IL RUGBY COME PIATTAFORMA DELLA MODERNA FORMAZIONE

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IL RUGBY COME PIATTAFORMA DELLA MODERNA FORMAZIONE
IL RUGBY COME PIATTAFORMA DELLA MODERNA FORMAZIONE MANAGERIALE
Quando nel mio percorso sportivo mi sono messo a riflettere a cosa avrei voluto fare dopo aver
smesso la mia carriera da atleta , ho avuto una folgorazione. Mi piacerebbe insegnare i concetti del
rugby, ma soprattutto i valori di questo sport ad aziende ed hai suoi manager o collaboratori.
Perché il rugby oltre ad essere un bellissimo sport, è la perfetta metafora del lavoro di squadra ,
quello appunto che anche i manager devono promuovere e gestire nelle aziende. Meglio del calcio ,
più di qualsiasi altro sport. In campo non ci sono prime donne o superstar. Il risultato è frutto del
collettivo in cui ciascuno ha un suo ruolo e lavora per gli altri. Prendi la mischia c’è chi spinge,chi
tallona, c’è che sostiene. Abbracciati l’uno all’altro, un tutt’uno. Se ne esce bene solo se si è
perfettamente coordinati e si spinge tutti insieme nel modo giusto.
Così dovrebbe essere anche in azienda. E non a caso il rugby sport emergente in Italia , si sta
imponendo anche in un altro settore , apparentemente lontano dallo sport : quello della formazione
manageriale.
In entrambi gli ambiti si tratta di un lavoro di squadra in cui la specializzazione dei ruoli rispecchia
la suddivisione del lavoro all’interno di un’organizzazione. Nel rugby come in azienda il risultato
finale non può essere conseguito senza che tutte le componenti operino in maniera coordinata e
sinergica.
Il rugby ha nel suo codice genetico una cultura fondata sulla lealtà, il rispetto delle regole,la
forza,l’entusiasmo,lo spirito di gruppo.Più ancora,il gioco si presta a riflettere sulla leadership come
funzione circolante,che privilegi il risultato finale piuttosto che il prestigio personale.Il rugby è
gioco ma anche divertimento: l’aspetto emozionale aiuta la veicolazione dei messaggi formativi.
Come racconta Vazquez Montalban nell’omonimo romanzo ”La solitudine del manager “ con il
grande Pepe Carvalho, il manager soffre spesso di solitudine,è solo di fronte ai suoi problemi e alle
sue responsabilità. Deve affrontarli da solo, deve decidere da solo. Per sé e per gli altri. Fa parte del
suo mestiere; se non ce la fa la colpa è solo sua. Il corollario è che manager si nasce, non si diventa.
Nessuno può insegnargli nulla, salvo l’esperienza fatta in azienda partendo dal basso,magari sulla
pelle degli altri. La formazione? Si, va bene, ma non è tutto. Serve anche l’intelligenza, l’istinto, il
carattere ma senza talento non si ottiene nulla.Per me il manager non vive in solitudine,è parte di
una squadra.
Una squadra che condivide principi, regole e valori da mettere in pratica sul campo. Studiando,
allenandosi, confrontandosi, provando e riprovando. Sotto la guida di un leader, primus inter pares,
che partecipa, indica, stimola, motiva, verifica. La squadra questo è il punto. Non un concetto
astratto ma una realtà concreta vissuta giorno per giorno,fatta di uomini in carne ed ossa. Dove i
successi e i fallimenti sono i successi e i fallimenti di tutti. Perché tutti vi concorrono, ciascuno nel
proprio ruolo, che non è uguale per tutti ma comunque indispensabile per il conseguimento del
risultato.E’esattamente quello che succede nel rugby,sport di squadra per eccellenza.Nel rugby
valgono termini come leadership circolante, peer group, valori, comunicazione. Come a dire, la
cultura della squadra. Nel rugby si gioca duro ma si gioca pulito. Non c’è bisogno di barare. Non
esistono solisti. Tutti sono leader,il talento individuale è messo a disposizione e al servizio della
squadra.Il risultato è sempre della squadra ,non del singolo.
I rapporti umani tra tutti i componenti della squadra vengono messi in gran conto dentro e fuori lo
spogliatoio,dentro e fuori dal campo. Così è nata l’idea di trasferire in azienda le dinamiche del
rugby. E così è nata l’idea della nuova formazione manageriale basata sul rugby. Teoria e pratica
insieme.Gioco di squadra,verifica e analisi dei risultati. Applicazione immediata del know how
acquisito. Mettersi in gioco. Passione, determinazione, Meta. In funzione della meta la prima cosa
che un manager impara attraverso il rugby è come distribuire i ruoli nella sua squadra, scegliendo
quello più adatto a ciascuno,quello in cui ciascuno può dare il meglio.Ma come si fa a scegliere se
tutto si ferma alla teoria,alle ipotesi,alla supposizione senza mettersi alla prova,senza scendere
nella mischia? L’ultima cosa,il punto di arrivo è il risultato finale andare avanti e segnare la meta.
Lavorando insieme ai partner, facendo tesoro delle proprie altrui competenze.In mezzo ci sono gli
alti e bassi della partita,che in azienda si chiama progetto, con i suoi passaggi:analisi del
contesto,obiettivi,strategie,strumenti.Alcuni codificati,altri da improvvisare secondo le
situazioni,strategia e tattica come si dice nei manuali del marketing.Occorre conoscere tutto,saper
affrontare di tutto,rispondere a tutto inventare tutto. La creatività è essenziale tanto quanto
l’esperienza.L’obiettivo è vincere ma bisogna anche saper perdere bene. E ricominciare da capo.
Questo insegna ai manger il rugby, sul campo non solo sui trattati.Per ricavarne un nuovo
slancio,un nuovo spirito,lo spirito di squadra.Facciamo squadra è il motto del rugby che diventa il
motto dell’azienda.I corsi che proponiamo sono molto divertenti,si fa sport oltre che formazione e
per le aziende è un anche un metodo innovativo per cercare di motivare i propri collaboratori e non
a caso stiamo suscitando interesse in moltissime aziende che vogliono capire bene il metodo e come
viene articolata una o più giornate di formazione.Il rugby è uno sport fortemente etico,nel quale il
rispetto delle regole è fondamentale dentro e fuori dal campo,quale miglior spunto per i manager
che da un lato sono chiamati a innovare e dall’altro lato sono chiamati a far rispettare regolo di
comportamento nel business ?