acta ordinis» fratrum minorum
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SUMMARIUM FASCICULI (An CXXIV SEPTEMBRIS – DECEMBRIS 2005 FASC. III) EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano (Assisi, 4-7 settembre 2005) . . . . . . . . . . . . . . . . 295 2. Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. . . . . . . 296 3. Commento al Salmo 121 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298 4. “Motu proprio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299 1. Litterae Apostolicae “Motu proprio” datae de Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum novae normae decernuntur . . . . 299 2. Lettera Apostolica “Motu proprio” contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi . . . . . . . . . . . . . 300 3. Comunicato dell’Ordine dei Frati Minori. . . 301 4. Lettera del Ministro generale a Sua Santità Benedetto XVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301 5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302 6. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2006 . . . . . . . . . . . . . . 303 7. Decreto della CIVCSVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75° di fondazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 309 2. Omelia in occasione della solennità delle Stigmate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 314 3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso di San Damiano ....................................................316 4. Lettera del Definitorio generale per la Solennità di san Francesco..........................318 5. Carta con ocasión del inicio de las celebraciones del VIII Centenario de la fundación de la Orden...........................................321 6. Intervento al Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia ..324 7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale delle celebrazioni dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine ................................325 8. Eucaristia di apertura del cammino di preparazione all’VIII centenario della Copertina: 2a Priorità: Comunione Fraterna. fondazione dell’Ordine .........................................327 9. Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro e Definitorio generale ...........................................330 10. Intervento del Ministro generale alla VII Assemblea dell’UFME...................................336 11. Incontro del Ministro e del Definitorio generale con le Conferenze OFM slaviche ...........343 12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião da erecção da Custódia .........................................349 13. Carta con ocasión de la solemnidad del Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005 ......351 VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM 1. In cammino verso il Capitolo generale straordinario ...........................................355 2. Indizione del Capitolo generale straordinario.......365 3. Itinerario per la contemplazione orante del Crocifisso di San Damiano .............................366 4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006........367 E SECRETARIA GENERALI 1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis BMV in Britannia Magna . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369 2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacan in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369 3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia . . . . . . . . . 369 4. Electio extra Capitulum Prov. Ss. Redemptoris in Croatia. . . . . . . . . . . . . 370 6. Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci Assisiensis in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370 7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia . . . . . . . . 370 9. Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli Apostoli in Melita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 10. Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii in México. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis in Argentina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 12. Capitulum Intermedium Prov. Americae Centralis et Panama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA . . . . . . . 372 14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia . . . . . . . . 372 15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem Gaudiorum in Brasilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 372 (Bronzo di Alfiero Nena - Sorrento) hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh Directio Commentarii DISTRIBUTIO «ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM» CURIA GENERALIS O.F.M. Via S. Maria Mediatrie, 25 00165 ROMA (Italia) Fax +39.06.68.491.364 / e-mail: [email protected] GRATUITA – DISTRIBUZIONE GRATUITA FUORI COMMERCIO ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA Fr. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO IUSSU ET AUCTORITATE TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM IN LUCEM AEDITA Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15). Peculiari prorsus laude dignum putavimus, dilecte Fili, consilium quo horum Actorum collectio atque editio suscepta est. (Ex Epist. L EONIS P P. XIII ad Min. Gen.) ROMA CURIA GENERALIS ORDINIS Arti Grafiche Antica Porziuncola – Cannara (Perugia) – 2006 EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano (Assisi, 4-7 settembre 2005) Dal 4 al 7 settembre si è tenuto ad Assisi il IX Simposio Intercristiano, organizzato dall’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università «Antonianum» e dal Dipartimento di Teologia dell’Università «Aristotile» di Tessalonica. Il tema del Simposio di quest’anno, «L’Eucaristia nella tradizione orientale ed occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è stato introdotto dall’Arcivescovo cattolico di Corfù, S.E. Mons. Yannis Spiteris, ed illustrato da sei studiosi ortodossi ed altrettanti cattolici. Per il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha preso parte al Simposio Mons. Eleuterio F. Fortino, SottoSegretario del Dicastero. Nella Sessione di apertura è stato letto il Messaggio inviato da Sua Santità Benedetto XVI. Al venerato Fratello Walter Cardinale Kasper Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Ho appreso con gioia che ad Assisi, oasi e richiamo di pace, si tiene il IX Simposio promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà Teologica dell’Università Aristotile di Tessalonica, città alla cui prima comunità cristiana San Paolo ha inviato due lettere. Tale iniziativa costituisce una felice occasione per uno scambio fraterno, nel quale fare oggetto di riflessione e di approfondimento temi importanti del patrimonio di fede comune, analizzando le implicazioni che esso comporta nella vita cristiana. La ricerca della piena unità visibile tra tutti i disce- poli di Cristo viene avvertita come particolarmente urgente nel nostro tempo e si sente per questo il bisogno di una più profonda spiritualità e di un accresciuto amore reciproco. Il tema che quest’anno viene affrontato, «L’Eucaristia nella tradizione orientale e occidentale con speciale riferimento al dialogo ecumenico», è molto significativo per la vita dei cristiani e per la ricomposizione della comunione piena fra tutti i discepoli di Cristo. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato «con quanto amore i cristiani orientali compiono le sacre azioni liturgiche, soprattutto la celebrazione eucaristica, fonte della vita della Chiesa e pegno della gloria futura» (UR 15), ed ha ricordato che, in forza della successione apostolica, del sacerdozio e dell’Eucaristia essi «restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli» (Ibid.). Il dialogo e il confronto nella verità e nella carità, che sarà sviluppato durante il Simposio, farà certamente emergere la fede comune insieme a quegli aspetti teologici e liturgici peculiari dell’Oriente e dell’Occidente che sono complementari e dinamici per l’edificazione del Popolo di Dio e che costituiscono una ricchezza per la Chiesa. L’assenza della piena comunione non permette purtroppo la concelebrazione che, per gli uni e per gli altri, è il segno di quella piena unità alla quale tutti siamo chiamati. Sarà in ogni caso un appello ad intensificare la preghiera, lo studio e il dialogo al fine di risolvere le divergenze che tutt’ora permangono. Realizzare la piena comunione dei cristiani deve essere un obiettivo per tutti coloro che professano la fede nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, «sia i fedeli che i pastori e ognuno secondo le proprie capacità, tanto nella vita quotidiana quanto negli studi teologici e storici» (UR 8). Il Simposio, che si pone sulla scia di 296 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III analoghe e fruttuose iniziative ecumeniche, pone in luce l’impegno, la ricerca e lo studio comuni tesi a chiarire differenze e a superare incomprensioni. In questa linea, gli Istituti di insegnamento teologico possono svolgere un ruolo fondamentale per la formazione delle nuove generazioni e per offrire una rinnovata testimonianza cristiana nel mondo di oggi. Nell’invocare sui partecipanti la benedizione del Signore, affinché il Simposio sia fecondo di apporti dottrinali, culturali e spirituali, a tutti invio con le parole dell’Apostolo il mio augurio cordiale: «La grazia di Nostro Signore Gesù Cristo sia con voi» (1 Tess 5, 28). Da Castel Gandolfo, 1 settembre 2005 BENEDICTUS PP XVI [L’Osservatore Romano, 5-6 settembre 2005, p. 5] 2. Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica Venerato Fratello Mons. Franc Rodé Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica In occasione della Plenaria di codesta Congregazione ben volentieri rivolgo a tutti coloro che vi prendono parte il mio saluto cordiale. Saluto in particolare Lei, il Segretario e quanti lavorano nel Dicastero che Ella presiede. Unisco ai miei saluti l’espressione della mia gratitudine e della mia gioia: la gratitudine, perché con me voi condividete l’attenzione e il servizio alle persone consacrate; la gioia, perché attraverso di voi so di rivolgermi al mondo delle donne e degli uomini consacrati che seguono Cristo sulla via dei consigli evangelici e del rispettivo particolare carisma suggerito dallo Spirito. La storia della Chiesa è segnata dagli interventi dello Spirito Santo, che non l’ha soltanto arricchita con i doni della sapienza, della profezia, della santità, ma l’ha dotata di forme sempre nuove di vita evangelica attraverso l’opera di fondatori e di fondatrici che hanno trasmesso ad una famiglia di figli e figlie spirituali il loro carisma. Grazie a ciò, oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità, monaci, religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di educazione alla fede e di accompagnamento spirituale. Soprattutto, però, essi continuano la grande opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio. Molti di loro si dedicano interamente alla catechesi, all’educazione, all’insegnamento, alla promozione della cultura, al ministero della comunicazione. Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri, agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c’è ambito umano ed ecclesiale dove essi non siano presenti in modo spesso silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti (cfr At 10, 38). La Chiesa è riconoscente per la testimonianza di fedeltà e di santità data da tanti membri degli Istituti di vita consacrata, per l’incessante preghiera di lode e di intercessione che si innalza dalle loro comunità, per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio. Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi, così come negli altri settori della vita della Chiesa. «Il grande tesoro del dono di Dio - avete ricordato a conclusione della precedente Plenaria - è custodito in fragili vasi di creta (cfr 2Cor 4, 7) e il mistero del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro vita» (CIVCSVA, Istruzione Ripartire da Cristo n. 11). Piuttosto che enumerare le difficoltà che incontra oggi la vita consacrata, vorrei piuttosto confermare a tutti i consacrati e consacrate la vicinanza, la sollecitudine, l’amore della Chiesa intera. La vita consacrata, all’inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che può affrontare soltanto in comunione con tutto il Popolo di Dio, con i suoi Pastori e con il popolo dei fedeli. In questo contesto EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS si inserisce l’attenzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nella vostra Plenaria che affronta tre tematiche ben precise. La prima riguarda l’esercizio dell’autorità. Si tratta di un servizio necessario e prezioso, per assicurare una vita autenticamente fraterna, alla ricerca della volontà di Dio. In realtà è lo stesso Signore risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome (cfr Perfectae caritatis, 15), che addita il cammino da percorrere. Soltanto se il Superiore da parte sua vive nell’obbedienza a Cristo ed in sincera osservanza della regola, i membri della comunità possono chiaramente vedere che la loro obbedienza al Superiore non solo non è contraria alla libertà dei figli di Dio, ma la fa maturare nella conformità con Cristo obbediente al Padre (cfr ibid., 14). L’altro tema scelto per la Plenaria riguarda i criteri per il discernimento e l’approvazione di nuove forme di vita consacrata. «Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato - ricorda la Costituzione dogmatica Lumen gentium, parlando dei carismi in generale - appartiene a coloro che detengono l’autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (n. 12). È quanto cercate di fare anche voi in questi giorni, non dimenticando che il vostro lavoro prezioso e delicato deve svolgersi in un contesto di gratitudine a Dio, il quale anche oggi continua ad arricchire di sempre nuovi carismi la sua Chiesa con la creatività e la generosità del suo Spirito. Il terzo tema da voi affrontato riguarda la vita monastica. Partendo da situazioni contingenti, che pure richiedono concreti interventi saggi ed incisivi, il vostro sguardo intende spaziare sul vasto orizzonte di questa realtà, che tanto significato ha avuto e conserva nella storia della Chiesa. Voi cercate le vie opportune per rilanciare nel nuovo millennio l’esperienza monastica, di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché riconosce in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutto il cuore (cfr Mt 22,37). 297 Infine, mi è grato rilevare che la Plenaria si colloca nella cornice della solenne celebrazione, che il Dicastero ha promosso nel 40° anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Auspico che le fondamentali indicazioni offerte allora dai Padri conciliari per il cammino della vita consacrata continuino ad essere anche oggi fonte di ispirazione per quanti impegnano la loro esistenza al servizio del Regno di Dio. Mi riferisco innanzitutto a quella che il Decreto Perfectae caritatis qualifica come “vitae religiosae ultima norma”, “norma suprema della vita religiosa”, e cioè la “sequela di Cristo”. Un’autentica ripresa della vita religiosa non si può avere se non cercando di condurre una esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all’unico Amore, ma trovando in Cristo e nella sua parola l’essenza più profonda di ogni carisma del Fondatore o della Fondatrice. Un’altra indicazione di fondo che il Concilio ha dato è quella del generoso e creativo dono di sé ai fratelli, senza mai cedere alla tentazione del ripiegamento su se stessi, senza mai adagiarsi sul già fatto, senza mai indulgere al pessimismo e alla stanchezza. Il fuoco dell’amore, che lo Spirito infonde nei cuori, spinge a interrogarsi costantemente sui bisogni dell’umanità e su come rispondervi, sapendo bene che solo chi riconosce e vive il primato di Dio può realmente rispondere ai veri bisogni dell’uomo, immagine di Dio. Ancora un’indicazione vorrei raccogliere tra le molte significative consegnate dai Padri conciliari nel Decreto Perfectae caritatis: è l’impegno che la persona consacrata deve porre nel coltivare una sincera vita di comunione (cfr n. 15), non soltanto all’interno delle singole fraternità, ma con tutta la Chiesa, perché i carismi vanno custoditi, approfonditi e costantemente sviluppati «in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (Mutuae relationes, n. 11). Ecco i pensieri che mi preme affidare alla vostra riflessione sulle tematiche affrontate dai lavori della Plenaria. Io vi accompagno con la preghiera e, mentre su di voi e 298 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III sulla vostra attività invoco l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine Santissima, quale pegno del mio affetto, a ciascuno invio la mia Benedizione. Da Castel Gandolfo, 27 settembre 2005, memoria di S. Vincenzo de’ Paoli. BENEDICTUS PP. XVI 3. Commento al Salmo 121 Udienza generale, Mercoledì, 12 ottobre 2005 SALUTO ALLA CITTÀ SANTA DI GERUSALEMME 1. È uno dei più belli e appassionati Cantici delle ascensioni quello che ora abbiamo ascoltato e gustato come preghiera. Si tratta del Salmo 121, una celebrazione viva e partecipe in Gerusalemme, la città santa verso la quale ascendono i pellegrini. Infatti, subito in apertura, si fondono insieme due momenti vissuti dal fedele: quello del giorno in cui accolse l’invito ad «andare alla casa del Signore» (v. 1) e quello dell’arrivo gioioso alle «porte» di Gerusalemme (cfr v. 2); ora i piedi calpestano finalmente quella terra santa e amata. Proprio allora le labbra si aprono a un canto festoso in onore di Sion, considerata nel suo profondo significato spirituale. 2. «Città salda e compatta» (v. 3), simbolo di sicurezza e di stabilità, Gerusalemme è il cuore dell’unità delle dodici tribù di Israele, che convergono verso di essa come centro della loro fede e del loro culto. Là, infatti, esse ascendono «per lodare il nome del Signore» (v. 4), nel luogo che la «legge di Israele» (Dt 12,13-14; 16,16) ha stabilito quale unico santuario legittimo e perfetto. A Gerusalemme c’è un’altra realtà rilevante, anch’essa segno della presenza di Dio in Israele: sono «i seggi della casa di Davide» (cfr Sal 121,5), governa, cioè, la dinastia davidica, espressione dell’azione divina nella storia, che sarebbe approdata al Messia (2Sam 7,8-16). 3. I «seggi della casa di Davide» vengono chiamati nel contempo «seggi del giudizio» (cfr Sal 121,5), perché il re era anche il giudice supremo. Così Gerusalemme, capitale politica, era anche la sede giudiziaria più alta, ove si risolvevano in ultima istanza le controversie: in tal modo, uscendo da Sion, i pellegrini ebrei ritornavano nei loro villaggi più giusti e pacificati. Il Salmo ha tracciato, così, un ritratto ideale della città santa nella sua funzione religiosa e sociale, mostrando che la religione biblica non è astratta né intimistica, ma è fermento di giustizia e di solidarietà. Alla comunione con Dio segue necessariamente quella dei fratelli tra loro. 4. Giungiamo ora all’invocazione finale (cfr vv. 6-9). Essa è tutta ritmata sulla parola ebraica shalom, «pace», tradizionalmente considerata alla base del nome stesso della città santa Jerushalajim, interpretata come «città della pace». Come è noto, shalom allude alla pace messianica, che raccoglie in sé gioia, prosperità, bene, abbondanza. Anzi, nell’addio finale che il pellegrino rivolge al tempio, alla «casa del Signore nostro Dio», si aggiunge alla pace il «bene»: «Chiederò per te il bene» (v. 9). Si ha, così, in forma anticipata il saluto francescano: «Pace e bene!». Tutti abbiamo un po’di anima francescana. È un auspicio di benedizione sui fedeli che amano la città santa, sulla sua realtà fisica di mura e palazzi nei quali pulsa la vita di un popolo, su tutti i fratelli e gli amici. In tal modo Gerusalemme diventerà un focolare di armonia e di pace. 5. Concludiamo la nostra meditazione sul Salmo 121 con uno spunto di riflessione suggerito dai Padri della Chiesa per i quali la Gerusalemme antica era segno di un’altra Gerusalemme, anch’essa, «costruita come città salda e compatta». Questa città - ricorda san Gregorio Magno nelle Omelie su Ezechiele - «ha già qui una sua grande costruzione nei costumi dei santi. In un edificio una pietra sostiene l’altra, perché si mette una pietra sopra l’altra, e chi sostiene un altro è a sua volta sostenuto da un altro. Così, proprio così, nella santa Chiesa ciascuno sostiene ed è sostenuto. I più vicini si sostengono a vicenda, e così per mezzo di essi si innalza l’edificio della carità. Ecco perché Paolo ammonisce, dicendo: “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS legge di Cristo” (Gal 6,2). Sottolineando la forza di questa legge, dice: “Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10). Se io infatti non mi sforzo di accettare voi così come siete, e voi non vi impegnate ad accettare me così come sono, non può sorgere l’edificio della carità tra noi, che pure siamo legati da amore reciproco e paziente». E, per completare l’immagine, non si dimentichi che «c’è un fondamento che sopporta l’intero peso della costruzione, ed è il nostro Redentore, il quale da solo tollera nel loro insieme i costumi di noi tutti. Di lui l’Apostolo dice: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11). Il fondamento porta le pietre e non è portato dalle pietre; cioè, il nostro Redentore porta il peso di tutte le nostre colpe, ma in lui non c’è stata alcuna colpa da tollerare» (2,1,5: Opere di Gregorio Magno, III/2, Roma 1993, pp. 27.29). E così il grande Papa san Gregorio ci dice cosa significa il Salmo in concreto per la prassi della nostra vita. Ci dice che dobbiamo essere nella Chiesa di oggi una vera Gerusalemme, cioè un luogo di pace, “portandoci l’un l’altro” così come siamo; “portandoci insieme” nella gioiosa certezza che il Signore ci “porta tutti”. E così cresce la Chiesa come una vera Gerusalemme, un luogo di pace. Ma vogliamo anche pregare per la città di Gerusalemme che sia sempre più un luogo di incontro tra le religioni e i popoli; che sia realmente un luogo di pace. BENEDETTO XVI [L’Osservatore Romano, 13 ottobre 2005, p. 4] 4. “Motu proprio” 1. Litterae Apostolicae “Motu proprio” datae de Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum novae normae decernuntur Totius orbis homines peculiarem in modum Sancti Francisci Basilicam in urbe Assisio respiciunt, ubi servantur et custodiuntur mortales exuviae Seraphici Sancti, nec- 299 non Basilicam Sanctae Mariae Angelorum, quae insignem parvam Portiunculae ecclesiam concludit: prima Ordini Fratrum Minorum Conventualium demandatur, altera Ordini Fratrum Minorum committitur. Romani Pontifices, sua ex parte, singularia usque vincula et peculiarem sollicitudinem de Templis istis Maioribus Franciscalibus propter eorum praestantiam atque dignitatem demonstrarunt eaque suae iurisdictioni recte obnoxia voluerunt. Saeculorum decursu Fratres Minores Conventuales et Fratres Minores suam per sollicitam operam suasque testificationes Sancti Francisci spiritum et charisma vivum servarunt, eius evangelicum pacis, fraternitatis bonique nuntium ubique terrarum effundentes. Quo opera efficacius communiterque evolvantur, quae Assisii in Basilicis Sancti Francisci (una cum Sacro Coenobio) et Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) explicantur, et pastorale Dioecesis Assisiensis-Nucerinae-Tadinensis ministerium agendum, unaque simul cum pastorali actione, quae per propriam Conferentiam regionalem nationalemque Episcoporum absolvitur, Nobis est visum commodum praesentem iuris disciplinam commutare, quam Decessor Noster Paulus VI, recolendae memoriae, Motu proprio “Inclita toto”, die VIII mensis Augusti anno MCMLXIX de Basilica Sancti Francisci (una cum Sacro Coenobio) et per Deliberationem ex Audientia diei XII mensis Maii anno MCMLXVI, Basilicam Sanctae Mariae Angelorum (una cum Coenobio) respicientem, statuit, normas ad hodiernas necessitates aptando. Idcirco quae sequuntur decrevimus: I. Basilicae Sancti Francisci coniunctoque Sacro Coenobio, atque etiam Basilicae Sanctae Mariae Angelorum, veluti Legatum Nostrum, S.R.E. Cardinalem destinamus, cuius, licet iurisdictione haud fruatur, per moralem auctoritatem munus erit arta communionis vincula inter sacra loca memoriae Assisiensis Pauperculi perpetuandi et Apostolicam hanc Sedem. Papalem ipse Benedictionem impertire in celebrationibus poterit, quibus ipse in sollemnioribus ritibus liturgicis praesidebit. 300 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III II. Episcopus Assisiensis-Nucerinus-Tadinensis iurisdictione posthac fruetur, quae de ecclesiis religiosisque domibus iure statuitur, quod ad omnia pastoralia opera spectat, quae Fratres Minores Conventuales Basilicae Sancti Francisci itemque Fratres Minores Sanctae Mariae Angelorum praestant. III. De omnibus inceptis, quae quandam pastoralem implicationem secum ferunt, memoratorum Ordinum Fratres consensum poscere et obtinere debent Episcopi Assisiensis-Nucerini-Tadinensis. Is autem iudicium audiet Praesidis Conferentiae Episcoporum Umbriae, quod ad incepta Regionis Umbriae pertinet vel Praesidis Officii Conferentiae Italiae Episcoporum, quod ad ampliora coepta attinet. IV. De sacramentorum in memoratis Basilicis celebratione Codicis iuris canonici vigent normae et eae quae exstant in Dioecesi Assisiensi-Nucerina-Tadinensi. Sancti Francisci demum filios cohortamur, quibus hae Basilicae committuntur, ut normas servent has quae hoc motu proprio ostenduntur, in sincerae communionis spiritu cum Episcopo Assisiensi-Nucerino-Tadinensi, et per eum, cum Episcoporum Conferentia regionali nationalique. Haec auctoritate Nostra decernimus et statuimus, contrariis rebus minime quibuslibet obsistentibus. Datum Romae, apud S. Petrum, die IX mensis Novembris, in dedicatione Basilicae Lateranensis, anno Domini MMV, Pontificatus Nostri primo. BENEDICTUS PP. XVI 2. Lettera Apostolica “Motu proprio” contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi Da tutto il mondo si guarda con speciale considerazione alla Basilica di San Francesco in Assisi che conserva e custodisce le spoglie mortali del Serafico Santo e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, che racchiude in sé la insigne chiesetta della Porziuncola: la prima è affidata all’Ordine dei Frati Minori Francescani Conventuali e la seconda all’Ordine Francescano dei Frati Minori. Romani Pontefici, da parte loro, hanno sempre avuto singolari vincoli e speciale sollecitudine per questi due Templi Maggiori francescani propter eorum praestantiam atque dignitatem e li hanno voluti finora soggetti direttamente alla loro giurisdizione. Lungo i secoli i Frati Conventuali ed i Frati Minori con la loro sollecita opera e la loro testimonianza hanno tenuto vivo lo spirito ed il carisma di San Francesco, diffondendo nel mondo intero il suo messaggio evangelico di pace, di fraternità e di bene. Considerata l’esigenza di realizzare una più efficace intesa tra le attività che si svolgono sia nella Basilica di San Francesco (con annesso Sacro Convento), sia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed unito Convento) e la pastorale della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e anche con la pastorale promossa a livello regionale e nazionale dalle rispettive Conferenze episcopali, ci è parso utile modificare l’attuale disciplina giuridica, così come regolata dal nostro venerato Predecessore, Papa Paolo VI di f. m. mediante il M. p. “Inclita toto”, dell’8 agosto 1969, per quanto riguarda la Basilica di San Francesco (con annesso Sacro Convento), e mediante la Decisione ex Audientia, del 12 maggio 1966, per quanto attiene alla Basilica di Santa Maria degli Angeli (ed unito Convento), aggiornandone le norme alle odierne necessità. Disponiamo e stabiliamo pertanto quanto segue: I. Alla Basilica di San Francesco e all’annesso Sacro Convento, come anche alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, assegniamo come Nostro Legato un Cardinale di S.R.C., il quale, pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica. Egli potrà impartire la Benedizione Papale nelle celebrazioni che presiederà in occasione delle maggiori solennità liturgiche. II. Il Vescovo di Assisi-Nocera UmbraGualdo Tadino d’ora innanzi avrà la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose per quanto riguarda tutte le EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS attività pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai Frati Minori di Santa Maria degli Angeli. III. I Padri Francescani, Conventuali e Minori, per tutte le iniziative che hanno risvolti pastorali, dovranno pertanto chiedere ed ottenere il consenso del Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Questi, poi, sentirà il parere del Presidente della Conferenza Episcopale Umbra per le iniziative che hanno riflessi sulla Regione umbra o della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana per quelle a più ampio raggio. IV. Quanto alla celebrazione dei sacramenti nelle Basiliche suddette valgono le norme del Codice di diritto canonico e quelle vigenti nella Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Esorto quindi i Figli di San Francesco, cui sono affidate le due menzionate Basiliche, ad attenersi con generosa disponibilità alle norme esposte in questo Motu proprio in spirito di sincera comunione con il Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e, per suo tramite, con la Conferenza Episcopale regionale e con quella nazionale. Nonostante qualunque cosa in contrario. Dato a Roma, presso S. Pietro il 9 novembre 2005, anniversario della Dedicazione della Basilica Lateranense, primo anno del Nostro Pontificato. BENEDETTO XVI (L’Osservatore Romano - 20 Novembre 2005) 3. Comunicato dell’Ordine dei Frati Minori Roma, 23 novembre 2005 Quali Responsabili e Custodi del Santuario della Porziuncola e della Basilica di S. Maria degli Angeli in Assisi - affidata dalla Chiesa al nostro servizio e animazione pastorali - intendiamo comunicare ufficialmente la nostra posizione in merito al recente “Motu proprio” del Papa Benedetto XVI, relativo alla riorganizzazione giuridica e pastorale del suddetto Santuario. Come “Frati minori” abbiamo a cuore, prima di tutto, l’annuncio del Vangelo all’uomo di oggi e l’accoglienza dei tanti pellegrini che frequentano la Basilica di S. Ma- 301 ria degli Angeli. Siamo certi che la Chiesa, nella sua sapienza e con la sua opera, si propone di custodire e far conoscere la ricchezza del carisma di S. Francesco e di S. Chiara, testimoni autentici - ancora oggi - di una vita rinnovata nell’amore, nella pace e nella riconciliazione tra tutti gli uomini. L’esperienza degli anni recenti ci porta a testimoniare la buona e fruttuosa collaborazione esistente tra i Responsabili della Patriarcale Basilica di S. Maria degli Angeli e il Vescovo diocesano di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, Mons. Sergio Goretti. Pertanto, la nuova configurazione giuridica con le peculiari modalità di collaborazione, prescritta dal “Motu proprio”, tra il Santuario e i nostri Pastori, ci trova pienamente favorevoli e desiderosi di continuare tale collaborazione. Siamo fiduciosi che il provvedimento citato permetterà una ancor più proficua cooperazione pastorale e una efficace comunione ecclesiale, tra i frati operanti nel Santuario e la Chiesa, diocesana e universale. Desideriamo altresì ribadire la nostra filiale obbedienza e la nostra comunione con il Santo Padre e con il nuovo Vescovo diocesano da lui designato - Mons. Domenico Sorrentino - per il bene della stessa Chiesa e del popolo di Dio. FR. MASSIMO RESCHIGLIAN Ministro provinciale OFM dell’Umbria FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO Ministro generale OFM 4. Lettera del Ministro generale a Sua Santità Benedetto XVI Roma, 25 novembre 2005 Beatissimo Padre, il 19 novembre u. s., mentre ero a Bruxelles per il conferimento del “mandato missionario” a diversi Frati del nostro Ordine, ho appreso che la Santità Vostra aveva emanato il Motu proprio “De Basilicis Sancti Francisci et Sanctae Mariae Angelorum”, con il quale provvede alla riorganizzazione giuridica e pastorale delle due insigni Basiliche francescane di Assisi. 302 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Rientrato in sede, sento il dovere, innanzi tutto, di esprimere alla Santità Vostra la profonda e filiale gratitudine dell’intero Ordine dei Frati Minori e mia personale, per il nuovo segno di paterna attenzione e sollecitudine che la Santità Vostra offre ai Frati Minori custodi della “insigne chiesetta della Porziuncola” e testimoni, con la loro sollecita opera, dello spirito e del carisma di S. Francesco presso l’insigne Santuario mariano. Rendendomi poi interprete dei sentimenti di “caritativa e gioiosa” obbedienza e disponibilità del nostro Ordine alla Sua apostolica sollecitudine, desidero confermarLe che le nuove disposizioni contenute nel “Motu proprio” sono da noi tutti accolte con sincera adesione a quanto da Lei stabilito, e che intendiamo continuare, e nel possibile potenziare, anche per il futuro una proficua e leale collaborazione con la Chiesa, diocesana e universale, in uno spirito di efficace comunione con la Santità Vostra e il Pastore della Chiesa particolare di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino. Depongo intanto ai Suoi piedi il rinnovato impegno di testimoniare - ancora oggi - il messaggio di pace, di fraternità e di bene che ci hanno consegnato il Serafico Padre S. Francesco e S. Chiara, mentre Le chiedo con filiale confidenza di voler contare su noi tutti Frati Minori e di aiutarci con la Sua Apostolica Benedizione a restare, anche per il futuro, “sempre sudditi e soggetti” ai piedi della Chiesa nostra Madre, mentre mi professo con sentimenti di vivissima gioia Suo dev.mo ed obb.mo figlio FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro Generale 5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma Città del Vaticano, Aula Paolo VI, 10 dicembre 2005 Signor Cardinale, venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, cari fratelli e care sorelle! È una grande gioia per me incontrarvi quest’oggi nel clima spirituale dell’Avvento, mentre ci prepariamo al Santo Natale. Saluto con affetto ciascuno di voi, religiosi e religiose, membri di Istituti secolari e di nuove forme di vita consacrata, presenti nella Diocesi di Roma, dove svolgete un servizio quanto mai apprezzato, ben inserendovi nelle varie realtà sociali e pastorali. Un pensiero particolare rivolgo a quanti vivono nei monasteri di vita contemplativa e che sono a noi spiritualmente uniti, come pure alle persone di vita consacrata provenienti dall’Africa, dall’America Latina e dell’Asia che studiano a Roma o qui trascorrono un tratto della loro esistenza, partecipando essi pure attivamente alla missione della Chiesa che è nella Città. Un saluto fraterno rivolgo al Cardinale Camillo Ruini, che ringrazio per le parole rivoltemi a nome di tutti. Da sempre i consacrati e le consacrate costituiscono nella Chiesa di Roma una preziosa presenza, anche perché offrono una peculiare testimonianza dell’unità e dell’universalità del Popolo di Dio. Vi ringrazio per il lavoro che svolgete nella vigna del Signore, per l’impegno che ponete nell’affrontare le sfide che l’odierna cultura pone all’evangelizzazione in una metropoli ormai cosmopolita com’è la nostra. Il complesso contesto sociale e culturale della nostra Città nel quale vi trovate ad agire domanda da parte vostra, oltre una costante attenzione alle problematiche locali, una coraggiosa fedeltà al carisma che vi contraddistingue. Sin dalle origini, in effetti, la vita consacrata si è caratterizzata per la sua sete di Dio: quaerere Deum. Vostro primo e supremo anelito sia, pertanto, testimoniare che Dio va ascoltato e amato con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, prima di ogni altra persona e cosa. Non abbiate paura di presentarvi, anche visibilmente, come persone consacrate, e cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: «Niente sia anteposto all’amore di Cristo». EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS Certo, tante sono le sfide e le difficoltà che voi oggi incontrate, impegnati come siete su vari fronti. Nelle vostre residenze e nelle opere apostoliche voi siete ben inseriti nei programmi della Diocesi collaborando nei vari rami dell’azione pastorale, grazie anche al collegamento che svolgono gli organismi di rappresentanza della vita consacrata come la Conferenza Italiana Superiori Maggiori e l’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia, il Gruppo Istituti Secolari e l’Ordo Virginum. Proseguite su questo cammino rinsaldando la vostra fedeltà agli impegni assunti, al carisma di ogni vostro Istituto e agli orientamenti della Chiesa locale. Tale fedeltà, lo sapete, è possibile quando ci si mantiene fermi nelle piccole, ma insostituibili fedeltà quotidiane: anzitutto fedeltà alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio; fedeltà al servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo, secondo il proprio carisma; fedeltà all’insegnamento della Chiesa, a partire da quello sulla vita consacrata; fedeltà ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, che ci sostengono nelle situazioni difficili della vita. Parte costitutiva della vostra missione è poi la vita comunitaria. Impegnandovi a realizzare comunità fraterne, voi mostrate che grazie al Vangelo anche i rapporti umani possono cambiare, che l’amore non è un’utopia, ma anzi il segreto per costruire un mondo più fraterno. Il Libro degli Atti degli Apostoli, dopo la descrizione della fraternità realizzata nella comunità dei cristiani, rileva, quasi come logica conseguenza, che «la Parola si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli» (At 6,7). La diffusione della Parola è la benedizione che il Padrone della messe dà alla comunità che prende sul serio l’impegno di far crescere la carità nella fraternità. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza, ha bisogno di una vita consacrata che affronti con coraggio e creatività le sfide del tempo presente. Di fronte all’avanzata dell’edonismo, a voi è richiesta la coraggiosa testimonianza della castità, come espressione di un cuore che conosce la bellezza e il prezzo dell’amore di Dio. Di fronte alla sete di denaro, la vostra vita sobria e pronta al servizio dei più 303 bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza vera che non perisce. Di fronte all’individualismo e al relativismo, che inducono le persone ad essere unica norma a se stesse, la vostra vita fraterna, capace di lasciarsi coordinare e quindi capace di obbedienza, conferma che voi ponete in Dio la vostra realizzazione. Come non auspicare che la cultura dei consigli evangelici, che è la cultura delle Beatitudini, possa crescere nella Chiesa, per sostenere la vita e la testimonianza del popolo cristiano? Il Decreto conciliare Perfectae caritatis, di cui commemoriamo quest’anno il quarantesimo anniversario di promulgazione, afferma che le persone consacrate «davanti a tutti i fedeli sono un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo Sposo» (n. 12). La persona consacrata vive nel tempo, ma il suo cuore è proiettato oltre il tempo e all’uomo contemporaneo spesso assorbito dalle cose del mondo testimonia che il suo vero destino è Dio stesso. Grazie, cari fratelli e sorelle, per il servizio che rendete al Vangelo, per il vostro amore ai poveri e ai sofferenti, per il vostro sforzo nel campo dell’educazione e della cultura, per l’incessante preghiera che si innalza dai monasteri, per la multiforme attività che voi svolgete. La Vergine Santa, modello di vita consacrata, vi accompagni e vi sostenga perché possiate essere per tutti “segno profetico” del regno dei cieli. Io vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi benedico. BENEDETTO XVI [© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana] 6. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2006 NELLA VERITÀ, LA PACE 1. Con il tradizionale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, all’inizio del nuovo anno, desidero far giungere un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le 304 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III donne del mondo, particolarmente a coloro che soffrono a causa della violenza e dei conflitti armati. È un augurio carico di speranza per un mondo più sereno, dove cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere le strade della giustizia e della pace. 2. Vorrei subito rendere un sincero tributo di gratitudine ai miei Predecessori, i grandi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, illuminati operatori di pace. Animati dallo spirito delle Beatitudini, essi hanno saputo leggere nei numerosi eventi storici, che hanno segnato i loro rispettivi Pontificati, il provvidenziale intervento di Dio, mai dimentico delle sorti del genere umano. A più riprese, quali infaticabili messaggeri del Vangelo, essi hanno invitato ogni persona a ripartire da Dio per poter promuovere una pacifica convivenza in tutte le regioni della terra. Nella scia di questo nobilissimo insegnamento si colloca il mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: con esso desidero ancora una volta confermare la ferma volontà della Santa Sede di continuare a servire la causa della pace. Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro, sta ad indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al Santo Patrono d’Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell’intero Continente, sia al Papa Benedetto XV, che condannò la Prima Guerra Mondiale come «inutile strage»1 e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace. 3. Il tema di riflessione di quest’anno — «Nella verità, la pace» — esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace. La Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II, chiusosi 40 anni or sono, afferma che l’umanità non riuscirà a «costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno con animo rinnovato alla verità della pace»2. Ma quali significati intende richiamare l’espressione «verità della pace»? Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben presente che la pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa come «il frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore», un ordine «che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta»3. Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde «ad un anelito e ad una speranza che vivono in noi indistruttibili»4. 4. Delineata in questo modo, la pace si configura come dono celeste e grazia divina, che richiede, a tutti i livelli, l’esercizio della responsabilità più grande, quella di conformare — nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore — la storia umana all’ordine divino. Quando viene a mancare l’adesione all’ordine trascendente delle cose, come pure il rispetto di quella «grammatica» del dialogo che è la legge morale universale, scritta nel cuore dell’uomo5, quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si può sperare nella realizzazione del bene della pace? Vengono infatti meno quegli elementi essenziali che danno forma alla verità di tale bene. Sant’Agostino ha descritto la pace come «tranquillitas ordinis»6, la tranquillità dell’ordine, vale a dire quella situazione che permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verità dell’uomo. 5. E allora, chi e che cosa può impedire la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura mette in evidenza nel suo primo Libro, la Genesi, la menzogna, pronunciata all’inizio della storia dall’essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall’evangelista Giovanni come «padre della menzogna» (Gv 8,44). La menzogna è pure uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell’ultimo capitolo del suo ultimo Libro, l’Apocalisse, per segnalare l’esclusione dalla Gerusalemme celeste dei menzogneri: «Fuori... chiunque ama e pratica la menzogna!» (22,15). Alla menzogna è legato il EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. Basti pensare a quanto è successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici hanno mistificato in modo programmato la verità ed hanno condotto allo sfruttamento ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne, sterminando addirittura intere famiglie e comunità. Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L’autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta. 6. La pace è anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di là delle specifiche identità culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perché non si insinui nessuna forma di falsità ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un’unica e medesima famiglia. L’esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle 305 trattative e fedeli alla parola data. In particolare, il discepolo di Cristo, che si sente insidiato dal male e per questo bisognoso dell’intervento liberante del Maestro divino, a Lui si rivolge con fiducia ben sapendo che «Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca» (1Pt 2,22; cfr Is 53,9). Gesù infatti si è definito la Verità in persona e, parlando in visione al veggente dell’Apocalisse, ha dichiarato totale avversione per «chiunque ama e pratica la menzogna» (22,15). È Lui a svelare la piena verità dell’uomo e della storia. Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità, perché solo Lui è totalmente sincero e fedele. Gesù è la verità che ci dà la pace. 7. La verità della pace deve valere e far valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra. I Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, sottolineano che non diventa «tutto lecito tra le parti in conflitto quando la guerra è ormai disgraziatamente scoppiata»7. La Comunità Internazionale si è dotata di un diritto internazionale umanitario per limitare al massimo, soprattutto per le popolazioni civili, le conseguenze devastanti della guerra. In molteplici circostanze e in diverse modalità, la Santa Sede ha espresso il suo sostegno a tale diritto umanitario, incoraggiandone il rispetto e la pronta attuazione, convinta che esiste, anche nella guerra, la verità della pace. Il diritto internazionale umanitario è da annoverare tra le espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace. Proprio per questo il rispetto di tale diritto si impone come un dovere per tutti i popoli. Ne va apprezzato il valore ed occorre garantirne la corretta applicazione, aggiornandolo con norme puntuali, capaci di fronteggiare i mutevoli scenari degli odierni conflitti armati, nonché l’utilizzo di sempre nuovi e più sofisticati armamenti. 8. Il mio grato pensiero va alle Organizzazioni Internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano per l’applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui dimenticare i tanti soldati impegnati 306 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del Concilio Vaticano II: «Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell’esercito, si considerino anch’essi ministri della sicurezza e della libertà dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch’essi veramente a stabilire la pace»8. Su tale esigente fronte si colloca l’azione pastorale degli Ordinariati militari della Chiesa Cattolica: tanto agli Ordinari militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verità della pace. 9. Al giorno d’oggi, la verità della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce ed i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza. I miei Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II sono intervenuti più volte per denunciare la tremenda responsabilità dei terroristi e per condannare l’insensatezza dei loro disegni di morte. Tali disegni, infatti, risultano ispirati da un nichilismo tragico e sconvolgente, che il Papa Giovanni Paolo II descriveva con queste parole: «Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l’umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa prospettiva, può essere odiato e distrutto»9. Non solo il nichilismo, ma anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, può ispirare e alimentare propositi e gesti terroristici. Intuendo fin dall’inizio il dirompente pericolo che il fondamentalismo fanatico rappresenta, Giovanni Paolo II lo stigmatizzò duramente, mettendo in guardia dalla pretesa di imporre con la violenza, anziché di proporre alla libera accettazione degli altri la propria convinzione circa la verità. Scriveva: «Pretendere di imporre ad altri con la violenza quella che si ritiene essere la verità, significa violare la dignità dell’essere umano e, in definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli è immagine»10. 10. A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l’esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l’uomo e per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l’esistenza e la provvidente presenza nella storia; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria immagine. Nell’analizzare le cause del fenomeno contemporaneo del terrorismo è auspicabile che, oltre alle ragioni di carattere politico e sociale, si tengano presenti anche le più profonde motivazioni culturali, religiose ed ideologiche. 11. Dinanzi ai rischi che l’umanità vive in questa nostra epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l’annuncio e la testimonianza del «Vangelo della pace», proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace. Dio è Amore che salva, Padre amorevole che desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra loro come fratelli, responsabilmente protesi a mettere i differenti talenti a servizio del bene comune della famiglia umana. Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace. La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l’umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. Ciò deve spronare i credenti in Cristo a farsi testimoni convincenti del Dio che è inseparabilmente verità e amore, mettendosi al servizio della pace, in un’ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con tutti gli uomini di buona volontà. EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 12. Guardando all’attuale contesto mondiale, possiamo registrare con piacere alcuni promettenti segnali nel cammino della costruzione della pace. Penso, ad esempio, al calo numerico dei conflitti armati. Si tratta di passi certamente ancora assai timidi sul sentiero della pace, ma già in grado di prospettare un futuro di maggiore serenità, in particolare per le popolazioni martoriate della Palestina, la Terra di Gesù, e per gli abitanti di talune regioni dell’Africa e dell’Asia, che da anni attendono il positivo concludersi degli avviati percorsi di pacificazione e di riconciliazione. Sono segnali consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati attraverso una concorde ed infaticabile azione, soprattutto da parte della Comunità Internazionale e dei suoi Organi, preposti a prevenire i conflitti e a dare soluzione pacifica a quelli in atto. 13. Tutto ciò non deve indurre però ad un ingenuo ottimismo. Non si può infatti dimenticare che, purtroppo, proseguono ancora sanguinosi conflitti fratricidi e guerre devastanti che seminano in vaste zone della terra lacrime e morte. Ci sono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, può nuovamente divampare causando distruzioni di imprevedibile vastità. Le autorità che, invece di porre in atto quanto è in loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilità verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilità: mettono a repentaglio, in regioni particolarmente a rischio, i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati, contribuendo a rendere così più insicuro e nebuloso il futuro dell’umanità. Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad innumerevoli persone di buona volontà, si può affermare che tale prospettiva, oltre che essere funesta, è del tutto fallace. In una guerra nucleare non vi sarebbero, infatti, dei vincitori, ma solo delle vittime. La verità della pace richiede che tutti – sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele –, invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme, 307 orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare. Le risorse in tal modo risparmiate potranno essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e, in primo luogo, dei più poveri. 14. A questo proposito, non si possono non registrare con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo. Quale avvenire di pace sarà mai possibile, se si continua a investire nella produzione di armi e nella ricerca applicata a svilupparne di nuove? L’auspicio che sale dal profondo del cuore è che la Comunità Internazionale sappia ritrovare il coraggio e la saggezza di rilanciare in maniera convinta e congiunta il disarmo, dando concreta applicazione al diritto alla pace, che è di ogni uomo e di ogni popolo. Impegnandosi a salvaguardare il bene della pace, i vari Organismi della Comunità Internazionale potranno ritrovare quell’autorevolezza che è indispensabile per rendere credibili ed incisive le loro iniziative. 15. I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante promesse, l’attuazione concreta del diritto allo sviluppo. Un tale diritto è stato solennemente riaffermato anche nella recente Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha celebrato quest’anno il 60o anniversario della sua fondazione. La Chiesa cattolica, nel confermare la propria fiducia in questa Organizzazione internazionale, ne auspica un rinnovamento istituzionale ed operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze dell’epoca odierna, segnata dal vasto fenomeno della globalizzazione. L’Organizzazione delle Nazioni Unite deve divenire uno strumento sempre più efficiente nel promuovere nel mondo i valori della giustizia, della solidarietà e della pace. Da parte sua la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal suo Fondatore, non si stanca di proclamare dappertutto il « Vangelo della pace ». Animata com’è dalla 308 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III salda consapevolezza di rendere un indispensabile servizio a quanti si dedicano a promuovere la pace, essa ricorda a tutti che, per essere autentica e duratura, la pace deve essere costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell’uomo. Solo questa verità può sensibilizzare gli animi alla giustizia, aprirli all’amore e alla solidarietà, incoraggiare tutti ad operare per un’umanità realmente libera e solidale. Sì, solo sulla verità di Dio e dell’uomo poggiano le fondamenta di un’autentica pace. 16. A conclusione di questo messaggio, vorrei ora rivolgermi particolarmente ai credenti in Cristo, per rinnovare loro l’invito a farsi attenti e disponibili discepoli del Signore. Ascoltando il Vangelo, cari fratelli e sorelle, impariamo a fondare la pace sulla verità di un’esistenza quotidiana ispirata al comandamento dell’amore. È necessario che ogni comunità si impegni in un’intensa e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la consapevolezza dell’urgenza di scoprire sempre più a fondo la verità della pace. Chiedo al tempo stesso che si intensifichi la preghiera, perché la pace è anzitutto dono di Dio da implorare incessantemente. Grazie all’aiuto divino, risulterà di certo più convincente e illuminante l’annuncio e la testimonianza della verità della pace. Volgiamo con fiducia e filiale abbandono lo sguardo verso Maria, la Madre del Principe della Pace. All’inizio di questo nuovo anno Le chiediamo di aiutare l’intero Popolo di Dio ad essere in ogni situazione operatore di pace, lasciandosi illuminare dalla Verità che rende liberi (cfr Gv 8,32). Per sua intercessione possa l’umanità crescere nell’apprezzamento di questo fondamentale bene ed impegnarsi a consolidarne la presenza nel mondo, per consegnare un avvenire più sereno e più sicuro alle generazioni che verranno. Dal Vaticano, 8 Dicembre 2005. BENEDICTUS PP.XVI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Appello ai Capi dei popoli belligeranti (1o agosto 1917): AAS 9 (1917) 423. N. 77. Ibid. 78. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2004, 9. Cfr Giovanni Paolo II, Discorso alla 50a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (5 ottobre 1995), 3. De civitate Dei, XIX, 13. N. 79. Ibid. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002 Ibid. [© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana] 7. Decreto della CIVCSVA Congregatio pro Institutis Vitae consacratae et Societatibus Vitae apostolicae Prot. n. 39082/2005 Il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Francescani Minori ha chiesto la facoltà di potere incardinare dei religiosi nelle nuove fondazioni di Russia-Kazakistan e Thailandia, da lui direttamente dipendenti, in deroga al prescritto degli artt. 168 e 169,1 delle Costituzioni Generali. Considerate le particolari circostanze e le ragioni addotte a fondamento della suddetta petizione, questa Congregazione per la Vita consacrata e le Società di Vita apostolica concede quanto richiesto, confidando che sia comunque garantita un’accurata formazione religiosa, spirituale e teologica delle nuove vocazioni. Nonostante qualsiasi cosa in contrario. Dato dal Vaticano, il 13 maggio 2005 + PIERGIORGIO SILVANO NESTI EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75° di fondazione Assisi, 11 settembre 2005 IN CAMMINO... «IN MEZZO AL MONDO CON I FRATELLI» Saluto Sono veramente contento di essere con voi, care Sorelle della Piccola Famiglia Francescana (PFF), per esprimervi la vicinanza, comunione e ammirazione di tutto l’Ordine dei Frati Minori e mia personale. Vicinanza e comunione, poiché siamo parte della stessa Famiglia. Con modalità diverse, infatti, viviamo nella Chiesa, “in mezzo al mondo con i fratelli”, lo stesso carisma francescano e continuamente rinnoviamo quel forte legame che la stessa vostra Fondatrice riconosce quando scrive: «Il Padre celeste ha affidato la nostra chiamata in mezzo al mondo ai nostri Padri; alla loro opera sacerdotale animata dallo Spirito Santo. Lodiamo e ringraziamo il Padre celeste perché dà ad essi vigilante e sollecita cura per il compimento in noi della sua divina volontà»1. Ritrovandoci oggi insieme vogliamo riaffermare il nostro essere una famiglia che ha il fulcro della propria spiritualità in ciò che l’Altissimo rivelò a Francesco e Chiara2, ma desideriamo anche rinnovare l’impegno di una fraterna e rispettosa collaborazione3, continuando a camminare insieme in reciproca stima e rispetto, come fecero Fr. Ireneo Mazzotti e Vincenza Stroppa. Ammirazione, perché nel silenzio, “in mezzo al mondo” (piena secolarità), a volte in circostanze molto difficili, vivendo “nella cella dell’anima” una intima unione con Dio4, cercate di incarnare il Vangelo nel cuore di questo mondo affamato di Vangelo, come fecero Francesco e Chiara, Fr. Ireneo e Vincenza. Grazie, Sorelle della PFF, per la vostra testimonianza, per quanto fate in seno alla Famiglia francescana e, in suo nome, nella Chiesa e nel mondo. Grazie anche a voi, carissimi Fratelli Assistenti, perché continuate la “vigilante e sollecita cura” di queste Sorelle. Come fece Fr. Ireneo, abbiate un grande amore per San Francesco e un grande desidero di aiutare le Sorelle della PFF a vivere la spiritualità francescana. Come Fr. Ireneo, amate profondamente l’Istituto, abbiate il forte desiderio di conoscere la finalità e natura della PFF, approfondite il significato della secolarità, della consacrazione e della missione, proprie delle Sorelle della PFF. Tornare all’essenziale In questo clima di famiglia vorrei condividere con voi alcune riflessioni che mi stanno a cuore e credo siano importanti per voi, come per noi, per meglio rispondere alla nostra vocazione e missione oggi, tornando all’essenziale, e al programma di vita che ci ha proposto Giovanni Paolo II all’inizio di questo terzo millennio: guardare il passato con gratitudine, preparare il futuro con speranza, vivendo il presente con passione5. Viviamo un momento storico caratterizzato, tra l’altro, da mutamenti veloci, anzi, vertiginosi, che ci portano a parlare di cambiamento epocale. In questo contesto come si situa la vita consacrata e quella degli Istituti come il vostro, che vogliono vivere la loro consacrazione nel mondo e vivere nel mondo in base ad essa? Molti utilizzano tre parole per fare una diagnosi della situazione. I pessimisti dicono che ci troviamo in una situazione di caos, usando questo termine come sinonimo di confusione e di disorientamento; altri parlano di “notte oscura”, nel senso di un periodo fatto di incertezze e di buio; altri ancora di una situazione di tramonto, dove non c’è 310 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III posto per uno stile di vita simile al vostro. Gli ottimisti utilizzano invece le stesse parole ma con significato opposto. Essi affermano che il caos è il segno di nuovo inizio; la “notte oscura” è la condizione perché nasca qualcosa di nuovo; il tramonto è la fase che lascia il posto all’aurora. Non so chi avrà ragione, ma mi trovo d’accordo con quanto diceva Papa Giovanni Paolo II, quando affermava che viviamo un momento «delicato e faticoso»6, che deve essere caratterizzato da un rinnovato impulso. La situazione che stiamo attraversando esige da noi, infatti, di non addomesticare le parole profetiche del Vangelo per adattarle ad un comodo stile di vita ma di accogliere lo Spirito e di sentire l’intima urgenza evangelica del “nascere di nuovo” (cf Gv 3, 3) a livello personale ed istituzionale. Nel vostro caso questo “nascere di nuovo” comporta, tra le altre esigenze, quella di vivere una piena consacrazione a Dio (attraverso i voti) nel mondo (piena secolarità), non solo vivendola in mezzo alle normali attività laicali, ma quasi derivandola da esse. Partendo dalle vostre “fonti” vorrei vedere insieme a voi le conseguenze e le sfide di tutto ciò. Voi sentite l’urgenza di andare, «senza riserve, senza indugi»7, incontro al mondo per «abbracciarlo tutto nella vostra carità»8 ed «essere nel mondo la bontà di Gesù, la pazienza di Gesù, il piegarsi dolce di Gesù…»9. Voi volete, come voleva Vincenza, «aprire le menti, educare le intelligenze, dare le conoscenze, il sapere e tutto per concorrere alla conquista, al possesso della verità», coscienti che «formare l’uomo è il più alto lavoro umano ed il dono più grande»10, ma anche che ciò implica, prima di tutto, una adeguata formazione • che vi porti ad «assimilare progressivamente gli stessi sentimenti di Cristo verso il Padre»11, «assimilare i suoi sentimenti e la sua forma di vita»12, guardando al Padre, il formatore che attraverso lo Spirito infonde in noi i sentimenti del Figlio, unica “forma”; • che sia integrale e prenda in considerazione la persona nella sua totalità perché sviluppi “armonicamente” le proprie doti fisiche, psichiche, morali e intellettuali; le varie dimensioni della persona umana; che duri quanto la vita stessa13; • che sia carismatica e approfondisca la conoscenza di Francesco e di Chiara, di Fr. Ireneo e di Vincenza, e che, sotto l’azione dello Spirito Santo, dia la possibilità alle Sorelle di assumere e interiorizzare tutti i valori propri della PFF. Per questo è necessario siano radicati i valori umani, spirituali e carismatici che permettano a ciascuna di voi di vivere in una «fedeltà creativa»14; • culturale, cioè «al passo con i tempi e in dialogo con le ricerche di senso dell’uomo d’oggi»15. • esperienziale (attenta alla vita) e pratica, così da trasformare in opere ciò che si impara. Voi siete chiamate a camminare «nella celeste grazia della consacrazione», «per le vie del mondo», con i vostri fratelli, «nello studio, nel lavoro, nelle responsabilità della vita umana»16, «in mezzo a tutto e lontano da tutto»17, e a «vivere con il Signore per portalo fuori, nel mondo, perché l’uomo lo cerchi, lo trovi…»18. Questa alta missione comporta, come diceva Vincenza, di sentire l’urgenza «di crescere, di conoscere, di amare Gesù, urgenza di unione con lui»19; comporta di ripartire da Cristo. Tutto ciò vuol dire: • essere memoria vivente della forma di vita di Gesù (testimonianza di vita) attraverso la consacrazione, mediante i tre consigli evangelici assunti con i voti20, e fare di ciò la prima forma di apostolato e di evangelizzazione: «Qual è la meta del tuo agire? Che cosa desideri, che cosa vuoi – si domanda Vincenza –, se non di rivelare nelle tue azioni, nel tuo operare, il Signore e il suo amore?»21; • alimentare una particolare comunione d’amore con Lui, identificarsi con Lui, farlo diventare il centro della vita e della missione: «Non dimenticate mai che la nostra vocazione, la vocazione della PFF nel mondo – dice la Stroppa –, è il nostro vivere con il Signore nell’intimo del nostro cuore…»22; EX ACTIS MINISTRI GENERALIS • ritrovare il primo amore, la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la sequela, per poter superare ogni difficoltà, per poter osare, per poter vivere in fedeltà creativa23; • fare della Parola di Dio l’alimento per la vita, per la preghiera, per il cammino giornaliero, il principio di unificazione della propria vita, l’inspirazione per un costante rinnovamento e per una vera creatività apostolica24; • una vita sacramentale intensa, particolarmente per quanto riguarda l’Eucaristia e il sacramento della Riconciliazione; • una vita «afferrata da Cristo»25, «toccata dalla mano di Cristo, raggiunta dalla sua voce, sorretta dalla sua grazia»26, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione intensa che apra la porta per entrare «nel paradiso della cella interna». Nulla può giustificare che Gesù passi ad occupare un secondo o terzo posto nella nostra vita. Egli deve essere il primo: «Sì, ci sono delle occupazioni che pur sono buone, ma che però, con buona cortesia, possiamo lasciare ad altri, perché ci resti il tempo per la preghiera: acqua che disseta, pane che nutre, ristoro d’amore, intimità che vivifica, che riceve e dà forza trasformante nello Spirito Santo. E come si perviene a questa preghiera? Proprio con il martirio del bisogno di lui, la volontà di rivelarlo, di darlo alle anime nelle nostre azioni»27. È Vincenza a dirci ancora: «considerate, sorelle, la necessità della preghiera; nulla può sostituire la preghiera. È un fatto d’amore, il cuore esce dalla preghiera più mondo, più puro. La grazia del Signore lo trasforma, lo unisce, per Gesù, a Dio-Amore… Pregate nell’intimo di voi stesse, sole con il Signore del vostro cuore; pregate con la comunità dei fratelli; pregate con la Chiesa, madre e maestra»28. Questo progetto di vita che, è la comunione di vita con Gesù, esige da voi di assumere, sempre secondo l’indole secolare che vi distingue, alcuni strumenti ascetici, particolarmente: • il silenzio, per ascoltare e parlare con il Signore; 311 • la mortificazione, per godere l’Amore; • l’obbedienza assoluta, per correre sicure e spedite (cf. Santa Chiara), senza inciampi, all’Amore; • la povertà di spirito per essere completamente dell’Amore. In questo cammino di comunione con Lui per «rivelarlo» al mondo e di «speciale grazia di intimità»29, avete un esempio molto concreto da seguire: Maria, la «vergine fatta Chiesa»30. È sempre la vostra Fondatrice a dirci: «Fin dall’inizio fu questo il fondamento della nostra PFF: vivere, come la Madre nostra, la vita interiore con le tre divine Persone nella cella segreta dell’anima nostra. È lei che con amore di Madre… ci ha insegnato e ci insegna a entrare in intimità col Padre, col Figliolo, con lo Spirito Santo. Il grande desiderio del suo cuore è che le sue figlie le assomiglino»31. È Maria che ci insegna il cammino. Maria diventa non solo colei che è da pregare, ma colei che è da imitare, perché, come ci ha ricordato molte volte Giovanni Paolo II, lei è il vero discepolo. Identità in cammino… Tutto questo fa parte del vostro e nostro carisma, che è una realtà storica, viva, dinamica, in cammino. La nostra è un’identità sempre in movimento, che si apre a continui sviluppi e che, partendo dall’ispirazione fondante, si arricchisce costantemente nella misura in cui sappiamo leggere e interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo. Per questo motivo è necessario rileggere il nostro carisma – francescano e della PFF – e reinterpretarlo alla luce dei segni dei tempi, tenendo cioè presenti gli avvenimenti che segnano una determinata epoca della storia; attraverso di essi il cristiano si sente interpellato da Dio e chiamato a dare una risposta evangelica, lampi di luce nella notte oscura dei popoli, lampi generatori di speranza. Senza questo sforzo di rilettura e di reinterpretazione finiremmo per fissarci, per ripeterci, per annullare i sogni più profondi e per perdere, poco per volta, la gioia contagiosa della fede. Il Signore ci parla attraverso gli avvenimenti della storia. A noi spetta 312 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III di ascoltarlo in essi e di cogliere la sua presenza sempre all’opera, per diventare segni di vita leggibili in un mondo assetato di un cielo nuovo e di una terra nuova. Non possiamo accontentarci di magnificare le opere dei nostri antenati; piuttosto, dobbiamo ispirarci ad esse per adempiere il compito che ci è affidato nel nostro frammento di storia32. È il momento «di riproporre con coraggio l’intraprendenza, l’inventiva e la santità»33 di Francesco di Chiara, di Fr. Ireneo e di Vincenza. Non possiamo farne a meno, perché la Chiesa, il mondo e le diverse forme di vita consacrata ce lo chiedono. Servendoci della parabola del «vino nuovo in otri nuovi» (Mc 2,22) e applicandola alla nostra vita, credo si possa dire che noi, Frati Minori, e voi, Sorelle della PFF, abbiamo del buon vino. Il vino della fedeltà di tanti Fratelli e Sorelle, che riempie di vigore quanti hanno la possibilità di gustarlo. Il vino della generosità di giovani, adulti e anziani che, nelle più diverse attività, si impegnano senza calcoli egoistici per la costruzione del Regno. Il vino della gioia di tanti Fratelli e Sorelle che, con la loro vita, manifestano la bellezza della sequela di Cristo. Sì, nelle nostre “cantine” c’è vino buono. Molti Fratelli e Sorelle hanno buona volontà e fanno sforzi generosi alla ricerca di nuove risposte ai nuovi interrogativi che ci pone il mondo di oggi. In molti Fratelli e Sorelle c’è la volontà ferma di vivere le priorità della nostra vita per renderla più visibile e significativa. Se il vino è buono, tuttavia qualcosa manca, qualcosa non funziona. Penso che con troppa frequenza ci manchi l’audacia evangelica per passare all’altra riva, per lanciare il giavellotto più in là, per prendere il largo (cf Lc 5,4). Penso che ci manchi il coraggio di convertirci in profezia del futuro, per non limitarci ad essere memoria del passato34. Penso che ci manchi la fede nella forza evangelica della nostra forma di vita35. Credo che ci manchi tutto questo e che soffriamo invece di un eccesso di realismo, timore e apatia. Abbiamo bisogno di più intensità nel vivere ciò che già stiamo vivendo, ma con una certa svogliatezza. Dobbiamo accettare come sfida veramente urgente la conversione a livello individuale e a livello istituzionale; dobbiamo accettare che non basta più rinnovare lo spirito (vino), ma che è necessario creare strutture adeguate che lo contengano (otri). Sorelle e Fratelli, è l’ora della creatività, è l’ora della rifondazione. La rifondazione Abbiamo detto che la vita consacrata, la nostra vita francescana e la vostra vita di sorelle della PFF forse si trovano in un tempo di “letargo”, di stanchezza e priva di passione. In questo contesto la rifondazione produce un effetto sveglia, chiamandoci ad iniziare una nuova giornata, a inaugurare una nuova primavera. Allo stesso tempo, con “forza e dolcezza” insieme, è per noi urgente camminare senza scosse, ma senza pause. In questo senso possiamo dire che la rifondazione sia: • fedeltà creativa, cioè fedeltà che non guardi solo al passato, ma che tenga conto del presente e anticipi il futuro; • rilettura e “re-incarnazione” del carisma, nella sua dimensione spirituale e missionaria, nella realtà culturale di oggi; • chiamata alla radicalità, al ritorno alle radici e alle fondamenta, per essere più significativi, e insieme recupero di una certa visibilità della nostra vita/missione, che parta dalla qualità della vita; • revisione delle strutture, sia mentali che materiali, in modo che siano al servizio della vita e così che la vita animi le strutture. Ciò a cui la rifondazione tende è, quindi, di tornare alle fondamenta, all’essenziale della nostra “forma vitae” – come direbbe l’ultimo Capitolo generale OFM –, per incarnarla oggi in nuove forme e nuove strutture che, tenendo conto dei segni dei tempi, rendano più visibili i valori evangelici del nostro carisma e, con esso, più significativa la nostra vita e missione. Dobbiamo avere il coraggio di tornare all’essenziale, se vogliamo veramente costruire una grande storia. Non basta più parlare di rinnovamento, rivitalizzazione, rilancio, ristrutturazione…, è necessaria una vera rifondazione, o fedeltà creativa, che dia alla nostra vita una EX ACTIS MINISTRI GENERALIS nuova fisionomia. Non bastano più i rimedi o le pezze, è necessario mettere il buon vino della nostra “forma vitae” in otri nuovi. Per saziare la nostra sete, non possiamo più continuare a usare cisterne screpolate, che non possono contenere l’acqua (cf Ger 12,13). È necessario “essere pellegrini” alla «Sorgente di acqua viva» (Ger 12,13), che sazia definitivamente quella sete (cf Gv 4,10ss), che tante volte ci tormenta, di valori che danno senso alla nostra vita. Con la rifondazione si pretende di costruire la casa – la nostra vita e missione – sulla roccia (cf Mt 7,21-27) e di non limitarsi a riparare o a decorare la facciata. Rifondare significa centrarsi su ciò che è essenziale e non su ciò che è secondario e che è di moda, come dice anche un proverbio: “Chi si sposa con la moda, resta subito vedovo”. Rifondare è tornare alle radici, senza dimenticare ciò che sta all’orizzonte. Rifondare non significa fondare una nuova “forma vitae”, ma creare nuovi modi di viverla oggi perché sia più radicale, vitale e feconda. La rifondazione tende a rivitalizzare la vita e missione, dandole strutture adeguate che non sfigurino la vita e non rendano sterile la missione. In sintesi, si tratta di fare noi oggi, ciò che farebbero Francesco, Chiara, Ireneo e Vincenza. D’altra parte la rifondazione è l’antidoto alla stanchezza, all’apatia, alla routine e alla ripetitività. La rifondazione mette in moto la testa, i piedi e il cuore. Essa è poi strettamente legata alla formazione permanente e, quindi, ad opzioni che si concretizzano in strutture sempre leggere (niente può essere pensato come definitivo) e a strategie che abbiano implicazioni molto concrete a partire dalla cura pastorale delle vocazioni fino alla formazione, all’evangelizzazione, alla vita fraterna, alle forme di governo e alla spiritualità stessa. Per noi della Famiglia francescana la rifondazione ha molto a che fare con l’“itineranza”, con il sentirsi in cammino, in ricerca, senza fissa dimora, come “pellegrini” e “forestieri”, consapevoli che la patria è altrove. La rifondazione ci farà ritrovare la fiducia e la forza evangelica della nostra vita se l’abbiamo persa, o la potenzierà se si è indebolita. 313 Da questa profonda convinzione invito tutte le Sorelle della PFF a entrare in questo processo, senza la pretesa di voler vedere subito i risultati, perché, come dice un ritornello: “nessun seme arriva a vedere il proprio fiore”. In questo cammino non vi devono però nemmeno essere soste che bloccherebbero un processo ineludibile, se desideriamo un futuro per la nostra “forma vitae”. Ricordiamo l’ammonimento del Talmud: «Non siete tenuti a terminare la vostra opera, ma non siete liberi di non incominciarla». È questa una responsabilità che dobbiamo assumere con coraggio e creatività, sentendoci come “sentinelle del mattino” e lavorando per costruire un futuro pieno di speranza, avendo gli occhi sempre fissi nel Signore. Movimenti della rifondazione La rifondazione è un processo dinamico che comporta tre movimenti essenziali: centrarsi, concentrarsi, decentrarsi. Centrarsi in ciò che per noi deve essere tutto: «il bene, tutto il bene, il sommo bene», come diceva il nostro padre Francesco36. Per questo motivo «avere il cuore rivolto al Signore»37 deve essere la priorità delle priorità. Abbandonare «ogni impedimento» o mettere da parte «ogni preoccupazione» per poter «servire, amare, adorare il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura»38. Ecco la grande sfida di tutti i seguaci di Gesù sul modello di Francesco, di Chiara, di Ireneo e di Vincenza. Concentrarsi sull’essenziale per evitare la frammentazione e la dispersione. Ecco l’importanza di discernere quali sono le priorità della vostra forma di vita, francescana e secolare. Decentrarsi per uscire verso il mondo, il vostro e nostro chiostro, e per testimoniare e proclamare che solo Lui è l’onnipotente (cf LOrd 9), coscienti di non essere chiamati a vivere per noi stessi, ma per gli altri, per far conoscere il Regno di Dio. Centrarsi, concentrarsi, decentrarsi: tre movimenti essenziali per una vera rifondazione della vita francescana. Centrarsi, concentrarsi, decentrarsi: tre movimenti inseparabili. Centrarsi, concentrarsi, decentrar- 314 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III si: tre movimenti che interrogano la nostra vita e missione e che ci chiamano a tornare all’essenziale, senza dimenticare le chiamate che ci vengono dalla storia. Concludendo Care Sorelle, cari Fratelli, vorrei finire queste mie riflessioni chiedendovi – sempre tenendo presente la volontà della vostra Fondatrice – la collaborazione con tutta la Chiesa e particolarmente con l’Ordine dei Frati Minori, “mediante la preghiera e il sacrificio”, nell’attività apostolica. Vorrei chiedervi di fare tutto il possibile per far conoscere e amare, particolarmente tra i giovani, il Serafico Padre San Francesco. Vi chiedo, inoltre, di “offrirvi come vittime al Cuore di Gesù”, per la santificazione delle anime e particolarmente per me e per i Frati Minori, in questa vigilia dell’VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine francescano. Penso di non tradire il pensiero di Francesco, di Chiara, di Ireneo e di Vincenza se finisco chiedendovi di non cedere alla tentazione della stanchezza e della delusione, così diffusa nella nostra società e nella vita consacrata, ma di vivere con entusiasmo la vostra vocazione francescana secolare che richiede, come qualunque vocazione specifica, dei sacrifici, di seguire la croce, delle rinunce… ma che è umanamente ricca, piena e appagante. Come vi diceva il Fr. Ireneo, vi dico anche io: Vogliatevi bene, carità fraterna… carità fraterna! FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 1 2 3 4 La vita dell’amore, II,127. Fin dal primo Regolamento, in vigore dal 26 dicembre 1929, viene proposta una forma di vita consacrata mediante i tre voti, in piena secolarità (“in mezzo al mondo”) e secondo la spiritualità francescana. Come fece P. Ireneo rispettando la vostra decisione di consacrarvi al Signore con i voti (cf 50º di fondazione, 26), cosi anche noi vogliamo rispettare le vostre scelte e il vostro cammino di consacrazione nel mondo. Cf o.c. 223. L’unione con Dio attraverso una vi- 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 ta intensa di contemplazione, insieme ad un apostolato attivo, sono le finalità della vostra consacrazione. Cf Novo millennio ineunte, 3. Vita Consacrata (=VC) 13. La vita dell’amore I,74. o.c. I,61. o.c. I, 49. o.c. I,19. VC 65. VC 18. Cf VC 69. VC 37. Ripartire da Cristo 18. La vita dell’amore II,59. o.c. II,7. o.c. II,76. o.c. II,115. I voti nella nostra comune spiritualità sono visti, soprattutto, nel loro contenuto positivo di libertà interiore, di carità, di completa adesione a Cristo. o.c. II,77. o.c. II,76. Cf Ripartire da Cristo 22. Cf o.c. 24. VC 25. VC 40. La vita dell’amore II, 77. o.c. II,98-99. VC 16¸Ripartire da Cristo 22. San Francesco, Saluto alla Vergine Maria, 1. La vita dell’amore II,37-38. Cf San Francesco, Ammonizione 6. VC 37. Novo millennio ineunte, 3. Cf VC 63. San Francesco, Lodi di Dio altissimo, 4. San Francesco, Regola non bollata 22,19. San Francesco, o.c. 22,26. 2. Omelia in occasione della solennità delle Stigmate Santuario della Verna, 17.09.2005 ALLA SCUOLA DI SAN FRANCESCO Gal 4, 14-18, Lc 9, 23-26 Carissimi fratelli e sorelle, vi saluto con le parole di Paolo ai Galati augurandovi «pace e misericordia» da parte di Dio, il «Padre delle misericordie». Siamo saliti oggi sulla santa montagna della Verna per lasciarci guidare dal “crocifisso della Verna”, Francesco d’Assisi; per contemplare il suo e nostro Signore, Gesù Cristo povero e crocifisso e per seguirlo fino alle ultime conseguenze. EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Siamo saliti con il fiato sospeso, consapevoli che l’incontro con Francesco, nel cui corpo sono impresse le stigmate del Signore, non ci può lasciare come prima. Il “Poverello di Assisi” ci rimanda sempre a Colui che, abbracciando la croce, è morto per i nostri peccati, e lui ci ricorda, come ha detto l’attuale Pontefice, Benedetto XVI, proprio alla Verna il 17 settembre 1988, che «la vera carta d’identità del discepolo di Gesù è la comunione con la croce». Non c’è sequela senza croce. È Gesù stesso a dircelo: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Il Vangelo che abbiamo ascoltato è un compendio della vita cristiana, lo specchio su cui il discepolo deve far riflettere il proprio volto (cf Gc 1, 22-25). Per il discepolo, pertanto, non c’è altra strada, altro cammino, se non quello seguito dal suo Maestro e Signore, il cammino della passione e risurrezione. Se il discepolo può dire «per me il vivere è Cristo» (Fil 1, 21), non può fare a meno di vivere nella propria carne la stessa passione del suo Signore Ma che cosa significano le stigmate nella vita di Francesco? Perché questo dono così straordinario? Francesco, vero «amante e imitatore» di Gesù, come dice di lui Santa Chiara (TestsCl 5), nella Verna si presenta a noi come l’uomo appassionato, innamorato del suo Signore. Dice San Bonaventura: «In lui l’incendio indomabile dell’amore per il buon Gesù si era sviluppato in vampe e fiamme di carità così forte, che le molte acque non potevano estinguerlo» (LegM XIII, 2). Francesco ha posto la sua mente, la sua anima e tutto il suo cuore nel Signore (cf 3LAg 14-15). Francesco si sente tutto del Signore e sente che il Signore è tutto per lui, fino al punto di potergli dire, nella preghiera che compose proprio qui, dopo aver ricevuto le stigmate: «…Tu sei il bene, il sommo bene… Tu sei bellezza… Tu sei gaudio e letizia… Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza…» (LodA 1-7). Chi può dire questo in momenti di grande sofferenza, fisica e spirituale, come quelli che stava vivendo Francesco, se non un 315 vero innamorato? Sì, la sua vita è la storia di un grande amore, folle e appassionato per Gesù. È la forza dell’amore che lo ha unito a Gesù, anche corporalmente e visibilmente. È l’amore che lo ha trasformato «tutto nel ritratto visibile di Cristo crocifisso» (LegM XIII, 3). È l’amore che lo ha portato a identificarsi pienamente, attraverso le Stigmate, con l’amato: «Il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante – dice san Bonaventura – nell’immagine stessa dell’amato» (LegM XIII, 5). Adesso può dire con san Paolo: «io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo» (Gal 6, 17). In questo contesto le stigmate di Francesco sono come il sigillo, il “sì” di Dio, all’amore appassionato del Poverello. D’ora in poi potrà dire con l’Apostolo: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20). Le stigmate sono anche un segno chiaro e tangibile di appartenenza di Francesco a Gesù. Nell’antichità gli schiavi venivano stigmatizzati come proprietà del loro padrone e come segno della protezione che il padrone esercitava su di loro. D’altra parte, come afferma la Sacra Scrittura, chi sarà segnato con la croce sulla fronte, sarà salvato. La croce è il sigillo di appartenenza a Dio in Gesù (cf Ap 7, 2ss; Ez 9, 4). Come Paolo che si vanta di portare nel suo corpo le stigmate di Gesù (cf Gal 6, 17) e quindi di essere «apostolo» (Gal 1, 12) e «servo di Gesù Cristo» (Rm 1, 1), così anche Francesco si può vantare di appartenere a Gesù, di essere “amico di Gesù”, “servo del Signore”, di essere tutto suo. Non era forse quanto lui stesso cercava, allorché rimase nudo davanti al vescovo di Assisi? Iniziava così la lunga spoliazione di tutte le cose per legarsi povero a Cristo povero e immedesimarsi in Lui. Da allora fino alla cristofania della Verna, la vita di Francesco è stata toccata dalla mano di Gesù, fino a raggiungere una comunione d’amore con Lui, così intima e forte da trasformare l’amante nell’amato. L’amore per Cristo, che per primo ha amato noi (1Gv 4, 10.19), spinge il discepolo ad avere la stessa vita dell’amato. 316 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Cari fratelli e sorelle, la festa delle Stigmate ci parla d’amore e ci parla di appartenenza. Amare vuol dire seguire, uscire dal proprio io, decentrarsi, smettere di pensare a se stessi e stare nell’amato. Ma questo amore che conduce alla sequela è possibile soltanto in chi ha conosciuto l’amore di Gesù per lui. Non si segue Gesù per amarlo, si segue perché, avendo conosciuto l’amore di Gesù per noi, uno è disposto ad amare fino alle ultime conseguenze. Cari fratelli e sorelle, nel 1224 san Francesco salì su questa santa montagna. Salì per incontrarsi con il suo Signore, «teso – come dice Bonaventura – alla ricerca del volere di Dio, a cui bramava con sommo ardore di conformarsi in tutto e per tutto» (LegM XIII, 4). Dopo circa 800 anni, l’ascesa di Francesco al monte rimane tuttora immagine dell’itinerario che ogni cristiano deve percorrere per incontrare il Signore, per conoscere la sua «santa e vera volontà» (PrC 5) e conformarsi in tutto al suo volere. Il piccolo Francesco diventa così nostro maestro spirituale. Seguiamolo per qualche istante, guidati dal racconto che Bonaventura fa delle stigmate, e san Francesco, l’uomo dalla “debole voce” (Giovanni Paolo II), ci insegnerà che per incontrarsi con Dio è necessario, prima di tutto, salire. Sì, come san Francesco, anche noi dobbiamo incamminarci verso il «monte eccelso», luogo dell’incontro con il Signore. La vita cristiana è sempre una salita, una purificazione del cuore, una morte a se stessi, un rinnegare se stessi, un morire alle opere del peccato. Paolo parla di crocifissione della carne per vivere una vita secondo lo Spirito (cf Gal 5, 24s). Salire su un «monte eccelso» esige, allora, una vera morte al peccato, un orientamento nuovo della propria esistenza, una vera conversione che tocchi il nostro essere nelle sue profondità. San Francesco ci insegna, inoltre, che per incontrarsi con Cristo è necessario, anche, andare in disparte. Sì, come Francesco anche noi dobbiamo lasciarci condurre “in disparte dalla Providenza”, cercare la solitudine, per “dedicarsi più pienamente a Dio”. In questa nostra società, dominata dalla fretta e dal rumore, si fa urgente cercare la quiete. Soltanto chi è separato dal rumore delle cure terrene, soltanto chi ha un cuore libero da tutto ciò che impedisce il “salire”, potrà, come Francesco, «sentirsi inondato con maggior abbondanza dalla dolcezza della celeste contemplazione» (LegM XIII, 1) e così vedere la gloria del Crocifisso. È necessario poi, come ci dice ancora Francesco, discendere dal monte. Si deve rifare la strada che ci ha portato alla cima del «monte eccelso», per incontrarsi con gli uomini e le donne nostri fratelli e sorelle. Discendere, ma trasformati, trasfigurati, portando in noi, come Francesco, «l’effigie del Crocifisso, raffigurata non su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artefice, ma disegnata nella [nostra] carne dal dito del Dio vivente» (LegM XIII, 5). Chi si è incontrato con Gesù, chi si è lasciato trasformare da Lui e in Lui, non può tornare in mezzo al mondo come prima, ma, come Francesco, deve essere e manifestarsi come “altro Cristo”. Cari fratelli e sorelle, il Signore ci concede questo momento di grazia e di intimità con Lui: lasciamo «che le piaghe del Signore siano impresse nel nostro cuore». Allora saremo veramente suoi e Lui sarà tutto per noi: il bene, ogni bene, il sommo bene, gioia, amore, bellezza, ricchezza, mansuetudine, custode, difensore e rifugio. E con san Francesco, lo “Stigmatizzato della Verna”, lo acclameremo dicendo: «… grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore». «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, Fratelli. Amen» (Gal 6, 18). FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFMMinistro generale 3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso di San Damiano San Damiano, Assisi, 24 settembre 2005 PORTATE OVUNQUE IL SEGNO DELL’AMORE DEL PADRE EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Carissimi fratelli, carissime sorelle, il Signore vi dia pace! 1. Otto secoli fa, un giovane di nome Francesco, veniva di frequente a visitare questa chiesa, sostava in preghiera silenziosa davanti al grande crocifisso che pendeva proprio sopra l’altare, guardava gli occhi grandi e luminosi di questo Crocifisso e, dai suoi occhi grandi e luminosi si lasciava guardare. Il giovane Francesco era inquieto, cercava qualcosa e non si accontentava di quel che aveva trovato fino a quel momento. Aveva nutrito sogni grandi, di gloria, di successo, di realizzazione personale, però quei sogni grandi erano andati in frantumi. E allora aveva iniziato a percorrere una via diversa, nutrita di silenzio e di preghiera. Aveva cominciato a lasciarsi provocare dalle situazioni che incontrava. I poveri e i lebbrosi vivevano situazioni così diverse da quelle del mondo agiato e potente al quale lui era appartenuto fino a quel momento. 2. In quel contesto, la preghiera del giovane Francesco cominciava a diventare umile e aderente alla propria realtà: «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio». La presunzione di sapere già quel che voleva dalla vita lasciava ora il posto alla preghiera del povero, del cercatore, del mendicante di luce! Ed è proprio in questo clima di preghiera e di apertura del cuore, che – finalmente – il Crocifisso dagli occhi grandi e luminosi lo guarda, gli parla con dolcezza e lo interpella aprendogli gli occhi: «Francesco, non vedi che la mia casa cade in rovina? Va’ e riparamela»! Francesco risponde con tutto l’entusiasmo della giovinezza: «Lo farò volentieri»! E con la disponibilità ingenua, sincera e concreta che sempre lo caratterizzerà, comincerà a restaurare materialmente questa piccola chiesa in cui ci troviamo. Piccola chiesa certo, ma che Francesco intuirà come il cuore contemplativo del nostro carisma francescano, il luogo dove Chiara e le sorelle continueranno ad attingere forza dalla contemplazione amorosa del suo Crocifisso, specchio per contemplare la vita stessa di Dio e via per accedervi. 3. Ora voi, carissimi fratelli e carissime sorelle, partendo da qui con la peregrinatio 317 del Crocifisso per raggiungere tutte le province dell’Italia, vi inserite nel solco di Francesco e di Chiara. Che la peregrinatio del Crocifisso di san Damiano sia un portare ovunque il più grande segno dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per l’intera umanità e per ciascuno di noi. Portare questa croce significhi portare il segno potente dell’amore di Dio «che ci ha tanto amati da donare il suo Figlio per noi». Portare questa croce sia portare l’annuncio della Pasqua: in Gesù glorificato e innalzato sulla croce il male, il peccato, la morte sono già state vinte e si apre per noi la possibilità della vita eterna, della vita piena ed autentica. Portare questa croce sia portare l’annuncio bello e gioioso che nessuno è talmente lontano da Dio da non poter essere avvicinato da quel Dio che ha manifestato la sua vicinanza estrema a ciascuno di noi proprio nel morire in croce della morte del maledetto, del malfattore, dello schiavo. 4. L’iniziativa della peregrinatio sia, perciò, anzitutto e soprattutto una iniziativa di evangelizzazione del mondo giovanile. E come questo Crocifisso ha saputo ascoltare le domande, le inquietudini, i sogni che si muovevano nel cuore del giovane Francesco, sappiate anche voi mettervi in ascolto dei giovani che incontrerete! Prima di dare le vostre risposte sappiate anche voi ascoltare le loro domande. E sappiate a vostra volta suscitare domande che aprano gli occhi all’assunzione gioiosa della vita come un dono da vivere responsabilmente e con amore, perché possa trovare la sua pienezza di significato nel dono di sé per amore. Che la peregrinatio sia perciò l’occasione per avviare un movimento di evangelizzazione, di preghiera, di ricerca in cui i giovani si sentano accolti e guardati con amore dal Crocifisso. Solo così potranno a loro volta lasciarsi aprire gli occhi da Lui, lasciarsi illuminare il cuore, schiodare le mani e i piedi, sciogliere la lingua e diventare testimoni dell’amore smisurato di Dio per ognuno di noi. 5. Il Crocifisso di san Damiano ha dato fiducia al giovane Francesco, affidandogli una missione grande e impegnativa. Sappiate anche voi fare altrettanto! Coinvolge- 318 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III te i giovani il più possibile nelle varie iniziative che realizzerete. Non considerateli destinatari passivi delle vostre proposte, ma soggetti ai quali lo stesso Crocifisso si rivolge per affidare loro grandi responsabilità: «Non vedi che la mia casa cade? Coraggio va’ e riparamela»! Che grazie alla peregrinatio molti giovani possano scoprire di essere chiamati ad assumere un ruolo attivo e costruttivo nella Chiesa, nella società civile, nel mondo! E che sentendosi coinvolti in prima persona possano essi stessi trasformare la propria vita in un dono d’amore. 6. Nell’affidarvi questo mandato desidero esortare ognuno di voi a mettervi in sintonia col Crocifisso, con la sua logica e con il suo messaggio. La semplicità, la fiducia, la povertà di mezzi, perfino una certa ingenuità caratterizzino le vostre iniziative, perché la potenza di Dio si manifesta proprio nella debolezza del Crocifisso e la sua sapienza si manifesta nell’apparente stoltezza della croce. Abbiate coraggio, siate capaci di osare, impiegate tutta la fantasia e la creatività che sono nel nostro DNA francescano. Abbiate fiducia! Parafrasando quel che Francesco dirà in altra occasione: «Se quest’opera viene da Dio, ci penserà Lui a farla conoscere»! Fate vostro l’atteggiamento di Maria, la Vergine fatta Chiesa, che proprio nella raffigurazione del crocifisso di san Damiano è ritratta con una mano al mento, nell’atteggiamento della contemplazione e con una mano rivolta al crocifisso, nell’atteggiamento di chi indica la via; ed i suoi occhi guardano il Figlio in croce, attingendo alla sorgente del dono, e guardano il discepolo amato, accogliendolo come proprio figlio. Sappiate anche voi contemplare e additare il Crocifisso, sappiate anche voi accogliere il dono della Sua vita e, per questo dono, sappiate accogliere tutti coloro che Lui vi donerà come fratelli. Il Signore vi manda e vi accompagna! Portate ovunque la sua croce! Portate ovunque la sua vita! FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFMMinistro generale 4. Lettera del Definitorio generale per la Solennità di san Francesco Roma, 4 ottobre 2005 LA FRATERNITÀ SEGNO PER IL MONDO D’OGGI O dilectissimi fratres, audite me, audite vocem patris vestris Cari Fratelli, il Signore vi dia pace! Ringraziamo Dio Padre perché, anche in occasione della Festa di san Francesco, si rinnova l’opportunità per continuare il dialogo fraterno, cominciato con voi all’inizio del nostro servizio come Definitorio generale, e per esprimervi il nostro augurio, perché su ciascuno di voi e sulla Fraternità universale siano sempre effuse con abbondanza le benedizioni del Signore. Disponendoci ad ascoltare la voce del nostro padre e fratello Francesco, che sopra ogni altra cosa desiderava vivere da figlio di Dio e fratello di tutti gli uomini, vogliamo condividere con voi il suo sogno più bello, che per ogni Frate Minore è al tempo stesso vocazione e provocazione: manifestare la paternità amorosa di Dio e, quindi, costruire una Fraternità universale. Il desiderio di fraternità è, infatti, proprio dello spirito francescano e lo stesso Francesco volle che tale termine comparisse nella denominazione del suo Ordine: «Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei Frati Minori» (1Cel 38), per meglio esprimere la novità che il Signore gli aveva ispirato. Anche l’ultimo Capitolo generale ci ha poi esortato a vivere la santità di Dio nella nostra vita fraterna che, costituendo una Priorità del nostro progetto di vita, è insieme dono e compito, grazia e responsabilità verso i nostri Fratelli, tutti gli uomini e tutte le creature. Vogliamo, dunque, condividere non tanto una riflessione teorica ma le nostre esperienze, dove abbiamo visto il manifestarsi della fraternità nell’aiuto reciproco e generoso tra le Province e il Definitorio generale, nell’animazione e nelle visite ai Fratelli, nell’accoglienza che ogni volta incontriamo. Per tutto questo vi ringraziamo e diciamo: «Laudate e benedicite mi’ Signore, e rengraziate e serviateli cum grande humilitate» (Cant). EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. In ascolto di frate Francesco In questo giorno di festa vogliamo stringerci attorno al nostro padre san Francesco, desiderosi di ascoltare le sue parole, che ci parlano con amorosa semplicità e profonda convinzione della sua vita, fattasi interamente dono per il Signore e sua eredità per noi. Francesco sa che il Signore è stato buono con lui e che la fraternità nasce dall’esperienza di un Dio che è relazione d’amore nella Trinità. In questo amore Francesco scopre la paternità di Dio e si sente figlio; sperimenta di essere fratello di Gesù, il Figlio amato dal Padre; vive questo amore che unisce nello Spirito Santo. L’amore trinitario è dunque il modello che ispira la vita fraterna perché sia una vera famiglia (cf Rnb 9,10-11; Rb 6, 8-9). Per Francesco la fraternità è rivelazione di Dio; la via attraverso cui il Signore mostrò la sua volontà come progetto per una vita eminentemente evangelica. È il santo Vangelo, infatti, che propone Gesù come fratello dell’umanità nel mistero della sua Incarnazione e Passione (cf 2Lf 56), nella sua umiltà e povertà. Considerando così la fraternità di Cristo tra noi, ci è rivelato il fondamento della vita evangelica. 2. Imparando ad essere fratelli Quando ogni giorno ci guardiamo in questo specchio (cf 4LAg 15-16) per diventare fedeli a quel dono che il nostro padre san Francesco ci ha lasciato come rivelazione del Signore, la nostra condivisione si fa supplica di intercessione: «Salve, sancte Pater, patriae lux, forma Minorum, virtutis speculum…». Alla scuola di Francesco impariamo che per sentirci fratelli di tutti dobbiamo avere prima un atteggiamento filiale con Dio. La tenerezza e l’amore per i fratelli sono conseguenza della felicità di avere Gesù per fratello e della consapevolezza che il Signore si dona e si fa presente nel fratello. Quindi, l’amore fraterno è infuso dallo Spirito Santo nel cuore per servire e per obbedire spiritualmente al fratello, e, come ci insegna san Francesco, per vivere la fraternità c’è bisogno di possedere lo Spirito del Signore e le sue sante opere (cf Rb 10,10). Se siamo 319 in grado di riconoscere con umiltà di aver bisogno di imparare a vivere da fratelli, condividendo la vita e testimoniando insieme i valori evangelici, allora la fraternità diventerà modello d’ogni famiglia umana, anzi di più, si trasformerà in un luogo di incontro con Dio ed in una benedizione (cf 1Lf 6). La fraternità, infatti, è il frutto che germoglia e fiorisce nella terra feconda dell’esperienza viva di un rapporto filiale col Padre e di un rapporto fraterno con Gesù Cristo. Il singolare contributo di Francesco alla Chiesa e alla storia è la sua ingenua e incredibile utopia di una fraternità evangelica ed universale. È questa fraternità quella che crea rapporti nuovi ed originali fra le persone e con tutto il creato e che diventa testimonianza provocante per il nostro mondo. Lo sguardo fraterno ed innocente di Francesco può però nascere in noi soltanto se riusciremo a liberarci dalla tentazione così forte del potere e del possedere, che sono delle vere sfide per la Fraternità. Si tratta di sfide concrete che raccogliamo ogni giorno nell’esperienza delle nostre visite fraterne, dalle relazioni dei Visitatori generali o negli incontri con i Ministri provinciali, quando ci accorgiamo che stiamo distruggendo la fraternità: • cercando prestigio, onori e comando, più che servire; • anteponendo il nostro progetto e i nostri interessi a quelli della Fraternità; • preferendo le identità di gruppo e le affinità etniche e culturali alla famiglia spirituale; • non condividendo tutto quello che siamo e abbiamo; • essendo incapaci di riconoscere che abbiamo fatto del male e di chiedere perdono o di offrirlo (cf Lmin 7-10). Bisognerà chiedere ogni giorno al Signore che ci conceda l’umile fedeltà al dono di essere fratelli. Se, infatti, non si guarda con occhi nuovi la realtà della persona, non potrà nascere e mantenersi viva l’utopia della fraternità e la fede per cui l’altro, al di là dei suoi sbagli e delle sue debolezze, può essere realmente mio fratello. 320 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 3. Illuminare il mondo con il segno della fraternità Se la fraternità è parte fondamentale della nostra spiritualità dobbiamo vivere quello che il Capitolo generale ha chiamato “la santità fraterna” e le sue conseguenze. Ci spinge su questa strada anche la consapevolezza che la fraternità è un nostro contributo all’evangelizzazione, perché essa diventa per se stessa il modo migliore di evangelizzare: “la nostra forma di vita è il primo modo di evangelizzare” (Sdp 42). Nella Chiesa, che si riscopre come comunione, la fraternità è un segno visibile che siamo chiamati a custodire e manifestare. Da tempo ormai usiamo l’espressione fraternità-in-missione che ha anche questo significato: nella misura in cui siamo fraternità, siamo già anche “in missione”. La fraternità non si costituisce prima della missione, ma proprio il nostro essere fraternità è la prima modalità della nostra missione. Ogni gesto di fraternità diventa così un gesto missionario e, d’altra parte, sappiamo di non essere stati chiamati per noi stessi, ma a diventare una fraternità per la salvezza del mondo. «Le nostre Fraternità e i nostri posti di lavoro assumono la sfida etica di essere segni che suscitano il desiderio di un altro cammino di convivenza e di relazione: quello che conduce alla pienezza della vita mediante la via del dialogo». Questo abbiamo dichiarato nel Capitolo Generale 2003 (Sdp 31), ma occorre esaminare i nostri comportamenti e verificare se abbiamo veramente assunto questa sfida etica, facendo entrare il dialogo nelle nostre Case e nei nostri posti di lavoro. Nessuna opera, per quanto sia importante, può esimersi da questa responsabilità. Come siamo responsabili della continuazione di quelle opere in cui molti Frati hanno speso le loro migliori energie apostoliche, così, nei confronti della Chiesa, siamo responsabili di offrire sempre un segno della possibilità di vivere in fraternità. Ad ogni forma di missione ed apostolato vogliamo perciò sempre associare il segno di una fraternità vissuta. Anche in questo ambito desideriamo richiamare l’attenzione su alcune sfide: - privilegiare nelle scelte pastorali quelle che sono più in consonanza con la nostra forma di vita; - lasciarsi «sedurre dai chiostri dimenticati, dai chiostri inumani dove la bellezza e la dignità della persona sono continuamente offuscate» (Sdp 37), vivendoli all’interno di un progetto di vita fraterna che sia luce per il mondo; - essere vicini alla gente, condividendo la nostra vita e missione con le sue gioie e difficoltà; - sottolineare il valore particolare della vita fraterna nei territori di missione ad gentes, per annunciare al mondo l’amore capace di superare le divisioni di razza, colore, tribù; - avere come criterio nella ristrutturazione di presenze e opere quello di mantenere viva un’autentica vita fraterna. La crisi di fede e dell’etica del nostro tempo ci interroga sulla reale possibilità della comunione. All’inizio della storia della Chiesa lo Spirito di Dio ha costituito un popolo nuovo prendendolo dalle genti e ha così offerto a tutto il mondo la possibilità di vivere la comunione con Gesù. Lo stesso Spirito ci spinge oggi ad essere nel mondo un segno della realtà di questa possibilità. 4. Conclusione Nel maggio 1226 San Francesco scrive il piccolo Testamento di Siena. In esso il suo sentimento di unità fraterna varca i confini dello spazio e del tempo: «benedico tutti i miei frati che sono ora in questa Religione e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo», e la sua prima preoccupazione è che i suoi frati vivano come fratelli: «sempre si amino tra loro come io li ho amati e li amo». Con l’avvicinarsi della morte vediamo come a frate Francesco, che aveva rinunciato a tutto, rimanga un solo desiderio: essere più vicino ai suoi fratelli. Per questo il suo biografo ci racconta che, poco prima di passare da questo mondo al Padre, si fece leggere quel brano del Vangelo di Giovanni, di cui tanti passaggi aveva già inserito nella Regola non Bollata. Le ultime parole di Francesco, come quelle di Gesù nell’Ultima Cena, sono per l’unità dei suoi Frati: EX ACTIS MINISTRI GENERALIS «Padre santo, custodisci nel Nome tuo coloro che mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi» (Rnb 22,45). È con questo desiderio che vuole andare incontro a sorella morte che, qualche mese prima, aveva cantato nel Cantico della fraternità universale: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale» (Cant). Quest’ultimo episodio della vita di Francesco – rimeditato quasi al termine dell’Anno dell’Eucaristia, mentre il Sinodo dei Vescovi è riunito a riflettere proprio su questo grande mistero – ci ricorda che la fonte che sostiene e anima la nostra fraternità è il mistero di Cristo, che ha dato la sua vita perché noi diventassimo fratelli e cercassimo di costruire ogni giorno legami, visibili e invisibili, di fraternità. Alla fine di questo mese di ottobre 2005 il Definitorio generale si riunirà con tutti i Maestri di noviziato del nostro Ordine ai piedi di Santa Maria degli Angeli per dire con una parola forte e decisa la volontà di andare con spirito rinnovato verso l’VIII Centenario del nostro Ordine. Lì invocheremo lo Spirito di Dio perché ci renda ancora più profondamente segno di fraternità per la salvezza del mondo. La benedizione del nostro Serafico Padre ci accompagni in questo cammino. I vostri fratelli del Definitorio generale FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM (Min. Gen.) FR. FRANCESCO BRAVI, OFM (Vic. Gen.) FR. AMARAL BERNARDO AMARAL, OFM (Def. Gen.) FR. AMBROGIO NGUYEN VAN SI, OFM (Def. Gen.) FR. FINIAN MCGINN, OFM (Def. Gen.) FR. JAKAB VÁRNAI, OFM (Def. Gen.) FR. MIGUEL J. VALLECILLO MARTÍN, OFM (Def. Gen.) FR. SIME SAMAC, OFM (Def. Gen.) FR. MARIO FAVRETTO, OFM (Def. Gen.) FR. LUIS G. CABRERA HERRERA, OFM (Def. Gen.) FR. JUAN IGNACIO MURO ARÉCHIGA, OFM (Def. Gen.) FR. SANDRO OVEREND RIGILLO, OFM (Seg. Gen.) Prot. N. 096095 321 5. Carta con ocasión del inicio de las celebraciones del VIII Centenario de la fundación de la Orden ES EL MOMENTO DE DISCERNIR Roma, 4 de octubre de 2005 Solemnidad de nuestro padre san Francisco Queridos hermanos, queridas hermanas: El Señor os dé la paz. El 8 de diciembre pasado os escribí presentándoos el proyecto La gracia de los orígenes, aprobado por el Definitorio general para conmemorar el VIII Centenario de la fundación de la Orden. Hoy me acerco de nuevo a vosotros para anunciaros que el inicio de la primera etapa de dicho proyecto y, con él, el inicio de las celebraciones del VIII Centenario será el día 29 de octubre de 2005. Esta primera etapa durará todo el año 2006.El Definitorio general ha pensado en esta fecha por coincidir con la clausura del II Congreso Internacional de Maestros de Novicios O.F.M., que se celebra durante este mes de octubre en Santa María de los Ángeles, la Porciúncula (Asís). Los actos previstos para iniciar dicha etapa son dos. El día 28, a última hora de la tarde, haremos una peregrinación desde la Basílica de Santa Clara (Asís), donde las Hermanas Clarisas custodian desde hace siglos el Crucifijo de San Damián ante el cual oró tantas veces san Francisco, hasta la Iglesita de San Damián, donde terminaremos con una vigilia de oración. El día 29 a las 11, 00, en la Basílica de Santa María de los Ángeles (Asís), tendremos la solemne celebración de la Eucaristía, al final de la cual se hará entrega de una reproducción del Crucifijo de San Damián a los hermanos allí presentes, tal como se sugiere en el proyecto La gracia de los orígenes. En ambas celebraciones participarán, junto con los miembros del Definitorio general, todos los participantes al II Congreso de Maestros de Novicios O.F.M. y los hermanos llegados a Asís para tal ocasión. Todos los hermanos y hermanas serán bienvenidos/as a dichas celebraciones, especial- 322 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III mente a la Eucaristía del 29. Soy consciente, sin embargo, que pocos podrán estar físicamente presentes en Asís ese día a causa de las distancias. A todos y a todas, sin embargo, pido vuestra oración por el éxito del Centenario. Por otra parte, ruego a todos los Ministros y Custodios que programen en sus respectivas Entidades una celebración especial para iniciar esta primera etapa del Centenario, tal como prevé el proyecto La gracia de los orígenes. Esta primera etapa del Centenario está centrada, como bien sabéis, en el tema del discernimiento. Siempre, pero especialmente durante el año 2006, todos los hermanos estamos invitados a realizar un análisis profundo (sentido etimológico de discernimiento) de la situación en que nos encontramos, tanto a nivel personal como institucional, para elegir lo que es bueno según el querer de Dios, los criterios del Evangelio y la forma vitae que prometimos observar fielmente el día de nuestra profesión, y plasmarlo luego en un proyecto coherente de vida personal y fraterno, objetivo del año 2007, conscientes que sólo así podremos celebrar con gozo el don de nuestra vocación, objetivo previsto para el 2008-2009. Este análisis/discernimiento, para que nos lleve a una renovación profunda de nuestra vida y misión, objetivo final del análisis/discernimiento ha de ser realizado desde la fe y en actitud de escucha obediente a las inspiraciones del Señor. En este contexto os recuerdo algunos medios que se han de privilegiar tanto en la vida personal como fraterna durante este año. La oración Una oración prolongada, sin reloj, y “afectiva”, como la de Francisco (cf 2Cel 95). Una oración “vinculante”, a través de la cual podamos comprender que Dios bendice (decir bien) nuestras opciones (cf Gn 32, 27). La escucha atenta de la Palabra de Dios Una escucha sapiencial e interpelante, que nos lleve a acoger la Palabra como alimento para la vida y para el camino diario. Una escucha que nos lleve a la obediencia, a la apertura incondicional y a la plena disponibilidad a las exigencias de la Palabra, y, de este modo, podamos decir con Francisco: “Esto es lo que quiero, esto es lo que pido, esto es lo que deseo cumplir con todo mi corazón” (1Cel 22). La escucha de cuanto nos dice y pide la Iglesia, en cuanto Hermanos Menores y consagrados La Iglesia, a la que deseamos amar como la amó Francisco (cf 2Regla 12, 4; Testamento de Siena 5), es el espacio vital en el que, como Hermanos menores, queremos vivir el Evangelio (cf CCGG 1, 1). Es necesario, por tanto, escucharla desde una actitud de “obediencia caritativa” (cf Adm 3). La escucha de cuanto nos dice y pide Francisco Hemos profesado “seguir incesantemente a Cristo en el mundo actual según la forma de vida y la Regla de san Francisco” (CCGG 126). Esto nos exige una escucha reverente y cordial de nuestro padre y hermano el Poverello de Asís, para poder ordenar nuestra vida según su “forma vitae” (cf CCGG 6, 2) y “observar siempre la vida y Regla de los Hermanos Menores” (CCGG 5, 2). La escucha del Señor en los signos de los tiempos (cf Lc 12, 56) A través de los cuales nos sentimos interpelados por el Señor de la historia y llamados a dar una respuesta en cuanto Hermanos Menores. En este momento de gracia que vamos a iniciar, el Señor nos invita a escuchar su voz en los acontecimientos de la historia y a detectar su presencia siempre actuante. Como nos recuerda el documento final del Capítulo general de 2003, por nuestra parte, los signos de los tiempos “requieren reconocimiento, lectura, interpretación y juicio a nivel personal y en el seno de la fraternidad” (Sdp 6). Para nosotros Hermanos Menores el discernimiento y la escucha han de hacerse ciertamente a nivel personal pero también en diálogo con los hermanos. Es por ello que pido a cada hermano el que privilegie EX ACTIS MINISTRI GENERALIS en su propia vida momentos prolongados de retiro y de encuentro consigo mismo (moratorium), preguntándose una y otra vez “Señor, ¿qué quieres que haga?”, como lo hizo Francisco hace ahora precisamente 800 años. Pido también a los Ministros, Custodios y Guardianes que programen y fomenten todo tipo de encuentros de reflexión fraterna, tanto a nivel local como provincial, en los que todos nos sintamos motivados a preguntarnos: “¿Qué hemos de hacer hermanos?” (Hch 2, 37) y en los que, en clima de gran familiaridad (cf 2Regla 6, 7-8), sea posible una confrontación serena y fraterna que nos acerque lo más posible a la objetividad de las situaciones que hemos de analizar y a asumir lo que agrada al Señor y lo que es bueno para la fraternidad. El Capítulo de Pentecostés 2003 nos recordaba la urgencia de “acoger el Espíritu”, de “nacer de nuevo” (Jn 3, 3) y de “no domesticar las palabras proféticas del Evangelio para adaptarlas a un estilo de vida cómodo” (cf Sdp 2). El Señor nos ofrece este tiempo de gracia, esta ocasión propicia para convertirnos. Sepamos acogerla, tanto a nivel personal como fraterno. Y para terminar os pido a todos/as que oréis por el fruto de esta primera etapa del Centenario con esta u otra oración: Oh alto y glorioso Dios, • al celebrar “la gracia de los orígenes”, queremos mirar a Francisco, a Clara, a los hermanos y hermanas que nos precedieron. Por ellos y por todo el bien que has derramado sobre nuestra Orden y sobre nuestra Familia en estos 800 años de historia y de gracia: todo honor y toda gloria a ti que eres el bien, todo bien, sumo bien (cf AlD 3). Al mismo tiempo queremos reproducir con audacia la creatividad y la santidad de Francisco (cf VC 37); queremos recordar y contar la gran historia de nuestra Fraternidad, pero sobre todo queremos escribir el tramo de historia que nos corresponde (cf VC 110); queremos cantar las obras de nuestros antepasados, pero especialmente queremos inspirarnos en ellas para hacer 323 la parte que nos corresponde en este momento de gracia que nos ha tocado vivir (cf Adm 6); queremos ser memoria del pasado, pero sobre todo profecía del futuro (NMI 3). Por ello te pedimos: Ilumina las tinieblas de nuestro corazón: • para que distingamos lo que viene del Espíritu y lo que le es contrario (cf 1Ts 5, 21); • para que sintamos la urgencia de la conversión, tanto a nivel personal como institucional; • para que volvamos a lo esencial de nuestra experiencia de fe y de nuestra espiritualidad; • para que podamos leer e interpretar a la luz del Evangelio los signos de los tiempos (cf Lc 12, 56). Danos fe recta, esperanza cierta y caridad perfecta: • para no caer en la tentación de la resignación, de instalarnos, de repetirnos, de anular los sueños más profundos y de perder poco apoco la alegría de nuestra fe; • para no domesticar las palabras proféticas del Evangelio y adaptarlas a un estilo de vida cómodo; • para que no desoigamos tu voz en los acontecimientos de la historia: el grito que nos viene del mundo de los excluidos, de la muerte de tantos inocentes y de tantas personas golpeadas por la injusticia, manipuladas y marginadas. • • • • Danos sentido y conocimiento Señor para cumplir tu santa y veraz voluntad, de tal modo que podamos: nutrir con la fuerza liberadora del Evangelio a nuestro mundo fragmentado y hambriento de sentido, tal como hicieron en su tiempo Francisco y Clara de Asís; ser signos legibles de vida para un mundo sediento de un “cielo nuevo y una tierra nueva” (Is 65, 17); dar a luz una nueva época en la que todos puedan acercarse hacia la paz y el bien ; elaborar y llevar a cabo nuevos proyectos de evangelización para las situaciones actuales. 324 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Padre bueno: Haz que a la escuela del Evangelio asimilemos los sentimientos de tu Hijo y aprendamos a seguirlo fielmente. Señor nuestra riqueza: Confírmanos en la fidelidad a tu Evangelio. Espíritu Santo consolador: Haz que nuestra Orden mantenga siempre vivo y operante el anuncio misionero del Evangelio. “Virgen hecha Iglesia”: Alcánzanos de tu Hijo la gracia de volver a lo esencial de nuestra forma de vida. Padre y hermano Francisco: Vela constantemente por estos hijos tuyos. Amén. Fraternalmente FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro general Prot. N. 096157 6. Intervento al Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia Città del Vaticano, 08.10.2005 IL PANE DELLA PAROLA E IL PANE DELL’EUCARISTIA Santo Padre, Eminenze ed Eccellenze reverendissime, Fratelli e Sorelle: il Signore vi dia Pace! Il mio intervento fa riferimento ai numeri 46-48, e come corollario ai nn. 39.54.55-56, dell’Instrumentum laboris, dove viene ribadita l’«unità delle due “mense”, quella della Parola e quella del Pane» (Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Mane nobiscum Domine, 12; cf. IL 46), per sottolineare l’importanza della Parola non solo per la comprensione del mistero dell’Eucaristia, ma anche per la vita e la spiritualità di ogni credente in Cristo. La mia riflessione prende avvio da una frase di san Francesco d’Assisi. Scrive il Poverello: «niente possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (Lettera ai chierici, 3). Una lezione sapienziale Sappiamo che il Poverello, da quando udì la voce del Crocifisso di San Damiano, visse per realizzare in pienezza il desiderio più profondo del suo cuore: seguire Cristo fino ad identificarsi in Lui sul monte della Verna. Ma il Cristo che Francesco seguì, e propose di seguire con la sua vita evangelica, non è un Gesù «immaginato» o «sognato», ma Colui che vede nel «corpo e sangue del Signore» e «nelle sante parole del Signore» (cf Testamento, 8.13; Ammonizione, I.XX; Lettera ai chierici, 3), dando così alla sua fede un punto di riferimento oggettivo e accogliendo il modo scelto dal Signore per rivelarsi all’uomo. E tanta e tale fu la fede di Francesco nel «corpo e sangue» e «nelle sante parole» che non solo le due «mense» alimentano la sua vita e motivano le sue scelte, ma queste meritano ogni onore e venerazione, poiché per il «santissimo corpo e sangue del Signore... tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente» e «in virtù delle parole di Cristo si compie il sacramento dell’altare» (Lettera all’Ordine, 12; cf Test 11-12; IL 40.63-64). Il pane di vita L’azione dello Spirito e la «conoscenza della Parola attraverso la Liturgia, colloca l’intuizione sapienziale di Francesco nella linea della tradizione della Chiesa, brillantemente sintetizzata dal Concilio Vaticano II: «la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non tralasciando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita prendendolo dalla mensa sia della parola di Dio e sia dal corpo di Cristo» (DV 21). La «venerazione» per la mensa della Parola è essenziale per sedersi alla mensa del «corpo di Cristo», poiché, dice sant’Ireneo: «il vino mescolato nel calice e il pane confezionato ricevono la parola di Dio e diventano Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo» (Contro le eresie) o, come scrive san Francesco: «non ci può essere il corpo e sangue di Cristo se prima non è santificato dalla parola» (Lch 2). La Parola di Dio, infatti, proclamata nell’Eucaristia annuncia ciò che il sacramento realizza, rivelando alla comunità ecclesiale il significato dell’azione sacramentale. È es- 325 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS senziale anche per un altro motivo: se è vero che l’Eucaristia realizza, «per antonomasia», la presenza di Cristo in mezzo a noi, è altrettanto vero che si può vedere il Signore solo se i nostri occhi vengono illuminati dalla Parola ascoltata nello Spirito, che è l’ispiratore della Parola: «la sacra Scrittura deve essere letta ed interpretata – dichiara la Dei Verbum – con l’aiuto dello Spirito Santo mediante il quale è stata scritta» (n. 12). Alcune indicazioni Per «fomentare l’intimo legame tra l’annuncio e l’ascolto della Parola di Dio e il mistero eucaristico» (Paolo VI, Eucharisticum mysterium, 12), bisogna che la Parola di Dio, proclamata nell’Eucaristia ed accolta nella fede dall’assemblea dei fedeli, sia la prima, fondamentale e necessaria forma di comunione con Gesù Cristo. Non si può fare comunione con il Signore, mangiando il suo corpo, se prima non si è fatta comunione, accogliendolo nella sua Parola. Nonostante, però, una maggiore sensibilità verso la «mensa» della Parola, questa nella realtà quotidiana della Chiesa non ha il posto centrale che le compete. Spesso i fedeli fanno ancora fatica a riconoscere la presenza del Signore nella Parola di Dio che viene proclamata, ancora di più a riconoscere il suo carattere profetico, di una Parola destinata a realizzarsi nella celebrazione. C’è bisogno, allora, di un cambiamento di mentalità e di prassi pastorale. Questo esige, tra l’altro, che: • i pastori abbiano una seria formazione biblica e liturgica, perché siano in grado di suscitare lo stupore per il mistero eucaristico e per il mistero della Parola; • l’omelia ponga la Parola di Dio in riferimento anzitutto alla celebrazione sacramentale: sia, cioè, mistagogica e non si trasformi in catechesi che ha altri spazi nella vita della comunità ecclesiale (cf IL 47); • i documenti del Magistero, l’insegnamento teologico e l’esercizio del ministero pastorale sottolineino l’importanza della Parola di Dio, invitino i fedeli ad una sua lettura frequente e meditata, li educhino a stimare e ad amare il pane della Parola come hanno appreso per grazia a stimare e ad amare il pane dell’Eucaristia; • ogni progetto di evangelizzazione deve essere animato dalla Parola, centrato sulla Parola ed orientato all’obbedienza alla Parola di Dio. Anche con l’attuazione di queste indicazioni la Parola di Dio diverrà «alimento per la vita, per la preghiera e per il cammino quotidiano» (CIVCSVA, Ripartire da Cristo, 24), così che, in una società profondamente ferita dal relativismo, la Parola celebrata e vissuta possa essere un effettivo punto di riferimento sul quale edificare la vita della comunità e la vita personale di ogni credente. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale delle celebrazioni dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine Assisi, Basilica S. Chiara, 28.10.2005 CAMMINIAMO INSIEME Care Sorelle Clarisse: «Salute e pace» (LErm 1). In voi saluto tutte le Sorelle Povere di Santa Chiara sparse nel mondo. Le mie prime parole, in questa notte di grazia, desiderano esprimere riconoscenza per ciò che siete nella Chiesa e nella Famiglia Francescana; per il vostro amore di sorelle verso di noi, vostri fratelli, Frati Minori. So quanto pregate e vi sacrificate per la Chiesa, per i Frati Minori e, in particolare, per me. Grazie di tutto. La vostra preghiera è la migliore manifestazione del vostro grande amore. Continuate ad essere fedeli alla vostra vocazione nella Chiesa e nella Famiglia francescana: rialzate le membra cadenti del Corpo ineffabile di Cristo (cf 3LAg 8)! Cari Fratelli: «Il Signore vi dia pace». Vi saluto e abbraccio tutti, mentre vi ringrazio per la vostra presenza in questa Basilica che gelosamente custodisce due tesori: i venerati resti della «pianticella del beatissimo padre Francesco» (RsC 1,3) e il Crocifisso davanti al quale, all’inizio della sua conver- 326 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III sione, era solito pregare san Francesco. In voi, cari Ministri, saluto tutti i Ministri e servi delle diverse Fraternità provinciali e tutti i Frati che vi sono stati affidati. Saluto in modo speciale i Maestri dei novizi e, in loro, tutti i Formatori dell’Ordine, che ringrazio per il loro servizio, e tutti i formandi. Oggi cominciamo il cammino che ci condurrà alla celebrazione de la grazia delle origini, alla celebrazione, nel 2009, dell’VIII Centenario della Fondazione del nostro Ordine. In questo contesto sento il bisogno di chiedere a tutte le Sorelle Povere di Santa Chiara e a tutti i Frati Minori: camminiamo insieme! Abbiamo bisogno gli uni delle altre per essere fedeli alla nostra vocazione. Se Francesco e Chiara sono due nomi che non possono essere separati, come a ragione ebbe a dire il venerato papa Giovanni Paolo II, allo stesso modo noi e voi non possiamo camminare separati. Le nostre vocazioni e missioni sono complementari: «complementarietà fra la predicazione del Vangelo, svolta da Francesco e dai suoi frati, e la vita contemplativa nella povertà e nella penitenza, abbracciata da Chiara e dalle sue sorelle» (Giovanni Paolo II). Solo camminando insieme saremo fedeli alla volontà di Francesco e Chiara. Come ben sappiamo nell’anno 2006 ci lasceremo guidare dalla domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?», ovvero dal tema del discernimento. Credo che questa domanda e questo atteggiamento debbano essere molto presenti nella nostra vita di Frati Minori e di Sorelle Povere di Santa Chiara. Nessuno – né voi, né noi – deve sottrarsi alla fatica di riscoprire la «leggenda divina» di Francesco e di Chiara (Giovanni Paolo II); di discernere e cercare ciò che meglio corrisponde a quanto «ci mostrò e insegnò con la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco, di lui [Cristo] vero amante e imitatore» (TestsC 5); di prendere la decisione di avere il cuore costantemente rivolto al Signore; di porre la propria mente, il proprio cuore e la propria anima nel Signore (cf 3LAg 12-13). «Signore, che vuoi che io faccia?». Care Sorelle, cari Fratelli, in questo anno di grazia, che inaugureremo ufficialmente domani, ricordiamo il nostro proposito (cf 2LAg 11), cosicché con «corsa veloce» e «passo leggero» (2LAg 12) possiamo percorrere con più sicurezza la via dei comandamenti del Signore (cf 2LAg 15). L’icona che i nostri occhi contemplano, il famoso “Cristo di San Damiano”, è testimone della prolungata orazione di Francesco e Chiara. Non abbiamo testimoni diretti dell’orazione di Chiara davanti all’immagine di questo Crocifisso, ma certamente lo deve aver contemplato molte volte, così come lei stessa chiede ad Agnese di fare: «Alla fine dello stesso specchio contempla l’ineffabile carità, per la quale volle patire sull’albero della croce e su di esso morire» (4LAg 23). Da questa contemplazione nascerà la sua trasformazione in Lui, da essa trarrà la forza necessaria per mantenersi fedele al proposito di seguire Cristo povero e grazie ad essa potrà caricarsi della croce dell’infermità che porterà per molti anni. Di Francesco, invece, non solo abbiamo notizia della sua frequente preghiera davanti a questo crocifisso, ma ci è giunto anche il testo usato dal Poverello nei momenti di ricerca della volontà del Signore. Si era intorno all’anno 1206 e il giovane Francesco stava passando una vera “notte oscura dell’anima”. In questa situazione prega incessantemente: «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. E damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento» (PCr). In questo momento di buio la ricerca di Francesco si trasforma in orazione perché il Signore illumini la sua notte, gli manifesti la sua volontà e gli dia la forza per compierla. Cari Fratelli e care Sorelle, durante questo primo anno dell’itinerario giubilare anche noi siamo invitati a metterci davanti al Crocifisso, in un clima di orazione e di apertura del cuore; siamo invitati a lasciarci guardare dai suoi grandi e luminosi occhi, ad ascoltare la sua dolce ed interpellante voce, che oggi come ieri ci ripete: «Va’ e ripara la mia Chiesa…». Permettiamo a EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Cristo, come al cieco nato o al giovane Francesco, di aprire gli occhi del nostro cuore in questo anno di grazia, perché conosciamo, e con la sua grazia adempiamo, in ogni momento il suo «santo e verace comandamento». Mentre ci disponiamo a ciò, seguendo l’esempio di Francesco, preghiamo: «Altissimo, glorioso Dio», che i nostri cuori siano sempre rivolti verso di te, per camminare secondo i tuoi comandamenti e compiere sempre la tua santa volontà. «Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio», concedici un cuore saggio e intelligente per non deviare dal giusto cammino e distinguere il bene dal male. «Signore solo Dio, che compi meraviglie», che il tuo alito soffi su di noi per renderci capaci di osare nel nome di Gesù; stendi la tua destra e guidaci con forza e misericordia sulla via evangelica che rivelasti a Francesco; sii nostra forza e salvezza, perché camminiamo in fedeltà, giustizia e rettitudine di cuore. «Dio onnipotente, misericordioso Salvatore», aumenta la nostra fede, speranza e carità e, per conseguire le tue promesse, concedici di amare e compiere il tuo «santo e verace comandamento». «Altissimu, onnipotente, bon Signore», in questa notte di grazia ti presentiamo tutti i Frati dell’Ordine: quelli che vivono con gioia la loro vocazione francescana, perché tu li confermi nel cammino iniziato; quelli che sono tentati di volgere indietro lo sguardo, perché sentano la tua vicinanza; gli anziani, perché non diminuisca la loro fede; gli adulti, perché non venga meno la loro speranza e il loro amore per te e, attraverso di te, per tutti gli uomini e le donne, nostri fratelli e sorelle; i giovani, perché pongano la loro mente, l’anima e il cuore in te, somma bellezza e ricchezza a sufficienza; i sani, perché non dimentichino mai che la forza viene da te; gli infermi, perché trovino in te la loro consolazione. Signore, resta con noi, ora e sempre. Fiat. Fiat. Amen. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 327 8. Eucaristia di apertura del cammino di preparazione all’VIII centenario della fondazione dell’Ordine S. Maria degli Angeli-Assisi, 29.10.2005 SIGNORE, CHE VUOI CHE IO FACCIA? 1Ts 5,12-24; Sal 115,12-19; Lc 12,54-59; 3Comp 6 Carissimi Fratelli e Sorelle, il Signore vi dia pace! È stato il Capitolo generale del 2003 a volere fortemente che si continuasse con gli incontri formativi per i responsabili della formazione (cf Sdp, Proposte 1), ribadendo così la centralità che essa riveste per il presente e il futuro dell’Ordine. Il II Congresso Internazionale dei Maestri dei Novizi OFM che oggi si chiude, sotto lo sguardo materno di Santa Maria degli Angeli, in questa suggestiva cornice della Porziuncola, va incontro a questa richiesta e sottolinea l’importanza di questa tappa formativa. L’anno di Noviziato, infatti, ha come principale obiettivo quello di accompagnare il Novizio nell’esperienza della sequela radicale di Gesù Cristo secondo la forma di vita francescana (cf RFF 190-192). Grazie, cari Maestri, per il vostro lavoro e la generosa dedizione! Con l’insegnamento della parola e, soprattutto, con l’esempio della vita voi mostrate ai Novizi «la bellezza della sequela del Signore» (VC 66), in sintonia con le scelte evangeliche che ci trasmise Francesco. Portate il nostro saluto ai Frati, che sono con voi nelle Fraternità formative, e ai Novizi che il Signore vi ha affidato. Noi Frati minori iniziamo oggi il cammino che ci porterà in questi anni, mentre facciamo grata memoria dell’VIII Centenario della nostra fondazione, a celebrare il dono della nostra vocazione e ad accogliere la grazia delle origini. Ringrazio tutti voi che oggi siete qui e quanti di voi vorranno farsi nostri compagni di strada, perché è proprio della storia di Francesco e del nostro Ordine di non essere viandanti solitari, ma sempre accompagnati da donne e uomini con cui condividere la storia, per camminare insieme verso il Signore della gloria. 328 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Per questo, se le mie parole oggi sono rivolte in particolare ai Frati, esse sono però anche per tutti coloro che con noi intraprenderanno questo viaggio. Il progetto La grazia delle origini, preparato dal Definitorio generale per la celebrazione degli 800 anni di approvazione della protoregola, prevede che nell’anno 2006, anniversario della conversione di Francesco, l’Ordine faccia una specie di anno sabbatico, per discernere ciò che il Signore ci sta chiedendo, a livello individuale e istituzionale, in questo periodo delicato e faticoso, ma anche ricco di speranze (cf VC 13). Questo primo momento del nostro cammino giubilare sarà incentrato sul discernimento. In questo contesto il Signore della storia ci invita, ancora una volta, per mezzo dell’Apostolo, ad esaminare tutto, per tenere ciò che è buono (cf 1Ts 5,21), e ci chiede di riconoscere, leggere ed interpretare alla luce del Vangelo i segni dei tempi (cf Lc 12,54-59) attraverso i quali ci interpella (cf Sdp 6). Così durante quest’anno, guidati dall’esempio di Francesco, ci porremo ancora una volta la domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?» (3Comp 6). Mentre ce la poniamo, come accadde a Francesco nel lontano 1206, sento il Signore che ci chiede, come fece quel giorno a Spoleto con il Poverello: Frati Minori, dove state andando? Chi può esservi più utile: il padrone o il servo? E a ciascuno di noi oggi ripete anche, come allora a Francesco: Ritorna sui tuoi passi (cf 3Comp 6). Cari Frati, nel periodo della sua conversione Francesco diventò lui stesso domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?». Egli è il credente che cerca e che prega: «illumina le tenebre de lo core mio» (PCr 1). È il povero che, come Maria, si mette in atteggiamento di totale disponibilità per compiere prontamente la volontà del Signore. Davanti alla scelta se servire il servo o il padrone 800 anni fa Francesco decise, in maniera radicale e definitiva, di seguire il Signore secondo la forma del santo Vangelo, che lo stesso Altissimo gli aveva rivelato (cf Test 14). In questa prima tappa del Centenario della nostra fondazione facciamo memo- ria della conversione di Francesco, con il proposito di ripercorrere il cammino interiore di conversione che fece il Poverello, per vivere con nuovo entusiasmo quanto abbiamo promesso nella nostra professione. Se siamo decisi a domandarci, in atteggiamento di obbedienza: «Signore, che vuoi che io faccia?», anche noi sentiremo l’invito del Signore a scegliere tra il padrone e il servo, a ritornare sui nostri passi, a ricominciare, a convertirsi, a credere al Vangelo (cf Mc 1,15). Sì, ritornate, convertitevi: è l’invito che costantemente risuona nel nostro cuore. Ritornate, convertitevi: è l’appello che ci lancia la Chiesa, quando ci invita alla «fedeltà creativa» (VC 37). Ritornate, convertitevi: è l’urgenza che in modo chiaro ci ha manifestato il Capitolo di Pentecoste 2003; l’urgenza di accogliere lo spirito, di nascere di nuovo, di tornare all’essenziale, di conformare la nostra vita alle esigenze radicali del Vangelo (Sdp 2), di convertirsi, così da scegliere anche noi definitivamente il padrone, lasciando per sempre il servo. Per poter ascoltare questa pressante chiamata alla conversione, è necessario ripercorrere l’itinerario di Francesco: appartarsi un poco dal tumulto del mondo, rientrare in sé stessi e cercare nell’intimità del cuore (cf 1Cel 6). Speriamo – attenti e vigilanti come sentinelle (cf Is 21,11-12) – che il Signore ci mostri la sua volontà. Come Francesco abbiamo bisogno di scoprire ciò che Dio ha posto in noi: la sete di incontrarlo e, incontratolo, il desiderio di seguirlo. La luce viene da dentro, dal profondo. Come Francesco abbiamo bisogno di rientrare nel nostro cuore e, guidati dal cuore di Dio, entrare nel suo stesso cuore passando per il nostro. «Signore, che vuoi che io faccia?». È questo, cari Fratelli, il momento di entrare nella grotta, fuori della città, e lì, come Francesco 800 anni fa, lasciarci avvolgere interiormente dal fuoco divino e riempirci di nuovo fervore; è il momento di pregare nel segreto il Padre, il Dio eterno e vero, perché ci manifesti la sua vita e ci insegni a compiere la sua volontà (cf 3Comp 16). «Signore, che vuoi che io faccia?». Spesso ci sentiamo legati, ingabbiati, prigionieri di noi stessi e della nostra storia. EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Aneliamo alla libertà, ma non sappiamo come muoverci. Forse è giunto il momento non tanto di fare, ma di lasciarsi fare; non tanto di sforzarsi, ma di abbandonarsi; non tanto di essere protagonisti ma di lasciare che l’Altro lo sia. «Signore, che vuoi che io faccia?». È la grande domanda di Francesco e deve essere anche la domanda della nostra vita in questo momento di grazia. Molte volte siamo disorientati. Vorremmo vedere, sapere, conoscere il futuro, avere certezze e punti saldi di riferimento. Ma non sempre spunta la luce e spesso alle domande si sovrappongono altre domande, a un’idea si sovrappongono altre idee. Così nella battaglia tra l’alba e il tramonto, tra il caos e un nuovo inizio, tra l’intuizione di qualcosa di nuovo che sta germogliando e il disorientamento … si insinua in noi il dubbio. La luce e le tenebre sembrano abbracciarsi e la pace fondersi con l’angoscia. Avremo il coraggio di entrare nella grotta come Francesco? Avremo la forza di domandarci, con assoluta disponibilità, «Signore, che vuoi che io faccia?». Cari Fratelli, abbiamo bisogno di liberarci delle maglie arrugginite dell’individualismo, della noia, della routine, della rassegnazione. Abbiamo bisogno di conversione, di nascere di nuovo, di discernere ciò che il Signore ci chiede nel qui e ora della nostra storia. Abbiamo bisogno di ascoltare di nuovo il grido di Dio e il grido degli uomini. Ma per arrivare a questo abbiamo bisogno di fermarci, di fare una sosta nel cammino – moratorium – di entrare nella grotta, per incontrarci con noi stessi e riprendere il cammino in verità e autenticità, per nascere di nuovo (cf Gv 3,8). Abbiamo bisogno di fermarci per essere colpiti dalle esigenze della forma vitae che abbiamo professato. Abbiamo bisogno di fare una sosta nel cammino per lasciarci portare dal vento dello Spirito, che soffia dove vuole: noi ne sentiamo la voce, ma non sappiamo di dove viene e dove va (cf Gv 3,8). Abbiamo bisogno di entrare nella grotta per poter essere casa, tempio, sede e dimora dello Spirito che continua ad alitare sul nostro caos (cf Gn 1,2). Così, animati dal suo soffio anche noi, come 329 Francesco, entreremo nella storia, mostrando, offrendo e suscitando la vita. E anche dopo aver ascoltato una prima risposta dal Signore e aver detto, come Maria, il nostro «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38) o, come Francesco, «lo farò volentieri, Signore» (3Comp 13), continueremo a chiedere: «Signore, che vuoi che io faccia?», perché la vita non è un progetto chiuso, ma aperto. Allora il Signore continuerà a domandarci: «Chi può esservi più utile: il padrone o il servo?» e a dirci, con pazienza ma con insistenza: ritornate, convertitevi! La conversione, infatti, è un processo di identificazione con Cristo che non finisce mai. Così saremo capaci di iniziare sempre di nuovo, ma allora la nostra vita sarà dinamica e avremo allontanato il timore, la noia, la routine e tutto quello che oggi ci lega e ci impedisce di «nutrire, mediante l’offerta liberatrice del Vangelo, il nostro mondo diviso, disuguale e affamato di senso, così come fecero nel loro tempo Francesco e Chiara d’Assisi» (Sdp 2). Avremo allontanato tutto ciò che è contrario allo Spirito (cf VC 73), saremo segni leggibili per un mondo assetato di un cielo nuovo e di una terra nuova (cf Sdp 7) e potremo contribuire a far sorgere una nuova epoca (cf Sdp 2). Iniziamo quest’anno di grazia che, come abbiamo detto, vuole essere una chiamata al discernimento e alla conversione. Mettiamoci in cammino, esortandoci gli uni gli altri, ammonendo quanti sono disorientati, rianimando coloro che hanno perso il coraggio, sostenendo i deboli. Mettiamoci in cammino con gioia – «siate sempre lieti», ci diceva l’Apostolo – pregando incessantemente. Il cammino è lungo e non è privo di difficoltà, ma non siamo soli: «Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo» (1Ts 5,24). Mettiamoci in cammino con gli occhi fissi sulla Vergine fatta Chiesa, la piena di grazia, che con il suo fiat illumina il nostro andare. Mettiamoci in cammino per poter celebrare il dono della nostra vocazione e accogliere la grazia delle origini. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO OFM Ministro generale 330 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 9. Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro e Definitorio generale Roma, Curia generale, 14.11.2005 LA VISITA CANONICA AL SERVIZIO DELLA CRESCITA DELLE PERSONE E DELLE ENTITÀ La Visita canonica è regolata dal Codice di Diritto Canonico1, dalle nostre Costituzioni2 e dagli Statuti Generali3, dagli Statuti per la Visita canonica e Presidenza del Capitolo provinciale4, e da altri documenti della Chiesa. Spetta al Ministro compiere la Visita canonica, personalmente o per mezzo di Delegati (cfr. SSVC 1). Durante la Visita canonica, il Visitatore “rappresenta il Ministro e agisce in suo nome” (SSVC 8 §1). Anche quando abbia caratteristiche giuridiche particolari, senza dubbio, la Visita canonica deve essere compiuta in quello spirito che Francesco indica per la visita ai fratelli. 1. La Visita canonica nella mente di san Francesco S. Francesco considerava la visita ai fratelli come uno dei suoi impegni primari e, quando ormai non poteva più visitarli a causa «della malattia e debolezza» del suo corpo (2Lf 3), decise di scrivere lettere e di inviare «messaggeri» per continuare a servire e ad amministrare «le fragranti parole» del Signore (2Lf 2-3). Cosciente dell’importanza di tali visite e di tale servizio o ministero, nella Regola non bollata egli scrive: «Tutti i Frati che sono costituiti ministri e servi degli altri Frati, distribuiscano nelle Province e nei luoghi in cui saranno i loro Frati e spesso li visitino e spiritualmente li esortino e li confortino» (Rnb 4,2). Questa stessa esortazione si trova nella Regola bollata con alcune sfumature che mi sembrano importanti: «I Frati, che sono ministri e servi degli altri Frati, visitino e ammoniscano i loro Frati e li correggano con umiltà e carità» (Rb 10,1). Dal contesto in cui si incontrano questi testi possiamo ricavare alcune indicazioni importanti riguardanti il tempo, gli obbiettivi ed il modo di realizzare la visita ai Frati, così come la intendeva san Francesco. Relativamente al tempo, la visita ai Frati deve avvenire il più spesso possibile. È importante notare come nel testo della Regola non bollata si dice che i ministri e servi devono visitare «spesso» i Frati. Questa annotazione temporale scompare nella Regola bollata, probabilmente perché il numero dei Frati andava aumentando considerevolmente e l’Ordine si stava espandendo ogni giorno di più dal punto di vista geografico. Nonostante questa omissione, però, nulla ci autorizza a pensare che il pensiero di Francesco fosse cambiato. Nella vita di Francesco è chiara l’importanza data alla persona, il che comporta, da parte dei ministri e servi, lo stare sempre vicini e visitare spesso i fratelli. Lo scopo della visita ai Frati è duplice: uno lo potremmo definire positivo e l’altro negativo. Questo duplice scopo Francesco lo esprime attraverso i verbi e le espressioni «servire e amministrare le fragranti parole» del Signore, «ammonire», «correggere» e «confortare». È importante sottolineare che il primo obiettivo della visita è quello di “evangelizzare” i Frati comunicando loro «le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63)» (2Lf 3). Tenendo presente il testo biblico di Paolo (cfr. 2Cor 2,14-15), che è alla base del testo di Francesco, il Ministro, o il Frate che visita gli altri Frati, è chiamato a rivelare la presenza di Cristo nel mondo, essendo lui stesso il profumo di Cristo, per ottenere altrettanto dagli altri. La visita ai Frati è così uno strumento privilegiato per essere evangelizzati e, allo stesso tempo, per evangelizzare. Questo medesimo aspetto, che abbiamo chiamato positivo, appare anche nell’uso del verbo «confortare», usato da Francesco in questo stesso contesto. Nella visita i ministri e servi devono «confortare», cioè, devono comunicare un incoraggiamento, affinché i Frati vivano secondo lo spirito (cfr. Rnb 5,7), in obbedienza alla volontà del Signore(cfr. SV 15). In altre parole, la visita deve spingere i Frati a far crescere la vita dello spirito e «stimolare tutti e tutto dal buono al meglio (cfr. CCGG 213)» (SSVC 3). EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Però dato che Francesco è perfettamente cosciente della presenza del peccato all’interno della fraternità, non si può fare a meno di ricordare anche gli altri obiettivi della visita, che mirano alla conversione del Frate: «ammonire» e «correggere». Né il Ministro né il suo «messaggero», il Visitatore, possono rimanere indifferenti di fronte al peccato del Frate, ma devono ammonire e correggere i Frati che hanno peccato (cfr. CCGG 213). Infine, sul modo di realizzare il servizio di visitare i Frati Francesco è molto chiaro. Il Ministro e servo, o chi in suo nome compie la visita ai Frati, deve usare con questi dolcezza e forza, carità e, al tempo stesso, chiarezza. Ciò è evidente dall’uso di espressioni come le seguenti: quando debba «ammonire» e «correggere» (Rb 10,1), il Ministro, o il Visitatore, deve farlo con umiltà, senza superbia e vanagloria (cfr. Rb 10,7), senza «turbarsi o adirarsi per il peccato o il male del fratello» (cfr. Rnb 5,7), con familiarità e benignità (cfr. Rb 10,5) e sempre mosso dalla familiarità e dall’amore verso il fratello (cfr. Am 11,2; 25). Deve però farlo anche «diligentemente» (cfr. Rnb 5,5), perché dovremo rendere conto se un fratello si perde a causa di un nostro silenzio (Rnb 4,6)5. 2. Preparare e celebrare bene la Visita canonica Affinché la Visita canonica dia i frutti sopra indicati, deve essere preparata e celebrata in modo adeguato. Solo così, la Visita canonica sarà un vero kairós per i Frati della Provincia visitata e per lo stesso Visitatore. Preparare e realizzare bene la Visita, da parte del Visitatore, significa: • Essere ben informato sull’ambiente religioso e sociale in cui vivono e lavorano i Frati che deve visitare. Oltre ad indagare sulle condizioni attuali della vita e della missione dei Frati, è opportuno conoscere anche la storia della Provincia che si deve visitare, poiché può accadere che questa stia condizionando il presente della vita e della missione dei Frati. Questo aspetto è stato recepito dalle nostre Costituzioni generali quando chiedono 331 al Visitatore che abbia «cura di rendersi conto delle condizioni dei Frati » (CCGG 213; cfr. SSVC 3 §1). • Essere disposto a dedicarle il tempo necessario: «Il Visitatore, nel compiere il suo ufficio, impieghi la debita sollecitudine; non visiti i luoghi troppo velocemente…» (SSVC 14 §1). Prefissare un tempo troppo breve per questo servizio potrebbe portare i Frati a pensare che la Visita sia una pura formalità da espletare. I Frati hanno bisogno di essere ascoltati e questo presuppone tempo6. • Verificare la vita della Provincia e dei Frati. Gli Statuti per la Visita Canonica e la Presidenza del Capitolo provinciale parlano di una «accurata verifica» del governo della Provincia, così come della vita dei Frati (cfr. SSVC 1), che presuppone che le sia dato il tempo necessario. • Conoscere bene la legislazione dell’Ordine (gli Statuti per la Visita, gli Statuti generali e, ovviamente, le Costituzioni generali) e la legislazione particolare della Provincia (gli Statuti particolari). • Conoscere il cammino che l’Ordine sta compiendo, soprattutto le Priorità del sessennio, e sentirsi in sintonia con esso. Da parte della Provincia visitata, preparare e realizzare bene la Visita significa: • Mettersi in una disposizione di ascolto e di apertura verso ciò che lo Spirito dirà ai Frati grazie a questa mediazione fraterna e giuridica; questo comporta pregare, da soli e in fraternità, per la riuscita della Visita. • Lasciarsi interpellare dal Visitatore, o dal Ministro, che accompagna la Visita con le sue esortazioni. • Entrare in un processo di crescita e, quindi, di conversione, per «non addomesticare le parole profetiche del Vangelo e adattarle ad un comodo stile di vita» (Sdp 2). 332 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III • Parlare con sincerità, «secondo verità nella carità» e «fiduciosamente» (cfr. SSVC 25 §1), tanto degli aspetti negativi come di quelli positivi. • Superare l’«io» per entrare nella dimensione del «noi», passare dal progetto individuale al progetto fraterno e dal progetto provinciale al progetto dell’Ordine. • Garantire un clima di libertà in cui ciascuno possa esprimere ciò che ritiene utile per la costruzione della fraternità (cfr. SSVC 23). • Tener pronti tutti i libri che sono oggetto di Visita, le informazioni sulla Provincia che possono aiutare il Visitatore nel suo compito (cfr. SSVC 18) e le relazioni dei diversi settori della Provincia (cfr. SSVC 19). 3. La Visita canonica: momento propizio per la conversione Stabiliti i presupposti per una buona preparazione e realizzazione della Visita, questa deve aver di mira, soprattutto, il rinnovamento della qualità della vita dei Frati della Provincia da visitare, o, se si preferisce usare la terminologia della Costituzioni generali: «incrementare e rafforzare lo spirito francescano» (CCGG 199) e «promuovere lo spirito di fraternità e l’osservanza della Regola e delle Costituzioni generali» (CCGG 213). Chiamati a suscitare nei fedeli «un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale», è necessario da parte nostra «un rinnovato impegno di santità» (VC 39), sentendo «l’urgenza evangelica del “nascere di nuovo” (Gv 3,3) a livello personale ed istituzionale» (Sdp 2). La qualità della vita coinvolge tutta la persona in ogni sua dimensione: personale, fraterna e missionaria. Per quanto riguarda la dimensione personale, la qualità della vita esige di camminare con autenticità, nella trasparenza, nella verità con se stessi. La qualità della vita è incompatibile con la “doppia vita” o con le conseguenze che si hanno nella “cultura del cellofan” e della superficialità. Essa esige un lavoro a livello profondo, a livello dei sentimenti, a livello degli atteggiamenti, che poi si traducono in comportamenti. Il Visitatore non può accontentarsi del “mero adempimento” esteriore, ma ha il compito di esaminare attentamente se questo adempimento è manifestazione o no degli atteggiamenti profondi. Il Visitatore, partendo dalla situazione concreta del Frate, cercherà di aiutarlo a porsi in cammino per vivere fedelmente e responsabilmente i suoi obblighi in quanto Frate Minore, o a non volgersi altrove in questo cammino già iniziato. Ciò significa che il Visitatore cercherà di entrare, con tutto il rispetto certamente, ma senza passività, nella vita del fratello, e non accontentarsi solamente di ciò che fa. In questo modo la visita sarà un momento forte dell’accompagnamento spirituale e vocazionale del fratello. In questo contesto è importante, anche, che il Visitatore discerna qual è il miglior posto per ciascun Frate. La realizzazione vocazionale non ha motivi per opporsi alla realizzazione umana, piuttosto, molte volte quella è aiutata da questa. Guardare alla qualità di vita di ogni Frate, significa prestare particolare attenzione alla sua formazione permanente e ai pericoli dell’individualismo e dell’attivismo, nei quali con frequenza possono cadere i Frati. Riguardo alla dimensione fraterna, la qualità della vita suppone, per noi Frati Minori, una relazione interpersonale basata sulla familiarità (cfr. Rb 6,7), sull’uguaglianza (cfr. CCGG 41), sul perdono reciproco (cfr. VFC 26), sul rispetto e l’accettazione della diversità (cfr. CCGG 40), sulla comunicazione profonda (cfr. VFC 29-34) e sullo sviluppo delle virtù umane che caratterizzano una relazione «sana» con gli altri (cfr. CCGG 39, VFC 27). Riguardo alla dimensione evangelizzatrice o missionaria, la qualità della vita fraterna esige testimonianza e coerenza (cfr. CCGG 103); ricerca costante di nuove forme di evangelizzazione e di nuove presenze (cfr. VC 12); una formazione permanente e iniziale adeguata alle situazioni storiche che stiamo vivendo (cfr. FP e RFF); una preparazione solida intellettuale e pastorale (cfr. Ratio Stu- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS diorum 28-30) e opzioni di vita e di missione in consonanza con il nostro essere minori. Come si può vedere la qualità di vita presuppone l’«uscire dal secolo», ovvero, uscire dalla mentalità del mondo per impegnarsi nella sequela di Cristo, per radicarci in Cristo, vivendo le Priorità dell’Ordine, che altro non sono se non le priorità contenute nella Regola e nelle Costituzioni generali. Detto altrimenti: presuppone necessariamente la fedeltà a quanto abbiamo promesso nella Professione: «Osservare il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità» (Rb 1,1), per «seguire più da vicino le orme di Gesù Cristo» (CCGG 5 §2). Ritengo necessario insistere su questa fedeltà. Il Visitatore non può incrociare le braccia di fronte a gravi mancanze a quanto promesso nella Professione, come possono essere le mancanze contro i voti o contro la vita fraterna. Il Visitatore non può rimanere a guardare in silenzio di fronte ad atteggiamenti mediocri né, tanto meno, giustificarli. Dobbiamo ricordarci di quanto ci dice il documento finale del Capitolo di Pentecoste 2003: «Vediamo la necessità di non addomesticare [e qui diremmo di non permettere che altri lo facciano a causa del nostro silenzio] le parole profetiche del Vangelo per adattarle ad un comodo stile di vita» (Sdp 2), a una vita mediocre. Dobbiamo piuttosto richiamare costantemente alla conversione e suscitare nei Frati l’urgenza evangelica di convertirsi e credere nel Vangelo (cfr. Mc 1,15) che abbiamo professato, di camminare dietro a Cristo, cosa che, tra le altre esigenze, comporta di «ritrovare il primo amore, la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la sequela» (Ripartire da Cristo 22c). In questo contesto considero necessario e urgente che la Visita costituisca un «riferimento rinnovato alla Regola» (VC 37), poiché, come ha detto il papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio all’ultimo Capitolo: «nella Regola e nelle Costituzioni del vostro Ordine “è racchiuso un itinerario di sequela» (Giovanni Paolo II, MCap 3,2). In questo senso la Visita può essere il primo passo che ci porta alla «rifondazione» dell’Ordine, compito che considero urgente all’inizio di questo terzo millennio e 333 mentre ci stiamo avvicinando all’VIII Centenario della sua fondazione. 4. La Visita canonica: momento di grazia per costruire una Fraternità locale e provinciale Con frequenza si sente dire che il nostro Ordine è una federazione di Province e la Provincia una federazione di Case. Non entro in questo momento in merito alla verità o meno di questa affermazione. Ciò di cui sono convinto è che l’individualismo è una malattia abbastanza frequente nella vita religiosa, come nel nostro Ordine. Uno degli obiettivi primari della Visita canonica deve essere la costituzione di una autentica fraternità locale e provinciale. Non una fraternità che non rispetti la persona, né persone il cui progetto di vita non rispetti l’opzione, per noi fondamentale, della vita in fraternità. Per giungere a una solida costruzione della fraternità locale e provinciale le Priorità per questo sessennio sottolineano con forza l’importanza del Progetto di vita fraterna e del Progetto di vita provinciale, come strumento per «gettare in avanti» (pro = davanti e icere = gettare), per progredire nella vita che abbiamo abbracciato, concentrandoci sugli elementi essenziali della nostra forma vitae (cfr. Sdp 2). Perché il progetto raggiunga questo fine deve rispondere alla identità carismatica (nel nostro caso francescana) e alle «esigenze» della persona che vuole crescere in questa identità. Deve rispondere a tre domande fondamentali: Chi sono/Chi siamo? Di chi desidero/desideriamo essere e chi desidero/desideriamo essere? Cosa desidera Dio da me/da noi in questo momento concreto che sto/stiamo vivendo come fraternità locale e come fraternità provinciale? Nel cuore del Progetto sta la volontà di «cominciare sempre di nuovo», di discernere per saper «distinguere ciò che viene dallo Spirito da ciò che gli è contrario (VC 73c)» (Sdp 7), la volontà di camminare e cercare, scrutando i segni dei tempi e interpretandoli alla luce del Vangelo (cfr. Sdp 6), per decidersi per nuovi cammini di fedeltà creativa (cfr. Sdp 3). Una fraternità locale o 334 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III provinciale che non vive in questo atteggiamento corre il rischio di fermarsi, di ripetersi, di perdere a poco a poco la gioia contagiosa della fede. Il Progetto di vita fraterno e il progetto di vita provinciale devono, poi, garantire un “minimo” al di sotto del quale non si può parlare di vita francescana. Questo minimo è costituito da: • La qualità della vita di orazione (personale e di fraternità) e della celebrazione della nostra fede, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione. • La qualità della vita fraterna con tutto quello che comporta, come abbiamo già detto prima. • La coerenza delle opzioni della fraternità locale o provinciale con la nostra professione da «minori» e le necessità dell’uomo di oggi. • La formazione permanente come cammino di conversione. Il Visitatore deve fare un’«accurata verifica» di tutti questi elementi e presentare proposte concrete che, in comunione con le opzioni dell’Ordine, aiutino i Frati a crescere nell’identità carismatica e nella fedeltà creativa. Un’entità, locale o provinciale, che al termine della Visita è come quando l’ha iniziata, è il miglior esempio di una Visita mal preparata e peggio realizzata, è un ottimo esempio di mancanza di vita. Certamente non tutto dipende dal Visitatore, ma questi può fare molto per mettere in cammino le entità e i Frati in letargo e per accelerare la marcia di quelli che già sono in atteggiamento di ascolto dei segni dei tempi e di risposta evangelica a un mondo come il nostro, «affamato di senso, così come fecero nel loro tempo Francesco e Chiara d’Assisi» (Sdp 2). 5. La Visita canonica: un momento di grazia per costruire la Fraternità universale In forza della professione il Frate minore entra a far parte della fraternità universale. Sebbene la Provincia sia il luogo dove si concretizza l’incardinazione giuridica del Frate all’Ordine e dove la maggioranza di essi vivranno e realizzeranno la propria missione, tuttavia essa non può essere concepita come fine a se stessa, né come una istituzione a fianco dell’Ordine. La Visita canonica può essere un momento privilegiato per aiutare la Provincia ad uscire da se stessa e ad aprirsi alla solidarietà con gli altri Frati ed entità dell’Ordine. In questa prospettiva vorrei sottolineare quanto segue: • È importante presentare alla Provincia i Progetti e le necessità dell’Ordine, in particolare i Progetti missionari. Come Frati dobbiamo crescere nel sentimento di appartenenza all’Ordine e le Province devono crescere nella solidarietà con l’Ordine a tutti i livelli: con il personale, con gli aiuti economici, con nuove idee per una maggior fedeltà creativa. In questo senso gli Statuti per la Visita canonica segnalano, tra gli obiettivi della stessa, quello di «promuovere presso i Frati la coscienza di essere partecipi della vita e dell’attività di tutto l’Ordine» (SSVC 3 §1). • Per crescere nel sentimento di appartenenza è poi fondamentale presentare il cammino che l’Ordine ha percorso negli ultimi anni. Vi sono entità che corrono il rischio di compiere un cammino parallelo nell’ambito della formazione (permanente e iniziale) e in quello delle opzioni di evangelizzazione. Se lo facessero, sarebbe molto pericoloso sia per l’Ordine che per le entità in questione. Come vengono attuate nell’entità visitata le indicazioni dell’Ordine in rapporto allo stile di vita, alla formazione e all’evangelizzazione? La Visita canonica, in questo senso, è un momento propizio per fare una seria valutazione. A questo riguardo bisogna tener presente quanto affermano gli Statuti per la Visita canonica: «far sì, insomma, che ciascuno osservi meglio ciò che nei documenti e nella legislazione della Chiesa e dell’Ordine è sancito» (SSVC 3 §1). • «La collaborazione interprovinciale – nella formazione e negli studi, nella missione ad gentes e nelle missioni al popolo, nelle situazioni di frattura e nei pro- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS getti comuni – è il futuro dell’Ordine» (Sdp Proposte del Capitolo generale, 16). La Visita canonica deve aiutare i Frati a prendere coscienza di questa esigenza, così che durante la celebrazione del Capitolo si prendano le opportune decisioni. • Dato che nella formazione si gioca il presente ed il futuro dell’Ordine, la Visita deve prestarvi una particolare attenzione. Non senza motivo uno degli obiettivi proposti negli Statuti per la Visita canonica consiste nel «promuovere la formazione sia continua che iniziale, tanto scientifica e ministeriale che professionale» (SSVC 3 §1; cfr. 28). • Posto che siamo stati chiamati per evangelizzare, la Visita deve essere un momento privilegiato per valutare come viene attuata la missione dell’Ordine dalla Provincia (cfr. SSVC 27). • Non si può, infine, dimenticare che, per poter compiere il suo ministero di animazione, l’Ordine, in questo caso il governo dell’Ordine, ha bisogno di conoscere la realtà in cui vivono i Frati e la realtà delle specifiche Entità. Per questo è molto importante che la relazione della Visita sia realista e contenga anche proposte per il futuro. In questo contesto intendo ricordare che il Visitatore «rappresenta la persona del Ministro e agisce in suo nome» (cfr SSVC 8 §1), non è il rappresentante del Ministro provinciale presso la Curia generale. Comportatevi di conseguenza. Il miglior servizio che potete prestare alla Provincia visitata e all’Ordine stesso è stilare una Relazione7 dettagliata, in cui sono chiaramente indicati gli aspetti positivi e gli aspetti negativi della vita e della missione dell’Entità visitata (SSVC 21). In questo modo la lettera che il Ministro generale scriverà dopo la Visita non sarà una pia esortazione che lascia il tempo che trova, ma risponderà alle necessità della vita della Provincia. Non si tratta di fare «bella figura», ma di aiutare l’Entità visitata a crescere e a camminare. E questo comporta «correggere», quando sarà necessario, e «stimolare» tutti e in ogni occa- 335 sione per passare dal bene al meglio (cfr SSVC 3 §1). La Relazione può aiutare i Frati della Provincia a crescere nella fedeltà. Conclusione Cari fratelli Visitatori, desidero terminare questo intervento ringraziandovi fin da ora per aver accettato questo servizio che, senza dubbio, è delicato e molto importante. Nel nominarvi per questo ufficio il Ministro generale e il suo Definitorio hanno riposto in voi molta fiducia, così come i Frati dell’Entità che dovete visitare si aspettano molto dal vostro servizio. Sono convinto che non deluderete queste speranze. Salutate da parte del Ministro e dei Definitori tutti i Frati che incontrerete. Contate sulla mia preghiera, perché il Signore vi illumini e vi faccia il dono della sapienza nel compimento del vostro servizio. «Che il Signore vi benedica e vi protegga». FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 1 2 3 4 5 6 7 Il Codice di Diritto Canonico (=CIC) si occupa della Visita canonica al canone 628. Costituzioni Generali (=CCGG) 213. Statuti Generali (=SSGG) 155. Statuti per la Visita canonica e la Presidenza del Capitolo provinciale (=SSVC), Roma, 1995. Questi aspetti della Visita, il tempo, gli obiettivi ed il modo di condurla, si trovano raccolti negli attuali SSVC, particolarmente all’art. 3. Oggi i Frati, con frequenza, soffrono di solitudine, anche vivendo con altri nella stessa casa. La comunicazione non si può dare per scontata. La visita è un momento adatto per l’ascolto tranquillo, attento e rispettoso del fratello, cercando di “porsi nei panni” del fratello. Toccherà al Visitatore aiutare a discerne e, a volte, prendere decisioni, ma la prima cosa è l’ascolto. Anche se gli Statuti della Visita parlano di una sola Relazione alla fine della stessa, da qualche tempo la prassi che si segue è che le Relazioni siano tre: una alla fine della Visita, prima del Capitolo. Questa Relazione deve essere molto breve, con indicazioni sull’idoneità dei candidati al ruolo di Ministro provinciale e con alcune indicazioni sulla vita e la missione dell’Entità visitata che aiutino il Ministro generale nella stesura 336 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III della lettera che invierà al Capitolo. Sui candidati ad essere Ministro è importante tenere presente quanto dicono gli SSVC al n. 44. Si tenga anche presente che i risultati dell’ultima votazione per i candidati al compito di Ministro provinciale non si possono comunicare alla Provincia. La seconda Relazione è al Capitolo. Deve essere chiara e deve trattare gli aspetti positivi e negativi della vita della Provincia, offrendo ai Capitolari le piste adatte per migliorare la vita e la missione dei Frati. La terza è al Ministro generale alla fine del Congresso capitolare. Una prima parte può coincidere con la relazione fatta al Capitolo, ma si devono anche compilare i diversi formulari e informare delle decisioni capitolari e dell’andamento del Congresso capitolare. Qualora ci fossero “casi riservati” si dovrà informare il Ministro generale con una relazione separata. 10. Intervento del Ministro generale alla VII Assemblea dell’UFME Kalwaria Zebrzydowska, Polonia, 23 novembre 2005 INSIEME PER SERVIRE IL VANGELO DELLA SPERANZA L’Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa si tiene in un momento particolarmente significativo per la nostra Fraternità universale, per le Fraternità locali e provinciali e per ogni Frate. Nei giorni 2829 ottobre 2005, infatti, abbiamo ufficialmente iniziato ad Assisi il cammino di preparazione che ci condurrà nel 2009 alla celebrazione dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine. Le celebrazioni inaugurali nella Basilica di Santa Chiara, a San Damiano e in S. Maria degli Angeli sono state caratterizzate da un’icona, il Crocifisso di San Damiano, e da un avvenimento, la conclusione del Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato. L’icona rimanda a ciò che sta all’inizio della vocazione di Francesco; l’avvenimento ci ricorda gli inizi del nostro proposito di seguire Cristo, secondo il carisma vissuto e proposto dal Poverello di Assisi. Entrambi ci sollecitano a “stare” di fronte al Crocifisso per conoscere la volontà del Signore su di noi; ci invitano ad accogliere la sua grazia per realizzare oggi il «suo santo e vera- ce comandamento» (PCr). E questo ogni giorno della vita, soprattutto, in questa prima tappa del nostro itinerario giubilare che ha come contenuto il discernimento e come pro-vocazione il Crocifisso di San Damiano, «per scegliere ciò che è buono secondo la volontà di Dio, per riassumere i criteri del Vangelo e la nostra forma vitae che abbiamo promesso di osservare, per ripartire con rinnovato impegno ad annunciare nel mondo il Vangelo di Cristo» (cf. Lettera per l’inizio delle celebrazioni e Indizione del Capitolo, 4 ottobre 2005). Si tratta, detto diversamente, di un atteggiamento spirituale e di un itinerario che hanno come scopo di celebrare con gratitudine la grazia delle origini, rivivendola alla luce delle sfide che la Chiesa e gli uomini e le donne del nostro tempo pongono alla vita francescana. Per percepire, allora, la risposta del Crocifisso alla nostra domanda, «che cosa vuoi che io faccia?», è necessario non solo riscoprire, personalmente e in Fraternità, la grazia delle origini, ma anche rileggere il «nostro essere Fraternità in missione, secondo lo specifico dei Frati Minori, accogliendo la chiamata ad andare “nel mondo intero”, ad annunciare “agli uomini la pace e la penitenza” e a riscoprire il volto del lebbroso e di Gesù Cristo, Signore povero e crocifisso» (La grazia delle origini, Anno 2006, p. 16). L’Unione Europea La riscoperta della nostra identità e la rilettura della nostra missione comportano l’essere attenti non solo ai “segni dei tempi”, ma anche ai “segni dei luoghi” per comprendere cosa viene chiesto a noi Frati Minori per servire il Vangelo e l’uomo. E noi, Frati Minori di questa Assemblea e Frati Minori di tutto il Continente, siamo anche cittadini europei. Allora l’incontro dell’UFME 2005 è di grande rilevanza per i “segni” rintracciabili nell’attuale storia e nei luoghi del Continente europeo. Dalla precedente riunione dell’UFME, avvenuta a Lourdes nel novembre 2003, nella quale ho parlato su «L’Europa ci chiama», per la costruzione della Casa europea sono stati compiuti passi importanti, che EX ACTIS MINISTRI GENERALIS possono essere sintetizzati nelle seguenti date: 1° maggio 2004, sono entrati a far parte dell’Unione Europea dieci nuovi Paesi (anche alcuni Paesi dell’Est ed altri che ne hanno fatto richiesta), passando da 15 a 25 Paesi; 10-13 giugno 2004, la maggioranza della popolazione europea, 453 milioni su 700 milioni, è stata chiamata ad eleggere 732 membri del nuovo Parlamento di Strasburgo; 18 giugno 2004, i Capi di Stato e di Governo dei 25 Paesi membri dell’Unione Europea hanno approvato a Bruxelles il “Trattato Costituzionale”. Sono questi avvenimenti storici e, soprattutto, tappe importanti per la realizzazione del sogno concepito dai padri fondatori dell’Unione Europea – Adenaur, De Gasperi, Monet, Schuman e Spaak – e coltivato fattivamente, negli ultimi cinquant’anni, da quanti hanno operato per fare degli Stati europei, dell’ovest e dell’est, del nord e del sud, una grande “famiglia”, capace di passare dalle reciproche diffidenze alla condivisione di un grande patrimonio di valori, attraverso organismi istituzionali idonei a guidare un numero crescente di Stati, promovendo l’unità nella diversità. Ai lavori sempre in corso per la costruzione della “famiglia” europea non possono essere assenti gli operai della Vigna del Signore: per essere davvero una “famiglia” questa «Europa ha bisogno di un salto qualitativo nella presa di coscienza della sua eredità spirituale. Tale spinta non le può venire che da un rinnovato ascolto del Vangelo di Cristo. Tocca a tutti i cristiani impegnarsi per soddisfare questa fame e sete di vita» (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa, [EiE], 120, Esortazione Apostolica post-sinodale su Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa, 28 giugno 2003). Quale Europa sognare? Questo impegno tocca tutti i cristiani, in primo luogo per il numero consistente dei membri della Chiesa: 280 milioni di cattolici (40% della popolazione), 144.000 sacerdoti diocesani, 10.000 diaconi, 62.000 religiosi e 350.000 religiose, 34 Conferenze episcopali; ma soprattutto per la vocazione 337 originaria della comunità cristiana: essere luce e lievito, in ogni momento storico, presso ogni cultura e popolo «per contribuire dall’interno a modo di fermento alla santificazione del mondo» (LG 31). «L’interesse che la Chiesa nutre per l’Europa – dichiara l’Es. Ap. Ecclesia in Europa – nasce dalla sua stessa natura e missione. Lungo i secoli, infatti, la Chiesa ha avuto legami molto stretti con il nostro Continente, così che il volto spirituale dell’Europa si è andato formando grazie agli sforzi di grandi missionari, alla testimonianza di santi e di martiri, e all’opera assidua di monaci, religiosi e pastori. Dalla concezione biblica dell’uomo, l’Europa ha tratto il meglio della sua cultura umanistica, ha attinto ispirazione per le sue creazioni intellettuali e artistiche, ha elaborato norme di diritto e, non per ultimo, ha promosso la dignità della persona, fonte di diritti inalienabili» (EiE, 25; cf anche Giovanni Paolo II, Discorso al corpo diplomatico, 12 gennaio 2004). Da qui la sfida per la Chiesa di «non disperdere questo prezioso patrimonio e di aiutare l’Europa a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata» (EiE 25). Richiamo quanto mai opportuno dal momento che il “Trattato Costituzionale”, sebbene sia “strumento” importante per il futuro dell’Europa, ignora ogni riferimento a Dio e alle radici cristiane. L’omissione non è stata una distrazione involontaria, le ragioni apportate sono talmente superficiali da coprire anziché indicare la motivazione del silenzio (cf J. Ratzinger, Riflessione su culture che oggi si contrappongono, Subiaco, 1° aprile 2005). Tanto da fare gridare Giovanni Paolo II: «Non si tagliano le radici dalle quali si è nati!» (Angelus, 20 giugno 2004). In realtà il “Trattato” è lo specchio dell’attuale spiritualità dell’Europa, che, originariamente cristiana, ha come patrimonio comune il secolarismo. Il grido di Giovanni Paolo II è indice senz’altro di una grande sofferenza per una verità storica ignorata, ma anche forte richiamo a mettere il Vangelo al centro della vita dei popoli che stanno completando la loro unificazione; consegna alle «future generazioni» di un sogno che ha coltivato 338 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III lungamente nel suo cuore e confidato in occasione del conferimento del premio “Carlo Magno” della città di Aquisgrana il 24 marzo 2003. Dopo essersi domandato in quella circostanza: «Qual è l’Europa che oggi si dovrebbe sognare?», ha dichiarato: «Penso a un’Europa nella quale le conquiste della scienza, dell’economia e del benessere sociale non si orientano a un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni uomo in necessità e dell’aiuto solidale per quei paesi che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale. Possa l’Europa, che ha sofferto nella sua storia tante guerre sanguinose, divenire un fattore attivo della pace nel mondo! Penso a un’Europa la cui unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di religione e le libertà sociali sono maturate come frutti preziosi sull’humus cristianesimo... Penso a un’Europa unita grazie all’impegno dei giovani. Con tanta facilità i giovani si capiscono tra di loro, al di là dei confini geografici! Come può nascere, però, una generazione giovanile che sia aperta al vero, al bello, al nobile e a ciò che è degno di sacrificio, se in Europa la famiglia non si presenta più come un’istituzione aperta alla vita e all’amore disinteressato? Una famiglia della quale anche gli anziani sono parte integrante in vista di ciò che è più importante: la mediazione attiva dei valori e del senso della vita. L’Europa che ho in mente è un’unità politica, anzi spirituale, nella quale i politici cristiani di tutti i paesi agiscono nella coscienza delle ricchezze umane che la fede porta con sé: uomini e donne impegnati a far diventare fecondi tali valori, ponendosi al servizio di tutti per un’Europa dell’uomo, sul quale splenda il volto di Dio. Questo è il sogno che porto nel cuore e che vorrei affidare... alle generazioni future». Il sogno di Giovanni Paolo II, vero Profeta di un’Europa nuova, è la sintesi di un lungo ministero che si è andato maturando in oltre 700 interventi dedicati per esteso o in parte all’Europa, e che ha ispirato i due Sinodi dei Vescovi per l’Europa (1991 e 1999) allo scopo di individuare cammini concreti per «offrire nuovamente agli uomini e alle donne dell’Europa il messaggio liberante del Vangelo» (EiE 29). Un nuovo annuncio del Vangelo Il primo ad accogliere l’invito di Giovanni Paolo II a sognare un’Europa nuova è stato il suo successore, Benedetto XVI. Nella prima Udienza generale del 27 aprile 2005, infatti, ha spiegato che il nome scelto, evocando la straordinaria figura di san Benedetto da Norcia, «costituisce un punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici della sua cultura e della sua civiltà». La scelta, però, va coniugata con l’invito a «prendere il largo», cioè con l’urgente necessità di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi (cf Benedetto XVI, Omelia in S. Paolo fuori le mura, 25 aprile 2005). Siamo sulla linea della Dichiarazione finale del 1° Sinodo dei Vescovi per l’Europa: «L’Europa non deve semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo» (n. 2). È un compito di tutti i membri della Chiesa che è in Europa. In questa opera un ruolo specifico viene affidato alle persone consacrate, che hanno nel loro DNA la tensione tra la memoria e la profezia. Pertanto, come hanno avuto un ruolo fondamentale «nell’evangelizzazione dell’Europa e nella costruzione della sua identità cristiana», così devono averlo oggi, «in un momento nel quale è urgente una “nuova evangelizzazione” del Continente» (EiE 37). Tenendo presenti alcuni aspetti che caratterizzano l’attuale volto culturale e sociale dell’Europa – come l’offuscamento della speranza, lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiana, la paura del futuro, la frammentazione dell’esistenza, l’affievolirsi della solidarietà e l’emergere di un’antropologia senza Dio e senza Cristo (cf EiE 7-9) – il contributo peculiare che oggi le persone consacrate possono offrire al Vangelo della speranza in Europa consiste nell’essere “annuncio” del primato di Dio, come risposta al bisogno del trascendente; nella testimonianza della fraternità evangelica, come via privilegiata per rendere possibili nuove relazioni tra le persone EX ACTIS MINISTRI GENERALIS e i popoli; nel prendersi cura dei più bisognosi, per rispondere alla sfida delle nuove forme di povertà e di emarginazione; nell’essere disponibili a «prendere il largo», nonostante il calo numerico dei membri dei vari Istituti, per offrire la Parola di vita ad altri popoli e ad altre culture, allargando così i propri orizzonti (cf EiE 38). I Frati Minori e l’Europa Le nuove sfide che l’Unione Europea lancia anche a noi Frati Minori sono una sollecitazione provvidenziale dello Spirito a «prendere il largo», ad andare “oltre” i nostri limiti e le nostre povertà, per osare nuovi cammini, per servire il Vangelo e servire l’uomo in “questo luogo” in cui siamo ed operiamo. Il sogno, infatti, di Giovanni Paolo II è stato deposto anche nei nostri cuori: non possiamo soffocarlo con i nostri “problemi interni” o intrappolarlo con visioni di basso profilo, ma dobbiamo accoglierlo, custodirlo ed assecondarlo come nuove possibilità per ridare vivacità, autenticità, fascino alla nostra vocazione e alla nostra missione. Come concretizzare, però, tale sogno? Quale contributo offrire alla costruzione della “Famiglia europea”, una famiglia aperta ad altre famiglie del mondo? L’anno di “discernimento”, che abbiamo appena iniziato, è una vera grazia: un tempo favorevole per leggere i “segni dei tempi” per comprendere quali sfide ed appelli aspettano da noi una risposta. Un’indicazione precisa, alla domanda «che cosa dobbiamo fare?», ci viene intanto dall’Esortazione Ap. Ecclesia in Europa: partecipare alla missione della Chiesa sintetizzata in tre verbi: annunciare il Vangelo, celebrare il Vangelo e servire il Vangelo. Tre mandati che ci interpellano come persone consacrate, ma anche come persone che hanno scelto di vivere «il Vangelo nella Chiesa, secondo la forma osservata e proposta da san Francesco» (CCGG 1,1). Anche noi, infatti, abbiamo una storia da raccontare: san Francesco e santa Chiara, che subito hanno «preso il largo», e innumerevoli Fratelli e Sorelle che, lungo i secoli, hanno contributo in modo significati- 339 vo a formare il volto spirituale dell’Europa. Abbiamo anche una storia da scrivere, anzi desideriamo e vogliamo “narrare” agli uomini e alle donne dell’Europa di oggi, e di domani, una nuova storia, affinché insieme si possa lodare il Signore, che è «ogni bene, tutto il bene». Nella presentazione del documento La grazia delle origini sintetizzavo così lo scopo del nostro itinerario verso la celebrazione dell’VIII centenario dell’Ordine: «tornare all’essenziale della nostra forma di vita, rileggendola e reincarnandola nell’odierna realtà culturale; rimanere fedeli al nostro carisma e allo stesso tempo tener presenti le esigenze del mondo attuale, anticipando il futuro». Penso che sia un richiamo importante per non “bloccarci”, da una parte, a causa delle oggettive difficoltà in cui si trova a vivere gran parte delle nostre Fraternità in Europa, e, dall’altra, di fronte alle sfide che sempre più numerose premono per entrare nella nostra “agenda” (cf L’Europa ci chiama, Lourdes, 20 novembre 2003). L’essenziale ci è stato riproposto dalle cinque priorità dell’Ordine, che ci dicono con chiarezza «ciò che oggi è veramente essenziale per vivere la sequela di Cristo e per porre la nostra forma vitae a servizio della Chiesa e del mondo» (Seguaci di Cristo per un mondo fraterno, Presentazione). Altra “guida” per discernere l’essenziale, l’abbiamo nell’itinerario proposto a ciascun Frate, alle Fraternità locali e provinciali per la celebrazione del dono della nostra vocazione. Tale itinerario è articolato in tre tappe e per ciascuna tappa popone una parola chiave, una meta, dei mezzi e dei gesti significativi, ed è animato dalla tensione a «rifondare la nostra vita e missione sugli elementi essenziali della nostra “forma vitae”» (La grazia delle origini, p. 12). È vero che Conferenze, Province e Frati hanno già iniziato questo itinerario, anche con percorsi concreti o con una programmazione triennale con scadenze precise, sorretti dalla certezza che la vita francescana ha qualcosa da dire al mondo di oggi e di domani. La ricerca dell’essenziale, tuttavia, deve continuare per capire che cosa i Frati Minori europei possono e devono fare nel e 340 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III per l’Unione Europea. I “segni” dei luoghi, oltre che dei tempi, in questo caso sono decisivi. Mi permetto, allora, di indicare alcune piste di riflessione per individuare che cosa possa fare l’UFME. Insieme per l’Europa L’Unione Europea è ancora un cantiere aperto e ciascuno, secondo le proprie responsabilità e carismi, deve portare il proprio mattone per la costruzione dell’edificio comune. Ma le problematiche e le sfide sono così ampie e complesse che nessuno “da solo” può incidere negli orientamenti religiosi, culturali, sociali ed economici. Per rendersene conto si pensi ai problemi collegati con la dignità della persona umana, la famiglia, la libertà religiosa, le migrazioni e i diritti umani; alle grandi scelte dell’Unione Europea che ricadranno non solo sui suoi membri, ma avranno influenza anche in altre parti del mondo, come l’impegno per la pace e per la difesa dell’ambiente, la lotta contro la povertà...; alle sfide legate alla secolarizzazione, alla progressiva secolarizzazione del Continente, al relativismo morale, alla divisione dei cristiani, al pluralismo religioso e alla collaborazione tra le varie religioni; alla crisi, infine, delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, proprio quando crescono bisogni e richieste. È indispensabile, allora, associarsi, partecipare attivamente a “strutture” di condivisione, collaborare se si vuole insieme capire che cosa e come offrire una risposta significativa ed adeguata. Se «il ruolo delle istituzioni internazionali, legate e operanti sul territorio europeo», è «per molti aspetti determinante nel cammino per disegnare il volto nuovo del Continente» (EiE 113), allo stesso modo in campo ecclesiale “strutture” di comunione e di collaborazione sono oggi indispensabili per annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza in Europa. Infatti, scrive Giovanni Paolo II nella Ecclesia in Europa, le Chiese particolari non possono rispondere da sole alle sfide attuali: «c’è bisogno di un’autentica collaborazione tra tutte le Chiese particolari del Continente» (EiE 53). Una “struttura” per promuovere la collabo- razione è stata la convocazione e la celebrazione dei due Sinodi dei Vescovi per l’Europa. Le Assemblee sinodali sono state «una preziosa opportunità di incontro, di ascolto e di confronto»; un’occasione per recepire l’appello che lo Spirito rivolge oggi alle Chiese che sono in Europa e per formulare «utili orientamenti per rendere più visibile il volto di Cristo» (cf EiE 3). In questa prospettiva va visto anche il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE): è uno strumento efficace per ricercare insieme “vie nuove”, per mettere in comune, attraverso lo «scambio dei doni», esperienze e riflessioni e per condividere comuni orientamenti pastorali (cf EiE 53). Sempre su questa linea è da menzionare la collaborazione tra la CCEE e la KEK, la Conferenza delle Chiese europee (organismo ecumenico di cui fanno parte 123 Chiese e 25 organizzazioni associate nel Continente), per affrontare insieme alcune sfide, come la riconciliazione tra popoli e culture, la custodia del creato, l’approfondimento della comunione con gli Ebrei e la cura dei rapporti con l’Islam. E noi Frati Minori? Non possiamo essere dei “navigatori solitari”: non si arriva così all’altra riva! Sì, «non si può affrontare il futuro in dispersione» (Ripartire da Cristo, 30) e il futuro della vita e della missione dell’Ordine sta nella collaborazione tra le Province, tra le Conferenze e tra queste e le Province. Questo anche se siamo riusciti a “selezionare” l’essenziale; anzi l’essenziale per noi Frati Minori europei è imboccare decisamente la strada della collaborazione – anche con gli altri Istituti della Vita consacrata e, in particolare, con gli altri membri della grande Famiglia francescana –, se vogliamo vivere con rinnovato entusiasmo la nostra vocazione e ridare significatività alla nostra missione. Si è detto che è determinante per il futuro dell’Europa la “Carta Costituzionale” e noi abbiamo già la nostra “Carta Costituzionale”, che definisce il nostro Ordine, di cui fra poco celebriamo l’VIII centenario di fondazione, come Fraternità (cf CCGG 1,1). Tale definizione esprime la nostra identità, contiene un programma di vita, in- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS dica un modo specifico di comprendere ed esprimere le nostre relazioni con Dio, con gli altri e con il creato, e di porsi a servizio della Chiesa e del mondo. L’essere una Fraternità, pertanto, non solo esige relazionecollaborazione-solidarietà-condivisioneservizio reciproco, ma qualifica e determina il nostro essere presenti e il nostro operare nella Chiesa e nel mondo (cf Consiglio Plenario 2001, Fraternità in missione in un mondo che cambia, p. 5). L’operare insieme scaturisce, in definitiva, dall’essere una Fraternità, i cui membri condividono la stessa avventura (cf CCGG 1,1-2). Penso che sia stata proprio questa consapevolezza a far sorgere l’UFME, che, il nome stesso lo dice, vuol dire: Frati Minori insieme per l’Europa, tanto più che fanno parte dell’UFME Frati Minori dell’Europa dell’ovest e dell’est, del nord e del sud. Si tratta di una ricchezza incredibile di storia, di tradizioni, di culture e di spiritualità – anche di una ricchezza “quantitativa”, nonostante il calo numerico i Frati Minori sono 7.956 –, e per questo di possibilità concrete per cercare e percorre insieme alcune vie per testimoniare ed annunciare, secondo il nostro specifico carisma, il nome di Gesù Cristo, fonte di speranza per tutti in Europa. «Testimoni eloquenti del primato Dio» «In un contesto contaminato dal secolarismo e assoggettato al consumismo», dall’«apostasia silenziosa», in cui si vive «come se Dio non esistesse» (EiE 38.9), la prima via da percorrere è quella di essere testimoni della dimensione trascendente dell’esistenza, del primato assoluto di Dio, «costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutto il cuore» (Benedetto XVI, Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, del 27 settembre 2005). Poco prima di essere eletto Papa, il Card. J. Ratzinger, parlando a Subiaco dell’Europa il 1° aprile 2005, ha detto: «Abbiamo bisogno di uomini che tengono lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di 341 Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può fare ritorno presso gli uomini» (cf anche EiE 116). È quanto vuole san Francesco: uomini che desiderano avere «sopra ogni cosa lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro» (Rb 10,89). Non è per caso che la prima priorità ci ricorda: dallo «spirito di orazione e devozione» deriva la capacità di testimoniare che Dio è l’unico assoluto, l’unico onnipotente, l’altissimo e buon Signore, l’unico bene, ogni bene, tutto il bene, l’unica realtà desiderabile e da desiderare» (Seguaci di Cristo..., 1ª priorità, 7); che il primo mezzo suggerito da me per compiere un vero discernimento, in questa prima tappa delle celebrazioni per l’VIII centenario di fondazione dell’Ordine, sia stato «un’orazione prolungata, senza orologio e “affettiva”, come quella di Francesco. Una preghiera “vincolante”, attraverso la quale poter comprendere che Dio benedice (dice bene) le nostre scelte» (cf Lettera per l’inizio delle celebrazioni, 4 ottobre 2005). Ma nel contesto dell’Assemblea dell’UFME, però, il discernimento dovrebbe portarci ad individuare dove e come realizzare insieme delle presenze (almeno qualche presenza) in cui sia visibile il primato Dio e sia punto di riferimento, – «in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e interrottamente» – per lodare, adorare, magnificare, rendere grazie «all’altissimo e sommo eterno Dio» (cf Rnb 23,11). «Passione per l’umanità» Dalla passione per il Cristo, che si concretizza nella volontà di seguire le orme di Cristo e che continuamente si rinnova attraverso lo «spirito di orazione e devozione», scaturisce la nostra «passione per l’umanità», che costituisce la nostra ragion d’essere: inviati da san Francesco «a due a due per le diverse parti della terra, annunciando agli uomini la pace e la penitenza» (1Cel 12,29) e dalla Chiesa: «andate con Dio, fratelli, e come egli si degnerà di ispi- 342 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III rarvi, predicate a tutti la penitenza» (1Cel 13,33). Giovanni Paolo II, aprendo le porte al terzo millennio, e Benedetto XVI, all’inizio del suo ministero petrino, ci hanno riproposto l’invito a «prendere il largo». La Chiesa che è in Europa ci ha indicato il contenuto dell’andare: annunciare il Vangelo della speranza ad un’Europa che sembra averla smarrita. Dobbiamo, allora, essere pronti ad «ascoltare le nuove chiamate dello Spirito, cercando di individuare... le urgenze spirituali e missionarie del momento presente» (Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso Internazionale sulla vita consacrata, 26 novembre 2004). Come individuare le nuove chiamate e, soprattutto, come rispondere ad esse? Come ho messo in evidenza nell’Assemblea di Lourdes, l’assottigliamento delle forze e delle energie potrebbero scoraggiarci a «prendere il largo». Ma «se ripartissimo da Assisi per ricostruire l’Europa?». Fu questa la provocazione che il mio predecessore, Fr. Giacomo Bini, lanciò all’UFME nel 1998, proprio qui in Polonia. E questo voleva dire: ripartire da Assisi verso il mondo (non solo l’Europa!) per annunciare il Vangelo, «dimenticando il “regno” delle nostre Province, che blocca ogni collaborazione...; rinnegando il “nostro regno” comodo e individualistico, che soffoca la nostra vitalità e tradisce la nostra vocazione» (in Acta Ordinis, III,1998,282). Accogliamo di nuovo quella pro-vocazione, come stimolo a concretizzare la nostra passione per il Vangelo in una o più iniziative comuni dell’UFME, anche se poi viene portata avanti da una Conferenza o attraverso la collaborazione di più Province. Come aiuto per la riflessione e le decisioni voglio segnalare un’iniziativa di evangelizzazione, sorta nel 2000 ad opera di quattro Cardinali europei – J.-M. Lustiger (Parigi), C. Schönborn (Vienna), J. da Cruz Policarpo (Lisbona) e G. Danneels (Bruxelles) –, per rispondere alla sfida: come annunciare la Parola nelle grandi città del Continente? È nata così l’idea del “Congresso Internazionale per la nuova evangelizzazione (CINE) – con incontri, dibattiti, concerti, esposizioni, laboratori, serate di festa e momenti di preghiera –, che si è tenuto nel 2003 a Vienna, nel 2004 a Parigi, nel 2005 a Lisbona nei primi giorni di novembre, e che si terrà a Bruxelles nel 2006 e a Budapest nel 2007. Dal momento, però, che dall’essere Frati e Minori deriva lo stile missionario dell’Ordine, allora qualsiasi scelta venga fatta per annunciare il Vangelo all’uomo delle città, dei villaggi, delle campagne o ai crocicchi delle strade, questa può arricchirsi mediante altre incarnazioni dell’unica passione per l’umanità: la promozione del dialogo ecumenico, l’impegno per la pace e la salvaguardia del creato, la solidarietà con i più poveri, la condivisione del pensiero francescano sull’uomo e sul mondo, ecc.! Responsabili del nostro futuro «La cura delle vocazioni è un problema vitale per il futuro della fede cristiana in Europa e, di riflesso, per il progresso spirituale degli stessi popoli che l’abitano; è passaggio obbligato per una Chiesa che voglia annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza» (EiE 39). È anche un problema vitale per il nostro Ordine, particolarmente in Europa, come già ho sottolineato nella precedente Assemblea dell’UFME. Ed ora ribadisco l’urgenza dell’impegno di tutti per un’adeguata pastorale delle vocazioni. Abbiamo a disposizione documenti, sussidi, esperienze; sappiamo quali sono le cose importante da fare: preghiera, testimonianza, invito esplicito a condividere la nostra vocazione e la nostra missione. È giunto il momento di attuare quanto sappiamo; soprattutto dobbiamo fare della cura pastorale delle vocazioni una scelta prioritaria di ogni Provincia e Conferenza, cercando e ricercando collaborazione, promovendo incontri tra Province e tra Conferenze per scambiarsi le esperienze, i metodi, per incoraggiarsi vicendevolmente e, infine, per verificare come e dove possiamo agire insieme. C’è spazio qui per investire fantasia e creatività. Ma ne vale la pena, perché «è ancora grande il fascino di Francesco e di Chiara di Assi- 343 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS si sui giovani» (Giovanni Paolo II, Messaggio al Capitolo 2003, 5); perché è bello condividere ciò che si ritiene sommamente prezioso, come la sequela di Cristo, povero e crocifisso; perché «non è vero che la gioventù pensa soprattutto ai consumi e al piacere... La gioventù vuole cose grandi, vuole il bene... » (Benedetto XVI, Discorso ai pellegrini tedeschi, 25 aprile 2005; cf anche EiE 39). La XX Giornata Mondiale della Gioventù deve farci riflettere: convocati da Giovanni Paolo II ed animati da Benedetto XVI circa un milione di giovani sono affluiti a Colonia alla ricerca di Gesù per poterlo adorare! Conclusione Cari Fratelli Ministri, permettetemi una parola conclusiva che consiste in una presa di coscienza, in un augurio e in una preghiera. L’Europa dell’est e dell’ovest «va costruendosi sempre più come “unione”: questo deve spingere i cristiani verso l’unità» (cf EiE 118). Ecco il senso della mia enfasi sulla collaborazione. Del resto l’«Unione dei Ministri provinciali d’Europa» non sta a sottolineare proprio questo aspetto? Resta, come è evidente, la grazia e il dovere per ciascuno e per tutti di vivere i valori peculiari del carisma francescano «per offrire all’umanità disorientata, logorata e priva di memoria, testimonianze credibili della speranza cristiana, “rendendo visibile l’amore di Dio, che non abbandona nessuno” e offrendo “all’uomo smarrito ragioni vere per continuare a sperare”» (Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso..., 2); come resta la necessità e l’esigenza della comunione con tutti i membri del Popolo di Dio: «la vita consacrata, all’inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé sfide formidabili, che può affrontare soltanto in comunione con tutto Popolo di Dio, con i suoi Pastori e con il popolo dei fedeli» (Benedetto XVI, Lettera in occasione della Plenaria...). Nel 2006 celebreremo il Capitolo generale straordinario ad Assisi. Nella Lettera di indizione del 4 ottobre 2005 ho scritto: «abbiamo deciso di darci un tempo per fermarci e per riflettere insieme, per sostare in attento ascolto di ciò che il Signore ci chiede, per confrontarci su come meglio assumere quanto ciascuno ha promesso..., per ripartire con rinnovato impegno ad annunciare tra i fratelli e le sorelle nel mondo il Vangelo di Cristo». Mi auguro che i Ministri provinciali d’Europa, grazie anche a questa VII Assemblea, vi contribuiscano con riflessioni arricchenti e con proposte capaci di dare per davvero nuova linfa alla nostra forma vitae. È tempo di discernimento! «Signore, aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia del vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!» (Benedetto XVI, Omelia per l’Apertura dell’XI Assemblea del Sinodo dei Vescovi, 2 ottobre 2005). FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 11. Incontro del Ministro e del Definitorio generale con le Conferenze OFM slaviche Assisi, 1 dicembre 2005 È IL MOMENTO DI PREPARARE IL FUTURO Questo incontro del Definitorio generale con le Conferenze Slaviche risponde ad una decisione del Capitolo di Pentecoste 2003. Volendo promuovere un dialogo più profondo tra il Ministro generale insieme al Definitorio generale e le Conferenze, il Capitolo stabilì che il Ministro generale ed il Definitorio generale si incontrassero con ogni Conferenza o insieme di Conferenze (cfr. Proposta del Capitolo generale, 2). Già ci siamo riuniti con la COPEF e la MEFRA, oggi unificate nella COTAF, con la Subsahariana e la COMONA, oggi Conferenza Africana e Terra Santa, e con la COMPI. Ora ci incontriamo con le vostre due Conferenze e già abbiamo fissato le date dell’incontro con la CONFRES e le quattro Conferenze dell’America Latina. Personalmente mi sono incontrato anche con la Conferenza Anglofona. 344 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Degli incontri tenuti precedentemente tutti siamo rimasti molto contenti. Spero che lo saremo anche in questa circostanza. Approfittiamo di questa bella occasione per ascoltarci e per parlarci gli uni agli altri con “familiarità”, come vorrebbe il nostro padre san Francesco. Tutti ne usciremo beneficati. 1. Contesto dell’incontro Questo incontro del Ministro generale insieme al Definitorio generale con le Conferenze Slaviche e di queste tra di loro, si inserisce nel contesto della preparazione dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine e nel contesto liturgico dell’Avvento. Personalmente credo che questo sia un ambito molto appropriato. La preparazione dell’VIII Centenario - che già abbiamo iniziato ufficialmente ad Assisi nei giorni 28 e 29 ottobre e che la Conferenza Sud Slavica ha iniziato l’8 di ottobre in Croazia, insieme a tutta la Famiglia Francescana -, ci invita a porci in cammino per poter celebrare “La grazia delle origini”. In questo primo anno di preparazione siamo costantemente invitati alla conversione, al discernimento, per poter tornare all’essenziale e, in questo modo, iniziare il processo di rifondazione dell’Ordine, all’inizio di questo III millennio. L’Avvento, poi, iniziava invitandoci a svegliarci dal sonno, a spogliarci delle opere delle tenebre e a rivestirci delle armi della luce (cfr. Rm 13, 11-12). In definitiva, anche l’Avvento ci invita alla conversione, a cambiar vita o, quanto meno, a progredire dal buono al meglio. Vegliate, ponetevi in cammino, preparate il futuro Accogliendo il doppio invito che ci viene dalla celebrazione dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine e del tempo di Avvento nel quale ci troviamo, la mia prima parola a voi, cari fratelli delle Conferenze Slaviche, sia la stessa che disse a tutti domenica scorsa il Signore: «State attenti, vigilate…vigilate» (Mc 13,33-37). Lo scorso Capitolo generale ci ha ricordato quello che lo Spirito chiese a tutta la Chiesa durante il Concilio Vaticano II (cfr. GS 4): che riconosciamo, leggiamo, interpretiamo e giudichiamo, alla luce del Vangelo, i segni dei tempi, perché siano «fari generatori di speranza» (Sdp 6) in un mondo come il nostro in cui non c’è alcun motivo di speranza e, in questo modo, essere noi stessi «segni leggibili di vita per un mondo assetato di “nuovi cieli e nuova terra” (Is 65,17; cfr. Ap 21,1)» (Sdp 7). Per questo, però, ci ammonì, facendo sue le parole di Giovanni Paolo II, che non è sufficiente leggere i segni, ma che è necessario contribuire ad «elaborare e attuare nuovi progetti di evangelizzazione per le odierne situazioni» (Sdp 8). Per leggere i segni dei tempi, però, e attuare nuovi progetti di evangelizzazione, è necessario essere desti, vigilare per cogliere il passaggio di Dio nella nostra vita e scoprire, così, questi «lampi di luce presenti nella notte oscura della nostra vita e dei nostri popoli» (Sdp 6). Ci è chiesto di essere «sentinelle del mattino» (Is 21,11-12) che annunciano l’arrivo del nuovo giorno e mettono in guardia contro atteggiamenti di sicurezza che possono condurci a dimenticarci di tenere l’olio nelle nostre lampade (cfr. Mt 25,1ss). Ci viene chiesto valore, audacia e coraggio evangelici e creatività, come quella che ebbero in altri tempi Francesco e Chiara (cfr. Sdp 8) e tanti altri fratelli lungo la nostra storia otto volte centenaria. Ci è chiesto discernimento per «tornare all’essenziale della nostra esperienza di fede» (Sdp 2). Questo discernimento deve essere fatto in una doppia prospettiva: prendere coscienza delle situazioni personali ed istituzionali che si oppongono alla nostra forma vitae per denunciarli e contribuire al loro superamento, e scoprire, in mezzo alle crisi, l’opera che il Signore realizza in noi e nei nostri fratelli, l’opera che il Signore realizza anche attraverso di noi e nonostante i nostri limiti (cfr. Sdp 7). Vorrei, cari fratelli, che ci interrogassimo su entrambi gli aspetti. Questo incontro può essere una buona occasione per farlo. Però non basta. Dovete mettere le vostre Province in questo atteggiamento di discernimen- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS to, per distinguere «ciò che viene dallo Spirito da ciò che gli è contrario» (VC 73), e così tenerci «ciò che è buono» (1Ts 5,21). È il momento di preparare il futuro. Non possiamo accontentarci di essere memoria del passato. Dobbiamo essere profezia del futuro (cfr. NMI 3). Non possiamo aspettare che il futuro ci raggiunga, dobbiamo anticiparlo, «prendendo il largo» (NMI 1). E di fronte alle difficoltà che questo comporta non si può dire, e nemmeno pensare: lo farà chi verrà dopo! Ciascuno deve assumersi la propria responsabilità. Non assumerla sarebbe un grave peccato di omissione. Dico grave perché se oggi perdiamo sei o più anni, questo tempo non è più recuperabile. E la storia ci giudicherà. Cosa siete disposti a fare perché le vostre Entità entrino in questo atteggiamento di discernimento che ci è chiesto dall’attuale momento che stiamo vivendo nell’Ordine e nella nostra società? Accogliete ciò che lo Spirito ci chiede Lo Spirito ci parla attraverso tante mediazioni. Tra queste ci sono i segni dei tempi, dei luoghi e delle persone. Tocca a noi ascoltare il sussurro dello Spirito e rispondergli con audacia e coraggio, come fece Francesco 800 anni fa. Migliorate la qualità della vita e della missione dei fratelli che vi sono stati affidati Una delle esigenze del momento è, senza dubbio, dare qualità alla nostra vita e missione. A questo guarda, precisamente, la rifondazione di cui abbiamo bisogno e che desideriamo nel nostro Ordine e, di conseguenza, nelle nostre Province e Custodie. Se per rifondazione intendiamo il ritorno alla grazia delle origini per rispondere meglio alle sfide che ci lancia l’odierna situazione, è certo anche che vogliamo continuare ad essere significativi per l’uomo di oggi e, per quanto è possibile, potenziare questa significatività. Se prima la nostra visibilità e la nostra significatività erano assicurate da alcune delle nostre strutture e dei nostri servizi, già ora, ma soprattutto nei tempi che si avvici- 345 nano, la vita consacrata, e con essa la vita dei Frati Minori, sarà visibile e significativa nella misura della sua qualità. E questo vale anche per i vostri paesi. È vero che, contrariamente a quanto succede nelle altre Province d’Europa, nelle vostre non è ancora chiara la diminuzione numerica. So che le vostre Entità godono di buona salute, almeno numericamente parlando. Per questo, con voi, rendo continuamente grazie al Signore, il “grande elemosiniere”. Però per l’amore che provo per voi, non vi posso nascondere la paura che ho che vi possa sorprendere il giorno della crisi senza essere preparati. Una crisi che colpisce soprattutto la vita e la missione. Guardate che cosa è successo in alcuni Stati della vecchia Europa che erano molto clericali, avevano abbondanza di vocazioni, dove la Chiesa aveva molto potere e nei quali aspetti politici, religiosi e nazionalisti erano strettamente uniti. Dopo che entrarono a contatto con il mondo secolarizzato, le Chiese locali andarono immediatamente in crisi – mancanza di vocazioni, negazione di qualsiasi potere alla Chiesa …–, una crisi di purificazione e di rinnovamento, certamente, ma non per questo meno dolorosa. Che succederà nei vostri paesi entro 10 anni? “Non sono profeta, né figlio di profeta”, ma credo che sia facile indovinarlo: la secolarizzazione ed il laicismo scuoteranno fortemente la vita e la missione dei fratelli a voi affidati, con un forte svantaggio per voi e cioè che tutto questo succederà rapidamente, senza l’evoluzione lenta e logica che abbiamo vissuto nei Paesi dell’Europa occidentale. Però c’è qualcosa di più su cui voglio richiamare la vostra attenzione: se guardate attentamente alla vita e missione dei fratelli che vi sono stati affidati, non vi rendete conto che la secolarizzazione nei suoi aspetti più negativi quali sono il consumismo, il materialismo, l’imborghesimento e l’assenza di Dio è già ben visibile? Il maggior rischio che esiste oggi per la vita consacrata e la vita francescana non sta nella diminuzione numerica (il numero dipende da Dio che chiama e da molti fattori storici e umani), ma nella qualità della nostra vita. «Accanto allo slancio vitale, capa- 346 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III ce di testimonianza e di donazione fino al martirio», che è evidente anche nel passato e nel presente delle vostre Entità, dobbiamo riconoscere che la vera spada di Damocle è «l’insidia della mediocrità nella vita spirituale, dell’imborghesimento progressivo e della mentalità consumistica» (RdC 12). Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a certe evidenze. Per questo, in nome del padre san Francesco, vi chiedo: migliorate la qualità della vita e della missione dei fratelli che vi sono stati affidati. Non siate meri amministratori. Siate veri animatori. Non risparmiate sforzi in questo. Non vi chiedo di portare a conclusione questo lavoro, perché, tra le altre cose, è qualcosa di permanente, però non posso risparmiarvi la fatica e lo sforzo di cominciarlo. Migliorare la qualità della vita e della missione dei frati significa, tra le altre cose: • Insistere sul primato di Dio. Senza questo tutti gli altri sforzi saranno sterili. Il primato di Dio, la ricerca appassionata dell’Assoluto, è la giusta risposta al secolarismo, alla comoda indifferenza, allo scetticismo e alla superficialità nella quale molte volte vive la nostra società e anche noi. Qualche volta qualcuno potrebbe pensare che questo si dà per supposto. La mia esperienza, però, mi dice che niente, nemmeno la fede stessa, si deve dare per scontato. Di fatto l’imborghesimento, la necessità di una posizione sociale, la passione per l’efficacia e l’ossessione per l’autonomia e l’autorealizzazione, hanno minato profondamente la vita di fede ed il primato di Dio nella nostra esistenza. Senza il primato di Dio la nostra esistenza come Frati Minori viene a mancare della sua ragione d’essere. Se dobbiamo dare ragione della nostra esistenza dobbiamo lavorare instancabilmente per arrivare ad essere uomini di fede, uomini di Dio. • Insistere sulla vita fraterna in comunità. Per definizione il nostro Ordine è una Fraternità e noi siamo fratelli, e la nostra prima forma di evangelizzazione è la vita fraterna. Non si può pensare né parlare dei Frati Minori senza una vita fraterna che sia anche visibile. Dobbiamo ri- conoscere che in questo abbiamo ancora molto da camminare. Come presentare ai nostri giovani l’ideale di vita fraterna se un numero considerevole di Frati vive da solo e altri, anche se vivono in comunità, conducono una vita al margine della Fraternità? Vi chiedo, cari Ministri, di pensare seriamente a queste due realtà che contraddicono, apertamente, il nostro essere fraternità. La vita in fraternità si alimenta di una intensa vita di preghiera personale e comunitaria (quanto tempo dedichiamo alla preghiera sia personale che in Fraternità?); di una comunicazione profonda (di ciò che si fa, che si pensa e si sente); della comune osservanza della Regola e delle Costituzioni (non si possono giustificare certi “privilegi”, che possono arrivare ad essere vere ingiustizie); di una missione condivisa (ciò che uno realizza deve essere pensato, portato a termine e visto dagli altri come un lavoro della comunità e fatto in suo nome). Di tutto questo si alimenta la vita fraterna e tutto ciò la manifesta. La vita in comunione fraterna è la sola risposta valida all’individualismo e all’egoismo, alla violenza e all’ingiustizia. • Insistere sulla semplicità, la frugalità e la libertà interiore. Il consumismo ci sta invadendo da tutte le parti e ho l’impressione che sia più forte e distruttivo nei vostri paesi, fino a poco tempo fa dominati da sistemi totalitari. Potremmo mettere sul tavolo molte delle sue manifestazioni. Vi invito a farlo da voi. È certo che come risposta a questa invasione consumistica dobbiamo optare per una vita semplice, frugale. Non possiamo essere schiavi delle cose. Solo il povero è veramente libero. Che cosa ci viene chiesto in questo campo? Come aiutare i fratelli a capire che oltre ad essere Frati siamo anche Minori? Quanto stiamo dicendo ha a che fare anche con lo spirito di servizio che deve regnare tra noi tutti, incominciando da noi Ministri, come risposta alla sete di potere e di dominio sugli altri e alla “politica” che in molte occasioni si presenta per ottenere questo potere. Solo chi è di- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS sposto a servire, può ritenere con “diritto” di essere il primo. • Insistere sulla gratitudine della vita e del servizio. Viviamo immersi in una cultura utilitaristica e tecnocratica. Viviamo in un mondo dove tutto si vende e tutto si pretende di comperare. È la legge del commercio. In questo contesto, le persone facilmente sono apprezzate in rapporto «alla loro immediata funzionalità» (VC 104) sopravvalutando colui che porta contributi ed emarginando chi non ne porta. Questo criterio, spesso condiziona le stesse scelte apostoliche. Si scelgono quelle che “rendono” di più, dal punto di vista economico e si lasciano altre che non rendono tanto. Senza gratuità la vita consacrata e la nostra vita di Frati Minori non è compresa. Senza gratuità non si può parlare di amore. Viviamo in un momento nel quale solo coloro che hanno optato decisamente per un’autentica qualità della vita potranno mantenersi. Ciò vale anche per voi, cari fratelli delle Conferenze slaviche: solo la qualità della vita potrà mantenervi sul cammino iniziato. Solo qualità della vita potrà assicurarvi la visibilità e la significatività nella società mutevole nella quale anche voi vivete. Per questo vi ripeto: migliorate la qualità della vita e missione dei fratelli che vi sono stati affidati. Promuovete la collaborazione interprovinciale e delle vostre Province con l’Ordine Il futuro della vita consacrata e della nostra stessa vita risiede nella collaborazione interprovinciale (all’interno della medesima Conferenza), delle Conferenze tra di loro e di tutte le Entità con i Progetti dell’Ordine. Sono tante e di tale importanza le sfide che ci sono proposte oggi, che non possiamo andare ciascuno per conto proprio. Vi ripeto qui ciò che si è detto nella recente assemblea dell’UFME: «non possiamo essere navigatori solitari: non si arriva così all’altra sponda!». «Non possiamo affrontare il futuro nella dispersione» (RdC 30). Nella situazione attuale, siamo chiamati a collaborare, se vogliamo offrire una risposta significativa e adatta alle sfide che ci si pre- 347 sentano. Non possiamo continuare a vivere chiusi dentro le mura delle nostre Province, per “belle” che ci sembrino, preoccupati solo di risolvere i nostri problemi. Chiudersi oggi, significa optare per la morte. In questo contesto desidero, una volta di più, ringraziarvi per la collaborazione nei progetti dell’Ordine, particolarmente nei progetti missionari, ma desidero, anche, incoraggiarvi a potenziare questa collaborazione. Per questo considero come presupposti essenziali quanto segue: • Recuperare il nostro essere Fraternità. Anche se suona come una ripetizione, e suona male, sento la necessità di dirlo ancora una volta: non siamo una federazione di Province, siamo una Fraternità che ha nella Provincia una delle sue strutture fondamentali. Siamo una Fraternità. Questa è la nostra “carta costituzionale”, una carta che oltre ad esprimere la nostra identità, esprime anche un modo di lavorare nella Chiesa e nel mondo: gli uni a fianco degli altri, gli uni “volti” verso gli altri. • Avere chiaro il senso di appartenenza all’Ordine. Crescere nel senso di appartenenza all’Ordine. Finché continuiamo a pensare che fondamentalmente apparteniamo ad una Provincia e solo in casi straordinari siamo chiamati a dimostrare la nostra appartenenza all’Ordine, non c’è molto da fare nel campo della collaborazione. All’inizio non era così e nemmeno ora, io penso, dovrebbe essere così. Il Frate entra a far parte della Fraternità universale e, ordinariamente, vive e realizza la sua vocazione in una Provincia. • Discernere l’essenziale. Finché una Provincia non entra in questa dinamica, troverà sempre ragioni (o non-ragioni) per non collaborare, soprattutto quando questa collaborazione esige il “lasciare” qualcosa di proprio. Però, in quali ambiti siamo chiamati a collaborare? Distinguo tra collaborazione fra le vostre Province e la collaborazione con l’Ordine. Per non dilungarmi troppo mi limito a elencarli. Fra le vostre Province. Vi chiedo che prestiate attenzione alle Province “bisogno- 348 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III se” di personale nella vostra zona. Penso alla Provincia della Repubblica Ceca, il cui territorio è uno dei più secolarizzati d’Europa, e questo si ripercuote sul numero delle vocazioni. Penso alla Fondazione di San Francesco in Russia/Kazakistan, che sta lavorando nella implantatio Ordinis e in un vasto campo di attività apostoliche, con uno scarso numero di Frati. Penso alla “presenza” bizantina in Ucraina, bisognosa di personale e in modo particolare di formatori. Penso alla stessa Provincia di Zara che ha penuria di vocazioni, ma un gran numero di presenze. C’è un altro tipo di collaborazione che credo, prima o poi, si imporrà ed è nella formazione intellettuale. Per quanto tempo la Polonia potrà mantenere cinque Centri di studi? Perché in Croazia non si può pensare ad una facoltà francescana? Personalmente sono convinto che ne guadagnerebbe il francescanesimo slavo e ciascuna delle Province che lo formano. Vi invito a riflettere seriamente e serenamente su questo. Credo anche che sarebbe buona cosa una collaborazione interprovinciale nell’ambito della formazione, in modo particolare di quella permanente. Esercizi spirituali per diverse Province, corsi di formazione per Guardiani, formatori, economi… La collaborazione delle vostre Province con l’Ordine la vedo, soprattutto, nei seguenti campi: personale per le case dipendenti dal Ministro generale, personale per i progetti missionari dell’Ordine (abbiamo urgente bisogno di personale per la Terra Santa ed il Marocco) e personale per i Centri di Studio e ricerca (abbiamo bisogno di personale per la PUA, per la Commissione Scotista e per il Collegio di San Bonaventura a Grottaferrata). Parlando di questi Centri penso specialmente alla Conferenza Sud Slavica che ha scritto pagine veramente gloriose nella Commissione Scotista e nella Pontificia Accademia Mariana. Rinuncerete a continuare a scrivere questa stessa gloriosa storia? Si tratta di fare determinate scelte. A volte dobbiamo rinunciare a qualcosa… Una volta di più si tratta di una gerarchia nelle nostre scelte. Già da ora grazie per l’attenzione che presterete a queste chiamate. Alcune attenzioni particolari Guardando alla vostra realtà, che certamente non mi è sconosciuta, credo che dovete prestare attenzione ad alcuni aspetti importanti per la crescita nella fedeltà creativa, così come ci è richiesto dalla Chiesa oggi (cfr. VC 37). La formazione permanente. Lo abbiamo detto molte volte, ma è necessario continuare a ripeterlo: senza formazione permanente non si può parlare di formazione iniziale. Senza formazione permanente formeremo, a volte, i frati all’osservanza, ma essa salterà appena essi si sentiranno “sicuri”. Nelle vostre zone ho sentito questa frase che tanto mi ha fatto riflettere: “oggi facciamo ciò che ci dicono, domani faremo ciò che fanno”. Abbiamo una grossa responsabilità di fronte al presente e al futuro della nostra vita e missione e della vita e missione di coloro che verranno dopo. Che cosa stiamo facendo a livello di formazione permanente, in modo che questa sia un vero processo di conversione e motore della “rifondazione”? La formazione iniziale. Il Signore, dentro la crisi generale che stiamo vivendo, continua a benedire la maggior parte delle vostre Entità con un buon numero di vocazioni. Questa è una grazia, ma anche una responsabilità. È un dono che bisogna saper accogliere, accompagnare, formare correttamente. Sento la necessità di insistere sull’accompagnamento personalizzato. L’accompagnamento non garantisce tutto, ma senza di esso il terreno è abbandonato a qualche sorpresa. D’altra parte l’accompagnamento è fondamentale se vogliamo formare alla fedeltà e non solo all’osservanza e alla disciplina. In questo contesto vi chiedo che prestiate molta attenzione alla formazione di formatori, accompagnatori e testimoni, e non solo di maestri. L’evangelizzazione. Siamo stati chiamati per andare e testimoniare che solo Lui è l’Onnipotente. Nel campo dell’evangelizzazione quello che fate è molto e buono. Così mi hanno detto molti dei Vescovi che ho incontrato durante le mie visite fraterne alle vostre Province. Però, anche qui non basta continuare a fare ciò che facciamo. EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Dobbiamo essere creativi. Dobbiamo aprirci a nuove forme di evangelizzazione che possano anche corrispondere meglio alla nostra forma di vita in fraternità. Perché non ci chiediamo con serietà e serenità, in atteggiamento di vero discernimento, che cosa ci stanno chiedendo la Chiesa e la società attuale, per prendere le decisione opportune? Nel campo dell’Evangelizzazione dovete prestare particolare attenzione al dialogo ecumenico e interreligioso. È questa una esigenza del nostro essere Frati Minori. È una esigenza soprattutto per chi vive, come alcuni di voi, in un paese caratterizzato da altre confessioni cristiane e altre religioni. L’economia. È questo un aspetto che ha molto a che vedere con la nostra vita giacché, come sappiamo per esperienza, molti dei problemi, anche vocazionali, incominciano dall’economia. Questa è francescana solo se è trasparente, solidale e austera. Come stiamo in questo ambito? Non credete che se ci fosse più trasparenza, più solidarietà e più austerità avremmo il necessario, e più, per la nostra vita e missione? Conclusione Cari fratelli Ministri di queste Conferenze Slaviche. Sono cosciente che la vostra missione in questi momenti non sia per niente facile. Conosco alcune delle situazioni nelle quali vi trovate che sono certamente difficili. D’altra parte so che se cercherete di portare a termine tutto quello che vi ho detto e a cui ho accennato, molti vi rifiuteranno. Questa è una situazione che, anche se nessuno lo desidera, senza dubbio dobbiamo essere pronti ad affrontare. Ed è meglio il rifiuto perché si è cercato di fare qualcosa nella giusta direzione, che l’applauso perché si è detto di sì a tutti. Nella vostra missione contate sulla vicinanza del Definitorio e mia personale. Per il vostro lavoro in favore dei fratelli contate, anche, sulla nostra gratitudine. E che in tutto vi accompagni la benedizione del Signore. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 349 12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião da erecção da Custódia Bissau, Guiné-Bissau, 07.12.2005 Muito amados Irmãos da Custódia da Guiné-Bissau, Vim de Roma até a Guiné-Bissau no exercício do serviço de animação fraterna que me foi confiado pelo Capítulo Geral e para testemunhar e reconhecer publicamente, em nome da Fraternidade Universal da Ordem, o estado actual de crescimento e maturidade da vossa Entidade que, de Fundação passa à Custodia. Com grande afecto e carinho, com o coração transbordante de alegria e de esperança, dirijo a todos vós e a cada um dos Irmãos que aqui vive e testemunha a nossa vocação e missão franciscana, a minha saudação fraterna: O Senhor vos dê a Paz! A Erecção da Custódia Franciscana em terras da Guiné-Bissau é para todos nós um momento de graça e de grande júbilo, mas também uma grande responsabilidade e desafio. Ela assinala um importante ponto de chegada mas também um significativo ponto de partida no processo histórico de crescimento e maturidade da vossa jovem Entidade. Com a celebração deste acto, assinalamos oficialmente a feliz conclusão de uma etapa importantíssima no longo e trabalhoso processo histórico da implantação da Ordem e do Carisma Franciscano na GuinéBissau. Esta fase durou 70 anos e nela se reconhecem três momentos significativos de evolução e maturidade. O primeiro momento foi iniciado há precisamente 70 anos com a chegada do primeiro grupo de missionários franciscanos vindos da Província Portuguesa dos Santos Mártires de Marrocos para fundar a Missão da Guiné. Deste grupo pioneiro recordamos de modo muito especial a figura dinâmica e incansável de Frei Pedro do Araújo que, à frente dos seus Irmãos, desbravou o mato, transpôs rios e lançou-se na evangelização deste Povo, chegando às suas aldeias, aos seus arrozais e navegando nas suas pirogas. O segundo momento inaugurado, há precisamente 50 anos, viu chegar uma 350 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Equipe dinâmica de Irmãos missionários enviados da Província de Santo Antônio de Veneza para a Fundação Franciscana da Guiné. Deste grupo distingue-se a energia carismática e o génio organizador de Frei Settimio Ferrazzetta, depois justamente nomeado primeiro Bispo da Igreja da Guiné-Bissau. Foi a fase do lançamento de fundamentos e da estruturação material e espiritual da Igreja e da Ordem na Guiné-Bissau. Durante muito tempo as duas torrentes da única Missão franciscana correram, paralelamente, como realidades separadas e dependentes das suas Províncias de origem. Não faltaram, certamente, entre as duas partes, importantes momentos de frutuosa colaboração, sobretudo no campo de formação dos jovens candidatos locais à Ordem. Também não terão faltado momentos de uma certa rivalidade e compreensível concorrência entre vós no campo do trabalho. O Senhor, porém, serviu-se também desta mediação humana para oferecer à Igreja e à Sociedade Guineense serviços de qualidade na ordem da formação, da educação escolar, da saúde, da assistência social, etc. O terceiro momento desta fase começou quando o Senhor se dignou dar-nos a graça dos Irmãos locais, filhos desta terra da Guiné-Bissau. O mesmo Senhor ensinou-vos como devíeis viver e testemunhar o Santo Evangelho em estreita colaboração fraterna entre as duas realidades missionárias. Com efeito, a chegada dos jovens Irmãos nativos da Guiné-Bissau introduziu mudanças profundas na consciência e no modo de presença e testemunho franciscano na Guiné, obrigando as duas partes a uma colaboração mais estreita. Os frutos disso não se fizeram esperar. Hoje já temos um bom grupo de Irmãos guineenses e numerosas vocações, que justificam o paço que estamos a dar, pois são a garantia da continuidade e do crescimento da Ordem no futuro deste País. A Erecção da Custódia, hoje, inicia uma fase completamente nova na história da presença e testemunho franciscano nesta Igreja e nesta Sociedade. As diferentes torrentes unem-se para formar uma única Entidade, a Custódia da Guiné-Bissau, que integra har- moniosamente Irmãos de diferentes origens e culturas, numa fraternidade inter provincial, inter cultural e internacional. A nova situação coloca-vos sérios desafios a que tereis de responder com coragem e determinação se quereis ser testemunhas fiéis do Evangelho e do Carisma Franciscano na Sociedade guineense. Recordamos apenas alguns de entre os muitos desafios que tentes em frente: 1. Ser sinal de unidade e colaboração fraterna que ultrapasse as vossas diferenças de origem nacional, provincial, cultural, linguística e étnica. Pois a sociedade guineense confrontada com rivalidades étnicas, regionais e partidárias, por vezes, politicamente manipuladas, necessita de ver nos Irmãos de São Francisco o sinal profético da fraternidade universal reconciliada e pacificada. Esta unidade, inspirada num projecto comum da Custódia, deve tornar-se visível em todos os aspectos da vida e actividade dos frades e das fraternidades. Deve traduzir-se em um projecto comum de vida fraterna; uma economia unificada de comunhão de bens, partilha e solidariedade fraterna e respeito recíproco, evitando tudo o que pode favorecer complexos de superioridade e de inferioridade entre os irmãos. 2. Construir uma Fraternidade Custodial aberta à comunhão e colaboração com a Ordem, quer a nível universal quer a nível regional ou da Conferência. Deveis resistir à tentação de fechar-vos em vós mesmos e ficar isolados do resto da Ordem, devido à língua e às distâncias. Encorajamo-vos a participar nos programas e encontros tanto da Ordem como da Conferência. De outra parte, deveis trabalhar no sentido de construir uma verdadeira fraternidade entre os Irmãos provenientes da Europa e os Irmãos nativos da Guiné Bissau. No nosso mundo dividido, este é um testemunho que eu não duvidaria em chamar profética. 3. Trabalhar para uma sólida formação humana, intelectual, espiritual e franciscana dos Irmãos para garantir boa qualidade de vida e de testemunho evangélico segundo o carisma de São Francisco e EX ACTIS MINISTRI GENERALIS prepará-los a serem capazes de encontrar repostas novas para os novos desafios que a sociedade e a Igreja da Guiné vos colocam hoje. A vossa presença na Guiné Bissau será aquilo que for a formação. 4. Dar prioridade à formação Permanente que é o “húmus” e a condição necessária para uma formação inicial credível e frutuosa. Encorajamos a continuar com o programa que tendes de dar formação adequada aos jovens Irmãos que poderão ser chamados a assumir a formação na Custódia. 5. Trabalhar no sentido de prever o futuro da Entidade quanto à sua subsistência econômica. Pois a maturidade de uma Entidade é também medida pela sua capacidade de responder economicamente às suas necessidades mais ordinárias. 6. Preparar as condições para acolher e cuidar com dignidade os irmãos idosos e enfermos. Hoje os irmãos locais são jovens e robustos, mas amanhã, alguns serão cansados, velhos e enfermos, terão necessidades de encontrar acolhimento e cuidados condignos. 7. Realizar a tradução fiel do carisma e dos valores franciscanos segundo a índole e os valores autênticos da cultura e das sãs tradições guineenses. 8. Penso que seja chegado o tempo de parar, ao menos por um certo tempo a construção de novas estruturas de modo a fazer-se todo o possível para reforçar as estruturas pessoais. Desta depende verdadeiramente o futuro desta nossa Custódia na Guiné Bissau. O nascimento da vossa Entidade tem lugar neste ano que iniciamos as celebrações do VIII Centenário da Fundação da Ordem e do carisma Franciscano. Tendes diante dos olhos o modelo do jovem Francisco no início da sua caminhada espiritual. Este tempo favorável da celebração da graça das origens há de ser uma fonte de inspiração, um forte apelo à conversão e à renovação espiritual a nível pessoal, comunitário e estrutural na vossa jovem Entidade. Durante este período da refundação da Ordem, todos nós somos chamados: 351 • a voltar às origens e a alicerçar a nossa vida, vocação e missão no essencial do nosso carisma e espiritualidade franciscana; • a confrontar o nosso modo de ser e de viver, bem como a nossa maneira de realizar a missão hoje, com o espírito de São Francisco e com as exigências do seu projecto de vida evangélica expresso na Regra e nas Constituições que prometemos observar fielmente no dia da nossa profissão; • a operar o processo da refundação da Ordem apoiados nas prioridades definidas pelo Capítulo Geral 2003. Caríssimos Irmãos, concluo minhas palavras, reiterando a minha mais sincera e cordial felicitação ao novo Governo da Custódia e a todos vós. Tanto eu, Ministro, como o Definitório Geral estaremos muito próximos de vós para vos ajudar em tudo o que pudermos e em tudo o que necessitais. Coragem, esta é a vossa hora de fazer grata memória do passado, para viver com paixão o presente e abrir-vos com confiança ao futuro. Novamente agradeço às Províncias de Portugal e de Veneza por tudo o que têm feito na Guiné e tudo o que continuarão a fazer por esta jovem Entidade. Confio-vos à protecção da Bem-aventurada Virgem Maria, Mãe da Igreja e Mãe da Ordem Franciscana. Sobre todos invoco a bênção do Seráfico Pai São Francisco. FR. JOSÉ RIDRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro geral 13. Carta con ocasión de la solemnidad del Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005 HOY OS HA NACIDO UN SALVADOR “Sapientia Altissimi, fortiter suaviterque disponens omnia: veni ad docendum nos viam prudentiae” (Alleluia pro feriis Adventus, die 17 mensis decembris) 352 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III A todos los Hermanos y Hermanas: Paz y Bien! En la noche santa del nacimiento de Jesús, el ángel del Señor nos trajo un evangelio, que era una gran alegría para todo el pueblo: “hoy os ha nacido un Salvador, el Mesías, el Señor” (cf Lc 2, 11). Hoy la Historia –la del hombre con Dios, la de Dios con el hombre- ha llegado a plenitud, porque la Palabra de Dios, la Palabra que todo lo ilumina, se hizo carne y plantó su tienda entre nosotros (cf Jn 1, 24), y amaneció para todos la Luz sin ocaso, el Sol de justicia, el Día de la salvación. Hoy, con Cristo, apareció la benignidad de Dios (cf Tit 2, 11), la misericordia salió al encuentro de los míseros, la pureza se ofreció a los manchados, la gracia amaneció para los pecadores. Hoy, en Cristo, la lealtad y la fidelidad se han encontrado, la justicia y la paz se han besado, la fidelidad ha brotado de la tierra y la justicia ha bajado a nosotros desde el cielo (cf Sal 85). En verdad, nace Jesús y reina nuestro Dios, nace para nosotros un niño y nos llega con él la alegría, se nos da un hijo y él es nuestra paz, nuestro bien, nuestra salvación (cf Is 52, 7). Hoy, en Cristo, se ha revelado la victoria de nuestro Dios y la pueden contemplar todos los confines de la tierra (cf Sal 98, 3). Hoy también nosotros contemplamos el misterio de la Palabra hecha carne, Palabra eterna del Padre, que estaba junto a Dios y que puso su tienda entre nosotros; hoy hemos visto su gloria, gloria de Hijo único del Padre, lleno de gracia y de verdad (cf Jn 8, 14). Todo lo que el hombre en su finitud había podido pedir con su oración, todo lo que Dios en su magnificencia le hubiese podido dar, todo se halló cumplido por la encarnación del Hijo de Dios, pues la salvación que hasta entonces la fe esperaba, porque le había sido prometida, es ahora salvación que la fe abraza, porque ha sido ya realizada. Navidad, un misterio para discernir la verdad del rostro de Dios Una tentación constante para el hombre, tentación nacida de la soberbia espiritual, ha sido la de fabricar ídolos de Dios, en los que proyectamos las fantasías de nuestro deseo de grandeza. Ese dios ídolo, obra de nuestras manos, que sabe todo lo que nosotros pretendemos saber, y puede todo lo que nosotros deseamos poder, es necesariamente nuestro rival, pues él solo ocupa enteramente el lugar que todos queremos ocupar. Y al mismo tiempo que nos postramos ante ese rival y nos hacemos sus adoradores, descubrimos que somos también sus naturales imitadores, pues en realidad lo hemos fabricado a nuestra imagen y semejanza. De ahí que, desde el principio mismo de nuestras idolatrías, experimentamos que somos rivales, no sólo de un remedo de divinidad, sino también unos de otros, todos de todos, pues todos queremos ocupar el lugar del ídolo que hemos fabricado. Pero viene en ayuda de nuestra debilidad la gracia del Señor. En efecto, el misterio que contemplamos en la celebración litúrgica de la santa Navidad, permite que nos acerquemos con discernimiento a la verdad del rostro de Dios. Delante de nuestros ojos está sólo un niño, la debilidad de un niño, la verdad de un niño, algo tan cercano y tan pequeño que podemos envolverlo en la ternura de una mirada, y, sin embargo, ese niño es también para nosotros la verdad de Dios, ese niño es para nuestra fe «el esplendor de la gloria eterna [...] y espejo sin mancha» (4CtaCl 14), ese niño es «aquel cuya belleza admiran sin cesar todos los bienaventurados ejércitos celestiales, cuyo amor [...], cuya visión gloriosa hará dichosos a todos los ciudadanos de la Jerusalén celestial» (cf 4CtaCl 10-13). En la noche santa, el ángel del Señor dijo a los pastores: «Encontraréis un niño envuelto en pañales y acostado en un pesebre» (cf Lc 2, 12). Y nosotros, como aquellos pastores, encontramos un niño, un hombre hijo de hombre, un verbo humano, que es casi siempre silencio y por veces llanto. Y, sin embargo, delante de los ojos de nuestra fe está «el Verbo de Dios, Dios Hijo de Dios» (cf León Magno, Tratado XXI, 2). Delante de nuestros ojos está la humildad del hombre, y nuestra fe contempla la EX ACTIS MINISTRI GENERALIS majestad de Dios. Vemos sólo la debilidad de un niño y en la fe adoramos la fuerza de Dios. En este niño el amor ha unido el tiempo con la eternidad, la naturaleza impasible de Dios con la naturaleza pasible del hombre (cf León Magno Tratado XXI, 2). Dios, nuestro Dios, no se presenta como el rival a quien hemos de temer, sino como el pequeño a quien hemos de cuidar y el hermano a quien hemos de amar. Navidad, un misterio para discernir la verdad del rostro del hombre Tentación seductora ha sido para el hombre, desde el principio, la de ser como Dios, y no precisamente como el Dios creador, que es siempre amor fuente de vida, sino como el ídolo de Dios, criatura del hombre, sujeto de un poder caprichoso que es sólo fuente de muerte. Desde el principio pretendemos levantar torres que lleguen hasta el cielo. Desde el principio huimos de nosotros mismos. Ahora, el misterio de la santa Navidad pone delante de nuestros ojos el rostro de un hombre nuevo para una nueva creación. Obedeciendo el mandato del ángel del Señor, fuimos con los pastores a Belén, y encontramos a María y a José, y al niño acostado en el pesebre (Lc 2, 16). Y allí aprendimos los sentimientos de Cristo: allí se anula toda vanidad y desaparece toda rivalidad; allí se recrea en la pobreza la humildad, en la humildad la alegría, en la alegría la alabanza; allí se hacen huéspedes de nuestra casa el consuelo del amor, la compasión entrañable, la comunión en el Espíritu. A toda prisa fuimos a Belén y hallamos a nuestro Salvador, al Mesías, al Señor, y sentimos sobre la faz de la tierra el vuelo de la paz que se nos ofrecía desde el cielo. ¡Misterio inefable de la divina sabiduría!: el Señor ha venido para servir; el Mesías ha sido ungido por el Espíritu para sanar y liberar; el Salvador ha nacido niño para atraernos a sí y reconciliarnos con nuestra pequeñez; la Palabra de Dios se hizo hombre para que los hombres volvamos a nuestro hacedor y reconozcamos al que nos ha dado la vida, para que seamos libres los que éramos escla- 353 vos, y nos veamos enaltecidos a la condición de hijos de Dios los que, por nuestra desobediencia, nos habíamos alejado como extraños de su casa (Cf. Leon Magno, Tratado XXV, 5). En la noche santa fuimos a Belén, y la gracia nos abrió los ojos de la mente para que conociésemos el misterio de un nuevo nacimiento: la humanidad de la que el hombre se había ausentado envidioso de Dios, Dios, en Cristo Jesús, la había abrazado enamorado del hombre (cf Fil 2, 6-7). En la noche santa de Navidad, contemplando a Dios pequeño y pobre, aprendimos a reconocerle en todos los pequeños y en todos los pobres de la humanidad, y la ternura de nuestro afecto por el Niño de Belén, se nos hizo en las manos pan para los hambrientos, vestido para el desnudo, cercanía para el enfermo, compasión para el encarcelado, ayuda para el necesitado. Navidad, un misterio para discernir la verdad de nuestra forma de vida Quienes por la profesión hicimos entrega de nuestra vida a Dios sumamente amado, y nos pusimos en camino, bajo la acción del Espíritu Santo, para seguir más de cerca a Jesucristo nuestro Señor, necesitamos vivir atentos a las diversas mediaciones en las que se nos manifiesta la voluntad de Dios, si es que queremos responder con fidelidad a la llamada que de Dios hemos recibido. Así, en discernimiento, vivió desde su conversión el hermano Francisco de Asís; así, en discernimiento, nos sentimos llamados a vivir nosotros, especialmente en este primer año de preparación al VIII Centenario de la fundación de nuestra Orden, pues, como el hermano y padre Francisco, también nosotros queremos llevar una vida radicalmente evangélica. Mediación luminosa para el conocimiento de la divina voluntad fue para Francisco, y está llamada a serlo también para nosotros, la Palabra de Dios, muy particularmente la que es proclamada en las celebraciones litúrgicas de la comunidad eclesial. A todos vosotros, mis hermanos, quiero hacer llegar unas palabras de nuestro seráfico padre, en las que ha quedado reflejado su 354 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III amor a la Palabra del Señor: «Y porque el que es de Dios escucha las palabras de Dios (cf. Jn 8, 47), nosotros [...], debemos, no sólo escuchar y hacer lo que dice Dios, sino también custodiar [...] y los libros litúrgicos que contienen las santas palabras, para que en nosotros vaya calando la celsitud de nuestro Creador y él vaya percibiendo nuestra sumisión. Por eso, amonesto a todos mis hermanos y les animo en Cristo a que, dondequiera que encuentren las palabras de Dios escritas, las veneren como mejor puedan [...], honrando al Señor en las palabras que él pronunció (cf. 1 Re 2, 4). Pues son muchas las cosas que se santifican por medio de la palabra de Dios (cf. 1 Tim 4, 5) y en virtud de las palabras de Cristo se realiza el sacramento del altar.» (Carta a la Orden 34-37). La palabra de Dios, proclamada en la Eucaristía –en toda celebración litúrgica- y acogida en la fe, es la primera, fundamental y necesaria forma de nuestra comunión con Cristo el Señor. No podremos comulgar, comiendo el cuerpo del Señor, si antes no hemos comulgado creyendo la palabra del Señor: No desearemos su cuerpo, si no deseamos su palabra; no recibiremos su cuerpo, si no escuchamos su palabra. ¡Palabra de Dios acogida, palabra que llena de gozo el corazón, palabra que suscita el canto, palabra que se nos vuelve en lo más íntimo de nosotros mismos diálogo de amor con el Amor, palabra que busca la plenitud de su verdad en nosotros por la comunión sacramental al cuerpo del Señor! Esa Palabra, en la que Dios se nos entrega, también lleva en su entraña noticia del Ungido de Dios, del Mesías Jesús, pues él nos habla en toda la Escritura, de él habla la Escritura, y él es la Palabra que estaba junto a Dios y que se hizo carne y habitó entre nosotros. De ahí que no sólo nos sentimos interpelados por la Palabra que se proclama, sino que también contemplamos, para aprender y discernir, los misterios de la Palabra encarnada. Y así, en este tiempo de gracia de la santa Navidad, fijamos los ojos de la fe en este niño que ha nacido para nosotros, en este hijo que se nos ha dado Y, siguiendo en esto nosotros el ejemplo de la bienaventura Virgen María, «la madre de toda bondad» (cf Tomás de Celano, Vida primera, 21), queremos guardar todas estas cosas, meditándolas en nuestro corazón (Lc 2, 19). Conclusión Que todos y cada uno de los hermanos llevemos en el corazón la oración de la Iglesia que vive en actitud permanente de adviento: «Oh Sabiduría, ven y muéstranos el camino de la salvación». Que a todos os ilumine la luz de Cristo. Que a todos os alcance la bendición que es Cristo. ¡FELIZ NAVIDAD! Roma, 8 de Diciembre de 2005, solemnidad de la Inmaculada Concepción FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO OFM Ministro general VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM 1. In cammino verso il Capitolo generale straordinario “La vocazione dell’Ordine oggi” Un testo di ieri per l’oggi Lettera del Ministro generale Carissimi Ministri, Custodi e Fratelli tutti: il Signore vi dia Pace! Come ho scritto recentemente, nella presentazione de «La grazia delle origini», avremo l’opportunità di celebrare l’ottavo centenario della fondazione del nostro Ordine. Per prepararci a questo grande evento, nel 2006 si svolgerà ad Assisi il Capitolo generale straordinario, in cui inizieremo un cammino di discernimento e di rinnovamento dell’Ordine, che è uno degli scopi di questa celebrazione. Il Definitorio generale ha nominato una Commissione per la preparazione del Capitolo generale straordinario, i cui membri sono: Fr. Francesco Bravi, Vicario generale, Fr. Ambrogio Van Si Nguyen, Definitore generale, Fr. Thaddée Matura, Fr. Hermann Schalück, Fr. Giacomo Bini e Fr. José M. Arregui. Questa ha proposto che tutte le Fraternità dell’Ordine leggano e approfondiscano la Dichiarazione del Capitolo generale di Madrid (1973): La vocazione dell’Ordine oggi. Pertanto ve la inviamo come guida di lavoro in modo da lasciarci coinvolgere nella preparazione alla celebrazione del Capitolo generale. Poiché è importante il lavoro e il coinvolgimento di tutte le Entità e di tutti i Frati dell’Ordine, chiedo ai Ministri e ai Custodi di: • far pervenire una copia di questo testo ad ogni Frate della rispettiva Entità; • stimolare i Frati a leggere e ad approfondire il testo personalmente e in Fraternità; • esortare i Frati a rispondere in modo comunitario alle domande che vengono offerte come aiuto ulteriore; • chiedere che le risposte delle Fraternità siano inviate alla Curia provinciale/custodiale, perché questa le sintetizzi, in non più di tre cartelle, e le faccia pervenire alla Segreteria del Capitolo generale, presso la Curia generale, entro il mese di agosto 2005. Tanto la Commissione per la preparazione del Capitolo generale come il Definitorio generale sono convinti che il testo proposto per lo studio e l’approfondimento, sebbene sia del 1973, conservi tuttora vigore e attualità. Personalmente penso che la lettura, l’approfondimento e la meditazione della Dichiarazione del Capitolo generale di Madrid, La Vocazione dell’Ordine oggi, possa esserci di grande aiuto per il rinnovamento che ci attendiamo con il Capitolo generale e con la celebrazione dell’ottavo centenario dell’approvazione dell’Ordine. Ringrazio ancora una volta i Ministri e i Custodi per il loro servizio di animazione dei Frati. Ringrazio anche tutti i Frati dell’Ordine per l’impegno nel cercare di «dare sempre più qualità» alla loro vocazione di Frati Minori. Roma, 1 gennaio 2005 FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale Presentazione della Dichiarazione«La vocazione dell’Ordine oggi» Chiamati ad attualizzare continuamente la nostra forma di vita, riproponiamo oggi 356 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III ai Frati la Dichiarazione del Capitolo generale del 1973, «La Vocazione dell’Ordine oggi». L’Ordine dei Frati Minori, accogliendo l’invito del Concilio Vaticano II, che auspicava per tutti i religiosi il «continuo ritorno alle fonti... e l’adattamento alle mutate condizioni dei tempi» (Perfectae Caritatis 2), diede inizio a questo processo di rinnovamento. Venne quindi intrapreso quel lungo ed impegnativo cammino di riflessione, sostenuto da numerose ricerche storiche, teologiche e spirituali sulle origini, e da esperienze concrete di rinnovamento, che portò anche a decisioni legislative. Fu così che, due anni dopo il Concilio, nel Capitolo del 1967, si lavorò a lungo sulle Costituzioni generali per adattarle alle prospettive aperte dal Concilio stesso, mentre sei anni più tardi, nel 1973, il Capitolo generale di Madrid volle presentare, sotto forma di Dichiarazione, redatta in forma moderna, semplice e accessibile, una visione dell’identità francescana nel cuore del mondo contemporaneo. Ne risultò, in linea con i documenti conciliari, una sintesi entusiasta di scoperte, proposte, interrogativi ed esperienze, venute dal passato e situate nel presente. L’accoglienza riservata dall’Ordine a questa dichiarazione fu molto positiva: fu un’ispirazione per molti Frati e il documento base per la formazione dei giovani. I temi fondamentali che la Dichiarazione affronta furono ripresi in seguito da diversi Capitoli, documenti dei Ministri generali e dalle Commissioni che si sono succedute nel corso degli anni. Redatta nel fervore conciliare, essa mantiene un tono di speranza, invita tutti a un serio esame di coscienza e resta un documento incoraggiante e ottimista. Per preparare l’ottavo centenario (12092009) dell’approvazione della Forma vitae, ci è sembrato che rivisitare questo testo potesse stimolare la riflessione di tutti i Frati sulla rifondazione – la riattualizzazione – del progetto evangelico, che la Regola propose e che la Dichiarazione, su invito del Concilio, ha adattato ai tempi presenti. Il riprenderne la lettura trent’anni dopo, personalmente e in Fraternità, non sarà quindi un gesto nostalgico, ma un confronto con l’oggi. • Che fine hanno fatto le prospettive aperte da questo testo? • Di ciò che è stato proposto che cosa è ancora attuale per ciascuno di noi? • Come rispondere oggi alle provocazioni della Dichiarazione? Come passare dalla teoria alla prassi? Con quali decisioni, gesti, passi nuovi e inediti? • Si trovano nel testo dei punti o delle sottolineature oggi superati? • Ci troviamo di fronte a situazioni e sfide nuove sulle quali la Dichiarazione tace? • In un momento di grandi trasformazioni e di crisi delle nostre Entità, quale speranza custodiamo e quale speranza proponiamo al popolo cristiano? Roma, 11.12.2004 La Commissione «Forma Vitae» LA VOCAZIONE DELL’ORDINE OGGI Dichiarazione del Capitolo generale di Madrid/1973 Presentazione 1. Uomini del nostro tempo e consacrati a Dio, anche noi frati minori, ci sentiamo da più parti interpellati sul senso della nostra scelta di vita e sul carattere specifico della vocazione del nostro Ordine oggi. Innanzitutto è Cristo che ci chiama a vivere il Vangelo oggi, nella trama di questo nostro tempo. È la Chiesa, che con la lettera inviata dal Papa Paolo VI al nostro Capitolo generale, ci rivolge questa domanda: «qual è il vostro compito nella Chiesa, qual è la vostra vocazione specifica nel mondo di oggi?». È il mondo stesso nel quale viviamo, che, agitato da varie tensioni, e insieme pieno di simpatia per san Francesco, si rivolge a noi, ci domanda chi siamo e in che modo possiamo aiutarlo. Ma, in fondo, siamo noi stessi, radunati in Capitolo per sottoporre a verifica le nostre Costituzioni generali, che, come del resto altre volte è stato fatto nella storia della nostra famiglia, ricerchiamo la nostra iden- VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM tità e il carattere specifico della nostra vocazione oggi. 2. A queste domande noi vorremmo dare una risposta sincera con questa dichiarazione. Essa non vuole essere né una esposizione di tutti gli elementi costitutivi della vita francescana, né un documento spirituale, e ancora meno un trattato teologico. Piuttosto essa si propone di riprendere alcuni elementi essenziali di ciò che è stato detto sulla vocazione francescana, di esprimerli in una maniera sintetica e incisiva e, in tal modo, presentarli come una affermazione di alcuni valori, propri della vocazione dell’Ordine, che a noi sembrano oggi particolarmente significativi. Tale dichiarazione vuole, nello stesso tempo, tenere conto dei nuovi problemi che sono sorti in questi ultimi tempi e alla loro luce precisare certe scelte già fatte. Essa è un invito pressante a incarnare nella nostra vita concreta, con degli impegni precisi, i temi sui quali si è già realizzato nell’Ordine un consenso generale. Questa dichiarazione non vuole restare lettera morta. Ogni provincia, tenendo conto anche della relazione del Ministro generale «sullo stato dell’Ordine», si dovrà sforzare di sottoporla alla riflessione dei fratelli, onde arrivare a concretizzare qualcuno dei punti che in essa sono particolarmente sottolineati. Introduzione 3. Frati minori, noi esprimiamo innanzitutto la nostra fiducia nel carisma un tempo dato a Francesco d’Assisi e riconosciuto dalla Chiesa: carisma che a tutt’oggi è vivo e attuale come ne fanno fede tante voci dentro e fuori il cristianesimo. Docili a questo carisma di Francesco, che ha saputo cogliere le aspirazioni profonde del suo tempo, anche noi siamo spinti a guardare con attenzione il mondo nel quale viviamo e ad ascoltare le richieste e le contestazioni che ci vengono rivolte dai nostri fratelli. Noi dobbiamo la nostra esistenza come fraternità all’esperienza storica di Francesco e del suo Ordine e intendiamo restare a lui fedeli. Accogliendo nella fede il Vangelo del Signore, Francesco ha avuto coscienza di essere inviato al mondo con i suoi fratelli, 357 per testimoniare con la sua scelta di vita e per proclamare con la parola la conversione al Vangelo, la venuta del Regno di Dio e la manifestazione del suo amore in mezzo agli uomini. La coscienza di questa missione dava a lui dinamismo spirituale, mobilità, audacia nell’inventiva, e lo spingeva in mezzo agli uomini, cristiani o no, per condividere con essi, nella loro situazione concreta, la sempre giovane e gioiosa Buona Novella. L’invito, rivolto un tempo a questo uomo, ci riguarda e ci interpella anche oggi: tocca a noi coglierlo e viverlo, nella certezza di rispondere così alle attese e ai bisogni degli uomini del nostro tempo. 4. Noi riconosciamo la differenza che esiste tra la figura di Francesco e noi che a lui ci richiamiamo, tra ciò che noi proponiamo come progetto e la realtà concreta del nostro Ordine. La crisi del mondo e della Chiesa che ci coinvolge, la realtà attuale dell’Ordine (numerose defezioni di fratelli, invecchiamento della nostra fraternità, crisi di fiducia nella nostra vocazione, come ha sottolineato anche il Ministro generale nella sua relazione «sullo stato dell’Ordine»), ma soprattutto la nostra volontà di voler essere fedeli al Vangelo, ci spingono oggi a ricominciare da capo, anzi esigono da noi una più profonda conversione di cuore. La situazione richiede da noi rinnovamento nella fede, inventiva, coraggio, accettazione di rischi e nuove e pronte decisioni. Nonostante la nostra fragilità, noi vogliamo impegnarci in questa via, e per questo indichiamo i punti che a noi sembrano imporsi con maggiore forza. 1. Vangelo e la fede 5. Al centro della vita francescana, come appare evidente dagli scritti di Francesco e da altri testi, c’è un’esperienza di fede in Dio, realizzata nell’incontro personale con Gesù Cristo. Tutto il progetto evangelico, sotto qualunque aspetto lo si consideri (preghiera, fraternità, povertà, presenza in mezzo agli uomini), rinvia costantemente alla fede. Le esortazioni continue della Regola sulla ricerca di Dio, sul suo primato assoluto ed unico nella vita dei frati, sulla adora- 358 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III zione e l’amore che a Lui sono dovuti, sul cammino nella sequela di Cristo e la vita secondo il Vangelo, sull’apertura al soffio sovranamente libero dello Spirito, sul primato e la perseveranza nella preghiera; le motivazioni evangeliche proposte ad ogni comportamento dei frati (contemplazione, digiuno, preghiera, modo di vestire, povertà, lavoro, mendicità, cibo) mostrano che alla radice di tale scelta di vita c’è un’esperienza originale di fede in un Dio che è Amore. 6. Questa esperienza è stata vissuta da Francesco in un contesto culturale e religioso molto diverso dal nostro: ma ciò nonostante essa resta un fatto esemplare anche per la nostra situazione. Noi viviamo in un momento in cui molte sicurezze, facilitazioni ed anche illusioni sulla fede crollano, e noi siamo spinti, al di là dei punti periferici, al cuore stesso della nostra opzione cristiana: la nostra fede in Dio e Padre di Gesù Cristo. Questa fede non è pura conoscenza razionale o riflessione teologica, non è semplice ripetizione di formule, sistema ideologico o cieca adesione volontaristica, ma è scoperta graduale e vitale accoglienza della realtà di Dio e dell’uomo alla luce di Gesù Cristo. Dono gratuito dello spirito di Gesù «senza del quale noi non possiamo far nulla» (Gv 15,5), questa fede accettata liberamente è il solo fondamento solido sul quale si possa costruire una vita di preghiera, di celibato, di fraternità, di povertà e di servizio. 7. Noi sappiamo che non è facile vivere una simile esigenza, difficile da esprimersi in formule precise, mai completata, sempre da rinnovare e che ci spinge costantemente a nuovi inizi. Non possiamo perciò accontentarci di parole, né pretendere di avere una risposta a tutto; dobbiamo piuttosto, all’interno della fede del popolo di Dio, assumere umilmente e onestamente l’onere di una ricerca difficile e le relative incertezze comuni a tanti uomini. 8. Un tale cammino nella fede dà una dimensione profonda alla nostra ricerca spirituale fatta individualmente o in comune; e soltanto essa sosterrà la nostra preghiera. Difatti, tutto ciò che si può dire sulla preghiera intensa, sulla solitudine, sulla neces- sità di scambi spirituali profondi, si fonda su questa affermazione fondamentale della fede. Senza aver timore delle questioni critiche che la vita e il mondo ci pongono, noi dobbiamo costantemente verificare questa fede: e questo potrà rendere più stabile ancora il fondamento ultimo del nostro progetto. Se ci sforzeremo di vivere così, noi, anche attraverso la ricerca, potremo testimoniare che Dio è vivo, che Gesù è il Signore, che lo Spirito è la forza che ci anima. Allora le nostre fraternità potranno divenire dei luoghi di risveglio della fede, dei luoghi di preghiera e di riferimento evangelico per noi e per gli altri nostri fratelli che cercano un senso alla loro vita. 2. Vita nella Chiesa 9. Questo approfondimento della fede, al quale ci richiamano la nostra vocazione e la situazione attuale, non può essere affrontato e portato avanti fedelmente se non in comunione con la Chiesa. «II senso e il servizio della Chiesa fanno parte integrante della nostra vocazione». Nei secoli XII e XIII sorsero numerosi movimenti evangelici per affrontare i problemi, e spesso gli scandali, della Chiesa. Molti presero posizione contro la Chiesa, perché la giudicavano infedele a quel Vangelo che essi volevano vivere. Francesco, invece, pur soffrendo per le manifeste debolezze della Chiesa del suo tempo, ha voluto restare in piena comunione con essa. E così fece non per una tattica opportunistica, ma per un amore profondo e una obbedienza sincera al volere di Cristo, che ha affidato la sua Chiesa a Pietro e ai suoi successori. Questa Chiesa, strutturata nei vari ministeri, era per Francesco il luogo privilegiato che Dio si è scelto per fare udire la sua autentica parola ed in cui Gesù si rende presente e vivo nei suoi sacramenti. Francesco, pur conoscendo debolezze che esistevano nella Chiesa, mai cessò di amarla e di considerare i chierici come suoi maestri e signori, cosciente di essere lui stesso un peccatore. 10. Anche oggi le strutture della Chiesa sono frequentemente oggetto di critica, poiché sono, secondo il parere di molti, come VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM un ostacolo alla fede e al Vangelo. Le critiche e la contestazione alla «istituzione» acquistano toni violenti e duri, e molti, anche tra noi, l’abbandonano, sia pure soltanto interiormente. 11 - Noi, invece, vogliamo amare questa Chiesa con tutto il cuore e vogliamo restare in comunione con essa, anche se riconosciamo che il suo volto, così come noi cristiani lo riproduciamo, appare talvolta deformato. Noi sappiamo che è nella Chiesa che possiamo accogliere e sviluppare il nostro carisma, perché essa è inviata per mantenere nel mondo la fede in Dio, la presenza viva di Gesù e del suo Spirito, e per lavorare per la realizzazione del Regno (cfr. Lc 17, 20-21). Senza dubbio, la nostra forma di vita, nella misura in cui sarà vissuta con fedeltà al Vangelo, contesta con forza la mediocrità e la fragilità delle persone e delle strutture. Nello stesso tempo però, sull’esempio di Francesco, vogliamo essere nella Chiesa uomini di pace e di riconciliazione, amando tutti i nostri fratelli cristiani e testimoniando obbedienza e rispetto ai vescovi e soprattutto «al signor Papa». 3. Fratelli fra gli uomini 12. Il Signore ci ha chiamati a vivere secondo il Vangelo, non da soli, ma in una comunità di fratelli. È in essa e per mezzo di esso che si realizza la nostra vocazione, poiché la comunità è il luogo privilegiato del nostro incontro con Dio. Noi vogliamo vivere non soltanto l’uno accanto all’altro, tesi verso il medesimo fine e aiutandoci a raggiungerlo, ma piuttosto volgendoci gli uni verso gli altri, per amarci vicendevolmente come il Signore ci ha dato l’esempio e il comando. Noi dobbiamo considerarci tutti fratelli, dimostrarci rispetto, manifestarci con semplicità tutte le nostre necessità, renderci i più umili servizi, evitare le dispute, le mormorazioni, la collera, i giudizi negativi; in breve, dobbiamo amarci con le opere e non solo a parole; e questo con la tenerezza di una madre con i suoi bambini. 13. Un tal genere di vita fraterna, significata e nutrita dall’Eucaristia, sacramento di unità e di carità, implica la condivisione materiale e spirituale, la ricerca di Dio e di 359 Gesù nella preghiera comune, gli scambi e le interpellanze fraterne, la verifica dei nostri rispettivi impegni, e abitualmente la vita vissuta insieme. La scelta di questa forma di vita, fatta dopo matura riflessione, sottoposta alla prova del tempo ed espressa pubblicamente davanti a Dio e alla Chiesa, ci lega in modo permanente alla comunità dei nostri fratelli. Essa comporta altresì la scelta del celibato per il Regno (cfr. Mt 19, 12), che, fondato sulla promessa e la chiamata di Gesù, favorisce la realizzazione di questo tipo di vita. 14. La nostra fraternità vuole essere un incontro di uomini chiamati, sotto la forza dello Spirito, da differenti ambienti sociali e culturali, che si sforzano di creare tra di loro veri legami di amicizia, di rispetto, di mutua accettazione; essa non è semplicemente un gruppo di lavoro sia pure apostolico. Nella fraternità tutti sono fratelli, uomini eguali benché differenti, liberi e corresponsabili. Anche se essa esclude strutture pesanti e minuziose, comporta però il necessario servizio di unità e coesione esercitato dai «ministri e servi» della fraternità, ai quali i frati debbono obbedire. In questo modo, ricercando insieme ciò che piace al Signore, accettandosi vicendevolmente, limitando la propria libertà per quella degli altri, sottomettendosi alle esigenze della vita comunitaria e alle strutture indispensabili della fraternità, i frati vivono la vera obbedienza di nostro Signore Gesù Cristo. 15. La fraternità non è una realtà chiusa in se stessa: essa, per il suo intrinseco dinamismo, si apre a tutti gli uomini che sono per noi una manifestazione del Cristo. Noi dobbiamo amare ed accogliere con benevolenza amici e nemici, sia che essi vengano a noi, sia che noi andiamo verso di loro. Con coloro che lo desiderano, noi potremo cercare delle nuove forme di relazione con la famiglia francescana. Quantunque costatiamo che il nostro mondo è diviso in classi sociali e in categorie ideologiche, noi ci rifiutiamo di giudicare gli uomini sulla base di queste classificazioni. Consapevoli che è nostro dovere essere in ogni luogo i testimoni del Vangelo, noi, nei nostri contatti, non dobbiamo met- 360 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III terci in dispute, fare del proselitismo, anche religioso. Senza alcuna pretesa, vogliamo essere operatori di pace, cortesi, gioiosi, sottomessi a tutti, praticando, se è necessario, la non-resistenza (cfr. Mt 5,39) e convinti che non siamo altro che servitori di una Parola più grande di noi. Con il nostro amore limpido e benevolo noi vogliamo testimoniare a tutti quelli che incontriamo il valore insostituibile di ogni persona. 16. Situati in un mondo, dove le strutture economiche, sociali, politiche influiscono sull’uomo e, attraverso forme sottili di manipolazione, gli impediscono di essere veramente libero, noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a tale stato di cose, né accettare situazioni in cui l’uomo non può vivere da uomo, a causa del sottosviluppo o dello sfruttamento. Per questo, in nome della carità e della giustizia, e, proprio per essere fedeli alla nostra vocazione di «araldi della pace», noi siamo chiamati a combattere questi mali e a lavorare per la liberazione degli oppressi e degli oppressori, annunciando loro la conversione e la fede al Vangelo (cfr. Mc 1,15). 17. Se noi sapremo vivere, «non a parole ma a fatti», la vera fraternità fra noi; se invece di chiuderci in noi stessi, ci apriremo a tutti gli uomini con i quali ci sarà dato di entrare in contatto, noi risponderemo all’attesa del mondo che, minacciato dalla spersonalizzazione e dall’anonimato, aspira profondamente alla comunità. Allora, noi potremo, insieme ad altri uomini, cristiani e no, svolgere un ruolo di fermento nella costruzione di una umanità, che non sia una massa di individui solitari e spersonalizzati, ma una comunione fraterna in Cristo. 4. Servi di tutti 18. Il nome di «Frati Minori» che noi portiamo esprime non soltanto un’esigenza di fraternità, ma anche quella di un umile servizio («minorità»). Già all’interno del nostro gruppo noi siamo invitati a obbedire gli uni a gli altri e, quando un incarico ci conferisce una certa autorità, dobbiamo cercare di escludere ogni volontà di dominio e di potere, e compiere invece i servizi più umili. 19. Di fronte a tutti, poi, sottomessi ad ogni creatura per amore di Dio, dobbiamo presentarci, in quanto comunità e in quanto individui, come piccoli, come servi, che nessuno teme, perché essi cercano di servire, non di dominare, né di imporsi sia pure per fini spirituali. Un tale atteggiamento richiede lo spirito di infanzia, la piccolezza, la semplicità e un ottimismo risoluto di fronte agli uomini e agli avvenimenti. Dobbiamo accettare l’insicurezza a livello delle istituzioni e delle idee, l’incertezza di fronte all’avvenire; dobbiamo riconoscere di essere deboli e vulnerabili, «servi inutili» (Lc 17,10), e che solo Dio è forte. Contribuiremo così, da parte nostra, a ridare alla comunità cristiana il volto del suo Signore, che è «venuto per servire e non per essere servito» (cfr. Mt 20, 28). 5. Discepoli del Cristo povero 20. La nostra Regola e la nostra vita consistono nel seguire in tutto le orme di Gesù Cristo. E poiché egli si è fatto povero per noi, noi pure siamo chiamati a servire il Signore nella povertà, nell’umiltà come stranieri e pellegrini in questo mondo. La povertà vissuta nella sua duplice dimensione, spirituale e sociale, si propone a noi come un impegno particolare e duraturo. 21. La povertà di Francesco aveva radici essenzialmente evangeliche e presupponeva anzitutto un atteggiamento interiore di totale spogliamento per il Regno e di assoluta dipendenza nei confronti di Dio, fonte unica di ogni bene e di ogni ricchezza. Ma essa si è manifestata in una maniera tutta particolare, rendendo così credibile la predicazione evangelica agli uomini del suo tempo. Mentre il mondo monastico medievale sfruttava con il proprio lavoro le sue proprietà fondiarie, che gli assicuravano la sussistenza, Francesco non ha voluto per sé e per i suoi frati alcuna proprietà. Egli e i suoi compagni, a imitazione di Cristo e degli Apostoli, totalmente liberi per annunciare il Vangelo, hanno cominciato a vivere da itineranti. La loro sussistenza era garantita dal lavoro presso terzi e, eventualmente, come ultima risorsa, dal ricorso alla elemosina cercata di porta in porta. Anche se l’evo- VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM luzione del primitivo movimento ha portato a necessari adattamenti (accettazione di «luoghi», di case, di chiese per l’uso dei frati), resta fermo il rifiuto di Francesco di essere inserito in certe strutture della società; lo stesso si deve dire per il rifiuto del denaro e l’esigenza di una vita povera. 22. In una situazione socio-economica differente, c’è bisogno di vedere come oggi possiamo mantenere l’essenziale della nostra scelta di povertà. Nel passato l’Ordine, attratto dalla scelta di povertà di Francesco, ha sempre reagito, con più o meno vigore, contro la naturale tendenza agli accomodamenti. Oggi siamo sollecitati ad esprimere la stessa esigenza. La carenza della proprietà fondiaria, la penuria dell’alloggio, la sussistenza assicurata dal proprio lavoro, la precarietà dell’impiego, sono ai nostri giorni la condizione normale della maggior parte degli uomini del nostro; e ancora più importante è la moltitudine di coloro che vivono in condizioni disumane. Tenendo conto delle situazioni locali, bisogna pertanto portare avanti la ricerca per vivere come “i piccoli” di oggi. Condividendo questa situazione, ma senza accettare le strutture che mantengono tanti dei nostri fratelli nella miseria, noi cercheremo di essere insieme con loro, il lievito di una società nuova chiamata a partecipare in modo pieno alla salvezza operata da Cristo (Rm 11,12). 23. Se riusciremo a vivere così, potremo svolgere un ruolo di contestazione nei confronti della società di produzione e di consumo. Non avere proprietà, vivere con il proprio lavoro, in modo semplice, modesto ma decoroso, rifiutare di soccombere alla pubblicità che mira solo al consumo, ci darà il vero senso dei beni materiali, ci riavvicinerà di più ai poveri, agli emarginati, ma anche a tutti coloro che, non trovando senso nella società dell’abbondanza, cercano una vita più spoglia e più libera. 24. La nostra povertà evangelica implica la condivisione di ciò che noi abbiamo, non solo tra noi, ma anche con coloro che sono nel bisogno materiale e spirituale. Liberati da ogni timore per la povertà cha abbiamo scelto, vivendo gioiosamente di speranza basata sulla Promessa, noi po- 361 tremo testimoniare agli uomini del nostro tempo che questo mondo ha un senso che lo trascende e lo spinge verso un futuro che noi chiamiamo: Gesù Cristo. 25. Ponendoci nella linea del «Cantico di frate sole», noi estendiamo la nostra simpatia e attenzione fraterna alla natura, che oggi è minacciata dalla condotta irresponsabile e avida della società industriale e di consumo. La terra che noi abbiamo ricevuto gratuitamente dall’amore di Dio, vogliamo umanizzarla attraverso un dominio che la renda totalmente fraterna e al servizio di tutti. Così noi daremo soddisfazione all’inquietudine del nostro tempo e insieme mostreremo quale è la ragione del nostro atteggiamento: questa creazione ha un’origine di Amore, che le dà un senso: l’emergere di una umanità fraterna, radunata nel Cristo, attraverso il quale e per il quale il mondo è stato creato. 6. Il lavoro dei frati 26. II lavoro è una necessità legata alla nostra professione di povertà. Francesco e i suoi compagni esercitavano lavori molto diversi (cura dei lebbrosi, lavoro presso la gente, predicazione). In rapporto all’insieme della vita religiosa medievale, Francesco introduce una concezione e una pratica nuova: il lavoro presso terzi come mezzo di sussistenza. Questo lavoro non era clericale nel senso attuale della parola, perché in origine il piccolo gruppo era formato dalle persone più diverse, delle quali solo alcuni erano sacerdoti. I frati esercitavano, quando era possibile, quel mestiere o quella professione che conoscevano, oppure ne imparavano uno. Questo lavoro era un’occasione di incontro con il popolo e un mezzo di evangelizzazione. Tale novità non è sopravvissuta allo sviluppo dell’Ordine e al suo graduale inserimento negli schemi della vita clericale e monastica. In seguito, l’Ordine si è impegnato soprattutto nel lavoro ministeriale (ministeri sacerdotali, predicazione, studio), nell’assistenza sociale (cura dei malati, assistenza ai poveri, promozione delle classi abbandonate) e nel lavoro domestico all’interno dei conventi compiuto da coloro che non erano chierici. 362 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 27. In questi ultimi tempi, prendendo parte allo sviluppo generale della vita religiosa, influenzati anche da alcune esperienze di altre comunità, noi stiamo riscoprendo un aspetto del lavoro quale Francesco lo aveva intravisto. Nelle nostre fraternità il lavoro e le occupazioni cominciano a diversificarsi. Se il lavoro ministeriale, il servizio delle nostre opere, come pure i lavori domestici interni impegnano legittimamente la maggior parte dei frati, è possibile però sempre più frequentemente vedere frati che esercitano differenti lavori e professioni retribuite all’interno di imprese e di istituzioni che non appartengono né all’Ordine né alla Chiesa. Tale orientamento ci sembra pienamente conforme alla nostra vocazione, perché ci inserisce in modo speciale nella società, ci fa lavorare alla sua costruzione e ci avvicina a coloro che vivono del loro lavoro. Pur essendo questo orientamento un cammino del futuro, esso ci ricollega ad una delle intuizioni delle nostre origini. 28. Crediamo, perciò, che i frati possono esercitare ogni lavoro e ogni professione compatibili con la vita cristiana e francescana. Pur riaffermando la necessità di lavorare per le nostre opere o a servizio delle istituzioni organizzate dalla Chiesa, riconosciamo l’importanza del lavoro presso terzi, come forma di servizio e di testimonianza che in modo tutto particolare ci fa vicini ai nostri fratelli. 29. Un tale impegno comporta, senza dubbio, anche dei limiti. Limiti umani, poiché dobbiamo stare attenti a non essere schiavi del lavoro o del guadagno e a conservare la nostra libertà di uomini nei confronti di un mondo con strutture disumanizzanti. Limiti propri al nostro genere di vita: ciò che per noi deve avere la precedenza assoluta è la ricerca di Dio (interiorità, solitudine, preghiera), la vita fraterna, la disponibilità agli altri, la povertà e il rifiuto del potere. Un lavoro che abitualmente ci impedisse di condurre tale vita, che è il nostro compito essenziale, non può essere accettato. 30. Riconoscendo nel lavoro il perfezionamento della creazione, il completamento dell’uomo e la sua partecipazione al destino dell’umanità, noi, compiendolo con competenza e fedeltà, dobbiamo sapere però che non ha senso se non per il riferimento al Padre che lavora senza sosta nel mondo (cfr. Gv 5,17) per frane la terra dei viventi. 7. Araldi della pace nel nostro mondo 31. La missione essenziale della nostra fraternità, la sua vocazione nella Chiesa e nel mondo, consiste nella realizzazione vissuta del nostro progetto di vita. Noi crediamo che, sforzandoci di vivere l’esperienza della fede nella comunità cristiana, creando una fraternità di amore e di servizio aperta a tutti, vivendo nella povertà, partecipando alle speranze dei poveri, possiamo essere un « segno » della nuova umanità riunita intorno a Gesù Risorto per la potenza del suo Spirito. Il nostro contributo alla costruzione della Chiesa e dell’umanità è principalmente di questo genere: noi vogliamo dare testimonianza soprattutto con la nostra vita. 32. Da ciò consegue che la parola che annuncia e spiega quello che Dio ha compiuto in Gesù Cristo e che continuamente compie in noi e nel mondo, fa inscindibilmente parte della nostra missione, percepita da Francesco nel Vangelo della missione e confermata dal mandato della Chiesa. Tutti dobbiamo avere il coraggio di «rendere conto della speranza che è in noi» (1Pt 3,15). Quelli che hanno ricevuto il ministero sacerdotale annuncino la parola secondo le esigenze proprie di tale ministero; ma tutti i frati devono testimoniare, anche con le parole, il Signore Gesù. Particolare attenzione dovremo prestare ai cristiani che oggi si sentono disorientati, agli uomini e alle donne che sono in cammino verso la fede o ai gruppi di cristiani che in forme e modi vari sono desiderosi di costituire delle comunità di vita. 33. La nostra volontà di creare nel cuore stesso di un quartiere di città una comunità fraterna, in cui gli uomini più diversi condividono la vita, i beni, il lavoro; una fraternità che rifiuta il potere per essere serva, e che sceglie uno stile di vita che la riavvicina ai poveri e la rende sensibile alla sorte di tutti gli oppressi, comporta senza dubbio, lo VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM si voglia o no, delle ripercussioni sociali e politiche. Ci si guarderà bene dall’identificare questa nostra volontà con qualche corrente politica, qualunque essa sia, o dal lasciarla strumentalizzare dall’una o dall’altra tendenza. Piuttosto ci si preoccuperà di spingere le esigenze delle Beatitudini fino alle estreme conseguenze. Così noi potremo dimostrare la possibilità – sempre relativa, però, poiché nessun successo può essere identificato con il Regno di Dio – di una comunità in cui l’uomo è libero, è accettato come un fratello, rispettato nella sua dignità. 34. A partire da qui e tenendo presente la nostra vocazione di pace, ci sarà possibile partecipare davvero ai problemi, alle lotte sociali e politiche di oggi. Ma ciò esige una informazione molto seria, che ci faccia evitare infatuazioni sentimentali, giudizi sommari ingiusti, dichiarazioni irresponsabili e che ci permetta un’analisi obiettiva delle situazioni. Inoltre se ci sforzeremo di vivere tra noi la giustizia e la condivisione, se prenderemo parte, secondo le nostre possibilità e i nostri carismi, alla sorte e al lavoro dei poveri, degli emarginati del nostro tempo, allora noi avremo il diritto e il dovere di unire la nostra voce a quella degli oppressi. Ma questo lo faremo per amore della persona che riconosceremo in ogni uomo, qualunque sia il gruppo sociale al quale esso appartiene. Così, lavorando per la pace, noi faremo progredire la realizzazione del Regno di Dio, nel quale non devono più esistere muri fra gli uomini, né dominazione: «non più schiavo né libero... poiché tutti siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 26-28). 35. Quello che è stato detto nei confronti della società, vale, in parte, anche per la nostra missione nella Chiesa. Se vivremo realmente secondo il Vangelo, la fede, l’amore vicendevole, la povertà, l’esercizio dell’autorità come servizio, potremo essere in seno alla Chiesa un fermento di inquietudine e di contestazione evangelica. Ma proprio qui si nasconde una tremenda esigenza, poiché il male e lo squilibrio sono innanzitutto dentro di noi; accontentarci di una contestazione puramente verbale nei confronti degli altri, sarebbe solo una ipocrisia. 363 8. Il senso delle strutture nella nostra fraternità 36. La descrizione del nostro progetto mostra chiaramente che noi non siamo una organizzazione strutturata in vista di uno o più compiti precisi da attuare. Noi siamo una comunità di fratelli che, all’interno della comunione della Chiesa e insieme a tutti coloro che sono animati dallo spirito di Francesco, vogliono semplicemente vivere un tipo di vita evangelica, convinti che proprio questo costituisce un contributo speciale alla globale testimonianza dei cristiani. 37. Tutto ciò che è necessario come struttura e che fa di noi un «Ordine» (Ordo Fratrum Minorum) ha lo scopo di garantire la comunione fraterna tra noi e con la Chiesa, affinché la nostra testimonianza sia sempre e sempre di più evangelica. Questo è il senso fondamentale dell’autorità nella nostra fraternità, sia a livello locale e provinciale, che a livello di tutto l’Ordine. I frati che sono investiti di autorità garantiscono il legame e l’unità tra i fratelli, li stimolano nella loro responsabilità cristiana, li confermano nella loro vocazione evangelica e francescana, li aiutano ad uscire dal loro isolamento, per inserirli in una comunione più vasta. È questo soprattutto il compito del Ministro generale della fraternità, il quale, mediante scambi frequenti e contatti personali, mantiene l’unità dei frati sparsi nel mondo e li rappresenta al centro dell’unità della Chiesa. 38. Garantiti e assicurati questi legami fondamentali – c’è ancora molto da fare in questa direzione – sono state lasciate autonomia e libertà molte ampie, ancora non sufficientemente esercitate, alle fraternità, alle Province, ai raggruppamenti culturali o regionali. Le leggi necessarie mirano a garantire la sussidiarietà ed eventualmente a proteggerla contro la negligenza o l’irresponsabilità. In ogni modo, dobbiamo insistere di più sul dialogo e sul contatto personale tra i frati e i loro ministri che non sulla molteplicità e la precisione delle leggi. 39. All’interno dei gruppi (fraternità, province, Ordine) sarà fatto largo spazio alla partecipazione di tutti alle varie responsabi- 364 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III lità. Dobbiamo tuttavia vigilare perché la pluriformità, che è un bene, non conduca all’isolamento dei singoli gruppi, ma che siano previsti contatti e scambi a livello sia dei responsabili, sia dei frati dei diversi gruppi. 40. Nella elaborazione delle proprie leggi l’Ordine sceglierà una propria strada: eviterà l’anarchia e il frazionamento, conserverà l’agilità e l’adattabilità, in modo che, periodicamente, in ogni Capitolo generale, siano realizzati possibili rinnovamenti e revisioni. È così che noi potremo vivere secondo le parole di Francesco: coscienti di aver fatto ben poco finora, essere sempre pronti a ricominciare la conversione evangelica alla quale siamo chiamati. [Acta Capituli Generalis Ordinarii Ordinis Fratrum Minorum, Madrid 1973, Curia Generalis Ordinis, Roma 1973, pp. 491-502] PER LA RIFLESSIONE A • Lettura e approfondimento personale. • Impressioni e risonanze nella condivisione fraterna. B • Domande. “La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 1-11 1. «La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo…» (Rb 1,1). Per ritrovare la fede vera nel vissuto quotidiano si richiede contemporaneamente la passione per la ricerca del volto di Dio e il distacco radicale da ogni cosa. Quali ostacoli concreti rimuovere e quali mediazioni (strutture) personali e fraterne proporre per la riattualizzazione della nostra vocazione e missione? 2. «Qual è il vostro compito nella Chiesa, qual è la vostra vocazione specifica nel mondo di oggi?» (Paolo VI). Francesco e la primitiva Fraternità hanno dato una risposta a questi interrogativi avvicinando la Chiesa al mondo del loro tempo. Come ci rapportiamo alla nostra Chiesa e come possiamo farci più presenti in mezzo alla gente per migliorare il dialogo tra Chiesa e mondo? “La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 12-30 3. «Se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» (Rb 6,8). La paura, la mancanza di fede e l’individualismo vanno spesso insieme, paralizzando il nostro cammino ed erigendo muri di chiusura e di divisioni… Come continuare ad approfondire le nostre relazioni personali in vista di una Fraternità più autentica, più contemplativa, più missionaria? 4. «I frati non si approprino di nulla…» (Rb 6,1). «Io lavoravo con le mie mani… Voglio fermamente che tutti i frati lavorino… Imparino ... per dare l’esempio e tener lontano l’ozio…» (2Test 20-21). Come vivere oggi queste prescrizioni della Regola e del Testamento con le rispettive attualizzazioni delle nostre CCGG (Art. 72-82)? Che tipo di sobrietà e solidarietà possiamo praticare personalmente e in Fraternità? “La Vocazione dell’Ordine oggi” nn. 31-40 5. «Beati i pacifici … Sono veramente pacifici coloro che … conservano la pace nell’anima e nel corpo» (Am 15). Riconciliati con noi stessi e con i fratelli, condividendo nella nostra carne le stesse lacerazioni del nostro mondo (cf SdP 20), come possiamo concretamente portare la pace al nostro mondo e quali difficoltà incontriamo? 6. «Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso…» (LOrd 10). Quali mediazioni, quale ambiente fraterno-religioso, quali strutture significative (personali, relazionali, dell’habitat) riteniamo importante valorizzare per riqualificare la no- VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM stra vocazione e missione? Quali invece riteniamo di impedimento a un cammino evangelico, personale e fraterno, più spedito? 2. Indizione del Capitolo generale straordinario Prot. 096130 Carissimi Fratelli, il Signore vi dia Pace! Stiamo per iniziare ufficialmente il cammino di preparazione che ci porterà nel 2009 alla celebrazione dell’VIII Centenario di fondazione del nostro Ordine. Inizieremo il 29 ottobre 2005 alla Porziuncola, presso Santa Maria degli Angeli (Assisi), e per tutto l’anno 2006 ci metteremo in attento ascolto della Parola, per riscoprire, alla luce dello Spirito, la volontà di Dio Padre per la nostra Fraternità e per ciascuno di noi. Ci faremo guidare dalla domanda che sta all’inizio della vocazione di Francesco: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?», perché siamo convinti che se, come il nostro Fondatore, permetteremo al Crocifisso di parlare al nostro cuore, allora anche noi saremo travolti dalla dirompente novità del Vangelo, ci lasceremo coinvolgere e affascinare totalmente da esso e saremo nuovamente pronti a spogliarci di quanto ci è di ostacolo nel seguire le orme del Signore nostro Gesù Cristo (cf Rnb 22,2), perché solo Lui sia la meta della nostra vita. Vogliamo in questo modo riscoprire la grazia delle origini, per ritornare alle fonti della nostra storia, della nostra vocazione, non per ricordare nostalgicamente le meraviglie di un grande passato, ma per abbeverarci alla freschezza di quelle acque e, rinvigoriti, riprendere con forza e fedeltà il nostro cammino nella Chiesa e tra gli uomini e le donne del nostro tempo. Rispondiamo a questo invito al rinnovamento e alla ri-fondazione del nostro Ordine, accogliendo di nuovo le provocazioni che già ci venivano dalla Dichiarazione del Capitolo generale del 1973. Facciamo ancora oggi nostre queste sfide ma, come è stato fin dagli inizi della nostra storia, camminando insieme, come una sola Fraternità che, pur dispersa nel mondo, vive di un so- 365 lo Spirito. Per questo abbiamo deciso di darci un tempo per fermarci e riflettere insieme, per sostare in attento ascolto di ciò che Signore ci chiede, per confrontarci su come meglio osservare quanto ciascuno di noi ha promesso nel giorno della sua professione, per ripartire con rinnovato impegno ad annunciare tra i fratelli e le sorelle nel mondo il Vangelo di Cristo (cf 3Comp 57). Con questi sentimenti nel cuore, osservato quanto stabilito, con l’autorità della Regola (Cap. VIII), confermata dalle Costituzioni generali (190,2), con questa mia lettera CONVOCO UFFICIALMENTE IL CAPITOLO GENERALE STRAORDINARIO Il Capitolo si svolgerà sotto il motto la grazie degli origini e sarà una verifica della nostra vita di Frati Minori alla luce della Regola bollata e delle sfide che ci vengono dal momento storico che stiamo vivendo. Nei lavori ci si avvarrà dell’Instrumentum laboris che sta preparando la Commissione Forma Vitae e che sarà inviato in anticipo a tutti i capitolari. Secondo le nostre leggi, «tutti i frati possono far pervenire al Capitolo generale, per mezzo del Ministro provinciale o Custode, oppure direttamente, le proprie opinioni o le proposte che interessino il bene dell’Ordine». Per essere discusse in Capitolo, queste questioni devono avere l’approvazione del Capitolo, a norma del Regolamento capitolare (cf SSGG 135,2; CCGG 189,3). Indizione del Capitolo Sede del Capitolo, che si svolgerà dal 15 settembre al 1 ottobre 2006, sarà la DOMUS PACIS, presso il CONVENTO DELLA PORZIUNCOLA in S. MARIA DEGLI ANGELI (ASSISI). Sono convocati a Capitolo tutti i frati che secondo la nostra legislazione hanno diritto e dovere di partecipare, e cioè: Il Ministro generale, il Vicario generale, i Definitori generali e il Segretario generale (cf CCGG 192,1); l’ultimo ex Ministro generale (cf SSGG 136,1); tutti i Ministri provinciali e il Custode di Terra 366 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Santa (cf CCGG 192,2); il Segretario generale per l’Evangelizzazione e il Segretario generale per la Formazione e gli Studi, il Procuratore generale (cf SSGG 136,2.1), i Custodi delle Custodie autonome e quelle che dipendono dal Ministro generale (cf SSGG 136,2.2) e i Presidenti delle Federazioni (cf SSGG 136,2.3). Inoltre, ogni Ministro provinciale, la cui Provincia abbia una Custodia dipendente, provveda affinché dette Custodie eleggano un delegato, «a norma degli Statuti particolari, come legittimo vocale nel Capitolo generale» (cf SSGG 136,3). Ogni Conferenza dei Ministri provinciali elegga, «a norma degli Statuti della stessa Conferenza, un frate laico professo solenne tra i fratelli che dimorano nel territorio, quale legittimo vocale nel Capitolo generale» (SSGG 136,4). Inoltre, con il beneplacito del Definitorio generale, convoco a Capitolo Fr. John Vaughn, ofm, e Fr. Hermann Schalück, ofm, ex Ministri generali; Fr. Thaddée Matura, ofm, membro della Commissione Forma Vitae. Ciascun Vocale è convocato personalmente ed è tenuto a partecipare per tutta la durata del Capitolo; tutti sono tenuti ad essere presenti nel pomeriggio del 14 settembre 2006, nella Sede del Capitolo. Ulteriori decisioni, informazioni e materiale per la preparazione saranno inviate a tempo debito dal Segretario del Capitolo. Preghiere per il Capitolo Poiché, inoltre, bisogna sempre rendere grazie «al donatore della grazia, dal quale, come crediamo, scaturisce ogni bene sommo e ogni dono perfetto» (2LAg 2,5), stabilisco che in tutto l’Ordine a partire dall’1 maggio 2006 si invochi il dono dello Spirito, perché guidi con la sua luce e la sua forza il Capitolo. Ai Ministri provinciali e Custodi verranno inviate le invocazioni da inserire nel breviario; essi poi curino di farle pervenire ad ogni frate. Verranno inviate anche schemi di celebrazioni tematiche in sintonia con i punti fondamentali del prossimo Capitolo. I Ministri e Custodi curino di farli pervenire alle Fraternità locali. I vari testi saranno ri- portati anche sul sito web dell’Ordine (http://www.ofm.org). Naturalmente è bene adattarli con creatività alla situazione delle singole Entità e Fraternità. Prego ciascun Frate di offrire il suo impegno per preparare questo momento con il contributo della sua riflessione e della sua preghiera, perché la celebrazione di questo avvenimento possa diventare un momento importante per la vita di ciascuno. All’intercessione del nostro padre e fratello san Francesco, di santa Chiara, sua umile pianticella, di tutti i santi e di Maria, Vergine fatta Chiesa e regina dell’Ordine, affido, infine, i lavori e la riuscita di questo Capitolo generale straordinario, perché il nostro Ordine possa progredire nella santità di vita per il bene della Chiesa e la salvezza di tutti gli uomini. Vostro fratello e servo Roma, 4 ottobre 2005 Solennità del serafico padre san Francesco FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale FR. SANDRO OVEREND RIGILLO , OFM ________ Segretario generale A tutti i Membri del Capitolo generale straordinario 2006 LORO SEDE 3. Itinerario per la contemplazione orante del Crocifisso di San Damiano Un giorno Francesco passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso… L’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto, gli parla movendo le labbra: «Francesco, – gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (2Cel 10). Celebrando gli 800 anni della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori, vogliamo riflettere sull’esperienza che segnò l’inizio della conversione di Francesco e guardare insieme a lui al Crocifisso di San Damiano. VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM Consegnandoti questo Crocifisso, desideriamo offrirti un aiuto per la preghiera. Come Chiara e Francesco, tante sorelle e fratelli, di fronte ad esso si sono sentiti accolti e chiamati a seguirlo, così anche oggi si rivolge a te, perché tu possa ascoltare la sua voce. Mettiti ai suoi piedi, guardalo con i tuoi occhi, contemplalo col cuore, aderisci a Lui con la volontà, assecondalo nei tuoi sogni, imitalo con la tua vita. Rimani dove Lui si fa incontrare, ascoltalo, «guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo»; metti nelle Sue mani tutto quello che ti suggerisce e ti fa intuire; collabora con Lui. La domanda di Francesco sia anche la tua: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». Il “metodo” qui suggerito non deve imprigionare la tua contemplazione: sarà il Signore a guidare il tuo cammino e a suscitare in te novità di vita! Itinerario Il breve itinerario proposto può essere utilizzato nella preghiera personale, in fraternità o in gruppo e si suggerisce di usarlo in modo creativo, tenendo conto delle diverse culture. Inoltre, per dare frutto, questo “metodo” ha bisogno di essere applicato con apertura di cuore, pazienza e perseveranza. Ogni momento di questo itinerario spirituale richiede di saper sostare senza fretta né preoccupazioni, vivendo questo tempo nella gratuità della comunione con l’Amato. 1. Disponiti alla contemplazione • Disponiti alla contemplazione attraverso il silenzio, il raccoglimento interiore e la pacificazione del cuore. • Invoca l’aiuto dello Spirito perché «ti purifichi, ti illumini e ti accenda interiormente». 2. Prega con san Francesco • «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio…». 3. Contempla il Crocifisso • Contemplalo per un tempo prolungato. 367 • Permetti allo sguardo del Crocifisso di raggiungere il tuo cuore. • Immedesimati in uno dei personaggi. 4. «Illumina le tenebre de lo core mio» Lasciati interrogare dal Signore: • Quali sono le tue «tenebre»? • Chi è al centro dei tuoi desideri? • Vivi «una fede retta, una speranza certa e una carità perfetta»? • Quale obbedienza presti al “santo e verace comandamento” ? 5. Restituisci al Signore • Concludi questo tempo di comunione riprendendo e personalizzando la preghiera davanti al Crocifisso. • Assumi un impegno per tradurre e incarnare la preghiera nella vita quotidiana. Preghiera davanti al Crocifisso Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. E damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen. 4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006 Invocazioni per le Lodi (cfr. LOrd VII, 50-51) (nelle formule rivolte al Padre) Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Dio, infondi il dono del tuo Spirito sul nostro Capitolo generale: • concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi e di volere sempre ciò che a te piace. (nelle formule rivolte a Cristo) Signore Gesù Cristo, che hai promesso di essere presente dove due o tre sono radunati nel tuo nome, • effondi sul Capitolo generale il tuo Santo Spirito, perché riscoprendo la grazia 368 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III delle origini della nostra Fraternità, possiamo seguire le tue orme. Intercessioni per i Vespri (cfr. Rb XII,4; 2Cel VI, 10) (nelle formule rivolte al Padre) Padre fedele nell’amore, assisti la nostra Fraternità che si prepara a vivere il Capitolo generale: • fa’ che stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso. (nelle formule rivolte a Cristo) Signore Gesù Cristo che hai chiamato il tuo servo Francesco per riparare la tua Chiesa, • illumina le tenebre del nostro cuore, donaci fede diritta, speranza certa, carità perfetta, sapienza semplice perché possiamo fare la tua volontà Preghiera per la Fraternità (Ispirate a Rnb V e XVI e LOrd) • • • • • • Ti preghiamo, Signore, per la nostra Fraternità. Perché amiamo e custodiamo le nostre anime e quelle dei nostri fratelli. Perché ovunque e sempre ci mostriamo tra noi familiari, manifestandoci l’un l’altro con fiducia le nostre necessità. Perché camminiamo insieme, non secondo la carne ma secondo lo Spirito, nella rettitudine della nostra vita e ci sosteniamo e ci correggiamo l’un l’altro con umiltà e discrezione. Perché ci guardiamo dal turbarci e adirarci per il peccato o il male di un fratello, ma ci aiutiamo spiritualmente come meglio possiamo. Perché non abbiamo alcun potere o dominio soprattutto fra di noi e ci comportiamo come ha detto e fatto il Signore. Perché non diciamo e non facciamo del male al fratello e, anzi, per carità di spi- • • • • rito, volentieri ci serviamo e ubbidiamo a vicenda. Perché non ci allontaniamo dai comandamenti del Signore, vagando fuori dell’obbedienza, ma perseveriamo nei comandamenti del Signore che abbiamo promesso, per seguire il Santo Vangelo e la nostra forma di vita. Perché con le parole e con le opere possiamo annunciare al mondo intero che nessuno è onnipotente se non Dio solo. Perché sappiamo evangelizzare evitando liti e dispute, mettendoci a servizio di tutti e confessando di essere cristiani, e, quando vedremo che piacerà al Signore, riusciamo ad annunciare esplicitamente la sua Parola. Maria Immacolata, avvocata dei poveri e Regina dell’Ordine dei Minori, intercedi per noi presso il tuo santissimo Figlio, Signore e Maestro nostro. Amen. Preghiera Altissimo, onnipotente, bon Signore, ci presentiamo davanti a Te noi tutti, Frati Minori. Quelli che vivono con gioia la loro vocazione francescana, perché tu li confermi nel cammino iniziato; quelli che sono tentati di volgere indietro lo sguardo, perché sentano la tua vicinanza. Gli anziani, perché non venga meno la loro fede, la loro speranza e il loro amore per te; i giovani, perché pongano la loro mente, l’anima e il cuore in te, somma bellezza e ricchezza a sufficienza. I sani, perché non dimentichino mai che la forza viene da te;gli infermi, perché trovino in te la loro consolazione. Signore, illumina il cammino del nostro Ordine: fa’ che, attraverso il Capitolo generale, tutti riscopriamo la bellezza della nostra vocazione, e possiamo cantare, con cuore libero e puro, le tue meraviglie. Signore, resta con noi ora e sempre. Fiat. Fiat. Amen! dalla preghiera del Ministro generale al Crocifisso di S. Damiano - nov. 2005 E SECRETARIA GENERALI 1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis BMV in Britannia Magna In the Provincial Chapter of the Province of the “Immaculate Conception of the B.V.M” in Great Britain, canonically celebrated at the New Hall School, Chelmsford, under the presidency of the General Visitator, HARRINGTON BR. JEREMY, the following friars were elected on the 18th July 2005: Minister Provincial: COPPS FR. MICHAEL Vicar Provincial: MCGRATH FR. BRIAN Provincial Definitors: BARRALET FR. ROGER GRAY FR. REGINALD HIGHTON FR. EDMUND MULHOLLAND FR. SEAMUS YATES FR. PHILIPPE. The General Definitorium, in its session of the 6th September 2005, carefully examined these elections and approved them. Prot. 096057 2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacan in Mexico El día 18 de julio de 2005, en el Capítulo de nuestra Provincia SS. Pedro y Pablo de Michoacán en México, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa “S. María de Gracia” de la Ciudad de Acámbaro, Guanajuato, bajo la presidencia del Visitador General, COVILI LINFATI FR. ISAURO, miembro de la Provincia de la Santísima Trinidad de Chile, resultaron elegidos: Ministro Provincial: GÓMEZ MARTÍNEZ FR. EULALIO Vicario Provincial: DURÁN FUERTE FR. SERGIO Definidores Provinciales: CHÁVEZ GARCÍA FR. FLAVIO HERNÁNDEZ MARTÍNEZ FR. RAÚL LUNA ALVAREZ FR. OCTAVIO MUÑOZ GUTIÉRREZ FR. ENRIQUE PÉREZ CASTILLO FR. J. SANTOS RANGEL MENDOZA FR. SALVADOR. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 6 de septiembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot. 096003 3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia El día 18 de julio de 2005, en el Capítulo de nuestra Provincia Misionera San Antonio en Bolivia, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa “Beato Juan XXIII” de la “Ciudad de la Alegría”, bajo la presidencia del Visitador General, CARVAJAL FR. RODRIGO DE JESÚS, resultaron elegidos: Ministro Provincial: SAPPI FR. MARTÍN Vicario Provincial: PESOA FR. AURELIO Definidores Provinciales: CABAO FR. VICTOR CARTAGENA FR. WILLIAM ECKERSTORFER FR. ROBERTO HERBAS FR. JORGE ROCHA FR. JUSTO. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 6 de septiembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot. 096037 370 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 4. Electio extra Capitulum Prov. Ss. Redemptoris in Croatia Nel Congresso Definitoriale della nostra Minoritica Provincia “SS. Redemptoris” in Croazia, regolarmente celebrato il 21 giugno 2005 nella Casa di Split, sotto la presidenza di TOLIC FR. ZELJKO, Ministro provinciale, secondo le disposizioni del Diritto, è stato eletto extra-capitolo: come Definitore provinciale: GRBAVAC FR. JOSIP ufficio vacante per la rinuncia del suo predecessore Simunivic Fr. Ljubomir. Questa elezione è stata ratificata dal Definitorio generale, il 6 settembre 2005. Prot. 096033 5. Electio extra Capitulum Prov. Catalauniae S. Salvatoris ab Horta in Hispania El día 18 de junio de 2005, en la sesión del Definitorio de nuestra Provincia de S. Salvador de Horta en Cataluña-España, celebrado regularmente de acuerdo con las disposiciones del Derecho en la Curia provincial, bajo la presidencia de VILÀ I VIRGILI FR. FRANCESC, Ministro Provincial, fue elegido extra- capitularmente: para el oficio de Definidor provincial: MASANA I MOLA FR. JORSEP M. oficio vacante por la renuncia de su predecesor, Utrillo i Oriol Fr. Marc. El Definitorio General, en su sesión del día 6 de septiembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot.095992 6. Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci Assisiensis in Polonia Nel Congresso Definitoriale della nostra Minoritica Provincia S. Francisci Assisiensis in Polonia regolarmente celebrato nella casa di Poznan, sotto la presidenza di BU- CHCIK FR. ADRIAN A., Ministro provinciale, secondo le disposizioni del Diritto, il giorno 15 luglio 2005, è stato eletto extra-capitolo: come Vicario provinciale PIECHOTA FR. BENIGNY Z. perché il suo predecessore, Fr. Ernest K. Siekierka, è stato chiamato alla Curia Generale di Roma per prestare il suo servizio nella Segreteria generale con l’incarico di Vice-Segretario Generale del nostro Ordine. Questa elezione è stata ratificata dal Definitorio generale il 6 settembre 2005. Prot. 096023/384 7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia In the Provincial Chapter of the Franciscan Province of Ireland, canonically celebrated at the Franciscan College, Gormanston, Co. Meath, under the presidency of the General Visitator, DOYLE BR. MATHIAS, the following friars were elected on the 7th July 2005: to the office of Minister Provincial O LAOIDE BR. CAOIMHÍN to the office of Vicar Provincial COLLINS BR. SEÁN to the office of Provincial Definitors: CONDREN BR. JOSEPH JONES BR. BERNARD MCGRATH BR. BRENDAN MCKENNA BR. HUGH O’LEARY BR. RORY. The General Definitorium, in its session of the 13th September 2005, carefully examined these elections and approved them. Prot. 096100/440/S05 8. Electiones Cust. S. Francisci Solano in Hispania El día 30 de marzo de 2005, en el Capítulo Custodial de nuestra Custodia de S. Francisco Solano en España, Dependiente E SECRETARIA GENERALI 371 de la Provincia de S. Francisco Solano del Perú, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa de Logroño en España, bajo la presidencia del Ministro provincial, GARCÍA FR. JOSÉ DEL CARMEN, resultaron elegidos: Custodio: FERNÁNDEZ FR. DIONISIO Vicario custodial: RUBIO FR. JUAN JOSÉ Consejeros de la Custodia: DIEZ FR. ADOLFO LOMBRAÑA FR. FELIPE PALACIOS FR. JESÚS. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 13 de septiembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. en la casa “San Juan Bautista”, Coyoacán, México D.F. bajo la presidencia de ANAUT ESPINOZA FR. MANUEL, Ministro provincial, resultaron elegidos como Definidores Provinciales: DE LA VEGA GRANADOS FR. JESÚS EDUARDO DOMÍNGUEZ ROJO FR. JORGE MEDINA PALMA FR. JUAN MURILLO HERNÁNDEZ FR. JUAN PEDRO SANTILLÁN PÉREZ FR. GONZALO. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 1 de octubre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. 9. Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli Apostoli in Melita In the Provincial Chapter of the Franciscan Province of the “ST. PAUL” in Malta, canonically celebrated at the House of Valletta, under the presidency of the Provincial Minister, GALEA BR. PAUL, the following friars were elected on the 6th June 2005: Provincial Definitors: COLEIRO FR. MARTIN GHIRLANDO FR. MARCELLO MAGRO FR. STEPHEN MICALLEF FR. MARCELLINO The General Definitorium, in its session of the 1st October 2005, carefully examined these elections and approved them. El día 27 de agosto de 2005, en el Capítulo intermedio de nuestra Provincia Franciscana de San Miguel en Argentina, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en el santuario “Nuestra Señora de la Merced”, en la ciudad de Corrientes, República Argentina, bajo la presidencia de SCOZZINA FR. LUIS ANTONIO, Ministro provincial, resultaron elegidos: como Definidores Provinciales: DANIELLI FR. RAÚL OSVALDO FERREIRA FR. PABLO GAYTE FR. ÁNGEL GABRIEL RODRÍGUEZ FR. JORGE GUSTAVO. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 1 de octubre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. 10. Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii in México 12. Capitulum Intermedium Prov. Americae Centralis et Panama Prot. 096098 Prot. 096019 El día 8 de julio de 2005, en el Capítulo intermedio de nuestra Provincia del Santo Evangelio en México, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho Prot. 096111 11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis in Argentina Prot. 096135 El día 13 de octubre de 2005, en el Capítulo intermedio de nuestra Provincia de Centroamérica y Panamá, celebrado regularmente según las disposiciones del Dere- 372 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III cho en la Casa de Retiro “Monte San Francisco” en Puerta Parada, Guatemala, bajo la presidencia del Ministro provincial, PALMA HENRÍQUEZ FR. ERNESTO, resultaron elegidos: para el oficio de Definidores Provinciales: GONZÁLEZ FR. ARMANDO LENIHAN FR. MIGUEL LÓPEZ FR. ATILIO PASTRÁN FR. FRANCISCO RAMÍREZ FR. OSVALDO VELASCO FR. NELSON. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el día 20 de octubre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot. 096195 13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA In the Provincial Chapter of our province of the “Sacred Heart” in the USA, regularly celebrated according to the norms of Canon Law and held on the 15th June 2005 in the Double Tree Inn in Chesterfield, Missouri, presided by the Visitator General, MCLELLAN FR. DANIEL, a member of our Franciscan Province of the “Holy Name”, in the USA, the following friars were elected: for the office of Minister Provincial: DOCTOR BR. JOHN for the office of Provincial Vicar: CAPALBO BR. KENNETH for the office of Provincial Definitors: JENNRICH BR. MICHAEL LAUSE BR. JAMES PARÉ BR. PAUL PERRY BR. MICHAEL POSADAS BR. J. ANTONIO SPENCER BR. WILLIAM. The General Definitorium, in its session of the 20th October 2005, carefully examined the acts of these elections and approved them. Prot. 096203 14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia Los días 24 y 25 de octubre de 2005, en el Capítulo de nuestra Provincia de la Santísima Trinidad en Chile, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la casa “Alvernia” en San Francisco de Mostazal, bajo la presidencia del Visitador General, HUERTA MURO FR. JUAN MARÍA, miembro de la Provincia del Beato Junípero Serra, resultaron elegidos: Ministro Provincial: WOUTERS FR. ROGELIO Vicario Provincial: CONCHA FR. JORGE Definidores Provinciales: ANDRADE FR. SANTIAGO CASTILLO FR. PEDRO HERNÁNDEZ FR. JUAN DE DIOS MC-MAHÓN FR. FRANCISCO JAVIER MORALES FR. BOLDY. El Definitorio General, en la Sesión ordinaria celebrada el 9 de noviembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot. 096232 15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem Gaudiorum in Brasilia El día 20 de octubre de 2005, en el Capítulo de nuestra Custodia de las Siete Alegrías de Nuestra Señora en Brasil, celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho en la convento “S. Francisco” de Campo Grande, bajo la presidencia del Visitador General, BAHLMANN FR. JOHANNES, miembro de la Provincia de la Inmaculada Concepción de la B.V.M., resultaron elegidos: Custodio: DA SILVA FR. ERIVAN MESSIAS Vicario de la Custodia: CARRARO FR. LEODIR Consejeros de la Custodia: ALVES PEREIRA JÚNIOR FR. ALUÍSIO CARRARO FR. ANACLÉCIO DO NASCIMENTO FR. ROBERTO MIGUEL GOMES DE FIGUEIREDO FR. WANDERLEY. El Definitorio General, en la Sesión or- 373 E SECRETARIA GENERALI dinaria celebrada el 1 de diciembre de 2005, tras un minucioso examen de las Actas aprobó dicha Elección. Prot. 096270 16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae S. Antonii Patavini in Germania Nel Congresso Definitoriale della nostra Minoritica Provincia di “S. Antonio di Padova” in Baviera, Germania, riunito nella Casa di Norimberga, regolarmente celebrato sotto la presidenza di WAGNER FR. MAXIMILIAN, Ministro provinciale, secondo le disposizioni del Diritto, il giorno 2 novembre 2005, sono stati eletti extra-capitolo: come Vicario Provinciale: FR. NATHANAEL HAUSNER ufficio vacante per la rinuncia del suo predecessore, Thum Fr. Johannes; come Definitore Provinciale: RIEGER FR. RAFAEL ufficio vacante per la elezione del suo predecessore Hausner Fr. Nathanael a Vicario Provinciale. Queste elezioni sono state ratificate dal Definitorio generale il 1° dicembre 2005. Prot. 096261 17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in Guinea-Bissau erectio DECRETO O Definitório Geral na sessão de 20 de outubro de 2005, regularmente celebrada na Cúria Geral de “Santa Maria Mediatrice” em Roma, sob a presidência do Ministro Geral, Rodríguez Carballo Fr. José, segundo a norma do direito comum e próprio da nossa Ordem, procedeu à ereção da Custódia dependente da Província Vêneta de “S. Antonio de Pádua” em Itália, com denominação oficial CUSTÓDIA “S. FRANCISCO DE ASSIS” DA GUINÉ-BISSAU com todos os direitos e os deveres previstos na nossa legislação. O presente decreto entra em vigor no dia 6 de dezembro de 2005. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro Geral FR. SANDRO OVEREND RIGILLO, OFM Secretário Geral Cúria Geral da Ordem dos Frades Menores Roma, 1 de dezembro de 2005. Prot. 096102/ 116 – M05 18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in Guinea-Bissau O Definitório provincial da Província Vêneta de S. Antônio de Pádua, reunido sob a presidência do Ministro Provincial MIELE FR. BRUNO, na casa “Madonna di Rosa” em S. Vito al Tagliamento, no dia 17 de novembro de 2005, examinou os resultados da votação consultiva dos frades de profissão solene, inscritos nas duas Fundações operantes em Guiné Bissau, e elegeu os Superiores da Custódia “S. Francisco de Assis” dependente da Província acima citada. Foram eleitos: para a Função de Custódio: DIAS VICENTE FR. JOÃO para a Função de Conselheiros: DALLA BARBA FR. GIORGIO DJATA FR. AUGUSTO FALCÃO FR. JORGE UGLIELMON FR. MARIANO G. O Definitório Geral, na Sessão definitorial do dia 2 de dezembro de 2005, examinou as Atas enviadas à Cúria (Prot. 332/05; 332 a/05) para a necessária ratificação, segundo a norma do art. 189 dos EEGG, e aprovou estas Eleições. Prot. 096314/ 157/ M 05 19. Visitatores generales – Ottenbreit Fr. Stefano, Prov. Immaculatae Conceptionis BMV, Brasile, Vis. 374 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Gen. Assistens pro Fratribus Prov. S. Antonii Patvini, Brasile, in Germania degentibus: 22.05.2005; prot. n. 095643. – Locatelli Fr. Fiorenzo, Prov. Tusciae S, Francisci Stigmatizati, Italia, pro Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia: 20.09.2005; prot. n. 096042. – Gerritsma Fr. Franciscus, Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda, pro Prov. Saxoniae S. Crucis, Germania: 20.09.2005; prot. n. 096117. – Ortíz Fr. Eugenio Horacio, Prov. S. Michaëlis, Argentina, Vis. Gen. Assistens pro Cust. “Fray Luis Bolaños”, Paraguay: 20.09.2005 ; prot. n. 095632. – Zahner Fr. Paul, Cust. Aut. Helvetiae Christi Regis, Svizzera, pro Prov. Thuringiae S. Elisabeth, Germania: 05.10.2005; prot. n. 095782/360-S05. – Williams Fr. Peter, Prv. Immaculatae Conceptionis BMV, Gran Bretagna, pro Fratern. Inter-Prov. in Lusaka, Zambia: 09.12.2005; prot. n. 096281/313/05. 20. Domus suppressae – Casa religiosa “Residencia dos Franciscanos”, São Cristovão, Sergipe, Brasile: 06.09.2005; prot. n. 096064. – Carrick-on-Suir, Carrick-on-Suir, Co. Tipperary, Irlanda: 10.11.2005; prot. n. 096229. – Terenure, 103 Terenure Road West in Dublin, Irlanda: 10.11.2005; prot. n. 096229. – Casa Religiosa, Ingolstadt, Germania: 09.12.2005; prot. n. 096299. E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS 1. Pontificia Università Antonianum 1. Inizio del nuovo Anno Accademico Roma, 14.10.2005 TENDERE VERSO LA LUCE E LA VERITÀ Carissimi Fratelli e Sorelle che prestate servizio alla Pontificia Università Antonianum, autorità accademiche e officiali, chiarissimi professori e studenti, il Signore vi doni la sua Pace! All’inizio di questo nuovo Anno Accademico vi giunga il mio saluto, unito all’augurio di pace di san Francesco. Come sapete il 29 ottobre 2005, alla Porziuncola, l’Ordine dei Frati Minori inizierà ufficialmente la preparazione alla celebrazione degli 800 anni della sua fondazione. Nel prossimo triennio, dunque, l’Ordine sarà impegnato in un processo che ho voluto chiamare di “rifondazione”. Con esso ho inteso esprimere l’esigenza di ritornare all’essenziale del nostro carisma, per viverlo con fedeltà creativa, in un tempo caratterizzato dalla complessità e dalla multiculturalità. Le celebrazioni dunque saranno il segno visibile di questa volontà di ritrovare il fondamento. È evidente che per giungere a tale scopo, indispensabile sarà, da parte di tutti, una profonda e coraggiosa riflessione, che ci aiuti a recuperare i cardini della nostra vita e a distinguere ciò che, nel corso dei secoli, ci ha appesantito da ciò che ci ha arricchito, così da poter trovare le strade che oggi siamo chiamati a percorrere. Mi auguro e mi aspetto, in questo senso, che la Pontificia Università Antonianum sia uno dei luoghi privilegiati in cui attuare questa riflessione, aiutandoci a rispondere alla domanda che abbiamo posto all’inizio del cammino di preparazione alla celebrazione del nostro centenario: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?». È questa la do- manda che sta all’inizio dell’itinerario di conversione di Francesco d’Assisi, e che ci guiderà per tutto il 2006, ma vorrei che fosse anche l’interrogativo alla base del cammino e della ricerca della nostra Università. Esso, infatti, esprime il profondo desiderio di luce e di verità, che era radicato nel cuore di Francesco d’Assisi e che vorrei animasse il cuore di tutti noi. Dopo l’episodio nella chiesetta di San Damiano Francesco si mette, infatti, in un atteggiamento di ricerca autentica e di conversione. Lascia progressivamente le sue certezze, le sue sicurezze e la tranquillità di una vita comoda e inizia una peregrinazione che è soprattutto interiore. Così egli attua subito ciò che crede di aver capito, ma non esita di volta in volta ad abbandonare ciò che ha compreso per una verità più piena che progressivamente gli si fa incontro. Vediamo allora Francesco che prima fa il muratore e restaura le chiese in rovina di Assisi, poi veste l’abito dell’eremita, poi accoglie i fratelli, in un continuo evolversi di quella forma di vita che lo porterà, sul monte della Verna, alla piena conformazione con Colui che per tutta la vita l’aveva chiamato a sé, facendolo sempre più uscire da se stesso. Questa estasi permanente del santo di Assisi non mi pare distante dall’esperienza di ogni uomo che ha fatto della sua vita una ricerca della verità. «Chi cerca la verità va oltre le sue idee preconcette, i suoi interessi personali, per sottomettersi a ciò che s’impone come vero all’intelligenza, impegnandosi nella ricerca e accettando di esserne trasformato» (Il sapore della parola 3.1.b). Abbiamo bisogno di uomini e donne che abbiano il coraggio di affrontare questo viaggio faticoso, che, oltre ad una grande libertà interiore, richiede un altrettanto impegnativo senso di responsabilità. Come sempre ripeto, anche a voi mi sento di dover di- 376 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III re: «Non possiamo accontentarci di magnificare le opere dei nostri antenati; piuttosto, dobbiamo ispirarci ad esse per adempiere il compito che ci è affidato nel nostro frammento di storia» (Sdp 3). La gloriosa tradizione del pensiero francescano, infatti, avrà tanto più valore quanto più vi si saprà attingere per annunciare oggi il Vangelo di sempre, ma con una freschezza e una forza rinnovate. Questa è la missione che vi attende e per la quale questa Università dovrà impegnare tutte le sue forze. È in questa direzione che si muove anche il Progetto Accademico, che lo scorso maggio abbiamo presentato e alla cui realizzazione continueremo ad impegnarci insieme, cosicché l’Antonianum possa continuare a crescere come un Centro Universitario Francescano sempre più qualificato. In quell’occasione affermavo che una delle esigenze fondamentali per il raggiungimento di questa meta è quella di mantenere un dialogo costante con il carisma, la tradizione e il cammino dell’Ordine e, allo stesso tempo, di farsi interpellare dai pressanti interrogativi che vengono dal mondo, per cercare delle risposte insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo. Accanto ad una ricerca appassionata, profonda e qualificata sarà, perciò, importante mantenere vivo anche l’atteggiamento dell’ascolto. La ricerca di Francesco nasce, infatti, dall’ascolto. Il santo di Assisi fin dall’inizio è stato un attento ascoltatore: dall’ascolto ha imparato a guardare e ad affrontare la realtà. Francesco ascolta la Parola di Dio, è sempre in ascolto della voce della Chiesa, ascolta il grido dei lebbrosi del suo tempo e il suo ascoltare diventa servizio all’altro. Francesco è servo della Parola, della Chiesa, di ogni uomo nel bisogno, ma in modo nuovo, efficace, perché parte da ciò che l’altro chiede e non da ciò che lui pensa che l’altro abbia bisogno. Come dicevo nella lettera Il sapore della parola, «L’ascolto di una parola veritiera genera un nuovo modo di vedere e opera sempre una profonda trasformazione.… Lo Studio è una delle strade verso questo ascolto nuovo dell’uomo e del mondo. Esso, infatti, ci libera dalla paura della nobile fatica del pen- sare, mentre noi ci accontentiamo spesso di ripetere formule e idee altrui. Ci libera ancora dalla paura del silenzio, per prendere una certa distanza dalla realtà. Da qui nascono parole nuove per dare alla luce una nuova vita, oltre le parole usurate dall’abitudine e dall’ovvietà. Un simile percorso porta con sé la sofferenza di ogni nuova nascita, insieme alla gioia della scoperta» (3.2.a). Consapevole che si tratta di un cammino faticoso, fatto di espropriazione e di grande povertà, non esito a chiedere prima di tutto a voi, e a tutti quei Frati a cui il Signore ha dato la grazia di approfondire i suoi misteri e quelli dell’uomo attraverso lo studio, di dirci parole nuove, non consumate dall’uso, per ri-conoscere nel mondo di oggi, nell’uomo di oggi, le impronte lasciate da Cristo e seguirle come al suo tempo fece Francesco. L’Università diventa così, nella sua più genuina tradizione, luogo di incontro e di confronto, di riflessione e di comunicazione e già per se stessa segno profetico in una società che ha sempre più paura di ciò che non conosce e gli è estraneo. L’accoglienza, la stima e la fiducia nell’altro sono invece sempre stati uno dei punti di forza della tradizione francescana, come ci testimonia con grande delicatezza anche la fine del Sacrum Commercium, quando i frati conducono su un alto colle Madonna Povertà e, come dice il testo, «le mostrarono tutt’intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo, dicendo: “Questo, signora, è il nostro chiostro”». Non è dunque così strano se pochi anni dopo ritroviamo i Frati Minori perfettamente inseriti nelle più grandi Università europee. Parigi, Oxford, Bologna diventano i nuovi chiostri dei francescani. Il chiostro non è più un luogo riservato ai monaci, ma è il luogo in cui gli uomini e le donne si incontrano, si conoscono, camminano insieme e l’Università è per eccellenza uno di questi luoghi. Non possiamo permetterci di perdere questo stile che da sempre ci ha caratterizzato. Servendomi ancora di immagini, amo pensare alla nostra Università più come ad un’agorà che come ad un tempio del sapere; a una piazza dove uomini e donne possono incontrarsi, trovarsi, sentirsi a E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS casa; ad un luogo aperto a tutti, in cui tutti si sentono accolti e a cui a ciascuno è data voce. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale e Gran Cancelliere della PUA 2. Autorità Accademiche – Prefetto Congregazione Educazione Cattolica: Em. Rev.ma Card. Zenon Grocholewski – Segretario Congregazione Educazione Cattolica: Ec. Rev.ma Mons. J. Michael Miller – Gran Cancelliere: Rev.mo Fr. José Rodriguez Carballo Ministro Generale OFM – Vice Gran Cancelliere: M.R. Fr. Francesco Bravi Vicario Generale OFM – Rettore Magnifico: Fr. Johannes B. Freyer – Vice-Rettore: Fr. Manuel Blanco – Decani: Fr. Vincenzo Battaglia Facoltà di Teologia Fr. Priamo Etzi Facoltà di Diritto Canonico Fr. Stéphane Oppes Facoltà di Filosofia Fr. Giovanni Claudio Bottini, Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia – Presidi: Fr. Paolo Martinelli Istituto Francescano di Spiritualità Fr. Roberto Giraldo Istituto di Studi Ecumenici Fr. Pietro Messa Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani Sr. Mary D. Melone Istituto Superiore di Scienze Religiose – Officiali Maggiori: Segretario Generale: Fr. Marek Wach 377 Direttore della Biblioteca: Fr. Marcello Sardelli Economo: Fr. Augusto Micangeli – Consiglio del Rettore: Fr. Johannes B. Freyer Rettore Fr. Manuel Blanco Vicerettore Fr. Vincenzo Battaglia Decano della Facoltà di Teologia Fr. Priamo Etzi Decano della Facoltà di Diritto Canonico Fr. Giovanni Claudio Bottini Decano della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia Fr. Stéphane Oppes Decano della Facoltà di Filosofia Fr. Marek Wach Segretario Generale – Commissione di Disciplina: Fr. Czeslaw Teklak, Facoltà di Teologia Fr. Heinz-Meinolf Stamm Facoltà di Diritto Canonico Fr. José Merino Facoltà di Filosofia – Uffici e Officiali • Segreteria Segretario Generale: Fr. Marek Wach Vicesegretario Generale e Direttore della Segreteria: Fr. Giulio Barocco Addetto Segreteria: Dott. Valeriano Fiori • Biblioteca Direttore: P. Marcello Sardelli Addetti alla Biblioteca: Fr. Trinidad Huertas, Sig.ra Francesca Lagana, Sig.ra Angela Umukoro, Dott.ssa Maria Grazia Presti Consiglio della Biblioteca: Fr. Marcello Sardelli, Fr. Vincenzo Battaglia, Fr. Priamo Etzi, Fr. Stéphane Oppes • Economato Economo: Fr. Augusto Micangeli • Commissione Economica Fr. Manuel Blanco, Fr. Marek Wach, Fr. Martín Carbajo Núñez • Ufficio Editoriale Direttore Ufficio Editoriale: Fr. Augusto Micangeli 378 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Consiglio Editoriale: Fr. Augusto Micangeli, Fr. Vincenzo Battaglia, Fr. Priamo Etzi, Fr. Stéphane Oppes, Fr. David Jaeger, Fr. David Volgger • Rivista “Antonianum” Direttore della rivista Antonianum: Fr. David Jaeger Segretario della rivista: Fr. Moacyr Malaquias Junior • Ufficio Informatico Direttore: Fr. Martín Carbajo Núñez • Uffici Vari Portineria-Fotocopie: Fr. José Luis Orozco Guerrero 3. Apertura ufficiale dell’Anno accademico 2005-2006 PUA, Roma, 8 novembre 2005 ALLA SCUOLA DEL BEATO GIOVANNI DUNS SCOTO Carissimi Fratelli e Sorelle che prestate servizio alla Pontificia Università Antonianum, autorità accademiche e officiali, chiarissimi professori e studenti, carissimi “socii” della Commissione Scotista, il Signore vi doni la sua Pace! Ringrazio il professor Antiseri che, con la sua lezione magistrale, ci ha guidati sulla via di una positiva riscoperta della contingenza. Questa segna, infatti, variamente ma ampiamente la cultura, il sentire e la società del nostro tempo. Vediamo, però, che esiste una via positiva per percorrerla e che, come abbiamo appena ascoltato, già san Bonaventura ne aveva tracciata una. L’Itinerarium mentis in Deum, è alla lettera una “via”, un itinerario, un cammino attraverso la contingenza del cosmo e dell’uomo, il limite fuori e dentro di noi, che si fa, positivamente, accesso all’Assoluto, a Dio. Siamo di fronte della traduzione bonaventuriana della vicenda umana e spirituale di frate Francesco che sapeva scoprire, ascoltare e contemplare l’altissimo, onnipotente, bon Signore nelle creature e attraverso le creature, anche là dove, agli occhi dei più, sembrava essere negato. Chiamando fratello e sorella ogni creatura e le cose più umili, le realtà in cui la limitatezza è più evidente, san Francesco afferma il manifestarsi della sovrana e amorevole paternità di Dio in esse. Egli, così, riconosce e loda l’Assoluto nel contingente: nella “creatura mondo”, la «sora nostra matre Terra», nell’erba che «al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e dissecca» (Sal 90,6), in tutti gli animali, anche i più piccoli od insignificanti, come le api e i vermi (cf 1Cel 80ss), in sorella cenere, simbolo eloquente della caducità e transitorietà della nostra realtà. Ma anche il limite dell’uomo si fa motivo di lode: nella estrema fragilità di fratello corpo, nei «fratelli cristiani lebbrosi», in «sora nostra morte corporale», nelle sorelle sofferenze e infermità. Nemmeno la povertà morale, infine, si sottrae a questa logica, perché Francesco la sa trasformare in lode: per i fratelli briganti, per frate lupo, per i «sacerdoti poverelli di questo mondo» e anche per i ricchi che vivono nel lusso. Così, sulle orme di san Francesco, il beato Giovanni Duns Scoto, nella cui memoria liturgica, oggi abbiamo voluto far tenere la Prolusione per l’apertura del nuovo anno accademico della nostra Università, si rivela molto attento al valore intrinseco della contingenza e del finito. Egli, nella sua famosa dottrina dei trascendentali disgiuntivi, affermando che ogni essere esistente deve considerarsi, per necessità ontologica, finito o infinito, eleva di fatto la finitezza dell’uomo viatore alla dignità di predicato trascendentale e poiché, come Scoto dimostra nel De Primo Principio, Dio è l’unico essere infinito, allora il finito, il possibile e il contingente, altro non sono, in un certo senso, che l’aspetto più proprio di tutto ciò che non è Dio, del mondo e dell’uomo. A differenza dell’itinerario di san Bonaventura, che si basa sull’immagine e somiglianza del mondo e dell’uomo con Dio, la via di Scoto a Dio si fonda, dunque, proprio sulla radicale diversità e alterità del mondo e dell’uomo, contingenti, da Dio, che è infinito e necessario. Da Bonaventura a Scoto è passata solo una generazione, ma anche allora i tempi correvano e, nell’arco di quella generazione, cambiò radicalmente il modo di pensare E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS e di affrontare la realtà. Tramontato Agostino, si era ormai imposto Aristotele, ma i Frati Minori, con Francesco, hanno continuato ad affermare che il mondo e l’uomo, comunque li si concepisca, de te, o Altissimo, portano significazione. Per arrivare a Dio non si devono cercare, sembra dirci Scoto, i tratti comuni tra l’Assoluto ed il contingente, quanto invece la essenziale ed ineliminabile differenza ed alterità esistente tra Infinito e finito. È questa la via “nuova” di Scoto, che aprendosi alla visione “laicizzante” e “secolarizzante” di Aristotele, la sa iscrivere in una visione cristiana del mondo, dell’uomo e della storia, come è la visione francescana. Il beato Giovanni Duns Scoto ci ricorda, così, che anche nel campo della conoscenza, della cultura e dello studio, il possibile ed il contingente possono costituire la condizione di apertura al Necessario e all’Assoluto. Piuttosto di un “pensiero forte”, che corre il rischio di voler garantire l’esistenza dell’Assoluto – quasi fosse la potenza del pensare umano ad assicurare l’esserci di Dio e non, invece, la sua infinità ed assolutezza – Scoto propone un pensiero umile, povero, “francescano”, che si fa invocazione e vocazione, preghiera e pellegrinaggio, verso l’Assoluto. Comprendiamo in questa cornice la tradizionale particolare attenzione che nella tradizione francescana sono sempre state riservate alla libertà ed alla storicità dell’uomo, alle sue verità, povere e pur sempre verità. Il secolo che ci siamo appena gettati alle spalle, il ventesimo dell’era cristiana, legato a doppia mandata col razionalismo e con una fede smisurata nelle capacità della ragione, è stato il secolo dei sedicenti pensieri “forti”, delle ideologie, di visioni del mondo ambiziosamente omnicomprensive e, perciò, tendenzialmente violente, di due grandi guerre mondiali e di altri numerosi conflitti. L’insegnamento del beato Duns Scoto ci presenta, invece, una ragione conscia dei propri limiti e della sua essenziale adesione alla contingenza, e che è, pertanto, attenta alle verità degli altri. Un tale insegnamento indica oggi, per l’uomo di buona volontà intento a costruire un mondo mi- 379 gliore, una via privilegiata su cui incamminarsi con sapienza e amore. La venerata memoria di Paolo VI presentava in tale luce, già nel 1966, la dottrina scotiana: «Contro poi il razionalismo – scriveva il Papa – [Giovanni Duns Scoto] ha rilevato i limiti della ragione nella conoscenza delle verità rivelate e la necessità di queste ultime per il raggiungimento del fine ultimo, al quale l’uomo è stato destinato» (PAOLO VI, Alma parens, n. 18). «In processu generationis humanae semper crevit notitia veritatis», «La conoscenza della verità è sempre cresciuta nel progredire del genere umano» (Ordinatio IV, d. 1, q. 3, n. 8): Scoto manifesta una profonda sensibilità ermeneutica che lo rende uomo per i nostri tempi, più che medievale. Quasi facendo eco al Dottore Serafico, che insegnava come «nulla in questa vita può essere conosciuto in maniera piena» («nihil in hac vita scitur plenarie», Quaestiones disputatae de scientia Christi, q. IV, ad 22), Scoto ci invita ad una attenzione e ad un ascolto dell’altro, del diverso da me. Nella via del progresso dell’uomo sembra invitarci ad una pacifica accoglienza intellettuale di chi non la pensa come me, ma che con me condivide il limite, la contingenza, la storicità, forse la mia stessa sete di Assoluto. Nella mia lettera Il Sapore della Parola su la vocazione intellettuale del Frate Minore oggi, scritta in occasione della elevazione del nostro Antonianum a Pontificia Università, esortavo i Frati, e soprattutto quelli impegnati nello studio e nel dialogo con le culture, ad assumere atteggiamenti di rispettoso ascolto ed attenta ermeneutica, atteggiamenti così necessari per poter accogliere gli altri ed il totalmente Altro: «La ricerca della Vita, della Verità e del Bene, sconfinato oceano di luce, richiede un’intelligenza appassionata e insieme attenta e rispettosa perché, dato che il manifestarsi della verità non è mai immediato, la ricerca non può essere che insonne ermeneutica» (Il Sapore della Parola, 3.1). Mi auguro che la passione per la ricerca della “Via, Verità e Vita” possa accendere le menti, oltre che i cuori, di tutti coloro che si accostano al pensiero francescano in gene- 380 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III re e, in particolare, a quello del beato Giovanni Duns Scoto. Vorrei qui ricordare specialmente i Frati che lavorano in maniera umile, nascosta, ma con grande amore, nella Commissione Internazionale Scotista. A loro il grazie di tutto l’Ordine per quanto hanno fatto finora e perché ci stanno riconsegnando l’opera di un Frate, che con il suo pensiero ha segnato profondamente anche il nostro modo di essere Frati. Il mio ricordo va anche a Fr. César Saco, che per tanti anni ha lavorato con competenza e amore nella Commissione Scotista. Al Signore della vita innalziamo la nostra preghiera per lui e per tutti quanti hanno lavorato nella Commissione Scotista. A tutti l’augurio che, mentre ci prepariamo a celebrare l’VIII Centenario della nascita del nostro carisma, impariamo dal beato Giovanni Duns Scoto a viverlo nella fedeltà, ma sapendo, con creatività, renderlo significativo per il nostro tempo. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale e Gran Cancelliere 2. Incipiamus Fratres! II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato dei Frati Minori Verna-Assisi, 08-29.10.2005 1. Cronaca Dall’8 al 29 ottobre 2005 è stato celebrato il II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato dell’Ordine dei Frati Minori. Il Capitolo Generale del 2003 ha incoraggiato ad avere molta fiducia nelle possibilità di questi incontri internazionali. Il precedente Congresso dei Maestri di Noviziato è stato celebrato nel 1988. Le Case di Noviziato nell’Ordine sono attualmente 80 e secondo le statistiche date dai Maestri nel Congresso, in questo anno circa 550 Novizi hanno cominciato l’anno della prova. Almeno una quindicina di questi Noviziati sono Interprovinciali, la comunità formativa è composta cioè da frati di diverse Entità che collaborano per garantire una formazione più adeguata. Diversi Noviziati ospitano Novizi di altre Province. Ormai la ricerca di collaborazione in questo campo è in netta crescita. I Maestri presenti al Congresso sono 73 e provengono da 73 Entità e da 43 Paesi diversi. Una vera scommessa di internazionalità! Il Congresso è organizzato dalla Segreteria Generale per la Formazione e gli Studi, che ha promosso quasi due anni fa una consultazione previa di tutti i Maestri di Noviziato nel mondo per una verifica di alcuni ambiti (criteri di ammissione e di discernimento; i Noviziati Interprovinciali; rapporto con il Postulato, maturità umana e educazione alla preghiera ecc.) e sulle loro attese riguardo ai temi del Congresso. Il Congresso è stato anzitutto un momento di formazione permanente per i Maestri stessi, partendo dalla figura del formatore, per poi passare ai novizi nel processo di accompagnamento, fino a riflettere verso quale Vita religiosa francescana formiamo oggi. La prima settimana del Congresso, dall’8 al 16 ottobre, è stata vissuta al Santuario della Verna, come un tempo di sosta e di riflessione più intensa per i Maestri. Nella Celebrazione Eucaristica di apertura il Ministro generale ha invitato i Maestri ad essere riconoscenti per il servizio che svolgono. Inoltre, il Ministro ha condiviso con loro la sua esperienza di Padre Sinodale a Roma. Nel corso della prima settimana i partecipanti si sono conosciuti e hanno condiviso le rispettive situazioni di formatori. Si è riflettuto quindi sul formatore tra “grazia e prova” nel suo ministero. Ci hanno aiutato Fr. Seamus Mullholland, da Canterbury (Inghilterra) e P. Amedeo Cencini, religioso canossiano. L’accoglienza della Fraternità del Santuario è stata ottima e ci ha aiutato nella conoscenza reciproca. Dal 16 al 29 ottobre il Congresso è continuato a S. Maria degli Angeli (PG), presso la Casa “Aristide Leonori” della COMPI. Anche qui ci siamo sentiti veramente in famiglia grazie all’accoglienza discreta ed efficiente dei fratelli. Nella seconda settimana ci siamo fermati sul noviziato tra “grazia e prova”, approfondendo soprattutto le aree del discernimento e dell’accompagnamento, E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS grazie alla competenza di Fr. Massimo Reschiglian, ofm, Ministro provinciale dell’Umbria. Fr. Ferdinando Uribe (Colombia), ha presentato una lettura attualizzante della Regola. Fr. Nestor Schwerz, Segretario generale per l’Evangelizzazione ha presentato la formazione per l’evangelizzazione, mentre Fr. Joe Rozansky, vice Animatore generale GPIC, ha parlato della formazione per Giustizia, Pace, Integrità del Creato. Fr. Johannes Freyer (Germania) Rettore della Pontificia Università Antonianum ha animato due giornate di ritiro dedicate alla pedagogia francescana della preghiera. Nel corso della terza settimana ci siamo interrogati per quale Vita religiosa francescana stiamo formando, per quale futuro della nostra stessa fraternità. Ci hanno accompagnati nell’ordine Fr. Giacomo Bini, ex Ministro generale dell’Ordine e l’attuale Ministro generale, Fr. José R. Carballo. Fr. Juan M. Ilarduia (Spagna) ha presentato la mediazione formativa del progetto personale. Frutto del lavoro del Congresso è la Lettera ai Ministri e Custodi, che è riportato in questo stesso numero. Il Congresso è stato ritmato da momenti di preghiera comune che ne hanno segnato profondamente lo stile e la qualità. I luoghi francescani, dalla Verna ad Assisi alla Valle reatina, hanno fatto il resto con il loro intatto fascino. I momenti di fraternità sono stati arricchiti dalle diverse espressioni culturali e linguistiche, rendendo colorata e animata la nostra convivenza. Il Ministro generale ha condiviso con i partecipanti tutta l’ultima settimana, rendendosi disponibile anche all’ascolto personale dei frati. Il Definitorio generale al completo è rimasto con noi negli ultimi due giorni, incontrando i Maestri delle rispettive Conferenze. Il Congresso è stato l’occasione preziosa per fare il punto su questa tappa della formazione iniziale, verificarne l’andamento e la graduale trasformazione e cercare di proiettarci verso il futuro. Lo scambio internazionale ha aperto gli orizzonti di tutti, rivelando anche la sostanziale tenuta e fedeltà alla tradizione di questa tappa. Si è 381 messo a fuoco con forza il nucleo del cammino proprio del Noviziato, che è quello di favorire l’incontro personale con il Signore e di iniziare alla vita francescana. La sfida è quella di accompagnare la maturità umana dei candidati per disporre della necessaria libertà interiore per entrare in un’esperienza profonda e trasformante. Il Congresso è stato veramente l’occasione per riflettere sulle attuali sfide della formazione e un’esperienza di autentica comunione e di crescita nel senso di appartenenza a una Famiglia internazionale come quella dell’Ordine dei Frati Minori. FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM 2. Omelia del Ministro generale Santuario della Verna, 09.10.2005 CON FRANCESCO PER SEGUIRE IL CRISTO Is 25, 6-10; Fil 4, 12-14. 19-20; Mt 22, 1-14 Cari Fratelli partecipanti al II Congresso Internazionale dei Maestri dei Novizi OFM: Il Signore vi dia pace! 1. È con gioia che vi do il benvenuto su questo monte santo, sul quale ormai da 800 anni «la mano del Signore continua a posarsi» (cf. Is 25, 0). Benvenuti sul monte delle Stimmate, dove il Signore tolse definitivamente il velo che copriva la mente di Francesco (cf. Is 25,7) e da dove il Poverello di Assisi, nostro padre e fratello Francesco, si trasformò in “icona” vivente e visibile del Crocifisso. Benvenuti al “calvario francescano”, dove l’ “amante si trasformò nell’amato” (LegM XIII, 5). La grazia del luogo e l’intercessione dello “stimmatizzato della Verna”, ci aiuti a porre la «nostra mente, la nostra anima e il nostro cuore» (cf. 3LAg 12-13) in Colui “la contemplazione del quale ristora” (4LAg 11), per trasformarci, interiormente ed esteriormente, per la contemplazione, «nell’immagine della sua divinità» (3LAg 13). 2. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II durante la sua visita al Monte della Verna affermò: «Qui è nato il francescanesimo». L’espressione, in un primo momento, po- 382 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III trebbe sembrarci strana e tuttavia, riflettendoci sopra profondamente, scopriremo facilmente la gran verità che vi si nasconde. Di fatto, se l’obiettivo ultimo della nostra vocazione è l’identificazione con Cristo per essere «memoria vivente del modo di vivere e di mettere in pratica di Gesù» (VC 22), assumendo «i suoi sentimenti e la sua forma di vita» (VC 18), fino ad «una particolare comunione di amore con Lui» (CdC 22), non c’è dubbio che è qui alla Verna che la vocazione di Francesco si fa chiara definitivamente e giunge alla sua pienezza. L’incontro con il Crocifisso è il punto di partenza del cammino vocazionale di Francesco. L’incontro con il Crocifisso della Verna è il culmine della sua conformazione a Cristo (cf RFF 36). Da questo momento, infatti, Francesco potrà dire con Paolo: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21), per questo, «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,19-20). Qui Cristo “nasce” e si “incarna” definitivamente in Francesco, qui Francesco si “cristifica” e “nasce” definitivamente per Cristo, qui nasce il francescanesimo. Quello che nacque ad Assisi, giunge al suo compimento alla Verna. 3. A distanza di 800 anni Francesco ci si presenta come «vero amante e imitatore» di Cristo (cf. TestsC 5). «Il Figlio di Dio si è fatto nostra via» (cf. Gv 14,6) e il beato padre Francesco ce lo mostra, «con la parola e con l’esempio» (TestsC 5). Il piccolo e indotto Francesco, in tutta la sua vita, però specialmente qui alla Verna, si presenta a noi come un vero padre spirituale, e il suo magistero, fatto di parola e di esempio, continua ad essere, per tutti noi suoi figli, lampada che illumina l’oscurità del nostro cammino. 4. In questo giorno di grazia, cari fratelli, lasciamoci guidare da questo maestro di spirito. Che il nostro cuore arda nell’ascoltare la sua lezione magistrale dalla cattedra della Verna, così come ce la trasmette san Bonaventura nella sua Leggenda maggiore. 5. Tenendo presente il racconto della trasfigurazione del Signore, il Dottore Serafico scrive: «sotto la guida della divina Providenza», Francesco «sale su un monte elevato e solitario chiamato la Verna». Egli, che si era proposto di salire costantemente verso Dio (cf LegM XIII, 1), sale verso il Tabor francescano, la Verna, per incontrarsi con «il Signore santo, Dio unico», con colui che Francesco canta, proprio in questo luogo, dopo l’impressione delle Piaghe, come il «bene, tutto il bene, il sommo bene» (LodAl 1.3). Francesco, cercatore instancabile del «grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente e misericordioso Salvatore» (LodAl 6), desidera incontrare il Dio che per lui è tutto – Deus meus et omnia – ed è per lui che sale al monte, luogo tradizionale dell’abitazione del Signore. Sale, quale nuovo Mosè, non mosso dalla curiosità, quanto con l’unica aspirazione «investigare il beneplacito divino, al quale desiderava conformarsi in tutto» (LegM XIII, 1). 6. Francesco ci insegna che per conoscere la volontà del Signore è necessario “salire” e “ricercare”. La salita, nel vocabolario evangelico e paolino, esige la rinunzia a se stessi, il morire alle opere del peccato esige la crocifissione della carne per vivere una vita secondo lo Spirito (cf Gal 5,24). Salire, nel vocabolario francescano, comporta la liberazione da tutto ciò che è superfluo, esige la purificazione e l’itineranza del cuore, comporta dare un nuovo orientamento alla propria esistenza. Salire, in definitiva, esige la conversione, lasciare che la nostra vita sia «toccata dalla mano di Cristo, guidata dalla sua voce e sostenuta dalla sua grazia» (VC 40), perché altrimenti verremmo meno al nostro proposito. Dall’altra parte “ricercare” comporta impegno, dedicazione, abnegazione di se stesso, austerità. In tal modo “salire” e “ricercare” si integrano a vicenda. Non è possibile conoscere la volontà del Signore, e meno ancora seguirla (cf. PCr 5), senza le esigenze che comportano ambedue le attitudini – salire e ricercare – che sono profondamente attive. 7. Francesco sale per stare. Il Poverello sente la necessità di ritirarsi «nel punto più recondito della solitudine, in un posto tranquillo, abbandonando il frastuono delle folle» e in tal modo «affidarsi più liberamente al Signore». Non è la solitudine per la solitudine, che Francesco cerca. È la solitudine del cuore abitato, del cuore innamorato, la solitudine come condizione per stare con la E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS persona che si ama. Imitando Gesù che si ritirava di frequente in “un luogo appartato” per entrare in comunione piena con il Padre, anche Francesco ama la solitudine, la cerca, pratica l’appartarsi. Nella solitudine, assorbito completamente nella contemplazione e nell’orazione, Francesco incontra ciò che resta, trova ciò che è vero, scopre l’ amarezza inevitabile di ciò che pare dolce e la dolcezza sorprendente di ciò che appare amaro, scopre a chi dire, senza che l’inganno divori le parole: «tu sei tutto per me»: la sapienza, la bellezza, la sicurezza, la gioia, la giustizia, tutta la ricchezza a sufficienza, la dolcezza... (cf LodAl). 8. Francesco sale per stare e sta per discendere. La sosta sul monte l’aveva trasformato, trasfigurato. D’ora in poi non potrà star solo: «Scende dal monte l’uomo angelico Francesco, portando con sé l’effige del Crocifisso..., impressa dal dito del Dio vivente nelle membra della sua carne» (LegM XIII, 5). Chi si è incontrato con Colui che è tutto non può tacere più. “Attenzione al silenzio della lingua”, però parla la stessa carne. Francesco si sforza di guardare “il segreto reale” del quale è depositario, però è lo stesso Signore che “parla” attraverso il suo corpo, nel quale aveva impresso “quei segni” (cf LegM XIII, 5). D’ora in avanti il “maestro” Francesco parlerà più con l’esempio che con la parola. 9. Cari Fratelli Maestri, il Signore ci invita al banchetto che ha preparato per noi (cf Mt 22,1-14). Ci nutre con il suo corpo e il suo sangue, vero banchetto per tutti coloro che credono in lui e mangiano la sua carne e devono il suo sangue (Gv 6,22ss); ci nutre con la sua parola, “alimento per la vita, per la preghiera e per il cammino di ogni giorno” (CdC 24); ci nutre e si mostra a noi come il nostro cammino con le parole e con l’esempio del padre san Francesco (cf TestsC 5), particolarmente in questa circostanza che riunisce alla Verna tutti i Maestri dei Novizi dell’Ordine. Nutriamoci del suo corpo e del suo sangue, mossi dalla fede – attenzione a non accostarsi al banchetto senza essere vestiti dell’ “abito nuziale” (cf Mt 21,11-14) –; alimentiamoci con la sua parola, attraverso la quale mostrerà a noi come a 383 Francesco quello che sarà “più gradito a Dio” (cf LegM XIII,5) e contemplando l’itinerario di Francesco sul monte della Verna, diventiamone l’immagine fedele, visto che questo itinerario continua ad essere esemplare «per la vita e la formazione dei frati del nostro tempo» (RFF 39). 10. Sì, anche come formatori e Maestri abbiamo bisogno di salire, abbiamo bisogno di convertirci; abbiamo bisogno di fermarci e di rimanere per ampi spazi di tempo in preghiera prolungata e fervorosa, abbiamo bisogno di scendere per mostrare Cristo ai fratelli che ci sono stati affidati, attraverso la nostra parola e l’esempio. Non c’è un altro modo per formare. Il Maestro dei novizi non forma solo né principalmente trasmettendo concetti, per quanto necessari siano. Il Maestro forma solo se ha l’esperienza dell’incontro personale e profondo con Cristo. In caso contrario sarà un semplice insegnante, o, ciò che è peggio, un semplice ciarlatano. Come potremo indicare il cammino se noi stessi non lo conosciamo? Come potremo far vedere le difficoltà del cammino e anche le sue bellezze se non le abbiamo sperimentate prima? Come potremo insegnare con le parole se nello stesso tempo non siamo eloquenti con la vita? 11. La nostra missione in quanto Maestri e formatori dei fratelli che ci sono stati affidati, consiste principalmente nell’accompagnarli verso la conoscenza, «più profonda e viva di Gesù Cristo» (RFF 191), verso la configurazione a Lui. Se l’obiettivo ultimo della formazione è «la assimilazione progressiva dei sentimenti di Cristo verso il Padre» (VC 65), fino a giungere alla «piena maturità di Cristo» (Ef 4,13), è necessario che noi Maestri e formatori mostriamo ai nostri fratelli «la bellezza della sequela del Signore». Per fare questo a noi è richiesto come primo requisito quello di essere «persone esperte nelle vie che conducono a Dio», perché solo così saremo capaci di «accompagnare gli altri in questo percorso» (VC 66). 12. Cari Fratelli Maestri, so per esperienza personale – dal momento che ho avuto la grazia di accompagnare i novizi per 12 anni – che la vostra missione non è facile. 384 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III No, non è facile per noi salire, stare e scendere. E non è facile accompagnare gli altri in questi tre movimenti di uno stesso cammino, quello della conversione e per questo della formazione. La croce si fa presente più volte di quelle che vorremmo nella nostra vita e nella vita dei fratelli che accompagniamo. Non possiamo comunque dimenticare quanto ha detto in questo luogo il 17 settembre 1988, colui che oggi è il Papa Benedetto XVI: «La vera carta di identità del discepolo di Gesù, è la comunione con la croce». Non c’è sequela senza croce. Dobbiamo tenerlo fortemente presente e dobbiamo fare tutto il possibile perché i nostri fratelli lo comprendano. 13. Con forza e con profonda convinzione vi dico: “Non abbiate paura”. Come Paolo potremo dire: «tutto posso in colui che mi da forza» (Fil 4,13). Attraverso di lui nulla è impossibile (cf. Lc 1,37). E neanche c’è qualcosa di impossibile per colui che crede e che ama. Mettiamoci in cammino! FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 3. Telegramma di Benedetto XVI Città del Vaticano, 20.10.2005 Grato per devoto messaggio, inviato unitamente ai Maestri Noviziato riuniti in Congresso presso la Verna, Sommo Pontefice ricambia premuroso pensiero, auspicando che provvido incontro susciti rinnovati propositi autentica fraternità sull’esempio di san Francesco d’Assisi e generoso impegno nell’opera nuova evangelizzazione; mentre invoca copiosi doni e lumi celesti per buon esito lavori di cuore invia implorata benedizione apostolica. CARD. ANGELO SODANO Segretario di Stato 4. Lettera ai Ministri e ai Custodi S. Maria degli Angeli, 28 ottobre 2005 Cari Fratelli, il Signore vi dia pace! Noi, Maestri di Noviziato di tutto l’Ordine, siamo convenuti al Monte della Verna e ad Assisi dall’8 al 29 ottobre di questo anno di grazia 2005, rispondendo all’invito del Ministro Generale, dopo le indicazioni del Capitolo Generale e il lavoro di preparazione della Segreteria Generale per la Formazione e gli Studi. E’ stata per noi, provenienti da 73 Entità e da 43 Paesi, un’opportunità unica di pregare, riflettere e condividere le nostre distinte realtà, la bellezza della nostra vocazione ed il servizio che svolgiamo nelle Case di Noviziato dell’Ordine. Abbiamo vissuto il Congresso all’inizio della preparazione all’ottavo centenario di fondazione dell’Ordine. In questi giorni siamo cresciuti nella coscienza di essere una fraternità internazionale e plurale, con la ricchezza e le difficoltà che questo comporta. Abbiamo gustato l’attualità del nostro carisma, guardando a S. Francesco, “uomo del futuro” e a tutta la nostra tradizione carismatica: il carisma è vivo ed è sempre da realizzare di nuovo, per noi, per i fratelli che verranno e per tutti gli uomini di buona volontà. Con passione, audacia e creatività vogliamo guardare al futuro. Abbiamo anche preso atto della grande fragilità personale, fraterna e istituzionale delle nostre realtà, che a volte rallenta il cambiamento e altre volte ci chiede misericordia e accompagnamento. Siamo stati confermati allora nella speranza che il Signore continua a realizzare in mezzo a noi la sua opera, per il bene della Chiesa e del mondo intero in questo tempo di grandi e rapidi cambiamenti. Abbiamo riflettuto sulla figura del formatore e sul cammino formativo dei novizi. Abbiamo riconosciuto la grazia e il dono d’essere formatori. È un servizio a volte difficile, eppure sappiamo che costituisce per noi oggi la risposta personale alla nostra stessa vocazione. Siamo consapevoli che possiamo accompagnare efficacemente i novizi solo se accettiamo di crescere con loro. Abbiamo reso grazie a Dio per i circa cinquecentocinquanta novizi presenti oggi in tutto l’Ordine, realtà che ci incoraggia nel nostro impegno. Abbiamo riflettuto sulle difficoltà che si incontrano in questo servizio e che di frequente diventano “prove” per noi formato- E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS ri; prove che, affrontate con docilità allo Spirito del Signore, possono diventare occasione di crescita per noi stessi e per la fraternità intera. Riconosciamo il noviziato come una tappa di iniziazione molto importante perché prepara al dono di sé con la professione. Il candidato «continua il discernimento e l’approfondimento della propria decisione di seguire Gesù Cristo nella Chiesa e nel mondo secondo lo spirito di San Francesco» (RFF 190), per arrivare a proclamare col suo stesso entusiasmo: «Questo è ciò che voglio, questo è ciò che bramo, questo è ciò che desidero con tutto il cuore»» (1Cel 22) Proponiamo a voi, nostri Ministri e Custodi, tre punti di riflessione e di proposta che ci sembrano particolarmente importanti ed urgenti per rilanciare non solo la tappa del noviziato, ma la nostra stessa vocazione evangelica in ascolto dei segni dei tempi: – La nostra consapevolezza come formatori. – Il Noviziato tra CPV, Postulato, Professione Temporanea e Formazione Permanente. – Il formatore nella Fraternità formativa. 1. La nostra consapevolezza come formatori 1. Siamo consapevoli che il Noviziato è un processo di profonda conversione. Attraverso la preghiera, la vita fraterna e la missione, il lavoro e lo studio nello spirito della minorità, si può acquisire e approfondire l’identità francescana, in modo tale che i novizi imparino ad assumere loro stessi la responsabilità di custodire la propria vocazione di frati minori. 2. Siamo consapevoli dell’importanza di riscoprire oggi la Regola quale fonte d’ispirazione carismatica. Auspichiamo che la celebrazione della “Grazia delle origini” ispiri noi tutti a vivere con fedeltà più intensa la vita evangelica che abbiamo professato. 3. Siamo consapevoli della bellezza di formare i novizi all’incontro personale con Gesù Cristo: a questo fine occorre offrire una vera e propria pedagogia della preghiera nel solco della nostra tradizione carisma- 385 tica e spirituale, attraverso esperienze concrete di contemplazione e di missione. 4. Siamo consapevoli della necessità di rafforzare il processo di crescita della maturità umana dei novizi, attraverso un’attenzione più profonda all’area affettivo-sessuale e relazionale-vocazionale, per assumere come una grazia la donazione totale di sé per il Regno. 2. Il Noviziato tra CPV, Postulato, Professione Temporanea e Formazione Permanente 1. È necessario porre maggiore attenzione nel periodo precedente il Noviziato – Cura pastorale per le vocazioni, accoglienza vocazionale e Postulato – alla maturità umana e cristiana ed all’accompagnamento personale, condizione perché il candidato abbia la libertà interiore per accogliere la proposta della vita francescana. 2. Assicurare la continuità tra il Noviziato e il tempo della professione temporanea, attraverso un itinerario formativo che permetta al candidato di identificarsi con la vocazione dei frati minori, specie attraverso l’accompagnamento personale e la formazione specificamente francescana. Per questo raccomandiamo che ogni Entità sviluppi un progetto concreto e integrato di formazione che abbracci le tappe della CPV, del Postulato, Noviziato, Professione Temporanea e della Formazione Permanente, in sintonia con il progetto provinciale e con le altre indicazioni dell’Ordine. Questo progetto richiede il sostegno e la collaborazione dei Ministri/Custodi e dei loro Consigli. 3. Garantire la continuità formativa dopo la professione solenne, in modo che tutta la Fraternità provinciale/custodiale diventi realmente corresponsabile nella formazione, attraverso un’opzione più chiara e incisiva per la Formazione permanente, sostenendo così l’inserimento dei nostri candidati nelle fraternità locali. 4. Occorre lavorare per superare quella contraddizione tra ideale francescano e vita concreta dei frati nelle fraternità locali, che spesso diventa non tollerabile, in situazioni gravi e manifeste, che possono diventare motivo di disorientamento e persino di 386 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III scandalo per i candidati. La conseguenza può essere l’abbandono dell’Ordine o l’adattamento passivo a quelle stesse contraddizioni. Siamo consapevoli che la qualità spesso così bassa della vita e della testimonianza dei frati e delle nostre Fraternità non può farci rinunciare a presentare in modo oggettivo e realistico la nostra forma di vita. Avvertiamo dunque l’urgenza di centrarci sull’essenziale della nostra vita, che consiste nel ripartire dal Vangelo, così come lo abbiamo abbracciato nella nostra Professione. 3. Il formatore nella Fraternità formativa 1. Proponiamo che nelle Entità si curi la formazione adeguata dei futuri formatori, prima del loro impegno diretto, in modo particolare nell’area della formazione umana e del carisma francescano. 2. Proponiamo che i Ministri e Custodi ricordino e garantiscano ai formatori la propria formazione permanente e aggiornamento insieme alla priorità del loro servizio e dell’accompagnamento dei candidati su altri eventuali ministeri, anche per evitare assenze eccessive dal Noviziato. 3. Proponiamo che nelle Entità si favorisca maggiormente la fraternità formativa, in modo che il lavoro del maestro sia coadiuvato nell’accompagnamento di tutto il processo formativo. Questo richiede un clima di dialogo e di collaborazione e la definizione chiara e condivisa del ruolo di ciascun fratello nell’équipe. Anche la fraternità stabile è corresponsabile insieme all’équipe formativa nella crescita dei novizi all’interno della vita di una fraternità tutta formativa ed evangelizzatrice (cfr. RFF 125). 4. I Noviziati Interprovinciali siano sostenuti e incoraggiati. In essi maturi sempre più la collaborazione fattiva tra le Entità interessate, a partire dalla condivisione dei criteri formativi nelle tappe precedenti. Consegniamo queste nostre riflessioni a voi, Fratelli Ministri e Custodi e attraverso di voi a tutti i nostri Fratelli sparsi nel mondo, perché possiamo crescere insieme nel comune servizio alla formazione permanente e iniziale, rafforzando la speranza e la fiducia in quel futuro che già inizia e cresce tra noi per l’azione dello Spirito del Signore. Come formatori siamo consapevoli della responsabilità che ci è affidata e anche dei nostri limiti. Vogliamo continuare a camminare insieme ai novizi per rinnovare e vivere oggi con più slancio e audacia la bellezza della nostra vocazione di Frati Minori. Tutto questo affidiamo all’intercessione di Maria, Vergine fatta Chiesa, di S. Francesco, il Poverello, e della pianticella S. Chiara. I MAESTRI DI NOVIZIATO OFM Prot. 096236 Visto dal Definitorio generale il 9 novembre 2005 5. Relación del Ministro general al II° Congreso Internacional de Maestros de Novicios Asís, 27 de octubre de 2005 LA FORMACIÓN FRANCISCANA EN TIEMPOS DE REFUNDACIÓN Punto de partida Nuestra Orden, particularmente después del Capítulo de Pentecostés 2003 y en plena sintonía con tantos otros Institutos de vida consagrada, habla de la necesidad de “volver a los esencial”, de la “urgencia de acoger el Espíritu y renacer de nuevo”, de volver a los fundamentos, sin olvidar los retos que nos vienen de la Iglesia y de la sociedad actual. El programa es ciertamente exigente, pues no afecta sólo a la superficie o fachada de nuestra vida y misión, sino a lo nuclear de la vivencia de la “forma vitae” franciscana hoy. En este contexto deseo tratar el tema “La formación franciscana en tiempos de refundación”. Lo hago con mucho gusto, aunque también con temor. Gusto porque la formación ha sido y sigue siendo mi pasión. Miedo y temor porque se trata de un tema clave en nuestro proceso de renovación profundo. La Orden es y será según la formación que damos y recibimos. No dudo pues en decir que la formación entendida como “un proceso de continua conversión del corazón”1 que nos permite “abrir el corazón al Evangelio en la vida diaria”2, el conocimiento de uno mismo y la búsqueda de la voluntad de E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS Dios3, es la columna vertebral, la piedra angular, de todo este proceso de refundación. En mi exposición partiré fundamentalmente de mi experiencia, acumulada en los muchos años dedicados directamente a la formación. También partiré de los documentos de la Iglesia4 y de la Orden5, sin olvidar las últimas reflexiones llevadas a cabo por la vida consagrada6. Con ello deseo que nos mantengamos en los surcos ya trazados por la tradición carismática y formativa de nuestra Orden, permaneciendo abiertos a la necesidad de abrir nuevas sendas y de repensar nuestros modelos y procesos formativos constantemente, para adaptarlos a las situaciones cambiantes de la sociedad y, como consecuencia, del sujeto de la formación. Algunos principios básicos de la formación Teniendo en cuenta esta doble necesidad partir de la experiencia acumulada, dentro y fuera de la Orden, durante estos años postconciliares y mantener viva la necesidad de continuar, sin desfallecer, la búsqueda de nuevos itinerarios formativos, que nos lleven a una renovada fidelidad vocacional y a una presencia más significativa en la Iglesia y en la sociedad-, pienso que a estas alturas en nuestra Orden ya podemos hablar de algunas “certezas” adquiridas respecto de la formación. He aquí las que me parecen mayormente aceptadas, al menos a nivel teórico. La formación ha de ser integral Ante todo es necesario recordar, para sacar las consecuencias oportunas, que la formación ha de ser integral7, es decir, ha de tener en cuenta a la persona en su totalidad para que pueda desarrollar, de un modo armónico, sus dotes físicas, psíquicas, morales e intelectuales y todas sus dimensiones; humana, espiritual y carismática8. A su vez, para que la formación sea integral ha de abarcar todos los ámbitos de la vida franciscana, tal como aparecen en la Regla, las Constituciones Generales y las Prioridades de la Orden, “poniendo sumo cuidado en facilitar la integración armónica de los diferentes aspectos”9. Uno de los errores del método formativo 387 en el pasado fue el de formar fragmentariamente a la persona y, en consecuencia, también al Hermano Menor. En muchos casos se insistía demasiado en una dimensión, olvidando otras también fundamentales; o se favorecía el desarrollo de unas dotes, dejando de lado otras igualmente importantes. Como consecuencia, con frecuencia, se ha dado un desarrollo parcial y no integral de la persona. Si no queremos formar “personalidades fragmentadas”, hemos de impulsar y favorecer la formación integral de la persona de tal modo que, en todo momento, ésta se presente “toda entera”, siempre en camino en el seguimiento de Jesús, identificándose no tanto con lo que hace, sino sobretodo con lo que es. La formación ha de ser personalizada10 Cada uno de nosotros somos seres irrepetibles, “ejemplares únicos”. Y cada uno de nosotros responde a la llamada del Señor desde su situación única y original. Esto comporta que la formación ha de ser “apropiada” al proceso de cada uno, debe adecuarse al ritmo real de crecimiento de cada sujeto, para que los valores que la formación a la vida consagrada intenta trasmitir puedan ser asimilados, “a través de un síntesis sapiencial y personal”11, por cada uno. Esto comporta, entre otras mediaciones, un acompañamiento personalizado que, partiendo de la realidad concreta de cada formando estimule a cada uno de ellos a la meta de toda vida consagrada: “la conformación con el Señor Jesús y con su total oblación”12. Este acompañamiento posibilitará el verificar el estado de interiorización de los valores, interiorización que comporta que los valores sean escogidos libremente, sean auténticamente estimados y que se dé un comportamiento armónico con ellos. En este contexto compartimos plenamente la afirmación de Vita Consecrata: “El principal instrumento de formación es el coloquio personal, que ha de tenerse con regularidad y cierta frecuencia, y que constituye una práctica de comprobada e insustituible eficacia”13. 388 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Si en el pasado, dada la homogeneidad de los llamados, tal vez era suficiente prestar atención a la formación del grupo, hoy, dado el carácter único de cada uno -sea por las diferencias de edad y de experiencias individuales, sea por el diverso grado de cultura humana y cristiana que traen-, sin descuidar al grupo, se ha de dar mucha importancia a cada persona, afinque se encuentre “un justo equilibrio entre la formación del grupo y de cada persona, entre el respeto a los tiempos previstos para cada fase de la formación y su adaptación al ritmo de cada uno”14. Al hablar de la formación personalizada hemos de tener en cuenta el factor tiempo. El tiempo no lo soluciona todo, pero en una sociedad como la nuestra y dada la situación que viven hoy los jóvenes, tomarse un tiempo adecuado es indispensable: “A la formación inicial, entendida como un proceso evolutivo que pasa por los diversos grados de la maduración personal -desde el psicológico y espiritual al teológico y pastoral-, se debe reservar un amplio espacio de tiempo”15. La formación ha de ser experiencial. Puesto que el seguimiento de Jesús es una vida, y no una simple ideología, la formación a la vida consagrada ha de ser experiencial16, es decir, debe favorecer la experiencia concreta del estilo de vida y de los valores propios de nuestra “forma vitae”. También aquí hemos de señalar que en el pasado la formación pecó de ser demasiado teórica, de mirar sobre todo a la asimilación de contenidos, de ser demasiado magisterial. La formación hoy, sin olvidar los contenidos, ha de mirar sobre todo a la asimilación de los valores propios del carisma, a la “progresiva asimilación de los sentimientos de Cristo hacia el Padre”17. Y para ello la formación ha de tocar los cuatro centros vitales de la persona: La inteligencia con los contenidos; el corazón, en cuanto sede de los sentimientos; las manos, es decir, ha de ser práctica; y los pies, es decir, debe ayudarnos a andar por la vida. La formación ha de ser permanente Es más, la formación es por su propia naturaleza permanente. Los consagrados no somos llamados ni consagrados de una vez para siempre. La plenitud a la que somos llamados se alcanzará sólo por gracia después de la muerte. De este modo, si nadie puede decir en verdad que se ha conformado completamente con Cristo, objetivo último de la formación, esto quiere decir que la formación es tarea de toda la vida y que por tanto es un proceso que “no acaba nunca”18. Si nadie “podrá jamás suponer que ha completado la gestación de aquel hombre nuevo que experimenta dentro de sí, ni de poseer en cada circunstancia de la vida los mismos sentimientos de Cristo..., ninguno puede estar exento de aplicarse al propio crecimiento humano y religioso”19. Limitar la formación a una determinada “estación” de la vida sería renunciar a la posibilidad de crecer en la conformación con Cristo y en la adhesión al carisma y a la misión del propio Instituto. También aquí se pueden aplicar las palabras de San Bernardo: “no progresar equivale a regresar”. La vida o progresa hacia la madurez o emprende el camino de la regresión y de la autodestrucción. De ahí que hemos de estar siempre dispuestos “a comenzar de nuevo”20. Pero hay algo más, la formación permanente, considerada como un proceso de continua conversión del corazón, es una “exigencia intrínseca de la consagración religiosa”21, exigencia de la fidelidad creativa a nuestra vocación y misión y “es el humus de la formación inicial”22. Todo esto comporta que la formación inicial se engarce con la formación permanente, “creando en el sujeto la disponibilidad para dejarse formar cada uno de los días de su vida”23, y que en cada Entidad haya un Proyecto de formación permanente que contemple cada ciclo vital, en modo tal que la fidelidad creativa venga potenciada y cada persona encuentre un cometido diverso que realizar, un modo específico de ser, de servir y de amar. La formación ha de ser progresiva y gradual24 Según la ley de la progresividad, la formación se efectúa gracias a un proceso evolutivo lento -evolución progresiva”-, por lo E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS que necesita de “un amplio espacio de tiempo”25 para la asimilación de los valores y la transformación de los sentimientos y de los comportamientos. La gradualidad de la formación es por tanto una exigencia, como ya hemos indicado hablando de la personalización, de adaptarla al grado de evolución del sujeto y a su capacidad de asimilación de los valores. Aun cuando se tenga siempre en cuenta el conjunto de los contenidos que se han de trasmitir y de los valores que se han de “internalizar”, en cada una de las etapas se han de acentuar algunos de ellos, por considerarlos más apropiados para esa fase y como base para otros. Esto evitará que el crecimiento de la persona sufra interrupciones, regresiones o contradicciones y asegurará la unidad del camino formativo. Por otra parte, el proceso evolutivo comporta que cada etapa formativa sea considerada como una continuación de la precedente y como preparación para la siguiente. La formación ha de ser acompañada Puesto que en el proceso formativo de lo que se trata en último término es de transmitir una “forma de vida” según el carisma del propio Instituto más que transmitir un doctrina, la formación más que de maestros necesita de testigos, de trasmisores que autentifiquen la palabra con su vida. Aun siendo Dios Padre, que mediante el Espíritu infunde en el corazón de los llamados los sentimientos del Hijo, el formador por excelencia, sin embargo se sirve de mediaciones humanas, “poniendo al lado de los que Él llama algunos hermanos y hermanas mayores”. Éstos tienen la responsabilidad de mostrar la belleza del seguimiento de Jesús, de acompañar a los llamados en las vías del Señor y de alimentar sus vidas con doctrina sólida y con la vida de oración, de tal modo que a lo largo de toda su vida los consagrados puedan vivir con plenitud la entrega de su amor y su entusiasmo por Cristo26. Este acompañamiento, que se manifiesta particularmente necesario y eficaz durante la formación inicial, se ha de considerar también necesario para el resto de la vida, 389 particularmente en “los primeros años de plena inserción en la actividad apostólica”27, a fin de conseguir el “verdadero crecimiento en Cristo”28 para el resto de toda la vida. Todo esto hace que sea urgente formar “acompañantes” y formadores, que a una formación humana adecuada unan una profunda experiencia de Dios y una clara experiencia de los caminos que llevan a Dios “para poder ser así capaces de acompañar a otros en este recorrido”29. En esta formación nos jugamos mucho. La experiencia nos dice que muchas veces la crisis de la formación se deben a la falta y a la crisis de formadores. Por ello “dedicar [a la formación, permanente e inicial], personal cualificado y adecuada preparación es tarea prioritaria. Debemos ser sumamente generosos en dedicar tiempo y las mejores energías a la formación”. Sin esto, “todos los planes formativos y apostólicos se quedan en teoría, en deseos inútiles”30. Retos principales de la formación hoy Teniendo en cuenta estas “verdades adquiridas” sobre la formación nos preguntamos ahora: ¿cuáles son los retos principales a los que se enfrenta hoy la formación en nuestra Orden? Entre los muchos que se podrían señalar, me limito a algunos que me parecen los más urgentes en estos momentos. Formar en y a la fidelidad La fidelidad viene del término latino fidelis, que significa fe. Y más que un acto aislado o una serie de actos, la fe es una actitud vital, que afecta, compromete y “expresa” a la persona entera. Se trata, por tanto, de una disposición interior, habitual y permanente que mueve desde dentro a toda la persona y la impulsa a comportarse en coherencia consigo misma y con sus opciones, hechas en libertad y responsabilidad. La fe, además, tiene siempre un sentido y una estructura esencialmente personal. Brota de una persona y se dirige a una persona. Por eso se es fiel -o infiel- a alguien. Propiamente hablando, no creemos cosas o noticias, sino en y a alguien, que a su vez 390 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III nos ofrece noticias que nosotros aceptamos porque nos fiamos de él. Aquí reside la diferencia fundamental entre fidelidad y observancia. La fidelidad, al igual que la fe, hace referencia a una persona; mientras que la observancia hace referencia a una ley y consiste en su cumplimiento. Cierto que sería erróneo contraponerlas, pero sería igualmente peligroso no distinguirlas. La fidelidad verdadera incluye la observancia, pero no se identifica con ella, sino que la supera. Por otra parte, la observancia es sólo parte de la fidelidad. Se puede ser observante y no ser fiel. El ejemplo más claro nos lo ofrecen los fariseos o el hijo mayor de la parábola evangélica (cf Lc 15, 11-32). Son observantes, pero no son fieles. La observancia no exige amor, sino cumplimiento. En la observancia lo que importa es dar una respuesta siempre igual, siempre la misma. “Hoy lo mismo que ayer. Y mañana lo mismo que hoy”. De este modo fácilmente se cae en la rutina, en la costumbre, el cansancio, el aburrimiento, el desencanto y la decepción, y de ahí, a la abierta decepción y a la ruptura definitiva sólo hay un paso. La fidelidad, en cambio, se entiende, sobre todo, como alianza de amor, como verdadera amistad. Y la lógica propia y la actitud fundamental de una alianza y de una amistad no es la simple observancia, ni el mero cumplimiento de unos compromisos, sino que es una fidelidad creativa31, siempre en crecimiento, siempre viva y dinámica, siempre ascendente y progresiva: “Hoy, más que ayer, pero menos que mañana”. Una fidelidad así ahuyenta la rutina y la mediocridad y, por consiguiente, el cansancio, el aburrimiento, la decepción y la ruptura. La primera exigencia de la formación es pues la de formar en y para la fidelidad, a una persona: la persona de Jesús. Jesús debe situarse en el centro mismo de todo el proceso formativo. Es por ello que el gran servicio que puede y debe hacer la formación es la de ayudar -nunca suplir-, al hermano en formación a descubrir a Jesús como lo que es, una persona, para luego a amarlo como amigo. Esto no se puede dar por descontado. Uno puede hacer la profesión solemne sin haberse encontrado con la persona de Jesús. En este caso la ideología tomará el lugar de Jesús, con todo lo que una simple ideología puede llevar consigo: fundamentalismo, divorcio entre vida y “doctrina”, frustración.... Por otra parte, no basta descubrir a Jesús como persona. Es necesario descubrirlo como amigo. Y tampoco esto puede darse por descontado. Podemos formar, porque tal vez así nos han formado, en una concepción de Jesús sólo como la persona que exige y no como el amigo que “habiendo amado a los suyos que estaban en el mundo, los amó hasta el extremo” (Jn 13, 1) y se entregó por nuestra salvación. Sólo así uno podrá darlo todo por él. Sólo así las exigencias más radicales del seguimiento de Jesús podrán ser fuente de gozo. Jesús no puede aparecer nunca como el rival de la autorrealización, sino como el amigo que lo pide todo, porque antes lo dio todo. Sólo quien haya hecho este doble descubrimiento, Jesús como persona y como amigo, podrá hacer suya la confesión de fe de Tomás: “Señor mío y Dios mío” (Jn 20, 28). Sólo quien crea en Jesús como persona y como amigo podrá decir con Francisco: “Deus meus et omnia”. Sólo una persona que haya encontrado a Jesús en su vida y haya gustado de su amistad, por la alegría de tal encuentro, podrá venderlo todo y seguirlo con la radicalidad que tal seguimiento comporta (cf Lc 18, 28). Formar en y para la perpetuidad La fidelidad de la que hemos hablado implica perpetuidad. A su vez la perpetuidad es una dimensión esencial de la totalidad. “La perpetuidad es la totalidad en el tiempo”32. Un don, si es total, es perpetuo y definitivo, al menos en su intencionalidad. Por su semejanza con la de Cristo, la donación en la vida consagrada y, en consecuencia también en la vida franciscana, es, en palabras de Pablo VI, “don absoluto e irrevocable”33. Esto plantea un problema, y no secundario. Si el ser humano está condicionado y medido por la temporalidad, los jóvenes de E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS hoy lo están todavía más. La palabra “definitivo” parece haber sido borrada de su vocabulario. Su lugar parece haber sido ocupado por “part time”34. Por otro lado, la cultura del “zapping” parece haberles condicionado más de lo deseado35. Surgen entonces las preguntas: En la sociedad de hoy, con los jóvenes que nos llegan, ¿es posible exigirles que den una palabra definitiva? Y si lo es, como siempre ha afirmado la Iglesia, con qué fuerzas contamos? Y todavía: ¿cómo formarles para mantener definitivamente la palabra dada, el compromiso adquirido, superando su condición temporal? Personalmente no veo otra salida que no sea contemplar la vida consagrada desde la perspectiva de Dios, es decir, como una vocación o llamada de Dios a seguir “más de cerca” a Jesús. “No me habéis elegido vosotros a mi, yo os elegí a vosotros” (Jn 15, 16), dirá Jesús. No somos religiosos o franciscanos, ni lo serán nuestros formandos, por propia iniciativa. Es Dios quien nos ha llamado, quien nos ha “tomado detrás del ganado” (cf. Am 7, 15), o tal vez pasó a nuestro lado cuando estábamos “echando las redes” y entonces nos dijo, como a los primeros discípulos, “venid en pos de mi” (Mt 4, 19). Es él quien, como a Mateo, nos ha “visto” sentados al telonio” y nos dijo “sígueme” (Lc 5, 25), o quien entró en nuestra vida y nos pidió, como a María, nuestro consentimiento (cf. Lc 1, 26-38). Es Dios quien nos ha llamado, y es él quien nos capacita para responder, día a día, año tras año, toda la vida: “Sé de quien me he fiado...”. En Dios llamar es dar, y puesto que la vocación es don, éste es definitivo: “Los dones de Dios son irrevocables” (Rm 11, 29). Dándonos el don de la vocación, nos da también una permanente capacidad de respuesta, porque “fiel es Dios” (1Co 1, 9). Nuestra fidelidad no se apoya, por tanto, en los “carros y caballos” o en nuestra “sabiduría” y en nuestra fuerza. Dios escogió a los débiles para confundir a los fuertes..., “para que nadie pueda gloriarse ante Dios” (1Co 1, 29). “Todo lo puedo en aquel que me conforta” (Flp 4, 13), dirá Pablo. Nues- 391 tra fidelidad no se apoya en nuestras propias fuerzas, sino en la fidelidad inquebrantable de Dios. Pero los dones de Dios no son cerrados, sino germinales, y por ello toca a quien los recibe cultivarlos y hacerlos crecer. Los dones de Dios no son estáticos, son siempre dinámicos, llamados a desarrollarse y dar fruto abundante. Es aquí donde entra de lleno la llamada a la fidelidad creativa. Mientras la custodia de un don material consiste en guardarlo y conservarlo, la fidelidad a un don dinámico, como la vocación, consiste en hacerlo crecer (cf. Mt 25, 14-30). La verdadera fidelidad es siempre creativa y creadora. No basta, por tanto, con enterrar el talento en la tierra para entregarlo cuando llegue el amo. No basta resistir, perseverar. Es necesario caminar hacia delante, crecer constantemente, “reavivando” el don de la vocación que hemos recibido (cf. 2Tm 1, 6). Es necesario, como Francisco, comenzar siempre de nuevo, sentirse siempre al inicio36, y proponerse, cada día, “realizar obras todavía más grandes”37. Sólo así se puede perseverar hasta el final38, en el firme propósito de “llevar una vida radicalmente evangélica”39. Sólo así la llamada se convierte en respuesta y el don se transforma en tarea y conquista. Todo el proceso formativo -desde el cuidado pastoral de las vocaciones hasta la formación permanente en las distintas “estaciones de la vida”-, ha de inscribirse en este proceso evolutivo de desarrollo, de cultivo, y que lleve a madurez la vocación, así como a una respuesta definitiva al Señor. Esto presenta algunos desafíos a la formación, tanto inicial como permanente. Me limito a señalar los principales. Durante la “etapa” del cuidado pastoral de las vocaciones, el anuncio de la vocación, la propuesta y el discernimiento han de ser muy honestos y exigentes40. Durante las etapas de formación inicial y las distintas “estaciones” de la vida a las que ha de acompañar la formación permanente41, los muchos desafíos que cada una de las etapas presenta pienso que se podrían sintetizar en uno: formar en lo esencial. Dicha formación exige: formar para la decisión, en un mundo de indecisos; 392 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III formar para una apasionada responsabilidad, en una sociedad donde todos hablan de derechos y privilegios y pocos quieren asumir las correspondientes responsabilidades y deberes; formar para el riesgo, en un tiempo donde todo se quiere asegurar; formar para la fraternidad y la comunión, en un mundo de solitarios; formar para vivir con lo suficiente, en estos días donde a unos falta lo necesario y otros no saben qué hacer con lo que les sobra; formar para la austeridad, en una sociedad de opulencia; formar para la búsqueda constante de Dios como la única razón absoluta para abrazar la vida religiosa, en un momento en el que parece que la cuestión de cuántos somos y qué hacemos atormenta nuestros corazones y reseca nuestras almas, y cuando la mayor parte de nuestras fuerzas se centran y se gastan en buscar soluciones para conservar o potenciar, no necesariamente para recrear, nuestra “diakonia”42; formar para la soledad en un mundo de solitarios llenos de miedo y en el que estamos llamados a dar testimonio de verdadera comunión con todos a través del voto de castidad. Por otra parte, no podemos hablar de formación inicial sin hablar de la formación permanente. Ésta es condición para aquella. De ahí que “la formación inicial debe engarzarse, por tanto, con la formación permanente, creando en el sujeto la disponibilidad para dejarse formar cada uno de los días de su vida”43. Nuestros candidatos y hermanos en formación inicial deben tomar clara conciencia de que el seguimiento de Cristo según la forma de san Francisco que iniciaron en las primeras etapas de su formación44 no termina con la profesión solemne. Deben igualmente tomar conciencia de que la formación permanente es un “proceso de continua conversión del corazón” y por tanto una “exigencia de la fidelidad creativa”45. Es por ello que “la formación no acaba nunca”46. Sólo así la formación podrá “inspirar constantemente el camino de crecimiento y de fidelidad”47. Formar en la responsabilidad y la libertad La vocación es una llamada estrictamente personal, una llamada que hace a la per- sona responsable en cuanto que la hace capaz de responder y la urge a responder. La gracia se hace compromiso y el don se convierte en quehacer. El término responsabilidad proviene del latín respondere que expresa la acción recíproca de spondere: empeñarse, obligarse, comprometerse. La responsabilidad es pues la capacidad de responder de algo que uno ha aceptado, o mejor, la capacidad de responder a alguien, o ante alguien, al cual uno se vinculó por un compromiso. Pero uno sólo es realmente responsable de aquello que acepta libremente. La verdadera libertad no consiste en hacer lo que uno quiere, sino en hacer lo que uno debe. Por otra parte: uno es verdaderamente libre sólo si asume la responsabilidad de llevar adelante su proyecto vocacional como persona y, en nuestro caso, como cristiano y franciscano. Responsabilidad y libertad van, por tanto, de la mano. El proyecto formativo debe tener presente esta doble exigencia. Debe ayudar a crecer en una libertad que lleve a asumir con seriedad y responsabilidad la opción vocacional, y como consecuencia, a vivir “con coherencia y en plenitud los compromisos libremente asumidos”48, y “la exigencia del don total de sí mismo en la profesión de los consejos evangélicos”49. La formación debe, al mismo tiempo, dar responsabilidad y exigirla, siendo conscientes que “decir ‘sí’ a la llamada del Señor, asumiendo en primera persona el dinamismo del crecimiento vocacional, es responsabilidad inalienable de cada llamado”50. En este contexto se entiende que la formación ha de ser exigente; exigencia que no tiene nada que ver con la rigidez. La formación ha de intentar lograr una “progresiva integración entre la exigencia evangélica de radicalidad y el respeto de la libertad y originalidad de la persona”51. No es el permisivismo el que crea responsabilidad y lleva a la verdadera libertad. La exigencia forma parte del crecimiento de las personas, las cuales para alcanzar la madurez requerida, necesitan ser provocadas para dar lo mejor de sí misma, de acuerdo a las posibilidades52. E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS A este punto creo necesario hacer dos aclaraciones. La primera es que la exigencia de la que estamos hablando no se logra a través de “imposiciones autoritarias”, sino “mediante el diálogo paciente y confiado, la comprensión de las necesidades de cada uno, el nutrimento espiritual y la comprobación constante de las motivaciones personales a la luz de las motivaciones evangélico-espirituales”53. La segunda aclaración es que esta exigencia no nace de la necesidad de observar una norma, impuesta desde el exterior, sino que nace del carácter mismo de la consagración religiosa que comporta, entre otras cosas, “una profunda exigencia de conversión y de santidad”54, que se manifiesta en una “pertenencia más estrecha al Señor”55 y una configuración con Cristo, hasta el punto de identificarse con Él y asumir “sus sentimientos y su forma de vida”56. Comporta también una vivencia “radical” de las exigencias del bautismo57. Esta vivencia radical lleva consigo seguir a Cristo “más de cerca”, hacer de Jesús “el todo” de la propia existencia58, viviendo cada día “el radicalismo del don de sí mismo”59, con un “corazón indiviso”60. En definitiva, quien “se deja seducir por él”, lo arriesga todo por él61, pues entiende que el “dejarlo todo” (cf. Lc 18, 28) para seguirlo, sigue siendo un programa de vida válido “para todas las personas llamadas y para todos los tiempos”62. Los consagrados y, si cabe, más todavía los Hermanos Menores, estamos llamados a hablar en el mundo el lenguaje del evangelio en su lengua materna: el radicalismo. Nuestra vida está tan estrechamente unida al radicalismo evangélico, que éste no puede ser desvirtuado63. Esto exigirá, entre otras cosas, la formación de “una conciencia evangélicamente crítica respecto a los valores y antivalores de la cultura” actual64. La exigencia pues, es una dimensión intrínseca al seguimiento de Cristo en la vida consagrada y en la vida franciscana. Contamos, ciertamente, con la debilidad que es propia de todo ser humano, pero al mismo tiempo somos conscientes y no podemos renunciar al “primer objetivo de la vida consagrada” que “es el de hacer visibles las ma- 393 ravillas que Dios realiza en la frágil humanidad de las personas llamadas”65. Respecto de la responsabilidad hay otro aspecto que me parece fundamental subrayar. Aun cuando la vocación tenga siempre una dimensión personal, como justamente hemos señalado anteriormente, sin embargo dicha vocación nunca aísla a la persona que ha recibido la llamada, sino que la congrega y la une a otras personas, particularmente a quienes han sido llamados a vivir la misma forma de vida. Para el llamado la vocación/llamada se hace convocación y en consecuencia la responsabilidad se hace corresponsabilidad. Nadie está llamado a responder en solitario, sin ninguna relación con otros. Para nosotros, la llamada personal tiene necesariamente una dimensión comunitaria y fraterna que nos lleva a vivir en la fraternidad los unos “vueltos” hacia los otros, en reciprocidad. La corresponsabilidad tiene muchas manifestaciones. Entre ellas, tal vez la más importante y difícil, está la corrección fraterna. Importante porque debe partir del amor hacia el hermano. Difícil porque no es fácil hacerla sin herir ni humillar, y no es fácil recibirla. A pesar de esta dificultad, los hermanos no podemos renunciar a ejercerla, pues se trata de un derecho fundamental y un deber ineludible. Cada uno tiene el derecho a ser ayudado por los hermanos, de manera que pueda responder mejor a la vocación que ha recibido. Al mismo tiempo, cada uno tiene el deber de ayudar a sus hermanos en esa misma respuesta. Y el mejor modo para ayudar a alguien a vivir su propia vocación es amar y ser amado, lo cual significa dar primacía a la persona frente a las estructuras y a las obras. Llevado a la formación esto quiere decir que una de las exigencias formativas es la de formar para esta corresponsabilidad en la “animación” vocacional de los demás. Desde un principio el hermano ha de tomar conciencia de haber sido llamado a vivir en fraternidad, lo que, entre otras cosas, comporta que cada uno es responsable, no sólo del don que él ha recibido, sino también de la 394 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III vocación de los hermanos66 que el Señor ha puesto a su lado para vivir la misma “forma de vida”67. Es necesario también formar de tal modo que al mismo tiempo que se acepta con humildad la corrección que nos viene de los hermanos, la hagamos movidos por el amor al hermano que “peca”. Formar la persona para vivir la pasión por Cristo El Congreso Internacional de la vida consagrada utilizó dos iconos. El primero fue el de la samaritana (cf. Jn 4, 5-42). Este icono nos coloca delante de una realidad que “persigue” a todo hombre: La sed de plenitud: “Nos hiciste Señor para ti y nuestro corazón está inquieto hasta que descanse en ti”, será la confesión del “buscador de pozos” y del creyente Agustín. La cultura post-moderna no favorece ciertamente el que podamos saciar la sed que nos atormenta en la “fuente de agua que brota para la vida eterna” (Jn 4, 13). Lejos de orientarnos hacia el “manantial de aguas vivas” nos estimula constantemente para ir a “sacar agua” de “cisternas agrietadas que el agua no retienen” (Jr 2, 13). La ideología neoliberal, sustentada por la cultura mediática, propaga valores que nos apartan de ese manantial, y la misma religiosidad y espiritualidad típica de la post-modernidad, cuya expresión máxima es la llamada New Age, empuja, particularmente a los más jóvenes, a pasar del “hard” de la fe al “soft” de un sincretismo y subjetivismo religioso que, lejos de llevar a un encuentro personal con el Dios revelado en Jesús, lleva al misticismo esotérico, al holismo sagrado y al ecologismo profundo, sin excluir, antes o después, la misma muerte de Dios68. Frente a este impacto, los consagrados seguimos afirmando que “la vida consagrada sólo conseguirá nacer de las cenizas del incendio post-moderno si recupera la experiencia fundante de Dios”69; seguimos confesando que “la persona de Jesús, el Cristo, es el centro de nuestra vida”70; seguimos afirmando que “la profundidad y totalidad de esta pasión por Cristo vendrá casi espontáneamente a ser participación total e incondicional en su pasión por la humani- dad”71; y seguimos afirmando con el Concilio Vaticano II que “la norma última de la vida consagrada es el seguimiento de Cristo, tal como se propone en el Evangelio” y que por tanto esa norma “ha de tenerse por todos los institutos como regla suprema”72. Todo ello quiere decir que la vida consagrada, teológicamente hablando, encuentra su fundamento en Cristo, hasta tal punto que los consagrados tratamos de hacer contemporáneo el modo de vivir de Jesús y las opciones que lo caracterizaban: “Gracias al Espíritu que nos fue concedido, quienes pertenecemos a la vida consagrada intentamos ser memoria del estilo de vida y de liminalidad de Jesús de Nazaret”73. Todo esto está exigiendo que desde las primeras etapas de formación nos propongamos y propongamos a nuestros jóvenes “un proyecto contracultural fundado en una profunda y sólida experiencia de Dios y en una radicalidad en el seguimiento de Cristo”74. También exige que desde la formación inicial se preparen hombres y mujeres de oración, para los que la oración sea una necesidad para toda la vida; hombres y mujeres cuyas etapas de la vida sean acompañadas por una vida intensa de oración75, seguros que es desde ahí, desde un encuentro personal, íntimo y profundo con Cristo en la oración, desde donde nacerá el propósito o proyecto de una vida informada toda ella por la presencia de Cristo, de una existencia polarizada por Él, aprendiendo a cultivar los mismos sentimientos de Cristo (Flp 2, 5)”76. Sólo así podremos desarrollar una función terapéutica para la humanidad sedienta de Dios. ¿Como nos preparamos y preparamos a nuestros hermanos más jóvenes para esta tarea tan compleja, delicada y fascinante? ¿Qué exigencias comporta? La formación para este encuentro con Cristo entraña: • Formarnos y formar en la experiencia de fe. Esto comporta, en primer lugar, asumir la fe como raíz, corazón y fundamento de nuestra vida y misión. Supone, también, educarnos y educar en un fe que no es un simple conocimiento racional, una simple reflexión teológica, una E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS simple repetición de fórmulas o un simple sistema ideológico o ciega adhesión voluntarística, sino encuentro personal con Jesucristo, descubrimiento gradual y acogida existencial de la realidad de Dios y del hombre a la luz de Jesucristo. Supone, finalmente, formarnos y formar para asumir que la fe es un camino nunca acabado, experiencia nunca completa. • Formarnos y formar en la interioridad frente a la supervaloración de las apariencias. En el pasado hemos asistido a un desplazamiento del ser al tener. Hoy asistimos, a veces sin capacidad de reaccionar, a un desplazamiento del ser y del tener hacia el aparentar. Nuestra sociedad es una sociedad del marketing. La apariencia dirige la vida de las personas. En este contexto hemos de decir que, hoy tal vez más que nunca, es necesario un encuentro con la propia interioridad que nos lleve más allá de las apariencias, al hondón de la vida, y que evite una fuerte crisis de verdad. • Percibir los momentos personales de soledad y de contemplación como una exigencia para el encuentro con la propia interioridad, como un don y una exigencia también para crecer en la experiencia del encuentro vivo con el Señor, y para poder leer la propia vida con los ojos de la fe. En este sentido no dudo en afirmar la gran importancia que tiene el silencio y la soledad, siempre que no se reduzcan a simple aislamiento o sean manifestación de la incapacidad de comunicarse. • Profundizar la propia vocación y misión mediante la familiaridad con la Sagrada Escritura, de tal modo que podamos fundamentar el camino personal y fraterno discernimiento personal y comunitario-, sobre la Palabra de Dios. Para ello es necesario liberar la Palabra de Dios de una interpretación demasiado académica y poco sapiencial, demasiado moralista y poco existencial. Se hace también urgente una formación bíblica adecuada y una práctica comunitaria frecuente de la Lectura orante de la Palabra. La Palabra de Dios debe ser la compañera de camino, el libro de texto fundamental, en todo el 395 proceso de formación. • Experimentar la vida sacramental -particularmente el sacramento de la reconciliación y de la Eucaristía- como momentos fuertes del encuentro con el Señor, con nosotros mismos y con los demás77. Formar a la persona para liberar la pasión por la humanidad El segundo icono utilizado en el Congreso internacional de Vida Consagrada fue el del samaritano (cf Lc 10, 29-37), que nos empuja al encuentro con el otro, por diverso que sea. Del encuentro con el Otro pasamos al otro. De este modo el icono del samaritano se nos presenta como complemento del icono de la samaritana, y a su vez nos lleva a afirmar que no es posible la pasión por Cristo sin la pasión por la humanidad. En una sociedad crucificada como es la nuestra, también nosotros, como el samaritano, estamos llamados a aproximarnos al que yace “medio muerto” a la vera del camino, a hacer nuestro prójimo al que está “lejos” de nuestros intereses, de nuestros gustos, de nuestra vida. Como el samaritano, estamos llamados a posponer los proyectos personales e interrumpir nuestro camino para sentirnos afectados por la situación del “otro” y responsables de su suerte. Es bueno recordar aquí lo que decía el Instrumento de trabajo del Congreso: “La vida consagrada que quiera tener garantía de fecundidad se debe leer en clave de servicio, compañía y solidaridad con las personas que están en el dolor o la miseria; debe encontrar los caminos para... atender rostros heridos sin olvidar de luchar contra los sistemas violentos e injustos”78. Esto sólo será posible si pasamos de la preocupación por uno mismo al don de uno mismo. Y aquí está precisamente la dificultad. La post-modernidad no ayuda a entrar en esta lógica. La cultura actual, de hecho, pone en el centro el ¡yo! Éste se alimenta del placer, de la experiencia subjetivista y emocional, uniendo la “sed de amor con el desorden amoroso”79, hasta el punto de buscar en el otro la propia realización, y no la realización personal por medio del otro. Vi- 396 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III vimos en una sociedad “crucificada” y en una cultura que tiene miedo a la diversidad. Ante esta tendencia es necesario formarnos y formar para “liberar” nuestra pasión por los demás, tantas veces aprisionada por el “yo”. Esta formación, entre otras cosas, exige: • Formarnos y formar para el diálogo, no como un acto episódico o como estrategia, sino como modo permanente de pensar y de actuar, lo cual, además de una preparación adecuada en la formación permanente e inicial, en el estudio y en la investigación80, comporta: – clarificar la propia identidad. No puede haber diálogo auténtico sin saber de donde se parte, sin saber cada uno quien es y ante quien está, sin ser fieles a la propia identidad. Esta fidelidad a la propia identidad, ha de ser vivida en permanente actitud de escucha y de respeto, de cordialidad y de sinceridad81. Sólo estas actitudes nos llevarán a crecer en el diálogo hecho de escucha y de anuncio. La formación para el diálogo debería ser un capítulo del desarrollo integral, que es el objetivo de la formación en su acompañar a la persona hacia el descubrimiento, la re-apropiación y el crecimiento de la propia identidad. – Educarse para afrontar los conflictos y la confrontación crítica con posiciones diversas, a partir de la pasión por el hombre y su ineludible dignidad. El conflicto, como bien sabemos, no es por si mismo malo. Todo depende como se lo gestiona. Creo muy importante educar y educarnos para afrontar adecuadamente los conflictos. • Formarnos y formar en una cultura de acogida y de hospitalidad, que encuentre sus raíces en la comprensión del otro como ineludible para poder decir uno mismo. Esto supone: – Impulsar e inducir a salir del propio entorno social, a dejar las seguridades de la propia tradición cultural, nosotros designaríamos este éxodo cultural y social con el término itinerancia, para poder encontrar con fe y en la fe al diverso de sí. – Formarnos y formar para encontrar palabras capaces de crear comunión con las personas que son diferentes. Formarnos y formar para el respeto por el “diferente”, en la capacidad de escuchar y de tomar en cuenta los puntos de vista de los que son distintos. Formarnos y formar para “abrazar” y no sólo “soportar” las diferencias étnicas, culturales y teológicas, también en nuestras fraternidades82. – En la era de la “relación virtual”, es fundamental el formar y formarnos para vivir en una relación que sea a la vez profunda, libre y liberadora. Sólo en este tipo de relación se podrá escuchar al otro en su “alteridad”, sin caer en la tentación de reducirlo a nuestros esquemas, hasta llegar, incluso, a eliminarlo. • Formarnos y formar en una espiritualidad encarnada y práctica83. La cultura post-moderna propicia la pérdida de la dimensión social. En este contexto veo necesario formar y formarnos en una espiritualidad arraigada en la vida, con toda su densidad de injusticia y conflicto, de esperanza y proyecto. Esto comporta: – Desarrollar una actitud contemplativa capaz de escuchar a Dios en la vida concreta; una actitud contemplativa capaz de descubrir a Dios en el mundo y particularmente en los pobres. Es necesario prestar mucha atención para no caer ni permitir que se caiga en una espiritualidad intimista, huidiza, quietista e interiorista. Es necesario unir fuertemente la espiritualidad y la praxis vital e histórica. – Hacer experiencias concretas de vida cercana a los más pobres y con los más pequeños, en condición de menores -bien programadas, adecuadamente acompañadas y periódicamente evaluadas-, que lleven a encontrar el camino de los pobres, y a asumir un estilo personal y comunitario de solidaridad con ellos. En este sentido se E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS debería inserir entre los criterios de discernimiento vocacional el sentido de la justicia, de la paz y del respeto a la creación – Familiarizarnos con los diversos rostros del Crucificado. Para ello es necesario pasar de una formación “aburguesada” a una formación “inculturada”; pasar de una formación “permisiva”, donde lo importante es que el sujeto en formación se encuentre bien, a una formación “exigente” en la que se presente el seguimiento de Jesucristo en toda su radicalidad evangélica, lo contrario exactamente de lo que hace la llamada “pedagogía del consuelo”84. Es necesario superar, a través de una formación experiencial, el llamado “cisma blanco”, con el que se crea un lenguaje en contradicción con lo que uno realmente siente y, tantas veces, vive. – Formarnos y formar para plantar nuestra tienda con los desposeídos, derrotados y excluidos, dejándonos seducir por los claustros olvidados, los claustros inhumanos donde la belleza y la dignidad de las personas son constantemente mancilladas. De este modo nuestra opción por los pobres irá más allá de proclamas, más allá de palabras, y nos llevará a ser pobres como ellos, a ejercer una defensa profética de los derechos humanos, y a ser agentes activos de la paz y de la justicia85. Formar la persona para ser amante de la vida La pasión por Dios y la pasión por la humanidad nos lleva a una visión diferente de nosotros mismos que nada tiene que ver con la “visión” antropológica que se inculcaba en una formación ya superada, demasiado espiritualista; ni tampoco con la “visión” que hoy se nos presenta desde la cultura post-moderna que nos invita constantemente a formar parte del reino del físico y del marketing. Teniendo en cuenta el contexto de ayer y el de hoy, es urgente formarnos y formar en: 397 • Una visión positiva del cuerpo, dándole el espesor de “sacramento” que, según la revelación bíblica, tiene en cuanto “imagen” y “semejanza” del Creador, sin idolatrizarlo. • La libertad afectiva, “gracias a la cual el consagrado ama su vocación y ama según su vocación”86. En estos momentos en que la vida consagrada es un proyecto “contracultural”, es importante formarnos y formar para “acoger la consagración como una realidad verdadera, bella y buena, que comunica verdad, belleza y bondad a la propia existencia”87. Para alcanzar esta meta es necesaria una formación específica de la afectividad que, lejos de una actitud narcisísticoadolescente, rigorista o laxista, nos lleve y lleve a nuestros candidatos a sentir la llamada a la vida consagrada como una razón válida y hermosa para vivir. Algunas notas pedagógicas La Ratio Formationis Franciscanae dedica todo un capítulo a la “Pedagogía franciscana”88. Pienso que es fundamental el que todos los formadores tengan muy presente el camino allí indicado. Por mi parte deseo subrayar sólo tres aspectos que me parecen muy importantes. Trabajar desde las carencias Volvamos, por un momento, al icono de la samaritana. Se trata de una mujer pecadora que, gracias a la ayuda de Jesús, cual experto formador, trabaja desde las carencias, pasa de una actitud defensiva y hostil hacia Jesús, a una actitud de entusiasta colaboración con él, hasta el punto de ser “discípula” y “apóstol” del “judío” Jesús ante los de su pueblo. En ella ha habido un verdadero proceso pascual. Se da un tránsito de una manera de pensar y juzgar a otra, de unas estructuras y convicciones a otras. En el caso de la samaritana se da un verdadero “proceso pascual”, y lo que parecía definitivo resulta ser provisorio89. Los sujetos de formación hoy en día son en su mayor parte “samaritanas”. Los jóvenes que nos llegan, generalmente, ya no vienen de lugares protegidos, sino de “lugares 398 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III profanos” y de “intemperie”. Muchos de ellos han tenido muchos “maridos” y el que ahora tienen no es “su marido”. Lo más frecuente es que en la labor formativa sea necesario comenzar de cero o casi. Pero no sólo en lo que se refiere a la formación inicial, sino también en la formación permanente hemos de trabajar desde nuestras carencias, desde nuestro “no tener”, desde nuestro “no poder”. “La propia pobreza reconocida y puesta en relación con Jesús, no es un obstáculo para recibir el don del agua viva, sino la mejor ocasión para acogerla y dejarla saltar hasta la vida eterna”90. En todo proceso formativo es importante, por no decir fundamental, reconocer la sed que habita en quien llama por primera vez a una casa religiosa, y en quienes la habitamos desde hace tiempo. Ni unos ni otros estamos exentos de la precariedad y la vulnerabilidad. Reconocer esto es el primer paso para que el Otro pueda llevarnos a conocer el don de Dios y saciar definitivamente nuestra sed. Buscando juntos pozos y caminos Cuando uno hace experiencia de la propia precariedad, de su realidad débil, siempre frágil y nunca acabada, de su “mitad medio muerta”, como en el caso de la samaritana, y al mismo tiempo hace la experiencia de haber sido “cuidado” por el gran Samaritano que es Jesús y que está siendo curado él, uno no dudará en sentirse alcanzado por el “herido”, sea hermano en formación inicial o hermano en formación permanente, y en sentirse corresponsable de su suerte. En todo proceso de formación, inicial o permanente, es fundamental cambiar nuestra actitud de perpetuos “donantes” para sentirnos caminantes con los que caminan, buscadores con los que buscan. En el diálogo con la samaritana ¿no se presentó Jesús mismo en situación de desamparo y vulnerabilidad?91. Y puesto que todos somos vulnerables es necesario “convencernos de la importancia de acompañarnos y sostenernos en la fe unos a otros, aprendiendo a releer la vida juntos y a posibilitar que cada uno pueda compartir el agua de su experiencia”92. En este camino no hay maestros, todos somos discípulos y todos estamos en camino. En el encuentro con la samaritana hay otro aspecto pedagógico importante: Jesús da el primer paso para entablar conversación con la mujer de Samaria. De este modo supera las “barreras” religiosas, culturales y “étnicas” que separaban a la “samaritana” del “judío” Jesús. En la formación, tanto inicial como permanente, también toca al formador/acompañante dar el primer paso hacia el otro y aceptarlo en su situación de carencia. La aceptación de la propia realidad y de la realidad del otro es la primera y fundamental actitud que ha de adoptar quien esté llamado a ser formador/acompañante. Por este motivo entre las características que deberán distinguir a un formador/ acompañante es la de dedicar mucho tiempo y tener mucha paciencia con la persona que tiene delante, como Dios la tiene con todos nosotros “samaritanos medio muertos”. Una pedagogía provocativa/interpretativa Teniendo siempre en cuenta el texto de la samaritana vemos que Jesús, cual hábil formador/acompañante, primero provoca: “Dame de beber”, “vete, llama a tu marido y vuelve acá”y luego interpreta: “Si conocieras el don de Dios...”, “todo el que beba de esta agua volverá a tener sed”, “llega la hora en que ni en este monte, ni en Jerusalén...”. Es la misma pedagogía que utilizará con los dos de Emaús (cf. Lc 24, 13ss): “¿De qué discutís entre vosotros mientras vais de camino?”, y “empezando por Moisés y continuando por todos los profetas, les explicó lo que había sobre él en las Escrituras”. Esta es la “pedagogía” de Jesús: la pedagogía provocativa/interpretativa que está muy lejos de la “pedagogía objetiva”, que pretende tener respuestas para todo, y de la “pedagogía subjetiva” preocupada casi exclusivamente de que el sujeto en formación “se encuentre bien”. Jesús, partiendo de la propia realidad de su interlocutor y acompañándole muy de cerca hasta crear relaciones interpersonales de amistad, le “provo- E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS ca”, le saca fuera de las aguas engañosas de la trivialidad y del deseo de autojustificación y le pone ante una decisión que libremente deben tomar: la Samaritana va a evangelizar a los suyos, los dos de Emaús regresan al calor de la comunidad de Jerusalén. Jesús no impone, ofrece o, mejor aún, se ofrece. Este “método” formativo de Jesús es el “método” que debería seguir todo formador/acompañante: Aprender a escuchar y, en vez de dirigir, hacerse expertos en preguntar, dialogar y compartir con otros la pobreza que nos iguala a todos, sin dejar nunca de provocar e interpretar. Conclusión Soy consciente que los retos con los que se enfrenta la formación hoy son muchos más. Soy igualmente consciente que las indicaciones que he ofrecido para alcanzar la meta que nos proponemos con la formación -“asimilación progresiva de los sentimientos de Cristo”-, no son mágicas. Hay más desafíos y las mediaciones no son mágicas. Hemos de seguir buscando La formación en la Orden pasa por un momento difícil y, al mismo tiempo, lleno de oportunidades. Hasta hace poco, se ceñía a modelos de estabilidad y fijeza, lejos de los paradigmas dinámicos que exige una realidad en continua y rápida evolución. Hoy sentimos la necesidad de mantenernos en los surcos ya trazados de la tradición carismática y formativa de nuestra Orden, pero sentimos también la necesidad de abrir nuevas sendas y de repensar nuestros modelos y procesos formativos, conscientes de que en el ámbito de la formación nada hay definitivo. Cuando aprendemos la respuesta nos cambian la pregunta. La fidelidad creativa, a la que se nos invita desde todas partes, nos coloca en una situación de búsqueda constante, en la que no hay lugar para recetas infalibles. El trabajo que nos espera es grande. Hemos de enfrentarnos a ciertos “dogmas” que propaga la cultura actual: El hedonismo, el consumismo inmediato, la opción preferencial por el placer, la “dictadura del relativismo” (Benedicto XVI)... Por otra parte asistimos 399 al nacimiento del “tercer hombre” que conoce las normas, no protesta, pero las cumple según le conviene. Parece que es la hora del “cisma blanco” caracterizado por un doble lenguaje: Uno para el gran público, otro el existencial, el real. Estos lenguajes frecuentemente están en conflicto entre ellos. Es un juego que no siempre es consciente... En este contexto la formación está llamada a osar más, y situarse en el terreno, “movedizo” sí, pero también hermoso, de la profecía. No queremos, porque no es justo, hacer experimentos, pero al mismo tiempo no podemos renunciar a nuestra misión de dejar entrever rayos de luz presente en la noche; abrir intuiciones, puertas y ventanas a la novedad del Evangelio; sostener nuestra vida en un respuesta siempre nueva al carisma; ofrecer a nuestros hermanos y hermanas, y a nosotros mismos, chispas de profecía para no sentarnos y pararnos, para no replegarnos en nuestros cansancios y desilusiones, sino para levantarnos e ir hacia la novedad que el Reino abre frente a nosotros. Nuestra propuesta y acción formativa no puede continuar a ofrecer un “producto” ya “cocinado” y, aparentemente, pronto para cada estación. Formar y formarnos tiene sentido si la formación se mantiene al ritmo de la vida que pide incesantes y -reconozcámoslo- incómodos pasos hacia adelante. Formar y formarnos nos obliga a estar en camino. Sólo así podremos no sólo preparar el futuro con esperanza, sino anticiparnos a él. Sólo así dejaremos de ser sólo memoria para convertirnos en profecía93. Hace unos días participaba en la bendición que hizo el Papa de una estatua en la Basílica Vaticana. El artista explicando el proceso de ejecución de la obra decía que lo importante son tres cosas: Tener ideas claras, buena técnica y dedicar mucho tiempo. Y añadía: Delante de una masa de mármol de 60 toneladas al artista corresponde liberar el personaje que ya se encuentra en el interior pero que todavía no se ve. Esto es lo que os pido a vosotros, queridos formadores: Tener claros los objetivos, utilizar una pedagogía adecuada y dedicar mucho, mu- 400 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III cho tiempo. Al final, de una masa informe, saldrá, con la gracia del Señor que es el primer formador, la persona del Hermano Menor. ¡Manos a la obra! FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro general Ratio Formationis Franciscanae (=RFF), 108. RFF 41. Cf. RFF 42. Entre los documentos de la Iglesia tendré presente sobre todo Vita Consecrata (=VC), Exhortación postsinodal de Juan Pablo II. 5 La Orden ha hecho un largo camino en lo que a la formación se refiere. Este camino aparece sintetizado y legislado en la última redacción de la Ratio Formationis Francescanae (Roma 2003), que considero punto obligado de partida para la formación en la Orden hoy. 6 Me refiero principalmente al Congreso Internacional de Vida Consagrada, celebrado en Roma del 23 al 27 de noviembre 2004, bajo del título “Pasión por Cristo, pasión por la humanidad”. Los textos los citaré según la versión española de las Ediciones Claretianas. 7 Cf. RFF 45. 8 “El método para prepararse a ella [vida consagrada] deberá contener y expresar la característica de la totalidad. Deberá ser formación de toda la persona, en cada aspecto de su individualidad...” (VC 65; cf VC 71; RFF 45). 9 VC 65. 10 Cf. RFF 42. 11 RFF 56. 12 VC 65. Hablando del acompañamiento personalizado hemos de recordar que el “coloquio personal”, válido tanto para formación inicial como permanente, es una mediación indispensable en la verificación del camino que se está recorriendo y el discernimiento en el proceso vocacional. 13 VC 66; cf RFF 98-104. 14 Potissimum Institutioni 29. 15 VC 65. 16 Cf. RFF 47; 56. En este contexto considero necesario hacer una distinción entre experiencia y experimentos. Para que una actividad formativa sea experiencia y no se reduzca a mero experimento ha de ser bien preparada, bien acompañada y periódicamente evaluada. 17 VC 65. 18 VC 65. 19 VC 69. 20 Tomás de Celano, Vida Primera de San Francisco de Asís, 103. 21 VC 69. 22 RFF 108. 23 VC 65. 1 2 3 4 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 Cf. RFF 51 y 52. VC 65. Cf. VC 66 y 70; CIVCSVA, La vida fraterna en comunidad (= VFC) Roma 1994, 36. VC 70. Cf. VFC 36. Sobre el acompañamiento cf. Pontificia Opera para las Vocaciones Eclesiásticas, In verbo tuo..., 1998, 34ss.. VC 66. CIVCSVA, Caminar desde Cristo, 18. VC 37. Severino-María Alonso, Consideraciones sobre la fidelidad, en Vida Religiosa, mayo-junio 2005, 16. ET 7. Nuestra cultura propicia el miedo ante una decisión que pueda comprometer toda la vida. De ahí nace el deseo de la entrega “part-time”, que es fruto de la llamada “cultura del escepticismo”, “credo” dominante en la cultura postmoderna, en la que hay poco o ningún lugar para la utopía. Zappiing, en sentido propio, significa pasar de un canal de televisión a otro sirviéndonos del mando a distancia. Simbólicamente, zapping significa no asumir compromisos de larga duración, pasar de una experiencia a otra, sin ahondar en ninguna de ellas. Cf. 1C 159. 1C 103. Cf. UltVol 1. CCGG 1 §2 Aun cuanto el problema de las vocaciones nos preocupe y con razón, no podemos dejarnos llevar del complejo del número ni, tampoco, por el complejo de la prisa. La vida consagrada del futuro, también la franciscana, se medirán por la calidad. Hemos de apostar, por tanto, a un discernimiento sereno (cf. Caminar desde Cristo 19), que nada tiene que ver con el “desánimo o un fácil reclutamiento” (cf. VC 64) Cf. VC 70. Lo que hace que unos hombres o mujeres sean religiosos no es «lo que hacen» sino el «porqué lo hacen» y, en consecuencia, el «cómo lo hacen». Sólo Dios puede explicar y justificar la opción por la vida religiosa o consagrada, de lo contrario ésta no sería más que una institución meramente social a la que sucederán otras instituciones con las mismas características (Cf. J. CHITTISTER, El fuego en estas cenizas… p. 7072). VC 69. RFF 173. RFF 108. VC 65. VC 71. VC 103. VC 16. VC 65. 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS RFF 55. “La lógica del dar el paso según la pierna termina, a menudo, por impedir la misma autorrealización, que de por sí es ya un objetivo modesto para el hombre que ha sido llamado a trascenderse” (A. Cencini, I sentimenti del Figlio. Il cammino formativo nella vita consacrata, EDB, Bologna 1998, 101). RFF 55. VC 35. VC 30. VC 18. VC 6. Cf VC 72. VC 3. Cf. VC 1. VC 40. VC 18. El llamado todo lo considera “basura” y “pérdida ante la sublimidad del conocimiento de Cristo” (Flp 3, 8) Hago mías las palabras de J. CHITTISTER sobre la vida consagrada en general: “Para ser válida, la vida religiosa no requiere masas. Para probar su valor, no depende de las multitudes. Nunca se pretendió que fuera un ejército de gentes sin rostro, un mundo cerrado en sí mismo, una cadena de montaje de piezas anónimas, invisibles e intercambiables. La vida religiosa, en el mejor de los casos, quizá no sea más que un centinela en la muralla, un corneta al amanecer, un vigilante en la noche, un faro en la distancia… Lo que la vida religiosa necesita, pues, en el momento actual es una espiritualidad del empequeñecimiento; necesita caer en la cuenta de que su función es ser voz y llamada, presencia y profecía para el mundo, no mano de obra. Ni siquiera para la Iglesia”: El fuego en estas cenizas. Espiritualidad de la vida religiosa hoy. Sal Terrae (Santander, 1998) 99. VC 67. VC 20. Cf. San Francisco, Primera Regla, 4, 6. Cf Test 14. Cf. Joao Batista Libánio, Impactos de la realidad sociocultural y religiosa sobre la Vida Consagrada desde América Latina, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 171. Idem, 175. Grupo de trabajo 9, La búsqueda de Dios y la búsqueda de sentido, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 329- 330. Franc Rodé, La vida consagrada en la escuela de la Eucaristía, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 293. 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 401 Perfectae Caritatis, 2. Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Instrumento de trabajo n. 106, en Publicaciones Claretianas, 2005, 64. Idem 78. Grupo de trabajo 9, La búsqueda de Dios y la búsqueda de sentido, en Franc Rodé, La vida consagrada en la escuela de la Eucaristía, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 293, 328. Franc Rodé, La vida consagrada en la escuela de la Eucaristía, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 292. Juan Pablo II en la jornada de la vida consagrada del 2 de febrero de 2001 se dirigía a los consagrados en estos términos: “Encontradlo y contempladlo de modo especial en la Eucaristía, celebrada y adorada cada día, como fuente y culmen de la existencia y de la acción apostólica” (Juan Pablo II, Homilía 2 de febrero de 2001, en L’Osservatore Romano, 4 de febrero de 2001). Sobre lo mismo puede verse VC 95; Caminar desde Cristo, 26. CIVCSVA, Dimensión contemplativa de la vida religiosa, Roma 1981, 9-10. Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Instrumento de trabajo, n.° 106, en Publicaciones Claretianas, 2005, 68. Idem, 168. VC 102. VC 102. Cf. Timothy Radcliffe, La Vida Religiosa después del 11 de Septiembre, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 203-205. Cf. José Rodríguez Carballo, La Justicia, Paz y Salvaguardia de la creación en la formación inicial y permanente, en Instrumentos de la Paz, guiados por el Espíritu Santo, Roma 2000, 145-147. La “pedagogía del consuelo” intenta, por todos los medios, evitar que la persona sufra. Dicha pedagogía forma personas incapaces de cualquier sacrificio, renuncia y sufrimiento y lleva a una relativización de los valores dando importancia sólo a lo momentáneo, a lo “carpe diem”. Sobre la opción por los pobres, entre otros documentos, cf. CIVCSVA, Religiosos y promoción humana, I, 1. VFC, 37. Idem. Cf. RFF 55-106. Cf. Dolores Aleixandre, Buscadores de pozos y caminos, en Pasión por Cristo, pasión por la humanidad. Congreso Internacional de la Vida Consagrada, Publicaciones Claretianas 2005, 116-117. 402 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Notitiae particulares 1. Assembly of the Formators of COTAF Mödling, Austria, 29.08-02.09.2005 The First Assembly of Formators from the 14 Entities which make up the new Franciscan Transalpine Conference (COTAF) was held in Mödling near Vienna (Austria) from the 29th August to the 2nd September 2005. The 30 or so participants were very motivated to get to know each other and to have reciprocal exchanges. Br. Jakab Varnai, Definitor General of the area, and Br. Massimo Fusarelli, Secretary General for Formation and Studies, were present for the whole period. Br. Albert Schmucki, of the Swiss Custody, the outgoing Secretary for Formation and Studies of the Conference, animated the week. The pleasant place and the welcome received from the Friars of the Province of St. Bernadine of Siena in Austria, facilitated the work. The topic, “When God is known: the experience of God and Formation” was demanding. The methodology provided for two presentations, to illustrate the topic, one by the new Rector of the Diocesan Seminary of St. Pölten in Austria and the other by Br. Massimo Fusarelli. The formators worked a lot in groups and spent a morning together with three experts in three workshops. The community prayer was prepared each day by Friars from the different countries, favouring simple, participative and profound celebrations. The fraternal exchanges and sharing of present experiences, of fears and hopes, was very intense. The meeting with the Poor Clare Sisters, the visit to Vienna and to the Provincial House, allowed us to know something of the Franciscan reality of that land. The process of communion and collaboration between the formators of this new, vast and complex Conference was initiated, marked by a truly good spirit. BR. MASSIMO FUSARELLI, OFM 2. Incontro di Formazione Permanente per i Frati della Provincia dell’Annunciazione in Albania Dal 14 al 18 novembre Fr. Alojzy Warot e Fr. Stefano Recchia si sono recati a Perast (Montenegro) per un incontro di Formazione Permanente con i Frati della Provincia dell’Annunciazione in Albania. La settimana precedente un altro gruppo era stato guidato da fr. Nestor Schwerz. I Frati che hanno partecipato sono stati in tutto quindici. La tematica trattata riguardava “la Fraternità evangelizzatrice” ed è stata affrontata a partire dall’analisi degli ultimi documenti dell’Ordine e da una lettura degli Scritti di san Francesco. Ogni giorno prevedeva due momenti di riflessione, seguiti dal dialogo fraterno e nelle serate è stata proposta la visione del DVD “Misit vos in universo mundo” del Segretariato per l’Evangelizzazione. La liturgia della giornata era scandita dalla celebrazione dell’Eucaristia e delle Ore. L’ospitalità è stata eccellente e ottimo il clima fraterno che si è instaurato. Tutti hanno rilevato la positività di essersi trovati insieme per un tempo così lungo. Era la prima volta che questo accadeva per i Frati di quella Provincia e tutti hanno partecipato in modo attivo alla settimana. Nel particolare contesto di questa Chiesa locale si stanno ora cercando strade per una evangelizzazione che tenga presente la difficile storia di questo Paese. 3. Visita alle Case di Formazione della Provincia “S. Benedetto L’Africano” Nella RDC (Africa) Dal 22 novembre al 2 dicembre 2005 Fr. Massimo Fusarelli, Segretario generale per la Formazione e gli Studi, si è recato nella Provincia “S. Benedetto l’Africano” nella Repubblica Democratica del Congo, per conoscere da vicino i Frati e le Case di formazione del Noviziato a Lubumbashi, del Post Noviziato a Kolwesi e dei Frati studenti a Kinshasa. La prima impressione è l’estrema precarietà e l’indescrivibile miseria di questo immenso e ricchissimo paese, la cui situazione E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS sociale ed economica versa in condizioni molto gravi. Questa situazione influenza molto anche la vita della Chiesa e della nostra Provincia, in particolare a causa dell’insufficienza dei mezzi economici, dell’assenza di un sistema stradale che rende estremamente difficoltose e costose le comunicazioni, del pericolo costante in cui si trovano le popolazioni e anche le chiese e missioni. È in questa realtà che vive la nostra Provincia, composta da 128 professi solenni, circa 70 professi temporanei, 18 postulanti e tre novizi del Congo-Brazaville. Il viaggio è iniziato a Kinshasa nella Fraternità dove vivono 8 Frati studenti presso la Università locale della Capitale. La Casa si occupa anche dell’ospitalità per i Frati di passaggio e della cura dei Frati malati ricoverati nell’ospedale della città A Lubumbashi, nel sud del Paese, si trovano la Curia provinciale, il Noviziato e la Casa per l’anno francescano, situata in una parte poverissima della città. Il Noviziato si trova in una casa inaugurata nel 2000, molto adatta al fine formativo proprio dell’anno della prova. Quest’anno vi compiono il noviziato i tre novizi della Fondazione “N. S. d’Africa” del Congo-Brazaville. L’anno francescano è situato dopo il triennio di filosofia ed è partito nel 2001 come frutto del Capitolo provinciale. I professi temporanei si dedicano all’approfondimento della spiritualità francescana e a vari servizi sociali con le persone più povere, tra cui i malati mentali, una scuola per ragazzi più poveri ecc. Attualmente i Frati sono tre, ma l’anno prossimo saranno ben 18! La visita è culminata nello Scolasticato “B. Giovanni XXIII” di Kolwesi, dove attualmente studiano 81 Frati e in più 60 studenti di altre Congregazioni. È una realtà bella e promettente. Il programma di studi è arricchito dall’approfondimento di materie legate alla cultura africana e congolese. Vari i servizi pastorali e sociali svolti dai professi temporanei. Questa Provincia costituisce una speranza per il paese e anche per la crescita e il consolidamento della presenza francescana in Africa. FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM 403 4. Il Comitato Esecutivo Internazionale per la Formazione e gli Studi Dall’11 al 14 dicembre 2005 si è radunato presso la Curia generale il Comitato Esecutivo Internazionale per la Formazione e gli Studi, che affianca il servizio della Segreteria generale. I suoi lavori si sono concentrati sulla programmazione dei prossimi corsi per i Formatori dell’Ordine, riflettendo su come capacitarli a fornire precise competenze per il servizio della formazione. Si è discussa l’area del discernimento e dell’accompagnamento personalizzato, sul quale continuare a lavorare, oltre che sulle lingue e i luoghi nei quali tenere i corsi. Il prossimo corso è fissato dall’8 al 28 ottobre 2006 presso il Centro per la Formazione dei Cappuccini a Frascati nei pressi di Roma. Fatta la verifica del II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato, il Comitato ha iniziato a lavorare sulla preparazione remota e prossima del II Congresso Internazionale dei Moderatori della Formazione Permanente, previsto per il 13-28 ottobre 2007 a S. Maria degli Angeli. È stata elaborata una traccia di preparazione che coinvolga, attraverso un questionario, i Segretari per la Formazione e Studi delle Conferenze e, per loro tramite, i Moderatori delle Entità. Il prossimo Comitato e il Consiglio Internazionale per la formazione e gli studi del 2007 lavoreranno ancora su questo tema, per predisporre insieme a due periti la metodologia, i contenuti e il programma del Congresso, oltre all’Instrumentum laboris. Il Comitato ha inoltre lavorato sui tempi sabbatici in Terra Santa preparati dalla Segreteria per il 2006 (in lingua inglese e italiana) e ha verificato la recezione del Consiglio Internazionale celebrato a Seoul (Corea) in febbraio, considerando alcune modalità per tenere desto nell’Ordine il discorso sulla relazione tra formazione e dialogo. FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM SGFS 404 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 5. Documenti e nomine 1. Prot. 95969: 2 agosto 2005: Conferma dei nuovi Statuti Peculiari del Noviziato Interprovinciale di Fontecolombo (Rieti, Italia). 2. Prot. 095995: 12 settembre 2005: Conferma della Ratio Formationis et Studiorum della Prov. di S. Giovanni Battista (Concinnati, Ohio, USA). 3. Prot. 96044: 14 settembre 2005: Conferma della Ratio Formationis et Studiorum della Prov. dei SS. Martiri Coreani (Corea). 4. Prot. 96077: Conferma dell’elezione di Fr. Antonio Ridolfi, ofm, della Prov. Salernitano-Lucana dell’Immacolata Concezione, a Maestro dei Novizi, nella Casa Interprovinciale di Noviziato di Piedimonte Matese (Caserta, Italia). 6. Dispense 1. Prot. 095970: el 2 de agosto 2005 se concede la dispensa del art. 93&1 de los EEGG., para que en la Casa de Noviciado Común de la CONFRES en Santo Espíritu del Monte (Gilet-Valencia), se pueda comenzar el año formativo de noviciado 2005/2006 con dos novicios. 2. Prot. 096073: 20st September 2005, Province of St. Joseph in Canada: dispensation from art. 93 &1 of the GG.SS. was granted, so that the formative year of the Noviciate can begin with one novice only from 1st November 2005. This decision is valid only for one year only. 3. Prot. 96217: 11st November 2005, Province of Holy Spirit in Australia: dispensation from art. 93 &1 of the GG.SS. was granted, so that the formative year of the Noviciate can begin with two novices. This decision is valid only for one year only. 7. Domus Novitiati Translatio Accepta petitione Ministri provincialis Provinciae S. Antonii in Brasilia, die 1 mensis Augusti anni 2005 ad Curiam transmis- sa, praehabito consensu Definitorii generalis in sessione diei 13 mensis Septembris anni 2005 nobis rite manifestato, vi praesentis decreti ad normam can. 647 §1 CIC et art. 92 §2 SS.GG. translationem Domus Novitiatus approbamus a Domo Nostrae Dominae de Guadalupe ad Domum S. Antonium sitam in urbe v.d. Ipojuca. Datum Romae, ex Aedibus Curiae generalis Ordinis, die 26 mensis Septembris anni 2005. FR. IOSEPHUS RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Minister generalis FR. MAXIMUS FUSARELLI, OFM Secretarius generalis pro Formatione et Studiis 8. Pontificia Università Antonianum – Ottenuto il “Nihil obstat” della Congregazione per l’Educazione Cattolica (Prot. 1862/2001), con Decreto del 9 settembre 2005 (Prot. 095387), il Ministro generale ha nominato Etzi Fr. Priamo, della Provincia di “S. Maria delle Grazie” in Sardegna (Italia), Professore Ordinario nella Facoltà di Diritto Canonico. – Con lettera dell’11 agosto 2005 (Prot. 1006/2004) il Cardinale Prefetto e il Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, hanno comunicato al Ministro generale e Gran Cancelliere della PUA che nella medesima data quel Dicastero ha concesso per un quinquennio l’Affiliazione dello “Studio Interfrancescano Campano-Lucano S. Angelo in Palco” di Nola alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum. – Con lettera del 17 novembre 2005 (Prot. 751/2005), la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha comunicato al Ministro generale e Gran Cancelliere della PUA di aver proceduto all’affiliazione alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum dell’Instituto Franciscano de Teología, di Monterrey (Messico), appartenente alla Provincia dei SS. Francesco e Giacomo di Jalisco [Prot. 095806 (198/05]. E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE 1. Conferência dos Frades Menores do Brasil (CFMB) - Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões (SIFEM) Assembléia em Roraima, 1 a 6 agosto de 2005 Os Ministros e a Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões (SIFEM), da Conferência dos Frades Menores do Brasil (CFMB), com suas onze Entidades, realizaram sua assembléia em Boa Vista de Roraima, extremo norte do Brasil, nos dias 1 a 6 de agosto de 2005. Estiveram reunidos conjuntamente os Ministros da Conferência e os membros do SIFEM, com a presença e participação de Frei Juan Ignácio Muro, Definidor geral da Ordem pela América Latina, e Frei Nestor Inácio Schwerz, Secretário geral de Evangelização. O primeiro assunto em pauta foi a avaliação do projeto missionário da Conferência na região amazônica. Já passou mais de uma década em que a Conferência Brasileira assumiu conjuntamente uma presença missionária na Amazônia brasileira, mais concretamente em Roraima. Ministros e Secretários de Evangelização da Conferência, mais os frades missionários envolvidos no projeto, fizeram juntos essa avaliação, fazendo memória das intenções e dos objetivos iniciais, constatando uma série de limites e falhas, mas reconhecendo sobretudo as marcas positivas e a validade dessa presença e dessa missão assumida em colaboração. Considerou-se o apreço que a Igreja local e o povo tem para com os frades que aí se dedicaram durante todo esse tempo, inclusive com a própria vida. O bispo da Igreja local e seu vigário geral vieram à reunião para agradecer pela presença OFM na região, destacar os aspectos positivos do testemunho e do serviço prestados ao povo e à evangelização, reforçando o pedido de que esta presença continue e aumente em número e qualidade. Também se levou em conta os muitos desafios e necessidades da região, bem como o valor de uma tal missão realizada em colaboração interprovincial. Diante disso foi elaborado por escrito um novo projeto para melhorar e qualificar os vários aspectos dessa presença, inclusive com a proposta de criar uma nova Fraternidade na região. Tal documento será posteriormente apreciado em outra reunião dos Ministros da Conferência. Houve igualmente celebração numa das comunidades eclesiais criadas e acompanhadas pelos Frades missionários, onde os agentes de pastoral fizeram homenagens e agradecimentos pelo trabalho realizado por parte dos diversos Frades missionários. Outro assunto abordado conjuntamente foi a possibilidade de um Centro de Formação para Frades missionários em âmbito de América Latina e que poderia ter sua sede na Província N. Sra. da Assunção, em Bacabal, a qual ofereceu dependências físicas para tal finalidade. Frei Nestor, em nome da Secretaria geral, apresentou as várias exigências e os critérios a serem considerados para tal projeto: necessidade de uma Fraternidade internacional, com Frades que já tenham alguma experiência missionária e de formação, definição dos destinatários, garantia do sustento econômico, espaço adequado na casa para vários meses de convivência e formação, interação com a realidade eclesial e social. O aprofundamento desse assunto e a tomada de posição por parte da Conferência, prevendo também colaboração com as outras Conferências latino-americanas, ficaram para uma próxima reunião dos Ministros. Frei Juan Ignácio Muro partilhou notícias da Ordem, especialmente o projeto de celebração do Oitavo Centenário. Abordou também a questão da reforma na Cúria e a necessidade de solidariedade por parte de 406 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III todas as Entidades. Comentou-se ainda sobre a proposta da UCLAF de realizar o Congresso missionário-evangelizador latinoamericano. Comunicou-se também a realização do Seminário Franciscano sobre o Diálogo Ecumênico e Interreligioso em Porto Alegre no mês de fevereiro de 2006, por iniciativa da Comissão para o Diálogo da Ordem e em parceria com Institutos Teológicos locais e Família Franciscana. Pede-se a participação de ao menos um representante de cada Entidade OFM da América Latina. Seguiu-se reunião específica dos Ministros e dos Secretários de Evangelização. Os Ministros, entre outros itens, fizeram eleição de novo Presidente e vice-presidente da Conferência, sendo eleitos Frei Irineu Gassen e Frei Valmir Ramos, respectivamente. O SIFEM, coordenado pelo seu Secretário Frei Wanderley Gomes de Figueiredo, abriu amplo espaço para partilha dos Secretários de cada Entidade, oferecendo alguns dados estatísticos sobre número de frades e formandos, sobre as diversas formas de evangelização, descrevendo brevemente as novas formas, partilhando alegrias e desafios na evangelização, informando sobre o engajamento na missão ad gentes. Abordou-se a exigência de rever a estrutura de animação em âmbito de Conferência a partir dos novos Estatutos Gerais da Ordem, garantindo a consideração dos dois setores da evangelização: a missionária e a ordinária. Foi feita uma reflexão sobre isso para a devida tomada de consciência, seja nas Entidades, seja na Conferência. Reconheceuse que a dimensão missionária, a missio Ad Gentes, estava um tanto descuidada na formação e na animação. Diante disso, foram re-elaborados os Estatutos peculiares para o SIFEM. Frei Nestor ofereceu também um subsídio sobre a elaboração do projeto provincial de evangelização, explicitando o sentido e o valor de tal exercício em cada Entidade. Constatou-se que várias Entidades da Conferência já possuem o tal projeto ou estão em fase de sua revisão ou elaboração. Houve espaço para preparar o Relatório do Delegado da Conferência em vista da sua participação no Conselho Francisca- no Internacional para a Evangelização e as Missões em Santo Domingo, no mês de fevereiro de 2006. Debateu-se ainda sobre a conveniência e as possibilidades de os vários serviços na Conferência desenvolverem formas de colaboração entre si, sobretudo no que se refere ao serviço de Evangelização e Missões, de Justiça/Paz/Integridade da Criação e de Formação e Estudos. A Assembléia foi considerada de grande valor pela riqueza da convivência fraterna, pelo interesse em relação ao projeto missionário, pelos contatos com a Igreja local e o povo, pela programação de reflexão e de encaminhamentos práticos. Os Ministros estavam em número mais reduzido, considerando a ausência de alguns, o que obrigou a adiar algumas decisões e abordagens mais profundas para uma próxima reunião. Foi mais um momento de crescimento na comunhão interna entre as Entidades da Conferência e com a Ordem toda. FREI NESTOR INÁCIO SCHWERZ OFM 2. Assemblea del Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana Nairobi, Kenya, 26-30 settembre 2005 Il Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana si è riunito a Nairobi, Kenia, nella Casa delle Suore Francescane Dimesse, dal 26 al 30 settembre del 2005, per organizzare la struttura di animazione e preparare gli Statuti peculiari. La realizzazione di questa assemblea era stata decisa dai Ministri della Conferenza africana in risposta alle proposte dell’incontro di Lusaka, nel 2004, e nel contesto del cambiamento della configurazione della Conferenza stessa. Coordinatore dell’Assemblea è stato Fr. Raphael Segieth, Delegato della Conferenza per il Consiglio Internazionale di Evangelizzazione. All’incontro hanno partecipato sette Entità. Erano presenti anche il Definitore per l’Africa, Fr. Amaral Bernardo Amaral, il E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE Moderatore generale per l’Evangelizzazione missionaria, Fr. Vincenzo Brocanelli, ed il Segretario generale per l’Evangelizzazione, Fr. Nestor Inacio Schwerz. Si è iniziato con uno scambio molto interessante sulle esperienze di evangelizzazione e sulle difficoltà e sfide presenti nelle diverse Entità. In seguito, si è fatta una riflessione sulla necessità di osare la missione e l’evangelizzazione in Africa. Riguardo all’evangelizzazione missionaria, si è insistito sulla necessità di sviluppare una coscienza missionaria che ci apra all’«altro», che incontriamo nella Fraternità, nella comunità ecclesiale, in chi appartiene ad un’altra cultura o regione, nel povero, nell’ammalato...; sull’esigenza di diventare soggetto della missione, nel senso che le Entità locali, nella misura in cui crescono con le vocazioni locali, si assumono la responsabilità della vita e della missione francescana in Africa. Ogni Frate ed ogni Fraternità devono diventare missionari nelle attività ordinarie e là dove Cristo non è conosciuto. È necessario dare dinamismo missionario alla vita e alle attività, uscire dalla routine e dal tradizionale, trasformare la pastorale in evangelizzazione missionaria, aprirsi alla “missio ad gentes”. Si è preso coscienza, inoltre, che è una grande sfida quella di dare all’evangelizzazione una prospettiva africana, soprattutto a livello di incontro con la Parola e di inculturazione dei valori del Regno. Per quanto concerne l’evangelizzazione in genere, si è sottolineato l’importanza fondamentale di realizzarla secondo il nostro stile francescano. Concretamente in Africa la tendenza è di evangelizzare attraverso la pastorale parrocchiale. Questa forma di evangelizzazione ha le sue potenzialità, ma anche i suoi limiti e le sue tentazioni. È possibile, tuttavia, creare una Fraternità evangelizzatrice nella Parrocchia, costruire una comunità parrocchiale missionaria che sa investire nella formazione dei laici; trasmettere la spiritualità francescana; curare i giovani; optare per i poveri e gli esclusi; assumere i valori del dialogo, della pace, della riconciliazione, della giustizia, dell’integrità del creato e le esigenze dell’inculturazione del Vangelo. 407 Oltre alle forme tradizionali, però, la realtà africana, con tutta la sua diversità e la grande ricchezza, offre al carisma francescano la possibilità di creare nuove forme di evangelizzazione, soprattutto valorizzando le iniziative che già sono in atto da parte di singoli Frati. È stato anche discusso il tema dell’organizzazione e dell’animazione dei Frati nelle loro attività pastorali e nella loro vocazione missionaria all’interno delle singole Entità, pur tenendo conto della varietà delle situazioni e culture. In ogni modo è importante che ci sia un minimo di struttura per l’animazione. Il primo responsabile è il Ministro provinciale, ma è bene che ci sia almeno un piccolo Segretariato per aiutarlo nel coordinamento e nell’animazione. Si è parlato anche della richiesta dell’Ordine ad ogni Entità perché abbia un proprio progetto/piano di evangelizzazione. Si è spiegato il senso di tale richiesta e si è consegnato uno schema essenziale come aiuto per l’elaborazione di questo piano. Un punto centrale dell’ordine del giorno era la stesura degli Statuti peculiari per il Segretariato interprovinciale di Evangelizzazione della Conferenza africana. Il testo elaborato comprende cinque capitoli: 1. identità e obiettivi; 2. composizione; 3. compiti del segretario; 4. compiti del Segretariato; 5. mezzi economici. Come obiettivo principale il Segretariato deve animare e stimolare la collaborazione, la formazione e lo scambio di esperienze nel campo dell’evangelizzazione; promuovere lo spirito, la coscienza e le attività missionarie della Conferenza, la partecipazione alle iniziative dell’Ordine; curare il rapporto tra i diversi Segretariati provinciali e di questi con il Segretariato generale per l’Evangelizzazione e Missione. Questi Statuti, dopo essere stati esaminati dai Ministri provinciali della Conferenza per l’approvazione, verranno inseriti negli Statuti peculiari della Conferenza stessa e quindi inviati al Definitorio generale per l’approvazione finale. Terminata la stesura degli Statuti, si è deciso di nominare un Segretario assistente. È stato eletto Fr. Oscar Girardi. Poiché tutte le 408 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III comunicazioni dovranno essere inviate in tre lingue (inglese, francese e portoghese), si è chiesta la collaborazione di Fr. Manuel Fernandez (Marocco) e di Fr. Jorge Falcão (Guinea Bissau) per le traduzioni dei testi. Al termine dell’Assemblea di Nairobi ci sono state varie comunicazioni ed è stato presentato il DVD sull’evangelizzazione missionaria; Fr. Raphael Segiethil ha presentato, a grandi linee, la relazione che la Conferenza africana invierà in occasione del Consiglio internazionale di Evangelizzazione di Santo Domingo (febbraio 2006) ed è stata formulata una proposta per la prossima Assemblea. FR. NESTOR INACIO SCHWERZ, OFM 3. Belgio: Formazione Interfamiliare dei Missionari Dopo quattro anni di esperienza nella preparazione dei nuovi missionari, la fraternità “Notre Dame des Nations” a Bruxelles ha accolto per la prima volta un gruppo di 13 missionari appartenenti ai tre Ordini dei Frati Minori, Conventuali e Cappuccini. La sessione è iniziata il 1° settembre e terminata il 25 novembre 2005, con una celebrazione solenne e fraterna e con la partecipazione dei Segretari generali per le missioni dei tre Ordini. La formazione in comune dei missionari è stata voluta dai Ministri generali dei quattro Ordini francescani (OFM, OFMConv, OFMCap, TOR), i quali hanno chiesto ai rispettivi Segretari per le missioni di preparare un progetto, tenendo conto della esperienza già fatta a Bruxelles. L’obiettivo generale è di offrire ai nuovi missionari una formazione missionaria specificamente francescana di base. Tale preparazione persegue gli obiettivi particolari di approfondire il discernimento sulle motivazioni missionarie di ciascuno, di aiutare i missionari a vivere la Fraternità internazionale e interculturale, di offrire la visione francescana della missione, di introdurre i missionari nelle dimensioni più importanti della missione, come l’inculturazione, il dialogo, le religioni non cristia- ne, l’incontro con le culture, l’impegno per la giustizia e per la pace. Tale formazione ha la durata di tre mesi e si svolge in due gruppi distinti, uno di lingua inglese (da settembre a novembre) e l’altro di lingua francese (da gennaio a marzo). La formazione è seguita da un’équipe formata da un accompagnatore di ogni Ordine e da un coordinatore generale, e si avvale della partecipazione di diverse persone francescane. La comunità dei formatori è poi sostenuta dalla Fraternità locale “Notre Dame des Nations” che accoglie tutto il gruppo e favorisce l’integrazione e lo spirito fraterno. Dopo i tre mesi trascorsi insieme a Bruxelles, i missionari di ciascun Ordine aggiungono un breve periodo a parte per completare la formazione nella linea del proprio Ordine e per le destinazioni particolari. Alla prima esperienza di formazione interfamiliare hanno partecipato anche il Ministro generale dei Cappuccini, che ha dato una riflessione su la minorità e la missione, e il nostro Ministro generale, Fr. José R. Carballo, che ha celebrato l’invio in missione per i nostri Frati che si sono preparati per la Tailandia e per l’Estremo Oriente. Durante la celebrazione, che ha visto la partecipazione della comunità parrocchiale di Chant d’Oiseau e della famiglia francescana, Fr. José Carballo ha ricordato ai missionari che essi vanno in un’altra cultura per vivere la Fraternità-in-missione in mezzo ad un popolo di un’altra religione, che vanno per condividere la vita quotidiana della gente e la vita nuova in Cristo Gesù. Soprattutto in Asia, molto importante è il dialogo e la costruzione di buone relazioni attraverso il rispetto e l’accettazione dei valori dell’altro. «Attraverso questa forma dialogante – ha affermato il Ministro – voi potete vivere con particolare profondità e trasmettere i valori che sono propri del nostro carisma francescano, come l’ospitalità, l’apertura, la tolleranza, l’atteggiamento umile e cortese». Al termine del periodo di preparazione sono state fatte valutazioni a livelli diversi (individualmente, per gruppi di Ordini, tutti insieme con la Fraternità locale perma- E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE nente) e poi tutte le riflessioni sono state riassunte e condivise con i Segretari generali per le missioni. Tutti hanno affermato che l’esperienza è stata positiva e fruttuosa, che il clima fraterno è stato molto buono e arricchente, che il progetto fondamentale è valido, in particolare la formazione francescana alla missione e l’accompagnamento personale dei missionari. Apprezzati pure sono stati il contenuto della formazione e il coinvolgimento di tutti nella realizzazione pratica. E tutti ugualmente hanno espresso il desiderio e l’augurio di continuare su questa via della collaborazione interfamiliare, che è unica nei tre Ordini e che rappresenta anche un piccolo segno profetico per il futuro. Evidentemente non tutto è stato perfetto, tenendo anche conto che si è agli inizi di un’esperienza completamente nuova. Per questo sono stati riconosciuti alcuni limiti, soprattutto a livello strutturale e organizzativo, e sono stati dati dei suggerimenti per migliorare le sessioni successive. Di fatto, alla valutazione è seguita subito la programmazione del prossimo gruppo interfamiliare dei missionari di lingua fran- 409 cese, che saranno dieci e che si troveranno ancora a Bruxelles dai primi di gennaio alla fine di marzo 2006. Il programma sarà fondamentalmente lo stesso, con alcuni adattamenti dovuti alle diverse destinazioni dei missionari, mentre si cercherà di migliorare la metodologia e l’organizzazione pratica. A questa formazione si sono mostrate interessate anche le Suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) le quali hanno inviato una consigliera generale alla valutazione finale per rendersi conto da vicino di come si è svolta questa prima esperienza. Inoltre si stanno affacciando altre proposte di sviluppo, come un periodo di quattro mesi, con una prima parte di formazione generale alla missione e una seconda specificamente francescana, oppure l’ipotesi di un accompagnamento dei missionari su una durata di tre anni, con un mese di approfondimento nella regione della missione dopo il primo anno di esperienza missionaria e una settimana dopo il terzo anno con gli stessi missionari che si sono preparati a Bruxelles. FR. VINCENZO BROCANELLI E PROCURA GENERALI 1. Lettera della Congregazione circa la dispensa sacerdotale e diaconale CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM Prot. n. 1080/05 L’occasione mi è gradita per porgere all’Eminenza / Eccellenza / Paternità Vostra i sensi del religioso ossequio. Dev.mo in Cristo, FRANCIS CARD. ARINZE Prefetto Città del Vaticano, 13 luglio 2005 Eminenza / Eccellenza / Reverendissimo Padre, Vogliamo informarLa con la presente che, per disposizione del Santo Padre Benedetto XVI, le competenze in materia di dispense sacerdotali e diaconali, finora di pertinenza di questo Dicastero, a partire dal 1 agosto 2005 sono trasferite alla Congregazione del Clero, alla quale pertanto i Vescovi, gli Ordinari e Superiori Religiosi sono invitati d’ora in poi a rivolgersi per presentare tali cause. Le cause sacerdotali e diaconali, finora giunte a questo Dicastero, continueranno ad essere qui trattate, fino alla loro completa definizione. Il Santo Padre ha inoltre disposto, con una lettera del 7 luglio u. s. diretta a questa Congregazione che, a partire dal 1 gennaio 2006, i diaconi che – rimasti vedovi – intendono celebrare nuove nozze con dispensa dall’impedimentum ordinis e rimanere così nel ministero, potranno deferire le loro richieste a questo Dicastero, che rimarrà competente a riguardo. Esse saranno però prese in considerazione solo allorquando ricorreranno congiuntamente le seguenti due condizioni: grande utilità pastorale del ministero del diacono, attestata dal Vescovo, e la cura di figli minorenni. + DOMENICO SORRENTINO Arcivescovo Segretario 2. Comunicazione della Procura generale ORDO FRATRUM MINORUM PRUCURA GENERALIS Prot. n. 096022 Roma, 14 settembre 2005 Carissimi Fratelli Ministri, il Signore vi dia Pace! Vi inviamo in allegato la lettera circolare del 13 luglio 2005 (Prot. N° 1080/05) pervenutaci dal Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti riguardante il cambiamento di competenza in materia di dispensa sacerdotale e diaconale. Dal 1 agosto 2005 suddette pratiche che perverranno al Dicastero fino ad ora competente verranno inviate alla Congregazione per il Clero. Informiamo pertanto gli Ordinari religiosi ed i Segretari provinciali di prendere atto di tale cambiamento di prassi e di aggiornare le norme del Prontuario del Segretario provinciale per gli affari da trattare presso la Procura Generale dell’Ordine, ricordandosi di sostituire il cambiamento di indirizzo della pratica di dispensa dal celibato presbiterale e diaconale e dagli oneri 412 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III inerenti alla stesso sacramento dell’Ordine e di rivolgerle al Prefetto della Congregazione per il Clero. L’occasione ci è gradita per ricordare a tutti i Ministri che, come stabiliscono i nostri Statuti generali, è necessario inviare al Procuratore generale tutte le pratiche da svolgersi presso la Santa Sede (art. 150 § 2); rinnoviamo infine la nostra disponibilità personale a rispondere direttamente, anche attraverso fax o posta elettronica, ad eventuali quesiti sulla prassi da applicarsi in ogni singolo caso, in modo che i documenti pervengano in modo corretto, completo e chiaro, con riferimento al Prontuario del 2000. Mentre vi esprimiamo sentimenti di viva gratitudine per la Vostra collaborazione di cui ogni giorno siamo testimoni, vi salutiamo fraternamente. FR. FRANCESCO BRAVI, OFM Vicario e Procuratore Generale FR. VALENTINO MENEGATTI, OFM Segretario ______________ A tutti i Ministri Provinciali, Custodi e Presidenti LL.SS. E POSTULATIONE GENERALI 1. Beatificazione della Venerabile Serva di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban Vicenza, Italia, 6 novembre 2005 1. Note di cronaca Il solenne rito della beatificazione della Venerabile Serva di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban, chiamata comunemente ed affettuosamente da tutti “Mamma Rosa”, celebrato nella cattedrale di Vicenza, in Italia, la domenica 6 novembre 2005, ha segnato un primato assoluto nella storia recente delle beatificazioni. È stata, infatti, la prima volta che la beatificazione di un Servo di Dio, non presieduta dal Sommo Pontefice, si celebrava nella diocesi di appartenenza del candidato agli onori degli altari, e che a presiederla fosse il Vescovo diocesano con la presenza di un Rappresentante del Santo Padre al quale era demandato il compito di dare pubblica lettura del Breve pontificio della beatificazione. La pur vasta cattedrale vicentina non poté accogliere la folla convenuta dai vari centri del Veneto, desiderosa di partecipare ad un evento lungamente atteso e che esaltava un’umile mamma di famiglia nonché esemplare terziaria francescana. All’Arcivescovo-Vescovo di Vicenza, Mons. Cesare Nosiglia, facevano corona, per la esemplare concelebrazione eucaristica, numerosi presbiteri diocesani e religiosi, con la partecipazione del Seminario diocesano, di numerose Suore e di Terziari francescani veneti guidati dalla Ministra regionale e dai loro Assistenti. Splendido l’addobbo della cattedrale, quasi sposa adornata ad accogliere lo Sposo divino per le nozze che consacravano, all’insegna della santità, la fedeltà di una Chiesa all’amore del suo Signore. Millecinquecento rose bianche ornavano il presbiterio e l’altare, nonché l’immagine giovanile della novella Beata (opera dell’artista trane- se Tonino Lomuscio) che sarebbe stata svelata subito dopo la lettura del documento pontificio. Gioiosi i canti dell’assemblea, guidata da una saggia “schola cantorum” e da un accurato libretto predisposto dall’efficiente Ufficio liturgico diocesano. Dopo i riti di inizio della celebrazione eucaristica e cantate le invocazioni a Cristo Signore, il Postulatore della Causa, accompagnato dal Vice-Postulatore della Provincia veneta OFM, Fr. Fabio Longo, si appressava alla sede del Cardinale José Saraiva Martins, Rappresentante del Papa, e gli rivolgeva la richiesta di promulgare il Breve Apostolico con il quale Benedetto XVI conferiva ad Eurosia Fabris Barban il titolo e gli onori dei Beati, mentre Fr. Fabio leggeva un breve profilo di “Mamma Rosa”. Accolta la istanza e mentre tutti si levavano in piedi, il Cardinale Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi dava lettura del solenne documento pontificio che l’assemblea accoglieva con tripudio, al suono dell’organo e delle campane della Città. Svelata poi l’immagine della novella Beata, veniva recata in processione la reliquia “ex corpore” dell’umile francescana, che il Vescovo incensava, con il plauso festoso dell’assemblea. La preziosa Reliquia era recata dalla Signora Anita Casonato guarita miracolosamente, nel 1944, per intercessione di Eurosia Fabris, e la cui guarigione è stata definita scientificamente inspiegabile e valida ai fini della beatificazione. La celebrazione proseguì secondo il ritmo abituale, con la attenta partecipazione dei presenti restati in docile ascolto della Parola di Dio e della intensa omelia dell’Arcivescovo diocesano. Anche il Cardinale Prefetto parlò al popolo al termine della celebrazione, ammirandone il fervore ed esaltando i tanti volti della santità vicentina, che rendono viva la Chiesa che annovera tra i suoi Santi testimoni coraggiosi del Vangelo di tutte le epo- 414 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III che storiche, affermando poi con vigore che la Chiesa, esaltando l’umile terziaria di Marola e Mamma di numerosi figli, intendeva onorare tutte le Mamme e la “maternità” stessa quale fonte e custode della vita. La solenne celebrazione ha avuto una sua conclusione ideale il 19 novembre 2005, allorché la salma venerata di “Mamma Rosa” prelevata dal cimitero comunale di Marola, dove riposava dal 1932 circondata dai resti mortali del suo sposo Carlo Barban e dei suoi figli (tra i quali il nostro P. Bernardino), fu solennemente trasferita nella chiesa parrocchiale della stessa Marola, e collocata nella cappella del Sacro Cuore di Gesù, con la partecipazione del Clero e dei Frati Minori. FR. LUCA M. DE ROSA 2. Omelia dell’Arcivescovo di Vicenza Permettete anzitutto che ringrazi e saluti con gioia il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Sua Eminenza il Signor Cardinale José Saraiva Martins, che rappresenta il Santo Padre Benedetto XVI. Ringrazio della loro partecipazione Sua Eccellenza mons. Bernardo Cazzaro Bertollo, i sacerdoti e diaconi, i religiosi e le religiose, i tanti fedeli convenuti per onorare e pregare la nuova Beata. Mons. Nonis Vescovo emerito è indisposto e invia il suo saluto unendosi a noi con la preghiera. Un vivo grazie al Postulatore, il rev.do padre Luca De Rosa, e ai frati e i terziari francescani presenti. Un deferente saluto infine lo rivolgo anche a tutte le Autorità civili e militari che ci onorano della loro partecipazione. “Ha sete di te, Signore, l’anima mia” La preghiera del salmo di questa domenica XXXII del tempo ordinario esprime il desiderio di chi cammina verso il Signore e vuole incontrarlo, abbeverarsi alle fonti della sua grazia, esultare di gioia all’ombra delle sue ali. Il salmo 62 è uno di quelli che gli israeliti cantavano nel pellegrinaggio verso Gerusalemme, un salmo ascensionale che accompagnava il cammino verso la Città santa, scandito dai canti e dal crescen- te desiderio di raggiungere la città dove c’era il grande tempio del Signore, la sua dimora in terra. La beatificazione di Eurosia Fabris Barban, che il Santo Padre benevolmente ha concesso di celebrare nella Cattedrale di Vicenza, Diocesi dove la nuova Beata è nata, vissuta ed è sepolta, rappresenta una tappa significativa e da ricordare perennemente nel pellegrinaggio di fede che la Chiesa vicentina ha compiuto nella sua storia e sta compiendo verso il suo Signore. Tanti sono i testimoni di questa fede, che, nata dal sangue dei martiri e confessori dei primi secoli dell’era cristiana, si è via via consolidata grazie ad una schiera di cristiani santi, vescovi, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose e laici, che sono ancora oggi onorati e venerati dal popolo di Dio di questa nostra terra e che rappresentano una luce luminosa nel cammino ecclesiale della comunità diocesana. Come le vergini sagge della parabola evangelica, i nostri Beati e Santi, dai martiri Felice e Fortunato al diacono san Vincenzo, da santa Bertilla e santa Bakhita alla beata Gaetana Sterni, dal beato fr. Claudio Granzotto al beato Giovanni Antonio Farina, hanno atteso la venuta dello Sposo divino con le lampade accese ripiene dell’olio della loro carità verso Cristo e gli uomini e sono entrati nella nozze eterne per gustare la festa senza fine del suo Regno. Accanto a loro una schiera innumerevole di uomini e donne ne hanno seguito l’esempio, e anche se la Chiesa non li propone come modelli riconosciuti di santità, sono stati ritenuti, senza dubbio, degni di partecipare al banchetto eterno, perché fedeli e saggi sono andati incontro allo sposo vivendo il Vangelo nelle proprie famiglie e comunità e nelle varie vocazioni che il Signore ha loro donato. Oggi una di queste persone semplici e popolari, espressione di una famiglia come tante delle nostre famiglie, viene beatificata dalla Chiesa per insegnare che è lì, nel vissuto concreto di ogni giorno, nella ferialità della propria esistenza, che ci si può santificare secondo la vocazione propria di ciascuno. E POSTULATIONE GENERALI La Chiesa è viva, ha proclamato con forza Papa Benedetto XVI nell’omelia che ha segnato l’inizio del suo pontificato. Lo ha ripetuto ai giovani nella Giornata mondiale della gioventù a Colonia. Anch’io affermo che la Chiesa di Vicenza è viva e lo manifesta con questa beatificazione. Dai frutti, infatti, si riconosce se un albero è buono e fecondo. E il frutto più bello e ricco, dono dello Spirito Santo alla Chiesa, è la santità. Questo evento deve dunque infondere in tutti noi pastori, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e fedeli della Diocesi motivi di grande fiducia e impegno per rinnovare la fede in Cristo, testimoniarla con gioia nell’esistenza di ogni giorno mediante la carità, vincere ogni timore e scoraggiamento e camminare insieme nella certezza che il Signore è con noi e ci sorprende con segni e testimonianze meravigliose. Dobbiamo essere tutti più convinti che non sono principalmente la quantità del lavoro e l’affannato attivismo pastorale che fanno crescere la comunità cristiana, ma la qualità della sua fede e della carità. Una Chiesa non la si organizza, ma la si genera con la fecondità dei carismi. E tra tutti i carismi il più necessario è la santità. Al vigore del linguaggio, alla forza degli argomenti, all’efficienza delle strutture, la sensibilità dell’uomo contemporaneo può anche opporre resistenza, ma si arrende facilmente davanti ai segni della santità. Mamma Rosa viene indicata come modello di una santità possibile a tutti, perché, da sposa e madre, è vissuta nella semplicità evangelica del dono di sé e del sacrificio per amore, nel quotidiano di una vita di famiglia accettata con le sue pene e sofferenze, gioie e speranze, nella continua ricerca della volontà di Dio da accogliere e fedelmente servire, non solo dentro la propria casa ma nella comunità, ossia verso tutti coloro che sono nel bisogno. Da qualche anno l’attenzione forte della nostra Diocesi è rivolta alla famiglia considerata nella sua centralità educativa e cristiana. Il tema “Cristiani si diventa in famiglia” trova nella vita della Beata un luminoso esempio per ogni madre e per ogni famiglia. 415 Oggi possiamo annunciare con gioia che non solo cristiani, ma anche santi si diventa in famiglia. Mamma Rosa, di fronte alle prove dure che la sua comunità familiare dovette superare, amava ripetere: “Coraggio sempre. Facciamo la volontà di Dio e vedrete che Egli ci aiuterà. Il Signore ci ama tanto ed è morto per noi. Perché diffidare della sua Provvidenza?”. È la fede in Dio il motore della santità della Beata, una fede che si impasta con i problemi esistenziali che vengono vissuti come eventi di grazia anche quando esigono di essere portati, come la croce di Cristo, con spirito di obbedienza e di sacrificio. Così la famiglia diviene una continua scuola di vita cristiana dove genitori e figli si aiutano a camminare verso il Signore con la lampada della fede accesa, alimentata dall’olio dell’amore. La carità di mamma Rosa stupiva tutti perché, oltre a seguire la sua numerosa famiglia, riusciva a trovare il tempo di visitare le persone ammalate e sofferenti del paese. Si conferma così che più uno vive dell’amore di Dio e più trova vie e tempo per amare gli altri. L’apertura generosa alla vita, il coraggio di affrontare le prove con serenità e fiducia in Dio,la cura dei figli perché crescano nella fede, in umanità e amore tra loro,la generosità verso chi è nel bisogno anche se fuori della propria famiglia sono solo alcuni dei tratti caratteristici della personalità dolce e forte di mamma Rosa e che possono essere additati come modello per le famiglie cristiane . Ma c’è anche un altro aspetto importante che merita di essere ricordato in questa solenne celebrazione: le vocazioni religiose di cui è stata arricchita la casa di mamma Rosa. Ben tre figli sacerdoti, due preti diocesani ed un religioso frate minore, una figlia suora, un altro figlio morto da seminarista e un figlio adottivo frate minore. Altri figli si sono sposati e hanno vissuto il loro Matrimonio ricevendone forza dall’esempio dei genitori. Le vocazioni dei figli sono state il frutto più bello e fecondo della fede e dell’amore che univa nel Matrimonio i due sposi e la loro famiglia. 416 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Oggi per molte famiglie la vocazione sacerdotale o religiosa di un figlio o di una figlia rappresenta un problema ed una preoccupazione non una gioia ed un invito ad aprirsi con generosità al disegno di Dio. Questo deriva certamente dal fatto che la gratuità del dono di sé ed il sacrificio che la scelta vocazionale comporta spaventano chi pensa al futuro, avendo davanti modelli alternativi, cha appaiono più facili e produttivi per la vita. Viene a mancare la fiducia in Dio e la gioia di accogliere la sua chiamata come grazia e dono grande per la stessa famiglia. Per mamma Rosa la gioia di vedere i figli incamminati sulla via della vita consacrata per aderire con tutto il cuore a Cristo era motivo di consolazione come lo era il vedere gli altri figli percorrere la vocazione matrimoniale formando buone e sane famiglie cristiane. Anche per questo aspetto vogliamo rendere grazie al Signore e chiedere l’intercessione della Beata, affinché le famiglie della nostra terra ritrovino il coraggio e l’orgoglio di donare un figlio o una figlia alla Chiesa. Di questa nuova stagione di vocazioni ha bisogno la nostra Diocesi e ne hanno bisogno i giovani e le ragazze, che cercano un senso alla vita e sentono nascere dentro di sé il desiderio di trovare la vera gioia interiore nel servizio di Dio e degli altri. I loro genitori e le nostre comunità siano attente e disponibili ad incoraggiare, accompagnare e sostenere con la preghiera e l’amicizia la ricerca vocazionale di questi giovani. Come mamma Rosa insegna, vale di più l’esempio e l’ambiente di vita che tanti discorsi. La testimonianza dei genitori, dei sacerdoti ed educatori e l’ambiente ricco di spiritualità e di fraternità della propria casa e parrocchia favoriscono lo sbocciare di autentiche vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al matrimonio cristiano. “Vegliate dunque perché non sapete né il giorno, né l’ora”. La parola di Gesù sprona a metterci nel giusto atteggiamento di preghiera e di attesa propri di questo tempo finale dell’anno liturgico. La vigilanza cristiana non è passività, ma impegno operoso su un piano diverso da quello che il mondo propone continuamente. Mamma Rosa vede riconosciute anche dalla Chiesa la fede e la carità che l’hanno guidata nella vita e gioisce in cielo della gloria che il Signore le ha riservato, perché ha sempre desiderato, come terziaria francescana, la semplicità e la povertà di spirito e ha camminato sulla via dell’umiltà e della docilità al volere di Dio. Questa è la via che permette di stare svegli e desti per accogliere la chiamata definitiva del Signore, che viene ad aprire la porta per partecipare alla gioia del banchetto di quelle nozze eterne preparate nel suo Regno, per coloro che lo aspettano con perseveranza. Siamo vigilanti, dunque, nella preghiera e nella carità per raccogliere subito l’invito del Signore e senza tentennamenti aderirvi con tutto il cuore. Mamma Rosa ci aiuti a camminare con questa tensione positiva e ricca di speranza, svolgendo il nostro dovere come ha fatto lei, con umile accettazione della vita e di tutte le sue realtà positive e problematiche, senza mai scoraggiarci ed allentare lo slancio del cuore nella ricerca del Signore, che si lascia trovare da chi lo desidera e lo accoglie ogni giorno con amore. Così sia. MONS. CESARE NOSIGLIA 3. Saluto del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi Eccellenze Reverendissime, distinte Autorità, Fratelli e sorelle carissimi, prima che questa solenne Liturgia volga al termine e mentre rendo grazie al Signore per il dono fatto alla Chiesa di una nuova testimone della sua santità, desidero dirVi la mia gioia sincera per essere qui, a Vicenza, in questa circostanza storica, a condividere la vostra esultanza e a trasmettervi, con il suo saluto, la paterna ed apostolica benedizione del nostro amato Santo Padre Benedetto XVI. Vi sono poi cordialmente grato per la festosa accoglienza che mi è stata riservata e per la vostra esemplare partecipazione al rito di beatificazione della Venerabile Euro- E POSTULATIONE GENERALI sia Fabris Barban. Sono grato, in modo particolare a Sua Eccellenza Monsignor Cesare Nosiglia, vostro carissimo ArcivescovoVescovo, per la sua squisita e fraterna ospitalità, e a quanti hanno concorso a rendere solenne questo incontro di preghiera. Dopo la beatificazione del vescovo vicentino Giovanni Antonio Farina e della Fondatrice delle Suore della Divina Volontà Gaetana Sterni (4 novembre 2001), e mentre altre Cause vicentine si avvicinano al desiderato traguardo, oggi questa Chiesa particolare esulta per la glorificazione di un’umile Terziaria Francescana, che fu insieme sposa e madre esemplare, nonché generosa educatrice di una schiera di figli da lei generati o adottati. La Beata Eurosia ci ripete oggi, con il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, che “le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno” (NMI, 31 ) e che la santità è “misura alta della vita cristiana ordinaria” (ivi). La novella Beata, con l’eloquente testimonianza della sua vita umile e nascosta, ci conferma che la santità non è preclusa ad alcuno e che non è riservata solo a pochi privilegiati, ma che resta una vocazione per tutti i battezzati, come ci ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II. Alla santità, che è la prima e fondamentale vocazione che il Padre in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo rivolge ad ogni membro della Chiesa, sono chiamati anche i laici, a pieno titolo e senza alcuna differenza dagli altri battezzati. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II era lieto di affermare che ringraziava il Signore per avergli “concesso di beatificare e canonizzare...tanti cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita” (NMI, 31). “Mamma Rosa”, come voi chiamate con affetto la novella Beata, ne è una prova confortante. Essa, perciò, vi invita con la dolcezza della sua maternità, ad accogliere con gioia e con risolutezza l’invito alla santità che ci viene da lei, figlia di questa terra benedetta, che ha percorso le vostre strade ed ha sperimentato le vostre stesse difficoltà. 417 La beata Eurosia ci precede nell’accoglienza delle beatitudini del Vangelo, nella attiva e consapevole partecipazione alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa, nell’ascolto e nell’accoglienza della Parola di Dio, nella pratica del comandamento dell’amore cristiano, nel servizio ai più piccoli dei fratelli, specialmente ai poveri e ai dimenticati, per essere, come lei, costruttori del Regno di Dio nella storia dell’uomo. E’ il mio augurio orante ed è l’auspicio che depongo nel cuore della novella Beata, perché, insieme con la Vergine di Monteberico e con i Santi patroni di questa diocesi, interceda per voi e continui a mostrarci il volto di Colui che è la gloria e la letizia dei Santi! CARD. JOSÉ SARAIVA MARTINS 4. Profilo della Beata Eurosia Fabris nacque a Quinto Vicentino, un comune agricolo a pochi chilometri da Vicenza in Italia, il 27 settembre 1866 da Luigi e Maria Fabris, contadini. Nel 1870, a 4 anni, Eurosia si trasferì con la famiglia a Marola, frazione del comune di Torri di Quartesolo (Vicenza) dove rimarrà per tutta la vita. Frequentò solo le prime due classi elementari tra il 1872 e il 1874, dovendo aiutare i genitori nei lavori dei campi e la mamma nel disbrigo delle faccende domestiche. Le bastò, tuttavia, per imparare a scrivere e a leggere i testi sacri o di argomento religioso come il catechismo, la storia sacra, la Filotea, le Massime eterne di S. Alfonso dei Liguori. Oltre che nelle faccende domestiche, aiutava la mamma anche nel mestiere di sarta, nel quale Eurosia diventerà poi maestra. Ricca di doti umane e religiose, Eurosia sarà sempre attenta alle esigenze della sua famiglia. A dodici anni ricevette la prima Comunione. Da quel giorno si accostò al sacramento eucaristico in ogni festa religiosa, non essendo ancora in quel tempo praticata la comunione quotidiana. Bisognerà attendere il famoso Decreto di san Pio X nel 1905. Iscritta alla Associazione delle Figlie di Maria nella parrocchia di Marola, fu assi- 418 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III dua alle riunioni periodiche del gruppo, ne osservava lo statuto con diligenza. A infervorare la sua pietà mariana contribuì anche il vicino santuario della Madonna di Monte Berico, punto di riferimento per la sua devozione, poiché il santuario era visibile, alto sul colle, da Marola. Oggetto delle sue devozioni furono lo Spirito Santo, il Presepio, il Crocifisso, il Tabernacolo, la Vergine Santissima, le anime del Purgatorio. Fu apostola in famiglia, tra le amiche e in parrocchia, dove insegnava il catechismo alle fanciulle nonché alle giovani che frequentavano la sua casa, per apprendere l’arte del taglio e del cucito. A 18 anni Eurosia è una giovane seria, pia e laboriosa. Queste virtù e la sua avvenenza fisica non passano inosservate, procurandole diverse proposte di matrimonio, che lei mai prese in considerazione. Nel 1885 Rosina (così era anche chiamata in famiglia) fu colpita da un evento straziante: una giovane sposa, vicina di casa, morì, lasciando tre figlie in tenerissima età, la prima delle quali morirà dopo breve tempo. Le altre due, Chiara Angela e Italia, contavano rispettivamente 20 e 4 mesi. Col padre delle due orfanelle convivevano uno zio e il nonno, ammalato cronico: tre uomini di carattere diverso e spesso in diverbio tra loro. Rosina ne fu profondamente commossa. Per sei mesi, ogni mattina, si recava a curare quelle bimbe e a riordinare quella casa. Poi seguendo il consiglio dei parenti e dello stesso parroco, dopo di aver pregato intensamente, accettò di sposare Carlo, ben consapevole dei sacrifici che avrebbe incontrato. Lei considerò la cosa come volontà di Dio che la chiamava a una nuova missione. Il Parroco poi dirà: “Questo fu davvero un atto eroico di carità verso il prossimo”. Il matrimonio fu celebrato il 5 maggio 1886, e allietato da nove figli, ai quali vanno aggiunte le due bambine orfane e altri accolti in casa, tra i quali Mansueto Mazzucco, entrato poi nell’Ordine dei Frati Minori con il nome di fr. Giorgio. A tutte queste creature “Mamma Rosa”, come fu chiamata dopo il matrimonio, donò affetto, premure, sacrifici e solida formazione cristiana. Nel triennio 1918-1921, tre dei suoi figli furono ordinati sacerdoti: due diocesani e uno francescano (P. Bernardino) che sarà poi il suo primo biografo. Una volta sposata, realizza, con massima fedeltà, i suoi programmi di vita coniugale: profonda comunione con il marito, del quale diviene consigliera e consolatrice; tenero amore per tutti i figli; capacità lavorativa al di fuori della norma; attenzione a farsi carico di ogni esigenza altrui; intensa vita di preghiera, amore a Dio, devozione all’Eucaristia e alla Vergine Maria. Eurosia diviene per la famiglia un vero tesoro, la donna forte di cui parla la S. Scrittura. Seppe far quadrare il bilancio familiare, molto magro, pur esercitando una intensa carità verso i poveri con i quali condivideva il pane quotidiano; carità e cura verso gli ammalati con assistenza continua e prolungata; fortezza eroica nel corso della malattia che condusse alla morte suo marito Carlo Barban nel 1930. Entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano oggi OFS, frequentandone le riunioni ma soprattutto vivendone lo spirito in povertà e letizia, nel lavoro e nella preghiera, nella delicata attenzione verso tutti, nella lode a Dio Creatore, fonte di ogni bene e di ogni nostra speranza. La famiglia di mamma Rosa fu davvero una piccola chiesa domestica dove ella seppe educare i figli alla preghiera, all’obbedienza, al timore di Dio, al sacrificio, alla laboriosità e a tutte le virtù cristiane. In questa missione di madre cristiana, Mamma Rosa si è sacrificata e consumata con un lento continuo logorio, giorno per giorno, come una lampada sull’altare della carità. Morì l’8 gennaio 1932. E’sepolta nella chiesa di Marola, in attesa della Risurrezione. Il processo canonico per la beatificazione e canonizzazione fu iniziato solo il 3 febbraio 1975 presso la curia vescovile di Padova, dopo aver superato le incomprensioni e le difficoltà insorte tra le diverse persone giuridiche che dovevano promuoverne la Causa. Fulgido modello di una santità vissuta nel quotidiano familiare nonché mamma di figli sacerdoti e religiosi animati dal suo esempio di cristiana autentica le è stato attribuito, il 7 luglio 2003, da Giovanni Paolo II il titolo di E POSTULATIONE GENERALI “Venerabile” con il riconoscimento dell’eroicità delle singole virtù da lei praticate. Con la sua Beatificazione si realizza l’auspicio di Pio XII: “Bisogna far conoscere quest’anima bella, ad esempio delle famiglie di oggi!”. 5. Il nuovo ritratto della Beata Il nuovo ritratto della Beata Eurosia Fabris Barban, che è stato esposto in venerazione per la prima volta nel giorno della sua beatificazione, è opera del maestro Giuseppe Antonio Lomuscio, su commissione della Postulazione Generale dei Frati Minori. Il pittore, che vive ed opera a Trani (BA), è uno dei più apprezzati autori delle immagini di Servi e Serve di Dio, utilizzate in occasione delle numerose cerimonie di Beatificazione e Canonizzazione, che hanno contraddistinto il pontificato di Giovanni Paolo II. In particolare ricordiamo, per la Diocesi di Vicenza, il ritratto del Beato Vescovo Giovanni Antonio Farina. La nuova immagine della Beata Eurosia è una rielaborazione del ritratto finora noto del pittore Ermilio Lazzaro di Roma, diffuso quando la Causa muoveva i primi passi. Di esso conserva la medesima foggia dell’abito, semplice e austero, di cui ci parlano le testimonianze processuali, lo stesso atteggiamento orante, simboleggiato dalla corona del rosario e dalla croce. Tuttavia, riprendendo i tratti somatici della famosa “foto ricordo” scattata in occasione del suo 40° di matrimonio, l’unica apprezzabile tra le poche di lei pervenuteci, è riproposta in età volutamente più giovanile quando, sposa laboriosa e virtuosa di Carlo Barban, accudiva la numerosa famiglia. FR. GIANNI CALIFANO, OFM 2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae Rosae Flesch CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N. 1207-16/05 TREVIREN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei MARIAE ROSAE (In sae- 419 culo: Margaritae Flesch) Fundatricis Congregationis Sororum Franciscalium Beatae Mariae Virginis Angelorum. Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Rosae (in saeculo: Margaritae Flesch), Fundatricis Congregationis Sororum Franciscalium Beatae Mariae Virginis Angelorum, suo indigeat Ponente, Rev.mus P. Lucas De Rosa, Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem eiusdem Servae Dei Causae eligere ac deputare benigne dignetur. Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum Dominum D. Linum Fumagalli, Episcopum Sabinensem-Mandelensem, Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis eiusdem Servae Dei Mariae Rosae (in saeculo: Margaritae Flesch), omnibus cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 9 mensis Novembris A.D. 2005. IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS +EDUARDUS NOWAK Archiepiscopus tit. Lunensis a Secretis Praefectus 3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei Gonzalez Puig CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N. 1706-13/05 ILLERDEN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei SPEI GONZALEZ PUIG Fundatricis Congregationis Missionariarum Servarum ab Immaculato Corde Mariae. Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Spei Gonzalez Puig, Fundatricis Congregationis Missionariarum Servarum ab Immaculato Corde Mariae, 420 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III suo indigeat Ponente, Rev.mus P. Lucas De Rosa, O.F.M., Postulator legitime constitutus in eiusdem Servae Dei Causa, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem eiusdem Servae Dei Causae eligere ac deputare benigne dignetur. Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum Dominum D. Andream Mariam Erba, B., Episcopum Veliternum-Signinum, Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis eiusdem Servae Dei Spei Gonzalez Puig, omnibus cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 12 mensis Novembris A.D. 2005. IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS +EDUARDUS NOWAK Praefectus Archiepiscopus tit. Lunensis a Secretis 4. Postulator generalis gratias agit Summo Pontifici pro Beatificatione Ven. SD Eurosiae Barban POSTULAZIONE GENERALE DEI FRATI MINORI Roma, S. Maria Mediatrice, 14 novembre 2005 Beatissimo Padre, con sentimenti di filiale devozione, ho la gioia di esprimere alla Santità Vostra la profonda gratitudine degli Attori della Causa (Frati Minori della Provincia Veneta di S. Antonio) e mia, per aver decretato gli onori dei Beati alla Serva di Dio Eurosia Fabris Barban, madre di famiglia e Terziaria francescana, e per averne autorizzata la solenne beatificazione nella cattedrale di Vicenza, lo scorso 6 novembre, con la autorevole presenza del Sig. Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La decisione della Santità Vostra costituisce un nuovo, significativo gesto di paterna benevolenza verso la Famiglia Francescana che nella Beata Eurosia ha ora un nuovo testimone delle virtù tipicamente francescane della semplicità e dell’umile servizio, oltre a quello di una maternità custode e promotrice del dono della vita e di “modello di vita cristiana nello stato laicale” come Lei l’ha definita all’Angelus di domenica 13 novembre 2005. Con l’umile ringraziamento di quanti hanno partecipato alla Liturgia di beatificazione, La prego di accogliere l’unito esemplare della speciale medaglia coniata a ricordo dell’avvenuta beatificazione, e di benedire, con il sottoscritto, i devoti della novella Beata e l’intera Famiglia Serafica, lieto di professarmi della Santità Vostra devotissimo ed obbedientissimo figlio FR. LUCA M. DE ROSA, OFM Postulatore generale 5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem generalem missa SEGRETERIA DI STATO PRIMA SEZIONE - AFFARI GENERALI Dal Vaticano, 22 novembre 2005 Reverendo Padre, con devoto pensiero, Ella, anche a nome dei Frati Minori della Provincia Veneta, ha fatto pervenire al Sommo Pontefice fervide espressioni di ossequio e di gratitudine, in occasione della recente Beatificazione della Serva di Dio Eurosia Fabris Barban, unendo il dono di una pregevole medaglia coniata a ricordo del felice evento. Il Santo Padre, riconoscente per il segno di spirituale vicinanza alla Sua persona ed al Suo ministero, ricambia di cuore invocando, per l’intercessione del Serafico Padre San Francesco d’Assisi e della Beata Eurosia l’abbondanza dei celesti favori e volentieri invia a Lei, ai Confratelli e a quanti Le stanno a cuore l’implorata Bene- E POSTULATIONE GENERALI dizione Apostolica, pegno di pace e di letizia nel Signore. Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima dev.mo nel Signore + LEONARDO SANDRI Sostituto 6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N. 2183-3/02 VALENTINA. Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei RICHARDI PELUFO ESTEVE et XXXV SOCIORUM ex Ordine Fratrum Minorum in odium Fidei, uti fertur, interfectorum. In Ordinario Congressu, die 25 mensis Novembris huius anni 2005 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctorum sequens dubium disceptavit, nimirum: “An constet de validitate Inquisitionum Dioecesanarum Principalis et Suppletivae, apud Curiam ecclesiasticam Valentinam peractarum, super vita et martyrio necnon fama martyrii Servorum Dei Richardi Pelufo Esteve et XXXV Sociorum, ex Ordine Fratrum Minorum, in odium Fidei, uti fertur, interfectorum: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata in casu et ad effectum de quo agitur”. Haec Congregatio, attento voto ex officio redacto reque diligenter perpensa, rescripsit: Affirmative, seu constare de validitate earundem Inquisitionum Dioecesanarum in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis de iure sanandis, et ad mentem. Mens autem est ut “Positio super Martyrio” praefatorum Servorum Dei methodologia historica parari et examini Consultorum Historicorum eiusdem Congregationis subici debeat. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 25 mensis Novembris A.D. 2005. 421 IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS +EDUARDUS NOWAK Archiepiscopus tit. Lunensis a Secretis Praefectus 7. Facultas viam virtutum aggrediendi in Causa SD Antonii Seghezzi CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N. 1768-11/05 BERGOMEN. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei ANTONII SEGHEZZI Sacerdotis Dioecesani. Rev.mus P. Lucas De Rosa, O.F.M., Postulator legitime constitutus in Causa Servi Dei Antonii Seghezzi, Sacerdotis Dioecesani, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut Causa eiusdem Servi Dei per viam virtutum procedi possit, licet praefatam Causam per viam martyrii peragi posse olim statutum esset. Haec Congregatio, attentis peculiaribus in supplici libello expositis adiunctis necnon voto Rev.mi P. Hieronymi Fokcinski, S.I., Relatoris eiusdem Servi Dei Causae, pro gratia iuxta preces benigne annuit: servatis de cetero omnibus de iure servandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 2 mensis Decembris A.D. 2005. IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS +EDUARDUS NOWAK Archiepiscopus tit. Lunensis a Secretis Praefectus 8. Facultas Transumptum Inquisitionis dioecesae aperiendi in Causa Ven. SD Seraphinae Gregoris CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N. 1529-13/05 VENETIARUM. Beatificationis et Cano- 422 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III nizationis Venerabilis Servae Dei SERAPHINAE (In saeculo: Victoriae Gregoris) Religiosae professae Instituti Sororum Franciscalium a Christo Rege. Rev.mus P. Lucas De Rosa, O.F.M., Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut Transumptum Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Victoriensem Venetorum peractae, super adserta mira sanatione Sororis Salomes Iosephae Ferraro, per intercessionem Venerabilis Servae Dei Seraphinae (in saeculo: Victoriae Gregoris), Religiosae professae Instituti Sororum Franciscalium a Christo Rege, obtenta, clausum sigillisque munitum in actis eiusdem Congregationis asservatum, aperiri possit. Haec Congregatio, attentis expositis, pro gratia iuxta preces benigne annuit: servatis de cetero omnibus de iure servandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 17 mensis Decembris A.D. 2005. IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS +EDUARDUS NOWAK Archiepiscopus tit. Lunensis a Secretis 9. Notitiae particulares Praefectus 1. Promulgatio Decretorum Il 19 dicembre 2005, nel corso dell’udienza accordata dal Santo Padre Benedetto XVI al Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Sommo Pontefice autorizzò la promulgazione dei seguenti Decreti relativi ad alcune Cause curate dalla nostra Postulazione e attestanti: • il miracolo attribuito alla intercessione del Venerabile Servo di Dio Agostino Thevarparampil, sacerdote della Eparchia di Palai in India, nato nel 1891 e morto il 16 ottobre 1973; • il martirio dei Servi di Dio Vittorio Chu- millas Fernandez e XXI Soci, dell’Ordine dei Frati Minori (Provincia di Castiglia in Spagna), uccisi in odium Fidei nel 1936; • le virtù eroiche dei Beati Simone da Lipnica, sacerdote OFM della Provincia dell’Immacolata Concezione in Polonia, nato nel 1435 c. e morto a Cracovia il 18 luglio 1482, il cui culto fu confermato il 24 febbraio 1685, e Camilla Battista Varano, dell’Ordine di S. Chiara, nata a Camerino in Italia nel 1458 ed ivi morta il 31 maggio 1524, il cui culto fu confermato il 7 aprile 1843, nonché del Ven. Servo di Dio Massimo Rinaldi, vescovo di Rieti, della Congregazione dei Missionari di S. Carlo (Scalabriniani), nato nel 1869 e morto a Roma il 31 maggio 1941. 2. Congregationes Ordinariae super virtutibus Il 6 e il 13 dicembre 2005, in due distinte sessioni, i Padri Cardinali e Vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Congregazione Ordinaria, premessa una dettagliata relazione da parte dei rispettivi Ponenti delle due Cause, espressero il loro unanime giudizio affermativo in ordine all’eroicità delle virtù praticate dalle Serve di Dio Maria Rosa Flesch, Fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane di S. Maria degli Angeli, nata a Wied in Germania nel 1826 e morta a Waldbreitbach il 25 marzo 1906, e Speranza Gonzalez Puig, Fondatrice della Congregazione delle Missionarie Serve del Cuore Immacolato di Maria, nata a Lleida in Spagna nel 1823 e morta a Mahon il 5 agosto 1885. 3. Congressus peculiares super virtutibus Nella duplice sessione del 27 settembre e del 28 ottobre 2005, i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Congresso Peculiare sotto la presidenza del Promotore generale della Fede, espressero il loro unanime voto favorevole (9/9) in merito all’esercizio eroico delle virtù da parte delle Serve di Dio Cleonilde (Nilde) Guerra, giovane laica, nata a S. Po- E POSTULATIONE GENERALI tito di Lugo in Italia nel 1922 e morta a Bologna il 19 maggio 1949, e Maria Fidelis Weiss, religiosa professa del Terz’Ordine di S. Francesco, nata a Kempten in Germania nel 1882 e morta a Reutberg l’11 febbraio 1923. 4. Introductio novae Causae Il 9 novembre 2005, presso il Centro culturale “Paolo VI” di Brescia, l’Ordinario diocesano Mons. Giulio Sanguineti dava avvio solenne all’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Fausto Gei, religioso professo dell’Associazione dei Silenziosi Operai della Croce, nato a Brescia nel 1927 ed ivi morto il 27 marzo 1968. 5. Conclusio Inquisitionis dioecesanae super miro A Vittorio Veneto (Treviso) il 3 dicembre 2005 il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti ha 423 dichiarato conclusa la Inchiesta diocesana sulla presunta guarigione miracolosa della Reverenda Sr. Salome Giuseppina Ferraro, attribuita alla intercessione della Venerabile Serva di Dio Serafina degli Angeli Gregoris (1873-1935), religiosa professa della Congregazione delle Suore Francescane di Cristo Re di Venezia. 6. Conclusio Inquisitionis historicae Il 5 dicembre 2005 fu consegnata alla Cancelleria della Congregazione delle Cause dei Santi la documentazione storica relativa alla Causa del Servo di Dio Luigi Sodo, vescovo di Telese o Cerreto Sannita, nato a Napoli nel 1811 e morto a Cerreto Sannita in Italia il 30 luglio 1895, non ancora acquisita agli Atti dei vari Processi celebrati nella diocesi di Cerreto Sannita-Telese-S. Agata dei Goti. FR. LUCA M. DE ROSA EX OFFICIO OFS 1. Francia: Forum per la Gioventù francescana Presso la casa Clarté Dieu d’Orsay, vicino a Parigi, nei giorni 17-18 settembre si è svolto l’incontro dei Responsabili per la pastorale giovanile della Famiglia francescana di Francia, per riflettere sul tema della Gioventù francescana. Erano presenti circa 30 persone tra Religiosi e Religiose francescani e Membri dell’OFS, incaricati della pastorale giovanile. Su invito di Fr. Eric Moisdon, OFM, membro della Commissione preparatoria, hanno partecipato Xavi Ramos, Consigliere della Presidenza CIOFS per la GiFra, e Fr. Ivan Matic, OFM, Assistente generale dell’OFS-GiFra. Xavi e Fr. Ivan hanno tenuto, all’inizio dell’incontro, una Relazione sulla della Gioventù francescana. I lavori sono poi proseguiti nei gruppi di studio e in Assemblea plenaria. Dall’insieme è emersa la necessità di organizzare la GiFra a livello nazionale, proponendo ai giovani questo cammino come una risposta concreta alle loro ricerche e al loro desiderio di vivere più profondamente la spiritualità francescana. Alla prima giornata ha partecipato anche il Ministro provinciale di Parigi, Fr. Henri Namur, OFM. Le decisioni e le proposte che sono scaturite durante i lavori del 1° giorno verranno portate a conoscenza della Conferenza della Famiglia francescana di Francia e, in modo particolare, di coloro che dovranno essere i primi responsabili per la GiFra: il Consiglio nazionale dell’OFS, per quanto riguarda l’animazione fraterna, e la Conferenza dei Superiori Maggiori del Primo Ordine, per quanto riguarda la cura spirituale e pastorale. Il 19 settembre Xavi e Fr. Ivan hanno avuto anche un incontro informativo con i due Assistenti nazionali dell’OFS: Fr. José Konler, OFM, e Fr. Gilés Riviére, OFMCap. 2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS Nei giorni 18-20 novembre a Fatima, nella casa di accoglienza dei Frati Cappuccini, si è celebrato il Capitolo Nazionale elettivo dell’OFS del Portogallo. Il Capitolo è stato presieduto da Encarnación del Pozo, Ministra generale dell’OFS, accompagnata da Fr. Ivan Matic, Assistente generale. Sono state tenute le seguenti relazioni: Vivere con allegria e speranza la nostra missione, (Fr. Severino Centomo, OFMConv, Assistente nazionale); L’OFS: un cammino di santità laicale (Fr. Ivan Matic); Situazione attuale dell’OFS e della GiFra; Assistenza spirituale. Al Capitolo hanno partecipato oltre a Fr. Severino anche altri due Assistenti nazionali: Fr. Cesar Pedrosa Pereira Pinto, OFMCap e Fr. Daniel Antonio Silveira Teixeira, OFM. Come Ministro nazionale è stato rieletto José Carlos Gorgulho Santos e come Consigliere internazionale Pedro Nuno Coelho. Il Capitolo si è concluso con la benedizione della sede del Centro nazionale dell’OFS del Portogallo e la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di LeiriaFatima, Mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, a cui era presente anche Fr. Isidro Pereira Lameles, OFM, Ministro provinciale di Portogallo, oltre a un grande numero di Francescani Secolari provenienti dalle varie Fraternità locali. 3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza degli Assistenti generali La Conferenza degli Assistenti spirituali generali (CAS), che ordinariamente si incontra una volta al mese, verso la fine di ogni anno ha un “tempo forte” per verificare il lavoro svolto e per programmare il 426 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III nuovo anno. Il “tempo forte” del 2005 è stato celebrato a Fatima (Portogallo), nei giorni 21-27 novembre, presso la casa dei Frati Cappuccini, dopo la conclusione del Capitolo nazionale elettivo dell’OFS. Erano presenti Fr. Samy Irudaya, OFMCap; Fr. Martin Bitter, OFMConv; Fr. Ivan Matic, OFM, mentre Fr. Michael Higgins, TOR, non ha potuto partecipare a causa della morte della mamma. Gli Assistenti hanno riflettuto sulle seguenti tematiche: Capitolo generale dell’OFS (5-12 novembre 2005), in particolare sulle conclusioni; Approvazione del calendario delle attività per l’anno 2006; Presenze ai Capitoli e Visite pastorali; Partecipazione ai Congressi OFS-GiFra; Preparazione dei Corsi per la formazione sia per i Francescani secolari che per gli Assistenti; Pubblicazione di Koinonia; Preparazione e pubblicazione del Manuale per l’assistenza all’OFS e alla GiFra. Nei giorni del “tempo forte” gli Assistenti hanno potuto visitare il Santuario e il Villaggio di Sr. Lucia e dei beati Francesco e Giacinta. 4. XI Capitolo generale dell’Ordine Francescano Secolare Assisi, 05-12.11.2005 I rappresentanti dei Francescani secolari di tutto il mondo si sono ritrovati ad Assisi dal 5 al 12 novembre 2005 per celebrare l’XI Capitolo generale. Oltre ai Capitolari, 57 provenienti da 46 Paesi diversi, erano presenti la Presidenza del Consiglio Internazionale (CIOFS), i Rappresentanti di Fraternità di nazioni emergenti, Relatori, Osservatori, e gli Incaricati per l’organizzazione. Tema del capitolo era: «La “novitas franciscana”: missione e testimonianza». Molti gli argomenti affrontati nelle giornate capitolari: missione e testimonianza dei laici alla luce del carisma francescano nei Continenti e nelle culture; rilancio della componente giovanile, chiamata a maggiore corresponsabilità nel vivere il carisma nell’OFS. Il Capitolo ha celebrato anche i 40 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, e l’VIII centenario di fondazione del carisma francescano. All’inizio dei lavori sono state presentate le Relazioni della Presidenza CIOFS da Encarnación del Pozo, Ministra generale, da Fr. Ivan Matic, per la Conferenza degli Assistenti generali e la relazione economica del Tesoriere generale, Carlo Cerù. Le relazioni hanno fatto il punto del cammino compiuto dalla Fraternità Internazionale OFS, nei primi tre anni dell’attuale Presidenza CIOFS. Sono stati rilevati, in particolare, il miglioramento della formazione e della presenza nel mondo dei Francescani secolari. È stata sottolineata la necessità di trasmettere il carisma francescano secolare alla Gioventù Francescana, invitando i Consiglieri Internazionali presenti ad essere un vero canale di comunicazione tra le Fraternità nazionali, che rappresentano, e il CIOFS. Mercoledì 9 novembre i Capitolari hanno partecipato all’udienza generale di Papa Benedetto XVI in Piazza S. Pietro a Roma. Il Papa, rivolgendosi ai rappresentanti dell’Ordine Francescano Secolare, li ha salutati augurando che il Capitolo generale sia «occasione di un rinnovato slancio apostolico nel diffondere dappertutto il Vangelo, sull’esempio di san Francesco d’Assisi». 1. Relazione della Conferenza degli Assistenti generali al Capitolo generale dell’OFS Assisi, 5 -12 novembre 2005 Carissime sorelle e fratelli, il Signore vi dia pace! Vi saluto cordialmente a nome della Conferenza degli Assistenti Spirituali Generali (CAS) e dei Ministri Generali del Primo Ordine e del TOR, dei quali siamo delegati per questo fraterno servizio all’OFS e alla GiFra a livello internazionale. Desidero anche, attraverso voi, salutare i Fratelli e le Sorelle dell’OFS e della GiFra di tutto il mondo. In questa relazione cercherò di condividere con voi quello che la Conferenza ha EX OFFICIO OFS vissuto e ha fatto in questi ultimi tre anni, a partire dall’ultimo Capitolo generale del novembre 2002. È tuttora viva nel mio cuore e nella mia mente, e credo anche in coloro che erano presenti nell’ultimo Capitolo, la gioia per l’esperienza della fraternità che abbiamo vissuto, per l’indimenticabile incontro del 22 novembre con il Santo Padre Giovanni Paolo II e per il messaggio che ci ha donato. Di questo voglio citare, in questa circostanza, alcune frasi, come memoria e come stimolo per il futuro. Anzitutto la frase in cui vengono sintetizzate le attese della Chiesa nei confronti dell’OFS: «La Chiesa attende dall’Ordine Francescano Secolare, uno e unico, un grande servizio alla causa del Regno di Dio nel mondo di oggi. Essa desidera che il vostro Ordine sia un modello di unione organica, strutturale e carismatica, a tutti i livelli, così da presentarsi al mondo quale “comunità di amore” (Regola OFS 26). La Chiesa aspetta da voi, Francescani Secolari, una testimonianza coraggiosa e coerente di vita cristiana e francescana, protesa alla costruzione di un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del Regno di Dio». E poi le parole che si riferiscono alla Regola e alle Costituzioni generali: «Studiate, amate, vivete la Regola dell’Ordine Francescano Secolare, approvata per voi dal mio predecessore Paolo VI. Essa è un autentico tesoro nelle vostre mani … studiate, amate, vivete anche le vostre Costituzioni Generali!». Dopo questi brevi richiami, che vogliono essere anche ringraziamento e riconoscenza a Giovanni Paolo II per il bene fatto ai Francescani secolari e alla Famiglia francescana, vi presento la relazione sul lavoro svolto dalla Conferenza degli Assistenti generali, suddivisa in tre punti: Conferenza degli Assistenti generale, Valutazione dell’ultimo triennio e Progetti per il futuro. 1. Conferenza degli Assistenti Spirituali Generali (CAS) Durante l’ultimo Capitolo generale la Conferenza era composta da Fr. Valentin Redondo (Presidente), OFMConv, Spagna; 427 Fr. Ben Brevoort, OFMCap, Indonesia; Fr. Michael Higgins, TOR, USA; Fr. Ivan Matiç (Segretario), OFM, Croazia. Proprio durante il Capitolo generale, dopo la elezione della nuova Presidenza, Fr. Ben Brevoort è stato sostituito, dopo 12 anni di instancabile servizio, dal nuovo Assistente generale Fr. Samy Irudaya dell’India. Nel luglio 2004 c’è stato un altro cambiamento nella Conferenza: Fr. Martin Bitzer, OFMConv, Argentina, è stato nominato Assistente generale in sostituzione di Fr. Valentin Redondo, eletto Ministro provinciale in Spagna nel maggio 2004. Attualmente la Conferenza è formata da Fr. Michael Higgins, TOR; Fr. Martin Bitzer, OFMConv; Fr. Samy Irudaya, OFMCap, Segretario; Fr. Ivan Matic, OFM, Presidente. Il servizio di assistenza collegiale che offriamo all’OFS e alla GiFra, a livello internazionale, permette anche a noi di vivere la vocazione in spirito fraterno di famiglia, collaborando in tutto nel servizio e nelle nostre responsabilità, come Conferenza, nei confronti della Presidenza CIOFS, di cui siamo membri di diritto, e dell’OFS e della GiFra. Siamo consapevoli che questo nostro servizio è un segno forte per tutta la Famiglia francescana e in modo particolare per voi Francescani secolari. Infatti, in qualità di Delegati dei nostri Ministri generali e come testimoni della spiritualità francescana e dell’affetto fraterno dei Frati verso di voi, abbiamo cercato di essere, in spirito di condivisione vitale, segno della comunione che esiste tra i nostri Ordini e l’OFS (cfr. CC.GG. art. 89). a. Incontri della Conferenza La Conferenza si è radunata ordinariamente una volta al mese in una delle nostre Curie generali; una seconda volta, tempo ed impegni permettendo, presso il Segretariato del CIOFS per un momento di preghiera e condivisione. In questo triennio ci siamo riuniti circa 25 volte; tra queste 3 volte per un incontro annuale che chiamiamo “Tempo forte”. È un incontro di fine anno, della durata di al- 428 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III meno quattro o cinque giorni, per vivere e lavorare insieme, per verificare il lavoro svolto durante l’anno e per programmare insieme il calendario del nuovo anno. Abbiamo avuto in questo triennio tre incontri di questo tipo: 2 - 6 dicembre 2002, convento dei SS. Ansano e Antonio di Spoleto; 10 - 13 dicembre 2003, convento di S. Francesco di Cori; 23 - 30 novembre 2004, convento di S. Bonaventura di Madrid. I temi che la Conferenza ha trattato nei suoi incontri sono stati i seguenti: • Relazioni sulle visite pastorali e partecipazione ai Capitoli nazionali elettivi. Si è trattato di occasioni di grande importanza per noi, poiché ci ha permesso di seguire più da vicino la vita e le varie attività delle varie Fraternità sparse nel mondo. • Attività diverse. In comunicazione stretta con la Ministra generale, con i membri della Presidenza e in modo particolare con il Segretariato generale, la Conferenza ha seguito sempre con grande interesse tutta la vita e l’attività dell’OFS. • Programmazione. Negli incontri della Conferenza abbiamo studiato e discusso sulle varie richieste che sono pervenute dalla Presidenza CIOFS, dai Consigli nazionali dell’OFS, dalle Conferenze degli Assistenti nazionali o da altre parti; si è deciso come partecipare alle Visite pastorali, ai Capitoli, Congressi o ai vari Corsi di formazione. • Bollettino “Koinonia”. È una pubblicazione trimestrale, nelle quattro lingue ufficiali dell’OFS, con un articolo di fondo, e con altre informazioni importanti per l’assistenza spirituale e per la vita stessa dell’OFS. Il Bollettino è stato redatto dalla Conferenza e spedito a più di 1000 indirizzi postali e a tanti altri per via e-mail. Dal 2002 al 2005, sono state affrontate varie tematiche, tenendo presente che nel 2003 e nel 2004 sono stati privilegiati quelle inerenti al 25° anniversario della Regola dell’OFS e alle priorità del Capitolo generale. Questo il prospetto dei temi: • Anno 2002: L’OFS che vogliamo per il terzo millennio (n. 1); L’OFS: casa e scuola della comunione (n. 2); L’OFS, una vocazione propriamente laicale: identità e appartenenza (n. 3); X Capitolo generale dell’OFS (n. 4). • Anno 2003: Presenza attiva dei Francescani Secolari nel mondo (n. 1); Formazione dei Francescani secolari (n. 2); Comunione vitale reciproca nella Famiglia Francescana (n. 3); Regola dell’OFS, Documento d’ispirazione per la GiFra (n. 4). • Anno 2004: L’Ordine Francescano Secolare all’interno della Famiglia Francescana (n. 1); Gioventù Francescana e pastorale vocazionale (n. 2); I Consigli evangelici nella professione dell’OFS (n. 3); L’assistenza spirituale: servizio a una vocazione specifica. • Anno 2005: La Fraternità vive dell’Eucaristia (n. 1); L’Eucaristia la fonte della luce che offriamo al mondo (n. 2); L’Eucaristia, sorgente di fraternità e manifestazione dell’unità (n.3); L’Eucaristia nella vita e nella missione dei Francescani (n. 4). b. CAS nella Presidenza CIOFS Come membri della Presidenza CIOFS gli Assistenti generali hanno partecipato a tutte le riunioni della Presidenza, in tutto 6 nel triennio, e sono stati coinvolti sia nella preparazione che nell’attuazione delle decisioni della Presidenza. Una responsabilità particolare per gli Assistenti è stata la preparazione, con l’aiuto dei Consiglieri, della liturgia per i giorni della riunione della Presidenza. c. Incontri con Ministri provinciali, Custodi e Visitatori generali Durante gli incontri dei Ministri provinciali, avvenuti in alcune nostre Curie generali, gli Assistenti generali hanno avuto l’opportunità di tenere una relazione sulla vita dell’OFS e sull’assistenza. Questi incontri si sono rivelati molto importanti, perché ci hanno dato la possibilità di metterci in contato diretto con coloro che sono i primi responsabili dell’assistenza spirituale e pastorale dell’OFS-GiFra nei vari paesi. La stessa opportunità l’abbiamo avuta durante gli incontri dei Visitatori generali, EX OFFICIO OFS che a nome del Ministro generale, visitano le varie Entità e hanno così la possibilità di incontrare i Francescani secolari che sono assistiti dal proprio Ordine. 2. Valutazione dell’ultimo triennio Subito dopo l’ultimo Capitolo generale del 2002 abbiamo cominciato a studiare le priorità del Capitolo per aiutare la Presidenza nella formulazione definitiva del testo e per offrire suggerimenti e proposte. A questo scopo, nella prima riunione della nuova Presidenza, sono state nominate varie Commissioni per meglio rispondere alle necessità dell’OFS e per l’attuazione delle priorità. Tutto il lavoro delle Commissioni è stato seguito attivamente dagli Assistenti generali. Con i membri della Presidenza del CIOFS abbiamo organizzato alcuni seminari di formazione per gli Assistenti e i Responsabili dell’OFS. Tra questi vanno segnalati il seminario per gli Assistenti dell’OFS/GiFra dell’Asia e Oceania, che si è svolto a Manila nei giorni 8-15 novembre 2003, e quello per l’OFS di Bielorussia, che si è tenuto a Varsavia, dal 4 al 6 febbraio 2005, e che è stato organizzato con l’aiuto del Consiglio nazionale dell’OFS di Polonia. Ci sono poi stati tanti altri piccoli incontri formativi che ogni Assistente generale ha tenuto, approfittando dei Capitoli, delle Visite o di altre circostanze. Nel campo dell’assistenza spirituale si è notato un approfondimento del significato dell’assistenza spirituale e pastorale, in modo particolare attraverso i Corsi di formazione organizzati a livello delle varie Fraternità Nazionali (Polonia, Spagna, Croazia, Slovenia, Venezuela, Messico, Viet Nam, Asia ed Oceania, ecc.), con l’aiuto dei membri della Presidenza e di alcuni esperti, religiosi e secolari, invitati a partecipare ai Corsi di formazione. Gli Assistenti generali hanno lavorato nelle Commissioni della Presidenza CIOFS: nella Commissione per la formazione, Fr. Samy Irudaya, OFMCap, e Fr. Martin Bitzer, OFMConv; nella Commissione per la presenza nel mondo, Fr. Michael Higgins, TOR; nella Commissione 429 GiFra, Fr. Ivan Matic, OFM. Per la Commissione giuridica abbiamo chiesto il contributo di Fr. Valentin Redondo, OFMConv. È da notare che tale collaborazione ha occupato una parte sempre più consistente del tempo dei singoli Assistenti. Una altro servizio non indifferente è stato prestato dagli Assistenti per la revisione degli Statuti nazionali che devono essere poi approvati dalla Presidenza. Sono stati rivisti e inviati a tutte le Fraternità nazionali, nelle quattro lingue ufficiali, il documento GiFra: Cammino di vocazione francescana; il Modello di Statuto nazionale; e il programma di formazione per la GiFra. Inoltre la Commissione GiFra, con l’aiuto del Consiglio nazionale dell’OFS della Germania, ha organizzato l’Incontro internazionale della GiFra, che si è svolto dal 12 al 15 agosto 2005 a Vossenack in Germania, in occasione della XX° Giornata Mondiale della Gioventù che si è celebrata a Colonia, in Germania, nei giorni 1621 agosto 2005. Ai membri della Presidenza gli Assistenti generali hanno offerto la loro collaborazione, con grande interesse ed entusiasmo, nel servizio di animazione e guida di tutte le Fraternità dell’OFS-GiFra nel mondo, con speciale attenzione e amore verso le Fraternità emergenti e quelle in difficoltà. Con una particolare cura ci siamo dedicati all’accompagnamento della Fraternità dell’OFS d’Italia nel loro cammino verso l’unità, in stretta comunione con la Conferenza degli Assistenti nazionali, con frequenti contatti e collaborazione con i Ministri provinciali e, soprattutto, con il Consiglio nazionale dell’OFS. Inoltre diverse volte in questo ultimo anno, sempre per la questione dell’OFS d’Italia, ci siamo recati presso la Congregazione IVCSVA cercando di trovare insieme soluzioni opportune per raggiungere l’unità strutturale e organica anche in Italia, come è previsto dalla Regola e dalle Costituzioni generali dell’OFS. a. Presenze nei Capitoli, Visite, Congressi Durante questo triennio gli Assistenti generali hanno partecipato a diversi Capitoli 430 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III nazionali e Congressi, e hanno effettuato varie Visite pastorali. Riguardo alle presenze della CAS nei Capitoli, nelle Visite pastorali e nei vari Congressi diamo qui alcune brevi informazioni. • Capitoli. Nel triennio sono stati celebrati circa 59 Capitoli elettivi. • Visite pastorali. La Conferenza ha effettuato circa 21 visite pastorali. Abbiamo cercato sempre di collegare la visita pastorale con quella fraterna per dare un segno anche visibile del nostro servire assieme ai membri della Presidenza CIOFS. • Congressi. Si sono svolti diversi Congressi dell’OFS-GiFra, a cui abbiamo partecipato anche noi Assistenti generali: Congresso dell’OFS di Asia ed Oceania, Congresso della GiFra Europea, Congresso dell’OFS/GiFra dell’America Latina e Congresso dell’OFS africano di lingua inglese. Quando non è stato possibile agli Assistenti generali partecipare a qualche Capitolo, la Conferenza ha delegato alcuni Assistenti nazionali o altri Frati ad essere presenti nei Capitoli a nome della CAS. Per questo vogliamo ringraziare, in questa occasione, coloro che ci hanno dato un mano in questo servizio, soprattutto per lo spirito di collaborazione e di comunione fraterna tra la Conferenza degli Assistenti generali e le varie Conferenze degli Assistenti nazionali, i Ministri provinciali e gli altri. Vogliamo sottolineare qui un’altra cosa. Anche se sta crescendo sempre di più la sensibilità delle Fraternità verso la nostra partecipazione ai Capitoli o le nostre Visite, tuttavia si deve dire che più della metà delle spese fatte per svolgere questo servizio è ancora a carico degli uffici degli Assistenti generali. La stessa cosa si deve dire per le spese dei nostri Delegati. b. Manuale per l’assistenza e aggiornamenti dei documenti Nel triennio la Conferenza ha anche lavorato, e continua a lavorare, sul Manuale per l’assistenza spirituale, con l’aiuto di Emanuela de Nunzio e Fr. Valentin Redondo. Non siamo riusciti a portare a termine il nostro progetto per questo Capitolo generale. Fra poco, però, sarà pronto in lingua italiana. Appena completato cercheremo di tradurre il testo nelle altre tre lingue ufficiali, così che il Manuale possa essere messo a disposizione, al più presto, degli Assistenti e dei Responsabili dell’OFS-GiFra. Inoltre la Conferenza sta per aggiornare il documento “Le indicazioni sulla formazione dei frati sull’assistenza all’OFS-GiFra”. Una volta aggiornato, il documento sarà inviato alle Case di formazione di tutte le Entità del Primo Ordine e del TOR, come sussidio per una approfondita conoscenza dell’OFS, così da poter offrire poi una migliore assistenza spirituale e pastorale all’OFS. La Conferenza ha ricevuto da varie Conferenze degli Assistenti e da singoli Assistenti richieste ed anche proposte concrete per la revisione dello Statuto per l’assistenza. 3. Progetti per il futuro La Conferenza degli Assistenti generali si propone per il prossimo triennio di continuare gli incontri regolari della Conferenza per riflettere ed approfondire le priorità dell’OFS e le tematiche che riguardano l’assistenza spirituale e pastorale. Tra l’altro ci proponiamo di: • Provvedere alle traduzioni, alla stampa e alla spedizione del Manuale per gli Assistenti in quattro lingue ufficiali. • Aggiornare, tradurre ed inviare a tutte le Entità del Primo Ordine e TOR Le indicazioni sulla formazione dei Frati sull’assistenza all’OFS-GiFra. • Studiare le questioni e le proposte in vista di una prossima revisione dello Statuto per l’assistenza. • Continuare con i Corsi e Seminari per la formazione dei Frati, dei Francescani secolari e di quanti sono interessati al servizio dell’assistenza. • Promuovere degli incontri formativi per i Ministri provinciali e per gli Assistenti nazionali per una assistenza più qualificata all’OFS. • Stimolare la creazione della GiFra nei paesi dove ancora non esiste e avere contatti più frequenti con le Fraternità na- EX OFFICIO OFS • • • • • • • • zionali per poter dare informazioni aggiornate sulla GiFra. Sostenere la GiFra tramite una più articolata assistenza spirituale a tutti i livelli. Favorire la collaborazione fra gli Assistenti e i Responsabili dell’OFS nella formazione e crescita della GiFra. Continuare ad accompagnare le Fraternità emergenti attraverso le visite e i vari incontri di formazione. Continuare con i progetti per la formazione in Africa, Asia e Europa dell’Est. Organizzare incontri, in occasione delle visite pastorali, con i Ministri provinciali, i Custodi, gli Assistenti nazionali, regionali e locali presenti nella nazione. Invitare il Primo Ordine e il TOR ad aggiornare i testi delle rispettive legislazioni non in armonia con la legislazione dell’OFS. Continuare a favorire i settori degli adolescenti e dei bambini per iniziare anche i piccoli alla conoscenza di Francesco e della Famiglia francescana. Promuovere una cultura della collaborazione, della cooperazione e della corresponsabilità fra francescani secolari e religiosi, in modo speciale, nell’evangelizzazione e nelle iniziative apostoliche e sociali. Conclusione A conclusione di questa relazione della Conferenza degli Assistenti generali desidero ringraziare, a nome della stessa Conferenza, tutti voi, carissimi sorelle e fratelli, per il vostro servizio e la dedizione con la quale servite le vostre Fraternità; per il vostro essere per noi segno meraviglioso di ciò che lo Spirito Santo suscita ed opera anche oggi tramite persone che sono disponibili a vivere il Vangelo in modo francescano nella Chiesa e nel mondo. Inoltre il nostro più sincero ringraziamento va ai nostri Ministri generali per il loro sostegno ed incoraggiamento, e in modo particolare alla Ministra generale dell’OFS, Encarnación del Pozo, e a tutti gli altri membri della Presidenza CIOFS. Il Signore, che ci ha chiamati e ci ha donato questa bellissima vocazione, ci aiuti ad 431 essere suoi autentici seguaci per testimoniare la Sua presenza tra noi, passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo. FR. IVAN MATIÇ, OFM Assistente generale dell’OFS Presidente della CAS 2. Messaggio del Capitolo Generale a tutto l’Ordine Assisi, 12 novembre 2005 Noi, membri del Consiglio Internazionale dell’Ordine Francescano Secolare, riuniti nell’XI Capitolo Generale ad Assisi, nella città di San Francesco, salutiamo i fratelli e le sorelle di tutto il mondo e inviamo loro questo messaggio, desiderando condividere l’esperienza della comunione fraterna e le idee principali di questo Capitolo. Esso si è svolto nell’anno in cui celebriamo due importanti anniversari: 40 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e 800 anni dalla rivelazione del Crocifisso di San Damiano a san Francesco. Il tema del Capitolo La “Novitas Franciscana”: Missione e Testimonianza ha messo davanti a noi la figura del nostro fondatore san Francesco d’Assisi in tutta la sua originalità e credibilità. Abbiamo sentito il dovere di rinnovare l’impegno a vivere pienamente la missione affidataci da Dio e di testimoniare il suo Amore verso gli uomini e verso tutte le creature. Il Capitolo ci ha fortemente interpellati sui seguenti temi. 1. L’identità francescana e secolare dell’OFS L’identità francescana dell’Ordine trova il suo punto di forza nella novitas francescana. Che cosa di nuovo san Francesco ha portato al suo tempo e che cosa di nuovo può portare l’OFS e l’intera Famiglia francescana al mondo di oggi? Il ritorno al Vangelo e ad una vita ad esso pienamente conforme, la fraternità tra tutti gli uomini e con tutte le creature, il servizio nell’amore. L’identità secolare dell’OFS è un punto fondamentale della nostra vocazione e si riconosce nella missione e nella testimonian- 432 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III za di ciascuno dei suoi membri e delle sue fraternità. Siamo chiamati a costruire un mondo nuovo, giusto e fraterno, contribuendo alla edificazione del Regno di Dio (Cost OFS 3,2), con iniziative e azioni coraggiose nelle situazioni concrete in cui viviamo, non dimenticando mai l’importanza di una preghiera confidente e perseverante. 2. L’appartenenza all’Ordine e la corresponsabilità per la situazione economica dell’Ordine Noi tutti abbiamo il dovere di adempiere a quanto chiede la nostra Regola e di essere segno luminoso per tutta la Chiesa e per la società del ventunesimo secolo. Il senso dell’appartenenza all’Ordine non si può limitare ad una vaga sensazione, ma deve concretizzarsi visibilmente in forme tangibili ed efficaci. Un segno di consapevole partecipazione ai beni e agli obblighi delle Fraternità deve essere anche una accresciuta e responsabile sensibilità per la situazione economica della nostra famiglia dell’OFS. La crisi economica attuale della Fraternità Internazionale deve essere sentita e deve essere oggetto di attenzione in ogni Fraternità nazionale, regionale e locale. 3. La corresponsabilità e compartecipazione della Gioventù Francescana nella missione comune dell’OFS La GIFRA è corresponsabile e compartecipe della missione comune dell’OFS. Questi giovani fratelli e sorelle francescani rappresentano un grande dono di Dio per il nostro Ordine e per tutta la Famiglia francescana. Essi vivono la loro chiamata in modo proprio e noi siamo invitati ad accoglierli con generosità e apertura di mente e di cuore, ad accompagnarli e ad aiutarli con la nostra testimonianza dell’amore reciproco e della coerenza nella vita francescana. Il senso dell’identità dell’OFS, dell’appartenenza all’OFS e della corresponsabilità per l’OFS cresce, se sostenuto dalla attenta e coerente formazione iniziale e permanente e si sviluppa nell’ambiente privilegiato delle Fraternità locali. Se ci impegniamo a vivere ogni giorno in spirito di autentica fraternità, daremo una testimonianza di vita secondo il Vangelo. Solo così, potremo contribuire a rinnovare la nostra società e la Chiesa nei nostri giorni, come san Francesco e santa Chiara già fecero nel proprio tempo. Carissimi fratelli e sorelle, andiamo avanti con coraggio e fedeltà per ricostruire il nostro Ordine, la Chiesa e il mondo! In nome di tutti i fratelli e sorelle, ENCARNACIÓN DEL POZO Ministro Generale ANNA MARIA CRESCENTI e FRANCESCO CRESCENTI Segretari Generali 3. Omelia del Ministro generale OFM al Capitolo generale OFS Assisi, 12 novembre 2005 Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace. È con grande gioia che saluto tutti voi, partecipanti al XI Capitolo generale dell’OFS. Saluto particolarmente la vostra Ministra generale, Encarnita del Pozo, i membri del Consiglio Internazionale, i rappresentanti della GIFRA e gli Assistenti generali. Con la stessa gioia vi accolgo qui alla Porziuncola, luogo particolarmente caro a san Francesco dato il suo singolare amore verso la “Vergine fatta Chiesa” e Regina degli Angeli. Sotto lo sguardo materno di santa Maria degli Angeli, carissimi fratelli e sorelle dell’OFS state per concludere il vostro XI Capitolo generale. Un Capitolo generale è sempre un momento di grazia: nell’incontrare i fratelli e le sorelle provenienti da tutto il mondo; nell’ascolto reciproco, che ci fa crescere nella vera fraternità; nell’ascolto dello Spirito, che ci spinge e accompagna verso il futuro; nel porsi insieme la domanda, Signore che vuoi che io faccia?; nel cercare insieme delle risposte alle sfide che ci vengono dalla società, dalla Chiesa e dal mondo. Sì, quanto è buono e bello che fratelli e sorelle stiano insieme! EX OFFICIO OFS Questo stare insieme, in fraternità, è ciò che ci dà la forza per camminare sulle strade del mondo, vivendo la nostra vocazione francescana e annunciando, come Francesco, il Vangelo del Signore a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Il nostro primo sentimento alla fine di questo Capitolo generale, sia, allora, di lode al Signore che compie meraviglie, a Colui che è tutto il bene, sommo bene… Lode per il dono della vocazione, alla quale siamo stati chiamati senza merito alcuno da parte nostra. Lode per il dono dei fratelli e delle sorelle. Lode per i frutti evangelici che, attraverso la testimonianza di tanti fratelli e sorelle, si diffondono per il mondo intero. Si apra, fratelli e sorelle, il nostro cuore alla lode e in atteggiamento contemplativo facciamo memoria di tutto quanto il Signore sta operando in noi a attraverso di noi. Il tema che avete scelto e sul quale avete riflettuto durante il Capitolo, “La Novitas Franciscana: missione e testimonianza”, ha una grande importanza per la vostra vocazione specifica, cioè di Francescani secolari, chiamati ed inviati nel mondo per testimoniare la bellezza del Vangelo secondo lo “stile” francescano. Questo significa, prima di tutto, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, accogliere la Sapienza di Dio e renderla presente nelle realtà della nostra vita quotidiana, lì dove siamo chiamati a vivere e testimoniare quello che siamo. Ma significa, anche, prendere coscienza di quello che siamo, della vocazione e missione alla quale siamo chiamati, così come è descritta dalla vostra Regola e dalle vostre Costituzioni generali. Proprio basandomi su questi documenti vorrei, in questo momento, sottolineare tre elementi che mi sembrano fondamentali: chiamati alla sequela di Cristo, come secolari, in quanto parte della Famiglia francescana. Cari fratelli e sorelle, chiamati alla sequela di Cristo, sulle orme di S. Francesco d’Assisi” (Reg. 1), “ricercate [costantemente] la persona vivente e operante di Cristo” (Reg. 4) nella vostra vita e in tutto quello che fate, e “spinti dalla dinamica del Van- 433 gelo”, conformate il vostro “modo di pensare e di agire a quello di Cristo mediante un radicale mutamento interiore” di conversione, “attuata ogni giorno” (Reg. 7), “nello spirito delle Beatitudini” (Reg. 11). Sia questo il vostro primo desiderio, la vostra prima preoccupazione. Sull’esempio di Gesù stesso e del padre san Francesco, fate “della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare” (Reg. 8). Sia la preghiera liturgica e personale la fonte della vostra missione in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Soltanto una vita intensa di preghiera e un’attiva partecipazione “alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all’Eucaristia” (Reg. 8) vi darà la forza per adoperarvi “a purificare il cuore da ogni tendenza e cupidigia di possesso e di dominio” (Reg. 11), vi renderà liberi all’amore di Dio e dei fratelli (cf Reg. 12), particolarmente dei più poveri (cf Reg. 13), vi porterà a “esercitare con competenza le proprie responsabilità nella spirito cristiano di servizio” (Reg. 14), e vi renderà coraggiosi “nella promozione della giustizia” e nelle scelte “concrete e coerenti” alla vostra fede, “nel campo della vita pubblica” (Reg. 15). In quanto secolari contribuite, “nelle comuni condizioni del secolo” (CCGG 17, 2), “alla edificazione del Regno di Dio con la presenza nelle realtà e nelle attività temporali” (CCGG 2), aperti sempre “alle istanze che vengono dalla società e dalle realtà ecclesiali” (CCGG 8, 2). Amate la Chiesa e vivete in piena comunione con “il Papa e con i Vescovi” (CCGG 99; cf. CCGG 100101). Agite sempre “come lievito nell’ambiente” in cui vivete (CCGG 14) e nel “campo della vita pubblica” (CCGG 22, 1) per una società più giusta e fraterna, essendo sempre messaggeri di gioia e di speranza (cf CCGG 26-27). Vivete sempre come realtà inseparabile la vostra “appartenenza alla chiesa e alla società” (CCGG 20, 1). La vostra secolarità vi chiama, soprattutto, a “rendere testimonianza della fede nella vita di famiglia; nel lavoro; nella gioia e nella sofferenza; nell’incontro con gli uomini, tutti fratelli nello stesso Padre; nella presenza e partecipazione alla vita sociale, nel rap- 434 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III porto fraterno con tutte le creature” (CCGG 12). Questo esige, tra gli altri atteggiamenti, l’ascolto della voce del Signore negli avvenimenti della storia, nonché il riconoscimento, la lettura e l’interpretazione dei segni dei tempi alla luce del Vangelo. In quanto, poi, membri della Famiglia francescana, vivete “in comunione vitale reciproca” (Reg. 1) con tutti gli altri membri della Famiglia. Tutti noi siamo chiamati, in modi e forme diverse, ma in comunione vitale, a rendere presente il carisma del comune serafico padre san Francesco, nella vita e nella missione della Chiesa. In questo modo, camminando insieme, nel rispetto della diversità, offriremmo così, voi e noi, una bella testimonianza di fraternità e di comunione. La Famiglia ha bisogno di tutti i suoi membri. Nessuno può considerarsi così ricco da non avere bisogno degli altri, e nessuno può considerarsi o essere considerato così povero da non poter dare qualcosa. La comunione, prima di tutto, e poi la collaborazione ci arricchisce tutti. Dobbiamo camminare insieme, quindi, sulle vie del Signore. Soltanto così potremo testimoniare in pienezza il nostro comune carisma. Rispondere a questa vocazione e missione richiede da parte di tutti voi, cari fratelli e sorelle, un impegno rinnovato per la formazione permanente, l’humus della formazione iniziale. L’OFS sarà quello che sarà la formazione dei suoi membri. Senza un’adeguata formazione ai tempi e alle esigenze di oggi, non ci sarà futuro per l’OFS, perché non c’è presente. Un particolare invito rivolgo a voi, giovani francescani, ad essere missionari e testimoni presso i vostri coetanei, i quali hanno bisogno della vostra testimonianza giovanile e fedele per ricominciare di nuovo, o talvolta iniziare, il cammino con il Signore. Carissimi fratelli e sorelle, la missione che ci attende non è facile, ma con forza vi dico: non temete, perché anche voi avete trovato grazia presso Dio; non temete, perché non siete soli, siamo insieme in questo cammino; non temete, perché il Signore è sempre con voi. Da questo luogo santo il Poverello di Assisi, come già fece con i suoi primi compa- gni, vi rivolge il suo invito: andate in tutto il mondo e riempitelo con lo Spirito e la Sapienza del Signore; andate e servite con la forza del Suo amore i malati, gli emarginati e gli abbandonati; andate e siate i missionari e testimoni dell’amore del Signore nella vita di famiglia, nel lavoro, nella gioia e nelle sofferenze, nell’incontro con tutti gli uomini, nella presenza e partecipazione alla vita sociale e nel rapporto fraterno con tutte le creature; andate e annunciate a tutto il mondo la Pace e il Bene! Per finire voglio, ancora una volta, manifestarvi la mia vicinanza e la mia fraterna stima, anche a nome di tutto l’Ordine dei Frati Minori che vi assicurerà, nel rispetto della vostra legislazione, l’assistenza spirituale. Che la Vergine Maria, “umile serva del Signore, disponibile alla sua parola e ai suoi appelli” (Reg. 9), interceda davanti al suo dilettissimo Figlio affinché siate sempre disponibili a compiere la volontà del Signore. FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 4. Extracto de la Alocución de Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro General de la Orden de Frailes Menores, al Capítulo general Asís, 12 de noviembre de 2005 Me siento muy complacido de poder dirigirme a vosotros con ocasión de vuestro Capítulo General, como Delegado de la Conferencia de los Ministros Generales. Voy a hablaros claro y duro: claro porque os conozco y duro porque os quiero. Si los árboles pudieran hablar, cuanto tendrían que decir de los momentos de la poda: ¡Cuánto deben sufrir, cuánto llanto! Sin embargo, sin la poda, no hay fruto. Estamos pues nosotros también en tiempo de poda. ¡Pidamos al Señor que podamos gozar de suculentos frutos de renovación y revitalización! Acepté este encargo en nombre de los demás Ministros Generales, con gusto porque siempre he colaborado mucho con la Orden Franciscana Seglar, incluso como EX OFFICIO OFS Asistente espiritual; sin embargo, debo decir, también con temor, porque estamos viviendo momentos difíciles con la Ofs en una parte de Italia, por lo que pensé que no era el adecuado para hacer la Visita Pastoral. Me respondieron, que precisamente por eso, era la persona indicada. Y he venido para serviros con la verdad y con mucho amor. Estoy para serviros, porque según el Art. 92 de vuestras CCGG “la finalidad de la Visita, fraterna o pastoral, es reavivar el espíritu franciscano, asegurar la fidelidad al carisma y a la Regla, ofrecer ayuda a la vida de fraternidad, consolidar el vínculo de unidad de la Orden y promover su más eficaz inserción en la Familia Franciscana y en la Iglesia”. Así que yo no vengo como inspector, sino como hermano para ayudaros como muy bien expresa vuestra legislación. Para alcanzar lo que se nos propone, quiero decir una palabra sobre formación: La OFS será en su presente y en su futuro lo que sea su formación. Sin formación, ni la OFS ni mi Orden, tendrá futuro. Formación, para dar razón de nuestras opciones vocacionales. No basta ser bueno, hay que estar bien formado. Si no, seremos un ejército derrotado antes de empezar la batalla. Creer, hoy, es muy difícil, porque supone ponerse en camino, con una opción vocacional que “va contracorriente” y en el que aparece constantemente el aviso: “detente”. Detente, porque vas contra corriente y expuesto al rechazo siempre. Si esto se puede decir de nuestra fe, también se puede afirmar de nuestra vocación. Tenéis que estar solidamente fundamentados en vuestras opciones vocacionales, porque la crisis de perseverancia se debe a la debilidad en la formación; entonces se comienza a dudar y al final el abandono está asegurado. No se puede ser franciscano, sin ser cristianos sólidos en la fe. 1. La formación debe comprender la persona en su totalidad. Debéis tener una formación humana y cristiana sólida, después vendrá la dimensión carismática propia. Los Ministros generales no queremos faná- 435 ticos de San Francisco, sin raíces cristianas y evangélicas. 2. La formación debe implicar toda vuestra vida. Francisco solo una vez dijo que tenía hermanos menores, y fue cuando tuvo noticias de la muerte de los primeros cinco frailes en Marruecos. Celano nos recuerda cómo Francisco consideraba un retroceso cuando no se avanzaba. Y no se puede considerar la formación como parte de unas etapas. Tenemos que crecer hasta el día de nuestra muerte. En este sentido, todos somos formandos: unos iniciales y otros permanentes. Y especialmente vosotros necesitáis una formación práctica que abarque toda la vida. 3. La formación tiene que ser práctica y debe tocar cuatro puntos vitales: El primero, la cabeza, para – Aprender cosas, – Desarrollar la inteligencia, – Asumir conceptos. El segundo, el corazón, – Juan Pablo II en Vida Consagrada, habla de “la asimilación progresiva de los sentimientos de Cristo”. – Para asimilar y entender lo que vivió Cristo, sino todo es verborrea. Las ideologías no nos salvarán, más bien matan la vida. Son los valores en los que tenemos que poner el acento, para ser testigos. – Para interiorizar, es más para ser capaces de una “internalización” personal. De modo que lo que hablemos tiene que hacerse carne, identificarse con mi vida. El tercero, las manos, – Para la vida práctica. – Para vivir lo que siento y he aprendido. Y aquí los franciscanos tenemos que cambiar mucho. ¿Dónde está nuestro testimonio si lo vivimos muy adentro? Quiero franciscanos que salgan sin esperar a que otros vengan a ofrecernos lo que nosotros intentamos vivir. El cuarto, los pies – Para caminar. – Para ir al encuentro – Para ser franciscanos realistas. Realistas con la propia situación. Es inútil hacer grandes proyectos. 436 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III A veces hacemos conclusiones convencidos que nunca las vamos a llevar a la práctica. Es inútil que yo haga un proyecto de Orden, hoy, sin considerar nuestra edad, y cuanto somos actualmente. Os pido que dediquéis vuestras mejores energías a la formación con “iniciativas valientes” (CCG 22 ) y ¿cómo las vais a tomar si no estáis formados?. Coherentes con vuestra secularidad, porque no os queremos frailes, o monjas. El Señor os ha llamado a ser seculares y a estar metidos de lleno en las realidades temporales. Porque si no vais al mundo y sois para el mundo no tenéis razón de ser. La OFS tiene una gran misión en la Iglesia, una razón para vivir y ofrecer su vocación, asumiendo un compromiso concreto y acorde con su secularidad. No intentéis copiar las estructuras, ni los esquemas de gobierno de la Primera Orden. Vuestra misma forma de vida no os lo posibilita. Tenéis que poner el acento en crear una estructura para la vida. Que sea la vida la que os da vuestro sentido de pertenencia a la Orden, y no la estructura la que os de la vida. Tenéis que darle mucha más importancia a las fraternidades locales, que son la célula básica de toda la Orden, como afirma vuestra Regla. Un poco menos a las fraternidades regionales, menos a las nacionales y un poco menos a la internacional. Vosotros nunca podréis dedicaros a la OFS como yo me dedico a mi Orden. Por lo que tenemos que trabajar desde la base hacia arriba. Al contestar algunas preguntas que le hicieron los capitulares, Fr. José dijo: – No hay compromisos serios, porque nos queremos lavar las manos en vez de lavarnos los pies. Y Evangélicamente, tenemos que hacer lo contrario: lavarnos los pies los unos a los otros. –Tenemos que decir las cosas con valentía asumiendo el tesoro que tenemos. Yo solo pido que ahí donde estéis, más que vuestras palabras, la gente pueda ver que hay quienes son distintos. Es necesario que os impliquéis más con vuestra presencia, incluso en la vida política. Es una – – – – – – – – urgencia absoluta tomar un nuevo rumbo. Y de ese tiempo solo saldréis fortificados con una solidez en la formación. Hay estructuras de formación que hay que respetar. No se puede hablar de formación sin hablar de procesos. Pero nuestra formación se realiza más que todo en nuestras fraternidades locales. Os recomiendo vivamente tres actitudes: asumir el pasado con gratitud, vivir el presente con pasión, preparar el futuro con mucha esperanza. Un franciscano, sin pasión, es mejor que se vaya. Hay que vivir con pasión el presente. Hay que preparar el futuro siendo “centinelas de la mañana. Estando muy atentos y muy despiertos, para ser profetas hoy. El día que hablé en el Sínodo, el Santo Padre recibió a mi grupo lingüístico. Cuando me acerqué a saludarle, me dijo, “gracias, padre, por la pasión que puso sobre la Palabra de Dios (tema de mi intervención)” Yo le respondí que si un franciscano no es apasionado, que se borre de las listas. Y que si Francisco no hubiera vivido con pasión, no hubiera servido para nada. Y hablando del tiempo, y como debéis invertirlo, insisto en que debéis tener claras las prioridades: La familia. Si no vives en tu familia los valores franciscanos, pues será pura verborrea, porque si se pierde vuestra familia, no tenéis nada. En la familia tenemos un gran campo de evangelización. Trabajando con los niños, se llega a los padres. Los periodos de formación deben ser largos y completos. Es necesario invertir en la formación de formadores, que sean trasmisores a las fraternidades locales. Sobre la actitud de nuestras colaboraciones y trabajos en la Iglesia. No hay oposición en trabajar en distintos campos. Solo que si soy párroco, debo serlo franciscano; si catequista: franciscano. Tenemos que trabajar nuestra identidad. Está clara en nuestra legislación ¿y en nuestra vida?. Sobre proyectos comunes, como Familia. Los proyectos sociales los debemos EX OFFICIO OFS tener, también como Familia franciscana, con un sentido claro de pertenencia de todos. Somos franciscanos, no de otras organizaciones o instituciones eclesiales. Solo que a la hora de concretar nos encontramos con serias dificultades en relación con la agilidad. Una Orden o congregación actúa más rápida- 437 mente si no tiene que esperar a ponerse de acuerdo con las otras... Pero tenemos que mejorar mucho en ésto. Fr. José Rodríguez Carballo, finalizó su intervención diciendo que como Familia estamos “condenados” a caminar juntos. Por tanto hagamos de esa “condena” una vocación gozosa. AD CHRONICAM ORDINIS 1. De itineribus Ministri Generalis 1.1. Minister General’s visit to Malta September 21 to 23, 2005 José Rodriguez Carballo, OFM, Minister General, left Rome and arrived at the airport in Malta the morning of the Wednesday the 21st of September. He was accompanied by the English Speaking General Definitor, Finian McGinn, OFM. We were met by the Provincial, Paul Galea, the Vicar Provincial, Julian Sammut, and the Secretary of the Province, Marcellino Micallef. The welcome to Malta was even more special because arriving on the same plane with us from Rome was Bishop Roberto Camilleri, OFM, of Honduras. Marcellino and Anton Farrugia drove us to the Porziuncola Retreat House were we would be residing during the entire visit. At four in the afternoon, the province of St. Paul scheduled a Mass for all the friars of the island at the Church of St. Mary of the Angels where we met Eddie Pace, OFM, the Guardian. Paul Galea, Minister Provincial, welcomed the General and explained to the friars how the General’s visit to the province of St. Paul, the Apostle, was linked to the Province’s preparation for the 800th anniversary of the founding of the Order. After Mass, the friars went to the Retreat house, where the Minister General spoke to a very large turnout of friars. His themes were religious life and re-founding; Finian spoke on the preparation for the 800th anniversary. There was good participation in the dialogue period after the talks. We then went to the refectory where we were treated to a festive meal. Thursday morning, September 22nd, the General visited the convent of the Poor Clares and was welcomed by Mother Rose Therese Ellis, the abbess. The community is quite large – with sisters both young and old – the group was quite happy to meet the Minister General and thanked him for his writings on Clare and his genuine concern for the sisters throughout the world. The General, then celebrated Mass and Finian preached. After Mass, we had a delicious breakfast with the sisters. We went to a larger room where the General spoke to the sisters on the theme of contemplation. The sisters had a chance to ask him many questions. It was wonderful to witness the spontaneity, creativity, joy and humor of the gathering. We returned to the Retreat house where the Minister General spoke with the Guardians and the Definitors of the Province. The General spoke on the service of authority in the Order. Martin Coleiro, Marcello Ghirlando, Stephen Magro, Julian Sammut and Marcellino Micallef attended and participated in a very lively discussion with the Minister General. The Provincial of the Dominicans, Paul Gatt, OP and the Provincial of the Capuchins, Joe Alessandro, OFM Cap. had lunch with the Minister General of the Order and the Provincial of Malta and his Definitorium. In the afternoon, the Minister General celebrated Vespers with three different Provinces of Franciscan Sisters of Malta: the Franciscan Missionaries of Mary, the Franciscan Missionaries of the Immaculate Heart of Mary (Egypt), and the Franciscans of the Heart of Jesus. The Church was packed. After Vespers, the General spoke with them about re-founding and the 800th anniversary celebrations. After supper of the same day, the General met with the members of the SFO and You.Fra. The National Director, Mr. Vella Clarke, — in the name of the SFO and You.Fra — formally welcomed the Minister General to Malta. On the last day in Malta, the Provincial took us to visit the friars in the infirmary. 440 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Three friars have rooms in the Diocesan House of Clergy, “Christus Sacerdos”: Guido Schembri, the former Provincial, Henry Cassar and Arthur Azzopardi. The Minister General was quite impressed with the hospitality of the place and the joyful, prayerful and hopeful spirit of the infirm friars. The Provincial then took us to visit the famous archeological site of Malta, the Hypoguem. We then toured more of the island, visited the Church of the Assumption and had lunch. After lunch we left for the airport. This was a very enjoyable visit; it was nice for the Minister General to visit and converse with the friars of Malta and meet the larger Franciscan family. FINIAN MCGINN, OFM 1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San Damiano Assisi, 24.09.2005 Suggestiva e coinvolgente è stata la celebrazione di sabato mattina, nello spazio antistante il santuario di San Damiano in Assisi, per la consegna del Crocifisso e l’avvio della “peregrinatio”. Sono convenuti per questo appuntamento gli Animatori vocazionali delle Province italiane, alcuni Ministri provinciali, il Definitore generale italiano, i Segretari provinciali della Formazione, giovani e persone varie. Presiedeva il Ministro generale. Di fronte ai partecipanti: la semplice e familiare facciata di S. Damiano, la porta aperta della chiesa riparata da Francesco, il Crocifisso che tutti conosciamo. Una copia di quella santa icona del Cristo, che parlò a Francesco, è stata benedetta dal Ministro generale e consegnata agli Animatori vocazionali di ogni Provincia. È iniziata così una missione impegnativa di preghiera, di annuncio e di animazione, che porterà quel Cristo in ogni Fraternità e in numerose altre realtà del territorio delle Province italiane. La celebrazione, strutturata in gran parte con le preghiere di Francesco e di Chiara, è stata molto sentita e apprezzata. Particolar- mente rilevante è stato il momento in cui si è pregato facendo parlare i personaggi del Crocifisso: alle loro espressioni l’assemblea orante rispondeva con le parole di Chiara. Il Ministro generale ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa e, nell’omelia, ha ricordato che la “peregrinatio” avrebbe portato tra i giovani e la gente il segno più grande dell’amore di Dio. Ha proposto alla riflessione l’intensità dello sguardo nell’incontro con il Crocifisso: Francesco guardava quegli occhi grandi e luminosi ma da quella croce in San Damiano, da quegli occhi egli, pure si lasciava guardare. Il Ministro generale ha così chiesto agli animatori di far diventare la “peregrinatio” un’occasione per avviare un movimento di evangelizzazione, di preghiera, di ricerca in cui i giovani si sentano accolti e guardati con amore dal Crocifisso. FR. MARIO FAVRETTO, OFM 1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio Trento, 24-27.09.2005 Il Ministro generale è giunto a Trento nella sera di sabato 24 settembre, proveniente da Assisi, ed è stato accolto dal Ministro provinciale, Fr. Germano Pellegrini, che, dopo avergli mostrato la Curia provinciale e il complesso S. Bernardino, lo introduce alla locale Fraternità. Il mattino seguente è domenica e ad attendere Fr. José per la celebrazione eucaristica festiva sono i Frati dell’Infermeria. L’Infermeria provinciale è un edificio vicino al Convento e alla Curia provinciale; è modernamente ristrutturata e si presenta curatissima in tutti i particolari. Accompagnato dal Ministro provinciale e dal Direttore, Fr. Pio, il Ministro generale ha incontrato personalmente i Frati anziani o malati e ha visitato i locali e le strutture dell’Infermeria. Tutto in questa Casa particolare esprime molto bene la cura dei Frati infermi che il Padre San Francesco chiede nella Regola e il Ministro non ha esitato a compiacersi e a rilevare questo tratto tipico della nostra Fraternità. AD CHRONICAM ORDINIS All’Eucaristia, nella cappella dell’Infermeria, Fr. José ripetutamente esprime la riconoscenza della Fraternità e dell’Ordine per coloro che, dopo aver donato la propria vita nell’apostolato, nelle missioni, nella fedeltà quotidiana del servizio fraterno, ora testimoniano la totalità del dono offrendo anche la vecchiaia e l’infermità per l’Ordine. Il Ministro generale personalmente – dice – ha sempre contato molto su questa efficace intercessione. Alla messa ha fatto seguito un momento ricreativo con i presenti, qualche parente e un gruppetto di francescani secolari, abituali frequentatori dell’Infermeria. Nella stessa sede il Ministro generale ha incontrato una rappresentanza dell’OFS locale con l’Assistente provinciale. Ha ascoltato la presentazione dell’OFS trentino, che conta oltre 200 Fraternità, ha preso conoscenza diretta del cammino intrapreso circa la realtà unificata e si è compiaciuto perché si sta proseguendo serenamente e con la collaborazione di tutti. Il Comitato di coordinamento è attivo dal febbraio scorso e il Capitolo unitario è programmato per il prossimo 13 novembre 2005. La situazione e le prospettive, a dire del Ministro provinciale, dell’Assistente e dei fratelli dell’OFS, sono soddisfacenti. Nello stesso giorno, domenica pomeriggio, il Ministro generale ha raggiunto Borgo Valsugana per incontrare le Sorelle Clarisse del Monastero S. Damiano. Dopo una breve sosta per salutare la nostra Fraternità, i Frati e le Sorelle si sono radunati in chiesa col Ministro generale per celebrare l’ora media. Fr. José, quindi, ha rivolto alle Clarisse un pensiero di saluto e una riflessione sulla significatività della vita e della presenza del secondo Ordine nel territorio. Ha esortato le Sorelle Povere ad aiutare la Chiesa a capire e a recuperare l’identità della Vita Consacrata. Dopo la celebrazione si è condiviso un momento fraterno di saluti e qualche canto, quindi il Ministro ha incontrato separatamente le Clarisse per un approfondimento della visita e della presenza del 2° Ordine in questa terra. Le Sorelle di questo monastero sono 9, inoltre va computata un’altra sorella che si trova momentaneamente come 441 Abbadessa a Trevi. Il Ministro ha trattato con loro il tema dell’autorità e dell’attuale crisi del servizio dell’autorità nelle nostre Fraternità. Ha insistito sul ruolo determinante della Parola di Dio e della “lectio” condivisa. Ha ribadito la necessità della formazione per la “visibilità” delle nostre presenze e per dare risposte adeguate al mondo che ne è in continua ricerca. La serata di domenica per il Ministro generale si è conclusa con la cena assieme ai dieci Frati dell’accogliente Fraternità di Pergine Valsugana. Il giorno dopo, lunedì 26, è in programma l’incontro con la Fraternità provinciale. I Frati sono giunti a Trento, nel convento san Bernardino, provenendo dalle varie Case della Provincia. L’affluenza è stata molto buona, la giornata bella, il clima gioviale e fraterno. Si è iniziato con un saluto e una celebrazione in chiesa, attorno al Crocifisso di S. Damiano, copia molto bella dipinta da Fr. Ivan e benedetta qualche giorno avanti ad Assisi. Poi si è passati in sala per l’incontro della Fraternità provinciale con il Ministro generale. Fr. Germano, Ministro provinciale, presenta ufficialmente la Provincia che è formata da 95 Frati e da altri 18 iscritti in altre Entità, tra cui 16 in Bolivia. La visita del Ministro generale avviene in un momento importante e quanto mai opportuno per la Provincia, cioè alla ripresa del cammino dopo aver celebrato il Capitolo provinciale intermedio. Fr. José ha esordito salutando i presenti e ringraziando i fratelli che hanno offerto e stanno donando un servizio all’Ordine in Curia generale e nelle case di Roma e Grottaferrata. Elogia la Provincia per l’abbondante e perdurante presenza missionaria, soprattutto in Terra Santa. Si compiace per il fattivo coinvolgimento in progetti interprovinciali. Considerando la situazione della Provincia e dell’Ordine, il Ministro si è soffermato su alcuni aspetti preoccupanti per la nostra vita e per il futuro: stanchezza, rassegnazione, abbandoni, l’invecchiamento…; ha sottolineato l’urgenza di tornare all’es- 442 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III senziale, per vivere il presente con passione ed anticipare il futuro. Nell’incontro con la Fraternità è stato anche presentato l’ottavo centenario dell’Ordine, da parte di Fr. Mario Favretto, Definitore generale che ha accompagnato il Ministro nella visita. Dopo l’intervento del Ministro e del Definitore generale, l’Assemblea si è divisa in gruppi per formulare delle domande e su queste si è poi sviluppato nel pomeriggio un proficuo dialogo tra il Ministro e i Frati. L’Eucaristia solennemente celebrata in chiesa, ha concluso una giornata intensa per partecipazione, condivisione e mutua ricerca di come sostenere il cammino di questa generosa Provincia. Martedì 27, dopo l’Eucaristia in S. Bernardino, il Ministro generale ha incontrato il Definitorio provinciale, i Guardiani e i Formatori. Dopo aver espresso apprezzamento per varie realtà provinciali, tra cui l’Infermeria, egli si è soffermato a considerare le sfide che attendono in futuro questa entità. Ha esortato a investire il più possibile nella animazione e nella cura pastorale delle vocazioni, nonostante il terreno “arido” del trentino! Ha raccomandato di investire nello studio e nella formazione e di non temere di programmare il futuro della Provincia servendosi anche delle realistiche proiezioni di numeri e possibilità. Circa la formazione ha ricordato la gradualità, spiegando che spesso si chiede troppo a chi entra, e poco a chi è da tempo nell’Ordine, proponendo così ai nuovi Frati una vita mediocre o scadente. La giornata e la visita alla Provincia si è conclusa con il trasferimento ad Arco per incontrare la locale Fraternità che accoglie il Postulato interprovinciale. Piacevole la sosta e il pranzo con la comunità e il Ministro provinciale. Grazioso il convento recentemente restaurato. Accogliente il santuario che, oltre alla cinquecentesca Madonna delle Grazie, conserva varie opere dello scultore affermato Fr. Silvio Bottes. E così, sotto lo sguardo della Vergine qui venerata, e con il fraterno abbraccio dei Frati, il Ministro generale si si è congedato dalla Provincia di S. Vigilio. FR. MARIO FAVRETTO OFM 1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII centenario della fondazione dell’Ordine I Maestri di Noviziato partecipanti al Congresso internazionale, unitamente ai Ministri provinciali d’Italia già convenuti in Assisi per l’apertura dell’ottavo centenario della nascita dell’Ordine, si sono ritrovati nella basilica di Santa Chiara la sera del 28 Ottobre, per una veglia di preghiera itinerante svoltasi in tre momenti. Come a significare che il Congresso dei Maestri si apriva all’orizzonte di un nuovo cammino per tutti i partecipanti, si è voluto vivere un momento di preghiera e di riflessione accogliendo l’invito di Chiara a contemplare il Cristo povero e crocifisso, per essere da Lui trasformati. Anche la coincidenza con l’avvio delle celebrazioni per l’ottavo centenario dell’Ordine, invitava a volgere lo sguardo al Cristo crocifisso per ritrovare le nostre radici, per riscoprire quella grazia delle origini che può ridare slancio e significatività alla nostra forma di vita, in questo nostro tempo. Davanti al Crocifisso Il primo momento si è dunque svolto nella basilica davanti al Crocifisso di San Damiano che, come ha sottolineato Fr. José R. Carballo, Ministro generale, è stato oggetto dello sguardo amorevole e affascinato di Francesco e di Chiara. In tale atteggiamento sono stati invitati a porsi anche i partecipanti, facendo propria la preghiera Alto e glorioso Dio. Sotto le volte della basilica è poi risuonato il Salmo 50 proclamato dai Frati in varie lingue, nelle diverse strofe. Infine la parola evangelica (Mc 8, 34-38) ha richiamato tutti all’esigenza di rinnegare se stessi per prendere la croce della sequela del Signore. Le sorelle Clarisse, presenti in coro e partecipi della nostra preghiera, hanno fatto eco con il canto dell’Adoramus te, introducendo l’intervento del Ministro generale che, dopo aver salutato e ringraziato tutte le Sorelle e i Fratelli radunati, ha sottolineato l’importanza del momento per l’inizio di un centenario da vivere in un cammino condiviso: “Solo camminando AD CHRONICAM ORDINIS insieme saremo fedeli alla volontà di Francesco e Chiara”. Fr. José ha poi sottolineato come l’anno 2006 dovrà essere vissuto come un tempo di discernimento, in un sincero atteggiamento di preghiera e di apertura del cuore. In cammino sotto le stelle Diradatasi la foschia che aveva caratterizzato gran parte della giornata, la lunga processione dei Frati, illuminata dalle fiaccole a mano e preceduta da una grande croce portata a turno dai partecipanti, ha lasciato alle spalle la basilica avviandosi verso San Damiano, sotto un cielo stellato e in un suggestivo silenzio rotto solo dal rumore dei passi. In una Assisi pressoché deserta si è così vissuto un cammino breve ma intenso, intervallato da due soste di preghiera e canti in varie lingue fino a giungere al santuario di San Damiano, incapace di contenere tutti i partecipanti, diversi dei quali sono rimasti necessariamente sul piazzale antistante. Per lodare Dio e chiedere perdono La grande croce è stata appoggiata all’altare del piccolo santuario e i Frati sono stati invitati a elevare spontaneamente preghiere di lode e richieste di perdono. Il Ministro generale ha aperto la serie di interventi chiedendo perdono per tutte le inadempienze dell’Ordine in rapporto all’ideale di vita evangelica professato e chiedendo al Signore il dono di poter accogliere la grazia delle origini, per una nuova e rinnovata stagione della nostra storia, a servizio del Regno di Dio, nella Chiesa e a favore degli uomini. Ancora una volta la diversità delle lingue ha dato spazio ad una sintonia dei cuori, lungo un tempo di intensa partecipazione. Al termine della veglia, dopo la benedizione e il canto conclusivo, tutti i partecipanti sono stati invitati ad un rinfresco fraterno nel refettorio di San Damiano. Celebrazione eucaristica a Santa Maria degli Angeli Sabato 29 ottobre, almeno seicento Frati hanno partecipato all’Eucaristia di apertura 443 dell’Ottavio centenario della nascita dell’Ordine, presieduta dal Ministro generale Fr. José R. Carballo e concelebrata dal Vicario Fr. Francesco Bravi e dai Definitori generali. Con tanti Frati provenienti da varie parti, erano presenti anche i Ministri provinciali d’Italia, i Maestri di Noviziato partecipanti al Congresso internazionale e i Novizi di San Damiano, della Verna, di Fontecolombo e di Pedimonte Matese. Alle ore 11 il lungo corteo di Frati e di Concelebranti ha attraversato il vasto piazzale antistante la chiesa di Santa Maria degli Angeli per portarsi, passando attraverso la chiesetta della Porziuncola, attorno all’altare papale, accolto dal gioioso canto del coro della basilica. In un clima di intensa partecipazione, momenti particolarmente significativi della celebrazione sono stati l’offertorio, con l’offerta di quattro lampade rappresentati le quattro priorità qualificanti il carisma dei Frati Minori (spirito di orazione e devozione, fraternità, minorità e povertà, missionarietà) destinate ad ardere in luoghi significativi del nostro Ordine (Curia generale, Santa Maria degli Angeli, Verna, Fonte Colombo) e la preghiera a Maria con la consegna dei crocifissi da parte del Ministro generale a tutti i Frati, tenuta all’interno della Porziuncola a conclusione della celebrazione. Nel corso dell’omelia tenuta dallo stesso Ministro, oltre al saluto e al ringraziamento rivolto a tutti e, in particolare, ai Maestri di Noviziato giunti al termine del loro Convegno, è stata ripetutamente sottolineata l’esigenza di fare nostra la domanda di Francesco: “Signore, che vuoi che io faccia?”. Secondo le parole di Fr. José questa “è la grande domanda di Francesco che deve essere anche la domanda della nostra vita in questo momento di grazia”. Su questa domanda si apre dunque il nostro centenario, perché non sia un evento puramente celebrativo, ma un’opportunità di vera conversione a partire da una sincera e profonda ricerca della volontà del Signore sulla nostra vita personale e di fraternità. FR. ENZO MAGGIONI, OFM 444 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio) e S. Croce (Germania) 30.10-05.11.2005 Il Ministro generale, Fr. José R. Carballo e due definitori, Fr. Mario Favretto e Fr. Jakab Várnai, sono arrivati a Bruxelles domenica 30 ottobre 2005 in serata e, accolti da Fr. Bob van Laer, Ministro della Provincia di S. Giuseppe in Belgio (Fiandre), sono stati condotti nel Convento di Vaalbeek. La mattina seguente si è svolto un incontro aperto a tutti i Frati delle Fiandre, durante il quale il Ministro generale li ha incoraggiati a cercare di costruire sempre il futuro e di mantenere viva la presenza francescana nonostante l’avanzata età media della Provincia. Nell’Eucaristia il Ministro ha pronunciato parole di grande apprezzamento per la ricca storia missionaria della Provincia e, dopo il pranzo fraterno, la giornata è proseguita con un incontro con il Definitorio provinciale. Sempre a Vaalbeek, il Ministro e i due Definitori hanno avuto l’opportunità di visitare la Fondazione “Pro Arte Christiana”, dove due nostri Frati, lo scultore Rik Van Schil e il pittore Geroen De Bruycker, hanno creato un laboratorio artistico molto apprezzato in Belgio e all’estero. La giornata si è conclusa con la cena presso la Fraternità di Leuven e con una passeggiata per le strade della bella cittadina. Il 1° novembre ad Hasselt si è celebrata la solenne Eucaristia in onore di tutti i Santi, a cui ha fatto seguito una visita alla tomba del Beato Valentin Paquay, beatificato a Roma il 9 novembre 2003. La venerazione di questo Frate sacerdote – dalla vita molto semplice e grande esempio di fedeltà al suo servizio sacerdotale – continua anche oggi. Dopo il pranzo ci si è recati a Sint-Truiden, dove la presenza francescana è ininterrotta sin dal 1224. I Frati presenti all’incontro rappresentavano, in un certo senso, i 250 anni di servizio missionario (Congo, Cina, Cile) e nelle case centrali dell’Ordine (Curia, Quaracchi). Qui un museo francescano è stato allestito per far conoscere la storia e la tradizione francescana a tanti gruppi di visitatori. L’ex-definitore generale, Fr. Joseph Baetens, ha poi presentato alcuni teso- ri conservati negli archivi e nella biblioteca provinciale. Il 2 novembre il Ministro e i Definitori si sono recati in treno nella Provincia di S. Croce in Germania (Sassonia), dove sono stati accolti a Dortmund dal Definitorio della Provincia, che li ha accompagnati per i due giorni della loro permanenza in Sassonia. La visita è cominciata nel pomeriggio con un momento di preghiera sulla tomba di Ven. Giordano Mai. Quindi il Definitorio provinciale ha presentato brevemente la vita e la missione dei Frati in Sassonia. Il viaggio è continuato fino a Werl, dove nel santuario si è celebrata un’Eucaristia in memoria di tutti defunti. La giornata si è chiusa con una visita al Museo Missionario ed Etnografico “Forum der Völker”, frequentato non soltanto da turisti ma anche da studiosi e gruppi di studenti. Il giorno seguente il Ministro e i Definitori sono stati accompagnati a Wiedenbrück per visitare la Casa, che è centro della pastorale giovanile e vocazionale. Qui si è svolto un altro incontro con il Definitorio provinciale e, dopo il pranzo, ci si è trasferiti a Warendorf, Casa di cura per i Frati anziani della Sassonia, dove sono convenuti i Frati di tutti i Conventi della Provincia per un incontro con il Ministro generale. La giornata si è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia, con la quale si è chiuso l’anno giubilare dei 775 anni di fondazione della Provincia e si è dato inizio alla preparazione all’8° Centenario dell’Ordine. Il 4 novembre, dopo aver pernottato presso la Curia provinciale di Hannover, il Ministro e i Definitori sono stati accompagnati a Berlino in pulmino. Una sosta al memoriale dove sorgeva il confine tra Germania Est e Ovest, è stata una prima occasione per cogliere quanto sia ancora viva l’eredità del sistema totalitario. La Sassonia ha assunto, infatti, la presenza nell’Est della Germania come un vero e proprio impegno missionario, se si pensa che l’80 % della popolazione di quella regione non è battezzata. Alloggiati nel Convento di St. Ludwig a Berlino, nel pomeriggio gli ospiti hanno visitato il primo luogo dove risiedettero i Frati in città, poi il memoriale del Muro che AD CHRONICAM ORDINIS ha separato la città tra 1961 e 1989. Dopo aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale vi è stato un momento di fraternità a cui hanno partecipato i Frati delle due Fraternità di Berlino. Il Ministro e i Definitori hanno, quindi, visitato l’altra fraternità a Berlin-Pankow, prima sede di una Vicaria e poi ViceProvincia nella Germania dell’Est. Qui, dopo il crollo del regime comunista, nuove povertà si sono sviluppate e i Frati hanno risposto con l’iniziativa di una mensa dei poveri, posta in un edificio costruito nel 2002 con l’aiuto del comune di Berlino e che oggi arriva ad ospitare fino a 500 persone. La distribuzione del cibo è accompagnata dalla possibilità di usufruire di servizi igienici, di lavanderia e di un aiuto medico e sociale. Nello stesso edificio è attivo anche un ufficio dipendente da Missionszentrale der Franziskaner, che ha la sua sede a Bonn, per la formazione allo spirito missionario e per le attività a favore dei Paesi più poveri. FR. JAKAB VÁRNAI 1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro e il Definitorio generale Roma, Curia generale 14-18.11.2005 Il 3° Incontro del Ministro e il Definitorio generale con i Visitatori eletti nel 2005 è avvenuto nei giorni 14-18 novembre 2005, presso la Curia generale OFM. All’Incontro hanno partecipato 23 Visitatori generali, provenienti da 15 Nazioni. Partecipanti Definitorio generale Rodríguez Carballo Fr. José, Ministro generale; Bravi Fr. Francesco, Vicario generale; Amaral Fr. Bernardo Amaral, Definitore generale; Cabrera Herrera Fr. Luis Gerardo, Definitore generale; McGinn Fr. Finian, Definitore generale; Muro Aréchiga Fr. Juan Ignacio, Definitore generale; Samac Fr. Sime, Definitore generale; Nguyen Van Si Fr. Ambrogio, Definitore generale; Vallecillo Martín Fr. Miguel J., Definitore 445 generale; Várnai Fr. Jakab, Definitore generale; Favretto Fr. Mario, Definitore generale; Overend Rigillo Fr. Sandro, Segretario generale. Visitatori generali Di Fatta Fr. Giuseppe M., Prov. Siciliae SS. Nominis Iesu (Italia), pro Prov. Apuliae S. Archangeli (Italia); Böjte Fr. Mihály, Prov. Transylvaniae S. Stephani Regis (Romania), pro Prov. S. Ioannis a Capistrano et Prov. S. Mariae (Hungaria); Udovicic Fr. Ivica, Prov. Dalmatiae SS. Redemptoris (Croatia), pro Prov. Bosniae Argentinae S. Crucis (Bosnia/Herzegovina); Colomer Fr. Joaquín Rafael Barber, Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph (Hispania), pro Prov. B. Iuniperi Serra (Mexicum); Müller Fr. João Inácio, Prov. S. Francisci Assisiensis (Brasília), pro Prov. S. Antonii Patavini (Brasilia); Williams Fr. Peter, Prov. Immac. Conc. BMV (Britannia Magna), pro Prov. S. Francisci Assisiensis (Africa, Kenia et Madagascaria); Ferrario Fr. Paolo, Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromaei (Italia), pro Prov. Liguriae Ss. Cordis Mariae (Italia); Rocha da Silva Fr. Edilson, Cust. Aut. S. Benedicti in Amazonia (Brasilia), pro Prov. S. Crucis (Brasilia); Costa Fr. Marcio Luis, Cust. Aut. N. D. Septem Gaudiorum (Brasilia), pro Prov. Assumptionis BMV (Brasilia); González González Fr. José, Prov. S. Iacobi a Compostela (Hispania), pro Prov. Castellanae S. Gregorii Magni (Hispania); Domínguez Ferrer Fr. Raimundo, Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph (Hispania), pro Prov. Franciscana de Arantzazu (Hispania); Moore Fr. Gerard, Prov. N.D. de Guadalupe (America Centralis), pro Cust. Franciscanae (Caribe) dep. a Prov. Franciscana de Arantzazu (Hispania); Bahcic Fr. Robert, Prov. S. Crucis (Slovenia), pro Prov. Dalmatiae S. Hieronymi (Croatia); Bankovic Fr. Stefan, Prov. S. Salvatoris (Slovakia), pro Prov. Bohemiae et Moraviae S. Venceslai (Ceca Respublica); Orosz Fr Lóránt, Prov. S. Ioannis a Capistrano (Hungaria), pro Prov. Transylvaniae S. Stephani Regis (Romania); Scheidt Fr. Guido Moacir, Prov Imm. Conc. BMV (Brasilia), pro Prov. SS. Nominis Iesu (Brasilia); 446 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Colombotti Fr. Tarcisio, Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromaei (Italia), pro Prov. Tusciae S. Francisci Stigmatizati (Italia); Miller Fr. Bertin, Prov. SS. Cordis Iesu (USA), pro Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe (USA); Gerritsma Fr. Frans, Prov. SS. Martyrum Gorcomiensium (Nederlandia), pro Prov. Saxoniae S. Crucis (Germania); Mascarenhas Fr. Louis, Cust. Aut. S. Ioannis Baptistae (Pakistania), pro Prov. S. Petri Baptistae (Philippinae); Ottavi Fr. Bruno, Prov. Seraphicae S. Francisci Assisiensis (Italia), pro Prov. S. Benedicti Africani (Congis Respublica); Locatelli Fr. Fiorenzo, Prov. Tusciae S. Francisci Stigmatizati (Italia), pro Prov. Bononiensis Christi Regis (Italia); Hopfgartner Fr. Willibald, Prov. B. Engelberti Kolland (Austria/Italia), pro Cust. Aut. Christi Regis (Helvetia). Interpreti/Assistenti Hudson Fr. Patrick (Inglese), Orduña Fr. Cesar (Spagnolo), Lovato Fr. Stefano (Italiano), Schillings Fr. Philippe (più lingue), Pinto Ostuni Fr. Gianfranco (Verbalista), Lopata Fr. Simone (Assistente Aula), Portka Fr. Samuele (Assistente Aula); Segreteria: Overend Rigillo Fr. Sandro, Siekierka Fr. Ernest e Fernández Cubillos Fr. Héctor. Agenda Dopo la Celebrazione eucaristica delle ore 7, presieduta dal Vicario generale, Fr. Francesco Bravi, alle ore 9 nell’Aula “Duns Scoto” sono iniziate le sessioni della prima giornata, moderate dal Definitore generale Fr. Mario Favretto. Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro generale, ha rivolto il saluto ai presenti esortandoli a “sentirsi a casa propria” nonostante i disagi causati dai lavori di ristrutturazione in corso nella Curia generale. La prima sessione è stata dedicata all’autopresentazione dei Visitatori, che hanno così potuto descrivere ampiamente il proprio lavoro, la Provincia che dovranno visitare, timori e aspettative. Subito dopo il Ministro generale ha tenuto la sua relazione su «La visita canonica a servizio della crescita della persona e delle Entità», toccando, in modo particolare, i seguenti punti: la visita canonica nella mente di Francesco, preparazione e celebrazione della Visita, momento propizio per la conversione, momento di grazia per costruire la Fraternità locale, provinciale ed universale. Ha concluso il suo intervento ringraziando i Visitatori per aver accettato questo servizio delicato, ma molto importante per la vita e la missione delle nostre Entità. La relazione è stata oggetto di approfondimento in gruppi linguistici (inglese, italiano, spagnolo e tedesco). Nel pomeriggio i partecipanti hanno condiviso in Assemblea le riflessioni emerse nei gruppi di studio ed hanno rivolto domande di chiarimento al Ministro generale su alcuni aspetti della Visita canonica. Alle ore 18.20, esauriti gli argomenti di discussione, Fr. Mario Favretto ha chiuso i lavori della prima giornata. Alle 19.00 i Visitatori generali hanno partecipato alla liturgia dei Vespri della Fraternità della Curia generale. Il 15 novembre è iniziata la seconda giornata con la Celebrazione eucaristica, presieduta dal Definitore generale, Fr. Finian McGinn. Nella mattinata il Definitore generale, Fr. Luis Cabrera, ha presentato la prima parte degli Statuti, che regolano lo svolgimento della Visita canonica, descrivendo i compiti affidati al Visitatore: animare la vita dei Frati e della Fraternità locale e provinciale, valutare la vita dei Frati e della Provincia ed infine informare il Ministro generale sullo stato della Provincia. I lavori sono proseguiti nei gruppi linguistici e poi in Assemblea per uno scambio delle riflessioni e per chiarimenti. Nel primo pomeriggio il Definitore generale, Fr. Jakab Várnai, ha commentato la seconda parte degli Statuti che affronta il tema del Capitolo e del Congresso capitolare per permettere un approfondimento nel lavoro di gruppo. Alle ore 17.30 in Assemblea sono stati poste al Relatore domande e chiarimenti sul tema affrontato. Tra le varie questioni pratiche e giuridiche è emersa la necessità di una adeguata preparazione del Capitolo sia a livello organizzativo che spirituale. Su richiesta dei Visitatori il Segretario generale ha fornito i formulari per la professione di fede che vengono utilizzati al momento dell’elezione del Ministro, Vica- AD CHRONICAM ORDINIS rio e dei Definitori provinciali nel Capitolo. Alle ore 18.25, terminati gli interventi, Fr. Ignazio Muro, Moderatore di turno, ha chiuso i lavori della seconda giornata. I Visitatori hanno partecipato alla liturgia dei Vespri, animata dalla Commissione Liturgica della Curia. Dopo cena, nell’aula multimediale S. Chiara, è stato proiettato un video sull’apertura dell’VIII centenario in Assisi, realizzato da Fr. Peter Michael dell’Ufficio comunicazioni. La terza giornata dell’Incontro è cominciata con la Celebrazione eucaristica, presieduta dal Definitore Fr. Ignazio Muro. La mattinata è stata lasciata libera per favorire gli incontri dei singoli Visitatori con il Ministro generale o con il Definitore di zona. Nel pomeriggio sono ripresi lavori in Aula. Fr. Miguel Vallecillo, Definitore generale, ha illustrato il “Progetto provinciale di vita”, situando il discorso nel momento speciale che stiamo vivendo: la preparazione alla celebrazione dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori. Dopo una breve pausa, Fr. John Abela ha presentato le attività dell’Ufficio Comunicazioni (Sito internet, Acta Ordinis, Fraternitas, grafica ed impaginazione dei Documenti o sussidi, multimedia e rapporti con la stampa) ed ha sottolineato l’importanza attribuita a questo settore per quanto l’Ordine vi ha investito sia dal punto di vista economico che di personale. Subito dopo è intervenuto l’Economo generale Fr. Giancarlo Lati che ha presentato aspetti e tematiche che i Visitatori generale dovranno affrontare nel corso della visita, sottolineando che le scelte economiche evidenziano lo stile di vita professato. Alle due comunicazioni sono seguiti interventi di chiarimento. Alle ore 18.45, nella chiesa di S. Maria Mediatrice, sono stati celebrati i Vespri con l’adorazione eucaristica insieme alla Fraternità della Curia. In serata è stata offerta ai Visitatori la visione della seconda parte del video sull’apertura del Centenario di fondazione dell’Ordine realizzata da Fr. Peter Michael. La celebrazione della festa della Patrona dell’OFS, S. Elisabetta d’Ungheria, ha 447 aperto la quarta giornata dell’Incontro. La messa mattutina è stata presieduta dal Definitore generale, Fr. Amaral Bernardo Amaral. Alle ore 9.30 il Moderatore di turno, Fr. Ambrogio Van Si, Definitore generale, ha dato il via ai lavori di una intensa giornata dedicata alle comunicazioni dei Segretariati e degli Uffici. Il primo intervento è stato quello del Segretario generale per la Formazione e gli Studi, Fr. Massimo Fusarelli. Questi ha affrontato le seguente tematiche: Formazione permanente, Formazione iniziale, Visita alle Fraternità formative, promozione degli studi e apprendimento delle lingue, la figura e il ruolo del Segretario provinciale per la Formazione e Studi. Fr. Nestor Schwerz e Fr. Vincenzo Brocanelli, del Segretariato generale per l’Evangelizzazione e missione, hanno fortemente insistito sulla necessità che si recuperi nelle Province l’ardore missionario e la solidarietà (di personale ed economica) nei confronti delle missioni dell’Ordine. Fr. Luis Cabrera e Fr. Joe Rozansky hanno presentato l’Ufficio di Giustizia e Pace evidenziando l’importanza di questo aspetto del carisma che va sempre più integrato nella vita dell’Ordine. Fr. Enrique González ha presentato l’Ufficio Pro Monialibus, fondato nel 1968 con il compito di animare e accompagnare la vita claustrale francescana (Clarisse e Concezioniste). Infine Fr. Ivan Matic ha descritto il servizio di Assistente generale dell’OFS e della GiFra, servizio che condivide con gli Assistenti delle altre Famiglie francescane. L’OFS è presente nel mondo con 90 Fraternità nazionali ed oltre 400.000 Francescani secolari professi. Terminate le comunicazioni i Visitatori hanno approfondito le comunicazioni nei gruppi linguistici. Nel pomeriggio i responsabili degli Uffici, coadiuvati dal Ministro e dai Definitori generali, hanno risposto alle domande emerse nei lavori di gruppo della tarda mattinata. I Visitatori hanno preso parte alla preghiera dei Vespri e poi hanno condiviso un’agape festosa con la Fraternità della Curia. La quinta ed ultima giornata si è aperta con la celebrazione delle Lodi, è proseguita, 448 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III in Aula, con la presentazione dell’attività dell’Ufficio giuridico (Fr. Francesco Antonelli), della Segreteria generale (Fr. S. Overend Rigillo) e della Procura generale (Fr. Valentino Menegatti). Nel pomeriggio si è tenuta l’ultima Assemblea plenaria per verificare le giornate trascorse a Roma e per dialogare con il Ministro generale. Alle 18 c’è stata la Celebrazione eucaristica conclusiva, presieduta dal Ministro generale. Al termine Fr. José R. Carballo ha donato una pergamena ad ogni Visitatore con la Benedizione di san Francesco, come “viatico” per visitare Frati ed Entità, a nome del Ministro generale, con gli stessi sentimenti del nostro serafico Padre. FR. LUIGI PERUGINI 1.7. Incontro delle Conferenze Sud e West Slavica con il Definitorio generale Assisi, 1-2.12.2005 Proseguono gli incontri del Definitorio generale con le Conferenze dell’Ordine secondo le indicazioni del Capitolo generale e degli Statuti generali. Nei giorni 1 e 2 Dicembre 2005, ad Assisi presso la casa A. Leonori, sede della COMPI, si è tenuto l’incontro con i Ministri provinciali delle Conferenze Sud e West Slavica. La riunione ha preso avvio già alla sera del 30 Novembre con l’arrivo dei partecipanti e la celebrazione del Vespro. Il primo giorno dell’incontro si inizia la giornata con la celebrazione delle Lodi e dell’Eucaristia nella cappella della Casa, presiedute dal Vicario generale. Alle 9.30, dopo il saluto di Fr. Massimo Reschiglian, Ministro provinciale di Assisi, Fr. Sime Samac, Definitore generale, introduce i lavori ricordando il senso di questo incontro e cedendo subito la parola ai Presidenti delle Conferenze che presentano le due rispettive realtà. Fr. Adrian Buchik presenta la Conferenza West Slavica e tutte le attività delle Entità che la compongono insieme alle diverse iniziative di comune collaborazione. La Conferenza è composta dalle cinque Pro- vince polacche, dalla Provincia dell’Ucraina, da quella Slovacca e quella della Repubblica Ceca, dalla Fondazione Russia/ Kazakistan. Nel territorio della Conferenza ci sono anche le presenze dei Frati di rito bizantino in Ucraina e quella di Bielorussia. Più di 1500 sono attualmente i Frati che compongono questa Conferenza. Fr. Bernardin Skunca presenta la Conferenza Sud Slavica, che è composta dalla Provincia Slovena, dalle tre Province in Croazia (Split, Zadar, Zagabria ) e dalle due Province in Bosnia/Erzegovina ( Mostar e Sarajevo ) con più di 1300 Frati. Le comuni attività e le diverse iniziative delle singole Province nei vari settori sono brevemente riassunte dallo stesso Presidente. La mattinata si conclude con la relazione del Ministro generale. Collocando questo incontro nel contesto dell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine e del tempo liturgico di Avvento, il Ministro generale invita tutti ad assumere un atteggiamento di vigile attesa che deve portare ogni Ministro provinciale ed ogni Entità a vivere il discernimento come attitudine costante per individuare ciò che non corrisponde pienamente alla nostra vocazione, cercando di individuare anche i segni di vitalità che possono sostenere il cammino verso una fedeltà creativa. Per fare questo il Ministro generale ha invitato i presenti a porre una attenzione critica al secolarismo e al materialismo che mostra segni di attiva presenza anche nelle regioni delle due Conferenze. “Occorre poi migliorare la qualità della vita e della missione dei fratelli affidati alle vostre cure per superare l’insidia della mediocrità”. Per questo è necessario insistere sul primato di Dio, sulla vita fraterna in comunità, su uno stile di vita semplice e frugale e sulla gratuità della vita e del servizio. Il futuro della nostra vita e missione passa anche attraverso la promozione della collaborazione interprovinciale e con tutto l’Ordine. Occorre ricuperare il nostro essere una Fraternità universale, aver chiaro il senso di appartenere all’Ordine e discernere ciò che è essenziale per ogni Entità. Dallo stesso Ministro generale sono poi state suggerite, come esempio, alcuni ambiti di comune AD CHRONICAM ORDINIS collaborazione che nel territorio delle due Conferenze potrebbero essere maggiormente sviluppati. Il pomeriggio inizia con la presentazione del Vicario e Procuratore generale, Fr. Francesco Bravi, dei dati relativi agli abbandoni dei professi solenni di queste due Conferenze dal 1989 al 2004 a cui fa seguito una breve riflessione comune sulle cause e sugli aiuti da offrire per sostenere la fedeltà dei fratelli. Fr. Jim Edminton, Presidente della Fondazione “S. Francesco d’Assisi”, presenta la realtà della nostra presenza in Russia/Kazakistan, dove attualmente vivono 21 Frati professi solenni (di diverse nazionalità), due Professi semplici e 5 Postulanti in 5 Fraternità (3 in Russia e 2 in Kazakistan). Ricordando il cammino compiuto e le sfide per il futuro, il Presidente conferma la validità degli scopi della nostra presenza: la implantatio ordinis, il servizio pastorale ai cattolici, il servizio della carità e il dialogo tra le religioni ed ecumenico. Si prosegue la giornata con i lavori di gruppo sulla relazione del Ministro generale. La celebrazione dei Vespri, la cena e la ricreazione comune concludono la giornata. Il 2 dicembre inizia alla Porziuncola con la celebrazione delle Lodi e dell’Eucaristia presiedute dal Ministro generale e con la colazione offerta dalla Fraternità di S. Maria degli Angeli. Buona parte della mattina trascorre poi nel dialogo con il Ministro e con il Definitorio generale a partire dalle riflessioni e dalle domande nate nei gruppi. Il dialogo sincero e aperto affronta diversi temi tra cui: la formazione permanente e iniziale e le strutture formative, gli studi teologici, l’evangelizzazione nelle sue forme tradizionali e nuove, il dialogo con la cultura e la stampa dei testi francescani nelle diverse lingue, la formazione dei Frati laici, il servizio pastorale nelle Parrocchie e i Frati che vivono da soli, la collaborazione ai progetti dell’Ordine. La mattinata si conclude con una breve esposizione di Fr. M. Dzolan sulle diverse attività circa il dialogo interreligioso ed ecumenico che i Frati della Provincia di Sarajevo promuovono in Bosnia/Erzegovina e 449 i suggerimenti e le indicazioni per meglio vivere il cammino di preparazione alla celebrazione dell’ottavo centenario dell’Ordine, perché sia una vera occasione di rinnovamento spirituale e di conversione per ogni Frate ed ogni Entità. Con il pranzo e con il ringraziamento alla Fraternità di Casa Leonori per l’accoglienza, grazie ricambiato con il dono di un piccolo presepe a tutti i partecipanti, si conclude l’incontro da tutti ritenuto fraterno e fruttuoso. FR. FRANCESCO BRAVI, OFM 1.8. Visita in occasione dell’erezione della Custodia “S. Francesco d’Assisi” in Guinea-Bissau Bissau, 5 – 9.12.2005 Una calda notte africana e un magico cielo stellato, reso ancora più brillante dall’assenza di elettricità, accolgono il Ministro generale in Guinea-Bissau. All’aeroporto della Capitale un vivace gruppo di Frati Minori e i Ministri provinciali di Venezia e di Lisbona salutano il Ministro, giunto col Definitore generale Fr. Mario Favretto, e lo accompagnano alla Casa in Bissau. Sono quasi le ore 3 della notte. Il giorno seguente, martedì 6 dicembre, un programma impegnativo attende Fr. José R. Carballo: trasferimento a Cumura per la celebrazione del 50° dell’arrivo dei primi missionari veneti e per la cerimonia di erezione della nuova Custodia “S. Francesco d’Assisi” in Guinea-Bissau. Cumura è il villaggio della prima missione della Provincia Veneta, dove nel 1955 giunsero i primi Frati per offrire la loro assistenza ai numerosi malati del Lebbrosario. Un’altra nostra presenza, che risale al secolo XVII, soppressa nel 1834 e ripresa nel 1932, è quella dei Frati della Provincia portoghese. In questo giorno le due Fondazioni missionarie si uniscono per dare vita a una nuova Custodia, dipendente dalla Provincia Veneta, e per attuare così un passo importante verso la costituzione di una Entità autonoma in questa terra d’Africa. I Frati Minori presenti in Guinea- Bissau sono 35 di cui 17 450 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III guineani, 14 veneti, 4 portoghesi; vi sono inoltre 4 novizi. La celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dal Ministro generale, avviene nel piazzale antistante la chiesa di Cumura. Vi partecipano tutti i Frati, le Suore francescane dei due Istituti che operano in Guinea, Missionarie del Cuore Immacolato di Maria e di Cristo Re, numerosi fedeli, il coro della parrocchia, gruppi di danzatori e suonatori. I presenti apprezzano la parola del Ministro generale che si rivolge all’assemblea con chiarezza, calore, e in lingua portoghese. Dopo la Messa e una breve esibizione dei ragazzi appartenenti a un movimento locale, i “Valentes”, ci si raduna nel salone parrocchiale per la proclamazione del Decreto di erezione della Custodia. I due Ministri provinciali, di Lisbona e di Venezia, ricordano la storia e i passi compiuti nel passato per giungere a questo evento. Il Ministro generale rivolge il suo messaggio per la straordinaria circostanza, indica il percorso futuro della Custodia, esorta a privilegiare l’evangelizzazione camminando in sintonia con l’Ordine, annovera le sfide che incontrerà la nuova Custodia, tra cui quella impegnativa delle strutture esistenti. Viene annunciato anche il nuovo Consiglio della Custodia e il Custode nella persona di Fr. João Dias Vicente. Fa seguito un incontro storico-culturale in cui vengono offerte all’assemblea tre relazioni riguardanti la vita della missione in Guinea Bissau: l’aspetto storico, l’evangelizzazione, la giovane chiesa guineese. Al momento celebrativo segue il momento conviviale, naturalmente all’aperto, dove tutti i Frati, aiutati dalle Sorelle, possono condividere la gioia di trovarsi assieme e anche il pranzo. Nel pomeriggio una affollata e animata manifestazione artistica coinvolge tutti fino a tardi; naturalmente le danze locali occupano buona parte dell’esibizione. Il giorno seguente a Blom il Ministro generale visita la casa di Noviziato e tiene un incontro con i Novizi. Altra tappa della visita è Quinhamel dove Fr. José è atteso per l’inaugurazione e la benedizione della nuova ristrutturata maternità. L’opera sorge ac- canto alla casa dei Frati, è gestita dalle Suore, accoglie quotidianamente un numero impressionante di mamme e bambini, fa fronte a tanti mali tra cui quello frequente dei bambini denutriti. Anche a Quinhamel è stata avviata una scuola che, da anni ormai, sta funzionando molto bene. Ragazzi e ragazze della scuola non si risparmiano nell’eseguire alla presenza del Ministro le loro danze migliori. Nel pomeriggio altri due momenti prevedono la presenza del Ministro generale: l’inaugurazione del centro medico costruito da volontari italiani e consegnato alla cooperativa di medici locali, Madrugada, e l’incontro a Bra con tutte le componenti della Famiglia francescana presenti in Guinea-Bissau. Per questi ultimi il Ministro presiede una solenne Eucaristia preparata e animata dai Frati, dalle Sorelle francescane e dalle giovani Fraternità dell’Ordine francescano secolare. Dopo l’Eucaristia ancora danze sfrenate e una cena festosa che vede riuniti tutti i francescani. Giovedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, è una giornata assai impegnativa per il Ministro. Anzitutto c’è l’incontro con i due Vescovi della Guinea B. Con essi si tratta dei rapporti con i Frati Minori, con le nostre presenze e con le prospettive future, alla luce del cammino della nuova Custodia. Poi un evento straordinario che segna pubblicamente la visita del Ministro generale dei Frati Minori. Su invito del Presidente dell’Assemblea do Povu, una rappresentanza del Parlamento guineense riceve in udienza il Ministro Generale accompagnato dai Ministri provinciali, dal nuovo Custode e dal Definitore generale. Scopo del ricevimento è per esprimere ufficialmente la riconoscenza del Parlamento e della Nazione per l’opera svolta dai Frati Minori a beneficio della popolazione. Va detto che la rappresentanza parlamentare, composta da Presidente, Vice presidente e tre Ministri, è espressione di varie religioni e confessioni. Nel pomeriggio: visita a Nhoma, incontro a Bra con i Professi temporanei e formatori, messa nel Collegio animata dai nostri aspiranti. AD CHRONICAM ORDINIS L’ultima mattinata della visita è dedicata al grande complesso di Cumura. Al lebbrosario il Ministro incontra i malati di lebbra. Qualcuno dei medici e del personale espone a Fr. José le situazioni e le cure di questi fratelli. Viene spiegata l’importanza di questo ospedale specializzato in un vasto territorio che non ha strutture simili e nel contesto odierno di aumento di questa malattia. Dopo il lebbrosario il Ministro fa sosta nel villaggio degli ex lebbrosi dove accoglie le espressioni di riconoscenza e di affetto da parte dei fratelli che, pur guariti, portano le conseguenze devastanti della malattia tra cui il rifiuto dei famigliari. Ancora una tappa, in questo pellegrinaggio tra la gioia e la sofferenza, porta il Ministro tra bimbi e le mamme della maternità e della pediatria, quest’ultima nuovissima e preziosissima. Pure qui ci sono i neonati, i bimbi malati e una fila di mamme con bimbi denutriti. Poco oltre un’altra grande scuola: pure questa voluta e costruita dai nostri Frati; anch’essa espressione della volontà e della fiducia di un futuro migliore per questa terra. Con il pranzo in fraterna compagnia di fratelli e sorelle termina la visita del Ministro generale in Guinea-Bissau. Nel viaggio di ritorno, assieme ai Ministri provinciali della nuova Custodia e ai Definitori di Venezia, Fr. José manifesta le sue prime sensazioni circa la visita: tanta ammirazione per l’opera e la missione dei Frati, profondo e affettuoso legame tra la popolazione e i francescani, tanta speranza per il futuro della Chiesa e dell’Ordine in questa porzione di mondo, povera di tutto ma ricca di vita. FR. MARIO FAVRETTO, OFM 2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII centenario dell’Ordine in Croazia Nel santuario mariano di Trsat a Rijeka, in Croazia, sabato 8 ottobre 2005 si sono radunati circa 3000 francescani – Frati, suore e laici – per dare inizio alle celebrazioni in vista dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori e dell’inizio 451 del carisma francescano. I Francescani, che provenivano dalla Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia, Serbia e Montenegro, hanno voluto affidare questo “inizio” alla B. V. Maria, venerata in questo santuario come Madre delle grazie, ringraziando Dio per la grazia delle origini e per i benefici che la Chiesa e il mondo hanno ricevuto, attraverso il carisma francescano. La celebrazione, promossa dai Ministri provinciali della Conferenza Sudslavica e dal Consiglio della Famiglia francescana della Croazia, è stata curata da Fr. Nikola Vukoja, Segretario della Conferenza Sudslavica. All’incontro hanno partecipato Fr. Sime Samac, Definitore generale e Fr. Ivan Matic, Assistente generale dell’OFS. Cuore dell’evento è stata la celebrazione presieduta da Mons. Ivan Devcic, Arcivescovo di Rijeka che, nell’omelia, ha ricordato il valore e l’importanza storica della presenza e della missione dei Frati Minori in queste terre. Fr. Zeljko Zeleznjak, Ministro provinciale di Zagabria per la Conferenza Sudslavica e Sr. Franciska Molnar, Presidente della Famiglia francescana, hanno salutato i partecipanti. Poi il Definitore generale ha letto il Messaggio del Ministro generale, Fr. José R. Carballo. Nel pomeriggio il Ministro Provinciale di Spalato Fr. Zeljko Tolic ha ricordato le origini del francescanesimo nei Balcani, a cominciare dallo storico sbarco di san Francesco in terra croata avvenuto nel 1212, fino alla fondazione del primo convento a Trogir nel 1214. Dopo il suo intervento sono state presentati gli oltre 20 Istituti e Congregazioni originate dal carisma francescano; gli appartenenti all’Ordine Francescano Secolare e alla Gioventù Francescana, la realtà più numerosa nell’incontro. La celebrazione si è chiusa con la preghiera di ringraziamento presieduta dal Presidente della Conferenza Sudslavica, Fr. Bernardin Skunca che, insieme ai Ministri provinciali presenti, ha impartito alla Famiglia francescana la benedizione del Serafico Padre san Francesco. FR. NIKOLA VUKOJA 452 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 3. Rencontre COTAF-COMPI Strasbourg, 09-14.10.2005 À l’invitation de la Conférence Transalpine franciscaine (COTAF), les Provinciaux de la COMPI (Conférence des provinciaux d’Italie) se sont rendus à Strasbourg pour une rencontre bilatérale fraternelle. Elle a eu lieu du 9 au 14 octobre au Centre culturel Saint Thomas à deux pas des institutions européennes. Frère Roger Marchal accueillait les Frères dans la capitale de l’Europe. Les Provinciaux italiens étaient accompagnés par le Délégué du Provincial d’Albanie. Les Définiteurs généraux chargés de la COTAF, Frère Jakab Varnai, et de la COMPI, Frère Mario Favretto, participaient à la rencontre. Le 10 octobre, une célébration eucharistique présidée par le Frère Jan Van den Ejnden, Ministre Provincial de la Province des Martyrs de Gorkum aux Pays-Bas, Président de la COTAF, ouvrait officiellement la rencontre. Les deux Présidents introduisaient ensuite leurs Conférences. Frère Jan décrivait la grande diversité linguistique, sociale, culturelle et religieuse d’une Conférence qui s’étend de la Mer du Nord à la Mer Noire, de la Baltique aux Alpes et à la Méditerranée. 13 Provinces et la Custodie de Suisse en font partie aujourd’hui. Ce nombre diminuera bientôt suite à des réunifications. Les Provinces francophones ont déjà accompli leur fusion depuis plusieurs années. La diversité linguistique se présente comme une richesse car elle ouvre toute réunion de la Conférence sur l’internationalité de l’Ordre. Frère Jan abordait les problèmes qui touchent toute l’Europe comme la sécularisation et l’abandon des Églises officielles, sur fond de société de consommation. Les Pays-Bas sont les plus avancés dans ce processus, moins sensible dans les Provinces alpines et hongroises. Les vocations se font rares, sont plus mûres et méritent une attention particulière. Le phénomène du vieillissement se manifeste surtout dans les Provinces du nord de la COTAF. Jan résumait aussi les tentatives de créer un Noviciat international, confronté au problè- me du plurilinguisme, mais porteur d’un espoir européen pour les jeunes en formation. On rappelait aussi l’apport à l’Ordre de la Missionszentrale de Bonn et de sa filiale, la FMO de Vienne, qui dépendent de la COTAF. Frère Luigi Ortaglio, Provincial de la Province du Sacré Cœur de Jésus de Naples et Président de la COMPI présentait alors la situation des 19 Provinces d’Italie. Il décrivait l’évolution de la structure de la COMPI jusqu’à l’établissement du Secrétariat général à Assise. La COMPI offre une structure solide qui se subdivise en divers secteurs de pastorale et d’activités religieuse ou sociale confiés à divers Provinciaux. Elle jouit d’un statut d’utilité publique devant l’État italien ce qui lui permet d’assurer des fonctions de coordination avec les organismes officiels. Parmi ses activités communes, on peut citer le Cenacolo francescano, l’hôtel pour pèlerins à Assise, la Villa Leonori, siège résidentiel du Secrétariat à Sainte Marie des Anges et la Fondation Notre Dame d’Afrique au Congo-Brazzaville, une mission commune de toute la COMPI. Frère Luigi reconnaissait que cette structure n’empêchait pas de penser aux problèmes de sécularisation, matérialisme et néo-paganisme bien présents aussi dans la société italienne. Ces thèmes devaient s’approfondir dans les jours suivants. Une conférence du Professeur Hochschild, professeur de Sciences politiques à la Sorbonne de Paris, nous invitait à réfléchir aux perspectives d’un futur franciscain, dans un monde post-sécularisé plus disposé que jamais à accueillir les valeurs franciscaines. Le Professeur insistait sur trois éléments de l’identité franciscaine. Les Franciscains sont des «virtuoses du religieux», ce sont des «grimpeurs du divin» et des «rayons solaires» qui rayonnent sur toute vie humaine grâce à l’exemple de François d’Assise. Une après-midi permit aux frères de connaître le Parlement européen et le Conseil de l’Europe. Une lumineuse soirée d’automne les conduisit à admirer la belle Cathédrale de Strasbourg dans toute sa splendeur gothique. Mgr Jean-Pierre Gral- AD CHRONICAM ORDINIS let, OFM, évêque auxiliaire concélébrait ensuite au provincialat avec les participants à la rencontre. La rencontre amena quelques conclusions communes aux deux Conférences. Il faudrait approfondir les thèmes de la sécularisation et de la post-sécularisation dans nos milieux respectifs, en reprenant les intuitions du professeur Hochschild. Certaines propositions de collaboration pour la pastorale des jeunes et des vocations. Les Provinciaux des lieux saints franciscains s’offraient généreusement à accueillir des jeunes d’Europe lors de pèlerinages ou de marches internationales. Des suggestions concrètes furent bien accueillies par l’ensemble des Frères. La rencontre se termina par un souhait unanime de se rencontrer prochainement pour poursuivre la réflexion sur les thèmes abordés pendant la rencontre. FR. PHILIPPE SCHILLINGS 4. Congresso latinoamericano dos Centros de Estudos OFM-UCLAF 1. Crônica Petrópolis, 10-13.10.2005 “O edifício da Ordem deve ser construído sobre dois pilares, isto é, sobre a santidade de vida e sobre a ciência” De 10 a 13 de outubro de 2005, no Instituto Teológico Franciscano (ITF) de Petrópolis, Brasil, estiveram reunidos Irmãos de diferentes Institutos Superiores de Filosofia e Teologia e de Universidades das Entidades dos Frades Menores da América Latina. Por parte da Cúria geral, estiveram presentes o Vigário Geral, Frei Francesco Bravi, o Definidor geral pela América Latina, Frei Luís Cabrera, o Secretário Geral de Evangelização, Frei Nestor Inácio Schwerz, e o Animador Geral da Pastoral Educacional, Frei Joaquin Arturo Echeverry. Tal iniciativa fora proposta pela última assembléia da UCLAF, realizada em Salvador, Bahia, no ano de 2004, sendo encarre- 453 gados Frei Augusto Koenig, Ministro provincial da Província Imaculada Conceição, S. Paulo, e Frei Ivo Müller, diretor do ITF de Petrópolis, para organizar o seu encaminhamento e sua realização. Houve boa acolhida e um ambiente favorável para tal evento. O Vigário geral, Frei Francesco Bravi, na presença dos participantes do Congresso e do Corpo docente e discente do ITF de Petrópolis, apresentou inicialmente uma reflexão sobre o tema “Estudo e anúncio do Evangelho na vida e na tradição da Ordem dos Frades Menores”. Explicitou a posição da Ordem nestes últimos decênios a respeito dos Estudos e sua relação com a Evangelização. Começou lembrando “nossos grandes mestres, Antônio, Boaventura, Scotus que nos ajudam a entender que os estudos não são um obstáculo às opções evangélicas, mas uma ajuda”. Fez referência a vários Capítulos gerais (1971, 1976, 1991), Conselhos plenários (1981) e a Cartas de Ministros Gerais (Frei John Vaughn, Frei Hermann Schalück, Frei Giacomo Bini, Frei José Carballo Rodriguez) que se ocuparam da importância dos estudos, da formação intelectual, científica, relacionandoos com a missão de pregar, de evangelizar em um contexto histórico particularmente exigente. Os estudos são considerados uma exigência fundamental para a nossa missão de evangelização, porém não desligados da nossa “forma vitae” e da nossa missão própria. A evangelização é a nossa “professio vitae”, a nossa vocação e missão como frades menores. A Ratio Studiorum, de 2001, e a Ratio Formationis, de 2003, orientam para a seriedade da formação franciscana através de adequada e sólida preparação geral, teológica, profissional, ministerial, em vista da missão de sermos testemunhas e anunciadores eficazes da Palavra e Deus, sendo capazes de perceber as perguntas presentes no coração do homem contemporâneo e na vida das pessoas. Frei Francesco fez uma referência mais demorada à recente carta do atual Ministro geral, Frei José Carballo Rodriguez, sobre “O sabor da Palavra, a vocação intelectual dos Frades Menores hoje”. Ali se adverte que “hoje 454 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III mais do que nunca é necessário promover na nossa Ordem a formação intelectual”. Nesta carta, o Ministro geral afirma que não se trata só de estudar em vista dos desafios da evangelização, mas de adquirir o hábito de refletir, a arte do pensar como arte sapiencial de vida, de fé e de caridade. Nesse sentido, se pode falar de “uma vocação intelectual dos Frades Menores, sempre na unidade da nossa forma vitae”, buscando a Vida, a Verdade e o Bem, em nós e nos outros. Dirigindo-se explicitamente aos Centros de Estudos, o Vigário, fazendo referência ao pensamento do Ministro geral e do Papa João Paulo II, afirma: “as nossas Universidades e Centros de Estudos e de Pesquisa tem a importante tarefa de criar pontes entre as culturas e o Evangelho, (...) realizar um encontro fecundo entre o Evangelho e as diversas expressões culturais de nosso tempo para ir ao encontro do homem de hoje... Segundo o exemplo e a grande tradição cultural da Ordem franciscana, tende o cuidado de colocar o Evangelho no coração da cultura e da história contemporânea”. Os Irmãos participantes do Congresso partilharam, através de recursos técnicos de multimídia, o histórico, as propostas pedagógicas e educativas, as atividades, a vida e uma série de aspectos das suas instituições. Após uma reflexão conjunta em torno das luzes, das provocações e dos desafios que o encontro despertara em cada participante, chegou-se ao seguinte sumário de propostas e desafios: 1. Há necessidade e possibilidade de investir em Pesquisa, na Reflexão a partir de uma perspectiva teológica-franciscanapastoral em torno dos Projetos, de Temáticas (inclusão/exclusão, pedagogia...), de Novos Paradigmas (ecologia e questões ambientais, paz, novas tecnologias...). 2. Podemos somar forças, realizar intercâmbios e entre-ajuda nas Publicações de pesquisas, de artigos e estudos em Revista(s), nas traduções de obras, na criação de uma Rede de Bibliotecas e de Arquivos Históricos via Internet. Po- demos publicar este nosso encontro em “Fraternitas” e em outros periódicos. 3. Podemos favorecer o intercâmbio de Professores em termos de Seminários e Simpósios ou Cursos intensivos, de Formandos/Estudantes (o que já vem acontecendo e pode ser incrementado). 4. Precisamos organizar formas de Coordenação e Animação a partir deste encontro. Foi decidido escolher o nome de dois Irmãos, um a nível de Universidades e outro a nível de Institutos Filosófico-teológicos, mantendo a distinção e a integração. Foram escolhidos: Frei Áureo Patrício Bonilla e Frei Fernando Garzon. O próximo Congresso ficou marcado para 16 a 18 de outubro de 2006, no México. Os coordenadores organizarão a proposta de tema, conteúdo e dinâmica. 5. As Instituições devem deixar-se mover pelos Desafios Evangelizadores em suas realidades concretas (o que é evangelizar concretamente neste contexto em que a Instituição atua?): formação de leigos/as, formação de professores/administradores, Meios de Comunicação Social e suas influências, Missão franciscana... 6. Em vista do 8o Centenário da fundação da Ordem, dar a conhecer o nosso patrimônio histórico espiritual, cultural e de missão/evangelização através da internet e outros meios de comunicação. 7. Foi apresentado o projeto de pós-graduação em Teologia, com especialização em Evangelização, por parte do ITF de Petrópolis. Já existe um esboço, mas poderá ser aperfeiçoado e enriquecido no diálogo entre nós e com a Faculdade de Teologia da Pontifícia Universidade Antoniana. Foi apresentada ainda a iniciativa de Frei José Antônio Merino, de uma Associação Cultural Ibero-americana de Franciscanismo, em vista da pesquisa, do estudo e da difusão do franciscanismo nas suas diversas vertentes. O ITF de Petrópolis, através do Frei Fábio Panini, mostrou e comunicou o projeto de publicação e divulgação da obra inédita AD CHRONICAM ORDINIS do ex-Ministro geral Frei Constantino Koser, e que conta com um espaço próprio nas suas dependências. Os participantes assinaram uma carta de apoio, com finalidade de captação de recursos. Cada Instituição levou consigo a tarefa de ver em sua realidade o que já realiza destas propostas e o que pode implementar. O próximo Congresso dará continuidade a este conjunto de compromissos. Participaram desse primeiro Congresso dos Centros de Estudos em âmbito de América Latina sete Irmãos da Colômbia, dois Irmãos da Argentina, quatro Irmãos e dois professores leigos do Brasil, um do Equador, um do Peru, um do México, quatro Irmãos da Cúria Geral OFM. Houve Centros de Estudos Superiores não representados. Pela avaliação final, transpareceu um clima de satisfação e animação, um sentimento de esperança e de boas perspectivas para o futuro no sentido de vislumbrar uma série de possibilidades de intercâmbio, de conexão em rede, de reflexão e pesquisa, de qualificação na missão evangelizadora no contexto latinoamericano e em comunhão com a Ordem toda. FREI NESTOR INÁCIO SCHWERZ OFM 2. Relazione di Fr. Francesco Bravi Petrópolis, 10.10.2005 STUDIO E ANNUNCIO DEL VANGELO NELLA VITA E NELLA TRADIZIONE DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI I nostri grandi maestri, Antonio, Bonaventura, Scoto…, ci fanno capire che gli studi non sono un ostacolo alle scelte evangeliche, ma un aiuto a queste. È necessario, allora, per “evangelizzare” un impegno serio e continuo negli studi, facendo di questo servizio intellettuale un cammino di contemplazione e di conversione, come voleva Francesco e come ci insegna San Bonaventura: «Non credere che basti la lettura senza amore, la speculazione senza devozione, la ricerca senza capacità di meravigliarsi, la prudenza senza gioia, l’abilità senza pietà, 455 la scienza senza carità, l’intelligenza senza umiltà, lo studio senza grazia divina, lo specchio senza sapienza divinamente ispirata» (Itin., Prologo 4). Non bisogna mai separare la scienza dalla santità di vita, le due colonne sulle quali si deve costruire l’edificio dell’Ordine (cf. Tommaso da Eccleston, De adventu Fratrum Minorum in Angliam, 90). Infine, è importante che lo studio conduca a «raggiungere la sapienza dello Spirito, a lasciarsi possedere dalla Verità e dal Bene, per amare a lodare il Signore… e per servire i fratelli nella carità del Cristo» (Ratio Studiorum OFM, Introduzione 4). Penso che non sia necessario in questa sede ricordare altro sulla centralità degli studi nella vita e nella coscienza dell’Ordine fin dalle sue origini. Una centralità spesso sottolineata anche attraverso polemiche aspre, che tendevano a contrapporre la vita secondo il Vangelo, rivelata dal Signore a Francesco, e la via della dottrina, della sapienza acquisita attraverso lo studio serio e l’utilizzo degli strumenti necessari. Vorrei solo richiamare il cammino e le riflessioni che l’Ordine ha compiuto in questi ultimi anni sul tema e soprattutto sul profondo legame esistente tra studio ed evangelizzazione. Solida preparazione culturale Già nel Capitolo generale straordinario di Medellín, nel 1971, era avvertita la necessità di una solida preparazione culturale per tutti. «La continua e rapida evoluzione della società manifesta chiaramente che deve ritenersi necessaria una sufficiente e solida preparazione intellettuale per tutti, pur volendo tener conto delle diversità di condizioni culturali vigenti presso ciascun popolo e ciascuna nazione» (n. 62). Viene poi ricordato il legame profondo tra apostolato e formazione: «affinché l’apostolato poi possa avere una piena efficacia, ha bisogno di una multiforme e profonda formazione, quale è richiesta dalla diversità delle cose, delle persone e dei compiti ai quali è rivolta l’attività del Frate Minore» (57). Una vera educazione poi deve promuovere la formazione dei candidati nei loro 456 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III rapporti col mondo, di cui fanno parte e nel quale debbono operare: «la vita francescana non è fuga dal mondo, ma, sull’esempio del Verbo Incarnato, è vita nel mondo per testimoniare la certezza di una realtà trascendente, e per scoprirvi i valori che Dio vi ha immesso ed assumerli in ogni espressione vitale e ordinarli a Dio, con piena aderenza ai segni dei tempi» (52). L’attenzione ai rapidi mutamenti sociali e culturali motiva il rinnovato richiamo del Capitolo generale straordinario del 1976: lo studio è visto come un mezzo necessario per non trovarsi impreparati di fronte alla formidabile evoluzione dei tempi. Il Ministro generale John Vaughn, nel 1981 nella lettera Studi e missione dell’Ordine dei Frati Minori oggi, fa risaltare un dato che emerge dalla storia: nel nostro Ordine, sin dall’inizio, lo studio è stato visto in funzione del mandato di evangelizzare ricevuto dalla Chiesa. Il mandato de poenitentia praedicanda esige una preparazione teologica e scritturistica non superficiale. «Un dato chiaro emerge dalla storia: dagli inizi ad oggi l’Ordine ha sempre visto gli studi in funzione del mandato di predicare che ha ricevuto dalla Chiesa. Suscitati dalla grazia dello Spirito Santo per illuminare molti uomini nella scienza della verità e per infiammare il loro cuore al fervore della carità, i Frati Minori sono apparsi agli occhi dei loro contemporanei come “uomini apostolici” e il loro Ordine come un “Ordine di predicatori”, i cui membri, forti del mandato del Papa Innocenzo III vanno per il mondo ad annunziare a tutti il Regno, la conversione e la pace. Il mandato “de poenitentia praedicanda”, chiesto da San Francesco e a lui concesso dal Papa Innocenzo III, postula una preparazione teologica e scritturistica, come si può dedurre da alcuni scritti dello stesso Pontefice, anteriori a san Francesco, ma anche una adeguata conoscenza dei destinatari della missione che è stata affidata dalla Chiesa all’Ordine». Il Consiglio Plenario dell’Ordine del 1981, parlando dei Centri di studi nel Capitolo V del Documento finale La formazione nell’Ordine dei Frati Minori, affida allo studio la seguente funzione: «preminente e insostituibile va riconosciuta alla ricerca scientifica e allo studio». Questo Documento, impegnato a dare orientamenti pratici, è meno esplicito nel collegare lo studio alla missione dell’Ordine. Piuttosto lo orienta genericamente al nostro carisma. Del resto il Documento avverte la necessità della formazione dei Professori e dei Formatori (cf Cap. IV) e inserisce lo studio sempre nel contesto della formazione francescana. Sempre John Vaughn, nel 1987, nella lettera La formazione francescana e scientifica dei Frati, esorta alla formazione di Frati che sappiano leggere, accogliere e vivere con serenità e intelligenza i valori cristiani della cultura contemporanea: «l’impegno per una buona formazione è un dovere di tutti, sia a livello personale che comunitario. Se ben radicata sugli autentici valori francescani, essa assicura un itinerario di maturazione e di perfezione della vita di frate minore e aiuta a consolidare le fondamenta della propria fede (cf Cap. Gen. Medellin, La Formazione nell’Ordine dei Frati Minori, 65b). Se aperta concretamente alla sua dimensione intellettuale, essa risponderà davvero alle esigenze di testimonianza evangelica e di evangelizzazione avvertibili negli uomini del nostro tempo, contribuendo a formare frati per l’oggi, capaci di leggere, cogliere e vivere con serenità e intelligenza i valori cristiani della cultura contemporanea. La Chiesa e il mondo si attendono che l’Ordine dei Frati Minori sappia vivere e testimoniare quei suoi tipici valori, riferimento e strumento indispensabili per ogni uomo che voglia difendere e sviluppare la propria dignità di figlio di Dio e dedicarsi con successo alla costruzione di un mondo finalmente fraterno». La formazione intellettuale un’esigenza per l’evangelizzazione Il Capitolo generale del 1991, a partire dalla lettera del Santo Padre allo stesso Capitolo, inserì nel documento finale L’Ordine e l’evangelizzazione oggi la constatazione della necessità di promuovere nel nostro Ordine la formazione intellettuale, vista come esigenza fondamentale per l’evangelizzazione. «In questo Capitolo abbiamo rice- AD CHRONICAM ORDINIS vuto una nuova chiamata a fondare la nostra evangelizzazione nella santità e nella sapienza. Per rispondere convenientemente a questa chiamata, oggi è più che mai necessario promuovere nel nostro Ordine la formazione intellettuale. Accogliamo l’esortazione che ci ha rivolto il Papa Giovanni Paolo II di porre, fedeli alla tradizione del nostro Ordine, una speciale attenzione alla formazione intellettuale come esigenza dell’evangelizzazione (cf Messaggio del Papa al Capitolo, 1991, n. 6). Questo sforzo di promozione è necessario tanto per le scienze teologiche, quanto per quelle filosofiche ed umane, che ci aiutano a scoprire le parole del Signore, che sono spirito e vita (cf Test 13) e ci permettono di comprendere la problematica dell’uomo contemporaneo (cf CCGG 110.166.167)» (10). Fra Hermann Schalück, Ministro generale, nell’intervento al Convegno dei rappresentanti dei Centri di Studio nel 1994 sul tema La promozione degli studi nel nostro Ordine, ha scritto: «Senza dubbio è valida l’affermazione che gli studi sono una esigenza fondamentale della nostra missione di evangelizzazione. Ma questa necessita di ulteriore analisi. Infatti, esiste il rischio di “vedere” tanto lo studio come l’Evangelizzazione sganciati dalla nostra forma vitae e dalla nostra missione propria. L’evangelizzazione non finisce con l’attività pastorale o la predicazione. Essa è il modo di vivere la nostra forma vitae; è il nostro modo di seguire Gesù Cristo povero e umile e di testimoniare il Vangelo. L’evangelizzazione è, pertanto, la nostra professio vitae, la nostra vocazione e missione come Frati Minori. Non è semplicemente un mestiere, un lavoro sradicato dalla Fraternità e dalla testimonianza di vita evangelica. Lo studio nel nostro Ordine, lo studio per il frate minore, è impegno e applicazione (studium) per servire la causa del Vangelo». Aggiunge, poi, nello stesso testo: «la presunzione, la superficialità, l’indifferenza per le scienze umane e sacre sono da considerarsi un’offesa al dono della vita, all’uomo e alla Verità. Con tali disposizioni, non esiste qualità di servizio, neanche qualità di testimonianza e di vita. Considero un abuso 457 e una mancanza di rispetto il presentarsi per servire una causa nobile, come il Vangelo e l’uomo, senza la debita preparazione o senza la capacità di dialogo o di lettura dei segni dei tempi. È da reputare, perciò, un dovere fondamentale per ogni Frate, ognuno secondo i suoi doni, il dedicarsi allo studio. Poiché lo studio, se ben fondato sui valori francescani, può davvero aiutarci nella maturazione umana, intellettuale e spirituale e nel renderci capaci di cogliere, con intelligenza evangelica, i valori cristiani e francescani della cultura contemporanea». Nel documento Riempire la terra del Vangelo di Cristo lo stesso Ministro generale sostiene che tutta la formazione e gli studi hanno come principio orientatore e senso ultimo la vita e la formazione del Frate Minore in Fraternità, che ha la sua ragion d’essere in quanto Fraternità evangelizzatrice. Tale ragione orienta la formazione e gli studi, dando loro unità, coerenza e gradualità. I contenuti essenziali del carisma francescano e la sua incarnazione nel nostro tempo devono pertanto segnare profondamente tutto l’iter formativo nel nostro Ordine (cf 127). È opportuno poi tenere presente che «la formazione francescana avviene nella Fraternità e nel mondo reale, dove il Frate Minore sperimenta il potere della grazia, si rinnova nella mente, e nel cuore e sviluppa la sua vocazione evangelizzatrice. Gli studi, a loro volta, si costituiscono come supporto necessario per questa formazione francescana, poiché sono una esigenza fondamentale dell’evangelizzazione» (129). Fr. Giacomo Bini al Congresso Internazionale dei rettori dei nostri Centri di studio nel 2001, approfondendo la riflessione sul tema, ha detto: «Mi sembra necessario, a questo proposito, superare un pregiudizio molto diffuso: pensare che per vivere il Vangelo non ci sia bisogno dello studio, che l’aspetto “intellettuale” dell’esperienza cristiana sia una aggiunta in qualche modo superflua o perlomeno facoltativa. Chi pensa in questo modo finisce per cogliere la fede come alternativa alla ragione. “Credere”, allora, significa rendere inutile ogni “pensare”, e lo sforzo intellettuale esclude a priori ogni intervento della fede. Considero 458 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III inutile dire che questo malinteso è mortale sia per la fede che per la ragione. Solo una fede “intelligente”, (la “fides quaerens intellectum”), consapevole di se stessa e delle sue ragioni, può fondare adeguatamente la scelta di vivere secondo il Vangelo, mostrando che in esso ci viene donata una verità che supera tutte le nostre aspettative e dà compimento a tutti i nostri desideri». La Ratio Studiorum del 2001 afferma che lo studio, come «espressione del mai appagato desiderio di conoscere sempre più a fondo Dio, abisso di luce e fonte di ogni umana verità» (VC 98), «è fondamentale nella vita e nella formazione, sia permanente che iniziale, di ogni frate minore» (3). Lo studio poi «unito alla santità di vita (cf Eccleston 90), è un’esigenza fondamentale dell’evangelizzazione (cf MCapG 6), in quanto contribuisce all’edificazione del Regno di Dio, forma a evangelizzare le culture (cf OEv 11; EN 20 e ReM IV), e rende sensibili alla promozione della giustizia e alla difesa dei diritti umani (cf GS 4)» ( 28 ). Infine mette in guardia i frati minori che «la disaffezione allo studio – dovuta, tra tante cause, anche a una forte corrente antirazionalista di certi circoli culturali, anche religiosi – può avere gravi conseguenze per lo svolgimento adeguato della loro missione evangelizzatrice (cf VC 98)» (29). Nella Ratio Formationis del 2003 troviamo scritto: «Riguardo ai contenuti dell’annuncio ogni Frate sia messo in grado di provvedere alla propria formazione teologica, catechetica e tecnica, ma anche a cogliere le domande presenti nel cuore dell’uomo contemporaneo e nella vita delle persone a lui affidate, anche attraverso lo studio delle scienze umane, storiche e filosofiche. L’aggiornamento e la formazione culturale in genere vengano abitualmente inseriti nei progetti personali e comunitari» (90). Per essere testimoni e annunciatori efficaci della Parola di Dio e per collaborare al servizio della Chiesa e alla costruzione del Regno, la Ratio Formationis indica ai Frati minori, che la loro formazione francescana, iniziale e permanente, si deve realizzare e perfezionare attraverso un’adeguata e solida preparazione generale, teologica, professionale, ministeriale ( cf. 217 ). Il valore degli studi e della ricerca nella nostra vocazione e missione Il nostro attuale Ministro generale, Fr. José Rodríguez Carballo, in concomitanza con l’elevazione ad Università Pontificia dell’Antonianum, ha scritto a tutto l’Ordine la lettera dal significativo titolo Il sapore della Parola. La vocazione intellettuale dei frati Minori oggi per proseguire ed approfondire la riflessione sul valore e il luogo proprio degli studi e della ricerca scientifica nell’Ordine, in continuità con i documenti degli ultimi quarant’anni. «In quei testi – afferma il Ministro – risalta in modo netto il nesso tra gli studi e l’evangelizzazione, che è una delle essenziali ragion d’essere dell’Ordine... Avverto con forza che questo cammino è coerente con quello del nostro Ordine verso l’VIII Centenario della sua fondazione. Anche oggi “l’edificio dell’Ordine deve essere costruito su due pareti, cioè sulla santità di vita e sulla scienza”. Ci proponiamo di rispondere al dono della nostra vocazione coltivando una maggiore qualità della nostra vita - è il cammino della santità - e avvertiamo nello stesso tempo che oggi è più che mai necessario promuovere nel nostro Ordine la formazione intellettuale» (Premessa). La riflessione del Ministro si svolge in tre capitoli. Nel primo capitolo viene sottolineato come fin dall’inizio della Fraternità troviamo «all’interno della vocazione a vivere e a testimoniare il Vangelo come fratelli, quella di annunziare la Parola di Dio nell’ascolto e nel dialogo, in comunione con la Chiesa». In questo il percorso di san Francesco resta esemplare. Nel secondo capitolo si passa poi a vedere come questo impegno «ha accompagnato la storia della nostra Famiglia, esprimendosi soprattutto nell’urgenza missionaria, caratterizzata dall’incontro con le culture, cioè dall’ascolto, e dalla preparazione severa richiesta agli annunciatori della Parola che salva, in vista del dialogo». Nella terza ed ultima parte si affronta il tema, che il Ministro ritiene nuovo e da approfondire oggi, «Mi sembra che ci resti ancora molta strada da fare per l’incontro della Parola con le parole molteplici dell’uomo». AD CHRONICAM ORDINIS Il testo del Ministro generale apre il confronto verso nuove riflessione e nuove scelte. «Non si tratta di studiare solo in vista delle sfide dell’evangelizzazione. È in gioco qualcosa di più e di più esigente. Si tratta di acquisire l’habitus del cogitare, l’arte del pensare come arte sapienziale di vita, di fede e di carità. È dunque possibile parlare di una vocazione intellettuale dei Frati Minori? Sì, sempre nell’unità della nostra forma vitae, per cui lo studio, come tutte le altre cose della nostra vita in fraternità, deve essere innestato sul vigore spirituale di san Francesco, in modo tale da diventare una base necessaria per la formazione francescana. Si tratta cioè di diventare sempre più capaci di un dialogo vero con la cultura di oggi, anzi con le culture divenendo artigiani umili e coraggiosi di ascolto e di dialogo, discepoli prima che maestri». Nella seconda parte del terzo capitolo, il Ministro generale ci offre la sua riflessione sul tema della Parola nell’incontro con la cultura. Ci ricorda innanzitutto che «L’ascolto e il vedere sono dunque un atto di vera e propria interpretazione della realtà, che non va aggredita, posseduta e dominata, ma al contrario va accolta, riconosciuta e promossa. Lo studio è una delle strade verso questo ascolto nuovo dell’uomo e del mondo. Esso, infatti, ci libera dalla paura della nobile fatica del pensare, mentre noi ci accontentiamo spesso di ripetere formule e idee altrui. Ci libera ancora dalla paura del silenzio, per prendere una certa distanza dalla realtà. Da qui nascono parole nuove per dare alla luce una nuova vita, oltre le parole usurate dall’abitudine e dall’ovvietà. Un simile percorso porta con sé la sofferenza di ogni nuova nascita, insieme alla gioia della scoperta». Si tratta allora di diventare sempre più consapevoli della necessità di educarci all’ascolto e al dialogo per apprendere l’arte dell’incontro con le culture. Nei diversi continenti e paesi nei quali siamo presenti queste sfide ci provocano in tanti modi. È certamente urgente incarnare il nostro carisma nelle diverse culture in cui siamo presenti e scoprire in esse i germi dell’intuizione evangelica di san Francesco, che è in 459 grado di rivelarne anche nuove profondità. Per questo abbiamo bisogno di consolidare sia l’opzione vocazionale che la nostra preparazione. In questo contesto il Ministro indica alcune sfide importanti per ogni continente dove siamo presenti. Tra le altre dice «Penso all’America centrale e del sud, aree a forte maggioranza cristiana con la loro creatività pastorale e teologica. In esse la crescita del confronto con altre comunità cristiane e con le sette ci sfida a rinnovare la nostra presenza e il nostro annuncio. In questo subcontinente la situazione di povertà e di ingiustizia costituisce ancora una enorme provocazione a pensare i fondamenti della pace, della giustizia e dell’integrità del creato. Ciò ci provoca a conoscere meglio i meccanismi che permettono oggi tanta scandalosa miseria e a pensare nel tempo della globalizzazione a partire dalla cattedra degli esclusi e dei più poveri». Annunciare il Vangelo in questi contesti tanto differenti richiede un serio e rigoroso lavoro dell’intelligenza. La Parola di Dio va proclamata in parole comprensibili per l’uomo di oggi e per fare questo dobbiamo imparare dai nostri grandi maestri della scuola francescana, essi «non hanno forse sempre amato il confronto con sistemi di pensiero diversi ma pur sempre ricchi dei semi di Colui che è il Bene? Non sono forse questi semi diffusi ovunque?». È questo il modo concreto per vivere, anche in questa dimensione, la nostra vocazione di minori nell’ascolto obbediente e nell’ospitalità dell’altro come quella tipica dei poveri. «l’itinerario che lo studio inaugura è proprio di chi si scopre povero perché mendicante di senso, appassionato ricercatore della verità in ogni manifestazione dell’uomo e del mondo, insieme a tante persone di buona volontà». Si tratta di vivere quell’umile sottomissione alla realtà storica e umana che si studia, per amarla, per accoglierla con rispetto e per restituirla come dono di Dio (per amore di Dio). «La minorità non permette di rivendicare alcun diritto sugli altri, che siamo chiamati a servire anche con la nostra ricerca intellettuale. Ciò che si è appreso va condiviso come una 460 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III ricchezza comune che viene dall’Altissimo». Ma l’ascolto dell’uomo e della realtà è nutrito da un ascolto più profondo: l’ascolto dello Spirito del Signore e della sua santa operazione. «Come ben diceva il nostro fratello Giacomo Bini “la lunga storia delle diverse espressioni in cui si è incarnato il carisma francescano mostra con evidenza la fecondità della relazione tra impegno intellettuale e serietà dell’esperienza spirituale: a partire dall’esperienza di Dio, l’intelligenza riceve nuova forza per la ricerca della verità; e la verità trovata esige di essere condivisa, annunciata. Non esiste autentica esperienza di Dio che non si trasformi in nuova luce per l’intelligenza e in nuovo slancio per l’annuncio”». La missione dei nostri Centri di Studio Tutti i documenti e le riflessioni di questi anni affrontano poi il tema dei nostri Centri di Studio come mediazioni concrete e luoghi dove vivere una seria preparazione allo studio per un annuncio del Vangelo all’uomo di oggi. Già nel 1994 il Ministro generale Fra Hermann Schalück affermava: «I nostri Centri di studi non possono essere come una specie di “supermercato” anonimo e impersonale, dove chi può o chi vuole viene per acquisire delle scienze. Bensì dei Centri a servizio del Vangelo, dell’uomo, della vita e della Verità. Solo così i nostri Centri saranno luoghi di evangelizzazione, poiché in essi professori, ricercatori, investigatori, editori e alunni, in cordialità e disponibilità evangelica, si dedicano totalmente a conoscere la Verità e a testimoniarla con la vita fraterna, le pubblicazioni, l’insegnamento, la solidarietà verso i poveri e i bisognosi. Lo studio per il Frate Minore, cioè l’acquisizione delle scienze a servizio della Verità e di una autentica professionalità, deve essere animato dallo spirito evangelico di vivere ed esplicitare la vocazione dei Frati Minori». Nella lettera Il Sapore della Parola, i Centri di Studio vengono definiti luoghi di Studio e di Ricerca; luoghi speciali di elaborazione e di promozione per vivere l’ascolto e il dialogo con l’altro. Centri per lo studio, la ricerca e l’insegnamento di tutte le discipline e dove si vivono essenzialmente esperienza di vita. «L’obiettivo ultimo dello studio, della ricerca e dell’insegnamento nelle nostre Università e Centri di Studio, e dei Frati Minori che si dedicano a ciò, non è quindi quello di acquisire e offrire informazioni, meno ancora quello di avere un titolo. Ma di stimolare la ricerca della Vita, della Verità e del Bene, in noi e negli altri. Non è certo sufficiente essere ben informati. Solo la trasformazione della mente e del cuore, porterà ad uno studio, una ricerca, un insegnamento veramente fecondi». Le nostre Università e Centri di Studio e di Ricerca sono chiamati ad offrire il proprio contributo all’elaborazione di una cultura al servizio integrale dell’uomo, capace di andare oltre i criteri della praticità, del rendimento e della concorrenza, non estranei alle stesse Università. Per questo è importante che tutti i Centri di Studio e Ricerca francescani trasmettano in modo attualizzato il patrimonio culturale, filosofico e teologico della Scuola Francescana. «Questo esige, senza dubbio, uno studio critico e approfondito della tradizione culturale francescana. Studiarla per curiosità è sterile, studiarla in modo apologetico è trionfalismo dannoso. È necessario approfondirla criticamente, per illuminare con un vero e proprio atto di speranza le grandi questioni che il nostro tempo ci pone». Infine, le nostre Università e Centri di Studio e di Ricerca, hanno l’importante compito di creare ponti tra le culture e il Vangelo. «Giovanni Paolo II ci ha detto: “Compito delle vostre Università e Centri di Ricerca è di operare un incontro fecondo tra il Vangelo e diverse espressioni culturali del nostro tempo, per andare verso l’uomo d’oggi… Secondo l’esempio di San Francesco e la grande tradizione culturale dell’Ordine francescano, sia vostra cura porre il Vangelo nel cuore della cultura e della storia contemporanea”». Conclusione Al termine di queste riflessioni vorrei augurare a ciascuno di voi, professori, studenti e tutti quanti siete impegnati a diverso AD CHRONICAM ORDINIS titolo nei numerosi centri di studio, di vivere il vostro impegno nello studio per un annuncio evangelico fedele e liberante, con quegli atteggiamenti che il Ministro generale indica nella terza parte della sua lettera, quando cerca di individuare le caratteristiche di un modello francescano di vita intellettuale. «Se non siamo noi ad andare alla verità ma è la verità che viene a noi in modi diversi, l’atteggiamento preliminare e preminente per accoglierla è l’apertura all’ascolto, a cui seguirà l’inquieto interrogare». Dunque il primo e fondamentale atteggiamento da assumere è quello di vivere la nostra vocazione di minori non appropriandoci di nulla e restando umili. Lo studio e la ricerca sono espropriazione permanente del sapere. «Un vero cammino di studio e di ricerca trasforma questa presunzione in desiderio e spogliamento: è una forte esperienza esistenziale di povertà che ci fa mendicanti». La costante ricerca della Vita, della Verità e del Bene ci rende itineranti, senza nulla di proprio. «La ricerca scientifica cerca di stabilire i risultati ottenuti, mentre ne mette in evidenza il carattere relativo e spinge ad andare sempre più lontano. Non ci si può fermare in ciò che si conosce già. Colui che cerca non ha dove posare il capo. Alla fine chi ricerca è preso per mano dall’oggetto che studia e condotto verso nuovi orizzonti della vita e della verità. Il Beato Giovanni Duns Scoto ci dice: “Nel cammino del genere umano la conoscenza della verità è sempre in crescita”». È proprio questo cammino che ci rende liberi. Un altro aspetto importante nella nostra tradizione è il gusto e la gratuità del cammino verso la verità che non tolgono allo studio la serietà e la fatica scientifica, ma donano soddisfazione e gioia, perché per mezzo dello studio si ritrova la vera fonte della vita. «È il gaudium de veritate tipico della tradizione agostiniana, della quale siamo tanto debitori. È bello addentrarsi nello studio come un luogo nel quale sperimentare una gioia particolare, quella che viene dalla ricerca e dalla scoperta della Vita, della Verità e del Bene, capace di donare una più profonda unità interiore tra vita e pensiero». 461 Il tornare alla grazia delle origini non ci può rendere appagati o nostalgici del nostro passato. Vogliamo realmente vivere la grazia delle origini «non solo come memoria del passato, ma come profezia dell’avvenire». «Una filosofia e teologia critica impedirà che lo sguardo retrospettivo cada in un puro tradizionalismo o in una nostalgia sentimentale verso le nostre origini. Al tempo stesso, l’accuratezza del pensiero, aiuterà a superare ogni ideologia futuristica ed utopistica. Il pensiero francescano è stato capace di discernere i segni dei tempi e di trovare sempre di nuovo la coraggiosa forza di una parola profetica verso il mondo, la società e, se necessario, anche all’interno della stessa Chiesa». Lo studio infine non è solo un’occupazione privata e solitaria. La ricerca della verità ci tocca come Fraternità in forza del nostro stesso carisma. «Nel contesto della vita fraterna possiamo essere educati ed educare progressivamente al gusto della ricerca e del pensiero, al confronto e al dialogo tra posizioni diverse. In tal modo “gli studi contribuiscono alla costruzione della Fraternità” e la aprono alla Fraternità più ampia della comunità ecclesiale e degli uomini di buona volontà». Che questo nostro incontro serva anche ad operare quella riconciliazione di cui parla il Ministro nella sua lettera: «Molti Frati dediti all’evangelizzazione si sono considerati dispensati dallo studio e molti tra gli studiosi hanno creduto di essere sollevati dall’evangelizzazione. È l’ora della riconciliazione. Se i Frati sembrano lasciarsi assorbire completamente dai ministeri e servizi, è necessario ricordare loro la necessità dello studio: un’adeguata preparazione intellettuale è fondamentale per qualunque attività apostolica. Allo stesso tempo a quanti si dedicano allo studio, alla ricerca e all’insegnamento in modo prioritario, sento la necessità di ricordare che queste attività non possono essere separate dal dono e dall’impegno di vivere con letizia le esigenze della nostra forma vitae». FR. FRANCESCO BRAVI, OFM Vicario generale 462 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa Kalwaria Zebrzydowska, Polonia, 21-26.11.2005 La VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa (UFME) si è tenuta a Kalwaria, Polonia, dal 21 al 26 novembre 2005. Erano presenti più di 70 Frati, tra Ministri, Delegati ed Invitati, in rappresentanza di quasi 8.000 Frati, circa metà dell’Ordine. Dalla Curia generale hanno partecipato il Ministro generale, alcuni Definitori ed il Segretario generale per l’Evangelizzazione. Il tema dell’Assembela, «I Francescani e l’Evangelizzazione nell’Europa di oggi», è stato approfindito anche con il contributo dei seguenti Relatori: Fr. Giacomo Bini, Fr. Hermann Schalück, Fr. José R. Carballo, Ministro generale, Fr. Ulrich Zankanella e Paul Zulehner, teologo pastoralista di Vienna. Nel considerare la realtà europea bisogna tenere presente la sua ricca diversità dal punto di vista storico, culturale, religioso, ecclesiale ecc: fanno parte dell’Unione Europea i Paesi occidentali e vari Paesi dell’Est (ed altri hanno già chiesto di entrare), per molti anni quest’ultimi, sotto il regime socialista-comunista. Inoltre bisogna anche considerare “l’atmosfera” che oggi si respira in Europa: laicismo, le radici cristiane sono state abbandonate; i valori economici sono al primo posto; sensibilità per la giustizia, la libertà; il bisogno di una spiritualità... Di fronte a questa situazione, che cosa significa per la Chiesa annunciare oggi il Vangelo? Vuol dire partecipare attivamente alla costruzione della casa comune europea, secondo la missione propria della Chiesa che è quella di «annunciare, celebrare, servire il Vangelo». E noi Francescani che cosa possiamo offrire? Il carisma francescano, grazie a san Francesco, mantiene ancora oggi tutta la sua forza evangelica, tutta la sua attualità e la sua attrattiva anche in Europa. Tocca a noi ri-esprimerlo in forme storiche più significative, capaci di venire incontro alle aspirazioni profonde dell’uomo del nostro tempo. È giunto il tempo dei segni: la testimonianza di una vita fraterna autentica e sincera, di una fraternità interculturale, in- ternazionale e interprovinciale diventa immediatamente un segno profetico. Altri segni: vivere la spiritualità del dialogo e della comunione, anche all’interno della Famiglia francescana, superando le tendenze “esclusive” nei rapporti tra fratelli laici e fratelli sacerdoti, tra uomini e donne, tra “primo Ordine” ed OFS; lasciarci interpellare dalle sfide della crescita della popolazione, dell’ingiustizia strutturale, della violenza e non-violenza, del rispetto dei diritti umani, dell’ecologia e della necessità del dialogo interreligioso; accettare e ricordare le motivazioni profonde e gli obiettivi del progetto Europa come condizione per capire meglio il Vangelo e S. Francesco. Siamo chiamati a vivere il passaggio da un atteggiamento di attesa alla mobilità missionaria; da una presenza passiva, rassegnata ad una presenza attiva che va incontro all’altro per condividere e dialogare; dalla pesantezza di strutture alla leggerezza di mediazioni più vicine alla gente, più aperte. Il Ministro generale nella sua Relazione ha invitato i Frati Minori ad offrire il proprio contributo sia attuando quanto l’Esortazione apostolica chiede alle persone consacrate (cf Ecclesia in Europa, n. 38) e sia rispondendo ad alcune sfide: la collaborazione tra le Province e tra le Conferenze e anche con altri membri della grande Famiglia francescana ed altri Istituti di Vita consacrata; essere testimoni eloquenti del primato di Dio; testimoniare la passione per l’umanità; riservare particolare attenzione alla gioventù ed alla pastorale vocazionale. L’Assemblea ha accolto la proposta di scrivere una “Lettera Ecumenica Francescana”; ha appoggiato alcuni progetti che offrono l’accompagnamento ai pellegrini nel cammino di Santiago o intraprendono nuovi cammini nei luoghi francescani in Italia; ha eletto il nuovo Consiglio dell’UFME: Presidente, Fr. Waclaw Stanilaw Ckomik (Wroclaw, Polonia); Vice Presidente, Fr. Gabriele Trivellin (Torino, Italia); Consiglieri: Fr. Rupert Schwarzl (Innsbruck, Austria), Fr. Zeljko Tolic (Split, Croazia), Fr. Pedro Ruano (Madrid, Spagna). AD CHRONICAM ORDINIS 6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri generali dei Primo Ordine e del TOR Roma, 18.12.2005 Domenica 18 dicembre, alle ore 15.30, si è riunita presso la Curia generalizia dei Frati Minori la Conferenza della Famiglia Francescana. Erano presenti i tre Ministri generali del Primo ordine, quello del TOR, la Ministra generale OFS e il Vice-Presidente CIF-TOR. L’incontro straordinario prevedeva, in primo luogo, la nomina del nuovo Board di Franciscans International. Sono stati riconfermati i membri del vecchio Board, che avevano dato la loro disponibilità a continuare il servizio e che in questi anni hanno svolto un grande lavoro di coordinamento e collegamento nelle varie attività organizzate da FI: Margaret Mary Kimmins, OSF (USA) CIFTOR; Denise Boyle, FMDM Irlanda) CIFTOR; Ana Maria Olmedo Ramos, OFS (Guatemala); Attilio Galimberti, OFS (Italia); João Benedito, OFMConv (Brasile); Markus Heinze, OFM (Germania). La CFF ha poi espresso il suo grazie a Tewelde Beyene, OFMCap, David Couturier, OFMCap, Lucy Almiranez, OFS, e Fr. Goran Dabic, TOR, che per motivi diversi non hanno potuto rinnovare il loro impegno e al loro posto sono stati nominati: Odilon Tiankavana, OFMCap; John Celichowski, OFMCap; John Pacelli, OFS; John Doctor, OFM. La riunione è stata anche l’occasione per chiarire alcuni aspetti delle possibili iniziative da programmare insieme in vista dell’VIII Centenario della nascita del carisma francescano che si celebrerà nel 2009, mentre il Ministro generale del TOR ha brevemente illustrato il programma delle celebrazioni per l’VIII Centenario della nascita di S. Elisabetta d’Ungheria che si concluderà il 17 novembre 2007. Il Vice-Presidente CIF-TOR, Fr. James Puglisi, SA, ha poi informato sul programma del Convegno ecumenico di tutti i Francescani che si svolgerà dal 28 agosto al 3 settembre 2006 presso il Franciscan International Study Center di Canterbury e che avrà per tema “Dalla Regola alla vita”. Il 463 Simposio si inserisce all’interno delle iniziative nate in seguito all’incontro avvenuto a Roma nel 2002 tra i Francescani cattolici e quelli appartenenti ad altre Chiese, durante il quale si era deciso di iniziare un percorso di verifica comune e di confronto delle diverse esperienze. Al termine della riunione il Ministro generale OFMCap ha illustrato alla CFF l’attività del Capuchin Franciscan Centre for Conflict Transformation (The Damietta Iniziative), che ha lo scopo di animare i laici delle comunità cristiane africane, perché si impegnino a crescere nel dialogo e nella cultura della non-violenza all’interno delle numerose situazioni di conflitto (etnico, sociale, religioso, ecc.) presenti in quel Continente. Il Centro ha la sua sede a Pretoria, ma prevedendo di aprire delle sedi anche in altri Stati africani e di allargare la collaborazione con tutti i membri della Famiglia francescana, ha chiesto il patrocinio della CFF che all’unanimità lo ha concesso, riconoscendo l’iniziativa pienamente in sintonia con lo spirito di Francesco d’Assisi. Da ultimo è stata nominata Presidente di turno della CFF la Ministra generale OFS, Encarnación Del Pozo, alla quale sono stati fatti gli auguri per un proficuo servizio ed è stata fissata la data del prossimo incontro per la mattina di lunedì 10 aprile 2006 presso la Curia generale TOR. Terminata la riunione della CFF alle 17.30, dopo una breve pausa, i Ministri generali del Primo Ordine e del TOR si sono ritrovati per valutare insieme il risultato del primo Corso Interfamiliare di Formazione per i Frati missionari, svoltosi a Bruxelles. L’esperienza è stata decisamente positiva e sono state apprezzate, soprattutto, la validità del programma offerto e l’esperienza dell’interfamiliarità. Si tratta ora di risolvere alcuni piccoli problemi di tipo logistico ed organizzativo che non intaccano la sostanza dell’iniziativa che si è deciso di continuare anche per il prossimo anno. Essendo poi arrivata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’approvazione del testo lusitano del Rituale Romano-Serafico della Professione Religiosa, si è deciso di inviarne co- 464 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III pia a ciascuna Entità di lingua portoghese, perché possa utilizzarlo. Al termine dell’incontro c’è stato uno scambio fraterno e Fr. Joachim Giermek, Ministro generale OFMConv, è stato eletto Presidente di turno della Conferenza. Facendosi gli auguri per le prossime feste natalizie, i Ministri si sono dati appuntamento per il pomeriggio del prossimo 10 aprile 2006. FR. STEFANO RECCHIA, OFM 7. Notitiae particulares Segretario – MONS. ANTÓNIO MONTES MOREIRA, OFM, Vescovo di Bragança-Miranda, è stato eletto il 4 aprile 2005 Vice-Presidente della Conferenza episcopale portoghese. – MONS. JOSÉ BELISÁRIO DA SILVA, OFM, è stato nominato da Benedetto XVI Arcivescovo Metropolita di São Luís do Miranhão (Brasile), finora Vescovo di Bacabal. (L’Osservatore Romano, 22.09.2005) – FRATI MINORI AL SINODO Dal 3 al 23 ottobre 2005 si è tenuta, presso la Città del Vaticano, l’XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: «Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Al Sinodo vi hanno partecipato 256 padri sinodali da 118 Paesi (il numero più alto dei partecipanti a una assise sinodale). Di essi 177 sono stati eletti, 39 vi hanno partecipato ex officio, 40 sono stati nominati dal Santo Padre. Tra essi c’erano 55 Cardinali, 8 Patriarchi, 82 Arcivescovi, 123 Vescovi, 36 Presidenti delle Conferenze Episcopali, 12 Religiosi. Erano anche presenti 32 Esperti e 27 Uditori. Dell’Ordine dei Frati Minori vi hanno partecipato: • come Padri sinodali: FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, Ministro generale OFM, eletto dall’Unione dei Superiori Generali; CARD. CLÁUDIO HUMMES, OFM, Arcivescovo di São Paulo, eletto dalla Conferenza episcopale del Brasile; MONS. LUIS SÁINZ HINOJOSA, OFM, Ausiliare di Cochabamba, eletto dalla Conferenza episcopale di Bolivia; Mons. Roberto Camilleri Azzopardi, OFM, Vescovo di Comayagua, eletto dalla Conferenza episcopale di Honduras; MONS. LEO LABA LADJAR, OFM, Vescovo di Jayapura, eletto dalla Conferenza episcopale di Indonesia; MONS. HIL KABASHI, OFM, Amministratore Apostolico dell’Albania Meridionale, eletto dalla Conferenza episcopale albanese; MONS. BASIL MYRON SCHOTT, OFM, Arcivescovo metropolita di Pittsburg dei Bizantini, Presidente del Consiglio della Chiesa Rutena (USA) appartenente alle Chiese Orientali. • come Esperto: FR. DAVID MARIA A. JAEGER, OFM, Professore di Diritto Canonico della Pontificia Università “Antonianum” in Roma. 1. Libri BIBLIOGRAFIA – AAVV, Liber Annus, LIII, 2003, Studium Biblicum Franciscanum, Franciscan Printing Press, Jerusalem 2005, pp. 521+52. – BARTOLINI RINO (a cura di), Nella tua Tenda, per sempre (sl 61,5). Storia delle Clarisse. Un’avventura di ottocento anni, Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli 2005, pp. 1197. – BERTOLINI GIORGIO-CALUFETTI ABELEROVIDA EDOARDO, Il Venerabile Fratello Francesco di Sant’Antonio, Arco (TN) 2005, pp. 63. – BOADAS LLAVAT AGUSTÍN-DEL MAR GRAÑA CID MARÍA (Edición de), El Franciscanismo en la Península Ibérica. Bilance y perspectivas. I Congreso Internacional, Madrid 22-27 de septiembre de 2003, Asociación Hispánica Estudios Franciscanos, Editora G.B.G., Barcelona 2005, 1024 pp. – CALUFETTI ABELE, Padre Efrem Bettoni O.F.M., Grafica 5, Arco (TN) 2005, pp. 40. riano, Vigodarzene 2005, pp. 304. – LAPOLLA TOBIA, Testimoni di Cristo, Tipografia G&G, Lizzano 2005, pp. 126. – LAURIOLA GIOVANNI (a cura di), Da Cristo a Maria, Centro Studi Personalistici “Giovanni Duns Scoto”, Quaderno n. 22, Editrice A.G.A., Alberobello 2005, pp. 274. – MIRI FRANCO, Corresponsabilità in una democrazia sostanziale. Pensiero relazionale di Pierpaolo Donati e Teologia morale a confronto, Estratto della tesi per il Dottorato in Teologia, Pontificia Università Gregoriana, Facoltà di Teologia, Roma 2005, pp. 136. – NICACCI ALVIERO-PAZZINI MASSIMO-TADIELLO ROBERTO, Il Libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto, Franciscan Printing Press. Jerusalem 2005, pp. 131. – PROVINCIA DEL SS. CUORE DI GESÙ DEI FARTI MINORI DI NAPOLI (a cura di), Le grandi voci nascono dai grandi silenzi. Giovanni Giuseppe della Croce (16541734) Frate e Santo. Con 40 tavole fuori testo. Nel 350° anniversario della nascita, Edizioni Intra Moena, Napoli 2005, pp. 327. – CONFERENCIA DE MINISTROS PROVINCIALES DE ESPAÑA (a cura di), La gracia de los Orígenes. Refundación y Misión, 32a Semana Interprovincial, Madrid, 3-8 de abril de 2005, Imprenta Fareso S.A., Madrid 2005, pp. 167. – RATZINGER JOSEPH (BENEDETTO XVI), Il Perdono di Assisi, Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli 2005, pp. 48. – GOLDMANN GEREON, Ombre mortali. Luce consolante, Traduzione dal tedesco di Pietro Mauro, Progetto Editoriale Ma- – STENICO REMO, I Frati Minori a Cles, Nuove Arti Grafiche, Trento 4004, pp. 477. – FEBBRARO ANTONIO, Santa Caterina in Galatina. Assisi Salentina, Italiano-Inglese, Editrice Salentina, Galatina 2005, pp. 71. – SIMONETTI NANDO, Principi di Teologia della Pace nel magistero di Benedetto XV, Editrice Porziuncola, S. Maria degli Angeli 2005, pp 375. 466 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III – STENICO REMO, I Frati Minori a San Rocco di Rovereto, Nuove Arti Grafiche, Trento 4004, pp. 473. – SCHALÜCK HERMANN, The Gospel from Age to Age, Institute for Consecrated Life in Asia (ICLA), Quezon City 2005, pp. 182. – SCHALÜCK HERMANN, Was dem Leben dient. Missionarische Spiritualität heute, Edtition Coelde-Missio, Aachen 2005, pp. 158. 2. Extracta – AROSIO MARCO, Cesare Cenci OFM e il supplementum al Bullarium Francisca- num (1378-1484), da «Miscellania Francescana», 2004 Tomo 104, Fasc. III-IV, 667-670. – BROCANELLI VINCENZO, Il “Progetto Africa” dell’Ordine dei Frati Minori. Dalle intuizioni degli inizi all’evoluzione storica e istituzionale, in «Frate Francesco. Rivista di cultura francescana», Anno 71, Nuova Serie-Novembre 2005, n. 2, pagg. 433-469. – SANCHEZ GILL VICTOR, El “Calendarium Romanun del Capítulo General OFM de Burgos de 1523. Notas y Edición, Extractum ex Periodico «Archivum Franciscanum Historicum», An, 98 (2005), Grottaferrata 2005, pp. 717-767. 1. Fr. Angelo Redaelli NECROLOGIA Tradate (VA), Italia, 19.05.1965 Owando Congo/Brazzaville, 12.09.2005 1. Curriculum vitae Fr. Angelo Redaelli nasce a Tradate (VA) (Diocesi di Milano) il 19 Maggio 1965 da Vittorio e Miranda Levis, e viene battezzato nella Parrocchia di SS. Pietro e Paolo a Turate (CO) il 30 Maggio 1965 con il nome di Angelo Giovanni. Dopo la maturità scientifica, frequenta la Facoltà di Ingegneria nucleare presso il Politecnico di Milano (1984-89); nel frattempo entra in Convento a Cermenate (CO) ed è ammesso all’Ordine dei Frati Minori nella Provincia di S. Carlo Borromeo l’8 Settembre 1987 da Fr. Pierantonio Norcini, Ministro provinciale. Nelle sue mani emette la Professione temporanea il 4 Settembre 1988 a Baccanello di Calusco d’Adda (BG). Dal 1988 al 1992 è a Rezzato come professo temporaneo e inizia lo studio della Teologia, dapprima a Brescia, presso il Seminario Diocesano, poi a Verona, presso lo Studio Teologico “S. Bernardino” dei Frati Minori. Il 10 Ottobre 1992 emette la Professione solenne a Milano, nella Parrocchia “Regina Pacis”, nelle mani di Fr. Arcangelo Zucchi, Ministro provinciale. Dal 1992 al 1994 è a Brescia, S. Gaetano, dove insegna religione presso il nostro Liceo “Luzzago”. Nel giugno 1994 consegue il Baccalaureato in S. Teologia. Viene ordinato sacerdote il 17 Giugno 1995 presso il Convento di Baccanello di Calusco d’Adda (BG) da S. Ecc. Mons. Angelo Paravisi, Vescovo ausiliare di Bergamo. Dal 1994 al 1999 risiede a Roma, presso il Collegio S. Antonio, in qualità di studente del corso di licenza (che consegue il 20 Giugno 1996) e di laurea in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana. Rientrato in Provincia, presta il suo servizio come Cappellano agli Spedali Civili di Brescia nell’anno 1999-2000. Dal 2000 al 2003 è S. Antonio in Milano come Guardiano (2000-2003), Economo (2002-2003) e incaricato per la formazione (2002-2003). Nei medesimi anni svolge anche il ruolo di Vice Assistente regionale dell’Ordine Francescano Secolare e di Vice Assistente del Gruppo di Milano dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo e della Piccola Famiglia Francescana. Avendo da tempo manifestato il desiderio di recarsi in missione, nel Giugno 2003, viene ascritto alla Fraternità di S. Giovanni Battista alla Creta in Milano per i mesi estivi, in modo da prepararsi a partire per l’Africa, inserendosi nel progetto della COMPI in Congo Brazzaville. Rientrato in Italia dopo il primo anno di missione, si reca con l’obbedienza dei superiori a Bruxelles per partecipare ad un apposito Corso di formazione missionaria nell’ottobre 2004. Il 16 Marzo 2005, insieme a Fr. Italo Bono, anch’egli missionario in Congo Brazzaville, riparte per la missione e, dopo un tempo di permanenza a DjiriBrazzaville, svolge la sua attività ministeriale nelle comunità di base dei villaggi e in assistenza alle varie attività missionarie locali. Il 5 Settembre comunica il suo trasferimento nella parrocchia di Makuoa, in aiuto alla Fraternità locale. Una settimana dopo, il 12 Settembre, in un villaggio presso Owando, Fr. Angelo, alla guida di un fuoristrada con a bordo alcune suore clarisse e nostri Frati locali, pur procedendo a bassa velocità, non riesce a schivare una bambina che d’improvviso gli attraversa la strada, causandone la morte. Sceso nel tentativo di soccorrerla, viene brutalmente aggredito dagli abitanti del luogo, fino a provocarne la morte. Dotato dal Signore di numerosi talenti umani e di spiritualità, Fr. Angelo è tragicamente deceduto mentre svolgeva con sempre più entusiasmo la sua opera di assistenza proprio ai bambini di strada, ai pove- 468 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III ri dei villaggi, alla tanta gente bisognosa di cure mediche, di istruzione, di assistenza spirituale. I numerosi attestati di cordoglio delle autorità civili e religiose congolesi e italiane, nonché la corale partecipazione a questo momento di lutto da parte dei confratelli tutti, delle Suore in missione, dei tanti volontari e amici che Fr. Angelo aveva incontrato in questi anni in Congo non fanno che ribadire quanto fosse stimato, amato e apprezzato per la sua fraterna presenza e per il suo competente aiuto e ministero. Al Dio della speranza, che ci riempie di ogni consolazione nel momento della prova, affidiamo questo nostro carissimo fratello, sapendo che se il chicco di grano, caduto in terra, muore, porta molto frutto. 2. Homélie du Nonce Apostolique à la Celebration eucharistique en suffrage Cathédrale de Brazzaville, le 13 septembre 2005 Excellences, Messeigneurs les Évêques, Excellences, Messieurs les Ministres et les Ambassadeurs, Distinguées autorités civiles et militaires, Chers frères dans le sacerdoce, religieux et religieuses, spécialement les Frères Franciscains et les Sœurs Clarisses, Frères et sœurs dans le Christ, Dimanche 4 septembre, la Communauté de l’Ordre des Frères Mineurs qui est au Congo vivait un moment de grande intensité, de joie profonde et d’action de grâces à Dieu pour l’Ordination presbytérale de deux de ses membres, les Frères Pascal et Constant, auxquels j’imposais les mains. Le Père Angelo était très actif à suivre les différentes aspects de la préparation et de la Célébration. Quelques Frères, avec trois Sœurs de la Communauté des Moniales Clarisses, se sont rendues à Makoua et à Boundji pour les Premières Messes des nouveaux prêtres dans la Paroisse et la Communauté où se trouvent les Franciscains. On a tous eu l’occasion de connaître les tristes circonstances de l’accident qui a coûté la vie au P. Angelo et ce n’est pas le lieu ni le moment d’y revenir dans les détails. La chose la plus importante est que Dieu Tout-puissant, le Seigneur de la vie, a ac- cueilli notre Frère, le P. Angelo. Il lui donne la vraie vie, la vie éternelle. Le P. Angelo a donné sa vie pour ce peuple qu’il a tant aimé et qu’il avait un si grand désir de servir. Aujourd’hui, cette célébration est l’occasion de renouveler notre profession de foi et de redire, comme la Préface de la Messe des défunts: «Pour tous ceux qui croient en toi, Seigneur, la vie n’est pas détruite, elle est transformée; et lorsque prend fin leur séjour sur la terre, ils ont déjà une demeure éternelle dans les cieux». Religieux d’une grande simplicité, qui vivait avec joie la vocation franciscaine de suivre «Dame Pauvreté» - comme St François l’appelait -, le P. Angelo était très sensible, il ne supportait pas la violence et était préoccupé d’aider ce peuple congolais à sortir de l’ignorance. Tout cela rend encore plus paradoxal le dessein de Dieu au moment de sa mort. Son grand cœur l’a amené à vouloir s’arrêter pour secourir la petite fille qui s’était cognée la tête contre la voiture qu’il conduisait lundi matin et qui était encore vivante. Le Seigneur ne lui a pas épargné la croix de l’épreuve, et il a donné sa vie par amour. Au-delà des circonstances tragiques, audelà des commentaires que chacun pourra faire sur l’événement, je vous dis que pour nous, les chrétiens, la chose la plus importante est de découvrir le dessein profond que l’Amour de Dieu veut nous faire comprendre: le Père Angelo, qui avait un sens aigu de sa vocation, avait été appelé à suivre le Christ et il avait accepté de le faire en choisissant de venir au Congo pour servir ses frères de Djiri, les enfants de la rue de la maison de Brazzaville et la communauté de Makoua où il venait d’être affecté. Par amour de Dieu et des hommes, il avait tout quitté, il était parti de l’Italie, où il avait sans doute une vie beaucoup plus facile du point de vue humain, pour être missionnaire en terre congolaise. C’est aussi par vrai amour qu’il a décidé de s’arrêter pour chercher à secourir l’enfant, par amour il a donné sa vie. On est tenté de dire que dans des circonstances pareilles il ne faut pas s’arrêter sur la route. On dit que si en Italie le fait de NECROLOGIA ne pas s’arrêter est considéré un délit de fuite et non assistance à personne en danger, ici la tradition est différente. Mais je suis convaincu qu’on ne doit pas se rendre, que ce peuple congolais est appelé comme tous les autres à faire du chemin pour arriver à considérer qu’un accident est un accident, qu’on ne peut pas réagir de cette manière inhumaine. La mort du P. Angelo, un prêtre, un missionnaire italien, nous a réunis aujourd’hui, mais il faut penser à toutes les fois où cela arrive partout dans le pays et personne n’en parle. La justice devra faire son chemin et la loi son action éducatrice, mais, en fin de comptes, on a un énorme besoin d’éducation et de formation dans les valeurs humaines et spiritueles qui découlent de l’évangile. Plus profondément, comme aux temps de Saint Paul, qui a entendu un Macédonien lui dire: «Viens à notre secours» (Act 16, 9), cette mort tragique semble être un cri qui monte silencieusement de cette population vers nous tous, pour dire: «Nous avons besoin d’être évangélisés». Dans un message envoyé lundi soir par Mgr Kombo, Évêque d’Owando, qui avait invités les Franciscains il y a presque quinze ans à venir au Congo, après avoir loué l’action de ces missionnaires dans l’évangélisation des villages, dans le domaine de la santé, dans le service aux enfants de la rue et dans la catéchèse, il écrit: «Une chapelle sera construite dans ce village pour demander pardon à Dieu, aux Franciscains, à l’Italie». Et je suis très content de cet engagement du Diocèse d’Owando. Mgr Kombo avait écrit encore: «Si vous ne voyez aucun inconvénient, que sa dépouille repose à Owando ou à Makoua». Toutefois, la famille du P. Angelo, à laquelle va notre gratitude pour avoir donné leur fils au Congo, a exprimé le désir de l’enterrer en Italie, désir qu’il faut respecter. Je le dis surtout aux Frères Franciscains mais aussi à toute l’Église qui est au Congo: nous avons une grande mission à accomplir au service du peuple congolais par l’annonce de l’Évangile et de ses valeurs, mais il faudra toujours être prêts à donner sa vie, soit dans le martyre dans des circonstances exceptionnelles, soit dans la donation quo- 469 tidienne que seul le Cœur de Dieu connaît. Je le rappelais au Frères Pascal et Constant le jour de leur Ordination presbytérale quand je leur disait de «conformer leur vie à la croix de Jésus Christ». Les franciscains, mais aussi l’Église entière, ne peuvent oublier que St François n’a pas seulement chanté dans le Cantique des créatures: «Loué sois-tu, Seigneur, pour frère Soleil et pour soeur Lune et les Etoiles», mais il a aussi dit: «Loué sois-tu, Seigneur pour notre sœur la Mort corporelle, à qui nul homme vivant ne peut échapper, malheur à ceux qui meurent en péché mortel, heureux ceux qu’elle surprendra faisant ta volonté car la seconde mort ne pourra leur nuire». Et surtout, dans ces circonstances où on pourrait être tenté de se révolter et d’avoir des pensées de vengeance, il faut se rappeler que St François a continué son Cantique par dire: «Loué sois-tu, Seigneur, pour ceux qui pardonnent par amour pour toi, qui supportent épreuves et maladies, heureux s’ils conservent la paix car par toi, le Très Haut, ils seront couronnés». Comme le Seigneur Jésus au moment de sa mort, le Père Angelo - j’en suis sûr - dit aujourd’hui au Père Éternel: «Père, pardonneleur: ils ne savent ce qu’ils font» (Lc 23, 34). Dans l’Évangile qu’on a lu à la Messe de dimanche dernier, le Seigneur insistait sur le besoin d’être toujours ouverts au pardon. Et quand nous prions le Notre Père nous disons: «Pardonne-nous nos offenses comme nous pardonnons aussi à ceux qui nous ont offensés». J’ai été fier d’écouter dans ces jours des paroles de pardon de la bouche des confrères du P. Angelo. Le pardon est quelque chose de divin, et seulement avec la force qui vient de Dieu on arrive à pardonner. Aujourd’hui l’Église Catholique célèbre la Fête de la Croix Glorieuse. Le Christ s’est offert sur la croix en sacrifice afin que par lui le monde soit sauvé. La croix est pour le peuple chrétien le signe de l’espérance du Royaume de Dieu. Objet de mépris pour les païens, la croix est devenue «notre fierté ». Il y a des moments dans la vie où l’on s’interroge: «Pourquoi Dieu permet-il une 470 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III chose comme ça? Pourquoi Dieu n`arrêtet’il pas un tel mal?». Apparemment, Dieu ne fait rien, comme apparemment Dieu n`intervient pas devant la souffrance, la douleur des innocents. Pourquoi? La clé de ce mystère est la Croix de Jésus, mystère déconcertant. Nous attendons une victoire divine évidente, claire, triomphante, superbe, au fond des choses, et Dieu nous montre une victoire humble: Dieu permet que le mal s’acharne sur lui, Dieu l’assume pour vaincre le mal et la mort. Vaincre la mort à travers sa propre mort, vaincre la douleur à travers sa propre douleur: «Dieu a tant aimé le monde qu’il a donné son Fils unique: ainsi, tout homme qui croit en lui ne périra pas, mais il obtiendra la vie éternelle» (Jn 3, 15). C’est la logique de Dieu ! Il y en a qui posent la question: «Où était Dieu quand le P. Angelo a été tué?». A cet égard, la réponse qu’un célèbre écrivain a placée dans la bouche du Christ, auquel un pauvre voyageur s’était adressé, après être tombé dans la boue, est éloquente: «Où estu, ô mon Dieu?» s’était écrié le pèlerin effondré dans la boue. Mais, immédiatement, il entendit une voix mystérieuse qui, d’en haut, lui répondait: « Je suis avec toi, dans la boue! ». Dieu était sur la croix de Jésus, il a expérimenté le même mal, la même souffrance, la même douleur, pour que personne ne puisse dire que Dieu ne comprend pas sa douleur, sa souffrance, pour que personne ne se sente tout seul au moment de l’épreuve. C’est pour cela que nous fêtons la Croix glorieuse ! La vie est née de la mort de Jésus ! Et notre vie et notre mort, unies à la mort de Jésus, ont un avenir en Dieu! «Si nous vivons, nous vivons pour le Seigneur, et si nous mourons, nous mourons pour le Seigneur. Donc, dans la vie comme dans la mort, nous appartenons au Seigneur» (Rom 14, 8). Le Seigneur Jésus nous a dit: «Si le grain de blé tombé en terre ne meurt pas, il demeure seul ; mais s’il meurt, il porte beaucoup de fruit» (Jn 12, 24). La mission des franciscains italiens «Notre Dame d’Afrique», qui a commencé en 1991, a donné beaucoup de fruit, soit en œuvres et activités d’evangelization et de service à la société congolaise, soit en termes de voca- tions. Il y a déjà trois prêtres et un bon nombre de frères congolais qui se préparent au sacerdoce. Voilà les fruits. On ne peut pas oublier qu’il y a eu du grain de blé tombé en terre qui a accepté de mourir: le P. Francesco Piccinni, du groupe fondateur, et maintenant le P. Angelo Redaelli. On est dans la logique de l’évangile! Je pense que dans ces circonstances nous ne pouvons pas penser seulement à nousmêmes et à notre douleur. Il faut penser aussi au P. Angelo et je suis convaincu qu’il est aujourd’hui dans la joie après la rencontre face à face avec le Seigneur à qui il a consacré sa vie et qui lui aura dit au moment de sa mort, trouvée dans un acte d’amour: «C’est à moi que tu l’as fait! Viens, béni de mon Père, entre dans la joie de ton Seigneur». La mission franciscaine au Congo a alors gagné un intercesseur très spécial dans le ciel. Qu’il me soit permis ici d’exprimer les remerciements les plus sincères, de la part de toute l’Église catholique qui est au Congo, aux autorités de l’État congolais, du Premier Ministre au Ministre de l’Administration du Territoire, du Secrétaire Général du Ministère des Affaires Étrangères au Chef de la Police pour l’assistance qu’il ont immédiatement offert quand nous les avons appelés. Le même remerciement je voudrais exprimer aux Ambassadeurs d’Italie et de France, avec lesquels j’ai travaillé personnellement en étroite collaboration. Merci de votre attention. Que Dieu vous bénisse! Amen! MGR ANDRÉS CARRASCOSA COSO Nonce Apostolique au Congo 3. Omelia del card. Dionigi Tettamanzi alla messa esequiale Turate, Italia, 16 settembre 2005 “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra”. Così l’evangelista Matteo nel racconto della Passione. “Si fece buio”. Carissimi, questo buio ci rimanda in maniera spontanea al dolore, sì, al dolore che ha invaso ed ha travolto il nostro cuore alla notizia che improvvisamente ci ha raggiunto: l’uccisione di fra Angelo. NECROLOGIA Un dolore che ha continuato a riempire il nostro cuore, anzi, è venuto crescendo man mano che abbiamo saputo il motivo e le modalità di questa uccisione. Un dolore che si fa più forte ora, alla presenza del corpo martoriato di fra Angelo, ormai consegnato alla terra, mentre la sua anima viene, dalla Chiesa che prega, affidata all’immensa e misericordiosa bontà di Dio. Penso, in particolare, al dolore della mamma, del papà e del fratello. Penso al dolore dei confratelli Francescani della Provincia di Lomabardia e del Congo Brazzaville. Penso al dolore delle Comunità parrocchiali e delle realtà di Chiesa che fra Angelo ha servito. Penso al dolore di questa amata Comunità di Turate. Penso al dolore dell’intera Chiesa Ambrosiana. Penso al dolore che sta nel cuore dei fratelli e delle sorelle dell’amata Africa, in particolare al dolore dei vescovi qui presenti, soprattutto di mons. Ernest Kombo. Ma il buio di questo nostro dolore pare farsi più tenebroso che inquietante, di fronte ad una uccisione che davvero ci sconcerta tutti: ha colpito un missionario impegnato a soccorrere una bimba dopo un incidente del tutto involontario, nel contesto di una vita spesa per il bene degli altri. E così la nostra stessa fede in Dio viene profondamente sfidata! “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Così grida Gesù sulla Croce. Non so se questo grido l’abbia fatto proprio anche fra Angelo in quei terribili momenti che hanno preceduto la sua fine. Amo pensare che le abbia pronunciate, fra Angelo, nel suo cuore, ma con lo stesso significato con cui Gesù ha gridato sulla Croce. Non un grido di disperazione, ma un grido di pieno, totale, filiale abbandono a Dio, al Padre, al suo Amore misterioso sì, ma infinitamente dolce. Questo, carissimi, ci spinge a presentare anche noi a Dio il nostro dolore. Solo così il buio che ci rattrista e ci impaurisce, può ricevere una luce che rischiara la nostra mente e che rasserena il nostro cuore. Presentato a Dio questo nostro dolore, diventa preghiera. Preghiera di adorazione 471 della imperscrutabile volontà del Signore. Preghiera di richiesta di misericordia e perdono per quanti hanno ucciso fra Angelo. Sì, anche queste parole Gesù ha pronunciato sulla Croce: “Padre, perdona loro”. E infine, una preghiera di affidamento di padre Angelo all’amore di Dio, alla sua pace infinita, alla sua gioia senza fine. Continuiamo a lasciarci illuminare dalla luce che ci viene da Cristo Signore, in particolare dalla sua Pasqua di morte e di risurrezione. Luca ci ha parlato del desiderio ardente di Gesù di mangiare la Pasqua con gli Apostoli prima della sua Passione. In realtà, nell’Ultima Cena, Gesù anticipa la vera e definitiva Pasqua donando nel pane e nel vino il suo stesso Corpo e il suo stesso Sangue, dunque tutto se stesso e rendendolo ormai sempre presente nella storia questo suo dono, nella celebrazione dell’Eucaristia. E così Gesù porta a compimento la sua vita, ricolma ormai di amore, di dono totale di sé, di servizio, nel segno della massima gratuità e generosità. Per questo Gesù tronca in modo immediato, forte e categorico, la discussione dei Discepoli su chi tra loro fosse il più grande. La tronca, questa discussione, non con le sue parole, ma col suo esempio. Dice infatti: “Ecco, io sto in mezzo a voi come colui che serve”. Queste parole ci fanno pensare al senso profondo della vita e della morte di fra Angelo. Questo nostro fratello è stato chiamato a portare a compimento il suo ministero di prete, la sua passione missionaria, la sua vocazione francescana. E questo con un servizio di amore, di un servizio giunto fino al dono della propria vita. Servire il popolo di Dio. Servire la gente. Servire la gente così com’è, con i suoi problemi e le sue fatiche, anzi, i suoi stessi drammi, con le sue attese e le sue speranze. Servire la gente del Congo, non soltanto perché avesse una vita umana degna della dignità della persona, quindi una vita liberata dalle diverse forme di povertà, di ingiustizia e di violenza, ma soprattutto per- 472 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III ché potesse conoscere il Vangelo che salva e ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo come fonte di vita nuova, di riconciliazione, di comunione, di pace. Fra Angelo ha sigillato, sì, ha sigillato in modo splendido con il suo stesso sangue, unendosi così a tanti missionari martiri che hanno dato la loro vita per il Vangelo. Ha sigillato con il suo stesso sangue, il suo servizio a Cristo e all’uomo. E siamo così alla luce della risurrezione. La morte di Gesù non è la fine. È l’inizio. L’inizio di cose nuove e straordinarie. Come scrive l’evangelista: “Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono”. Sì, tutto questo. Ma la novità più sorprendente è la risurrezione di Gesù da morte. La sua morte si fa principio di vita, di vita per sé e per tutti. L’aveva detto un giorno: “Se il chicco di grano che cade per terra muore produce molto frutto”. Lui, Gesù in persona, è questo chicco di grano. La sua morte diventa sorgente, sorgente inesauribile di vita. Così è di Cristo. Ma così è anche del discepolo che muore con Cristo e in Cristo. Il Padre lo fa risorgere e gli dona la vita eterna, la vita che non muore. Carissimi, preghiamo perché fra Angelo condivida nella forma più intensa e per sempre l’esperienza degli Apostoli nella sera di Pasqua. Scrive Giovanni che i discepoli gioirono nel vedere il Signore. È la stessa gioia alla quale è stata chiamata la bimba investita e soccorsa da padre Angelo, che involontariamente è diventata causa di violenza e di morte. Preghiamo perché la morte di fra Angelo possa essere principio di vita, di vita nuova, di vita ricolma di amore, per noi che l’abbiamo conosciuto ed amato e che ora lo piangiamo; per le Comunità e le realtà di Chiesa che ha servito con il cuore di Cristo; per i fratelli e le sorelle tutte dell’Africa, per il loro avvenire sempre più evangelico e, proprio per questo, sempre più umano. Preghiamo, infine, con fiducia, con fiducia illimitata, il Signore perché il posto occupato da fra Angelo in Africa non vada deserto, ma altri, molti altri lo raggiungano e così si continui ad annunciare il Vangelo e a portare la salvezza di Gesù al mondo e ad ogni creatura. Lo sia anche per la nostra preghiera personale e comunitaria. E così, carissimi, il nostro cuore addolorato trovi nella fede e nella preghiera quella consolazione e quel coraggio di cui tutti abbiamo bisogno. DIONIGI CARD. TETTAMANZI 4. Messaggio del Ministro generale Roma, 16 settembre 2005 Carissimi, il Signore ci doni la sua pace! In questo giorno di lutto e di dolore voglio unirmi a voi per implorare a gran voce la pace che è dono del Risorto, perché solo Lui potrà consolare il nostro cuore ferito. Di fronte ad una tragedia che ci ha lasciati impietriti e senza parole, ci sentiamo chiamati ora a far risuonare la Parola di Dio che è parola di vita. Lasciamo che scenda nel profondo delle nostre viscere e ci trasformi, riconciliandoci con Dio e con i fratelli, divenendo nuovamente offerta di amore e perdono, aprendoci ancora alla speranza. Con questa supplica desidero esprimere tutta la mia vicinanza ai familiari di fr. Angelo, ai parenti, agli amici, alla sua gente, ai suoi confratelli della Provincia di Milano, a quelli della Fondazione “Notre Dame d’Afrique” e a tutti coloro che oggi sono qui per testimoniare il loro affetto e la loro stima. Ma desidero in questo momento affidare al Signore anche i parenti e quanti piangono la scomparsa della bambina, la cui morte accidentale è stata all’origine di questa tragedia. Possa anche a loro il Signore donare la sua pace. Nella certezza che il sacrificio di fr. Angelo, unito al sacrificio di Cristo, porterà molto frutto e che, come dice il Vangelo, sarà un frutto duraturo (cf Gv 15,15), ringrazio il Signore che ci ha donato questo Fratello, che con il dono della sua vita ha testimoniato l’amore di Gesù per i più piccoli del Regno: quei piccoli di cui era stato NECROLOGIA chiamato a prendersi cura in Congo e che ora per mano lo accompagnano nella casa del Padre delle misericordie. Certamente anche di lui san Francesco oggi direbbe: “Ecco un vero Frate Minore”! FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM Ministro generale 2. Fr. Angelo Stellini Santa Fiora, Italia, 15.07.1926 Firenze, Italia, 07.10.2005 Nel pomeriggio di sabato 8 ottobre, nella Chiesa di San Salvatore a Monte alle Croci, in Firenze, si sono svolte le solenni esequie di padre Angelo Stellini dei Frati Minori di Toscana. Era un uomo dall’animo grande, pronto ad abbracciare quanto di bello, di nuovo, di impegnativo accadeva nella Chiesa e nel mondo. Nato alla Selva, sul monte Amiata, nel 1926, era entrato giovanissimo nell’Ordine dove subito si era distinto per le doti umane davvero fuori del comune. Studente all’Ateneo Antoniano di Roma e poi allo Studium Biblicum di Gerusalemme, dopo un breve periodo di insegnamento e un incarico a Napoli, approdò definitivamente nella Capitale. Qui, dal 1961 al 1978, fu Direttore delle Opere Antoniane e si dedicò con tutto se stesso agli ultimi attraverso un molteplice servizio di carità. Dal 1970 fu anche Presidente del Collegio Internazionale S. Antonio, la Casa di studio centrale dell’Ordine minoritico. Negli ambienti romani, allora in fermento per il Concilio, fu fortemente segnato dalle spinte di novità e dalle sfide che venivano alla vita religiosa dal mondo contemporaneo. Queste esperienze lo preparavano alla seconda fase della sua vita che iniziò il 2 agosto 1979, quando fu richiamato in Toscana per essere Ministro provinciale. Dopo sei anni diventò Definitore generale e, finito il prestigioso incarico, fu nuovamente eletto dai suoi Frati Ministro provinciale della Toscana per altri nove anni. Non è possibile stringere in poche parole ciò che quest’uomo intelligente, gentile e dignitoso ha fatto per il suo Ordine e per la vita con- 473 sacrata in Italia. La Conferenza dei Ministri provinciali d’Europa (UFME), la Conferenza dei Ministri provinciali italiani (COMPI), il Movimento delle Religiose Francescane, gli Istituti Secolari, il Terz’Ordine Secolare, le Claustrali lo hanno conosciuto animatore trascinante di iniziative di vasto respiro ed hanno apprezzato la sua capacità di tessere dialoghi di profonda comunione e di sincera fraternità. Dopo la fine dell’ultimo mandato, si era dedicato con giovanile entusiasmo al mondo missionario, da lui sempre amato, facendo del suo convento di Monte alle Croci in Firenze un centro di irradiazione dell’ideale apostolico. Ha servito la Chiesa, ha amato il suo Ordine, ha annunciato il Vangelo. La sua vita è stata un cantico di lode all’Altissimo, Onnipotente, Buon Signore. 3. Fr. Attilio Mellone Montesano sulla Marcellana, Italia, 19.07.1917 Cava dei Tirreni, Italia, 14.11.2005 Nato a Montesano sulla Marcellana il 19 luglio 1917, da Luigi e Luisa Grassìa, vestì l’abito francescano a Tramonti il 28 settembre 1933 ed emise la prima professione il 7 ottobre 1934; a Nocera, professò solennemente il 18 febbraio 1940 e fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1941. In pieno conflitto mondiale, la Provincia Salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione, da pochi mesi istituita, guarda al futuro e prepara, presso il Pontificio Ateneo Antonianum, un solido corpo docente che formerà, culturalmente e spiritualmente, le generazioni successive. P. Attilio, parte il 12.10.1942 per gli studi; lo seguono, dopo qualche anno, P. Marco Adinolfi (Sacra Scrittura), P. Pacifico Bimonte (Morale), P. Ambrogio Apostolico e P. Marino Camera (Diritto), P. Arcangelo Pergamo (Storia). P. Attilio termina gli studi di dogmatica presso il Pontificio Ateneo Antoniano (summa cum laude), l’11.07.1947, difendendo la tesi La dottrina di Dante Alighieri sulla creazione in genere e, pubblicandola, consegue il dottorato l’11.11.1949 avendo co- 474 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III me censori i PP. Carlo Balic, Liberato Di Stolfi e Antonio Lisandrini. Il suo brillante curriculum di studi attira l’attenzione dei Superiori dell’Ordine che lo nominano membro della commissione scotista internazionale per la quale lavora nell’anno sociale 1947/48. In Provincia ricopre i ruoli di Maestro dei chierici, docente di teologia dogmatica a Nocera e a Cava e Prefetto degli studi. Prima è eletto Definitore provinciale e, nel primo vero capitolo della neo provincia Salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione, il 23 luglio 1956, è eletto Ministro provinciale, con l’unanimità dei voti. Dai Ministri provinciali OFM d’Italia è nominato, nel settembre 1956, Presidente della commissione per l’ordinamento del corso liceale-filosofico quadriennale e, nel novembre 1957, Segretario della commissione per il riassetto dell’Istituto Superiore di Scienze e Lettere di Santa Chiara in Napoli. Il 25.05.1961 la Congregazione dei Religiosi lo nomina Assistente Religioso delle Figlie della SS. Vergine Immacolata di Lourdes di Massa Lubrense, incarico mantenuto fino all’agosto 1966. Terminato il mandato di Ministro, il 19.07.1962, il Vicario generale dell’Ordine, fr. Angelico Lazzeri, trasmettendo al Visitatore generale, fr. Egidio Di Tommaso, il documento di elezione del nuovo governo della Provincia, scrive a nome del Definitorio generale: “…mentre ringrazia il M.R.P. Attilio Mellone per l’opera coscienziosamente svolta nel corso del suo Provincialato, prega il Ven.do Definitorio provinciale che voglia lasciar libero da impegni il prelodato M.R.P. Mellone, nella prospettiva che gli possa essere affidato eventuale incarico in qualche casa dipendente direttamente dal Ministro generale” (13.07.1962). Dopo il Capitolo, P. Attilio riprende l’insegnamento di teologia dogmatica, ma per poco: il 25.01.1964 è nominato Visitatore generale della Provincia San Carlo Borromeo di Milano e delle missioni francescane in Libia (Vicariato Apostolico di Tripoli e Prefettura Apostolica di Misurata, dipendenti dalla Provincia milanese; Vicariato Apostolico di Bengazi, affidato a quella ligure). Il 17.07.1964 è Vicario, Maestro e Lettore presso l’Istituto Pedagogico Internazionale Francescano di Grottaferrata; dal 21.07.1967 al gennaio 1971 è nominato Presidente dello stesso Istituto. Rientrato in Provincia, il 12.01.1971, è assegnato alla Fraternità di Cava dei Tirreni, ove è rimasto fino alla morte. Nel 1974 fonda la Lectura Dantis Metelliana, ancora oggi attiva, che richiama a Cava i maggiori dantisti, italiani e stranieri; per questa opera di divulgazione dantesca si fa apprezzare in tutta Italia ed è invitato a tenere lezioni nelle più prestigiose analoghe società dantesche (Ravenna, Firenze, Roma, Milano, Mantova, Vicenza, Schio ecc.). L’opera di promozione culturale ha avuto un riscontro notevole e le annuali letture dantesche sono un evento culturale atteso da studiosi, professori e intere scolaresche. La città di Cava ne ha preso atto e, il 7 agosto 2004, nell’Aula Consiliare del Palazzo di Città, lo ha insignito della cittadinanza onoraria conferita a “coloro che con attività ed opere abbiano dato e danno lustro e giovamento alla nostra Città”. FR. GIACINTO D’ANGELO, OFM 5. Fr. Zachaeus Zweerman Rotterdam, Olanda, 18.09.1931 Megen, Olanda, 17.10.2005 Fr. Sigismund Verheij Didam, Olanda, 11.12.1927 Utrecht, Olanda, 18.12.2005 The Dutch Province of the Martyrs of Gorcum lost, in the last few months, two brothers who have greatly contributed to the study and the life of Franciscan spirituality in the Netherlands and far beyond. Brother Theo Zweerman died at the age of 74 in the friary of Megen on October 17th 2005, after a long illness. After his priestly ordination in 1960 he studied at the philosophical Faculty of Louvain, Belgium and graduated with a study on Spinoza. For a few years he taught philosophy at our own house of studies and was subsequently appointed professor of philosophy at the Catholic University of Utrecht in the Netherlands in 1967. He NECROLOGIA dedicated his talents to the study of the Writings of St. Francis of Assisi for the remaining twenty-five years of his life. He gave countless lectures, courses and spiritual exercises on this subject to all members of the Franciscan Family in the Netherlands and the world over. In the last four years of his life, increasingly hampered by his illness, he still published some three books on the same subject in close collaboration with Sr. Edith van den Goorbergh, OCR. His principal publications have been or are being translated into German and English. The Friars of the Province will remember him for his strong and fervent faith, which he continued to share with them until the very day he expired. Brother Sigismund Verheij of the Dutch province of the Martyrs of Gorcum expired in Utrecht on December 18th, 2005, after a protracted battle with cancer, which made him ultimately bedridden for several months. He reached the age of 78. After his priestly ordination he studied advanced theology at the University of Munich, Germany. At the suggestion of the well-known Confrere Kajetan Esser, Brother Sigismund specialized in Franciscan theology and wrote his doctoral dissertation on: ‘Der Mensch unter der Herrschaft Gotes. Versuch einer Theology des Menschen nach dem hl. Franziskus von Assisi’ (Man under the Supremacy of God. Attempt at a Theology of Man according to Francis of Assisi). From that time on Sigismund served the fraternity with his knowledge of and insights on Franciscan spirituality. Over an extended number of years he taught the brothers in formation. He also widened his field of activities outside The Netherlands. Besides, he served the fraternity as Guardian, Definitor, chaplain to the Poor Clares and International Assistant to the Secular Franciscans. As a member of the commission, Sigismund was directly involved in drafting the 1967 General Constitutions. In the final decade of his life, Sigismund Verheij no longer directed his principal energy to the study of Franciscan Spirituality, but focussed almost exclusively on values such as mercifulness in human life, authenticity and reconciliation. And even in these 475 values he did not primarily emphasize achievements, but rather the effort and attempt, - mercifully, - leaving room for what remained lacking in another person, including in the person’s own life. He cherished looking at people without demands and reproaches. He assisted, from his angle, countless people, religious and lay, Catholics and non-Catholics, in the search to find their way in life. May the Lord now have mercy on Sigismund himself. BR. MARTIEN VAN HEMERT OFM 6. Anno 2005 mortui sunt * 3 febbraio 2005: CARVALHO FR. EUGÉNIO DA CRUZ, nato a Vila Seca, della Prov. Ss. Martyrum Marociensium, Portogallo. È morto all’età di anni 73, di vita francescana 54 e di sacerdozio 47. * 12 febbraio 2005: PEREIRA FR. ADELINO, nato a Caranguejeira, della Prov. Ss. Martyrum Marociensium, Portogallo. È morto all’età di anni 74, di vita francescana 56 e di sacerdozio 49. * 5 maggio 2005: SOUSA FR. JOÃO SARDINHA, nato a Santa Luzia, della Prov. Ss. Martyrum Marociensium, Portogallo. È morto all’età di anni 90 e di vita francescana 67. * 3 luglio 2005: CALOVI FR. DONATO, GIUSEPPE, nato a Mezzocorona, della Prov. Tridentinae S. Vigilii, Italia. Fr. Donato, dopo gli studi nelle nostre Case, fu in molti conventi della Provincia come Frate Minore di grande sensibilità per la vita francescana, di cultura profonda e apprezzato oratore. Svolse più volte il servizio fraterno di Guardiano ed Economo. Gli ultimi vent’anni li passò nella Custodia del cimitero civico di Trento incontrando con semplicità e sensibilità francescana quanti si affacciavano all’ufficio e gli chiedevano notizie, conforto o aiuto. È morto presso l’Ospedale di Trento all’età di anni 81, di vita francescana 62 e di sacerdozio 58. 476 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III * 3 agosto 2005: REYES BUCIO FR. MOISÉS, nato a Ciudad Hidalgo, della Prov. Ss. Petri et Pauli, Messico. È morto presso la Casa “Purísima Concepción” di Lelaya all’età di anni 54, di vita francescana 30 e di sacerdozio 26. * 8 agosto 2005: PACHECO FR. ARMANDO DE SÃO JOSÉ, nato a Sendim da Serra, della Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, Portogallo. È morto all’età di anni 89, di vita francescana 71 e di sacerdozio 65. * 22 agosto 2005: OLIVARES SUAREZ FR. HECTOR ALEJANDRO, nato a Rancagua, della Prov. Ss. Trinitatis, Cile. È morto a Santiago all’età di anni 73, di vita francescana 50 e di sacerdozio 48. * 24 agosto 2005: LECLEF FR. ANDRÉ, nato a Solre sur Sambre, Belgio, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Di salute cagionevole, ha vissuto con intensità la vita religiosa ed ha esercitato il ministero pastorale soprattutto nella benedizione alle case e nella visita agli ammalati. Ha vissuto la sua vita francescana a Liége e soprattutto a Montignies sur Sambre, dove ha lasciato un buon ricordo. È morto a Marcinelle all’età di anni 80, di vita francescna 47 e di sacerdozio 40. * 1 settembre 2005: VERNIER FR. LOUISFRANÇOIS, ANTOINE, nato a Roubaix, Francia, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Ha vissuto la maggior parte della sua vita in Marocco, dove si è messo a servizio di tutti: dei fratelli cristiani a Rabat, Marrakech, Ouarzazate...; dei fratelli musulmani di Haut-Atlas nel dispensario e in un centro di formazione. È stato sempre molto accogliente, profondamente fiducioso nell’avvenire del Marocco, sacerdote consacrato al servizio. È morto a Rabat, Marocco, all’età di anni 83, di vita francescana 61 e di sacerdozio 57. * 1 settembre 2005: SIMIS FR. LUDOVICUS, HENRICUS, nato ad Amsterdam, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiemsium, Olanda. È morto a Weert all’età di anni 96 e di vita francescana 78. * 2 settembre 2005: DATTINI FR. ALESSANDRO, nato a S. Vitale/Assisi, della Prov. Seraphicae S. Francisci Assisiensis, Italia. Insegnante di S. Scrittura e di Letteratura greca, più volte Definitore provinciale, Custode della Porziuncola, dal 1951 al 1964 fu Commissario generale delle Suore Francescane di Gesù Bambino, dal 1966 al 1981 fu Commissario provinciale, prima, ed Assistente regionale, poi, del Terz’Ordine Francescano. Si distinse particolarmente per l’attività di predicazione. È morto nell’Infermeria provinciale in S. Maria degli Angeli all’età di anni 95, di vita francescana 79 e di sacerdozio 72. * 2 settembre 2005: ACERO PARDO FR. EFRÉN, nato a Quintanadueñas, della Prov. Granatensis Nostrae Dominae a Regula, Spagna. Dotato di una memoria prodigiosa, fu un appassionato lettore, soprattutto della storia dell’Ordine e della Provincia. Svolse il lavoro pastorale con zelo e dedicazione in vari Conventi della Provincia e nella missione in Marocco. È morto nell’Infermeria provinciale “Santuario de Regla” in Chipiona all’età di anni 92, di vita francescana 76 e di sacerdozio 68. * 3 settembre 2005: PASQUI FR. FEDELE, ALFREDO, nato a S. Benedetto Val di Sambro (BO), della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. Nei primi anni della sua vita religiosa si dedica alla questua a Modena e all’infermeria a Imola oltre che al servizio di sagrestano a Piacenza per 7 anni. Nel 1955 è trasferito a Bologna S. Antonio dove ha vissuto 30 anni di attività e di apostolato fondando e animando il gruppo dei “chierichetti”. Dal 1985 al 1988 è trasferito a Villa Verucchio e dal 1988 per 5 anni è responsabile dell’Infermeria provinciale, dedicandosi alla cura dei Frati infermi con prontezza e discrezione. È morto a Bo- NECROLOGIA logna all’età di anni 81 e di vita francescana 62. * 3 settembre 2005: MOUS FR. ODULF, HERMANNUS, nato a Bolsward, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È stato missionario in Indonesia dal 1947 al 1993. È morto in Alverna/Wijchen all’età di anni 88, di vita francescana 65 e di sacerdozio 60. * 6 settembre 2005: MURPHY FR. JOHN, JOSEPH, nato a Buffalo, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Istruttore presso il Siena College, Loudonville, NY dal 1955 al 1959; dal 1959 al 1965, ha continuato i suoi studi superiori all’University of Notre Dame e al Siena College, conseguendo il M.S.M. (Master of Medieval Studies) e il M.S.M. (Doctor of Medieval Studies); dal 1989 al 1993, fu Parroco e Guardiano del St. Stephen of Hungary Parish in NYC; e dal 7 giugno 1993 fu Vicario parrocchiale al Saints Patrick and Anthony in Hartford, CT. È morto presso Hebrew Home and Hospital, Hartford, CT, all’età di anni 77, di vita francescana 56 e di sacerdozio 51. * 7 settembre 2005: CIVIDINI FR. STEFANO, ANGELO, nato a Coderno di Sedegliano (UD), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Animato da appassionato spirito missionario trascorse 16 anni in Cina nella missione di Sanyuan. Conobbe l’esperienza della prigione con la conseguente espulsione a causa del regime comunista. Quindi per 45 anni fu missionario in Giappone. Il 29 aprile del 1986, fu insignito della onorificenza «di quinto grado dell’ordine del sacro tesoro giapponese» con la motivazione: «per la squisita accoglienza verso i bambini e le famiglie». È morto nel Convento S. Cuore in Saccolongo all’età di anni 94 e di vita francescana 75. * 7 settembre 2005: FREIGHTMAN FR. LOYOLA, ELMORE, nato a Chicago, della Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. Ha speso alcuni anni impegnato nei servizi fraterni 477 come cuoco, sarto e portinaio. In seguito si è dedicato ai servizi sociali e pastorali come Membro di un’équipe ministeriale di Memphis, fu molto attivo nel ministero dell’evangelizzazione presso il St. Anthony’s a St. Louis fino alla sua morte. È morto all’età di anni 69 e di vita francescana 47. * 9 settembre 2005: HARZÉE FR. RAYNIER, ROGER-AIMÉ, nato a Barvaux-en-Condroz, Belgio, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Si è distinto per una particolare creatività nell’attuazione del Concilio Vaticano II nell’ambito della Liturgia e della Parola di Dio. Sempre preoccupato d’essere a servizio della giustizia e della pace, fu un uomo di pace, costruttore di fraternità là dove visse. Come Ministro provinciale (1985-1993) e Presidente dell’UFME, fu aperto ai segni dei tempi e rispettoso dei carismi di ciascuno. È morto a Bruxelles, Belgio, all’età di anni 81, di vita francescana 62 e di sacerdozio 55. * 10 settembre 2005: FARAONE FR. EMMANUEL, nato a Long Island City, NY, della Prov. Immaculatae Conceptionis BMV, USA. È morto presso “Carmel Richmond Nursing Home” in Staen Island, NY, all’età di anni 92, di vita francescana 68 e di sacerdozio 62. * 11 settembre 2005: GOLDIN FR. ARMANDO, MIRCO, nato a Monselice (PD), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Per 17 anni prestò un lungo e prezioso servizio alla Provincia, in qualità di addetto alla Segreteria provinciale. Dal 1966 visse a Verona SS. Redentore, impegnato in modo particolare nella pubblicazione delle Lettere pastorali dei Vescovi e delle Conferenze episcopali, edite nella Collana “Magistero Episcopale”. È morto nel Convento S. Cuore in Saccolongo all’età di anni 79 e di vita francescana 64 anni. * 12 settembre 2005, REDAELLI FR. ANGELO, ANGELO GIOVANNI, nato a Tradate 478 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III (VA), della Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromaei, Italia. È morto in un villaggio presso Owando, Congo/Brazzavile, all’età di anni 40, di vita francescana 17 e di sacerdozio 10. * 12 settembre 2005: RIEFFEL FR. CHARLES, ANDRÉ, nato a Sélestat, Francia, della Prov. Trium Sociorum/Gallia orientalis, Francia/Belgio. Messa la sua vita a servizio dei piccoli e dei poveri, ha vissuto numerosi anni un quartiere popolare ed è stato per molto tempo cappellano del carcere; ha lavorato in questo settore a livello regionale. In seguito, come responsabile della pastorale dei Migranti, ha accolto e aiutato persone in difficoltà, in particolare i richiedenti di asilo. È morto a Dole, Francia, all’età di anni 74, di vita francescana 55 e di sacerdozio 47. * 16 settembre 2005: HOOPER FR. JOHN, nato a Stratford, della Prov. Immaculatae Conceptionis BMV, Inghilterra. È morto a Woodford all’età di anni 76, di vita francescana 56 e di sacerdozio 51. * 19 settembre 2005: BACHUS FR. VICTORIN, nato a Oldenburg, della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È morto presso il Regional Medical Center di Albuquerque all’età di anni 77, di vita francescana 57 e di sacerdozio 49. * 22 settembre 2005: BRKIC FR. AUGUSTIN, FRANJIO, nato a Varvara, Rama-Scit, della Prov. S. Curcis, Bosnia-Erzegovina. È stato Cooperatore parrocchiale a RamaScit, Fojnica, Tuzla, Beograd; Parroco a Podhum, Vares, Jajce, Brajkovici, Bihac, Busovaci, Beograd; Guardiano a Beograd e Sarajevo. È morto a Rama-Scit all’età di anni 86, di vita francescana 67 e di sacerdozio 60. * 24 settembre 2005: ROTIGLIO FR. LUIGI, nato a Ostuni, della Prov. Aprutiorum S. Bernardini Senensis, Italia. È morto presso l’Ospedale Ss. Salvatore de L’Aquila all’età di anni 53, di vita francescana 20 e di sacerdozio 16. * 26 settembre 2005: SCARDERA FR. VITTORIO, ANTONIO, nato a Casacalenda della Prov. Apuliae S. Miachaëlis Archangeli, Italia. È morto nel Convento Ss. Trinità in Sepino all’età di anni 77, di vita religiosa 62 e di sacerdozio 54. * 27 settembre 2005: COURNOYER FR. DONAT, Romulus, nato a Saint-Marcel, Québec, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada. Missionario in Perù dal 1947 al 1999, soprattutto nella Missione SaintJoseph dell’Amazzonia, ha fondato Radio «La voz de la Amazonia», per la catechesi e l’alfabetizzazione della popolazione. Sottoposto a cure per la lebbra a Tracadie (Nouveau-Brunswick, Canada), dal 1956 al 1960, è rientrato in Amazzonia, dove vi ha lavorato fino al 1978. Custode della Custodia Saint-Joseph dell’Amazzonia dal 1972 al 1981, ha anche esercitato il suo ministero a Lima e a Tingo María, dove ha fondato, nel 1991, un centro di assistenza sociale e un poliambulatorio per i poveri. È morto nell’Infermeria provinciale in Montréal all’età di anni 89, di vita francescana 69 e di sacerdozio 61. * 29 settembre 2005: GRUNLOH FR. DONATUS, nato a Green Creek, della Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. Ha servito la Provincia come Assistente o Parroco in Ashland (WI), St. Louis (MO), Mukejeon (MI), Indianapoli (IN) e West Monroe (LA); come Cappellano a Cleveland (OH), Little Falls (MN) e Chicago; come Segretario per le missioni al popolo in Indianapolis; come Direttore provinciale del Franciscan Missionary Union in Chicago. Si ritirò nel 2004 presso la Fraternità St. Francis of Assisi in Teutopolis (IL). È morto presso St. Francis Hospital in Effingham, Illinois, all’età di anni 82, di vita francescana 62 e di sacerdozio 56. * 30 settembre 2005: BENANCHI FR. GILBERTO, GIOVANNI, nato a Piancastagnaio (SI), della Prov. Tusciae S. Francisci Stigmatizati, Italia. Dopo essere stato inserito nella formazione dei giovani Frati NECROLOGIA in Provincia, ha svolto dapprima l’ufficio di Vicario parrocchiale e di Parroco e poi, per molti anni, si è impegnato nel servizio ai malati svolgendo l’ufficio di Cappellano all’Ospedale di Montepulciano. È morto a Sinalunga all’età di anni 81, di vita francescana 65 e di sacerdozio 57. * 3 ottobre 2005: ARAR FR. BONO, ZDRAVKO, nato a Lasva, Visoko, della Prov. S. Crucis, Bosnia-Erzegovina. È stato Cooperatore parrocchiale a Kresevo, Breske, Kraljeva Sutjeska; Parroco a Breske, Vares, Zenica, Vitez. È morto nell’Ospedale di Zenica all’età di anni 73, di vita francescana 48 e di sacerdozio 46. * 5 ottobre 2005: RECIO VEGANZONES FR. ALEJANDRO, nato a Pesquera de Duero, Valladolid, della Prov. Granatensis Nostrae Dominae a Regula, Spagna. Fu un religioso molto gioviale e di piacevole compagnia. Instancabile lavoratore, si dedicò allo studio, alla ricerca e all’insegnamento, particolarmente dell’archeologia in Roma. Molto affezionato a questa disciplina ha fondato un museo archeologico a Montes. È morto nel Collegio San Antonio in Montes all’età di anni 82, di vita francescana 65 e di sacerdozio 57. * 7 ottobre 2005: STELLINI FR. ANGELO, nato a Santa Fiora, della Prov. Tusciae S. Francisci Stigmatizati, Italia. È morto presso l’Ospedale di Careggi in Firenze all’età di anni 79, di vita francescana 63 e di sacerdozio 55. * 8 ottobre 2005: DOHERTY FR. RONALD, nato a Moville Co Donegal, della Prov. Immaculatae Conceptionis BMV, Inghilterra. È morto presso Bay View Nursing Home in Clevedon all’età di anni 80, di vita francescana 59 e di sacerdozio 53. * 8 ottobre 2005: LASIC FR. MIRON, PASKO, nato a Uzarici, della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia-Erzegovina. Nel 1946 si è trasferito negli Stati Uniti, do- 479 ve ha svolto il ministero di Cappellano e Parroco in diverse Parrocchie in Pennsylvania e Illinois. Nella Parrocchia del Sacro Cuore di Chicago, dove fu Parroco dal 1958 al 1968, costruì una bella chiesa ed una scuola parrocchiale. È morto presso Mercy Hospital in Chicago all’età di anni 89, di vita francescana 71 e di sacerdozio 65. * 11 ottobre 2005: BAGGAN FR. FRANCIS J., nato a New York City, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1973 al 1975 fu Counselor al Washington Detor Center e Assistente sanitario presso il Providence Hospital a Washington; dal 1975 al 1976 fu Economo e Procuratore al Christ the King Seminary a East Aurora (NY) ed anche Counselor al New Hope Manor a Garrison (NY); dal 1976 al 2002 ha lavorato al St. Anthony Shrine di Boston, e svolse il suo ministero dal 1976 al 1977 presso il Pine Street e l’Acute Psychiatric Service Unit del Massachusetts General Hospital. Nel 2002 si è ritirato presso St. Anthony Residence in Boston. È morto a Ringwood all’età di anni 87 e di vita francescana 32. * 12 ottobre 2005: HASENFRATZ FR. FREDOLINO, nato a Unadingen, Germania, della Prov. Thuringiae S. Elisabeth, Germania. Nel 1950 si è recato missionario nel Mato Grosso, Brasile, dove ha annunciato in molti modi il Vangelo. È stato costretto per molti anni all’immobilità, edificando i Frati e i Fedeli con la sua pazienza e con il suo spirito di fede. È morto a Campo Grande, Brasile, all’età di anni 90, di vita francescana 68 e di sacerdozio 58. * 17 ottobre 2005: ZWEERMAN FR. ZACHAEUS, THEO, nato a Rotterdam, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È morto a Megen all’età di anni 74, di vita francescana 51 e di sacerdozio 45. * 17 ottobre 2005: BAILLARGEON FR. CONSTANTIN-M., MAURICE, nato a St-André 480 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III (Québec), della Prov. Ioseph Sponsi BMV, Canada. Si distinse per le sue grandi capacità intellettuali e per la saggezza tutta francescana, fu Professore di filosofia per oltre 20 anni. Eletto Definitore per tre volte, è stato anche Guardiano e Maestro degli studenti. È morto nell’Infermeria provinciale in Montréal all’età di anni 86, di vita francescana 68 e di sacerdozio 60. * 18 ottobre 2005: MCEVOY FR. GILBERT, STEPHEN, nato a New York, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Svolse diversi servizi come cuoco, domestico, refettoriere, incaricato degli ospiti in diverse Case della Provincia. Dal 1935 al 1936 presso St. Francis in New York City; dal 1936 al 1937 presso la Fraternità St. Bonaventure in Paterson, NJ; dal 1937 al 1938 presso la Fraternità Holy Cross nel Bronx, NY; nel 1938 presso il St. Joseph’s Seminary, Callicoon, NY; dal 1938 al 1939 presso la Fraternità St. Stephen’s in NYC; dal 1939 al 1941 presso la Fraternità di St. Stephen’s, Croghan, NY; dal 1942 al 1950 presso la St. Francis Friary in Beach Haven, NJ; dal 1950 al 1956 al St. Joseph’s in Winsted, CT; dal 1956 al 1959 al St. Patrick’s in Buffalo, NY; dal 1959 al 1961 presso il St. Francis, Rye Beach, NH; dal 1961 al 1963 presso la St. Bonaventure Friary, Paterson, NJ; dal 1963 al 1966 presso il Christ the King Seminary, East Aurora, NY; dal 1966 al 1994 presso il St. Anthony Shrine, Boston, MA; dal 1994 al 2005 presso la Holy Name Friary, Ringwood, NJ. È morto a Ringwood, NJ, all’età di anni 91 e di vita francescana 68. * 19 ottobre 2005: PARONETTO FR. LUCA, PIETRO, nato a Favaro Veneto (VE), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Visse con entusiasmo il compito di annunciatore di pace e del regno di Dio, preferendo le persone semplici e il contatto diretto con la gente che sapeva capire, consolare e illuminare. Era richiesto, stimato e amato. Aveva particolare cura per gli ammalati; si recava nelle lo- ro case per confortarli e portare loro il Signore nell’Eucaristia. È morto nel Convento S. Cuore di Saccolongo all’età di anni 83 e di vita francescana 65. * 19 ottobre 2005: MERINO BARTOLOMÉ FR. DIOSDADO, nato a Canillas de Esgueva, della Prov. Granatensis Nostrae Dominae a Regula, Spagna. Fu un Religioso retto nel parlare e nell’operare, rispettoso, attento, con qualità umane e religiose per la vita fraterna e con il “carisma” del servizio dell’autorità. Fu per nove anni Ministro provinciale e per dodici anni Segretario della CONFRES. Dedicò gran parte della sua vita all’insegnamento. È morto nell’Infermeria provinciale in Chipiona, Cádiz, all’età di anni 91, di vita francescana 75 e di sacerdozio 68. * 21 ottobre 2005: BLOM FR. AUXILIUS, JOANNES, nato a Hekendorp, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È morto in Amsterdam all’età di anni 80, di vita francescana 60 e di sacerdozio 53. * 21 ottobre 2005: DAL BOSCO FR. FILIBERTO, FRANCESCO, nato a Piovene Rocchette (VI), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Fu missionario in El Salvador e Guatemala per 45 anni. Ammirato per il suo parlare ed operare, alla missione della Parola e dei Sacramenti, unì una grande attività edilizia. Anche quando fu costretto a fermarsi in Provincia per vari disturbi fisici, la nostalgia per l’apostolato missionario rimase sempre forte. È morto nel Convento S. Cuore di Saccolongo all’età di anni 82 e di vita francescana 66. * 21 ottobre 2005: TROMBA FR. GIACINTO, ANTONIO, nato a Toro (CB), della Prov. Apuliae S. Michaëlis Archangeli. Italia. È morto nel Convento S. Maria di Loreto in Toro all’età di anni 61, di vita francescana 44 e di sacerdozio 36. * 21 ottobre 2005: MULHERN FR. JAMES, nato a Philadelphia, della Prov. Ss. No- NECROLOGIA minis Iesu, USA. Il suo promo incarico fu come Vicario parrocchiale dal 1945 al 1949 presso il St. Stephen del Hungary Parish sulla East 82nd Street in New York City; dal 1949 al 1952 fu Vicario parrocchiale a St. Francis of Assisi Church sulla West 31st Street in New York City; dal 1952 al 1956 fu Vicario presso la Holy Cross Parish nel Bronx, e poi Parroco dal 1957 al 1961; dal 1961 al 1967 fu Parroco a Our Lady Queen of Peace Parish in Greenwood Lake (NJ); dal 1967 al 1971 fu Vicario parrocchiale a St. Francis of Assisi Parish in Wanaque (NJ); dal 1971 al 1976 fu Cappellano al Convalescent Center di Tampa (FL), e quindi si è ritirato presso la St. Anthony Friary di St. Petersburg. È morto presso St. Anthony Hospital, St. Petersburg, all’età di anni 95, di vita francescana 66 e di sacerdozio 61. * 22 ottobre 2005: DEPPENWIESE FR. MARKUS, BERNHARD, nato a Harswinkel, della Prov. Saxoniae S. Crucis, Germania. Ha insegnato Latino e Greco nel Collegio della Provincia e, poi, si è dedicato a varie attività pastorali. È morto a Warendorf all’età di anni 88, di vita francescana 67 e di sacerdozio 56. * 24 ottobre 2005: PEREZ MONROY FR. NICOLÁS, CALISTO LABERTO, nato a Villa de Élvarez, Colima, della Prov. Ss. Francisci et Iacobi, Messico. È morto a Guadalajara all’età di anni 79, di vita francescana 62 e di sacerdozio 56. * 25 ottobre 2005: BOOTSMA FR. BERTWIN, WYBREN, nato a Bolsward, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È morto in Egmond aan Zee all’età di anni 82, di vita francescana 62 e di sacerdozio 55. * 25 ottobre 2005: TAMBURELLO FR. SERAFINO, GASPARE, nato ad Alcamo, Italia, della Cust. Terrae Sanctae, Israele. È morto a Palermo, Italia, all’età di anni 77 e di vita francescana 46. 481 * 26 ottobre 2005: GEPP FR. JOÃO JOSÉ, HEINRICH, nato a Münster, Germania, della Prov. Immaculatae Concptionis BMV, Brasile. Ha lavorato per molti anni come calzolaio, sarto, portinaio e, per 41 anni, nella libreria e tipografia nella città di São Lourenço-MG. Religioso affabile, riservato, ma molto fraterno con tutti. È morto a São Paulo all’età di anni 95 e di vita francescana 76. * 26 ottobre 2005: TOBIN FR. JOHN FRANCIS, nato a Medicine Hat, della Prov. Christi Regis, Canada. Si distinse per il suo animo gentile e il senso dell’umorismo. Ha lavorato per 23 anni in Ilo, Perù, ed è stato a servizio di varie Fraternità della Provincia. È morto a Regina, Saskatchenwan, all’età dia anni 84 e di vita francescana 62. * 29 ottobre 2005: CERVERA BAÑULS FR. DAVID, JUAN ANTONIO, della Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph, Spagna. Dopo aver studiato a Madrid giornalismo, è stato Direttore della Rivista “Verdad y Vita”. Ha pubblicato una decina Libri e numerosi articoli. A questa attività ha abbinato l’apostolato tra i membri dell’OFS, fino ad essere Assistente nazionale. È morto a Sagunto, Valencia, all’età di anni 78, di vita francescana 61 e di sacerdozio 55. * 30 ottobre 2005: CAVALLOTTO FR. DONATO, PIETRO, nato a Somano, della Prov. Pedemontana S. Bonaventurae, Italia. Aspirante missionario fu per alcuni anni addetto alla Procura per le Missioni. Svolse il ministero sacerdotale nei conventi di Torino, Trino, Canale, Biella, Monte Mesma, Mortara, Melllea e Novara ricoprendo gli incarichi di Economo, Vicario, Guardiano. È morto nell’Infermeria provinciale S. Bernardino da Siena in Torino all’età di anni 85, di vita francescana 63 e di sacerdozio 57. * 1 novembre 2005: RUPPI FR. FELICE, MARIO, nato a Vogogna (Novara), della Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae, 482 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Italia. L’Obbedienza gli affidava l’ufficio di Predicatore e poi di economo nei Conventi di Varallo, Ornavasso, Voghera, Monte Mesma, Intra ed infine di Guardiano a Ornavasso. Dal 1976 era al Sacro Monte di Orta, accogliente e gioviale con i pellegrini. È morto nel Convento Sacro Monte di Orta, Orta San Giulio, all’età di anni 93, di vita francescana 76 e di sacerdozio 61. * 1 novembre 2005: O’CONNOR FR. SAMUEL, ROBERT, nato a Brooklyn, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1957 al 1958 ha proseguito gli studi di Matematica presso il Siena College, Loudonville, NY, e dal 1958 al 1962 ha insegnato al Archbishop Walsh High School, Olean, NY. Per un anno è stato Istruttore presso St. Raphael Friary in Lafayette, NJ. Ha svolto il ministero parrocchiale dal 1962 agli anni ’70 presso St. Joseph’s, Winsted, CT, St. Leo’s, East Paterson, NJ, Holy Name in Garfield, NJ, e St. Elizabeth’s in Wyckoff, NJ. Nel 1976 ha ottenuto il Master in Pedagogia (Pastoral Counseling) presso Iona College. Negli anni ’80 ha proseguito i suoi studi di teologia e di spiritualità presso il Boston Theological Institute. È morto a Butler, NJ, all’età di anni 79, di vita francescana 54 e di sacerdozio 49. * 6 novembre 2005: PADDEN FR. NEIL, nato a Wilkes-Barre, PA, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Assistente presso St. Anthony Shrine, Boston (1956); Assistente presso St. Francis Chapel, Providence, RI (1956-1957); Vicario parrocchiale presso Sacred Heart Church, Rochelle Park, NJ (1957-1958); Assistente presso Our Lady’s Chapel, New Bedford, MA (1958-1960); Vicario parrocchiale di St. Francis of Assisi Church, West 31st Street in New York City (1961-1967); Guardiano e Parroco di St. Joseph Church, Wilkes-Barre, PA (1967-1976); Vicario parrocchiale dell’Assumption Church, Wood-Ridge, NJ (1976-1977); insegnante presso il Holy Cross Brothers’ Center, Notre Dame, IN (1977); Vicario parroc- chiale dell’Assumption Parish, WoodRidge, NJ (1977-1979); Guardiano e Parroco dell’Assumption Parish, Wood-Ridge, NJ (1979-1985); Guardiano di St. Anthony Friary, St. Petersburg, FL (19851994); Parroco di St. Francis Church, Narrowsburg, NY (1994-1996); primo Assistente senior presso St. Anthony Friary, St. Petersburg, FL (1996-2000); Aiutante presso St. Bonaventure Church, Paterson, NJ, mentre dimorava presso St. Anthony Friary, Butler, NJ, (January 14, 2000 to November 6, 2005). È morto a Butler, NJ, all’età di anni 82, di vita francescana 53 e di sacerdozio 50. * 7 novembre 2005: KOWARZ FR. CRISTOFORO, GIOVANNI, nato a Uciszków, della Prov. S. Hedvigis, Polonia. È morto a Klodzko all’età di anni 74, di vita francescana 55 e di sacerdozio 48. * 9 novembre 2005: HERBE FR. DONNAN, nato a Cincinnati, OH, della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È morto presso Laurel Heigts Hospice Care in Albuquerque all’età di anni 89, di vita francescana 68 e di sacerdozio 60. * 11 novembre 2005: Vital Fr. Francisco Luiz, Francisco, nato a Igreja Nova, della Prov. S. Antonii Patavini, Brasile. Entrò nell’Ordine a 46 anni, ma ciò non gli impedì di realizzare un buon inserimento, soprattutto tra i Frati più giovani. Conservò le caratteristiche delle sue radici rurali, soprattutto fu un uomo di ascolto. È morto a Igreja Nova all’età di anni 68, di vita francescana 22 e di sacerdozio 15. * 14 novembre 2005: PRANDO FR. TEOFILO, RINO STEFANO, nato ad Agugliaro (VI), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. Mise a disposizione i suoi talenti nel servizio della questua. Andava per l’elemosina con semplicità, cosciente che il passare di casa in casa a chieder un aiuto per amore di Dio, era un’occasione preziosa di incontro, di apostolato diretto, di dialogo. La parola di pace e di bene offerta con semplicità NECROLOGIA diventava benedizione con la quale ricambiava i beni ricevuti. È morto nel Convento S. Cuore di Saccolongo all’età di anni 82 e di vita francescana 64. * 14 novembre 2005: PERIC FR. MATO, nato a Kresevo, della Prov. S. Crucis, Bosnia-Erzegovina. È stato Guardiano, Vicario parrocchiale e Parroco. È morto a Kresevo all’età di anni 68, di vita francescana 43 e di sacerdozio 41. * 15 novembre 2005: THEVISSEN FR. EGMUNDUS, ANDRÉ, nato a Dilsen, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Uomo di profonde convinzioni, è stato un Fratello amabile, devoto e responsabile. È stato Guardiano in più Fraternità e Parroco in due Parrocchie, meritandosi la stima dei confratelli e dei parrocchiani. È morto a Hasselt all’età di anni 82, di vita francescana 63 e di sacerdozio 56. * 15 novembre 2005: GAVIN FR. VALERIAN, MICHAEL, nato a Ballinahown, della Prov. Hiberniae, Irlanda. Ha studiato filosofia a Leuven (Belgio) e teologia a Galway (Irlanda). Dopo alcuni anni vissuti in Irlanda, è andato in Sud Africa, dove vi è rimasto per 40 anni. Ritornato in Irlanda nel 1989 ha fatto parte della Fraternità di Cork fino alla morte. È morto a Cork all’età di anni 89, di vita francescana 68 e di sacerdozio 63. * 16 novembre 2005: ARACIC FR. SILVESTAR, MARIJAN, nato a Vinjani Gornji, della Prov. Ss. Redemptoris, Croazia. È morto a Zagreb all’età di anni 89, di vita francescana 60 e di sacerdozio 54. * 16 novembre 2005: ANAYA PRADA FR. JUAN DE JESÚS, nato a San Andrés, della Prov. S. Fidei, Colombia. È morto nella Casa S. María de los Ángeles de la Porciúncula in Bogotá all’età di anni 83, di vita francescana 65 e di sacerdozio 57. * 16 novembre 2005: O’FRIEL FR. ZACHARY, nato in Altoona (PA), della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Nel 1949 conse- 483 guì il Baccalaureato in Fisica presso il Siena College, Loudonville, NY. Dal 1949 al 1950 fu insegante al St. Joseph Seminary, Callicoon. Continuò gli studi superiori in Fisica per un anno alla University of California di Berkeley. Dal 1951 al 1975 ottenne il Dottorato presso la University of St. Louis. Fu Professore Assistente dal 1955 al 1974 alla St. Bonaventure University. Dopo 19 anni all’Università richiese ed ottenne un cambiamento di servizio presso la Fraternità di St. Anthony Shrine in Boston. Fu un brillante fisico nucleare, un vero accademico che amò la sfida del mondo delle idee. Continuò la sua collaborazione scientifica con l’Air Force Research Laboratories in Bedford e MIT e con i Centri di ricerca di ingegneria industriale del settore. Dal 1982 al 1983 si dedicò al ministero parrocchiale al St. Bonaventure Parish di Paterson (NJ). Fu collaboratore della Our Lady’s Chapel, New Bedford, MA, dal 1983 al 1992. Dopo la chiusura di questa, tornò al St. Anthony Shrine in Boston per sette anni. Dal 1999 era all’Holy Name Friary in Ringwood. È morto a Ringwood all’età di anni 84, di vita francescana 63 e di sacerdozio 58. * 20 novembre 2005: MILAS FR. KAMILO, NIKOLA, nato a Tihaljina, della Prov. Ss. Assumptionis BMV, Bosnia-Erzegovina. È stato Guardiano, Vicario, Cooperatore parrocchiale, Parroco ed Assistente dell’OFS. È morto ad Humac all’età di anni 94, di vita francescana 72 e di sacerdozio 67. * 22 novembre 2005: LEBON FR. GILBERT, nato a Droup-Saint-Basle, Francia, della Prov. Trium Sociorum, Francia/Belgio. Un grande lavoratore, ha curato il giardino di molte Fraternità. Sempre disponibili alle necessità della Provincia e molto attento ai Fratelli, soprattutto nelle loro difficoltà o nella malattia. Uomo di preghiera, sapeva istaurare rapporti di amicizia con quelli che incontrava. È morto nella Clinica di Libramont, Belgio, all’età di anni 87 e di vita francescana 60. 484 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III * 24 novembre 2005: PÍSAR FR. RAFAEL, KAREL, nato a Jindrichuv Hradec, della Prov. S. Venceslai, Rep. Ceca. Dopo la soppressione degli Ordini religiosi maschili (1950) e due anni di carcere, è vissuto e ha lavorato in una Casa di Cura per minorati a Velehrad. È morto a Uherské Hradiste all’età di anni 85 e di vita francescana 64. * 29 novembre 2005: CIARAMELLA FR. GIOVANNI, GIUSEPPE, nato a Luzzano di Moiano (BN), della Prov. Amnito-Hirpinia S. Mariae Gratiarum, Italia. Assegnato dall’obbedienza alle Fraternità di Airola, Arpaia, Avella, Castelbaronia e San Giorgio del Sannio, si prodigò, ovunque, nei servizi più umili di cuoco, questuante e portinaio. Nel corso degli anni e in diverse occasioni manifestò ai Superiori il desiderio di partire missionario: per l’Argentina (1957), per la Corea (1962) e il Brasile (1981). Dal settembre 1978 fu sacrista della Basilica “S. Maria delle Grazie” in Benevento. È morto a Benevento all’età di anni 85 e di vita francescana 60. * 2 dicembre 2005: CONCARI FR. CAMILLO, GIUSEPPE, nato a Fiorenzuola, della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. Nel 1943 è trasferito presso l’Ospedale S. Orsola, come Cappellano ospedaliero, e dal 1945 al 1947 presta servizio come sacerdote prima a S. Bernardino e poi alle Grazie di Rimini. Nel 1947 parte per la Cina come missionario. Nel 1950, a causa della rivoluzione comunista, Fr. Camillo fu espulso dalla Cina e desideroso di evangelizzare l’Oriente si diresse alla volta del Giappone, dove rimase fino al 2001. Fr. Camillo rientra in Provincia e trascorre gli ultimi anni della sua vita in Infermeria provinciale ormai stanco e debilitato nelle forze. È morto a Bologna all’età di anni 86, di vita francescana 70 e di sacerdozio 62. * 2 dicembre 2005: PRAET FR. VIATOR, MICHEL, nato a Kalken, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Fu per 50 an- ni un grande missionario in Congo (Katanga). Un vero Frate francescano, al servizio dei più bisognosi: i prigionieri a Kamina, ai quali portava il cibo ogni giorno, i bambini denutriti, i rifugiati. Un pastore che ha dato la sua vita per la sua gente. È morto a Sint-Niklaas all’età di anni 79, di vita francescana 59 e di sacerdozio 53. * 2 dicembre 2005: KAMMERER FR. TITUS, SCHELTO, nato a Dordrecht, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È stato missionario in Pakistan dal 1949 al 1989. È morto a Leiden all’età di anni 83, di vita francescana 64 e di sacerdozio 57. * 2 dicembre 2005: DE RADZITZKY FR. SERGE, nato ad Aachen, Germania, della della Prov. Trium Sociorum, Francia/Belgio. Ha insegnato Filosofia e Storia per tutta la vita nel Collegio francescano di Marche in Famenne, poi a Arlon. È stato un maestro eccezionale, rispettato da tutti. Una volta in pensione, è stato Cappellano delle FMM a Chanly. Ha trascorso gli ultimi anni a Bruxelles. È morto a Bruxelles all’età di anni 80, di vita francescana 60 e di sacerdozio 55. * 3 dicembre 2005: CAMPS MEZQUIDA FR. RUBÉN, nato a Benasau, della Prov. Valentiae et Aragoniae S. Ioseph Sponsi BMV, Spagna. Dal 1993 al 2004 ha lavorato in Curia generale come Traduttore per la lingua spagnola, svolgendo il servizio all’Ordine con dedizione, competenza, discrezione, assiduità e scrupolo. È morto all’età di anni 63, di vita francescana 45 e di sacerdozio 38. * 7 dicembre 2005: HICKEY FR. MELDON, nato a Cincinnati (OH), della Prov. Nostrae Dominae de Guadalupe, USA. È morto presso University Hospital in Albuquerque all’età di anni 82, di vita francescana 62 e di sacerdozio 54. * 8 dicembre 2005: DUFFY FR. EMMANUEL, DANIEL, nato a New York City, della NECROLOGIA Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Nel 1931 fu assegnato alla Missione in Mountain View, NJ e nel 1933 alla “Provincial Mission Band”, risiedendo in diverse Fraternità della Provincia (Paterson, NJ, NYC, East Rutherford, NJ, and Butler, NJ). Fu nominato Guardiano e Parroco della St. Joseph Church in East Rutherford dal 1952 al 1955; dal 1955 al 1958 fu Guardiano e Parroco della St. Francis of Assisi sulla West 31st Street in NYC. Fece ritorno nella “Provincial Mission Band” dal 1958 al 1961, risiedendo nella Fraternità di Boston e Brookline, MA. Nel 1961 fu nominato Guardiano della St. Francis Friary in Brookline. Nel 1963 entrò a far parte della Fraternità St. Anthony in Butler, dove lavorò alla pubblicazione del Friar Magazine, mentre aiutava nella St. Anthony Church. Nel 1975 si è ritirato e il 5 dicembre 1975 è stato trasferito alla Holy Name Friary in Ringwood, NJ. È morto a Ringwood, NJ, all’età di anni 98, di vita francescana 81 e di sacerdozio 75. * 10 dicembre 2005: ELEWAUT FR. BERARD, HUBERT, nato a Leuven, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. È stato missionario in Congo (1957-1982), poi Guardiano delle Fraternità di Tielt, Sint-Truiden e Gent. Fu un uomo pio e devoto, apprezzato Direttore spirituale di molte persone. È morto a Roeselare all’età di anni 80, di vita francescana 61 e di sacerdozio 54. * 11 dicembre 2005: TOMIC FR. EUGEN, ANTE, nato a Radisici, della Prov. Assumptionis BMV, Bosnia/Erzegovina. È stato Parroco e Guardiano. È morto a Humac all’età di anni 86, di vita francescana 67 e di sacerdozio 62. * 12 dicembre 2005: TREVISANI FR. SALVATORE, TOMMASO, nato a Savignano sul Rubicone (FC), della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. Nel 1947 parte per la Cina come missionario e nel 1948 viene trasferito nella regione dell’Hu- 485 nan. Nel 1950, a causa della rivoluzione comunista, fu espulso dalla Cina e si diresse alla volta del Giappone. Con l’istituzione da parte della Sacra Congregazione di Propaganda Fide di una nuova missione a Niigata, affidata alla nostra Provincia, è nominato Direttore, nel 1957, del Distretto missionario e della locale scuola materna. Dal 1964, per 15 anni, presta servizio a Takada. Nel 1984 è cappellano delle Suore Francescane Missionarie di Maria di Totsuka. È morto a Bologna all’età di anni 89, di vita francescna 73 e di sacerdozio 64. * 15 dicembre 2005: KOMMER FR. JASON, nato a Chicago, della Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. Ha servito la Provincia soprattutto attraverso il ministero della predicazione: dal 1955 al 1962 fece parte dell’équipe provinciale per le missioni al popolo. È stato anche Promotore vocazionale, Direttore dei Ritiri in Indianapolis e Oak Brook per circa 10 anni; per tre anni ha insegnato, soprattutto eloquenza, nel seminario minore di Westmont (Oak Brook); per 4 anni Cappellano delle Suore francescane in Mokena. Gli ultimi 9 anni del ministero li ha dedicati alle Parrocchie della Diocesi di Joliet. È morto presso Hospice Section of St. John’s North all’età di anni 88, di vita francescana 68 e di sacerdozio 62. * 16 dicembre 2005: CALDERONI FR. ALESSIO, LUIGI, nato a Cannero Riviera (Novara), della Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae, Italia. Fu Guardiano, Parroco, Cappellano delle Carceri. La sua profonda sensibilità lo ha sempre spinto verso i più poveri e dimenticati: detenuti, zingari, sbandati. Nel 1997 gli era stato assegnato dal Giornale “La Sesia” di Vercelli il premio di Bontà. È morto nella Casa di Cura Cottolengo, Torino, all’età di anni 73, di vita francescana 50 e di sacerdozio 42. * 17 dicembre 2005: DE PAZ TORRES FR. JUAN MANUEL, nato a Rosinos de Vidriales della Prov. Baeticae, Spagna. Ha 486 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III molto lavorato nella pastorale dell’educazione, realizzando con dedizione e accuratezza ogni impegno che gli veniva affidato. Nonostante la lunga malattia continuò a “predicare” con l’esempio della sua vita francescana. È morto nel Convento Ntra. Sra. de Loreto, Espartinas, all’età di anni 74. di vita francescana 56 e di sacerdozio 48. * 18 dicembre 2005: VERHEIJ FR. SIGISMUND, nato a Didam, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. Era un esperto in Spiritualità francescana: è stato discepolo di Kajetam Esser. È stato Membro della “Commission peritorum ad accomodatam renovationen Ordinis” e della “Commissio centralis” del Capitolo generale 1967. È morto ad Utrecht all’età di anni 78 e di vita francescana 60. * 19 dicembre 2005: ALBANO FR. BONAVENTURA, GIUSEPPE ANTONIO, nato a Volturino (FG), della Prov. Apuliae S. Michaëlis Archangeli, Italia. È morto nel Convento Gesù e Maria in Foggia all’età di anni 89, di vita francescana 73 e di sacerdozio 65. * 22 dicembre 2005: HAYES FR. CHARLES, JOHN, nato a Great Barrington, MA, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. È stato allenatore e poi Assistente al Professore/Direttore di atletica nel Siena College, Loudonville, NY (1946-1963); Collaboratore nella Our Lady’s Chapel, New Bedford, MA (1963-1964); missionario con residenza a Holy Cross Friary, Bronx, NY (1964-1973); membro dell’équipe delle missioni al popolo con residenza al Siena College, Loudonville (1973-1981); membro dell’équipe delle missioni al popolo con residenza presso St. Anthony Friary, Butler, NJ (1981-2005); membro del Holy Name Friary, Ringwood, NJ. È morto a Ringwood, NJ, all’età di anni 88, di vita francescana 63 e di sacerdozio 59. * 22 dicembre 2005: BELLAVISTA FR. TEODORO, UMBERTO, nato a Rimini, della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. Presta il suo servizio presso i seguenti Conventi: Brisighella; Guastalla, Rocca S. Casciano, Le Grazie di Rimini, Predappio, Forlì, Carpi e Cotignola, Villa Verucchio (dove è maestro dei novizi per 6 anni), Fanano (come Capellano delle Clarisse), Forlì, Milano Marittima e S. Piero in Bagno. È morto a S. Pietro in Bagno (FC) all’età di anni 80, di vita francescana 65 e di sacerdozio 54. * 22 dicembre 2005: DE BLIECK FR. EWALD, CAMIEL, nato a Koewacht (PaysBas), della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. A 101 anni è morto il decano della Provincia. Animo da artista, grande predicatore delle missioni popolari nelle Fiandre. Fu un vero pastore che amò la sua gente secondo l’esempio del grande pastore, Gesù. È morto a Antwerpen all’età di anni 101, di vita francescana 81 e di sacerdozio 72. * 24 dicembre 2005: FELLER FR. BONAVENTURA, ERARDO, nato a Besenello (Trento), della Prov. Tridentinae S. Vigilii, Italia. Completa la sua formazione per la vita e missione francescana con gli studi superiori a Napoli, per poi insegnare lettere nei nostri studentati. Finito il periodo delle scuole interne, sarà a servizio della pastorale dei Conventi e soprattutto nella Custodia del cimitero civico di Trento. Gli ultimi anni li trascorse a Campo Lomaso fino a pochi giorni dalla morte. Lo si ricorda come servo umile e fedele, accogliente e di compagnia, disponibile sempre all’ascolto e al ministero della riconciliazione. È morto nell’Infermeria provinciale in Trento all’età di anni 76, di vita francescana 58 e di sacerdozio 51. * 25 dicembre 2005: KERSCHBAUMER FR. DOMINIKUS, ROBERT, nato a Gröden, della Prov. B. Engelberti Kolland, Austria/Italia. Ha operato come Collaboratore, Catechista e nella pastorale sanitaria nel Conventi di Bolzano e di Bressanone. Per trent’anni ha avuto la responsabilità del Santuario “Madonna NECROLOGIA della Difesa”. Ha vissuto gli ultimi due decenni nel Convento di Bressanone, dove è stato Vicario, Economo Assistente dell’OFS, Procuratore delle Missioni. Molto ricercato per il ministero delle Confessioni, è stato un cultore della Musica sacra ed un grande promotore delle Missioni. È significativo che, amante del Presepio, sia morto proprio nel giorno di Natale. È morto a Bolzano all’età di anni 88, di vita francescana 70 e di sacerdozio 63. * 28 dicembre 2005: BASCIANI FR. GRAZIANO, ATTILIO, nato a San Vincenzo Valle Roveto (AQ), della Prov. Aprutiorum S. Bernardini Senensis, Italia. Cultore degli studi letterari e di storia dell’arte, ha insegnato Lettere, Storia ed Arte a numerosi Frati presso il Liceo classico del Convento di San Giuliano; in seguito ha insegnato Religione presso l’Istituto d’Arte di L’Aquila. È stato Guardiano, Definitore e, per molti anni, Bibliotecario provinciale. La Biblioteca di San Giuliano rimane il monumento della sua grande competenza e della sua passione per la cultura. Religioso di squisita cortesia ed umanità, stimatissimo nella Città aquilana e nella Provincia. È morto nel Convento S. Giuliano in L’Aquila all’età di anni 92, di vita francescana 77 e di sacerdozio 68. 487 * 29 dicembre 2005: QUAGGIA FR. MARINO, SANTE, nato a Piove di Sacco (PD), della Prov. Venetae S. Antonii Patavini, Italia. La sua lunga vita è stata legata in particolare al servizio dei confratelli ammalati, svolto per circa 45 anni, attraverso l’opera di infermiere caritatevole e competente, prima a Verona S. Bernardino e poi nell’infermeria provinciale di Saccolongo, fin dalla sua apertura. Anni di servizio molteplice e laborioso, vissuti nello stile del frate minore con speciale attenzione e preferenza ai frati infermi e ammalati. È morto nel Convento S. Cuore in Saccolongo all’età di anni 97 e di vita francescana 76. * 31 dicembre 2005: PACCHIOTTI FR. ROSARIO, IGNAZIO, nato a Torino, della Prov. Pedemontanae S. Bonaventurae, Italia. Fu prima a Saluzzo, Torino, Novara e Mortara; poi Missionario in Bolivia dal 1958 al 1974; per tre anni a servizio della Diocesi di Lugano, dove tornò ancora, dopo un’ulteriore parentesi boliviana, dal 1980 al 1984. Rientrato in Provincia dalla Svizzera nel 1997 fu prima Parroco e poi Guardiano della Madonna degli Angeli in Torino. È morto nella Casa di Cura Cottolengo in Torino all’età di anni 77, di vita francescana 56 e di sacerdozio 50. INDEX NOMINUM PRO ANNO 2005 (CXXIV) A Abela John 89, 116 Acciai Vittorio 283 Acero Pardo Efrén 476 Acosta Escalante Lorenzo 285 Adinolfi Marco 281, 292 Agostinelli Antonio 284 Aguirre García Jesús 115 Aguirre Jesús 137 Ahearn John 162 Albano Bonaventura 486 Alberoni Aldo 60, 120 Alegre Andrés 262 Alessandro VI 25 Allegra Gabriele 43, 198 Almirañez Lucy 140, 252, 253, 463 Aluisi Luigi 228 Alves Pereira Júnior Aluísio 372 Amaral Bernardo Amaral 115, 137, 270-272, 277, 321, 406, 445, 447 Amato Angelo 43 Amin Joseph 115,137 Anaut Espinoza Manuel 371 Anaut Manuel 121 Anaya Prada Juan de Jesús 483 Andelovic Petar 251 Andrade Santiago 372 Angelini Giuseppe 149 Angelini Vitaliano 150 Angelisanti Alessandro 60 Antonelli Francesco 116 Aracic Silvestar 483 Arar Bono 479 Arens Heribert 60 Arias Alex Antonio 115,117 Arinze Francis 411 Arnel Tanyen Percival 225 Arosio Marco 466 Arredondo Jesús 122 Arregi Guiridi José 117,130, 254 Ashir Iftikhar 59, 223 Asuero Ronnie 139 Atzei Arcangelo 228 Ávila Vega Victor Manuel 290 Awe Tarcisius 223 Azzopardi Arthur 440 B Babar Yousuf 59, 223 Bachus Victorin 476 Baggan Francis J. 479 Bahang Konstantinus 223 Bahcic Robert 229, 445 Bahlmann Johannes 372 Baij Maria Cecilia 149 Bailey Declan 160 Baillargeon Constantin-M. 479 Balázs Barsi 227 Baldi Giusti Heriberto 291 Baldini Giuseppe 162 Balestrini Pablo César 251 Balleño Efrén 121 Bankovic Stefan 229, 445 Baranquel Amado 139 Barba Leonard 157 Barbaric Slavko 269 Barden Franz Leo 115 Barocco Giulio 377 Barralet Roger 369 Bartolini Bruno 228 Bartolini Rino 465 Bartolo Bernard 152,156 Basciani Graziano 487 Báscones Lezcano Enrique 224 Basurto Guillermo 126 Battaglia Vincenzo 55, 377, 378 Bautista Díaz Aurelio 163 Bavaresco Mariano 160 Bázcones Enrique 260 Beatriz de Silva (Santa) 219, 221, 265 Bedoya Gallego Marco Julio 156 Begic Marijan 251 Belisário da Silva José 464 Bellavista Teodoro 486 Bellemare Gustave 156 Bellet Maurice 49 Benanchi Gilberto 478 Benassi Paolo 288 Benassi Salvatore 279, 285 Benedetto XVI 6-11, 36, 142, 211, 299, 301, 303, 384, 414, 465 Benedict Hippolitus 225 Benedito João 463 Berjera Ignacio 251 Berna Francis 226 Bernardino di Sahagún 197 Berrocali Miguel 123 Bertello Giuseppe 123 Bertizzolo Umberto 163 Bertolini Giorgio 465 Beyene Tewelde 140, 463 Bézsenyi Rafael 227 Bezzegh Kelemen 227 Biasi Saverio 228 Bielokorytov Vadim 116 Bihit Abdul Malek Gabrail Annulla 139 Bini Giacomo 43,57, 80, 149, 206, 272, 277, 342, 355, 381, 453, 457, 460, 462 Bitter Martin 426 Bitzer Martin 427, 429 Blanco Manuel 55, 377 Bliss Stephen 255 Blom Auxilius 480 Bo Charles 236 490 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Boadas Llavat Agustín 465 Bobber Raymar 155 Böjte Mihaly 61, 227, 445 Bok James 226 Bolaños Luis 197 Bonfer Pietro 235 Boni Andrea 277 Bootsma Bertwin 481 Bórquez Bórquez José Luis 287 Bottini Giovanni Claudio 54,55, 232, 377 Boyer Michel 225 Boyle Denise 140, 463 Bradbury Bernardine 285 Brady Mel 153,163 Bratti Claudio 277 Bravi Francesco 38, 115,119,138, 255, 268, 321, 355, 377, 412, 443, 445, 446, 449, 453, 455 Brennan Louis 260 Bressan Vanni 139 Brevoort Ben 253, 427 Brionne Didier 229 Brkan Jure 277 Brkic Augustin 478 Brocanelli Vicenzo 116,118,138, 237, 407, 409, 447, 466 Brod Luciano 260 Brollo Basilio 198 Bruccoleri Vincenzo 60 Bruck Anton 60 Brunette Pierre 225 Bruno Paskalis 223 Bucaione Alfredo 226 Buccoliero Agostino 228 Buccolini Marco 60 Bucher Raymond 227 Buchik Adrian 448 Budi Hernawan Yohanes 223 Buffon Giuseppe 149 Builes Uribe Miguel Ángel 227 Bunader Julio César 115 Bustamante Arturo 122 Buvala Medard 155 C Cabao Victor 369 Cabrera Herrera Luis 115,117,120,126, 255, 256, 261, 263, 321, 445-447, 453 Calderoni Alessio 485 Califano Gianni 419 Calovi Donato 475 Calufetti Abele 465 Cambell Sylvester 283 Camilleri Azzopardi Roberto 464 Campana Ferdinando 60, 118,129 Camps Mezquida Rubén 484 Canali Paolo 230 Capalbo Kenneth 372 Capelari Bressan Pasqual 291 Capriotti Silvio 120 Caputo Guido 161 Carbajo Núñez Martín 153, 377-378 Cardona Velásquez Luis Evelio 159 Carraro Anaclécio 372 Carraro Leodir 372 Carrascosa Coso Andrés 470 Carriero Michele 229, 272 Carta Giuseppe 228 Cartagena William 369 Carvajal Rodrigo de Jesús 466 Carvalho Eugénio da Cruz 475 Casonato Anita 413 Caspoli Alessandro 82, 115, 230 Cassar Henry 440 Castelli Enrique Ernesto 290 Castelli Katia 56 Castillo Alejandro 116 Castillo Pedro 372 Castrillo Agustino 85 Castro Barranco Roberto 287 Castro Estrada Álvaro 123 Castro Martínez Miguel Gilberto 285 Catani Francesco 290 Cau Damiano 283 Cavallotto Donato 481 Cavellec Gilles 229 Cecchin Stefano 277 Ceja Jiménez Ignacio 223 Celichowski John 463 Celina della Presentazione 87 Cella John 226 Celli Paolino 162 Cenci Cesare 233, 466 Cencini Amedeo 116, 380, 401 Centomo Severino 425 Cervera Bañuls David 481 Cesaroni Gianluca 60 Charland Pierre 225 Chávez García Flavio 369 Chelkowski Marie 257 Chinchay Isidro 261 Chiti Roberto 162 Chumilla Fernandez Vittorio 86,87, 422 Ciamician Pascal 159 Ciaramella Giovanni 484 Cicchello Armando 60 Ciceroni Fabio 129 Cividini Stefano 477 Ckomik Waclaw Stanilaw 462 Clark Gordon Denis 284 Clasen Severino 275 Clemens Josef 113 Cocci Massimo 228 Coccia Br. Christopher A. 227 Coelho Nuno Pedro 425 Coenen Marianus 290 Cogoni Alberto 288 Coleiro Martin 371, 439 Collins Patricia 252 Collins Seán 230, 370 Colombotti Tarcisio 229, 446 Colomer Barber J. Rafael 60 Colomer Joaquín Rafael Barber 445 Comastri Angelo 120 Commonara Giuseppe 291 Concari Camillo 484 Concha Jorge 372 Condori Chuchi Benigno 261 Condren Joseph 370 Coppi Ubaldo 287 Copps Michael 226, 369 Córdova Ibarra Daniel 223 Coronelli Vincenzo 197 Corriveau John 43, 56, 171, 177 Corsano Rossano 229 Cortese Tarcisio 56 Costa Marcio Luis 229, 445 Coughlin F. Edward 227 Cournoyer Donat 478 Couturier David 463 Covili Linfati Isauro 369 Crescenti Anna Maria 432 Crescenti Francesco 432 Cueto López Alfonso 158 Cugusi Antonio 228 Curcic Sretan 251 D 491 INDEX NOMINUM D’Angelo Giacinto 283, 474 Da Costa José Maciel 224, 260 DA COSTA PEDRO JOSÉ ANTONIO 224, 260 Da Cruz Massinga Hilario 260 Da Porto Maurizio Leonardo 198 Da Portogruaro Bernardino 198 Da Silva Edilson Rocha 229 Da Silva Erivan Messias 372 Dabic Goran 140, 463 Dal Bosco Filiberto 480 Dalla Barba Giorgio 373 Danielli Raúl Osvaldo 371 Dattini Alessandro 476 Davino Louis 155 Davis Gerard 283 De Angelis Roberto 115 De Aparicio Sebastián 25 De Blieck Ewald 586 De Bruycker Geroen 444 De Castro Alfonso 27 De Cisneros Ximenes Francisco 197 De Gante Pedro 26 De Giusti Luciano 228 De Herrera Juan 26 De La Mata M. Miguel 230 De La Piñuela Pedro 198 De La Serna Ramiro 255 De la Vega Granados Jesús E. 371 De Lazzari Francesco 226, 277 De Meirsman Winfried 160 De Molina Alonso 26 De Olmos Andrés 26, 197 De Paz Torres Juan Manuel 486 De Pietro Giuseppe 163 De Radzitzky Serge 484 De Rosa Luca 84-87 passim, 242, 244, 245, 414, 419423 passim De Sousa Ferreira e Silva Serafim 425 De Torquemada Juan 197 De Ubernatis Girolamo 199 De Vega Andrés 27 De Veracruz Alonso 27 De Vitoria Francisco 27 Del Mar Graña Cid María 465 Del Pozo Encarnación 171, 177, 251, 425-426, 431-432, 463 Deppenwiese Markus 481 Di Fatta Giuseppe M. 229, 445 Di Franco Manlio 115, 272 Di Liberto Domenico 60 Di Loyola Martin Ignacio 197 Di Pasquale Ralph 156 Di Ruberto Michele 243 Di Santo Joseph 289 Di Spigno Francis 227 Di Stefano Damiano 119 Di Virgilio Virgilio 115 Dias Vicente João 373, 450 Díaz Rodríguez Anselmo 261 Diez Adolfo 371 Dinko Perisa 251 Djata Augusto 373 Do Nascimento Roberto Miguel 372 Dô Van Thông Aimé 225 Doctor John 372, 463 Doherty Michael 226 Doherty Ronald 479 Domínguez Ferrer Raimundo 229, 445 Domínguez Rojo Jorge 371 Donneschi Augusto 161 Donnini Ambrogio 277 Dorfner Dominik 233 Dos Santos Alexandre José M. 260 Doyle Mathias 370 Dudel Markward 285 Duffy Emmanuel 484 Dunham Larry 255 Duns Scoto Giovanni (Beato) 201, 378, 446, 455, 461, 465 Duran Fuerte Sergio 369 Durán Roberto 123 Dwyer Daniel 227 Dzierzenga Richard 115 Dzolan Mijo 251 E Echeverry Joaquin Arturo 453 Eckerstorfer Roberto 369 Edminton Jim 449 Edmiston James 59 Egiguren Iraola José Ángel 226 Eguía Raúl 122 Elewaut Berard 485 Ellis Rose Therese 439 Enriquez Teresa 243 Errasti Mariano 136 Escalona Omar 251 Escribano Miguel 226 Escrivá Moreno Joaquín 288 Éthier Henri 225 Etzi Priamo 55, 149, 377-378, 404 Eustace Alexander 290 F Fabris Barban Eurosia 241, 244, 277, 413-420 passim Faggioni Maurizio 273 Falcão Jorge 373, 408 Falcón Alled Bernardo M. 289 Fallon Jarlath 291 Fantozzi Pietro 272 Farabollini Luigi 162 Faraone Emmanuel 477 Farina Giovanni Antonio 414, 417, 419 Farris Williams 226 Farrugia Daniel 139 492 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Fattiroso Paolino 161 Favretto Mario 61, 226, 229, 256, 267, 268, 272, 273, 274, 321, 440-452 passim Fayez Samuele 137 Febbraro Antonio 465 Feeney Michael 289 Fele Benigno 155 Felice John 257, 258 Feller Bonaventura 486 Fennessy Richard 155 Fernandes Paul 154 Fernández Anselmo 122 Fernández Cubillos Héctor 115, 446 Fernández Dionisio 371 Fernandez Manuel 408 Ferraldeschi Matteo 230 Ferrario Paolo 229, 445 Ferrazzetta Settimio 350 Ferreira de Araujo João Benedito 140 Ferreira Pablo 371 Festa Patrizia 119 Figier Jan 154 Fila Sidival 228 Finocchiaro Carmelo 60, 272 Fiori Valeriano 377 Fleming David 284 Flesch Maria Rosa 87, 419, 422 Fois Silverio 163 Forster Wilhelm 289 Freightman Loyola 477 Freyer Johannes B. 42, 43, 47, 52, 55, 56, 58, 233, 273, 274, 377, 381 Friedman Gregory 226 Fusarelli Massimo 55, 66, 76, 116, 209, 231, 273, 381, 402, 404, 447 G Gabban Valeria 120 Galea Paul 151, 371, 439 Galimberti Attilio 140, 463 Galindo Vázquez Juan 158 Gálszécs Pedro 289 Gamus Norma 252 García José 261 García José del Carmen 371 Gashi Ndue 115 Gassen Irineu 406 Gavin Valerian 483 Gayte Angel Gabriel 371 Gdyk Nikodem 224 Gei Fausto 423 Gepp João José 481 Gerritsma Frans 374, 446 Gestori Gervasio 119 Ghiglia Valentino 274 Ghirlando Marcello 371, 439 Giacometti Fermino 43,56 Giacometti Luigi 226 Giannini Valentino 160 Giardina Salvatore 229 Giermek Joachim 140, 171, 177, 464 Ginesi Armando 129 Giovanni da Capistrano (San) 196 Giovanni da Marignolli 197 Giovanni da Montecorvino 197 Giovanni da Pian del Carpine 197 Giovanni Paolo II 3-6, 29, 33-34, 45, 49, 130, 207, 210, 211, 308, 333 Giraldo Roberto 377 Girardi Oscar 407 Girotti Giovanni Francesco 37 Giuliani Matteo 228 Gizdon Terentius 60 Gniecki Czeslaw 225 Gobbo Giampiero 273 Goldin Armando 477 Goldmann Gereon 465 Gololombe Lucas Francisco 137, 224, 259, 260 Gomes de Figueiredo Wanderley 372, 406 Gómez Canedo Lino 25 Gomez Javier 254 Goméz Jesús 121 Gómez Martínez Eulalio 223, 369 Gómez Vergez F. Leonardo 227 Gonzales Donald 285 González Armando 372 González Enrique 115, 447 González González Amado 118 González González José 229, 445 González Porres Antonio 223 Gonzalez Puig Speranza 87, 419, 420, 422 Gorgulho Santos José Carlos Gori Teofilo 284 Gorostiaga Felice 243, 245 Górski Elizeusz 224 Gottardi Gottardo 163 Gournay Thierry 229 Grallet Jean-Pierre 452 Grannell Fergal 157 Gray Reginald 369 Grbavac Josip 370 Greco Francesco 245 Gregoris Serafina 421-423 Gregoris Vittoria 83 Grocholewski Zenon 39-58 passim, 377 Grübler Huber 60 Grunloh Donatus 478 Guerra Cleonilde 422 Guerra Francisco 124 H Ha Joseph 252 Hajzler Henryk 225 Hanesse Roger 228 Harrington Jeremy 369 Harzée Raynier 477 Hasenfratz Fredolino 479 Haskamp Reinhold 160 Hausner Nathanael 373 Hayes Charles486 Heinze Markus 140, 463 Heras Julián 140 Heras Walter 254 Herbas Jorge 369 Herbe Donnan 482 Hernández Alberto 122 Hernández Ellie 252 Hernández Isabel 264 Hernández Juan de Dios 372 Hernández Luz 252 Hernández Martín Jesús 226 Hernández Martínez Raúl 369 Hernández Raul 230 Hernández Sergio 251 Herrera Betty 114 Herrera Gutíerrez Enrique 274 Hess Azariasz 225 Hickey Meldon 484 Higgins Michael 252, 426-427, 429 Highton Edmund 369 Holly Walter 286 Hooper John 478 Hopfgartner Willibald 60, 446 Horta E. Jorge 55 Hudson Patrick 115, 230, 446 Huenupi Carlos 252 Huerta Muro Juan María 372 Huertas Trinidad 377 Huesca Rosendo 126 Hummes Cláudio 464 I Iannone Ciro 284 Ibarra Miguel 124 Iglesias Enrique 230 Igras Dydak 154 Ilarduia Juan 381 Invernizzi Stefano 117 Iorio Paul 230 Iozzelli Fortunato 232 Irudaya Samy 426-427, 429 Irurralde Urtaza Ceferino 161 Ivankovic Leopold 161 J Jacquemin Agnello 228 Jaeger David 378, 464 Jakobovic Zdravko 225 Janas Lucjan 224 Javed Sadiq 59, 223 Jelic Gojko 251 Jennrich Michael 372 Jeusset Gwenole 66 Jiménez Francisco 26 João Evodio 224, 260 Johnscher Gregório 161 Joly Dominique 228 Jones Bernard 370 Jong Yeul Hwang 65 Jordá Tomás José Antonio 115 Joung Dennet 227 Juma Manuel José 224, 260 Jurik Stanislav 284 Jurisic Hervatin Gabrijel 149, 150 Jusiak Oktawian 225 Kaaij Bernardus 157 Kabashi Hil 464 Kadasani Marianus 154 Kammerer Titus 484 Kanevcev Nives 251 Kasper Walter 295 K INDEX NOMINUM Katavic Karlo 288 Katoski Eugene 288 Kennedy Bernard 226 Kerschbaumer Dominikus 486 Kierbiedz Tadeusz 139 Kim Dominik 59, 117 Kimmins Margaret Mary 140 , 463 Kleinhans Miguel 231 Klimko Florid 158 Klug Bertino 283 Klug Osmund 284 Knapczyk Teodor 224 Koenig Augusto 453 Koman Jacek 224 Kommer Jason 485 Konler José 425 Koren Matija 225 Korosak Bruno 277 Kotrys Bonifacy 224 Kowarz Cristoforo 482 Kremer Sebastiano 231 Kristo Milan 251 Kual Amet 139 Kungys Astijus 117 Kurowski Blazer 224 Kwoczolaha Pietro 141 L La Rocca Salvatore 60 Laba Ladjar Leo 464 Lagana Francesca 377 Laita Aurelio 56, 140 Laloux Michel 225, 228 Lamelas Isidro 260 Lancaster-Jones Campero Guillermo 223 Landini Lawrence 158 Langa Adriano 260 Lanuza Yvonne 252 Lapolla Tobia 465 Larracas Celso 139 Lasic Miron 479 Lati Giancarlo 116,137, 255 Latteri Carmelo 60 Lauriola Giovanni 149, 465 Lause James 372 Lavoie Gaétan 287 Lazzaro Emilio 419 Le Goanvec Marc 225 Le Maou Yannick 229 Lebon Gilbert 483 Leclef André 476 Lehman Karl 29, 48, 113 Lelli Massimo 226 Lenihan Miguel 372 Leone XIII 45,57 Ley Montijo Francisco Javier 223 Liczner John 287 Link Fred 226 Lino Benedetto 113 Lisandrini Antonio 150 Litigio Andrew 225 Locatelli Fiorenzo 374, 446 Lombraña Felipe 371, 466 Lomuscio Giuseppe Antonio 413 Longo Fabio 277, 413, 419 493 494 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Lopata Simone 446 López Atilio 372 López Casar Jesús 162 López Francisco 226 Lorente Argente Generoso 292 Lovato Stefano 372 Lugans Georges 292 Lullo Raimondo 197 Luna Alvarez Octavio 369 Lustig Nora 24, 124 Luther Michaela 253 M Macciò Bonaventura 159 Maciejowski Antoni Boleslaw 139 Mackin Kevin 258, 259 Madden Locelyn 236 Magazzini Stefano 233 Maghirang Anthony 252 Magro Silvestro 139 Magro Stephen 371, 439 Mai Giordano 444 Maiello Paolo 228 Maier Matthias 60 Maiolo Giuseppe 228 Malatesta Lorenzo 60 Malczuk Erkulan 115 Mancini Ottavio 160 Mandolini Giancarlo 130, 149,150 Manfredi Giampiero 291 Marchal Roger 228, 452 Marcucci Francesco 245 Marfil Albert 251 Margil Antonio di Gesù 245 Mariani Nazareno 232 Marín Mario 126 Martinelli Giovanni 139 Martinelli Paolo 377 Martínez Reyna Félix 287 Martínez Rosalba 252 Martins Parreira Valguimir 163 Masana i Mola Jorsep M. 370 Mascarenhas Louis 230, 446 Matabaro Pierre 137 Matic Ivan 113,114, 116, 251-253, 269, 425-429, 431, 441, 447 Mayer Gene 154 Mazzotti Ireneo 309 McCarthy Liam 137 McEvoy Gilbert 480 McGinn Finian 115, 255, 256, 258, 259, 266, 321, 439440, 445-446 McGrath Brendan 370 McGrath Brian 369 McKenna Hugh 370 McLellan Daniel 372 Mc-Mahón Francisco Javier 372 McVean John 258 Medina Juan 123 Medina Palma Juan 371 Meisner Joachim 113 Melián Bernardino Romero 163 Mellone Attilio 473 Melnik Jan Kanty 156 Melnik Kazimierz 154 Melone Mary D. 377 Mendieta Jerónimo 197 Menegatti Valentino 38, 116, 412, 448 Merino Bartolomé Diosdado 480 Merino José 377, 454 Messa Pietro 377 Mészáros György 162 Meyer Gilles 286 Meza Juan 262 Micale Giovanni 155 Micallef Marcellino 439 Micangeli Augusto 55, 377, 378 Middendorf Raymar 286 Miele Bruno 115, 373 Migliasso Fabrizio 226 Miklenic Ivan 225 Milán Madrid José María 156 Milas Kamilo 483 Miles Cassian 258 Milhaly Juraj 115 Miller Bertin 230, 446 Miller J. Michael 40-43, 232, 377 Miri Franco 465 Miscamble Phillip 223 Moacyr Malaquias Junior 378 Mocarski Albert 225 Mohar Victor 59, 223 Moisdon Eric 425 Molloy Robert 155 Monroy Ballesteros Benjamín 223 Montemurro Francesco 154 Montes Miguélez Jesús 163 Montes Moreira António 464 Montes Urbina Fr. Juan Alberto 227 Monti Dominic V. 227 Montijo Ley 127 Moore Gerard 229, 445 Moore Michael 229 Morales Boldi 251 Morales Boldy 372 Mota Rosalvo 251 Motolinía Toribio 197 Mottola Marco Aurelio 157 Mous Odulf 477 Moussa Daud I Ignace 56 Movatillia Rubén 121 Moya Oscar 252 Muccioli Maurizio 291 Mugarza Natividad Mecolalde 252 Mulhern James 480 Mulholland Seamus 369 Mullen J. Kevin 227 Müller Ivo 453 Müller João Inacio 61, 74, 445 Muñoz Guerrero Lucio 223 Muñoz Gutiérrez Enrique 369 Murakami Paulus Miki 60 Murillo Hernández Juan Pedro 371 Muro Aréchiga Juan Ignacio 115,117,120,126, 255, 321, 405, 445, 447 Murphy John 477 Musata Emmanuel 137 Mustac Vlado 225 Muzar Marko 286 N INDEX NOMINUM Namur Henri 229, 425 Nanni Giuseppe 158 Natalini Valentino 60 Nault Jean-Charles 149 Navarro Navarro Miguel 286 Ndondji Ghislan 61 Nesti Silvano Piergiorgio 56, 308 Nguyen Van Si Ambrogio 115, 230, 237, 255, 321, 355, 445 Nicacci Alviero 465 Niccacci Angelo 288 Niehaus Anne 140 Nitto Raffaele 154 Nnga Gabriel 223 Nobile Marco 43,47,53,56 Nogemane Vumile 136, 260 Nosiglia Cesare 413, 416-417 Nowak Edoardo 84-86 passim, 241-144 passim, 417-422 passim Núñez Consuelo 114 O O Laoide Caoimhín 370 O Murchù Livin 155 O’Brien Celsus 154 O’Connor John F. 227 O’Connor Samuel 482 O’Friel Zachary 483 O’Leary Rory 370 Obico Baltazar 224 Obliato Fulgenzio 157 Odorico da Pordenone 197 Oh Paolo 65 Olivares Suarez Hector Alejandro 476 Olmedo Ramos Ana Maria 140, 463 Op’t Eyndt Barthélemy 156 Oppes Stéphane 55, 149, 377-378 Orduña César 115, 231, 446 Orosz Lórant 229, 445 Orozco Guerrero José Luis 378 Ortaglio Luigi 266, 272, 255, 452 Ortíz Eugenio Horacio 374 Ortiz Felipe 125 Ottavi Bruno 137, 230, 446 Ottenbreit Stefano 253, 269, 373 Overend Rigillo Sandro 38, 59, 115, 224, 255, 284, 322, 366, 373, 445-446, 448 P Pabin Andrezej 225 Pacchiotti Rosario 487 Pacella Donato 155 Pacelli John 463 Pacheco Armando de São José 476 Padden Neil 482 Palacios Alejandro 265 Palacios Jesús 371 Palma Henríquez Ernesto 372 Paludetti Carmelo 160 Paolazzi Carlo 210, 232 Paolo VI 204, 300, 302, 325, 379, 423 Papez Viktor 115 Paquay Valentin 239, 240, 444 Parada José 226 Paré Paul 372 Park Lucia 252 Paronetto Luca 480 Paskert Leonard 159 Pasqui Fedele 476 Pastorino Giustino 164 Pastrán Francisco 372 Paszkiewicz Krzysztof 229 Patton Francesco 230, 268, 273 Patton Giovanni 273 Patulski Virgilio 139 Paventi Cristoforo 289 Pazzini Massimo 465 Pazzini Sebastiano 159 Pecchia Luigi 228 Peixoto de Castro Fernando Inacio 255 Pellegrini Germano 228, 440 Pelufo Riccardo 242, 421 Pepe Franco 272 Pereira Adelino 475 Pereira Lamelas Isidro 115, 425 Pereira Pinto Cesar Pedrosa 425 Péret Rodrigo 116 Pérez Bedolla Enrique 123 Pérez Cano Nelson Antonio 227 Pérez Castillo J. Santos 369 Pérez de Guereñu Gregorio 261 Perez Monroy Nicolás 481 Pérez Morale J. Faustino 126 Peric Mato 483 Perisic Robert 225 Perretta Luigi 162 Perry Michael 372 Perugini Luigi 89, 116, 149, 256, 448 Pervaz Daniel 59, 223 Pesoa Aurelio 369 Petrone Alfonso 140 Pichierri Daniele 228 Piechota Benigny Z. 370 Pili Dario 228 Pinili Melito 139 Pinto Ostuni Gianfranco 446 Pio XI 45,57 Piotrowski Gracjan 59 Písar Rafael 484 Piuzs Rácz 227 Pivatelli Andrea 228 Pizzaballa Pierbattista 115 Podziunas John 226 Ponsella Narciso 290 Porcelli Marino 228 Porrati Tranquillo 290 Portka Samuele 115, 446 Posadas J. Antonio 372 Postawa Dawid 225 Potrykus Ewaryst 155 Praet Viator 484 Prando Teofilo 482 Presta Teodoro 155 Presti Maria Grazia 377 Priore Ottaviano 158 Puglisi James 463 Pusma Salomón 115, 261 495 496 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III Quaggia Marino 487 Quaranta Paolo 229 Quesada Juan 227 Quigley John 140 Quiroós Moya David 159 Q R Radice Ludovico 157 Raeizs Pál 227 Raes Firmin 287 Ramírez Osvaldo 372 Ramos Valmir 406 Ramos Xavi 113, 253, 425 Rangel Mendoza Salvador 369 Rasolofoarimanana Jean Desiré 233 Ratzinger Joseph 148, 337, 341, 465 Raulf Godofredo 158 Recchia Stefano 140, 402, 464 Recio Veganzones Alejandro 479 Redaelli Angelo 467, 477 Redondo Valentin 427, 429-430 Reitz J. Andrew 227 Remaggi Giancarlo 160 Remane Antonio Josefa 259 Renkens Pascal 161 Reschiglian Massimo 226, 301, 381, 448 Restrepo Giraldo Carlos Arturo 227 Reyes Bucio Moisés 291, 476 Richter Stephan 163 Rieffel Charles 478 Rieger Rafael 373 Righetti Francesco 157 Righi Claudio 228 Rinaldi Massimo 86,87, 422 Riquelme Pedro 226 Riquelme Rafael 252 Rispo Martino 155 Risso Paolo 150 Riviére Gilés 425 Rocha da Silva Edilson 445 Rocha Justo 369 Rochefort Jean 292 Rockenbauer Barnabás 227 Rodé Franc 296, 401 Rodríguez Carballo José 13-38 passim, 39-58 passim, 59, 65, 81, 115-132 passim, 171-221 passim, 232, 248, 270, 301-302, 309-354 passim, 355, 366, 373, 389, 384, 400, 404, 434, 439-451 passim, 473 Rodríguez Guillermo 126 Rodríguez Jorge Gustavo 371 Rodríguez Tena Fernando 150 Rojas Felipe 252 Rosati Giancarlo 226 Rosetti Gabriel 157 Rossi Giovanni 228 Rotiglio Luigi 478 Rovegno Luis 251 Rovida Edoardo 465 Rozansky Joe 381, 447 Ruano Pedro 462 Rubio Juan José 371 Ruffini Nazzareno 159 Ruini Camillo 302 Ruiz Marcelo 122 Ruppi Felice 481 Russo Renato 60 Ruzic Dragan 269 Rylko Stanislaw 113 S Saco Alarcón César 151,159, 380 Sagaú de León Segura Juan 223 Sahandun Ferdinand 223 Saint Yves Jacques 138 Sáinz Hinojosa Luis 464 Salcedo Alfonso 252 Saldía Victor 252 Salgado Anunciación 252 Salvídar Jorge 122 Samac Sime 115,116,132,140, 255, 258, 259, 269, 321, 445, 448, 451 Sammut Julian 439 Sánchez Covarrubias Pastor Fernando 157 Sánchez Everardo 122 Sánchez Gil Víctor 150, 466 Sandri Leonardo 244, 421 Santa María Félix 261 Santillán Gonzalo 122 Santillán Pérez Gonzalo 371 Sappi Martín 369 Saraiva Martins Giuseppe 84-86 passim, 241-144 passim, 417-422 passim Sardella Donato 272 Sardelli Marcello 55, 377 Sartini Giorgio 120 Sato Francesco 156 Savelli Augusto 60 Savic Ivan 288 Scardera Vittorio 478 Schalück Hermann 43, 204, 253, 355, 366, 453, 457, 460, 462, 466 Scharf Aloisio 158 Scheeler Jeffrey 226 Scheidt Guido Moacir 230, 445 Scheiwe Friedhelm 287 Schembri Guido 440 Schiavina Guglielmo 285 Schillings Philippe 446, 453 Schipani Giuseppe 56 Schlegel Helmut 115 Schmucki Albert 74, 402 Schöch Nikolaus 116 Scholles Georg 113, 253 Schott Basil Myron 464 Schreck John 284 Schwarzl Rupert 462 Schwerz Nestor Inácio 81, 116,137, 381, 402, 405-408, 447, 453, 455 Schwierz Pacifico 292 Scocca Ferdinando 139 Scozzina Luis Antonio 371 Seghezzi Antonio 421 Segiethil Raphael 408 Segovia Marín Enrique 261 Sella Pacifico 233, 277 Senatore Angela 150 Sepe Crescenzio 79 Sestili Tarcisio 288 Shim Sylvester 65 Shin Nichoals 65 Short Bill 230 Shukardin Samson 59, 223 Siano Ilario 285 Siekierka Ernest 142, 370, 446 Siess Andreas 60 Silva Acosta Fernando 158 Silva Manuel 252 Silván Silván Antonio 158 Silveira Bernard 154 Silveira Teixeira Daniel Antonio 425 Silvestrini Mario 60 Simis Ludovicus 476 Simone da Lipnica 84,87, 422 Simonetti Nando 465 Simunivic Ljubomir 370 Sin Augustin 251 Sisto Gianfrancesco 230 Skunca Bernardin 448, 451 Slokar Aleksandra 251 Smolinski Arcadius 286 Snelling Denis 289 Snjezana Miklausici 150 Sodano Angelo 240, 384 Sodo Luigi 423 Sokolovski Walerian 113 Soldo Slavo 251 Solinas Mario 227 Soltés Elias 157 Sorrentino Domenico 301, 411 Sousa João Sardinha 475 Spencer William 372 Stafford Giacomo Francesco 37 Stamm Heinz-Meinolf 377 Stefani Ugo 228 Steiner Leonardo Ulrich 142 Stekic Marko 287 Stella Quirino 162 Stellini Angelo 473, 478 Steneker Esdras 160 Stenico Remo 465 Sterni Gaetana 414, 417 Stewart Robert 137 Stillhard Salvador 160 Stroppa Vincenza 309 Strozzieri Leo 129 Suhardi Alfons 66 Suriano Giuseppa 240, 241 Suta Angela 251 Svaldi Mattevi Mario 156 Syed Farid Alatas 66 T Tadiello Roberto 465 Takeda Fumihiko Francis 252 Tamburello Serafino 481 Tan John Paul 67,74 Tedeschini Claudio 283 Tejada Maritza 114 Teklak Czeslaw 377 Tettamanzi Dionigi 470 Thevarparampil Agostino 86, 422 Thevissen Egmundus 483 Thomann Carola M. 140, 171, 177 Thranberend Sturmius 156 INDEX NOMINUM Thum Johannes 373 Tiankavana Odilon 463 Tierrablanca Rubén 67, 230 Tobin John Francis 481 Tokarz Jerry 226 Tolic Zeljko 255, 269, 370, 451, 462 Tomassetti Gino 284 Tomatis Cristoforo 161 Tomic Eugen 485 Toro Valencia Luis Alberto 227, 229 Torrassa Candido 156 Tourné Leonardus 158 Trabold Alphonsus 162 Trevisan Placido 161 Trevisani Salvatore 485 Trezzani Guido 59, 117 Trivellin Gabriele 462 Trojani Stefano 150 Tromba Giacinto 480 Troy Ulic 266 Udovicic Ivica 229, 445 Uglielmon Mariano G. 373 Umukoro Angela 377 Unsner Sebastian 136 Unzurrunzaga Eusebio 117 Uribe Ferdinando 381 Utrillo i Oriol Marc 370 497 U V Vaiani Cesare 150 Valdivia Covarrubias Lorenzo 115 Valencia Roberto 122 Valenzuela Catalina 252 Vallecillo Martín Miguel 115, 130, 230, 255, 321, 445, 447 Van den Eijden Jan 115, 255, 452 Van Hemert Martien 475 Van Laer Bob 444 Van Laer Robert 115 Van Lierde Everard 291 Van Schil Rik 444 Varano Camilla Battista 85, 87, 422 Varela Macías José Guadalupe 289 Várnai Jakab 115, 230, 255, 270, 321, 444-446 Vasilij Jozo 225 Vaughn John 196, 66, 453, 456 Velasco Nelson 372 Ventura Gerardo 129 Ventura Querino 122 Verheij Sigismund 474, 486 Vernier Louis-François 476 Vetrali Tecle 55 Vianelli Marco 226 Vidal Abellán Saturnino 226 Vieth Bertino 283 Vignolo Roberto 149 Vilà i Virgili Francesc 370 Viseo Jan Bautista 197 Vítores Artemio 137, 255 Vogt Hubert 286 Volgge David 378 Vrdoljak Ilija 225 Vukoja Nikola 225, 451 498 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III W Wach Marek 232, 377, 378 Wadding Luca 199 Wagner Max 115 Wagner Maximilian 373 Wallschlag Humberto 286 Warat Bungan Willem 223 Warnke Walter 288 Warot Alojzy 74, 232, 402 Wasseige Max 137 Wegleitner Gottfried 60 Weil Humberto 159 Weiss M. Fedele 423 West Maurice 279, 286 Wild Giovanni 198 Wilking Craig 226 Williams Peter 60, 137, 374, 445 Windolph George 290 Woo Henry252 Wouters Rogelio 372 Wright John 74 Yakit Jaime 230, 237 Yates Philippe 230 Y Z Zahner Paul 374 Zambetti Nadiamaria 149 Zamorano Saúl 252 Zankanella Ulrich 462 Zeglin Dymitr 225 Zeleznjak Zeljko 225, 451 Zinghtung Grawng Paul 236 Zivkovic Ilija 43, 56, 139, 171, 177 Zulehner Paul 462 Zúñiga Reveles José Santos 285 Zweerman Zachaeus 474, 479 TABULA MATERIARUM PERIODICI «ACTA ORDINIS» FRATRUM MINORUM (An. CXXIV, IANUARII - DECEMBRIS 2005 – Fasc. I-III) EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS Fasc. I 1. Messaggio di Giovanni Paolo II per i sessant'anni dalla liberazione dei prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. ............................3 2. Messaggio in occasione della giornata della vita consacrata .................................................4 3. Messaggio Urbi et Orbi ............................................6 4. Omelia per l’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma.................................................6 5. Omelia in occasione della visita alla Basilica di San Paolo fuori le mura .........................10 Fasc. III 1. Lettera al card. Walter Kasper in occasione del IX Simposio intercristiano . . . . . . . . . . . . . . . 295 2. Lettera in occasione della Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica . . . . . . . 296 3. Commento al Salmo 121 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298 4. “Motu proprio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299 5. Discorso ai Religiosi, alle Religiose e ai Membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302 6. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2006 . . . . . . . . . . . . . . 303 7. Decreto della CIVCSVA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Fasc. I 1. Incontro con i Ministri provinciali ..........................13 2. Lettera alla Fraternità itinerante..............................22 3. Discurso en ocasión del Doctorado Honoris Causa por la Universidad de las Américas ..............24 4. Inaugurazione della Pinacoteca Francescana Internazionale .........................................................29 5. Carta con ocasión de la solemnidad de la Pascua de nuestro Señor Jesucristo .........................30 6. Lettera all’Ordine in occasione della morte di Giovanni Paolo II................................................33 7. Omelia nella Messa di suffragio per Giovanni Paolo II....................................................34 8. Omelia in occasione dell’elezione di Benedetto XVI ....................................................36 9. Lettera all’Ordine in occasione dell’elezione di Benedetto XVI ...................................................36 10. Prorogatur ad quinquennium indultum Paenitentiariae Apostolicae.....................................37 Fasc. II 1. Letter of the Conference of the Franciscan Family . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171 2. Lettera della Conferenza della Famiglia francescana in occasione della Pentecoste 2005 . 172 3. “Unione Superiori Generali” Meeting . . . . . . . . . 177 4. Letter to all the Ministers and Custodes on the Financial Funds at the Curia . . . . . . . . . . . . . . . . 190 5. Lettera del Ministro generale sugli Studi . . . . . . . 193 6. Messaggio a Sua Santità Benedetto XVI in occasione della sua festa onomastica . . . . . . . . . . 211 7. Omelia per l’apertura del “perdono di Assisi” . . . 211 10. Discorso in occasione della XX GMG . . . . . . . . 217 Fasc. III 1. Discorso alla Piccola Famiglia Francescana nel 75° di fondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 309 2. Omelia in occasione della solennità delle Stigmate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 314 3. Inizio della Peregrinatio del Crocifisso di San Damiano.....................................................316 4. Lettera del Definitorio generale per la Solennità di san Francesco..........................318 5. Carta con ocasión del inicio de las celebraciones del VIII Centenario de la fundación de la Orden...........................................321 6. Intervento al Sinodo dei Vescovi ..........................324 7. Veglia di preghiera per l’inizio ufficiale delle celebrazioni dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine ................................325 8. Eucaristia di apertura del cammino di preparazione all’VIII centenario della fondazione dell’Ordine .........................................327 9. Terzo Incontro dei Visitatori con il Ministro e Definitorio generale ...........................................330 10. Intervento del Ministro generale alla VII Assemblea dell’UFME ...................................336 11. Incontro del Ministro e del Definitorio generale con le Conferenze OFM slaviche ...........343 12. Aos Irmãos da Guiné-Bissau por ocasião da erecção da Custódia .........................................349 13. Carta con ocasión de la solemnidad del Nacimiento de nuestro Señor Jesucristo 2005 ......351 VERSUS CAPITULUM GENERALE EXTRAORDINARIUM Fasc. III 1. In cammino verso il Capitolo generale straordinario ...........................................355 2. Indizione del Capitolo generale straordinario.......365 3. Itinerario per la contemplazione orante del Crocifisso di San Damiano .............................366 4. Preghiere per il Capitolo Straordinario 2006 ........367 E SECRETARIA GENERALI Fasc. I 1. Unio seu fusio Provinciarum...................................59 2. Consilii Fund. “S. Francisci Assisien- ....................59 500 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III sis” in Russia et Kazakistania electio......................59 3. Capitulum Custodiae S. Ioannis Baptistae in Pakistania............................................................59 4. Capitulum Prov. S. Bernardini Senensis in Austria.................................................................59 5. Capitulum Prov. Picenae S. Iacobi de Marchia in Italia ....................................................................60 6. Capitulum Prov. Siciliae Ss. Nominis Iesu in Italia ....................................................................60 7. Visitatores generales ...............................................60 8. Domus suppressae...................................................61 9. Notitae particulares .................................................61 Fasc. II 1. Capitulum Custodiae S. Ioannis Baptistae in Pakistania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223 2. Consiliarii Cust. “S. Francisci” in West Papua (Irian Jaya) electio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223 3. Capitulum Prov. Ss. Francisci et Iacobi Jalisco in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223 4. Custodiae Aut. “S. Clarae” in Mozambico erectio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223 5. Custodiae Aut. “S. Clarae” in Mozambico electiones . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224 6. Capitulum Prov. S. Mariae Angelorum in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224 8. Capitulum Prov. Ss. Cyrilli et Methodii in Croatia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225 9. Capitulum Prov. Assumptionis BMV in S.F.A.S. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225 10. Capitulum Prov. Carthaginensis in Hispania . . . . 225 11. Capitulum Prov. Seraphicae S. Francisci Assisiensis in Italia . . . . . . . . . . . . . . 225 12 Capitulum Prov. S. Ioannis Baptistae in S.F.A.S. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226 13. Capitulum Prov. Ss. Nominis Iesu in S.F.A.S. . . . 226 14. Capitulum Intermedium Prov. S. Fidei in Columbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226 15. Capitulum Prov. S. Mariae in Hungaria . . . . . . . . 227 Fasc. III 1. Capitulum Prov. Immaculatae Conceptionis BMV in Britannia Magna . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369 2. Capitulum Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacan in Mexico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369 3. Capitulum Prov. S. Antonii in Bolivia . . . . . . . . . 369 4. Electio extra Capitulum Prov. Ss. Redemptoris in Croatia . . . . . . . . . . . . . 370 6. Electio extra Capitulum Prov. S. Francisci Assisiensis in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370 7. Capitulum Prov. Hiberniae in Hibernia . . . . . . . . 370 9. Capitulum Intermedium Prov. S. Pauli Apostoli in Melita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 10. Capitulum Intermedium Prov. S. Evangelii in México. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 11. Capitulum Intermedium Prov. S. Michaëlis in Argentina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 12. Capitulum Intermedium Prov. Americae Centralis et Panama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371 13. Capitulum Prov. Ss. Cordis Iesu in USA . . . . . . . 372 14. Capitulum Prov. Ss. Trinitais in Chilia . . . . . . . . 372 15. Capitulum Cust. Nostrae Dominae Septem Gaudiorum in Brasilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 372 16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae S. Antonii Patavini in Germania . . . . . . . . . . . . . 373 17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in Guinea-Bissau erectio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 19. Visitatores generales . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 20. Domus suppressae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374 E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS Fasc. I 1. X International Council for Formation and Studies .............................................................65 1. Chronicle .........................................................65 2. Report of the Secretary General for Formation and Studies ......................................67 3. Letter to the Brother Ministers, Custodes and Formators OFM .........................................76 2. Notitiae particulares ..................................................78 Fasc. II 1. VII Assemblea del SERFE . . . . . . . . . . . . . . . . . . 229 2. Il Ministro generale ha confermato le seguenti Ratio delle Province . . . . . . . . . . . . . 229 3 Erezione della Casa di Noviziato . . . . . . . . . . . . . 230 4. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 230 1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . 230 2. Collegio “S. Bonaventura” di Grottaferrata . . . 230 Fasc. III 1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . . . 375 2. Incipiamus Fratres! II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380 3. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402 PONTIFICIA UNIVERSITAS ANTONIANUM Fasc. I 1. Richiesta della dichiarazione a Università ..............39 2. Approvazione definitiva della Facoltà di Scienze Bibliche e d’Archeologia ......................39 1. Comunicazione .................................................39 2. Decreto .............................................................40 3. Approvazione degli Statuti ...............................40 3. Il PAA diventa Università Pontificia.......................41 4. Letter to the Brother Ministers and Custodes..........41 5. Rectoris Pontificiæ Universitatis Antonianæ in Urbe nominatio ...................................................42 1. Decretum ............................................................42 2. Curriculum vitae .................................................42 6. Celebrazione per il titolo di Pontificia Università Antonianum ............................................................43 1. Curia generale. Omelia durante i Vespri .............43 2. Pontificia Università Antonianum.......................45 7. Vice-Rectoris Pontificiæ Universitatis “Antonianum” nominatio........................................55 9. Cronaca ...................................................................55 501 TABULA MATERIARUM 10. Storia del Pontificio Ateneo Antonianum: da Collegio a Università..........................................57 E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE Fasc. I 1. Eucaristia nella Basilica di San Pietro.....................79 2. Incontro del Comitato Esecutivo del COFIEM.......79 Fasc. II 1. Centri educativi dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . 233 2. Myanmar: una nuova presenza francescana in un Paese buddista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233 Fasc. III 1. Conferencia dos Frades Menores do Brasil (CFMB) - Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões (SIFEM) . . . . . . . . . . . 405 2. Assemblea del Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406 3. Belgio: Formazione Interfamiliare dei Missionari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 408 E PROCURA GENERALI Fasc. III 1. Lettera della Congregazione circa la dispensa sacerdotale e diaconale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 411 2. Comunicazione della Procura generale . . . . . . . . 411 E POSTULATIONE GENERALI Fasc. I 1. Decretum super virtutibus S. D. Seraphinae ab Angelis ...............................................................83 2. Electio Ponentis in Causa Beati Simonis de Lipnica ...............................................................84 3. Facultas exuvias S. D. Augustini Castrillo recognoscendi atque transferendi............................85 4. Electio Ponentis in Causa Beatae Baptistae Varano .....................................................................85 5. Electio Ponentis in Causa Servorum Dei Victoris Chumillas et Sociorum ..............................86 6. Electio Ponentis in Causa SD Maximi Rinaldi .......86 7. Notitiae particulares................................................86 Fasc. II 1. Venerabili Dei Servo Valentino Paquay caelitum Beatorum tribuitur dignitas . . . . . . . . . . 237 2. Decretum super miraculo S.D. Iosephae Suriano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238 3. Decretum super miraculo S.D. Eurosiae Fabris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 239 4. Facultas Transumptum Inquisitionis suppletivae aperiendi in Cuasa S.D. Richardi Pelufo et Sociorum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240 5. Iuridica validitas declaratur Inquisitionis in Causa S.D. Teresiae Enriquez . . . . . . . . . . . . . 241 6. Nominatio Ponentis in Causa S.D. Felicis Echevarria Gorostiaga et Sociorum . . . . . . . . . . . 241 7. Facultas Transumptum Inquisitionis super miro aperiendi in Causa S.D. Francisci A. Marcucci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242 8. Nuntium Secretariae Status de die Beatificationis Ven. S.D. Eurosiae Fabris . . . . . . 242 9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242 Fasc. III 1. Beatificazione della Venerabile Serva di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban. . . . . . . . . . . . . . . 413 2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae Rosae Flesch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419 3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei Gonzalez Puig . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419 4. Postulator generalis gratias agit Summo Pontifici pro Beatificatione Ven. SD Eurosiae Barban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420 5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem generalem missa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420 6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum. . . 421 7. Facultas viam virtutum aggrediendi in Causa SD Antonii Seghezzi . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 8. Facultas Transumptum Inquisitionis dioecesae aperiendi in Causa Ven. SD Seraphinae Gregoris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 STATISTICA ORDINIS FRATRUM MINORUM Fasc. I I. Relatio de statu personali et locali Ordinis.............89 II. Fratres omnes unicuique Provinciae vel Cust. Aut. adscripti ...............................................93 III. Fratres et domus secundum regiones .....................97 IV. Status domum et presentia fratrum in singulis nationibus ...............................................100 V. Provinciae vel Cust. Aut. juxta numerum fratrum et novitiorum...........................103 VI. Incrementum vel decrementum numeri fratrum ..106 VII. Inter 2002 et 2003 comparatio .............................110 EX OFFICIO PRO “JUSTITIA, PACE ATQUE INTEGRITATE CREATI” Fasc. II 1. Convocación del Congreso Internacional de JPIC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245 2. Líneas orientativas del Congreso Internacional de JPIC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 246 EX OFFICIO OFS Fasc. I 1. Germania – Incontro preparatorio per la GMG 2005 a Colonia ............................................113 2. Polonia - Corso di formazione per l’OFS della Bielorussia....................................................113 3. Perù – Capitolo nazionale dell’OFS .....................114 Fasc. II 1. Bosnia-Erzegovina: è sorta la Fraternità nazionale dell’OFS. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249 2 Cile – Capitolo nazionale elettivo . . . . . . . . . . . . 249 3. Filippine – Capitolo nazionale elettivo . . . . . . . . 250 4. Cina (Hong Kong) - Capitolo elettivo dell’OFS . 250 502 AN. CXXIV SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2005 – FASC. III 5. Germania - Incontro Internazionale della Gioventù Francescana e celebrazione della XX° Giornata Mondiale della Gioventù . . . . . . . 250 Fasc. III 1. Francia: Forum per la Gioventù francescana . . . . 425 2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS . . . . . . 425 3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza degli Assistenti generali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425 4. XI Capitolo generale dell’Ordine Francescano Secolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 426 AD CHRONICAM ORDINIS Fasc. I 1 De itineraribus Ministri generalis..........................115 1.1. 2° Incontro del Definitorio generale con i nuovi Ministri provinciali e Custodi.......115 1.2. Capitolo della Fondazione “San Francesco d’Assisi” in Russia-Kazakistan ................116 1.3. Quinto centenario de la Fundación de la Provincia de Santa Cruz de las Indias ...117 1.4. Visita alla Provincia OFM delle Marche ..118 1.5. Visita a la Provincia del Santo Evangelio, Mexico ...................................120 1.6. Visita a la Provincia de los Santos Francisco y Santiago, México ..................126 1.7. Inaugurazione della Pinacoteca Francescana d'Arte contemporanea..........129 1.8. CONFRES: XXXIII semana interprovincial ..........................................130 1.9. Esercizi spirituali del Definitorio generale ....................................................132 2. Quinto centenario de la Fundación de la Provincia de Santa Cruz de las Indias ...................132 3. Riunione delle Conferenze Sub-Sahariana e Comona ..............................................................136 4. I Frati Minori in Libia ...........................................138 5. Incontro della Conferenza dei Ministri generali del Primo Ordine Francescano e del TOR.............139 6. Incontro della Conferenza della Famiglia Francescana con Franciscans International...........140 7. Incontro della Conferenza West-Slavica ...............140 8. Una rivista di cultura francescana .........................141 9. Notitiae particulares..............................................142 Fasc. II 1. De itineribus Ministri Generalis . . . . . . . . . . . . . . . 253 1.1. Incontro del Definitorio generale con i Presidenti delle Conferenze dei Ministri provinciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 253 1.2. Visita alla Provincia S. Francesco Stimmatizzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 254 1.3. Minister General attends the Chapter of the Province of the Holy Name . . . . . . . . . 255 1.4. Visita alla Prov. Ss. Salvatoris in Slovachia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 256 1.5. Visita alla Prov. Assumptionis BVM in Polonia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 256 1.6. Visita alla Custodia “Santa Chiara d’Assisi” in Mozambico . . . . . . . . . . . . . . . . 257 1.7. Visita fraterna al Perú . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259 1.8. Festa della Provincia di Napoli . . . . . . . . . . . 263 1.9. Minister General attends opening of the Chapter of the Province of Ireland. . . . 264 1.10. Visita alla Provincia S. Bonaventura . . . . . . 264 1.11. XXV marcia francescana a piedi verso Assisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266 1.12. Visita alla Fraternità di Medjugorje. . . . . . . 266 1.13. The Minister General at the 20th World Youth Day in Cologne. . . . . . . . . . . . . 267 1.14. Visita alla Provincia del Verbo Incarnato . . 268 2. Riunioni dei Definitori OFM d’Italia . . . . . . . . . . . 269 1. Assemblea dei Definitori dell’Italia meridionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269 2. Assemblea dei Definitori dell’Italia del Nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 270 3. Assemblea dei Definitori dell’Italia centrale . 271 3. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272 Fasc. III 1. De itineribus Ministri Generalis. . . . . . . . . . . . . . . 439 1.1. Minister General’s visit to Malta . . . . . . . . . 439 1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San Damiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 440 1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio . . . . . . . . . . . 440 1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII centenario della fondazione dell’Ordine. . . . 442 1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio) e S. Croce (Germania). . . . . . . . . . . . . . . . . . . 444 1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro e il Definitorio generale . . . . . . . . . . . . . . . . 445 1.7. Incontro delle Conferenze Sud e West Slavica con il Definitorio generale . . . 448 1.8. Visita in occasione dell’erezione della Custodia “S. Francesco d’Assisi” in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 449 2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII centenario dell’Ordine in Croazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 451 3. Rencontre COTAF-COMPI . . . . . . . . . . . . . . . . . 452 4. Congresso latinoamericano dos Centros de Estudos OFM-UCLAF . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453 5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 462 6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri generali dei Primo Ordine e del TOR. . . . . . . . . . 463 7. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 464 BIBLIOGRAFIA Fasc. I 1. Libri ......................................................................149 2. Extracta .................................................................150 Fasc. II 1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 275 Fasc. III 1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 465 2. Extracta .................................................................466 NECROLOGIA Fasc. I 1. Br. Bernard Bartolo...............................................151 2. Fr. César Saco Alarcón..........................................151 503 TABULA MATERIARUM 3. Fr. Mel Brady ........................................................153 4. Anno 2004 mortui sunt .........................................154 5. Anno 2005 mortui sunt .........................................156 Fasc. II 1. Fr. Salvatore Benassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 277 2. Fr. Marco Adinolfi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 277 3. Anno 2003 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 279 4. Anno 2004 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280 5. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280 Fasc. III 1. Fr. Angelo Redaelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 467 2. Fr. Angelo Stellini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473 3. Fr. Attilio Mellone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473 5. Fr. Zachaeus Zweerman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474 Fr. Sigismund Verheij . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474 6. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475 CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA FR. JOSÉ R. CARBALLO, ofm, Min. Gen. Fr. LUIGI PERUGINI Director Fr. GINO CONCETTI Director responsabilis Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965 Impaginato dall’Ufficio Comunicazioni OFM Stampato da ARTI GRAFICHE ANTICA PORZIUNCOLA in Cannara - (PG) nel mese di gennaio dell’anno 2006 16. Electiones extra Capitulum Prov. Bavariae S. Antonii Patavini in Germania . . . . . . . . . . . . . 373 17. Custodiae S. Francisci Assisiensis in Guinea-Bissau erectio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 18. Electiones Cust. S. Francisci Assisensis in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 19. Visitatores generales . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 373 20. Domus suppressae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374 E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS 1. Pontificia Università Antonianum . . . . . . . . . . . . . 375 2. Incipiamus Fratres! II Congresso Internazionale dei Maestri di Noviziato dei Frati Minori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380 3. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402 E SECRETARIATU PRO EVANGELIZZAZIONE ET MISSIONE 1. Conferencia dos Frades Menores do Brasil (CFMB) - Secretaria Interprovincial de Evangelização e Missões (SIFEM) . . . . . . . . . . . 405 2. Assemblea del Segretariato interprovinciale per l’Evangelizzazione e Missione della Conferenza africana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406 3. Belgio: Formazione Interfamiliare dei Missionari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 408 E PROCURA GENERALI 1. Lettera della Congregazione circa la dispensa sacerdotale e diaconale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 411 2. Comunicazione della Procura generale . . . . . . . . 411 E POSTULATIONE GENERALI 1. Beatificazione della Venerabile Serva di Dio Eurosia Fabris Vedova Barban. . . . . . . . . . . . . . . 413 2. Nominatio Ponentis in Causa SD Mariae Rosae Flesch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419 3. Nominatio Ponentis in Causa SD Spei Gonzalez Puig . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419 4. Postulator generalis gratias agit Summo Pontifici pro Beatificatione Ven. SD Eurosiae Barban . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420 5. Epistula Secretariae Status ad Postulatorem generalem missa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 420 6. Validitas iuridica Inquisitionis declaratur in Causa SS.DD. Richardi Pelufo et sociorum . . 421 7. Facultas viam virtutum aggrediendi in Causa SD Antonii Seghezzi . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 8. Facultas Transumptum Inquisitionis dioecesae aperiendi in Causa Ven. SD Seraphinae Gregoris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 9. Notitiae particulares . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 EX OFFICIO OFS 1. Francia: Forum per la Gioventù francescana. . . . 425 2. Portogallo: Capitolo Nazionale dell’OFS . . . . . . 425 3. Portogallo: Tempo forte della Conferenza degli Assistenti generali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425 4. XI Capitolo generale dell’Ordine Francescano Secolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 426 AD CHRONICAM ORDINIS 1. De itineribus Ministri Generalis. . . . . . . . . . . . . . . 439 1.1. Minister General’s visit to Malta . . . . . . . . . 439 1.2. “Peregrinatio” del Crocifisso di San Damiano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 440 1.3. Visita alla Provincia S. Vigilio . . . . . . . . . . . 440 1.4. Inizio delle Celebrazioni per l’VIII centenario della fondazione dell’Ordine . . . 442 1.5. Visita alle Prov. S. Giuseppe (Belgio) e S. Croce (Germania) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 444 1.6. Incontro dei Visitatori con il Ministro e il Definitorio generale . . . . . . . . . . . . . . . . 445 1.7. Incontro delle Conferenze Sud e West Slavica con il Definitorio generale . . . 448 1.8. Visita in occasione dell’erezione della Custodia “S. Francesco d’Assisi” in Guinea-Bissau . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 449 2. Inizio delle celebrazioni per l’VIII centenario dell’Ordine in Croazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 451 3. Rencontre COTAF-COMPI . . . . . . . . . . . . . . . . . 452 4. Congresso latinoamericano dos Centros de Estudos OFM-UCLAF . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453 5. VII Assemblea dei Ministri provinciali OFM d’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 462 6. Incontro CFF e Conferenza dei Ministri generali dei Primo Ordine e del TOR . . . . . . . . . 463 7. Notitiae particulares. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 464 BIBLIOGRAFIA 1. Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 465 2. Extracta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 466 1. 2. 3. 5. NECROLOGIA Fr. Angelo Redaelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 467 Fr. Angelo Stellini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473 Fr. Attilio Mellone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473 Fr. Zachaeus Zweerman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474 Fr. Sigismund Verheij . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474 6. Anno 2005 mortui sunt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475 INDICES 1. Index nominum pro anno 2005 . . . . . . . . . . . . . . 489 2. Index anni 2005 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 499 FEDERAZIONE S. CHIARA DI ASSISI DELLE CLARISSE DI UMBRIA-SARDEGNA (a cura di) Chiara di Assisi. Una Vita Prende Forma. Iter storico, Vol. II, Collana “Secundum perfectionem Sancti Evangelii-La forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere”, Edizioni Messaggero, Padova 2005, pp. 221, € 28,00. Un gruppo di Clarisse costituite in commissione di ricerca e di studio leggono insieme, nelle loro comunità, un testo di vita: la Regola di santa Chiara d’Assisi. Dopo la Sinossi cromatica delle fonti legislative, questo secondo volume ne illumina il processo di formazione. Dall’incontro con Francesco all’esperienza con le sorelle a san Damiano, dall’interesse delle comunità femminili coeve alle impegnate relazioni con l’Ordine dei Frati, con i Papi e la Curia, fino all’approvazione ufficiale che fa della Regola un documento ecclesiale, una traccia dello Spirito, la forma di una vita. Un’opera vasta, serrata e convincente, frutto di un minuzioso e paziente compulsare di documenti e di testi, di riflessione e confronto, di vivaci intuizioni e di familiarità con la Regola e con Chiara: le sue stesse figlie conducono il lettore in un percorso storico rigoroso e appassionante. BARTOLINI RINO (a cura di) Nella tua Tenda, per sempre (sl 61,5). Storia delle Clarisse. Un’avventura di ottocento anni. Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli 2005, pp. 1197. Il volume prende in esame gli otto secoli di vita dell’Ordine delle Clarisse. Il testo comprende undici parti corrispondenti ai periodi storici più significativi. A ciascuna delle parti è premessa un’introduzione per facilitare la comprensione del periodo stesso in cui si svolge la Storia delle Clarisse. Tutta la materia del volume è divisa in 42 capitoli. In ognuna delle undici parti vengono descritte alcune figure di Clarisse degne di particolare memoria. La scelta delle figure è parziale e funzionale all’illustrazione della situazione delle Clarisse in un determinato periodo storico. In fondo al volume si trovano la Bibliografia, gli Indici e diverse Tavole a colori per illustrare le tappe della storia delle Clarisse.