del paganini e dei capricci

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del paganini e dei capricci
DEL PAGANINI E DEI CAPRICCI
Un libro straordinario. Ne sono certo: Klaus lo avrebbe voluto così.
Augusto Caminito, Facebook, marzo 2016
Una prosa partecipe e intensa, che cattura dalla prima pagina.
Roberto Curti per Blow Up, maggio 2016
Tra biografia e archeologia, un’opera di sicuro interesse…
Film Tv, aprile 2016
Già il fatto che qualcuno scelga di titolare un libro con il dimenticato complemento di argomento (in latino de +
ablativo), ce lo rende appetibile a prescindere. Anche a non sapere di che cosa esattamente parli. E anche se nel
caso del presente volume, la lettura non disattende poi le aspettative (…). Non bisogna lasciarsi fregare di fronte
a un film come Paganini dalla stretta finale in cui si conclude che sia, banalmente, bello o brutto: Loparco lo sa
bene e il pregio del suo volume è, tra gli altri, quello di far capire quali forze si muovessero dentro, dietro, prima
e dopo il film. E non importa che nessuno le abbia riconosciute. Importa che ci siano.
Davide Pulici per Nocturno Cinema, aprile 2016
«Klaus Kinski – Del Paganini e dei capricci» è un viaggio. E’ una discesa negli inferi di un’esistenza la cui
instabilità forse non è stata e non sarà mai “misurata”. Avvolge la narrazione, ed assorbe completamente il
lettore come una “Storia Infinita” in cui si viene risucchiati avendo fortunatamente a disposizione i mezzi
(documenti, dichiarazioni, testimonianze) con cui difendersi e reagire. E’ un’intervista col vampiro/
violinista/attore in cui il mefistofelico polacco urla, ringhia, vive esistenze da lui bramate e cannibalizzate,
attraverso le voci delle sue vittime più “amate”. Stefano Loparco ci mette a disposizione l’universo kinskiano col
piglio dell’investigatore, desideroso di fare più luce possibile sul film testamento/flusso di coscienza/riflesso di
presenza di uno degli ultimi geni maledetti del nostro tempo…
Marco Sansiveri, Facebook, marzo 2016
Un libro che mi ha letteralmente catturato e ho divorato in poche ore. E’ uno dei migliori saggi di cinema letti
negli ultimi anni.
Edoardo Favaron, Facebook, marzo 2016
«Del Paganini e dei capricci» è un libro scritto benissimo e costruito splendidamente. Ma c’è di più; a mano a
mano che scorrono le pagine si entra nel personaggio di Klaus Kinski o meglio al cospetto di quel ritratto che
immagino l’attore volesse rappresentare, identificandosi completamente con Paganini. Con continui rimandi tra
la vita di Kinski e il film, Loparco spiega perché Paganini non è un film riuscito (come prodotto finale), né
avrebbe potuto esserlo. Molto interessanti e ben dosati i ricordi di chi ha lavorato con l’attore e lo studio sulla
sua voce. E poi il libro ha un gran bel finale, «il filo rosso»… Al termine della lettura cosa rimane? Loparco non dà
nessun giudizio sul personaggio – e meno male – ma a me appare come un essere terribilmente infelice.
Insomma, in poche parole: un libro molto, molto interessante che farò leggere alle mie migliori amiche.
Complimenti!
Bernadette de Cayeux, Facebook, marzo 2016
Non si tratta come potrebbe apparire di una monografia generale su Kinski (la cui vita personale e artistica viene
comunque spiegata), bensì di una incursione piena di materiali, documenti e raccolta di dichiarazioni sul Kinski
artista che voleva celebrare se stesso nel progetto titanico del Paganini (film poi naufragato nel disdoro generale,
che Loparco cerca invece di riequilibrare). Si tratta di un volume non accademico, ma di interessante lettura e
strutturato in maniera rapsodica, con un approccio di storia orale un po’ “sanguinetiano” e certamente utile.
Roy Menarini, Blog dell’autore, marzo 2016
E’ stato un piacere leggere un libro come «Klaus Kinski – Del Paganini e dei capricci». Ogni pagina è ricca di
amore, di passione, ma allo stesso tempo della giusta distanza con la quale trattare un tema affascinante e
delicato come Klaus Kinski. E’ anche un libro che ha il pregio di partire da un film per raccontare un mondo. Anzi,
più mondi (…). Ricco di fonti edite (le biografie e autobiografie di Kinski; i giornali d’epoca, etc…) e di contribuiti
raccolti dall’autore, il libro riesce ad essere quello che il film “Paganini” non è stato: il racconto di un momento
della vita artistica di Kinski che diventa la resa dei conti di tutta la sua esistenza.
Simone Scafidi, Facebook, aprile 2016
Appena finito di leggere «Klaus Kinski – Del Paganini e dei capricci», dell’amico Stefano Loparco, Edizioni Il
Foglio. Racchiude in sé molti tesori, piccole perle segrete sulla vita dell’attore e dell’uomo, fossero bizze, racconti,
scompensi psicotici o immagini in movimento. Ma questo libro, ne ha una in più, del tutto diversa da tutte quelle
raccontate prima.
Antonio La Torre per DbCult Film Institute, Facebook, marzo 2016
In un paese dove non si nega una pubblicazione a nessuno è naturale che ci si trovi immersi fino al collo da testi,
saggi e case -anzi capanne fatiscenti- editrici. Così come è naturale che senza un vero mercato, e una conseguente
selettività, la maggior parte dei libri siano, nel migliore dei casi, scadenti. Quindi l’esistenza di lavori come «Del
Paganini e dei capricci» rincuorano e assumono un notevole valore aggiunto. Poi sono pure tra i ringraziamenti e
il mio nome appare sempre e solo su cose belle.
Eugenio Ercolani, Facebook, marzo 2016
Attraverso una rendicontazione rigorosa delle cronache del tempo e basandosi su diverse interviste di amici e
nemici del grande attore polacco, Loparco riesce a fornire al lettore un quadro onesto, senza alcuna tentazione
agiografica ma con la schiettezza del giornalista imparziale che pone in primo piano il lato oscuro di un uomo con
evidenti disturbi della personalità […]. Una lettura appassionante.
Sentieri Selvaggi, aprile 2016
«Del Paganini e dei capricci» è un’opera estremamente interessante, molto documentata e tematicamente
tutt’altro che banale, scontata o manichea che poi sono le stesse qualità che fanno apprezzare «Graffi sul mondo –
Gualtiero Jacopetti».
Franco Grattarola, febbraio 2016
Un libro pluridisciplinare, sconvolgente e definitivo sulla figura di Klaus Kinski.
Fabio Zanello, Facebook, gennaio 2016
Da un grande scrittore, un grande libro. Fidatevi!
Roberto Poppi, Facebook, febbraio 2016
GRAFFI SUL MONDO
«Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» è un libro ricco di idee e materiali la cui ricerca, appare chiaro, non deve
essere stata una passeggiata. C’è da complimentarsi per il palese sforzo di obiettività dell’autore nel trattare una
materia non facile (sforzo mai vanificato da una altrettanto trasparente – e legittima – simpatia per il
protagonista).
Carlo Gregoretti
Tutta la mia ammirazione per l’accuratezza, la preparazione e la stesura di questo non facile libro, «Gualtiero
Jacopetti – Graffi sul Mondo», che avrebbe potuto scontentare molti e che invece, son sicuro, avrà molto successo.
E’ la biografia temporale e introspettiva su Gualtiero Jacopetti più completa e obbiettiva che abbia mai letto.
Complimenti.
Giampaolo Lomi
Una lettura che suscita curiosità e interesse; un racconto accurato frutto di un notevole lavoro di ricerca.
Gigi Oliviero
Loparco più che un biografo è un appassionato, certosino archivista. Ha recuperato tutto (o quasi tutto) quanto
scritto sul personaggio e ha legato i vari capitoli con buona prosa. Lasciando ai lettori non Jacopetti ma un bel pò
di strumenti per capirlo.
Libero Quotidiano, aprile 2014
«Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» di Stefano Loparco è un ottimo volume che affronta la personalità, non
semplice, di Jacopetti, con la scorta della misura nella scrittura, della filologia e del buon senso. Imponente
l’apparato di documenti e testimoni. Voto: 5 su 5.
Nocturno Cinema, aprile 2014
Graffi sul mondo (…) ha un suo perché al di là dei pareri personali, perchè è davvero ricco, informato ed
equilibrato nel ricostruire i punti più controversi, come la disputa tra Cavara e Jacopetti su chi fece cosa in
‘Mondo cane’.
Alberto Pezzotta per Blow Up, maggio 2014
Stefano Loparco ha compiuto un piccolo miracolo, affrontando con piglio meticoloso e disincantato il racconto
della sua vita professionale e privata, nel corso del quale fornisce al lettore gli strumenti utili per tradurne una
propria idea. Nel suo libro ci sono il costume, la politica, il mondo culturale e le contraddizioni dell’Italia dal
dopoguerra ai giorni nostri, elementi fondamentali per mappare il fenomeno Jacopetti e il riverbero imprevisto e
incontrollato del suo modo di fare cinema nel mondo della comunicazione.
Daniele Aramu, Facebook, aprile 2016
L’ampiezza e la contemporanea profondità del testo offrono al lettore uno strumento puntuale per accostarsi a
Jacopetti e insieme invitano a riflessioni suscitate da elementi formali e cronachistici – date le analisi dell’Italia
dell’epoca, cinematografica e non, e delle componenti artistiche costitutive e periferiche delle pellicole –
locations, trattamenti, difficoltà con la censura ecc. (…). Fermo restando che tutto ciò che può esser dissacrato
deve esserlo, a un pubblico avvertito e non ingenuo (come quello che esce dalle pagine di Graffi sul mondo) la
decisione sulla sensatezza o meno della critica.
Gianfranco Galliano
Con coerenza e pertinenza, il volume di Stefano Loparco rende omaggio al più allergico alle convenzioni tra i
registi nostrani. E lo fa con coerenza e analisi accurata, mai sciatta o sfilacciata. Un libro che imprime sulla storia
del cinema, in modo conclusivo ed esplicito, il passaggio di Gualtiero Jacopetti.
DBCult Film Institute, luglio 2014
Fortunate coincidenze o tempi ormai maturi? Forse tutte e due le cose, hanno fatto sì che, nel giro di pochi mesi
uscissero due libri su Gualtiero Jacopetti e Paolo Cavara, rispettivamente di Stefano Loparco e di Fabrizio
Fogliato, dedicati a due dei tre registi dello scandaloso “Mondo Cane”, uscito all’inizio degli anni ’60 e che testimoniano — da posizioni che offrono spunti, anche, di accesa discussione — il tratto comune percorso con
l’ideazione e la realizzazione di quel leggendario film che generò tutta una ridda di ipotesi fino alla loro controversa separazione artistica.
Il Manifesto, novembre 2014
Difficile, comunque la si pensi sul conto del padre dei ‘mondo movies’, non restare affascinati dal lato
avventuroso dell’esistenza di Gualtiero Jacopetti. Il libro di Loparco restituisce a tutto tondo e con dovizia di
dettagli (immagini, corrispondenza privata e…. denunce) il ritratto di un uomo a cui la provincia e le regole
furono sempre strette, e di un autore che dai cinegiornali, assieme ai sodali Franco Prosperi e Paolo Cavara, creò
dal nulla un genere, poi ricopiato in tutto il mondo, e che la critica nostrana del tempo vituperò fino all’offesa
preoccupandosi di denunciarne le ambiguità…
La Rivista del cinematografo, maggio 2014
Amato. Odiato. Studiato. Ignorato. Un grande giornalista. Un volgare mistificatore. Un ironico dissacratore. Un
fascista. Uno stupratore di minorenni. Un disperato romantico che si strappava i capelli per Belinda. Uno che ha
cambiato il cinema. Uno che lo ha ucciso. Un uomo e un regista scomodo al potere. Chi? Gualtiero Jacopetti.
Stefano Loparco ci racconta tutto di lui. «Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» è un libro straordinario per
scrittura (sublime) e documentazione inedita. Un libro che tutti devono leggere, non solo i cinefili. E che sento un
po’ mio anche se non ci ho messo una sola virgola.
Roberto Poppi, Facebook, aprile 2014
Ma un libro così bello, dannato e controcorrente, sarebbe mai saltato fuori dal catalogo di una ‘major’? La
domanda è pleonastica: lunga vita alle piccole ma battagliere Edizioni Il Foglio e al fiore all’occhiello della collana
‘Cinema’.
Mario Bonanno per SoloLibri.net, marzo 2014
«Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» è forse uno dei migliori libri sul cinema (per argomento e svolgimento)
che ho letto da diverso tempo. Un lavoro esaustivo e intrigante su una pagina del cinema italiano (che non è più)
di cui andare fieri. Bravissimo Stefano!
Stefano Di Marino, Facebook, maggio 2014
Per chi ama il cinema eretico, consiglio la biografia di Gualtiero Jacopetti «Graffi sul Mondo»: il regista più
stroncato della storia.
Luigi Mascheroni, Twitter, ottobre 2014
Stefano Loparco ha costruito il suo libro investendo su vari piani i dati biografici e filmografici. Più debole, va
detto, risulta l’aspetto estetico, decifrabile in parte nel sottotesto dei capitoli che riportano largamente le
polemiche suscitate dai singoli film. Ma il libro si raccomanda innanzitutto per aver rotto il silenzio attorno a
Jacopetti e alla sua vicenda umana, giornalistica e cinematografica un tempo molto discussa in una moltitudine di
spropositi.
Carlo Romano per Fogli di Via (Fondazione De Ferrari), ottobre 2014
L’autore si muove abilmente attraverso la quantità sterminata di materiali su cui ha compiuto la sua ricerca
conservando però un gusto per il racconto che dipinge l’avventurosa vita di Jacopetti come fosse un romanzo…
Sentieri Selvaggi, giugno 2014
‘Lo scrittore Stefano Loparco, già autore di un libro su Edwige Fenech come fenomeno di costume, ci consegna
questo «Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» che è davvero un volume che dice il più possibile con un
approccio da studioso di cinema ma anche da, detto senza retorica, indagatore dell’animo umano. Una biografia
per così dire letteraria ma al contempo un libro di consultazione pieno di notizie, di rimandi, un’opera
complessa….. ‘Graffi sul mondo’ è un libro che si legge come un avvincente romanzo e ci spinge con forza nei
territori del mito: giornalista, regista di film discussi, avventuriero nell’anima, sfortunato e perdente “di
successo”, citando l’autobiografia di Albertazzi, Jacopetti viene servito con maestria e senso della misura da
Stefano Loparco, dal quale ci aspettiamo nuovi “mondi personali”. C’è amore per il personaggio ma soprattutto
amore per il cinema e la comunicazione in genere, e naturalmente per una letteratura del vero che documenta
sempre con dati alla mano. Un lavoro complesso e sicuramente di difficile realizzazione, che ci restituisce la
storia di Jacopetti come forse non era possibile fare in maniera più esaustiva….’
Franz Krauspenhaar per Il Napoletano, maggio 2014
«Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo»: un libro straconsigliato.
Roberto Alfatti Appetiti, Facebook, marzo 2014
Con questo «Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» (Edizioni Il Foglio, pp. 340, euro 16,00) Stefano Loparco ha
realizzato una cosa che si attendeva da anni: raccontare, spiegare e restituire alla storia del cinema (e non solo) il
contributo fondamentale di un intellettuale italiano del Novecento tra i più creativi e irregolari.
Luciano Lanna per Segnavia, aprile 2014
«Gualtiero Jacopetti – Graffi sul Mondo» è un libro veramente ben fatto. E mi sento di raccomandarlo non solo
agli appassionati di cinema, ma anche a chi si vuole cimentare nel difficile genere della biografia o,
semplicemente, leggere un’ottima biografia. In primo luogo infatti Loparco fa emergere con accuratezza e
meticolosità la figura di Jacopetti regista, facendo risaltare il lavoro di questo autore controverso, che ha un
posto importante nella storia del cinema italiano. Allo stesso tempo, fin dalle prime pagine, Loparco, da fine
osservatore, riesce a tratteggiare con grande sicurezza ed empatia il personaggio Jacopetti, che appare sempre
molto vivo e presente nel corso del libro. Il tutto senza creare una biografia romanzata, ma attenendosi
rigorosamente all’attualità e alle cronache. Mi permetto anche di dire che se c’è qualche produttore in ascolto,
potrebbe prendere in considerazione di trasformare il libro di Loparco in un film.
Mario Gerosa, Facebook, giugno 2016
Allo scrittore piace il sentiero solitario, lo si è capito.
Gian Paolo Polesini per Messaggero Veneto, marzo 2014
IL CORPO DEI SETTANTA
«Il Corpo dei Settanta» è un libro importante. Non è solo un libro di cinema e non è neppure un libro biografico
su Edwige Fenech. E’ un libro che racconta gli anni Settanta e al tempo stesso parla di un cinema povero che era
capace di riempire le sale. Se qualcuno mi chiedesse quale libro comprare tra «Le dive nude – il cinema di Gloria
Guida e Edwige Fenech» (che ho scritto io e l’ha pubblicato Profondo Rosso) e questo, consiglierei – senza ombra
di dubbio di comprare «Il Corpo dei Settanta»! Il mio è un semplice libro di cinema, quello di Loparco è molto di
più. Per questo l’ho pubblicato!
Gordiano Lupi, Facebook, gennaio 2010
Un libro molto più profondo di quello che si potrebbe (superficialmente) pensare, la rilettura di un periodo
storico (gli anni Settanta del nostro paese) attraverso i film che hanno consolidato la fama di Edwige Fenech
come icona sexy di una (e più…) generazioni. La speranza è che questo libro non venga sottovalutato dai
potenziali lettori, come troppo spesso accade con i film di genere di quel periodo.
Carlo Griseri per Blogosfere, gennaio 2010
… Edwige Fenech, actrice en laquelle Stefano Loparco a reconnu ‘les corps des années 70’…
A cura di Frank Lafonde, “Cauchemars italiens – volume 1. Le cinéma fantastique”, L’Harmattan, 2011,
Parigi
Un librone dedicato all’icona del cinema sexy italiano… L’autore, curiosamente, si getta nella materia già
incandescente con molta immedesimazione. Edwige viene “raccontata” nella sua carriera con puntiglio analitico
ma anche come si trattasse di una conoscenza diretta, immagine di donna idealizzata, non solo amante catodica
da spiare in piena notte, ma addirittura madre procace. Un’operazione interessante. Ottima l’appendice con gli
incassi dei film di Edwige.
Davide Pulici per Nocturno Cinema, marzo 2010
Stefano Loparco con il suo corposo saggio «Il Corpo dei Settanta, il corpo, l’immagine e la maschera di Edwige
Fenech» (edizioni Il Foglio) per la prima volta in Italia, racconta la carriera cinematografica dell’attrice che ha
fatto sognare più di una generazione. E’sì una guida alla filmografia di una vera e propria icona del cinema
italiano, ma è anche sguardo d’insieme alle agitazioni socio-politiche che negli anni Settanta si sono manifestate,
a volte per morire da sé, altre ancora per evolversi (o involversi) contribuendo a formare il carattere dell’italiano
medio e non. «Il Corpo dei Settanta» di Stefano Loparco è la prima esaustiva biografia incentrata sull’attrice
simbolo di un’intensa e irripetibile stagione cinematografica: indispensabile.
Giuseppe Iannozzi, Blog dell’autore, ottobre 2010
C’è una raccomandazione che mi sento di farvi e di farvi da subito: mettetevi prima che potete sulle tracce de “Il
corpo dei Settanta” (Edizioni Il Foglio). Il libro ha qualche anno (è stato pubblicato nel 2009) ma è uno di quei
testi che gli appassionati di cinema di vecchio e nuovo corso non possono mancare. So che sono cose che si
scrivono generalmente ma badate che dico sul serio: questo saggio di Stefano Loparco è tra i più significativi che
mi sia capitato di leggere sul cinema popolare italiano e sul decennio di piombo, da un bel po’ di tempo a questa
parte…. Il volume è poderoso – supera ampiamente le 300 pagine – non si fa mancare e non fa mancare nulla
(compresa una miriade di foto da prurigine della Fenech), rivelando l’autore come una delle voci critiche più
promettenti & divergenti della saggistica italiana non professorale. Per una volta lasciatemi scrivere vivaddio.
Mario Bonanno per SoloLibri.net, maggio 2014

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