Dicembre 2014 - famija vinoveisa

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Dicembre 2014 - famija vinoveisa
Autocarrozzeria
di Claudio Scaraffia
Anno XXIII
Numero 4
Dicembre 2014
NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA
Periodico trimestrale d’informazione e di cultura
Copia gratuita
Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992
L'EDITORIALE
La
Costituzione
repubblicana
e il paradosso
italiano
E’ incontrovertibile che la
mancanza di lavoro in Italia
rappresenti la prima emergenza
del Paese. La scienza economica
insegna che il lavoro è un
fattore della produzione, al
pari del capitale e della ricerca
scientifica e tecnologica (il
cosiddetto know how). Senza
il lavoro non c’è reddito, senza
reddito non ci sono consumi: è
la crisi.
Perché manca il lavoro in
Italia? Non è facile rispondere
alla domanda, ma tutto si
può spiegare in termini di
concorrenza internazionale
o globale. In alcuni Paesi il
lavoro è poco retribuito e
ancor meno tutelato: allora le
imprese nostrane sono spinte
a delocalizzare la produzione.
In altri Paesi la tassazione è
inferiore alla nostra: allora il
capitale vi è attratto; poi si può
continuare: altrove la giustizia è
più rapida e ancora, altrove c’è
meno burocrazia, ecc., ecc.
E pensare che il lavoro, secondo
la Costituzione, è il fondamento
su cui si basa la nostra
Repubblica democratica (primo
paradosso).
Un’altra emergenza è la
mancanza di una legge elettorale
degna di questo nome: da lustri
in Parlamento siedono persone
non scelte direttamente dai
cittadini, secondo un sistema
di preferenze, ma selezionate
dai partiti e capipartito con un
sistema di investiture pseudo
feudali, sebbene, secondo la
Costituzione, la sovranità
appartenga al popolo….(secondo
paradosso).
Poi ci sono le altre
emergenze, quelle derivanti
dal dissesto idrogeologico,
dall’inquinamento, dall’incuria
dell’Uomo, dai terremoti, ecc.
Cosa si è fatto finora per
rimediare? Ben poco (a mio
avviso)!
Prima di archiviare
definitivamente l’anno che sta
per terminare, consentitemi
ancora di formulare i
tradizionali auguri di Buone
Feste a tutti i Lettori, con un
ringraziamento particolare ai
collaboratori e ai finanziatori del
giornale.
Il Direttore
Invito agli sposi
del 1965 e oltre
Continuando una simpatica e felice iniziativa anche quest’anno
la Famija Vinovèisa ha in programma per domenica 17 maggio
2015 i festeggiamenti per le coppie che quest’anno raggiungono
i 50 anni di matrimonio e quelle
che hanno superato il fatidico
traguardo.
Invitiamo perciò tutti coloro che si
sono uniti in matrimonio nel 1965
e oltre di dare il proprio nominativo a Marco Magliano (tel. 011
9656335) o a Dino Sibona (tel . 339
7576096) entro il 5 aprile p.v. affinché possiamo festeggiare tutti
insieme le nozze d’oro e oltre.
I presepi si raccontano con la creatività e la magia
Ai Batù è già Natale
con i presepi
Ormai è Tradizione, a Vinovo,
Natale porta con sé la Mostra dei
Presepi nella restaurata Chiesa di
S.Croce o ‘dei Batù’. Ed è la quindicesima.
Come sempre, i presepari (o presepisti a scelta) hanno studiato
un anno per preparare la ‘loro’
rappresentazione del paesaggio
che circonda la Natività. E poi si
sono scatenati nella realizzazione.
Via vai di figuri all’imbrunire con
mastelli di gesso, fasci di cortecce d’albero, cartocci di muschio
e scatole, scatole, scatole e filo
elettrico, spine e misteriosi ‘ac-
crocchi’ per far girare le figurine o
comandare giri di luci o pompe per
la risalita dell’acqua.
E cosi qua un presepio pieno di
torri e case realizzate in schegge
di pietra, vicino ben 92 figure in
realistici movimenti, là un presepe
in stile napoletano con magnifici
palazzi.
E tutte le figure rivestite di vero
tessuto e poi quello interamente
all’uncinetto. Ma che pazienza!
Da un uovo di Pasqua escono decorazioni Natalizie, mentre un grande circuito in movimento presenta
le sue figurine che si rincorrono.
Un paesaggio palestinese con il
suo colore ocra evoca un sole abbagliante, mentre un piccolo cimitero degli Alpini ricorda quelli che
sono ‘andati avanti’.
Qualcuno ha raccolto sulla battigia
tante conchiglie per realizzare una
completa rappresentazione con
tante figure in movimento. Si sente quasi il profumo del mare!
Il ‘laboratorio dei presepi’ delle
scuole delle 5° elementare hanno costruito l’intero villaggio di
Betlemme mentre i bambini dell’Asilo ne hanno confezionato uno
con tante figure rivestite di stoffe e
casette di cartone.
C’è un omaggio a Roma con un
Colosseo circondato dall’odierno
traffico di auto ed un decollo d’aereo dall’aeroporto di Fiumicino.
Chi ha ritrovato in solaio un antico
macinacaffè a ruota e vi ha ambientato dentro un piccolo presepe.
Nella nicchia della chiesa le magnifiche grandi figure della Natività
dei Commercianti di Vinovo.
C’è pure quello fatto utilizzando
pigne e ghiande e quello con figure
di sughero dai tappi delle bottiglie
di vino (chissà chi ha partecipato a
fornire la materia prima svuotando
le bottiglie?).
Una bella autoscala da incendio
ci ricorda l’abnegazione dei nostri
pompieri.
Un volante da videogioco culla un
Gesù Bambino, e un cielo passa dal
giorno alla notte, mentre si accendono le luci notturne nelle case.
Bellissimo lo scorcio di una camera
da letto con candela tremolante sul
comodino e il fuoco del fabbro che
sta ferrando un cavallo.
Un paesaggio d’un bianco fatato
sotto una neve di bambagia che
ricopre vasettoni di ex-Nutella. È
una natività contenuta in una bottiglia di cristallo contornata da tanti altri paesaggi in formato lillipuziano, degni della fiaba di Gulliver.
E tutto il resto è meglio che lo andiate a vedere; avete tempo fino al
7 Gennaio 2015!
Mario Bernardi
SOM
MARIO
I borgh ëd Vineuv
15
Screening visivo ai bambini 18
Gli occitani e la loro lingua 20
La sirena di mezzogiorno
21
Una giornata diversa
22
Vinovo anni ‘80: riapre S. Croce
23
I nostri morti
24
La crisi rilancia l’emigrazione
25
Il “Premio Cavallo” a un cestista
27
2 IL VINOVESE
La Famija
propone
un almanacco
da gustare
Per le prossime feste natalizie e di
fine anno è pronto l’edizione n. 28
dell’Armanach edito dalla Famija
Vinoveisa. Le prime copie sono
state donate alla Commissione giudicatrice del Concorso di Cultura
e poesia durante le premiazioni di
sabato 15 novembre. In questa edizione oltre naturalmente ai proverbi
in lingua piemontese (con traduzione in italiano) che affiancano ogni
giorno dell’anno, la parte del leone
è riservata alle 6 fotografie, più la
stupenda copertina, che illustrano
le pagine bimensili. Tali immagini
riguardano i portali della vecchia
Vinovo rimasti ancora intatti e quindi
con ben oltre 100 anni di vita. Si
passa dal più vecchio datato 1735
al più nuovo, si fa per dire, datato
1882. In questo lasso di tempo più
stili sono naturalmente rappresentati:
dal barocco piemontese, all’impero,
all’umbertino. Portali e portoni di cascine e case di civile abitazione che
hanno veramente segnato il tempo
e che per fortuna sono ancora in
piedi per essere ammirati e studiati,
dalle future generazioni. Il gruppo di
lavoro dell’Armanach collaudato da
anni di collaborazione è formato dal
fotografo Rino Visconti, dai ricercatori di tradizioni e cose antiche Vera
Miletto Scuero, Gervasio Cambiano,
Giovanni Clerico e dal grafico
Giovanni Alessiato. L’Armanach si
trova nelle edicole vinovesi o direttamente dalla Famija Vinovèisa.
Le sottoscrizioni
sono ossigeno
per la nostra
associazione
In questo periodo i nostri incaricati sono impegnati nella campagna di tesseramento 2015.
Si tratta di un impegno molto importante perché, oltre al rinnovamento tessere per i vecchi Soci,
è di vitale importanza la ricerca
di nuove adesioni.
Oggi la nostra associazione sopravvive grazie al finanziamento
sostenuto dai Soci, in quanto
sia la Provincia di Torino, sia la
Regione Piemonte hanno drasticamente tagliato i contributi;
mentre i costi di gestione sia del
giornale “Il Vinovese” sia del calendario aumentano.
L’obolo minimo richiesto ai Soci
è di e 20 che detratte le spese
per il giornale e il calendario
(distribuiti gratuitamente a tutti
i Soci) rimane ben poco per le
attività dell’Associazione.
Ancora una volta dalle pagine del
giornale, vogliamo porgere un
caloroso ringraziamento a tutti i
contribuenti che con la scelta a
favore della “Famija Vinovèisa”,
ci hanno consentito di usufruire
anche per quest’anno del contributo erariale del “5 x Mille”.
XXVII CONCORSO
DI POESIA
Pag. 4
Alla roca
‘d cavour
tra vino
e caffÉ
Pag. 14
il capitano
bugnone
della
guardia
nazionale
di vinovo
Pag. 19
il mantello
di
san martino
Pag. 16
E
Le goccioline di rugiada unite alle correnti fredde
si trasformano in cristalli
cco dicembre, che in punta di piedi, giunge a chiudere il
calendario, portando con sé un bagaglio molto ricco di appuntamenti per noi credenti. Il mese normalmente si apre
con l’inizio dell’Avvento; fa eccezione quest’anno che esso inizia il 30
novembre. Poi, continuando il suo cammino per le vie celesti, si arriva
all’8; giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione, Madre di Gesù
e Maestra di vita per ognuno di noi. Finalmente, con cuore gioioso e
pieno di stupore, restiamo in attesa della Sua venuta fra noi, attraverso
l’Incarnazione, facendosi Bambino, per indicarci la Via del Cielo.
Allora tutti corsero ad adorarlo, guidati da una Cometa in quella notte
Santa e benedetta da Dio. Intanto, nel punto più lontano dell’universo,
le varie perturbazioni si riunirono, perché anche loro desideravano
vestire a festa la terra, per questa Grande Venuta. Il loro gran desiderio
era quello di rivestirla di un candido manto, in modo da dare quella
sensazione di purezza, proprio com’era il cuore di quel Santo Bambino
che stava per arrivare. Concordate con immensa armonia le cose da
fare, si misero al lavoro e molto velocemente le varie goccioline di rugiada, unite al vapore acqueo ed alle correnti polari, si trasformarono in
meravigliosi cristalli, pronti per scendere sulla terra. Ma tra loro vi era
un super-visore, il quale, attraverso la fessura di una porticina, control-
te per accompagnarle. Intanto scendeva dolcemente e nella discesa pensava al luogo in cui sarebbe atterrata. In lontananza cominciava ad intravedere le luci delle città. Era proprio lì che desiderava scendere, per
andare poi alla ricerca del suo principe azzurro. Ma il vento che alitava
in quella notte, la spostava sempre più verso le colline, tanto da sentire
già in lontananza lo scampanellio di un gregge di pecore. Tutto intorno
a lei, aveva un aspetto fiabesco. I cristalli di neve che pian piano si posavano sui rami degli alberi ormai spogli, li decoravano a festa, ed anche
le casupole più povere, ricoperte da quel candido manto, sembravano le
piccole regge che lei aveva sognato. Ma mentre ammirava quello stupendo paesaggio, quasi senza accorgersi, il vento la fece entrare all’interno
di una misera capanna, ritrovandosi sulla guancia rosea di un bimbo
appena nato. Sentì subito un dolce calore, ma la sua paura era appunto
quella di sciogliersi e di non poter più trovare il suo principe azzurro.
Mentre pensava a tutte queste cose, vide riflesse in lei tutte le stelle del
cielo e quella cometa che aveva visto fra le altre stelle, si era posata
sulla capanna, illuminando a giorno il paesaggio intorno. Poco alla volta,
si accorse che stava scomparendo, ma dentro di sé era piena di gioia.
Ad un certo punto, il bimbo battè le ciglia e si mise a piangere. Allora il
viso dolce di una giovane donna gli sorrise e lo strinse fra le sue braccia,
storia di un cristallo di neve
lava quale fosse il momento più adatto, per non rischiare di sciogliersi
prima del tempo. Ma una di loro, si gongolava per la sua bellezza e nella
sua fantasia, sognava di scendere su di un castello, magari fra le mani
di un principe azzurro. Per questo voleva anticipare la partenza, per
poter arrivare prima delle altre. Il suo nome era Cristalia, ma veniva
soprannominata Cristallina, proprio perché era un po’ birichina. Dopo
molto rimuginare, pensò che il solo modo per partire prima, era quello
di approfittare del momento in cui il super-visore socchiudeva la porticina. Infatti fece proprio così; con immenso stupore si trovò finalmente
libera di volare nel firmamento del cielo. Era una notte limpida e trapuntata di fulgide stelle, che le illuminavano il cammino. Tra di esse ve
ne era una d’immensa grandezza, con una coda che da sola faceva risplendere a giorno anche la terra. Solo ora aveva capito perché le altre
avevano ritardato la partenza; perché le nuvole non erano ancora pron-
asciugandogli quella lacrima. Cristallina si ritrovò così trasformata in
vapore acqueo, come quello che usciva dalle narici del bue e dell’asinello, pronta per ritornare in cielo, per potersi nuovamente trasformare in
cristallo ed un giorno ridiscendere ad imbiancare la terra. Troppo spesso noi ci lamentiamo con Gesù, perché non sempre ci dona le cose che
gli chiediamo, ma non ci accorgiamo che se non ci esaudisce, è solo per
il nostro bene.
Noi troppe volte, siamo umanamente troppo attaccati alle cose terrrene
e diciamo di credere alla vita eterna solo con le labbra, ma non con il
cuore. Invece Egli è nato e morto per noi, per donarci la salvezza e la
vita eterna. La cosa difficile da capire per noi uomini, è proprio quella
che la Via che porta alla salvezza eterna, passa solo e sempre attraverso
la Croce di Cristo.
Maria Brarda
Lodevole impegno di un gruppo rock
'L CANTUN
DEL BARBOTON
'L BARBOTON
A BARBÒTA NEN PERCHÉ...
Una volta tanto il barboton non ha da brontolare, ma da rallegrarsi
perchè il nuovo sindaco, contrariamente
alle spudorate abitudini dei nostri politici,
ha mantenuto la promessa, fatta in periodo
elettorale, di far aprire alla domenica la chiesa di San Desiderio. Grazie, signor Sindaco,
a nome di tanti vinovesi, che frequentando il
cimitero desiderano per un minuto mettere
piede nel Santuario. Com’è bello non aver
da brontolare, ma potersi congratulare con
gli amministratori della cosa pubblica!
Ora aspettiamo l’adempimento di un’altra
promessa: far spalmare una o due mani di
impregnante conservativo sul portone della
chiesa, il quale, flagellato dalle intemperie
e cotto dal sole, sta inesorabilmente andando in rovina. Lo ricordi a
quell’altro galantuomo che è l’assessore Giuseppe Alessiato, dopo di
che, il barboton se ne starà zitto fino … alla prossima occasione.
Lodovico Griffa
Al "Circo di Biga"
va in scena la solidarietà
Un gruppo di cinque giovani appassionati della musica rock ha
costituito la band "Il circo di Biga"
volendo creare nei propri concerti
un vero romanzo sul mondo del
circo.
Ma hanno voluto che questa loro
passione per il rock italiano fosse
dedicato anche a chi ha bisogno
di aiuto e quindi il ricavato dei
loro concerti vanno a favore della struttura "La Madonnina" di
Candiolo.
Non paghi hanno inciso un CD
musicale, veramente bello, ricco
di armonie e di timbrica che vi
mostriamo a fianco.
Il CD non è in vendita ma lo potrete trovare sia ai loro concerti che
presso il negozio 'Coppe e trofei
di Varrone Giuseppe' ai Cavalieri
di Vinovo dietro un'offerta sempre
a favore de "La Madonnina" di
Candiolo.
In occasione del Natale ecco un
modo per fare un regalo bello,
sicuramente gradito a parenti ed
La copertina del CD.
amici, partecipando nel contempo
ad un'opera di solidarietà.
Il gruppo, in primavera, inizierà un
nuovo ciclo di concerti sempre a
favore de 'La Madonnina'.
Non possiamo che fare i nostri
auguri a questa band di un successo strepitoso e siamo certi che
i nostri Soci vorranno partecipare.
Mario Bernardi
IL VINOVESE 3
Ventisettesimo concorso
All’Auditorium di Vinovo serata dedicata alla poesia
Le premiazioni del
XXVII concorso di poesia e
cultura piemontese
La classe V della scuola elementare “don Milani”di Vinovo premiata per la bella ricerca sull’uovo e sui “Polajè”. In seconda fila la Compania Tradissional Vinovèisa.
C
on novembre, tutti gli anni
ormai da tantissimo tempo, arriva un appuntamento irrinunciabile per chi ama la Terra di
Piemonte.
La premiazione del Concorso
della Famija Vinovèisa che, a
livello regionale, nazionale ed internazionale, ormai è sempre più
conosciuto e raccoglie un numero di adesioni che si incrementa
di anno in anno.
La formula è semplice dal momento che ci sono alcune sezioni
dedicate, oltrechè alla prosa ed
alla poesia sia in piemontese che
in italiano, ai ragazzi ed alle
loro emozioni raccolte in componimenti, documentari e quanto
offre loro la possibilità di esprimersi, ed anche ai nostri emigrati
che hanno modo di dare spazio
ai ricordi.
Considerato che si tratta anche
di emigrati discendenti di terza
e quarta generazione di nostri
corregionali, la loro partecipazione la dice lunga sul legame che è
stato loro tramandato da nonni e
genitori, verso la Terra cui appartengono le loro radici.
Il “tema libero” è poi il “segreto”
di questo concorso perché permette a tutti di esprimere i propri
pensieri senza ritrovarsi di fronte
al titolo del componimento, che
la maestra ci dettava e che ci
causava un gran vuoto nella testa
ed un buco nello stomaco per
l’angoscia di cosa mai avremmo
dovuto scrivere!
Dare spazio alle emozioni di chi
scrive è un modo per stimolare
i pensieri e facilitare la parte-
4 IL VINOVESE
cipazione di tutti all’iniziativa
coinvolgendo grandi e piccoli,
scrittori per amore e scrittori
per dedizione ed anche semplici
lettori che, riordinate le idee,
decidono di dar loro forma per
comunicarle ad altri.
I ragazzi delle scuole poi, e diciamo fortunatamente, stanno prendendo sempre più peso
nell’economia del Concorso e la
loro pacifica e entusiasmante invasione, è gioia contagiosa che
coinvolge le famiglie dei bambini
e dei ragazzi. Anche il pubblico
che sempre affolla la premiazione
oltre ovviamente alle insegnati
cui spetta il ruolo di guida e di
coordinamento svolto con saggezza e pazienza.
Le insegnati, infatti, si danno
sempre un gran daffare per supportare, suggerire, stimolare i ragazzi ma, occorre dire, che il loro
lavoro porta sempre degli ottimi
risultati.
Vedere il palco dell’Auditorium
vinovese brulicare di bambini e
giovani emozionati e sorridenti
che attendevano di veder proiettare il video sul lavoro, da loro
svolto e premiato, è stato davvero
un gran bel risultato.
Sentire poi le letture dei più
grandicelli segnalati dalla giuria
per le loro composizioni, letture
compite anche se un pochino
tradite dall’emozione, ha fatto
comprendere come puntare sulle
La sala dell’Auditorium con in primo piano il gruppo “A.Vastrera” di Sanremo che ha partecipato con tanto
entusiasmo alle premiazioni del concorso della Famija Vinovèisa.
di cultura piemontese
A N'AMIS ËSPECIAL
Për mi ti it j’ere pi che n’amis
’n’sema i soma chërsù
’nsema i l’oma giugà
’nsema i l’oma corù
It j’ere ti che ant le giornà pi scure
it savije trové la lus e portemla
Parej, a l’amprovis, a më spontava ‘l soris
e mi i savija che j’era nen sol
Quand ch’i vorìa parle con quejdun
mi i vnisia da ti!
E ti, fin-a sensa parole,
it savije spieghete mej ëd j’autri
Ma adess i ti ses pi nen
e mi im ciamo: coma i fareu?
Un salut ëspecial da to padronin Marco
Ciao Doss, ciao
Giuseppe Pace premia il poeta vinovese Valter Olivetti per la poesia in italiano.
Marco Degl'Innocenti
Carmagnola (TO)
Paola Taraglio saluta tramite il collegamento via Skipe la sig.ra Maria Emilia
Moreno di Cordoba (Argentina) seconda classificata per la poesia in italiano.
SENTIERO DI STELLE
Ci sono parole che sussurrano
e che scappano al mio giudizio.
Che volano come farfalle
fra i fiori del giardino!
Ti scopri tante volte
con gli occhi verso il cielo
contemplando le stelle che
con amore mi dicesti,
ne sapevano dei tuoi sogni.
Esse, illuminavano il sentiero
che il tuo cuore percorreva
per arrivare alla “tua terra”.
Terra che un giorno lasciasti
per fare l’America!
Da sinistra a destra: la dott.ssa Paola Taraglio, funzionario della Regione
Piemonte, con il sig. Bruno Lanteri Lianò, presidente dell’associazione
“Armonia” di Venaria.
nuove generazioni è la chiave di
volta per continuare a diffondere
la cultura in senso lato che comprende la cultura del territorio,
dei sentimenti, delle emozioni,
del rispetto del prossimo, della
memoria dei padri e delle nostre
tradizioni che aiutano ad essere
ciò che siamo.
Il massimo è poi sentire un ragazzo giovanissimo narrare in
perfetta lingua piemontese un
suo scritto: in questo caso si resta davvero di stucco. Chi scrive,
e ve lo dico sinceramente, ha
appreso il piemontese per ne-
cessità ed in età matura ma ha
la stessa dimestichezza con la
lingua dei padri di quella che ha
con una lingua straniera ed allora
ha provato un’emozione davvero
straordinaria.
Anche quest’anno, come tradizione vuole la Commissione
valutatrice era composta da
Vera Miletto Scuero, Gervasio
Cambiano, Mario Maina, Censin
Pich, Giuseppe Perrone cui si è
aggiunta, da qualche anno, una
giovane giurata, Graziella Pace
che così combina il ruolo di illustratrice e lettrice delle opere, a
I tuoi sogni percorrevano verdi colline
e fantasia di castelli
addolciti dal nettare dei tuoi grappoli.
Ti afferri a un albero di sogni
che coltivasti in America!
Io ti prometto che un giorno,
non so quando né come,
impazzito di amore viaggerò
in Italia, la “tua Italia”.
E calpesterò la sua terra
e mi inebrierò con la sua aria
e farò realtà i tuoi sogni,
caro nonno.
E in poemi... Ritornerò!
Maria Emilia Moreno
Cordoba (Argentina)
IL VINOVESE 5
Ventisettesimo concorso
L'ALPIN CON
ËL CHEUR MASNÀ
Costa a l’é na stòria,
na stòria cita,
a l’é n’arcòrd stërmà
an fond a ‘n tiror,
ma la póer dël temp.
për un moment l’é volà via
e tut a l’é tornà ciair
drinta mia ment.
Carlin Porta primo premio per la prosa in piemontese con Giovanna
Franchino e la dott.ssa Pace.
quello di esaminatrice.
Il lavoro della commissione, dal
momento che gli elaborati sono
giunti molto numerosi, ha comportato molte riunioni per poterli
esaminare tutti e redigere una
graduatoria che tenesse conto
delle molteplici variabili che danno vita ad un elaborato.
Vnisìo për salutesse
o për ciamé ‘d piasì
o mach për un consej,
mè papà fasìa tut
lòn ch’a podìa për lor,
content ëd cola liura
che la distansa
a l’avìa nen s-ciapà.
Un dì, a l’ha sonà ‘l ciochin
ëd nòstra pòrta, un fieul
biondin e motobin genà,
l’avìa na piuma an sël capel.
l’era n’alpin, a smijava spers,
a na caserna ‘d Coni
a l’era stàit mandà.
Mi i j’era na masnaijn-a,
vardava sò capel an sna cadrega,
vosìa toché la piuma,
ma i m’ancalava nen, mentre
l’alpin beivìa ‘n biceròt
ëd vin ëd nòstra vigna,
parl-and, parl-and, con mè papà.
Le nuove
generazioni sono
il futuro della
nostra cultura
anche in lingua
piemontese.
Questo viene sempre sottolineato dal prof. Perrone, docente di
lingua e cultura piemontese, che
illustra gli elaborati in piemontese con amabilità ed un pizzico di
ironia e commenti ad hoc, strappando qualche sorriso alla platea
in un momento in cui, il sorriso è
diventato “merce rara”.
An famija mach mi
i son nassùa ‘n sità,
parej amis, parent
e conossent dël pais,
quand ch’a vnisìo a Coni,
mancavo ben ëd passé da nòstra ca.
Il giovane Marco Degl’Innocenti legge la propria poesia in piemontese
che si è classificata al quinto posto.
As ciamava “Riccardo”
col giovnòt che mia mama
tratava coma ‘n fieul,
përdùa pian pian la gena,
giugava ‘nsem a mi,
am pijava ‘n brass, m’ aussava,
am posava, ‘m fasìa grigné
e sortut am lassava toché
la piuma ‘d sò capel!
Ma, ‘n di, a l’è rivà na bruta neuva,
chiel a duvìa parte për la guèra,
mi i capìa nen ben còsa ch’a fussa
e përché tuti a j’ero sagrinà.
Peui son rivà ‘d litre,
ëd bijèt e ‘dcò
soa fòto d’alpin
ant una curniss a forma ‘d cheur.
Un di, i l’hai dije a mia mama
ëd bòt an blan: “Quand i sarai
na tòta,”Riccardo” i veuj sposelo mi!”
Chila l’ha soridù, ma pen-a pen-a,
“Quand it saras na tòta,
mia cara cita, chiel
sarà tròp vei për ti!”
Parlava con j’euj bass,
mi i capìa nen, rija,
giugava con le buate,
le litre già rivavo pì...
Ant la tèra ‘d Russia,
l’alpin con ël cheur masnà
l’ha lassà soa gioventura,
al pais, a soa ca,
da noi a l’é pì nen tornà.
Laura Bertone
Cuneo
Madame Geneviève Bardin di Montauban (Francia), che segue il concorso
della Famija Vinovèisa da molti anni viene premiata dalla dott.ssa Taraglio.
6 IL VINOVESE
di cultura piemontese
ASCOLTA E RIFLETTI
Ferma un attimo la tua vita frenetica
ed ascolta il fremito della terra...
Al di là delle barriere,
costruite artificialmente dall’uomo,
che a volte la natura,
come avvenuto recentemente a Genova,
decide improvvisamente di far crollare,
lasciando nella disperazione intere famiglie.
C’è tutta una umanità che lavora,
ama, gioisce e soffre, come te, forse più di te...
Cogli il segnale, abbi il coraggio di comprendere
ed aiutare le vittime delle tante sciagure,
sia quelli che hanno perso molto o tutto,
compresa a volte la vita,
che i tanti bisognosi che ti passano vicino ogni giorno,
senza che tu te ne accorga.
Alla premiazione ha assistito
Maria Teresa Mairo, già per dieci anni sindaco di Vinovo ed ora
sensibile Assessore alle manifestazioni e pari opportunità del
Comune di Vinovo legata al territorio ed alla Famija Vinovèisa,
da sempre, unitamente alla
Consigliera Comunale, nonché
insegnante Carmela Passarello.
La mobilitazione della Famija
Vinovèisa, nessuno escluso, è
stata come al solito grandiosa e,
In fondo, se ci pensi bene,
siamo tutti figli di un qualche “Dio”
che ci ha regalato una terra
in cui vivere insieme, nel bene e nel male
e di cui siamo solo degli occupanti pro-tempore,
anche se spesso, egoisticamente,
ce ne sentiamo padroni assoluti.
Antonio Tavella da Racconigi, primo premio per la poesia in piemontese,
mentre viene premiato dal prof. Giuseppe Perrone.
Allora perché tanta esitazione?
Non aspettare la prossima sciagura
per spalare il fango o contare i danni,
ma comincia oggi stesso
ad abbattere il “tuo” pezzo di muro
ed a vedere con altri occhi chi ti sta accanto!
il suo presidente, Dino Sibona,
ha creato una perfetta organizzazione nella quale ciascuno ha un
suo ruolo e tutti collaborano con
entusiasmo e con grande partecipazione emotiva a cominciare
dai coniugi Franzoso cui si deve
la regia e la presentazione della
manifestazione che ha permesso
il collegamento via Skipe con
le due discendenti piemontesi
Silvana Neuman e Maria Emilia
Moreno, premiate per la se-
Bruno Lanteri Lianò
Venaria (TO)
MORAN-E E MOTEŘE
Pëř cujì dř ařba a volontà
ij přa i ‘ndàvo cò ‘ndřugià.
Ij sòd ëd na vòta i bastàvo nan
a caté dëř guàno për fé dëř fan.
An sëř colin-e, pëř ij prà sut,
coj òm i-j pansàvo pròpi a tut
e ‘nlořa loř, přess ai tarseu,
ant ij sò přà na lauřàvo ‘n cit reu.
An bel seu dë liam bele-lì i lovàvo
e, con lòse ‘d tara, i řo coatàvo.
Lagiù ‘n sřa pian-a i fàvo ‘ř moteře:
sampe ‘n sřa tëppa lì bin laurà,
butàvo dëř fassin-e bin lovà;
peu, cole fassin-e, ëd tara i-j coatàvo
e ‘n baron pëř vòta loř i ‘nviscàvo.
Dòp cáiche oře coj bařon i-j fongàvo
e con ‘ř vái i-j argauciàvo.
Lo-lì dovàvo pa brusé tròp
e pëř dëstisseje is ëlvàvo a doi bòt.
Ra tara náiřa a ‘ndřugiàva ij prà,
s’amniva rossa a j’eřa sgaiřà.
A řa fin dř invarn,
moran-e e moteře ij campagnin
i-j sapinàvo pròpi bin.
An sřa carëtta col taruss řo cariàvo
e a bařonat an sa e ‘n là i řo butàvo.
Coj che ‘n sřa pian-a řa cuciařa i aisàvo
pì pòca fatiga pëř ës třavàj i fàvo.
Peu con ër vái i spantiàvo ij bařon
ansuma a řa tëppa, con sodisfassion.
Antonina Galvagno
Monteu Roero (CN)
In primo piano l’insegnante Prof.ssa Laura Paganotto con una sua allieva.
IL VINOVESE 7
Ventisettesimo concorso
OLTRE
OLTRE
Fra
Fra le
le canne
canne del
del fiume
fiume
scivola
d’un
fiato
scivola d’un fiato
ilil vento
vento profumato
profumato d’estate.
d’estate.
C’è
C’è un’anima
un’anima
che
che prende
prende ilil volo
volo
ee conclusa
conclusa la
la corsa
corsa
va
va verso
verso l’altra
l’altra riva.
riva.
Un
Un battito
battito d’ali
d’ali
ee vola
vola alta
alta nel
nel vento
vento
alla
Silenzio.
alla ricerca
ricerca del
del Grande
Grande Silenzio.
Ma
Ma oltre
oltre
oltre
oltre c’è
c’è un
un cielo
cielo di
di latta
latta
un
un groviglio
groviglio di
di piccoli
piccoli sentieri
sentieri
ee ii rovi
rovi aa macchia
macchia
non
non svelano
svelano ilil paesaggio.
paesaggio.
Oltre
c’è l’amaro del rimpianto
oltre è l’assenza delle luci
e ancora oltre il ricordo di te
ormai troppo lontano.
Natalia Bertagna
Allievi della classe II sezione C Scuola Secondaria di 1° grado “A. Manzoni” di Nichelino premiati per la poesia in
italiano sezione riservata ai ragazzi.
Antonio Tomasi a nome della Famija Vinovèisa consegna alla sig.ra Laura
Bertone il terzo premio per la poesia in piemontese.
La poetessa Angioletta Faule di Candiolo, seconda classificata per la prosa in
italiano ascolta con attenzione il testo da lei scritto e letto dalla dott.ssa Pace.
QUANDO
SCENDE LA SERA
Della terra ascolto
il respiro sereno,
ricordando i giorni
passati, uno per uno,
Cammino nelle notti,
senza vento, lungo i viali
dei grandi fiori rossi,
sono rose del Cairo.
Ascolto i battiti del cuore,
accarezzo i tuoi capelli,
nel sogno tra le stelle,
la lontananza da te
frena il mio vivere.
La solitudine, al tramonto,
è un buco nero, che
inghiotte i mille ricordi.
Giovanni Cianchetti
Grugliasco (TO)
8 IL VINOVESE
Moncalieri (TO)
La dott.ssa Graziella Pace premia la giovane Èlodie Maria Melano terza
classificata nella sezione poesia in italiano.
zione “Emigrazione” che hanno
così potuto vedere “dal vivo” la
premiazione e raccontare le loro
esperienze di emigrazione.
Un momento davvero emozionante perché sentire parlare con
così tanto affetto dell’Italia e del
Piemonte da così lontano ha davvero riscaldato i cuori di molti.
Credo che l’entusiasmo e l’amore
per la Propria Terra sia il vero
segreto di questa manifestazione.
Partecipare per il piacere di farlo
e non per il gusto di esserci e
ciò ha un valore straordinario
soprattutto per ciò che riguarda
il numero degli elaborati provenienti da piemontesi emigrati nel
mondo .
Anche quest’anno è stata premiata Geneviève Bardin, che è ormai
un’ habitué del Concorso e, tutti
gli anni, raggiunge Vinovo da
di cultura piemontese
NEBBIA DORATA
TEMPORALE
Temporale,
raggi inquieti
fendono la volta celeste
irrompendo nel nulla
ma rubando pace
lasciando ai sospiri
il compito della resa
Ha il sapore dell’uva
il mio ricordo di scuola
di quel grappolino viola
disegnato su una pagina
del quaderno a quadretti
quel primo ottobre
da cui è trascorsa
quasi una vita.
Ed ha sapore di tabacco anche
che tu, maestro
spargevi per l’aria fumando
dopo aver ben appiattito
con venti centimetri di righello trasparente,
un rito durato cinque anni,
quella sigaretta bianca e senza filtro.
Fumo, uva e dall’uva il vino
due piaceri inebrianti e meditativi
su cui corrono la Donzelletta della campagna
e il Passator cortese
in un bosco di solidi e calcoli spinosi,
con a destra gli antichi Egizi e sull’altra riva
fiumi, Alpi e Appennini e il triste Pinocchio.
Saette, dal cielo ci raggiungono
impietose mostrando l’impeto
dei dardi infuocati, che distruggono,
rendendo giustizia al bene
e il vento che li precede fischia
alternando sibili a infernali e roboanti figure
Oggi, andando verso il mio autunno
raccolgo i raggi della mia nebbia dorata
e li ripongo nel nascondiglio dei ricordi
dove gli anni di scuola
sono solo il lampo di un faro.
Guizzi, violetti
disegnano nel cielo
l’irruenza della natura
in uno scenario irripetibile
con lugubri boati
che ci rimandano
a periodi funesti
Le prime goccie quasi in sordina
e poi uno scrosciare imponente
solleva la polvere bianca
di un estate corta e impossibile
che sta per finire lasciandosi dietro
profumi, sapori, colori
che ora rischiano di essere spazzati via.
Attilio Fania
Luigi Umberto Casetta
Vinovo (TO)
Villafranca Piemonte (TO)
A Gounod, pastor Tervueren, nòstr can
ëd famija për momenti 15 ani, che ciamavo
MANITÙ
La scuola par dura allo studente,
ma chi l’ha ormai lasciata
la ricorda con profonda dolcezza
e melanconia.
A l’è staita na vista franch amèra
rivand a ca: ti slongà sël paviment,
mia fija ch’at carëssava, sëta për tèra:
i l’hai capì ch’a l’era rivà ‘l moment...
Subit ël cheur a l’ha dame në s-ciancon
e son pa stait bon a dì mesa paròla,
ma i som sëtame ‘dcò mi ‘nt un canton
a carëssete ‘l pluch, pòvra bëstiola!
Di tutti questi bei suoni è fatta la scuola.
Quando, poi, suona la campanella,
allora se ne vede il volto:
L’han mensionà le nostre scarpinade
su për le montagne o travers ai pra,
ij bagn ant ij fossaj e le sudade,
mai s-ciòp e mai content ëd torné a ca...
ma, ‘nsema, la goj ‘d mach ësté con noi,
golos d’un bon bocon o ‘d na carëssa
che sërcaves con tò nas contra ij ginoj
e che arpagaves con tanta tenerëssa!
In maggio, finestre aperte,
s’ode di lontano la sua voce:
il maestro che legge dei racconti,
la maestrina che narra gesta eroiche,
piccoli cori che compitano all’unisono,
il brusio d’una classe lasciata incustodita...
Ti, tut ant un moment, it ‘has vardame
come për parleme, con ël tò sistema,
e, con coj euj già fiss, it l’has contame,
ant un second, quindes ani ‘nsema...
IL CANTO DELLA SCUOLA
bimbi cogli occhi meravigliati,
monelli cogli abiti sdruciti
che giuocano e tardano per il pranzo,
maestri e maestre che ancora, affannati,
s’apprestano a controllare
che nessuno si faccia del male,
Ma subit it l’has sarà ij tò euj strach
e ‘t l’has bogià la cova come për saluté:
mi i l’hai carëssate, peu, da viliach,
i son ëscapà via... për podèj pioré!
e tornano a casa stanchi,
ma coll’anima straripante di gioia.
Questo è il canto della scuola,
il canto del cuore.
Vittorio Gullino
Racconigi (CN)
Èlodie Maria Melano
Castagnole Piemonte (TO)
IL VINOVESE 9
Ventisettesimo concorso
LA FESTA DELLA MAMMA
AL TRE STÈILE
Mamma!
Grido con orgoglio a squarciagola
questa semplice parola,
la prima che ho imparato
da quando dal tuo grembo sono nato!
Al Tre Stèile, na vira a-i era n’albra pin-a
Ëns la montà a s’ avisco adess ij primi sbrincc
ëd lus
a ‘l mèire dij molar. I ‘nmagninava, gagno,
ëd sarvan o ‘d giuglar ch’ a s’ amusèisso ai geugh
dë ‘l candeilòte ‘d mili, ën broa ai balatron
e i sugnava d’ essi ‘d cò mi un ëd si arfaj
s-ciancafrità. I-é ‘n cel ch’ a l’ ha lassà-se ‘ndré
l’ëmbrun-a,
për mlì s-ciuma dël top.
Le persone che mi voglion bene
son davvero tante
ma la Mamma senza dubbio
ha il ruolo più importante,
c’è sempre lei quando ho bisogno,
sia da sveglio
o quando faccio un brutto sogno,
con una semplice carezza
mandi via la mia tristezza
la luminosa gioia che hai sul viso
mi regala sempre un bel sorriso!
A s’ëstërma la lun-a cò chila ‘nmasconà
d’achit.
E quando arriva la sera
mi rimbocchi le coperte,
mi trasmetti tanto amore
a braccia aperte,
mi fai star bene e sentir sereno,
nei tuoi occhi vedo perfin l’arcobaleno!
Al Tre Stèile, na vira a-i era ‘n bocc ëd chèrpus...
A maggio la tua festa
è un evento assai importante
ma essere tuo figlio
non è la gioia di un istante,
è l’emozione eterna ed infinita
che dura la meraviglia di una vita.
A l’é costa na neuit d’ un prim gel ëd n ivèrn
rivà ën gatonand. I-era stà-je n agost
d’ësteilòte balanche, a la dita dël cé
ch’ a bërbotava soens d’ avèj pa basta ‘d lëgna
‘n sosta da la boschera. Për pòch che ‘s pugn ëd rai
a-i la fassa a dé fòra da sa frisa ‘d borin-a,
a vischerà a festa, ‘nt ij canté sarm, ij lustr
ëd giassa dë ‘l canà
dël borgh.
Al Tre Stèile, na vira a-i era ‘n vej moré...
Il tempo scorre in fretta
e io cresco veloce come il vento
ma penso al mio futuro
in modo assai contento,
e così per gli anni passati
e per quelli futuri
cara Mamma
ti faccio i miei auguri!!!
Am tira vèri j sap n’ antica faiarìa
mas-ciava
che a vòte i sent ëncora. Miraco, ‘n di, ij frangai
a rivran ën na prima ‘d violëtte e ‘d pampocèt.
Adess, al sol calé, as vogo torna ‘l fare
dij bard e as sento ‘l zitre a vroné ‘n mes a j elvo...
Walter Olivetti
Al Tre Stèile, na vira a-i ero ‘n sava j orm...
Antonio Tavella
Vinovo (TO)
Parigi, dove abita, per rituffarsi
nelle proprie radici piemontesi
con la forza di una ragazzina anche se, la settantina, l’ha passata
da un pochino…
E tutti gli anni si commuove e, al
momento di salire sul palco, non
trova le parole e ringrazia tutti
quasi sottovoce, ritirando il premio con la stessa emozione della
prima volta.
La forte partecipazione delle Scuole di Vinovo, Istituto
Comprensivo di Vinovo, Scuola
“Don Milani” classi III (sezioni
A-B-C-D-E) e classe II E, grazie
alla realizzazione del “Progetto
Diderot” in collaborazione con
la Fondazione CRT e Slow Food,
è stato un grande successo per
la Famija Vinovèisa che si augurava, da anni, quest’adesione
massiccia.
Le insegnati hanno guidato i ragazzi nella scoperta delle proprie
radici culturali, enogastronomiche e storiche del territorio dove
vivono riuscendo realizzare dei
documentari di grande effetto.
Favole dei nostri tempi i cui “at-
10 IL VINOVESE
Il gruppo dei partecipanti al concorso per la sezione di poesia in italiano premiati a pari merito.
Racconigi (CN)
di cultura piemontese
NOTTURNO SUL MARE
Il sole rosso è tramontato.
Tra breve la bianca luna
renderà il mare freddo come l’acciaio
che le luci di lontane lampare
cercheranno di scaldare.
Ma un’alba nuova ridarà a tutto luce e calore,
nell’attesa di una nuova brezza.
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE
Ho imparato ad essere libero di scrivere e di esprimermi,
senza paura né vergogna,
perché nessuno potrà giudicare i miei sentimenti.
Ho imparato a non mollare
ad avere coraggio e, anche se cadrò,
saprò rialzarmi.
CORAGGIO
PRIMAVERA
Marzo:
la neve si sta sciogliendo
al calore di un nuovo sole,
più luminoso.
Rinascono alberi e fiori
e nere rondini raggiungono il loro antico nido.
Dopo il freddo dell’inverno,
benvenuta primavera!!!
La nera e ripida montagna incute paura:
io,
inizio la dura salita.
Incontro un ostacolo:
non mi fermo
e raggiungo
i 2.000.
Allora sono felice.
PREGHIERA
Assisto ad una messa e rivolgo a Dio una preghiera:
fà che la PACE regni sovrana nel mondo.
LUCI DI GIOIA
E SPERANZA
Tutto è sereno.
Sul mare,
luci di navi lontane
mi ricordano momenti di gioia:
lampadine accese
nel buio della quotidianità e nella purezza dell’universo.
Voglio vivere senza sprecare un solo attimo.
Barbara Fracchia
Scuola secondaria di I grado “A. Manzoni”
Nichelino (TO)
Vorrei che tutti gli uomini stringessero la mano
di quelli con cui hanno litigato
e che odio, razzismo e discriminazione
cedessero il posto ad amore e solidarietà.
Mirko Salvia
Scuola secondaria di I grado “A. Manzoni”
Nichelino (TO)
GUIDA
Nei momenti di difficoltà
sono stato guidato da nuvole lucenti.
L’amicizia e la fiducia reciproca
mi hanno portato la forza della speranza
e mi hanno donato un sorriso di felicità,
certo di non mollare mai.
FIUME
La vita è come un fiume
che scorre
talvolta lentamente,
talvolta in modo impetuoso
in una gara infinita con il tempo.
Si unirà ad altri e,
alla fine, insieme,
formerammo mari ed oceani
per non morire mai.
UN REGALO
A Natale,
mia madre, dolce e premurosa,
mi ha fatto un regalo:
un viaggio sull’arcobaleno
Andrea Fiore
Scuola secondaria di I grado “A. Manzoni”
Nichelino (TO)
Fu allora che io imparai
la gioia dei colori
e conobbi un nuovo sentimento nato dal cuore,
che mi ha guidato verso le stelle,
verso Gesù.
FIDUCIA
MARE
Ascolto il vento soffiare
e il rumore delle onde.
Nel cielo
grida di gabbiani.
Sulla riva le reti dei pescatori
dove mille pesci saltano,
come bambini su un tappeto elastico.
Lorenzo Ferro
Scuola secondaria di I grado “A. Manzoni”
Nichelino (TO)
La fiducia in Dio
ci fa varcare
la più impervia montagna,
per arrivare
ad aprire la porta della speranza.
Allora
sorgerà nuovamente il sole,
ascolteremo il rumore delle onde
che si infrangono contro gli scogli,
in un’armonia infinita.
Stefano Cavaglieri
Scuola secondaria di I grado “A. Manzoni”
Nichelino (TO)
IL VINOVESE 11
Ventisettesimo concorso
LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE
Sezione Premio Graduatoria
Prosa
in italiano
1° Classificato
2° Classificato
3° Classificato
4° Classificato
5ª Classificato
Menzione
speciale
dedicata ai
Tutti a
Piemontesi
pari merito
emigrati
Poesia
1°
in italiano
2°
(dedicata
anche ai
3°
Piemontesi
4°
all'estero)
5°
tori” sono dei bambini partecipi
della realtà che vivono e costruttori, così, del loro futuro.
Alla Scuola di Vinovo si è aggiunta
anche la Scuola Secondaria di 1°
grado “A. Manzoni” (Nichelino)
classe 2 C e quindi i giovanissimi, con soddisfazione di tutti,
hanno fatto la “parte del leone”
in quest’edizione del Concorso.
Un grande ringraziamento è doveroso farlo ai “MUSICI” come
si diceva una volta, che sono stati i realizzatori della melodiosa
ed accattivante colonna sonora
che ha accompagnato i filmati
che hanno illustrato l’attività dei
giovani.
Strumenti semplici i loro ma
evocativi di un tempo lontano
quando, nelle aie, si celebrava la
mietitura e la spannocchiatura e
la musica rendeva la fatica meno
dura.
Quindi un grande grazie e tantissimi complimenti a Paolo Rollo,
Rosita Iuduci e Antonio Ferito.
Far conoscere il territorio e le
sue peculiarità ai giovanissimi
è importante perché li lega alla
Terra dove sono nati e dove vivono e crea emozioni e sensazioni
che si porteranno nel cuore, maturandole, durante tutto il corso
della vita, per sempre.
Tutti i ragazzi hanno avuto un
libro in dono e, l’Assessore
Maria Teresa Mairo a nome del
Comune di Vinovo, ha voluto donare alle classi un kit di
12 IL VINOVESE
Premi special
për la vajantisa
e për la
fedeltà
al concors
Poesia
in piemontese
1°
2°
3°
4°
5°
6°
Elaborato vincente
Gianalberto Miglio
Angioletta Faule
Gianantonio Bertalamia
Attilio Rossi
Luciana Rizzotti
Ricordi di scuola
Storia di un antico borgo
Il viaggio di Ibrahim
Una valigia piena di sogni
Emigranti
Geneviève Bardin
(Francia)
Silvana Neuman
(Argentina)
Francine Ferrato
(Francia)
Il primo giorno di scuola
Classificato Luigi Casetta
Classificato Maria Emilia Moreno
(Argentina)
Classificato Èlodie Maria Melano
Classificato Natalia Bertagna
Classificato Giovanni Cianchetti
Premio speciale
Pari per scrittori
merito
vinovesi
1° Classificato
Prosa in
2° Classificato
piemontese
3° Classificato
4° Classificato
Gianalberto Miglio primo classificato per la prosa in italiano.
Nominativo premiato/i
Classificato
Classificato
Classificato
Classificato
Classificato
Classificato
Con arona a caffé
Un viaggio fallito
Nebbia dorata
Sentiero di stelle
Il canto della scuola
Oltre
Quando scende la sera
Attilio Fania
Walter Olivetti
Temporale
Bambini oggi, uomini domani
Carlin Porta
Adriano Cavallo
Enzo Aliberti
Ugo Maria Forcherio
Travaj ëd neuit
Nen mach ij gramèt....
Nent sempre j’amor non an fabrica
Cola musica na lauda per nost Piemont
Giuseppe Mina
La lavandera
Antonio Traversa
Daniele Ponsero
Laura Bertone
Vittorio Gullino
Marco degl'Innocenti
Antonina Galvagno
Al tre stèile
La ciav
L’alpin con ël cheur masnà
"Manitù"
A n’amis ëspecial (2a media)
Moran-e e moteře
L’ Assessore alle manifestazioni del Comune di Vinovo Maria Teresa Mairo
premia la classe IV delle scuole elementari di Vinovo per la bella ricerca
svolta sul dolce locale “Cariton”.
materiale utile per la loro vita
scolastica.
La Regione Piemonte, tramite la
funzionaria che si occupa d’emigrazione, ha omaggiato volumi
ai premiati così come ha fatto la
Provincia di Torino.
Ovviamente anche i vincitori di
ogni singola sezione hanno avuto,
come premio oltre alla pergamena da inquadrare, un volume con
tematiche letterarie o illustrativo
delle bellezze del Piemonte perché è importante conoscere la
propria Terra a 360° soprattutto
in previsione degli eventi che la
coinvolgeranno il prossimo 2015.
Torino sarà infatti Capitale Europea dello Sport, ci sarà l’ esposizione della Sindone con la visita di Papa Francesco, di origine
piemontese, e sarà festeggiato
il Bicentenario della nascita di
San Giovanni Bosco il Santo
Sociale per eccellenza che ha
fatto molto proprio per i giovani in Piemonte, in Italia e nel
Mondo.
Non dimentichiamoci poi che
Torino dista solo 33 minuti di
treno da Milano dove si terrà
l’EXPO 2015 che avrà come tema l’alimentazione che, guarda
caso, è stata trattata proprio
dalle scolaresche Vinovesi premiate e quindi, considerato che
il salone del Gusto, Terra Madre
ed Eataly sono INVENZIONI
di cultura piemontese
LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE
Sezione Premio Graduatoria
Nominativo premiato/i
Elaborato vincente
Classifica
Speciale
1° Classificato
Scuola
2° Classificato
Secondaria di 3° Classificato
1° grado
4° Classificato
“A. Manzoni” 5° Classificato
(Nichelino)
6° Classificato
Classe 2ª C
Segnalato
Segnalato
Insegnante:
Prof.sa Laura Paganotto
Giulio Garofali
Viola Cappa
Marco Defilippi
Vincenzo Zappavigna
Matteo Racca
Alice Ranalli
Besard Cufaj
Matteo Destino
Son trovame lì,
andoa
ij scalin dla vigna
parlo ancora
con ël celest dle fior
dla salvia e rosmarin...
Sercand ël son
dle scarpe gròsse
dël nòno, che giumai
da temp, marcia dëscaùss
për àutri senté...
Istituto
Comprensivo
di Vinovo
“Don Milani”
Classe 2ª E
Tutta la classe:
DOCUMENTARIO
Alice, Alex, Altea, Andrea Spunti e Spuntini conosciamo il nostro
Davide, Emanuele,
territorio: il Cariton.
Erika, Elisa, Federico (2),
Filippo, Francy, Giorgia,
Lorenzo (2), Matteo,
Paolo, Sebastian, Simone
Riccardo, Tommaso,
Vanessa, Vittorio
Insegnanti: Cristina
Cito, Elena Costero
Istituto
Comprensivo
di Vinovo
“Don Milani”
Classi 3ª A
sezioni
A-B-C-D-E
Tutte le classi:
DOCUMENTARIO
Cercare il pelo nell’uovo: Spunti e Spuntini conosciamo il nostro
Alessia; Rompere le uova territorio: la storia dell’allevamento dei
nel paniere: Chiara; polli da sempre attività lavorativa di
Camminare sulle uova: Vinovo.
Giulia; Avere la scrittura
da gallina: Chiara; Essere
pieno come un uovo:
Fabrizio–Manuel;
Essere bagnato come un
pulcino: Andrea–Fabrizio;
Essere una testa d’uovo:
Alessia.
Insegnanti: Fiorenza
Castagno, Marilena
Cappellari, Carmela
Passarello, Donatella
Sada, Evia Albieri,
Marina Rasetto, Ilenia
Iannò, Daniela Margaria,
Rosanna Petiti.
Insegnanti di sostegno:
Roberta Oggero,
Chiara Zanfabro.
Antonio Tomasi premia l’arch. Luigi Casetta primo classificato per la poesia
in italiano.
LA CIAV
Piero Mottura nelle vesti del
“Cucaeuv” di Vinovo riceve un riconoscimento dal Presidente della
associazione “A. Vastrera Uniun de
tradisiun brigasche” di Briga Alta
(Sanremo): Prof. Antonio Lanteri.
Son trovame
tra le fior giàune
sota la tòpia
tra ‘l ciabòt
e la banca ‘d bòsch
con ël bon odor
dle primavere...
Son perdùme
trames ij paj
dla vigna,
che misurand
con ël temp
le cadense dij travaj,
l’han vist...
pioré la vis poà,
l’azur dël verderàm,
peuj, l’uva madura!
Son perdùme
sercand la ciav
dl’esistensa...
Daniele Ponsero
Torino
Piemontesi tutti dobbiamo essere consapevoli delle nostre
eccellenze per divulgarle e catturare l’interesse di quanti, il
Piemonte, lo conoscono ancora
troppo poco.
Il Concorso della Famija Vinovèisa ha anche questo ruolo
di divulgatore del Piemonte in
Italia e nel mondo e, anno dopo
anno, si conferma un punto fermo della nostra cultura e della
cultura nell’emigrazione.
A conclusione, il presidente della
Famija Vinovèisa, Dino Sibona,
e la Giuria hanno salutato tutti i partecipanti ed il pubblico
presente dando appuntamento
per il prossimo anno. Hanno ringraziato tutti coloro che hanno
contribuito al successo di tutte
le edizioni e di questa XXVII che,
nonostante il tempo da lupi e le
difficoltà logistiche a raggiungere
Vinovo, ha registrato un grande
afflusso di persone che amano la
cultura del Piemonte ed apprezzano tutto ciò che la Famija fa
per farla conoscere.
Paola Alessandra Taraglio
IL VINOVESE 13
Piccolo mondo antico
Alla Roca 'd Cavour
tra vino e caffé
racconti seri e comici
M
Telecupole, lontanissimamente
arieggiante i locali parigini disegnati da Toulouse Lautrec; aveva
però le sue attrattive, non ultima
la graziosa e sorridente Lucia, che
tanti giovanotti faceva sognare.
i sono divertito (e quasi commosso) durante il relax delle vacanze estive guardando una sera, per
caso, il programma di Telecupole
Story intitolato “Premiato Caffé”,
dove si introducono alcuni avventori di un immaginario caffé dei
primi decenni del secolo scorso, i
quali rievocano nostalgicamente,
insieme ad un compassato cameriere d’antan, certi momenti di un
passato ormai lontano ed entrato
nell’album dei ricordi.
Si facevano quattro chiacchiere,
avvolti nel fumo delle sigarette (fumavano solo nei giorni di festa per
colpa delle esangui finanze sempre
in procinto di esaurirsi), aspirando
l’aroma che emanava la primitiva
macchina da caffé espresso, ornata
di piccoli fregi stile liberty, troneggiante sul bancone di legno.
La nostalgia si fa addirittura struggente intenerimento, quando nella sigla di chiusura un supposto
cliente rievoca in una delicata canzone il caffé della sua giovinezza,
di cui non è rimasta che una penzolante insegna arrugginita, mentre nel frattempo sullo schermo
Talvolta si saliva al piano superiore
per giocare a biliardo o piuttosto
per assistere, in religioso silenzio,
alle precise stoccate dei giocatori
veri (come era abile in queste
mosse il taciturno Tommaso Farò
– alias Tomasin dla Ieta!).
Noi guardavamo attentissimi, distraendoci solo per brevi momenti
per guardare dai vetri il silenzioso
e sonnolento scorrere della sottostante bealera. E questi erano i
divertimenti, “le risorse” le chiamava il Carducci, di lontani anni
a Vinovo.
Si facevano
quattro chiacchere
avvolti nel fumo
delle sigarette
aspirando l'aroma
che emanava la
macchina da caffé
espresso.
sfilano fotografie, dense di ricordi,
con figure di donne della Belle
Epoque, imprigionate dagli stecchi
di rigidissimi busti e coperte il
viso di estrosi cappelli somiglianti
a cespugli fioriti, oppure di uomini
in ghette e pagliette, indossanti
la maglietta della mitica società
Canottieri.
Erano modesti quei divertimenti
come modeste e semplici erano le
nostre aspettative.
Vinovo, anni '60. Fotografia d'insieme della Trattoria Rocca di Cavour.
Quando già erano in corso questi cambiamenti, poco prima
che il vetusto edificio di via San
Bartolomeo venisse abbattuto, ho
visto sul frontespizio della “Roca
‘d Cavour” la vecchia insegna”,
melanconicamente sbiadita quale
presagio della sua prossima scomparsa.
Ho rivissuto allora certi momenti
della mia ormai lontana, troppo
lontana, giovinezza, quando anche un gruppo di noi aveva il suo
modesto locale di settimanale frequentazione.
Ci si ritrovava la domenica, dopo
la funzione religiosa pomeridiana,
la benedisiun!, insieme con cari
amici purtroppo già scomparsi, e
si entrava per sorbire un povero
espresso da pochi soldi nel bartrattoria di Giaco d'Anlessià.
Non era di certo un caffè-chantant
di città con orchestrina e fatali
sciantose imbellettate e fruscianti,
come quello, pretensiosetto, ma
pur di buon gusto fra tanta sciatteria televisiva, del programma di
14 IL VINOVESE
Poi è venuta la guerra con i bombardamenti e la devastazione della
nostra bella piazza, poi il dopoguerra, poi la diaspora dell’inurbamento di tanti di noi, e le trasformazioni urbanistiche hanno
cambiato volto al paese, così come quelle comportamentali hanno
mutato i costumi e le abitudini della gente, specialmente dei giovani
viziatelli dal benessere economico.
Vinovo, 1958/59. Interno della Trattoria Rocca di Cavour con a sinistra
Giacomo Alessiato, la nuora Michelina, Adi Bertano, e Lino Alessiato.
Ed ora, quando passo sul ponte
della bealera sepolta sotto un manto di cemento, mi risuonano negli
orecchi con un’onda di tenera malinconia le nostalgiche parole della canzone di Telecupole: “Ricordi
ancor – il nostro caffé?” e con
il cantante concludo, non senza
rimpianto, “Ormai troppo tempo
è passato”.
Lodovico Griffa
‘I BORGH
ËD VINEUV
IL BORGO NUOVO
detto "Borgh dël Tramvai"
Il Borgo Nuovo, lo dice anche la parola, è uno dei più recenti del paese.
Fino agli anni dopo l’Unità d’Italia il paese finiva davanti al castello della
Rovere. Non esistevano né piazza Rey né le omonime scuole. Dopo
l’Asilo delle suore giuseppine, un grande caseggiato settecentesco
fronteggiava la cascina allora di proprietà dell’ Ordine Mauriziano, un
pezzo di questo caseggiato si vede ancora oggi ( dove esiste la sede
del Sindacato Pensionati). Il paese finiva qui, dopo esistevano solo prati
e campi e lo stradone per Stupinigi che venne tracciato a metà del 700.
Ma con l’arrivo della famosa Tramvia Belga nel luglio 1882 che faceva
capolinea tra via Chisola e via Parisetto, dove oggi ci sono i giardinetti
col monumento agli alpini, poco per volta la zona cambiò interamente
volto. Le primissime casette (Bernardi detto “Cucagna”, Benso, Sona) al
massimo a due piani fuori terra, vennero edificate sul lato nord del collegamento viario via Stupinigi – via San Bartolomeo, in pratica il proseguimento di via Chisola, fino al paese. Ed è proprio qui che all’inizio del
900 apri i battenti la famosa Trattoria del Borgo Nuovo di Alberto Amalfi.
Cioè “da Bert” come popolarmente si diceva.
Intanto sull’altro lato di via Stupinigi era stata edificata la casa dell’altro celebre Ristorante locale cioè la Trattoria del Tramvay di Severino
Vinovo, 1910/1915, piazza Rey e scuole elementari nella forma originaria.
Vinovo, 1910/1915, via Stupinigi angolo via Chisola con le rotaie della tramvia.
Peretti che proseguiva per via Stupinigi con la casa di Secondo Pereno
proprietario di una piccola tessitura che venne poi inglobata nella manifattura Bertero. Queste costruzioni sono tuttora esistenti. Negli anni
1893-95 l’Amministrazione Comunale del tempo guidata dal Sindaco
Pietro Grana, da un grande spiazzo vuoto, ricavò una grande ed armoniosa piazza intitolata poi al comm. Luigi Rey. Qualche anno prima nel
1889/90 sul lato est grazie alla volontà di questo industriale filantropo,
che regalò soldi e terreno, furono edificate le Scuole Elementari progettate dal geniale Crescentino Caselli. Già al nuovo secolo risalgono le
tre casette liberty e poi la casa della famiglia Aliberti sul lato sud della
piazza. Sempre in questi anni sul lato di via del Castello (popolarmente
denominata la strà dle ruasse) che corre di fianco al muretto di cinta del
parco del Castello della Rovere, in un modesto edifico venne impiantata
la segheria Giacotto. A cavallo dei due secoli 1800-1900 in via Parisetto
vennero edificate due o tre casette tuttora visibili. Infine in via Chisola
alla fine degli anni ‘20 del secolo XX il cav. Giovanni Tortasso, rientrato
dall’ Argentina, fece costruire la Villa Maria in bello stile Liberty ancora
oggi esistente. Più tardi in fila, sorsero le altre tre casette. Questo fu l’assetto del Borgo Nuovo almeno fino agli anni del dopoguerra 1947-48.
Poi come il resto del paese anche Borgo Nuovo si ingrandì, perdendo
i caratteri originali. Nel 1949 la tessitura Bertero si spostò in via Chisola
da via Roma. E poi negli anni ‘50 sorsero altre abitazioni in tutta la via
Parisetto ed al fondo di via Chisola. Nel 1957 gli industriali vinovesi
Garis e Bertero sponsorizzarono la costruzione del Circolo Ricreativo e
Sportivo detto popolarmente il Dopolavoro che per decenni costituì il
maggior centro di aggregazione di Vinovo. Infine nel 1967-68 per iniziativa di privati al posto della Trattoria del Borgo Nuovo e delle modeste
casette ai suoi lati, venne edificato il grande palazzone tuttora esistente.
Il resto è storia recente.
Gervasio Cambiano
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IL VINOVESE 15
San Martino di Tours confessore, monaco e vescovo francese
Una pagina gloriosa
la sua testimonianza evangelizzatrice
M
artino nacque a Sabaria, città
della Pannonia (attuale Ungheria),
da genitori pagani, ma fu allevato
in Italia, a Ticinum (Pavia).
Suo padre, inizialmente semplice
soldato, era divenuto tribuno militare dell’esercito Romano; anche
Martino seguì la carriera militare,
più per obbligo che per scelta.
Inadeguato per il suo ruolo di soldato e non ancora sufficientemente cristiano in quanto ancora catecumeno (nonostante l’opposizione
del padre), visse più come monaco
che come militare.
Venne mandato in Gallia e qui
accadde l’episodio destinato a diventare il più importante della sua
vita. Tutti abbiamo sentito narrare
l’episodio di S. Martino, che cavalcando avvolto nel suo ampio
mantello di guardia imperiale, incontrato un povero rabbrividito
dal freddo, con gesto generoso
taglia in due il mantello, dandone
la metà al povero.
La notte, in sogno, quel mendicante si rivelò essere Cristo. Da
qui la conversione totale al cristianesimo con il ricevimento del S.
Battesimo.
Tuttavia non rinunciò subito al
servizio militare, rimase soldato,
ma soltanto di nome. Tempo dopo, lasciato il servizio militare,
Martino volle conoscere il futuro
S. Ilario, allora vescovo della città di Poitiers, il quale gli conferì
l’esorcistato.
Con il consenso del Vescovo, lasciò temporaneamente la Gallia
per recarsi al paese natale; durante
il soggiorno nel suo paese, la madre e altre persone si convertirono
al cristianesimo, al contrario del
padre.
Dopo numerose conversioni e il
primo miracolo fu ritenuto degno
successore degli apostoli.
In seguito ad un breve noviziato
di vita eremitica, Martino fondò
un paio di monasteri: Ligugé, il
più antico d’Europa, e Marmoutier,
destinato a divenire un grande
centro di vita religiosa.
Martino si adoperò per la conversione della popolazione; si recò molte volte a predicare nella
Francia centrale e occidentale.
Venerato come
santo dalla
Chiesa cattolica,
ortodossa e copta.
San Martino soldato romano divide il mantello col povero alle porte di Tours.
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16 IL VINOVESE
Questa sua opera lo rese molto popolare, e nel 371 fu eletto,
suo malgrado, vescovo di Tours.
Diventò il grande evangelizzatore
del centro della Francia.
Era stato, come si disse, soldato
contro voglia, monaco per scelta, e
fu vescovo per dovere.
Nei ventisette anni di vita episcopale si guadagnò l’amore entusiastico dei poveri, dei bisognosi
e di quanti soffrivano ingiustizie;
manifestò in sé il modello del buon
pastore, fondando altri monasteri
e parrocchie nei villaggi, istruendo
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e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini.
Morì, l’8 novembre 397 a Candes,
durante una visita pastorale. I suoi
funerali, avvenuti tre giorni dopo,
furono una vera apoteosi e, ancora
oggi, San Martino di Tours viene
ricordato l’11 novembre, sebbene
questa non sia la data della sua
morte, ma quella della sua sepoltura.
La metà del celeberrimo mantello
che S. Martino condivise con il
povero di Amiens, tolte numerose
frange per arricchire i vari reliquiari, venne custodito gelosamente in una cappella (il nome deriva
appunto da “cappa”, mantello) e
il custode prese il nome di cappellano.
La basilica a lui dedicata in Tours,
l’edificio religioso francese più
grande di quei tempi, fu tradizionale meta di pellegrinaggi medievali.
Venerato come santo dalla Chiesa
cattolica, dalla Chiesa ortodossa
e da quella copta è stato uno tra i
primi Santi non martiri ad avere la
festa liturgica.
L’11 novembre, i bambini delle
Fiandre e delle aree cattoliche
della Germania e dell’Austria, nonché dell’Alto Adige, partecipano a
una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che
accompagnò il corpo del Santo a
Tours.
Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca. Secondo la leggenda,
Martino, riluttante a diventare vescovo, si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio
alla gente che lo stava cercando.
In anni recenti la processione delle
lanterne si è diffusa anche nelle
aree protestanti della Germania,
nonostante la Chiesa Protestante
non riconosca il culto dei Santi.
In Italia è considerato patrono
dell’Arma di Fanteria dell’Esercito
e la sua ricorrenza è legata alla
cosiddetta estate di san Martino la
quale si manifesta, in senso meteorologico, all’inizio di novembre
e dà luogo ad alcune tradizionali
feste popolari.
Per i contadini, l’11 novembre
segnava la fine dei contratti agrari
ed erano costretti a cercare altri
campi in cui lavorare, da qui il
detto “fare San Martino” ovvero,
traslocare.
Alla scadenza dei contratti si aprivano anche le botti per assaggiare
il primo bicchiere di vino novello
(a San Martino ogni mosto diventa vino), accompagnato da ricette
speciali con le castagne, tradizione
tutt’ora in uso.
Sebbene non sia praticata una
celebrazione religiosa a tutti gli
effetti (salvo nei paesi dei quali è
patrono), la festa di San Martino
risulta comunque particolarmente
sentita dalla popolazione locale.
Anche nel nostro paese è presente
la cappella di San Martino, che
dà il nome al borgo adiacente, già
magistralmente illustrato dal dott.
Cambiano, mentre l’organizzazione dei festeggiamenti annuali è
a cura del comitato di volontari
abitanti di zona.
Maria Grazia Brusco
Quando
l'amore dei cari
diventa poesia
La seconda domenica di ottobre,
con un lauto pranzo e attorniata
dal figlio, nuora, nipote e pronipoti ha festeggiato i suoi primi
90 anni la Signora Ajmone Anna
ved. Perrone, più conosciuta come
“Magna Neta”.
La Signora Ajmone ha vissuto con la
sua famiglia lavorando come contadini nella cascina detta “Romanin”,
Una pagina
di vita
la testimonianza
delle figlie di
Marco Torasso
Ajmone Anna vedova Perrone
nei pressi dell’Ippodromo di Vinovo
fino al matrimonio.
Attualmente risiede a Nichelino in
Via Pallavicini.
Il nipote, Giovanni Corti, per il suo
splendido compleanno ha voluto
dedicarle questa poesia:
A MAGNA NETA
A l’è passaje tant ëd col temp….
e ti it ses sempre lì,
come na vòlta.
Nòbil figura, për tute le bataje
che la vita a l’ha vorsù dete.
Toa presensa a rend sicur
coj ch’at circondo.
mai ënrabià, it fas mai manché
ël soris.
It ses na person-a
che da sòi crussi a l’ha fane virtù.
Ancheuj, magna Neta, i soma sì
per festegé tòi 90 ani
portà con gòj e passiensa,
sempre istessa.
Noi it ricordoma parèj
e i t‘auguroma che it peusse
ancor passé tant temp
con toa famija.
Grassie për toa bontà,
continua seren-a toa strà.
Giovanni Corti
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Il 23 settembre, dopo breve malattia, è mancato, presso l’ospedale
S. Lorenzo di Carmagnola, Marco
Torasso.
Nell’unirci a quanti hanno espresso
il loro cordoglio nel giorno delle sue
esequie, pubblichiamo l’affettuoso
ricordo dei suoi cari:
“Nato il 30 agosto 1932, in una povera famiglia di Sommariva Perno,
papà era il 3° di sei fratelli. Ha
passato la sua adolescenza da “garzone” in varie famiglie della zona.
Molto spesso ha sofferto la fame,
cercando di aggiustarsi come meglio poteva, con un po’ di polenta
o frutta e verdura trovata negli orti.
Nel dopoguerra si è trasferito con
la famiglia a Nichelino continuando
ad andare da garzone e a lavorare
la terra per tante ore al giorno. Nel
1958 ha coronato il suo sogno
d’amore sposando mamma Antonia
Tuninetti; la loro vita insieme è iniziata in una vecchia casa con due
stanze a Nichelino, presa in affitto.
Per mandare avanti la famiglia papà
iniziò a lavorare presso la fonderia
Limone e a coltivare l’orto, con l’aiuto di mamma. Nonostante il nuovo
lavoro, le spese erano tante e i soldi
continuavano ad essere pochi, così
per potersi scaldare durante l’inverno, papà girava i mercati in cerca
di cassette di legno (anche del
pesce) utili per accendere la stufa,
cosa indispensabile dopo la nascita
di Rinuccia nel ’60 e di Clara nel
’64. Nel 1967, dopo tanto lavoro e
innumerevoli sacrifici, è finalmente
riuscito a farsi costruire la casa di
proprietà a Vinovo, sostenuto dai
preziosi consigli di Mario Benso, che
considerava come un padre, lui che
aveva perso il suo ancora giovane.
Consulenze nutrizionali in caso di
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Alimentazione sregolata
Sovrappeso
Gravidanza e allattamento
Allergie e intolleranze
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Obesità
Diabete
Ipertensione
Patologie del tratto digerente
IL VINOVESE 17
Ne hanno beneficiato i bambini
A Vinovo screening visivo
all'unità mobile oftalmica
Marco Torasso in posa nel suo spazio verde.
Negli anni successivi, con noi figlie,
divenute grandicelle, lavoravamo
tutti e quattro la terra che, come si
dice, iniziò a dare i suoi frutti. La vita
diventava, poco alla volta, economicamente più tranquilla, nonostante
le 15-18 ore di lavoro al giorno, con
papà che, per recarsi ai mercati
generali di Torino, si alzava alle 3 di
notte. Dopo aver smesso di lavorare, in seguito ad un brutto infarto, ha
trascorso gli ultimi vent’anni serenamente, sempre accanto a mamma
Antonia, con la quale ha condiviso
gioie e tribolazioni. Alpino di leva,
ha partecipato con grande entusiasmo alle varie iniziative del Gruppo
Alpini di Vinovo. E’ sempre stato
immensamente orgoglioso della sua
famiglia, di noi figlie, dei suoi generi
che adorava, dei nipoti, per i quali
stravedeva. Fabio, il suo nipote più
giovane, ha ereditato da lui la pas-
sione per la terra, quella terra che
papà non ha mai abbandonato, fino
al giorno prima di essere ricoverato
in ospedale. La domenica era il
giorno più bello, papà era tanto felice di vederci tutti riuniti in un bella
tavolata, soprattutto dopo essere
diventato bisnonno di Daniel, di tre
anni , che, ancora oggi, continua
a chiedere “quando torna nonno
Marco?” (giocavano tanto insieme)
e del piccolo Samuel di appena
tre mesi. Papà ha amato tanto tutti
noi, i suoi nipoti che gli sono stati
accanto tutti i giorni e molte notti
della sua breve malattia. “Papà ora
che sei in paradiso proteggici e allietaci sempre con la tua presenza,
come la notte che sei mancato e
ci hai mandato una stella cadente
per darci segno della tua vicinanza
a noi.”
Ciao Papà, ti abbiamo amato tanto.
Si è concluso con grande successo
lo screening visivo effettuato nelle
scuole di Vinovo.
L’iniziativa si è svolta grazie alla
Società di Mutuo Soccorso, che
ha messo a disposizione l'unità
mobile oftalmica ed i suoi volontari che ogni giorno preparavano attentamente il camper ed,
all'Aiorao, Associazione Ortottisti
ed assistenti in oftalmologia, che
ha messo a disposizione i suoi
professionisti, che si sono mostrati
attenti e pazienti ma anche un
pò giocosi nel visitare questi piccoli pazienti. Lo screening aveva
l'obiettivo di scoprire eventuali casi di occhio pigro e/o di strabismo,
il cui trattamento precoce è di
fondamentale importanza perchè
possa essere efficace.
Ovviamente anche il Comune di
Vinovo ha dato il suo benestare
all'iniziativa.
In totale nell'istituto comprensivo
di Vinovo, tra le scuole dell'Infanzia Luzzati e Buozzi e tra le classi
prime delle scuole Don Milani e
Matteotti sono stati visitati circa
290 bambini.
Anche nella scuola dell'infanzia
Luigi Rey che ha aderito all'iniziativa, sono stati visitati altri 53
bambini.
Lo screening, così come si sperava, è risultato molto utile, perchè
anche nei bimbi vinovesi, ahimè,
sono stati riscontrati casi da trattare, alcuni anche urgentemente.
Proprio per questo, è dunque
intenzione, sia della SOMS che
dell'Aiorao, ripetere anche il prossimo anno questa esperienza che
è stata molto apprezzata dalle famiglie interessate direttamente
dall'iniziativa ma anche dalla comunità che è venuta a conoscenza
dell'evento.
È ritornato a Vinovo il camper unità mobile oftalmica, già presente sul nostro
territorio il 2 giugno in via Marconi.
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VINOVO (TO)
18 IL VINOVESE
Il revolver Colt Navy mod. 1851
Il Capitano
Giuseppe Bugnone della Guardia
Nazionale di Vinovo
I
n questo numero de “Il Vinovese”
presentiamo un revolver rivoluzionario per i suoi tempi, appartenuto ad un illustre personaggio di
Vinovo, sul quale ci soffermeremo
in seguito.
Nel 1836 Samuel Colt ottenne il
brevetto per la produzione di un
revolver nel quale l’accensione
delle cariche di lancio avveniva
per mezzo di capsule a percussione.
Componente essenziale di tale arma è il tamburo di forma cilindrica
portante 5 o 6 fori, che fungono
da camere di scoppio dei proiettili
inseriti nella sua parte anteriore.
L’innesco avviene mediante capsule inserite nello stesso tamburo,
posteriormente.
Questo tipo di arma, denominata
ad “avancarica del tamburo”, si
rivelava particolarmente impegnativa per quanto concerne il caricamento, poiché bisognava inserire
la giusta dose di polvere in ogni
camera, la palla e la capsula di
fulminato di mercurio.
Un’altra sua particolare caratteristica è rappresentata dal funzionamento ad azione singola. Ad ogni
sparo il cane andava armato manualmente con il pollice, oppure
con il palmo della mano sinistra,
come abbiamo visto in tanti film
western. Fu il primo grande revolver affidabile e ad esso seguirono
modelli di grande successo come
ad esempio i due mod. Navy del
1851, ritratti in fotografia.
Pistola “Colt Navy” di fattura americana.
Altri costruttori imitarono Colt,
tra questi è doveroso citare
Remington. Una pistola a tamburo, fu inventata (tre anni prima
di Colt) dall’italiano Francesco
Antonio Broccu, a Gadoni in
Sardegna. L’invenzione non fu mai
brevettata ma valse al suo ideatore
Sulla canna di
una Colt Navy è
incisa la scritta:
"Al Cap. Bugnone
Giuseppe 1854".
Dedica sulla canna al cap. Bugnone, datata 1854.
un particolare riconoscimento da
parte del re Carlo Alberto.
Una delle due pistole, di cui vi
riportiamo alle immagini, è una
Colt Navy a 5 colpi, prodotta da
una succursale della Colt, con sede a Londra. Quest’arma reca una
scritta incisa sulla canna: “Al Cap.
Bugnone Giuseppe 1854”.
Il Capitano Bugnone nacque a
Rivoli nel 1808, in seno ad una
famiglia benestante; nel 1844, con
la famiglia (moglie e tre figli) e con
il fratello Bernardo, celibe, nato
nel 1812, si trasferì a Vinovo, dove
svolse probabilmente l’attività di
agente delle imposte. Una quindicina di anni dopo prese in gestione
il Molino dei fratelli Rey. Venne
eletto consigliere comunale e poi
assessore negli anni 1862-67.
Effettivo milite della Guardia
Nazionale di Vinovo, nel giugno
1853 fu eletto Capitano della prima compagnia e rieletto nel marzo
1859.
Mantenne tale carica fino all’estate del 1861, quando la Guardia
Nazionale fu riorganizzata su base
nazionale e non più del Regno
Sardo.
La Guardia Nazionale era un corpo paramilitare, e quindi armato,
che ogni comune del Regno di
Sardegna e poi del Regno d’Italia
organizzava sul proprio territorio.
Ne facevano parte gli uomini che,
terminato il servizio militare, rientravano nello stato civile dei
comuni di residenza, fino all’età
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Colt Navy, più ricercata nel cesello, fabbricata a Londra.
di sessant’anni. Naturalmente bisognava essere di “sana e robusta
costituzione”.
Gli ufficiali e sottoufficiali erano
eletti dalla truppa. Questa istituzione paramilitare serviva per
la tutela dell’ordine pubblico, per
le parate militari e per il servizio
durante le manifestazioni civili e
religiose.
Alcuni reparti speciali potevano
eventualmente essere mobiliati
per la guerra, con compiti di pre-
sidio e retrovia. La legge assegnava
ad ogni comune, a seconda della popolazione, un certo numero
di Guardie Nazionali: Vinovo con
2500/2800 abitanti per tutto il
secolo XIX, aveva dai 100 ai 120
uomini arruolati in questa istituzione.
La Guardia Nazionale fu sciolta nel
1876 essendo ritenuta superata
nel nuovo contesto nazionale.
Giovanni Clerico
Maria Grazia Brusco
Originalità di una cultura alpina
Gli occitani... il popolo
della "Lingua d'Oc"
Fin dal medioevo attraverso i valichi delle alpi Cozie e Marittime
sono transitate, da un versante
all’altro, genti, merci e idee. Uno
scambio reciproco, che ha consentito e favorito lo svilupparsi
di una comune storia sociale e di
un’unità culturale. Sui sentieri alpini passavano le principali vie del
sale, i percorsi della transumanza,
ma circolavano anche i dolci versi,
le arti e gli ideali d’indipendenza
e libertà. Era un viavai continuo
di eserciti, pellegrini, mercanti,
emigranti stagionali e ambulanti
di montagna. Le vicende storiche
che hanno interessato queste zone
NUOVA
hanno creato una netta distinzione, sotto il profilo urbano come
nell’ambito religioso, con il resto
del Piemonte. Una storia che si è
costruita grazie alla capacità, delle
popolazioni dei due versanti alpini, di legare le proprie tradizioni,
costumi, rapporti economici e la
lingua comune.
Le genti di queste valli costituiscono la più compatta minoranza
linguistica presente in Piemonte:
“l’Occitania”. Una regione non delimitata su atlanti e carte geografiche, che dalle valli alpine occidentali del Piemonte, nel territorio
torinese e in quello cuneese (più
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una piccola zona nel territorio
ligure del Brignasco), si estende
nella parte sud della Francia fino
a sconfinare nella spagnola Val
d’Aran.
All’ “Occitania” d’Italia va aggiunta una comunità geograficamente distaccata: gli abitanti di
Guardia Piemontese (Cosenza),
popolato da discendenti di valdesi, che si trasferirono in Calabria
dal Piemonte. Presa nel suo complesso, essa prende il nome di
“Occitania Granda”, in quanto comunità linguistica sopranazionale
e transfrontaliera.
La civiltà della gente occitana,
presente sui due versanti alpini,
è manifestata in elementi comuni di vita, di mentalità, di tradizioni, giochi, e modo di vestire.
Entrambi i versanti avevano nella
lana e nella canapa la loro produzione tessile di base e le esigenze
d’abbigliamento erano dettate dal
medesimo rigore di clima, dalle
medesime condizioni ambientali
di lavoro e di fatica quotidiana.
Queste valli sono state per secoli
teatro di sanguinose lotte politiche e religiose, che hanno spaccato e contrapposto le due realtà,
stroncando più volte sul nascere ogni tentativo di autonomia.
Nonostante non sia mai riuscita a
costituirsi in uno Stato unitario,
le genti e i territori al suo interno,
forti di una civiltà millenaria, hanno lottato, nel nome della libertà,
per il legittimo diritto di vivere la
propria identità etnica, le proprie
radici e la propria lingua.
Parliamo dunque di un territorio
in cui si parla, o si parlava, la
lingua occitana. Essa, come tutte le lingue, comporta delle varianti dialettali (Patois), che però
non impediscono la comprensione
tra occitani dei Pirenei, della costa o delle Alpi. L’Occitano era
la lingua dei trovatori: i cantori
dell’amor cortese alle corti medievali. La diffusione della lirica dei
“Trobadors” arrivò a influenzare
anche la nascente letteratura italiana del Dolce stil novo.
A Dante Alighieri il merito di
aver classificato per la prima volta le parlate romanze neolatine.
Prendendo come base la particella che nelle varie lingue indica l’affermazione, egli configurò
i tre idiomi derivanti dal latino:
la lingua d’Oc, la lingua d’Oil (il
francese) e la lingua del “si” (l’italiano). Così venne coniato il termine “Occitania”, dove la radice
“Oc” deriva dal latino “hoc est”.
Un idioma di rilevanza tale che lo
stesso Dante non esitò a citarla nel
canto XXVI del purgatorio.
Ai valdesi invece il merito di traduzioni della Bibbia e piccole poesie, dalle quali emerge una straordinaria somiglianza con l’occitano
Un esempio di bandiera occitana con
croce pomata e stella.
parlato oggi nelle valli. Una lingua
che vanta un premio Nobel per
la letteratura, assegnato agli inizi
dello scorso secolo al poeta provenzale Frédéric Mistral, con il
poema occitano “Mirejo”. Il loro
inno è risuonato alle Olimpiadi
di Torino e anche la campionessa di sci Stefania Belmondo, che
ha acceso la fiamma olimpica, è
di origine occitana. Nelle valli di
lingua d’Oc delle Alpi italiane sono
nati gruppi culturali che spesso
pubblicano riviste, libri, dischi,
tramandano leggende, organizzano
feste popolari e studiano la danza e
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i canti delle loro Valadas. Due balli
tipici occitani sono, per esempio, il
Balèt e la Courenta, una danza conosciuta anche dal Re Sole, mentre numerosi altri balli sono frutto
della fantasia e dell’inventiva dei
“vecchi” della valle.
Dentro i bauli, insieme a cuffie e
scialli, sono conservati e tramandati i costumi di famiglia pronti da
indossare durante le più importanti manifestazioni. Il popolo occitano vanta una bella tradizione di feste, alle quali partecipano persone
di ogni età e che sono vissute come
un rito da consumare per ore e
ore. I suonatori accompagnano le
danze con i loro strumenti tipici,
tra i quali la “ghironda”, simbolo
della musica occitana, formato da
una cassa armonica a forma di liu-
to, attraversata da corde di budello, che ha un suono simile a quello
della cornamusa.
Tra le varie espressioni del folklore
occitano, spicca per spettacolarità
la “Baio” di Sampeyre, una manifestazione, che prende il nome
dalle badie medievali. La festa, che
anima il comune della Val Varaita
con cadenza quinquennale, rievoca la storica cacciata dei Saraceni,
che intorno all’anno mille, misero
a ferro e fuoco la valle. Partiti armati dalla Provenza, con l’intento
di sottomettere i contadini e invadere le loro terre per impossessarsene, non fecero però i conti con
la determinazione di questi ultimi
che, organizzandosi in squadre armate, riuscirono a liberarsi dai
turchi. Questa vicenda oggi viene
evocata in un clima di grande
festa, pur non dimenticando la
drammaticità che questo scorcio
di storia porta con sé.
Dopo momenti solenni di riflessione e commemorazione, celebrati con cerimonie ufficiali, hanno
inizio i festeggiamenti. Un lungo
corteo di figuranti, con bizzarri copricapo ornati da nastri e coccarde
multicolori, scialli e panciotti ricamati, sfila lungo le strade, intervallando il cammino con soste dedicate ai canti e al ballo. Cantanti e
suonatori escono improvvisamente dal gruppo coinvolgendo tutti
in una danza generale: a distanza
di secoli dai primi “Trobadors”, la
lingua e la cultura d’oc sono più
vive che mai.
Maria Grazia Brusco
Ancora una volta insieme
Domenica 19 ottobre 2014 si è svolta la festa della
leva del 1949. Alle ore 8,30 si sono ritrovati presso
la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo per la
S. Messa in memoria dei defunti della leva. Poi alle ore
13 si sono ritrovati presso il ristorante “Commercio”
di Roccaforte di Mondovì per il pranzo sociale.
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La sirena
di mezzogiorno
Nei primi giorni dello scorso novembre il mezzogiorno è tornato
ad essere segnalato dalla sirena
situata sulla torre dell’acquedotto in
piazza Marconi.
Era da circa un anno e mezzo che
non si sentiva più il suo caratteristico suono per mancanza di riparazione di un guasto elettrico.
L’Amministrazione Comunale , proprietaria di tale strumento, lo ha
rimesso in funzione. Tale sirena
è quella storica installata alla fine del 1939 sul tetto del Palazzo
Comunale, ed allora azionata a
mano, in previsione del l’imminente
guerra.
Infatti serviva a segnalare le incursioni aeree, che nell’agosto successivo 1940, nel settembre 1941
e nell’estate del 1943, colpirono sia
l’abitato cittadino che il circostante
territorio di Vinovo, senza causare
vittime per fortuna.
Poi dopo la guerra la sirena venne
adibita ad usi più pacifici: suonava
il mezzogiorno e così veniva sentita da chi lavorava in campagna,
e serviva anche a segnalare gli
incendi in modo che si potessero
radunare in tempi brevi i vigili del
fuoco volontari.
L’esempio eclatante forse più recente di questo uso è il furioso
incendio che il 7 gennaio 1981
ridusse in cenere la segheria Garis
di via S. Desiderio. Questa particolarità nostrana, oltre ad essere utile,
è anche una bella e singolare rarità:
probabilmente è unica in tutto il
Piemonte occidentale.
In questi tempi dove spesso si
gareggia per un poco di notorietà
e visibilità, la vecchia sirena settantacinquenne può rappresentare
anche un tocco di originalità per
distratti turisti giunti a visitare la
nostra cittadina.
G. Cambiano
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IL VINOVESE 21
È tempo
del cardo Alla "Festa degli auguri e dei ricordi"
Una giornata diversa dal solito...
Pianta erbacea con fusto eretto,
robusto, coperto di peli.
Si semina direttamente a dimora
in terreno sabbioso, a marzo o a
settembre, diradando le piantine
durante la loro crescita.
E’ un antenato del carciofo, ma
l’avvento di questa verdura non ha
spento il successo del cardo, che
ha continuato a trovar impiego in
cucina e in erboristeria.
Le proprietà salutari le troviamo,
nelle foglie, nelle radici e nei semi.
Già nel ‘500 i semi erano consigliati
per la loro azione diuretica, depurativa, venivano anche prescritti per
fluidificare la bile.
Polenta e cardi
Ingredienti:
300 gr. Farina gialla
600 gr. Cardi
100 gr. Fontina
80 gr. Speck a fette spesse
30 gr. Grana padano grattugiato
1
Cucchiaio farina bianca
1
Bicchiere di latte
40 gr. Burro
1
Limone
Sale, pepe
Il Cardinale Severino Poletto è attorniato dal Direttivo dei Trevisani nel Mondo. In centro il dott. Edoardo Aglio
Presidente dell'Associazione, alla sua sinistra (dietro) l'ing. Leonzio Bessone Presidente Onorario
e Fondatore dell'Associazione.
Domenica 16 novembre la nostra Associazione di Trevisani nel
Mondo si è ritrovata come ormai
avviene da numerosi anni, per la
consueta “Festa degli auguri e dei
ricordi” presso la Parrocchia di
Gesù Redentore a Torino.
E’ stato per noi un incontro gioioso
e anche un po’ diverso dal solito,
se vogliamo. Avevamo un ospite
d’eccezione che, con il Parroco
ha concelebrato la S. Messa e poi
con noi ha condiviso un po’ del
suo tempo prezioso: il Cardinale
Severino Poletto.
La sua presenza ha reso la festa an-
cor più gioiosa e “unica” per i suoi
interventi quali “veneto d’origine”
e “intenditore” delle nostre tradizioni. Con lui l’inno dei Trevisani
e sua “candelona”, simbolo unico
della canzone, ha fatto sì che tutti i presenti partecipassero con
gioia ed entusiasmo a voce alta. Il
Cardinale ha davvero apprezzato!
Siamo riusciti ad avere più di 150
presenze ed anche per questo il
Cardinale e gli altri rappresentanti
della Sezione di Treviso e Chieri
hanno apprezzato con noi il desiderio di ritrovarsi per ricordare ed
ascoltare il lungo elenco di tutti
quelli che comunque, nel corso
degli anni, hanno lasciato il loro
segno, la giusta impronta per continuare e lavorare. Il silenzio che a
loro dedichiamo ogni anno ci aiuta
ad andare avanti e lavorare con
armonia insieme.
Una Festa quindi nel ricordo, ma
anche con il desiderio di guardare al futuro con la voglia vera di
continuare a tener vivo tutto ciò
che rappresenta tradizioni da non
perdere, vecchi modi di dire, frasi
e “mestieri” che solo chi ricorda
può mantenere.
Paola Taraglio
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22 IL VINOVESE
In un litro di acqua versare la farina
gialla e cuocere per 45 minuti mescolando.
Pulire i cardi, eliminare i filamenti
e tagliarli a pezzetti. Lessarli per
50 min. in acqua bollente, aggiungendo la farina bianca e il limone.
Mettere i cardi in una padella con
il burro e insaporire per qualche
minuto.
In una casseruola, fondere la fontina
con il latte, unire lo speck a dadini.
Rovesciare su un tagliere la polenta,
farla raffreddare, tagliarla a fettine
e disporla in una pirofila imburrata:
distribuire sopra i cardi e la fonduta.
Cospargere con fiocchetti di burro
e spolverizzate con grana padano.
Infornare a 220° per 10 minuti.
Lidia Magliano Bosco
La signora Maria Burzio Navone il giorno del compimento dei 103 anni
confortata dalla figlia Maria Rita.
L'amore aiuta a
vivere in serenità
nel tempo
Anche quest'anno, grazie al Buon
Dio, abbiamo potuto festeggiare le
103 primavere di Mamma Maria. La
giornata è cominciata bene con un
bel sole che ci ha dato la carica per
tutto il giorno.
Al pomeriggio Don Marco Ghiazza
ha celebrato la S. Messa che è stata
seguita con particolare attenzione
dalla mamma, ed ha sorpreso i presenti quando, alla recita del Padre
Nostro, anche lei ha fatto sentire la
propria voce.
Ormai sono due anni e mezzo che è
costretta a letto però, con tutti i problemi che sorgono in questa condizione, non ha mai perso la serenità
e ancora adesso, quando riesce a
parlare, ringrazia chi l'aiuta."
Buon compleanno alla Signora
Maria Burzio Navone, che lo
scorso 19 novembre ha raggiunto il traguardo di 103 anni. La
Famija Vinovèisa e il Direttivo de “Il
Vinovese” esprimono gli auguri più
affettuosi alla cara nonnina e ai suoi
cari, in particolare alla figlia Maria
Rita che la segue quotidianamente
con amore.
Promotore dell'iniziativa è Giuseppe Cussino
Vinovo anni '80: la
Confraternita di S. Croce
riapre i battenti
Con i lavori di restauro dei “Batù”
giunti in dirittura d’arrivo, possiamo dire che si chiude una parentesi aperta diversi anni fa, o
per meglio dire, considerando l’impresa nel suo complesso, alcuni
decenni fa.
Infatti, dopo essere stata chiusa,
rimessa alla Curia e svincolata
dall’uso liturgico, per un lungo periodo, la Confraternita riaprì i battenti ai fedeli negli anni ’80, grazie
alla lodevole iniziativa di Giuseppe
Cussino, allora Presidente della
nostra Associazione, che ci ha gentilmente rilasciato un breve resoconto sul suo operato.
“Ho avuto l’opportunità di poter
succedere ad Andrea Fornengo,
fondatore della Famija Vinovèisa;
la mia figura è stata di traghettatore per riportare l’Associazione a
livello normale, dopo gli ostacoli succeduti durante il percorso.
Per quanto riguarda la chiesa
dei “Batù” ho voluto far vedere
ai miei concittadini qualcosa di
arte in stile barocco del ‘600, che
la rappresentava e ho iniziato
quando il Prevosto Don Gerardo
Russo, consegnandomi le chiavi,
mi diede ampia fiducia e per
ricordare l’allora Cappellano dei
“Batù” Don Giovanni Aghemo,
mio maestro e di tanti vinovesi.
Iniziai insieme al Direttivo che avevo e che era formato da: Bertone,
Bombardieri, Oitana, Pollastro,
Gariglio, Menchetti, Pautassi,
Gai, Curletto, Rossi, Lambertino,
Rolle, Foco, Marchisio, Peiretti e
come coordinatore il Ragioniere
Giuseppe Aliberti. Il Gruppo degli Alpini e dei Vigili del fuoco
diedero il loro supporto logistico
in quanto noi non avevamo le
attrezzature necessarie e idonee.
All’interno della Chiesa ho trovato di tutto a tal punto che dovetti
chieder all’allora Sindaco Dottor
Giuseppe Mairo dove poter scaricare i sette camion di rifiuti
trovati all’interno.
Di ostacoli ne trovammo tanti,
sia burocratici che logistici ma,
grazie al Ragionier Aliberti, riuscimmo a superarli. Abbiamo
sempre agito senza contributo
né comunale né provinciale, ma
tutto grazie all’aiuto di tutti i
vinovesi che hanno dato il loro personale contributo affinché
si riuscisse a pulire ed aprire
la Confraternita di Santa Croce
(detta dei Batù”) e furono contenti
di vederla finalmente riaperta.
Grazie a Giuseppe Appendini e
all’Ingegner Curletto, abbiamo
pulito e fatto funzionare l’organo,
ed io costruii la valvola per il
soffiaggio del motore elettrico. A
differenza di oggi posso dire che
trent’anni fa non ho avuto le donazioni e le possibilità finanziarie
che vi sono state in questi ultimi
anni, con il mio successore Dino
Sibona (anche perché trent’anni fa erano tempi magri), a cui
passai le consegne di Presidente
della Famija Vinovèisa in attivo e
il Gruppo di Majorettes. Penso di
aver riaffermato ciò che i vinovesi
di allora già erano a conoscenza.
Un saluto da Giuseppe Cussino.
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IL VINOVESE 23
le incontrarlo nel tardo pomeriggio mentre in bicicletta ritornava dalla
ditta verso casa e quindi scambiare quattro parole. La Famija Vinovèisa
porge sentite condoglianze a tutti i famigliari.
CI HANNO LAsciati...
Il 19 novembre ci ha lasciato Prone Angela
ved. Ronco dopo una breve permanenza
presso l’ospedale S. Luigi di Orbassano.
Purtroppo gli ultimi mesi della sua vita sono
stati duri e dolorosi a causa di una brutta
malattia, ma il sorriso l’ha accompagnata fino
all’ultimo momento. Nasce a Carignano, più
precisamente nella sua amata frazione Tetti
Faule, il 7 giugno 1934 e il 18 aprile 1964 si
sposa con l’adorato Agostino Ronco e così si
trasferisce a Vinovo.
La loro vita scorre per 5 anni in tutta tranquillità e il 14 maggio 1969 il loro amore vieAngela Prone
ved. Ronco
ne coronato dalla nascita di Anna Maria.
Scorrono anni felici e tranquilli ma purtroppo nel 1984 viene a mancare il marito dopo averlo assistito per un
lungo periodo. La sua vita continua con grande devozione, coraggio e
aiutando qualsiasi persona avesse bisogno.
La sua famiglia la ricorda con grande affetto, ringrazia il Signore per
averle donato una persona fantastica dalla quale hanno ricevuto tanto
amore, onestà e sincerità.
Lo scorso 28 novembre è mancato presso l’Ospedale di Carmagnola Francesco
Chiriotto di anni 81. La sua famiglia, una
delle più vecchie del paese, aveva sempre
lavorato nel campo edile. A Vinovo e poi a
Torino dove aveva dato avvio ad una importante fabbrica di piastrelle e materiale per
l’edilizia andata poi distrutta nel corso di
un bombardamento durante l’ultima guerra.
La famiglia Chiriotto ritornò quindi al paese
natio riprendendo l’attività di produzione
manufatti per l’edilizia prima in via Gioanetti
Francesco Chiriotto
e poi in via Carignano. Francesco si era diplomato geometra ed aveva proseguito l’attività famigliare fino alla pensione. Nel 1963 si era unito in matrimonio
con Griffa Lodovica, che era sua dipendente. L’anno successivo è nato
il figlio Pasquale che è l’attuale titolare dell’azienda. Di carattere buono
e socievole, era molto conosciuto nel paese. Avendo svolto il servizio
militare nell’aviazione, partecipava con entusiasmo alla vita del Nucleo
dell’Associazione Nazionale Aviazione di Vinovo. Per tanti anni era faci-
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24 IL VINOVESE
Il 1° dicembre è mancata Michelina Rolle
vedova Olivero, nata a Vinovo l’8 luglio 1924,
in una famiglia d’antico ceppo. Fin da giovanissima è stata di grande aiuto ai genitori,
gestendo con loro un banco alimentare di
formaggi. Dopo il matrimonio con Gabriele
Olivero, ceduta la licenza commerciale,
ha continuato a lavorare nello stesso settore, come dipendente. La giovane coppia
è stata allietata dalla nascita di Marilena e
Giovanni. Anni dopo, con i figli ormai cresciuti, Michelina ha rilevato la latteria in via
Cottolengo, gestendola da sola per diverso
Michelina Rolle
ved. Olivero
tempo. Cessata l’attività, con il marito e altri
vinovesi, si è recata in Africa con i missionari della Consolata, per prestare servizio di volontariato per circa tre
anni. Sempre nell’ambito del volontariato è stata un’attiva collaboratrice dell’associazione Oftal, accompagnando spesso gli ammalati in
pellegrinaggio a Lourdes, anche in qualità di responsabile. Diventata
nonna e bisnonna di 7 pronipoti, dopo essere rimasta vedova nel 2000,
ha vissuto serenamente nella propria casa, circondata dai suoi affetti
più cari, amorevolmente accudita dai figli, con la collaborazione di un
aiuto esterno. In seguito a una serie di malesseri dovuti all’età, si è
spenta all’età di 90 anni, presso l’ospedale S. Lorenzo di Carmagnola.
La Famija Vinovèisa e il direttivo de “Il Vinovese” porgono le più sentite
e partecipate condoglianze a tutti i suoi familiari.
La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi­no­vese”
porge le più sentite con­doglianze alle famiglie dei defunti.
LA LAVANDERA
Le man siolà dla lavandera,
maje e linseuj fërcià ‘n sla pera:
a canta l’eva dla bialera
Sla front sudor, ël càud a l’é tant,
la lëssija a beuj lì dacant:
nìvola ‘d vapor coma ‘n mant.
A fërcià, a lava, a canta
e d’amor a l’ha veuja tanta:
a mesdì sò travaj a pianta.
Via ‘l folar, a rij, bianch ij dent,
linseuj ‘n sël pra, lingerìa al vent:
përfum ëd polid e ‘d sol as sent
Giuseppe Mina
Ancona
Onestà, rispetto, puntualità,
esperienza, riservatezza
e professionalità
sono le garanzie
dei servizi funebri svolti
dall’Agenzia
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Si effettuano cerimonie funebri di tipo economico,
classico e di prestigio.
Il servizio funebre viene concordato con i famigliari
dando la possibilità di scegliere e di affrontare
la spesa più adatta alle loro esigenze.
I prodotti ed i materiali usati sono tutti
rigorosamente italiani.
Riflessione amara sul rapporto Migrantes
La crisi economica italiana rilancia
l'emigrazione senza confini
Il 7 ottobre 2014 è stato presentato a Roma il “Rapporto sugli
Italiani nel Mondo” pubblicato
dalla Fondazione Migrantes ed
i dati che vi sono riportati ci dicono come, il nostro Paese, sia
nuovamente un Paese più di “partenze” che di “arrivi”.
Nel 2013 infatti sono partiti
94.126 italiani con un aumento
del 16% rispetto al 2012 e l’aumento delle migrazioni corrisponde all’incidenza della gravità della
crisi economica che sta attanagliano l’Italia dal 2008 ad oggi.
Esaminando infatti la progressione degli espatri emerge che nel
2011 erano 60 mila, nel 2012
ben 80 mila e nel 2013 vi è stata
un’ulteriore crescita di 14 mila
unità. Di questo passo si arriverà
ben presto ai 100 mila emigrati durante il corrente anno se non, addirittura, si supererà questa soglia.
Il rapporto indica che 4.482.115
italiani risultano iscritti all’AIRE al 1° gennaio 2014 con un
aumento di 141 mila unità in
un solo anno, 94.126 sono stati
gli espatri nel 2013 con un incremento del 16,1% rispetto ai
78.941 del 2012.
Ora scopriamo quali sono le mete
dell’emigrazione italiana e le destinazioni preferite. Ben 12.933
hanno scelto come destinazione
il Regno Unito: infatti la Gran
Bretagna è la meta preferita; segue poi la Germania con 11.731
emigrati, la Svizzera con 10.300
ed infine la Francia con 8.402.
Chi sono i nuovi emigrati?
Partono più uomini che donne e
l’età di chi parte si attesta per il
36,2% tra i 18 ed i 34 anni e per
il 26,8% tra i 35 ed i 49 anni.
Occorre precisare però che non
tutti quelli che emigrano si iscrivono all’Aire e quindi può esseri una
variabile di crescita del dato che
non è quantificabile ma farebbe
parte del medesimo.
Il dato del 2013 di 4.482,115 cittadini italiani iscritti all’Aire registra
un incremento di 141 mila unità
rispetto al 2012 . La gran parte
delle iscrizioni, 2 milioni e 300
mila sono relative agli espatri e 1
milione e 700 mila alle nascite.
L’Argentina, e questo non ci stupisce se si analizza a ritroso la storia
dei flussi migratori verso questa
nazione, è il primo Paese di residenza con 725 mila unità seguita
poi dalla Germania con 665 mila,
dalla Svizzera con 570 mila, dalla
Francia con 378 mila. A seguire
ancora ci sono Brasile 332 mila,
Regno Unito 223 mila, Canada
136 mila e Australia 134 mila.
Per quanto attiene le donne emigrate, esaminando la percentuale
sul totale delle unità considerate,
emergono interessanti informazioni: numerose province, italiane
hanno, infatti, più emigrate donne
che uomini le quali si indirizzano verso l’Argentina. Macerata
e Trieste, in particolare, sono le
prime due con il 51,1%; a seguire
Fermo con il 50,7 % e Pordenone
con il 50,5 per cento.
Per quanto concerne i piemontesi
emigrati residenti all’estero essi
sono 232.215 con un incidenza,
sul totale, del 5%.
Da dove partono i nuovi
migranti e dove sono le
Comunità più numerose di
connazionali
Dal Sud proviene poco più della
metà degli iscritti all’Aire sia per
nascita che per origine, ed il dato
si attesta a 1 milione e mezzo,
mentre dalle Isole provengono circa 800 mila unità.
Il resto degli iscritti proviene,
quasi equamente, dal Nord e dal
Centro Italia.
Se andiamo a verificare da quali
regioni provengono le Comunità
più numerose troviamo al primo
posto la Sicilia con il 15% sul totale ed è seguita dalla Campania e
dal Lazio. Nella fascia intermedia
si colloca il Piemonte ed agli ultimi posti ci sono il Trentino Alto
Adige, l’Umbria e la Valle D’Aosta.
Volendo verificare da dove provengono i nuovi emigrati, aggregando
i dati dei flussi, ci si accorge che
gli italiani iscritti all'AIRE emigrati dal Friuli Venezia Giulia sono
162.203, di cui ben 81.600 sono
donne, cioè il 50,3 per cento ed è
l'unica regione d'Italia dalla quale
partono più donne che uomini.
I minori emigrati sono il 18,8 per
cento e di questi il 12,1 per cento ha meno di 10 anni. Il Regno
Unito, con 12.933 nuovi iscritti
all'inizio del 2014, è il primo
Paese verso cui si sono diretti i
recenti migranti italiani con una
crescita del 71,5 per cento rispetto all'anno precedente.
Aumentano i frontalieri
Sono sempre più numerosi i lavoratori provenienti dalla Lombardia, dal Piemonte, dal
Trentino Alto Adige e dalla Valle
D’Aosta , regioni confinanti con la
Svizzera, che si recano a lavorare
“oltre frontiera” e soprattutto in
Canton Ticino una delle mete
preferite.
I lavoratori frontalieri, tra gli anni
ONORANZE FUNEBRI
Fondata da
Servidio Nicola
opera su tutto
il territorio nazionale.
Tuttora la moglie
Annamaria Celano,
con la socia
Domenica Dileo
in collaborazione con
Roberto Sciarrino
gestiscono
I principi di grande moralità garantiscono un servizio
in modo esemplare
di assoluta correttezza verso la propria clientela.
l’agenzia sita in
Disponiamo di auto funebre di ultima generazione,
Vinovo via Cottolengo 58/1,
di un locale per l’esposizione dei feretri.
garantendo sempre
Offriamo la nostra professionalità per il disbrigo di tutte le pratiche.
il massimo della
Svolgiamo funerali completi dalla vestizione della salma alla foto ceramica.
sensibilità e umanità
di cui sono capaci.
Dal 2010 siamo l’unica agenzia a svolgere Funerali Comunali e recupero
S. BARTOLOMEO
delle salme su tutto il territorio vinovese
2003 e 2008, sono passati da 33
mila a 41 mila sino ai 59 mila di
oggi.
Secondo l’analisi della Fondazione
Migrantes, è aumentata anche la
mobilità all’interno della stessa
regione e tra regione e regione.
Nel 2012 circa l’85% dei cittadini
del Veneto si è cancellato e poi
successivamente reiscritto in altro
comune della stessa regione.
In Friuli Venezia Giulia, Lombrdia
e Piemonte la percentuale di questo tipo di mobilità varia tra l’80
e l’84%.
Se poi verifichiamo i dati della
mobilità transregionale vediamo
che la Basilicata ed il Molise hanno un certo flusso di migrazione
verso le regioni confinanti mentre
Calabria e Puglia ripercorrono
il modello migratorio degli anni
’60 e quindi i flussi si dirigono
o al Centro o al Nord del Paese
indirizzandosi verso Lombardia,
Piemonte per quanto riguarda
il Nord Ovest, Veneto ed Emilia
Romagna per il Nord Est e Lazio
per il Centro.
Le caratteristiche professionali di
chi parte sono disparate ma l’alta
scolarizzazione si attesta sempre
di più come indice prevalente tra
coloro che decidono di espatriare.
Secondo un’analisi dell’Associazione Coldiretti, realizzata in
contemporanea con quella della
Fondazione Migrantes, un giovane italiano su due pari al 51%, è
pronto a trasferirsi all’estero per
trovare quel lavoro che in Patria
nemmeno si sogna più di trovare
e questo accade perché il nostro
Paese è ritenuto dai più “fermo”
(19%), privo di decisionalità, con
troppe tasse una farraginosa burocrazia e una mancanza di meritocrazia (17%).
Già i giovanissimi, tra i 18 e 19
anni, sono ben intenzionati ad
andarsene al più presto e questa
voglia di partire cresce di pari
passo con l’aumento del grado di
istruzione.
Una lucida analisi del fenome-
S. Bartolomeo
Cerimonie
di estremo saluto
Vinovo
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IL VINOVESE 25
no, come commento al Rapporto
Migrantes, scritta da Irene
Tinagli, Docente di economia delle imprese all’Università Carlos
III di Madrid e deputata di Scelta
Civica, è stata e pubblicata l’8
ottobre scorso dal quotidiano “La
Stampa” .
Ella scrive che “L’internazionalizzazione del <capitale umano> è
una componente ineludibile del
più ampio complesso di globalizzazione in atto ormai da quasi
trent’anni.”
Sottolinea come, così come sono
stati internazionalizzati i processi
produttivi e le tecnologie si è internazionalizzato il movimento delle
persone nel contesto mondiale ma
rileva che, considerato anche che
molti nostri talenti hanno scelto di
andarsene dall’Italia, le comunità
dei nostri connazionali sono sempre più numerose.
Gli
Alpini Vinovesi
augurano
ai loro concittadini
Buon Natale
e un festoso
e appagante 2015
Analizzando lo stato d’animo dei
componenti le medesime, confermando quanto si è avuto modo
di scrivere in molti altri articoli
commentanti i dati che descrivono
questa crescita del fenomeno migratorio in modo esponenziale così
come successe dopo il Secondo
Conflitto Mondiale, la docente parla di “senso di rabbia”.
Direi che questo stato d’animo è
una caratteristica amara che accompagna i nuovi emigrati e li fa
sentire “orfani” di uno Stato che
non ha saputo dare loro l’occasione per essere una parte integrante
di se stesso.
E quindi la “rabbia” che spinge
alla scelta di andarsene via fa dei
nuovi emigrati delle persone che
non ambiscono certo a ritornare
e che vogliono dimenticare le proprie radici per acquisire l’identità
del paese che potrà loro offrire la
possibilità di “esistere” e non di
“sopravvivere” giorno dopo giorno
senza futuro e senza prospettive
sempre più incancreniti nella consapevolezza che il merito è solo un
optional e la professionalità pure.
La burocrazia più che lumaca e
farraginosa che impedisce l’accesso ai concorsi pubblici, della cui
“limpidezza sfalsata” molti sono
consapevoli, la mancanza o inadeguatezza di strutture per sintonizzare domanda ed offerta che dovrebbero costituire bacini in grado
di soddisfare chi cerca lavoro e
chi lo vuole offrire, e la frammentarietà poco organizzata della loro gestione pubblica, tolgono ogni
speranza a chi, dopo numerosi
tentativi di vivere e lavorare a casa
propria, prende la valigia e parte.
Alla rabbia poi si associa molto spesso il rancore verso le
Istituzioni e la decisione di tagliare i ponti con il proprio Paese per
sempre. I nostri vecchi emigrati
hanno sempre portato con se, oltre
alla ben nota “valigia di cartone”
un bagaglio ancora più importante:
la nostalgia della Terra che erano
costretti, o avevano scelto di ab-
CLERICO
MARCO
MANUTENZIONE
bandonare; i nuovi emigrati non
hanno nessuna nostalgia di ciò che
lasciano, anzi !
Riprendendo l’articolo della prof.
sa Tinagli ella suggerisce diverse
chiavi di volta che però dipendono
dal Paese, dallo Stato e dai suoi
governanti e dalle scelte che essi
dovranno fare e prestissimo.
Solo cambiando il sistema, afferma, si potrà avere un capovolgimento di questa tendenza alla
fuga ma, i cambiamenti vanno effettuati in diversi ambiti e non in
modo frammentario ma radicale,
pezzo per pezzo: se così si farà i
nostri emigrati torneranno.
(n.d.r. Si consiglia la completa lettura dell’articolo sul sito
de “La Stampa” http://www.lastampa.it per le soluzioni che in
esso sono contenute e per i suggerimenti nel dettaglio che non si
possono riassumere in modo empirico se non naturalizzandoli).
Certo si è che, le soluzioni suggerite, possono rappresentare per il
nostro Paese, abituato a muoversi
come una tartaruga, al “ponderamento maniacale dell’assunzione di una decisione”, al “sereno
confronto”, al “puntuale dibattito”, “alla ricerca di mediazione
costante” “all’assunzione comune
di decisioni condivise” , non dalla
gente però, all’ossessivo pervenire
ad una “scelta che accontenta le
parti” un vero e proprio TRAUMA.
E quando si scrive Paese si intende quell’ organigramma politico
amministrativo e burocratico che
ne gestisce le sorti con “mutevolezza immutata “ e che ama troppo sovente, temporeggiare anziché
decidere.
Una volta un vecchio medico condotto, quelli che nei piccoli paesi
erano una vera autorità, disse una
frase che mi mandai a mente;
preso dalla necessità immediata
di dover amputare il dito indice
della mano destra, ormai infettato
perché curato con medicazioni insufficienti, ad un contadino che ne
reclamava la necessità chiedendo
un altro consulto con un medico
di città, disse a chi gli chiedeva
una spiegazione a una decisione
così rapida: “Se aspettiamo ancora
un po’ altri pareri va a finire che
il malato crepa nel frattempo. Se
taglio il dito il malato vive”.
Strano mi sia venuta in mente
questa storiellina proprio ora ma
mi pare che il “malato Italia” stia
assai peggio di quello cui il vecchio
medico salvò la vita amputandogli
il dito!
I suggerimenti che fornisce la nostra Docente, anche lei all’estero,
sono argomentati in modo dettagliato ed articolato ma, se non sono radicali come quella del medico, sono comunque molto incisivi.
Dobbiamo però mettere in conto
che ci vorrà un lasso di tempo non
indifferente perché producano i
loro effetti e, soprattutto, ci vorrà
ancora più tempo affinché, di questi effetti benefici, prendano atto i
nostri emigrati che, nel frattempo,
hanno creato la loro nuova vita in
un altro paese, hanno li nuovi affetti, una famiglia, amici, condizioni di vita che ritengono ottimali,
strutture sanitarie ed assistenziali
in grado di essere chiamate tali,
strutture per il tempo libero, una
casa ed una nuova identità.
Per ritornare dovranno avere la
certezza di trovare un Paese nuovo
che sia in grado di dare non solo
tutto ciò che hanno trovato dove
sono andati a vivere, ma anche
qualche cosa di più: la voglia di ricominciare a farlo nella Terra dove
sono nati dimenticando la rabbia
che si sono portati nel cuore lasciandola ed il rancore profondo
che hanno provato, verso di essa,
andandosene.
I fattori economici sono preponderanti nella decisione di emigrare
ma i fattori emozionali vengono
subito dopo, se non di pari passo;
se, per risolvere i primi, è sufficiente trovare un buon lavoro
che sia in rapporto con il titolo
di studio e con la professionalità
acquisita offrendo, di conseguenza
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26 IL VINOVESE
un buon guadagno, per far pace
con l’inquietudine determinata dai
secondi è molto più difficile e problematico.
Credo che sia fondamentale dare
una nuova FIDUCIA a chi ha deciso di partire ed a chi è già andato
via, con fatti concreti e non solo
con le parole perché, dicevano i
saggi latini: “Verba volant, scripta
manent” ed i fatti concreti sono
quelli che contano per far cessare
quest’esodo che si incrementa di
anno in anno, inesorabilmente.
Paola Alessandra Taraglio
Aspettando
il lavoro
Lo scorso 10 ottobre, presso il Dipartimento di matematica dell’Università degli
Studi di Torino, il giovane
Diego Melchionda ha conseguito il diploma di laurea
magistrale con 110/110
e lode, presentando la tesi
in storia della matematica
dal titolo: “Scienza in esilio: l’esperienza del Campo
d’internamento Universitario
di Losanna (1944-1945)”.
Congratulazioni a Diego per il
traguardo raggiunto e per un
futuro di grandi soddisfazioni.
Al Circolo dei Lettori di Torino la IX edizione del “Premio Cavallo”
Al cestista azzurro
Stefano Mancinelli l’ambito premio
Il 28 novembre 2014, presso il
Circolo dei Lettori di Torino, e stato consegnato il premio “Giorgio
Cavallo”, riconoscimento voluto dalla Famiglia Abruzzese
e Molisana in Piemonte e Valle
d'Aosta, al giovane cestista della Nazionale azzurra Stefano
Mancinelli giocatore della PMS
Manital Torino.
La “Famiglia”, e il non chiamarsi
associazione è già una “scelta di
vita” e la dice lunga sulla filosofia
dei suoi aderenti, è un sodalizio
voluto più di XXV anni fa da un
gruppo di Abruzzesi e Molisani
emigrati nelle regioni del Nordovest per lavoro e che desideravano non vedere appannare, con il
passare del tempo, la Cultura, le
Usanze, le Tradizioni e la Lingua
della Terra d’origine fra il Tronto
ed il Biferno.
Questa volontà ferrea di mantenere i legami con le Radici, ha
permesso però loro di acclimatarsi
perfettamente con la Comunità
ospitante mantenendo però ben
saldi i contatti non solo con chi
era rimasto ma anche la propria
“identità”.
I flussi migratori dal Molise e
dall'Abruzzo verso il Piemonte e
la Valle d'Aosta, sono stati forti,
soprattutto intorno alla metà degli
anni Cinquanta del secolo scorso,
e la capacità di quella che ora si
chiama “integrazione” maturata
attraverso il lavoro e l’operosità
che hanno contribuito all’evoluzione e sviluppo della regioni d’insediamento, non ha fatto dimenticare la Terra dei Padri.
Gli Abruzzesi ed i Molisani hanno ricoperto, e ricoprono, ruoli
fondamentali nell’economia piemontese e mondiale (ndr. basti
Un momento della premiazione del cestista Stefano Mancinelli affiancato
da Carlo di Giambattista presidente della Famiglia Abruzzese e Molisana in
Piemonte e Valle d’Aosta.
pensare al dr. Marchionne uomo
guida della ex FIAT ora facente parte del Gruppo industriale
FCA.): dagli operai agli artigiani,
dai commercianti agli imprenditori, dai professionisti ai funzionari,
da alti ufficiali a clinici illustri, a
docenti universitari di fama fanno
parte integrante delle Eccellenze
umane della Comunità Piemontese
e Valdostana e, proprio ad una di
queste, il Rettore dell'Università
di Torino Prof. Giorgio Cavallo, è
stato dedicato il premio che porta
il suo nome e che, ogni anno, viene assegnato ad una personalità
abruzzese che sì è particolarmente distinta in un settore specifico di attività. L’indimenticato
Rettore dell’Università era nativo
di Pescara.
Quest’anno, il Premio, è andato
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IL VINOVESE 27
al giovane cestista della nazionale Azzurra Stefano Mancinelli,
chietino di nascita ma residente
a Torino.
La cerimonia di consegna del riconoscimento all’atleta si è svolta, presso il prestigioso Circolo
dei Lettori di Via Bogino, presenti il Presidente del Consiglio
Regionale del Piemonte in rappresentanza della Regione, Mauro
Laus, l’Assessore allo Sport del
Comune di Torino, Stefano Gallo,
il figlio della personalità che da il
nome al Premio, Giovanni Cavallo
ed il Responsabile dell’Agenzia
Ansa, Piemonte, Liguria e Valle
D’Aosta Alessandro Galavotti, che
è stato la “voce narrante” della
serata” ed altri rappresentanti di
istituzioni pubbliche e private a
sancire l’importanza dell’evento.
Ovviamente al Presidente della
“Famiglia” Carlo Di Giambattista,
che ha introdotto la consegna del
Premio, unitamente al Direttivo,
è stato riconosciuto il ruolo guida del sodalizio che sa crescere
e tenere il passo con i tempi: un
programma incentrato sulle similitudini che accomunano e mai su
sterili nostalgie che hanno fatto il
loro tempo.
Ed ora qualche parola sul vincitore che, con il suo 2,03 cm d’altezza, di certo si stagliava su tutti
e non si poteva non notare anche
se, ogni tanto, cercava di chinare
il capo per ascoltare i “normocresciutinontroppo” che gli rivolgevano i complimenti di rito.
Stefano Mancinelli è nato a Chieti
il 17 marzo 1983 e risiede a Torino.
La sua formazione sportiva ha inizio nella società cestistica A.S.
Pallacanestro Chieti. Tesserato
poi dalla Fortitudo Pallacanestro
Bologna nel 2000, esordisce in
Serie A il in aprile 2001 contro la
Viola Reggio Calabria (106-80).
Nella stagione 2004-2005 vince il
campionato italiano da protagonista. Dopo la stagione 2006-2007,
viste anche le sue ottime presta-
zioni nella Fortitudo, è stato chiamato per giocare nella Summer
League di Las Vegas nella squadra
dei Portland Trail Blazers.
Il suo rendimento è sempre cresciuto tanto che, nell'ultima partita ha realizzato il suo high di 12
punti con una tripla fondamentale.
La squadra dei Trail Blazers gli
offrì un contratto per giocare con
loro in NBA, ma Mancinelli rifiutò, siglando un contratto triennale
con la squadra di Bologna, con una
clausola che gli permetterà l’eventuale partenza per l'America.
Ha partecipato a tre all-star game
italiani e ha disputato sei finali
scudetto. Miglior Giocatore nella
All Star League 2011.
Quindi uno sportivo di gran classe che ha davanti a se una carriera
internazionale prestigiosa ma che,
nelle sue radici, ha il punto fermo
della sua esistenza.
Merita citare la motivazione del
Premio: ”Per i prestigiosi traguardi sportivi raggiunti nella sua
carriera, per i profondi collegamenti tra Piemonte e Abruzzo e
per il suo attaccamento alla terra
natia, il Consiglio direttivo ha
deciso di conferire a STEFANO
MANCINELLI il Premio Giorgio
Cavallo edizione 2014.
La serata è stata allietata dal
Sandalphon Quartet, che ha eseguito brani Astor Piazzolla (Adios
Nonino, Oblivion, Libertango ed
altri) per pianoforte a quattro mani, violino e fisarmonica.
I brani sono stati interpretati,
perché scrivere “ballati” è riduttivo” dai maestri della “Libera
Compagnia Musicale Migrante” di
Monica Mantelli.
Astor Piazzolla, è stato ricordato dal Presidente della Famiglia,
Carlo di Gianbattista, nacque da
genitori di origine italiana, Vicente
Piazzolla (chiamato "Nonino" dai
figli di Astor), figlio di Pantaleone,
un pescatore emigrato in Argentina
da Trani, in Puglia, e Asunta Manetti, la cui famiglia invece prove-
prossimo anno ed alla X Edizione
del Premio che orami è divenuta
un’istituzione importante non solo
per gli Abruzzesi ed i Molisani ma
per l’intera Comunità piemontese soprattutto per tutti quegli ex
studenti universitari che portano
nel cuore il ricordo di uno dei più
stimati Rettori che l’Università di
Torino abbia mai avuto.
Paola Alessandra Taraglio
niva da Massa Sassorosso, frazione di Villa Collemandina in Garfagnana, Toscana ed era quindi anche lui un discendente di emigrati.
Nella sua poliedrica musicalità si
possono trovare “tracce” delle sue
radici italiane e l’espressione di
nostalgie che riprendono temi lontani della Terra d’Origine.
La manifestazione si è conclusa all’insegna dell’arrivederci al
MIGRANTE
Un mesto ricordo, una bottiglia
piena d’aria di terra natìa,
in un sacco con altri stracci.
Erano di un giovane, mai dimenticato,
ora di un uomo indaffarato,
riposti all’ombra dei ricordi.
Sul tavolo solo pane per cena,
tante preghiere da recitare,
una carezza con mani ruvide,
tornavano nella notte sino all’alba.
Oggi si respira altra aria,
si cammina da grandi, avanti,
insieme ai figli, quasi sconosciuti.
Allor ch’è sera, tra gli avanzi
da pattumiera, una lacrima lenta
si ricorda delle ruvide mani.
Rimane sparsa sul pavimento
l’ansia del mattino lontano
ed il ricordo dell’aria fresca,
è la bottiglia dei miei ricordi.
Giovanni Cianchetti
Grugliasco (TO)
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