romania - Vip

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MISSIONE ROMANIA
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25.08.2013
“Per certi viaggi, non si parte mai quando si parte, a volte si parte prima.
Molto prima!” [Se ti abbraccio non aver paura]
18 e 30 ora locale. Siamo atterrati in terra Romena. E nel Viaggio verso Panciu, meta delle
attività della nostra prima settimana di Missione, eccoci qui a raccontarvi le emozioni e
sensazioni che hanno accompagnato la nostra prima giornata!
La partenza è stata accompagnata dal Diluvio Universale che oggi ha sommerso la nostra
Capitale! Stazione metro allagata! Primo imprevisto… Ma che missione sarebbe senza
imprevisti?? Così arriviamo con un po’ di ritardo all’aeroporto, ma stranamente fila tutto
liscio, anzi ci aprono anche i check-in “Sky Priority”, sebbene non avessimo nessuna tessera! E
un grande dubbio inizia a balenarci per la testa: <<Ma non sarà mica che GiòGiò (che la sera
prima è stata con noi e ci ha accompagnati fino a Termini) porti un po’ di sfiga??>>. Ma
noooo,
figuriamoci,
non
possiamo
certo
credere
a
queste
cose.
Bene torniamo al nostro atterraggio. Presi il minivan e l’auto, senza nemmeno un intoppo!
Sarà forse che il dubbio di prima sia certezza? Beh, ai posteri l’ardua sentenza.
Intanto il tragitto prosegue fra canti a squarciagola, chi dorme in un angolo nonostante tutto,
e chiacchierate in “woki-toki” per comunicare fra un mezzo e l’altro.
Cosa ci aspetta al nostro arrivo ancora non lo sappiamo, non vediamo l’ora di scoprirlo!
L’unica certezza è che questo viaggio non è iniziato oggi, ma prima. Molto prima.
Scene di Vita Vissuta:
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Mentre andiamo a prendere l’auto, China si lascia “abbordare” da un finto aiutate che
si propone di portare il carrello con i bagagli per ben 10 metri! In cambio lui avrebbe
voluto una lauta ricompensa in “Euro di carta”. Lo abbiamo convinto ad accettare
qualche moneta!
Al ritiro dei bagagli il caro Gnino, il pupazzo di GiòGiò, affidato a Piumò, passeggia per
il nastro trasportatore, e un signore divertito, si prende burla del povero Piumò,
prendendo Gnino e buttandolo sempre più indietro!!
Al ritiro auto, ci ricordiamo del ragazzo che lavora lì, e della sua data di nascita, così gli
facciamo una prima magia! <<è vero che sei nato il 6 febbraio??>>. Lui rimane basito per
un po’, poi si ricorda anche lui di noi!!
Al ritiro auto, Ponga, Egodì e Jabrel si dirigono verso gli arrivi; dopo un po’ pensando di
aver sbagliato, vanno alle partenze; intanto il ragazzo del noleggio va agli arrivi e non
vedendoli ci chiama, ma noi non sapevamo più dove erano andati a finire. Dopo essere
finalmente riusciti a prendere l’auto, i tre non contenti, sono rimasti “intrappolati” nel
parcheggio dell’aeroporto!
MISSIONE ROMANIA
2013
26.08.2013
“C’era una volta… -Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un
pezzo di legno… ”
La sveglia era puntata alle 7.00, segno della moltitudine di cose ancora da pianificare: laboratori,
materiali, spesa, montaggio dello spettacolo. Infatti il vero obiettivo del nostro primo giorno di
missione era proprio quello di calarci nelle parti dei protagonisti di Pinocchio: avevamo il copione, le
parti assegnate e perfino i costumi: mancava solo di provare tutti insieme.
Per farlo ci rechiamo al centro diurno “Pinocchio”, possibilità di rivalutazione, occasione di
cambiamento, storia di un “pezzo di legno che se la sente” (cit.). Arrivati al centro incontriamo e
rincontriamo i ragazzi con i quali passeremo l’intera
settimana, gioiosamente, s’intende.
I programmi prevedevano uno spettacolo inedito che ci
avrebbe visti interpretare in veste clown i personaggi
dell’opera collodiana, decidiamo, però, di rovesciare le
parti e di cedere ai ragazzi più grandi i ruoli principali.
Scelta azzardata. Ma azzeccata.
Jabrel prende in mano la situazione da vero regista,
valorizzando le peculiarità dei neo attori, infischiandosene di ogni possibile ostacolo linguistico.
Nel frattempo tre temerarie claun, accompagnate da una ragazza del centro, sfidavano le insidie che
solo il Carrefour di Focsani può riservare: dopo tre ore di faticose gimcane tra gli scaffali stracolmi
riescono a tornare alla base con il pulmino strabordante di generi di ogni necessità, giusto in tempo
per un affollato pranzo in compagnia dei nuovi attori e delle ragazze del centro. Ringraziamo Pacone e
Egodì che ci permettono di godere di un lauto pasto a base di insalata di riso e bastoncini di merluzzo
{[composti per il 93% da mais.] Per ulteriori informazioni chiedere a Piumò}.
Nel pomeriggio la pioggia minacciava di scombinare i nostri
programmi ma noi, impavidi, abbiamo sfidato le saette ed il
vento trovando un dolce rifugio nello sconosciuto -ma
sorprendente- interno della Casa della Cultura. Dopo la
prima ed unica prova fatta in scena ci siamo truccati e vestiti,
assaporando l’emozione dei ragazzi alla loro prima. Effetto
collaterale di un colorato gruppo di attori.
Un pubblico di bambini impazienti è stato argutamente
intrattenuto da alcuni di noi, eroi in questa dura impresa.
Canti, balli e riposi agitati si alternavano ad arcane battaglie e a musi di bambini spiaccicati ai vetri
del teatro, ansiosi di vedere il risultato delle prove dei loro amici.
Ed il risultato è stato grande.
L’ansia iniziale si è sciolta al primo applauso e alle risate degli spettatori, così come il timore dei neo
attori che, dalle quinte, cercavano di sbirciare il risultato del loro lavoro. Come un’attrice consumata,
Roxana apriva ogni scena sempre più sicura di sé, Ionut e Ionut ci hanno
proposto un Gatto e una Volpe in stile disco- dance e una fascinosa
fatina ha sfoggiato baffetti da adolescente. Ma il protagonista, un pingue
Pinocchio autodefinitosi “Pinocchio cum panza”, ha sgambettato sulla
scena come solo il vero burattino di Collodi sapeva fare.
9Dopo una serie danze sfrenate post spettacolo, la casa volontari che ci
ospita si rianima della nostra energia che convogliamo in spelamento di
patate, lacrime di commozione per una cipolla affettata, un’
improvvisata jam session che ha setacciato tutto il repertorio italiano
70-80-90, mentre un temporale scuoteva il paese.
Andiamo a dormire sorpresi da questa prima giornata in cui l’imprevisto
è diventato opportunità che noi abbiamo colto. Ed ora che la pioggia è
passata, non ci rimane che augurarvi buona notte.
Noapte Buna
Scene di vite vissuta:
-
Pacone già dal primo giorno capisce che aria tira in
casa, ritrovando il suo Raglio in forno insieme ai
polletti acquistati per cena.
Dopo un’intera giornata di lavoro con i ragazzi,
Jabrel non ha riconosciuto “il” fata turchina,
accusandolo di aver snobbato lo spettacolo: allo
sguardo basito dell’attore è intervenuto il
traduttore (rima voluta e attentamente ricercata)
che gli ha fatto notare che lui è stato svariate ore
alle sue direttive.
MISSIONE ROMANIA
2013
27.08.2013
“Il cuore rallenta e la testa cammina” mentre scendiamo a valle Brazi,
il quartiere rom di Panciu, il più lontano dal paese, il più nascosto
agli occhi abitudinari della quotidianità, il meno raggiungibile.
Alla fine di una strada sterrata si stende, nascosta tra le fronde di
alberi, una stradina di ciottoli che, praticamente in verticale,
prosegue tra buche, sassi, fango. Prosegue verso casottini di legno, di
paglia e lamiera, recintucoli arraffazzonati con materiali tra i più
disparati. Prosegue incerta, come incerti sono i nostri passi che spesso
affondano nella melma: mantenere il passo, cercando di sistemare i
piedi lontani dalla mota, é difficile. Ordinare i nostri pensieri, poi,
impossibile.
Pensiamo a come d’ inverno possa essere inaccessibile, quel quartiere
della valle, con il ghiaccio a fare da barriera tra i due mondi, con la pioggia, scoglio scivoloso: non
vediamo le porte, a volte, su quelle casacce
scalcagnate, non vediamo muri, né campanelli;
nemmeno cassette delle lettere né tegole sui tetti.
Come le formichine quando ci cadono le briciole
arrivano rapidamente, così un’onda di bambini fanno
capolino dalle loro casine, si affacciano a finestrelle
opache, velate di polvere, mostrano i loro piedini
scalzi e i loro nasi moccicosi. Se all’inizio eravamo
dubbiosi nel riuscire a coinvolgere un buon numero
di bambini da portare al Centro Pinocchio, poi come
il flauto per il Pifferaio magico, la nostra piccola
maschera anche questa volta ha compiuto il miracolo.
Infatti, dietro di noi avevamo dozzine e dozzine, ettari
e ettari, volt e volt di bambini.
flauto : pifferaio = naso rosso : clown
Raggiungiamo, quindi, il Centro dove il restante
gruppo dei missionari stava portando a termine i due
laboratori di integrazione, diviso in due gruppi: il circo
dei piccoli e il circo dei grandi. Parapiglia. Il centro
si anima di balli, salti, giochi, chi più ne ha più ne metta, fino all’ora di pranzo. Nel pomeriggio il
gruppo ha subito un’ulteriore scissione: una parte si reca al Bazart ed inizia il corso base di clownterapia con i ragazzi più grandi, mentre l’altra parte alla volta Marasesti.
Marasesti, ridente villaggetto a pochi chilometri da Panciu, ha circa 1200 abitanti [e gemellata con
Ortacesu (NU) ndr ], case basse e orticelli, dove l’asfalto ancora non è arrivato. Qui, abbiamo visitato
una casa di riposo, nella quale abbiamo presentato un portentoso spettacolino ai vecchietti presenti;
interessante interazione tra dentiere, pannoloni, cuffiette, cappelli e gambe mancanti.
In questa occasione abbiamo anche raccolto l’invito a cena del nostro contatto a Marasesti, una certa
Anna e il suo giganterrimo marito, che avevano già arrostito una quantità industriali di Mici, un mix
di carne e spezie (ma non domandiamoci quali carni). Siamo stati costretti ad invadere la casa dei tipi,
perché ci hanno raggiunto anche tutti gli altri; per vendetta il Gigante ci ha rifilato le sue pseudo
carpe pescate tre giorni prima (composta per il 97% da lische) in un imprecisata località fluviale.
Per fortuna c’è stata una sorpresa finale: i padroni di casa ci hanno portati a visitare il quartiere rom
della cittadina e dopo l’assalto di bambini e dei loro genitori, siamo riusciti a liberarci di tutti con la
promessa di tornare giovedì, per una parata ed uno spettacolo. “Scontentissimi” per questa novità,
siamo rientrati ballando e cantando persino le sigle dei cartoni.
Scene di vita vissuta:
-Il “Pescelisca” è stato l’ennesimo commensale alla pantagruelica cena di Anna & The Giant. Egli è
uno dei più rari esemplari di pesce pescabile nell’Est Europa: va mangiato rigorosamente dopo 3
giorni dalla cattura che avviene, solitamente, di notte e con ami guingilini (cfr. p. 175 di 365 Fish, Vida
Antala, ed. Librisport).
Questo pesce, dopo essere stato cucinato in un brodo con aglio, pomodoro, spezie, vorrebbe essere
consumato al più presto, ma è qui la vera sfida: la percentuale commestibile era ben più bassa di
quello che avremmo potuto sperare. Il resto era un insieme di lische e pelle. Diciamo che non
avremmo certo vinto il premio per il Galateo.
- Sempre durante la stessa cena, la figlia dei generosi ospiti, sembrava essere posseduta dal demonio:
urlava e lanciava oggetti contro la porta chiusa della sua stanza. Per tre ore.
-Durante uno dei bans, I quattro pirati, un bambino –notando l’incredibile lunghezza della canzone- è
intervenuto con un filo di voce: “Forse è meglio se vado fuori..”, abbandonando dopo pochi secondi
la stanza.
- L’attacco moccico del bambino della Valle: un draghetto che invece di sputare fuoco, sprigionava
quintali di moccico.
MISSIONE ROMANIA
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28.08.2013
“Piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani
ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che
l’anima schiude novella…”
Risveglio all’insegna della pioggia, in quel di Panciu,
pioggia che ci accompagnerà persistente per tutta la
giornata.
Il primo imprevisto della giornata si presenta all’arrivo
del primo gruppo all’Associatia, sballando appena i
nostri piani: Vasile si rifiuta di accompagnarci ad
Obor, quartiere in cui abitano la maggior parte dei
rom che non abitano a Valle Brazi, in quanto teme battute e sfottò dai suoi compaesani, battute che
causerebbero un tentativo di difesa da parte sua del Centro Pinocchio e dei clown contro i suoi vicini
di casa. Nessun problema, ci scambiamo e cediamo il posto per scendere a Valle a coloro che non
avevano avuto la possibilità di farlo il giorno precedente.
Lasciamo il tempo ai bambini di terminare la colazione, a base di the e una fetta di pane e
marmellata, e iniziamo la suddivisione in gruppi per i laboratori della mattinata: i piccoli con Piumò,
Gegge ed Egodì a fare acrobatica e giocoleria e i bimbi medi con Pacioc, Nacios e Pataja a seguire il
laboratorio di clownerie. Grazie al polso fermo delle ragazze stamattina i bambini più grandi vengono
contenuti, attraverso anche l’utilizzo di cartellini verdi, rossi e gialli per segnalare i nomi di coloro che
possono o, causa cattiva condotta, non possono partecipare alle attività.
Alle 11 i gruppi vengono integrati con coloro che sono stati attirati dal bus umano a Valle Brazi, 6
bambini in tutto, che vengono spartiti nelle due classi. Nonostante l’età più adulta vengono inseriti
anche alcuni ragazzi di 13-14 anni che però, nonostante i timori iniziali, interagiscono bene e
partecipano con voglia ed entusiasmo. Per quanto riguarda i clown di ritorno, invece, si sono
suddivisi in due gruppi: uno ha preso parte ai laboratori e l’altro è stato destinato alla preparazione
del pranzo. Le nostre valorose clown si sono così trovate ad affrontare la gelida pioggia battente che
imperversava su Panciu da alcune ore, ingrossando pozzanghere e allagando le strade, perlopiù
sterrate e dal fondo tutt’altro che omogeneo, recandosi in paese ad ultimare la spesa necessaria per la
preparazione del pasto previsto per 27 persone.
Nel corso del pomeriggio, mentre Pacone e
Pacioc continuano il corso base con gli
adolescenti, il resto del gruppo si dirige a
Golesti, presso un centro per disabili
psichici e sieropositivi, dove si ricordano di
noi dall’anno prima e ci aspettano con
trepidazione. Ci riservano un’accoglienza
strepitosa, fatta di abbracci, sorrisi e
sguardi difficili da dimenticare. Mentre
alcuni di noi allestiscono la scena, ci
portano in giro per il centro, mostrandoci
le loro camere spoglie e prive di qualsiasi
tipo di stimolo, ad eccezione di una
televisione lasciata accesa da chissà da
quanto. Comincia lo spettacolo, che li coinvolge talmente tanto da portarli a intervenire durante le
gag per consolare la povera China abbandonata da Jabrel per Ponga, per aiutare Gegge e Sciarpina a
scendere da una sedia caricandosele sulle spalle o per mangiarsi prontamente la banana della nostra
Shake Banana Kid.
Subito dopo lo spettacolo ci scateniamo insieme a loro, una ragazza si improvvisa coreografa e tutti
iniziano a seguire i suoi passi di danza contemporanea, muovendosi all’unisono (o quasi).
Tornati a casa sotto la pioggia battente, troviamo alcuni dei ragazzi
adolescenti pronti a prepararci una cena a base di zuppa vegana,
carnatzi (salsicciotti di vitello e maiale speziati) e una “leggerissima”
salsa fatta con una quantità industriale di fagioli e aglio. E ora
capiamo perché il conte Dracula abbia scelto di vivere in
Transilvania e non a Panciu.
Con questo lauto pasto che, pur essendo squisito, fa ancora su e giù
tra stomaco ed esofago e con questa fiatella, andiamo a dormire.
Noapte buna.
Scene di vita vissuta
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La nostra cuoca del giorno è stata Shake, che dopo anni di esperienze in cucina ai servigi dei
campi scout, ci dava sicurezza. Forti di questa convinzione, le nostre pupille gustative (perché
anche l’occhio vuole la sua parte) erano pronte ad una raffinata degustazione. Ma qualcosa è
andato storto …
Gli uomini del nostro stormo sono dei gran conquistatori.
A Golesti, infatti, hanno raccolto una vera e propria
collezione di numeri di telefono e svariate proposte
indecenti da parte delle ragazze del centro.
La sera i nostri cuochi, dopo aver dato sfogo alle loro
abilità culinarie, si sono trasformati in coiffeur
all’avanguardia, proponendoci meches colorate con una
tecnica a dir poco discutibile, che noi abbiamo
denominato “tintura ad immersione”. La tecnica prevede
infatti, a seguito di una scoloritura devastante della ciocca
designata, l’immersione in acqua bollente colorata con
carta crespa. Il risultato? Aspettate il nostro ritorno …
MISSIONE ROMANIA
2013
29.08.2013
“Tu prova ad avere un mondo nel cuore che non riesci ad esprimere
con le parole”.
Pioggia, vento ed emozioni forti oggi in terra rumena.
Al solito proseguono i laboratori all’Associatia: oggi tocca ai
piccoli la clownerie, mentre i grandi si cimenteranno con
giocoleria ed acrobatica. Come al solito tra urla, “cerc”,
“liniste”, “copii”, sorrisi e manine sporche la mattinata giunge al
termine alla grande. “OS” (figo)!
Pranziamo a base di fantasmagoriche frittatone e verza rumena
grazie alle nostre premurose cuoche Pataja, China e Sciarpina. A
pancia piena si iniziano i murales: ci diamo dentro con
bombolette spray
su
grandi
lenzuola vecchie, cercando di realizzare la scenografia
per lo spettacolo “Pinocchio” che i ragazzi adolescenti
presenteranno in Italia durante uno scambio culturale
che avrà inizio dopodomani.
Il programma per il pomeriggio invece prevede la
parata e lo spettacolo al quartiere rom di Marasesti,
mentre gli adolescenti, guidati dalle sapienti menti di
Pataja e Pacone, rimarranno al Bazart per i laboratori…
Ma i cambi di programma sono sempre dietro l’angolo in Romania, e così l’eccitazione del gruppo
aumenta ulteriormente quando si scopre che gli adolescenti (decimati dai preparativi per la partenza)
preferiscono andare a Marasesti piuttosto che fare i laboratori. Evviva!!
Ci troviamo, quindi, a prepararci tutti insieme in casa volontari, selezioniamo i costumi ed i materiali
per presentare “Pinocchio”( già messo in scena da loro con successo lunedì). L’atmosfera si riempie di
colori, nasi rossi, sorrisi, sguardi, risate, pantaloni larghi.
Partiamo tutti insieme: clown,ragazzi, operatrici del centro, pronti a supportarci vicendevolmente ed
aiutarci a comprendere e metabolizzare ciò che ci prepariamo a vivere. In questo momento magico fra
i nostri sguardi scorre energia pura che ricarica e rigenera. Siamo pronti, i bambini rom di Marasesti
ci aspettano!
Come il famoso e già citato pifferaio magico,
appena fatto ingresso nel quartiere bambini,
adolescenti ed adulti accerchiano le
macchine ed il pulmino.
Proponiamo lo spettacolo nello spiazzo
davanti ad una “casa” del quartiere ed ecco
che la magia del naso rosso ha nuovamente
inizio: centinaia
di occhi, increduli
spettatori delle nostre gesta, pronti ad
accogliere e seguire ogni nostro stimolo e
proposta. Indimenticabile, poi, lo stupore
scatenato al momento dell’entrata in scena del Mangiafuoco Pacone provvisto di torcia infuocata!
Il tempo sembra fermarsi e fra scatenate baby dance, corse in bicicletta, fuoco e diablo giunge il
momento che la nostra carovana si metta in moto per
fare ritorno a Panciu. Da veri VIP ci catapultiamo sul
pulmino facendoci largo tra gli abitanti del quartiere,
cercando di non dimenticare nessuno e non partire
con…qualcuno in più!
Casa volontari, doccia speedy (ovviamente solo di
alcuni di noi), preparazione di torte e ordine di pizze
al volo e si riparte, il programma della serata prevede
una festa al Bazart con gli adolescenti e le ragazze del
Centro per salutare il gruppo in partenza per l’Italia,
ultima occasione per passare un po’ di tempo con
loro al di fuori delle attività e cercare di capire meglio
come vivono, cosa pensano, sperano, sognano, come
hanno interpretato il lavoro svolto insieme durante la
settimana e cosa si porteranno dietro di questa esperienza.
Piena di sensazioni, colori e profumo di cambiamento la giornata giunge al termine.
Nopte buna!
Scene di vita vissuta:


Jabrel al quartiere rom si fionda su una carruzza rom, il cui conducente lo guida allegramente
nella stalla della sua abitazione dove lo aspetta un individuo che stava affilando dei coltelli che
lo invita a fermarsi per la notte. Ovviamente il diligente clown risponde che prima di poter
dare il suo assenso deve chiedere il permesso alla sua capomissione!
Ha inizio ufficialmente la guerra dei pupazzi: Conta si ritrova senza orecchie, con cui vengono
realizzati splendidi bijoux che verranno ritrovati al collo dei ragazzi adolescenti. Raglio viene
avvistato nel barbecue, continua il rapimento di Hello iniziato astutamente al VCM..Gli
scaltri rapitori documentano accuratamente la vita del pupazzo scattandogli foto in qualunque
stanza passi il suo padrone senza che lui neanche se ne accorga…
MISSIONE ROMANIA
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30.08.2013
“Quando un abbraccio vale più di mille parole. Molto di più.”1
Energia, attrazione, istinto.
Se si dovesse riassumere in un’unica immagine cosa abbiamo vissuto oggi, la prima che ci
verrebbe in mente è quella di un abbraccio.
La giornata ha inizio con i laboratori di clownerie e giocoleria: è il primo giorno per la
clownerie, ma nonostante questo, tra schiamazzi, risate ed improvvisazioni, riusciamo a creare
dei mostri: i più timidi si rivelano affamati di palcoscenico e i meno timidi confermano le
loro attitudini da showman.
I giocolieri, intanto, si sono cimentati in percorsi ad ostacoli, verticali e capriole mortali
giravanti con avvitamento a destra elasticioso: la loro concentrazione è stata pari a quella di
un parrucchiere alle prese con il taglio zona retro-auricolare (cit. China).
Nel frattempo un gruppo di clown si è occupato di seguire gli adolescenti nelle loro ultime
prove prima della partenza. Il momento della condivisione finale ci mette nudi di fronte a
tutte le nostre emozioni, che fino a quel momento eravamo consapevoli di vivere, ma forse
non immaginavamo quanto forti potessero
mostrarsi a tutti noi. I ragazzi si aprono e
condividono con noi le loro emozioni,ci
ringraziano e forse solo la sottile rete delle
ciglia trattiene le loro lacrime, mentre la
nostra, più sottile e fragile non riesce ad
intrappolarle… E’ la fine della settimana e del
lavoro con questi ragazzi che ci hanno reso
tangibile che il nostro lavoro ha avuto un
seguito, anzi, è arrivato oltre ogni più rosea
aspettativa.
Ciò che ora noi clown finalmente avvertiamo, è la loro completa fiducia in noi, il loro vederci
esempio di vita e coraggio nel fare delle scelte, in sostanza il frutto che ogni operatore sociale
nel nostro campo si auspica di raccogliere.
La nostra speranza è quella che questi ragazzi finalmente possano tornare a progettare un
futuro inseguendo i propri sogni senza arrendersi alla realtà della quotidianità che la vita ha
servito loro.
Nel pomeriggio, invece, abbiamo visitato il centro di emergenza per minori di Focsani, dove
i bambini, segnalati ai servizi sociali, sono in attesa di essere destinati alle varie comunità.
Siccome in questo centro è ospitato un bambino che aveva frequentato le nostre attività a
Panciu lo scorso anno, abbiamo
deciso di organizzare un evento.
Questa occasione ci ha inoltre
permesso di portare con noi il
fratellino che non vedeva da mesi per
fargli una sorpresa. L’incontro è stato
toccante e a tutti noi rimarrà
impressa l’energia dell’abbraccio e del
pianto
dei
due
bimbi.
Le ore che passiamo al centro
scorrono rapidamente e, tempo di proporre il nostro spettacolo e dare il via alla più terribile
guerra dei pupazzi (complici gli scaffali della stanza che ci ospitava stracolmi di
peluches…Potevamo non cogliere al
volo questa occasione?!), il cui unico
ad uscirne sconfitto sarà il nostro
Piumò, ripetutamente bombardato
da tutti.
All’uscita dal centro, tutti quanti
commossi e profondamente toccati dal
pomeriggio
appena
trascorso,
decidiamo di accettare la proposta che inizialmente c’era stata avanzata di recarci al parco
pubblico di Focsani per fare una parata in mezzo alle famiglie e sfogare un po’ di emozioni
degli ultimi giorni utilizzando il metodo più usato in Missione: il degenero!Raccattiamo varie
famiglie con bambini e allegri nonnetti e li coinvolgiamo in un vortice di giocolerie, gag
improvvisate per disturbare persone che si stavano facendo i fatti loro, introduzioni in partite
di scacchi, gavettoni (il cui unico ad uscirne perdente si rivelerà ancora Piumò).
Al ritorno a casa iniziamo le dediche per i ragazzi adolescenti, che questa settimana ci hanno
dato così tante soddisfazioni, lasciando un nostro personale augurio sulla prima pagina del
libro che abbiamo deciso di regalare loro: “Pinocchio”. Questa sera è, infatti, quella in cui
faremo i conti anche con i saluti prima della loro partenza (prevista la mattina dopo alle 5),
momento in sé di gioia per la loro eccitazione e i loro sorrisi ma anche triste, in quanto sono
le prime persone della missione da cui ci troviamo ad allontanarci.
Coloro di noi che decidono di alzarsi alle 5 per i saluti cercano così di andare a letto il prima
possibile (alcuni con scarsi esiti) e all’ora stabilita si godono, insieme alla vista della felicità dei
ragazzi, anche un cielo stellato di quelli tipici rumeni, degni di essere vissuti almeno una volta
e, al ritorno, l’inizio dell’alba sulla stradina di casa.. Doniamo ai ragazzi il nostro cadou (che
indovinano subito) e li aiutiamo a chiudere nelle valige i teli che abbiamo dipinto per la
sceneggiatura dello spettacolo che dovranno presentare tra ormai poche ore. Le loro
espressioni commosse e toccate dal fatto che ci siano persone che sono veramente disposte a
fare qualcosa per loro ci tocca profondamente, e con il cuore a volte leggero, a volte molto più
pesante, torniamo a dormire le restanti due ore che ci separano dalla sveglia.
Noapte
Buna…
Scene di vita vissuta:
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-
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Durante la parata al parco scattano i gavettoni, complice la fontanella situata al suo
interno. Tutto nasce quando Piumò cerca di insegnare a nebulizzare l’acqua e i
bambini, non capendo, iniziano a sputargli contro l’acqua appena messa in bocca.
Egodì fa conoscenza con una signora rumena rinominata “La signora che viene da
Pordenone”, che lo inonda di semini di zucca da mangiare, regalandogliene molti di
più di quanti una persona normale possa ingerire!
China e Shake si intromettono in una partita di scacchi prima mischiando i pedoni e
poi portando direttamente via la scacchiera, non prevedendo l’ira funesta causata negli
anziani giocatori.
MISSIONE ROMANIA
2013
31.08.2013
Oggi è il gran giorno per i nostri bimbi dell’Associatia: si va in scena!
Mentre gli altri sono impegnati tra gags, acrobazie e giocoleria nel preparare e provare lo
spettacolo che si terrà il pomeriggio, Pataja, Jabrel, China e Ponga attraversano Panciu in
lungo e in largo per pubblicizzarlo, passando anche dal quartiere rom “residenziale” di Obor e
dal mercato pubblico di Panciu. Ad accoglierci troviamo gli sguardi spenti dei rom che si
trasformano in sorrisi quando ci fermiamo a parlare con loro, il profumo di covrigi calzi e i
mille colori del mercato ortofrutticolo. Pur essendo in una terra straniera, è sorprendente
quanto queste persone riescano a farci sentire a
casa.
Dopo aver preparato il pranzo per noi e per i piccoli, mangiamo a casa volontari e ci
riposiamo un po’ prima della grande festa che ci aspetta.
Eccoci quindi tutti pronti in Associatia. Arrivano i nostri piccoli grandi artisti e bisogna
prepararli: i loro visi si colorano della magia del clown. I colori del paracadute come sipario …
e via! Siamo pronti!
Si comincia con la parata: prima i piccoli, poi i grandi calcano la scena. Si alternano poi
piccoli giocolieri, maghi, acrobati e grandi clown, tutti diversi l’uno dall’altro ma uguali per la
voglia di mettersi in gioco.
Lo spettacolo va alla grande e subito dopo parte la festa! Siamo tutti felici e orgogliosi di loro,
ma anche un po’ malinconici al pensiero che il momento dei saluti si sta avvicinando.
Domani si partirà alla volta di Roman. Si balla e ci si scatena finché ne abbiamo le forze, poi…
A la revedere copii!
Torniamo a casa e ci prepariamo, pronti per goderci una vera cena tipica rumena insieme alle
ragazze che ci hanno accompagnati durante tutta la settimana: Tia ha prenotato in un
ristorante a Focsani, in cui ci ripaghiamo delle fatiche degli ultimi giorni mangiando pollo
contadino, mamaliga cu branza, tochitura, ciorba…e fondamentalmente aglio a quintali!
Tornati a casa alcuni di noi decidono di fare un’ultima passeggiata per Panciu godendosi un
cielo stellato unico al mondo, mentre altri decidono di buttarsi direttamente a letto per
recuperare le forze per il giorno dopo, che si prospetta dedicato agli spostamenti.
Scene di vita vissuta:
- Gimi, colto da un’ansia di dimensioni cosmiche a causa dello spettacolo, inizia a prendere a
calci e pugni chiunque… L’unica cosa che sembra calmarlo è la morra cinese con Shake…
- Helena affida il suo “preziosissimo”cellulare a Pataja durante lo spettacolo, che a sua volta lo
affida a Pacone per andare a comprare la merenda e alla fine il telefono scompare… Ne
pagherà la conseguenza la povera ragazzina che, al ritorno la sera per cercarlo con la madre,
prenderà ben più di uno scappellotto.
- Durante il degenero post spettacolo tra una delle teste calde quasi adolescenti con cui
abbiamo lavorato e un altro ragazzino si scatena una rissa per cause che non siamo riusciti a
capire. La conseguenza è che i due ragazzini sembrano gatti selvatici che si azzuffano e ci
mettiamo un po’ anche noi a riuscire a dividerli.
- Pacioc minaccia qualunque bambino purchè piccolo e teneroso di “ucciderlo” di pernacchie
sulla pancia… minaccia che colpisce nel segno, infatti tutti i piccolini alla sua vista scappano
ridendo!
MISSIONE ROMANIA
2013
01.09.2013
“Per un guado, una terra, una nuvola, un canto…
…Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare.”
Mattina di saluti a Casa Panciu. La colonna sonora della nostra sveglia, orami dallo scorso
anno, rimane “Come stai” di Brunori Sas; il modo migliore per iniziare la nostra giornata.
Oggi riusciamo a fare colazione con le ragazze di Casa, così da poter fare dopo la condivisione
tutti insieme.
Prima però, ci prepariamo per il “Teeth wash party” (tutti e 16 laviamo i denti
contemporaneamente nello stesso piccolissimo bagno a ritmo di musica!); il body guard
all’ingresso controlla che tutti abbiano lo spazzolino e vi applica su una piccola dose di pasta
dentifricia. La festa ha inizio! Si salta, si balla e ovviamente ci si lava i denti, per ultimare poi
con la gara di gargarismi.
Terminato il momento di degenero, necessario per stemperare la tensione dei saluti, siamo
pronti per condividere, per chiedere alle ragazze se davvero il nostro intervento lì è stato utile,
se potrà esserlo ancora in futuro; se avere 12 “esseri” che scombussolano la propria
quotidianità possa dissestare gli equilibri della Casa, di un gruppo, di un anno di lavoro. Fra
tutti i riscontri, gli inviti a tornare, le lacrime di commozione, ci porteremo dietro una frase:
“Avete una capacità unica. Quella di essere appariscenti, senza risultare invadenti”. Crediamo che
nulla possa riassumere meglio ciò che facciamo e come lo facciamo, e ci riempie di immenso
piacere vedere che questo è quel che arriva anche all’esterno.
Sebbene non volessimo più andare via, rimanere ancora lì a guardarci negli occhi, a scrutare i
nostri sorrisi ebeti, dobbiamo lasciare la nostra Casa, Casa Panciu. Manca una sola cosa da
fare, piantare i semi donatici al VCM, lasciare un pezzo di noi in quel giardino che tante volte
ci ha visti passare, ridere e scherzare.
Ora si va. L’inizio di un nuovo viaggio ha in se la capacità di spazzare via la malinconia della
partenza. Roman, Pastraveni, Bacau, stiamo arrivando. Infatti, come da aspettative, Roman
non delude mai… appena arrivati veniamo già accolti come persone grandi amici dalle
famiglie rom che vivono nei pressi della Fundatia Pacea, che ci fanno sentire subito tornati a
casa.
Scene di vita vissuta:
-
-
AVVISO PER I GRNITORI E GLI AMICI DI CHINA: la Signorina in oggetto ha
perso il caricabatterie del suo cellulare Samsung ultimo modello; indi per cui, è
impossibilitata a farsi sentire. Sta bene.
Alla prima notte a Roman, dormiamo tutti insieme. Il povero Egodì ha un piccolo
problema di respirazione amplificata notturna (russare), la malcapitata al suo fianco è
stata Sciarpina che non ha chiuso occhio tutta la notte! Quando si è stufata ha dato
una “pacca” ad Egodì che in quel momento era sveglio! A russare era Jabrel…
MISSIONE ROMANIA
2013
02/09/2013
“E se questo vuol dire rubare,
questo filo di pane tra miseria e fortuna”
Primo giorno nel Carcere Minorile di Bacau. Giorno di scoperta, conoscenza, dubbi, paure.
All’ingresso i controlli, lunghi e snervanti. I documenti, le firme, le perquisizioni. Non sai se è opportuno fare
una battuta, non sai se quel naso che hai al collo può bastare a stemperare i momenti più duri,
semplicemente non sai.
Entrare in un carcere non è mai facile. Non lo
è per chi vi lavora, non lo è per chi ha la
consapevolezza che lì si fermerà solo per
qualche ora; non lo è soprattutto, per chi sa
quando entra, ma non sa quando uscirà.
Sappiamo solo che lavoreremo con trenta
minori, che abbiamo voglia di incontrarli e
conoscerli, più che conoscerli, “scoprirli”.
Sappiamo solo che siamo in dodici, che
ognuno di noi darà il massimo per questi
ragazzi, che ognuno di noi troverà il modo di
scardinare quelle sbarre che ci dividono,
anche perché le sbarre più difficili da spezzare
sono quelle che abbiamo dentro.
Indossiamo il naso. Senza, probabilmente non
saremo stati in grado di iniziare. Abbiamo
bisogno di una protezione, di una maschera,
di non sentirci nudi davanti a questi occhi che ci osservano senza comprendere ciò che si aspettano da noi.
Arrivano i primi sorrisi, i primi sguardi divertiti, si presentano i primi nomi. Giochiamo con i ragazzi come
sappiamo fare meglio, divertendoci e facendo in modo che si divertano.
Dopo i primi esercizi iniziano a sciogliersi, e così anche noi, inconsapevolmente uno dopo l’altro togliamo
quel naso che ci rendeva “diversi”, ci mostriamo ai ragazzi per come siamo, con le nostre fragilità i nostri
mille pensieri.
Si gioca e si ride nel Carcere di Bacau. Quel cortile usato per
l’ora d’aria è pieno di colori e suoni che non ti aspetti in un
ambiente così tetro e cupo.
Si gioca e si ride nel Carcere dei Minori. Perché anche loro in
fondo sono poco più che “bambini”, si sono creati solo una
corazza per difendersi, per diventare subito “uomini”, in un
mondo che ormai li vede solo come i cattivi, eppure basta
fermarsi e guardarli un attimo, ti accorgi che ti vien solo voglia
di abbracciarli.
Si gioca e si ride nel Carcere di Bacau. E non è che l’inizio nel
Carcere dei Minori.
Nel pomeriggio la carovana riparte per Pastraveni dove c’è già qualcuno che ci aspetta: a braccia aperte.
Pastarveni è un centro per disabili con deficienze motorie e mentali, situato a circa 45 km da Roman, in
piena campagna Romena. Ormai da diversi anni la Missione VIP presta servizio facendo laboratori,
spettacoli e una parata finale in giro per i restanti padiglioni della struttura.
Finalmente riusciamo a mettere in scena “Pinocchio” per la prima volta, visto che
fino a questo momento eravamo stati solamente spettatori del nostro spettacolo
.Naturalmente non lo avevamo mai provato ma essendo, tutti noi, degli attori
navigati e con alle spalle centinaia di spettacoli non ci siamo demoralizzati e…ed
il risultato si è visto! Ricordiamo un Pinocchio disorientato, una fatina toscana e
una balena in piena crisi di identità.
Per noi Pastraveni rappresenta soprattutto le emozioni che i ragazzi riescono
sempre a regalarci, si ricordano i nostri nomi, non dimenticano i nostri volti.
Rimaniamo basiti alla notizia dello spettacolo che hanno organizzato in
primavera prendendo spunto da tutto il lavoro svolto insieme l’anno precedente:
eccoli immortalati mentre giocolano con palline, indossando vistose parrucche
ed abiti improbabili, made in Germany.
Anche l’inizio di questa settimana ha tutto il sapore di una nuova avventura e come ci era già capitato a
Panciu iniziamo a sentirci a casa e non vediamo l’ora di iniziare le attività con loro: da domani partono i
laboratori!
Scena di vita vissuta
-
All’ingresso in carcere la guardia ,leggendo la lista di nomi chiama una certa “Lucia Carogna”
rischiamo di entrare in 11, Sciarpina ha cambiato nome senza avvertirci.
-
Facendo degli esercizi in carcere il nostro caro Jabrel desta l’interesse di un baldo detenuto che,
non resistendo ad un suo istinto primordiale, palpeggia le sode natiche Sarde. Jabrel sta rivalutando
la sua sessualità.
MISSIONE ROMANIA
2 0 1 3
03.09.2013
Nel mondo “sottosopra” le case hanno il tetto a testa in giù, le persone camminano
sulle mani... e siamo noi a svegliare il gallo tutte le mattine!
La sveglia inizia a suonare puntuale alle 6:40. Pian piano ognuno di noi apre
lentamente gli occhi, mentre i più audaci preparano il caffè, la nostra ormai già linfa
vitale. Colazione, preparazione dei materiali e documento alla mano e si riparte per
Bacau. Questa volta il nostro programma cambia, si intensifica. Al gruppo dei 50
ragazzi se ne viene a formare un altro, ma di donne. In particolare il laboratorio
organizzato per quest’ultime si basa sulla conoscenza, così da verificare la fattibilità di
un percorso anche con loro. Nelle prime due ore i ragazzi vengono divisi in due gruppi
da 25 persone. Il primo si posiziona in una sala per le attività, grande e ben libera da
oggetti, mentre il secondo gruppo, ahimè, è costretto a stare nella grigia, piccola,
polverosa e maleodorante palestra. I laboratori previsti per la mattinata erano di
clownerie ed un altro che sarebbe stato propedeutico al corso di fotografia, che si
sarebbe tenuto nei giorni seguenti. I ragazzi che apparentemente avevano l’aria da
“uomini duri” che non provavano alcun interesse per le cose che stavamo per fare,
hanno dimostrato di essere molto di più. Durante gli esercizi, alcuni molto difficili e
coinvolgenti emotivamente, le loro corazze
sono cadute e sono emerse le fragilità delle
loro età, con le loro insicurezze, paure, ma
anche destrezze e tanto entusiasmo. Alcuni
di loro si sono messi in gioco, totalmente,
altri un pò meno, hanno bisogno di
conoscerci di più. nel frattempo anche noi
iniziamo a scioglierci di più, prendiamo
confidenza con loro, iniziamo a capire fino a
quanto possiamo spingerci nell’incitarli o
meno. E durante le condivisioni, arriva la
bomba di emozioni! Un ragazzo dice: “ sto
molto bene, è tutto molto bello. Da quando
ci siete voi qui dimentico di essere rinchiuso
in un carcere. Grazie!” Dopo due ore passate
con i ragazzi arriva il turno delle ragazze. Il
tempo passato con loro ci ha sorpreso
notevolmente. Da subito si mostrano
coinvolte e propense a lavorare con noi.
Giochi di sintonia si alternano a quelli di
fiducia. Si fidano tra loro e anche noi
decidiamo di partecipare. L’ora passa
velocemente ma ci basta per prendere la
decisione: il laboratorio con le ragazze nei giorni successivi si farà!
Dopo il super pranzo cucinato dalla fantastica cuoca, ci dividiamo in due gruppi. Il
primo prende la volta di Pastraveni, mentre il secondo va nel vicino Centro Educativo
Inclusivo, che da diversi anni abbiamo sempre chiamato, chissà perché,
Romanita!Conosciamo poco questo centro, anche se ci siamo passati l’anno scorso
giusto in tempo per fare lo spettacolo: qua sono ospitati bambini dagli 0 ai 18 anni che
presentano vari tipi di disabilità, per cui non possono vivere in un orfanotrofio o i
genitori non se ne possono prendere cura. Piumò, Gegge, Pataja, Egodì, Jabrel e
Pacioc, accompagnati da padre Sergiu, improvvisano uno spettacolo per i piccoli
spettatori. Infatti invece di trovare 20 bambini con cui fare dei laboratori, ne troviamo
70 che ci aspettavano per una grande festa! E festa fu! Dopo lo spettacolo si da il via a
balli, bans e giochi, quando…. Come l’anno scorso … inizia a scendere acqua dal cielo.
E via con la stessa corsa verso l’interno della struttura, questa volta almeno senza fango!
Gli operatori ci hanno fatto accomodare in una stanza, peccato però che questa fosse
molto piccola rispetto all’innumerevole mole dei bambini e ragazzi presenti. Così,vista
l‘impossibilità di qualsiasi attività, anche di animazione, dopo qualche bans abbiamo
deciso di salutarli, rimandando il nostro appuntamento a giovedì. Anche questa volta il
“centro educativo inclusivo” ci lascia un po’ con l’amaro in bocca. Vedere bambini
lasciati all’incuria proprio da coloro che dovrebbero prendersene cura è il paradosso
dei paradossi. Dai loro comportamenti sono presumibili azioni di violenza nei loro
confronti, è veramente
disarmante vedere bambini
che,
quando
ti
stai
avvicinando per una carezza
o per un abbraccio, si
ritraggono come se gli stessi
per dare uno schiaffo. La
non cura non ha scarpe, e se
ce l’ha ne ha una sola, o due
diverse, oppure due uguali
ma senza suola. Vestiti
troppo grandi per corpi
troppo piccoli, denutriti, tenuti su da uno spago troppo fragile.
Nel frattempo, a Pastraveni, Nacios, Sciarpina, Ponga, China, Pacone e Shake vengono
accolti con abbracci , sorrisi e regali addirittura appena scesi dal pulmino. Si tratta di
una comunità residenziale dove la nostra missione fa tappa da alcuni anni, dove
vengono ospitate persone con svariate disabilità, di cui
selezionate una
ventina/trentina per partecipare alle attività. E’ evidente il lavoro portato avanti dai
clown delle missioni precedenti, i ragazzi aspettano il nostro arrivo di anno in anno e
sono sempre pronti a partecipare alle attività che proponiamo. Il programma del
pomeriggio prevede infatti il laboratorio di “emozioni e fotografia”: balliamo insieme
facendoci trasportare dalla musica, camminando impersoniamo le emozioni, le nostre
dita si tingono di colore e i fogli bianchi prendono la forma del cuore e di cosa
proviamo a ritmo delle più svariate melodie. Insieme, “toti impreuna”, ci emozioniamo
con questi ragazzi... che sono emozione pura! Arriva quindi il momento di assecondare
o stimolare la loro predisposizione alla fotografia,macchinette alla mano,ci
improvvisiamo in modelli e fotografi. I ragazzi si scatenano in veri e propri attacchi
d’arte! Condividiamo le ore passate insieme in cerchio, abbracciati guardandoci negli
occhi, scambiandoci sguardi che inevitabilmente le parole non sono in grado di
descrivere. Questi ragazzi sanno stupirci e stupirsi, stare insieme a noi e per noi avendo
il coraggio di mettersi in gioco senza paura cercando di superare i propri limiti.
Ritorniamo al pulmino insieme ai nostri accompagnatori di eccezione. Li salutiamo
con la sicurezza di rivederli il giorno dopo e con la consapevolezza che le emozioni non
mancheranno. Siamo di ritorno a Roman!
Ceniamo con le pietanze preparate dal master chef Pacone,un po’ stanchi ma con gli
occhi pieni di gioia. Condivisione, tisana, rilassante, preparazione dei laboratori per
l’indomani e ….noapte buna!
Scene di vita vissuta:
-
nasce il tormentone a ora di cena, del “dobbiamo finire tutto” intimato da
Padre Emilian così che Jabrel prende alla lettera la frase mangiandosi tutte le
prugne raccolta nel frutteto del Centro.
MISSIONE ROMANIA
2 0 1 3
04.09.2013
Mercoledì mattina, terzo giorno di laboratori in carcere; la sveglia musicale di Pataja
apre come sempre la giornata e noi come zombie usciamo uno ad uno dallo stanzone
in cui si dorme insieme per avviarci silenziosi a far colazione.
La strada verso Bacau ormai la conosciamo a memoria, le casette ai bordi dello
stradone, i campi coltivati e pronti da mietere, i piccoli magazine ed i parcheggi per
grossi autocarri. Qualcuno di noi dorme, qualcuno canticchia le note della canzone alla
radio e altri invece ripassano i contenuti dei laboratori che faremo: clownerie,
fotografia, ma soprattutto oggi Pataja, Gegge, Shake e China inizieranno con le ragazze
recluse un particolare lavoro sulla donna e la sua femminilità… la tensione e l’
adrenalina si leggono nei loro occhi, ed è molto bello.
Ai controlli dell’ingresso oramai ci siamo abituati, ed i guardiani ormai conoscendoci li
rendono più veloci. Inizia il gioco dei numeri dei pass da tenere all’interno: il 9 ha il
ruolo del centravanti, il 2 è il terzino e così via… qualcuno ha il 21 o il 14 e sarà
relegato in “panchina”.
Giunti all’interno la situazione pare calma come sempre, i ragazzi ci accolgono contenti
e non mancano gli abbracci. Subito vengono divisi in due gruppi per agevolare il
nostro lavoro… ma in un attimo, come in un film, si scatena un piccola “rivolta” dei
ragazzi: Salam, il loro leader, a causa della sua poca voglia di lavorare porta via tutti i
ragazzi dalle sale e li raduna nel cortile esterno. I guardiani e gli operatori del carcere,
per sicurezza ci fanno entrare in un’aula e ci chiedono di attendere. Siamo increduli e
spaesati, ma manteniamo la calma, anche se i minuti ci paiono ore. Dopo una
mediazione si trova un accordo ed i ragazzi dopo circa 20 minuti rientrano nelle sale e
noi possiamo riprendere il nostro lavoro.
I laboratori sono tre: clownerie, tenuto da Jabrel, Nacios, Egodì e Pacioc; fotografia,
tenuto da Ponga, Pacone, Sciarpina e Piumò e, come detto, quello sulle donne, che
sarà curato da Pataja, Gegge, Shake e China. Iniziamo il lavoro con una condivisone,
per capire l’umore e le intenzioni dei ragazzi, che comunque sembrano abbastanza
tranquilli e ben disposti…per sicurezza decidiamo comunque di modificare in qualche
punto la scaletta del lavoro ed adattarlo ad una giornata che è iniziata con qualche
tensione. Tutto procede al meglio: i ragazzi, ormai, abituati a noi ed al nostro modus
operandi, ci seguono e con impegno si mettono in gioco, soprattutto
nell’improvvisazione clown. Molto significativo è stato lo scoppio dei palloncini
gonfiati dalle negatività di ognuno e che così sono allontanate. C’è sempre qualcuno
che disturba ed è svogliato, ma ora siamo più sicuri di noi stessi e lo allontaniamo
immediatamente, invitandolo a sedersi in disparte e lasciare lavorare chi è interessato;
ma come sempre avviene, a fine lavoro ritorna a capo chino scusandosi e ci chiede di
provare gli esercizi. Il laboratorio di fotografia sulle emozioni riscuote sempre più
successo, vedere i ragazzi alle prese con i colori, le foto che cercano di tirargli fuori
qualcosa di forte ed il loro mettersi dietro le macchine fotografiche, è stato veramente
significativo. Il primo giorno di lavoro con le ragazze del carcere invece è stato molto
tosto e difficile: non si fidano di noi clown, sono restie a collaborare e piuttosto mal
disposte nei nostri confronti, e fra di loro, ragione per cui continuano a farsi dispetti,
le leader a sottomettere le più deboli. Qualcuna non regge l’impatto e scoppia in un
pianto, che non è liberatorio, ma sembra piuttosto di rabbia e disperazione.
Nonostante queste difficoltà le nostre ragazze clown non mollano e con calma portano
a termine il lavoro dando loro appuntamento per il giorno seguente. Quando le
incontriamo fuori il loro umore è basso e parlano poco, ma hanno negli occhi quella
luce che la determinazione ti dona.
Si torna a pranzo a Roman ed i profumi ed i sapori della cucina di Domna Helena ci
coccolano e ci rimettono in sesto! (dopo tre giorni qui a Roman in Fundatia Pacea il
nostro giro vita inizia ad aumentare…)
Nel pomeriggio ci
dividiamo:
tre
rimangono a Roman,
Pacone
Pataja
e
China, a lavorare con i
bambini rom e romeni
dei dintorni, che già
ben
conoscono,
avendoci lavorato da
tre anni. Provano le
scene
del
nostro
spettacolo, Pinocchio,
che
proporranno
venerdì
al
Setul
Olimpic (il campo
rom di Roman), a pochi chilometri dalla Fundatia.
Gli altri procedono alla volta di Pastraveni, dove ci attendono con trepidazione i ragazzi
diversamente abili del centro nel piccolo villaggio romeno. Con loro, dopo il solito rito
della bibita e dei dolcetti plastificati, proponiamo un laboratorio di teatro sociale. Forse
per il pochissimo tempo a disposizione è un po’ una scommessa, ma vedere i ragazzi
eseguire gli esercizi e le messe in scena cercando di organizzare la loro anarchia, è stato
veramente emozionante. Prima di andare via i saluti non finiscono mai e ci lasciano
andare solamente dopo la promessa di tornare al più presto. Siamo carichi e sulla
strada del ritorno, come lo scorso anno, deviamo verso il fiume e dopo esserci fermati
di fianco al greto, facciamo una corsa a squarciagola liberando tensioni emozioni e
stanchezza. Lanciamo pietre che rimbalzano come palline, scandiamo parole di canzoni
storpiate e l’immancabile foto a fermare questo attimo che è tutto nostro.
Si torna a “casa” stanchi
ma felici, gli abbracci con
gli altri clown rimasti lì, lo
scambio su ciò che si è
fatto e la cena di Pacone
chiudono questa ennesima
bella giornata di laboratori.
La Missione volge al
termine ma è un pensiero
che
allontaniamo
di
continuo.
Noapte buna pentru toti.
Scene di vita vissuta:
-
-
la corsa liberatoria sul greto del fiume al ritorno da Pastraveni, ormai rito
collettivo dei missionari romeni con un finale “hard” per le mutande di Egodì
Ciprian mare ( grande) che cerca di interpretare il ruolo di Pinocchio dicendo
solamente “da” con la stessa espressione sia nelle scene tristi che in quelle
allegre!
Il rap improvvisato di Egodì sul furgone mentre andiamo a Pastraveni, che ha
per soggetto e protagonista Nacios. Una vittima a caso…
MISSIONE ROMANIA
2013
05/09/2013
“Non può piovere per sempre”
Penultimo giorno di attività per la missione Romania. Nonostante la stanchezza che inizia a farsi sentire a
causa dei ritmi serrati, la voglia di andare dai nostri ragazzi e dalle nostre donne in carcere è sempre più
forte.
Oggi i due gruppi dei ragazzi si dividono tra il laboratorio di giocoleria e quello di fotografia. La loro
soddisfazione durante il laboratorio di giocoleria era evidente, e noi abbiamo scoperto dei veri e propri
fenomeni! Il laboratorio di fotografia continua ad emozionare, sia loro che noi. Vediamo questi ragazzi
mettersi sempre più in gioco e tirar fuori le loro emozioni, in alcuni casi chiuse in celle invisibili dalle quali è
difficile evadere. Li vediamo entusiasti quando affidiamo loro le macchine fotografiche e li vediamo toccati
nella condivisione.
Il gruppo delle donne ci ha sorprese, perché se il
giorno prima ci erano sembrate distratte e poco
propense a svolgere i nostri esercizi seriamente,
questa volta si sono affidate totalmente a noi.
Abbiamo iniziato lavando le mani ad ognuna di loro
come gesto di accoglienza e di cura nei loro
confronti: il tema su cui vogliamo insistere oggi è
infatti la cura di sé e degli altri. Le loro mani
tremavano quando le immergevamo nell’acqua e
quando gliele asciugavamo e il silenzio ci rivelava la loro emozione e allo stesso tempo il loro stupore. Il
nostro lavoro sulle emozioni ha quindi trovato terreno fertile tra momenti di amorevolezza reciproca e altri
di puro svago. Tra i vari giochi uno prevedeva l’utilizzo di un palloncino che loro hanno ricevuto come
prezioso dono. Tant’è che il giorno dopo abbiamo visto una di queste ragazze, poco più di una bambina,
portare il palloncino con sé mentre andava via su un camion diretto chissà dove.
Dopo un rapido pranzo a base di verza e carnati (che qui non mancano mai), ci dividiamo tra Pastraveni e il
Centro educativo inclusivo di Roman.
A Pastraveni siamo spettatori dello spettacolo preparato dai ragazzi e dall’operatrice Marinela, che si è
impegnata insieme a loro, malgrado le sue scarse attitudini artistiche. Infatti se tutti i ragazzi erano
coordinati e calati perfettamente nel loro ruolo, lei era l’elemento disturbatore: sbagliava le gags, sbagliava
le entrate e seminava il terrore sulla scena tra gli attori. Provaci ancora Marinela!
Armati di musica, bolle di sapone e colori iniziamo la nostra parata per i padiglioni del centro, dove ci
attendono tutti quelli che non hanno potuto partecipare alle nostre attività. Purtroppo la situazione non è
migliorata rispetto agli scorsi anni, ed ancora ci colpisce il modo in cui vivono questi ragazzi, ci sembrano
abbandonati a loro stessi e privi di qualsiasi attenzione, a partire da quelle igieniche fino ad arrivare a
quelle relazionali. Le loro mani si stringono alle nostre come se non avessero mai toccato nessuno e fanno
fatica a lasciarle andar via. Facciamo incetta di abbracci, di sorrisi, di smorfie, di balli e di carezze.
Continuiamo a sentire quelle strette e quell’odore sulla nostra pelle anche dopo aver lasciato i padiglioni, e
li continueremo a sentire addosso chissà per quanto altro tempo. Prima di andar via salutiamo i nostri
ragazzi
in
cerchio,
guardandoci tutti occhi negli
occhi con intorno a noi le
opere da loro realizzate
durante il laboratorio di
fotografia: i disegni fatti con i
colori a dita e le foto
stampate. Riconoscevano i
loro volti e quelli dei loro
amici
nelle
foto,
le
accarezzavano e le baciavano
come qualcosa di prezioso. E’
il momento dei saluti, molto
difficile per noi e per loro,
tanto che alcuni non riescono
a trattenere le lacrime e ci si
spezza il cuore nell’andar via.
Arrivati al Centro educativo inclusivo, ci hanno fatto entrare in una stanza dove c’erano una ventina di
bambini, prescelti dalle operatrici per partecipare alle attività che avevamo preparato. La nostra intenzione
era quella di proporre degli esercizi per verificare la loro risposta in modo da prepararci alle attività dei
prossimi anni. Ci siamo concentrati dunque su attività di coordinazione, attenzione, ascolto e
partecipazione. I bambini hanno risposto molto bene a tutto quello che gli abbiamo proposto, sebbene
fosse evidente che non fossero abituati a lavorare in gruppo. Dopo un’ora abbiamo deciso di andare nel
cortile per animare il pomeriggio anche agli
altri bambini esclusi dalle attività, e che
comunque avevano dei deficit più gravi.
Abbiamo messo in scena uno spettacolo
totalmente improvvisato, iniziato con una
piccola sassaiola da parte dei bambini e,
stranamente, non è stato seguito dalla
pioggia. Le operatrici hanno continuato tutto
il tempo a lamentarsi del fatto che fuori
facesse troppo freddo per i bambini,
nonostante non ci avessero permesso di
usare né la palestra nuova (per evitare di
sporcarla) né il campetto (perché viene
affittato ad esterni pur essendo una struttura
pubblica) per lo spettacolo e nonostante i bambini del centro non fossero vestiti adeguatamente né
minimamente curati. Finito lo spettacolo, hanno fatto entrare i bambini all’interno per la cena, ma dopo
neanche dieci minuti, li vediamo uscire nuovamente con la loro cena ancora tra le mani. Menù del giorno:
pane (poco), verza (ancora meno) e meringa (una a testa). Ora capiamo perché sono così ossuti. Tornati da
noi, abbiamo continuato la nostra animazione, tra un bans e l’altro e i loro salti mortali giù dalle giostre, i
più forti rubavano i cibo dalle mani degli altri. La violenza sembra essere già diventato il loro modo di
comunicare preferenziale. E mentre ci rendiamo conto di come quando si ha fame anche il cibo caduto a
terra è buono, le educatrici (dai denti d’oro e con i figli ciccioni) continuavano a lamentarsi del freddo.
Arrivati a casa ci aspetta una fantastica gratar a base di carnati e altre prelibatezze proibite ai vegetariani
preparateci da padre Emilian. Ci rilassiamo un po’ con una partita a biliardo e qualche chiacchiera con il
nostro Mili, Sergio e Marius nella loro saletta relax, dotata perfino di sauna. Peccato non avere il tempo di
provarla! Ci aspetta infatti la preparazione dei laboratori di domani e poi di corsa a dormire.
Nopte Buna!
Scene di vita vissuta
-
-
Durante il laboratorio di giocoleria per i ragazzi in carcere, uno degli psicologi si è preso la briga di
spiegare a Pacioc l’etimologia della parola diablo, dilungandosi per circa mezzora sul significato
filosofico profondo del suddetto strumento. Pare sia una parola di origine latina che vuol dire
dividere, e nello specifico fa riferimento alla divisione tra bene e male, in cui l’uomo tenderebbe a
cercare un equilibrio. E infatti quando si gioca col diablo, si cerca un equilibrio, col filo, tra queste
due parti … e da qui il discorso degenera sulle fasi di sviluppo psicologico del bambino (sbagliate) e
sul fatto che per la nostra Pacioc è molto facile lavorare con i bambini essendo bassa e potendosi
mettere più facilmente alla loro altezza … e qui stendiamo un velo pietoso, facciamo un bel respiro
e andiamo avanti!
L’allenatore di ginnastica spocchioso e manesco del carcere ha tolto dalle mani di uno dei ragazzi il
diablo per fargli vedere come fare, dimostrando in realtà che non era affatto capace di utilizzarlo!
Stessa scena quando ha provato a fare un balance con Piumò e alla fine ha dovuto rinunciare. Ha
rosicato un po’ e la sua spocchia è stata finalmente costretta al silenzio.
MISSIONE ROMANIA
2013
O6.09.2013
“Quando hanno aperto la cella,
era già tardi perché
con una corda sul collo,
freddo pendeva Miché”
Ultimo incontro con i ragazzi e le ragazze del Carcere di Bacau. Le emozioni dei giorni passati
sono state sviluppate nelle foto fatte dai ragazzi. Occhi, sorrisi, volti. Particolari delle loro
mani, delle loro braccia segnate dai tagli fatti in cella, i tatuaggi che sembrano già marcare per
sempre i loro destini.
Allestiamo insieme la mostra fotografica, ogni foto diventa un’ opera d’arte, l’emozione di un
attimo vissuto insieme; con la speranza che questo ricordo non sia servito solo per rendere
meno amaro il tempo vissuto lì, che possa lentamente scolorire quei tatuaggi, rimarginare i
tagli.
Con le ragazze, allo stesso modo, il percorso si conclude tra lacrime e sorrisi. Dipingiamo un
telo bianco con i colori delle emozioni di questi giorni: impressi ci sono piedi e mani, farfalle
e rondini, volti e cuori, oltre ad un tripudio di colori sgargianti. Abbiamo colorato il grigiore
dei giorni con la scoperta della condivisione, con la sorpresa della cura reciproca, con il
fascino di ogni nostra unica caratteristica. Lasciare quel luogo di fredde disposizioni e gelide
relazioni ci riesce difficile, affidiamo a tutti i ragazzi l’opportunità di proseguire il cammino
iniziato con noi, per sopravvivere a quell’atroce luogo carnefice di ogni relazione umana.
Nel pomeriggio ci attende lo spettacolo al campo rom con tutti i bambini di Roman, che da
anni seguiamo con affetto. Vederli cresciuti ci emoziona, osservarli all’opera con il nostro
spettacolo di Pinocchio ci rende orgogliosi e ci diverte. Arrivati al campo siamo accolti dal
capo villaggio che, per fortuna, si “prende cura di noi”, traducendoci e domando i bambini
che ci saltano addosso senza tregua.
Il viaggio di ritorno sul pulmino giallo per accompagnare tutti i ragazzi è ormai un must
dell’ultimo giorno a Roman, così come gli abbracci che si susseguono e il progressivo svuotarsi
del pulmino stesso. E’ la fine di questa missione che viaggia sempre in “direzione ostinata e
contraria”.
Scena di vita vissuta:
- In un momento di caos che ha preceduto l’accompagnamento dei bambini sul
pulmino sovraffollato, tutti i clown e i ragazzi si sono precipitati sopra. A metà viaggio
ci rendiamo però conto che mancava qualcuno all’appello: Nacios era rimasta a casa,
abbandonata per sbaglio mentre era in bagno. Pacone aveva persino provveduto a
chiudere a chiave la casa: impossibile ogni possibile via di fuga per Nacios che ha
sfogato la sua rabbia con i pupazzi. Defenestrati.
MISSIONE ROMANIA
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O7.09.2013
Sabato, la sveglia suona come tutte le mattine, forse leggermente posticipata. I nostri
occhi si aprono, si cercano, si riconoscono. Ventiquattro occhi, che insieme hanno
visto, osservato, gioito, si sono stupiti ed emozionati, arrabbiati, stancati a causa e grazie
a tutto quello che abbiamo vissuto.
Oggi è il giorno della partenza, si riporta tutto a casa: valigie, emozioni, vita vissuta.
Siamo partiti due settimane fa senza aspettative e abbiamo vissuto e ci siamo lasciati
vivere, ogni singolo attimo è impresso in noi. Siamo partiti con la consapevolezza del
feeling e dell’empatia che avevamo percepito tra di noi fino dal VCM, ripartiamo con
la meravigliosa sicurezza di essere un gruppo di dodici “folletti” che si sono supportati,
aiutati, stimolati, abbracciati e voluti bene. Siamo partiti con mille domande sulla terra
in cui avremmo vissuto per questo periodo, ripartiamo con questa terra nel cuore, nelle
mani, nella mente e nell’anima.
Ripartiamo con un pezzo di strada fatto insieme, ripartiamo con un bagaglio in più che
sicuramente sarà fautore di una nostra personale “rivoluzione”, ripartiamo … insieme.
Sveglia, quindi! Colazione con gli ultimi avanzi e uno spirito un po’
malinconico,dopodiché ci immergiamo nell’arduo compito di rimettere in condizioni
decenti le stanze dove abbiamo alloggiato in questi giorni. Che la forza sia con noi! E
così è stato: senza neanche troppi sforzi tutto brilla per le 10.00, carichiamo le valigie e
salutiamo Padre Sergiu (Padre Emilian l’abbiamo salutato ieri, perche proprio ieri
partiva per “fare il suo mestiere da parroco”). Abbiamo ancora una cosa
importantissima da fare prima di partire: piantare i semini donatici dallo staff missioni.
Decidiamo di seminarli proprio davanti alla Fundatia Pacea, luogo a noi molto caro e
simbolo dell’aiuto, della costanza del lavoro svolto con i più deboli, dei semini piantati
continuamente. Al nostro uomo dal pollice verde, Jabrel, viene chiesto di adempiere a
questo compito, mentre noi assistiamo a questo ultimo, profondo momento di
condivisione. In questa Missione riteniamo di aver seminato molto: alcuni frutti già li
abbiamo visti timidamente spuntare, per altri aspetteremo i prossimi anni.
Si parte! A la revedere Roman!
Avevamo deciso in precedenza di destinare parte di questa giornata ad una breve visita
di Bucarest, dato che il nostro volo parte proprio da lì. Per questo motivo ottimizziamo
i tempi e consumiamo in un parcheggio un fugace ma abbondante pranzo acquistato in
un supermercato di un’imprecisata cittadina. Ci rimettiamo in moto,durante il viaggio
c’è chi dorme colto da una crisi “narcolettica”, c’è chi termina gli ultimi diari, c’è chi
guida, c’è chi canta, c’è chi scatena una battaglia di pistacchi e gavettoni.
Arriviamo a Bucarest verso le 17 e, guidati dalla nostra esperta guida Jabrel, ci
addentriamo nella città. L’impatto è forte, la periferia presenta enormi palazzi
caratteristici del regime, mentre il centro pullula di locali alla moda, colori, vita
mondana e negozi… ma appena si gira lo sguardo ci si ritrova faccia a faccia con i
ragazzi di strada, i cosiddetti “boskettari”.
In città ci sono parecchi musicisti di strada e con alcuni di questi Gegge e Piumò
improvvisano un juggling a ritmo di musica, sotto gli occhi meravigliati nostri e dei
passanti.
Dopo una visita affascinata del quartiere antico della città decidiamo di cenare in un
locale ungherese a base, oltre che di piatti tipici, anche di serenità e complicità.
Un’ultima passeggiata e arriviamo in aeroporto, consegniamo le macchine e ci
accampiamo in un angolo. Il nostro volo partirà solo alle 6.20, quindi rimane il tempo
per copiarsi le ultime foto, lavorare ai diari arretrati e ultimare lavori burocratici relativi
al bilancio del progetto…
Drum bun, buon viaggio… il nostro di certo non finisce qui.
“Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada.”