1 VET 22 - IMBALLAGGIO DEGLI ALIMENTI Docente Patrizia

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1 VET 22 - IMBALLAGGIO DEGLI ALIMENTI Docente Patrizia
VET
22 - IMBALLAGGIO DEGLI ALIMENTI
Docente Patrizia Cattaneo
Riferimenti bibliografici
Handbook of Food Preservation, Shafiur Rahman ed., Marcel Dekker inc.,1999, (I1/1/367)
Scopi del confezionamento
Per la maggior parte della storia dell’uomo il cibo è stato consumato al più presto dopo il raccolto o la
produzione. L’imballaggio inizia quando la gente inizia a muoversi da un posto all’altro. In origine
erano usati per il trasporto del cibo contenitori naturali come pelli, foglie, cortecce.
Nel Mesolitico si usavano cesti e nel Neolitico contenitori di metallo e vasellame. Quattromila anni fa si
usavano giare sigillate per proteggere gli alimenti dai roditori e nel 1550 a.c. in Egitto era importante
l’industria del vetro. I fenici svilupparono la soffiatura del vetro, ma il vetro restò costoso fino al 1700 –
1800. Ai tempi dei Greci e Romani aumentò l’uso di ceramica e vetro. Nel 1400 si usavano casse di
legno. La stagnatura del ferro divenne possibile nel 1200 e quando l’acciaio sostituì il ferro dal 1600,
la stagnatura divenne utile. Nel 1825 si estrasse l’alluminio, operazione costosissima che divenne
molto economica con il passare del tempo.
Un secolo fa l’industria degli alimenti impiegava poco gli imballaggi. I prodotti erano venduti in piccoli
negozi locali e nei mercati, prelevati da contenitori o da grandi quantità ed il consumatore spesso
provvedeva a portare il recipiente da riempire. Il burro era tagliato da blocchi, incartato in carta
all’acquisto, i liquidi versati da botti. Dopo il 1850, carta e vetro iniziarono ad essere usati per prodotti
alimentari industriali. Per le campagne napoleoniche si svilupparono i contenitori ermetici metallici per
le conserve. Alla fine dell’800 la necessità di mantenere freschi i biscotti portò a sviluppare un cartone
piegato con una saldatura di cera e un’etichetta. Da qui un’evoluzione rapida del confezionamento.
Più di recente furono sviluppate le materie plastiche, negli Stati Uniti attorno al 1935 – 42.
Nei paesi industrializzati meno del 2% del cibo si deteriora tra produzione e consumo, mentre nei
paesi in via sviluppo il 30-50% di tutti gli alimenti viene sprecato, specialmente a causa di un
confezionamento inadeguato. Nel mondo si usano annualmente circa 150 bilioni di contenitori per
alimenti solidi e liquidi.
Tipi di materiali per imballaggio
A. Plastiche
In generale i materiali per imballaggi possono essere raggruppati in strutture rigide o flessibili. Tra le
prime legno, vetro, metalli, plastiche dure, tra le seconde film plastici, alluminio, carta, tessili.
Il 20 % dei contenitori è di plastica e costituisce il 25 % dei rifiuti. Per metà sono usati per latte, acqua,
bevande carbonatate. Secondo studi americani sostituire la plastica farebbe aumentare del doppio i
costi, quadruplicare la quantità dei rifiuti, aumentare l’energia spesa per la loro produzione e ridurre il
numero di nuovi lavoratori occupati per anno. E’ in aumento la necessità di riciclare la plastica e le
difficoltà principali sono la separazione delle plastiche e la purezza del prodotto finale ottenuto.
A causa del minore costo di produzione e della minore richiesta di energia, c’è la tendenza a sostituire
i materiali tradizionali di imballaggio (vetro, metalli, carta) con le plastiche, quando non sono
necessarie elevate proprietà di barriera. Sebbene non esista una plastica a barriera ideale, lo sviluppo
tecnologico nel settore dei laminati e dei copolimeri sta lentamente riducendo il margine competitivo
dei contenitori di vetro e metallo.
Sommario storico dello sviluppo delle plastiche:
1843 il primo materiale plastico semi-naturale è la guttaperca un tipo di gomma lacca modellabile
1870 Hyatt, cercando un sostituto dell’avorio per le palle da biliardo, produsse la celluloide da cotone
e acido nitrico, poi fatto reagire con canfora.
1909 Baekeland fece reagire fenolo e formaldeide, con esametileneteramina per catalizzatore e sotto
pressione, ottenendo la prima resina sintetica detta bakelite.
1919 la caseina fu sviluppata come film.
1927 furono prodotti l’acetato di cellulosa e polivinilcloruro.
1935 ICI ottenne LDPE polietilene a bassa densità, trattando etilene sotto alta pressione in
presenza di tracce di ossigeno, che si adattava bene alla recente tecnica dello stampaggio
1953 Zeigler produsse HDPE polietilene ad alta densità usando come catalizzatori Titanio
tetracloruro e trietilalluminio.
Dal 1953 sono state prodotte altre importanti plastiche.
1
Produzione delle plastiche
Il Polietilene è un polimero prodotto dal gas etilene estratto dal petrolio o dal carbone. Etilene si
combina con stessa per rottura del doppio legame per produrre macromolecole a lunga catena inerti
nell’ambiente.
La catena dei mers (unità di base della struttura) può ruotare e attorcigliarsi attorno ai legami C-C
dando macromolecole da lineari a sferiche.
Il grado di linearità ha un grande effetto sulle proprietà risultanti. Quando il polimero si raffredda, dopo
fusione o produzione, le catene si legano l’un l’altra per mezzo delle forze di van der Waals, attrazione
ionica, legami crociati. Se le macromolecole sono lineari e regolari si stringono bene insieme, dando
polimeri cristallini di alta densità. Le molecole ruotate e attorcigliate sono stirabili anche molte volte la
loro lunghezza originaria e quindi sono orientabili. Raramente può esserci ramificazione lungo la
catena. Temperature più alte permettono una maggiore ramificazione, con conseguente riduzione
della cristallinità.
La maggior parte dei polimeri derivano da monomeri bifunzionali, pochi da monomeri tri o
multifunzionali che portano a polimeri tridimensionali più rigidi alle alte temperature, piuttosto che a
lunghe catene.
Le plastiche sono divise in due gruppi: termoplastiche e termoindurenti.
Termoplastica significa che può essere scaldata e raffreddata senza che perda la sua struttura,
mentre la plastica termoindurente una volta raffreddata, non può essere scaldata nuovamente senza
rottura della macromolecola. Una plastica termoplastica scaldata diventa pieghevole, e può essere
formata a piacere. I polimeri lineari tendono ad essere termoplastici mentre i polimeri con legami
crociati sono termoindurenti. I legami crociati sono costituiti da atomi che uniscono due catene
polimeriche, come lo zolfo che è usato per legami crociati nell’isoprene dando luogo alla gomma dei
pneumatici o come l’ossigeno, che riduce la flessibilità della gomma.
La struttura dell’isoprene o gomma naturale è :
CH3
⏐
----C ---C=C—C---⏐
H
Il C dopo il doppio legame può puntare su o giù dando luogo agli isomeri isoprene e guttaperca con
proprietà diverse.
I polimeri possono essere diversamente orientati, isotattici a struttura ordinata e cristallini e atattici,
con orientamento che varia lungo la catena dando polimeri non cristallini.
Le plastiche possiedono due temperature critiche, quella detta “Temperatura del vetro” alla quale non
c’è energia sufficiente a far slittare le macromolecole l’una sull’altra; quindi la plastica appare dura
come vetro. La temperatura di fusione è quella di transizione tra solido e liquido ed è più alta della
temperatura del vetro. Sotto la “temperatura del vetro” la plastica è fragile, così alcune plastiche non
possono essere usate per il congelamento, ma tra le due temperatura la plastica può essere formata e
si piega facilmente. Un plastificante agisce riducendo il peso molecolare medio, agendo da lubrificante
tra le macromolecole, cosicchè possono scorrere l’una sull’altra.
I metodi di polimerizzazione includono addizione sui doppi legami; condensazione, cioè reazione tra
molecole con liberazione di acqua; polimerizzazione ionica per introduzione di composti ionici che
vengono integrati nel polimero producendo una classe di plastiche dette ionomeri come il surlyn.
Si possono sostituire gli atomi di idrogeno dell’etilene con alogeni, fenile, o altri gruppi ottenendo
monomeri che mantengono il doppio legame. Le plastiche derivate sono dette poliolefine e sono
termoplastiche. Le plastiche sono in genere sotto forma di granuli che vengono poi portati a fusione e
lavorati in stampi ecc.
Le plastiche rigide fuse sono lavorate per soffiatura, come per le bottiglie per l’acqua, o iniettate
nell’intercapedine di uno stampo o termoformate, cioè scaldate e pressate su forme.
I fogli e i film sono prodotti per estrusione dei granuli di plastica e di altri ingredienti in un estrusore
sotto pressione attraverso una fessura. La plastica estrusa può essere stirata mentre è ancora calda e
flessibile.
I film possono essere applicati sopra scatole di latta o cartone o spruzzati, o se ne fanno buste,
sacchetti di varia dimensione con saldature su tre lati, la quarta saldata dopo introduzione del
prodotto. Una busta tipica è un laminato complesso di polipropilene orientato all’esterno, LDPE,
alluminio, adesivo, e un copolimero per l’interno.
La stiratura può essere monoassiale, cioè in un’unica direzione ottenendo un film sottile, orientato, e
allora la plastica può essere dopo raffreddamento stirata in quell’unica direzione.
2
Necessità di imballaggio per alimenti specifici
I diversi cibi hanno bisogno di imballaggi diversi.
Prodotti lattiero-caseari
Ci sono diversi alimenti in questo gruppo, con esigenze molto diverse dal punto di vista
dell’imballaggio. Gli alimenti lattiero caseari hanno alto contenuto grasso, ricchi di proteine e acqua; il
latte deve essere trattato termicamente anche a temperature di sterilizzazione perché sia stabile nel
tempo. L’omogeneizzazione dà una dispersione stabile dei globuli di grasso attraverso la fase
acquosa. Il latte è poi sensibile alla luce, la vitamina B1 è distrutta e genera sapori anomali di
ossidato, per cui imballaggi ad alta barriera e protezione dalla luce sono i requisiti di confezionamento
richiesti.
Si usano bottiglie di plastica HDPE, cartoni, bottiglie di vetro, cartone laminato e lattine per latte in
polvere. I cartoni danno migliore protezione alla luce (non cerati meglio che cerati) che non le bottiglie.
Lo yogurt è in genere in tubi di polistirene. I formaggi sono confezioni o rivestiti in cera, nylon, lamine
di metallo, laminati plastici. Il gelato in carta cerata, carta trasparente, tubi di PS.
Carni
Si possono dividere in fresche e trasformate, divise in fermentate e non fermentate.
Lo sviluppo della trasformazione e dell’imballaggio delle carni ha influenzato molto l’industria delle
carni.
L’imballaggio della carne previene la contaminazione, la perdita di umidità, permette un certo
passaggio di ossigeno per mantenere il colore e previene la degradazione del colore dovuta alla luce.
La carne è spesso imballata in vassoi di plastica coperti con fogli di PVC, cellulosa, pliofilm, ma se è
richiesto un tempo più lungo di conservazione, si usa PVDC o un copolimero di cloruro di vinilidene
VDC e cloruro di vinile VC, relativamente impermeabile a umidità e ossigeno.
Un imballaggio tipico di supermercato consiste in vassoio di polistirene o cartone, un vassoietto per la
raccolta dei succhi, un film plastico stirabile orientato, che permette la migrazione dell’ossidazione ma
resiste al passaggio di umidità (PVC, EVA; cellophane, pliofilm).
NORMATIVA RELATIVA A RECIPIENTI ED OGGETTI DESTINATI A VENIRE A CONTATTO
CONGLI ALIMENTI
Già nella legge 30 aprile 1962, n. 283 si fa divieto di produrre, detenere per il commercio, porre in
commercio od usare utensili da cucina o da tavola, recipienti o scatole per conservare sostanze
alimentari, nonché qualsiasi oggetto destinato a venire a contatto diretto con sostanze alimentari, che
siano
…
saldati con lega di stagno-piombo, con contenuto di Pb superiore al 10%, tollerate % superiori purchè
la saldatura sia fatta in modo da non permettere il contatto dell’alimento.
….
Di materie plastiche o altro che possa cedere sapori od odori che modifichino sfavorevolmente le
proprietà organolettiche e rendere nocive le sostanze alimentari.
Viene emanato un decreto per stabilire le eventuali condizioni, limitazioni o tolleranze d’impiego.
La norma si estende a tutto ciò che può venire a contatto con gli alimenti e ai recipienti destinati a
contenere sostanze d’uso personale, domestico o igienico.
Nel 1982 con il DPR 23 .8. n.777 si attua una direttiva CEE integrando la legge precedente e si
inserisce tra gli alimenti l'acqua destinata al consumo umano, si precisano i materiali vietati, come le
leghe con più del 10% di Pb, le saldature Sn-Pb con più di 1% di Pb, i rivestimenti interni verniciati,
smaltati, vetrificati che cedano Pb in prove di contatto con acido acetico 1%, materiali contenenti
arsenico > 3cg/100g.
Si indicano i componenti consentiti e i requisiti di purezza e le prove di cessione necessarie per
stabilire l’idoneità dei componenti usati per i materiali e gli oggetti destinati al contatto con gli alimenti,
rimandando per le materie plastiche, gomma, cellulosa rigenerata, carte e cartoni, vetro, acciaio
inossidabile, ceramica, banda stagnata alle disposizioni del DM 21 marzo 1973 e modificazioni.
I materiali e gli oggetti devono riportare per essere messi in commercio o la dicitura “per alimenti” o
“può venire a contatto con gli alimenti” o una dicitura specifica di uso, per esempio “ bottiglia per vino”
o il simbolo.
Il decreto ministeriale 21 marzo 1973 è stato più volte aggiornato, per ultimo dal D.M. 28.3.2003,
n.123, che recepisce le direttive n. 2001/62/CE, 2002/16/CE, 2002/17/CE.
I metodi d’analisi ufficiali sono determinati dal Ministero della Sanità.
3
Nella Direttiva del Consiglio 18-10-1982 n. 82/711 711 si fissano le norme di base necessarie per la
verifica della migrazione dei costituenti dei materiali e degli oggetti di materia plastica destinati a
venire a contatto con i prodotti alimentari. Nell’allegato di questa direttiva si riportano le norme di base
per la verifica della migrazione globale e specifica.
Le prove di migrazione sono fatte mediante “simulanti dei prodotti alimentari” indicati in tabella 1,
secondo “condizioni convenzionali di prova della migrazione”. Lo scopo è simulare un contatto tra uno
specifico alimento (o categoria di alimenti) e un oggetto o materiale in prova, per un tempo e in
condizioni di temperatura che si avvicinano a quelle reali d’impiego (tabella 3).
Si riporta parte dell'Allegato:
Dir. 18-10-1982 n. 82/711 711
Direttiva del Consiglio che fissa le norme di base necessarie per la verifica della migrazione dei
costituenti dei materiali e degli oggetti di materia plastica destinati a venire a contatto con i prodotti
alimentari.
Pubblicata nella G.U.C.E. 23 ottobre 1982, n. 297. Entrata in vigore il 4 novembre 1982.
Allegato (5)
Norme di base per la verifica della migrazione generale e specifica
1. Le "prove di migrazione" per la determinazione della migrazione specifica e generale sono
effettuate utilizzando i "simulanti dei prodotti alimentari" previsti nel capitolo I del presente allegato e
alle "condizioni convenzionali di prova della migrazione" specificate al capitolo II dello stesso allegato.
2. Le "prove sostitutive" che utilizzano i "mezzi di prova" alle "condizioni convenzionali delle prove
sostitutive" di cui al capitolo III sono effettuate qualora per motivi tecnici inerenti al metodo d'analisi
non sia possibile eseguire la prova di migrazione utilizzando i simulanti delle sostanze grasse (cfr.
capitolo I).
3. Le "prove alternative" indicate nel capitolo IV sono consentite invece delle prove di migrazione con
simulanti delle sostanze grasse in presenza dei presupposti di cui al capitolo IV.
4. Nei tre casi sovraesposti è lecito:
a) ridurre le prove ad un numero (ai numeri) che, nel caso specifico in esame, è (sono) generalmente
considerato/i il/i più rigoroso/i in base all'esperienza scientifica;
b) omettere le prove di migrazione, sostitutive o alternative qualora esista dimostrazione
dell'impossibilità di eccedere i limiti di migrazione in qualsiasi condizione prevedibile di impiego del
materiale od oggetto in questione.
Capitolo I
Simulanti dei prodotti alimentari
1. Introduzione
Poiché l'impiego di prodotti alimentari per esaminare i materiali con cui i medesimi vengono a contatto
non è sempre possibile, si utilizzano simulanti classificati convenzionalmente come aventi natura di
uno o più tipi di prodotti alimentari. I tipi di prodotti alimentari e i simulanti da utilizzare figurano nella
tabella 1. In pratica sono possibili varie mescolanze di tipi di alimenti, ad esempio prodotti alimentari a
base di sostanze grasse e acquosi che sono descritti nella tabella 2 con l'indicazione del simulante da
utilizzare nella prova di migrazione.
4
Tabella 1 Tipi di prodotti alimentari e simulanti dei prodotti alimentari
Tipo di prodotto
Prodotti alimentari acquosi
(prodotti alimentari acquosi
con pH > 4,5)
Prodotti alimentari acidi
(prodotti alimentari acquosi
con pH ≤4,5)
Classificazione convenzionale
Prodotti alimentari per i quali la
direttiva
85/572/CEE
del
Consiglio prescrive il solo
utilizzo del simulante A
Prodotti alimentari per i quali la
direttiva 85/572/CEE prescrive il
solo utilizzo del simulante B
Prodotti alimentari per i quali la
Prodotti
alimentari
direttiva 85/572/CEE prescrive il
contenenti alcol
solo utilizzo del simulante C
Prodotti alimentari per i quali la
Prodotti alimentari a base
direttiva 85/572/CEE prescrive il
di sostanze grasse
solo utilizzo del simulante D
Prodotti alimentari secchi
Simulante
Abbreviazione
Acqua
distillata
o
acqua
di
qualità Simulante A
equivalente
Acido acetico al 3%
Simulante B
(p/v)
Etanolo al 10% (v/v).
Questa concentrazione
può essere adeguata
al
tenore
alcolico Simulante C
effettivo del prodotto
alimentare se supera il
10% (v/v)
Olio di oliva rettificato o
altri
simulanti
di
Simulante D
prodotti a base di
sostanze grasse
Nessuno
Nessuno
2. Scelta dei simulanti dei prodotti alimentari
2.1. Materiali e oggetti destinati a venire a contatto con tutti i tipi di alimenti
Le prove sono effettuate impiegando i simulanti di prodotti alimentari sotto indicati, ritenuti i più rigorosi
alle condizioni di prova specificate nel capitolo II e utilizzando per ciascun simulante un nuovo
campione dei materiali ed oggetti in questione:
- acido acetico al 3% (p/v) in soluzione acquosa,
- etanolo al 10% (v/v) in soluzione acquosa,
- olio d'oliva rettificato ("simulante D di riferimento").
Quest'ultimo simulante può tuttavia essere sostituito con un miscela sintetica di trigliceridi o olio di
girasole o olio di mais con specifiche standard ("Altri simulanti di prodotti alimentari a base di sostanze
grasse", altrimenti detti "simulanti D"). Qualora utilizzando uno di questi simulanti di prodotti a base di
sostanze grasse si superino i limiti di migrazione, per un giudizio di non conformità è obbligatorio, ove
tecnicamente possibile, l'utilizzo di olio d'oliva per una conferma dei risultati. Qualora tale conferma
non sia tecnicamente possibile e il materiale od oggetto superi i limiti di migrazione, lo stesso viene
dichiarato non conforme alla direttiva 90/128/CEE.
2.2. Materiali e oggetti destinati a venire a contatto con tipi specifici di prodotti alimentari
Il caso si riferisce esclusivamente alle seguenti circostanze:
a) quando il materiale o l'oggetto è già a contatto con un prodotto alimentare noto;
b) quando il materiale o l'oggetto è corredato, ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 6 della
direttiva 89/109/CEE, di un'indicazione specifica dei tipi di prodotti alimentari descritti nella tabella 1
con i quali può o non può essere utilizzato, ad esempio "solo per prodotti alimentari acquosi";
c) quando il materiale o l'oggetto è corredato, ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 6 della
direttiva 89/109/CEE, di un'indicazione specifica del prodotto alimentare o gruppo/i di prodotti
5
alimentari menzionati nella direttiva 85/572/CEE con i quali può o non può essere utilizzato. Tale
indicazione è espressa:
i) nelle fasi di commercializzazione diverse dalla vendita al dettaglio usando il "numero di riferimento"
o la "descrizione dei prodotti alimentari" figuranti nella tabella della direttiva 85/572/CEE;
ii) nella fase di vendita al dettaglio usando un'indicazione che si riferisca soltanto a pochi prodotti o
gruppi di prodotti alimentari, di preferenza con esempi di facile comprensione.
In queste circostanze le prove sono effettuate utilizzando nei casi di cui alla lettera b) il/i simulante/i
indicato/i come esempio nella tabella 2 e nei casi di cui alle lettere a) e c) il/i simulante/i menzionato/i
nella direttiva 85/572/CEE. Qualora il/i prodotto/i o gruppo/i di prodotti alimentari non figurino
nell'elenco indicato nella direttiva 85/572/CEE, dalla tabella 2 va selezionato l'articolo che più
corrisponde al prodotto o al gruppo di prodotti alimentari in esame.
Se il materiale o l'oggetto è destinato a venire a contatto con più di un prodotto o gruppo di prodotti
alimentari con fattori di riduzione differenti, al risultato della prova si applica per ogni prodotto il
corrispondente fattore di riduzione. Qualora uno o più risultati di tale calcolo superino i limiti imposti, il
materiale non è adatto per quel particolare prodotto o gruppo di prodotti alimentari.
Le prove sono effettuate alle condizioni specificate nel capitolo II e utilizzando per ciascun simulante
un nuovo campione del materiale od oggetto in questione.
Tabella 2 Simulanti per prodotti alimentari da utilizzare in casi speciali ai fini della valutazione
di materiali a contatto con alimenti
Alimenti a contatto
Esclusivamente alimenti acquosi
Esclusivamente alimenti acidi
Esclusivamente alimenti alcolici
Esclusivamente alimenti a base di sostanze grasse
Tutti gli alimenti acquosi e acidi
Tutti gli alimenti alcolici e acquosi
Tutti gli alimenti alcolici e acidi
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse e acquosi
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse e acidi
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse, alcolici e acquosi
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse, alcolici e acidi
Simulante
Simulante A
Simulante B
Simulante C
Simulante D
Simulante B
Simulante C
Simulanti C e B
Simulanti D e A
Simulanti D e B
Simulanti D e C
Simulanti D, C e B
(5) Allegato inizialmente sostituito dalla direttiva 93/8/CEE e da ultimo così sostituito dalla direttiva
97/48/CE.
Capitolo II
Condizioni di prova (tempi e temperature)
1. Le prove di migrazione specifica e generale sono effettuate scegliendo, tra i tempi e le temperature
previsti nella tabella 3 quelli che corrispondono alle peggiori condizioni di contatto prevedibili per i
materiali o oggetti di materia plastica in esame e a qualsiasi informazione dell'etichetta sulla
temperatura d'uso massima. Pertanto se il materiale o l'oggetto di materia plastica è destinato a venire
in contatto con un prodotto alimentare secondo una combinazione di due o più tempi e temperature
previsti nella tabella, la prova di migrazione è effettuata sottoponendo il campione in successione a
tutte le peggiori condizioni prevedibili appropriate al materiale in questione utilizzando la stessa
porzione di simulante.
2. Condizioni di contatto generalmente ritenute più rigorose
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In applicazione dei criteri generali secondo cui la determinazione della migrazione dovrebbe limitarsi
alle condizioni di prova ritenute, nel caso specifico in esame, le più rigorose sulla base di dimostrazioni
scientifiche, vengono indicati qui di seguito alcuni esempi di tali condizioni.
2.1. Materiali e articoli in materia plastica destinati a venire a contatto con prodotti alimentari in
qualsiasi condizione di tempo e temperatura
Ove non compaiono etichette o istruzioni per indicare i tempi e le temperature in situazioni d'impiego
reale, si utilizzano in funzione del tipo di alimento i simulanti A e/o B e/o C per 4 ore ad una
temperatura di 100 °C oppure per 4 ore ad una temperatura di riflusso, mentre si utilizza il simulante D
solo per 2 ore ad una temperatura di 175 °C. Queste condizioni di tempo e temperatura sono
convenzionalmente ritenute le più rigorose.
2.2. Materiali e oggetti in materia plastica destinati a venire in contatto con alimenti a
temperatura ambiente o inferiore per un periodo di tempo non specificato
Qualora i materiali e gli oggetti rechino un'etichetta indicante l'utilizzo a temperatura ambiente o
inferiore o qualora i materiali e gli oggetti siano per natura inequivocabilmente destinati ad essere
utilizzati a temperatura ambiente o inferiore, le prove di migrazione si effettuano ad una temperatura di
40 °C per 10 giorni. Queste condizioni di tempo e temperatura sono convenzionalmente ritenute le più
rigorose.
3. Migrazione delle sostanze volatili
Le prove di determinazione della migrazione specifica nei simulanti delle sostanze volatili sono
effettuate in modo da poter riconoscere la perdita di particelle volatili migranti che può verificarsi nelle
peggiori condizioni prevedibili di utilizzo.
4. Casi speciali
4.1. Per i materiali e gli oggetti destinati ad essere impiegati nei forni a microonde la prova di
migrazione si effettua utilizzando un forno convenzionale oppure un forno a microonde a condizione
che si scelgono dalla tabella 3 i tempi e le temperature adeguati.
4.2. Qualora si constati che l'esecuzione delle prove nelle condizioni previste nella tabella 3 produce
modifiche fisiche o di altro genere nel campione che non si verificano nelle peggiori condizioni
prevedibili di utilizzo del materiale o dell'oggetto in esame, le prove di migrazione vengono effettuate
nelle peggiori condizioni prevedibili di utilizzo nelle quali non si verificano tali modifiche fisiche o di
altro genere.
4.3. In deroga a quanto previsto nella tabella 3 al paragrafo 2, se il materiale o oggetto in materia
plastica può essere utilizzato nell'impiego reale per periodi di tempo inferiore a 15 minuti a
temperature comprese tra 70 °C e 100 °C (ad es., "hot fill") - e ciò è specificato da apposite etichette o
istruzioni - si effettua solamente la prova di 2 ore a 70 °C. Tuttavia, se il materiale o l'oggetto è
destinato anche alla conservazione a temperatura ambiente, detta prova viene sostituita da una prova
a 40 °C per 10 giorni, convenzionalmente ritenuta più rigorosa.
4.4. In circostanze per le quali le condizioni specificate alla tabella 3 non coprono in misura adeguata
le condizioni convenzionali di esecuzione delle prove di migrazione (ad es. in caso di temperature
superiori a 175 °C o di tempi inferiori a 5 minuti), possono essere utilizzate condizioni di prova più
appropriate al caso in esame purché le condizioni scelte possano riflettere le peggiori condizioni
prevedibili di contatto con i materiali o gli oggetti in materia plastica in questione.
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Tabella 3 Condizioni convenzionali per prove di migrazione con simulanti di prodotti alimentari
Condizioni
di
contatto
prevedibilmente peggiore
Durata del contatto
t ≤ 5 min
5 min< t ≤ 0,5 ore
0,5 ore < t <≤ 1 ora
1 ora < t <≤ 2 ore
2 ore < t <≤4 ore
4 ore < t ≤ 24 ore
t >24 ore
nell'impiego
Condizioni di prova
Tempo di prova
Cfr. condizioni al punto 4.4.
0,5 ore
1 ora
2 ore
4 ore
24 ore
10 giorni
Temperatura di prova
5 °C
20 °C
40 °C
70 °C
Temperatura di contatto
T <5 °C
5 °C< T ≤ 20 °C
20 °C< T ≤ 40 °C
40 °C< T ≤70 °C
70 °C< T ≤ 100 °C
100 °C o temperatura di riflusso
100 °C< T ≤ 121 °C
121 °C [*]
121 °C< T ≤130 °C
130 °C [*]
130 °C< T ≤ 150 °C
150 °C [*]
T > 150 °C
175 °C [*]
[*] Questa temperatura è utilizzata esclusivamente con il simulante D. Per i simulanti A, B o C la prova
può essere sostituita con una effettuata a 100 °C o a temperatura di riflusso per un tempo pari a quattro
volte quello scelto in base alle regole generali di cui al paragrafo 1.
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Lucidi
CONFEZIONAMENTO DI ALIMENTI CARNEI IN FILM PLASTICI
Vantaggi
•
•
•
•
•
•
•
Igiene
Conservazione
Presentazione
Colore
Calo peso
Disidratazione
Frollatura
Vantaggi commerciali
•
•
•
Centralizzazione sezionatura carni
Riduzione costi
Riduzione scarti
Caratteristiche chimico-fisiche film plastici
• Permeabilità ai gas e al vapore acqueo
• Permeabilità agli aromi
• Tenuta del vuoto
• Resistenza meccanica
• Proprietà ottiche
• Comportamento al calore e al freddo
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Alimenti divisi secondo il tipo rispetto al sovente simulante (esempi)
Alimenti a contatto
esempi
Simulante
Esclusivamente alimenti acquosi
Acqua, ghiaccio, carni fresche,
A
latticini in liquido acquoso, latte, uova
Esclusivamente alimenti acidi
Succhi di frutta, conserve pomodoro B
Esclusivamente alimenti alcolici
Vino, birra, liquori
C
Oli, grassi, formaggi molli (esclusi
Esclusivamente alimenti a base di sostanze
quelli in veicolo acquoso), semiduri e D
grasse
duri, conserve in olio, fritti
Tutti gli alimenti acquosi e acidi
Succhi di frutta
B
Tutti gli alimenti alcolici e acquosi
Birra e vino poco alcolici,
C
Tutti gli alimenti alcolici e acidi
aceto
CeB
Prosciutto,
insaccati
freschi,
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse e
stagionati, cotti, pesce fresco e altri D e A
acquosi
alimenti ittici
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse e Maionese, insalata russa
acidi
DeB
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse, Torte, dessert
alcolici e acquosi
DeC
Tutti gli alimenti a base di sostanze grasse,
alcolici e acidi
D, C e B
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Non sono previste prove di cessione per gli imballaggi destinati ad alimenti che per loro stato fisico,
forma e consistenza, hanno un contatto discontinuo con il contenitore, per punti, incapace di
provocare un'azione estrattiva significativa.
Esempi: cereali, riso, farine, amido, paste, pop-corn, ravioli, gnocchi, pane, biscotti, frutta, ortaggi,
zucchero, caffè, spezie, sale.
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