Scarica il numero 1/2012

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Poste Italiane S.p.A. Sped. abb. post. DL353/2003 (conv. in L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 2 DCB Roma. In caso di mancato recapito rinviare a Roma per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Organo ufficiale dell'Associazione
BIMESTRALE N°1 - GEN/FEB 2012
Direttore responsabile:
Filippo Anastasi
Direttore editoriale:
Francesco La Palombara
Caporedattore:
Massimiliano Fiore
3
12-13
22-23
Piantina
d’amore
Quell’11
febbraio
Educhiamo
i giovani
30-31
L’inverno
demografico
F. La Palombara
14-15
A.M. Cosentino
Conoscere
per accogliere
F. Baiocco
4-5
In volo
con El Al
16-17
Grazie
Mons Perrier
F. Vayne
M. Fiore
24
32
Una valigia
di tristezza
Il parroco
del
manicomio
25
Due
anniversari
6-7
Mons. C. Romani
Disabilità
invisibile
8-9
18-19
Pregare
con umiltà
Il Card. Sepe:
“Volontari
angeli di bontà”
D. Priori
F. Anastasi
26-27
Storia di
un Santuario
10-11
20-21
In tre
“per-correre”
La gioia dei
bambini
Francesca
Gianfilippo
Valerio
A. Pagliuca
Editore:
UNITALSI - Via della Pigna 13/A
00186 Roma
Tel. 06.6797236-int 222
fax 06.6781421
[email protected]
c/c postale n° 10274009
intestato a Unitalsi
via della Pigna 13/A - 00186 RM
Hanno collaborato:
Mons. Luigi Marrucci,
Mons. Carlo Romani,
Salvatore Pagliuca,
don Danilo Priori,
Federico Baiocco,
Valerio Battaglia,
Angela Maria Cosentino,
Claudio Focolari,
Gianfilippo Lunghi,
Francesca Mussati,
Antonello Pagliuca,
Simona Sanfilippo,
Francois Vayne.
Con approvazione ecclesiastica,
rivista bimestrale, reg. n. 21 trib.
Roma in data 5 gennaio 1988
Foto:
Sergio Pancaldi,
Alberto Maranesi,
archivio Unitalsi
Progetto grafico:
FAR 11
Stampa:
Mediagraf Spa
viale della Navigazione Interna 89
35027 Noventa Padovana (PD)
Finito di stampare:
febbraio 2012
Questo periodico
è associato all’Uspi
numero verde
28-29
Noi nel pianeta
carcere
S. Sanfilippo
800 00 11 44
PELLEGRINAGGI UNITALSI
progetti di carità
800 062 026
PROGETTO BAMBINI
[email protected]
www.unitalsi.it
Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale
Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale
Scuola di speranza
Cominciamo un nuovo anno con un orizzonte non certamente terso e con la consapevolezza che anche la nostra associazione sarà interpellata per dare risposte a
quanti vivranno con maggiore difficoltà la crisi economica, sapendo bene che il nostro impegno, al servizio
della malattia e della sofferenza, può diventare scuola di
speranza. L’attuale situazione economica ha messo in
crisi anche i falsi valori che permeano la nostra società infatti oggi più che mai abitiamo una società che prova a
negare la realtà della sofferenza per lasciare spazio solo
al bello e al perfetto - e tra i nostri compiti rientra anche
il far comprendere che non è lo scansare la sofferenza, la
fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di
trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con amore. La nostra esperienza associativa - particolarmente legata al messaggio della Grotta di Lourdes
- è alimentata dalla gioia vera di tanti amici che hanno
saputo leggere la propria condizione di sofferenza quale
segno di attenzione del Signore. È questo il vero “miracolo” quotidiano che alimenta questo nostro cammino di
Chiesa, dove il dolore ed il limite umano si sublimano
nella certezza della speranza. Questa verità si concretizza nella partecipazione ai sacramenti - come dice proprio Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata del
Malato - grazie ai quali la Chiesa si scopre “comunità sanante”, capace di oltrepassare il limite fisico della malattia e di regalare a tutti la salute del cuore. Da questa
consapevolezza vogliamo aprirci a sempre nuove esperienze di incontro, di condivisione, di fede, di impegno e
di responsabilità, perché l’Unitalsi sia sempre una espressione fresca e generosa al servizio verso chi è nel disagio fisico e, soprattutto, muova i suoi passi nel solco del
Vangelo, per seguire Colui che disse “Và, i tuoi peccati ti
sono rimessi, la tua fede ti ha salvato”.
Per poter operare dobbiamo sviluppare il nostro impegno sul territorio in collaborazione anche con le istituzioni
e con i servizi sociali, secondo l’insegnamento di don Tonino Bello: “Dobbiamo sentire la necessità di collaborare
con le istituzioni pubbliche e con i servizi sociali presenti
nel nostro territorio, stimolandoli alla tenacia, precedendoli nella battuta, intuendo risposte nuove ai bisogni
nuovi, non gareggiando, come se volessimo dimostrare
che siamo più bravi noi della parrocchia che non i servizi
sociali del Comune. Il nostro compito è quello di incoraggiarli; schierarsi lealmente con chi si impegna a rimuovere le situazioni di violenza, di ingiustizia,
denunciare profeticamente le strutture di sopraffazione
presenti nel nostro territorio, ma soprattutto collaborare
con le istituzioni. Date una mano non importa a quale
partito appartengono o di quale provenienza siano. Siate
coscienza critica in queste strutture”. Ma con questi
nuovi impegni da realizzare con la nostra Associazione
non si rischia di snaturarla, di distoglierla dal suo carisma
principale che è il pellegrinaggio? Decisamente no! L’Unitalsi, per come è nata, per come si è sviluppata nei suoi
oltre cento anni di vita, per le scelte che ha fatto nei passaggi cruciali della sua storia, per l’attenzione che ha
sempre dato agli ammalati ed ai disabili, per l’amore per
i poveri e gli ultimi della società, ha in se stessa una carica spiritualmente eversiva, è capace di sviluppare, per
la somma di amore che accumula durante i pellegrinaggi,
una rivoluzione caritatevole nella realtà in cui opera, ed
ogni socio deve sentirsi chiamato a partecipare a questa
rivoluzione di carità che coinvolge chiunque ne sia sfiorato e sconvolge gli schemi, le abitudini, il modo di guardare gli altri, il modo di vivere con gli altri, anche il proprio
essere cristiani, facendo compiere il passo dall’essere
credenti all’essere praticanti. Iniziamo questo nuovo anno
di impegno con la voglia di sognare un mondo diverso e
migliore e con il conseguente impegno d’amore, ricordando con Thomas Borge che: “… L’uomo che è capace di amare e di fare dell’amore uno strumento per il
cambiamento è anch’egli un rivoluzionario. Il rivoluzionario quindi è un sognatore, è un amante, è un poeta, perché non si può essere rivoluzionari senza lacrime negli
occhi e senza tenerezza nelle mani”.
Buon anno e buon pellegrinaggio.
1
Filippo Anastasi Direttore Responsabile di Fraternità
Tutto cambia, niente cambia
“Tutto cambia perché niente cambi” scriveva Tomasi di
Lampedusa nel suo “Il Gattopardo”. E Fraternità si adegua, perché – lo vedrete da questo numero – impaginazione, grafica e contenuti vi appariranno subito diversi,
ma speriamo ancora più gradevoli e leggibili. E state
certi, cari amici, ce la metteremo tutta per attirare maggiormente la vostra attenzione e per rendere stimolante
la vostra lettura. Insomma – con un brutto termine sociologico – intendiamo fidelizzarvi sempre più, anche se
la fedeltà è da sempre un segno distintivo di tutti gli unitalsiani. Tanti cambiamenti di forma e anche di sostanza,
ma ciò che non cambia è il nostro cuore, come il vostro.
Dentro, dietro la penna o i tasti del computer, siamo
sempre gli stessi: quelli che sanno esattamente che dietro i treni bianchi e i pellegrinaggi c’è un popolo di anime
buone che dedicano il proprio tempo, e non solo quello
libero, agli altri, ai più deboli, ai più piccoli, ai più bisognosi, ai più malati. Noi di Fraternità sappiamo quanto
l’esperienza del dolore degli altri rimane dentro e porta
ad un cammino di serenità e di amicizia. Sappiamo che
dopo aver fatto i barellieri e le dame a Lourdes continuate nel quotidiano ad essere buoni dentro, a dedicarvi
al prossimo con passi talora privatissimi, talora più palesi
nell’ ambito dell’ Unitalsi. Crescono così i nostri progetti:
da quelli rivolti ai bambini, alle case famiglia, alle case
vacanze per i disabili, allo sguardo ai più disagiati fuori
dalle nostre frontiere. Il volontariato gratuito, amorevole
e responsabile è inciso invisibilmente nello stemma che
voi tutti portate indosso, o, più semplicemente, dentro il
cuore. Noi pensiamo di saperlo e di condividere con voi
tutti questi concetti. Per questo cambiamo veste grafica, ma non cambiamo il nostro cuore. Il momento è difficile. L’Italia, l’Europa, il Mondo soffrono di una crisi che
speriamo si possa arrestare. Se per noi soci può significare ristrettezza e disagio per altri può diventare fame e
disperazione. Per questi ultimi l’Unitalsi si è sempre
schierata, adesso è il momento di fare di più.
1
2
Francesco La Palombara
Giornata Nazionale 2012
Direttore Editoriale di Fraternità
Piantina d’amore
“Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono”
S
iamo, quindi, arrivati alla Giornata Nazionale dell'UNITALSI n°11.
Dall'anno 2000 ad oggi, l'associazione, con i
suoi volontari, ha coperto migliaia di chilometri sulle
strade della carità, della solidarietà, dell'amore, della
condivisione, del sociale.
Si è impegnata sui fronti più svariati, mantenendo inalterato l'obiettivo: aiutare tutte le persone che ne fanno richiesta ovvero incrociano la strada dell'Associazione.
E la Giornata Nazionale non si differenzia da questo atteggiamento; è il tempo giusto per avvicinare la gente
che ancora non ci conosce insieme a quanti hanno già
sentito parlare dell'Unitalsi.
La pianta d'ulivo, tra l'altro un simbolo di pace, in cambio di un'offerta minima, sono solo il tramite perchè l'incontro si realizzi. L'essere in divisa, sorelle, barellieri e
guide, è un'ulteriore necessità per dimostrare l'uguaglianza di tutti i soci nell'appartenenza alla nostra Associazione.
Animati anche da questi principi, sostenuti dal vissuto
associativo di ognuno di noi, arsi dal desiderio di far conoscere a tutti la nostra Unitalsi, riempiamo le piazze, le
strade, gli spazi antistanti le Chiese, insomma tutti i luoghi dove saremo autorizzati ad esserci ed incuranti della
stanchezza proponiamo a quanti incontreremo la bellezza del nostro spirito associativo, l'importanza della testimonianza della Parola vissuta anche attraverso i gesti,
gli insegnamenti di vita che derivano dal condividere una
parte della propria esistenza con quanti sono nella difficoltà, nella malattia, nella solitudine.
Lo slogan "Per te un piccolo gesto, per loro un grande
dono" che da alcuni anni accompagna la manifestazione, indica anche la generosità di quanti prenderanno
la pianta; ma vuole soprattutto evidenziare i piccoli gesti
che ogni socio unitalsiano quotidianamente compie
verso chi è nel bisogno aiutandolo a sopportare un'esistenza piena di difficoltà e tribolazioni.
Allora, senza esitazione, scendiamo in strada e spendiamo senza riserve tutto l'Amore che portiamo nel nostro cuore perchè, come scrive Erri De Luca:"l'Amore è
questa incomprensibile energia per la quale più se ne
spende, più se ne riproduce nelle fibre.
Al contrario, chi lo risparmia lo spreca, se lo ritrova inutile e marcito".
3
Massimiliano Fiore
Accordo con l’Unitalsi
Caporedattore di Fraternità
In volo con El Al
In Terra Santa i luoghi della cristianità più accessibili
1
U
n accordo di collaborazione tra UNITALSI
ed El Al Israel Airlines per la promozione
degli itinerari dello spirito per i disabili e anziani è stato siglato a Roma il 27 gennaio.
A sottoscrivere l’accordo sono stati il Presidente Nazionale Unitalsi, Salvatore Pagliuca, il vice Presidente Dante
D’Elpidio insieme al Presidente El Al Israel Airlines, Elyezer Shkedy, al Direttore Centro Europa & Africa El Al Israel
Airlines, Yechiel Eyni. Sarà questo l’avvio della collaborazione tra l’associazione italiana e la compagnia di bandiera israeliana con l’obiettivo di sviluppare flussi di
pellegrinaggi per disabili e anziani. Alla sottoscrizione dell’accordo sono intervenuti l’assessore al Turismo di
Roma Capitale Antonio Gazzellone, il vice Sindaco di Gerusalemme, Naomi Tsur. Da sempre l’Unitalsi ha sviluppato e migliorato tutti i servizi dedicati alle persone
4
diversamente abili, per rendere loro il pellegrinaggio nei
luoghi della spiritualità più agevole e più fruibile. Nel 2012,
anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, sta organizzando dei pellegrinaggi
particolarmente dedicati ad anziani e disabili. La collaborazione tra l’Unitalsi e il Municipio di Gerusalemme ha
reso già attivi dei progetti di solidarietà sociale che prevedono, tra l’altro, la realizzazione di servizi igienici per
persone con disabilità nei pressi della Basilica del Santo
Sepolcro, oltre a occuparsi di creare una rete di servizi
per disabili nei più importanti luoghi di spiritualità in Terra
Santa. Dal 2001 l’Associazione ha, infatti, avviato anche
un progetto che prevede la presenza di propri volontari in
Terra Santa, durante tutto l’anno, i quali contribuendo alle
spese del pellegrinaggio, prestano servizio gratuito nelle
strutture in Terra Santa dove l'Unitalsi compie opere di
FOTO 1 E 2 LA CONFERENZA STAMPA NELLA SALA APOLLO,
DEL PALAZZO DEL VICARIATO A ROMA
FOTO 3 SALVATORE PAGLIUCA E ELYEZER SHKEDY E SULLO SFONDO NAOMI TSUR
2
carità. Anche se Lourdes è la meta che più facilmente si
associa al nome dell'Unitalsi non bisogna dimenticare
che la Terra Santa è diventata tra le nuove mete principali
dei pellegrinaggi dell'associazione; infatti negli ultimi cinque anni ha accompagnato, circa 7mila pellegrini, di cui
il 5% con disabilità. “Malattie e disabilità sono parte del
mondo - ha spiegato il Presidente Nazionale Unitalsi, Salvatore Pagliuca nel corso della presentazione dell'accordo - e tutti devono avere la possibilità di recarsi in
Terra Santa: proprio da questo spirito è nato l’accordo".
Un accordo salutato da un messaggio del Patriarca latino
di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal inviato per l'occasione: “Da parte nostra non possiamo che benedire ed
incoraggiare tale iniziativa che è in armonia con la chiamata del Santo Padre e la richiesta del Sinodo del Medio
Oriente e con i nostri ripetuti appelli ai nostri fratelli cri-
Importante
collaborazione
tra l’Associazione
e la compagnia
di bandiera israeliana
per sviluppare
nuovi flussi
di pellegrinaggi
3
stiani di venire in Terra Santa a trovarci. La vostra presenza significa molto per noi e per voi; incontrare - scrive
il Patriarca latino - la Chiesa madre di Gerusalemme è un
segno di solidarietà ed amore, come pure è un dovere
morale per riscoprire le vostre radici cristiane”.
“Quest’accordo rappresenta un'occasione di straordinaria collaborazione" - il commento del vice sindaco di
Gerusalemme Naomi Tsur intervenuta all’incontro.
"Un'iniziativa, quella di oggi, che ci vede impegnati accanto a El Al Israel Airlines per rilanciare i pellegrinaggi in
particolare in Terra Santa", ha spiegato Dante D'Elpidio,
vice Presidente Nazionale Unitalsi.
"Un progetto, quello della mobilità dei disabili, che sta a
cuore all'associazione - sottolinea D'Elpidio - e che ci
vede impegnati in Italia e all'estero, soprattutto nell'ambito di percorsi religiosi”.
5
Rapporto Censis
dalla redazione
Disabilità invisibile
L’assistenza al malato grava solo sulla famiglia
L
a disabilità è ancora una questione “invisibile
nell'agenda istituzionale, mentre i problemi
gravano drammaticamente sulle famiglie,
spesso lasciate sole nei compiti di cura. La
conferma arriva da due ricerche realizzate dal Censis per
la Fondazione Cesare Serono, che coinvolgono direttamente le persone con disabilità e le loro famiglie. Questi
sono alcuni dei principali risultati del primo anno di lavoro
del progetto pluriennale «Centralità della persona e della
famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?» promosso
dalla Fondazione Cesare Serono e dal Censis, presentati
oggi a Roma a Palazzo Marini da Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare del Censis, Giuseppe De Rita e
Carla Collicelli, Presidente e vice Direttore del Censis, e
discussi, tra gli altri, da Gianfranco Conti, Direttore generale della Fondazione Cesare Serono, Elio Guzzanti, Direttore scientifico dell’Irccs Oasi, Paola Binetti e Livia
Turco, membri della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, e Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
In particolare, le ricerche puntano i riflettori sui malati di
sclerosi multipla (Sm) e sulle persone affette da autismo.
Nella prima indagine sono state intervistate 302 persone
affette da Sm. I dati, emerge dall'indagine, confermano
l’assoluta centralità della famiglia nell'assistenza, a fronte
di un sistema di servizi formali evidentemente inadeguato.
Complessivamente il 38,1% dei rispondenti afferma infatti
di ricevere assistenza tutti i giorni da familiari conviventi, e
la quota aumenta tra i rispondenti con livelli di disabilità
più elevati (62,8%).
Solo il 15,3% degli intervistati si è avvalso dell'aiuto di personale pubblico, dei quali solo il 3,3% tutti i giorni. Il ricorso all'aiuto quotidiano fornito da personale privato è
più frequente (ma evidentemente comporta un onere non
irrilevante per le famiglie) e si tratta dell'8,1%. Residuale è
invece l'aiuto offerto dal volontariato, citato dall'8,4%.
Spesso drammatico, poi, l'impatto che la malattia ha sulla
sfera lavorativa: il 49,8% dei rispondenti indica infatti che
la malattia ha causato un cambiamento in negativo della
loro vita lavorativa. Forti anche le ripercussioni sulla vita
6
sociale: dall'interrompere tutte le attività del tempo libero
(48,3%) all'isolamento sociale a causa della malattia
(32,6%). Da qui la richiesta di maggiori servizi sociali: per
il 77,5% dei pazienti, l'assistenza domiciliare è uno dei
servizi più utili ed il 72,4% ne ritiene necessario il poten2
ziamento. Per quanto concerne, invece, i servizi di supporto, spiccano i dati relativi all'aiuto economico e agli
sgravi fiscali. Anche il supporto psicologico costituisce un
aspetto la cui utilità viene riconosciuta dal 37% del campione. Dall'indagine emerge che la quasi totalità delle persone con autismo incluse nel campione vive in casa con
la propria famiglia (96%), anche se non è del tutto trascurabile la quota relativa a quanti vivono in una istituzione
residenziale (4%). Il 72,5% degli autistici, afferenti al campione, frequenta la scuola, e si tratta della quasi totalità dei
casi con meno di 14 anni. Tra chi non frequenta la scuola,
soprattutto tra gli adulti, l'attività più rappresentata è la
partecipazione alla vita di un centro diurno (13,2%). Risulta però significativamente alta la quota relativa a quanti
non svolgono nessuna attività e rimangono in casa o in
istituto per tutto il giorno: il dato è infatti pari all'8,3%, e
raggiunge il 13,9% tra gli adolescenti. Evidentemente, rileva l'indagine, ''le persone con autismo hanno bisogno
di sostegno continuativo nel corso delle attività scolastiché', ma differenze emergono a questo proposito a livello
territoriale: complessivamente le ore di sostegno ricevute
da personale pubblico sono nelle regioni del sud in media
19,1, contro le 24,1 della media nazionale e le 28,7 del
Centro. Dall'indagine emerge anche che per il trattamento
farmacologico le uniche risposte disponibili sono rappresentate da farmaci non specifici per l'autismo, i cui effetti
sulle persone affette da questa patologia sono spesso diversi da quelli attesi, e in alcuni casi controindicati.
BALDUZZI:
NEL PIANO FRAGILITÀ
IL PATTO PER LA SALUTE
“Nell'ambito del Patto per la salute che stiamo condividendo con le Regioni, ci sarà lo spazio per un
Piano nazionale per le fragilità e la non autosufficienza, al cui interno la domanda di risorse economiche dovrà trovare e troverà un'adeguata risposta” lo
ha annunciato il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, durante il convegno, riferendosi quindi alla domanda di assistenza delle persone disabili e delle
famiglie; Balduzzi ha sottolineato come l'assistenza
domiciliare sia ''sicuramente da potenziare: a questo
proposito - ha detto - abbiamo già molte buone pra-
tiche regionali che bisogna riuscire a generalizzare,
facendo diventare la domiciliarità e la continuità assistenziale fatti reali e operativi''.
Sempre a proposito del nuovo Piano per la fragilità,
il Ministro ha infine sottolineato come questo potrebbe fare riferimento anche ad un consolidamento
dei budget regionali, ad una ristrutturazione delle
cure primarie e della residenzialità a diversi gradi,
oltre che ad azioni nazionali come la messa a punto
di un nuovo metodo per valutare le disabilità.
7
Tema Pastorale 2012
Don Danilo Priori
vice Assistente Ecclesiastico Nazionale
Pregare con umiltà
Il Rosario di Bernardette per scoprire il vero servizio
È
l’avventura del cristiano quella di respirare all’unisono col suo Creatore, battito vitale che si inerpica sui viottoli dell’esistenza e tesse la trama del
suo divenire; e la preghiera è come grembo verginale,
alveo sempre fresco dal quale sembra riecheggiare la premura del Cristo perché ogni vivente possa approdare alle
delizie celesti: Padre, voglio che quelli che mi hai dato
siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria , quella che tu mi hai dato; poiché mi hai
amato prima della creazione del mondo (Gv 17,24). Pregare è un po’ così: avere orizzonti e sentimenti vasti sui
quali incontrare gli occhi di Dio e fidanzarli con quelli dell’uomo, perché dall’innamoramento reciproco possa scaturire sempre vita feconda. Pregare insomma è radicarsi
nel giardino nuovo (Gv 19,14), come seme buono che penetra nella terra e attende fiducioso le prime luci dell’alba
(Mt 28,1). Ma la preghiera non astrae dal contesto quoti8
diano, non prescinde dalle ordinarie preoccupazioni, non
esula da una creazione che soffre e geme le doglie del
parto1. Semmai qualifica ogni istante del nostro tempo dirompendo squarci di eternità. In una parola è Gesù che
cerchiamo quando speriamo e sogniamo il meglio per
noi2, è la Sua esperienza che rende sapido il nostro pregare3, è il memoriale della Sua vita il senso del nostro tendere le mani verso il cielo. Percorrere il filo che unisce ogni
singolo minuzzolo della Sua vita è come ritrovare il collante per le nostre vite, a volte così frantumate e offuscate,
ma comunque sempre desiderose di essere ricapitolate in
Colui che viene4. La Vergine Maria è madre di questo pellegrinaggio, timoniera zelante che ci precede verso acque
placide, dispensatrice e consigliera che magnifica la voce
del Figlio e invita a fare quello che ci dirà (Gv 2,5)5. Non
sorprende dunque che sia proprio Lei ad accompagnare
il cammino dell’uomo, prolungando la voce del Figlio nei
meandri della storia6, come narciso che effonde rugiade
di benedizioni, come fontana sigillata che irrora i gigli rinfrancandoli dai cardi della vita7. È sempre Lei che nella
quiete del cuore custodisce il respiro del Figlio (Lc 2,19),
un respiro che blandisce le mura di Nazaret e mai smette
di alitare i palpiti della mangiatoia, un respiro che rallenta
fino a diventare amara esalazione sul palo maledetto, per
poi farsi vento nuovo e sospiro di sollievo nel vincolo mirabile del cenacolo. Ogni fazzoletto della terra percorsa
da Gesù ancora vive quello stesso respiro e Maria invita
ogni credente a inalarsene le narici; da madre premurosa
qual è non disdegna di volgere i Suoi occhi sulle creature
misere – e talvolta miserabili – guardandole invece come
persone8, portando un lampo di cielo in una grotta fetida9.
Bernadette è tutta protesa verso la Signora senza macchia, i piedi annegati nell’acqua gelida sembrano già cogliere la direzione del nuovo andare; ora le sue mani non
afferrano più la legna ma i grani bianchi di una corona,
segni di un amore che anche una “buona a niente” può
percorrere10; poi la “scopa” usata dalla Vergine viene riposta dietro la porta11 perché chiunque pregherà il Rosario con Bernadette possa scoprire l’umiltà del vero
servizio.
1“Sappiamo
bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad
oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando
l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,22-23).
2“ In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che
vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la
bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che
vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che
2
vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare.
È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa
di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e
fraterna” (Giovanni Paolo II, Veglia di preghiera in occasione della XV
GMG, Roma Tor Vergata 19/08/2000)
3“Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il sapore, con che
cosa lo si potrà rendere salato?” (Mt 5,13)
4“In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono
delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata
in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci
conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che
in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricapitolare in Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla
terra” (Ef 1,7-10)
5”Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al
centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante
la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di
luce, di dolore e di gloria;… difatti il Rosario, quando non è meccanica ripetizione di formule tradizionali, è una meditazione biblica che
ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della
Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore”. (BENEDETTO XVI)
6“La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile.
Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che
si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che
evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria” (GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae, 10).
7Cfr Is 35,1-5 e Ct 4,12-15
8“ La Madonna mi guardava come si guarda una persona” (Bernadette)
9Al tempo di Bernadette, la Grotta era un luogo sporco, oscuro,
umido e freddo. Si chiamava " Grotta dei maiali", perché era il luogo
dove si conducevano i maiali; poi Bernadette dirà: “quella grotta era
il mio cielo”.
10La superiora di Bernadette, nel giorno della sua professione religiosa, disse al vescovo che quella suora “non è buona a niente” e decise di non affidarle alcun incarico.
11Bernadette dirà: “Io sono la scopa di cui la Vergine si è servita.
Cosa si fa di una scopa quando abbiamo finito di usarla? La si mette
dietro la porta. Quello è il mio posto, ci sto bene. Ci resto”.
9
Giovani Unitalsi
In tre “per-correre”
Esperienze e programmi dei nuovi responsabili
Francesca Mussati Referente Nord
Il compito di presentare se stessi non è mai cosa semplice, così cercherò di raccontare qualcosa di me, qualcosa di speciale, che arriva direttamente dal cuore e si
presenta normalmente sotto forma di sogni, di desideri.
La mia strada nell’UNITALSI è sempre stata un percorso
di sogni realizzati; è un cammino iniziato molto presto:
avevo solo 8 anni quando la mia nonna (dama “veterana”)
mi regalò un viaggio a Lourdes per la mia Prima Comunione. Di quel viaggio ricordo ogni istante, avrò scattato,
senza esagerare, 200 fotografie di cui “salvabili” al massimo dieci…ero talmente colpita e stupita da tutto ciò che
stavo vivendo che non riuscivo a staccarmi da nessuno di
quei frammenti. Ciò che mi è rimasto più di tutto è stato,
come per molti, un incontro. Nello scompartimento del
treno con me e la nonna c’erano un signore non vedente
ed il suo accompagnatore, entrambi molto affabili e simpatici. Ero bambina, quindi si può facilmente immaginare
quanto fossi coccolata e viziata da tutti. All’epoca sui treni
si vendevano ancora i pacchetti delle cartoline, composti
da una decina di cartoline raffiguranti Lourdes e ovviamente, ne avevo voluto ed ottenuto subito uno. Le cartoline erano tenute insieme da una striscia di carta ed avevo
subito voluto aprire il mio pacchetto senza poi più riuscire
a rimettere le cartoline dentro la striscia. Allora quel signore non vedente mi disse di dargliele, voleva provarci
lui. Non avevo la benché minima fiducia che ce la potesse
fare, era non vedente! Credo che non fossero passati neanche dieci secondi e le cartoline erano perfettamente al
loro posto! In quel momento ho capito che cosa sarebbe
stata l’UNITALSI per me: la casa dei sogni, in cui ciascuno
ha un posto speciale.
Da lì è iniziato un cammino, per meglio dire un per-corso,
che non si è interrotto più. A casa ho sempre respirato
aria unitalsiana e, quando è stato possibile, sono ripartita
come volontaria scoprendo un’altra facciata di questa
meravigliosa esperienza, senza sapere da principio che
più che una esperienza sarebbe stata una scelta, una
scelta di vita. Poi un giorno è arrivata una telefonata che
10
FRANCESCA, GIANFILIPPO E VALERIO
non attendevo, che mi ha a dir poco sconvolta. Quella
chiamata ha cambiato davvero le sorti del mio cammino,
che stava perdendo un po’ i punti di riferimento. Sono
stata chiamata ad un servizio nuovo, grande, impegnativo e pieno di responsabilità: rappresentare i giovani dell’UNITALSI. Così subito, a caldo, ero felicissima, grata per
essere stata scelta, onorata, colma di voglia di fare, di conoscere di vedere. Ho conosciuto i miei compagni di avventura, Valerio, Gianfilippo e don Danilo e l’intesa è stata
tanta e tale da farmi sentire con loro come a casa: si dice
che la nostra casa sia dove mettiamo il nostro cuore,
ecco allora che la mia è anche in questa relazione unica
e straordinaria di amicizia, di condivisione e di servizio.
Più vedevo e più mi rendevo conto che tutto era più di
quanto avevo immaginato e sognato. Tutto era di più,
quindi anche i pesi e le responsabilità; ogni tanto mi
manca ancora il respiro quando incontro i giovani delle
sezioni e non oso immaginare cosa succederà al mio
cuore quando li vivrò a migliaia nell’incontro di Padova!
PER-CORRERE è il nostro slogan. I giovani nell’Unitalsi
sono davvero pronti per correre, sono tanti, sono in grado
di essere a servizio di tutti e quindi di correre – per l’altro.
Il cammino dei giovani è il cammino dell’UNITALSI e, sapendo di ripetermi ma lo sento forte, sono felice di essere
fra i loro referenti, di essere la finestra al di là della quale
c’è un mondo di ragazzi cui vale veramente la pena
1 di
dare la voce…e il cuore!
Gianfilippo Lunghi Referente Centro
“Don Romano, posso venire anch’io?!”…Ecco come è
iniziata la mia storia con l’UNITALSI. Dalla mia parrocchia vedevo partire tantissimi giovani dove dai loro
occhi traspariva una felicità unica e forse proprio “invidioso” di quella felicità sono voluto partire anch’io.
Fin dal primo momento che ho messo piede su un
treno UNITALSI sono stato coinvolto da quell’entusiasmo di servizio che ci contraddistingue. Insomma una
grande famiglia all’opera: l’associazione è stata, da
adolescente, e ora da giovane, la mia educatrice di
vita. Per questo, riconoscente per i doni ricevuti, ho
cercato di impegnarmi e sposare quello che definisco
“lo stile UNITALSI”. Oggi, rappresentare i “Giovani in
Cammino”, è una grande responsabilità: la società
spesso ci regala modelli di vita “vuoti” e stereotipi a
volte irraggiungibili, creando nei ragazzi la delusa sensazione di non avere punti di riferimento. Quante volte
vengono accusati i ragazzi di non saper vivere?
Quante altre volte di non avere più ideali? Allora è
compito di chi ha avuto la fortuna di conoscere realtà
come l’UNITALSI di essere testimone di un ideale:
Valerio Battaglia Referente Sud
Il mio percorso nei giovani ha inizio nell’ottobre del 2006
quando dissi il primo “sì” a questo servizio a Pompei
come referente dei giovani della sezione Campana assieme a tre altri amici speciali. Anni di cammino, di crescita spirituale, di amicizia, di incontri di sguardi e storie,
di condivisione di gioie e di dolori… Anni di VITA vissuta
nel cammino della fede. Terminato questo quinquennio,
pensavo che avrei continuato a camminare servendo l’Associazione nella mia sezione secondo quanto il Signore
mi avrebbe chiesto. «I miei pensieri non sono i vostri pensieri…» (Is 55,8). È accaduto proprio così! Una telefonata… Un annuncio… Cambia ulteriormente la vita!
«Come è possibile?...» (Lc 1,34). Perché proprio a me?
Sono convinto di essere stato chiamato a questo servizio
non per qualità o meriti particolari… Mi piace dire, proprio
come Bernadette nel suo testamento: «Grazie, grazie,
perché se ci fosse stato un giovane più ignorante e più
stupido, avreste scelto quello…». In questo primo tratto di
strada percorso, riconosco la ricchezza di quando si dice
di “sì” al Signore! Incontri e relazioni con tante persone
che mi aiutano a sperimentare quotidianamente l’amore
di Dio, che mi fanno riconoscere che realmente gli uomini
hanno un’ala soltanto e possono volare alto solo se abbracciati l’uno all’altro. Non dire mai “no” alla voce del Signore che ti chiama, anche quando ti chiede cambiamenti
radicali di vita. Da luglio ad oggi, siamo andati oltre… +
dare cognizione che esistono punti di riferimento che
portano a Dio. Il nostro cammino è un Per-CORRERE
all’interno dell’associazione, un’esperienza di vita, che
possa illuminare e permetterci di vedere sempre più
chiaro questo riferimento con gioia, entusiasmo e
fede. Far vedere che i giovani sanno vivere e credere.
La scelta, con Francesca e Valerio, del termine PerCORRERE, come slogan dei Giovani in Cammino, sta
proprio a sottolineare la voglia di voler raggiungere
con vigore, energia, e passione il nostro Riferimento.
L’impegno di tutti noi è poter ascoltare, conoscere e
capire quello che i Giovani hanno nel cuore e poter essere i loro ambasciatori, perché possa sussistere, in
questa grande famiglia, il sano rapporto di condivisione e scambio di opinioni tra giovani e adulti. La
prossima tappa del nostro Per-CORRERE sarà Padova, una città che ha come patrono un giovane, Antonio, che ha fatto della predicazione il suo primo
impegno di vita: un vero testimone della fede. È sicuramente un modello da conoscere e comprendere,
perché possa aiutarci a continuare nella nostra ricerca
interiore, e presi per mano esser condotti in pieno
“stile UNITALSI” verso il riferimento che è Dio.
Abbiamo imparato a volare in quattro: don Danilo, Francesca, Gianfilippo ed io. Ma oserei ancora di più! Ci siamo
stretti in un abbraccio fraterno con tutti i referenti di sezione – ragazzi meravigliosi – che senza tregua condividono con noi il desiderio del cammino. Con gratitudine
guardo al passato per quanto è stato costruito con amore
e dedizione instancabili. Con semplicità, pur cosciente
della grande responsabilità cui sono stato chiamato,
guardo al presente cercando di essere colui che si dona,
colui che ama, colui che è pellegrino verso l’altro. Con
speranza guardo al domani, pensandolo come un percorso che non ha capolinea, ma al contrario che si apre
all’incontro, che accoglie, che si propone e che si arricchisce sempre più di nuove esperienze e di nuove storie
di vita! Tutti siamo chiamati a sostenere questo cammino
di fede nell’Associazione, come del resto tutte le altre molteplici attività, con la preghiera, con la passione che brucia nei nostri cuori e con gesti semplici cui siamo abituati.
Nel mio cuore c’è tutto questo ed è proprio con questo
bagaglio che, insieme a tanti, percorro la vita buona del
Vangelo aiutato, supportato e sostenuto dalla corona del
Rosario che ci lega tutti alla Madre! Al termine di questa
presentazione, non mi resta che manifestare il mio ardente desiderio di incontrare i giovani di tutte le sezioni,
sottosezioni e realtà associative vicine alla nostra, al VI
Pellegrinaggio Nazionale dei Giovani che si terrà a Padova
dal 18 al 20 di maggio di quest’anno! Non mancate. Vi
aspettiamo!!!
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Giornata mondiale del malato
dalla redazione
Quell’11 febbraio
Anniversario dell’Apparizione della Beata Vergine di Lourdes
“N
ell’accoglienza generosa e amorevole di ogni
vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante
della propria testimonianza evangelica, sul’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali
dell’uomo per guarirle”. Lo ha scritto il Papa, che nel Messaggio per la XX Giornata mondiale del Malato - che per
problemi climatici si è celebrata solo in alcune diocesi l’11
febbraio, giorno in cui ricorrere l’anniversario dell’apparizione delle Beata Vergine di Lourdes, sul tema: “Alzati e
va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19) – si è soffermato
sui “sacramenti di guarigione”, cioè sul sacramento della
Penitenza e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione
degli Infermi, che hanno il loro “naturale compimento” nell’Eucaristia. “Prendere coscienza dell’importanza della
fede per coloro che, gravati dalla sofferenza e dalla malattia, si avvicinano al Signore”: questo è stato l’invito del
Papa, anche in vista della Giornata mondiale del Malato
che si celebrerà in Germania l’11 febbraio del 2013, e al
centro della quale ci sarà “l’emblematica figura del samaritano”. “La salute riacquistata – ha scritto Benedetto XVI
- è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica, è segno della salvezza che Dio ci dona attraverso Cristo”, e rivela “l’importanza che l’uomo, nella
sua interezza di anima e di corpo, riveste per il Signore”.
Il “binomio tra salute fisica e rinnovamento delle lacerazioni dell’anima” ci aiuta quindi a “comprendere meglio” i
sacramenti di guarigione.
Nel sacramento della Penitenza, che il Papa ha definito
“medicina della confessione”, l’esperienza del peccato
“non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore che
perdona e trasforma”. In questo modo “il momento della
sofferenza, nel quale potrebbe sorgere la tentazione di
abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione,
può trasformarsi in tempo di grazia per rientrare in se
stessi e ripensare alla propria vita, riconoscendone errori
e fallimenti, sentire la nostalgia dell’abbraccio del Padre”.
C’è poi l’Unzione degli Infermi, un sacramento che “merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione
teologica, sia nell’azione pastorale verso i malati”, e non
12
va ritenuto “quasi un sacramento minore rispetto agli
altri”, ma anzi un segno “della tenerezza di Dio per chi è
nella sofferenza”. “A coloro che, per motivi di salute o di
età, non possono recarsi nei luoghi di culto”, va assicurata
“la possibilità di accostarsi con frequenza alla Comunione
sacramentale”, raccomanda il Papa, secondo il quale “è
importante che coloro che prestano la loro delicata opera
negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei
malati si sentano veri ‘ministri degli infermi’”, anche
quando l’Eucaristia è “amministrata e accolta come viatico”, sacramento “del passaggio dalla morte alla vita, da
questo mondo al Padre”.
2
IL PAPA:
L’AMORE DI DIO È PIÙ FORTE
DEL MALE CONTAGIOSO E ORRIBILE
Commentando il dialogo di Cristo con un lebbroso raccontato dal Vangelo letto nella liturgia, Papa Ratzinger ha
sottolineato "la delicatezza con la quale Dio si china sull'uomo, così spesso impotente di fronte alla sofferenza,
al dolore, all'aggressione del male". "Solo Lui – ha ripetuto
- ci può liberare dalla lebbra del peccato e dallo smarrimento nella vita". "Abbiamo sempre fiducia - ha esortato
rivolto alle migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro nella sua potenza e nella sua misericordia! Lui è il Salvatore del mondo". Nella sua riflessione, Benedetto XVI ha
anche evocato la Vergine, della quale si è celebrata la
festa dell'apparizione a Lourdes, e San Francesco, che
come Gesù non ebbe paura di toccare dei malati di leb-
bra. "In quei lebbrosi - ha ricordato – era presente Gesù;
e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo
il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua
lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all'amore di
Dio. Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione
profonda e la nostra risurrezione a vita nuova". "Cari amici
- ha quindi concluso il Pontefice - rivolgiamoci in preghiera
alla Vergine Maria, che a Lourdes consegnò un messaggio sempre attuale: l'invito alla preghiera e alla penitenza.
Attraverso sua Madre è sempre Gesù che ci viene incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell'anima.
Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli".
BAGNASCO:
IL FARE NON SERVE A NIENTE,
SE NON È SOSTENUTO DALLA PREGHIERA
''Abbiamo bisogno di pregare, altro che fare. Il fare, per
quanto doveroso, se non nasce dalla preghiera e a lei ritorna, se non è sostenuto dalla preghiera, non serve a
niente''. Lo ha detto il Presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco nell'omelia alla messa celebrata in occasione della festa della Madonna di Lourdes. ''Il mondo di
oggi - ha detto ancora il porporato nell'omelia - ha
estremo bisogno della preghiera. Quanto più l'uomo si al-
lontana da Dio, quanto più crede alle proprie possibilità
di progresso, di voler essere signore e dominatore della
propria vita e degli altri, della terra, del cosmo, quanto più
crede di poter mettere da una parte, confinare Dio dalla
vita pubblica, tanto più ha bisogno di ritrovare e di incontrare Dio perché perde se stesso. Quando non sa da dove
viene e dove sta andando l'uomo perde la bussola, il
cammino. E lo vediamo''.
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Vedere Prevedere Provvedere
Federico Baiocco
Responsabile Nazionale Medici
Conoscere per accogliere
Convegno degli operatori sanitari il 9-10-11 marzo 2012
N
el prossimo mese di marzo si svolgerà a Roma
un convegno per gli Operatori Sanitari dell’UNITALSI. Sarà il primo della nuova Presidenza dell’Associazione, ma il suo significato è nella continuità del
lavoro svolto negli ultimi anni. L’incontro avrà il riconoscimento dei crediti ECM e quindi utile per gli operatori sanitari
dell’Associazione (medici ed infermieri) ai fini dell’aggiornamento professionale obbligatorio. I lavori si articoleranno in
quattro sessioni a partire dal venerdì pomeriggio. La prima,
dedicata alla realtà della disabilità, dopo aver percorso il
cammino del servizio sanitario associativo, analizzerà la realtà epidemiologica dei malati che l’UNITALSI segue.
Nella sessione verranno presi in esame sia i dati nazionali
che regionali analizzandoli con attenzione. Questo intento
è indispensabile per migliorare la nostra capacità di accoglienza e produrre anche un indice di accudimento specifico per ogni malato che chiede di partecipare alle attività
associative. La seconda sessione, del sabato mattina,
prenderà in esame le criticità che vive il disabile nell’accesso al servizio sanitario, analizzando ed identificando
quelle che sono considerate le fasce deboli della popola-
zione e cercando di comprendere le possibilità di accesso,
da parte dei disabili, alle cure che vengono offerte dal SSN
e Regionale. L’intento del convegno è porre in evidenza
una delle priorità dell’UNITALSI, cioè la promozione sociale,
che diventa, in questo contesto, la promozione della salute del socio disabile, intesa anche come possibilità dell’uso delle cure primarie. Per perseguire tutto ciò e per
poter meglio operare nel mantenimento delle condizioni di
salute, è indispensabile anche una formazione specifica
degli operatori sanitari dell’Associazione.
La terza sessione del convegno, del sabato pomeriggio,
sarà incentrata sulla Formazione, che, in un’ Associazione
“cattolica”, deve comprendere vari aspetti, che vanno dalla
dimensione pastorale, a quella sulla sicurezza nell’espletamento del servizio, fino a giungere alla capacità di intervenire in condizioni di emergenza sanitaria. L’ultima sessione,
della domenica mattina, è in diretta continuità con la terza,
poiché realizza un momento di formazione con la visita alle
Fosse Ardeatine. Accogliere il prossimo, tanto più se portatore di disabilità, non potrà mai significare per la nostra
Associazione prevaricazione e disattenzione per la vita.
PRONTA UNA SCHEDA SANITARIA
sul suolo francese, si è dimostrato molto interessato al
lavoro svolto dai medici dell’Unitalsi, ed è stato invitato
dal Responsabile medici Unitalsi, congiuntamente al
Presidente del Bureau Medical ad un confronto sul Dossier. Dalla riunione è stata elaborata una scheda per le
notizie sanitarie rispondente alle esigenze delle varie
associazioni. La scheda, elaborata sulla base di quelle
Unitalsi già esistenti è composta da varie sezioni, con
una grande attenzione alla parte epidemiologica, che
messa su un database dai Responsabili Regionali medici, potrà servire al personale sanitario dei pellegrinaggi per migliorare la assistenza nei confronti dei soci
ammalati e disabili. La scheda, approvata anche dalla
Assemblea dei Presidenti delle sezioni, verrà usata a
partire dai prossimi pellegrinaggi e i colleghi francesi la
stanno traducendo per poterla utilizzare anche nei pellegrinaggi delle Hospitalitè Francofone.
A gennaio si è riunito a Roma il Gruppo di lavoro dei
Medici dell’Unitalsi (Dott. Federico Baiocco, Mons Nicola Filippi, Dott. Giuseppe Gallo, Dott.ssa Vittoria Dell’Acqua), con il Presidente del Bureau Medical di
Lourdes Dott. Alessandro De Franciscis e il responsabile Sanitario della Hospitalité S.Rocco di Montpellier
Dott. Jean Pierre Doussol, insieme alla Dott.ssa Auge
Caumon, farmacista della stessa Hospitalitè. Dal 2010
l’Unitalsi sta svolgendo un lavoro di tipo epidemiologico
per poter comprendere la tipologia dei malati che chiedono di partecipare ai pellegrinaggi associativi. Il Dossier prodotto, è stato presentato a tutta la Associazione
e al Bureau Medical di Lourdes, e tramite quest’ultimo
anche a colleghi Francesi. Il Dott. Doussol, incaricato
dalla Associazione delle Hospitalitè Francofone di elaborare una cartella per le notizie sanitarie da adottare
14
François Vayne Direttore Lourdes Magazine
Grazie Mons. Perrier
2
In occasione degli auguri d’inizio anno
agli abitanti della città mariana, il 17
gennaio scorso, Mons. Jacques Perrier ha fatto capire che lascerà il suo incarico nel corso di quest’anno.
Il 4 dicembre 2011 ha compiuto 75
anni, età in cui tutti i Vescovi in carica
in una Diocesi devono dare la dimissioni al Papa, che non le accetta automaticamente. Senza attesa, rendono
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omaggio all’Uomo di Chiesa che in
15 anni ha tanto segnato la storia di
Lourdes, accogliendo due Papi e
cercando, senza sosta di rinnovare
nel profondo la proposizione di fede
resa ai pellegrini. Detestando soprattutto la finzione e la pigrizia, egli si è
messo con audacia umilmente al servizio di un cantiere in continuo movimento da più di 150 anni.
La sua grande linea pastorale, difficile
da mettere in opera, sembra aver
messo in accordo realtà che, inizialmente potevano apparire contraddittorie, sostituendo là dove possibile
“o” con “e” che unisce… in una volontà ispirata alla sintesi e all’unità. Il
cammino del Giubileo, lanciato nel
2008, ad esempio ha avvicinato storicamente la città alta e quella bassa.
Per quindici anni
Vescovo e guardiano
della Grotta
Monsignor Perrier ha inoltre infranto
lo schema binario che separava la
stagione dei pellegrinaggi e il periodo
detto “alta stagione”, suscitando iniziative in Quaresima ad esempio,
perché questa “porta della Fede” che
è Lourdes resti aperta, sempre e per
tutti. Ciò ha maggiormente favorito
l’accoglienza delle famiglie con bambini nei Santuari - in riferimento alla
forza che Bernadette ha attinto dall’amore familiare - che trasforma in
questo modo l’immagine di Lourdes,
tradizionalmente legata alle persone
malate o portatrici di handicap.
Infine, con il progetto “Siloè”, dal
nome della piscina dove Gesù guarì
un cieco, il Vescovo prepara il futuro
annunciando la diversificazione del
rito dell’acqua, grazie a nuove istalla-
zioni che permetteranno di “lavarsi” e
non “bagnarsi”, come la Vergine
Maria ci ha chiesto.
“La radice di Lourdes è la sorgente
abbondante che sgorga a Massabielle, sempre la stessa e nonostante
tutto sempre nuova”, dice, invitando
Lourdes a ritornare alle proprie origini
e svilupparsi fedelmente ad esse.
17
Intervista al Cardinale Sepe
Filippo Anastasi
Direttore Responsabile di Fraternità
Messaggeri di bontà
L’Arcivescovo: “A Napoli c’è un volontariato qualificato”
Eminenza, da Prefetto di Propaganda Fide a Napoli,
terra di missione metropolitana. Quali punti di contatto e quali differenze?
Tutta la Chiesa per sua natura e missionaria. L'ha detto
Gesù Cristo agli Apostoli, invitandoli ad "andare" e non
ad aspettare, perché la gente deve essere incontrata per
le strade, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei mezzi di trasporto. Bisogna coglierne la quotidianità, contestualizzarne l 'agire, capirne i problemi, condividerne i disagi e le
ansie. Per questa, essere Chiesa e svolgere attività pastorale in citta come nei paesini o nelle tribù comporta lo
stesso impegno nell'incarnazione del Vangelo.
Magari cambiano le modalità dell’approccio in ragione
della diversa realtà sociale, ambientale e antropologica.
Essere sacerdote a Napoli è la stessa cosa che esserlo
nel Camerun o in Corea, purchè ci si li asci guidare sempre dall’amore a Dio e al prossimo. È chiaro che le differenze sono dettate dalla specificità e diversità delle
problematiche e dalle necessità oggettive che determinano e guidano le metodiche comportamentali.
Eminenza, cinque anni in una diocesi sempre socialmente complicata. Quali le difficoltà maggiori che ha
incontrato?
La bellezza di Napoli sta proprio nella sua complessità e
nelle sue contraddizioni, rispetto alle quali la città sa sprigionare una non comune capacità di reazione, mettendo
in luce la vitalità, la genialità e la dignità.
Non esagero nel dire che non ho incontrato difficoltà nell’inserirmi nella comunità ecclesiale e in quella civile, perché i napoletani non sono strutturalmente diffidenti anzi
sanno cogliere, a prima vista, !a sincerità dell’ interlocutore
e si aprono con generosità, accolgono con cordialità.
A Napoli c’è il sottobosco, neppure tanto nascosto,
del potere parallelo della camorra. Come ha affrontato questo muro di delinquenza?
Sì, la camorra esiste ma non si può generalizzare, perché
la stragrande maggioranza dei napoletani è fatta di persone serie, oneste e laboriose, che vivono senza condizionamenti, anzi prendendo le distanze e facendo argine
attraverso la diffusione della cultura dell'anticamorra, della
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resistenza ai soprusi e della denuncia. Ormai sono
tante le associazioni
e le organizzazioni
anche giovanili e
studentesche che
lottano quotidianamente e con mille
iniziative, mentre la
scuola va facendo
un lavoro di sensibilizzazione educativa
molto importante e
utile. Come affrontarla. Intanto, non
bisogna fingere che
la delinquenza camorristica non esista, ma bisogna essere vigilanti, fermi e
trasparenti.
La Chiesa di Napoli ha fatto sempre sentire la sua voce di
condanna, ne ha evidenziato la pericolosità sociale e morale, ha allertato tutti e soprattutto i giovani rispetto alle
insidie e alle lusinghe che vengono da quel mondo. In maniera decisa, poi, ho invitato tutti i sacerdoti a non amministrare i Sacramenti ai camorristi conclamati, abbiamo
organizzato una veglia cittadina contro gli attacchi della
camorra e io direttamente ho sfidato i camorristi a venire
da me, allorquando avevano fatto una incursione dannosa
e vile in un cantiere aperto per la costruzione di una nuova
chiesa in periferia.
Eminenza, quanto il volontariato a Napoli può aiutare
la società civile e l'impegno della Chiesa.
C’ è a Napoli un volontariato fiorente e qualificato.
Si tratta di veri messaggeri di bontà, di altruismo e di carità cristiana che troviamo per strada a soccorrere e alimentare i senza dimora o nei luoghi della sofferenza ad
asciugare una lacrima o a confortare gli ammalati come i
carcerati o i diversamente abili. Sono dei veri angeli senza
1
i quali lo stato sociale sarebbe ancora più precario, fiacco
“I volontari
sono angeli
nei quali la chiesa
trova grande
conforto e sostegno
nel suo impegno
pastorale”
e inadeguato, a danno dei più deboli e dei più poveri. Nei
volontari la Chiesa trova grande conforto e sostegno nel
suo impegno pastorale, per la qualità e sincerità del dono,
per il forte spirito cristiano che li anima, per la capacità di
vivere il rapporto assistenziale nel rispetto assoluto della
persona, nel cui volto e nelle cui piaghe sa leggere il volto
e le sofferenze di Cristo.
Eminenza, si avvia a conclusione il Giubileo straordinario celebrato per Ia citta di Napoli. Quanto questo
evento ha inciso nella coscienza delle parti chiamate
ai vari ambiti giubilari e soprattutto quanto ha lasciato
in tutto il resto della città.
II Giubileo ha risposto pienamente alla sfida che la Chiesa
di Napoli si era data. Lo svolgimento, il percorso, la risposta sono andati oltre ogni aspettativa. La chiamata alla
corresponsabilità, all'impegno e alla condivisione degli
sforzi per far uscire la città dal buio profondo e preoccupante in cui era sprofondata ha toccato veramente il
cuore di tanta gente, di tante categorie, di tanti settori, di
tanti responsabili sindacali, imprenditoriali e istituzionali
che si sono messi in discussione, hanno fatto a gara per
essere e operare all'interno della spirito giubilare, per aiu-
tare la città a risollevarsi. Sono emerse realtà e risorse interessanti e incoraggianti.
Si è avuto la conferma che !a città, con le sue forze sane
e capaci, esiste, resiste e sa reagire. Il Giubileo della speranza sì è rivelato il Giubileo della certezza, della concretezza e del futuro, come è stato negli auspici di tutti che
hanno dichiarato la volontà di dare seguito allo spirito, alle
finalità e al metodo del Giubileo.
Non sono mancati i fatti come la Cittadella dell’Artigianato
per formare e avviare a lavoro giovani, la riapertura di
Chiese chiuse, l'assegnazione di borse di studio a giovani universitari capaci ma senza mezzi finanziari, la formazione di un centinaio di giovani da avviare alle attività
marittime, l'istituzione del Call della Solidarietà per accompagnare persone sole, anziani, ammalati, bisognosi,
la nascita del mercatino della solidarietà, la realizzazione
di una cappella ecumenica all'interno del porto.
Sono cose estremamente significative e indicative della
voglia di fare e di lavorare insieme, mentre costituiscono
un forte incoraggiamento ad andare oltre e realizzare
tanto altro.
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Betlemme
Antonello Pagliuca
Referente Giovani sezione Lucana
La gioia dei bambini
Nella casa “Hogar Niño Dios” un’esperienza d’amore
“E
t Hic Verbum Caro Factum Est”(cfr Gv 1,14).
Tante volte si ascolta questa espressione, ma
non altrettante si riflette sulla meraviglia del Mistero che essa documenta, enunciata nel Vangelo di Giovanni.
Ma quando capita di baciare il luogo in cui, secondo la
tradizione, sarebbe nato Gesù, allora ci si rende conto di
essere travolti in modo davvero totale dalla realtà viva e
concreta di questo Evento e solo allora si ha la consapevolezza di essere lì, proprio lì, nella grotta della Natività a
Betlemme, nel punto in cui il cielo e la terra si sono uniti
per portare a noi la salvezza.
È indescrivibile lo splendore di quel luogo, come è altrettanto indiscussa la grazia che si riceve nel poterlo “vivere”
liberamente e spontaneamente, come ogni dono che
viene dal Signore, per trovare arricchimento e completamento interiore e vivere una profonda vicenda esistenziale. Ed allora ecco l’esperienza di quest’anno alla
“Hogar Niňo Dios” a Betlemme.
Non senza timore e tremore si può raccontare ciò che ha
rappresentato questa esperienza di grazia, amore, fede,
ma anche di preghiera, di servizio, di crescita umana; un
forte movimento emozionale che ci ha portato a vivere
parte del nostro pellegrinaggio al servizio di meravigliosi
bambini i quali, indipendentemente dalle loro condizioni
fisiche, chiedono solo amore e null’altro!
Quando il primo dicembre siamo arrivati alla “Hogar”, il
nostro pensiero era rivolto a quanto avremmo potuto fare,
alle migliaia di bisogni cui dare risposta in così poco
tempo, proprio come Marta all’arrivo di Gesù nella sua
casa (cfr Lc 10,38-42); senza renderci conto, invece, che
ciò che ci era richiesto era seguire l’esempio di Maria, di
metterci, cioè, semplicemente all’ascolto della Sua parola
(cfr Lc 10,39). Ma dove l’avremmo potuta ascoltare?
L’abbiamo “ascoltata” nelle grida gioiose dei bambini,
negli sguardi profondi delle suore che vivono la casa; l’abbiamo “ascoltata” nella fatica fisica che la sera ci consumava; l’abbiamo “ascoltata” nel pianto dei più piccoli,
nell’odore acre dei pannolini… È lì, proprio lì, che continua
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a nascere ancora oggi Gesù Bambino ed è semplicemente disarmante la contingenza per cui la “Hogar” si
trovi solo a poche centinaia di metri dalla Basilica della
Natività.
Eravamo in sette; con me, Francesca (sott.ne Matera),
Valeria (sott.ne Potenza), Emilio (sott.ne Lagonegro), Luisa
(sott.ne Tricarico), Michele (sott.ne Acerenza) e Giuseppe
(sott.ne Melfi), ciascuno con la sua storia, con le sue speranze, con il proprio percorso umano, spirituale e associativo; tutti, però, animati dalla stessa contagiosissima
voglia: donarsi senza riserve a tutte quelle piccole e meravigliose creature. Ciascuno di noi, infatti, come i servi
chiamati dal padrone prima della partenza, ha messo a
disposizione i talenti ricevuti (cfr Lc 19,11-27), lasciando
che la grazia di Dio li facesse fruttificare.
La gestione della casa, infatti, richiede diverse e numerose competenze, dall’organizzazione della cucina, alla
cura delle stanze, del giardino, dei bambini stessi. Ciascuno di noi si è adoperato senza riserve, anche cimentandosi in nuove esperienze, aprendo il proprio cuore
all’Amore e lasciandoci guidare dal monito che Madre Teresa di Calcutta amava ripetere alle sue sorelle: “Non è
importante quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che
fai e condividi con gli altri”.
E allora, come Lei, Signore, oggi ti do le mie mani per vivere nella operosità fedele, ti do i miei piedi per poter visitare coloro che hanno bisogno e per muovermi “in fretta”
- come Maria (cfr Lc 1,39) - verso i loro bisogni, ti do la
mia voce per poterti annunziare con gioia, ti do il mio
cuore per poterti amare in ogni fratello che incontro sulla
mia strada.
Questa è stata la nostra esperienza alla “Hogar”. Questo
è quello che da Betlemme ciascuno di noi ha portato nella
sua casa. Questo è quello che - come Maria (cfr Lc 2,19)
- “serberemo e mediteremo nel nostro cuore” come un
dono prezioso.
E allora, con il Salmo 102, continueremo a pregare dicendo “Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il Suo Santo Nome”!
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FOTO 1 UNO DEI PICCOLI
OSPITI NELLA CASA HOGAR
FOTO 2 E 3 LE SUORE
DEL “VERBO INCARNATO”
INSIEME AI VOLONTARI
DELL’UNITALSI
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Giornata Mondiale della Pace
dalla redazione
Educhiamo i giovani
Messaggio di Benedetto XVI: “Devono difendere il bene comune”
A
gennaio Papa Benedetto XVI ha invitato a guardare il 2012 con ‘atteggiamento fiducioso’
anche se nell’ultimo anno “è cresciuto il senso
di frustrazione per la crisi che sta assillando la
società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui
radici sono anzitutto culturali e antropologiche. “Sembra
quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro
tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce
del giorno”.
Si è rivolto così in particolare ai giovani “nella convinzione
che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale,
possono offrire una nuova speranza al mondo”.
“Le preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo - sottolinea esprimono il desiderio di poter guardare con speranza
fondata verso il futuro”. “È importante che questi fermenti
e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le componenti della società. La Chiesa
guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro”, “li incoraggia a ricercare la verità” e “a difendere il bene comune”. Papa Benedetto XVI si è rivolto anche ai
responsabili dell’educazione. Oggi “sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più
lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più
ampi”. Il Papa ha esortato i genitori “a non perdersi
d’animo” nonostante le difficoltà: “viviamo in un mondo in
cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armonizzabili con le
responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi
di vita frenetici”. Si è rivolto ai responsabili delle istituzioni
che hanno compiti educativi affinché “abbiano cura che
ogni giovane possa scoprire la propria vocazione” assicurando “alle famiglie che i loro figli possano avere un
cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi”. Il messaggio ha sottolineato quindi la necessità di “educare alla verità e alla
libertà”. “Il volto umano di una società dipende molto dal
contributo dell’educazione a mantenere viva” l’insoppri22
mibile domanda sulla verità, su chi è l’uomo: “l’uomo è
un essere che porta nel cuore una sete di infinito, una
sete di verità - non parziale, ma capace di spiegare il
senso della vita - perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”. Riconoscere questa verità porta ad
“avere un profondo rispetto per ogni essere umano”.
D’altra parte “solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà”. “Questa
non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio,
non è l’assolutismo dell’io.
Il Papa ha anche
esortato i genitori
a non perdersi
d’animo nonostante
le difficoltà: “Viviamo
in un mondo
in cui la famiglia
è minacciata”
L’uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere
da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole,
finisce… per perdere la sua libertà”. Oggi minaccia la libertà la “massiccia presenza” del “relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima
misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a
ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”. “Il retto uso della libertà è dunque centrale nella promozione della giustizia
e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per
l’altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di
vivere”.
Occorre poi “educare alla giustizia” in un mondo che
tende “a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del
profitto e dell’avere”. La giustizia “non è una semplice
convenzione umana”: infatti “ciò che è giusto” è deter1
minato non da un contratto ma “dall’identità profonda
dell’essere umano” creato da Dio. Oggi “certe correnti
della cultura moderna, sostenute da principi economici
razionalistici e individualisti, hanno alienato il concetto di
giustizia dalle sue radici trascendenti” con la conseguenza di separarlo “dalla carità e dalla solidarietà”.
“La pace – ha ribadito il Papa - non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio
delle forze contrastanti”. “La pace è frutto della giustizia
ed effetto della carità”. “È anzitutto dono di Dio” ma
“anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla
solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e
sull’importanza di ricercare adeguate modalità di redistribuzione della richezza, di promozione della crescita, di
cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti”. Il
Papa invita i giovani “ad avere la pazienza e la tenacia di
ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò
che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare
sacrificio e andare controcorrente”. “Non sono le ideolo-
gie che salvano il mondo – ha affermato Papa Benedetto
XVI - ma soltanto il volgersi al Dio vivente” che è amore:
“e che cosa mai potrebbe salvarci se non l'amore?”. Il
Papa, invitando a guardare “con maggiore speranza al
futuro”, ha lanciato, infine, un accorato appello ai giovani:
“Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte
alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che
spesso si presentano come la via più facile per superare
i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare
la fatica e il sacrificio … Siate coscienti di essere voi
stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete
quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre
potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non
siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la
possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”.
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Servizio Civile
dalla redazione
Una valigia di tristezza
Testimonianze di volontari dispiaciuti per la fine del servizio
“È
difficile trovare le parole giuste, mantenere il filo
di un discorso, non emozionarsi, quando a parlare è un'esperienza come la mia dove l'unico
organo che traina tutto il resto è solo e soltanto
il cuore. È stato, infatti, proprio il mio cuore a spingermi,
un anno fa, ad intraprendere questo percorso che, dopo
qualche dubbio iniziale dettato dalla paura di non essere
all'altezza, mi ha catapultata in un mondo nuovo in cui ho
avuto la possibilità di osservare la vita e sopratutto la quotidianità con un altro paio di lenti, le quali hanno scandito
in maniera diversa il mio tempo, le mie giornate, le mie
emozioni. E così, mentre quest'avventura sta per giungere al capolinea, io mi sento come una bambina alla
quale è stata tolta la sua bambola preferita, come un’adolescente al suo ultimo giorno di liceo, insomma, mi sento
una ragazza che nel preparare “le valigie per tornare a
casa” e cedere il "posto" a qualcun'altro, egoisticamente
vorrebbe non andarsene mai e fermare il tempo o magari
tornare indietro alla prima volta che il suo sguardo ha incrociato quello dei suoi ragazzi, tornare al suo primo pellegrinaggio con loro, al primo giorno di Servizio quando è
stata accolta in maniera splendida dalla grande famiglia
dell'Unitalsi. (…) Tutto ciò ha contribuito a farmi innamorare ogni giorno sempre di più del percorso intrapreso
tanto da decidere di continuarlo anche dopo la fine del
mio Servizio Civile, perché dopo che la mia vita grigia ha
incrociato il sentiero del volontariato sento di non poterne
più farne a meno...» Questa la splendida testimonianza di
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Ramona Bertolini, Volontaria di Servizio Civile Nazionale
presso la sede di Battipaglia. Non è un caso che i nostri
ragazzi ci riempiano di orgoglio toccando la parte più profonda di quest’esperienza proprio nel Tempo di Avvento,
tempo in cui l’Associazione Unitalsi celebra la giornata
dell’Adesione (che cade ogni anno nella prima domenica
di Avvento); tempo in cui, tutti i cristiani del mondo, attendono la nascita del Salvatore; tempo in cui la sensibilità di Federica Trapani di Palermo è colpita e stimolata
dal fatto che:«nel periodo natalizio le persone si scoprono
più fragili, più sole e ancora più bisognose di aiuto, di supporto e comprensione così il mio Servizio, in questo mese
di Dicembre, è stato ancora più impegnativo, ma anche
doppiamente soddisfacente».
E Dicembre è anche l’ultimo mese dell’anno, mese di bilanci, come per Domenica Grazia Maria Strammiello di
Potenza: «già penso che tra nemmeno un mese questa
magnifica esperienza finirà… tutto ciò mi rattrista, ma
nello stesso tempo sento che da questo Servizio Civile ho
imparato tantissimo e che mi servirà a guardare la vita con
occhi diversi. Mi ha insegnato a capire realmente cosa
sono la sofferenza, la solitudine e a saper affrontare qualsiasi problema o difficoltà…». «All’inizio mi sembrava tutto
così difficile» - ci confessa Margherita Salierno di Benevento - «avevo il timore di non riuscire bene nel mio compito. Ora, invece, non riesco a immaginarmi senza fare
tutto ciò che faccio quotidianamente con il mio Servizio».
E Gerardo Domenico Giuseppe De Mari, Volontario di
SCN anche lui nella sede di Potenza, nonché Delegato
Regionale per l’Unitalsi: «Non voglio stare sulla soglia della
mia vita… questo è uno dei grandi insegnamenti che mi
è stato donato in questo periodo. (…) e ringrazio Iddio per
avermi concesso la possibilità di ricevere tutto questo
oggi, perché undici mesi fa non avrei mai capito questo
sentimento profondo che penetra nella pelle e, arrivando
al cuore, ti dà il coraggio di essere dove sei e fare davvero
il giusto, provando e riprovando ogni giorno. (…) Ho imparato che vivendo il presente appieno il futuro non fa
paura , ma regala la speranza di poter fare sempre di1più
e sempre meglio».
Mons. Carlo Romani
Celebrazioni a Terni
Assistente Ecclesiastico sottosezione di Terni
Due anniversari
Gli anniversari della scomparsa di S. Gabriele dell’Addolorata
e della nascita del Venerabile Giunio Tinarelli
D
ue date - due nomi - due anniversari. Con
questo slogan la città di Terni ha inteso celebrare i 150 anni dalla morte di San Gabriele
dell’Addolorata e i 100 anni dalla nascita del Ven.Giunio
Tinarelli. Il 27 febbraio 1862 muore santamente nel convento passionista di Isola del Gran Sasso (TE) San Gabriele
dell’Addolorata (nato Francesco Possenti), dichiarato Patrono d’Abruzzo e della gioventù cattolica. Il 27 maggio
1912 nasce a Terni il Ven.Giunio Tinarelli, Silenzioso Operaio della Croce ed ex operaio delle locali Acciaierie, cresciuto cristianamente alla scuola di S.Gabriele, presso
l’oratorio della Cattedrale a lui intitolato. Le celebrazioni
del doppio anniversario hanno visto, nella preparazione e
nello svolgimento, il coinvolgimento della locale sottosezione UNITALSI, che annualmente ricorda, con adeguato
programma, la santa morte di Giunio Tinarelli, fondatore
della sottosezione ternana avvenuta nel lontano 1948.
Dopo lunga preparazione delle parrocchie cittadine al
doppio appuntamento, gli organizzatori sono riusciti ad
ottenere che l’Urna con le spoglie di S.Gabriele lasciasse
eccezionalmente il grande santuario di Isola del Gran
Sasso, per sostare nella città di Terni, legata al Santo perché nato dalla nobile famiglia ternana dei Possenti. Sabato, 21 gennaio, alle ore 10,00 del mattino, presente il
Vescovo Mons. Paglia e le Autorità cittadine, il largo antistante la nuova chiesa parrocchiale, per iniziativa della
Giunta Municipale, veniva intitolato al Ven. Giunio Tinarelli. Nella targa leggiamo: Largo Giunio Tinarelli – Venerabile (1912-1956), silenzioso operaio della croceesemplare operaio delle Acciaierie.
Subito dopo, l’Urna, attraversato il centro urbano, è stata
trasferita nella grande parrocchia di S. Gabriele dell’Addolorata, che proprio quest’anno celebra il 50° di fondazione. L’ampia Cattedrale era stracolma di fedeli; fra loro,
oltre le Autorità Civili e Militari, si evidenziavano molti malati in carrozzella e tanti fratelli e sorelle dell’UNITALSI,
giunti anche dalle sottosezioni e gruppi dell’Umbria e dalle
sottosezioni di Frascati e di Chieti. Al mattino della domenica, nel salone del Museo Diocesano, adiacente alla
Cattedrale, gremitissimo, si è tenuta la commemorazione
DANTE D’ELPIDIO, VALENTINO VALENTINI ED EMILIO COLONNA
DURANTE LA CELEBRAZIONE A TERNI
del Venerabile Giunio Tinarelli alla presenza del vice Presidente Nazionale dell’UNITALSI Dante D’Elpidio, del Presidente della sezione Umbra Claudio Papini, dell’Assistente
Regionale Mons. Carlo Romani, del Presidente della sottosezione di Terni Raffaele Natini e del Rev. D. Luciano
Ruca coordinatore Nazionale del C.V.S. ( Centro Volontari della Sofferenza). In questi tre giorni Terni ha vissuto
momenti di forte carica religiosa, ponendosi alla scuola di
due Santi concittadini, diversi per condizioni di vita, uno
religioso e l’altro operaio delle Acciaierie, ma ambedue
identici nella tensione verso la santità. Gli unitalsiani ternani si sono distinti per impegno, entusiasmo, generosità
e per una preziosa testimonianza di comunione fraterna.
Potrebbe essere questo il frutto più prezioso della celebrazione del doppio anniversario.
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Oropa
dalla redazione
Storia di un Santuario
Una casa per gli ammalati e per chi li assiste
I
l Santuario di Oropa, a pochi chilometri dalla città
di Biella, è considerato il più importante luogo di
culto mariano dell’arco alpino. Il maestoso complesso del Santuario e del Sacro Monte di Oropa,
articolato in tre vasti chiostri, è frutto dei disegni dei più
grandi architetti sabaudi che, tra il 1600 e il 1800, innalzarono, a quasi 1200 m di altezza, il grandioso insieme di
edifici che appare oggi come una reggia, per dare ospitalità ai numerosi devoti che salivano per pregare davanti
alla statua della Vergine Nera. L’unione della secolare devozione popolare e dell’interessamento della famiglia Sa26
voia, che ebbe inizio con il duca Carlo Emanuele I, fecero
di Oropa un grande centro di investimento simbolico per
tutto il ducato sabaudo: i fabbricati che circondano la Basilica Antica, furono progettati dagli architetti ducali tra cui
spicca il nome di Pietro Arduzzi.
La primitiva Chiesa di Santa Maria, di carattere eremitico,
di cui parlano i documenti medievali, costituiva un punto
di riferimento fondamentale per i viatores (viaggiatori) che
transitavano da e verso la Valle d’Aosta.
Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel
tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni
odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di
destinazione per i pellegrini animati da un forte spirito devozionale.
Ancora oggi sono a disposizione degli ospiti circa 300 camere per tutti coloro che desiderano soggiornare in un
ambiente unico e suggestivo.
La statua della Madonna Nera qui venerata, fu realizzata
in legno di cirmolo da uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il legame con la Valle d’Aosta é vivo ancora oggi:
ogni cinque anni gli abitanti di Fontainemore si recano in
processione attraversando di notte i monti che separano
le due vallate.
cento e il Settecento, delle dodici cappelle dedicate alla
vita della Vergine, popolate di statue in terracotta policroma a grandezza naturale.
Grandi artisti come i fratelli D’Enrico, Pietro Giuseppe e
Carlo Francesco Auregio lavorarono al Sacro Monte curandone gli aspetti scultorei, contribuendo a fare di questo complesso architettonico un percorso di fede che si
sviluppa attraverso un vero e proprio paesaggio sacralizzato. La composizione, condotta secondo gli schemi del
teatro popolare, segue i modelli delle sacre rappresentazioni di tradizione medioevale: il monte è il grande teatro
naturale dove viene rappresentata questa grande espe-
L’immensa devozione che circonda Oropa è ben visibile
all’interno delle due gallerie degli ex voto, dove si possono
ammirare i dipinti votivi, negli Appartamenti Reali dei Savoia e nel Museo dei Tesori, che conservano gli ori, i gioielli, i paramenti liturgici e i documenti che hanno scandito
nei secoli la storia del Santuario.
Spostandosi a sinistra del complesso monumentale del
Santuario, la devozione popolare è ancora protagonista
nel grandioso Sacro Monte, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’intervento di diverse comunità
del biellese fu determinante per la realizzazione, fra il Sei-
rienza di fede mediata dall’architettura, dalla pittura e dalla
scultura. La conca di Oropa, tutelata dalla Riserva Naturale Speciale istituita nel 2005 dalla Regione Piemonte, é
stata preservata nei secoli da qualsiasi contaminazione
urbanistica. Con circa 800 specie floristiche, una superficie di circa 1500 ettari e un territorio compreso tra i 750
e i 2388 metri di altezza, la Riserva costituisce e tutela la
suggestiva cornice del complesso monumentale del Santuario. All’interno della Riserva, si trova Il Giardino Botanico, inserito nel Sistema delle Oasi del WWF Italia.
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Bronte
Simona Sanfilippo
sottosezione di Bronte
Noi nel pianeta carcere
Progetto dei giovani Unitalsi: un gemellaggio con i detenuti
I
l 30 dicembre l'Unitalsi di Bronte ha oltrepassato la
cancellata del carcere di Nicosia, la struttura è situata in una zona panoramica del paese ed originariamente era un convento Cappuccino del XIII secolo;
in una data imprecisata una parte viene acquistata dall’Amministrazione Penitenziaria per farne una casa di reclusione, mentre un'altra parte rimane tutt’oggi convento
Una particolarità dell’istituto consiste nel fatto che una
delle “celle” apparteneva a Fra’ Beato Felice. Il progetto di
gemellaggio Giovani Unitalsiani – Detenuti è partito da
Padre Salvatore Seminara, cappellano del carcere, nonché Assistente spirituale della nostra sottosezione e
siamo stati felicissimi di accettare la sua proposta. In 30
siamo partiti alla volta del carcere per coinvolgere i detenuti in progetti di animazione e testimonianze varie “per
stimolarli e toglierli da un ozio improduttivo”.
L’esperienza che abbiamo vissuto è stata unica, in
quanto il “pianeta carcere” è un mondo sconosciuto, e
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circondato spesso da molti pregiudizi; ogni volto, ogni
nome, ha una storia di sbagli, di sofferenze, di tristezza, di
disagi, ma attraverso le piaghe di queste realtà ci sono
fessure che lasciano passare tanta speranza. Abbiamo
quindi organizzato spazi di gioco e di animazione per offrire ai detenuti l’occasione di vivere alcune ore in serenità
e allegria. I momenti più importanti dell’incontro sono
state le testimonianze del nostro Presidente Illuminato Papotto, del vice Presidente Filiberto Caruso e di Massimo
Cali che hanno raccontato la loro esperienza di volontariato e soprattutto la storia dell’Unitalsi, che ha come centro la carità vissuta come servizio gratuito da tutti quelli
che ne fanno parte, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione
economica.
È stato meraviglioso e far riscoprire, in una circostanza
così particolare come dentro il carcere, la dimensione1dell’Amore e del volontariato per far riuscire nel migliore dei
modi l’iniziativa e abbiamo messo in scena sketch comici
con grandi interpretazioni allegre e coinvolgenti. L’incontro si è concluso con un buffet di tavola calda e dolcetti offerti dal convento dei cappuccini durante il quale abbiamo
approfondito la nostra conoscenza. Abbiamo ringraziato
sia la direttrice del carcere che la polizia penitenziaria che
ci hanno accolto a braccia aperte. La giornata è andata
così bene che ci è stata proposto di fare altri incontri, che
abbiamo già programmato per marzo, in cui metteremo in
scena per i detenuti la commedia comica “u nonnu Paraliticu” che abbiamo realizzato a Natale per i nostri fratellini in difficoltà. Oltre a questo faremo entrare in carcere
insieme a noi anche un gruppetto di disabili per un incontro travolgente di amore e speranza, e sicuramente non ci
saranno sbarre a separare il desiderio di conoscersi e di
tenersi anche per mano.
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Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista
L’inverno demografico
Il legame tra l’etica della vita e l’etica
sociale, richiamato da Benedetto XVI
nell’enciclica del 2009 Caritas in veritate (n. 28) assume una particolare
attualità che è stata evidenziata lo
scorso gennaio a Genova, da autorevoli relatori, tra i quali i Cardinali Angelo Bagnasco (Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana) ed
Elio Sgreccia (già Presidente della
Pontificia Accademia per la Vita).
L’attenzione sui singoli temi non è recente ma oggi viene proposta con
rinnovato vigore con questo abbinamento sinergico, perché a livello
mondiale si è diffusa una preoccupante cultura di morte, che (insieme a
prassi e a leggi) ha abbattuto alcuni
valori costitutivi dell’umano. Eppure,
tale operazione di destrutturazione,
annunciata con enfasi trionfale, viene
presentata come espressione di civiltà e di progresso.
Perciò diventano sempre più subdoli
e numerosi gli attacchi ai cosiddetti
valori non negoziabili (vita, famiglia, libertà di scelta educativa e religiosa),
valori cioè sui quali non si dovrebbe
negoziare perché appartenenti al Dna
dell’uomo, che con la ragione, tutti
possono comprendere, condividere
e accettare. Da questi valori fondanti
e indivisibili discendono altri valori importanti, come ad esempio, la pace
e l’ambiente.
Eppure, dagli anni Sessanta, è emersa
una mentalità antiumanista e antinatalista che considera con paura l’aumento della popolazione ritenuta, tra
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l’altro, causa del consumo delle risorse naturali. A ciò è seguita, per
pressione di organizzazioni nazionali
e internazionali, un’esortazione planetaria a sostegno del controllo demografico, sfociato, secondo il
Cardinale Sgreccia, in una biopolitica
dell’antinatalità. Tale orientamento,
permettendo e favorendo l’aborto, ha
portato, soprattutto in Europa, al
crollo delle nascite e al cosiddetto inverno demografico. Questa cultura
contro l’uomo è talmente evidente
che i cinque milioni di aborti (dall’entrata in vigore, in Italia, della legge
194/’78 che lo disciplina) corrispondono proprio a quella generazione
dei “non nati” che manca all’appello
demografico, culturale e di sviluppo
dell’Italia1.
È urgente, perciò, denunciare i rischi
e le contraddizioni di questa corrente
di pensiero di derivazione malthusiana2 che non riconosce come, in
100 anni, la popolazione sia duplicata
ma le risorse create dall’uomo3 siano
triplicate. Così, per coprire interessi di
altra natura, si sono diffuse “bombe
mediatiche” antiuomo, che hanno
minato il rispetto per la vita non solo
al suo inizio (con l’aborto chirurgico e
chimico) ma anche alla sua conclusione (con l’abbandono terapeutico,
anticamera dell’eutanasia).
Gli attacchi contro la vita, che si concentrano in particolare sulle fasi più
deboli e indifese (all’alba e al tramonto) sono legati agli attacchi alla
famiglia, perché con tale strategia in-
crociata gli effetti finali sono drammaticamente più efficaci. Infatti, indebolire la famiglia (diffondendo una
mentalità egoista, edonista e utilitarista che orienta più facilmente alla separazione e al divorzio) isola la
per-sona e la rende più facilmente
manipolabile. Così, la donna divenuta
più sola anche di fronte all’accoglienza della vita, è più facilmente
tentata di rifiutarla.
Eppure violare e oscurare la vita di un
essere umano (non ancora nato o
alla sua conclusione) indebolisce l’intera società. Così come sostenerlo
nelle sue diverse condizioni ed età influenza positivamente la società rafforzando la sua speranza per il futuro.
Incoraggianti esempi di volontariato
socio-sanitario lo documentano: S.
Camillo de Lellis, don Carlo Gnocchi,
Madre Teresa di Calcutta, don Oreste Benzi e tanti altri sconosciuti. Lo
conferma anche una recente mappatura del privato sociale che ha evidenziato la presenza di 420.000
operatori attivi in oltre 14.000 mila
servizi socio-sanitari di ispirazione cristiana operanti con continuità e stabilità nel Paese.
Questi dati documentano che, nonostante la crisi e i tagli alle risorse, il volontariato sociale ha consentito al
sistema di non collassare. Se aumentasse la sinergia tra pubblico e
privato si potrebbero realizzare ulteriori risultati non trascurabili. Lo ha
segnalato il Cardinale Angelo Bagnasco nella Prolusione alla CEI del1 23
gennaio scorso. Una feconda integrazione (pubblico/privato) è resa
ancor più necessaria dalle preoccupanti tendenze eutanasiche della società moderna, aggravata dalla crisi
economica che rischia di dirottare le
risorse della sanità pubblica verso
coloro che hanno migliori prospettive
di vita. Queste scelte priverebbero i
malati di quella tranquillità necessaria
per alleviare anche il dolore psico-fisico. Per cui “occorre contrastare
l’idea che per i malati terminali le cure
vadano centellinate”. Non solo per il
rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo ma anche per il rispetto della
verità antropologica su cui essi si fon-
dano. La persona umana, infatti, reclama un rispetto ontologico, indipendente dall’età e dalle condizioni di
vita, rispetto che oggi rischia di essere oscurato. Perciò, continua il
Cardinale, occorre “rinforzare la vigilanza e moltiplicare gli anticorpi”
verso le nuove malattie della postmodernità infragilita da false paure
(come quella della fine del mondo per
il 2012). L’Italia è ricca di esperienze
di solidarietà che, in modo circolare,
fruttificano la gratuità personale e sociale. La tutela dei più poveri e indifesi rappresenta un indicatore sociale
di civiltà che è anche testimonianza e
segno di speranza. Ed è solo l’amore
(e la carità) che può cacciare dall’anima la paura del futuro e aiutare
ad evitare un pericoloso deragliamento antropologico e sociale. Ciò
conferma come l’etica della vita, che
si esprime nel rispetto per la persona
in ogni sua condizione, sia la prima
forma di etica sociale.
Questo inscindibile legame che invita ad impegnarsi per il bene comune (che poi è bene anche per il
singolo) rappresenta un programma
incoraggiante per questo 2012, dichiarato dall’Unione Europea Anno
dell’invecchiamento e della solidarietà tra le generazioni e il mondo del
volontariato.
Con l’entrata
in vigore
della legge
sull’aborto
sono 5 milioni
i bambini
“non nati”
in Italia
1 Cf.
( a cura del) COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA CEI, Il cambiamento demografico. Rapporto – proposta sul futuro dell’Italia, Laterza, Roma-Bari 2011, p.101 (Il popolo dei «non nati»).
2 L’economista T. R. Malthus (1766-1834) riteneva, erroneamente, che l’aumento della popolazione non poteva essere sostenuto dalle risorse alimentari disponibili. Gli era sconosciuto, infatti, lo sviluppo a cui avrebbe portato la rivoluzione industriale, agricola e tecnologica.
3 L’uomo (prima risorsa del creato) è stato definito da Gary Becher, premio Nobel per l’Economia (1992) capitale umano e sociale. Le risorse, invece, sono un problema culturale e politico, riconducibile, soprattutto, al loro iniquo accesso e distribuzione.
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dalla redazione
Il parroco del manicomio
«Sono il parroco dei matti e il manicomio è Ia mia parrocchia. Se mi perdo,
posso dire facilmente a tutti dove
abita». È una battuta che don Gino
Gritti amava ripetere frequentemente
negli incontri di fraternità.
Originario di Verdello (Bergamo),
classe 1924, don Gino Gritti ha trascorso come parroco del manicomio
ben 37 anni. A due anni dalla morte
avvenuta il 1 gennaio 2012 un libro ripercorre Ia sua vicenda sacerdotale e
il suo ministero nel Centro di Assistenza psichiatrica. II libro scritto da
Mons. Arturo Bellini, preposto di Verdello, e intitolato Don Gino Gritti: parroco del manicomio: appunti per una
biografia (194 pagine, Gamba editore,
Verdello). Il testo presenta Ia vita di un
prete dalla fede, semplice, serena e attiva, sempre attento ad incontrare le
persone nei diversi compiti che gli vennero affidati: curato ed educatore di
giovani generazioni, parroco del manicomio fino alla chiusura di questa istituzione assistenziale a seguito di nuovi
orientamenti legislativi e per effetto
della Iegge Basaglia, apprezzato confessore di generazioni di religioni nelle
parrocchie che ne richiedevano il servizio, confidente e amico per chiunque
si rivolgesse a lui, anche nell'ultimo
tratto della sua vita presso Ia Casa di
Riposo di Verdello.
Per i malati di mente era un padre
Don Gino aveva per ogni persona attenzione e rispetto: ogni ricoverato doveva essere amato così com'era. Era
l'idea ricorrente che proponeva in ogni
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occasione al personale del centro psichiatrico e che lui stesso praticava.
La fede gli costò anche qualche ceffone da parte dei malati psichici più
pericolosi, rna quando succedeva,
don Gino non se Ia prendeva. Era allenato: “mi hanno cresimato un'altra
volta” diceva. Per i malati mentali don
Gino era un padre. Si faceva carico dei
bisogni materiali, quando erano dimenticati dai propri familiari.
Riuniva i dipendenti per le celebrazioni
religiose, e instaurava loro rapporti di
amicizia. Celebrava con grande solennità Ia festa patronale di San Giovanni
di Dio: Ia voleva bella, partecipata dalle
autorità, in primo luogo dal Vescovo, e
voleva che fosse una festa anche nel
mangiare. Mons. Gaetano Bonicelli,
Arcivescovo Emerito di Siena, condiscepolo di don Gino, nella post fazione
alla biografia ha scritto: "Penso che
vada sottolineata Ia cura del "parroco
del manicomio" di valorizzare questi
aspetti che più facilmente potevano
coinvolgere un pubblico speciale”.
Da qui Ia solennità che sempre volle
per Ia festa del Patrone San Giovanni
di Dio. Un frutto del Concilio sembra a
me anche più significativo, il rapporto
personale che egli seppe stabilire con
tutti i suoi fedeli: dirigenti, medici, infermieri, pazienti. Sono pagine esemplari
che potrebbero davvero rappresentare
l'eredità di Don Gino per Ia nostra
Chiesa bergamasca.
La vita non è facile per nessuno. La
definizione data a Don Gino di "mercante di sole", vale a mio modo di vedere per esprimere il giudizio più
sintetico ed efficace di una vita spesa
per gli altri, a Pagazzano, a Bergamo e
diocesi, a Verdello".
ed. Gamba Edizioni
ed. Gamba Edizioni
Umanità e fraternità
L'ultima parte della biografia è dedicata ad una serie di testimonianze.
Queste sono, forse, Ia migliore celebrazione di Mons. Gritti, perchè raccontano della sua comprensione per
gli infortunati della vita, per Ia gente
sola a cui basta talvolta una parola per
cambiare. Preziose oltre ogni dire le
espressioni di uomini e donne che nel
ministero delle confessioni, che ha
marcato Ia sua vita e in modo particolare gli ultimi anni, hanno trovato un
punto sicuro per orientare e sostenere
1
Ia propria vita spirituale.