Oratori nella Terra della Luna
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Oratori nella Terra della Luna
Oratori nella terra della luna Cop Oratori Spezia_versione A-scelta_Layout 1 21/05/14 07.25 Pagina 1 OratOri OratOires nella terra dans la terre della luna de la lune Oratoires dans la terre de la lune un itinerario tra arte e fede nel territorio spezzino un itinéraire entre art et foi dans le territoire de La Spezia résumés en français à l'intérieur abstracts in English inside Programma cofinanziato con il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Programme cofinancé par le Fonds Européen de Développement Régional Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 1 OratOri OratOires nella terra dans la terre della luna de la lune un itinerario tra arte e fede nel territorio spezzino un itinéraire entre art et foi dans le territoire de La Spezia Programma cofinanziato con il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Programme cofinancé par le Fonds Européen de Développement Régional Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 2 OratOri nella terra della luna OratOires dans la terre de la lune un itinerario tra arte e fede nel territorio spezzino un itinéraire entre art et foi dans le territoire de La Spezia Claudio Burlando Presidente Angelo Berlangieri Assessore alla Cultura Luca Fontana Direttore Generale Maria Franca Floris Dirigente Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo A cura di Pia Spagiari Introduzione di Paolo Cabano Testi di Pia Spagiari Schede di Pia Spagiari Foto di Federigo Salvadori Si ringraziano: Monsignor Piero Barbieri, Don Cesare Giani Direttore Museo Diocesano della Spezia, Maurizio Marchini Direttore Museo Diocesano Di Sarzana, Don Federico Paganini, Monsignor Fausto Spella, Don Augusto Zolesi, Priore Giorgio Figone, Marco Ciarlo, Linda Cassarino, Paola Ribolla e Vincenza Porfidio. Maria Teresa Orengo, Amministratore unico Stefano Scarpa, Direttore Donatella Buongirolami, Responsabile progetti In collaborazione con Ufficio Arte Sacra e Ufficio Beni Culturali della Diocesi di La Spezia Paolo Cabano, Direttore Provincia della Spezia Marino Fiasella Commissario Straordinario Biagio Maggiani Dirigente Servizio Cultura e Turismo Realizzazione Editoriale De Ferrari Comunicazione srl via D’Annunzio 2/3 · 16121 Genova Tel 010 0986820/21/22 · Fax 010 0986823 www.deferrarieditore.it [email protected] Coordinamento editoriale: Elena Astengo Impaginazione: Francesca Massa Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 3 PresentaZiOne Il progetto strategico “Itinerario dei patrimoni accessibili” (ACCESSIT) del programma comunitario Italia Francia Marittimo, di cui la Regione Liguria è partner, si è posto, tra i vari obiettivi, quello della valorizzazione del patrimonio culturale tirrenico. Tale patrimonio può diventare un volano per lo sviluppo economico locale nella misura in cui si integrino risorse e servizi all’interno di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili. L’obiettivo del progetto è la creazione e il potenziamento di sistemi culturali integrati, capaci di innescare sviluppo economico locale, a partire dalla valorizzazione e messa in rete del patrimonio culturale del territorio di riferimento. Per realizzare questo sistema di fruizione un gruppo di lavoro, il “Laboratorio Accessit”, ha definito dei temi su cui su cui costruire il Grande Itinerario Tirrenico, comune e transfrontaliero, per armonizzare e capitalizzare l’integrazione dei risultati dei progetti realizzati sui territori delle Regioni coinvolte. Il “Laboratorio” realizza una “Carta tirrenica dei luoghi dell’identità storica” individuando itinerari turistico-culturali che andranno a formare un unico articolato Itinerario Culturale Tirrenico. Tra questi tematismi la Regione Liguria ha sviluppato un percorso dedicato al patrimonio culturale legato alle Confraternite, ovvero nuclei laicali operanti all'interno della chiesa, aventi origine dal vasto movimento penitenziale del sec. XIII. Il loro patrimonio artistico e culturale si connota senza dubbio come uno degli aspetti più ricchi e interessanti della storia e della tradizione figurativa e, per renderlo accessibile, è stata realizzata la presente pubblicazione quale supporto alla visita degli oratori nel territorio spezzino, ossia dell’antica diocesi di Luni – Sarzana. Luca Fontana Direttore Generale Dipartimento Agricoltura, Sport, Turismo e Cultura della Regione Liguria 3 Presentation Le projet stratégique “Itinéraire des patrimoines accessibles” (ACCESSIT) du programme communautaire ItalieFrance Maritime, dont la Région Ligurie est partenaire, s’est fixé, parmi ses différents objectifs, celui de la valorisation du patrimoine culturel de la région de la Mer tyrrhénienne. Ce patrimoine peut être un tremplin pour le développement économique local, si l’on a soin d’apporter des ressources et des services à des zones possédant une identité territoriale forte et identifiable. L’objectif du projet est la création et l’amélioration de systèmes culturels intégrés, capables d’entraîner un développement économique local, à partir de la mise en valeur et en réseau du patrimoine culturel du territoire de référence. Pour réaliser ce système d’exploitation, un groupe de travail, le “Laboratoire Accessit”, a défini des thèmes autour desquels bâtir le Grand Itinéraire de la Mer tyrrhénienne, commun et transfrontalier, pour harmoniser et capitaliser l’intégration des résultats des projets réalisés sur les territoires des Régions concernées. Le “Laboratoire” réalise une “Carte de la zone de la Mer tyrrhénienne des lieux de l’identité historique” en choisissant des itinéraires touristiques et culturels qui formeront un unique et complet itinéraire Culturel de la zone de la Mer tyrrhénienne. Parmi ces thèmes, la Région Ligurie a développé un parcours dédié au patrimoine culturel né des Confréries, c’est-à-dire ces groupes laïcs opérant à l’intérieur de l’Eglise, ayant pour origine le vaste mouvement pénitentiel du XIII° siècle. Leur patrimoine artistique et culturel apparaît, sans aucun doute, comme l’un des aspects les plus riches et intéressants de l’histoire et de la tradition figurative et, pour le rendre accessible, on a réalisé le présent livret, afin de faciliter la visite des oratoires se trouvant sur le territoire de La Spezia, c’est-à-dire de l’ancien diocèse de Luni – Sarzana”. Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 4 4 PreFaZiOne Il filo conduttore del percorso di visita agli oratori nel territorio spezzino, antica diocesi di Luni – Sarzana, va individuato nella possibilità di cogliere il rapporto stringente tra storia delle forme associative confluite nelle casacce e le attuali persistenze artistiche e devozionali a loro collegate, fruibili in situ o ricollocate in ambito museale. Il movimento dei disciplinanti, espansivo fino a tutto il XIV secolo, va considerato come una forma di aggregazione socio-territoriale espressa nei termini di una pacificazione dedita alla gestione del bene comune, fossero ospedali o monti di pietà, solo successivamente le compagnie ebbero una funzione mutualistica. A testimoniare lo spirito della comunità rimangono nel territorio spezzino gli oratori dei Santi Antonio e Rocco a Varese Ligure, di San Bernardino a Lerici e a La Spezia, voluti da compagnie dei disciplinanti. Alla vocazione socio-territoriale caritativa vocazionale si sovrappongono in epoca posttridentina, con forme desiderate dai vescovi, le gemmazioni parrocchiali, gli oratori campestri, le cappelle erette da massari, e la contemporanea diffusione delle società d’altare, soprattutto quelle del S.S. Sacramento e della Croce, e le nuove confraternite di chiesa come quella del Carmelo, elementi di prestigio collettivo che presero corpo nello splendore delle chiese parrocchiali. Caso esemplare fu l’istituzione della confraternita della Misericordia di Sarzana voluta dal Vescovo Bracelli nel 1578. Negli insediamenti collegati ai disciplinanti,istituiti dopo la metà del ‘400, di quel periodo iniziale rimane ben poco, con l’eccezione di tre sovrapporte tardo quattrocentesche in ardesia che, dopo varie vicissitudini, sono confluite nell’oratorio spezzino di San Bernardino, sede del Museo Diocesano. Nell’oratorio della Misericordia a Sarzana permane la bella Annunciazione della seconda metà del XIV secolo di ambiente pisano, probabilmente proveniente dall’antico ospitale di San Lazzaro sulla via francigena, acquisita successivamente dai “neri” e forse riconducibile ad una antica Compagnia dell’Annunciazione. Itinerari del Patrimonio Accessibile Del variegato orizzonte cinquecentesco, si conservano in San Rocco a Lerici la pala d’altare di un non bene identificato autore ligure della metà del secolo, con ascendenze lombarde, raffigurante i Santi Martino, Sebastiano, Cristoforo, Rocco e di San Bernardino l’ancona marmorea coi Santi Bernardino, Francesco e Leonardo, realizzata nel terzo decennio del ‘500 da Domenico Gare e collaboratori, oggi nella chiesa di San Francesco. Nel XVII secolo saranno ancora i disciplinanti, che gestivano gli antichi ospitali, le istituzioni più attive e ricche, come documenta nel 1548 la relazione del visitatore apostolico Peruzzi nella Diocesi di Luni–Sarzana. è il primo censimento del patrimonio e delle occasioni di riunione: le feste, le domeniche, il venerdì santo, la messa in ufficio della Vergine, la lavanda dei piedi, la visita agli infermi, la partecipazione alle processioni sono dettagli che si ripetono in ogni singolo caso ed evidenziano come il disegno semplificatore dei vecchi oratori dei disciplinanti si fosse ormai ampliato e proiettato verso nuovi progetti caritativi e culturali e di cui furono protagoniste le nuove emergenti aggregazioni. Nel XVI e nel XVII secolo si diffondono le societas del Carmelo e della Morte et Orazione e della Misericordia, i “neri” accanto ai “bianchi” e ai “rossi” presenti a Sarzana nell’oratorio di San Girolamo, proporranno una fisionomia più elitaria della compagnia contraddistinta da un forte impegno liturgico e sociale. Con l’affiliazione all’arciconfraternita romana di Santa Sabina la rilevanza concorrenziale verso la parrocchia, ma anche verso i disciplinanti, caratterizzerà soprattutto le nuove compagnie della buona morte che si distingueranno per l’aggregazione di adepti benestanti che monopolizzeranno le cariche sociali. Frutto della ricerca di lustro, in ottemperanza alle rinnovate vocazioni delle compagnie, furono commissionate sempre a Lerici, tra sei e settecento, le pale d’altare e i dipinti degli oratori di San Rocco e San Bernardino dovuti nel primo alla presenza delle confraternite del Carmelo e della Mortis et Orationis e all’attività Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 5 svolta da Fiasella e dal Casoni tra Sarzana e Lerici nel quinto decennio del seicento che fruttarono la Sacra Famiglia del discepolo in San Rocco e del maestro l’imponente dipinto dedicato al Santo predicatore in San Bernardino. Nell’oratorio di Sant’Antonio a Bolano l’opera di Simone Barabino (1585 – 1660?) di primo ‘600 che raffigura Cristo condotto al calvario affronta il tema della passione di Cristo, eloquente testimonianza della devozione dei confratelli e la Madonna del Carmine di Stefano Lemmi (1671-173) della fine del ‘600 si deve all’impulso dell’attiva compagnia d’altare del Carmelo. Ma fin dal XV secolo il momento di maggior fervore spirituale che univa i diversi sodalizi si manifestava il venerdì Santo nella sfilata dei confratelli oranti, vestiti di un semplice saio. Il corteo era preceduto dal Crocifisso, seguivano le casse con la Flagellazione e la Crocifissione e gli adepti che si autoflagellavano e mimavano scene della Passione di Cristo. In parallelo a questa pratica penitenziale corrispose in Liguria un grande sviluppo dell’attività scultorea che ebbe tra i principali referenti i confratelli, sostenitori di una produzione specialistica da loro alimentata e influenzata che trova anche nell’estrema Liguria orientale, nei secoli XVII, XVIII e XIX, molte significative esemplificazioni. L’impegno delle confraternite al rinnovamento degli arredi e dei corredi processionali che caratterizzerà particolarmente il XVIII secolo, tra arditezze e continuità, è esemplificabile nel territorio spezzino nella spettacolare sfilata dei crocifissi e delle casse processionali dell’oratorio di Sant’Antonio e Rocco di Varese Ligure, che ha mantenuto intatta la propria rilevanza caritativa e sociale fino ai nostri giorni. L’itinerario proposto consente di visitare antichi luoghi di culto preservati dall’incuria e dai danni del tempo, grazie a sinergici interventi di restauro e manutenzione che hanno coinvolto enti ecclesiastici, statali e locali e le confraternite tuttora attive che conservano ancora le testimonianze di una lunga storia di devozione e impegno comunitario per i quali decoro, sculture, arredi, argenterie e tessili preziosi sono oggi la più esplicita carta da visita. Pia Spagiari Préface Le fil conducteur du parcours de visite des oratoires sur le territoire de La Spezia, ancien diocèse de Luni – Sarzana, est la possibilité de comprendre le rapport étroit entre l’histoire des formes associatives qui se sont fondues dans les « casacce » et les formes artistiques dévotionnelles qui, encore aujourd’hui, y sont liées, visibles in situ ou abritées au sein de musées. Le mouvement des Pénitents, en expansion pendant encore tout le XIV° siècle, était, au fond, une forme d’agrégation socio-territoriale qui s’exprimait en termes de pacification dédiée à la gestion du bien commun, hôpitaux ou mont-de-piété; c’est seulement dans un deuxième temps que les compagnies ont également eu une fonction de secours mutuel. L’esprit de la communauté vit toujours dans les témoignages disséminés sur le territoire de La Spezia : les oratoires Santi Antonio e Rocco à Varese Ligure, San Bernardino à Lerici et à La Spezia, voulus par les confréries de Pénitents. A la vocation de charité socio-territoriale se superpose, à l’époque post-tridentine, et sous des formes voulus par les Evêques, les gemmations paroissiales, les oratoires, les oratoires champêtres, les chapelles bâties par des paysans, et la contemporaine diffusion des compagnies d’ « autel », surtout celles dédiées au Saint Sacrement et à la Sainte Croix, et les nouvelles confréries d’église comme celle du Carmel, élément de prestige collectif qui ont pris corps dans la splendeur des Eglises paroissiales. Un cas exemplaire est celui de l’institution de la Confrérie de la Misericordia de Sarzana voulue par l’évêque Bracelli en 1578. il reste bien peu de la période initiale des établissements liés aux Pénitents, institués dans la seconde moitié du XV° siècle, à l’exception de trois dessus-de-porte de la fin du XV° siècle, en ardoise qui, après bien des vicissitudes, sont, aujourd’hui, conservées dans l’oratoire San Bernardino de la Spezia, siège du Musée Diocésain. Dans l’oratoire de la Misericordia, à Sarzana, se trouve la belle Annunciazione de la seconde moitié du XIV° siècle, de style pisan, qui vient probablement de l’ancien hôpital San Lazzaro sur la via Francigena, achetée plus tard par les Pénitents “noirs” et qui était peut-être, à l’origine, la propriété d’une ancienne Compagnie de l’Annonciation. Du vaste et varié panorama qu’offre le XV° siècle, on conserve, Itinéraires des Patrimoines Accessibles 5 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 6 6 dans l’oratoire San Rocco à Lerici, le retable d’un auteur génois de la deuxième moitié du siècle, pas très bien identifié, ayant des ascendances lombardes, représentant les Santi Martino, Sebastiano, Cristoforo, Rocco et dans l’oratoire San Bernardino le retable de marbre avec les Santi Bernardino, Francesco e Leonardo, réalisé dans les années Trente du XVI° siècle par Domenico Gare et ses collaborateurs, aujourd’hui conservé dans l’église San Francesco. Au XVII° siècle, ce sont toujours les institutions des Pénitents, gérants des anciens hôpitaux, les plus actives et les plus riches, ainsi que le montre le compte rendu, datant de 1548, du visiteur apostolique Peruzzi dans le Diocèse de Luni–Sarzana. C’est le premier recensement du patrimoine et des occasions de réunion : les fêtes, les dimanches, le vendredi Saint, la messe en l’honneur de la Vierge, le Lavement des pieds, la visite aux malades, la participation aux processions sont des mots que l’on retrouve à chaque fois et qui montrent que le dessein simplificateur des vieux oratoires des Pénitents s’est grandement élargi et englobe de nouveaux projets charitables et culturels dont ont été protagonistes les nouveaux groupes émergents. Aux XVI° et XVII° siècles, se diffusent les societas del carmelo e della morte et orazione e della misericordia, les “neri” (noirs) aux côtés des “bianchi” (blancs) et des “rossi” (rouges) présents à Sarzana dans l’oratoire San Girolamo, proposent un style plus élitaire de compagnie, caractérisé par une forte participation liturgique et sociale. Avec l’affiliation aux archiconfréries romaine de Santa Sabina. la dimension concurrentielle envers la paroisse, mais également envers les Pénitents, caractérise surtout les nouvelles compagnies de la bonne mort qui se distinguent par l’agrégation d’adeptes riches qui monopoliseront les plus hautes charges. Fruit d’un désir de prestige, répondant aux nouvelles vocations des compagnies, les retables et les peintures des oratoires San Rocco et San Bernardino ont été commissionnés, toujours à Lerici, aux XVII° et XVIII° siècles. Les œuvres sont dues, dans l’oratoire San Rocco, à la présence des confréries del Carmelo e Mortis et Orationis, à l’activité de Fiasella et de son collaborateur Casoni entre Sarzana et Lerici dans la cinquième décennies du XVII° siècle ; ainsi nous pouvons admirer la Sacra Famiglia du disciple dans l’oratoire San Rocco Itinerari del Patrimonio Accessibile et l’imposante peinture, exécutée par le maître et dédiée au saint prédicateur dans l’oratoire San Bernardino. Dans l’oratoire Sant’Antonio à Bolano, l’œuvre de Simone Barabino (1585 – 1660?), du début du XVII° siècle, représente Cristo condotto al calvario et affronte le thème de la passion du Christ, éloquent témoignage de la ferveur spirituelle des membres de la confrérie, tandis que la Madonna del Carmine de Stefano Lemmi (1671-173) de la fin du XVII° siècle est né du dynamisme de l’active compagnie d’autel du Carmelo. Dès le XV° siècle, le moment de majeure ferveur spirituelle qui unissait les différentes compagnies se manifestait le vendredi Saint durant le défilé des confréries d’orants, vêtus d’un simple froc. Le cortège était précédé par un Crucifix, suivi des casse (chars de procession portés à bras) représentant des scènes de la Flagellation et de la Crucifixion et par des adeptes qui s’auto-flagellaient et mimaient des scènes de la Passion du Crist. Ces pratiques pénitentielles ont favorisé, en Ligurie, l’important développement des activités de sculptures qui ont, justement, eu, comme principaux référents les confréries qui ont soutenu une production spécialisée qu’elles ont alimentée et influencée ; on en trouve de nombreux exemples datant des XVII°, XVIII° et XIX° siècles dans la Ligurie de l’extrême est. Le désir des confréries de renouveler ameublement et trousseau de procession a, tout particulièrement, caractérisé le XVIII° siècle. Divisé entre hardiesse et continuité, on en voit un exemple des plus significatifs sur le territoire de La Spezia, durant le spectaculaire défilé des crucifix et des casse de procession de l’oratoire Sant’Antonio e Rocco de Varese Ligure, qui a conservé intact son caractère d’institution charitable jusqu’à nos jours. L’itinéraire proposé permet de visiter d’anciens lieux de culte préservés de l’abandon et des dommages du temps, grâce à des travaux de restauration et d’entretien qui ont vu une synergie s’établir entre organisations religieuses, celles de l’Etat ou locales et les confréries encore actives qui conservent jalousement les témoignages d’une longue histoire de dévotion et de travail au service de la communauté, et pour lesquelles décors, sculptures, ameublement, argenterie et tissus précieux sont, aujourd’hui, la meilleure des cartes de visite. Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 7 intrOduZiOne Le confraternite trovano origine nel Medioevo, configurandosi come associazioni di fedeli, fondate con lo scopo di suscitare l’aggregazione tra i confratelli, di esercitare opere di carità e di pietà e di incrementare il culto1. Sono costituite canonicamente in una chiesa con formale decreto dell’Autorità ecclesiastica che sola le può modificare o sopprimere ed hanno uno statuto, un titolo, un nome ed una foggia particolare di abiti. I loro componenti conservano lo stato laico e restano nella vita secolare; essi non hanno quindi l’obbligo di prestare i voti, né di fare vita in comune, né di fornire il proprio patrimonio e la propria attività per la confraternita. Unioni di preghiera e società di mutuo soccorso, nate per iniziativa dei fedeli laici, le confraternite svolsero un ruolo fondamentale durante il medioevo, accanto a strutture più impegnative come le parrocchie. L’assoluta mancanza nel corso del Medio Evo di qualsiasi forma di assistenza pubblica e delle più elementari garanzie specialmente per la parte più disagiata delle collettività, in gran parte perdurata fino a tempi abbastanza recenti, accanto al bisogno di ben operare per amore e timore di Dio, furono le principali motivazioni che indussero i cristiani ad associarsi per aiutarsi reciprocamente. Ogni confraternita si poneva sotto la protezione di uno o più santi patroni, che erano celebrati con solennità in una festa annuale che comprendeva sia manifestazioni di culto (processione, vespri, messa), sia conviviali (banchetto), che servivano a rafforzare l’identità del gruppo. La denominazione di queste associazioni fu varia nei secoli e diversa in Italia da regione a regione. I termini più usati 7 furono confraternitas, fraternitas, fraterie, confratrie, agape, caritas, consortia, fratele, fraglia, sodalitium, sodalitas, gilda, gildonia, schola. I sinonimi tuttora usati sono compagnia, talvolta congregazione o congrega, oltre a confraternita ed arciconfraternita. L’origine di queste associazioni laicali è molto incerta e non mancano ipotesi di collegamento con istituzioni già esistenti in epoca pre-cristiana come ad esempio i collegia romani o le fraterie greche e della Magna Grecia. Nell’alto medioevo esse si collegarono alle diverse modalità del movimento associativo sia di tradizione romana che germanica che a quell’epoca coesistevano nella società. Le confraternite sono già attestate in epoca carolingia anche se, in quel tempo, le fonti non sono in grado di farci capire la loro natura e il loro significato. Al termine dello XI secolo si ha notizia di gruppi di persone che dipendevano dai monasteri benedettini ed erano denominati confratria. Tali gruppi avevano il permesso di provvedere alla illuminazione dell’altare del loro santo patrono. Inoltre, assieme ad altri gruppi e singoli privati venivano associati ai benefici spirituali del luogo all’interno di unioni di preghiera fraterna. Sul finire del XII secolo e nel corso del XIII, furono fondate confraternite aggregate ai capitoli delle cattedrali con lo scopo di aiutare i preti poveri. Nei comuni italiani del Duecento esse si configurano come manifestazioni della religiosità laicale e in funzione anti ereticale, inoltre, con la diffusione degli ordini mendicanti, molti laici, desiderosi di contribuire personalmente alla propria salvezza, si sentirono attratti dagli ideali professati da tali nuovi ordini religiosi; nacquero così nuove confraternite di penitenti e i terzi Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 8 8 ordini ispirati dagli ideali francescani e domenicani. Tali confraternite proponevano ai loro aderenti gli stessi ideali degli ordini mendicanti a cui si ispiravano, ma con formule associative adatte a fedeli che continuavano a vivere nel secolo. Le confraternite raggiunsero il loro massimo splendore negli ultimi secoli del medioevo quando proliferavano nelle città e nelle campagne. Soprattutto nelle città ogni confraternita poteva contare fino a diverse centinaia di membri. I gruppi si formavano sia secondo criteri geografici, all’interno del territorio parrocchiale, sia professionali, divisi in vari mestieri. Queste ultime, di ispirazione più segnatamente laica, erano orientate come organizzazioni di categoria, le quali si occuparono in particolare del benessere materiale degli appartenenti e contemporaneamente della loro salvezza spirituale. Fu così possibile attuare l’assistenza mutua tra i congregati nella spiritualità e nelle necessità materiali, assistersi nei casi di difficoltà economiche, nelle infermità, nella difesa dai soprusi della legge, dalle prevaricazioni e dalle persecuzioni. Nonostante queste connotazioni lo scopo delle confraternite medievali non aveva nulla di corporativo tranne qualche rara eccezione. In genere esse avevano anzitutto uno scopo di natura religiosa, fondato sulla comunione dei santi e sulla virtù della carità che consentiva ad ogni confratello di godere dei frutti spirituali propri di ciascuna confraternita. Ciascuna confraternita si sforzava di tessere attorno a ciascuno dei suoi membri una rete di santi protettori celesti e di intercessori terreni, ossia i poveri che la confraternita gratificava e che in cambio pregavano per essa, nonché i confratelli stessi che erano invitati a pregare gli uni per gli altri e ad aiutarsi a vicenda anche materialmente. A tutto questo la confraternita aggiungeva i suffragi dei confratelli defunti con la celebrazione di sante messe nel corso dell’anno nonché elemosine ed altre opere pie. In questo senso le confraternite si assunsero numerosi altri compiti sociali quali l’assistenza ai poveri, agli orfani, agli ammalati, agli incurabili, ai carcerati, ai condannati a morte, alle gioItinerari del Patrimonio Accessibile vani a rischio, si prodigarono per il recupero delle persone deviate e delle prostitute pentite, si impegnarono nel riscatto dei cristiani caduti schiavi dei saraceni. Di grande valore umanitario fu poi l’assistenza agli ammalati contagiosi e la pietosa opera di sepoltura dei morti abbandonati, degli assassinati, dei poveri, delle vittime nelle epidemie, degli stranieri, degli sconosciuti, vero grande problema di quegli oscuri e tumultuosi tempi al quale le confraternite diedero sempre adeguate risposte. Per l’adempimento di quelle pietose opere di notevole contenuto cristiano, morale e civile, ma anche per testimoniare fede, umiltà, carità e penitenza, fu necessario indossare un saio e non mostrarsi pubblicamente, nascondere la propria identità, negare il proprio volto coprendolo con un cappuccio, annullando in tal modo completamente la propria personalità, da cui la tradizione tuttora in uso in molte congregazioni. In particolare l’aiuto tra confratelli si concentrava negli ultimi istanti della vita di ciascuno dei membri e sui funerali; si passava dalla visita ai malati e alla preghiera per loro all’organizzazione di cerimonie funebri decorose alle quali erano tenuti a partecipare tutti i membri della confraternita che assicuravano particolari preghiere per l’anima del defunto. Tuttavia questo soccorso non si limitava al momento della morte ma ogni confraternita provvedeva all’aiuto concreto verso quei confratelli che erano caduti in miseria e si vergognavano della loro condizione di povertà. Oltre alla distribuzione di somme di denaro o di viveri alle quali erano dedite quasi tutte le confraternite, alcune di esse si occupavano di sostenere la fondazione e la gestione di qualche ospitale per i pellegrini, di garantire il regolare sostentamento dei poveri e la distribuzione di viveri nei periodi di attesa dei nuovi rapporti, Altre invece avevano come scopo primario quello di assicurare la sepoltura dei poveri del luogo. Tutte queste attività sociali facevano sì che questi sodalizi non rimanessero mai estranei alla vita delle città o dei villaggi, cui partecipavano anche propagando culti patronali legati alla storia locale, partecipando ai festeggiamenti organizzati da tutta la cittadinanza, e contribuendo o sociale perché, durante le riunioni annuali membri di ori- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 9 gine diverse avevano l’occasione di stare fianco a fianco. Infine le confraternite impegnarono i loro iscritti ad osservare comportamenti pacifici cercando di comporre i conflitti interni attraverso l’autorità dei membri anziani che intervenivano prima di ricorrere alla giustizia ordinaria fungendo da giudici di pace. In età moderna le confraternite conobbero un grande sviluppo tra il XIV ed il XVIII secolo, diffondendosi in modo capillare in tutta l’Europa, in concomitanza con lo scisma protestante, che indirettamente favorì la ripresa di movimenti penitenziali e dell’associazionismo laico confraternale. Molte di esse divennero importanti e potenti economicamente e, pur non impegnandosi direttamente nelle vicende politiche, influirono ed incisero non poco nelle questioni civili per molti secoli, contribuendo allo sviluppo sociale, artistico ed economico delle comunità in cui si trovarono inserite. Con crescente impegno si prodigarono nell’opera di proselitismo cercando di riservarsi un proprio spazio tra le gerarchie ecclesiali, il clero, gli ordini monastici ed il popolo, fungendo sovente da cinghia di trasmissione tra queste realtà e candidandosi come alternativa e sostegno delle attività di pertinenza delle parrocchie. Per questo e per altri motivi nel corso dei secoli il clero cercò di confinare in posizioni marginali le loro attività di culto e di relegarne l’impegno prevalentemente in funzioni esterne, quali le processioni e le rappresentazioni sacre, per poi enfatizzarne in chiave riduttiva, talvolta, i soli aspetti di religiosità esteriore, ponendo di fatto un pesante retaggio storico i cui effetti gravano ancora su molte fratellanze, particolarmente su 1 2 quelle non dotate di un proprio oratorio. Ciononostante molte di esse, finanziariamente forti per lasciti, donazioni e contribuzioni dei confratelli, poterono continuare, anche in età moderna, a fondare ospedali, ospizi per poveri e pellegrini, orfanotrofi e conservatori per ragazze a rischio, erigere chiese, oratori e monumenti, organizzare e gestire scuole per diffondere l’istruzione e l’educazione religiosa, gestire luoghi di sepoltura. Le confraternite contribuirono anche allo sviluppo delle arti, dotando i loro Oratori di sculture, di dipinti, di decorazioni, di ori ed argenti lavorati, di paramenti pregiati, di biblioteche; diedero altresì importanza alla musica ed al canto liturgico che praticarono assiduamente durante le funzioni religiose e nelle sacre rappresentazioni, principalmente in quelle ispirate alla Passione e Morte di Cristo. Gran parte di questo patrimonio artistico e culturale è giunto sino a noi ed è tuttora custodito, per fortuna, nelle loro chiese ed oratori e nelle secolari tradizioni, nonostante che, in epoca napoleonica fu stabilito che i beni mobili e immobili delle confraternite dovessero essere assegnati alle parrocchie, sopprmendo la vita autonoma di molti Oratori, che da allora furono in parte venduti a privati o trasformati in magazzini. Tuttavia nelle campagne esse sopravvissero anche all’epoca napoleonica, in virtù del maggior attaccamento alle tradizioni tipico del mondo rurale. Anche se ridotte di numero, le confraternite sono ancora realtà presenti nel nostro territorio2, segno che la loro funzione sociale ha ancora un significato. Paolo Cabano Più esattamente esse si propongono “l’esercizio di un’opera di pietà e di carità e l’incremento del culto pubblico (...) attraverso processioni, pellegrinaggi e l’assistenza alla S.Messa” cfr. C. LEFEBVRE, Confraternita, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. II, Roma, 1975, pp. 14421445. Per un quadro generale sulle confraternite si veda anche : G. GERARD MEERSSEMAN, Ordo fraternitatis. Confraternite e pietà laicale nel Medioevo, Roma 1977. Per un quadro complessivo ristretto alla Val di Vara si veda: C. VALENZANO, Sulle confraternite della Val di Vara, in Storia e territorio della Val di Vara, (a cura di E. SALVATORI), Ghezzano, 2012, pp. 299-340. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 9 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 10 Progetto ACCESSIT 10 la sPeZia, OratOriO di san BernardinO sede del MuseO diOCesanO L’oratorio di San Bernardino a La Spezia è da riferire alla ripetuta presenza del Santo nel territorio ligure e alla vivissima devozione suscitata. Alcuni ologrammi segnalabili nelle antiche vie della città testimoniano il grande patos suscitato nella popolazione dalle predicazioni del Santo. Il più noto, iconograficamente rilevante e ascrivibile alla seconda metà del ‘400, è raffigurato nel portale di un edificio di via Calatafimi nel quale spiccano due stemmi araldici simmetrici, divisi dal trigramma crociato sormontato da corona gi- Itinerari del Patrimonio Accessibile gliata. Appena sei anni dopo la morte del Santo ne venne decretata la solenne canonizzazione da parte di Papa Niccolò V°, Tommaso Parentuccelli da Sarzana. Alla Spezia, di li a poco si costituì la confraternita o casaccia intitolata a San Bernardino, nel 1455 venne fondato l’oratorio, addossandolo alle mura trecentesche della Città nelle immediate vicinanze della porta di S. Maria. Nella visita apostolica di Monsignor Peruzzi del 1584 l’edificio venne trovato in buono stato di conservazione “…con tuniche e cappe ben conservate e in buon ordine e con paramenti sacri in numero sufficiente”. Nell’oratorio i confratelli svolgevano molte opere di pietà come risulta dalle varie visite pastorali, adempiendo fedelmente ai loro doveri, la messa veniva celebrata la domenica e il venerdì e una fervida attività religiosa e compassionevole si svolse fino a quando la compagnia dei disciplinanti non fu sciolta nel 1812. La chiesa ad unica navata aveva copertura a capanna con falde spioventi parallele al paramento murario trecentesco, con il campanile edificato nella zona absidale che superava in altezza i merli di difesa delle mura. La navata era leggermente in pendenza e sfruttava la naturale acclività del terreno che dalla strada del Prione saliva fino al castello. L’altare per la celebrazione eucaristica era posizionato nella parte terminale della navata, mentre nella parte posteriore verso monte si trovava un piccolo locale di dimensioni ridotte, ed è probabile che il locale destinato a coro fosse utilizzato per accoglier confratelli e religiosi che durante le frequenti pestilenze venivano ad alleviare le sofferenze dei malati. L’oratorio funzionò per tutto il XVII secolo, mantenendo inalterata la consistenza edilizia e la struttura architettonica, anche dopo la trasformazione della cinta muraria cittadina avvenuta nel 1607 ad opera di Giulio Rapallo, commissario delle fortezze del golfo, in concomitanza con il radicale riadattamento del Castello di San Giorgio. Nella seconda metà del ’700 nelle vicinanze dell’oratorio si evidenziano grandi trasformazioni come l’abbattimento della torre che sovrastava la porta di Santa Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 11 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano Maria. Il ‘700 fu anche il secolo delle grandi rappresentazioni cartografiche e dal 1748 la città e l’area d’insediamento dell’oratorio vennero descritte nelle planimetrie del De Cotte, del Brusco, del Vinzoni e dello Stefanini che raggiunse la precisione topografica con la compilazione della mappa catastale delle proprietà, datata 1874. Nelle planimetrie si notano delle differenti rappresentazioni grafiche del tratto di mura che dal castello raggiunge Porta Santa Maria interessando l’oratorio. Il De Cotte disegna l’oratorio addossato alle mura trecentesche mentre il Vinzoni lo mostra protetto da un paramento murario ben distaccato che lo rendeva meno accessibile da parte di invasori esterni. Dopo la soppressione nel 1812 la chiesa venne utilizzata come magazzino comunale Per tutto il secolo XIX l’oratorio subì profonde manomissioni, nel 1864 il Municipio lo modificò radicalmente per ospitarvi il consiglio comunale, intervenendo con una massiccia ristrutturazione che modificò l’antica chiesa del 1455. Venne demolita la copertura a capanna e sostituita dalla edificazione di due piani al si sopra dell’aula sacra, sul fronte di via Prione venne costruito un nuovo corpo di fabbrica che occupò la piccola piazzetta antistante la chiesa, determinando l’allineamento stradale con i fabbricati contigui (Ricco–Neri 2000). L’inaugurazione della nuova sede del Consiglio Comunale avvenne nel maggio 1865, come ricorda un iscrizione in marmo posta per anni sopra il portale d’ingresso. Dal 1899 l’Amministrazione Comunale abbandonò l’edificio cedendolo alla società di pubblica assistenza fino al 1999 quando iniziarono i lavori di trasformazione in sede museale. Il Falconi nel suo censimento ottocentesco cita le numerose sovrapporte in ardesia ancora in situ che si trovavano in tutta l’area cittadina dal centro alla periferia, in gran parte ricoverate nel dopoguerra nel deposito del Museo Civico Formentini. In anni recenti sono state trasferite nel nuovo museo Diocesano, in particolare due grandi frammenti in ardesia che mostrano San Bernardino in gloria e ai lati rispettivamente due disciplinanti con saio, cappuccio e battente genuflessi e oranti sono da riferire alla primigenia edificazione dell’edificio. La scena raffigurata è lacunosa nella parte centrale, anche se dalle proporzioni complessive è deducibile che la porzione mancante non sia troppo vasta. La datazione del pezzo dovrebbe rientrare negli ul- Anonima bottega ligure, frammento di sovrapporta con Annunciata e due sciolinanti, ultimo quarto del sec. XV Itinéraires des Patrimoines Accessibles 11 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 12 Progetto ACCESSIT 12 timi decenni del ‘400 per il maturo recepimento del linguaggio rinascimentale trattato da una mano capace come rivelano i volumi proporzionati e morbidamente scolpiti (Ratti 2000). Due Annunciazioni tardo quattrocentesche, anch’esse trasferite nel Museo Diocesano dai depositi del Museo Formentini, sono collegabili probabilmente all’attività di una antica casaccia dell’Annunciazione che promosse l’edificazione dell’ospedale di Sant’Andrea in via Biassa come ha documentato il Falconi che ancora vide nell’antico ospizio l’iscrizione in lavagna datata 1480, riferibile ai lavori di rifacimento e una sovrapporta raffigurante l’Annunciazione. Quella di più grandi dimensioni, ottimamente conservata, elegantemente impaginata è curata nei minimi particolari, come denotano le parole incise nel cartiglio srotolato (AVE GRATIA PLENA DOMINUS). Per quest’opera si fa riferimento alla bottega di Giovanni Gaggini, pur nell’essenzialità di una scena semplice e ben ritmata che rivela peraltro una certa ingenuità nel descrittivismo eccessivo dei particolari. La presenza attiva di questa bottega nelle sovrapporte di altri centri della Liguria occidentale è nota. Si fa riferimento in particolare al sovrapporta che Santo Varni nel 1870 vide ancora sopra l’ingresso dello scomparso palazzo Da Passano alla Costa di Levanto, raffigurante il nome di Cristo presentato dagli Angeli, attribuito alla bottega di Domenico Gaggini, mentre un altro sovrapporta, sempre in ardesia, raffigurante l’Annunciazione a Levanto Castello, viene riferita ad autore lombardo-ligure della fine del XV secolo (Boccardo1993). La seconda Annunciazione esposta al Museo Diocesano, sempre in ardesia, purtroppo mutila, è forse collegabile alla casaccia di San Bernardino per la presenza di due disciplinati, o, come la precedente, all’antica confraternita dell’Annunciazione. Il minuzioso realismo con cui è trattato il viso della Vergine e i particolari degli abiti dei disciplinanti, riferiscono l’opera ad un‘altra bottega mentre l’orizzonte cronologico è il medesimo anche di una terza Annunciazione ben poco leggibile, ma collegabile alla bottega genovese dei Gaggini (Ratti 2000). La presenza in loco di alcune significative testimonianze in parte appartenute in origine all’oratorio e che hanno uno stesso orizzonte cronologico, ma sono opera di maestranze diverse come rivelano scelte compositive e trattamento delle figure e dei volumi, contribuiscono a chiarire che il ‘400 è il secolo in cui La Spezia si è formata nel suo Anonima bottega ligure, due frammenti di sovrapporta con San Bernardino in gloria e due disciplinanti ai lati, ultimo quarto del secolo XV Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 13 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano aspetto viario, edilizio e di arredo pubblico seguendo il modello genovese senza raggiungerne la magniloquenza per evidenti ragioni economiche e politiche. Oggi l’oratorio ospita una collezione permanente di grande rilievo storico e artistico, proveniente da vari edifici religiosi del territorio. 13 1. Manifattura arabo - sicula (cofanetti A e B laboratorio area occidentale della Sicilia, cofanetto C laboratorio area orientale della Sicilia) tre cofanetti sec XII Lamina di avorio dipinta, inchiostro nero rosso e verde e bronzo dorato COFANETTO A, forma a coperchio in tronco piramidale presenta decorazioni in inchiostro nero ravvivate da pennellate che ancora si intravedono, rosse, verdi e oro. La decorazione si sviluppa seconda una rigorosa simmetria di coppie di animali, due cervi inscritti in clipei affrontati raffigurano il simbolo della vita che ringiovanisce di continuo, fanno da riscontro ai lati dei cervi due uccellini con fiore in bocca e i pavoni nelle due facce del coperchio a trapezio. Il pavone, antico simbolo del sole e della resurrezione, è tra i motivi più rappresentati nell’arte araba, in questo esemplare sembrano arieggiare prototipi riferibili alle decorazioni musive del palazzo della Zisa (1166) di Palermo. Sul frontespizio corre un iscrizione in caratteri naskhi che inneggia alla gloria. Nella faccia anteriore si presenta la raffigurazione dei due medaglioni la cui forma circolare assume il significato del cielo e di tutto ciò che è spirituale. Questo cofanetto appartiene ad una tipologia diffusa, presente nella Cappella Palatina di Palermo e in molti musei del mondo tra cui la Walters Art Gallery di Baltimora, il Museo delle Arti Decorative di Parigi, il tesoro della cripta di Saint Sernin a Tolosa. Tutti questi esemplari , di cui ci si è limitati a citarne solo alcuni, sono caratterizzati dalla medesima tipologia decorativa e vengono riferiti a manifattura collegata con i laboratori presenti nell’area occidentale della Sicilia e in particolare a quello operante nel palazzo della Zisa a Palermo. La più antica testimonianza della presenza di questi oggetti nella chiesa di Portovenere risale alla metà cat. n. 1 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 14 Progetto ACCESSIT 14 cat. n. 2 Itinerari del Patrimonio Accessibile del secolo XVII da parte di Giuliano Lamorati che attribuisce la loro provenienza via mare all’interno del trave custodito nella chiesa parrocchiale. Lo storico accenna alla presenza di “5 cassette d’avorio d’artificio tale d’esser state tratte dal gabinetto di una grande regina”. La pergamena recante l’elenco delle reliquie compilato nel 1644 per volere dell’arcivescovo di Genova Durazzo parla di “altre 4 casciette” di cui non si specifica il materiale e che contenevano “molte altre reliquie”. Ubaldo Formentini fu il primo ad attribuirne tre dei quattro cofanetti al medesimo atelier musulmano, mentre il quarto cofanetto lo retrodatò e lo attribuì ad ambito bizantino, (Di Fabio 1994,1995),(Spagiari 2000). COFANETTO B, la cassetta è rettangolare con rinforzi sul coperchio con le medesime terminazioni lanceolate. Sul raccordo del coperchio corre l’iscrizione ben augurale, il repertorio decorativo appare in questo esemplare molto semplificato, sulla faccia anteriore del corpo in clipei tracciati in inchiostro nero sono presenti motivi d’intreccio arabeschi la cui forma circolare assume il significato di tutto ciò che è divino Il concetto di Dio Creatore che si manifesta nella dualità è richiamato dalla ripetizione dei motivi ripetuti a coppia, arabeschi principalmente e sulle due facce laterali dal pavone simbolo del sole e della resurrezione. Il repertorio decorativo di questo cofanetto lo collega al precedente, anche se nell’insieme viene data un interpretazione più ingenua e popolare delle medesime raffigurazioni. COFANETTO C, questo cofanetto, pur presentando sui lati minori del corpo elementi figurativi tradizionali, pavoni con coda chiusa, affrontati e resi con un grafismo corsivo sobrio e lineare, si differenzia dagli altri due e da un terzo conservato nel Museo del Tesoro della chiesa di San Lorenzo a Portovenere per la presenza nella faccia anteriore di due medaglioni con due figure nimbate, l’una maschile e l’altra femminile. Formentini ritiene di propone una diversa origine per questo esemplare, dovuta alla presenza delle due immagini antropomorfe che egli riteneva non santi, ma imperatore e basilissa, giustificando la presenza dell’aureola come pertinente all’iconografia bizantina dei sovrani. L’iscrizione “leon” a caratteri greci su cartiglio mostrato dalla figura maschile gli fa ritenere possibile identificarla con l’ultimo imperatore Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 15 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano d’oriente Leone VI morto nel 1012. Questo particolare e il bizantinismo delle figure gli fanno riferire la capsella al risveglio dell’arte bizantina, ma proprio l’abbigliamento, in particolare della figura femminile, non sembra ricalcare fogge in uso nella corte imperiale di Costantinopoli e la presenza dell’iscrizione in caratteri greci è compatibile con l’ampia diffusione della lingua greca in ambito siciliano, la funzione di reliquiario rende plausibile il riferimento nominale ad un culto specifico. Il raffronto con un cofanetto conservato nella chiesa di Santa Maria La Novara a Messina che raffigura clipei con iscritti due suonatori, uno dei quali presenta caratteri somatici molto simili alle figure nimbate del cofanetto C, consente di assimilare questo esemplare a quello siciliano che imposta un repertorio decorativo e figurale molto simile ad esso. (Spagiari 2000). Lo studio recente di Simona la Gagna (Genova, tesi di laurea 2008/2009) accosta le figure nimbate al personaggio della cassetta dei Falconieri di Veroli che mostra lineamenti più sommari e lontani dalla grazia elegante delle figure del cofanetto C, rese tali dai motivi ornamentali delle vesti. La presenza di elementi decorativi a rosetta inscritti in tondo è confermata in tessuti moreschi dell’inizio del XIII secolo, documentati nel museo del tessuto di Lione (Inv. n. 27844). Si può pertanto ipotizzare un attardamento bizantino nella resa di figure antropomorfe nell’ambito di atelier siciliani in funzione fino addirittura al XIII secolo come documentano i vetri con figure nimbate della stessa chiesa della Novara. 2. Maestro ligure-lombardo Madonna col Bambino, secolo XIV seconda metà Scultura in marmo scolpito Il retro fortemente schiacciato e poco accurato e la lieve distorsione prospettica fanno ritenere l’opera destinata ad essere collocata ad una certa distanza da terra. La statua proviene dalla chiesa di Santo Stefano di Marinasco e si può dedurre fosse collocata originalmente sopra un altare. L’opera conserva ancora evidenti tracce di policromia e dall’impostazione si riconosce l’ispirazione ad un linguaggio toscano, l’opera è stata a lungo attribuita a Giovanni Pisano, ma mediato dalla cultura ligure-lombarda che ha connotato il gotico regionale. Il modellato appare fortemente impregnato di tradizione lombarda nei dettagli iconografici e anche nella solida corposità dei volumi. è stata pertanto proposta un’attribuzione ad un maestro campionese di adozione ligure, operante in Liguria intorno all’ultimo quarto del XIV secolo (Ratti 2000). Nell’oratorio è esposta una seconda Madonna con Bambino di diverso spessore qualitativo proveniente da Sant’Andrea di Fabiano Alto, modellata per piani ampi e poco aggettanti, con evidenti analogie linguistiche con l’Annunciazione conservata nell’oratorio della Misericordia di Sarzana, attribuibile ad uno scultore con formazione pisano-lucchese o riferibile all’area di Carrara, dove fin dal primo ’300 passano ed operano i più importanti scultori italiani. Queste due sculture dimostrano che la trecentesca città della Spezia fu crocevia come la vicina Val di Magra di esperienze molteplici, orientate al nord Italia o verso la vicina Toscana. 3. Giacomo Spinolotus (attivo post 1466) Madonna col Bambino 1474 Tavola dipinta Questa tavola è ritornata alla Spezia dopo lunghe vicissitudini, venne infatti rubata dalla anticha pieve di San Venerio, ritrovata fortunosamente dopo ‘30 anni, è uno dei pochi oggetti rimasti del patrimonio artistico che nel corso del XV secolo era andato sedimentandosi negli edifici di culto nella terra murata della Spezia, divenuta sede di podesteria nel 1343 e dotata di cinta muraria alla fine del ‘300. Jacobus Spinolotus che appose la propria firma ai piedi della Madonna col Bambino della pieve di San Venerio, quasi certamente scomparto centrale di un trittico, aveva bottega alla Spezia come prova un documento del 22 novembre 1466, conservato nell’Archivio Storico del Comune della città e consente di inserire nella data lacunosa 1(…)4 l’anno 1474. L’opera è stata più volte confrontata con la tavola di Tommaso Biazaci, Madonna col Bambino della Galleria di Palazzo Bianco che appare più attardato dell’autore della tavola spezzina che presenta una ricerca anatomica accurata nella figura del Bambino e nulla a che vedere con il vestissimo Bambino del Biazaci. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 15 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.12 Pagina 16 Progetto ACCESSIT 4. Pittore ligure, secolo XV Battesimo di Cristo, 1490 circa Tempera su tavola 16 L’opera pubblicata nel 1975 tra i dipinti del territorio provinciale spezzino censiti per iniziativa dell’amministrazione provinciale, venne trafugata dalla chiesa di San Michele di Fontona a Levanto nello stesso anno, e recuperata nel 1988. La presenza sul fianco sinistro della tavola di tre fori per incastro fa ritenere che la tavola facesse parte di un complesso, forse un trittico, il formato originale doveva essere probabilmente cuspidato. L’opera è assegnabile al 1490 circa, per l’attenzione verso opere di cultura fiamminga, a cui vanno aggiunte soluzioni ormai adottate da pittori attivi in Liguria nel secondo ‘400 come Mazone e Niccolò Corso. Per quest’ultimo si rilevano similitudini nelle tipologie facciali degli angeli, nei panneggi delle loro vesti che si dispongono in rigide pieghe con lumeggiature similari. Certe soluzioni formali come l’assetto stratificato delle rocce su cui poggiano gli angeli e anche l’impianto del paesaggio che si apre sullo sfondo come un’aperta cortina, con modalità molto simili a quelle della Crocefissone del Corso alle Grazie, rivelano i riferimenti a questo autore. è stato rilevato come le soluzioni naturalistiche e descrittive della parte inferiore del paesaggio guardino a tutt’altra area linguistica, in particolare il ciglio erboso del Giordano traduce, postulando un rapporto con la Toscana o meglio con la Lunigiana, nuovi spunti che sono stati riferiti alla possibile attività giovanile di Bernardino del Castelletto attivo a Massa prima del suo definitivo trasferimento a Genova (Donati 1993). 5. Argentiere genovese, secolo XV Calice, secolo XV seconda metà Argento sbalzato cesellato e dorato, sul cavetto prova di assaggio cat. n. 3 Itinerari del Patrimonio Accessibile Base a pianta esagonale mistilinea, impostata su gradino modanato divisa da nervature in sei facce, in tre delle quali erano incisi gli stemmi gentilizi, termina con anello modanato su cui si inseriscono fusto esagonale a cui si sovrappone nodo centrale sferoidale schiacciato che presenta placchette con incisi Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 17 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano Madonna col bambino, Santo Vescovo, Giovane Santo e tre stemmi indecifrabili. Il calice è dotato di una semplice eleganza dovuta alle armoniche proporzioni. Questa opera è raffrontabile con il calice del 1443 conservato nel Museo Diocesano di Albenga, e col reliquiario delle ceneri del Battista, conservato nel Convento di santa Maria di Castello a Genova, attribuito al XV secolo. Proviene dalla Pieve di San Siro di Montale di Levanto. 17 6. Carlo da Milano detto Carlo Braccesco, secolo XV I Santi Erasmo e Gerolamo, Santo Vescovo e San Pantaleo, secolo XV fine Tempera su tela I due dipinti sono unanimemente ritenuti i resti della cortina protettiva della Maestà fornita da Carlo Andrea da Milano alla chiesa levantese di Sant’Andrea in data anteriore al 25 gennaio 1495. Il pregio dell’opera è intrinseco e a questo si accompagna la rarità, infatti le cortine protettive dei dipinti andavano incontro a rapida usura. La fortuna critica di quest’opera è assai rilevante, il primo a documentarla fu Santo Varni nel 1869. Egli visitando la chiesa parrocchiale rilevò la presenza di “due piccole tele de’ primordi del secolo XVI, assai pregevoli per disegno e bontà di condotta; nell’una delle quali sono ritratti i Santi Girolamo e Biagio, e nell’altra un Santo Vescovo e forse San Pantaleone. Una successiva testimonianza si trova negli appunti di Alfredo d’Andrade che copiò brani della seconda teletta nel 1893 durante una sua visita, Formentini nel 1924 accennò alla “foggia quasi tedesca del copricapo di San Pantaleo”, nel 1951 Morassi e poi Castelnovi collegarono queste tele a Carlo Braccesco, personalità ricostruita nel 1942 da Roberto Longhi. Fu proprio il Castelnovi a mettere per la prima volta le due telette in relazione ai documenti pubblicati dall’Alizeri, a proposito della maestà eseguita da Carlo da Milano, detto Braccesco, per conto della comunità levantese. Nel 1986 Mauro Natale riconduce i due dipinti di Levanto al maestro dell’Annunciazione del Louvre. A Piero Donati si deve l’individuazione della parte centrale della predella della maestà eseguita dal Braccesco per la chiesa di Levanto, identificata nel Martirio di Sant’Andrea ospitata alla Ca’ d’Or di Venezia, connotata cat. n. 4 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 18 Progetto ACCESSIT 18 dall’incantevole brano paesistico che è la trascrizione del panorama che si ammira dal Castello di Levanto. In merito alla raffigurazione dei quattro Santi è stato rilevato come la cifra dominante fosse l’accentuata ricerca fisiognomica mentre i Santi del Louvre fossero “più astraenti e più improntati alla ricerca volumetrica”. Nelle due tele si coglie una personale ricerca nella resa del paesaggio, nella teletta con i Santi Erasmo e Girolamo, accanto agli scabri segni di chiara matrice lombarda si colgono spunti descrittivi su uno sfondo di una certa rarefatta atmosfericità, mentre nella teletta con San Pantaleo prevalgono elementi realistico-descrittivi evidenziati nella resa dei particolari come la rappresentazione assai rara dei merli a doppia fenditura delle mura che circondano un edificio probabilmente ecclesiastico di un più ampio agglomerato. Queste telette che guardano alla caratterizzazione psicologica ed ad una nuova sensibilità paesistica sono state definite “uno dei vertici della pittura italiana del ‘400”. 7. Argentiere lombardo Ostensorio, secolo XVI inizi Argento fuso, sbalzato, cesellato e dorato, smalti traslucidi e paste vitree. cat. n. 5 Itinerari del Patrimonio Accessibile L’ostensorio, di tipo architettonico, proveniente dalla Chiesa di Sant’Andrea a Levanto, presenta una base ottagonale mistilinea di forma tronco conica, suddivisa in sei facce su tre delle quali sono figurati entro serti di alloro, la Madonna col Bambino, il Cristo nell’avello e Sant’Andrea alternati a decorazioni a racemi cuoriformi che includono cherubini e satiri. Il fusto è costituito da un grande nodo centrale a tempietto gotico con pianta esagonale formato da sei bifore sormontate da timpani con pinnacoli su volute aggettanti. Su coppa tronco conica a sei facce poggia la teca sostenuta da cornici traforate, all’interno la lunetta porta ostia. Si evidenziano le incisioni a bassissimo rilievo con effetti di niello. L’ostensorio si conclude con coperchio a cupola emisferica decorata a grottesche sorretta da due sottili lesene con figure a smalto policromo, sormontata da una sferetta baccellata e su cui poggia la statua del Cristo benedicente. L’opera che venne esposta nella Mostra di Arte Sacra del 1923 fu giudicata dal Labò e successivamente da Morazzoni “di fattura genovese”e della metà del XV secolo (Morazzoni 1951). Santo Varni nei suoi Appunti Artistici ricordava due ostensori fra le anticaglie della chiesa genovese di Santa Maria “nella forma pressoché identici al predetto ostensorio di Levanto”. Una delibera della masseria della chiesa del 1818 riporta che era stato deciso di “far in- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 19 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano 19 cat. n. 6 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 20 Progetto ACCESSIT dorare l’ostensorio alla mosaica e calice antico” (Ribolla 1986). Donata Devoti (Devoti 1993) sottolinea come proprio la definizione “alla mosaica” usata per qualificare l’ostensorio è una voce dotta che fa riferimento alla oreficeria mosana, una fra le più antiche della produzione d’oltralpe. L’ostensorio sottolinea la studiosa si diversifica dai due coevi di Savona ed Alassio segnalati dal Morazzoni,per l’apparato decorativo e per la tecnica che su persistenze tardo gotiche introduce innovazioni rinascimentali. Viene rilevato come vi siano notevoli concordanze con oggetti conservati nei musei del Castello a Milano, donati dalla famiglia Parravicino realizzati tra Comasco e Valtellina. L’opera di Levanto è assegnabile concordemente alla fine del XV e l’inizio del XVI ed è, secondo tradizione, stata donata a Sant’Andrea dal munifico Giovanni Gioacchino da Passano insieme al più prezioso calice. L’originale destinazione è quasi certamente attestata dalla presenza sulla base dell’immagine del Santo titolare della chiesa levantese. 20 8. Argentiere parigino (1532-1533) Calice, Argento fuso, sbalzato, cesellato e dorato Sull’orlo della coppa il punzone di Parigi (Giglio Coronato) e dell’orafo (illeggibile) e il punzone datario (lettera d in “minuscola gotica coronata”) sui cartigli i nomi dei profeti. cat. n. 7 Itinerari del Patrimonio Accessibile Il calice, proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea a Levanto presenta una base a dodici lobi con profili ad arco gotico ribassato. Entro ogni lobo sono inserite placchette figuranti profeti con cartiglio, in smalto traslucido. Il corpo della base è segmentato da una serie di fitte baccellature rastremate con sbalzo accentuato. Il nodo di raccordo presenta una cornice finemente cesellata e il fusto cilindrico è decorato a ghirlande con andamento diagonale. Il grande nodo centrale sferoidale schiacciato è ornato da mezze foglie d’acanto e d’alloro e reca incastonate placchette ovali figuranti gli apostoli, oggi prive degli smalti originali. La coppa è connotata da grandi foglie d’acanto alternate a foglie d’alloro con nervature sapientemente rilevate, la doratura, probabilmente riferibile all’intervento voluto dalla masseria nel 1818, appesantisce la raffinatezza dell’esecuzione. L’opera venne Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 21 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano presentata alla “Mostra d’Arte Sacra” del 1923. Fu nuovamente esposta da Morazzoni nel 1950 attribuita ad argenteria ligure del XV secolo. L’autore accenna alla tradizione locale che vuole il calice donato da Giovanni Gioacchino Da Passano (1465-1551), esponente dell’antica famiglia levantese, ambasciatore per conto di Luisa di Savoia, reggente di Francia e dello stato pontificio alla Corte di Erico VIII d’Inghilterra. Nel 1993 è esposto alla mostra di Levanto e riferito da Donata Devoti alla cultura orafa francese, raffrontabile ad alcuni esemplari conservati nella chiesa di St Quiriace in Provenza, nella Cattedrale di Sens e nel Kunsthistorisches Museum a Berna. Si rileva peraltro come il calice di Levanto introduca un apparato decorativo ormai marcatamente rinascimentale, foglie d’alloro, d’acanto, ghirlande sono peraltro coordinate alla presenza degli smalti traslucidi, forse una della loro più tarda e vitale attestazione. La datazione e la provenienza sono inoltre confermate dalla presenza del punzone e dall’iniziale dell’orefice. La particolare raffinatezza e aggiornamento stilistico del calice sembrano confermare la tradizione che lo indicava come dono di un sovrano a Giovanni Gioacchino da Passano ambasciatore presso la corte di Francia in anni pertinenti alla datazione del manufatto. 9. Antonio Maria Carpenino (attivo 1530-1550) San Giovanni Battista, 1530 Affresco staccato Il fortunato ritrovamento (Donati 1995) di questo dipinto murale firmato nella chiesa di San Michele Arcangelo di Corvara, come risulta dal cartiglio ancora parzialmente visibile, aggiunge un’importante contributo al corpus del Carpenino L’opera è considerata espressione dell’attività giovanile, si tratta dunque di un importante tassello relativo al percorso artistico dell’autore. Il giovane pittore che aveva bottega a La Spezia, come ricorda il Falconi nella sua guida, era ancora legato in quei primi anni alla pittura genovese che guardava all’esperienza lombarda. 10. Anton Maria Carpenino (attivo 1530-1550) La Gloria di San Nicola da Tolentino, 1539 Olio su tavola cat. n. 8 Il soggetto dell’opera è incentrato sulla figura dell’eremita agostiniano, raffigurato in modo statuario sopra un plinto a specchiature policrome con i tradizionali attributi, crocifisso, giglio e stella sul petto. Nel campo superiore si dispiega la triplice incoronazione con al vertice Dio Padre tra gloria di cherubini al di sotto sulla destra la Vergine assisa in gloria col Bambino, Sant’Agostino in abito episcopale a sinistra e due angeli con gigli pongono la terza ed ultima corona Itinéraires des Patrimoines Accessibles 21 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 22 Progetto ACCESSIT 22 sul capo di San Nicola. Nel campo inferiore attorno alla figura del Santo in un interno i fedeli assistono al sacro evento. L’opera e firmata e datata nel cartiglio pieghettato dove è leggibile Antonius Carpeninus Spediensis pingebat MDXXXIX. è stato osservato da tempo come la complessità e solennità della composizione della parte superiore fosse in qualche modo contrapposto al tono “di popolare naturalezza nella folla dei devoti”. L’opera fu probabilmente commissionata all’autore dalla confraternita di San Nicola che aveva sede nell’antica chiesa degli agostiniani e la scena descritta nella parte inferiore sembra guardare alla vita quotidiana dei personaggi raffigurati. Colpiscono lo studio delle fisionomie e anatomie e il tratto veristico e la complessità dell’impianto compositivo nonché la capacità di costruzione dei volumi e l’uso sapiente del chiaroscuro. L’opera è ritenuta il capolavoro di Antonio Carpenino, uniformante considerato testimone di un linguaggio che da Genova aveva assorbito un lessico fiammingo e le novità di una nuova koiné creatasi nella capitale della repubblica, mediata dalla conoscenza della pittura lucchese dell’epoca e forse anche debitore nelle ascendenze toscane del padre Joanne Maria Pictor. L’opera fu eseguita per una cappella del convento di Sant’Agostino alla Spezia, dove rimase fino al dicembre 1797 anno della soppressione. Passò quindi all’ex convento delle monache Clarisse e vi rimase finché verso il 1870 fu quindi tolto e portato in Municipio. Nel 1873 venne restaurato dal pittore fiorentino Fioruzzi, in quella occasione la tavola fu dotata della preziosa cornice dorata con magniloquente stemma e l’iscrizione nel cartiglio (municipj spediensis r. 1873). Fu restaurato nuovamente nei tardi anni ’50 e l’ispettore competente fu Giovanni Torriti che né firmò il collaudo. 11. Paliotto, manifattura savonese ? secoli XVII fine-XVIII inizi cat. n. 9 Itinerari del Patrimonio Accessibile Proviene dalla Chiesa di San Filippo Neri delle Monache Agostiniane di Varese Ligure. Ricamo su canovaccio, fondo in argento a punto posato con fermatura in cotone ripresa dalla trama di fondo con motivo a zig zag orizzontale con sovrapposti fiori realizzati a punto pieno. Disegno architettonico ad urna definito da cornice sommitale e da grandi pellacce laterali contrapposte in filo oro a punto cordocino, raso e posato. Tralci di fiori ricamati in sete policrome realizzati a punto pieno e raso, imbottiture in cotone. La caratteristica principale di questo paliotto è la commistione tra motivi floreali e festoni diffusi a Genova nel tardo XVII secolo e l’inserimento di elementi che ricordano la vasta produzione di ricami con elementi architettonici che andò diffondendosi a Genova nei primi decenni del secolo Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 23 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano e XVIII. Riterrei probabile individuare come area produttiva la città di Savona, il paliotto venne, pare, portato a Varese da una monaca savonese nel momento del trasferimento. è noto che nella città di Savona, proprio gli ordini religiosi, in particolare Gesuiti e Agostiniani vivificarono l’ambiente culturale della città fin dai primi decenni del seicento introducendo in ambito tessile novità via via tardo manieriste e naturalistiche ed è un espediente tecnico adottato in un paliotto della Chiesa di Santa Maria di Savona, datato tra il 1610 e il 1630, a rendere attendibile la provenienza savonese del paliotto di Varese. L’opera di Santa Maria, dalla notevole complessità tecnica e che aveva precocemente introdotto elementi architettonici e utilizzato il canovaccio come fondo e un opera in argento filato con motivo a zig zag orizzontale che ritroviamo puntualmente nel paliotto di Varese Ligure, si pone come prezioso punto di riferimento per una produzione successiva e di minore rilevanza artistica. 12. Ecce Homo secolo XVII, anni settanta Legno scolpito e dipinto cat. n. 14 XVIII. Le architetture laterali, ancora accennate e rigidamente impostate, riprendono il motivo dell’altare tridentino barocco sempre più a forma di urna e sempre meno di mensa. Questi elementi decorativi si andarono diffondendo in Liguria in collegamento ad una coeva decorazione ad affresco di chiese e palazzi privati, la compresenza di tralci e festoni ricorda i modi degli artisti coevi, uno fra tutti Gregorio De Ferrari che affrescò le volte di alcune ville, tra cui quella Gropallo dello Zerbino, con ariosi festoni. è pertanto attendibile proporre una datazione a cavallo tra i secoli XVII La scultura è di dimensioni contenute, probabilmente in origine destinata ad una cappella, l’ipotesi è suffragata dall’appartenenza alla Chiesa di San Filippo Neri di Varese Ligure e condotta nell’edificio varesino da una suora proveniente dal convento di Savona, da dove portò con se anche un paliotto. L’opera attribuita alla scuola del Maragliano non trova preciso riscontro tra le consuete tipologie del maestro, neppure con un accostamento alla bottega. Appare probabile anticipare la datazione entro il settimo decennio del secolo XVII, come avvalorano il panneggio del manto dall’intaglio raffinato a pieghe sovrapposte e il decoro a motivi quadrati con losanghe di non grandi dimensioni che ripropone moduli tessili in auge nei primi decenni del secolo in uso per alcuni lustri, successivamente sostituiti dal magniloquente decoro floreale che si fece strada nella bottega dei Torre e in quella del Maragliano. Il manto è trattenuto da un nodo assai particolare che ritroviamo in dimensioni dilatate nel panneggio Itinéraires des Patrimoines Accessibles 23 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 24 Progetto ACCESSIT 24 cat. n. 11 del perizoma del Cristo Deposto scolpito da Filippo Parodi su commissione degli Spinola per la Chiesa di San Luca a Genova nel settimo decennio del seicento che presenta un accartocciamento delle pieghe molto simile a quello che ritroviamo in scala ridotta nel manto dell’Hecce Homo.Questi particolari hanno una certa rilevanza nel ritenere questa scultura prodotta in ambito ligure. Ma a prima vista l’opera sembra appartenere ad un autore che fa riferimento ad un linguaggio di derivazione spagnola declinato dal biancore quasi traslucido del corpo in contrasto con i segni insistenti della passione di Cristo, evidenziati sul costato e sulle membra in un continuum straziante. Ciò che colpisce di questa scultura è il viso che mostra tracce della levigatezza atemporale dei volti della grande scultura spagnola di Juan Martines Montanes e di Alonso Cano, a cui si sovrappone una dolente caratterizzazione psicologica e l’arcana domanda sul destino umano del Cristo,e sulla sua natura divina che si mostra allusiva, invisibile oltre la razionalità evidente del corpo sofferente. L’ignoto autore sembra dunque operante in Liguria ma con reminiscenze di provenienza spagnola, del resto nella prima metà del XVII secolo giunsero in LiguItinerari del Patrimonio Accessibile ria gruppi lignei con episodi della passione di derivazione spagnola e direttamente da Napoli. Nel panorama della scultura ligure del seicento le scelte linguistiche di questo ignoto autore trovano un possibile riscontro di intenti anche nel realismo tragico del bellissimo viso, drammaticamente indagato, del Cristo della Spogliazione della Chiesa dell’Annunziata del Vastato in Genova. 13. Giovanni Andrea De Ferrari (1598 – 1669) Madonna Bambina Sant’Anna e San Gioacchino, 1630 circa Olio su tela L’opera proveniente dalla chiesa di Nostra Signora della Salute giunse nella medesima nel 1919 nel mese di maggio per legato della sig.ra Teresa Caorsi vedova Del Monte, come riferisce il Formentini ed era ancora ben conservato e di ottimo pennello “l’attribuzione che se ne è fatta al nostro Sarzana ne ha tutte le probabilità”. Dopo questa prima attribuzione al Fiasella il dipinto venne nel 1971 attribuito dal Castelnovi a Giovanni Andrea De Ferrari, andando ad aggiungersi così al corpus spezzino del pittore che com- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 25 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano prendeva la Visitazione di Santa Caterina a Sarzana e il San Francesco di Varese Ligure attribuito a Giovanni Andrea De Ferrari dal Torriti nel ’78. Si tratta di una bellissima tela di grandi dimensioni e di forte impatto comunicativo. L’opera della Spezia, da molti indicata come l’Educazione della Vergine, è probabilmente antecedente alla Visitazione di Sarzana, forse riferibile agli anni ’30-’40, quando il pittore, dopo l’allunato presso Bernardo Castello e lo Strozzi e dopo aver subito l’influenza del Vouet, si avvicina al Fiasella e né subisce l’influsso. Nella narrazione dell’episodio mostra una sensibile inclinazione verso il realismo descrit- tivo che introduce nel paesaggio l’influsso di quello fiammingo. Pacatezza narrativa ed un elegante fluidità pittorica, ben evidenziata nel luminismo nella veste della Vergine, consentono di datare l’opera in anni precedenti alla svolta che lo condurrà ad un uso della velatura sempre più incline ad un espressività intenta a cercare le forme in un progressivo disfacimento materico. 14. Michelangelo Bertolotto (1603 – 1676) Sant’Antonio da Padova e le anime purganti, secolo XVII seconda metà Olio su tela L’opera restaurata da poco proviene dalla chiesa di San Vito a Marola. è stata recentemente riferita da Piero Donati a Michelangelo Bertolotto, pittore ligure del ‘600, le cui opere vennero talvolta attribuite ad Orazio De Ferrari. Il dipinto è caratterizzato dall’equilibrio compositivo che pone Sant’Antonio all’incrocio di due diagonali in uno schema che fa riferimento ad una ferrea disposizione organizzativa degli spazi, ma è il complesso gioco di sguardi e di rimandi a creare un eloquente dialogo tra divino e umano risolto in una chiave di sereno eloquio. Reminiscenze da Valerio Castello si colgono nella parte inferiore di destra dove anime purganti ed angeli si scompongono in un caliginoso vuoto. 15. Anton Maria Maragliano (1664 – 1739), bottega Madonna, secolo XVIII secondo decennio Legno scolpito dipinto e dorato cat. n. 12 Sopra una base quadrangolare su seggio di gonfie nubi circondato da mezza luna e dalla serpe poggia la Vergine in posizione frontale che scosta il capo verso destra e porta le mani devotamente al petto. Come indicano le piccole dimensioni l’opera, in prima istanza, doveva essere destinata alla devozione privata in una cappella o in un convento. In questa statua prevale una poetica del grazioso e una trasformazione in chiave di minuta eleganza. Il levigatissimo volto mariano e la dolcezza dei lineamenti consentono di ritenere che la scultura abbia preso a riferimento le MaItinéraires des Patrimoines Accessibles 25 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 26 Progetto ACCESSIT 26 donne eseguite nel secondo decennio del ‘700 nella bottega del maestro genovese. L’alta qualità del minuto intaglio si contrappone ad un drappeggio del manto e della veste piuttosto pesanti e privi di quel palpitante movimento che è proprio di un autentica autografia maraglianesca. 16. Madonna col Bambino, ambito del Maragliano ?, Madonna col Bambino, secolo XVIII metà circa Legno scolpito, dipinto e dorato Questa statua proviene dalla chiesa di Porciorasco che passò dalla diocesi di Bugnato a quella di Genova nel 1519 e fu donata, secondo le attendibile informazioni forniteci dai Remondini, dalla famiglia De Paoli a quella chiesa, per cat. n. 13 Itinerari del Patrimonio Accessibile ricordare un meraviglioso dipinto venerato dalla fine del secolo XVII nel santuario della Lavasina, situato a poca distanza da Bastia. Gli stessi Remondini riconoscono che questa è l’unica immagine di un culto, circoscritto alla Corsica, riferibile dunque alla devozione della famiglia De Paoli originaria dell’isola. Come è stato riconosciuto da tempo la possibile derivazione va ricondotta ad ambito maraglianesco, per l’elegante colloquio e per il ritmo dinamico impresso nella composizione dalle linee spezzate della veste del manto della Vergine e per la sapienza dell’intaglio. La pesante ridipintura risalente ormai a quasi 80 anni fa non consente di apprezzare la delicata policromia originaria, di cui sono stati recuperati nel recente restauro solo alcuni brani nella parte posteriore. Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 27 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano 27 cat. n. 14 17. Argentiere genovese attivo 1750 San Giovanni Battista torretta(17) (50) sul filatterio, torretta(1)821 sulla base L’opera proviene dalla chiesa di San Giovanni Battista di Riomaggiore, è di piccole dimensioni, e presenta al centro una minuscola teca porta reliquie, è collocata su un alto piedistallo esagonale e suddiviso da foglie lanceolate su cui poggia un plinto adorno di cornici sovrapposte con motivi di perline, fiori e foglie di acanto. Il manto del Santo presenta un accurato lavoro di cesello, la qualità dei tratti cat. n. 15 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 28 Progetto ACCESSIT 28 somatici approda a una espressiva impostazione ritrattistica e riecheggia, anni dopo la morte del pittore Gregorio De Ferrari, avvenuta nel 1726, i modi dell’artista nella torsione e nel moto trattenuto del corpo, oltre che nella fisionomia della figura (Boggero 1997). cat. n. 16 Itinerari del Patrimonio Accessibile abstract L’oratoire San Bernardino à La Spezia se réfère à la présence, à de maintes occasions, du Saint sur le territoire et à la très vive dévotion suscitée. Six ans à peine après sa mort, en 1450, sa canonisation solennelle est décrétée par le pape Nicolas V, Tommaso Parentuccelli de Sarzana. A la Spezia, peu de temps après, s’est constituée la confraternité ou casaccia intitulée au Saint et dont le but principal était de racheter les esclaves. En 1455, l’Oratoire est construit, adossé aux remparts, du XIV° siècle, de la Ville, tout près le la porte S. Maria. Au cours de la visite apostolique de Monsignor Peruzzi, en 1584, l’oratoire est décrit en bon état de conservation “…avec tunique et robes bien conservées et en ordre et parements sacrés en nombre suffisant”, les membres exerçaient de nombreuses œuvres de piété et remplissaient fidèlement leurs devoirs, jusqu’au moment de la dissolution de la compagnie de pénitents en 1812. Pendant tout le XIX° siècle, l’oratoire a subi de nombreuses dégradations et, en 1864, la Municipalité l’a radicalement modifié pour y installer le Conseil Municipal, à partir de 1899 il a accueilli la société de publique assistance jusqu’en 1999 quand ont commencé les travaux pour le transformer en musée. Il abrite aujourd’hui une collection permanente de grande importance historique et artistique, provenant de différents édifices religieux du territoire. • Trois coffres-reliquaires en ivoire du XII° siècle, arabo-siciliens, provenant San Lorenzo de Portovenere; • Calice en argent (datable de 1523 à 1533), donné par Giovanni Gioacchino Da Passano à l’Eglise Sant’ Andrea de Levanto; • Tableaux: I Santi Erasmo e Gerolamo – Santo Vescovo e San Pantaleo, (Saints Erasme et Jérôme – Saint évêque et Saint Pataléon) attribués à Carlo da Milano dit Carlo Braccesco provenant de Sant’ Andrea de Levanto détrempe sur toile, fin XV° siècle; • Tableau: La Gloria di San Niccolò da Tolentino (La Gloire de Saint Nicolas de Tolentino) du peintre Carpenino, signé et daté 1539 (actif en Ligurie de 1522 à 1555). Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 29 La Spezia, Oratorio di San Bernardino Sede del Museo Diocesano The San Bernardino Oratory in La Spezia was consecrated to this saint because of the great devotion that developed as a consequence of his frequent visits to this area. Only six years after his death, in 1450, he was canonized by Pope Nicholas V, Tommaso Parentuccelli from Sarzana. After a short time a confraternity named after the Saint and having the objective of ransoming the slaves was established in La Spezia. In 1455 the oratory was built against the city’s 14th-century defense walls, in the immediate vicinity of the Santa Maria gate. During Monsignor Peruzzi’s apostolic visitation in 1584 the oratory was found to be in good condition “[...] with tunics and capes well-preserved and in good order, and with a sufficient number of holy vestments”. The brothers carried out many charitable deeds, thus faithfully fulfilling their duties, until the “company of the disciplined” was disbanded in 1812. The oratory underwent major changes throughout the 19th century. In 1864 the City modified it radically to accomodate the City Council. From 1899 it housed the public assistance corporation, until 1999, when the works to transform it into a museum began. Today it houses a permanent collection, important from a historic and artistic standpoint, consisting of works brought from local religious buildings. • Three capselle (small boxes with lids) made from ivory (12th c.). Arabic-Sicilian. Brought from San Lorenzo, Portovenere. • Silver chalice (1523–33). Donated by Giovanni Gioacchino Da Passano to the Church of Sant’Andrea in Levanto. • The Saints Erasmus and Jerome – Bishop Saint and Saint Pantaleon. Tempera on canvas (late 15th c.) attributed to Carlo da Milano, known as Carlo Braccesco. Brought from Sant’Andrea in Levanto. • The Glory of Saint Nicholas from Tolentino. By the painter Carpenino, who worked in Liguria from 1522 to 1555. Signed and dated 1539 29 cat. n. 17 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 30 Progetto ACCESSIT 30 leriCi, OratOriO di san rOCCO L’oratorio di San Rocco risale ai primi decenni del XVI secolo, la struttura fu riedificata sui resti della prima chiesa di Lerici di cui sia ha notizia certa e sicura, quella dei SS. Martino e Cristoforo. Una lapide marmorea murata nel campanile, ove si trova attualmente, ricorda la data di quella prima edificazione “2 Aprile 1287 fu iniziata la costruzione di que- Itinerari del Patrimonio Accessibile sta chiesa da Palmerino, massaro di essa, ad onore di Dio e del Beato San Martino confessore vescovo e del Beato San Cristoforo” La prima Chiesa era sorta fuori del borgo murato, ubicata sulla riva di un canale che confluiva nel vicinissimo mare. L’ampliamento avvenne nel 1524 per voto di popolo quando, cessata una terribile pestilenza, la comunità pensò di dedicare il luogo sacro a San Rocco protettore dall’orrendo morbo, che aveva percorso l’Europa curando e guarendo gli appestati. Dieci anni prima era stato innalzato il campanile alto e slanciato con copertura a cuspide. La due lapidi murate sull’edificio testimoniano l’impegno della comunità nel ricordare il frutto della vendita di un esteso bosco che fruttò i denari per la costruzione del campanile. Nel verbale apostolico del 1584 si afferma che l’oratorio di san Rocco”era ben coperto e pavimentato e tutte le pareti erano intonacate ed imbiancate” e che ospitava oltre all’altare maggiore, altri due altri: uno dedicato a San Genesio l’altro a San Bernardo e si da notizia della presenza di una confraternita di San Rocco non molto fiorente. Nell’anno 1649 in questo stesso oratorio venne istituita la confraternita “mortis et orationis” che aveva lo scopo di dare sepoltura ai defunti poveri, pellegrini e viaggiatori, annegati e morti sulle strade, aggregatasi alla primaria di Roma il 9 aprile 1669. In anni successivi scoppiarono gravi discordie tra i fratres e il vescovo Giulio Cesare Lomellini che nell’anno 1763 interdisse l’oratorio e la confraternita. Parte dei confratelli si ribellarono e fecero ricorso al serenissimo senato di Genova affinché oratorio e confraternita diventassero di giurisdizione laicale. A nulla valse il tentativo e dopo quasi trenta anni, il 24 settembre 1794, Monsignor Gentile successore del vescovo Lomellini, ordinò la benedizione dell’oratorio per potervi celebrare la santa messa. La confraternita venne ripristinata nel 1797 e la riforma dei capitoli fu approvata dalle autorità ecclesiastiche e civili. L’oratorio fu sede anche della compagnia di Nostra Signora Del Carmine che aveva per scopo il suffragio degli ascritti defunti, la celebrazione della No- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 31 Lerici, Oratorio di San Rocco vena e della festa della Madonna (16 luglio) e che fu attiva fino alla fine del ’600 come dimostrano i dipinti che celebrano la Madonna del Carmelo. Dal 1810 l’edificio divenne sede della Confraternita di Sant’Erasmo, potentissima Congregazione che non ebbe un proprio oratorio ma inizialmente una cappella nel Santuario della Santissima Annunziata di Maralunga. L’opera dei padroni e marinai, documentata a Lerici a partire dal 1629, fu inizialmente costituita con la finalità di dare sepoltura ai naviganti nel cimitero annesso al convento e per effettuare suffragi per i marinai defunti. Nel tempo la congregazione si andò trasformando, moltiplicando le proprie azioni, assunse un importante funzione assistenziale nei confronti dei naufraghi, delle vedove e dei marinai bisognosi, ma fu anche un centro di potere economico e sociale, si fece infatti carico della manutenzione dello scalo portuale lericino e a partire dal 1712 rilasciò le patenti di sanità alle navi in partenza, arricchendo i proprio introiti con le tasse d’approdo. Ebbe sede in San Rocco fino al 1825 e quindi trovò la propria collocazione definitiva nella cappella dedicato a Sant’Erasmo nella Chiesa parrocchiale di San Francesco. Negli anni 1815 e 1849 l’oratorio di San Rocco venne adibito a quartiere della guardia nazionale compromettendo in parte la conservazione dei manufatti, la confraternita della buona morte andò lentamente esaurendosi e nell’anno 1890 il vescovo Monsignor Giacinto Rossi con decreto dichiarò l’oratorio chiesa succursale della parrocchia di Lerici. Sulla facciata del campanile sono stati murati lapidi e bassorilievi relativi alla storia della comunità e a quella dell’edificio. In alto è collocata una statua della la Vergine Maria in piccola nicchia, coeva alla riedificazione dell’oratorio, immediatamente sotto spiccano il bassorilievo in ardesia raffigurante San Giorgio e il drago, murato in facciata per volontà del Banco di San Giorgio, la parte di un bassorilievo raffigurante due angeli che reggono uno stemma gentilizio abraso e le due lapidi in ardesia che forniscono due diverse versioni su un episodio relativo alla storia dell’edificazione dell’edificio. La prima riporta l’iscrizione: “tu che ammiri questa mole cessa di meravigliarti: è stata costruita col dono dell’Officio San Giorgio; ad esso se ne dia il merito. Nel giorno 38 31 Presbiterio e altare maggiore Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 32 Progetto ACCESSIT 32 marzo 1515”, immediatamente sotto un’altra lapide riporta il seguente testo“l’eccelsa torre che tu vedi qui sorgere fece la nostra macchia col suo provento - Francesco de’ Monti, Taddeo Canata, Giovanni, Domenico Moroello, Micco Roncherio, Pietro De Petruccioli, operai - 1514. Le due epigrafi palesano un singolare contrasto di opinioni, infatti i lericini dichiararono che il campanile fu realizzato col provento della vendita del bosco comune, contemporaneamente i protettori proclamarono che esso venne eretto grazie alla magnificenza dell’Officio di San Giorgio che evidentemente considerava quel denaro, provento della vendita della macchia, come proprio di diritto, attribuendosi così il merito dell’edificazione. All’interno permangono le quattro cappelle laterali risalenti alla riedificazione cinquecentesca, gli stucchi e le decorazioni della metà del 700’, l’altare maggiore modificato nel settecento, dove spicca un dipinto su tavola che raffigura i Santi Martino Vescovo, Cristoforo, Sebastiano e Rocco della metà del XVI secolo, nel secondo altare a destra una Madonna del Carmine e i Santi Andrea e Rocco Lapide marmorea 24 luglio 1649 Itinerari del Patrimonio Accessibile pregevole tela del seicento che raffigura la Vergine col Bambino, San Giuseppe Sant’ Eligio e Sant’Antonio Abate, uniformemente attribuita a Giovan Battista Casoni. Il pittore lucchese Carlo Conturi esegue la Madonna del Carmine e naufraghi una sorta di ex voto, fatto realizzare probabilmente per ringraziare dello scampato pericolo e sul lato opposto in pendant San Rocco la Madonna del Carmine e le Anime Purganti. All’attivismo della compagnia del Carmine è dovuta la presenza di un altro dipinto su ardesia che raffigura la Madonna del Carmine tra Sant’Andrea e San Rocco, recentemente restaurato, databile ai primi del ’600 ed ascrivibile ad una bottega locale. In un piccolo locale laterale, sono ancora leggibili tracce di un antico affresco che raffigura lo scudo di San Giorgio, simbolo della presenza e del potere della Repubblica. Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.13 Pagina 33 Lerici, Oratorio di San Rocco 18. Ignoto Pittore ligure, secolo XVI S.S. Martino Vescovo, Sebastiano, Cristoforo e Rocco, secolo XVI metà circa Olio su tavola Il dipinto è stato certamente commissionato poco dopo la nuova intitolazione dell’oratorio, mantenendo un chiaro riferimento ai santi titolari della chiesa primigenia Martino e Sebastiano. Vengono raffigurati San Martino con pastorale, mitria, libro e mantello tra Sebastiano e San Cristoforo,a destra San Rocco è raffigurato con bastone e mantello rosso mentre scopre la piaga sulla coscia, alle spalle un muro dove si possono intravedere alcune teste maschili. Si suppone che il quadro sia stato commissionato dopo il 1524 anno in cui venne approvato l’ampliamento dell’edificio, nel XVIII secolo si presume che il dipinto sia stato ri- cat. n. 18 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 33 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 34 Progetto ACCESSIT 34 dotto nella parte superiore per adattarlo al nuovo altare settecentesco, ridipinto e sottoposto a delle modifiche. L’opera “di evidente e indiscutibile nobiltà”, risente di un humus che con la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 rende la Liguria ricca di personalità e di opere eccellenti che filtrano vari apporti. Nella tavola di Lerici la figura di San Martino trova evidenti elementi di confronto nell’atmosfera lombarda dei due Fasolo Lorenzo e Bernardino i cui santi mostrano stringenti elementi di vicinanza con quelli dipinti dal Bergognone negli anni della sua attività in Liguria. L’immagine del Santo trova elementi di raffronto nella figura di San Siro dell’anonimo politico di Struppa, in particolare si ripetono elementi descrittivi come l’accartocciamento delle pieghe delle maniche del tutto identico, e l’atto della mano sinistra ieraticamente colta nel medesimo gesto benedicente. è evidente che in quest’opera la composta severità del Fasolo è superata in particolare nella figura di San Sebastiano, caratterizzato da rotondità delle forme e da sofferenza sublimata cat. n. 19 Carlo Conturi, la Vergine del Carmine e anime purganti Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 35 Lerici, Oratorio di San Rocco 35 cat. n. 20 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 36 Progetto ACCESSIT 36 da una fisicità prorompente a cui fa da contraltare la dolcezza del viso di San Rocco e la corposità del bambino, elementi che spostano l’orizzonte culturale e la datazione di qualche decennio (Spagiari 2000). è stata avanzata da Piero Donati una proposta di attribuzione ad Agostino di Teramo Piaggio, posticipando l’esecuzione dell’opera alla seconda metà del secolo. 19. Carlo Conturi (attivo secolo XVII) La Vergine soccorre i naufraghi, secolo XVII seconda metà Carlo Co(n)turi P.re Luchese Olio su tela Il dipinto raffigura Nostra Signora del Carmine con il bambino in braccio tra nubi arricchite da angioletti alati, la Vergine è rappresentata nell’atto di consegnare lo scapolare a tre mendicanti posti in basso a sinistra, in basso a destra è rappresentata la scena di un naufragio che raffigura alcuni naviganti che volgono le mani al cielo, mentre in primo piano un naufrago orante è forse identificabile con il committente dell’opera di cui compaiono più volte le iniziali F.L., probabilmente un mercante scampato miracolosamente al tragico evento. Il dipinto da ampio spazio all’intervento divino che domina la scena e nasce probabilmente come pala d’altare ma il naufragio lo rende contemporaneamente un ex voto, costituendo un unicum. L’opera è posizionata nella parete destra dell’abside, inserita in una cornice di stucchi in pendant con un altro dipinto dello stesso autore collocato nella parete sinistra in posizione simmetrica e raffigurante la Madonna del Carmine col bambino e le anime purganti. Nell’oratorio di San Rocco aveva sede una confraternita del Carmelo presente probabilmente fin dai primi del ‘600. Lo scapolare è costituito da due piccoli rettangoli di stoffa tenuti insieme da due nastri che potrebbe fare riferimento all’affiliazione del committente alla confraternita dell’ordine carmelitano. L’opera è stata restaurata nel 1999, in quell’occasione è stato individuato l’autore che firma l’opera (P. Ribolla 1999) Itinerari del Patrimonio Accessibile 20. Giovan Battista Casoni (1610-1686) Sacra Famiglia e SS. Eligio e Antonio Abate, secolo XVII seconda metà Olio dipinto su tela L’opera venne per lungo tempo riferita a Domenico Fiasella, ancora nel volume curato da Piero Torriti I Beni Culturali della Provincia della Spezia del 1978, l’attribuzione è al più noto pittore ligure. Giovan Battista Casoni è stato da più parti ritenuto allievo del Fiasella del quale era cognato, ma in realtà ne divenne il principale collaboratore dal 1641, alcune opere vennero realizzate a due mani come l’enorme Moltiplicazione dei pani e dei pesci della chiesa di Santa Maria Assunta a La Spezia, datata 1642 e firmata dallo stesso Casoni, la pala d’altare di Portovenere Madonna col Bambino e Sant’Antonio da Padova e Francesco datata 1645 e siglata G.V.C. è riferibile in parte al Fiasella. A Lerici, dove nacque, il Casoni realizzò per il santuario di Maralunga Sant’Agostino tra la Vergine e il Cristo ora nella Chiesa Parrocchiale di Lerici, mentre il Fiasella nel 1659 dipinse per l’oratorio di San Bernardino la Madonna col Bambino San Bernardino e Francesco. Al Casoni, probabilmente in zona nello stesso periodo del cognato, è oggi unanimemente attribuita La Sacra Famiglia di San Rocco. L’impaginazione del dipinto che si apre su un siparietto, le cui cortine ricordano l’assai più scenografica composizione del citato dipinto di San Francesco, sembra ricondurre la Sacra Famiglia e i S.S. Eligio e Antonio Abate ad una dimensione quasi domestica, evidenziata dalla partecipazione emotiva della Vergine e di San Giuseppe. La Modestia della costruzione e della impaginazione a cui manca ogni gusto della teatralità e della celebrazione si riscatta nella accuratezza dell’esecuzione dei motivi decorativi dell’abito di Sant’Eligio esaltati dalla luce e dal biancore del merletto della sottoveste. abstract L’Oratoire San Rocco remonte à 1584, et a été construit sur les vestiges de la première église de Lerici, dédiée aux SS. Martin et Christophe, érigée hors des murs d’enceinte du Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 37 Lerici, Oratorio di San Rocco bourg, sur la rive d’un canal se jetant dans la mer toute proche. Le premier agrandissement a lieu en 1524, après un vœu fait par le peuple à la fin d’une terrible épidémie de peste, la communauté avait pensé de dédier la chapelle à Saint Roch, protecteur contre l’horrible maladie. En 1649, dans ce même oratoire, est instituée la Confrérie “Mortis et Orationis” (Morts et Oraisons) qui avait pour vocation de donner une sépulture aux cadavres des pauvres, des pèlerins, des voyageurs, des noyés et des morts sur les routes. La Confrérie a été réunie à l’Archiconfrérie de Rome le 9 avril 1669. A cause de graves désaccords entre les membres, l’Oratoire est interdit en 1763 et ne reprend ses fonctions qu’en 1797. Durant les années de 1815 à 1849, l’Oratoire est utilisé comme quartier général de la Garde Nationale et, tout au long du siècle, la Confrérie étiole progressivement jusqu’à ce qu’en 1890, l’Oratoire devienne église succursale de la paroisse de Lerici. A l’intérieur se trouvent cinq autels, des fresques du XVIII° siècle et la statue de marbre de Saint Roch, sur l’autel majeur un beau tableau sur bois datant de la moitié du XVI° siècle représentant les Santi Martino Vescovo, Cristoforo, Sebastiano e Rocco (Les Saints Martin Evêque, Christophe, Etienne et Roch). • Santi Martino Vescovo, Cristoforo, Sebastiano e Rocco attribué à un peintre génois actif vers la moitié du XVI° siècle, Teramo Piaggio ? (1485 – 1554) • Vergine col Bambino San Giuseppe Sant’ Eligio e Sant’Antonio Abate (Vierge à l’Enfant, Saint Joseph, Saint Eloi et Saint Antoine Abbé), tableau attribué à Giovan Battista Casoni (1610 – 1686) • Madonna del Carmine (Notre Dame du Mont-Carmel) de Carlo Conturi, peintre actif à Lucca dans la deuxième moitié du XVII° siècle, ex-voto de grande dimension. The San Rocco Oratory dates from 1584. It was reconstructed over the ruins of the first church in Lerici, consecrated to the Saints Martin and Christopher. The primitive church had been built outside of the village defense walls, on the banks of a canal that flowed into the nearby sea. The first enlargement, carried out in 1524, had been voted by the population at the end of a terrible epidemic of the plague; as they wished to dedicate a sacred site to Saint Rocco, believed to guard against the horrible disease. In 1649, in this same oratory, the Confraternity of Mortis et Orationis was in charge of burying the poor, pilgrims, travelers, drowned people, and those who died on the streets. The confraternity merged with the main one in Rome on 9 April, 1669. Due to serious discordances between the brothers the oratory was closed in 1763, but opened again in 1797. In 1815 and 1849 the oratory was used as the quarters of the national guard. By 1890 the confraternity had broken up and the oratory became the branch church of the parish church of Lerici. The oratory houses five altars, 18th-century frescoes, and a marble statue of San Rocco. The main altar is enhanced by a lovely painting on wood dating from the 16th century; depicting the Saints Martin Bishop, Christopher, Sebastian, and Rocco. • Saints Martin Bishop, Christopher, Sebastian, and Rocco. Attributed to a painter from Genoa working from the mid16th century. Teramo Piaggio? (1485-1554) • Virgin Mary with Child and the Saints Joseph, Eligio, and Anthony Abbot. Attributed to Giovan Battista Casoni (1610 – 1686) • Our Lady of Carmine. Carlo Conturi, painter who worked in Lucca during the second half of the 17th century. Large votive painting. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 37 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 38 Progetto ACCESSIT 38 leriCi, OratOriO di san BernardinO L’edificio venne costruito prima del 1498, probabilmente poco dopo il 1450, anno in cui il pontefice Niccolo V° nativo di Sarzana canonizzò San Bernardino da Siena. La chiesa nacque dallo slancio e dal fervore di un autentico entusiasmo religioso, San Bernardino nel suo viaggio in Liguria del 1417 visitò tutta la riviera, infiammando i cuori dei fedeli, motivandoli in un impegno severo e profondo di fede e carità. Le ardenti parole del predicatore provocarono un nuovo risveglio spirituale nella comunità di Lerici a cui seguì la fondazione della Confraternita dei Disciplinanti. La nascita di quella aggregazione rispondeva alla necessità di cercare il bene spirituale degli iscritti, promuovendone anche il benessere temporale Le attività caritative prevedevano le consuete prescrizioni :assistenza agli infermi, seppellimento dei cadaveri, pacifica- Altare maggiore e cupola Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 39 Lerici, Oratorio di San Bernardino zione delle liti e il mutuo soccorso tra gli adepti. I capitoli della Confraternita ebbero non solo l’approvazione ecclesiastica, ma furono ripetutamente confermati da diversi decreti del Serenissimo Senato della Repubblica Genovese. Nel 1584, al momento della visita apostolica di Monsignor Peruzzi, la confraternita chiamata “Societas Sancti Bernardini” aveva un reddito di 25 libbre, derivate prevalentemente dai canoni dei numerosi fondi agricoli di proprietà del sodalizio e dalle elemosine degli iscritti. Nella Chiesa di San Bernardino, si celebrava messa nei giorni festivi e il venerdì, i confratelli, vestiti di cappa bianca, recitavano e cantavano l’Officio della Madonna mentre il giovedì Santo eseguivano la lavanda dei piedi e osservavano il digiuno. Nel 1584 la chiesa aveva un solo altare ma era tenuta bene ed era amministrata, scrive il Peruzzi, con grandissima pietà. Nel 1695 l’edificio venne ingrandito, gli altari da uno furono portati a tre, venne arricchito da ulteriori opere d’arte e da nuovi manufatti e arredi. Sull’altare maggiore, assai imponente e coevo ai rifacimenti seicenteschi, sostenuto da poderose colonne in marmo, spiccava il quadro che raffigura la Madonna col Bambino, San Bernardino e San Francesco, dipinto e firmato da Domenico Fiasella nel 1659, oggi trasferito nell’adiacente chiesa parrocchiale. Al posto dell’ancona è stato collocato il gruppo di statue lignee raffiguranti la Madonna e San Bernardino che inizialmente si trovava nella cappella di sinistra, mente sull’altare laterale di destra biancheggiava il magnifico cinquecentesco trittico marmoreo di Domenico Gare, attualmente trasferito nella parrocchiale. Sull’altare di sinistra, dedicato all’Immacolata, restaurato recentemente per opera delle figlie di Maria, è oggi visibile la settecentesca statua marmorea raffigurante la Vergine Immacolata. Sopra il portale un bel organo a canne riporta nella balaustra la raffigurazione di due disciplinanti uno incappucciato e l’altro a capo scoperto mentre tengono in mano un cero. L’opera in legno con caratteri settecenteschi proviene dal soppresso convento di Maralunga che ospitava la confraternita di Sant’ Erasmo, protettore dei naviganti e dei marinai, la presenza dei confratelli che portano il cero si può ritenere, non tanto l’osservanza di una prescrizione, ma un riferimento a Sant’Erasmo. La confraternita di Sant’Erasmo, Opera Padroni e Marinai, venne costituita 39 cat. n. 21 nel 1629, dopo complesse vicende legate alla fondazione del Santuario della Madonna di Maralunga, sorto a seguito del miracoloso ritrovamento nell’anno1480 del dipinto raffigurante due immagini della Madonna con il Bambino da parte di tre pescatori lericini. La tradizione del sacro riinvenimento è controversa e il 1480 viene considerato anche come il possibile anno di esecuzione dell’opera. Il Santuario venne consacrato nel 1578 e affidato ai frati di Sant’Agostino. Nel 1629, con atto del notaio Ottaviano Bibolini, il priore dell’opera di Sant’Erasmo Giò Pastorino stipulò la convenzione col Padre Michele Riva priore del Monastero della Santissima AnnunItinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 40 Progetto ACCESSIT 40 Balaustra in legno, raffigura due disciplinanti, sec. XVIII ziata di Maralunga, per seppellire i marinai defunti e celebrare le Sante Messe di Suffragio durante tutto l’anno. Al termine di ogni viaggio, marinai e proprietari delle imbarcazioni pagavano la decima a questo sodalizio e ricevevano la patente di navigazione solo a seguito del pagamento della speciale tassa in favore della confraternita che esercitava il mutuo soccorso tra i marittimi. Dopo la definitiva soppressione dei conventi nel 1810 l’immagine sacra della Madonna venne trasferita nella Chiesa di San Francesco a Lerici e la confraItinerari del Patrimonio Accessibile ternita di Sant’Erasmo nell’oratorio di San Rocco, nel 1825 avvenne il successivo e definitivo trasferimento nella parrocchiale dove la compagnia gestì un altare. Di questa importante confraternita si conservano nel corredo degli argenti della chiesa due impronte in argento che raffigurano Sant’Erasmo, manufatti di pregevole eleganza che riportano sulla cornice modanata del bordo l’iscrizione “Opera de Padroni e Marinai”. Nel 1798, come noto gli argenti processionali vennero tutti requisiti e la confraternita lericina probabilmente, Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 41 Lerici, Oratorio di San Bernardino terminata l’occupazione francese, si rifornì di un nuovo patrimonio tra cui i due medaglioni che venivano cuciti nei tabarrini del priore, e ne costituivano la fermatura ornamentale. La festa di Sant’Erasmo, caratterizzata da un imponente processione, costituisce ancora oggi uno dei momenti di più intensa aggregazione comunitaria di un borgo le cui antiche radici affondano nell’attività di pescatori e naviganti. Gli ex voto riferibili al culto della Madonna di Maralunga e le sculture processionali di Sant’Erasmo che ogni anno sfilano nella processione del 20 giugno sono conservati in questo antico oratorio lericino dei disciplinanti. 21. Carlo Conturi (attivo secolo XVII) Madonna Immacolata, S. Francesco e S. Giovanni Evangelista, secolo XVII seconda metà Olio su tela Il pittore lucchese Conturi è presente a Lerici con altre due opere coeve, collocate in pendant nel presbiterio dell’oratorio di San Rocco: Madonna del Carmine e Anime Purganti e la Vergine che soccorre i naufraghi. Il dipinto di San Bernardino presenta un iconografia semplificata ed è di minore rilievo delle opere citate, modesto nell’esecuzione può essere ricondotto alla modestia delle pretese dell’autore e ad un suo facile reperimento, a seguito dell’incarico ricevuto per l’altro oratorio lericino. 22. Ignoto scultore La Madonna Immacolata, secolo XVIII Marmo bianco scolpito cat. n. 22 La scultura in marmo bianco di Carrara, lavorata a tutto tondo di autore ignoto è raffigurata nella tradizionale iconografia dell’Immacolata in preghiera, secondo modelli assai diffusi in età barocca. La scabra ma efficace resa della veste, il velo morbidamente appoggiato sul seno con sottili incisioni e il quasi liquido fluire dei capelli rivelano una certa qualità esecutiva nella varietà e ricchezza dell’uso dello strumento scultoreo. L’opera tradizionalmente è ritenuta lascito della Famiglia Ollandini. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 41 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 42 Progetto ACCESSIT 42 cat. n. 23 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 43 Lerici, Oratorio di San Bernardino 23. Anton Maria Maragliano (Genova 1664 - 1741), Bottega Madonna e San Bernardino, secoli XVII fine e inizi XVIII Legno dipinto e dorato La figura della Madonna, soave e regale, posta su nubi e attorniata da Angeli, si rivolge in un elegante colloquio a San Bernardino con espressione di soave umanità. La composizione ha un ritmo dinamico impresso dalle linee spezzate della veste della Vergine che acquista preziose intonazioni, esaltate dal contrasto tra il cremisi e il verde dell’ornato floreale e la lucentezza dell’oro. In questa scultura si manifesta lo stretto rapporto con il noto scultore genovese, evidenziato dalla pertinenza al grandioso schema del teatro barocco e dalla ricercatezza dell’ornato finemente inciso, espresso nel decoro dell’abito della Vergine e nell’intaglio accentuatamente realistico e mosso dei capelli. Dal confronto con l’immagine pubblicata da P. Colotto nel cat. n. 24 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 43 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 44 Progetto ACCESSIT 44 testo Lerici e le sue Chiese del 1980, appaiono mancanti i tre angeli che attorniavano le nubi su cui poggia la statua della Madonna. La presenza del Santo patrono indica l’originalità della provenienza anche se il modellato vigoroso, meno incisivo ma comunque raffinato come indicano i dettagli delle mani e le scomposte chiome, fanno propendere per interventi differenziati tra gli allievi del Maragliano. 24. Bottega del Maragliano (1664 – 1741) Cristo in Croce, secolo XVIII Legno scolpito e dipinto Il Monumentale Cristo morto, le membra allungate e il corpo non più contratto, presenta il capo reclinato sulla spalla sinistra, il volto ancora sofferente occhi e labbra socchiusi. In adesione ai canoni post tridentini sono accentuati i segni dolorosi della sua fine umana, la ferita sul costato evidente e le gocce del preziosissimo sangue di Gesù contrastano con l’accentuato biancore dell’incarnato. L’opera è certamente di ambito ligure, l’incarnato del Cristo, i lineamenti e l’intaglio dei capelli suggeriscono un esecuzione nell’ambito della bottega del grande Maragliano. 25. Louis Renault (attivo nella seconda metà del secolo XIX) Brigantino Agniade sorpreso nella tempesta, 1876 Iscrizione: Brigantino “Agniade” di Lerici, Capitano do Lerici Lenzi, colto da fiera tempesta presso l’Isola di Lissa alle 9 ant. Del dì II Novembre 1859 - dono fatto alla S.S. Annunziata dalla vedova Signora Carlotta Cardini nei Lenzi nel 1878 per sciolto voto Acquerello tempera su carta Il brigantino Agniade degli armatori Lenzi di Lerici comandato dal capitano Desiderio Lenzi, incorre nel 1859 in una pericolosa tempesta. Nel 1878 la vedova Carlotta Cardini in ricordo di quel lontano avvenimento, per sciolto voto, fa eseguire questo dipinto da Louis Renault. Il Brigantino è raffigurato con virtuosistica precisione e l’atmosfera di alacre lavoro con gli uomini alle manovre è tratteggiata con maestria, ma in quest’opera del secondo ‘800 è ancora forte l’aspetto miracolistico devozionale, un uomo probabilmente il capitano, è raffigurato con le mani rivolte al cielo a chiedere grazia alla Madonna Annunciata. Man mano che prendono campo delle vere e proprie scuole di marinisti, il tecnicismo descrittivo, e l’interesse per le vicende umane prevale, mentre tende a passare in secondo piano l’aspetto miracolistico. In Louis Renault che firma l’opera entrambi gli intenti coesistono. 26. Giò Batta Valle (1843 – 1905) Francesco Biaggini graziato, 1865 Iscrizione sul retro: Francesco Biaggini graziato il 17 aprile 1875 nello stabilimento meccanico di Fezzano Olio su tela cat. n. 27 Itinerari del Patrimonio Accessibile L’evento si svolge presso lo stabilimento meccanico di Fezzano, il miracolato è Francesco Biaggini giovane lericino che per lavoro si spostava da un lato all’altro del golfo. La Vergine, raffigurata in alto a sinistra, miracolosamente fa compiere un volo fortunoso a questo giovane, salvandolo da morte sicura. L’autore del dipinto non è un marinista spe- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 45 Lerici, Oratorio di San Bernardino 45 cat. n. 26 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 46 Progetto ACCESSIT 46 cialista, ma uno dei più significativi pittori spezzini del secondo ‘800, Giò Batta Valle (1843 – 1885). Egli nasce e muore a La Spezia, studia a Firenze dove è allievo del Mussini, considerato un abile paesaggista dipinge importanti sono le sue raffigurazioni del golfo e in particolare della riva occidentale. In quest’opera che egli realizza giovanissimo è ancor presente l’influenza del Mussini, rintracciabile nelle modalità esecutive della Vergine di stampo purista. cat. n. 25 Itinerari del Patrimonio Accessibile 27. Anonimo Brigantino salvato dalla Madonna Annunziata, sec. XIX Olio su tela Sul brigantino sospinto dai marosi, le vele stracciate, due alberi distrutti, si intravedono alcune figurette che si agitano freneticamente, nel cielo cupo, in alto a sinistra, è assisa entro nubi la Vergine Annunciata. Nella narrazione dell’evento trova Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 47 Lerici, Oratorio di San Bernardino grande spazio la situazione di rischio che consente all’autore, abile marinista, di rendere, attraverso la stesura vibrante del colore, la drammatica furia distruttiva del mare. L’accentuazione dell’elemento psicologico del pericolo e la sottolineatura dell’intervento divino, ma anche la contemporanea assenza di una iscrizione, che con la seconda metà del ‘800 diventa quasi diario di bordo, normalmente ricca di citazioni geografiche descrittive, fa propendere per una datazione entro la prima metà del XIX secolo. abstract L’édifice a été construit avant l’année 1498, probablement peu après 1450, année durant laquelle le pape Nicolas V, natif de Sarzana, a canonisé Saint Bernardin de Sienne. Saint Bernardin avait visité Lerici en 1417, provocant un nouveau réveil spirituel dans cette communauté, ce qui avait entraîné la création d’une Confrérie dei Disciplinanti (pénitents). Les chapitres de la Confrérie, vouée au secours mutuel spirituel et matériel des adeptes, n’ont pas seulement reçu l’approbation ecclésiastique, mais ont été plusieurs dois confirmés par différents décrets du Serenissimo Senato della Repubblica Genovese (Sérénissime Sénat de la République Génoise). En 1584, au moment de la visite apostolique de Monsignor Peruzzi, les membres de “Societas Sancti Bernardini” chantaient l’Office de la Vierge et, le Jeudi Saint, ils effectuait le Lavement des pieds et observaient le jeûne. Sur l’autel majeur, assez imposant et contemporain des restructurations du XVII° siècle, est placé un groupe de statues de bois représentant la Vierge et Saint Bernardin datant des premières années du XVIII° siècle. Sur l’autel de gauche est visible une précieuse statue de marbre, représentant l’Immaculée Conception, du XVIII° siècle. Au-dessus du portail, sur la balustrade de l’orgue se détache la représentation de deux pénitents. L’Oratoire accueille la Confrérie Sant’Erasmo et conserve l’imposante statue du XIX° siècle de ce même Saint. • Carlo Conturi, Madonna Immacolata, S. Francesco e S. Giovanni Evangelista (Immaculée Conception, Saint François et Saint Jean Evangéliste) huile sur toile, seconde moitié du XVII° siècle; • La Madonna Immacolata (Immaculée Conception), sculpture en marbre blanc, début du XVIII° siècle; • Madonna e San Bernardino (Vierge et Saint Bernardin), bois peint et doré, fin XVII° siècle- début XVIII° siècle, atelier d’Anton Maria Maragliano (Gênes 1664- 1741); • Cristo in Croce (Christ en croix), bois gravé et peint, XVIII siècle , atelier d’Anton Maria Maragliano (1664 – 1741); • Louis Renault, Brigantino Agniade sorpreso nella tempesta, (Brick Agniade surpris par la tempête) 1876, Aquarelle détrempe sur papier. The building was constructed before 1498, probably just after 1450, the year in which Pope Nicholas V, native of Sarzana, canonized Saint Bernardino of Siena. Saint Bernardino was in Lerici in 1417 and his visit sparked a new spiritual awakening in the community. Consequently, the Confraternity of the Disciplined was founded. The chapters of the confraternity, which was in charge of aiding its members both spiritually and materially, not only received clerical approval but were repeatedly confirmed by several decrees of the Most Serene Senate of the Republic of Genoa. During Monsignor Peruzzi’s apostolic visitation in 1584 the brothers of the Societas Sancti Bernardini sang the canonical hours; and, on Holy Thursday, carried out the washing of the feet and fasted. The main altar dates from the 17th-century updating project and supports a group of wooden statues representing the Madonna and Saint Bernardino (early 18th c., school of Maragliano). An exquisite marble statue of the Immaculate Virgin (18th c.) embellishes the altar on the left. The depiction of two Disciplined brothers can be seen above the portal, on the balustrade of the organ. The oratory is the home of the confraternity of Saint Erasmus and houses an imposing 19th-century statue of the Saint. • The Immaculate Virgin Mary, Saint Frances, and Saint John the Baptist. Carlo Conturi. Oil on canvas. Second half 17th century. • The Immaculate Virgin Mary. White marble statue. Early 18th century. • Madonna and Saint Bernardino. Painted, gilded wood. Late 17th-early 18th century. Anton Maria Maragliano’s workshop (Genoa 1664-1741); • Christ on the Cross. Carved, painted wood. 18th century. Anton Maria Maragliano’s workshop (1664-1741); • The Brigantine Agniade caught in the storm. 1876. Louis Renault. Tempera watercolor on paper. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 47 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 48 Progetto ACCESSIT 48 sarZana, OratOriO della MiseriCOrdia sede del MuseO diOCesanO L’Oratorio della Misericordia venne edificato probabilmente sui resti di un oratorio più antico o di una chiesa cimiteriale a partire dall’ottavo decennio del cinquecento dalla Confraternita della Misericordia, o dei Neri, nei pressi della cittadella rinascimentale in Piazza Firmafede, nell’area più antica della città. Il sodalizio era stato istituito il 1 aprile 1578 Itinerari del Patrimonio Accessibile per volontà del Vescovo Monsignor Bracelli e del Padre Cappuccino Angelo Spagnolo predicatore nella cattedrale di Santa Maria. L’Atto istitutivo della Confraternita raccomandava di introdurre “della dottrina cattolica e cristiana nelli teneri animi delli devoti fanciulli della città e il soccorso delle accorate necessità dei poveri membri di Cristo”. I capitoli emanati nel Liber della Veneranda Confraternita della Misericordia stabilivano dettagliatamente i compiti dei confratelli che prevedevano un programma caritativo dedito ai malati, ai moribondi e nel portare i morti alla sepoltura, con obbligo perentorio di indossare la cappa nera. Il seppellimento dei cadaveri dei miserabili era esteso anche all’assistenza e alla sepoltura dei condannati a morte, un’attività tra le più antiche ed esclusive delle compagnie della misericordia. Di misericordie che svolgevano questo modulo caritativo in tutta la Liguria ne sono state rintracciate due a Genova che emergono nel XVI secolo, una a Sanremo, l’altra è questa di Sarzana che fu molto efficace nel prestare soccorso, nel 1730 riuscì infatti, caso assai raro, a liberare il giustiziando. La visita di Monsignor Peruzzi il 3 aprile 1584 fa intendere che la confraternita non era ancora ben organizzata e che si era aggregata alla Societatis Sancti Marceli di Roma ma che l’Oratorio era ancora in costruzione. Nell’atto costitutivo della confraternita era anche previsto che venisse istituito e gestito un Monte di Pietà, e in effetti due anni dopo la visita apostolica, il 25 marzo 1586, venne istituito il Monte di Pietà approvato da tutti i confratelli con atto siglato dal notaio Zaccaria de’ Medici nel quale si stabiliva” si potesse andar aderendo al bisogno de’ poverelli col fine solo di pura carità, senza speranza alcuna di propri utili o comodo”. L’edificio, frutto di interventi durati due secoli, dal XVI al XVIII, è costituito da un’aula rettangolare con piccola cupola e copertura a botte lunettata, dotata di abside rettangolare, ai lati dell’abside e adiacente a questa sono posti tre locali voltati a vela. Le pareti laterali dell’aula centrale sono suddivise in tre parti e negli spazi centrali, entro lo spessore del muro, sono sistemati due altari: quello a sini- Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 49 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano stra, dedicato alla Madonna del Rosario, è concluso da un frontone al cui centro è la figura di Dio, quello a destra è dedicato alla B.V. del Suffragio. La facciata, di gusto settecentesco, presenta un portale dorico ed un soprastante timpano aggettante. A seguito delle soppressioni di epoca napoleonica nel 1810 vennero espropriati i conventi delle Clarisse e dei Domenicani, e soppresse le confraternite,ma l’oratorio della Misericordia aveva già perso la propria funzione originaria, infatti Panfilio Vinzoni nella pianta di Sar- 49 Madonna col Bambino e Santi e le Anime del Purgatorio, sec. XVII altare sinistro Altare maggiore zana del 1750, corredata da una legenda dei luoghi principali della città, colloca nell’antico edificio la sede della dogana. Nel 1888 la diocesi concesse l’uso perpetuo dell’oratorio della Misericordia alla confraternita laicale omonima, costituitasi a Sarzana nel 1874 e presieduta dal Conte De Benedetti per “condurre con dignità a sepoltura i bisognosi”. Aderirono a questa compagnia 136 soci oblatori provenienti dalla nobiltà e dal ceto benestante. Nello stesso Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 50 Progetto ACCESSIT 50 Domenico Fiasella (1589 – 1669), San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena – San Francesco e Santo Stefano, ai lati dell’altare Maggiore Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 51 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano anno 1888, grazie al lasciato del Conte Picedi Benettini, venne costruito il campanile, che presenta un paramento in bugnato con due cornici marcapiano ed un muretto d’attico che ospitava la campana di chiamata. L’edificio venne lasciato in buono stato da quella che dal 1902 era divenuta pubblica assistenza e nel 2000 gli venne attribuita una funzione museale. Nell’oratorio è stato allestito il Museo Diocesano di Sarzana articolato in sei sale: tra le opere originalmente appartenenti all’oratorio si conservano il Gruppo marmoreo dell’Annunciazione della seconda metà del XIV secolo che originariamente era posizionato in facciata, ai lati dell’Imago Pietatis collocata nella lunetta ed oggi conservata nella sala delle ardesie. Nell’aula centrale è stato ricostruito l’altare maggiore in marmi policromi su cui svetta il Crocefisso tardo seicentesco proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Maddalena di Castelnuovo Magra e sono visibili le due opere pittoriche, La Madonna del Rosario del XVIII secolo sull’omonimo altare e il dipinto raffigurante Madonna e anime purganti del XVII secolo sull’altro. Il Museo è stato realizzato secondo un criterio cronologico, nella prima sala è ospitata la teca siriaca in argento databile all’VIII secolo che conservò per molti secoli il Preziosissimo Sangue di Gesù, argenterie del XIV secolo, una importante capsella eburnea del XV e un interessante Crocefisso nero del XV secolo. è stata realizzata una sala denominata “Sala degli armadi”, ispirata all’arredo delle sacrestie. Nei due armadi sono custodite suppellettili e arredi sacri datati tra il XV e il XIX secolo. In particolare nell’armadio di destra è stata curata una originale distribuzione delle vetrine per ricostruire, in modo schematico, la struttura e l’arredo degli altari preconciliari. Gli oggetti esposti provengono prevalentemente dalla con-cattedrale di S. M.Assunta di Sarzana. Nella “Sala delle ardesie”, così definita per le opere con supporto in ardesia, va menzionata, oltre all’Imago Pietatis del 1621 attribuibile forse a Filippo Martelli e una Annunciazione del sec. XVI, una Madonna col Bambino e Santi di Giovanni Andrea Bogianus, proveniente dalla Pieve di Santa Margherita di Baccano, che esibisce un evidente lessico cambiasesco, incentrato sulla simmetria e una rustica semplicità. In onore di Domenico Fiasella detto “Il Sarzana” (1589 – 1669), uno dei massimi esponenti della pittura ligure del XVII secolo, in quello che fu il presbiterio, è stato allestito uno spazio a lui dedicato. Tra le sue opere presenti nel museo si ricorda la Vestizione di S. Chiara, olio su tela firmata e datata, nella quale a lato si può scorgere un particolare con autoritratto del pittore. Sono inoltre esposte la Vocazione dei SS. Giacomo e Giovanni e due tele, una con i SS. Francesco e Stefano ed una con i SS. Agnese e Gio- Giovanni Battista Fiasella e Domenico Fiasella, Il Miracolo della Mula, 1650 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 51 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.14 Pagina 52 Progetto ACCESSIT 52 vanni Battista, adoranti la Croce, l’interesse di queste due opere è legata alla loro funzione primigenia, furono infatti realizzate per affiancare, all’interno della cappella Cattani della Cattedrale, la Croce di Guglielmo del 1138. Sul lato destro è esposto il Miracolo della Mula, ritenuto per lungo tempo opera del maestro ed oggi per la piattezza della pennellata e la banalità degli sfondi architettonici, ricondotto al nipote Giovanni Battista, ma con il tocco dello zio nella vi- brante e pastosa cappa di Sant’Antonio, aggiunta come ha rivelato il recente restauro, in fase di ritocco finale (Donati 2008). Nell’oratorio la presenza della pittura genovese del ‘600 è testimoniata dal dipinto proveniente dalla Chiesa di Santa Caterina di Sarzana La Visitazione di Giovanni Andrea de Ferrari, giunta nella Chiesa a seguito di una donazione del secolo scorso da parte di Monsignor Luigi Podestà Vicario Capitolare Generale fra il 1864 e il 1867 e nel 1881, e dal dipinto di Domenico Piola Perdono di Assisi proveniente dalla Chiesa di San Martino di Sarzanello. Recentemente dalla Chiesa di San Bartolomeo di Ponzano per motivi di sicurezza è stata trasferita l’opera di Domenico Beccafiumi (1486 – 1551) Madonna col Bambino e San Giovannino, tradizionalmente ritenuto lascito della nobile famiglia sarzanese dei Remedi. Nell’aula rettangolare infine spicca la fastosa Cassa Processionale raffigurante la Flagellazione di Cristo attribuita allo scultore genovese Maragliano e allievi proveniente dal vicino oratorio di San Girolamo che si pone come fulcro visivo dell’attività devozionale degli antichi sodalizi. 28. Argenteria siriana Reliquiario del preziosissimo sangue di Gesù, secolo VIII Lavorato a sbalzo e a bulino Particolare, Anton Maria Maragliano e bottega Cassa processionale raffigurante La Flagellazione Itinerari del Patrimonio Accessibile Nell’inventario del 1505 il piccolo reliquiario a teca è definito “in forma arcae traforatae”, la studiosa Donati Devoti (Devoti 1999) individua una netta matrice bizantina dell’opera, databile al VIII secolo e proveniente da ambiente siriaco. La teca presumibilmente venne trasportata da Luni all’inizio del XIII secolo con il trasferimento della Cattedrale in Sarzana, conteneva la reliquia più insigne fra tutte quelle possedute dai sarzanesi, e cioè il preziosissimo Sangue di Cristo giunto a Luni, secondo la cosiddetta leggenda di Leobino, nel 742 (o nel 782) assieme al Volto Santo di Lucca. Questa opera era evidentemente oggetto di particolare venerazione, se nell’aprile del 1611, dopo averne disposto la riparazione, i protettori della Chiesa, preso atto della necessità di sostituirla, deliberarono che la nuova teca fosse della stessa “forma medesima di quella antica”. Questo proposito Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 53 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano 29. Orefice senese, seguace di Guccio di Mannaia Croce-Reliquiario, secolo XIV primo decennio Argento fuso, inciso, cesellato, dorato e smalti traslucidi La croce reliquiario proviene dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, accostabile per le strette affinità tecniche alla croce reliquiario stazionale della Cattedrale di Padova, va collocata tra quelle opere che attestano la diffusione tra la fine del secolo XIII e l’inizio del successivo, della tecnica cat. n. 28 restò tuttavia sulla carta e quattro anni dopo con due deliberazioni del 13 agosto e 13 settembre 1615, i protettori si rivolsero tramite Niccolò Saluzzo ad un non identificato argentiere genovese, affinché eseguisse un reliquiario d’argento di forma quadrata simile al modello che era stato mandato da Genova. Il nuovo prezioso contenitore assunse la forma ad ostensorio, perché la venerata reliquia non doveva, secondo le più recenti prescrizione post tridentine, essere soltanto protetta ma anche contemplata. Il Reliquiario – Ostensorio, conservato in Cattedrale, era anticamente collocato assieme ad altre reliquie in un vano appositamente reso accessibile allo sguardo dei fedeli, previa rimozione della tela del Fiasella raffigurante la Gloria del preziosissimo sangue. A questo dipinto, capostipite di una serie di raffigurazioni, si attribuisce il merito di aver protetto Sarzana dalla peste che infierì a Genova nel 1657. Per ospitarlo i protettori dell’Opera di Santa Maria di Sarzana, sotto l’egida del noto vescovo Giovanbattista Salvago, appartenente alla nobiltà genovese nominato da Sisto V, noto per le grandi imprese artistiche da lui promosse, fecero erigere, con inizio nel 1617, la Cappella delle reliquie, scrigno di marmi preziosi, realizzata con la collaborazione dei carrarini Giacomo e Michele Guidi. cat. n. 29 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 53 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 54 Progetto ACCESSIT 54 cat. n. 30 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 55 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano degli smalti traslucidi. Donata Devoti assegna la croce ad un maestro senese strettamente legato a Guccio di Mannaia e sottolinea la stupefacente capacità tecnica dell’artefice che l’esiguità dello spazio destinato alle figurazioni sembra evidenziare. La Croce venne restaurata senza subire manomissioni mantenendo la presenza dei tituli in smalto blu originali. La posizione privilegiata e apicale riservata ad un frammento “de Capte S. Andree” ha consentito di ipotizzare che fosse stata commissionata per la Pieve di Sant’Andrea infatti, negli anni in cui la croce presumibilmente fu eseguita, l’edificazione della cattedrale era in itinere. La presenza delle reliquie di San Francesco e San Domenico è una chiara allusione alla “traditio” relativa all’incontro dei due santi fuori dalle mura di Sarzana. 30. Scultore toscano Gruppo marmoreo dell’Annunciazione, Vergine Annunciata e Angelo, secolo XIV seconda metà Marmo scolpito Il gruppo proviene dalla chiesa di Sant’Andrea ma in origine era posizionato sul portale dell’Oratorio della Misericordia dove rimase fino al 1958. Secondo Ubaldo Formentini la collocazione primigenia doveva essere presso l’antico ospedale di San Lazzaro sulla via francigena, la sommaria lavorazione del retro delle statue e lo scarso spessore fanno pensare a un ubicazione a parete o in nicchia tipica per queste opere. La bibliografia dell’opera l’attribuisce a scultura pisana del pieno 300’. Ulteriori approfondimenti (M. Ratti 1992) riconducono l’opera alla grande diffusione delle Annunciazioni cui aveva contribuito l’attivissima bottega di Andrea Pisano e del figlio Nino. L’Annunciazione di Sarzana che si aggiunge a quelle di Carrara Massa e Pietrasanta interpreta in modo semplificato, con buone qualità formali, l’Annunciazione di Santa Caterina di Pisa, citata dal Vasari come una delle migliori opere “fussero fatte a què tempi”. Il confronto rileva la stessa posa, stessa impostazione del panneggio e il ripetersi di molti particolari, si ritiene dunque che la datazione vada posta dopo il termine di esecuzione del prototipo pisano, successivamente al sesto – settimo decennio del secolo XIV. L’opera è stata restaurata nel 1991 sotto la direzione della allora Soprintendenza ai Beni Artistici della Liguria. 31. Manifattura francese? Reliquiario eburneo raffigurante il ciclo di storia della Vergine, Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, Incoronazione della Vergine, secolo XIV fine Avorio scolpito e argento cesellato e a bulino Il Reliquiario in avorio intagliato ed argento, proveniente dalla Cattedrale Santa Maria di Sarzana, compare nell’inventario dei Beni della Chiesa del 1505, il 30 maggio 1505 viene inserito in una custodia “De Corio Nigro” contente una reliquia della vera Croce posta in una teca vitria guarnita d’argento, dotato di “quatuor perigus de argento in figuris angelori” di cui oggi non c’è traccia, ma presenti ancora nel 1961 in occasione della mostra realizzata a Sarzana. è presumibile che la cassetta fosse destinata ad ospitare una Reliquia della Vergine come attesterebbero le raffigurazioni visibili sui quattro lati e sul coperchio. La presenza di San Giovanni Battista affiancata a quella di Santa Caterina D’Alessandria e l’interessante peculiarità iconografica data dall’Arcangelo Gabriele, accompagnati dai due messaggeri angelici riconducono a schemi iconografici di ambito lombardo (Certosa di Pavia e Cappella Colleoni di Bergamo, Donati 1999). Nell’opera sono stati rinvenuti riferimenti aulici e elementi popolari e notazioni realistiche come la Corona che il Re Mago si infila a mo’ di bracciale, nonché la presenza in certi brani di un linguaggio ancora gotico. La matrice stilistica di questi intagli è riferibile ad ambito francese, anche se potrebbe essere stata realizzata altrove. 32. Manifattura fiorentina Croce astile, secolo XV prima metà argento fuso, inciso, cesellato e dorato L’opera presenta formelle lobate mistilinee con cornice perlinata e ad archetti con tracce di smalti traslucidi, sui bordi Itinéraires des Patrimoines Accessibles 55 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 56 Progetto ACCESSIT 56 cat. n. 31 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 57 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano corrono le medesime cornici a perline e ad archetti, nel corpo centrale motivo decorativo floreale. Esposta nella mostra sarzanese del 1961, venne attribuita da Piero Torriti ad un orafo “operante all’ombra della cupola brunnelleschiana”. Nella successiva mostra del 1982, allestita nell’oratorio di Santa Croce, Laura Martini notava che l’insieme era stato indubbiamente alterato in occasione di un intervento successivo, che si ritiene possa essere stato adottato intorno alla metà del XV secolo e che potrebbe aver quasi interamente cancellato gli smalti. Le placchette parlano in un linguaggio quattrocentesco mentre il motivo perlinato con archetti che corre lungo i bordi della croce richiama reminiscenze tardo gotiche, come aveva notato la stessa Martini, e pertanto appare forse opportuno anticipare la datazione non alla seconda metà, ma ai primi del XV secolo. nazione dunque fu fatta per la cappella di San Tommaso inaugurata il 3 ottobre 1460 con una solenne cerimonia alla quale intervennero oltre al cardinale Calandrini anche Francesco da Pietrasanta vescovo di Luni. La Cappella venne dotata delle due ancone “L’Incoronazione” realizzata dallo scultore pietrosantino Leonardo Riccomanni, per il braccio sinistro, portata a termine nel 1460 e la “Purificazione” per il braccio destro, commissionata alla bottega dei Riccomanni e portata a termine nel 1471. Il completamento dei lavori negli anni ‘70 avvalora il possibile spostamento cronologico della donazione del parato a quegli anni. 33. Manifattura fiorentina ? Casula, dalmatica, tonacella e relativi annessi, secolo XV terzo quarto velluto tagliato operato a due corpi laminato e riccio Il parato di velluto operato è con tutta probabilità da attribuire a manifattura fiorentina e costituisce una delle più eleganti interpretazioni del motivo della “griccia” in auge a Firenze nel secolo XV parimenti al motivo dei camini. Il tronco ricurvo, sul quale si innestano fiori di cardo ed altri motivi vegetali scandisce il disegno con le sue sinuose spire, nelle anse si inseriscono motivi a pigna iscritti in ogiva aperta da cui fuoriescono ulteriori motivi floreali ascendenti. Proprio l’apertura del motivo a pigna che fino a metà secolo inoltrato si presenta del tutto chiusa fa propendere per una datazione successiva alla metà del secolo e in particolare al settimo decennio del secolo. La storiografia prevalente ritiene invece di anticipare l’opera al sesto decennio, data di inaugurazione della cappella. Lussureggiante è il gioco cromatico tra oro e rosso e tra le diverse intensità dell’oro e le quattro tonalità del rosso. Il parato fu donato da Filippo Calandrini (Sarzana 1403- Bagnoregio 1476), fratello per parte di madre di Papa Tommaso Parentuccelli Niccolo V° “suae cappellae”, come attesta l’inventario del 1505. La do- cat. n. 32 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 57 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 58 Progetto ACCESSIT 58 34. Domenico Beccafumi (1485 – 1551) Madonna col Bambino e San Giovanni, secolo XVI prima metà Olio su tela Il dipinto proviene dalla Chiesa di San Bartolomeo di Ponzano Magra, e oggi attribuito, dopo varie controversie a Domenico Beccafumi. L’opera, sarebbe stata donata, secondo tradizione, dalla nobile famiglia dei marchesi Remedi che possedevano una villa con ampie proprietà terriere nelle vicinanze della piccola chiesa. La Madonna è raffigurata con manto azzurro che si dispone a coprire il capo in sovrappo- cat. n. 34 cat. n. 33 Itinerari del Patrimonio Accessibile sti panneggi, il bimbo tenuto amorevolmente in braccio ha il corpo evidenziato dalla vivida luce radente, mentre San Giovannino emerge dall’oscurità a sinistra della Vergine Maria, lo sguardo in tralice si volge al Bambino Gesù. L’opera propone una contrastata opposizione di luce calda e di zone scure che caratterizzavano le opere tarde dell’artista, pur mantenendo i magici effetti visionari di luce radente e di colori cangianti propri del grande Beccafumi (Spagiari 2008). Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 59 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano 35. Filippo Martelli? (a. 1615 – p. 1640) Cristo pietà e Confratelli, 1621 Olio su ardesia 36. Domenico Fiasella (1589 – 1669) Vestizione di Santa Chiara, 1648 Olio su tela Questa lunetta in ardesia decorava il portale d’ingresso dell’oratorio che fu sede della confraternita dei “neri” così denominata dai neri cappucci che ne celava l’identità, come si può ben vedere con la presenza dei due confratelli raffigurati. Quello di sinistra fu aggiunto dal pittore in corso d’opera per occultare lo stemma del donatore, accompagnato da un cartiglio nel quale è segnata la data 1621. L’opera è stata attribuita a Filippo Martelli, pittore massese che lasciò testimonianza della sua opera in alcune chiese della Versilia. L’opera proveniente dalla Chiesa di Sant’Andrea, venne realizzata dal Fiasella in età avanzata per la Chiesa del monastero delle Clarisse di Sarzana, come omaggio alla sorella Deodata suora in quel convento, ricordata dal pittore nel testamento con un legato a lei destinato. Il dipinto firmato e datato 1648, pur non collocandosi tra le opere migliori del pittore sarzanese, realizzato in un periodo di stretta collaborazione con Giovanbattista Casoni e in un momento di intensa attività della bottega genovese dell’autore, conferma gli stretti legami con la terra natia. L’introduzione di cat. n. 35 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 59 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 60 Progetto ACCESSIT 60 un suo autoritratto è un evidente richiamo all’identità e affettuoso tributo alla sorella suora. La rappresentazione della vestizione si diffonde sul portato sacrale dell’avvenimento nell’intermediazione di San Francesco con il divino, in questo caso rappresentato dal quadro dell’Immacolata ancona dell’altare della Consacrazione (Donati 2008). 37. Giovanni Andrea de Ferrari (1598- 1669) Visitazione, secolo XVII metà Dipinto su tela cat. n. 36 cat. n. 38 Itinerari del Patrimonio Accessibile La narrazione dell’evento è percorsa dal patos che accomuna la Vergine ad Elisabetta, entrambe in attesa della prossima natività, reso mediante l’intreccio degli sguardi affettuosi e consapevoli, mentre la medesima complicità si Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 61 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano coglie negli occhi e nella postura dei S.S. Zaccaria e Giuseppe, sullo sfondo si intravedono un sacro edificio e il cielo percorso da nuvole scure. Nella Cattedrale di Sarzana un’altra visitazione di Domenico Fiasella risalente al 1619-20, prima opera in città del noto artista, collocata su una parete laterale, è caratterizzata da luci ferme, colori freddi, e aulico panneggio. è noto che Giovanni Andrea De Ferrari, in anni successivi a quel periodo subirà l’influsso del Fiasella, ma la Visitazione proveniente da Santa Caterina è riferibile ad una fase più tarda del percorso artistico dell’autore, databile al 1665 circa, ritenuta tra le migliori opere del maestro, stilisticamente conforme ai motivi Rembrantiani dell’opera l’Agar e l’Angelo della Santissima Annunziata del Vastato. Nella Visitazione De Ferrari mostra di aver interiorizzato il proprio linguaggio pittorico, soffermandosi nell’espressione contenuta quasi lirica dei sentimenti e anche la tecnica, quasi priva di un supporto grafico di tipo accademico, dà corpo alle figure attraverso la stratificazione di diverse stesure cromatiche, cosicché la loro evidenza tridimensionale è ottenuta per via pittorica. 38. Domenico Piola (1627– 1703) Il perdono di Assisi, 1686 Olio su tela Il dipinto trasferito dalla chiesa di San Martino di Sarzanello proveniva dalla Chiesa demolita dei Cappuccini di Lerici. L’opera firmata e datata 1686 apparteneva in origine ai Conti De Benedetti di Sarzana. Il quadro di ottima fattura rivela la grande scioltezza disegnativa dell’autore, mostrando una perfetta composizione in diagonale che fluisce da destra verso il basso. Il dipinto mostra un intenso contrasto coloristico reso da colori netti a cui si somma la morbidezza dei panneggi e l’eleganza delle fattezze dei volti dei protagonisti: San Francesco, Gesù, la Vergine, contornati da una corona di angeli che a loro volta spiccano per la delicatezza dell’incarnato e per la vivacità degli sguardi giocosi. L’attività di Domenico Piola, di Paolo Gerolamo e cerchia di allievi è documentata in zona a Lerici nella Chiesa di San Francesco e nella parrocchiale di San Terenzo. 39. Anton Maria Maragliano (1664 -1739) bottega Madonna Immacolata, secolo XVIII primi decenni Legno scolpito, intagliato e dipinto La scultura di piccole dimensioni, proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria in Sarzana si può ascrivere, per l’eleganza dell’intaglio e la ricchezza del decoro, alla bottega di Anton Maria Maragliano e in particolare ai primi decenni del XVIII secolo. L’eleganza della figura, a cui imprimono un ritmo dinamico le line spezzate delle vesti che acquistano preziose intonazioni dalla lucentezza dell’oro e dall’ornato floreale finemente inciso, riflette ancora l’allunato presso il maestro Giovanni Andrea Torre. I lineamenti delicati del volto, la compostezza del viso e le proporzioni eleganti sono proprie della produzione maraglianesca in un percorso verso la raffinata libertà del rococò. 40. Anton Maria Maragliano (1664 -1739) e bottega La Flagellazione di Cristo, cassa processionale, secolo XVIII prima metà Legno scolpito, intagliato e dipinto La cassa professionale proviene dall’oratorio di San Gerolamo di Sarzana. è attribuita, sulla base di affinità stilistiche, alla scuola del grande scultore ligure Anton Maria Maragliano. L’artista fu uno dei più attivi nell’ambito della statuaria barocca destinata alle processioni, molto diffusa in Liguria. L’esemplare sarzanese è contraddistinto da un elevato livello qualitativo come testimoniano la sapiente modulazione anatomica delle figure, i particolari delle mani affusolate, delle ciocche dei capelli mosse e fluenti di Cristo. La composizione raggiunge effetti scenici e teatrali grazie alle dimensioni rilevanti delle figure umane e l’utilizzo di un efficace policromia e della doratura. La raffigurazione è avvalorata dal perfetto equilibrio tra le forme compositive e il contenuto emotivo che raffigura il Cristo, figura delicata, dal luminoso incarnato, il volto consapevole e rassegnato che contrasta con gli incarnati più scuri, gli abbigliamenti e i tratti popolari degli sgherri. La violenza del gesto è sentita in tutta l’evidente e brutale fisicità derivata dal realismo diffuso in Liguria Itinéraires des Patrimoines Accessibles 61 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 62 Progetto ACCESSIT 62 cat. n. 37 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 63 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano dalla pittura del primo 600. La presenza di queste casse portate a spalla durante le processioni e sostenute grazie a lunghe assi di legno, accompagnate dai confratelli vestiti con le cappe e i tradizionali tabarrini, preceduti dall’imponenti crocifissi, contribuivano al raggiungimento di effetti particolarmente scenici e teatrali. Lo svolgimento sequenziale, la partecipazione collettiva, lo sfarzo dei costumi, secondo un gusto incline alla messa in scena, creavano un vero è proprio spettacolo ricco di patos che provocava un forte coinvolgimento emotivo da parte dei fedeli che assistevano e partecipavano all’estasi e alla sofferenza. abstract L’Oratoire della Misericordia, a été construit vers la fin du XVI° siècle près de la Citadelle, par la Confrérie du même nom, dite dei Neri (Noirs), instituée à Sarzana, le premier avril 1578, pour offrir assistance aux indigents, prisonniers, infirmes et malades, et accompagner les morts jusqu’à leur tombe. Dans l’acte de fondation était également prévues la création et la gestion d’un Mont-de-piété. L’édifice, tel qu’il se présente aujourd’hui, est le fruit de travaux échelonnés sur deux siècles, du XVI° au XVIII°, et est constitué d’une petite salle rectangulaire avec une petite coupole et une couverture en berceau avec lunette, dotée d’une abside rectangulaire. L’autel majeur constitué de différents marbres a été soigneusement reconstruit ; le long des deux parois latérales de la pièce se trouvent deux autels : celui de gauche est dédié à Notre-Dame du Rosaire, celui de droite à la Bienheureuse Vierge du Suffrage. La façade, de style XVIII° siècle, présente un portail dorique et, au-dessus, un tympan forjeté. Dans l’Oratoire a été installé le Musée Diocésain de Sarzana, composé de six salles. Parmi les œuvres qui appartenaient à l’édifice, on conserve le groupe de marbre de l’“’Annunciazione” (l’Annonciation), de la seconde moitié du XIV° siècle, qui était placée sur la façade, aux côtés de l’“Imago Pietatis” de 1621, positionnée à l’origine dans la lunette et, aujourd’hui, conservée dans la salle des ardoises. • Reliquaire fiole sang de Jésus, argenterie syrienne du VIII° siècle 63 cat. n. 39 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 64 Progetto ACCESSIT 64 cat. n. 40 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 65 Sarzana, Oratorio della Misericordia Sede del Museo Diocesano • Annunciazione, Vergine Annunciata e Angelo, (Annonciation, Vierge et Ange) groupe de statues de marbre, sculpteur toscan de la seconde moitié du XIV° siècle • Reliquaire éburné représentant le cycle de l’histoire de la Vierge, artisanat français ? Fin XIV siècle; • Chasuble, dalmatique, tunicelle et accessoires relatifs, velours coupé façonné en deux parties stratifié et bouclé, XV° siècle, seconde moitié, fait faire par le Cardinal Calandrini, frère du pape Nicolas V; • Madonna col Bambino e San Giovanni (Vierge à l’Enfant et Saint Jean) de Domenico Beccafumi (1485 – 1551) huile sur toile; • La vestizione di Santa Chiara, Vocazione dei S.S. Giacomo e Giovanni, S.S. Francesco e Stefano, S.S. Agnese e Giovanni Battista, (Prise de voile de Sainte Claire, Vocation des Saints Jacques et Jean, Saints François et Etienne, Saints Agnès et Jean le Baptiste) de Domenico Fiasella (1589 – 1669); • La Flagellazione, (La Flagellation) cassa processionale (char de procession porté à bras) de l’école d’Anton Maria Maragliano (1664 – 1739). The Oratorio della Misericordia (the oratory of mercy) was built near the citadel by the Confraternity of Mercy, known as the Confraternity of the Neri (the blacks), at the end of the 16th century. This confraternity was established in Sarzana on 1 April, 1578, for the purpose of assisting the destitute, the ill, invalids, and transporting the dead to their burial site. The article of incorporation also provided for the establishment and management of a Mount of Piety. The current building is the result of modifications which carried on for two centuries, from the 16th to the 18th century. It consists of a rectangular hall with a barrel vault and small dome, and a rectangular apse. The main altar, made with mixed marble, was carefully reconstructed. There are two side altars: the one on the left is consecrated to Our Lady of the Rosary and the one on the right to the Blessed Virgin of Suffrage. The 18th-century facade has a Doric portal topped by an overhanging tympanum. The oratory now houses the Diocesan Museum of Sarzana in six of its rooms. The displayed marble group The Annunciation (second half of the 14th c.) is one of the works which once belonged to the oratory. It used to be attached to the façade, on the sides of the Imago Pietatis (1621), which could originally be seen in the lunette and is now displayed in the Sala delle Ardesie. • Ampoule reliquary with blood of Jesus. Syrian silverware. Eighth century. • Annunciation, Virgin Annunciate and Angel. Marble group. Tuscan sculptor from the second half of the 14th century. Ivory reliquary with scenes of the life of the Virgin Mary. Made in France? Late 14th century. • Chasuble, dalmatic, tunicle, and related accessories. Laminated and textured cut velvet; two parts. Second half of 15th century, made for Cardinal Calandrini, brother of Pope Nicholas V. • Madonna and Child with Saint John. Domenico Beccafumi (1485-1551). Oil on canvas. • The dressing of Saint Claire, Vocations of the Saints James and John, Frances and Stephen, and Agnes and John. Domenico Fiasella (1589-1669). • The Flagellation. Processional platform by the school of Anton Maria Maragliano (1664-1739). Itinéraires des Patrimoines Accessibles 65 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 66 Progetto ACCESSIT 66 sarZana, OratOriO di san GirOlaMO L’oratorio di San Girolamo di Sarzana sorge in una stradina laterale alla Cattedrale di S. Maria Assunta e, dopo i recenti restauri, si presenta come uno dei più interessanti edifici dell’architettura barocca del XVIII secolo a pianta centrale nella Liguria orientale. La prima edificazione si ritiene risalga alla seconda metà del XV secolo, in questo periodo la Confraternita di San Girolamo, tra le più antiche di Sarzana, le cui prime notizie risalgono al 1470, ottenne dai Domenicani, che si erano trasferiti da poco nel vicino convento di città, un terreno situato nei pressi della Cattedrale per erigervi un proprio oratorio. Al tempo della visita apostolica di Mons. Peruzzi (1584) la compagnia contava oltre sessanta iscritti e inoltre risultava aggregata all’Arciconfraternita della SS. Trinità in Roma fin dal 1550, ciò comportò per i confratelli alcuni privilegi, come la possibilità di indossare la cappa purpurea e di godere di indulgenze papali. Nel XVI secolo il nuovo oratorio venne edificato con un’unica navata ed un unico altare per il quale venne commissionata una pala in terracotta policroma invetriata raffigurante S. Girolamo nel deserto. Quest’opera è stata variamente assegnata dalla critica alla bottega di Giovanni Della Robbia o di Benedetto Buglioni e se ne colloca la realizzazione nei primi anni del Cinquecento. La terracotta è stata tolta dal sito originario nel 1903, restaurata e ricollocata nel transetto destro della Cattedrale, dove oggi si può ammirare. Il visitatore apostolico Monsignor Peruzzi nella già citata visita del 1584 trova l’edificio satis bene, ancora con un unico altare ma ben fornito di tutto il necessario, compresi tutti i paramenti. Nuove notizie dell’Oratorio ci giungono dalle visite pastorali successive: da quella di Monsignor Noselli (1699) si ha notizia di un secondo altare dedicato al Crocifisso, mentre da quella di Monsignor G.B. Spinola (1710) si sa che è stato eretto un terzo altare dedicato alla B.V. di Loreto. A questo momento storico risale la più radicale trasformazione dell’edificio, che lo porterà dalla primitiva forma quadrangolare a quella ellittica che ancora oggi lo caratterizza. Il vescovo Della Torre nella sua visita all’oratorio del 1733 lo trova costruito in “eleItinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 67 Sarzana, Oratorio di San Girolamo (sec. XV - XVIII) sorreggere una doppia trabeazione sopra la quale sono le aperture che, centinate ed ovali, immettono luce all’interno, scandite da scudi che riportano inscritte le sette virtù cardinali trovando una precisa corrispondenza nelle pertinenti raffigurazioni che si stagliano al di sopra della balaustra. Nella cupola il grande affresco prolunga, con il disegno ed il colore, l’andamento architettonico sottostante. L’affresco si presenta scenografico e complesso, dietro una balaustra Dipinto raffigurante la Crocifissione, sec. XVII, altare maggiore ganti forme”, accertando dunque che dopo alcuni decenni i lavori si potevano considerare conclusi. L’elegante struttura ellittica, coperta da cupola, è sviluppata lungo un asse principale ingresso-altare maggiore, a cui si interseca ortogonalmente l’asse minore che collega i due altari laterali: a destra quello della B.V. di Loreto, a sinistra quello del Crocifisso. L’impianto interno è fastoso: coppie di paraste fiancheggiano le cappelle degli altari e le nicchie vanno a Altare maggiore Itinéraires des Patrimoines Accessibles 67 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 68 Progetto ACCESSIT 68 affrescata a colonnine si affaccia una loggia a pilastri che fiancheggia le arcate poste in corrispondenze delle sottostanti, sopra la loggia irrompe una folla festosa di Angeli che trionfalmente circonda Dio Padre in gloria. Sull’altar maggiore è visibile il dipinto di scuola genovese, della metà del secolo XVII, raffigurante la Crocifissione nella più tradizionale iconografia con Madonna, San Giovanni e Santa Maria Maddalena e nella cappella di sinistra una Madonna del Rosario, proveniente dalla Cattedrale, è attribuibile, con le dovute cautele, a Giuseppe Maria Arata. Nel settecento l’Oratorio continuò ad essere attivo, come dimostra la carta di Sarzana del 1750 di Panfilio Vinzoni che nella legenda acclusa segnala la presenza di” San Girolamo oratorio dei disciplinanti”. Dopo la napoleonica soppressione dei conventi nel 1874, a pochi anni dall’unità d’Italia, un gruppo di benestanti sarzanesi, venuta meno la vocazione caritativa dei disciplinanti e dell’antica Misericordia, fonda una nuova Misericordia, associazione laica con fini caritativi per il trasporto di feriti ed ammalati, e per condurre a sepoltura i defunti bisognosi. La prima sede, con il consenso delle autorità civili e religiose, fu proprio l’oratorio di San Girolamo dove venne steso lo statuto della nuova associazione, sotto la presidenza del conte De Benedetti. Nell’anno successivo la nuova misericordia che aveva associato 136 adepti, di cui nove donne, venne trasferita nell’oratorio di San Francesco e in seguito nell’oratorio della Misericordia. 41. Giuseppe Maria Arata (ante 1702) ? Madonna del Rosario, secolo XVII ultimo decennio Scultura in legno policromo cat. n. 41 Itinerari del Patrimonio Accessibile La Madonna del Rosario in trono con il Bambino Gesù, posta nella nicchia a sinistra dell’altar maggiore, poggia su un piedistallo di nuvole da cui fuoriesce una corona di piccoli angeli, ai lati quattro putti sostengono l’abito finemente modellato della Vergine. Le pieghe del manto conferiscono un certo dinamismo alla figura che presenta l’arto inferiore di destra quasi proteso verso gli astanti e fare da contrappunto alla staticità del busto. I lineamenti del viso e il modellato della capigliatura e le pieghe del manto abilmente accartocciate in una definizione quasi naturalistica delle forme consentono di sostenere la possibile attribuzione alla bottega di Giovanni Andrea Torre, artista operante nella seconda metà del secolo XVII in Genova dove alimenta una cerchia di abili scultori, tra i suoi allievi più dotati Giuseppe Maria Arata, presso il quale, a detta del Ratti, si formò Anton Maria Maragliano. Giuseppe Arata potrebbe essere Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 69 Sarzana, Oratorio di San Girolamo (sec. XV - XVIII) plausibilmente l’autore di questa scultura, della sua attività si conservano alcune dignitose testimonianze di primo ‘700. Lo schema del busto sottile contrapposto alla magniloquenza formale degli arti caratterizza la Madonna del Rosario e altre opere di quest’autore (v. la Madonna del Rosario, Rapallo San Pietro di Novella), così la particolarità somatica del mentino sporgente della Vergine si ritrova nella Madonna dei Setti Dolori dell’oratorio di Santa Croce di Sarzana e nella già citata scultura di Rapallo. Il motivo a elementi floreali sfalsati che decora gli abiti della Madonna sarzanese è una sobria interpretazione del più prezioso e fastoso decoro che sigla le sculture del grandioso teatro barocco che si ripete nel manto di S. Giuseppe di Quiliano (Savona, Oratorio di San Sebastiano) dell’Arata e nella veste dell’altra Madonna sarzanese. 42. Ignoti affrescatori liguri Dio Padre in Gloria, (1720 – 1733) Affresco L’affresco che occupa la cupola di discrete dimensioni appare sorretto da un forte legame con la tradizione genovese dell’affresco, eredità di un lungo operoso percorso cat. n. 42 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 69 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 70 Progetto ACCESSIT 70 cat. n. 42 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.15 Pagina 71 Sarzana, Oratorio di San Girolamo (sec. XV - XVIII) degli artisti che, pur con diversificate caratterizzazioni, ebbe come riferimento primo Casa Piola e particolarmente la nuova direzione presa da Paolo Gerolamo Piola che con fresca e capricciosa inventiva si esercitò nel divertimento del trompe-l’oeil architettonico, dovuto anche alla collaborazione con abili quadraturisti e che ebbe grande seguito. A questa tradizione non poteva mancare la grande esperienza di Gregorio De Ferrari e il suo mito naturalistico che lo condusse all’ampia libertà di forme creando la continuità visiva tra pittura, stucco dipinto con immagine e materia delle immagini, coinvolti nello stesso processo compositivo. Nell’affresco di San Girolamo i recenti restauri del 1967 che pur hanno il merito di aver interrotto un pericoloso processo di degrado in atto rendono meno certa la lettura dell’intensità tonale. Contemporaneamente consentono di cogliere appieno la struttura dell’impianto compositivo che non rinuncia alla spettacolarità ma che guarda ad una produzione di piacevole effetto, diffusa in Liguria da nuovi artisti provenienti prevalentemente dall’Emilia come Jacopo Antonio Boni (1688-1766) che insieme ad altri frescanti lavorò a lungo in Liguria, stabilendosi definitivamente a Genova nel 1726. L’opera è dunque frutto probabilmente di un artista che scala, pur nella grandiosità delle abili inquadrature, l’inventiva fantasiosa in una interpretazione più contenuta e domestica. abstract L’Oratoire San Girolamo de Sarzana se dresse dans une petite rue latérale par rapport à la Cathédrale S. Maria Assunta et, après de récents travaux de restauration, se présente comme l’un des plus intéressants édifices de l’architecture baroque du XVIII° siècle, à plan régulier, de la Ligurie de l’est. La première édification remonte, probablement, à la seconde moitié du XV° siècle, à cette époque, la Confrérie San Girolamo, parmi les plus anciennes de Sarzana, dont les premières mentions remontent à 1470, a obtenu des Dominicains un terrain sur lequel bâtir son Oratoire. La visite apostolique de Monsignor Peruzzi, en 1584, y trouve plus de soixante inscrits et l’édifice n’a encore qu’un seul autel, mais il est pourvu de tout le nécessaire. De 1710 à 1733, l’Oratoire subira de profonds changements qui le feront passer de sa forme primitive quadrangulaire à celle elliptique, surmontée d’une coupole décorée d’une fresque scénographique et complexe, attribuable à l’école génoise, contemporaine de la restructuration du XVIII° siècle, caractérisée par une foule d’anges en fête qui entourent triomphalement Dieu le Père. • Dio Padre in Gloria, (Dieu le Père en Gloire) Fresque (1720 – 1733). • Madonna del Rosario, (Vierge au Rosaire) Giuseppe Maria Arata (ante 1702), seconde moitié du XVII° siècle. Sculpture en bois polychrome. The Saint Jerome Oratory in Sarzana stands on a narrow street on the side of the Cathedral of Our Lady of the Assumption. The recent restoration work has made it one of the most interesting edifices of the 18th-century Baroque period in east Liguria. Its construction is believed to have begun during the 15h century. In this period the Confraternity of Saint Jerome (one of the oldest in Sarzana – 1470) received a plot of land from the Dominicans to built their oratory. Monsignor Peruzzi’s apostolic visitation in 1584 reported over sixty members and a building with a single altar, but well-supplied with all that was needed. From 1710 to 1733 the oratory underwent radical changes which transformed the primitive square structure into an elliptical one topped by a dome. During the restoration work this dome was decorated with a scenographic and complex fresco that can be attributed to an artist or artists from Genoa. It depicts a joyous crowd of angels who triumphantly surround God the Father. • God the Father in Glory. Fresco (1720-1733). • Our Lady of the Rosary. Giuseppe Maria Arata (ante 1702). Second half of the 17th century. Polychrome wood. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 71 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 72 Progetto ACCESSIT 72 BOlanO, OratOriO di sant’antOniO La data di fondazione dell’oratorio di Sant’Antonio a Bolano risale al XVI secolo, quando divenne sede dell’omonima confraternita, unica eccezione in un panorama che nella bassa Val di Vara contemplava congregazioni di soli disciplinati. Nel resoconto del Cardinale Lomellini del 1568 si precisa che a Bolano esistevano, ospitate nell’oratorio, le due compagnie di Sant’Antonio e di San Rocco “che erano molto ben tenute e tutte fanno bene il debito loro” con un preciso riferimento all’attività ospitaliera e di cura. Viene menzionata la presenza della compagnia del Santissimo Sacramento che aveva il compito di adempiere alle funzioni religiose, mettendo così in evidenza come anche in questo centro si stesse manifestando la progressiva differenziazione tra confraternite dedite al mutuo soccorso e alla soli- Itinerari del Patrimonio Accessibile darietà , esercitate dalla compagnia di Sant’Antonio, e le nuove Societates d’altare che nascevano intorno ai temi del SS Sacramento o della Croce Nella visita apostolica del Peruzzi del 1584 l’edificio è ben documentato e si segnala la presenza di sei altari, dedicati a Santa Lucia, alla Purificazione della Vergine, a Sant’Antonio, altare provvisto di una rendita cospicua e posto sotto il patrocinio del rettore don Cesare De Grossi, a Santa Maria Maddalena “quod est societatis mulierum”, che era posto sotto il patrocinio di un gruppo di fedeli donne e infine di San Nicola che era” armatum satis decente” con una “buona ancona” e caro agli “scolares” di Bolano. Nei quasi venti anni che separano le due visite, l’Oratorio si era consolidato molto bene nella società locale creando una articolata attività liturgica intorno alle compagnie d’altare che andava di pari passo con quella di beneficiarie per le celebrazioni di messe di suffragio.Il visitatore apostolico cita le numerose proprietà dell’oratorio coltivate e affidate ad amministratori, molti dei quali si erano resi debitori nei confronti della casaccia, ma nel complesso veniva rilevato che l’istituzione era “conducta bona”. Nel 1638, col consenso di tutti i confratelli, l’edificio religioso venne donato ai francescani dell’osservanza della provincia di Genova “fatti salvi i diritti dei confratelli di servire presso l’oratorio” che fondarono un loro convento in Bolano. Nel 1768 l’oratorio fu interdetto dalla autorità diocesana a seguito di una accesa contesa con il padre guardiano del convento che non volle aprire il tabernacolo al visitatore diocesano. Nel 1810 il convento venne soppresso, ma l’oratorio mantenne le proprie funzioni, la relazione dell’inserviente comunale Grossi del 1864 segnala che l’oratorio “ha un altare di Sant’Antonio tenuto in grande devozione”. Successivamente l’edificio fu inglobato nel Municipio, venne riaperto nel 1930 e venne ricostruita l’antica confraternita. La facciata esterna, nella più tipica conformazione a capanna, presenta una nicchia al di sopra del portale che ospita una piccola statua in marmo che raffigura il Santo titolare. L’interno ha un unica navata e vi si conservano tre Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 73 Bolano,Oratorio di Sant’Antonio dei sei altari preesistenti, l’altare maggiore seicentesco, a forma trapezoidale, presenta una lastra centrale in marmo bianco, decorata a tarsie con due motivi a racemi contrapposti che si sviluppano in doppio tralcio su cui si innestano motivi floreali mistilinei, gigliati e a campanula, al centro è delineata a tarsie policrome la Croce a raggiera fitomorfa, lateralmente su due lesene in marmo nero s’innestano due angeli di grandi dimensioni che sorreggono la mensa. Pro- 73 Altare maggiore sec. XVII marmo bianco e mischi Interno particolari babilmente venne commissionato dai francescani in anni poco successivi al loro insediamento. Nel fastigio barocco accompagnato da due imponenti colonne di un preesistente altare scomparso, dedicato alla Madonna del Carmine, come sigla il cartiglio sommitale, dove si legge l’iscrizione “Decor Carmeli”, spicca la settecentesca tela con la Madonna del Carmine attribuibile a Stefano Lemmi (1671 – 1730). Inserita in una cornice lineare, soprastante un semplice altare settecentesco in stucco, è visibile l’opera del maestro genovese Simone Barabino (1585 – 1660?), Cristo condotto al calvario. Nel corso dei secoli l’impegno dei confratelli per abbellire l’oratorio si è in parte vanificato, ma l’alta qualità delle due opere pittoriche citate e la presenza dei due Crocifissi e della cassa processionale raffigurante l’Ecce Homo, contraddistinta da un efficace realismo che caratterizza la scultura devozionale ligure, dimostra l’impegno della comunità di Bolano nel sostenere questo antico sodalizio. La storia dell’oratorio si collega all’attività ospitaliera, di cura per i malati e di ricovero per gli indigenti, documentata dal Cardinale Lomellini nella visita Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 74 Progetto ACCESSIT 74 effettuata nella seconda metà del ‘500, a cui seguì l’impegno caritativo assolto dalla comunità francescana. Nel ‘600 e nel ‘700, l’ospitale si dedicò, in uno spirito di autentica carità cristiana, a dare sostegno ai trovatelli abbandonati, come è ripetutamente indicato nei due volumi “L’osp. tale (…) libro Introito ed essito, giugno 1623 – agosto 1700 / aprile 1707 – agosto 1738” dell’ospedale di Sant’Antonio. Non è chiaro se l’ospedale fungesse da novello brefotrofio o si limitasse a sostenere le spese del baliatico dei numerosi trovatelli di cui si fece carico in quei secoli. Negli anni esaminati, “spese per fare allattare un neonato” è l’attività solidaristica che impegna maggiormente il sodalizio, così da porre l’interrogativo se l’ospitale di Bolano si fosse dedicato a questa opera in maniera esclusiva. Poiché i francescani ricevettero l’edificio religioso nel 1638, ma “con la salvaguardia dei diritti dei confratelli” la solidarietà della casaccia indirizzata verso quel particolare soccorso fu una scelta caritativa che continuò almeno per tutto il periodo compreso nei due volumi. Dopo l’allontanamento dei frati non venne meno l’attaccamento della comunità al piccolo edificio religioso, come testimoniò lo storico Grossi, e dopo la rinascita della confraternita, voluta all’inizio del novecento da tutta la comunità,si può ancora cogliere la piena rispondenza, all’interno di quella società rurale, tra devozioni e realtà socio-economica locale. 43. Ecce Homo, secolo XVIII primi decenni Cassa Processionale in legno scolpito e dipinto Il gruppo scultoreo raffigura l’Ecce Homo e trova una evidente matrice nella produzione lignea devozionale di ambito ligure. Si evidenzia il realismo anatomico dei due manigoldi dai volti popolareschi e vigorosi e che contrastano con l’esangue nudità del Cristo, creando un impatto di stereotipato patetismo. L’arte dell’intaglio in Liguria nel primo ‘600 subì una profonda innovazione di connotazione naturalistica con le opere di Giovanni Battista Bissoni, che segnarono un nuovo percorso giunto fino a Giovanni Andrea Torre, la cui bottega fu deputata, con la fine del secolo, alla produzione di statuaria in legno a cui fecero Itinerari del Patrimonio Accessibile riferimento artisti impegnati in una routine produttiva a cui si può ricondurre anche la Cassa processionale dell’oratorio di Sant’Antonio. Nella scultura di Bolano la variazione di scrittura declina il realismo anatomico e il patos in una versione dove manca ogni illusionistica teatralità. La scultura si può riferire piuttosto all’ambiente, anche per le piccole dimensione dell’opera, degli scultori di presepe specialisti nella forte caratterizzazione delle figure. 44. Simone Barabino (1585 – 1660?) Cristo condotto al calvario, secolo XVII inizi olio su tela L’opera Cristo condotto al calvario, attribuito al genovese Simone Barabino, sembra essere l’unica testimonianza finora nota nel territorio spezzino dell’attività di questo maestro con l’eccezione della pala di Cavizzano raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Cristoforo e Giacomo, non uniformemente attribuita al pittore. L’opera è audacemente impaginata e rivela la grande capacità compositiva evidenziata nello stipare tante presenze in un piccolo spazio. Protagonista non è Cristo ma bensì il suo carnefice e i figlioletti abilmente disegnati e caratterizzati nella tipologia fisiognomica. Di questa opera va messa in evidenza la coerenza stilistica resa attraverso il timbro metallico del colore e il ruolo attribuito alla luce che rende vitali i personaggi. 45. Crocifisso, secolo XVII prima metà Scultura processionale in legno policromo L’opera, pregevole e di indubbia eleganza, è stata restaurata a cura della Sovrintendenza per i BSAE della Liguria, consentendo così una più appropriata lettura. Rimosse infatti le ridipinture, il crocifisso ha rivelato un incarnato dal nitido biancore prossimo all’avorio, mentre rimangono tracce modeste del blu originale del perizoma. Il Cristo, dal volto reclinato sulla spalla destra, occhi e labbra socchiuse, torace smagrito appena vibrante, le fasce muscolari delle braccia in tensione, percorse da vene sottili caratterizzate da un misurato virtuosismo, aggiungono Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 75 Bolano,Oratorio di Sant’Antonio una connotazione di drammaticità alla meditata classicheggiante compostezza anatomica dell’opera. Essa si discosta infatti dalle sculture di ambito genovese coeve. Il crocefisso è stato riferito (P. Donati 9 settembre 2010) ai modi di Francesco Fanelli, scultore fiorentino trapiantato a Genova, noto per le statue in marmo per la chiesa genovese del Gesù, realizzate tra il 1619 e il 1626, e per i bronzetti ed altre opere eseguite successivamente in Inghilterra, l’artista praticò anche la scultura in legno come attesta un documento del 1609 relativo ad un Cristo eseguito per la chiesa genovese di San Luca , del quale oggi si sono perse le tracce rendendo difficile una diretta comparazione. 46. Cristo in croce, secolo XVII fine Scultura processionale in legno policromo Il monumentale crocifisso presenta membra possenti, il cat. n. 43 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 75 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 76 Progetto ACCESSIT 76 cat. n. 44 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 77 Bolano,Oratorio di Sant’Antonio capo reclinato sulla spalla destra, il volto sofferente, occhi e labbra socchiusi. L’accuratezza plastica e una certa connotazione naturalistica riconducono l’opera ad analoghi soggetti di scuola ligure che presero spunto nell’attività di Giovanni Battista Bissoni che creò una nuova omogeneità nell’innovazione, rappresentata dal Crocifisso del 1643 della chiesa di Santa Maria Immacolata a Genova. Il crocifisso dell’oratorio di Bolano accentua i segni dolorosi della fine umana del Cristo, mostrando sul corpo straziato tracce inequivocabili di sofferenza. 47. Stefano Lemmi (1671 – 1730) Madonna del Carmine, secoli XVII fine - XVIII inizi Olio su tela cat. n. 45 cat. n. 46 Stefano Lemmi svolse la sua attività in tutta la Lunigiana storica, ma fu particolarmente attivo a Sarzana dove dipinse le storia francescane per l’ex convento di San Francesco. Il ciclo francescano di Lemmi propone una formula figurativa alla quale rimarrà costantemente fedele, basata sulla gestualità di estrazione scenica e di modi tendenti al patetico. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 77 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 78 Progetto ACCESSIT 78 cat. n. 47 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 79 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco Le stesse modalità espressive sono percepibili in altre opere, l’Incoronazione della Vergine, affresco eseguito nella volta dell’oratorio della Trinità sempre a Sarzana, e nella pala d’altare La Trinità, La Vergine, Sant’Andrea e San Niccodemo, conservata oggi presso il palazzo comunale della città. Nel dipinto dell’oratorio di Bolano è ravvisabile lo stesso clima che evita accuratamente formule drammatiche o esasperate, mantenendosi fedele ad un tono solenne ma aggraziato. La luminosità diffusa dà risalto ad una gamma cromatica ove prevalgono il rosa intenso della veste della Madonna, il giallo dell’abito dell’angelo e il bianco pastoso dell’incarnato della sarabanda dei putti che su nuvole bambacciose e grigiastre fanno da contorno alla Vergine. La resa gnomica dei visi degli angioletti e la particolarità esecutiva e coloristica della nuvolaglia mostra un preciso elemento di confronto con la pala conservata a Sarzana. Il timbro cromatico e la sobrietà del disegno nobilitano una certa tendenza allo stereotipo figurativo, talvolta smentito dalla delicatezza di un particolare come la dolcezza dello sguardo che l’angelo rivolge al piccolo putto. L’opera è stata restaurata di recente. abstract L’Oratoire Sant’Antonio Abate a été édifié au XVI° et a abrité la Confrérie du même nom, unique exception dans un milieu qui, depuis la basse Val di Vara comptait surtout des Confréries de disciplinati (pénitents). Dans l’Oratoire de Bolano, héritier d’une fondation franciscaine, a été introduite, au XVII° siècle, la dévotion envers Saint Antoine de Padoue. En 1812, à la suite de la suppression des couvents, la Compagnie a été dissoute et l’Oratoire destiné à d’autres fonctions et pendant longtemps englobé dans les bâtiments de la Mairie. Il a été rouvert en 1929 et l’ancienne Confrérie reformée. La façade externe, à la conformation typique à double pente, est ornée d’une niche au-dessus du portail qui abrite une petite statue de marbre représentant le Saint. L’intérieur, à une seule nef, est très simple, l’autel majeur, du XVII° siècle, présente un délicat motif marqueté et est soutenu, sur les côtés, par deux anges imposants de marbre blanc. La Cassa Processionale (char de procession porté à bras) avec l’Ecce Homo, caractérisée par un efficace réalisme qui représente l’avant et l’après d’un épisode brutal, appartient à la sphère de la sculpture dévotionnelle ligure de la fin du XVII° siècle qui s’intéresse aux prototypes introduits par l’atelier de Giovanni Andrea Torre. • Stefano Lemmi (1671 – 1730) La Madonna Del Carmine (Notre Dame du Mont-Carmel) huile sur toile, début XVIII° siècle; • Simone Barabino (1585 – 1660?) Cristo condotto al calvario, (Christ accompagné au calvaire) huile sur toile, début XVII° siècle. The Oratory of Saint Anthony Abbot and Saint Rocco was built in the 16th century. It housed the homonymous confraternity and was the only exception in the Val di Vara, where there were mainly Disciplined brothers. This oratory was handed down from the Franciscans and in the 17th century the devotion to Saint Anthony of Padua was introduced. In 1812, after the suppression of the convents, the confraternity was dissolved and the oratory was used for other purposes. For a long period it was part of the city hall. It was used once again as an oratory in 1929, and the ancient confraternity was reconstituted. On the façade, the niche above the portal houses a small marble statue of the Saint. The single-hall interior is simple. The 17th-century main altar is embellished with a delicate inlaid motif and is flanked by imposing white-marble angels. The processional platform features the Ecce Homo, defined by an incisive realism and showing the before and after of brutal gestures. It belongs to the late 17th-century devotional school of Liguria, inspired by the models introduced by Giovanni Andrea Torre’s workshop. • Our Lady of Carmine. Stefano Lemmi (1671-1730). Oil on canvas. 18th century. • Christ taken to the Calvary. Simone Barabino (15851660?). Oil on canvas. Early 17th century. Itinéraires des Patrimoines Accessibles 79 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 80 Progetto ACCESSIT 80 Varese liGure, OratOriO di sant’antOniO e rOCCO Nostra Salute MDCLIII”, già emanati nel 1638, vennero rinnovati nel 1654, dopo quasi due secoli di vita del sodalizio. La revisione confermò puntualmente i compiti che dovevano assolvere gli associati, incentrati sulla carità ai più sfortunati, l’assistenza ai malati, la sepoltura dei morti e l’impegno nella lavanda dei piedi nella settimana della passione e come specifica il capitolo n. 6 dello Statuto “l’impegno della proces- L’Oratorio dei Santi Antonio e Rocco, situato accanto alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è un vero e proprio prototipo barocco che conserva il prevalente impianto sei – settecentesco. La sua costruzione è legata alla fondazione della confraternita dei Santi Antonio e Rocco costituitasi nel 1451, tutt’ora attiva e da cui prese nome l’edificio. Nel corso del tempo questo sodalizio accrebbe d’importanza e consolidò i propri beni sotto la tutela della Repubblica genovese come sigla visivamente, nel sipario soprastante l’altare in stucco, il simbolo della Repubblica di Genova, segno dell’alleanza e della protezione del senato repubblicano. Nel 1563 i confratelli chiamarono a Varese i padri Agostiniani che fecero costruire la chiesa della Santa Croce. I rapporti tra confratelli e frati inizialmente non furono tra i più felici, ma dopo una lunga disputa, dal 1584 gli Agostiniani divennero stabilmente cappellani dell’oratorio fino alla soppressione del convento nel 1799, tanto che i padri recuperarono l’antico titolo dell’Annunziata, testimoniato dalla pala dell’altare maggiore dell’oratorio. Gli “STATUTI ET ORDINI Della Confraternita De SS. Rocho et Antonio di VARESE, Nuovamente corretti E confermati dal Serenissimo Senato di GENOVA a cui solo quella è soggetta in VARESE l’Anno di Itinerari del Patrimonio Accessibile Statuti ed ordini della confraternita di Sant’Antonio e Rocco Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 81 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco sione da farsi il venerdì santo di sera”. La tradizione della lavanda, praticata dai confratelli di Varese è esemplificata negli affreschi del soffitto dell’oratorio Negli statuti sono ben specificate le disposizioni che riguardano le adunanze e le processioni descritte nel capitolo 5 “Delle Processioni pubbliche da farsi nell’Oratorio suddetto – pertanto si scaturisce et ordina che di priori medesimi restino tenuti a farsi che la 1 domenica di maggio di qualsivoglia anno e degli altri mesi susseguenti sino a settembre esclusi essi il giorno festivo de Santi Rhoco et Antonio e di San Giovanni Battista protettori dell’Oratorio stesso et in perpetuo siano congregati dall’Oratorio suddetto i confratelli di esso e vestiti con le loro cappe e con i lumi accesi con conforme al solito già presso et ordinati a due a due faccino la processione cominciando dall’Oratorio fino alla pieve”. Queste pratiche di devozione vennero a lungo esercitate tra gli iscritti al sodalizio come testimoniano le bianche cappe e i tabarrini processionali in velluto blu dall’elegante ricamo in oro e argento filato il cui motivo decorativo ne declina la datazione ai primi anni dell’800. L’edificio presenta all’esterno la più classica delle Interni e particolari Itinéraires des Patrimoines Accessibles 81 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 82 Progetto ACCESSIT 82 Mazze processionali dorate con i Santi Antonio e Rocco strutture architettoniche degli oratori con tetto a capanna, l’interno ha un unica aula per favorire il senso dello spazio unitario dedicato alla preghiera dei confratelli, l’uso del quadro come elemento decorativo si pone come fatto architettonico essenziale nella lettura dello spazio interno e delle pareti, la sequenza di cornici elaborate nel più suntuoso barocco costituisce un continuum ritmico che crea lo spazio, lo articola e ne definisce i ritmi. Giovan Battista Casalis nel suo “dizionario geografico, storico, commerciale degli stati di Sua Maestà il re di Sardegna nella descrizione storico–artistica di Itinerari del Patrimonio Accessibile Varese Ligure” nel 1850 menziona la dovizia di stucchi, dorature ed affreschi dell’oratorio dei Santi Rocco e Antonio Abbate ancora perfettamente leggibili. Le cornici si pongono come elemento decorativo e strutturale e contemporaneamente l’impaginazione più adeguata per le 13 tele che si possono considerare cicli pittorici celebrativi che, “sacri murales”, arricchivano le aule oratoriali. I dipinti sono coevi al rifacimento dell’oratorio successivo alla riedizione degli Statuti del 1654 come le fastose decorazioni parietali e del presbiterio. Seguirà un ulteriore ripristino dell’edificio che consentì il completamento della decorazione murale pertinente alla parte sommitale e alla volta che si sviluppò in un lungo arco di tempo. Intorno al 1740 circa, periodo in cui Giuseppe Galeotti eseguì gli affreschi del soffitto (Spagiari 1989), si ebbe il contemporaneo intervento dell’abile quadraturista che realizzò le cornici in stucco dagli eleganti motivi rocaille, ma la doratura dell’imponente decorazione musiva si ebbe solo nell’ultimo decennio del secolo. Una lunga controversia tra priore, confratelli e alcuni affittuari, protrattasi dal 1773 al 1780, determinò una brusca interruzione dei lavori fino al 1792 quando si avviò il completamento della doratura degli stucchi commissionata a “Steffano Parodi indonatore in Chiavari”, come si può leggere nell’Introito ed Esito cominciato nel 1773. Alla stessa bottega in quegli anni venne affidato il rifacimento degli stalli lignei delle pareti laterali e della controfacciata, ripristinati sulla base del modello preesistente tardo seicentesco, l’esecuzione dei fanali dorati, dei due pastorali in legno con le effigi dei Santi Antonio e Rocco e dei candelieri (Spagiari 1989). Appaiono facilmente riconducibili ad una originaria committenza della confraternita sculture e opere che fanno chiaro riferimento ai santi titolari. Nello stesso oratorio era confluita, dopo le soppressioni napoleoniche, una confraternita della morte, costituitasi nel XVIII secolo, che aveva trasformato in un proprio oratorio dedicato a Santa Sabina l’antica chiesa nobiliare della famiglia Chiappe. In quell’edificio si accumulò un consistente patrimonio storico-artistico disperso, forse in parte confluito nell’oratorio di San Rocco, da ricercare probabilmente in uno o più esemplari tra i grandi crocefissi processionali protagonisti del rito della settimana santa conservati in San Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 83 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco Rocco. Proprio da Santa Sabina il venerdì Santo partiva la processione degli incappucciati e lì si costruiva l’apparato del Monte Golgota. Successivamente al suo trasferimento la compagnia della morte proseguì nella nuova sede i riti collettivi dei disciplinanti e per un certo periodo tese a prevalere per l’adesione di tutto il notabilato di Varese, in seguito si creerà una sovrapposizione tra le due compagnie che, superate le controversie e le gelosie, ripresero ad essere modello significativo nella pratica religiosa e caritativa fino ai nostri giorni. 48. Ignoto pittore ligure L’Annunciazione, Sant’Antonio Abbate, Santa Caterina d’Alessandria, San Rocco, San Gottardo, sec. XVII inizi Olio su tela Il dipinto raffigurante La Nunziata è ricordato dalle Remondini nella relazione sulle parrocchiale delle arcidiocesi genovese del 1889 nella descrizione dell’oratorio dei S.S. Rhoco e Antonio Abate che “vuolsi retto dal 1451 e a tre altari sacri alle cinque piaghe a San Giovanni Battista e il Maggiore con Ancona della Nunziata ricca di cinque figure di Santi tra le quali i titolari”. Il dizionario del Casalis del 1850 tra le opere artistiche di questo oratorio non menziona la Nunziata mentre cita la modestissima “Caena Domini”. L’opera fu sicuramente realizzata per l’oratorio, potrebbe essere riferibile ad una preesistente confraternita dell’Annunciata e come depone la presenza dei due titolari del medesimo e per il perfetto inserimento nella cornice a stucco parte integrante del disegno decorativo della parete di fondo. L’opera applica i dettami controriformicisti, testimonianza di quella diffusa cultura visiva che nel XVII secolo esporta tradizioni genovesi e gusto toscano, imposti dal prestigio di G. Battista Paggi (1554-1627). La Sarabanda dei Putti rammenta vagamente certe composizioni cambiasesche, i lineamenti del viso e i particolari descrittivi dell’abito di Santa Caterina d’Alessandria ricordano l’abbigliamento di Sant’Orsola nel Martirio di Sant’Orsola dipinto di G.B. Paggi per il Duomo di Savona. La tela è stata restaurata nel 1983 a cura del laboratorio di restauro della Regione Liguria. 49. Antonio Lagorio (Attivo fino al 1690 circa) Santi Apostoli e Madonna dei sette dolori, serie di 13 dipinti, seconda metà sec. XVII olio su tela Lungo le pareti dell’oratorio per tutta la navata, al di sopra degli stalli, sono collocati i dipinti raffiguranti San Tommaso, San Simone, Sant’Andrea, San Bartolomeo, San Giacomo Minore, San Pietro,Cristo porta Croce, San Giovanni Battista, San Paolo, San Filippo, San Matteo, San Giacomo Maggiore e Madonna dei Sette dolori. Queste opere sono state attribuite di recente ad un artista di provenienza genovese, Antonio Lagorio, attivo a Parma nel ‘600. L’artista dei Santi Apostoli aderisce ai modelli formali in auge già dai primi de- cat. n. 48 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 83 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 84 Progetto ACCESSIT 84 Interno, stucchi dorati e dipinti, secolo XVII-XVIII Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 85 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco cenni del ‘600 nelle composizioni per linee oblique, nell’esaltazione delle nerborute anatomie e nei pesanti panneggi propensi ad un impeto ascensionale, ma in alcuni dei profili espressivi e nell’ardire di certi toni psicologicamente atteggiati è riconoscibile una tensione emotiva nuova, in particolare leggibile nei volti di S. Bartolomeo, San Jacopo Minore, San Tommaso, Sant’Andrea. I santi mostrano tratti che, superata ogni retorica, approdano ad un nuovo concetto d’individualità. Nei chiaroscuri ricercati e nella ricerca stilistica e cromatica si evidenzia l’assimilazione della lezione classicista degli emiliani arricchita dalla conoscenza dei modi dei fiamminghi. Si discosta completamente San Pietro, rigidamente impostato e forse opera di un collaboratore del Lagorio. Le tele denotano inoltre l’adesione ai dettami controriformistici, ai quali aveva dato forte impulso a Varese Ligure la visita apostolica di Monsignor Bossi nel 1592 che sancì alcune regole per le confraternite dei disciplinati (Mari 1989). La datazione dei dipinti potrebbe riferirsi ad anni successivi al 1654, anno della riforma degli statuti e periodo nel quale l’oratorio visse una fase di grande vitalità. 85 50. Giuseppe Galeotti (Firenze 1709 - Genova 1777) San Rocco intercede per gli appestati, secolo XVIII quarto decennio San Antonio Abate nel deserto Lavanda dei piedi Affreschi Giuseppe Casalis, nella descrizione storico artistica di Varese Ligure del 1850, menziona stucchi, dorature ed affreschi dell’Oratorio dei Santi Rocco e Antonio Abate. I Remondini nel 1889 riprendono tali note aggiungendo una precisa attribuzione: “… e il Casalis parlando di questo Oratorio lo loda per la ricchezza dei stucchi, per dorature e per gli affreschi del Galeotti” La stesura dei tre affreschi non è del tutto omogenea nella resa narrativa che appare maggiormente convincente nell’ovale raffigurante la Lavanda dei piedi, opera in cui il personale linguaggio dell’autore accoglie stimoli precisi da un filone della cultura visiva diffusa a Genova in quegli anni, cat. n. 49 Itinéraires des Patrimoines Accessibles Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 86 Progetto ACCESSIT 86 cat. n. 50 come la rintracciabile, seppur irrigidita derivazione dall’immobilità preziosa di Marcantonio Franceschini (1648 – 1729) degli affreschi dell’oratorio di San Filippo a Genova o una certa grazia nel segno e nell’accostamento cromatico che rimanda alla piacevolezza soave e al gusto facile dell’opera di Jacopo Antonio Boni (1688–1766). La composizione pacata dei tre affreschi, il riferimento a moduli controllati e a passaggi di colore di una composizione scenografica, smentiscono la generica attribuzione al Galeotti, qualora si idenItinerari del Patrimonio Accessibile tifichi l’autore in Sebastiano Galeotti (1676–1741). Appare invece accettabile l’attribuzione al figlio Giuseppe. Nel ricordare alcuni momenti del percorso artistico di questo pittore si può ritenere l’Annunciazione (1738) del Santuario della Madonnetta, che peraltro Alizeri attribuisce a Sebastiano, ritenendo il riferimento a Giuseppe un errore del Ratti, un opera ancora influenzata dal linguaggio paterno. Nel 1740 G. Galeotti lavora a Chiavari dove affresca San Giovanni Battista e San Giacomo di Rupinaro. Scrive Alizeri “in quegli Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 87 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco anni… la copia di dipinti che egli fornice a quasi tutti i luoghi della provincia rende agevolmente credibile questa diversità di operare” e continua …” cade anche sospetto che egli conformi le fatiche alle mercedi piuttosto che ai luoghi or mostrandosi accorato e studioso di bellezze in paesi oscuri ed ora poco meno che cattivo a Genova”. Nel 1748 dipinse alcune tele per San Francesco d’Albaro e gli affreschi murali. La datazione degli affreschi di Varese agli anni ’40 appare convincente in riferimento anche alla coeva produzione genovese in San Francesco di Albaro. In particolare Il miracolo del piede e il Miracolo dei Santi Nazario e Celso offrono attendibili elementi di confronto con gli affreschi di Varese. La narrazione affrontata nei tre affreschi rappresenta la ragione teologica e devozionale che sostiene l’attività della Confraternita delle Cinque Piaghe: preghiera e carità. Gli statuti del 1654 raccomandano con precise norme e prescrizioni questi doveri. In particolare in relazione alle “azioni” da svolgere il Giovedì Santo è scritto: “…dispensa del pane a’ poveri, e focacce a confratelli, come della lavazione de piedi, ed altre devozioni sia congregata la compagnia dei confratelli” (Spagiari 1989). 51. Anton Maria Maragliano (1664 – 1739), bottega Crocifisso processionale, secolo XVIII secondo decennio Legno scolpito e dipinto L’imponente Cristo bianco presenta il capo delicatamente appoggiato sulla spalla sinistra e il corpo incurvato verso il lato opposto. L’immagine è realizzata con un virtuosismo di alta qualità, visibile nelle superfici anatomiche smagrite e ancora tese nell’agonia, nel perizoma fittamente drappeggiato e nelle vene delle braccia appena emergenti. La drammaticità è stemperata dall’eleganza della scintillante bellezza dell’opera che attendibili confronti con altre opere del Maragliano e bottega riferirebbero al secondo decennio del secolo XVIII. 52. Seguace di Anton Maria Maragliano (1664 – 1739) Crocifisso, quarto decennio del secolo XVIII Legno scolpito e dipinto Il crocefisso in esame mostra un linguaggio chiaramente maraglianesco, evidenziato nel dramma del volto dal caratteristico codice fisiognomico, nelle chiome scomposte in ciocche agitate e nel perizoma caratterizzato dai moti sinuosi derivati dal ripiegarsi dei lembi. Nella descrizione del costato prevale una predilezione per forme magniloquenti e una resa composta della muscolatura, si può ipotizzare una realizzazione da parte di un abile allievo di Anton Maria, forse ancora attivo nell’ambito della bottega di strada Giulia nel corso del quarto decennio del secolo. I canti della croce sono di recente manifattura. 53. Scultore ligure secolo XVIII Crocifisso, metà del secolo XVIII Legno scolpito e dipinto Il crocifisso processionale deriva da moduli settecenteschi che declinano il linguaggio della tradizione scultorea devozionale ligure con elementi linguistici coniati all’interno della bottega del Maragliano in una traduzione piuttosto retorica nello stereotipo del drappeggio riccamente panneggiato del perizoma e in un accentuazione descrittiva della muscolatura. Ma ciò che appare evidente al di là di una modulazione abile è la disarmonica proporzione costruttiva delle membra. Il codice fisiognomico del viso risolve il codice maraglianesco in un improbabile fissità espressiva, mentre manca qualunque riferimento alla caratteristica delicata grafia della scuola del Maragliano nel disegnare le chiome sparse, la curva dei sopracigli, la barba sul mento e sulle guance. Il crocifisso è stato assemblato ad una croce di recente realizzazione. 54. Scultore ligure del XVIII, seguace di Anton Maria Maragliano Casse Processionali dei S.S. Antonio e Rocco, sec. XVIII seconda metà Legno scolpito, dipinto e dorato Le due sculture raffigurano i due Santi patroni dell’omonima confraternita che aveva sede nell’oratorio, l’ubicazione originale delle due sculture era nelle nicchie protette da vetrate Itinéraires des Patrimoines Accessibles 87 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 88 Progetto ACCESSIT 88 cat. n. 51 Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 89 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco nel registro dell’“Introito e d’Esito” cominciato nel 1773 annotò spese protrattesi per tre anni dal 1792 al 1794 “al Sig. Steffano Parodi” per tutta una serie di interventi come stuccatore, doratore e intagliatore. Le due opere sono probabilmente da riferire al periodo che va dai primi anni ‘70 agli anni ‘90 inoltrati, quando dopo molte traversie, la risoluzione di una controversia per motivi economici consentì alla confraternita di riprendere il sostegno agli infermi e il completamento dei lavori iniziati e protrattesi per almeno un ventennio. Il recente restauro consente di percepire meglio la ricchezza della policromia rimandando senza dubbio ad ambiente genovese della seconda metà del XVIII secolo l’esecuzione delle due opere, dominato dall’eredità che i Remondini senza ombra di ironia attribuirono al “Fidia Ligure” che condizionò la scultura ligneea in Liguria fino a gran parte dell’800. cat. n. 52 poste ai lati dell’altare maggiore, all’interno dell’imponente decorazione della parete di fondo che si apriva a sipario su una elaborato susseguirsi di cornici a stucco che sovrappongono lesene intrecciate a fogliame dorato e putti che contornano e sorreggono lo stemma della Repubblica Genovese posto al centro. Le due opere erano dunque destinate a completare il programma decorativo della parete di fondo. La confraternita come si può dedurre dalle spese annotate cat. n. 53 Itinéraires des Patrimoines Accessibles 89 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 90 Progetto ACCESSIT 90 Questa Vergine rigidamente impostata, il volto levigato e fisso nel suo patetismo, i lineamenti ancora riferibili alla tradizione scultorea ligure che dal 600 fino a tutto l’800 realizzò una ricca produzione per le numerosissime confraternite è in evidente dissonanza con il modellato dell’abito dalle pieghe immobili e del manto leggermente accartocciato in un pesante panneggio. Il decoro delle vesti sembra riecheggiare i motivi in voga nei tessili coevi, quando abbandonati gli eleganti decori floreali settecenteschi, tralci d’uva, cornucopie e motivi decorativi geometrizzanti sostituiscono la libera fantasia del cat. n. 54 cat. n. 55 55. Stefano Murialdo (1776 – 1838) ? Vergine Maria, sec. XIX prima metà Legno scolpito, dipinto e dorato Itinerari del Patrimonio Accessibile Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 91 Varese Ligure, Oratorio di Sant’Antonio e Rocco rococò e il rigore neoclassico con la rigida ripetitività dei motivi realizzati nell’800 dai nuovi telai meccanici. La scultura potrebbe essere riferita all’artista savonese Stefano Murialdo (1776-1838) detto il Crocetto, per affinità nella resa fisiognomica e nel decoro della veste con la Vergine Addolorata della Pietà dell’oratorio di Nostra Signora del Castello di Savona. Va menzionato che nell’edificio di San Antonio e Rocco sono confluite alcune opere dell’ex oratorio di Santa Sabina e forse anche del convento delle agostiniane o della chiesa di San Filippo Neri a seguito della soppressione napoleonica dei conventi e va ricordato che le monache agostiniane di Varese erano in stretto contatto con le consorelle del convento di Savona e a Varese portarono con sè suppellettili e opere dal convento savonese. abstract L’Oratoire Santi Antonio e Rocco, situé près de l’église paroissiale San Giovanni Battista est lié à la fondation de la Confrérie de même nom, constituée en 1451, et encore en activité, et dont l’édifice a pris le nom. Au fil du temps, cette association a augmenté ses propres biens sous la tutelle de Gênes, comme le scelle de façon visible, dans le rideau au-dessus de l’autel de stuc, le symbole de la République de Gênes, signe de l’alliance et de la protection du Sénat républicain. Les Statuts, déjà publiés en 1638, et renouvelés en 1654, après presque deux siècles de vie de la Confrérie, explicitent ponctuellement les charges que devaient remplir les membres, centrées sur la charité envers les plus démunis, l’assistance aux malades, la sépulture des morts et le Lavement des pieds durant la semaine de la Passion. Cette pratique est décrite dans les fresques du plafond, réalisées par le peintre Giuseppe Galeotti (1709 – 1777). L’édifice présente une pièce unique et un riche appareil décoratif qui crée un espace interne où tableaux, fresques et somptueux stucs de peints et dorés du plus flamboyant baroque et plus fantaisiste rococo, sont la toile de fond du spectaculaire teatrum sacrum créé par les croix, les casse processionali (chars de procession portés à bras), les statues de bois et les élégants Tabarrini (capes de cérémonies) Casse Processionali des Saints Antoine et Roch, bois sculpté, peint doré, XVIII° siècle ; L’Annunciazione, Sant’Antonio Abate, Santa Caterina d’Alessandria, San Rocco, e San Gottardo, (L’annonciation, Saint Antoine Abbé, Sainte Catherine d’Alexandrie, Saint Roch et Saint Gothard) peintre ligure inconnu, huile sur toile, début XVII° siècle; Série de 13 peintures, Huile sur toile moitié XVII° siècle, attribuées au peintre de l’Emilie Antonio Lagorio (actif jusqu’à 1690); Lavanda dei piedi, San Rocco intercede per gli apostoli, Sant’Antonio Abate nel deserto, (Lavement des pieds, saint Roch intercède pour les Apôtres, saint Antoine Abbé au désert) fresques de Giuseppe Galeotti (1709 – 1777). The Oratory of Saint Anthony and Saint Rocco is situated next to the parish church of Saint John the Baptist. It took its name from the homonymous confraternity, founded in 1451 and still active. Over time this fellowship consolidated its assets under the protection of Genoa. Bearing witness to this is the symbol of the Republic of Genoa on the stucco curtain above the altar, representing the alliance and protection of the republican senate. Issued in 1638 and updated in 1654, the Statues comprehensively list the responsibilities of the brothers, which focused on charitable deeds for the less fortunate, assisting the ill, burying the dead, and carrying out the washing of the feet during the Holy Week. This tradition is illustrated in the ceiling frescoes by Giuseppe Galeotti (1709–77). The building consists of a single hall and is richly decorated to create an interior in which paintings, frescoes, and painted and gilded stucco work in a sumptuous Baroque and Rococò style make up the background for the spectacular teatrum sacrum consisting of crosses, processional platforms, and wooden statues. Processional platform for the Saints Anthony and Rocco. Carved, painted, and gilded wood. 18th century. The Annunciation, Saint Anthony Abbot, Saint Catherine of Alexandria, Saint Rocco, Saint Gothard. Unknown Ligurian painter. Oil on canvas. Early 17th century. Set of 13 paintings. Oil on canvas. Mid-17th century. Attributed to the Emilian painter Antonio Lagorio (worked until 1690). Washing of the Feet, Saint Rocco pleads with the apostles, Saint Anthony Abbot in the desert. Frescoes by Giuseppe Galeotti (1709–77). Itinéraires des Patrimoines Accessibles 91 Oratori Spezia_Layout 1 26/05/14 13.16 Pagina 92 Progetto ACCESSIT 92 BiBliOGraFia Raffaele Soprani, Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi e de’ Forastieri, che in Genova operarono, Genova 1674 Agostino Falconi, Raccolta delle iscrizioni del Golfo della Spezia, Lucca 1855 Giobatta Gonetta, Saggio istorico descrittivo della diocesi di Luni – Sarzana, Sarzana 1867 S. Varni, Appunti artistici sopra Levanto con note e documenti, Genova 1870 Agostino Falconi, Iscrizioni del Golfo della Spezia, Pisa 1874 Federigo Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, II, Genova 1874 Agostino Falconi, Guida del Golfo di Spezia, Torino 1877 Angelo e Marcello Remondini, Parrocchie dell’Archidiocesi di Genova. 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