manifestato
e che costituisce una forza insostituibile per
costruire un percorso di effettiva crescita e
miglioramento; in particolare desidero esprimere gratitudine per la fiducia, il rispetto e la
stima dimostratami. Ringraziare il personale
ATA ed il DSGA per il costante impegno
nella scuola e per l’attaccamento al dovere e
lo spirito di collaborazione che non è mai
venuto meno. Ringraziare i genitori per la
loro collaborazione, finalizzata alla crescita
ed alla educazione dei propri figli.
Ringraziare il Presidente del consiglio d’isti-
S
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Foto di Ilaria Marra II DS
l nostro itinerario ci ha condotti nell’immensa area archeologica messapica di
Vaste dove abbiamo avuto occasione di
osservare le numerose tombe, l’intera zona
è stata resa accessibile e piacevolmente
visibile perché si evince una cura ed un
percorso turistico piacevole in quanto l’uomo ha individuato ed indicato un percorso
da seguire senza affaticarsi ma conservando il fascino.
I
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BEATRICE BALESTRAZZI
al Comi
ercoledì 3 febbraio 2010 il nostro Istituto
ha ospitato la scrittrice Beatrice
Balestrazzi che ha presentato il suo libro:
“Iran: Donne tra sedizione e tradizione”. La
studiosa ha introdotto il tema dell’emancipazione femminile in Iran, anche attraverso la
proiezione di alcuni documentari. Interessante
lo spazio dedicato all’obbligatorietà del velo: il
“chador” obbligatorio nei luoghi sacri, il
“magnaeh” un copricapo bianco da indossare
negli uffici pubblici, il “ropush” una larga tunica destinata alle impiegate statali, che impediva all’uomo di intravedere la forma della
donna, e il “rusari” un foulard. Un corpo femminile completamente nascosto per non suscitare nell’uomo alcun desiderio sessuale.
Miggiano
LA MADONNA
DETURPATA
M
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I vandali colpiscono ancora
Articolo a pag. 6
ALL’INTERNO
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A...S...Saggi di contemporaneità
Donne mie...
Libri... Amo
Schegge di Salento
L’angolo di Mafalda...
Scuola e... Oltre
Sportiva...mente
Comu_nicando
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A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
Continua dalla prima
SULLE ALI DELLE AQUILE
La storia del capitano pilota Michele
Grande è la storia di un uomo che, durante
la propria esistenza, riuscì ad evitare una
strage. Era il 20 Ottobre 1977 e le lancette
segnavano le 11:30, quando nei cieli di
Creola-Saccolongo in Padova, la provincia
del Santo più amato e venerato d’Italia, il
velivolo Augusta Bell 204, con a bordo cinque membri del 15° Stormo SAR di
Grottaglie (Taranto), precipita dopo un
disperato atterraggio di emergenza. È partito da poco da Vicenza, è diretto a Pescara e
di là subito a Grottaglie da dove è ripartito
dopo aver compiuto per due giorni voli strumentali nella città barica. Tutto bene durante le prove, solo quel maledetto velo impalpabile sopra le case e la campagna. Il rumore
diventò
assordante,
anomalo.
All’improvviso tra le ombre sbucò l’elicottero, l’apparizione della morte. Un impatto
tremendo a pochi metri dalla canonica e ad
una trentina dall’asilo e dalla scuola elementare. Un boato, una gigantesca vampata
e la strage che sarebbe potuta essere ancora
più tragica. Cinque vite spezzate: il
Capitano Michele Grande, 27 anni, di
Cavallino (LE) scapolo; il maresciallo,
secondo pilota Benito Stasi, 42 anni, di
Taranto, coniugato con due figli; il maresciallo infermiere Alfredo Miccoli, 41 anni
di Guagnano, coniugato e padre di due figli;
il sergente sommozzatore Salvatore Pinto
21 anni, di Torre Santa Susanna, scapolo; il
sergente elettromeccanico Francesco
Santoruvo, 23 anni, di Bitonto, scapolo; in
un campo di granoturco i corpi scompigliati
lontano, con i rottami che schizzavano via
come proiettili incandescenti. Una storia
intrisa di amore e di coraggio, di alto senso
di umanità, oltre che di esempio per le generazioni future, per aver salvato la vita di
numerosi bambini, preferendo sacrificare la
propria. In un componimento quando frequentava le scuole elementari, espresse il
desiderio di volare con l’aereo e visitare
tutte le belle città del mondo e diventare un
bravo pilota per servire la patria. Tra gli
azzurri il sogno s’avverò. È doveroso commemorare il sublime atto, consacrandolo al
mito di eroeuomo. La vita è
stata siglata da
fedeltà straordinaria verso l’arma aeronautica
come compete
ad un aviatore. Il
capitano pilota
Michele Grande
amava la vita,
allegro e sorridente
sapeva
trovare le parole
adatte in ogni occasione, condivideva sempre ciò che possedeva con gli amici e con
chi non aveva nulla. Ed è proprio per questo
messaggio d’umanità verso il prossimo che
il suo carisma aleggia, ancora dopo trentatre
anni, in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Dagli azzurri ricevette la forza ed il
coraggio per superare ostacoli e tribolazioni.
Ed ora tra le ali delle aquile nei cieli di
Creola riposa. Storie di eroi dei nostri tempi
che insegnano ad amare la Patria sentendosi
uomini Liberi e coesi sotto lo steso cielo.
Matteo De Salvo IV DS
EROI NON PIÙ NEI FUMETTI
sono sempre fiumi di lacrime e dolore profondo
quando qualcuno muore... ma
la guerra continua e le vittime
rimangono.
Nella storia, dalla più remota a
quella più attuale, le guerre
sono state sempre finalizzate
alla conquista di territori e alla
sottomissione degli abitanti
delle terre conquistate.
Il 2 Marzo, in Galatina, si effettuarono i funerali di Stato per
Pietro Colazzo ultima vittima
italiana sul fronte afghano.
L’autopsia effettuata dagli
agenti di Roma rivela che gli
sono stati sparati tre colpi di
proiettile dai talebani che
avrebbero già da tempo mirato
a lui come bersaglio mandando
diversi kamikaze.
La paura si espande a Kabul
presso il Park, un residence
hotel, dove funzionari dell’Aise
(Agenzia per le informazioni
sulla sicurezza estera) si ritrovano a dover osservare il corpo
del loro compagno ormai senza
vita. Le grida strazianti si
espandono in Italia, quando la
salma giunge all’aeroporto di
Ciampino. Genitori senza più il
loro figlio trovano conforto
solo sulla bandiera tricolore che
tanto a cuore era a Pietro e per
E
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la quale aveva sacrificato la
propria vita. Ai funerali partecipano il Presidente della
Repubblica
Giorgio
Napolitano, il Ministro della
Difesa Ignazio La Russa, ma
ovviamente siamo tutti uniti e
sofferenti per la scomparsa dell’ennesimo 007.
A noi uomini, così legati al
consumismo, a questi beni effimeri così luccicanti ma che in
fin dei conti non portano la felicità, illusi da un televisore che
nasconde ogni tipo di verità, a
noi uomini che viviamo in una
società corrotta, ogni passo
avanti fa pensare che prima si
stava meglio. Si assiste ad una
sorte di malattia chiamata “Sete
di Potere” per la quale però
nessun dottore ha prescritto
“una guerra al giorno toglie il
medico di torno”. Le guerre,
infatti, sono esclusivamente
opera degli uomini che pensano
di risolvere tutto con la forza e
la prepotenza, oppure usando
qualsiasi mezzo per giustificare
altri fini, ma la guerra porta
solo dolore, morte, distruzione,
povertà e non è di certo “prevaricando” che si arriva ad una
soluzione.
Ad ogni attentato un altro verso
di sangue si scrive sulla nostra
CROLLO DI UN MITO?
E
Chiara Rita Petracca IV DS
le bestie della stessa specie si
uccidano a vicenda!
In questo momento di grande
dolore dobbiamo più che mai
essere uniti nella battaglia al
terrorismo.
Gli eroi di oggi per i giovani
son sempre meno, ma quando
accadono tragedie simili anche
i giovani dovrebbero fermarsi
un po’ e ragionare su questi
grandi esempi di vita, persone
disposte a morire per la patria,
per il prossimo, e non parliamo
solo di soldati ma di tanti altri:
i lavoratori del 118, i vigili del
fuoco, la protezione civile che,
pur tante volte criticati, rischiano ogni giorno la propria vita.
Natasha Antonazzo IV DS
L’INCONTRO FRA
VALORI UMANI E LEGALITÀ
I protagonisti del mito
sono di solito degli eroi
cco… eroi è
la parola sulla
quella vorrei soffermarmi. Eroe
fin dal tempo dell’età moderna è il
protagonista di
uno straordinario
e generoso atto di
coraggio, che comporti o possa comportare il
consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo
di proteggere il bene altrui o comune. L’eroe
non può essere considerato una vittima! È vittima chi subisce violenza sessuale, psicologica,
economica, fisica. Ed è eroe chi muore per la
propria patria, chi parte in missione. Ed è un
luogo comune sostenere che nessuno è in
fondo obbligato a partire per una missione.
Viviamo in una società dove il governo cerca
di punire il lavoro nero, punisce chi deve lavorare perché un uomo di quaranta o cinquanta
anni, con moglie e figli a carico, non può fare
a meno di lavorare. È questo che funziona male
in Italia! Le idee, le leggi, il giudizio, ed i valori che tendono a perdersi ogni giorno di più. È
colpa di chi? Del nostro governo? Ma forse
non è solo colpa del nostro “cavaliere”. Eppure
in quella domenica dell’orrore in cui il nostro
premier fu ferito, in tanti si sono chiesti il perché. Il nuovo volto della violenza mascherata
si rivela rosa come quel sangue sul suo volto.
Bisognerebbe dare una dritta ai nostri giovani,
una strada seria da percorrere, sgombera di
ogni forma di falsi miti, falsi ideologismi e narcisismi. È la nuova generazione che deve vestire i panni da campione, per far trionfare una
nuova epoca di solidarietà e di amore.
storia. Quando si parla di guerra il discorso ruota intorno a
due poli principali: i vincitori,
ormai orgogliosi per il trionfo,
e i vinti, in silenzio per il lutto;
così ci si trova a parlare di eroi,
di commemorazione dei soldati
caduti, del valore del combattere e del sacrificarsi, ma anche
dell’orrore della guerra, della
tragedia dei suoi morti, della
necessità di cercare di non metter da parte le terribili atrocità
compiute dagli uomini contro i
propri simili. La guerra è il frutto del fallimento di ogni capacità di dialogo e chiarimento. Un
uomo che uccide un altro uomo
è da considerarsi alla pari di
una bestia, e forse nemmeno...
perchè difficilmente accade che
a sempre si lotta per garantire a tutti i
cittadini il rispetto dei valori umani.
Nel mondo interconnesso in cui vivono la
maggioranza degli esseri umani, non basta
dire che cosa occorre a ciascun individuo o
a ciascun gruppo per sopravvivere nel suo
orticello. Non possiamo più semplicemente
tirare una tenda o costruire un muro per isolare permanentemente i gruppi l’uno dall’altro. L’uomo dovrà in qualche modo
comprendere che deve abitare i suoi paraggi, senza odio per i suoi simili, senza brama
di ferirsi od uccidersi, senza agire sulla base
di tendenze xenofobe; non si tratta di semplice tolleranza ma è la consapevolezza dell’individuo che comprende qual è la natura
della sua relazione con il mondo e costruisce le sue azioni a partire da questa consapevolezza. Solo così possiamo essere
detentori dei valori dell’umanità, per raggiungere l’equilibrio e la pace non solo con
noi stessi ma anche con e per chi ci circonda, perché il bene comune si raggiunge con
la collaborazione di tutti e solo quando nel
nostro cuore si insediano pace, tolleranza,
libertà, amore, solidarietà, uguaglianza,
dignità per la vita di ogni persona presente
in questo mondo.
Spesso ad esempio ci si imbatte nel discorso della diversità. Un errore che si è portati
a fare è quello di considerare diverse, in
senso negativo, quelle persone che hanno
cultura, lingua, usanze, costumi, colore
della pelle e status sociale non uguali ai
nostri; per cui viene assunta una forma di
emarginazione nei confronti di coloro che
vivono sulla propria pelle un senso di disa-
D
gio e di esclusione. Probabilmente la gente
è abituata ed educata a certe forme di
discriminazione. Avendo dunque sperimentato che la rete di relazioni all’interno della
quale ci si trova contribuisce a dar forma
alla nostra identità, il compito di dare
un’educazione diversa e migliore, il compito di trasmettere i valori della legalità, spetta non solo alla famiglia, ma anche agli
insegnanti e alle istituzioni. Il principio di
legalità si afferma con la Rivoluzione francese e sorge come risposta al potere e
all’oppressione, ed è proprio tramite tale
principio che la diversità deve diventare
rispetto per la dignità e l’inviolabilità della
vita umana, rispetto che nasce dalle regole
civili e da un’etica che promuove l’arricchimento delle persone con uno scambio
socio-culturale e una collaborazione non
solo fra individui ma anche fra le varie
popolazioni.
Gaia Turco IV DS
Pg.3
A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
MA CHE COLPA ABBIANO NOI?
Dall’ “alternative” alle canzonette
ediamo un mondo vecchio
che… ci sta crollando addosso
ormai... ma che colpa abbiamo
noi?”. È strano pensare che, oggi,
chi cantava queste canzoni, non riesca a comprendere noi giovani.
Forse, tra le pieghe della pancia
hanno dimenticato com’erano da
giovani, le loro lotte, i loro pianti e
le strane espressioni degli occhi che
come allora ci sono anche oggi… Le
grandi lotte del passato stanno svanendo tra i fumi accecanti della tv
spazzatura: solo reality, solo misere
esibizioni di stupidità caratterizzano
la tv dei nostri tempi, dove tutto è
commercio e nulla ha valore. Poco
importa se sono vite umane o oggetti, ci stiamo trasformando come
diceva Don Tonino Bello in mostriciattoli senza più forme umane, in
pezzi di ricambio ma mai pezzi originali. Ma che colpa abbiamo noi se
la società è amministrata da ultrasessantenni? Basti pensare alle politiche culturali. I monopoli discografici che commercializzano la musica,
danno risalto a gente scadente che
parla del vuoto più totale. Gli ultimi
V
due Sanremo hanno premiato chi
non lo meritava. Ma come dicevano
i Rokes tanti ma non molti anni fa:
“Sarà una bella società fondata sulla
libertà”. Oggi la vera libertà musicale sta nell’ “alternative”; solo in quel
ramo di musica si esprime l’inquietudine della società che si tende a
mascherare, emergono le sofferenze
della gente e la società appare inglobata “nell’impero delle tenebre”. I
pionieri dell’ “alternative rock” sono
stati i R.E.M. con capolavori come
“Bad day” e “Losing my religion”,
gli Oasis, i Radio Head, I Nirvana.
Dell’alternative rock fanno parte
diversi sottogeneri che sono emersi
dalla scena della musica indipendente degli anni Ottanta, come il grunge, il britpop, il gothic rock, l’indie
rock, l’indie pop, new wave, post
punk, noise rock e molti altri.
La principale caratteristica dei gruppi alternative sta nel rifiuto delle
grandi etichette discografiche, per
produrre in etichette indipendenti e
libere dagli schemi commerciali.
L’Italia ha molte realtà di alternative
rock che la caratterizzano a livello
internazionale perché la cultura tramandata da cantautori come Tenco,
Gaetano, De Andrè, Gaber ecc. ha
permesso a molti artisti italiani di
trattare temi difficili ma veri, che
parlano della cruda realtà e non di
fantasticherie adolescenziali e ai
temi difficili si è potuto aggiungere
la maturazione musicale raggiunta
nel nostro paese con le punte di diamante come i P.F.M. le Orme ecc.
Afterhours, Verdena, Marlene
Kuntz, Bluvertigo, Litfiba, Le
vibrazioni e molti altri sono i mag-
giori esponenti di questa sub cultura
musicale. La musica di denuncia che
confluisce nell’alternative è sparita
dalla tv ma continua a sfondare i
nuovi muri che impediscono di
vedere la realtà. “Generazioni intere
ingannate per sempre a sangue freddo”: questo stralcio di canzone è dei
Teatro degli Orrori che hanno da
qualche mese pubblicato il loro
nuovo album “A sangue freddo”.
L’album è stato dedicato a un poeta
attivista nigeriano, Ken Saro Wiwa,
che è stato imprigionato e condannato all’impiccagione perché denunciava lo sfruttamento, la fame che
affligge da decenni il Niger. Il titolo
dell’album è emblematico, perché le
canzoni sono la messa in musica
delle poesie scritte dal poeta in prigione, ma il titolo “A sangue freddo”
è la personale indignazione del
gruppo per la barbara esecuzione
del condannato. Infatti loro dicono
“Ci vuole sangue freddo, ovvero
l’incuranza del più elementare diritto di un uomo, quello di vivere” .
Ma nell’album si parla anche del far
finta di vivere in democrazia.
Un altro esempio magnifico di libera musica in campo internazionale
sono un gruppo indie rock scozzese,
i Franz Ferdinand. “ Mi piace il
modo in cui fingi, Che la fine sarà la
fine, Quindi soddisfa la tua sete,
Bevi una maledizione, Alla morte
della morte”. I testi dei Franz
Ferdinand, come si vede in questi
brevi versi presi da Evil And A
Heathe, esprimono a fondo ciò che
rappresenta questo gruppo, perché
se da un lato compongono testi complessi, con riferimenti ai grandi testi
letterari del passato, dall’altro lato
riescono a trasformare tutto ciò in
pezzi orecchiabili, come i motivi
rock n roll, senza rinunciare ad un
alto livello di musica. La novità rappresentata dal gruppo consiste nell’essere promotori di una cultura
giovanile sana e culturalmente avanzata, che entra in contrasto con la
società rappresentata dalla tv, dove i
giovani sono veline e tronisti.
“L’unica differenza è che ciò che
vedo ora è tutto ciò che ho visto”.
Con un’altra citazione del gruppo
scozzese voglio terminare questo
pseudo viaggio nel mondo dell’alternativa alla televisione invitando
tutti i lettori a scoprire la realtà falsa
che ci viene presentata per farci
tacere, perché noi siamo diversi da
come ci rappresentano in televisione. In fondo gli anni passano ma la
lotta tra la vecchia generazione e la
nuova esisterà sempre, ma come
dicevano i Rokes, “E se noi non
siamo come voi...una ragione forse
c’è e se non la sapete voi... Ma che
colpa abbiano noi”.
Gianluigi Elia V BS
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NAZIONE... UNA GRANDE STORIA
l concetto di nazione è immenso, la
storia ne parla ma non solo. La si
ritrova anche nella letteratura con i
numerosi poeti e scrittori che si sono
ispirati a questo grande e maestoso termine carico di valori e dalle diverse
sfaccettature. La nazione comprende
numerosi individui, che condividono
una storia, la politica, la lingua, l’etnia
che si riconoscono in una comune identità in quanto si sentono legati da un
profondo sentimento di solidarietà.
Nel corso dei secoli la nazione aspirava
a divenire Stato, dove al piano più alto
vi era la sovranità e quindi il potere e
l’obiettivo principe era raggiungere il
connubio di due grandi “valori”, creando il cosiddetto Stato-Nazione, ma questo privilegio non spettò a tutti in quanto ancora oggi vi sono parecchie nazioni senza Stato. Per capire ed approfondire l’idea di Nazione, la letteratura
conserva ancora oggi manoscritti di studiosi che se ne sono strettamente interessati ed hanno dato una loro interpretazione ed un contributo importante.
Possiamo affermare che la nazione esisterà fino a quando rimarrà impressa
nella mente e soprattutto nel cuore della
gente che la compongono. Dentro ogni
individuo dovrebbe prevalere un profondo senso del “noi”, scavalcando e
prevaricando i fanatismi, i misticismi,
le ideologie e l’individualismo portato
all’eccesso e nessuno dovrebbe sentirsi
solo e tanto meno deve prevaricare l’altro. Tutti accomunati da un unico destino, nel bene e nel male, in alto esiste
solo Dio che aiuta gli uomini a difendersi dall’assalto dei nemici, uniti dalla
sacralità ed amor di Patria.
Eppure ha una molteplicità di definizioni la parola nazione, indica anche le dif-
I
ferenze di lingue, di territori, di culture
ma anche il susseguirsi della storia che
rappresenta la vita di un popolo che
diviene agli occhi degli altri unico, irripetibile e riconoscibile.
La storia che si stempera tra il
Rinascimento e la Rivoluzione
Francese distingue tre modelli, la
Nazione statale che nasce con la spinta
dello stato, la Nazione culturale dove il
modello politico, a volte, è subentrato
in ritardo come ad esempio in
Germania o in Italia, ed infine la
Nazione politica sovrana che si forma
con l’unione e la solidarietà dei cittadini che sostituiscono l’antico sovrano e
ne nasce una sovranità politica tipica
della Francia rivoluzionaria.
Anche l’Ottocento opponendosi agli
ideali del Settecento con gli Illuministi
che privilegiavano l’uso della ragione e
quindi un risveglio della coscienza
degli individui, porta avanti le sue lotte
con impressa l’idea di Nazione, in un
secolo in cui il Romanticismo apre la
via del sentimento. L‘artista romantico
vive profondamente tutte gli avvenimenti della sua epoca, anche quelli
politici e proprio nell’Ottocento comincia a svilupparsi quel desiderio di patria
che assunse un enorme valore soprattutto per quei patrioti che combattevano in
guerra e per i morti che avrebbero voluto conquistare l’indipendenza.
L’amore per la patria rispecchia l’amore per i genitori ed i parenti, costituisce
una devozione verso il servizio, il sacrificio, la giustizia ma anche la libertà e
la stessa vita, “non vi è patria senza
padre, e non vi è padre senza patria”. La
nascita di un individuo si verifica in un
tempo e in un luogo determinato, rappresenta un evento di successione della
vita che cresce e si sviluppa con l’educazione in un determinato ambito territoriale. Solo se i giovani vengono educati all’amor di Patria e di appartenenza
alla nazione, sicuramente possono
nascere nuovi e forti soldati non solo al
servizio della nazione ma anche a servizio di coloro che hanno bisogno di
sostegno ed amore.
Dalila Musarò IV DS
UBRIACHIAMOCI
DI VITA!
no dei tanti campanelli d’allarme tra i giovani è l’abuso di alcol. Le cifre di coloro che
rischiano di entrare nell’alcolismo cronico sono
in continua crescita poiché, non avendo ancora
un’identità psicologicamente solida, non riuscendo a reprimere gli insuccessi e le innumerevoli
difficoltà della vita, il ragazzo fa assunzione di
sostanze alcoliche. Ma il problema più grande è
che i genitori fanno finta di non vedere, sottovalutando ciò che provoca questo abuso, soprattutto da un punto di vista organico. Gli effetti che si
producono su un soggetto giovane sono addirittura peggiori di quelli che si verificano in un adulto, arrivando a provocare danni anche alla memo-
U
ria a breve termine. I ragazzi dovrebbero documentarsi sulle conseguenze che derivano dall’abuso di alcol. Il problema non si può risolvere
soltanto togliendo la patente, ma si deve intervenire in maniera più decisa, perché è in gioco la
vita stessa del ragazzo. Ad aggravare la situazione c’è il problema relativo all’abuso di bevande
con alto contenuto etilico associato all’uso di psicofarmaci, anfetamine e droghe pensanti.
Bisognerebbe preoccuparsi un po’ di più di informare i giovani della gravità del problema e, forse,
oggi si sentono più motivati a fare uso di alcol
proprio perché incoscienti dei seri problemi che
ne potranno derivare in futuro. Spero che prima o
poi cambi qualcosa… e mi auguro che un giorno
i giovani si ubriachino sì, ma di vita!!!
Luana Verardo II DS
SCHIAVITÙ NEL CUORE
Dal passato al presente
el XVI secolo, con la colonizzazione dell’America da parte di
Cristoforo Colombo, gli Europei
cominciarono a deportare nel Nuovo
Mondo schiavi prelevati dal continente
africano come manodopera per le piantagioni e per le miniere d’argento. Fra il
Cinquecento e l’Ottocento, Inglesi e
Francesi schiavizzarono circa 12 milioni di africani.
Il traffico da essi esercitato era noto
come “commercio triangolare”. Qui
venivano incatenati, senza indumenti;
N
rimanevano nelle stive per la maggior
parte del viaggio, molti non sopravvivevano e alcuni venivano uccisi perché
le misere razioni di cibo non erano sufficienti.
Le navi salpavano dai porti inglesi cariche di normali mercanzie (solitamente
armi e stoffe), che sulle coste
dell’Africa Occidentale venivano
scambiate con merce umana procurata
dai capi locali. Le navi trasportavano
gli schiavi in America e li scambiavano
con i prodotti delle piantagioni: zucchero di canna, tabacco, mais, cotone, patate, pomodori. Con questi carichi di
merci pregiate, che assicuravano ottimi
guadagni, tornavano in Inghilterra.
Nel Sud degli Stati Uniti gli schiavi
venivano messi all’asta negli appositi
mercati; qui, trattati come bestie, venivano separati da amici e familiari e venduti singolarmente ai piantatori. Il loro
destino era lavorare duramente nelle
piantagioni e subire maltrattamenti crudeli. I tentativi di fuga erano puniti con
la fustigazione, spesso fino alla morte.
Da allora molta acqua scorre nei fiumi,
nei laghi e nei mari, ma l’atrocità, la
crudeltà, le barbarie rimangono insite
nell’uomo moderno che gode nel vedere gli altri sottomessi e ridotti in schiavitù. Buttiamo i pregiudizi, smettiamo
di essere degli sporchi razzisti, spezziamo le catene dell’indifferenza, amiamoci e costruiamo insieme un futuro
migliore.
Giulia Riso II DS
Pg.4
Amore
Essere Speciale
Donna che conta
Una dolce serenata,
una canzone dedicata;
con lei una passeggiata,
un viso sorridente
per la tua donna amata!
Mano nella mano, arrivare
insieme lontano,
dove fiorisce un tulipano
in segno di un amore
che mai potrà finire
e che ti percuote come note
il cuore.
La donna:
sensibile come un bambino,
delicata come una farfalla,
bella come il sole raggiante,
timida come una madonna,
forte come il tempo in tempesta,
libera come una giovane aquila.
Questa è la donna:
un essere speciale.
Se non fosse per la donna
il mondo andrebbe a rotoli...
E grazie ad essa che invece è meraviglioso.
La donna è molto intelligente
e deve essere rispettata,
deve avere gli stessi diritti dell’uomo.
e non deve mai essere insultata!
Donna, angelica figura dai dolci occhi,
capace di attirare lo sguardo dell’uomo
con i suoi gesti
movimenti e scioltezza,
Donna, immagine superba
che riesce a far tutto,
anche grazie al suo viso,
a quel volto incantevole capace
di aggirare,
di far sognare,
di ottenere quel che vuole
senza mai aspettare.
Chiara Schirinzi I DS
Manuel Ciardo II DS
Un fiore di donna
Come una colomba
arrivi fin qui a portare
amore e gioia,
svolazzi nel cielo in
attesa che arrivi
la pace, per posarsi su
quel mondo che a
te ancora non piace.
Bruno Cutrì IV DS
Giulia Nuzzello I DS
Il volto di donna: lo sguardo dell’emancipazione rivolto verso l’oltre.
L’ANIMA DELLE DONNE IRANIANE
Disegno di Matteo De Salvo IV DS
l percorso per raggiungere
la parità dei diritti per le
donne, è stato molto complicato e composto da dure e
spesso inutili lotte. Lotte per
conquistare qualcosa che
avrebbe dovuto spettar loro di
diritto: essere cioè considerate alla pari dell’altro sesso.
Ma solo per essere nate in un
corpo femminile sono state
da sempre emarginate, escluse, discriminate, considerate
non menti penanti ma oggetti
insignificanti, alle quali non è
data la possibilità di esporsi
liberamente, valutate solo per
appartenere al proprio uomopadrone … solo sorelle,
figlie, madri e niente più!
Questa la misera vita che le
donne iraniane devono far
propria. Costrette fin da piccole ad indossare il velo o il
cosiddetto “Chador” per
coprire quelle forme e quella
sensualità che attrae gli uomini. Coprono la bocca, strumento di seduzione, coprono
i capelli perché emanano
radiosità, il naso perché possano sembrare tutte uguali e
lasciano scoperti solo gli
occhi ma, comunque, accecate dalla loro cultura. Nessuna
può riconoscersi ed essere
riconosciuta, nessuna è certamente più bella dell’altra. E
non indossare il velo vuol
dire andare incontro a 74
colpi di frusta per aver disobbedito.
Il chador rappresenta nel suo
insieme una questione politica, religiosa e sessuale e
rispecchia le scelte della clas-
I
se dirigente, dei dominatori e
quindi, un po’ per paura, un
po’ per difendere l’unica cosa
di cui avevano diritto, la vita,
sono state molto poche le
donne che hanno combattuto
contro questa mentalità.
Relativamente alla questione
politica, le donne iraniane
raggiungevano il livello di
maturità per essere date in
sposa e per rispondere civilmente di reati già all’età di
nove anni. Sin da questa tenera età potevano essere giustiziate e condannate a morte,
sposate ed uccise, ma continuavano ad essere oggetti di
proprietà privata, del proprio
padre o del marito scelto per
loro, usate dopo il matrimonio solo per procreare.
Studi recenti hanno provato
che nel 2007 solo il 15%
delle donne iraniane lavoravano, forse donne che hanno
avuto la fortuna di trovare dei
mariti più consenzienti, eppure avranno chiesto al loro
uomo il permesso, avranno
guadagnato uno stipendio che
loro stesse non avrebbero
potuto utilizzare.
Da un punto di vista religioso
il velo promuove la società
patriarcale. Se per i cristiani
la donna è nata dalla costola
di un uomo, il Corano afferma che ella è nata, come l’uomo, da entrambi i sessi e ciò
significa che uomo e donna
dipendono allo stesso modo
dal loro Dio. Com’è possibile
che una società così legata ai
valori religiosi abbia reso
queste donne delle schiave
senza anima, un sesso debole
senza alcun diritto, considerata carente nella fede e nell’intelligenza? Nel 1940 fu
organizzata dal clero una
grande protesta contro il re
per concedere alle donne iraniane il diritto al voto.
Un’incongruenza rilevante
vista la privazione di ogni
diritto politico.
Ancora più delicata la questione sessuale. La donna era
demoniaca solo per il fatto di
essere donna. Per questo
doveva coprire e soffocare
tutte le sue forme. Gli uomini
potevano essere attratti da
una sua ciocca di capelli,
dalle sue unghie, dalla sua
bocca.
Ecco come la donna diviene
un nulla, un vuoto senza
alcun potere seducente. Ma
non è forse l’uomo il sesso
debole che non riesce a controllare i suoi istinti animaleschi? Eppure sono le donne
ad essere colpevolizzate per
la debolezza maschile! Una
delle poche donne che ha
combattuto contro la condizione femminile iraniana fu
Budasht,
soprannominata
“sollievo dell’occhio”, per
essersi esposta agli uomini
senza velo. Fu considerata
una strega, e poi brutalmente
uccisa.
Ma se l’unica parte visibile
del corpo sono gli occhi, allora perché non usarli per catturare l’attenzione degli uomini, così sensibili al richiamo
femminile, per poi ribellarsi
in qualche modo contro di
loro?
La donna iraniana non può e
non deve più privarsi di quella bocca che può permetterle
di parlare e di esprimersi liberamente, non può privarsi di
quegli occhi attraverso cui
può guardare con consapevolezza quella realtà orribile, di
quelle gambe che sole possono consentirle di fuggire!
Natasha Antonazzo IV DS
IRAN: DONNA SENZA DIRITTI
a discriminazione nei confronti delle donne è un problema mondiale, in alcuni casi molto grave rispetto ad altri,
ma pur sempre presente. La canzone di Ligabue mi piace
tanto perché mette in risalto il valore della donna, le sue particolarità, le sue doti che la rendono speciale e unica. Io, che
sono una ragazza, sono contenta che esistano uomini come lui
che hanno capito che noi donne siamo indispensabili quanto
loro, non siamo inferiori. Ligabue è stato capace attraverso la
sua canzone semplice, ma significativa e profonda, di esprimere la nostra importanza. Questo livelo di parità tra uomo e
donna si è raggiunto in molti paesi solo negli ultimi tempi.
Infatti la donna è sempre stata sottomessa, non aveva gli stessi diritti dell’uomo. Nei paesi integralisti islamici le donne
non conoscono la libertà.
La condizione femminile in Iran, fin quando è durato il
governo dello Scià, poteva considerarsi accettabile rispetto al
resto del mondo islamico, con un grado di emancipazione non
disprezzabile. Ma nel 1979, i mullah imposero numerose
restrizioni sociali, tanto che abolito il codice di famiglia del
1967, che pure garantiva una certa uguaglianza fra i sessi, e
fu introdotto l’obbligo del velo. Khomeini dispose il modo
con cui le donne avrebbero dovuto vestire negli uffici e nei
luoghi pubblici.
Secondo la giornalista Giuliana Sgrena si trattò insomma di
“Un vero e proprio choc per le donne, che sono immediatamente scese in piazza il 6 marzo del 1979,un mese esatto
dopo l’inizio della Rivoluzione islamica. I polsi, le caviglie,
il volto e il mento delle donne: tutto doveva e deve ancor oggi
essere ben velato dal chador, in quanto considerate seduttrici
e provocatorie verso il sesso maschile. Le donne ”mal velate” incrociate per strada vengono accompagnate nelle centrali di polizia e costrette a sottoscrivere una dichiarazione di
pentimento per evitare i problemi. L’obbligo del velo condiziona pesantemente anche le sportive iraniane, costrette a
gareggiare con larghi vestiti simili al chador.
Il presidente Ahmadinejad ha fatto varare nuove leggi restrittive sull’abito islamico con pesanti multe per chi trasgredisce
L
ossia per quante indossano abiti trasparenti o attillati, foulard
che lasciano sfuggire ciocche di capelli, fuseaux troppo corti,
smalto sulle unghie, punite in tal caso con 74 colpi di frusta.
Dopo la Rivoluzione nel governo non c’è stato più posto per
l’elemento femminile, e le donne, anche se in generale il loro
grado d’istruzione è notevolmente migliorato, restano escluse, con rare eccezioni, in alcuni settori fondamentali come la
giurisprudenza, la ragioneria, il commercio, l’ingegneria…
L’articolo 1117 del codice civile recita: ”Il marito può vietare a sua moglie le occupazioni e i lavori tecnici che sono
incompatibili con gli interessi della famiglia o con la dignità
di sua moglie”. Decine di migliaia di donne dal 1979 sono
state arrestate per motivi politici, spesso torturate e giustiziate nelle famigerate prigioni di Evin, a Teheran.
Molte sono decedute durante le torture e lo stupro “anale” per
opera dei feroci custodi nonché belve ed aguzzini. Un altro
elemento di sperequazione fra donna e uomo riguarda la
capacità penale: infatti, una ragazza già a 9 anni è responsabile penalmente delle proprie azioni, mentre un ragazzo ne è
responsabile solo a partire dai 15 anni.
Per affrontare questo insopportabile sistema di cose, per abolire le leggi più discriminatorie, come la poligamia e l’affido
dei figli al marito è in atto in tutto l’Iran l’azione di un vasto
movimento femminile che emana un segnale di speranza.
Spero tanto che la giustizia dia ai bambini, alle bambine e alle
donne quello che meritano e che presto l’occidentalizzazione
possa portare nel loro Paese una possibilità ventata di libertà.
Valentina Mauro IV DS
Pg.5
Rami 2008, olio su tela 50x70
Incontro con la scrittrice
“LA SPOSA GENTILE” DI LIA LEVI
ome ogni anno il nostro
Istituto organizza incontri
con autori e noi questo anno
siamo giunti al terzo.
Del libro di Lia Levi “La sposa
gentile” rimane sicuramente più
impressa la splendida copertina,
una meravigliosa donna di profilo nasconde il suo sguardo con
una cloche calata. È lei la protagonista del romanzo, Teresa, una
contadinotta di soli diciotto anni,
sensuale e bella, il collegio di
Saluzzo la educò nell’anno 1900.
La sposa gentile è proprio lei,
donna che fece pazzamente innamorare Amos proveniente da una
famiglia di vecchia tradizione
ebraica abbandonando famiglia,
relazioni, religione e abitudini.
Amos figlio minore di Franco
Segre, detto Franchin , eredita
dal padre ancora in vita una piccola attività bancaria che, con la
sua capacità, farà prosperare
diventando presto sempre più
ricco e stimato nella piccola
comunità. Amos decide di non
prendere
come
fidanzata
un’ebrea che era stata prescelta
dalla stessa famiglia, decide
invece di unirsi a Teresa, non
ebrea ma cristiana, dai lunghi
capelli castani, rigogliosa e sana,
che lo renderà padre felice di
Nerina e, in seguito, di altri tre
figli. La scrittrice è straordinaria
nel raccontare i dettagli del progressivo inserimento di Teresa
C
nel mondo che il marito ha dovuto abbandonare per amore di lei;
aiutata da Sarina, la severa figlia
del rabbino Lattes, Teresa imparerà le innumerevoli tradizioni
ebraiche, i riti, le feste e le benedizioni, accetterà di divenire una
moglie decorosa nei salotti in cui
il banchiere Amos è invitato. Lia
Levi disegna uno sfondo storico
in cui la vicenda si inserisce: la
Belle Epoque, l’età giolittiana e
il fermento per il voto alle donne,
il cinquantenario per l’Unità
d’Italia e le sue ottimistiche celebrazioni, la crisi del socialismo,
la guerra mondiale, l’avvento del
movimento fascista, fino a giungere, all’alleanza di Mussolini
con la Germania hitleriana.
Amos, aveva compreso da tempo
che vi era un pericolo oscuro che
minacciava la serenità della sua
famiglia e del suo mondo, un
pericolo che fu rimosso da quanti, nella comunità ebraica si sentivano italiani a tutti gli effetti;
Amos muore prima della promulgazione delle leggi antiebraiche del 1938. Teresa dopo la sua
morte, non sentì più l’esigenza di
rimanere ebrea... Una grande
scultura del celebre Brustolon, il
volto di Madonna col bambino,
tenuta lontana in una stanza,
comparirà sul cassettone davanti
al suo letto, per ricordare la sua
devozione alla Vergine. Lia Levi
ci parla di un’Italia in cui lo sfor-
Il sito probabilmente risale tra il IX ed il
III secolo a.C. I numerosi reperti rinvenuti nelle diverse campagne di scavo, quali
monili, gioielli, monete, hanno consentito
una incisiva valorizzazione della storia dei
Messapi, antico popolo stanziatosi nel
Salento. In tale zona messapica purtroppo,
ancora oggi sono presenti grotte non catalogate. Lo scorrere inesorabile del tempo
non può cancellare quello che l’uomo
creò. Tra menhir incorporati in muretti a
secco, tra la pietra impropriamente rubata
dal dolmen “Oru”, tra menhir scomparsi,
la nostra ricerca continua e vi assicuriamo
altre eclatanti segnalazioni. Per ora ci
limitiamo ad esprimere il nostro disappunto e disgusto nei confronti degli uomini-vandali sordi ed insensibili all’arte che è vita.
Valentina Pappadà II DS
Foto di Ilaria Marra II DS
Il documentario mostrava inoltre il contributo
delle donne iraniane alla politica nazionale:
hanno ottenuto l’innalzamento della maggiore
età da 9 a 13 anni grazie ad una riforma legislativa del 2005; al governo potranno esserci delle
donne, ma non si potranno mai attuare delle
riforme radicali in quanto il Consiglio dei
Guardiani, composto da 12 giudici giuristi, ha
il compito di fermare qualsiasi legge in contrasto con il Corano.
Le donne iraniane esercitano il ruolo di mogli,
madri e donne di casa e, di fatto, esse non possono appartenere alla vita lavorativa e politica
del Paese. In caso di adulterio la donna viene
lapidata e in caso di separazione perde la custodia dei propri figli, mentre il marito può godere di un divorzio unilaterale. Al termine di questa importante rappresentazione di un mondo
così distante dal nostro eppure a volte così vicino, la classe IV DS ha proiettato un video sull’argomento che ha riscosso molto successo.
Bruno Cutrì IV DS
“IL RITORNO”
Dentro il nuovo Iraq
zo di integrazione fra le diverse
fedi, le diverse origini, avrebbe
potuto essere possibile, ma gli
avvenimenti storici di allora,
sembrano abbattere questi tentativi. Una lingua leggera, una narrazione facile, una grande capacità di analizzare i risvolti più
riposti dei personaggi, ci affidano l’affresco efficace di una
società lontana nel tempo; Lia
Levi con la sua grande forza narrativa è riuscita a far interessare
un gran numero di lettori, che si
sono appassionati a leggere il
meraviglioso romanzo dove la
nonna della scrittrice ne era la
protagonista interessata.
Maria De Filippis IV DS
nteressante ed emozionante l’incontro con
la giornalista Giuliana Sgrena per la presentazione del suo libro “IL RITORNO”
organizzato dall’A.C. di Specchia nella
splendida cornice del Castello Risolo.
A cinque anni esatti dal suo rapimento, conclusosi tragicamente con la morte di Nicola
Calipari, la giornalista è tornata in Iraq, ha
trovato la forza di rivedere Baghdad. Con
evidente emozione, la Sgrena ha affermato
che ora la vita, nonostante lo stillicidio di
attentati sanguinari, sembra indirizzarsi
verso la normalità.
La gente torna a mangiare sulle rive del Tigri
e le donne riconquistano una visibilità sociale e politica, tanto da abbandonare il velo.
Insomma la nuova strategia americana, sottolinea la giornalista, di accordarsi con gli
I
anziani dei villaggi sunniti isolando la guerriglia ha di fatto tolto spazio al fondamentalismo islamista. Però ancora il futuro
dell’Iraq resta incerto specialmente quando
nel prossimo settembre ci sarà il graduale
ritiro delle truppe USA. L’Iraq è ancora un
Paese instabile, senza uno stato di diritto,
senza un reale processo di democratizzazione ed una stabile e profonda ripresa della
laicità.
Ci siamo lasciati così, con una promessa,
Giuliana conta di tornarci e noi, conquistati,
di non “perdere di vista” le sorti di questo
grande ed affascinante Paese dalle Mille e
una Notte.
Anna Agostinello, Angelica Ruocco,
Roberta Stefanelli IV BS
LECCE
TRA I CONTADINI
ovvero “Merletti di Pietra”
Al passo con la taranta
l nome di Lecce
deriva dal latino
Lupiae, che significa “lupa”, ma il
significato greco del
termine indica l’albero
di
lecci.
Entrambi costituiscono l’emblema
della città. Le origini della città di Lecce sono antichissime, tanto che suggestive teorie, le riconducono e le collegano alle origini di Roma. Secondo alcuni studiosi,
Lecce è sorta nei pressi di un municipio romano e si sviluppò durante la guerra greco-gotica. Fu teatro di battaglie tra Bizantini, Longobardi ed Arabi. Fu conquistata
dai Normanni, successivamente passò ai Brienne, agli
Enghien, agli Orsini, ecc. Sono da collegare al periodo
imperiale la costruzione dell’anfiteatro in Piazza S.
Oronzo e del Teatro Romano che venne eretto nel cuore
della città.
Secondo alcune leggende, nei sotterranei dell’anfiteatro
furono scavati vari cunicoli che comunicavano con molti
altri paesi della provincia, come Casarano e addirittura
Santa Maria di Leuca. Tali cunicoli servivano per proteggere le popolazioni delle armate degli invasori. Questi
monumenti sono entrambi luoghi di assidua affluenza
turistica, nonostante non siano stai portati del tutto alla
luce, per i monumenti che vi furono costruiti sopra nei
secoli successivi. Monumenti altrettanto belli e degni di
essere descritti sono: Porta San Biagio, la Chiesa di Sam
Matteo, il Teatro Romano, La Chiesa di S. Chiara, la
Chiesa di S. Irene, l’Anfiteatro Romano, Piazza Duomo,
Palazzo Celestini, la Basilica di Santa Croce ed infine
Porta Napoli e Porta Rudiae.
I
Continua dalla prima
VASTE E I TESORI...
Continua dalla prima
BEATRICE BALESTRAZZI...
Maria Rita Massaro II DS
a nonna racconta… ai miei tempi le donne
quando andavano nei campi di grano, erano
più soggette ad essere morsicate dalla taranta…il
male si manifestava con febbre molto alta e la
persona morsicata si dimenava, gridava e si
lamentava. Occorrevano i musicisti e se la musica che si suonava non incontrava la fantasia della
tarantata, essa si contorceva e si lamentava gridando sempre più forte. Se si trovavano dinanzi
al “tarantismo secco”, i parenti cercavano il colore dell’insetto che aveva prodotto il morso, le
adornavano le vesti e i polsi con nastri del celtico colore dell’insetto: bianco o celeste, verde,
rosso o giallo; in caso di “tarantismo umido”
invece i musicisti si sedevano per lo più vicino
ad un posto dove la taranta veniva attratta.
Mentre l’inferma si dimenava e ballava, gli amici
ed i parenti la inondavano di acqua benedetta. Ed
è solo conoscendo questi aspetti che il turista riesce a mimetizzarsi. Sovente il turista chiede il
significato dei colori e, sventolare i fazzoletti, è
un modo come un altro per orientare il colore
rassomigliante alla taranta. È fondamentale
informare il turista anche sulle note che si suonano per liberare le tarante dal fastidioso insetto. Si
potrebbe asserire che la pizzica-tarantata recupera l’immaginario collettivo salentino. Il tarantismo con il suo fenomeno filosofico ha influenzato le fasi ritmatiche della natura favorendo la vittoria della vita, capovolgendo la “cattiva sorte”,
invertendo e deviando il flusso negativo degli
eventi. E se nel conflitto degli opposti prevale il
positivo, inteso come forza-vitale affinché la vita
possa continuare ad esistere, la taranta dalle
ceneri rinasce, diviene araba fenice e si mescola
con i quattro elementi originali dell’universo:
acqua, aria, terra e fuoco, per ritrovare con deter-
L
minatezza l’identità salentina... e ai posteri cosa
importa se crediamo o no alla taranta? Si ha bisogno forse di punti assoluti a cui far riferimento e
per guardare il mondo? O basta un idolo relativo
per essere felici di vivere? Sicuramente la musica unisce, perché il suo linguaggio è universale:
uno spartito può essere letto da un cinese, da uno
svedese o da un salentino, e la musica produce le
stesse emozioni ed entusiasmi. Qualsiasi musica
appartiene al pianeta, la musica unisce non divide, associa e ricrea sensazioni, rinasce, libera e la
pizzica-tarantata ne è un esempio anche per i
turisti. Mi trovavo in piazza a Gallipoli questa
estate durante una rappresentazione folcloristica
della taranta tenuta dal complesso “Lu rusciu
nosciu”; una donna milanese tentava di ballare,
sosteneva di averci provato anche altre volte ma
senza mai riuscirci. Le mancava forse il morso
della taranta? No, semplicemente ballava muovendosi e saltando solo con i piedi ma non con il
cuore. Ora ritornerà ogni anno a ballare con le
donne del Salento, finalmente, morsa anche lei
dal ritmo della taranta.
Eva Palma II DS
Pg.6
Campagna Salentina
NEL SANGUE LE RADICI
a “pizzica” o “danza del piccolo ragno”, è
il ballo popolare salentino. Praticamente è
la tarantella ballata nella nostra penisola, con
la peculiarità di non aver mai dimenticato il
ragno. La parola stessa “pizzica” deriva da “lu
pizzicare” della taranta, l’animale riveste una
grandissima importanza in questa danza e specialmente nel rito del tarantismo.
La pizzica è di tre tipi: “de core”, “scherma” e
“tarantata”. La prima è un ballo di corteggiamento in cui l’uomo corteggia la donna e viceversa dove si mimano movimenti inconcepibili per la morale popolare-cattolica salentina. La
danza è quindi molto sensuale e serviva come
valvola di sfogo alla passionalità di un popolo
mediterraneo e salentino e tutto quello che non
era accettato dalla società era, dalla stessa,
convogliato nella pizzicata. Si balla dunque
con le braccia, le mani ai fianchi, con il movimento delle gambe e dei piedi, ed anche gli
occhi sono importanti perché devono trasmettere tutto ciò che non era lecito dire con le
parole: il corpo intero vibrava e si muoveva in
armonia con se stesso e con chi danzava.
La pizzica a scherma è una danza fra uomini
che mimano un duello mortale con i coltelli. In
passato i coltelli venivano veramente usati, ora
si usano le dita, l’indice e il medio di entrambi
le mani, come pugnale. Il terzo tipo di pizzica
L
Continua dalla prima
MADONNA DETURPATA...
Foto di Eva Palma II DS
Mani ignote colpiscono senza ritegno alcuno la statua della S.Vergine Immacolata in
Miggiano. Per lungo tempo è stata meta di
pellegrinaggio e mi è capitato spesso di
osservare alcuni giovani studenti della
Scuola Media soffermarsi silenti per rivolgerle un saluto, il segno della croce o
anche una preghiera. Che triste spettacolo
ora constatare che l’amata Madonna è stata
deturpata. I miei occhi sono inorriditi: alla
statuetta sono state staccate o meglio spezzate le dita in modo indegno, uno scempio
compiuto da ragazzi del mio paese.
è la “pizzica tarantata”. Le tarantate sono delle
donne, raramente uomini, morse dalla tarantola
e a causa del veleno prodotto dal ragno sono
costrette a ballare fino a quando riceveranno la
grazia da San Paolo, il loro protettore. Per curare queste donne possedute dall’animale, ci si
serve della pizzica suonata da Capi e
Attarantati. Questi registri del rituale fanno ballare la tarantata fino ad uccidere il ragno impossessatosi del suo corpo. Quando il ragno muore
è il segnale che San Paolo le ha concesso la grazia. Il 29 giugno la donna liberata andrà a
Galatina alla cappella del santo dove ripeterà il
rito come forma di ringraziamento al suo protettore. Gli strumenti utilizzati sono: il violino, le
cui corde simboleggiano la tela del ragno e il
tamburello, la cui pelle simboleggia il battito
del cuore della tarantata e i sonagli che sono la
follia della donna che soffre. Ed ancora l’armonica a bocca, la fisarmonica, la chitarra ed il
cupa- cupa. Le consuetudini musicali e coreutiche sono analizzate sia per diversità geografiche, che per varietà socio-culturali. La pizzica
tarantata è inconfondibilmente espressione di
un mondo contadino e pastorale, realizzata con
la strumentazione tipica di quel contesto: voce,
tamburello, flauto, castagnola, cupa cupa, (tamburo a frizione), armonica a bocca e organetto;
le quadriglie, lo scotis, il valzer, la polka, la
Ragazzi che, come me, hanno sicuramente
ricevuto i sacramenti del battesimo, della
comunione e della cresima. Come si può
arrivare a tanto!!! Non sarò certo io a giudicarli, ma questo fa comprendere quanto
poco senso di responsabilità ci sia in questa nuova gioventù. Spesso nessuno interviene a fermare questo andazzo, tutto
passa quasi inosservato, in modo superficiale e disinteressato. Eppure dovrebbe far
pensare e preoccupare molto visto che solo
pochi mesi prima hanno decapitato e
tagliato le mani anche alla vecchia statua
di S.Vincenzo, santo patrono di Miggiano.
Bullismo e vandalismo sono all’ordine del
giorno ormai. Mi chiedo solo una cosa..
dove si potrà arrivare proseguendo su questa strada? E tra la statua della Madonna
S.Vergine Immacolata e S Vincenzo il
degrado ed il deturpamento è assicurato.
Occorre sensibilizzare i giovani affinché si
ponga fine a tali comportamenti irrazionali, insensati, che ci lasciano un vuoto nel
cuore di un’intera comunità. Se nessuno
cercherà di porre un freno a tanto scempio,
se nessuno si prenderà cura di questa “gioventù”, cosa arriveranno a fare allora i
nostri figli? Salviamo le Madonne che
abbelliscono le nostre piazze, strappiamole alle mani di codardi e vandali.
Anna Bardoscia II DS
Il sole
Nell’azzurro cielo,
una luce splende calorosa.
È il sole, la nostra stella,
che da sempre illumina le città.
Dà vita ad ogni cosa,
alberi, animali, fiori e piantine.
Alcune volte è coperto da nubi scure,
altre risplende in tutto il suo splendore.
Altre ancora inebria l’aria di calore,
quando dopo la pioggia,
pian piano spunta l’arcobaleno.
Federica Cordella I DS
Disegno di Gaia Turco IV DS
“mazurca” caratterizzavano invece le scuole di
liuteria (mandolino, violino e chitarra) tipiche
della fascia artigiana così fiorente in Puglia
presso i “saloni”. La malinconia delle tarante è
indietreggiata man mano che la civiltà odierna
avanzava. Il Salento da sempre è stata terra
elettiva del tarantismo, è un comportamento
tradizionale e variegato nelle sue forme, nelle
tesi di presunta “scientificità” etnologiche e
mediche, le quali avevano come epicentro del
dibattito il comportamento e gli effetti benefici del ballo liberatore. Siamo ancora in molti a
credere al morso della taranta?!
In alto sul colle, solo
vagano tra le nubi ed ecco ad un tratto
una miriade di narcisi d’oro
colpiscono i miei occhi!
Sicuramente danzavano tra le onde.
Spesso distratto il mio sguardo
vagava colmo di piacere
ed ecco come per incanto,
s’elevavano e danzavano,
tutti insieme i narcisi.
Di sentiero in sentiero
passeggiando si rallegra ogni core.
Oh natura cortese…
che col tuo dolce profumo
allontani quel fumo che respiriamo in città.
Campagna … che accogli ogni animale,
che hai tutto di vegetale,
grazie al tuo essere naturale.
In poche parole…sei speciale!
Oh natura cortese…
che quello che offri a noi
sono tanti doni tuoi.
Ascolta, ascolta
quello che ci dice
perché può risultare a noi
l’accordo di una canzone.
Ascolta tra i pini e gli sterpi
schiocchi di foglie cadute col vento
Oh natura a me cara
fa che nessuno ci separa!
Maria Grazia Musarò III AS
Alessandro De Iaco II DS
CAMMINANDO TRA I FANI
U
n luogo, quasi del tutto
immaginario, fantastico;
zona periferica dell’antico
feudo di Salve, nel Salento,
dove lo sguardo vagante, riesce a soffermarsi, perdendosi
in bellezze naturalistiche di
inestimabile valore. Dove
l’arte e la storia, il mistero,
le credenze, il presente ed
il passato si mescolano
formando un tutt’uno. I
fani, dalla parola latina
“fanum” luogo dedicato alle divinità. Nel
ventre di questa terra
scorrono delle acque
pure e cristalline che
un tempo riaffioravano nel mare, percorrendo un lungo canale, il
“Canale de li Fani”, ricco
di una tipica macchia mediterranea nonché di alberi da
frutto (noci, carrubi, ecc…);
un vero e proprio angolo
paradisiaco. La storia narra
che grazie alle sue acque sorgive, cosa molto rara in zone
aride come questa, hanno
favorito l’insediamento di
nuove civiltà messapiche
come gli “Spriculizzi” e
“Profichi”, dove venne edificata la cittadella di Cassandra
dove, secondo la tradizione,
vi era situato un mulino che
macinava pepite d’oro, ma
che fu distrutta nel 548 d.C.
ad opera dei barbari. In queste zone vi furono molti ritrovamenti, come il tempio
dedicato a Fauno o a Bacco
(risalente ad una raccolta di
superficie, effettuata negli
anni ’60), il villaggio della
Chiusa, con fondamenta di
antiche mura ancora ben visibili, che intorno al 470 a.C. fu
definitivamente abbandonato,
a causa, probabilmente, del
periodo critico affrontato dall’intera Messapia per i ripetuti scontri con la colonia greca
di Taranto. Con l’inizio della
guerra
iconoclasta nel 727, per sfuggire ai
massacri, migliaia di monaci
scapparono e si rifugiarono
così nel territorio dei Fani. Si
possono ammirare ancora
oggi le loro cripte, una delle
quali è ancora affrescata con
immagini sacre, dove i monaci si riunivano in preghiera.
Alle spalle del Canale del
Fano, esisteva una macchia
coperta da Lecci e fino a poco
tempo fa vivevano le Lizzare
degli Spriculizzi, ultimi resti
di antichi boschi. Secondo
alcune ricerche nel bosco vi
era la “Grotta delle Fate”,
fenomeno di origine carsica
dove si stendevano molti contadini di notte su paglie, e un
giorno videro venire incontro
molte zitelle che con balli ed
altre tresche tentarono di provocarli e di sedurli. Tali
Veneri o ninfe ancora oggi la
legenda le vuole in veste di
seduttrici. Piccole storie, leggende che ci fanno viaggiare,
esplorare... portandoci in
posti meravigliosi dove natura e uomo convivono e come
due pilastri sorreggono quelle
che sono le nostre radici,
quella che è la nostra storia, quella che è la nostra
amata terra. E nel verde,
uomo potrai sostare e
ristorarti e tra le fronde
degli alberi, entrerai in
sinergia e sinestesia di
luce e colori, tra i
ricordi
d’infanzia
potrai ritrovare l’amore
che Dio ha voluto elargire all’uomo.
Ecco uomo del nostro
secolo devi, ed è un imperativo categorico, rispettare ed
amare la natura. Dovunque,
in ogni angolo si respira
come un’aria di festa, un inno
alla natura. Una dolce quiete
infonde all’animo l’insieme
di questi scrigni che a loro
volta danno l’impressione di
essere seguiti, guidati, quasi
con amore materno, e altre
volte si presentano incolti,
onde dimostrare il grande
amore ed il rispetto che l’uomo ha per la natura. È questo
l’estremo saluto di un mondo
moribondo dove i giovani
devono assumersi il compito
di custodire e tutelare il loro
ambiente oltre che amarlo. A
guardare queste meraviglie il
fatto grave e delittuoso si
dimentica, sommersi dalla
dolcezza e dalla serenità che
la nostra natura ha saputo
imprimere in tutto.
Paolo Lecci I DS
Pg.7
L’ANGOLO DI MAFALDA…le nostre riflessioni
Bau bau
da
VIVERE LA PROPRIA
IDENTITÀ
LE VECCHIE TRADIZIONI
SCOMPAIONO
Bogghy D
Adesso che l’anno sta per terminare
tutti quanti vorrei ringraziare:
l’alto e snello Preside per iniziare,
che vedo sempre preso dal comandare
e le sue “vice” così solidali nel fumare.
Quando sul terrazzo vanno a chiacchierare
Vengo da loro con l’intento di riposare
ma contro il ritardatario hanno
sempre da gridare
e a me per la paura viene proprio da scappare!
Alla ricreazione non manco di tornare
A piccoli passi mi riesco ad avvicinare.
Con il mio sguardo dolce mi do da fare
e qualche boccone me lo faccio sempre dare.
Tanti dicono che vengo solo per riposare
e pensano che altro non so fare!
Invece le lezioni sto lì ad ascoltare
Tanto mi sto quasi per maturare.
L’impegno lo metto tutto, lo posso giurare,
solo che le femmine mi vengono a distrarre.
Ragazzi prima delle vacanze,
una preghiera vi voglio fare:
se qualche fratello vagante,
vi capita d’incontrare,
non lasciatelo per strada disperato
ad abbaiare,
portatelo a casa, col suo amore
vi saprà ripagare.
a quand’ero bambino sono cresciuto con le
tante storie raccontate da mio nonno.
Rammento le piccole e le povere tradizioni di un
tempo, che mettevano in primo piano in un clima
festoso, dalle tradizioni di natale, alle feste patronali, alle sagre, alla Resurrezione, e solo ora mi
rendo conto delle differenze e del significato che
hanno acquistato le festività oggi. Si sono persi
quei valori che rendevano il tutto qualcosa di speciale. Il Natale, il capodanno, la festa del papà, la
Pasqua sono divenute ciascuna una delle tante
feste basate sul consumismo e sullo sperpero.
Questi episodi, fanno emergere una società basata sui falsi valori e miti, dove regna sovrano ed
indisturbato l’egoismo, il menefreghismo, la falsità, facendo perdere quelli che sono o almeno
sarebbero dovuti essere i valori umani di un
tempo. Purtroppo il significato di queste feste,
ormai sta scomparendo del tutto come le consuetudini e le vecchie usanze. Non si festeggia più la
nascita di Gesù, ma il Natale diventa una vera e
propria corsa ai regali: ormai la voglia di ritrovarsi con tutti i parenti riuniti intorno a un grande
tavolo per aspettare con felicità e armonia la
nascita di Gesù, è stata rimpiazzata da una frenetica corsa allo scarto degli stessi. E se il proverbio
recita “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”,
devo asserire che i giovani alla grande mantengono le promesse ed hanno tantissima voglia di
lasciare la famiglia e gli amici per consacrare lo
spirito di avventura. Ma il vero significato che
secondo me dovrebbe riemergere è un messaggio
di amore, onestà, fratellanza universale, libertà,
rispetto, felicità, speranza e infine, ma non ultimo, la pace… una pace non campata in aria, non
una semplice parola, ma fatti concreti in un
mondo che ne ha tanto bisogno.
ivere intensamente la propria identità
significa amare le proprie radici.
L’abbandono della terra, visibile ad occhio
nudo, suscita tristezza e pianto. Le terre sono
state abbandonate dai contadini che sentono il
canto ed il ritmo frenetico, sfumato, della
grande “città”. Il benessere, il potere, la
brama d’acquisto si concretizzano nel fumo
delle ciminiere, nello smog delle fabbriche,
dei contadini che fuggono dalle campagne,
niente e nessuno li trattiene. Oggi i giovani
fuggono dalla famiglia per trovare che cosa?
Il giardino è ritornato ad essere macchia, il
deserto alberga nella mia terra, numerose
sono le lacrime di sangue versate da colui il
quale lavorò e con sudore pagò.
Siam tutti figli di Dio? No, noi siamo i cafoni
e nell’inferno non vogliamo più rimanere, il
secolare immobilismo delle tabacchine equivale alla stasi della classe dirigente che aveva
ed ha occhi e non vuole vedere.
L’immobilismo perpetuo ancora oggi riscontrabile è evidente in Puglia, nonostante le trasparenti e lapalissiane trasformazioni. Tabù,
magia, “fimmene” salentine in catene ancora
vi trovate… cercate la libertà in questa terra
dove s’intrecciano malori e sapori ed impercettibile rimane la voglia d’evasione. Dalla
caverna al mito del buon selvaggio, dal focolare domestico alla fabbrica, dal padrone al
marito il passo è stato breve.
Spetta a noi giovani trovare la nostra identità
partendo dalla radici storiche e ripercorrendo
a ritroso il tempo che ci separa dai nostri avi
… affinché le radici affondino nella terra e
dalla terra ritornino.
I GIOVANI DELLA LORRAINE...
Tuttavia, il nostro gemellaggio ha avuto
inizio molto prima. È da due anni che la
nostra scuola ha intrapreso questo progetto con la Francia grazie ai proff.
Donata Piscopiello e Patricia Flament,
e noi alunni abbiamo avuto l’opportunità di contattare i giovani francesi già
prima di conoscerli. Infatti, i nostri
docenti ci hanno fornito i loro contatti
e-mail prima che loro venissero in
Italia. Facebook ci ha aiutato tantissimo
a conoscerci e a iniziare la nostra amicizia.
Il pomeriggio del loro arrivo eravamo
tutti tesi e rompere il ghiaccio è stato
difficile, ma dopo i primi accenni di
timidezza, ci siamo lasciati andare e
man mano il nostro francese è diventato più scorrevole e meno tremolante.
I nostri nuovi compagni, anche loro
all’inizio molto insicuri e restii nel parlare in italiano, sono rimasti subito colpiti dal luogo e dal calore ricevuto nell’accoglienza in famiglia, un’accoglienza tipicamente salentina. Da sottolineare il loro forte desiderio di vedere
il nostro mare e di mangiare i nostri
piatti, che noi troppo spesso svalutiamo.
Significativa per loro e per noi è stata la
visita all’Istituto Alberghiero di Santa
Cesarea, organizzata dal nostro
Dirigente, dove hanno potuto apprezzare la straordinaria bellezza del paesaggio e la prelibatezza dei piatti preparati
dagli alunni di quella scuola.
La settimana è trascorsa in un baleno
tra visite a Gallipoli, Otranto, Bari e
Leuca, serate nei pub e gelato en
volant, e abbiamo cercato il più possibile di far sì che loro vivessero i nostri
paesini e le nostre abitudini come adolescenti italiani oltre, naturalmente, a
far conoscere loro la storia della nostra
Puglia, tra visite a Chiese e Castelli.
Ora siamo noi curiosi di conoscere le
loro vite in Francia e saremmo molto
felici di poterli riospitare anche al di
fuori dell’ambito scolastico vista l’amicizia che ne è nata. È stata davvero
un’esperienza importante per noi, e
altrettanto importante sarà per noi poter
trascorrere una settimana da loro.
Insomma, un’esperienza da ripetere!
Marta & Francesca III AL
amica e compagna dei nostri giorni
V
Paolo Lecci I DS
Continua dalla prima
PER TE CHIARA
hiara, noi siamo qui, per dirti che ti vogliamo bene…
Siamo qui, per farti capire che noi ci siamo. È
difficile spesso dire cosa si prova. Quant’è dura
la realtà vero? Attraverso queste parole, che
noi sappiamo quanto possano apparire vuote,
vogliamo solo dirti che ti siamo vicini.
Conosciamo il dolore che hai dentro, è tanto, e
nessuno può dirti: “Dai Chiara il tempo passa e
tu starai meglio”, nessuno può dirti: “Dai
Chiara la vita continua”… è tutto inutile.
Solo tu, solo tu ora sai cosa vuol dire perdere
un fratello, solo tu piccola nostra amica sai
cosa vuol dire tanto dolore.
Inaspettatamente scopri delle cose che ti fanno
riflettere, ti fanno comprendere quanto è difficile la vita. Possiamo solo dirti che TI
VOGLIAMO BENE e che siamo con te, sii
forte anche per chi non c’è più, per il tuo
Cosimo.
C
Classe I DS
In ricordo del fratello di Chiara,
Cosimo Schirinzi.
Con affetto, la tua classe I DS
La Signora LIBERTÀ e l’Amore...
TRICASE- Un palco, una sedia, una
chitarra e un uomo solo a guidare un
viaggio ideale. Le luci si spengono e
ad un tratto il silenzio è interrotto da
una voce che canta: “Emancipatevi
dalla schiavitù mentale solo noi stessi
possiamo liberare la nostra mente”.
È in questo modo, con l’intento di
voler celare un’utopia, che Giulio
Casale dà inizio al suo spettacolo cantando “Redemption Song”, un brano
musicale che molti anni prima avrebbe
liberato Bob Marley dalle catene
imposte dalla società. Gli ultimi versi
si dissipano in un clima che ha del surreale, all’interno delle Scuderie di
Palazzo Gallone. E con uno sguardo
perso nei suoi pensieri, rivolgendosi al
suo pubblico dice: “Tutto ciò di cui hai
bisogno, è Amore... amore amore
amore”, come cantavano i Beatles in
All you need is Love, “o forse no”,
come sussurrano voci di corridoio di
un liceo, potrebbe trattarsi di una
melodia ispirata soltanto alla canzone
di Canale 5!
Seppur canzonando, con una nota di
consapevolezza, egli denuncia uno dei
problemi che maggiormente affliggono la società odierna: totale disinteresse nei confronti della CULTURA! Un
sapere sempre più concentrato in mano
di pochi che hanno l’interesse di non
far evolvere la collettività ma servono
a colazione, pranzo e cena “la stessa
misera fettina di Mmmm…”, come
denuncia una canzone scritta da Casale
dedicata a Fernanda Pivano. Il suo itinerario continua con una canzone su
un pioniere della libertà degli anni ’70
Iggy Pop, cantando “The Passenger”
che, sotto una melodia scanzonata ed
allegra, nasconde un testo drammaticamente vero, racconta dei bassi fondi
delle grandi città ormai seppelliti nella
miseria.
In questo declino della società, Casale
ricorda una tra le più belle canzoni di
Leonard Choen: “Hallelujah” del tutto
sconosciuta finché a renderla famosa
fu un ragazzo semplice e con una
“diversa” sensibilità, dotato di una
voce certo tra le più spettacolari nel
mondo della musica: Jeff Buckley. La
cover di questa canzone altro non è se
non un’ode alla vita e all’amore, quell’amore non necessariamente dolce e
tenero, ma piuttosto causa di dolore,
inteso più che come fonte inesauribile
di felicità, fautore di una scelta talvolta inconsapevole di esporsi senza difese alla probabilità di essere colpiti nel-
Continua dalla prima
PREMIO GALILEO, IL COMI A PADOVA
Il Premio Galileo rappresenta una sollecitazione importante per la
divulgazione scientifica in una situazione deficitaria dell’Italia che,
dal rapporto Ocse Pisa, risulta al 33° posto per cultura scientifica e al
38° per cultura matematica.
E nella giornata del 5 maggio la parola agli studenti della Giuria
Popolare, provenienti da ogni angolo d’Italia, una delegazione di 5
studenti per ognuna delle 110 province italiane.
Gli alunni del Comi entusiasti anche perché il Premio è stato assegnato al libro da loro votato: “I vaccini dell’era globale”.
Prof.ssa Maria Concetta Frassanito
l’intimo.
Dulcis in fundo riecheggia “La canzone del Maggio” di Fabrizio De Andrè,
canzone di protesta, mossa dallo spirito di contestazione che più caratterizza
l’essere giovani, non a caso liberamente tratta da un canto degli studenti parigini del maggio ‘68. Ed è rievocando
questo brano del Favoliere Anarchico,
che il cantore invita quei giovani,
assuefatti di fronte alla sua “melodica
ribellione”, a interrogarsi su quali
siano realmente i principi invalicabili e
inscindibili della vita di ogni uomo,
quali la verità e la giustizia, così come
l’onore e il diritto alla vita.
Tutti ideali e valori sudditi di un’unica
grande forza: la libertà, la Signora
libertà di Faber, o semplicemente la
libertà che Giorgio Gaber riconosce
nella sola democrazia, nella partecipazione; la stessa libertà amata da quell’utopica terra di John Lennon che
rifiuta le guerre, la stessa libertà che
l’uomo continua a rincorrere per tutta
la vita perché persa alla nascita, dopo
la quale diviene un semplice prigioniero della società.
Francesca Chiuri V AL
Gianluigi Elia V BS
Pg.8
Sportiva...MENTE
Il Comi organizza
LA FINALE PROVINCIALE
DI CALCIO FEMMINILE
Tra antichi e moderni
LA VIOLENZA NEGLI SPORT
iete d’accordo con me nell’asserire che la violenza nello
sport è antica ma sempre insidiosa e fastidiosa? Nella
società contemporanea lo sport, oltre a produrre spettacolo con
azioni sportive esaltanti, manifesta violenza ed aggressività.
Tali manifestazioni non sono solo fenomeni della nostra società: si ricordino gli incidenti del 59 d.C. a Pompei fra i tifosi
locali e di una città vicina durante i giochi dei gladiatori, così
gravi da indurre il senato a bandire i giochi da Pompei per
dieci anni. Oggi, invece, è da prendere in considerazione la
violenza negli stadi sempre più in crescita, basti pensare alle
numerose stragi e ci chiediamo quali sono le cause che determinano questi conflitti e comportamenti anomali sugli spalti.
Lo psicologo Jeffrey H. Goldstein sostiene: “Le persone che
assistono ad uno sport aggressivo tendono a diventare a loro
volta aggressive; in questo modo la sequenza di eventi tende a
perpetuarsi per forza propria: i tifosi si sentono aggressivi,
vedono o sentono aggressione e quindi agiscono aggressivamente”. Questa spiegazione tiene presenti alcune leggi di psicologia della folla secondo cui chi si trova in un certo gruppo,
in genere, è portato a comportarsi come gli altri membri anche
quando non è del tutto convinto, il che significa che gli istinti
sono contagiosi quanto più alto è il tasso di coinvolgimento
delle persone pertanto il gruppo tende a condizionare l’individuo fino a fargli perdere la sua identità. Volendo tracciare un
prototipo del tifoso ci pare doveroso asserire che il fulcro è da
ricercare nell’approdo di una disperata ricerca di identità di un
ragazzo che non è riuscito a confrontarsi con altri modi di
esprimersi e/ o da imitare; nasce un quadro allarmante in cui il
tifoso rappresenta un modello di eroe, con un suo caratteristico abbigliamento, con i suoi slogan, con le sue dimostrazioni
di virilità e di coraggio. Ricordo alcune interviste agli ultras,
quando affermavano: “è meglio essere tifosi d’assalto e cattivi piuttosto che nessuno!”. Povero mondo… siamo fin da
tenera età predisposti ad abbracciare un mondo sportivo corrotto e disgustoso. Lo sport non ha nulla da condividere e spartire con la violenza, lo sport è solidarietà, aggregazione, unione amore e mai deve essere scambiato e confuso con dolore e
sangue. I tifosi devono condividere l’amore verso gli avversari, devono tifare con educazione e condividere valori, norme
e… ai posteri l’ardita risposta. Bando allora alle ciance e alle
tensioni emotive, un Eureka ai sentimenti di aggregazione e di
appartenenza a tutti i colori di ogni squadra che rendono felice la vittoria anche in una domenica d’inverno. Si può essere
felici dispensando un semplice sorriso, bandendo l’aggressività, le zuffe, gli atti vandalici, gli scontri tra le tifoserie, non
permettiamo agli stolti di distruggere lo Sport. Convenite
anche voi che l’eterno ritornello tra antichi e moderni sul concetto di violenza negli sport debba finire?
S
ontinua la bella tradizione dei successi nel
calcio femminile nella
nostra scuola. Ogni anno i
Proff. Giorgio De Marco e
Francesco Musarò riescono
a reclutare e preparare un
folto gruppo di ragazze che
tanta soddisfazione e tanti
titoli hanno donato al Comi
di Tricase negli ultimi anni.
Anche quest’anno le terribili
ragazze del nostro istituto si
sono distinte oltre che per la
loro serietà, impegno, dedizione alla scuola, anche per
aver messo in campo tutte le
loro capacità fisico\tecniche
affinate dopo tanti allenamenti. Nelle scuole americane a questi atleti vengono
riconosciuti i migliori crediti, da noi fanno tutto con
sacrificio e solo i loro allenatori gli sono riconoscenti e
grati. La fase di Finale
Provinciale quest’anno è
C
stata assegnata dal provveditorato alla nostra scuola ed è
stata organizzata mirabilmente e nei minimi particolari dal Prof. Francesco
Musarò con la collaborazione del comune di Tricase. In
quell’occasione la nostra
squadra si è classificata al 1°
posto battendo il magistrale
di Lecce e prendendo il titolo
di
Campionesse
Provinciali. Di seguito le
nostre brave calciatrici
hanno battuto in incontri
diretti Brindisi e poi Taranto
ed hanno perso solo per 2 a 1
la finale regionale tenutasi a
Bari e vinta dal Romanazzi
di Bari. Per le ragazze è stato
un onore portare così lontano il nome di Tricase e del
Comi e siamo sicuri che
l’anno prossimo ci riproveranno con rinnovate energie.
Elena Ponzo I AS
COMI_Inicando
Campionati Studenteschi
… se non ci fossero!
Giochi
Sportivi
Studenteschi qualificano
una scuola sotto l’aspetto
sportivo ma anche educativo
e sociale. Con essi si viaggia,
ci si confronta, si dà il meglio
di se stessi sotto l’aspetto dell’impegno e della collaborazione
coi
compagni.
Quest’anno la nostra scuola
ha partecipato alla Corsa
Campestre, al Calcio a 5
maschile e femminile, alla
Ginnastica Aerobica, alla
Pallavolo, al Pallatamburrello, al Tennis Tavolo, al
Tiro con l’arco, con la piena
adesione di tutti i nostri
docenti di Educazione Fisica,
i proff. M. Vincenti, F.
Musarò, G. De Marco, A.
Posca. Tanti quest’anno i successi del “Comi”: nel medagliere provinciale con la conquista del titolo di campionessa di corsa campestre da
parte dell’alunna Erika
Scolozzi, in quello regionale
con la già nota squadra di
aerobica che disputerà presto
le nazionali. Nella foto la
squadra
di
Ginnastica
Aerobica guidata dal prof.
Francesco Musarò, coadiuvato dal prof. Giorgio De
Marco e preparata tecnica-
I
mente dalla prof. Katia
Occhilupo. Le ragazze dopo
aver sbaragliato le avversarie
nella Finale provinciale a
Casarano il 15 aprile 2010 e
nella Finale regionale a
Valenzano (Bari) il 28 aprile
2010, sono ora attese a riproporre l’eccellente performance dello scorso anno dove ai
Campionati Nazionali si sono
classificate al secondo posto.
In bocca al lupo!!!
Nasce inoltre quest’anno il
primo calendario che ricorda
tutte le imprese sportive degli
ultimi otto anni. Bellissime,
colorate e significative le
immagini che ripercorrono
alcuni dei momenti più
importanti di vari campionati: dal calcio all’aerobica, dal
primo premio nel campionato
nazionale di calcio a cinque
nell’ottobre 2002 al secondo
posto della nostra squadra di
aerobica nelle finali nazionali dei Giochi Sportivi
Scolastici
del
2009.
Insomma, un modo diverso
per rivivere in ogni giorno
dell’anno i nostri ricordi più
belli.
Complimenti ragazzi!!!
Maria Concetta Lisi I AS
Manuel Ciardo II DS
COMI_Inicando
COMI_Inicando
COMI_Inicando
Anche quest’anno 2009/10 nell’ambito del
PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE FONDO SOCIALE EUROPEO “COMPETENZE PER LO SVILUPPO” si sono
attuati i seguenti progetti PON:
C-1-FSE-2009-1436: INTERVENTI PER
LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE
CHIAVE
“Matematicando con filosofia”, con una
rappresentazione teatrale finale.
“Laboratorio di genetica”, con attività
pratiche di laboratorio riguardanti l’estrazione del DNA.
“Laboratorio di francese”, per la preparazione al DELF.
“Laboratorio di tedesco”, per la preparazione alla certificazione A2.
C-4-FSE-2009-420: INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI PER PROMUOVERE
L’ECCELLENZA
“Olimpiadi di fisica”, per la preparazione dei ragazzi del triennio alla fase regionale delle olimpiadi.
C-6-FSE-2009-153:
SIMULAZIONE
AZIENDALE (IFS)
“Promuovere la cultura d’impresa : Il
cooperativismo nel sociale 1 e 2”, con
uno stage di una settimana a Bologna.
I ragazzi hanno partecipato assiduamente e
con grande entusiasmo e gli esperti hanno
svolto le attività in maniera valida e collaborativa.
VIAGGIO - PREMIO
In testa il “Comi”
Questo è il titolo pubblicato da “La Gazzetta
del Mezzogiorno” del 13 aprile scorso nella
pagina dedicata alla rubrica “Lo scrivo io L’attualità raccontata dai giovani”. In questa
corsa al maggior numero di articoli inviati, sin
dall’inizio, il nostro istituto è stato in testa e il
numero del 29 aprile, nella stessa pagina, ha
decretato “I ragazzi del Comi in gita con la
Gazzetta”: “I ragazzi della professoressa
Silvana Polimeno (Istituto Magistrale
Girolamo Comi di Tricase) hanno vinto la gita
in autobus in una località pugliese, con un
mezzo messo a diposizione da Semar Viaggi e
Baglivi Tours. Gli studenti dell’istituo scolastico tricasino hanno inviato ben 541 elaborati
(tra poesie, articoli, fotografie e disegni) e,
finora, ne hano visti pubblicati 68. Un bilancio
estremamente positivo. E c’è da sottolinare che
altri elaborati, pur meritevoli della pubblicazione, sono stati “messo in archivio” (diciamo
così) per non danneggiare eccessivamente altri
alunni e studenti meritevoli”. L’itinerario scelto dagli alunni si svolgerà il 20 maggio, tra le
pietre storiche, le aree archeologiche messapiche e i musei di Egnazia, Mesagne e Brindisi. I
premi per i migliori elaborati verranno consegnati nella cerimonia che si terrà il 27 maggio
all’Hotel Tiziano di Lecce.
Complimenti ragazzi!!!
La Redazione
Dirigente scolastico: Dott. Mauro Polimeno
Responsabile:
Prof.ssa Mirella Raganato
(Biblioteca Scolastica Multimediale)
Esperto Esterno:
Prof.ssa Milena Ricchiuto
Collaboratori:
Prof.ssa Donata Piscopiello
Prof.ssa Giusy Ricciato
Prof.ssa Silvana Polimeno
Prof.ssa Rosanna Merico
Prof.ssa Anna Maria Turco
Prof. Giorgio De Marco
Prof. Carmine Zocco
Redazione:
Alfredo Durante, Natasha Antonazzo, Dalila Musarò, Giorgio
Dell’Abate, Elia Gianluigi, Paolo Lecci, Eva Palma, Luana Verardo,
Maria Rita Massaro, Anna Bardoscia, Federica Maglie, Maria Grazia
Musarò, Vittoria Cardigliano, Sara Sanapo, Desirée De Giovanni,
Fabiola D’Alba, Katia Coluccello, Alessandro De Iaco, Manuel
Ciardo, Giulia Riso, Bruno Cutrì, Stefano De Papa, Anna Bardoscia.
Stampa:
IMAGO pubblicità
Lucugnano tel. 0833.784262
Stampato su carta riciclata
Prof.ssa Maria Concetta Frassanito