Parigi, diario di una rivoluzione a pedali

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Parigi, diario di una rivoluzione a pedali
Parigi, diario
di una rivoluzione a
pedali
Enrico Girardi
24 settembre, lunedì
I lavori erano iniziati un paio di mesi
prima, ancora a maggio.
La notizia era stata data da centinata di
piccoli manifesti che annunciavano la
realizzazione delle stazioni.
La mairie, il municipio di Parigi, comunica
sempre con chiarezza e tempestività,
l’inizio e lo stato dell’opera dei cantieri per
le opere pubbliche in corso.
Centinaia e centinaia di piccoli scavi hanno
punteggiato la capitale per qualche
settimana.
Era impossibile non accorgersene.
Ho passato luglio e agosto in Italia
Ma i lavori sono continuati
Sono state completate le stazioni e portate
le biciclette.
L’inaugurazione del sistema Velib è
avvenuta il 15 luglio 2007, il giorno
successivo alla festa nazionale,
l’anniversario della rivoluzione.
Quel giorno erano già pronte 750 stazioni e
10.000 biciclette erano già a disposizione
dei parigini
I lavori continuano tuttora.
A inizio 2008 le stazioni saranno 1451 e le
bici 20600
Velib, da velo, bicicletta, e liberté , ad
appena due mesi dall’inaugurazione è già
diventato di gran lunga il più importante
esperimento di noleggio pubblico di
biciclette del mondo.
Una straordinaria scommessa di Bertrand
Delanoë, sindaco di Parigi, a soli otto mesi
dalle prossime elezioni municipali
Sono tornato a settembre.
Impossibile non notare l’impatto del Velib
sulla città
Parigi è piena di queste elegantissime bici
Un sabato pomeriggio, in Rue de Rivoli, ho
contato in pochi minuti 43 Velib e 29 “altre
biciclette”. E un po’ dappertutto ed in ogni
momento il numero di Velib è
confrontabile con quello delle altre bici
Insomma, la sensazione è che in poche
settimane Delanoë abbia raddoppiato
l’utenza a pedali.
I sondaggi dicono che a due mesi dal 15
luglio un parigino su cinque ha già provato
Velib e che l’8% della popolazione ne è già
un utizzatore abituale
La stampa, quotidiani e settimanali, sono
traboccanti di notizie sul fenomeno Velib
Bene, visto che abito e lavoro a Parigi e
sono un vecchio “amico della bicicletta”,
voglio far parte anch’io dell’esperimento.
In fondo sono l’utente Velib ideale.
Amo andare in bici
Amo Parigi
Non ho l’auto
Non ho la bici perché vivo con famiglia in
un 40 metri quadri senza balconi, senza
cantina, ovviamente senza garage, al
settimo e ultimo piano.
Non ho l’abbonamento per i mezzi
pubblici, la Carte Orange, perché non
prendo il Metrò almeno due volte al giorno
e quindi non mi conviene.
Ho preso il bollettino d’abbonamento che
era allegato a à Paris, l’ottimo trimestrale
d’informazione della Mairie, e l’ho spedito
ad inizio settembre.
Ho allegato due assegni: 29 € per
l’abbonamento annuale e 150 € di
cauzione, che non sarà riscosso se non in
caso di danni ai mezzi.
Insieme ai miei dati anagrafici mi è stato
chiesto anche di scegliere un codice segreto
a 4 cifre.
Sì, è vero, esistono anche abbonamenti
giornalieri o settimanali, ma preferisco
attendere che mi arrivi la tessera annuale.
I piaceri devono essere assaporati per
intero, senza fretta, come la frutta matura.
Garantiscono il recapito della tessera in
circa 15 giorni.
Ne sono passati 20, speriamo…
Parigi, diario
di una rivoluzione a
pedali
Enrico Girardi
1 ottobre, lunedì
Da qualche giorno posseggo un
abbonamento annuale Velib. Sono quasi
100.000 i parigini che l’hanno avuto prima
di me, in solo 11 settimane di attivazione
del servizio.
La tessera è arrivata a 22 giorni dalla mia
richiesta.
Pioveva e allora ho atteso l’indomani per
attivare il mio abbonamento al sito web di
Velib.
Il 27 settembre, giorno del mio
compleanno, all’uscita dal lavoro, con una
certa emozione mi sono recato alla stazione
più vicina.
Le bici sono agganciate ad un supporto con
un lettore ottico. Basta avvicinare la
tessera,una lucetta verde diventa arancione,
poi di nuovo verde. A quel punto la bici si
sgancia e si parte.
Le sensazioni sono buone, la bici è
comoda, scorrevole, con un cambio a tre
velocità.
Percorro in pochi minuti la strada fino alla
stazione più vicina a casa mia. Aggancio la
bici, di nuovo luce verde-arancione-verde,
segnale sonoro che conferma che tutto è in
regola, due passi e sono a casa.
In questi giorni sono sempre andato e
tornato dal lavoro con il Velib.
Sono 6-7 minuti da stazione a stazione,
aggiungiamoci 2 minuti per il restante
percorso a piedi e le operazioni di prelievo
e consegna.
Prima, andando a piedi, il tempo impiegato
era superiore ai venti minuti.
Il mio percorso quotidiano è
particolarmente breve, ma il sistema Velib
è progettato proprio per questi
microspostamenti.
Il sistema tariffario prevede che l’utilizzo
sia gratuito per la prima mezz’ora, si paghi
poi un euro per la seconda mezz’ora , due
per la terza, quattro per la quarta e le
successive.
Insomma, Velib non si usa per una gita, ma
è un mezzo di trasporto urbano.
La lezione è stata appresa velocemente dai
parigini, la durata media dell’utilizzo delle
biciclette è infatti di 22 minuti.
Ogni bici viene usata 6-7 volte al giorno.
Tornato a casa ho potuto, accedendo al sito
di Velib, conoscere tutti i miei spostamenti,
durata e eventuali costi.
Ho scoperto inoltre, che si può conoscere lo
stato di tutte le stazioni, quante bici e
quanti posti liberi sono disponibili.
Insomma una vera e propria overdose
d’informazioni.
Per chi come me era abituato a muoversi in
Italia con una vecchia bici personale da
tenere in garage e da inlucchettare ad ogni
sosta, la sensazione è quella di essere finito
in un racconto di fantascienza.
E comunque è servito chi pensa alla bici
come un ritorno al passato.
L’autentico punto di forza del sistema è la
sua capillarità, ma di questo ne
riparleremo…
Parigi, diario
di una rivoluzione a
pedali
Enrico Girardi
11 ottobre, giovedì
Sono un velibiano oramai da due settimane.
In questo periodo ho effettuato 25
spostamenti, sempre in meno di mezz’ora, e
quindi gratuiti.
Spesso nel tragitto casa-lavoro, ma con
qualche variazione sul tema.
Ieri sera, ad esempio una pedalata notturna
mi ha fatto attraversare buona parte della
città dalla Gare de l’Est fino da me, nel
XVo arrondissement. 27 minuti, con
qualche panorama mozzafiato di cui io, che
risiedo a Parigi da quasi quattro anni, non
avevo mai goduto. Ah, la bici!
Ma la cosa che più stupisce del Velib e che
lo rende a tutti gli effetti un’autentica
opzione in più per il trasporto dei parigini è
la capillarità delle stazioni.
La stazione più vicina è a 165 passi dalla
porta della mia casa e ne stanno costruendo
un’altra più o meno alla stessa distanza.
Quando esco dal lavoro i passi sono 118.
Oggi sono andato in banca, 48 passi dalla
stazione, ma allungando il percorso per
attraversare sulle strisce pedonali. Dalla
porta d’entrata della scuola materna
frequentata da mia figlia i passi sono 135.
Da qualsiasi punto di Parigi in 2-3 minuti si
arriva a piedi alla stazione Velib più vicina.
Nei casi fortunati in qualche decina di
secondi. Quasi sempre meno che a tirar
fuori la propria bici da garage o cantina.
Vediamo perché.
Il territorio del Comune di Parigi non è
grande.
I limiti amministrativi coincidono quasi
completamente con il Boulevard
Peripherique, un anello autostradale di
forma ellittica che sta tutto in un rettangolo
di dimensioni 12 km x 9 km.
Qui dentro vivono 2.200.000 persone e qui
sono state costruite le stazioni Velib.
Ora basta fare quattro conti per capire che
dalla distribuzione uniforme delle 1451
stazioni (delle quali 1100 già operative) in
un territorio così limitato, deriva una
distanza media tra stazioni inferiore a 300
metri.
Si può confrontare la densità del Velib con
quella dell’efficientissimo Metrò che nello
stesso territorio è presente con 297 stazioni,
cinque volte di meno.
Ma il sistema funziona? Ci sono sempre
bici e posti liberi disponibili?
Fino ad ora a me è capitato due volte di
trovare la stazione piena e una volta vuota.
Quando era piena mi sono recato alla
stazione più vicina.
Se si vuole si può anche interrogare la
borne, la colonna della stazione, per sapere
dov’è il posto libero più vicino ed ottenere
un bonus di 15 minuti per andarci.
Quando ho trovato la stazione vuota sono
tornato con il Metrò. Ero però al
Trocadero, in cima ad una salita. Molta
gente ama scendere in bicicletta e non
salire e crea quindi una situazione di
disequilibrio “stabile”.
Proprio per ovviare a queste situazioni si
vedono in giro per la città auto con
rimorchio in grado di spostare sino a 20
Velib da un punto all’altro.
Auto a metano, ovviamente.
Sicuramente l’organizzazione di questo
nuovo metodo di trasporto pone dei
problemi di logistica e statistica di non
facile soluzione.
Ad esempio, qual è il rapporto ottimale tra
il numero di biciclette ed il numero di
attacchi complessivo per minimizzare la
probabilità di trovare stazioni
completamente vuote o completamente
piene?
E per le riparazioni?
Una péniche, una chiatta, sale e scende la
Senna per recuperare le bici da aggiustare.
A bordo, un marinaio e 11 meccanici
lavorano per Velib.
Parigi, diario
di una rivoluzione a
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Enrico Girardi
19 ottobre, venerdì
Ieri c’è stata la grève, lo sciopero del
settore trasporti. Il Metrò, e tutti i mezzi
pubblici non andavano. In questi casi Parigi
è paralizzata. I Velib sono andati a ruba.
Sono riuscito a prendere l’ultimo
disponibile alla stazione precedendo i
velibiani dell’ultima ora, in coda davanti
alla borne, grazie alla mia tessera annuale.
Ma com’è la bici del sistema Velib?
Pensata in Francia, ma prodotta dalla ditta
Lapierre in Ungheria e Portogallo, doveva
essere robusta, comoda ed elegante.
Con 8-10 utilizzatori diversi al giorno,
esposta sempre alle intemperie, è sottoposta
a stress di gran lunga superiore ad una bici
personale. Ecco allora un solido telaio in
acciaio in gran parte responsabile del peso
di 22,5 kg.
Il cambio al manubrio a tre velocità ed i
freni a disco hanno tutti i cavi nascosti per
minimizzare i vandalismi.
Non c’è portapacchi per evitare di salire in
due sulla bici. Assenza compensata dal
cestino anteriore che permette di
trasportare una borsa o piccoli acquisti.
Proprio il cestino è stato preso di mira da
azioni pubblicitarie. Ha cominciato la
compagnia di assicurazioni MMA con una
massiccia distribuzione di pacchettini che
contenevano un giubbetto giallo
fosforescente con la scritta MMA in
caratteri cubitali. Un’altra azienda, una
radio, è stata la protagonista della seconda
incursione pubblicitaria sui Velib.
Ma la Mairie, che ha appena adottato un
regolamento per limitare gli spazi
pubblicitari, non ha gradito, e ha spedito
una lettera di diffida alle due aziende.
La bici è dotata inoltre di una robusta
cavalletta e di un antifurto a chiave
agganciato al cestino da usare in caso di
soste brevi.
Una luce davanti e una dietro sono
alimentate da una dinamo al mozzo e
rimangono accese per tre minuti quando la
bici si ferma. Insieme alle 4 “gemme” sui
raggi e ai catarifrangenti anteriore e
posteriore garantiscono visibilità e quindi
sicurezza.
Tra l’altro l’uso notturno dei Velib non è
marginale. Dall’una di notte alle cinque e
mezza del mattino, quando cioè il Metrò è
fermo, sono in media 5000 le tratte
effettuate.
Unica parte modificabile è la sella che si
può alzare o abbassare fino a permettere di
pedalare a persone alte 1,50 metri.
Sul manubrio c’è un campanello molto
robusto e non asportabile e sono disegnate
le istruzioni per usare l’antifurto e cambiare
l’altezza della sella.
Inoltre sono scritte delle regole di “buon
comportamento ciclistico tra le quali spicca
la quarta: “io non percorro i sensi vietati
(salvo i controsensi ciclabili)”. Che in
effetti, qui a Parigi, sono parecchi.
Che dire di più?
A giudicare dalle bici ferme nelle stazioni
perché non utilizzabili i danni più
frequenti, e quindi i punti deboli, sembrano
essere le gomme sgonfie e la catena
deragliata.
Il colore, indubbiamente elegante e che
s’intona perfettamente agli scenari parigini,
qui è chiamato “grigio topo
madreperlaceo”.
Sembra sia stato una scelta personale del
sindaco Delanoë.
E’ il colore ripreso anche dalle stazioni, sia
dalla borne che dagli agganci delle bici.
Il designer Patrick Jouin afferma di essere
stato ispirato dal mondo vegetale e dal
movimento. Secondo lui la forma della
borne richiama quella del tronco
dell’albero, più stretto in alto che non alla
base. E i punti d’aggancio delle bici
sembrano invece curvarsi come l’erba al
vento dando così l’idea di libertà.
Sarà…ma il risultato è ottimo.
Funzionalità e bellezza, Parigi insegna.
Parigi, diario
di una rivoluzione a
pedali
Enrico Girardi
8 novembre, giovedì
Questa tesserina plasticata ha cambiato le mie
abitudini.
Nel primo mese da velibiano ho effettuato 51
spostamenti per un totale di 8 ore e 39 minuti.
Oltre al percorso quotidiano casa-lavoro e ritorno nel
tempo libero (poco!) a disposizione mi sono
avventurato in qualche bella pedalata per Parigi.
Rispetto al Metrò la bici permette una visione più
unitaria della città.
Il 22 ottobre, gironzolando tra i vicoli in
saliscendi di Montmartre, per la prima volta
ho sforato la mezz’ora gratuita (30 minuti e
31 secondi come recita la ricevuta da me
richiesta alla borne!).
Da indebitato non si ha la possibilità di
ritirare la bici, e la lucetta dell’aggancio
rimane inesorabilmente rossa.
A casa ho effettuato un accredito di 5 € sul
mio conto Velib, che mi ha permesso di
saldare il debito e di usufruire di eventuali
altri percorsi a pagamento futuri.
Il sistema Velib è prepotentemente entrato nelle
abitudini dei parigini. Durante la Nuit Blanche sono
state 70.000 le tratte effettuate dalle 7 di sera alle 7 di
mattina.
L’autunno è stagione di scioperi. Qui c’è in atto una
pesante serie di blocchi di treni locali, Metrò e autobus.
Durante la prima giornata di sciopero, il 18 ottobre,
sono state 179.000 i percorsi effettuati.
Sono numeri impressionanti, che dovrebbero far
riflettere gli amministratori delle città italiane sulle
straordinarie potenzialità della bicicletta come mezzo
di trasporto urbano.
Le cronache purtroppo registrano anche il
primo incidente mortale con un velibiano
coinvolto. Una donna è rimasta schiacciata
da un camion.
Il lancio del sistema Velib è stato
accompagnato da una puntigliosa campagna
informativa sulla sicurezza.
E la Mairie continua su questa linea. Nei
giorni successivi all’incidente su tutti i
cestini Velib, è stato inserito un cartone con
un messaggio che chiarisce le zone di
scarsa visibilità di un autista di camion.
Devo dire che sono rimasto sorpreso dalla
tempestività e dalla chiarezza del
messaggio.
Anche da queste piccole cose si misura
l’efficienza di una amministrazione
cittadina.
E veniamo all’ultimo punto da chiarire.
E’ evidente che un sistema pubblico di noleggio
biciclette di questa dimensione ha un costo di gestione
molto alto.
Basta pensare che sono oltre 400 persone assunte a
tempo pieno per Velib, nel mantenimento di bici e
stazioni, nell’amministrazione etc.
Ma chi paga? Non certo gli utilizzatori, visto il prezzo
simbolico del servizio. Non la Mairie, che anzi incassa
i soldi degli abbonamenti e di ogni spostamento oltre la
mezz’ora. Chi paga allora?
Il servizio è fornito dalla società JCDecaux,
che in cambio ha avuto la gestione di tutti
gli spazi pubblicitari dell’arredo urbano
parigino.
Però Delanoë gli affari li sa fare.
Nel contratto precedente JCDecaux per
questo enorme mercato pagava 1,8 milioni
di euri. Ora, con il nuovo contratto paga 3,5
milioni più il servizio Velib. Inoltre il
sindaco ha imposto una riduzione del 20%
degli spazi pubblicitari.
Come è possibile?
Sicuramente il contratto precedente non era
adeguato, ma in più è probabile JCDecaux
abbia pensato a Parigi come ad una vetrina,
una formidabile pubblicità, per esportare il
sistema in altre città.
Se son rose….