Nelle trincee dell`oro bianco Il latte ridisegna l`economia
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Nelle trincee dell`oro bianco Il latte ridisegna l`economia
EVENTI Corriere della Sera Martedì 19 Luglio 2016 39 # Gli animali Capre o giovenche La gita diventa un’allegra lezione Dal 29 agosto al 3 settembre la manifestazione «Giovenche di razza Rendena» celebra a Pinzolo l’unica razza bovina autoctona del Trentino, con tanto di sfilata per le vie del paese e l’elezione della Reginetta di Pinzolo 2016. A fine estate negli alpeggi si celebrerà il «desmontegar», cioè il ritorno di mucche e capre nei paesi dopo i mesi trascorsi in quota. Questo il fitto calendario: Desmontegada delle pecore a Peio (8/9), delle capre a Cavalese (9-11/9), delle mucche ancora a Peio (11/9), Desmalgada delle mucche a Bedollo, sull’Altopiano di Pinè, e in Val di Rabbi (18/9). Gran festa del Desmontegar anche nell’intera Valle di Primiero (22-25/9), San Matè descargar la malga a Saccone di Brentonico (25/9), Desmontegada de le vache in Val di Fiemme (30/9-2/10), con una sfilata in abiti tradizionali nel centro di Predazzo. Infine in Valsugana e Tesino (17-18/9) si svolgerà il Festival della transumanza dal Lagorai al mare, con escursioni, mercatini e degustazioni. Scarica l’«app» Eventi Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Contatto diretto Il rito del contatto con gli animali fa parte del cerimoniale dell’alpeggio, che prevede una vicinanza costante con questi. Qui, una donna accarezza una mucca in Val di Fiemme, presso il Parco naturale Paneveggio, Pale di San Martino, nella foto firmata da Pietro Masturzo Pil in gocce di Peppe Aquaro I l Trentino produce diciotto miliardi di euro all’anno. La locomotiva del Prodotto interno lordo è naturalmente il turismo, mentre un miliardo tondo tondo proviene dall’agricoltura, da dividere equamente tra frutticoltura e viticoltura. Poi, ci sono 120 milioni ricavati dal settore zootecnico. L’80 per cento, cento milioni circa, è rappresentato dal latte. Perché, se l’agricoltura ha ridisegnato i suoi 150 mila ettari — dei quali ben 70 mila sono zone boschive — le vie del latte ci hanno messo del loro. Tra vallate, alta montagna, erba fresca, fiori e acqua. Luoghi di passaggio e di sosta delle protagoniste delle malghe e dei masi trentini: i bovini da latte. Un esercito di ventitremila mucche pronte a regalare ciò che da queste parti chiamano «oro bianco»: centocinquantamila quintali di latte all’anno. D’accordo, poca roba rispetto al resto d’Italia — un po’ più dell’1 per cento della produzione nazionale, e che colloca il Trentino all’undicesimo posto — ma talmente genuino da meritarsi una festa tutta per sé. «Latte in festa» (www.latteinfesta.it) è, infatti, il titolo di una iniziativa a cura di Trentino marketing, in programma il prossimo weekend, dal 22 al 24 luglio, e in quello che andrà dal 19 al 21 agosto. Coinvolti i territori della Val di Non, Primiero, Val di Rabbi e Val di Nelle trincee dell’oro bianco Il latte ridisegna l’economia Fiemme, simboli di una filiera a chilometro zero. Delle 300 malghe sul territorio, veri e propri avamposti della tradizione casearia, in 110 il latte viene trasformato in prodotti caseari tradizionali. L’indotto è nelle ventitré aziende distributrici di latte non pastorizzato su tutto il territorio provinciale, e soprattutto nel migliaio di aziende che vivono grazie all’oro bianco. «Portare gli animali giovani all’alpeggio, garantendo al Il sostegno Per evitare la chiusura delle stalle sono state varate agevolazioni per allevatori e produttori bestiame un più lungo periodo in cui possano muoversi in libertà, accresce la loro resistenza a certe patologie, ne riduce lo stress dovuto alla permanenza in stalla nel periodo invernale, e favorisce un migliore sviluppo dell’apparato osteo-muscolare», ricorda Michele Dallapiccola, veterinario e assessore all’Agricoltura delle Provincia trentina. Ed è proprio attraverso una serie di azioni economiche della Provincia trentina che si è cercato di dare nuova linfa a un settore come quello della zootecnia, e quindi del latte. Per evitare la chiusura delle stalle, favorendo un consumo più diffuso di latte autoctono, sono state adottate delle agevolazioni. Su tutte, il «Premio benessere zootecnia», del va- 100 Il fatturato annuale del latte trentino in milioni di euro, realizzato anche grazie a 23 mila mucche 300 Le malghe sul territorio, 110 delle quali trasformano il latte in prodotti caseari tradizionali 150 Il premio in euro erogato per ogni capo da latte dalla Provincia per aiutare i produttori a non chiudere Profumo di buono Un «casaro» in Val di Fassa (foto: Daniele Lira) lore di 150 euro per animale, finalizzato a sostenere i costi dell’alpeggio, di trasporto, e l’eventuale perdita di reddito dell’allevatore, dal momento che affinché un bovino inizi a produrre latte occorrono almeno sette mesi. «Abbiamo registrato, negli ultimi dieci anni, una inversione di tendenza del settore zootecnico, passato da una forte contrazione a una fase di espansione: basti pensare all’ultimo bando del Piano di sviluppo rurale, nel quale sono pervenute ventidue domande di apertura di nuove stalle da parte di giovanissimi allevatori», ricordano in Provincia. A tal proposito, è emblematica la storia di Irene Piazza, 23enne di Feltre, oggi a Passo Brocon, a 1.670 metri, nella Valsugana, per amore delle sue quaranta brune alpine da sette quintali al giorno di latte. Irene munge i suo bovini e lavora il latte in modo innovativo: «Non produco solo la Tosella, il classico formaggio stagionato trentino, ma realizzo anche formaggi al cioccolato e nocciole, al vino marzemino e alle erbe di montagna». E le famiglie che si spingono su fino alla malga Cavallara, apprezzano. Intuendo quanto la magia del latte non sia legata soltanto alla capacità di trasformarsi in burro e formaggi, ma anche in prodotto turistico. E quindi, goccia dopo goccia, in Pil. Itinerari Mezzano e lo spirito (luminoso) del passato di Carlotta Lombardo S apori e odori di una ruralità altrove smarrita fanno di Mezzano, borgo all’estremità orientale del Trentino, un luogo capace di conciliare passato e presente. Il paese è un susseguirsi compatto di balconi di legno e bovindi, vicoli lastricati e «salesà», dipinti murali cristiani e profani (come il Soldato romano che troneggia in piazza della Fontana), strade a misura di mezzo agricolo e vecchie lisiere, gli edifici un tempo adibiti a lavanderia collettiva. Mezzano sembra ancora cullata dai ritmi dello sfalcio, addolcita dal verde dei prati, dei boschi e degli alpeggi, resa unica da un itinerario, Cataste&Canzei, in cui il ciocco di legno si fa arte (visite guidate tutte le domeniche di ottobre e novembre). Canzei, in dialetto locale, significa catasta, ma qui, nel cuore di Primiero, diventa d’autore. Cataste di legno s’incontrano a ogni angolo (nei vicoli, nelle piazze, sui ballatoi e nei cortili), prendono forme inattese ( fisarmoniche, una clessidra), reinterpretano eventi storici (una grande parete ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966) e diventano scultura, giocattolo, manufatto artigianale trasformando il paese in un museo a cielo aperto. A Mezzano non ci sono monumenti importanti, ma strade acciottolate, fontane, decine di orti, case in legno e pietra e la magnifica chiesa di San Giorgio. È uno dei Borghi più belli d’Italia e, insieme a Canale di Tenno, antico (1211) quanto integro borgo medievale sulle colline del versante trentino del Lago di Garda; San Lorenzo in Banale, alle pendici delle Dolomiti di Brenta; e Rango, una delle aree rurali più autentiche del Trentino (si trova nell’altopiano del Bleggio e le sue case vantano vòlti tra i più suggestivi della regione) costituisce la mappa di un’architettura rurale intatta e preziosa. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8869781