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Istituto Magistrale Statale “G. Comi” Indirizzi: Liceo Linguistico, Scienze Sociali, Scientifico-Tecnologico - TRICASE (Le) - Anno IV - N° 10 - A. S. 2009-2010 IL PRESIDE SALUTA... Chi è l’eroe oggi? ella società post-moderna, svuotata da ogni forma di valore e d’ideale, l’ultimo eroe continua, alla luce di molteplici problematiche ad agire silenziosamente, cercando di combattere contro l’individualismo e l’indifferenza. Egli è andato incontro, con il trascorrere della storia, ad un lento ed inesorabile declino che, dalla gloria del passato, lo ha fatto precipitare nel nichilismo odierno. Nella Grecia pre-ellenistica, infatti, l’eroe costituiva la sintesi massima della bellezza e del coraggio, nonché, l’espressione dell’aretè che lo rendeva degno di onore e fama. Oggi, lo scenario poliedrico e, nello stesso tempo contraddittoriamente amorfo, ha smarrito il valore della lotta per un ideale in cui credere e per il quale battersi, soffocando, negli individui, energia ed entusiasmo. Pertanto, all’interrogativo “Chi è l’eroe, oggi?” si può tentare di rispondere in modo vario. Di certo, l’eroe non è più un essere leggendario, mezzo uomo e mezzo Dio, ma la persona che continua ad operare con onestà e dignità, nonostante l’incertezza lavorativa, la precarietà, l’attuale crisi economica per la quale le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese. Oggi, l’eroe non è più l’espressione di un mondo mitologico perso nel tempo, offuscato dalla leggenda, non è più un personaggio sensazionale che si muove in un contesto lontano da noi, ma colui che intende svolgere la propria mansione nell’onestà e nella legalità per cercare di essere buon genitore, buon insegnante, buon coniuge, bravo operaio, soldato, professionista. Oggi, tutto è scontato, ovvio! La metafora della liquidità dell’essere viene utilizzata da Bauman per descrivere la società attuale, priva di valori, disincantata, caratterizzata dall’individualismo, indifferente nei confronti del volto d’altri, nei confronti della alterità! L’essere umano si è liquefatto. La marcia N del progresso e della tecnologia positivista e neo-positivista verso la perfezione si è rilevata costituire la strada del non ritorno. Si è di fronte ad una società che respinge ogni forma di stabilità e durata, preferendo, alla luce della progressiva frammentazione e scissione dell’io individuale e sociale, l’apparire effimero, transeunte. Di fronte al liquefarsi del senso dell’essere, svilito dall’anomia politica scesa a patti con il compromesso e dalla spersonalizzazione mediatica, significativo, deve essere il ruolo assunto dalla cultura, unico strumento in grado di razionalizzare la società. Ruolo fondamentale, inoltre, deve essere conferito al lavoro attraverso cui esprimere autenticamente se stessi; valore peculiare deve essere riconosciuto alla bellezza intesa nella sua idealità, nel desiderio, cioè, di stupirsi, di meravigliarsi di fronte alla vita, all’esistere! È opportuno, quindi, risemantizzare un mondo privo di qualsiasi configurazione, in modo da tornare ad apprezzare il mistero insito nella persona come espressione unica, irripetibile. L’eroe di oggi diventa depositario, nonostante la precarietà del quotidiano, della libertà di scelta e di opinione, evitando che, nella società dei media e dell’informazione, si venga ad essere etero-diretti, sviliti nella capacità di analisi e di critica. Deve tuttavia essere affiancato e non dimenticato colui il quale, per alto senso umano e di filantropismo, sceglie di sacrificare la propria vita per salvare gli altri. Solo l’eroe inteso in tali termini costituisce, quindi, un esempio da considerare per educare le future generazioni impedendo l’avvento di un’umanità arida, predisposta esclusivamente ad avere… Bisogna ricominciare da noi, dall’essere che è in noi! PREMIO GALILEO IL COMI A PADOVA Eroe dei nostri tempi n occasione della IV Edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica, il “Comi” è stato selezionato dall’Amministrazione di Padova, a partecipare alla manifestazione, come unica scuola della provincia di Lecce. Delle 80 opere ammesse al concorso, solo cinque quelle finaliste dell’edizione 2010 del Premio, sui quali gli allievi sono stati chiamati ad esprimere il loro giudizio: “Il fascino della matematica” di Antonio Ambrosetti, “La lettera di Pascal” di Keith Devlin, “I geni altruisti” di Gabriele Milanesi, “I vaccini dell’era globale” di Rino Rappuoli e Lisa Vozza, “La guerra dei buchi neri” di Leonard Susskind. Il soggiorno a Padova dei cinque studenti più il docente accompagnatore (prof.ssa Frassanito) è stato a carico dell’Amministrazione comunale, il viaggio a spese della scuola. I Continua a pag. 2 tuto e tutti i consiglieri per la collaborazione offerta nel comune intento di realizzare una scuola ben organizzata dal punto di vista amministrativo, gestionale e didattico. Ringraziare la RSU di istituto che, riuscendo a superare le conflittualità e le divergenze, ha contribuito alla realizzazione degli obiettivi comuni e condivisi. A voi alunni, ed in particolar modo a coloro che ci lasceranno per affrontare nuovi percorsi formativi, raccomando l’impegno nello studio, finalizzato all’acquisizione di quei valori che consentono di diventare cittadini consapevoli di una società libera, civile e democratica. L’ultimo pensiero non può che essere rivolto alla prof.ssa Piscopiello Assunta, alla quale esprimo a nome di tutti i Docenti, gli alunni ed il personale ATA dell’Istituto, un sentito e vivo ringraziamento per tutto quello che ha fatto in tutti gli anni di servizio per il “Comi”. A tutti voi il mio saluto e l’augurio di trascorrere felici e serene vacanze. Il vostro preside dott. Mauro Polimeno VASTE E I TESORI NASCOSTI I Giovani della Lorraine rincontrano il Comi ragazzi francesi del liceo “H.Vogt” di Commercy (Lorraine) sono arrivati a Tricase il pomeriggio del 19 Marzo. La mattina seguente il nostro Dirigente, prof. Mauro Polimeno, ha dato ai docenti e agli alunni francesi un caloroso benvenuto nella nostra terra, nella Sala del trono di Palazzo Gallone a Tricase. Ci siamo poi spostati nel nostro Istituto dove i ragazzi hanno seguito le lezioni in aula insieme a noi. I Proff. Giusy Ricciato Giusy e Silvana Polimeno SULLE ALI DELLE AQUILE “Sulle ali delle aquile” è inserito nel Progetto Giornalino Scolastico: “Il Comignolo” dell’Istituto Magistrale G. Comi di Tricase. Il tema di fondo è quello di educare i giovani ai principi di legalità, solidarietà, amor di patria, appartenenza alla nazione. Nel primo numero abbiamo espletato l’idea di “Mito”, successivamente abbiamo dedicato una intera pagina agli “Eroi de passato ed ai nuovi Eroi”. L’esigenza nasce dalla combinazione di due necessità, la prima è quella di mettere a disposizione “verità” ed atti di alto valore umano, la seconda di far “fruire” il messaggio alle generazioni future che gli eroi non sono solo uomini appartenenti ad epoche storiche lontane, ma esistono e sono presenti nel nostro vissuto quotidiano. È compito della memoria storica custodirli e non farli perire. iamo alla fine di un altro anno scolastico affrontato, come sempre, con grande senso del dovere e passione, avendo come obiettivo primario le sorti della nostra scuola. Credo che molti siano stati i risultati raggiunti: tuttavia sono molte le cose che avrei voluto fare ma che mi impegno a perseguire con tutte le mie forze nel corso del prossimo anno scolastico. Ritengo comunque doveroso: ringraziare tutti i Docenti per l’impegno profuso ed il senso di appartenenza alla scuola sempre manifestato e che costituisce una forza insostituibile per costruire un percorso di effettiva crescita e miglioramento; in particolare desidero esprimere gratitudine per la fiducia, il rispetto e la stima dimostratami. Ringraziare il personale ATA ed il DSGA per il costante impegno nella scuola e per l’attaccamento al dovere e lo spirito di collaborazione che non è mai venuto meno. Ringraziare i genitori per la loro collaborazione, finalizzata alla crescita ed alla educazione dei propri figli. Ringraziare il Presidente del consiglio d’isti- S Continua a pag. 7 Foto di Ilaria Marra II DS l nostro itinerario ci ha condotti nell’immensa area archeologica messapica di Vaste dove abbiamo avuto occasione di osservare le numerose tombe, l’intera zona è stata resa accessibile e piacevolmente visibile perché si evince una cura ed un percorso turistico piacevole in quanto l’uomo ha individuato ed indicato un percorso da seguire senza affaticarsi ma conservando il fascino. I Continua a pag. 7 Continua a pag. 5 BEATRICE BALESTRAZZI al Comi ercoledì 3 febbraio 2010 il nostro Istituto ha ospitato la scrittrice Beatrice Balestrazzi che ha presentato il suo libro: “Iran: Donne tra sedizione e tradizione”. La studiosa ha introdotto il tema dell’emancipazione femminile in Iran, anche attraverso la proiezione di alcuni documentari. Interessante lo spazio dedicato all’obbligatorietà del velo: il “chador” obbligatorio nei luoghi sacri, il “magnaeh” un copricapo bianco da indossare negli uffici pubblici, il “ropush” una larga tunica destinata alle impiegate statali, che impediva all’uomo di intravedere la forma della donna, e il “rusari” un foulard. Un corpo femminile completamente nascosto per non suscitare nell’uomo alcun desiderio sessuale. Miggiano LA MADONNA DETURPATA M Continua a pag. 5 I vandali colpiscono ancora Articolo a pag. 6 ALL’INTERNO - A...S...Saggi di contemporaneità Donne mie... Libri... Amo Schegge di Salento L’angolo di Mafalda... Scuola e... Oltre Sportiva...mente Comu_nicando Pag. 2 4 “ 5 “ 5 “ 7 “ 7 “ 8 “ 8 “ Pg.2 A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ Continua dalla prima SULLE ALI DELLE AQUILE La storia del capitano pilota Michele Grande è la storia di un uomo che, durante la propria esistenza, riuscì ad evitare una strage. Era il 20 Ottobre 1977 e le lancette segnavano le 11:30, quando nei cieli di Creola-Saccolongo in Padova, la provincia del Santo più amato e venerato d’Italia, il velivolo Augusta Bell 204, con a bordo cinque membri del 15° Stormo SAR di Grottaglie (Taranto), precipita dopo un disperato atterraggio di emergenza. È partito da poco da Vicenza, è diretto a Pescara e di là subito a Grottaglie da dove è ripartito dopo aver compiuto per due giorni voli strumentali nella città barica. Tutto bene durante le prove, solo quel maledetto velo impalpabile sopra le case e la campagna. Il rumore diventò assordante, anomalo. All’improvviso tra le ombre sbucò l’elicottero, l’apparizione della morte. Un impatto tremendo a pochi metri dalla canonica e ad una trentina dall’asilo e dalla scuola elementare. Un boato, una gigantesca vampata e la strage che sarebbe potuta essere ancora più tragica. Cinque vite spezzate: il Capitano Michele Grande, 27 anni, di Cavallino (LE) scapolo; il maresciallo, secondo pilota Benito Stasi, 42 anni, di Taranto, coniugato con due figli; il maresciallo infermiere Alfredo Miccoli, 41 anni di Guagnano, coniugato e padre di due figli; il sergente sommozzatore Salvatore Pinto 21 anni, di Torre Santa Susanna, scapolo; il sergente elettromeccanico Francesco Santoruvo, 23 anni, di Bitonto, scapolo; in un campo di granoturco i corpi scompigliati lontano, con i rottami che schizzavano via come proiettili incandescenti. Una storia intrisa di amore e di coraggio, di alto senso di umanità, oltre che di esempio per le generazioni future, per aver salvato la vita di numerosi bambini, preferendo sacrificare la propria. In un componimento quando frequentava le scuole elementari, espresse il desiderio di volare con l’aereo e visitare tutte le belle città del mondo e diventare un bravo pilota per servire la patria. Tra gli azzurri il sogno s’avverò. È doveroso commemorare il sublime atto, consacrandolo al mito di eroeuomo. La vita è stata siglata da fedeltà straordinaria verso l’arma aeronautica come compete ad un aviatore. Il capitano pilota Michele Grande amava la vita, allegro e sorridente sapeva trovare le parole adatte in ogni occasione, condivideva sempre ciò che possedeva con gli amici e con chi non aveva nulla. Ed è proprio per questo messaggio d’umanità verso il prossimo che il suo carisma aleggia, ancora dopo trentatre anni, in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Dagli azzurri ricevette la forza ed il coraggio per superare ostacoli e tribolazioni. Ed ora tra le ali delle aquile nei cieli di Creola riposa. Storie di eroi dei nostri tempi che insegnano ad amare la Patria sentendosi uomini Liberi e coesi sotto lo steso cielo. Matteo De Salvo IV DS EROI NON PIÙ NEI FUMETTI sono sempre fiumi di lacrime e dolore profondo quando qualcuno muore... ma la guerra continua e le vittime rimangono. Nella storia, dalla più remota a quella più attuale, le guerre sono state sempre finalizzate alla conquista di territori e alla sottomissione degli abitanti delle terre conquistate. Il 2 Marzo, in Galatina, si effettuarono i funerali di Stato per Pietro Colazzo ultima vittima italiana sul fronte afghano. L’autopsia effettuata dagli agenti di Roma rivela che gli sono stati sparati tre colpi di proiettile dai talebani che avrebbero già da tempo mirato a lui come bersaglio mandando diversi kamikaze. La paura si espande a Kabul presso il Park, un residence hotel, dove funzionari dell’Aise (Agenzia per le informazioni sulla sicurezza estera) si ritrovano a dover osservare il corpo del loro compagno ormai senza vita. Le grida strazianti si espandono in Italia, quando la salma giunge all’aeroporto di Ciampino. Genitori senza più il loro figlio trovano conforto solo sulla bandiera tricolore che tanto a cuore era a Pietro e per E A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ la quale aveva sacrificato la propria vita. Ai funerali partecipano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, ma ovviamente siamo tutti uniti e sofferenti per la scomparsa dell’ennesimo 007. A noi uomini, così legati al consumismo, a questi beni effimeri così luccicanti ma che in fin dei conti non portano la felicità, illusi da un televisore che nasconde ogni tipo di verità, a noi uomini che viviamo in una società corrotta, ogni passo avanti fa pensare che prima si stava meglio. Si assiste ad una sorte di malattia chiamata “Sete di Potere” per la quale però nessun dottore ha prescritto “una guerra al giorno toglie il medico di torno”. Le guerre, infatti, sono esclusivamente opera degli uomini che pensano di risolvere tutto con la forza e la prepotenza, oppure usando qualsiasi mezzo per giustificare altri fini, ma la guerra porta solo dolore, morte, distruzione, povertà e non è di certo “prevaricando” che si arriva ad una soluzione. Ad ogni attentato un altro verso di sangue si scrive sulla nostra CROLLO DI UN MITO? E Chiara Rita Petracca IV DS le bestie della stessa specie si uccidano a vicenda! In questo momento di grande dolore dobbiamo più che mai essere uniti nella battaglia al terrorismo. Gli eroi di oggi per i giovani son sempre meno, ma quando accadono tragedie simili anche i giovani dovrebbero fermarsi un po’ e ragionare su questi grandi esempi di vita, persone disposte a morire per la patria, per il prossimo, e non parliamo solo di soldati ma di tanti altri: i lavoratori del 118, i vigili del fuoco, la protezione civile che, pur tante volte criticati, rischiano ogni giorno la propria vita. Natasha Antonazzo IV DS L’INCONTRO FRA VALORI UMANI E LEGALITÀ I protagonisti del mito sono di solito degli eroi cco… eroi è la parola sulla quella vorrei soffermarmi. Eroe fin dal tempo dell’età moderna è il protagonista di uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune. L’eroe non può essere considerato una vittima! È vittima chi subisce violenza sessuale, psicologica, economica, fisica. Ed è eroe chi muore per la propria patria, chi parte in missione. Ed è un luogo comune sostenere che nessuno è in fondo obbligato a partire per una missione. Viviamo in una società dove il governo cerca di punire il lavoro nero, punisce chi deve lavorare perché un uomo di quaranta o cinquanta anni, con moglie e figli a carico, non può fare a meno di lavorare. È questo che funziona male in Italia! Le idee, le leggi, il giudizio, ed i valori che tendono a perdersi ogni giorno di più. È colpa di chi? Del nostro governo? Ma forse non è solo colpa del nostro “cavaliere”. Eppure in quella domenica dell’orrore in cui il nostro premier fu ferito, in tanti si sono chiesti il perché. Il nuovo volto della violenza mascherata si rivela rosa come quel sangue sul suo volto. Bisognerebbe dare una dritta ai nostri giovani, una strada seria da percorrere, sgombera di ogni forma di falsi miti, falsi ideologismi e narcisismi. È la nuova generazione che deve vestire i panni da campione, per far trionfare una nuova epoca di solidarietà e di amore. storia. Quando si parla di guerra il discorso ruota intorno a due poli principali: i vincitori, ormai orgogliosi per il trionfo, e i vinti, in silenzio per il lutto; così ci si trova a parlare di eroi, di commemorazione dei soldati caduti, del valore del combattere e del sacrificarsi, ma anche dell’orrore della guerra, della tragedia dei suoi morti, della necessità di cercare di non metter da parte le terribili atrocità compiute dagli uomini contro i propri simili. La guerra è il frutto del fallimento di ogni capacità di dialogo e chiarimento. Un uomo che uccide un altro uomo è da considerarsi alla pari di una bestia, e forse nemmeno... perchè difficilmente accade che a sempre si lotta per garantire a tutti i cittadini il rispetto dei valori umani. Nel mondo interconnesso in cui vivono la maggioranza degli esseri umani, non basta dire che cosa occorre a ciascun individuo o a ciascun gruppo per sopravvivere nel suo orticello. Non possiamo più semplicemente tirare una tenda o costruire un muro per isolare permanentemente i gruppi l’uno dall’altro. L’uomo dovrà in qualche modo comprendere che deve abitare i suoi paraggi, senza odio per i suoi simili, senza brama di ferirsi od uccidersi, senza agire sulla base di tendenze xenofobe; non si tratta di semplice tolleranza ma è la consapevolezza dell’individuo che comprende qual è la natura della sua relazione con il mondo e costruisce le sue azioni a partire da questa consapevolezza. Solo così possiamo essere detentori dei valori dell’umanità, per raggiungere l’equilibrio e la pace non solo con noi stessi ma anche con e per chi ci circonda, perché il bene comune si raggiunge con la collaborazione di tutti e solo quando nel nostro cuore si insediano pace, tolleranza, libertà, amore, solidarietà, uguaglianza, dignità per la vita di ogni persona presente in questo mondo. Spesso ad esempio ci si imbatte nel discorso della diversità. Un errore che si è portati a fare è quello di considerare diverse, in senso negativo, quelle persone che hanno cultura, lingua, usanze, costumi, colore della pelle e status sociale non uguali ai nostri; per cui viene assunta una forma di emarginazione nei confronti di coloro che vivono sulla propria pelle un senso di disa- D gio e di esclusione. Probabilmente la gente è abituata ed educata a certe forme di discriminazione. Avendo dunque sperimentato che la rete di relazioni all’interno della quale ci si trova contribuisce a dar forma alla nostra identità, il compito di dare un’educazione diversa e migliore, il compito di trasmettere i valori della legalità, spetta non solo alla famiglia, ma anche agli insegnanti e alle istituzioni. Il principio di legalità si afferma con la Rivoluzione francese e sorge come risposta al potere e all’oppressione, ed è proprio tramite tale principio che la diversità deve diventare rispetto per la dignità e l’inviolabilità della vita umana, rispetto che nasce dalle regole civili e da un’etica che promuove l’arricchimento delle persone con uno scambio socio-culturale e una collaborazione non solo fra individui ma anche fra le varie popolazioni. Gaia Turco IV DS Pg.3 A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ MA CHE COLPA ABBIANO NOI? Dall’ “alternative” alle canzonette ediamo un mondo vecchio che… ci sta crollando addosso ormai... ma che colpa abbiamo noi?”. È strano pensare che, oggi, chi cantava queste canzoni, non riesca a comprendere noi giovani. Forse, tra le pieghe della pancia hanno dimenticato com’erano da giovani, le loro lotte, i loro pianti e le strane espressioni degli occhi che come allora ci sono anche oggi… Le grandi lotte del passato stanno svanendo tra i fumi accecanti della tv spazzatura: solo reality, solo misere esibizioni di stupidità caratterizzano la tv dei nostri tempi, dove tutto è commercio e nulla ha valore. Poco importa se sono vite umane o oggetti, ci stiamo trasformando come diceva Don Tonino Bello in mostriciattoli senza più forme umane, in pezzi di ricambio ma mai pezzi originali. Ma che colpa abbiamo noi se la società è amministrata da ultrasessantenni? Basti pensare alle politiche culturali. I monopoli discografici che commercializzano la musica, danno risalto a gente scadente che parla del vuoto più totale. Gli ultimi V due Sanremo hanno premiato chi non lo meritava. Ma come dicevano i Rokes tanti ma non molti anni fa: “Sarà una bella società fondata sulla libertà”. Oggi la vera libertà musicale sta nell’ “alternative”; solo in quel ramo di musica si esprime l’inquietudine della società che si tende a mascherare, emergono le sofferenze della gente e la società appare inglobata “nell’impero delle tenebre”. I pionieri dell’ “alternative rock” sono stati i R.E.M. con capolavori come “Bad day” e “Losing my religion”, gli Oasis, i Radio Head, I Nirvana. Dell’alternative rock fanno parte diversi sottogeneri che sono emersi dalla scena della musica indipendente degli anni Ottanta, come il grunge, il britpop, il gothic rock, l’indie rock, l’indie pop, new wave, post punk, noise rock e molti altri. La principale caratteristica dei gruppi alternative sta nel rifiuto delle grandi etichette discografiche, per produrre in etichette indipendenti e libere dagli schemi commerciali. L’Italia ha molte realtà di alternative rock che la caratterizzano a livello internazionale perché la cultura tramandata da cantautori come Tenco, Gaetano, De Andrè, Gaber ecc. ha permesso a molti artisti italiani di trattare temi difficili ma veri, che parlano della cruda realtà e non di fantasticherie adolescenziali e ai temi difficili si è potuto aggiungere la maturazione musicale raggiunta nel nostro paese con le punte di diamante come i P.F.M. le Orme ecc. Afterhours, Verdena, Marlene Kuntz, Bluvertigo, Litfiba, Le vibrazioni e molti altri sono i mag- giori esponenti di questa sub cultura musicale. La musica di denuncia che confluisce nell’alternative è sparita dalla tv ma continua a sfondare i nuovi muri che impediscono di vedere la realtà. “Generazioni intere ingannate per sempre a sangue freddo”: questo stralcio di canzone è dei Teatro degli Orrori che hanno da qualche mese pubblicato il loro nuovo album “A sangue freddo”. L’album è stato dedicato a un poeta attivista nigeriano, Ken Saro Wiwa, che è stato imprigionato e condannato all’impiccagione perché denunciava lo sfruttamento, la fame che affligge da decenni il Niger. Il titolo dell’album è emblematico, perché le canzoni sono la messa in musica delle poesie scritte dal poeta in prigione, ma il titolo “A sangue freddo” è la personale indignazione del gruppo per la barbara esecuzione del condannato. Infatti loro dicono “Ci vuole sangue freddo, ovvero l’incuranza del più elementare diritto di un uomo, quello di vivere” . Ma nell’album si parla anche del far finta di vivere in democrazia. Un altro esempio magnifico di libera musica in campo internazionale sono un gruppo indie rock scozzese, i Franz Ferdinand. “ Mi piace il modo in cui fingi, Che la fine sarà la fine, Quindi soddisfa la tua sete, Bevi una maledizione, Alla morte della morte”. I testi dei Franz Ferdinand, come si vede in questi brevi versi presi da Evil And A Heathe, esprimono a fondo ciò che rappresenta questo gruppo, perché se da un lato compongono testi complessi, con riferimenti ai grandi testi letterari del passato, dall’altro lato riescono a trasformare tutto ciò in pezzi orecchiabili, come i motivi rock n roll, senza rinunciare ad un alto livello di musica. La novità rappresentata dal gruppo consiste nell’essere promotori di una cultura giovanile sana e culturalmente avanzata, che entra in contrasto con la società rappresentata dalla tv, dove i giovani sono veline e tronisti. “L’unica differenza è che ciò che vedo ora è tutto ciò che ho visto”. Con un’altra citazione del gruppo scozzese voglio terminare questo pseudo viaggio nel mondo dell’alternativa alla televisione invitando tutti i lettori a scoprire la realtà falsa che ci viene presentata per farci tacere, perché noi siamo diversi da come ci rappresentano in televisione. In fondo gli anni passano ma la lotta tra la vecchia generazione e la nuova esisterà sempre, ma come dicevano i Rokes, “E se noi non siamo come voi...una ragione forse c’è e se non la sapete voi... Ma che colpa abbiano noi”. Gianluigi Elia V BS A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ NAZIONE... UNA GRANDE STORIA l concetto di nazione è immenso, la storia ne parla ma non solo. La si ritrova anche nella letteratura con i numerosi poeti e scrittori che si sono ispirati a questo grande e maestoso termine carico di valori e dalle diverse sfaccettature. La nazione comprende numerosi individui, che condividono una storia, la politica, la lingua, l’etnia che si riconoscono in una comune identità in quanto si sentono legati da un profondo sentimento di solidarietà. Nel corso dei secoli la nazione aspirava a divenire Stato, dove al piano più alto vi era la sovranità e quindi il potere e l’obiettivo principe era raggiungere il connubio di due grandi “valori”, creando il cosiddetto Stato-Nazione, ma questo privilegio non spettò a tutti in quanto ancora oggi vi sono parecchie nazioni senza Stato. Per capire ed approfondire l’idea di Nazione, la letteratura conserva ancora oggi manoscritti di studiosi che se ne sono strettamente interessati ed hanno dato una loro interpretazione ed un contributo importante. Possiamo affermare che la nazione esisterà fino a quando rimarrà impressa nella mente e soprattutto nel cuore della gente che la compongono. Dentro ogni individuo dovrebbe prevalere un profondo senso del “noi”, scavalcando e prevaricando i fanatismi, i misticismi, le ideologie e l’individualismo portato all’eccesso e nessuno dovrebbe sentirsi solo e tanto meno deve prevaricare l’altro. Tutti accomunati da un unico destino, nel bene e nel male, in alto esiste solo Dio che aiuta gli uomini a difendersi dall’assalto dei nemici, uniti dalla sacralità ed amor di Patria. Eppure ha una molteplicità di definizioni la parola nazione, indica anche le dif- I ferenze di lingue, di territori, di culture ma anche il susseguirsi della storia che rappresenta la vita di un popolo che diviene agli occhi degli altri unico, irripetibile e riconoscibile. La storia che si stempera tra il Rinascimento e la Rivoluzione Francese distingue tre modelli, la Nazione statale che nasce con la spinta dello stato, la Nazione culturale dove il modello politico, a volte, è subentrato in ritardo come ad esempio in Germania o in Italia, ed infine la Nazione politica sovrana che si forma con l’unione e la solidarietà dei cittadini che sostituiscono l’antico sovrano e ne nasce una sovranità politica tipica della Francia rivoluzionaria. Anche l’Ottocento opponendosi agli ideali del Settecento con gli Illuministi che privilegiavano l’uso della ragione e quindi un risveglio della coscienza degli individui, porta avanti le sue lotte con impressa l’idea di Nazione, in un secolo in cui il Romanticismo apre la via del sentimento. L‘artista romantico vive profondamente tutte gli avvenimenti della sua epoca, anche quelli politici e proprio nell’Ottocento comincia a svilupparsi quel desiderio di patria che assunse un enorme valore soprattutto per quei patrioti che combattevano in guerra e per i morti che avrebbero voluto conquistare l’indipendenza. L’amore per la patria rispecchia l’amore per i genitori ed i parenti, costituisce una devozione verso il servizio, il sacrificio, la giustizia ma anche la libertà e la stessa vita, “non vi è patria senza padre, e non vi è padre senza patria”. La nascita di un individuo si verifica in un tempo e in un luogo determinato, rappresenta un evento di successione della vita che cresce e si sviluppa con l’educazione in un determinato ambito territoriale. Solo se i giovani vengono educati all’amor di Patria e di appartenenza alla nazione, sicuramente possono nascere nuovi e forti soldati non solo al servizio della nazione ma anche a servizio di coloro che hanno bisogno di sostegno ed amore. Dalila Musarò IV DS UBRIACHIAMOCI DI VITA! no dei tanti campanelli d’allarme tra i giovani è l’abuso di alcol. Le cifre di coloro che rischiano di entrare nell’alcolismo cronico sono in continua crescita poiché, non avendo ancora un’identità psicologicamente solida, non riuscendo a reprimere gli insuccessi e le innumerevoli difficoltà della vita, il ragazzo fa assunzione di sostanze alcoliche. Ma il problema più grande è che i genitori fanno finta di non vedere, sottovalutando ciò che provoca questo abuso, soprattutto da un punto di vista organico. Gli effetti che si producono su un soggetto giovane sono addirittura peggiori di quelli che si verificano in un adulto, arrivando a provocare danni anche alla memo- U ria a breve termine. I ragazzi dovrebbero documentarsi sulle conseguenze che derivano dall’abuso di alcol. Il problema non si può risolvere soltanto togliendo la patente, ma si deve intervenire in maniera più decisa, perché è in gioco la vita stessa del ragazzo. Ad aggravare la situazione c’è il problema relativo all’abuso di bevande con alto contenuto etilico associato all’uso di psicofarmaci, anfetamine e droghe pensanti. Bisognerebbe preoccuparsi un po’ di più di informare i giovani della gravità del problema e, forse, oggi si sentono più motivati a fare uso di alcol proprio perché incoscienti dei seri problemi che ne potranno derivare in futuro. Spero che prima o poi cambi qualcosa… e mi auguro che un giorno i giovani si ubriachino sì, ma di vita!!! Luana Verardo II DS SCHIAVITÙ NEL CUORE Dal passato al presente el XVI secolo, con la colonizzazione dell’America da parte di Cristoforo Colombo, gli Europei cominciarono a deportare nel Nuovo Mondo schiavi prelevati dal continente africano come manodopera per le piantagioni e per le miniere d’argento. Fra il Cinquecento e l’Ottocento, Inglesi e Francesi schiavizzarono circa 12 milioni di africani. Il traffico da essi esercitato era noto come “commercio triangolare”. Qui venivano incatenati, senza indumenti; N rimanevano nelle stive per la maggior parte del viaggio, molti non sopravvivevano e alcuni venivano uccisi perché le misere razioni di cibo non erano sufficienti. Le navi salpavano dai porti inglesi cariche di normali mercanzie (solitamente armi e stoffe), che sulle coste dell’Africa Occidentale venivano scambiate con merce umana procurata dai capi locali. Le navi trasportavano gli schiavi in America e li scambiavano con i prodotti delle piantagioni: zucchero di canna, tabacco, mais, cotone, patate, pomodori. Con questi carichi di merci pregiate, che assicuravano ottimi guadagni, tornavano in Inghilterra. Nel Sud degli Stati Uniti gli schiavi venivano messi all’asta negli appositi mercati; qui, trattati come bestie, venivano separati da amici e familiari e venduti singolarmente ai piantatori. Il loro destino era lavorare duramente nelle piantagioni e subire maltrattamenti crudeli. I tentativi di fuga erano puniti con la fustigazione, spesso fino alla morte. Da allora molta acqua scorre nei fiumi, nei laghi e nei mari, ma l’atrocità, la crudeltà, le barbarie rimangono insite nell’uomo moderno che gode nel vedere gli altri sottomessi e ridotti in schiavitù. Buttiamo i pregiudizi, smettiamo di essere degli sporchi razzisti, spezziamo le catene dell’indifferenza, amiamoci e costruiamo insieme un futuro migliore. Giulia Riso II DS Pg.4 Amore Essere Speciale Donna che conta Una dolce serenata, una canzone dedicata; con lei una passeggiata, un viso sorridente per la tua donna amata! Mano nella mano, arrivare insieme lontano, dove fiorisce un tulipano in segno di un amore che mai potrà finire e che ti percuote come note il cuore. La donna: sensibile come un bambino, delicata come una farfalla, bella come il sole raggiante, timida come una madonna, forte come il tempo in tempesta, libera come una giovane aquila. Questa è la donna: un essere speciale. Se non fosse per la donna il mondo andrebbe a rotoli... E grazie ad essa che invece è meraviglioso. La donna è molto intelligente e deve essere rispettata, deve avere gli stessi diritti dell’uomo. e non deve mai essere insultata! Donna, angelica figura dai dolci occhi, capace di attirare lo sguardo dell’uomo con i suoi gesti movimenti e scioltezza, Donna, immagine superba che riesce a far tutto, anche grazie al suo viso, a quel volto incantevole capace di aggirare, di far sognare, di ottenere quel che vuole senza mai aspettare. Chiara Schirinzi I DS Manuel Ciardo II DS Un fiore di donna Come una colomba arrivi fin qui a portare amore e gioia, svolazzi nel cielo in attesa che arrivi la pace, per posarsi su quel mondo che a te ancora non piace. Bruno Cutrì IV DS Giulia Nuzzello I DS Il volto di donna: lo sguardo dell’emancipazione rivolto verso l’oltre. L’ANIMA DELLE DONNE IRANIANE Disegno di Matteo De Salvo IV DS l percorso per raggiungere la parità dei diritti per le donne, è stato molto complicato e composto da dure e spesso inutili lotte. Lotte per conquistare qualcosa che avrebbe dovuto spettar loro di diritto: essere cioè considerate alla pari dell’altro sesso. Ma solo per essere nate in un corpo femminile sono state da sempre emarginate, escluse, discriminate, considerate non menti penanti ma oggetti insignificanti, alle quali non è data la possibilità di esporsi liberamente, valutate solo per appartenere al proprio uomopadrone … solo sorelle, figlie, madri e niente più! Questa la misera vita che le donne iraniane devono far propria. Costrette fin da piccole ad indossare il velo o il cosiddetto “Chador” per coprire quelle forme e quella sensualità che attrae gli uomini. Coprono la bocca, strumento di seduzione, coprono i capelli perché emanano radiosità, il naso perché possano sembrare tutte uguali e lasciano scoperti solo gli occhi ma, comunque, accecate dalla loro cultura. Nessuna può riconoscersi ed essere riconosciuta, nessuna è certamente più bella dell’altra. E non indossare il velo vuol dire andare incontro a 74 colpi di frusta per aver disobbedito. Il chador rappresenta nel suo insieme una questione politica, religiosa e sessuale e rispecchia le scelte della clas- I se dirigente, dei dominatori e quindi, un po’ per paura, un po’ per difendere l’unica cosa di cui avevano diritto, la vita, sono state molto poche le donne che hanno combattuto contro questa mentalità. Relativamente alla questione politica, le donne iraniane raggiungevano il livello di maturità per essere date in sposa e per rispondere civilmente di reati già all’età di nove anni. Sin da questa tenera età potevano essere giustiziate e condannate a morte, sposate ed uccise, ma continuavano ad essere oggetti di proprietà privata, del proprio padre o del marito scelto per loro, usate dopo il matrimonio solo per procreare. Studi recenti hanno provato che nel 2007 solo il 15% delle donne iraniane lavoravano, forse donne che hanno avuto la fortuna di trovare dei mariti più consenzienti, eppure avranno chiesto al loro uomo il permesso, avranno guadagnato uno stipendio che loro stesse non avrebbero potuto utilizzare. Da un punto di vista religioso il velo promuove la società patriarcale. Se per i cristiani la donna è nata dalla costola di un uomo, il Corano afferma che ella è nata, come l’uomo, da entrambi i sessi e ciò significa che uomo e donna dipendono allo stesso modo dal loro Dio. Com’è possibile che una società così legata ai valori religiosi abbia reso queste donne delle schiave senza anima, un sesso debole senza alcun diritto, considerata carente nella fede e nell’intelligenza? Nel 1940 fu organizzata dal clero una grande protesta contro il re per concedere alle donne iraniane il diritto al voto. Un’incongruenza rilevante vista la privazione di ogni diritto politico. Ancora più delicata la questione sessuale. La donna era demoniaca solo per il fatto di essere donna. Per questo doveva coprire e soffocare tutte le sue forme. Gli uomini potevano essere attratti da una sua ciocca di capelli, dalle sue unghie, dalla sua bocca. Ecco come la donna diviene un nulla, un vuoto senza alcun potere seducente. Ma non è forse l’uomo il sesso debole che non riesce a controllare i suoi istinti animaleschi? Eppure sono le donne ad essere colpevolizzate per la debolezza maschile! Una delle poche donne che ha combattuto contro la condizione femminile iraniana fu Budasht, soprannominata “sollievo dell’occhio”, per essersi esposta agli uomini senza velo. Fu considerata una strega, e poi brutalmente uccisa. Ma se l’unica parte visibile del corpo sono gli occhi, allora perché non usarli per catturare l’attenzione degli uomini, così sensibili al richiamo femminile, per poi ribellarsi in qualche modo contro di loro? La donna iraniana non può e non deve più privarsi di quella bocca che può permetterle di parlare e di esprimersi liberamente, non può privarsi di quegli occhi attraverso cui può guardare con consapevolezza quella realtà orribile, di quelle gambe che sole possono consentirle di fuggire! Natasha Antonazzo IV DS IRAN: DONNA SENZA DIRITTI a discriminazione nei confronti delle donne è un problema mondiale, in alcuni casi molto grave rispetto ad altri, ma pur sempre presente. La canzone di Ligabue mi piace tanto perché mette in risalto il valore della donna, le sue particolarità, le sue doti che la rendono speciale e unica. Io, che sono una ragazza, sono contenta che esistano uomini come lui che hanno capito che noi donne siamo indispensabili quanto loro, non siamo inferiori. Ligabue è stato capace attraverso la sua canzone semplice, ma significativa e profonda, di esprimere la nostra importanza. Questo livelo di parità tra uomo e donna si è raggiunto in molti paesi solo negli ultimi tempi. Infatti la donna è sempre stata sottomessa, non aveva gli stessi diritti dell’uomo. Nei paesi integralisti islamici le donne non conoscono la libertà. La condizione femminile in Iran, fin quando è durato il governo dello Scià, poteva considerarsi accettabile rispetto al resto del mondo islamico, con un grado di emancipazione non disprezzabile. Ma nel 1979, i mullah imposero numerose restrizioni sociali, tanto che abolito il codice di famiglia del 1967, che pure garantiva una certa uguaglianza fra i sessi, e fu introdotto l’obbligo del velo. Khomeini dispose il modo con cui le donne avrebbero dovuto vestire negli uffici e nei luoghi pubblici. Secondo la giornalista Giuliana Sgrena si trattò insomma di “Un vero e proprio choc per le donne, che sono immediatamente scese in piazza il 6 marzo del 1979,un mese esatto dopo l’inizio della Rivoluzione islamica. I polsi, le caviglie, il volto e il mento delle donne: tutto doveva e deve ancor oggi essere ben velato dal chador, in quanto considerate seduttrici e provocatorie verso il sesso maschile. Le donne ”mal velate” incrociate per strada vengono accompagnate nelle centrali di polizia e costrette a sottoscrivere una dichiarazione di pentimento per evitare i problemi. L’obbligo del velo condiziona pesantemente anche le sportive iraniane, costrette a gareggiare con larghi vestiti simili al chador. Il presidente Ahmadinejad ha fatto varare nuove leggi restrittive sull’abito islamico con pesanti multe per chi trasgredisce L ossia per quante indossano abiti trasparenti o attillati, foulard che lasciano sfuggire ciocche di capelli, fuseaux troppo corti, smalto sulle unghie, punite in tal caso con 74 colpi di frusta. Dopo la Rivoluzione nel governo non c’è stato più posto per l’elemento femminile, e le donne, anche se in generale il loro grado d’istruzione è notevolmente migliorato, restano escluse, con rare eccezioni, in alcuni settori fondamentali come la giurisprudenza, la ragioneria, il commercio, l’ingegneria… L’articolo 1117 del codice civile recita: ”Il marito può vietare a sua moglie le occupazioni e i lavori tecnici che sono incompatibili con gli interessi della famiglia o con la dignità di sua moglie”. Decine di migliaia di donne dal 1979 sono state arrestate per motivi politici, spesso torturate e giustiziate nelle famigerate prigioni di Evin, a Teheran. Molte sono decedute durante le torture e lo stupro “anale” per opera dei feroci custodi nonché belve ed aguzzini. Un altro elemento di sperequazione fra donna e uomo riguarda la capacità penale: infatti, una ragazza già a 9 anni è responsabile penalmente delle proprie azioni, mentre un ragazzo ne è responsabile solo a partire dai 15 anni. Per affrontare questo insopportabile sistema di cose, per abolire le leggi più discriminatorie, come la poligamia e l’affido dei figli al marito è in atto in tutto l’Iran l’azione di un vasto movimento femminile che emana un segnale di speranza. Spero tanto che la giustizia dia ai bambini, alle bambine e alle donne quello che meritano e che presto l’occidentalizzazione possa portare nel loro Paese una possibilità ventata di libertà. Valentina Mauro IV DS Pg.5 Rami 2008, olio su tela 50x70 Incontro con la scrittrice “LA SPOSA GENTILE” DI LIA LEVI ome ogni anno il nostro Istituto organizza incontri con autori e noi questo anno siamo giunti al terzo. Del libro di Lia Levi “La sposa gentile” rimane sicuramente più impressa la splendida copertina, una meravigliosa donna di profilo nasconde il suo sguardo con una cloche calata. È lei la protagonista del romanzo, Teresa, una contadinotta di soli diciotto anni, sensuale e bella, il collegio di Saluzzo la educò nell’anno 1900. La sposa gentile è proprio lei, donna che fece pazzamente innamorare Amos proveniente da una famiglia di vecchia tradizione ebraica abbandonando famiglia, relazioni, religione e abitudini. Amos figlio minore di Franco Segre, detto Franchin , eredita dal padre ancora in vita una piccola attività bancaria che, con la sua capacità, farà prosperare diventando presto sempre più ricco e stimato nella piccola comunità. Amos decide di non prendere come fidanzata un’ebrea che era stata prescelta dalla stessa famiglia, decide invece di unirsi a Teresa, non ebrea ma cristiana, dai lunghi capelli castani, rigogliosa e sana, che lo renderà padre felice di Nerina e, in seguito, di altri tre figli. La scrittrice è straordinaria nel raccontare i dettagli del progressivo inserimento di Teresa C nel mondo che il marito ha dovuto abbandonare per amore di lei; aiutata da Sarina, la severa figlia del rabbino Lattes, Teresa imparerà le innumerevoli tradizioni ebraiche, i riti, le feste e le benedizioni, accetterà di divenire una moglie decorosa nei salotti in cui il banchiere Amos è invitato. Lia Levi disegna uno sfondo storico in cui la vicenda si inserisce: la Belle Epoque, l’età giolittiana e il fermento per il voto alle donne, il cinquantenario per l’Unità d’Italia e le sue ottimistiche celebrazioni, la crisi del socialismo, la guerra mondiale, l’avvento del movimento fascista, fino a giungere, all’alleanza di Mussolini con la Germania hitleriana. Amos, aveva compreso da tempo che vi era un pericolo oscuro che minacciava la serenità della sua famiglia e del suo mondo, un pericolo che fu rimosso da quanti, nella comunità ebraica si sentivano italiani a tutti gli effetti; Amos muore prima della promulgazione delle leggi antiebraiche del 1938. Teresa dopo la sua morte, non sentì più l’esigenza di rimanere ebrea... Una grande scultura del celebre Brustolon, il volto di Madonna col bambino, tenuta lontana in una stanza, comparirà sul cassettone davanti al suo letto, per ricordare la sua devozione alla Vergine. Lia Levi ci parla di un’Italia in cui lo sfor- Il sito probabilmente risale tra il IX ed il III secolo a.C. I numerosi reperti rinvenuti nelle diverse campagne di scavo, quali monili, gioielli, monete, hanno consentito una incisiva valorizzazione della storia dei Messapi, antico popolo stanziatosi nel Salento. In tale zona messapica purtroppo, ancora oggi sono presenti grotte non catalogate. Lo scorrere inesorabile del tempo non può cancellare quello che l’uomo creò. Tra menhir incorporati in muretti a secco, tra la pietra impropriamente rubata dal dolmen “Oru”, tra menhir scomparsi, la nostra ricerca continua e vi assicuriamo altre eclatanti segnalazioni. Per ora ci limitiamo ad esprimere il nostro disappunto e disgusto nei confronti degli uomini-vandali sordi ed insensibili all’arte che è vita. Valentina Pappadà II DS Foto di Ilaria Marra II DS Il documentario mostrava inoltre il contributo delle donne iraniane alla politica nazionale: hanno ottenuto l’innalzamento della maggiore età da 9 a 13 anni grazie ad una riforma legislativa del 2005; al governo potranno esserci delle donne, ma non si potranno mai attuare delle riforme radicali in quanto il Consiglio dei Guardiani, composto da 12 giudici giuristi, ha il compito di fermare qualsiasi legge in contrasto con il Corano. Le donne iraniane esercitano il ruolo di mogli, madri e donne di casa e, di fatto, esse non possono appartenere alla vita lavorativa e politica del Paese. In caso di adulterio la donna viene lapidata e in caso di separazione perde la custodia dei propri figli, mentre il marito può godere di un divorzio unilaterale. Al termine di questa importante rappresentazione di un mondo così distante dal nostro eppure a volte così vicino, la classe IV DS ha proiettato un video sull’argomento che ha riscosso molto successo. Bruno Cutrì IV DS “IL RITORNO” Dentro il nuovo Iraq zo di integrazione fra le diverse fedi, le diverse origini, avrebbe potuto essere possibile, ma gli avvenimenti storici di allora, sembrano abbattere questi tentativi. Una lingua leggera, una narrazione facile, una grande capacità di analizzare i risvolti più riposti dei personaggi, ci affidano l’affresco efficace di una società lontana nel tempo; Lia Levi con la sua grande forza narrativa è riuscita a far interessare un gran numero di lettori, che si sono appassionati a leggere il meraviglioso romanzo dove la nonna della scrittrice ne era la protagonista interessata. Maria De Filippis IV DS nteressante ed emozionante l’incontro con la giornalista Giuliana Sgrena per la presentazione del suo libro “IL RITORNO” organizzato dall’A.C. di Specchia nella splendida cornice del Castello Risolo. A cinque anni esatti dal suo rapimento, conclusosi tragicamente con la morte di Nicola Calipari, la giornalista è tornata in Iraq, ha trovato la forza di rivedere Baghdad. Con evidente emozione, la Sgrena ha affermato che ora la vita, nonostante lo stillicidio di attentati sanguinari, sembra indirizzarsi verso la normalità. La gente torna a mangiare sulle rive del Tigri e le donne riconquistano una visibilità sociale e politica, tanto da abbandonare il velo. Insomma la nuova strategia americana, sottolinea la giornalista, di accordarsi con gli I anziani dei villaggi sunniti isolando la guerriglia ha di fatto tolto spazio al fondamentalismo islamista. Però ancora il futuro dell’Iraq resta incerto specialmente quando nel prossimo settembre ci sarà il graduale ritiro delle truppe USA. L’Iraq è ancora un Paese instabile, senza uno stato di diritto, senza un reale processo di democratizzazione ed una stabile e profonda ripresa della laicità. Ci siamo lasciati così, con una promessa, Giuliana conta di tornarci e noi, conquistati, di non “perdere di vista” le sorti di questo grande ed affascinante Paese dalle Mille e una Notte. Anna Agostinello, Angelica Ruocco, Roberta Stefanelli IV BS LECCE TRA I CONTADINI ovvero “Merletti di Pietra” Al passo con la taranta l nome di Lecce deriva dal latino Lupiae, che significa “lupa”, ma il significato greco del termine indica l’albero di lecci. Entrambi costituiscono l’emblema della città. Le origini della città di Lecce sono antichissime, tanto che suggestive teorie, le riconducono e le collegano alle origini di Roma. Secondo alcuni studiosi, Lecce è sorta nei pressi di un municipio romano e si sviluppò durante la guerra greco-gotica. Fu teatro di battaglie tra Bizantini, Longobardi ed Arabi. Fu conquistata dai Normanni, successivamente passò ai Brienne, agli Enghien, agli Orsini, ecc. Sono da collegare al periodo imperiale la costruzione dell’anfiteatro in Piazza S. Oronzo e del Teatro Romano che venne eretto nel cuore della città. Secondo alcune leggende, nei sotterranei dell’anfiteatro furono scavati vari cunicoli che comunicavano con molti altri paesi della provincia, come Casarano e addirittura Santa Maria di Leuca. Tali cunicoli servivano per proteggere le popolazioni delle armate degli invasori. Questi monumenti sono entrambi luoghi di assidua affluenza turistica, nonostante non siano stai portati del tutto alla luce, per i monumenti che vi furono costruiti sopra nei secoli successivi. Monumenti altrettanto belli e degni di essere descritti sono: Porta San Biagio, la Chiesa di Sam Matteo, il Teatro Romano, La Chiesa di S. Chiara, la Chiesa di S. Irene, l’Anfiteatro Romano, Piazza Duomo, Palazzo Celestini, la Basilica di Santa Croce ed infine Porta Napoli e Porta Rudiae. I Continua dalla prima VASTE E I TESORI... Continua dalla prima BEATRICE BALESTRAZZI... Maria Rita Massaro II DS a nonna racconta… ai miei tempi le donne quando andavano nei campi di grano, erano più soggette ad essere morsicate dalla taranta…il male si manifestava con febbre molto alta e la persona morsicata si dimenava, gridava e si lamentava. Occorrevano i musicisti e se la musica che si suonava non incontrava la fantasia della tarantata, essa si contorceva e si lamentava gridando sempre più forte. Se si trovavano dinanzi al “tarantismo secco”, i parenti cercavano il colore dell’insetto che aveva prodotto il morso, le adornavano le vesti e i polsi con nastri del celtico colore dell’insetto: bianco o celeste, verde, rosso o giallo; in caso di “tarantismo umido” invece i musicisti si sedevano per lo più vicino ad un posto dove la taranta veniva attratta. Mentre l’inferma si dimenava e ballava, gli amici ed i parenti la inondavano di acqua benedetta. Ed è solo conoscendo questi aspetti che il turista riesce a mimetizzarsi. Sovente il turista chiede il significato dei colori e, sventolare i fazzoletti, è un modo come un altro per orientare il colore rassomigliante alla taranta. È fondamentale informare il turista anche sulle note che si suonano per liberare le tarante dal fastidioso insetto. Si potrebbe asserire che la pizzica-tarantata recupera l’immaginario collettivo salentino. Il tarantismo con il suo fenomeno filosofico ha influenzato le fasi ritmatiche della natura favorendo la vittoria della vita, capovolgendo la “cattiva sorte”, invertendo e deviando il flusso negativo degli eventi. E se nel conflitto degli opposti prevale il positivo, inteso come forza-vitale affinché la vita possa continuare ad esistere, la taranta dalle ceneri rinasce, diviene araba fenice e si mescola con i quattro elementi originali dell’universo: acqua, aria, terra e fuoco, per ritrovare con deter- L minatezza l’identità salentina... e ai posteri cosa importa se crediamo o no alla taranta? Si ha bisogno forse di punti assoluti a cui far riferimento e per guardare il mondo? O basta un idolo relativo per essere felici di vivere? Sicuramente la musica unisce, perché il suo linguaggio è universale: uno spartito può essere letto da un cinese, da uno svedese o da un salentino, e la musica produce le stesse emozioni ed entusiasmi. Qualsiasi musica appartiene al pianeta, la musica unisce non divide, associa e ricrea sensazioni, rinasce, libera e la pizzica-tarantata ne è un esempio anche per i turisti. Mi trovavo in piazza a Gallipoli questa estate durante una rappresentazione folcloristica della taranta tenuta dal complesso “Lu rusciu nosciu”; una donna milanese tentava di ballare, sosteneva di averci provato anche altre volte ma senza mai riuscirci. Le mancava forse il morso della taranta? No, semplicemente ballava muovendosi e saltando solo con i piedi ma non con il cuore. Ora ritornerà ogni anno a ballare con le donne del Salento, finalmente, morsa anche lei dal ritmo della taranta. Eva Palma II DS Pg.6 Campagna Salentina NEL SANGUE LE RADICI a “pizzica” o “danza del piccolo ragno”, è il ballo popolare salentino. Praticamente è la tarantella ballata nella nostra penisola, con la peculiarità di non aver mai dimenticato il ragno. La parola stessa “pizzica” deriva da “lu pizzicare” della taranta, l’animale riveste una grandissima importanza in questa danza e specialmente nel rito del tarantismo. La pizzica è di tre tipi: “de core”, “scherma” e “tarantata”. La prima è un ballo di corteggiamento in cui l’uomo corteggia la donna e viceversa dove si mimano movimenti inconcepibili per la morale popolare-cattolica salentina. La danza è quindi molto sensuale e serviva come valvola di sfogo alla passionalità di un popolo mediterraneo e salentino e tutto quello che non era accettato dalla società era, dalla stessa, convogliato nella pizzicata. Si balla dunque con le braccia, le mani ai fianchi, con il movimento delle gambe e dei piedi, ed anche gli occhi sono importanti perché devono trasmettere tutto ciò che non era lecito dire con le parole: il corpo intero vibrava e si muoveva in armonia con se stesso e con chi danzava. La pizzica a scherma è una danza fra uomini che mimano un duello mortale con i coltelli. In passato i coltelli venivano veramente usati, ora si usano le dita, l’indice e il medio di entrambi le mani, come pugnale. Il terzo tipo di pizzica L Continua dalla prima MADONNA DETURPATA... Foto di Eva Palma II DS Mani ignote colpiscono senza ritegno alcuno la statua della S.Vergine Immacolata in Miggiano. Per lungo tempo è stata meta di pellegrinaggio e mi è capitato spesso di osservare alcuni giovani studenti della Scuola Media soffermarsi silenti per rivolgerle un saluto, il segno della croce o anche una preghiera. Che triste spettacolo ora constatare che l’amata Madonna è stata deturpata. I miei occhi sono inorriditi: alla statuetta sono state staccate o meglio spezzate le dita in modo indegno, uno scempio compiuto da ragazzi del mio paese. è la “pizzica tarantata”. Le tarantate sono delle donne, raramente uomini, morse dalla tarantola e a causa del veleno prodotto dal ragno sono costrette a ballare fino a quando riceveranno la grazia da San Paolo, il loro protettore. Per curare queste donne possedute dall’animale, ci si serve della pizzica suonata da Capi e Attarantati. Questi registri del rituale fanno ballare la tarantata fino ad uccidere il ragno impossessatosi del suo corpo. Quando il ragno muore è il segnale che San Paolo le ha concesso la grazia. Il 29 giugno la donna liberata andrà a Galatina alla cappella del santo dove ripeterà il rito come forma di ringraziamento al suo protettore. Gli strumenti utilizzati sono: il violino, le cui corde simboleggiano la tela del ragno e il tamburello, la cui pelle simboleggia il battito del cuore della tarantata e i sonagli che sono la follia della donna che soffre. Ed ancora l’armonica a bocca, la fisarmonica, la chitarra ed il cupa- cupa. Le consuetudini musicali e coreutiche sono analizzate sia per diversità geografiche, che per varietà socio-culturali. La pizzica tarantata è inconfondibilmente espressione di un mondo contadino e pastorale, realizzata con la strumentazione tipica di quel contesto: voce, tamburello, flauto, castagnola, cupa cupa, (tamburo a frizione), armonica a bocca e organetto; le quadriglie, lo scotis, il valzer, la polka, la Ragazzi che, come me, hanno sicuramente ricevuto i sacramenti del battesimo, della comunione e della cresima. Come si può arrivare a tanto!!! Non sarò certo io a giudicarli, ma questo fa comprendere quanto poco senso di responsabilità ci sia in questa nuova gioventù. Spesso nessuno interviene a fermare questo andazzo, tutto passa quasi inosservato, in modo superficiale e disinteressato. Eppure dovrebbe far pensare e preoccupare molto visto che solo pochi mesi prima hanno decapitato e tagliato le mani anche alla vecchia statua di S.Vincenzo, santo patrono di Miggiano. Bullismo e vandalismo sono all’ordine del giorno ormai. Mi chiedo solo una cosa.. dove si potrà arrivare proseguendo su questa strada? E tra la statua della Madonna S.Vergine Immacolata e S Vincenzo il degrado ed il deturpamento è assicurato. Occorre sensibilizzare i giovani affinché si ponga fine a tali comportamenti irrazionali, insensati, che ci lasciano un vuoto nel cuore di un’intera comunità. Se nessuno cercherà di porre un freno a tanto scempio, se nessuno si prenderà cura di questa “gioventù”, cosa arriveranno a fare allora i nostri figli? Salviamo le Madonne che abbelliscono le nostre piazze, strappiamole alle mani di codardi e vandali. Anna Bardoscia II DS Il sole Nell’azzurro cielo, una luce splende calorosa. È il sole, la nostra stella, che da sempre illumina le città. Dà vita ad ogni cosa, alberi, animali, fiori e piantine. Alcune volte è coperto da nubi scure, altre risplende in tutto il suo splendore. Altre ancora inebria l’aria di calore, quando dopo la pioggia, pian piano spunta l’arcobaleno. Federica Cordella I DS Disegno di Gaia Turco IV DS “mazurca” caratterizzavano invece le scuole di liuteria (mandolino, violino e chitarra) tipiche della fascia artigiana così fiorente in Puglia presso i “saloni”. La malinconia delle tarante è indietreggiata man mano che la civiltà odierna avanzava. Il Salento da sempre è stata terra elettiva del tarantismo, è un comportamento tradizionale e variegato nelle sue forme, nelle tesi di presunta “scientificità” etnologiche e mediche, le quali avevano come epicentro del dibattito il comportamento e gli effetti benefici del ballo liberatore. Siamo ancora in molti a credere al morso della taranta?! In alto sul colle, solo vagano tra le nubi ed ecco ad un tratto una miriade di narcisi d’oro colpiscono i miei occhi! Sicuramente danzavano tra le onde. Spesso distratto il mio sguardo vagava colmo di piacere ed ecco come per incanto, s’elevavano e danzavano, tutti insieme i narcisi. Di sentiero in sentiero passeggiando si rallegra ogni core. Oh natura cortese… che col tuo dolce profumo allontani quel fumo che respiriamo in città. Campagna … che accogli ogni animale, che hai tutto di vegetale, grazie al tuo essere naturale. In poche parole…sei speciale! Oh natura cortese… che quello che offri a noi sono tanti doni tuoi. Ascolta, ascolta quello che ci dice perché può risultare a noi l’accordo di una canzone. Ascolta tra i pini e gli sterpi schiocchi di foglie cadute col vento Oh natura a me cara fa che nessuno ci separa! Maria Grazia Musarò III AS Alessandro De Iaco II DS CAMMINANDO TRA I FANI U n luogo, quasi del tutto immaginario, fantastico; zona periferica dell’antico feudo di Salve, nel Salento, dove lo sguardo vagante, riesce a soffermarsi, perdendosi in bellezze naturalistiche di inestimabile valore. Dove l’arte e la storia, il mistero, le credenze, il presente ed il passato si mescolano formando un tutt’uno. I fani, dalla parola latina “fanum” luogo dedicato alle divinità. Nel ventre di questa terra scorrono delle acque pure e cristalline che un tempo riaffioravano nel mare, percorrendo un lungo canale, il “Canale de li Fani”, ricco di una tipica macchia mediterranea nonché di alberi da frutto (noci, carrubi, ecc…); un vero e proprio angolo paradisiaco. La storia narra che grazie alle sue acque sorgive, cosa molto rara in zone aride come questa, hanno favorito l’insediamento di nuove civiltà messapiche come gli “Spriculizzi” e “Profichi”, dove venne edificata la cittadella di Cassandra dove, secondo la tradizione, vi era situato un mulino che macinava pepite d’oro, ma che fu distrutta nel 548 d.C. ad opera dei barbari. In queste zone vi furono molti ritrovamenti, come il tempio dedicato a Fauno o a Bacco (risalente ad una raccolta di superficie, effettuata negli anni ’60), il villaggio della Chiusa, con fondamenta di antiche mura ancora ben visibili, che intorno al 470 a.C. fu definitivamente abbandonato, a causa, probabilmente, del periodo critico affrontato dall’intera Messapia per i ripetuti scontri con la colonia greca di Taranto. Con l’inizio della guerra iconoclasta nel 727, per sfuggire ai massacri, migliaia di monaci scapparono e si rifugiarono così nel territorio dei Fani. Si possono ammirare ancora oggi le loro cripte, una delle quali è ancora affrescata con immagini sacre, dove i monaci si riunivano in preghiera. Alle spalle del Canale del Fano, esisteva una macchia coperta da Lecci e fino a poco tempo fa vivevano le Lizzare degli Spriculizzi, ultimi resti di antichi boschi. Secondo alcune ricerche nel bosco vi era la “Grotta delle Fate”, fenomeno di origine carsica dove si stendevano molti contadini di notte su paglie, e un giorno videro venire incontro molte zitelle che con balli ed altre tresche tentarono di provocarli e di sedurli. Tali Veneri o ninfe ancora oggi la legenda le vuole in veste di seduttrici. Piccole storie, leggende che ci fanno viaggiare, esplorare... portandoci in posti meravigliosi dove natura e uomo convivono e come due pilastri sorreggono quelle che sono le nostre radici, quella che è la nostra storia, quella che è la nostra amata terra. E nel verde, uomo potrai sostare e ristorarti e tra le fronde degli alberi, entrerai in sinergia e sinestesia di luce e colori, tra i ricordi d’infanzia potrai ritrovare l’amore che Dio ha voluto elargire all’uomo. Ecco uomo del nostro secolo devi, ed è un imperativo categorico, rispettare ed amare la natura. Dovunque, in ogni angolo si respira come un’aria di festa, un inno alla natura. Una dolce quiete infonde all’animo l’insieme di questi scrigni che a loro volta danno l’impressione di essere seguiti, guidati, quasi con amore materno, e altre volte si presentano incolti, onde dimostrare il grande amore ed il rispetto che l’uomo ha per la natura. È questo l’estremo saluto di un mondo moribondo dove i giovani devono assumersi il compito di custodire e tutelare il loro ambiente oltre che amarlo. A guardare queste meraviglie il fatto grave e delittuoso si dimentica, sommersi dalla dolcezza e dalla serenità che la nostra natura ha saputo imprimere in tutto. Paolo Lecci I DS Pg.7 L’ANGOLO DI MAFALDA…le nostre riflessioni Bau bau da VIVERE LA PROPRIA IDENTITÀ LE VECCHIE TRADIZIONI SCOMPAIONO Bogghy D Adesso che l’anno sta per terminare tutti quanti vorrei ringraziare: l’alto e snello Preside per iniziare, che vedo sempre preso dal comandare e le sue “vice” così solidali nel fumare. Quando sul terrazzo vanno a chiacchierare Vengo da loro con l’intento di riposare ma contro il ritardatario hanno sempre da gridare e a me per la paura viene proprio da scappare! Alla ricreazione non manco di tornare A piccoli passi mi riesco ad avvicinare. Con il mio sguardo dolce mi do da fare e qualche boccone me lo faccio sempre dare. Tanti dicono che vengo solo per riposare e pensano che altro non so fare! Invece le lezioni sto lì ad ascoltare Tanto mi sto quasi per maturare. L’impegno lo metto tutto, lo posso giurare, solo che le femmine mi vengono a distrarre. Ragazzi prima delle vacanze, una preghiera vi voglio fare: se qualche fratello vagante, vi capita d’incontrare, non lasciatelo per strada disperato ad abbaiare, portatelo a casa, col suo amore vi saprà ripagare. a quand’ero bambino sono cresciuto con le tante storie raccontate da mio nonno. Rammento le piccole e le povere tradizioni di un tempo, che mettevano in primo piano in un clima festoso, dalle tradizioni di natale, alle feste patronali, alle sagre, alla Resurrezione, e solo ora mi rendo conto delle differenze e del significato che hanno acquistato le festività oggi. Si sono persi quei valori che rendevano il tutto qualcosa di speciale. Il Natale, il capodanno, la festa del papà, la Pasqua sono divenute ciascuna una delle tante feste basate sul consumismo e sullo sperpero. Questi episodi, fanno emergere una società basata sui falsi valori e miti, dove regna sovrano ed indisturbato l’egoismo, il menefreghismo, la falsità, facendo perdere quelli che sono o almeno sarebbero dovuti essere i valori umani di un tempo. Purtroppo il significato di queste feste, ormai sta scomparendo del tutto come le consuetudini e le vecchie usanze. Non si festeggia più la nascita di Gesù, ma il Natale diventa una vera e propria corsa ai regali: ormai la voglia di ritrovarsi con tutti i parenti riuniti intorno a un grande tavolo per aspettare con felicità e armonia la nascita di Gesù, è stata rimpiazzata da una frenetica corsa allo scarto degli stessi. E se il proverbio recita “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, devo asserire che i giovani alla grande mantengono le promesse ed hanno tantissima voglia di lasciare la famiglia e gli amici per consacrare lo spirito di avventura. Ma il vero significato che secondo me dovrebbe riemergere è un messaggio di amore, onestà, fratellanza universale, libertà, rispetto, felicità, speranza e infine, ma non ultimo, la pace… una pace non campata in aria, non una semplice parola, ma fatti concreti in un mondo che ne ha tanto bisogno. ivere intensamente la propria identità significa amare le proprie radici. L’abbandono della terra, visibile ad occhio nudo, suscita tristezza e pianto. Le terre sono state abbandonate dai contadini che sentono il canto ed il ritmo frenetico, sfumato, della grande “città”. Il benessere, il potere, la brama d’acquisto si concretizzano nel fumo delle ciminiere, nello smog delle fabbriche, dei contadini che fuggono dalle campagne, niente e nessuno li trattiene. Oggi i giovani fuggono dalla famiglia per trovare che cosa? Il giardino è ritornato ad essere macchia, il deserto alberga nella mia terra, numerose sono le lacrime di sangue versate da colui il quale lavorò e con sudore pagò. Siam tutti figli di Dio? No, noi siamo i cafoni e nell’inferno non vogliamo più rimanere, il secolare immobilismo delle tabacchine equivale alla stasi della classe dirigente che aveva ed ha occhi e non vuole vedere. L’immobilismo perpetuo ancora oggi riscontrabile è evidente in Puglia, nonostante le trasparenti e lapalissiane trasformazioni. Tabù, magia, “fimmene” salentine in catene ancora vi trovate… cercate la libertà in questa terra dove s’intrecciano malori e sapori ed impercettibile rimane la voglia d’evasione. Dalla caverna al mito del buon selvaggio, dal focolare domestico alla fabbrica, dal padrone al marito il passo è stato breve. Spetta a noi giovani trovare la nostra identità partendo dalla radici storiche e ripercorrendo a ritroso il tempo che ci separa dai nostri avi … affinché le radici affondino nella terra e dalla terra ritornino. I GIOVANI DELLA LORRAINE... Tuttavia, il nostro gemellaggio ha avuto inizio molto prima. È da due anni che la nostra scuola ha intrapreso questo progetto con la Francia grazie ai proff. Donata Piscopiello e Patricia Flament, e noi alunni abbiamo avuto l’opportunità di contattare i giovani francesi già prima di conoscerli. Infatti, i nostri docenti ci hanno fornito i loro contatti e-mail prima che loro venissero in Italia. Facebook ci ha aiutato tantissimo a conoscerci e a iniziare la nostra amicizia. Il pomeriggio del loro arrivo eravamo tutti tesi e rompere il ghiaccio è stato difficile, ma dopo i primi accenni di timidezza, ci siamo lasciati andare e man mano il nostro francese è diventato più scorrevole e meno tremolante. I nostri nuovi compagni, anche loro all’inizio molto insicuri e restii nel parlare in italiano, sono rimasti subito colpiti dal luogo e dal calore ricevuto nell’accoglienza in famiglia, un’accoglienza tipicamente salentina. Da sottolineare il loro forte desiderio di vedere il nostro mare e di mangiare i nostri piatti, che noi troppo spesso svalutiamo. Significativa per loro e per noi è stata la visita all’Istituto Alberghiero di Santa Cesarea, organizzata dal nostro Dirigente, dove hanno potuto apprezzare la straordinaria bellezza del paesaggio e la prelibatezza dei piatti preparati dagli alunni di quella scuola. La settimana è trascorsa in un baleno tra visite a Gallipoli, Otranto, Bari e Leuca, serate nei pub e gelato en volant, e abbiamo cercato il più possibile di far sì che loro vivessero i nostri paesini e le nostre abitudini come adolescenti italiani oltre, naturalmente, a far conoscere loro la storia della nostra Puglia, tra visite a Chiese e Castelli. Ora siamo noi curiosi di conoscere le loro vite in Francia e saremmo molto felici di poterli riospitare anche al di fuori dell’ambito scolastico vista l’amicizia che ne è nata. È stata davvero un’esperienza importante per noi, e altrettanto importante sarà per noi poter trascorrere una settimana da loro. Insomma, un’esperienza da ripetere! Marta & Francesca III AL amica e compagna dei nostri giorni V Paolo Lecci I DS Continua dalla prima PER TE CHIARA hiara, noi siamo qui, per dirti che ti vogliamo bene… Siamo qui, per farti capire che noi ci siamo. È difficile spesso dire cosa si prova. Quant’è dura la realtà vero? Attraverso queste parole, che noi sappiamo quanto possano apparire vuote, vogliamo solo dirti che ti siamo vicini. Conosciamo il dolore che hai dentro, è tanto, e nessuno può dirti: “Dai Chiara il tempo passa e tu starai meglio”, nessuno può dirti: “Dai Chiara la vita continua”… è tutto inutile. Solo tu, solo tu ora sai cosa vuol dire perdere un fratello, solo tu piccola nostra amica sai cosa vuol dire tanto dolore. Inaspettatamente scopri delle cose che ti fanno riflettere, ti fanno comprendere quanto è difficile la vita. Possiamo solo dirti che TI VOGLIAMO BENE e che siamo con te, sii forte anche per chi non c’è più, per il tuo Cosimo. C Classe I DS In ricordo del fratello di Chiara, Cosimo Schirinzi. Con affetto, la tua classe I DS La Signora LIBERTÀ e l’Amore... TRICASE- Un palco, una sedia, una chitarra e un uomo solo a guidare un viaggio ideale. Le luci si spengono e ad un tratto il silenzio è interrotto da una voce che canta: “Emancipatevi dalla schiavitù mentale solo noi stessi possiamo liberare la nostra mente”. È in questo modo, con l’intento di voler celare un’utopia, che Giulio Casale dà inizio al suo spettacolo cantando “Redemption Song”, un brano musicale che molti anni prima avrebbe liberato Bob Marley dalle catene imposte dalla società. Gli ultimi versi si dissipano in un clima che ha del surreale, all’interno delle Scuderie di Palazzo Gallone. E con uno sguardo perso nei suoi pensieri, rivolgendosi al suo pubblico dice: “Tutto ciò di cui hai bisogno, è Amore... amore amore amore”, come cantavano i Beatles in All you need is Love, “o forse no”, come sussurrano voci di corridoio di un liceo, potrebbe trattarsi di una melodia ispirata soltanto alla canzone di Canale 5! Seppur canzonando, con una nota di consapevolezza, egli denuncia uno dei problemi che maggiormente affliggono la società odierna: totale disinteresse nei confronti della CULTURA! Un sapere sempre più concentrato in mano di pochi che hanno l’interesse di non far evolvere la collettività ma servono a colazione, pranzo e cena “la stessa misera fettina di Mmmm…”, come denuncia una canzone scritta da Casale dedicata a Fernanda Pivano. Il suo itinerario continua con una canzone su un pioniere della libertà degli anni ’70 Iggy Pop, cantando “The Passenger” che, sotto una melodia scanzonata ed allegra, nasconde un testo drammaticamente vero, racconta dei bassi fondi delle grandi città ormai seppelliti nella miseria. In questo declino della società, Casale ricorda una tra le più belle canzoni di Leonard Choen: “Hallelujah” del tutto sconosciuta finché a renderla famosa fu un ragazzo semplice e con una “diversa” sensibilità, dotato di una voce certo tra le più spettacolari nel mondo della musica: Jeff Buckley. La cover di questa canzone altro non è se non un’ode alla vita e all’amore, quell’amore non necessariamente dolce e tenero, ma piuttosto causa di dolore, inteso più che come fonte inesauribile di felicità, fautore di una scelta talvolta inconsapevole di esporsi senza difese alla probabilità di essere colpiti nel- Continua dalla prima PREMIO GALILEO, IL COMI A PADOVA Il Premio Galileo rappresenta una sollecitazione importante per la divulgazione scientifica in una situazione deficitaria dell’Italia che, dal rapporto Ocse Pisa, risulta al 33° posto per cultura scientifica e al 38° per cultura matematica. E nella giornata del 5 maggio la parola agli studenti della Giuria Popolare, provenienti da ogni angolo d’Italia, una delegazione di 5 studenti per ognuna delle 110 province italiane. Gli alunni del Comi entusiasti anche perché il Premio è stato assegnato al libro da loro votato: “I vaccini dell’era globale”. Prof.ssa Maria Concetta Frassanito l’intimo. Dulcis in fundo riecheggia “La canzone del Maggio” di Fabrizio De Andrè, canzone di protesta, mossa dallo spirito di contestazione che più caratterizza l’essere giovani, non a caso liberamente tratta da un canto degli studenti parigini del maggio ‘68. Ed è rievocando questo brano del Favoliere Anarchico, che il cantore invita quei giovani, assuefatti di fronte alla sua “melodica ribellione”, a interrogarsi su quali siano realmente i principi invalicabili e inscindibili della vita di ogni uomo, quali la verità e la giustizia, così come l’onore e il diritto alla vita. Tutti ideali e valori sudditi di un’unica grande forza: la libertà, la Signora libertà di Faber, o semplicemente la libertà che Giorgio Gaber riconosce nella sola democrazia, nella partecipazione; la stessa libertà amata da quell’utopica terra di John Lennon che rifiuta le guerre, la stessa libertà che l’uomo continua a rincorrere per tutta la vita perché persa alla nascita, dopo la quale diviene un semplice prigioniero della società. Francesca Chiuri V AL Gianluigi Elia V BS Pg.8 Sportiva...MENTE Il Comi organizza LA FINALE PROVINCIALE DI CALCIO FEMMINILE Tra antichi e moderni LA VIOLENZA NEGLI SPORT iete d’accordo con me nell’asserire che la violenza nello sport è antica ma sempre insidiosa e fastidiosa? Nella società contemporanea lo sport, oltre a produrre spettacolo con azioni sportive esaltanti, manifesta violenza ed aggressività. Tali manifestazioni non sono solo fenomeni della nostra società: si ricordino gli incidenti del 59 d.C. a Pompei fra i tifosi locali e di una città vicina durante i giochi dei gladiatori, così gravi da indurre il senato a bandire i giochi da Pompei per dieci anni. Oggi, invece, è da prendere in considerazione la violenza negli stadi sempre più in crescita, basti pensare alle numerose stragi e ci chiediamo quali sono le cause che determinano questi conflitti e comportamenti anomali sugli spalti. Lo psicologo Jeffrey H. Goldstein sostiene: “Le persone che assistono ad uno sport aggressivo tendono a diventare a loro volta aggressive; in questo modo la sequenza di eventi tende a perpetuarsi per forza propria: i tifosi si sentono aggressivi, vedono o sentono aggressione e quindi agiscono aggressivamente”. Questa spiegazione tiene presenti alcune leggi di psicologia della folla secondo cui chi si trova in un certo gruppo, in genere, è portato a comportarsi come gli altri membri anche quando non è del tutto convinto, il che significa che gli istinti sono contagiosi quanto più alto è il tasso di coinvolgimento delle persone pertanto il gruppo tende a condizionare l’individuo fino a fargli perdere la sua identità. Volendo tracciare un prototipo del tifoso ci pare doveroso asserire che il fulcro è da ricercare nell’approdo di una disperata ricerca di identità di un ragazzo che non è riuscito a confrontarsi con altri modi di esprimersi e/ o da imitare; nasce un quadro allarmante in cui il tifoso rappresenta un modello di eroe, con un suo caratteristico abbigliamento, con i suoi slogan, con le sue dimostrazioni di virilità e di coraggio. Ricordo alcune interviste agli ultras, quando affermavano: “è meglio essere tifosi d’assalto e cattivi piuttosto che nessuno!”. Povero mondo… siamo fin da tenera età predisposti ad abbracciare un mondo sportivo corrotto e disgustoso. Lo sport non ha nulla da condividere e spartire con la violenza, lo sport è solidarietà, aggregazione, unione amore e mai deve essere scambiato e confuso con dolore e sangue. I tifosi devono condividere l’amore verso gli avversari, devono tifare con educazione e condividere valori, norme e… ai posteri l’ardita risposta. Bando allora alle ciance e alle tensioni emotive, un Eureka ai sentimenti di aggregazione e di appartenenza a tutti i colori di ogni squadra che rendono felice la vittoria anche in una domenica d’inverno. Si può essere felici dispensando un semplice sorriso, bandendo l’aggressività, le zuffe, gli atti vandalici, gli scontri tra le tifoserie, non permettiamo agli stolti di distruggere lo Sport. Convenite anche voi che l’eterno ritornello tra antichi e moderni sul concetto di violenza negli sport debba finire? S ontinua la bella tradizione dei successi nel calcio femminile nella nostra scuola. Ogni anno i Proff. Giorgio De Marco e Francesco Musarò riescono a reclutare e preparare un folto gruppo di ragazze che tanta soddisfazione e tanti titoli hanno donato al Comi di Tricase negli ultimi anni. Anche quest’anno le terribili ragazze del nostro istituto si sono distinte oltre che per la loro serietà, impegno, dedizione alla scuola, anche per aver messo in campo tutte le loro capacità fisico\tecniche affinate dopo tanti allenamenti. Nelle scuole americane a questi atleti vengono riconosciuti i migliori crediti, da noi fanno tutto con sacrificio e solo i loro allenatori gli sono riconoscenti e grati. La fase di Finale Provinciale quest’anno è C stata assegnata dal provveditorato alla nostra scuola ed è stata organizzata mirabilmente e nei minimi particolari dal Prof. Francesco Musarò con la collaborazione del comune di Tricase. In quell’occasione la nostra squadra si è classificata al 1° posto battendo il magistrale di Lecce e prendendo il titolo di Campionesse Provinciali. Di seguito le nostre brave calciatrici hanno battuto in incontri diretti Brindisi e poi Taranto ed hanno perso solo per 2 a 1 la finale regionale tenutasi a Bari e vinta dal Romanazzi di Bari. Per le ragazze è stato un onore portare così lontano il nome di Tricase e del Comi e siamo sicuri che l’anno prossimo ci riproveranno con rinnovate energie. Elena Ponzo I AS COMI_Inicando Campionati Studenteschi … se non ci fossero! Giochi Sportivi Studenteschi qualificano una scuola sotto l’aspetto sportivo ma anche educativo e sociale. Con essi si viaggia, ci si confronta, si dà il meglio di se stessi sotto l’aspetto dell’impegno e della collaborazione coi compagni. Quest’anno la nostra scuola ha partecipato alla Corsa Campestre, al Calcio a 5 maschile e femminile, alla Ginnastica Aerobica, alla Pallavolo, al Pallatamburrello, al Tennis Tavolo, al Tiro con l’arco, con la piena adesione di tutti i nostri docenti di Educazione Fisica, i proff. M. Vincenti, F. Musarò, G. De Marco, A. Posca. Tanti quest’anno i successi del “Comi”: nel medagliere provinciale con la conquista del titolo di campionessa di corsa campestre da parte dell’alunna Erika Scolozzi, in quello regionale con la già nota squadra di aerobica che disputerà presto le nazionali. Nella foto la squadra di Ginnastica Aerobica guidata dal prof. Francesco Musarò, coadiuvato dal prof. Giorgio De Marco e preparata tecnica- I mente dalla prof. Katia Occhilupo. Le ragazze dopo aver sbaragliato le avversarie nella Finale provinciale a Casarano il 15 aprile 2010 e nella Finale regionale a Valenzano (Bari) il 28 aprile 2010, sono ora attese a riproporre l’eccellente performance dello scorso anno dove ai Campionati Nazionali si sono classificate al secondo posto. In bocca al lupo!!! Nasce inoltre quest’anno il primo calendario che ricorda tutte le imprese sportive degli ultimi otto anni. Bellissime, colorate e significative le immagini che ripercorrono alcuni dei momenti più importanti di vari campionati: dal calcio all’aerobica, dal primo premio nel campionato nazionale di calcio a cinque nell’ottobre 2002 al secondo posto della nostra squadra di aerobica nelle finali nazionali dei Giochi Sportivi Scolastici del 2009. Insomma, un modo diverso per rivivere in ogni giorno dell’anno i nostri ricordi più belli. Complimenti ragazzi!!! Maria Concetta Lisi I AS Manuel Ciardo II DS COMI_Inicando COMI_Inicando COMI_Inicando Anche quest’anno 2009/10 nell’ambito del PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE FONDO SOCIALE EUROPEO “COMPETENZE PER LO SVILUPPO” si sono attuati i seguenti progetti PON: C-1-FSE-2009-1436: INTERVENTI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE CHIAVE “Matematicando con filosofia”, con una rappresentazione teatrale finale. “Laboratorio di genetica”, con attività pratiche di laboratorio riguardanti l’estrazione del DNA. “Laboratorio di francese”, per la preparazione al DELF. “Laboratorio di tedesco”, per la preparazione alla certificazione A2. C-4-FSE-2009-420: INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI PER PROMUOVERE L’ECCELLENZA “Olimpiadi di fisica”, per la preparazione dei ragazzi del triennio alla fase regionale delle olimpiadi. C-6-FSE-2009-153: SIMULAZIONE AZIENDALE (IFS) “Promuovere la cultura d’impresa : Il cooperativismo nel sociale 1 e 2”, con uno stage di una settimana a Bologna. I ragazzi hanno partecipato assiduamente e con grande entusiasmo e gli esperti hanno svolto le attività in maniera valida e collaborativa. VIAGGIO - PREMIO In testa il “Comi” Questo è il titolo pubblicato da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 13 aprile scorso nella pagina dedicata alla rubrica “Lo scrivo io L’attualità raccontata dai giovani”. In questa corsa al maggior numero di articoli inviati, sin dall’inizio, il nostro istituto è stato in testa e il numero del 29 aprile, nella stessa pagina, ha decretato “I ragazzi del Comi in gita con la Gazzetta”: “I ragazzi della professoressa Silvana Polimeno (Istituto Magistrale Girolamo Comi di Tricase) hanno vinto la gita in autobus in una località pugliese, con un mezzo messo a diposizione da Semar Viaggi e Baglivi Tours. Gli studenti dell’istituo scolastico tricasino hanno inviato ben 541 elaborati (tra poesie, articoli, fotografie e disegni) e, finora, ne hano visti pubblicati 68. Un bilancio estremamente positivo. E c’è da sottolinare che altri elaborati, pur meritevoli della pubblicazione, sono stati “messo in archivio” (diciamo così) per non danneggiare eccessivamente altri alunni e studenti meritevoli”. L’itinerario scelto dagli alunni si svolgerà il 20 maggio, tra le pietre storiche, le aree archeologiche messapiche e i musei di Egnazia, Mesagne e Brindisi. I premi per i migliori elaborati verranno consegnati nella cerimonia che si terrà il 27 maggio all’Hotel Tiziano di Lecce. Complimenti ragazzi!!! La Redazione Dirigente scolastico: Dott. Mauro Polimeno Responsabile: Prof.ssa Mirella Raganato (Biblioteca Scolastica Multimediale) Esperto Esterno: Prof.ssa Milena Ricchiuto Collaboratori: Prof.ssa Donata Piscopiello Prof.ssa Giusy Ricciato Prof.ssa Silvana Polimeno Prof.ssa Rosanna Merico Prof.ssa Anna Maria Turco Prof. Giorgio De Marco Prof. Carmine Zocco Redazione: Alfredo Durante, Natasha Antonazzo, Dalila Musarò, Giorgio Dell’Abate, Elia Gianluigi, Paolo Lecci, Eva Palma, Luana Verardo, Maria Rita Massaro, Anna Bardoscia, Federica Maglie, Maria Grazia Musarò, Vittoria Cardigliano, Sara Sanapo, Desirée De Giovanni, Fabiola D’Alba, Katia Coluccello, Alessandro De Iaco, Manuel Ciardo, Giulia Riso, Bruno Cutrì, Stefano De Papa, Anna Bardoscia. Stampa: IMAGO pubblicità Lucugnano tel. 0833.784262 Stampato su carta riciclata Prof.ssa Maria Concetta Frassanito