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Poste Italiane S.p.A. Sped. abb. post. DL353/2003 (conv. in L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 2 DCB Roma. In caso di mancato recapito rinviare a Roma per la restituzione al mittente previo pagamento resi Organo ufficiale dell'Associazione BIMESTRALE N°1 - GEN/FEB 2012 Direttore responsabile: Filippo Anastasi Direttore editoriale: Francesco La Palombara Caporedattore: Massimiliano Fiore 3 12-13 22-23 Piantina d’amore Quell’11 febbraio Educhiamo i giovani 30-31 L’inverno demografico F. La Palombara 14-15 A.M. Cosentino Conoscere per accogliere F. Baiocco 4-5 In volo con El Al 16-17 Grazie Mons Perrier F. Vayne M. Fiore 24 32 Una valigia di tristezza Il parroco del manicomio 25 Due anniversari 6-7 Mons. C. Romani Disabilità invisibile 8-9 18-19 Pregare con umiltà Il Card. Sepe: “Volontari angeli di bontà” D. Priori F. Anastasi 26-27 Storia di un Santuario 10-11 20-21 In tre “per-correre” La gioia dei bambini Francesca Gianfilippo Valerio A. Pagliuca Editore: UNITALSI - Via della Pigna 13/A 00186 Roma Tel. 06.6797236-int 222 fax 06.6781421 [email protected] c/c postale n° 10274009 intestato a Unitalsi via della Pigna 13/A - 00186 RM Hanno collaborato: Mons. Luigi Marrucci, Mons. Carlo Romani, Salvatore Pagliuca, don Danilo Priori, Federico Baiocco, Valerio Battaglia, Angela Maria Cosentino, Claudio Focolari, Gianfilippo Lunghi, Francesca Mussati, Antonello Pagliuca, Simona Sanfilippo, Francois Vayne. Con approvazione ecclesiastica, rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in data 5 gennaio 1988 Foto: Sergio Pancaldi, Alberto Maranesi, archivio Unitalsi Progetto grafico: FAR 11 Stampa: Mediagraf Spa viale della Navigazione Interna 89 35027 Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: febbraio 2012 Questo periodico è associato all’Uspi numero verde 28-29 Noi nel pianeta carcere S. Sanfilippo 800 00 11 44 PELLEGRINAGGI UNITALSI progetti di carità 800 062 026 PROGETTO BAMBINI [email protected] www.unitalsi.it Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale Scuola di speranza Cominciamo un nuovo anno con un orizzonte non certamente terso e con la consapevolezza che anche la nostra associazione sarà interpellata per dare risposte a quanti vivranno con maggiore difficoltà la crisi economica, sapendo bene che il nostro impegno, al servizio della malattia e della sofferenza, può diventare scuola di speranza. L’attuale situazione economica ha messo in crisi anche i falsi valori che permeano la nostra società infatti oggi più che mai abitiamo una società che prova a negare la realtà della sofferenza per lasciare spazio solo al bello e al perfetto - e tra i nostri compiti rientra anche il far comprendere che non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con amore. La nostra esperienza associativa - particolarmente legata al messaggio della Grotta di Lourdes - è alimentata dalla gioia vera di tanti amici che hanno saputo leggere la propria condizione di sofferenza quale segno di attenzione del Signore. È questo il vero “miracolo” quotidiano che alimenta questo nostro cammino di Chiesa, dove il dolore ed il limite umano si sublimano nella certezza della speranza. Questa verità si concretizza nella partecipazione ai sacramenti - come dice proprio Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata del Malato - grazie ai quali la Chiesa si scopre “comunità sanante”, capace di oltrepassare il limite fisico della malattia e di regalare a tutti la salute del cuore. Da questa consapevolezza vogliamo aprirci a sempre nuove esperienze di incontro, di condivisione, di fede, di impegno e di responsabilità, perché l’Unitalsi sia sempre una espressione fresca e generosa al servizio verso chi è nel disagio fisico e, soprattutto, muova i suoi passi nel solco del Vangelo, per seguire Colui che disse “Và, i tuoi peccati ti sono rimessi, la tua fede ti ha salvato”. Per poter operare dobbiamo sviluppare il nostro impegno sul territorio in collaborazione anche con le istituzioni e con i servizi sociali, secondo l’insegnamento di don Tonino Bello: “Dobbiamo sentire la necessità di collaborare con le istituzioni pubbliche e con i servizi sociali presenti nel nostro territorio, stimolandoli alla tenacia, precedendoli nella battuta, intuendo risposte nuove ai bisogni nuovi, non gareggiando, come se volessimo dimostrare che siamo più bravi noi della parrocchia che non i servizi sociali del Comune. Il nostro compito è quello di incoraggiarli; schierarsi lealmente con chi si impegna a rimuovere le situazioni di violenza, di ingiustizia, denunciare profeticamente le strutture di sopraffazione presenti nel nostro territorio, ma soprattutto collaborare con le istituzioni. Date una mano non importa a quale partito appartengono o di quale provenienza siano. Siate coscienza critica in queste strutture”. Ma con questi nuovi impegni da realizzare con la nostra Associazione non si rischia di snaturarla, di distoglierla dal suo carisma principale che è il pellegrinaggio? Decisamente no! L’Unitalsi, per come è nata, per come si è sviluppata nei suoi oltre cento anni di vita, per le scelte che ha fatto nei passaggi cruciali della sua storia, per l’attenzione che ha sempre dato agli ammalati ed ai disabili, per l’amore per i poveri e gli ultimi della società, ha in se stessa una carica spiritualmente eversiva, è capace di sviluppare, per la somma di amore che accumula durante i pellegrinaggi, una rivoluzione caritatevole nella realtà in cui opera, ed ogni socio deve sentirsi chiamato a partecipare a questa rivoluzione di carità che coinvolge chiunque ne sia sfiorato e sconvolge gli schemi, le abitudini, il modo di guardare gli altri, il modo di vivere con gli altri, anche il proprio essere cristiani, facendo compiere il passo dall’essere credenti all’essere praticanti. Iniziamo questo nuovo anno di impegno con la voglia di sognare un mondo diverso e migliore e con il conseguente impegno d’amore, ricordando con Thomas Borge che: “… L’uomo che è capace di amare e di fare dell’amore uno strumento per il cambiamento è anch’egli un rivoluzionario. Il rivoluzionario quindi è un sognatore, è un amante, è un poeta, perché non si può essere rivoluzionari senza lacrime negli occhi e senza tenerezza nelle mani”. Buon anno e buon pellegrinaggio. 1 Filippo Anastasi Direttore Responsabile di Fraternità Tutto cambia, niente cambia “Tutto cambia perché niente cambi” scriveva Tomasi di Lampedusa nel suo “Il Gattopardo”. E Fraternità si adegua, perché – lo vedrete da questo numero – impaginazione, grafica e contenuti vi appariranno subito diversi, ma speriamo ancora più gradevoli e leggibili. E state certi, cari amici, ce la metteremo tutta per attirare maggiormente la vostra attenzione e per rendere stimolante la vostra lettura. Insomma – con un brutto termine sociologico – intendiamo fidelizzarvi sempre più, anche se la fedeltà è da sempre un segno distintivo di tutti gli unitalsiani. Tanti cambiamenti di forma e anche di sostanza, ma ciò che non cambia è il nostro cuore, come il vostro. Dentro, dietro la penna o i tasti del computer, siamo sempre gli stessi: quelli che sanno esattamente che dietro i treni bianchi e i pellegrinaggi c’è un popolo di anime buone che dedicano il proprio tempo, e non solo quello libero, agli altri, ai più deboli, ai più piccoli, ai più bisognosi, ai più malati. Noi di Fraternità sappiamo quanto l’esperienza del dolore degli altri rimane dentro e porta ad un cammino di serenità e di amicizia. Sappiamo che dopo aver fatto i barellieri e le dame a Lourdes continuate nel quotidiano ad essere buoni dentro, a dedicarvi al prossimo con passi talora privatissimi, talora più palesi nell’ ambito dell’ Unitalsi. Crescono così i nostri progetti: da quelli rivolti ai bambini, alle case famiglia, alle case vacanze per i disabili, allo sguardo ai più disagiati fuori dalle nostre frontiere. Il volontariato gratuito, amorevole e responsabile è inciso invisibilmente nello stemma che voi tutti portate indosso, o, più semplicemente, dentro il cuore. Noi pensiamo di saperlo e di condividere con voi tutti questi concetti. Per questo cambiamo veste grafica, ma non cambiamo il nostro cuore. Il momento è difficile. L’Italia, l’Europa, il Mondo soffrono di una crisi che speriamo si possa arrestare. Se per noi soci può significare ristrettezza e disagio per altri può diventare fame e disperazione. Per questi ultimi l’Unitalsi si è sempre schierata, adesso è il momento di fare di più. 1 2 Francesco La Palombara Giornata Nazionale 2012 Direttore Editoriale di Fraternità Piantina d’amore “Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono” S iamo, quindi, arrivati alla Giornata Nazionale dell'UNITALSI n°11. Dall'anno 2000 ad oggi, l'associazione, con i suoi volontari, ha coperto migliaia di chilometri sulle strade della carità, della solidarietà, dell'amore, della condivisione, del sociale. Si è impegnata sui fronti più svariati, mantenendo inalterato l'obiettivo: aiutare tutte le persone che ne fanno richiesta ovvero incrociano la strada dell'Associazione. E la Giornata Nazionale non si differenzia da questo atteggiamento; è il tempo giusto per avvicinare la gente che ancora non ci conosce insieme a quanti hanno già sentito parlare dell'Unitalsi. La pianta d'ulivo, tra l'altro un simbolo di pace, in cambio di un'offerta minima, sono solo il tramite perchè l'incontro si realizzi. L'essere in divisa, sorelle, barellieri e guide, è un'ulteriore necessità per dimostrare l'uguaglianza di tutti i soci nell'appartenenza alla nostra Associazione. Animati anche da questi principi, sostenuti dal vissuto associativo di ognuno di noi, arsi dal desiderio di far conoscere a tutti la nostra Unitalsi, riempiamo le piazze, le strade, gli spazi antistanti le Chiese, insomma tutti i luoghi dove saremo autorizzati ad esserci ed incuranti della stanchezza proponiamo a quanti incontreremo la bellezza del nostro spirito associativo, l'importanza della testimonianza della Parola vissuta anche attraverso i gesti, gli insegnamenti di vita che derivano dal condividere una parte della propria esistenza con quanti sono nella difficoltà, nella malattia, nella solitudine. Lo slogan "Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono" che da alcuni anni accompagna la manifestazione, indica anche la generosità di quanti prenderanno la pianta; ma vuole soprattutto evidenziare i piccoli gesti che ogni socio unitalsiano quotidianamente compie verso chi è nel bisogno aiutandolo a sopportare un'esistenza piena di difficoltà e tribolazioni. Allora, senza esitazione, scendiamo in strada e spendiamo senza riserve tutto l'Amore che portiamo nel nostro cuore perchè, come scrive Erri De Luca:"l'Amore è questa incomprensibile energia per la quale più se ne spende, più se ne riproduce nelle fibre. Al contrario, chi lo risparmia lo spreca, se lo ritrova inutile e marcito". 3 Massimiliano Fiore Accordo con l’Unitalsi Caporedattore di Fraternità In volo con El Al In Terra Santa i luoghi della cristianità più accessibili 1 U n accordo di collaborazione tra UNITALSI ed El Al Israel Airlines per la promozione degli itinerari dello spirito per i disabili e anziani è stato siglato a Roma il 27 gennaio. A sottoscrivere l’accordo sono stati il Presidente Nazionale Unitalsi, Salvatore Pagliuca, il vice Presidente Dante D’Elpidio insieme al Presidente El Al Israel Airlines, Elyezer Shkedy, al Direttore Centro Europa & Africa El Al Israel Airlines, Yechiel Eyni. Sarà questo l’avvio della collaborazione tra l’associazione italiana e la compagnia di bandiera israeliana con l’obiettivo di sviluppare flussi di pellegrinaggi per disabili e anziani. Alla sottoscrizione dell’accordo sono intervenuti l’assessore al Turismo di Roma Capitale Antonio Gazzellone, il vice Sindaco di Gerusalemme, Naomi Tsur. Da sempre l’Unitalsi ha sviluppato e migliorato tutti i servizi dedicati alle persone 4 diversamente abili, per rendere loro il pellegrinaggio nei luoghi della spiritualità più agevole e più fruibile. Nel 2012, anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, sta organizzando dei pellegrinaggi particolarmente dedicati ad anziani e disabili. La collaborazione tra l’Unitalsi e il Municipio di Gerusalemme ha reso già attivi dei progetti di solidarietà sociale che prevedono, tra l’altro, la realizzazione di servizi igienici per persone con disabilità nei pressi della Basilica del Santo Sepolcro, oltre a occuparsi di creare una rete di servizi per disabili nei più importanti luoghi di spiritualità in Terra Santa. Dal 2001 l’Associazione ha, infatti, avviato anche un progetto che prevede la presenza di propri volontari in Terra Santa, durante tutto l’anno, i quali contribuendo alle spese del pellegrinaggio, prestano servizio gratuito nelle strutture in Terra Santa dove l'Unitalsi compie opere di FOTO 1 E 2 LA CONFERENZA STAMPA NELLA SALA APOLLO, DEL PALAZZO DEL VICARIATO A ROMA FOTO 3 SALVATORE PAGLIUCA E ELYEZER SHKEDY E SULLO SFONDO NAOMI TSUR 2 carità. Anche se Lourdes è la meta che più facilmente si associa al nome dell'Unitalsi non bisogna dimenticare che la Terra Santa è diventata tra le nuove mete principali dei pellegrinaggi dell'associazione; infatti negli ultimi cinque anni ha accompagnato, circa 7mila pellegrini, di cui il 5% con disabilità. “Malattie e disabilità sono parte del mondo - ha spiegato il Presidente Nazionale Unitalsi, Salvatore Pagliuca nel corso della presentazione dell'accordo - e tutti devono avere la possibilità di recarsi in Terra Santa: proprio da questo spirito è nato l’accordo". Un accordo salutato da un messaggio del Patriarca latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal inviato per l'occasione: “Da parte nostra non possiamo che benedire ed incoraggiare tale iniziativa che è in armonia con la chiamata del Santo Padre e la richiesta del Sinodo del Medio Oriente e con i nostri ripetuti appelli ai nostri fratelli cri- Importante collaborazione tra l’Associazione e la compagnia di bandiera israeliana per sviluppare nuovi flussi di pellegrinaggi 3 stiani di venire in Terra Santa a trovarci. La vostra presenza significa molto per noi e per voi; incontrare - scrive il Patriarca latino - la Chiesa madre di Gerusalemme è un segno di solidarietà ed amore, come pure è un dovere morale per riscoprire le vostre radici cristiane”. “Quest’accordo rappresenta un'occasione di straordinaria collaborazione" - il commento del vice sindaco di Gerusalemme Naomi Tsur intervenuta all’incontro. "Un'iniziativa, quella di oggi, che ci vede impegnati accanto a El Al Israel Airlines per rilanciare i pellegrinaggi in particolare in Terra Santa", ha spiegato Dante D'Elpidio, vice Presidente Nazionale Unitalsi. "Un progetto, quello della mobilità dei disabili, che sta a cuore all'associazione - sottolinea D'Elpidio - e che ci vede impegnati in Italia e all'estero, soprattutto nell'ambito di percorsi religiosi”. 5 Rapporto Censis dalla redazione Disabilità invisibile L’assistenza al malato grava solo sulla famiglia L a disabilità è ancora una questione “invisibile nell'agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura. La conferma arriva da due ricerche realizzate dal Censis per la Fondazione Cesare Serono, che coinvolgono direttamente le persone con disabilità e le loro famiglie. Questi sono alcuni dei principali risultati del primo anno di lavoro del progetto pluriennale «Centralità della persona e della famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?» promosso dalla Fondazione Cesare Serono e dal Censis, presentati oggi a Roma a Palazzo Marini da Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare del Censis, Giuseppe De Rita e Carla Collicelli, Presidente e vice Direttore del Censis, e discussi, tra gli altri, da Gianfranco Conti, Direttore generale della Fondazione Cesare Serono, Elio Guzzanti, Direttore scientifico dell’Irccs Oasi, Paola Binetti e Livia Turco, membri della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, e Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In particolare, le ricerche puntano i riflettori sui malati di sclerosi multipla (Sm) e sulle persone affette da autismo. Nella prima indagine sono state intervistate 302 persone affette da Sm. I dati, emerge dall'indagine, confermano l’assoluta centralità della famiglia nell'assistenza, a fronte di un sistema di servizi formali evidentemente inadeguato. Complessivamente il 38,1% dei rispondenti afferma infatti di ricevere assistenza tutti i giorni da familiari conviventi, e la quota aumenta tra i rispondenti con livelli di disabilità più elevati (62,8%). Solo il 15,3% degli intervistati si è avvalso dell'aiuto di personale pubblico, dei quali solo il 3,3% tutti i giorni. Il ricorso all'aiuto quotidiano fornito da personale privato è più frequente (ma evidentemente comporta un onere non irrilevante per le famiglie) e si tratta dell'8,1%. Residuale è invece l'aiuto offerto dal volontariato, citato dall'8,4%. Spesso drammatico, poi, l'impatto che la malattia ha sulla sfera lavorativa: il 49,8% dei rispondenti indica infatti che la malattia ha causato un cambiamento in negativo della loro vita lavorativa. Forti anche le ripercussioni sulla vita 6 sociale: dall'interrompere tutte le attività del tempo libero (48,3%) all'isolamento sociale a causa della malattia (32,6%). Da qui la richiesta di maggiori servizi sociali: per il 77,5% dei pazienti, l'assistenza domiciliare è uno dei servizi più utili ed il 72,4% ne ritiene necessario il poten2 ziamento. Per quanto concerne, invece, i servizi di supporto, spiccano i dati relativi all'aiuto economico e agli sgravi fiscali. Anche il supporto psicologico costituisce un aspetto la cui utilità viene riconosciuta dal 37% del campione. Dall'indagine emerge che la quasi totalità delle persone con autismo incluse nel campione vive in casa con la propria famiglia (96%), anche se non è del tutto trascurabile la quota relativa a quanti vivono in una istituzione residenziale (4%). Il 72,5% degli autistici, afferenti al campione, frequenta la scuola, e si tratta della quasi totalità dei casi con meno di 14 anni. Tra chi non frequenta la scuola, soprattutto tra gli adulti, l'attività più rappresentata è la partecipazione alla vita di un centro diurno (13,2%). Risulta però significativamente alta la quota relativa a quanti non svolgono nessuna attività e rimangono in casa o in istituto per tutto il giorno: il dato è infatti pari all'8,3%, e raggiunge il 13,9% tra gli adolescenti. Evidentemente, rileva l'indagine, ''le persone con autismo hanno bisogno di sostegno continuativo nel corso delle attività scolastiché', ma differenze emergono a questo proposito a livello territoriale: complessivamente le ore di sostegno ricevute da personale pubblico sono nelle regioni del sud in media 19,1, contro le 24,1 della media nazionale e le 28,7 del Centro. Dall'indagine emerge anche che per il trattamento farmacologico le uniche risposte disponibili sono rappresentate da farmaci non specifici per l'autismo, i cui effetti sulle persone affette da questa patologia sono spesso diversi da quelli attesi, e in alcuni casi controindicati. BALDUZZI: NEL PIANO FRAGILITÀ IL PATTO PER LA SALUTE “Nell'ambito del Patto per la salute che stiamo condividendo con le Regioni, ci sarà lo spazio per un Piano nazionale per le fragilità e la non autosufficienza, al cui interno la domanda di risorse economiche dovrà trovare e troverà un'adeguata risposta” lo ha annunciato il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, durante il convegno, riferendosi quindi alla domanda di assistenza delle persone disabili e delle famiglie; Balduzzi ha sottolineato come l'assistenza domiciliare sia ''sicuramente da potenziare: a questo proposito - ha detto - abbiamo già molte buone pra- tiche regionali che bisogna riuscire a generalizzare, facendo diventare la domiciliarità e la continuità assistenziale fatti reali e operativi''. Sempre a proposito del nuovo Piano per la fragilità, il Ministro ha infine sottolineato come questo potrebbe fare riferimento anche ad un consolidamento dei budget regionali, ad una ristrutturazione delle cure primarie e della residenzialità a diversi gradi, oltre che ad azioni nazionali come la messa a punto di un nuovo metodo per valutare le disabilità. 7 Tema Pastorale 2012 Don Danilo Priori vice Assistente Ecclesiastico Nazionale Pregare con umiltà Il Rosario di Bernardette per scoprire il vero servizio È l’avventura del cristiano quella di respirare all’unisono col suo Creatore, battito vitale che si inerpica sui viottoli dell’esistenza e tesse la trama del suo divenire; e la preghiera è come grembo verginale, alveo sempre fresco dal quale sembra riecheggiare la premura del Cristo perché ogni vivente possa approdare alle delizie celesti: Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria , quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo (Gv 17,24). Pregare è un po’ così: avere orizzonti e sentimenti vasti sui quali incontrare gli occhi di Dio e fidanzarli con quelli dell’uomo, perché dall’innamoramento reciproco possa scaturire sempre vita feconda. Pregare insomma è radicarsi nel giardino nuovo (Gv 19,14), come seme buono che penetra nella terra e attende fiducioso le prime luci dell’alba (Mt 28,1). Ma la preghiera non astrae dal contesto quoti8 diano, non prescinde dalle ordinarie preoccupazioni, non esula da una creazione che soffre e geme le doglie del parto1. Semmai qualifica ogni istante del nostro tempo dirompendo squarci di eternità. In una parola è Gesù che cerchiamo quando speriamo e sogniamo il meglio per noi2, è la Sua esperienza che rende sapido il nostro pregare3, è il memoriale della Sua vita il senso del nostro tendere le mani verso il cielo. Percorrere il filo che unisce ogni singolo minuzzolo della Sua vita è come ritrovare il collante per le nostre vite, a volte così frantumate e offuscate, ma comunque sempre desiderose di essere ricapitolate in Colui che viene4. La Vergine Maria è madre di questo pellegrinaggio, timoniera zelante che ci precede verso acque placide, dispensatrice e consigliera che magnifica la voce del Figlio e invita a fare quello che ci dirà (Gv 2,5)5. Non sorprende dunque che sia proprio Lei ad accompagnare il cammino dell’uomo, prolungando la voce del Figlio nei meandri della storia6, come narciso che effonde rugiade di benedizioni, come fontana sigillata che irrora i gigli rinfrancandoli dai cardi della vita7. È sempre Lei che nella quiete del cuore custodisce il respiro del Figlio (Lc 2,19), un respiro che blandisce le mura di Nazaret e mai smette di alitare i palpiti della mangiatoia, un respiro che rallenta fino a diventare amara esalazione sul palo maledetto, per poi farsi vento nuovo e sospiro di sollievo nel vincolo mirabile del cenacolo. Ogni fazzoletto della terra percorsa da Gesù ancora vive quello stesso respiro e Maria invita ogni credente a inalarsene le narici; da madre premurosa qual è non disdegna di volgere i Suoi occhi sulle creature misere – e talvolta miserabili – guardandole invece come persone8, portando un lampo di cielo in una grotta fetida9. Bernadette è tutta protesa verso la Signora senza macchia, i piedi annegati nell’acqua gelida sembrano già cogliere la direzione del nuovo andare; ora le sue mani non afferrano più la legna ma i grani bianchi di una corona, segni di un amore che anche una “buona a niente” può percorrere10; poi la “scopa” usata dalla Vergine viene riposta dietro la porta11 perché chiunque pregherà il Rosario con Bernadette possa scoprire l’umiltà del vero servizio. 1“Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,22-23). 2“ In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che 2 vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna” (Giovanni Paolo II, Veglia di preghiera in occasione della XV GMG, Roma Tor Vergata 19/08/2000) 3“Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?” (Mt 5,13) 4“In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricapitolare in Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,7-10) 5”Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria;… difatti il Rosario, quando non è meccanica ripetizione di formule tradizionali, è una meditazione biblica che ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore”. (BENEDETTO XVI) 6“La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria” (GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, 10). 7Cfr Is 35,1-5 e Ct 4,12-15 8“ La Madonna mi guardava come si guarda una persona” (Bernadette) 9Al tempo di Bernadette, la Grotta era un luogo sporco, oscuro, umido e freddo. Si chiamava " Grotta dei maiali", perché era il luogo dove si conducevano i maiali; poi Bernadette dirà: “quella grotta era il mio cielo”. 10La superiora di Bernadette, nel giorno della sua professione religiosa, disse al vescovo che quella suora “non è buona a niente” e decise di non affidarle alcun incarico. 11Bernadette dirà: “Io sono la scopa di cui la Vergine si è servita. Cosa si fa di una scopa quando abbiamo finito di usarla? La si mette dietro la porta. Quello è il mio posto, ci sto bene. Ci resto”. 9 Giovani Unitalsi In tre “per-correre” Esperienze e programmi dei nuovi responsabili Francesca Mussati Referente Nord Il compito di presentare se stessi non è mai cosa semplice, così cercherò di raccontare qualcosa di me, qualcosa di speciale, che arriva direttamente dal cuore e si presenta normalmente sotto forma di sogni, di desideri. La mia strada nell’UNITALSI è sempre stata un percorso di sogni realizzati; è un cammino iniziato molto presto: avevo solo 8 anni quando la mia nonna (dama “veterana”) mi regalò un viaggio a Lourdes per la mia Prima Comunione. Di quel viaggio ricordo ogni istante, avrò scattato, senza esagerare, 200 fotografie di cui “salvabili” al massimo dieci…ero talmente colpita e stupita da tutto ciò che stavo vivendo che non riuscivo a staccarmi da nessuno di quei frammenti. Ciò che mi è rimasto più di tutto è stato, come per molti, un incontro. Nello scompartimento del treno con me e la nonna c’erano un signore non vedente ed il suo accompagnatore, entrambi molto affabili e simpatici. Ero bambina, quindi si può facilmente immaginare quanto fossi coccolata e viziata da tutti. All’epoca sui treni si vendevano ancora i pacchetti delle cartoline, composti da una decina di cartoline raffiguranti Lourdes e ovviamente, ne avevo voluto ed ottenuto subito uno. Le cartoline erano tenute insieme da una striscia di carta ed avevo subito voluto aprire il mio pacchetto senza poi più riuscire a rimettere le cartoline dentro la striscia. Allora quel signore non vedente mi disse di dargliele, voleva provarci lui. Non avevo la benché minima fiducia che ce la potesse fare, era non vedente! Credo che non fossero passati neanche dieci secondi e le cartoline erano perfettamente al loro posto! In quel momento ho capito che cosa sarebbe stata l’UNITALSI per me: la casa dei sogni, in cui ciascuno ha un posto speciale. Da lì è iniziato un cammino, per meglio dire un per-corso, che non si è interrotto più. A casa ho sempre respirato aria unitalsiana e, quando è stato possibile, sono ripartita come volontaria scoprendo un’altra facciata di questa meravigliosa esperienza, senza sapere da principio che più che una esperienza sarebbe stata una scelta, una scelta di vita. Poi un giorno è arrivata una telefonata che 10 FRANCESCA, GIANFILIPPO E VALERIO non attendevo, che mi ha a dir poco sconvolta. Quella chiamata ha cambiato davvero le sorti del mio cammino, che stava perdendo un po’ i punti di riferimento. Sono stata chiamata ad un servizio nuovo, grande, impegnativo e pieno di responsabilità: rappresentare i giovani dell’UNITALSI. Così subito, a caldo, ero felicissima, grata per essere stata scelta, onorata, colma di voglia di fare, di conoscere di vedere. Ho conosciuto i miei compagni di avventura, Valerio, Gianfilippo e don Danilo e l’intesa è stata tanta e tale da farmi sentire con loro come a casa: si dice che la nostra casa sia dove mettiamo il nostro cuore, ecco allora che la mia è anche in questa relazione unica e straordinaria di amicizia, di condivisione e di servizio. Più vedevo e più mi rendevo conto che tutto era più di quanto avevo immaginato e sognato. Tutto era di più, quindi anche i pesi e le responsabilità; ogni tanto mi manca ancora il respiro quando incontro i giovani delle sezioni e non oso immaginare cosa succederà al mio cuore quando li vivrò a migliaia nell’incontro di Padova! PER-CORRERE è il nostro slogan. I giovani nell’Unitalsi sono davvero pronti per correre, sono tanti, sono in grado di essere a servizio di tutti e quindi di correre – per l’altro. Il cammino dei giovani è il cammino dell’UNITALSI e, sapendo di ripetermi ma lo sento forte, sono felice di essere fra i loro referenti, di essere la finestra al di là della quale c’è un mondo di ragazzi cui vale veramente la pena 1 di dare la voce…e il cuore! Gianfilippo Lunghi Referente Centro “Don Romano, posso venire anch’io?!”…Ecco come è iniziata la mia storia con l’UNITALSI. Dalla mia parrocchia vedevo partire tantissimi giovani dove dai loro occhi traspariva una felicità unica e forse proprio “invidioso” di quella felicità sono voluto partire anch’io. Fin dal primo momento che ho messo piede su un treno UNITALSI sono stato coinvolto da quell’entusiasmo di servizio che ci contraddistingue. Insomma una grande famiglia all’opera: l’associazione è stata, da adolescente, e ora da giovane, la mia educatrice di vita. Per questo, riconoscente per i doni ricevuti, ho cercato di impegnarmi e sposare quello che definisco “lo stile UNITALSI”. Oggi, rappresentare i “Giovani in Cammino”, è una grande responsabilità: la società spesso ci regala modelli di vita “vuoti” e stereotipi a volte irraggiungibili, creando nei ragazzi la delusa sensazione di non avere punti di riferimento. Quante volte vengono accusati i ragazzi di non saper vivere? Quante altre volte di non avere più ideali? Allora è compito di chi ha avuto la fortuna di conoscere realtà come l’UNITALSI di essere testimone di un ideale: Valerio Battaglia Referente Sud Il mio percorso nei giovani ha inizio nell’ottobre del 2006 quando dissi il primo “sì” a questo servizio a Pompei come referente dei giovani della sezione Campana assieme a tre altri amici speciali. Anni di cammino, di crescita spirituale, di amicizia, di incontri di sguardi e storie, di condivisione di gioie e di dolori… Anni di VITA vissuta nel cammino della fede. Terminato questo quinquennio, pensavo che avrei continuato a camminare servendo l’Associazione nella mia sezione secondo quanto il Signore mi avrebbe chiesto. «I miei pensieri non sono i vostri pensieri…» (Is 55,8). È accaduto proprio così! Una telefonata… Un annuncio… Cambia ulteriormente la vita! «Come è possibile?...» (Lc 1,34). Perché proprio a me? Sono convinto di essere stato chiamato a questo servizio non per qualità o meriti particolari… Mi piace dire, proprio come Bernadette nel suo testamento: «Grazie, grazie, perché se ci fosse stato un giovane più ignorante e più stupido, avreste scelto quello…». In questo primo tratto di strada percorso, riconosco la ricchezza di quando si dice di “sì” al Signore! Incontri e relazioni con tante persone che mi aiutano a sperimentare quotidianamente l’amore di Dio, che mi fanno riconoscere che realmente gli uomini hanno un’ala soltanto e possono volare alto solo se abbracciati l’uno all’altro. Non dire mai “no” alla voce del Signore che ti chiama, anche quando ti chiede cambiamenti radicali di vita. Da luglio ad oggi, siamo andati oltre… + dare cognizione che esistono punti di riferimento che portano a Dio. Il nostro cammino è un Per-CORRERE all’interno dell’associazione, un’esperienza di vita, che possa illuminare e permetterci di vedere sempre più chiaro questo riferimento con gioia, entusiasmo e fede. Far vedere che i giovani sanno vivere e credere. La scelta, con Francesca e Valerio, del termine PerCORRERE, come slogan dei Giovani in Cammino, sta proprio a sottolineare la voglia di voler raggiungere con vigore, energia, e passione il nostro Riferimento. L’impegno di tutti noi è poter ascoltare, conoscere e capire quello che i Giovani hanno nel cuore e poter essere i loro ambasciatori, perché possa sussistere, in questa grande famiglia, il sano rapporto di condivisione e scambio di opinioni tra giovani e adulti. La prossima tappa del nostro Per-CORRERE sarà Padova, una città che ha come patrono un giovane, Antonio, che ha fatto della predicazione il suo primo impegno di vita: un vero testimone della fede. È sicuramente un modello da conoscere e comprendere, perché possa aiutarci a continuare nella nostra ricerca interiore, e presi per mano esser condotti in pieno “stile UNITALSI” verso il riferimento che è Dio. Abbiamo imparato a volare in quattro: don Danilo, Francesca, Gianfilippo ed io. Ma oserei ancora di più! Ci siamo stretti in un abbraccio fraterno con tutti i referenti di sezione – ragazzi meravigliosi – che senza tregua condividono con noi il desiderio del cammino. Con gratitudine guardo al passato per quanto è stato costruito con amore e dedizione instancabili. Con semplicità, pur cosciente della grande responsabilità cui sono stato chiamato, guardo al presente cercando di essere colui che si dona, colui che ama, colui che è pellegrino verso l’altro. Con speranza guardo al domani, pensandolo come un percorso che non ha capolinea, ma al contrario che si apre all’incontro, che accoglie, che si propone e che si arricchisce sempre più di nuove esperienze e di nuove storie di vita! Tutti siamo chiamati a sostenere questo cammino di fede nell’Associazione, come del resto tutte le altre molteplici attività, con la preghiera, con la passione che brucia nei nostri cuori e con gesti semplici cui siamo abituati. Nel mio cuore c’è tutto questo ed è proprio con questo bagaglio che, insieme a tanti, percorro la vita buona del Vangelo aiutato, supportato e sostenuto dalla corona del Rosario che ci lega tutti alla Madre! Al termine di questa presentazione, non mi resta che manifestare il mio ardente desiderio di incontrare i giovani di tutte le sezioni, sottosezioni e realtà associative vicine alla nostra, al VI Pellegrinaggio Nazionale dei Giovani che si terrà a Padova dal 18 al 20 di maggio di quest’anno! Non mancate. Vi aspettiamo!!! 11 Giornata mondiale del malato dalla redazione Quell’11 febbraio Anniversario dell’Apparizione della Beata Vergine di Lourdes “N ell’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria testimonianza evangelica, sul’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo per guarirle”. Lo ha scritto il Papa, che nel Messaggio per la XX Giornata mondiale del Malato - che per problemi climatici si è celebrata solo in alcune diocesi l’11 febbraio, giorno in cui ricorrere l’anniversario dell’apparizione delle Beata Vergine di Lourdes, sul tema: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19) – si è soffermato sui “sacramenti di guarigione”, cioè sul sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione degli Infermi, che hanno il loro “naturale compimento” nell’Eucaristia. “Prendere coscienza dell’importanza della fede per coloro che, gravati dalla sofferenza e dalla malattia, si avvicinano al Signore”: questo è stato l’invito del Papa, anche in vista della Giornata mondiale del Malato che si celebrerà in Germania l’11 febbraio del 2013, e al centro della quale ci sarà “l’emblematica figura del samaritano”. “La salute riacquistata – ha scritto Benedetto XVI - è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica, è segno della salvezza che Dio ci dona attraverso Cristo”, e rivela “l’importanza che l’uomo, nella sua interezza di anima e di corpo, riveste per il Signore”. Il “binomio tra salute fisica e rinnovamento delle lacerazioni dell’anima” ci aiuta quindi a “comprendere meglio” i sacramenti di guarigione. Nel sacramento della Penitenza, che il Papa ha definito “medicina della confessione”, l’esperienza del peccato “non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore che perdona e trasforma”. In questo modo “il momento della sofferenza, nel quale potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione, può trasformarsi in tempo di grazia per rientrare in se stessi e ripensare alla propria vita, riconoscendone errori e fallimenti, sentire la nostalgia dell’abbraccio del Padre”. C’è poi l’Unzione degli Infermi, un sacramento che “merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell’azione pastorale verso i malati”, e non 12 va ritenuto “quasi un sacramento minore rispetto agli altri”, ma anzi un segno “della tenerezza di Dio per chi è nella sofferenza”. “A coloro che, per motivi di salute o di età, non possono recarsi nei luoghi di culto”, va assicurata “la possibilità di accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale”, raccomanda il Papa, secondo il quale “è importante che coloro che prestano la loro delicata opera negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei malati si sentano veri ‘ministri degli infermi’”, anche quando l’Eucaristia è “amministrata e accolta come viatico”, sacramento “del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre”. 2 IL PAPA: L’AMORE DI DIO È PIÙ FORTE DEL MALE CONTAGIOSO E ORRIBILE Commentando il dialogo di Cristo con un lebbroso raccontato dal Vangelo letto nella liturgia, Papa Ratzinger ha sottolineato "la delicatezza con la quale Dio si china sull'uomo, così spesso impotente di fronte alla sofferenza, al dolore, all'aggressione del male". "Solo Lui – ha ripetuto - ci può liberare dalla lebbra del peccato e dallo smarrimento nella vita". "Abbiamo sempre fiducia - ha esortato rivolto alle migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro nella sua potenza e nella sua misericordia! Lui è il Salvatore del mondo". Nella sua riflessione, Benedetto XVI ha anche evocato la Vergine, della quale si è celebrata la festa dell'apparizione a Lourdes, e San Francesco, che come Gesù non ebbe paura di toccare dei malati di leb- bra. "In quei lebbrosi - ha ricordato – era presente Gesù; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all'amore di Dio. Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova". "Cari amici - ha quindi concluso il Pontefice - rivolgiamoci in preghiera alla Vergine Maria, che a Lourdes consegnò un messaggio sempre attuale: l'invito alla preghiera e alla penitenza. Attraverso sua Madre è sempre Gesù che ci viene incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell'anima. Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli". BAGNASCO: IL FARE NON SERVE A NIENTE, SE NON È SOSTENUTO DALLA PREGHIERA ''Abbiamo bisogno di pregare, altro che fare. Il fare, per quanto doveroso, se non nasce dalla preghiera e a lei ritorna, se non è sostenuto dalla preghiera, non serve a niente''. Lo ha detto il Presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco nell'omelia alla messa celebrata in occasione della festa della Madonna di Lourdes. ''Il mondo di oggi - ha detto ancora il porporato nell'omelia - ha estremo bisogno della preghiera. Quanto più l'uomo si al- lontana da Dio, quanto più crede alle proprie possibilità di progresso, di voler essere signore e dominatore della propria vita e degli altri, della terra, del cosmo, quanto più crede di poter mettere da una parte, confinare Dio dalla vita pubblica, tanto più ha bisogno di ritrovare e di incontrare Dio perché perde se stesso. Quando non sa da dove viene e dove sta andando l'uomo perde la bussola, il cammino. E lo vediamo''. 13 Vedere Prevedere Provvedere Federico Baiocco Responsabile Nazionale Medici Conoscere per accogliere Convegno degli operatori sanitari il 9-10-11 marzo 2012 N el prossimo mese di marzo si svolgerà a Roma un convegno per gli Operatori Sanitari dell’UNITALSI. Sarà il primo della nuova Presidenza dell’Associazione, ma il suo significato è nella continuità del lavoro svolto negli ultimi anni. L’incontro avrà il riconoscimento dei crediti ECM e quindi utile per gli operatori sanitari dell’Associazione (medici ed infermieri) ai fini dell’aggiornamento professionale obbligatorio. I lavori si articoleranno in quattro sessioni a partire dal venerdì pomeriggio. La prima, dedicata alla realtà della disabilità, dopo aver percorso il cammino del servizio sanitario associativo, analizzerà la realtà epidemiologica dei malati che l’UNITALSI segue. Nella sessione verranno presi in esame sia i dati nazionali che regionali analizzandoli con attenzione. Questo intento è indispensabile per migliorare la nostra capacità di accoglienza e produrre anche un indice di accudimento specifico per ogni malato che chiede di partecipare alle attività associative. La seconda sessione, del sabato mattina, prenderà in esame le criticità che vive il disabile nell’accesso al servizio sanitario, analizzando ed identificando quelle che sono considerate le fasce deboli della popola- zione e cercando di comprendere le possibilità di accesso, da parte dei disabili, alle cure che vengono offerte dal SSN e Regionale. L’intento del convegno è porre in evidenza una delle priorità dell’UNITALSI, cioè la promozione sociale, che diventa, in questo contesto, la promozione della salute del socio disabile, intesa anche come possibilità dell’uso delle cure primarie. Per perseguire tutto ciò e per poter meglio operare nel mantenimento delle condizioni di salute, è indispensabile anche una formazione specifica degli operatori sanitari dell’Associazione. La terza sessione del convegno, del sabato pomeriggio, sarà incentrata sulla Formazione, che, in un’ Associazione “cattolica”, deve comprendere vari aspetti, che vanno dalla dimensione pastorale, a quella sulla sicurezza nell’espletamento del servizio, fino a giungere alla capacità di intervenire in condizioni di emergenza sanitaria. L’ultima sessione, della domenica mattina, è in diretta continuità con la terza, poiché realizza un momento di formazione con la visita alle Fosse Ardeatine. Accogliere il prossimo, tanto più se portatore di disabilità, non potrà mai significare per la nostra Associazione prevaricazione e disattenzione per la vita. PRONTA UNA SCHEDA SANITARIA sul suolo francese, si è dimostrato molto interessato al lavoro svolto dai medici dell’Unitalsi, ed è stato invitato dal Responsabile medici Unitalsi, congiuntamente al Presidente del Bureau Medical ad un confronto sul Dossier. Dalla riunione è stata elaborata una scheda per le notizie sanitarie rispondente alle esigenze delle varie associazioni. La scheda, elaborata sulla base di quelle Unitalsi già esistenti è composta da varie sezioni, con una grande attenzione alla parte epidemiologica, che messa su un database dai Responsabili Regionali medici, potrà servire al personale sanitario dei pellegrinaggi per migliorare la assistenza nei confronti dei soci ammalati e disabili. La scheda, approvata anche dalla Assemblea dei Presidenti delle sezioni, verrà usata a partire dai prossimi pellegrinaggi e i colleghi francesi la stanno traducendo per poterla utilizzare anche nei pellegrinaggi delle Hospitalitè Francofone. A gennaio si è riunito a Roma il Gruppo di lavoro dei Medici dell’Unitalsi (Dott. Federico Baiocco, Mons Nicola Filippi, Dott. Giuseppe Gallo, Dott.ssa Vittoria Dell’Acqua), con il Presidente del Bureau Medical di Lourdes Dott. Alessandro De Franciscis e il responsabile Sanitario della Hospitalité S.Rocco di Montpellier Dott. Jean Pierre Doussol, insieme alla Dott.ssa Auge Caumon, farmacista della stessa Hospitalitè. Dal 2010 l’Unitalsi sta svolgendo un lavoro di tipo epidemiologico per poter comprendere la tipologia dei malati che chiedono di partecipare ai pellegrinaggi associativi. Il Dossier prodotto, è stato presentato a tutta la Associazione e al Bureau Medical di Lourdes, e tramite quest’ultimo anche a colleghi Francesi. Il Dott. Doussol, incaricato dalla Associazione delle Hospitalitè Francofone di elaborare una cartella per le notizie sanitarie da adottare 14 François Vayne Direttore Lourdes Magazine Grazie Mons. Perrier 2 In occasione degli auguri d’inizio anno agli abitanti della città mariana, il 17 gennaio scorso, Mons. Jacques Perrier ha fatto capire che lascerà il suo incarico nel corso di quest’anno. Il 4 dicembre 2011 ha compiuto 75 anni, età in cui tutti i Vescovi in carica in una Diocesi devono dare la dimissioni al Papa, che non le accetta automaticamente. Senza attesa, rendono 16 omaggio all’Uomo di Chiesa che in 15 anni ha tanto segnato la storia di Lourdes, accogliendo due Papi e cercando, senza sosta di rinnovare nel profondo la proposizione di fede resa ai pellegrini. Detestando soprattutto la finzione e la pigrizia, egli si è messo con audacia umilmente al servizio di un cantiere in continuo movimento da più di 150 anni. La sua grande linea pastorale, difficile da mettere in opera, sembra aver messo in accordo realtà che, inizialmente potevano apparire contraddittorie, sostituendo là dove possibile “o” con “e” che unisce… in una volontà ispirata alla sintesi e all’unità. Il cammino del Giubileo, lanciato nel 2008, ad esempio ha avvicinato storicamente la città alta e quella bassa. Per quindici anni Vescovo e guardiano della Grotta Monsignor Perrier ha inoltre infranto lo schema binario che separava la stagione dei pellegrinaggi e il periodo detto “alta stagione”, suscitando iniziative in Quaresima ad esempio, perché questa “porta della Fede” che è Lourdes resti aperta, sempre e per tutti. Ciò ha maggiormente favorito l’accoglienza delle famiglie con bambini nei Santuari - in riferimento alla forza che Bernadette ha attinto dall’amore familiare - che trasforma in questo modo l’immagine di Lourdes, tradizionalmente legata alle persone malate o portatrici di handicap. Infine, con il progetto “Siloè”, dal nome della piscina dove Gesù guarì un cieco, il Vescovo prepara il futuro annunciando la diversificazione del rito dell’acqua, grazie a nuove istalla- zioni che permetteranno di “lavarsi” e non “bagnarsi”, come la Vergine Maria ci ha chiesto. “La radice di Lourdes è la sorgente abbondante che sgorga a Massabielle, sempre la stessa e nonostante tutto sempre nuova”, dice, invitando Lourdes a ritornare alle proprie origini e svilupparsi fedelmente ad esse. 17 Intervista al Cardinale Sepe Filippo Anastasi Direttore Responsabile di Fraternità Messaggeri di bontà L’Arcivescovo: “A Napoli c’è un volontariato qualificato” Eminenza, da Prefetto di Propaganda Fide a Napoli, terra di missione metropolitana. Quali punti di contatto e quali differenze? Tutta la Chiesa per sua natura e missionaria. L'ha detto Gesù Cristo agli Apostoli, invitandoli ad "andare" e non ad aspettare, perché la gente deve essere incontrata per le strade, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei mezzi di trasporto. Bisogna coglierne la quotidianità, contestualizzarne l 'agire, capirne i problemi, condividerne i disagi e le ansie. Per questa, essere Chiesa e svolgere attività pastorale in citta come nei paesini o nelle tribù comporta lo stesso impegno nell'incarnazione del Vangelo. Magari cambiano le modalità dell’approccio in ragione della diversa realtà sociale, ambientale e antropologica. Essere sacerdote a Napoli è la stessa cosa che esserlo nel Camerun o in Corea, purchè ci si li asci guidare sempre dall’amore a Dio e al prossimo. È chiaro che le differenze sono dettate dalla specificità e diversità delle problematiche e dalle necessità oggettive che determinano e guidano le metodiche comportamentali. Eminenza, cinque anni in una diocesi sempre socialmente complicata. Quali le difficoltà maggiori che ha incontrato? La bellezza di Napoli sta proprio nella sua complessità e nelle sue contraddizioni, rispetto alle quali la città sa sprigionare una non comune capacità di reazione, mettendo in luce la vitalità, la genialità e la dignità. Non esagero nel dire che non ho incontrato difficoltà nell’inserirmi nella comunità ecclesiale e in quella civile, perché i napoletani non sono strutturalmente diffidenti anzi sanno cogliere, a prima vista, !a sincerità dell’ interlocutore e si aprono con generosità, accolgono con cordialità. A Napoli c’è il sottobosco, neppure tanto nascosto, del potere parallelo della camorra. Come ha affrontato questo muro di delinquenza? Sì, la camorra esiste ma non si può generalizzare, perché la stragrande maggioranza dei napoletani è fatta di persone serie, oneste e laboriose, che vivono senza condizionamenti, anzi prendendo le distanze e facendo argine attraverso la diffusione della cultura dell'anticamorra, della 18 resistenza ai soprusi e della denuncia. Ormai sono tante le associazioni e le organizzazioni anche giovanili e studentesche che lottano quotidianamente e con mille iniziative, mentre la scuola va facendo un lavoro di sensibilizzazione educativa molto importante e utile. Come affrontarla. Intanto, non bisogna fingere che la delinquenza camorristica non esista, ma bisogna essere vigilanti, fermi e trasparenti. La Chiesa di Napoli ha fatto sempre sentire la sua voce di condanna, ne ha evidenziato la pericolosità sociale e morale, ha allertato tutti e soprattutto i giovani rispetto alle insidie e alle lusinghe che vengono da quel mondo. In maniera decisa, poi, ho invitato tutti i sacerdoti a non amministrare i Sacramenti ai camorristi conclamati, abbiamo organizzato una veglia cittadina contro gli attacchi della camorra e io direttamente ho sfidato i camorristi a venire da me, allorquando avevano fatto una incursione dannosa e vile in un cantiere aperto per la costruzione di una nuova chiesa in periferia. Eminenza, quanto il volontariato a Napoli può aiutare la società civile e l'impegno della Chiesa. C’ è a Napoli un volontariato fiorente e qualificato. Si tratta di veri messaggeri di bontà, di altruismo e di carità cristiana che troviamo per strada a soccorrere e alimentare i senza dimora o nei luoghi della sofferenza ad asciugare una lacrima o a confortare gli ammalati come i carcerati o i diversamente abili. Sono dei veri angeli senza 1 i quali lo stato sociale sarebbe ancora più precario, fiacco “I volontari sono angeli nei quali la chiesa trova grande conforto e sostegno nel suo impegno pastorale” e inadeguato, a danno dei più deboli e dei più poveri. Nei volontari la Chiesa trova grande conforto e sostegno nel suo impegno pastorale, per la qualità e sincerità del dono, per il forte spirito cristiano che li anima, per la capacità di vivere il rapporto assistenziale nel rispetto assoluto della persona, nel cui volto e nelle cui piaghe sa leggere il volto e le sofferenze di Cristo. Eminenza, si avvia a conclusione il Giubileo straordinario celebrato per Ia citta di Napoli. Quanto questo evento ha inciso nella coscienza delle parti chiamate ai vari ambiti giubilari e soprattutto quanto ha lasciato in tutto il resto della città. II Giubileo ha risposto pienamente alla sfida che la Chiesa di Napoli si era data. Lo svolgimento, il percorso, la risposta sono andati oltre ogni aspettativa. La chiamata alla corresponsabilità, all'impegno e alla condivisione degli sforzi per far uscire la città dal buio profondo e preoccupante in cui era sprofondata ha toccato veramente il cuore di tanta gente, di tante categorie, di tanti settori, di tanti responsabili sindacali, imprenditoriali e istituzionali che si sono messi in discussione, hanno fatto a gara per essere e operare all'interno della spirito giubilare, per aiu- tare la città a risollevarsi. Sono emerse realtà e risorse interessanti e incoraggianti. Si è avuto la conferma che !a città, con le sue forze sane e capaci, esiste, resiste e sa reagire. Il Giubileo della speranza sì è rivelato il Giubileo della certezza, della concretezza e del futuro, come è stato negli auspici di tutti che hanno dichiarato la volontà di dare seguito allo spirito, alle finalità e al metodo del Giubileo. Non sono mancati i fatti come la Cittadella dell’Artigianato per formare e avviare a lavoro giovani, la riapertura di Chiese chiuse, l'assegnazione di borse di studio a giovani universitari capaci ma senza mezzi finanziari, la formazione di un centinaio di giovani da avviare alle attività marittime, l'istituzione del Call della Solidarietà per accompagnare persone sole, anziani, ammalati, bisognosi, la nascita del mercatino della solidarietà, la realizzazione di una cappella ecumenica all'interno del porto. Sono cose estremamente significative e indicative della voglia di fare e di lavorare insieme, mentre costituiscono un forte incoraggiamento ad andare oltre e realizzare tanto altro. 19 Betlemme Antonello Pagliuca Referente Giovani sezione Lucana La gioia dei bambini Nella casa “Hogar Niño Dios” un’esperienza d’amore “E t Hic Verbum Caro Factum Est”(cfr Gv 1,14). Tante volte si ascolta questa espressione, ma non altrettante si riflette sulla meraviglia del Mistero che essa documenta, enunciata nel Vangelo di Giovanni. Ma quando capita di baciare il luogo in cui, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù, allora ci si rende conto di essere travolti in modo davvero totale dalla realtà viva e concreta di questo Evento e solo allora si ha la consapevolezza di essere lì, proprio lì, nella grotta della Natività a Betlemme, nel punto in cui il cielo e la terra si sono uniti per portare a noi la salvezza. È indescrivibile lo splendore di quel luogo, come è altrettanto indiscussa la grazia che si riceve nel poterlo “vivere” liberamente e spontaneamente, come ogni dono che viene dal Signore, per trovare arricchimento e completamento interiore e vivere una profonda vicenda esistenziale. Ed allora ecco l’esperienza di quest’anno alla “Hogar Niňo Dios” a Betlemme. Non senza timore e tremore si può raccontare ciò che ha rappresentato questa esperienza di grazia, amore, fede, ma anche di preghiera, di servizio, di crescita umana; un forte movimento emozionale che ci ha portato a vivere parte del nostro pellegrinaggio al servizio di meravigliosi bambini i quali, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, chiedono solo amore e null’altro! Quando il primo dicembre siamo arrivati alla “Hogar”, il nostro pensiero era rivolto a quanto avremmo potuto fare, alle migliaia di bisogni cui dare risposta in così poco tempo, proprio come Marta all’arrivo di Gesù nella sua casa (cfr Lc 10,38-42); senza renderci conto, invece, che ciò che ci era richiesto era seguire l’esempio di Maria, di metterci, cioè, semplicemente all’ascolto della Sua parola (cfr Lc 10,39). Ma dove l’avremmo potuta ascoltare? L’abbiamo “ascoltata” nelle grida gioiose dei bambini, negli sguardi profondi delle suore che vivono la casa; l’abbiamo “ascoltata” nella fatica fisica che la sera ci consumava; l’abbiamo “ascoltata” nel pianto dei più piccoli, nell’odore acre dei pannolini… È lì, proprio lì, che continua 20 a nascere ancora oggi Gesù Bambino ed è semplicemente disarmante la contingenza per cui la “Hogar” si trovi solo a poche centinaia di metri dalla Basilica della Natività. Eravamo in sette; con me, Francesca (sott.ne Matera), Valeria (sott.ne Potenza), Emilio (sott.ne Lagonegro), Luisa (sott.ne Tricarico), Michele (sott.ne Acerenza) e Giuseppe (sott.ne Melfi), ciascuno con la sua storia, con le sue speranze, con il proprio percorso umano, spirituale e associativo; tutti, però, animati dalla stessa contagiosissima voglia: donarsi senza riserve a tutte quelle piccole e meravigliose creature. Ciascuno di noi, infatti, come i servi chiamati dal padrone prima della partenza, ha messo a disposizione i talenti ricevuti (cfr Lc 19,11-27), lasciando che la grazia di Dio li facesse fruttificare. La gestione della casa, infatti, richiede diverse e numerose competenze, dall’organizzazione della cucina, alla cura delle stanze, del giardino, dei bambini stessi. Ciascuno di noi si è adoperato senza riserve, anche cimentandosi in nuove esperienze, aprendo il proprio cuore all’Amore e lasciandoci guidare dal monito che Madre Teresa di Calcutta amava ripetere alle sue sorelle: “Non è importante quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che fai e condividi con gli altri”. E allora, come Lei, Signore, oggi ti do le mie mani per vivere nella operosità fedele, ti do i miei piedi per poter visitare coloro che hanno bisogno e per muovermi “in fretta” - come Maria (cfr Lc 1,39) - verso i loro bisogni, ti do la mia voce per poterti annunziare con gioia, ti do il mio cuore per poterti amare in ogni fratello che incontro sulla mia strada. Questa è stata la nostra esperienza alla “Hogar”. Questo è quello che da Betlemme ciascuno di noi ha portato nella sua casa. Questo è quello che - come Maria (cfr Lc 2,19) - “serberemo e mediteremo nel nostro cuore” come un dono prezioso. E allora, con il Salmo 102, continueremo a pregare dicendo “Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il Suo Santo Nome”! 1 1 2 FOTO 1 UNO DEI PICCOLI OSPITI NELLA CASA HOGAR FOTO 2 E 3 LE SUORE DEL “VERBO INCARNATO” INSIEME AI VOLONTARI DELL’UNITALSI 3 21 Giornata Mondiale della Pace dalla redazione Educhiamo i giovani Messaggio di Benedetto XVI: “Devono difendere il bene comune” A gennaio Papa Benedetto XVI ha invitato a guardare il 2012 con ‘atteggiamento fiducioso’ anche se nell’ultimo anno “è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. “Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”. Si è rivolto così in particolare ai giovani “nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo”. “Le preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo - sottolinea esprimono il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro”. “È importante che questi fermenti e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le componenti della società. La Chiesa guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro”, “li incoraggia a ricercare la verità” e “a difendere il bene comune”. Papa Benedetto XVI si è rivolto anche ai responsabili dell’educazione. Oggi “sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”. Il Papa ha esortato i genitori “a non perdersi d’animo” nonostante le difficoltà: “viviamo in un mondo in cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armonizzabili con le responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici”. Si è rivolto ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi affinché “abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione” assicurando “alle famiglie che i loro figli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi”. Il messaggio ha sottolineato quindi la necessità di “educare alla verità e alla libertà”. “Il volto umano di una società dipende molto dal contributo dell’educazione a mantenere viva” l’insoppri22 mibile domanda sulla verità, su chi è l’uomo: “l’uomo è un essere che porta nel cuore una sete di infinito, una sete di verità - non parziale, ma capace di spiegare il senso della vita - perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”. Riconoscere questa verità porta ad “avere un profondo rispetto per ogni essere umano”. D’altra parte “solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà”. “Questa non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io. Il Papa ha anche esortato i genitori a non perdersi d’animo nonostante le difficoltà: “Viviamo in un mondo in cui la famiglia è minacciata” L’uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, finisce… per perdere la sua libertà”. Oggi minaccia la libertà la “massiccia presenza” del “relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”. “Il retto uso della libertà è dunque centrale nella promozione della giustizia e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per l’altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di vivere”. Occorre poi “educare alla giustizia” in un mondo che tende “a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere”. La giustizia “non è una semplice convenzione umana”: infatti “ciò che è giusto” è deter1 minato non da un contratto ma “dall’identità profonda dell’essere umano” creato da Dio. Oggi “certe correnti della cultura moderna, sostenute da principi economici razionalistici e individualisti, hanno alienato il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti” con la conseguenza di separarlo “dalla carità e dalla solidarietà”. “La pace – ha ribadito il Papa - non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti”. “La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità”. “È anzitutto dono di Dio” ma “anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di redistribuzione della richezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti”. Il Papa invita i giovani “ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente”. “Non sono le ideolo- gie che salvano il mondo – ha affermato Papa Benedetto XVI - ma soltanto il volgersi al Dio vivente” che è amore: “e che cosa mai potrebbe salvarci se non l'amore?”. Il Papa, invitando a guardare “con maggiore speranza al futuro”, ha lanciato, infine, un accorato appello ai giovani: “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio … Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”. 23 Servizio Civile dalla redazione Una valigia di tristezza Testimonianze di volontari dispiaciuti per la fine del servizio “È difficile trovare le parole giuste, mantenere il filo di un discorso, non emozionarsi, quando a parlare è un'esperienza come la mia dove l'unico organo che traina tutto il resto è solo e soltanto il cuore. È stato, infatti, proprio il mio cuore a spingermi, un anno fa, ad intraprendere questo percorso che, dopo qualche dubbio iniziale dettato dalla paura di non essere all'altezza, mi ha catapultata in un mondo nuovo in cui ho avuto la possibilità di osservare la vita e sopratutto la quotidianità con un altro paio di lenti, le quali hanno scandito in maniera diversa il mio tempo, le mie giornate, le mie emozioni. E così, mentre quest'avventura sta per giungere al capolinea, io mi sento come una bambina alla quale è stata tolta la sua bambola preferita, come un’adolescente al suo ultimo giorno di liceo, insomma, mi sento una ragazza che nel preparare “le valigie per tornare a casa” e cedere il "posto" a qualcun'altro, egoisticamente vorrebbe non andarsene mai e fermare il tempo o magari tornare indietro alla prima volta che il suo sguardo ha incrociato quello dei suoi ragazzi, tornare al suo primo pellegrinaggio con loro, al primo giorno di Servizio quando è stata accolta in maniera splendida dalla grande famiglia dell'Unitalsi. (…) Tutto ciò ha contribuito a farmi innamorare ogni giorno sempre di più del percorso intrapreso tanto da decidere di continuarlo anche dopo la fine del mio Servizio Civile, perché dopo che la mia vita grigia ha incrociato il sentiero del volontariato sento di non poterne più farne a meno...» Questa la splendida testimonianza di 24 Ramona Bertolini, Volontaria di Servizio Civile Nazionale presso la sede di Battipaglia. Non è un caso che i nostri ragazzi ci riempiano di orgoglio toccando la parte più profonda di quest’esperienza proprio nel Tempo di Avvento, tempo in cui l’Associazione Unitalsi celebra la giornata dell’Adesione (che cade ogni anno nella prima domenica di Avvento); tempo in cui, tutti i cristiani del mondo, attendono la nascita del Salvatore; tempo in cui la sensibilità di Federica Trapani di Palermo è colpita e stimolata dal fatto che:«nel periodo natalizio le persone si scoprono più fragili, più sole e ancora più bisognose di aiuto, di supporto e comprensione così il mio Servizio, in questo mese di Dicembre, è stato ancora più impegnativo, ma anche doppiamente soddisfacente». E Dicembre è anche l’ultimo mese dell’anno, mese di bilanci, come per Domenica Grazia Maria Strammiello di Potenza: «già penso che tra nemmeno un mese questa magnifica esperienza finirà… tutto ciò mi rattrista, ma nello stesso tempo sento che da questo Servizio Civile ho imparato tantissimo e che mi servirà a guardare la vita con occhi diversi. Mi ha insegnato a capire realmente cosa sono la sofferenza, la solitudine e a saper affrontare qualsiasi problema o difficoltà…». «All’inizio mi sembrava tutto così difficile» - ci confessa Margherita Salierno di Benevento - «avevo il timore di non riuscire bene nel mio compito. Ora, invece, non riesco a immaginarmi senza fare tutto ciò che faccio quotidianamente con il mio Servizio». E Gerardo Domenico Giuseppe De Mari, Volontario di SCN anche lui nella sede di Potenza, nonché Delegato Regionale per l’Unitalsi: «Non voglio stare sulla soglia della mia vita… questo è uno dei grandi insegnamenti che mi è stato donato in questo periodo. (…) e ringrazio Iddio per avermi concesso la possibilità di ricevere tutto questo oggi, perché undici mesi fa non avrei mai capito questo sentimento profondo che penetra nella pelle e, arrivando al cuore, ti dà il coraggio di essere dove sei e fare davvero il giusto, provando e riprovando ogni giorno. (…) Ho imparato che vivendo il presente appieno il futuro non fa paura , ma regala la speranza di poter fare sempre di1più e sempre meglio». Mons. Carlo Romani Celebrazioni a Terni Assistente Ecclesiastico sottosezione di Terni Due anniversari Gli anniversari della scomparsa di S. Gabriele dell’Addolorata e della nascita del Venerabile Giunio Tinarelli D ue date - due nomi - due anniversari. Con questo slogan la città di Terni ha inteso celebrare i 150 anni dalla morte di San Gabriele dell’Addolorata e i 100 anni dalla nascita del Ven.Giunio Tinarelli. Il 27 febbraio 1862 muore santamente nel convento passionista di Isola del Gran Sasso (TE) San Gabriele dell’Addolorata (nato Francesco Possenti), dichiarato Patrono d’Abruzzo e della gioventù cattolica. Il 27 maggio 1912 nasce a Terni il Ven.Giunio Tinarelli, Silenzioso Operaio della Croce ed ex operaio delle locali Acciaierie, cresciuto cristianamente alla scuola di S.Gabriele, presso l’oratorio della Cattedrale a lui intitolato. Le celebrazioni del doppio anniversario hanno visto, nella preparazione e nello svolgimento, il coinvolgimento della locale sottosezione UNITALSI, che annualmente ricorda, con adeguato programma, la santa morte di Giunio Tinarelli, fondatore della sottosezione ternana avvenuta nel lontano 1948. Dopo lunga preparazione delle parrocchie cittadine al doppio appuntamento, gli organizzatori sono riusciti ad ottenere che l’Urna con le spoglie di S.Gabriele lasciasse eccezionalmente il grande santuario di Isola del Gran Sasso, per sostare nella città di Terni, legata al Santo perché nato dalla nobile famiglia ternana dei Possenti. Sabato, 21 gennaio, alle ore 10,00 del mattino, presente il Vescovo Mons. Paglia e le Autorità cittadine, il largo antistante la nuova chiesa parrocchiale, per iniziativa della Giunta Municipale, veniva intitolato al Ven. Giunio Tinarelli. Nella targa leggiamo: Largo Giunio Tinarelli – Venerabile (1912-1956), silenzioso operaio della croceesemplare operaio delle Acciaierie. Subito dopo, l’Urna, attraversato il centro urbano, è stata trasferita nella grande parrocchia di S. Gabriele dell’Addolorata, che proprio quest’anno celebra il 50° di fondazione. L’ampia Cattedrale era stracolma di fedeli; fra loro, oltre le Autorità Civili e Militari, si evidenziavano molti malati in carrozzella e tanti fratelli e sorelle dell’UNITALSI, giunti anche dalle sottosezioni e gruppi dell’Umbria e dalle sottosezioni di Frascati e di Chieti. Al mattino della domenica, nel salone del Museo Diocesano, adiacente alla Cattedrale, gremitissimo, si è tenuta la commemorazione DANTE D’ELPIDIO, VALENTINO VALENTINI ED EMILIO COLONNA DURANTE LA CELEBRAZIONE A TERNI del Venerabile Giunio Tinarelli alla presenza del vice Presidente Nazionale dell’UNITALSI Dante D’Elpidio, del Presidente della sezione Umbra Claudio Papini, dell’Assistente Regionale Mons. Carlo Romani, del Presidente della sottosezione di Terni Raffaele Natini e del Rev. D. Luciano Ruca coordinatore Nazionale del C.V.S. ( Centro Volontari della Sofferenza). In questi tre giorni Terni ha vissuto momenti di forte carica religiosa, ponendosi alla scuola di due Santi concittadini, diversi per condizioni di vita, uno religioso e l’altro operaio delle Acciaierie, ma ambedue identici nella tensione verso la santità. Gli unitalsiani ternani si sono distinti per impegno, entusiasmo, generosità e per una preziosa testimonianza di comunione fraterna. Potrebbe essere questo il frutto più prezioso della celebrazione del doppio anniversario. 25 Oropa dalla redazione Storia di un Santuario Una casa per gli ammalati e per chi li assiste I l Santuario di Oropa, a pochi chilometri dalla città di Biella, è considerato il più importante luogo di culto mariano dell’arco alpino. Il maestoso complesso del Santuario e del Sacro Monte di Oropa, articolato in tre vasti chiostri, è frutto dei disegni dei più grandi architetti sabaudi che, tra il 1600 e il 1800, innalzarono, a quasi 1200 m di altezza, il grandioso insieme di edifici che appare oggi come una reggia, per dare ospitalità ai numerosi devoti che salivano per pregare davanti alla statua della Vergine Nera. L’unione della secolare devozione popolare e dell’interessamento della famiglia Sa26 voia, che ebbe inizio con il duca Carlo Emanuele I, fecero di Oropa un grande centro di investimento simbolico per tutto il ducato sabaudo: i fabbricati che circondano la Basilica Antica, furono progettati dagli architetti ducali tra cui spicca il nome di Pietro Arduzzi. La primitiva Chiesa di Santa Maria, di carattere eremitico, di cui parlano i documenti medievali, costituiva un punto di riferimento fondamentale per i viatores (viaggiatori) che transitavano da e verso la Valle d’Aosta. Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini animati da un forte spirito devozionale. Ancora oggi sono a disposizione degli ospiti circa 300 camere per tutti coloro che desiderano soggiornare in un ambiente unico e suggestivo. La statua della Madonna Nera qui venerata, fu realizzata in legno di cirmolo da uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il legame con la Valle d’Aosta é vivo ancora oggi: ogni cinque anni gli abitanti di Fontainemore si recano in processione attraversando di notte i monti che separano le due vallate. cento e il Settecento, delle dodici cappelle dedicate alla vita della Vergine, popolate di statue in terracotta policroma a grandezza naturale. Grandi artisti come i fratelli D’Enrico, Pietro Giuseppe e Carlo Francesco Auregio lavorarono al Sacro Monte curandone gli aspetti scultorei, contribuendo a fare di questo complesso architettonico un percorso di fede che si sviluppa attraverso un vero e proprio paesaggio sacralizzato. La composizione, condotta secondo gli schemi del teatro popolare, segue i modelli delle sacre rappresentazioni di tradizione medioevale: il monte è il grande teatro naturale dove viene rappresentata questa grande espe- L’immensa devozione che circonda Oropa è ben visibile all’interno delle due gallerie degli ex voto, dove si possono ammirare i dipinti votivi, negli Appartamenti Reali dei Savoia e nel Museo dei Tesori, che conservano gli ori, i gioielli, i paramenti liturgici e i documenti che hanno scandito nei secoli la storia del Santuario. Spostandosi a sinistra del complesso monumentale del Santuario, la devozione popolare è ancora protagonista nel grandioso Sacro Monte, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’intervento di diverse comunità del biellese fu determinante per la realizzazione, fra il Sei- rienza di fede mediata dall’architettura, dalla pittura e dalla scultura. La conca di Oropa, tutelata dalla Riserva Naturale Speciale istituita nel 2005 dalla Regione Piemonte, é stata preservata nei secoli da qualsiasi contaminazione urbanistica. Con circa 800 specie floristiche, una superficie di circa 1500 ettari e un territorio compreso tra i 750 e i 2388 metri di altezza, la Riserva costituisce e tutela la suggestiva cornice del complesso monumentale del Santuario. All’interno della Riserva, si trova Il Giardino Botanico, inserito nel Sistema delle Oasi del WWF Italia. 27 Bronte Simona Sanfilippo sottosezione di Bronte Noi nel pianeta carcere Progetto dei giovani Unitalsi: un gemellaggio con i detenuti I l 30 dicembre l'Unitalsi di Bronte ha oltrepassato la cancellata del carcere di Nicosia, la struttura è situata in una zona panoramica del paese ed originariamente era un convento Cappuccino del XIII secolo; in una data imprecisata una parte viene acquistata dall’Amministrazione Penitenziaria per farne una casa di reclusione, mentre un'altra parte rimane tutt’oggi convento Una particolarità dell’istituto consiste nel fatto che una delle “celle” apparteneva a Fra’ Beato Felice. Il progetto di gemellaggio Giovani Unitalsiani – Detenuti è partito da Padre Salvatore Seminara, cappellano del carcere, nonché Assistente spirituale della nostra sottosezione e siamo stati felicissimi di accettare la sua proposta. In 30 siamo partiti alla volta del carcere per coinvolgere i detenuti in progetti di animazione e testimonianze varie “per stimolarli e toglierli da un ozio improduttivo”. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata unica, in quanto il “pianeta carcere” è un mondo sconosciuto, e 28 circondato spesso da molti pregiudizi; ogni volto, ogni nome, ha una storia di sbagli, di sofferenze, di tristezza, di disagi, ma attraverso le piaghe di queste realtà ci sono fessure che lasciano passare tanta speranza. Abbiamo quindi organizzato spazi di gioco e di animazione per offrire ai detenuti l’occasione di vivere alcune ore in serenità e allegria. I momenti più importanti dell’incontro sono state le testimonianze del nostro Presidente Illuminato Papotto, del vice Presidente Filiberto Caruso e di Massimo Cali che hanno raccontato la loro esperienza di volontariato e soprattutto la storia dell’Unitalsi, che ha come centro la carità vissuta come servizio gratuito da tutti quelli che ne fanno parte, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione economica. È stato meraviglioso e far riscoprire, in una circostanza così particolare come dentro il carcere, la dimensione1dell’Amore e del volontariato per far riuscire nel migliore dei modi l’iniziativa e abbiamo messo in scena sketch comici con grandi interpretazioni allegre e coinvolgenti. L’incontro si è concluso con un buffet di tavola calda e dolcetti offerti dal convento dei cappuccini durante il quale abbiamo approfondito la nostra conoscenza. Abbiamo ringraziato sia la direttrice del carcere che la polizia penitenziaria che ci hanno accolto a braccia aperte. La giornata è andata così bene che ci è stata proposto di fare altri incontri, che abbiamo già programmato per marzo, in cui metteremo in scena per i detenuti la commedia comica “u nonnu Paraliticu” che abbiamo realizzato a Natale per i nostri fratellini in difficoltà. Oltre a questo faremo entrare in carcere insieme a noi anche un gruppetto di disabili per un incontro travolgente di amore e speranza, e sicuramente non ci saranno sbarre a separare il desiderio di conoscersi e di tenersi anche per mano. 29 Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista L’inverno demografico Il legame tra l’etica della vita e l’etica sociale, richiamato da Benedetto XVI nell’enciclica del 2009 Caritas in veritate (n. 28) assume una particolare attualità che è stata evidenziata lo scorso gennaio a Genova, da autorevoli relatori, tra i quali i Cardinali Angelo Bagnasco (Presidente della Conferenza Episcopale Italiana) ed Elio Sgreccia (già Presidente della Pontificia Accademia per la Vita). L’attenzione sui singoli temi non è recente ma oggi viene proposta con rinnovato vigore con questo abbinamento sinergico, perché a livello mondiale si è diffusa una preoccupante cultura di morte, che (insieme a prassi e a leggi) ha abbattuto alcuni valori costitutivi dell’umano. Eppure, tale operazione di destrutturazione, annunciata con enfasi trionfale, viene presentata come espressione di civiltà e di progresso. Perciò diventano sempre più subdoli e numerosi gli attacchi ai cosiddetti valori non negoziabili (vita, famiglia, libertà di scelta educativa e religiosa), valori cioè sui quali non si dovrebbe negoziare perché appartenenti al Dna dell’uomo, che con la ragione, tutti possono comprendere, condividere e accettare. Da questi valori fondanti e indivisibili discendono altri valori importanti, come ad esempio, la pace e l’ambiente. Eppure, dagli anni Sessanta, è emersa una mentalità antiumanista e antinatalista che considera con paura l’aumento della popolazione ritenuta, tra 30 l’altro, causa del consumo delle risorse naturali. A ciò è seguita, per pressione di organizzazioni nazionali e internazionali, un’esortazione planetaria a sostegno del controllo demografico, sfociato, secondo il Cardinale Sgreccia, in una biopolitica dell’antinatalità. Tale orientamento, permettendo e favorendo l’aborto, ha portato, soprattutto in Europa, al crollo delle nascite e al cosiddetto inverno demografico. Questa cultura contro l’uomo è talmente evidente che i cinque milioni di aborti (dall’entrata in vigore, in Italia, della legge 194/’78 che lo disciplina) corrispondono proprio a quella generazione dei “non nati” che manca all’appello demografico, culturale e di sviluppo dell’Italia1. È urgente, perciò, denunciare i rischi e le contraddizioni di questa corrente di pensiero di derivazione malthusiana2 che non riconosce come, in 100 anni, la popolazione sia duplicata ma le risorse create dall’uomo3 siano triplicate. Così, per coprire interessi di altra natura, si sono diffuse “bombe mediatiche” antiuomo, che hanno minato il rispetto per la vita non solo al suo inizio (con l’aborto chirurgico e chimico) ma anche alla sua conclusione (con l’abbandono terapeutico, anticamera dell’eutanasia). Gli attacchi contro la vita, che si concentrano in particolare sulle fasi più deboli e indifese (all’alba e al tramonto) sono legati agli attacchi alla famiglia, perché con tale strategia in- crociata gli effetti finali sono drammaticamente più efficaci. Infatti, indebolire la famiglia (diffondendo una mentalità egoista, edonista e utilitarista che orienta più facilmente alla separazione e al divorzio) isola la per-sona e la rende più facilmente manipolabile. Così, la donna divenuta più sola anche di fronte all’accoglienza della vita, è più facilmente tentata di rifiutarla. Eppure violare e oscurare la vita di un essere umano (non ancora nato o alla sua conclusione) indebolisce l’intera società. Così come sostenerlo nelle sue diverse condizioni ed età influenza positivamente la società rafforzando la sua speranza per il futuro. Incoraggianti esempi di volontariato socio-sanitario lo documentano: S. Camillo de Lellis, don Carlo Gnocchi, Madre Teresa di Calcutta, don Oreste Benzi e tanti altri sconosciuti. Lo conferma anche una recente mappatura del privato sociale che ha evidenziato la presenza di 420.000 operatori attivi in oltre 14.000 mila servizi socio-sanitari di ispirazione cristiana operanti con continuità e stabilità nel Paese. Questi dati documentano che, nonostante la crisi e i tagli alle risorse, il volontariato sociale ha consentito al sistema di non collassare. Se aumentasse la sinergia tra pubblico e privato si potrebbero realizzare ulteriori risultati non trascurabili. Lo ha segnalato il Cardinale Angelo Bagnasco nella Prolusione alla CEI del1 23 gennaio scorso. Una feconda integrazione (pubblico/privato) è resa ancor più necessaria dalle preoccupanti tendenze eutanasiche della società moderna, aggravata dalla crisi economica che rischia di dirottare le risorse della sanità pubblica verso coloro che hanno migliori prospettive di vita. Queste scelte priverebbero i malati di quella tranquillità necessaria per alleviare anche il dolore psico-fisico. Per cui “occorre contrastare l’idea che per i malati terminali le cure vadano centellinate”. Non solo per il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo ma anche per il rispetto della verità antropologica su cui essi si fon- dano. La persona umana, infatti, reclama un rispetto ontologico, indipendente dall’età e dalle condizioni di vita, rispetto che oggi rischia di essere oscurato. Perciò, continua il Cardinale, occorre “rinforzare la vigilanza e moltiplicare gli anticorpi” verso le nuove malattie della postmodernità infragilita da false paure (come quella della fine del mondo per il 2012). L’Italia è ricca di esperienze di solidarietà che, in modo circolare, fruttificano la gratuità personale e sociale. La tutela dei più poveri e indifesi rappresenta un indicatore sociale di civiltà che è anche testimonianza e segno di speranza. Ed è solo l’amore (e la carità) che può cacciare dall’anima la paura del futuro e aiutare ad evitare un pericoloso deragliamento antropologico e sociale. Ciò conferma come l’etica della vita, che si esprime nel rispetto per la persona in ogni sua condizione, sia la prima forma di etica sociale. Questo inscindibile legame che invita ad impegnarsi per il bene comune (che poi è bene anche per il singolo) rappresenta un programma incoraggiante per questo 2012, dichiarato dall’Unione Europea Anno dell’invecchiamento e della solidarietà tra le generazioni e il mondo del volontariato. Con l’entrata in vigore della legge sull’aborto sono 5 milioni i bambini “non nati” in Italia 1 Cf. ( a cura del) COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA CEI, Il cambiamento demografico. Rapporto – proposta sul futuro dell’Italia, Laterza, Roma-Bari 2011, p.101 (Il popolo dei «non nati»). 2 L’economista T. R. Malthus (1766-1834) riteneva, erroneamente, che l’aumento della popolazione non poteva essere sostenuto dalle risorse alimentari disponibili. Gli era sconosciuto, infatti, lo sviluppo a cui avrebbe portato la rivoluzione industriale, agricola e tecnologica. 3 L’uomo (prima risorsa del creato) è stato definito da Gary Becher, premio Nobel per l’Economia (1992) capitale umano e sociale. Le risorse, invece, sono un problema culturale e politico, riconducibile, soprattutto, al loro iniquo accesso e distribuzione. 31 dalla redazione Il parroco del manicomio «Sono il parroco dei matti e il manicomio è Ia mia parrocchia. Se mi perdo, posso dire facilmente a tutti dove abita». È una battuta che don Gino Gritti amava ripetere frequentemente negli incontri di fraternità. Originario di Verdello (Bergamo), classe 1924, don Gino Gritti ha trascorso come parroco del manicomio ben 37 anni. A due anni dalla morte avvenuta il 1 gennaio 2012 un libro ripercorre Ia sua vicenda sacerdotale e il suo ministero nel Centro di Assistenza psichiatrica. II libro scritto da Mons. Arturo Bellini, preposto di Verdello, e intitolato Don Gino Gritti: parroco del manicomio: appunti per una biografia (194 pagine, Gamba editore, Verdello). Il testo presenta Ia vita di un prete dalla fede, semplice, serena e attiva, sempre attento ad incontrare le persone nei diversi compiti che gli vennero affidati: curato ed educatore di giovani generazioni, parroco del manicomio fino alla chiusura di questa istituzione assistenziale a seguito di nuovi orientamenti legislativi e per effetto della Iegge Basaglia, apprezzato confessore di generazioni di religioni nelle parrocchie che ne richiedevano il servizio, confidente e amico per chiunque si rivolgesse a lui, anche nell'ultimo tratto della sua vita presso Ia Casa di Riposo di Verdello. Per i malati di mente era un padre Don Gino aveva per ogni persona attenzione e rispetto: ogni ricoverato doveva essere amato così com'era. Era l'idea ricorrente che proponeva in ogni 32 occasione al personale del centro psichiatrico e che lui stesso praticava. La fede gli costò anche qualche ceffone da parte dei malati psichici più pericolosi, rna quando succedeva, don Gino non se Ia prendeva. Era allenato: “mi hanno cresimato un'altra volta” diceva. Per i malati mentali don Gino era un padre. Si faceva carico dei bisogni materiali, quando erano dimenticati dai propri familiari. Riuniva i dipendenti per le celebrazioni religiose, e instaurava loro rapporti di amicizia. Celebrava con grande solennità Ia festa patronale di San Giovanni di Dio: Ia voleva bella, partecipata dalle autorità, in primo luogo dal Vescovo, e voleva che fosse una festa anche nel mangiare. Mons. Gaetano Bonicelli, Arcivescovo Emerito di Siena, condiscepolo di don Gino, nella post fazione alla biografia ha scritto: "Penso che vada sottolineata Ia cura del "parroco del manicomio" di valorizzare questi aspetti che più facilmente potevano coinvolgere un pubblico speciale”. Da qui Ia solennità che sempre volle per Ia festa del Patrone San Giovanni di Dio. Un frutto del Concilio sembra a me anche più significativo, il rapporto personale che egli seppe stabilire con tutti i suoi fedeli: dirigenti, medici, infermieri, pazienti. Sono pagine esemplari che potrebbero davvero rappresentare l'eredità di Don Gino per Ia nostra Chiesa bergamasca. La vita non è facile per nessuno. La definizione data a Don Gino di "mercante di sole", vale a mio modo di vedere per esprimere il giudizio più sintetico ed efficace di una vita spesa per gli altri, a Pagazzano, a Bergamo e diocesi, a Verdello". ed. Gamba Edizioni ed. Gamba Edizioni Umanità e fraternità L'ultima parte della biografia è dedicata ad una serie di testimonianze. Queste sono, forse, Ia migliore celebrazione di Mons. Gritti, perchè raccontano della sua comprensione per gli infortunati della vita, per Ia gente sola a cui basta talvolta una parola per cambiare. Preziose oltre ogni dire le espressioni di uomini e donne che nel ministero delle confessioni, che ha marcato Ia sua vita e in modo particolare gli ultimi anni, hanno trovato un punto sicuro per orientare e sostenere 1 Ia propria vita spirituale.