ERCO Lichtbericht 88

Transcript

ERCO Lichtbericht 88
E
Pubblicato nel luglio 2009
Moschea Sheikh Zayed
Capolavori di artisti, artigiani e
tecnici di tutto il mondo, uniti
con gesta maestose per dar vita
ad un’opulenza affascinante: la
moschea Sheikh Zayed di Abu
Dhabi, una costruzione sacra che
ha del superlativo. I progettisti
­illuminotecnici della Speirs and
Major Associates hanno puntato
sull’illuminazione delle superfici
verticali e sulle sorgenti luminose
nascoste, concependo un progetto
che sembra nato per essere realizzato con gli strumenti di illuminazione ERCO.
Lichtbericht 88
In questa edizione
Indice
Introduzione
1
In questa edizione
2
Flash
4
Sprazzi di luce
Storia
Articolo
32
6
75 anni luce
Uno sguardo alla storia imprenditoriale
di ERCO in occasione del 75° anniversa­
rio della fondazione dell’impresa.
Moschea Sheikh Zayed, Abu Dhabi
La visione di un moderno governatore
islamico è diventata realtà, con capo­
lavori artistici e tecnologici da tutto il
mondo.
Sfondo
Tim Henrik Maack
Progetti
16
Sfondo: La luce segue il curatore,
e non viceversa
di Werner Lippert
20
La luce del curatore
Uno studio su di un oggetto
22
Lighting Leibovitz
A Berlino, nell’ambito di un light work­
shop ERCO, alcuni studenti hanno messo
la grande retrospettiva di Annie Leibovitz
sotto i riflettori.
48
Museo Superior de Bellas Artes
Palacio Ferreyra, Córdoba
Nel ristrutturato Palacio Ferreyra un
impianto Light System DALI garantisce
sempre le condizioni di luce ottimali.
52
Centro archeologico L'Almoina,
Valencia
Il nuovo centro archeologico mette
efficacemente in scena un affascinante
viaggio nel passato.
56
Museo de Bellas Artes, Granada
Nuova luce per la collezione artistica nel
famoso complesso di edifici dell’Alham­
bra, a Granada
58
Igreja da Santíssima Trindade, Fátima
Nella località di pellegrinaggio porto­
ghese è sorto un moderno edificio sacro
che, disponendo di circa 8800 posti a
sedere, viene annoverato tra i più grandi
al mondo.
60
Luci di chiusura
Luce & Tecnica
26
Novità 2009
Faretti con tecnica LED
28
Comfort visivo efficiente
30
Zoom
Progettazione illuminotecnica per classi
di lumen: Illuminotecnica
31
Doppio zoom
Progettazione illuminotecnica per classi
di lumen: Progettazione
ERCO Lichtbericht
Impressum
Editore: Tim H. Maack
Redattore capo: Martin Krautter
Design: Simone Heinze, Christoph Steinke
Stampa: Mohn Media Mohndruck GmbH, Gütersloh
1028736000
© 2009 ERCO
Foto (Pagina):
Andreu Adrover (61), Frieder Blickle (3), Charles
Crowell (U1, 6-15), Archivio di immagini ERCO
(32-47), Andreas J. Focke (2, 3), Bernd Hoff (2, 58-59),
Aksel Karcher (28), David Kuntzsch (22-25), Joshua
Lieberman (3), Thomas Mayer (3, 52-55, 56-57),
Rudi Meisel (2, 4-5), Thomas Pflaum (3), Rogerio
Reis (49-51), Alexander Ring (20-21, 26-27), Rupert
Steiner (2), Kay-Chin Tay (61), Dirk Vogel (1, 60),
Sabine Wenzel (U4).
Traduzione: Lanzillotta Translations, Düsseldorf
Negli ultimi 75 anni ERCO si è trasformata da
produttore di singoli apparecchi per uso priva­to
in una dei leader nella produzione di sistemi di
illuminazione professionale per l’illuminazione
delle architetture. Con il sempre attuale con­
cetto «luce più che apparecchi» ci troviamo ben
attrezzati per affrontare attivamente i cambia­
menti del mercato degli apparecchi di illumina­
zione dei prossimi anni. Forti in particolare delle
innovazioni nel campo dell’efficienza energetica
degli impianti di illuminazione che coniugano la
programmazione luminosa ed i sistemi di illumi­
nazione a LED, sentiamo di possedere un grande
potenziale per poter dare anche in futuro un
importante contributo all’illuminazione delle
architetture.
Dopo 75 anni siamo quindi all’inizio di un
periodo di sviluppo affascinante, che nei prossi­
mi anni non potrà che tornare a cambiare l’im­
presa in modo significativo. Anche per questo
siamo lieti di giungere a questo anniversario
con numerosi prodotti e tecnologie nuove e con
lo sviluppo dei LED e dei sistemi di programma­
zione luminosa. I concetti alla base del «comfort
visivo efficiente» si completano a vicenda e si
incontrano in un moderno impianto di illumina­
zione: efficienza in termini energetici ed effica­
cia del comfort visivo utilizzando l’illuminotec­
nica più moderna.
Sviluppiamo i nostri prodotti in un cam­
po che si estende tra la cultura e la tecnologia.
Per noi è sempre affascinante riuscire ad esse­
re partecipi in modo del tutto particolare, con
soluzioni tecniche che contribuiscano a vince­
re le sfide culturali. Ciò è successo ad esempio
con la moschea Sheikh Zayed ad Abu Dhabi. Una
moschea che anche per un esperto professio­
nista della luce sembra uscire da un sogno del­
le mille e una notte. Lo studio Speirs and Major
Associates ha fatto diventare questo sogno una
realtà illuminotecnica. Abbiamo quindi il piace­
re di accompagnarvi all’interno e all’esterno di
questo progetto.
Uno dei segreti del successo del fondatore
di ERCO Arnold Reininghaus è stata la sua irre­
frenabile fiducia nei giovani. Ma se la fiducia va
bene, la formazione è ancora meglio. Oltre alla
formazione ed alla specializzazione all’interno
dell’impresa, ERCO da alcuni anni offre anche
dei seminari sulla luce per studenti ed architetti.
Un workshop del tutto particolare è stato quello
al quale gli studenti hanno potuto partecipare
nell’ambito della grande retrospettiva di Annie
Leibovitz a Berlino, nella quale hanno avuto la
possibilità, sotto la guida del curatore Felix Hoff­
mann e con l’aiuto dei tecnici ERCO, di ­mettere
essi stessi mano all’allestimento della luce per
l’esposizione: certamente un’esperienza inten­sa ed un arricchimento per tutti i partecipanti.
Oltre ai molti progetti, nel Lichtbericht del giu­
bileo abbiamo anche un contributo tutto parti­
colare. «75 anni luce» descrive la storia di ERCO
ed il suo percorso: dall’idea della sua creazione
alla produzione industriale degli apparecchi di
illuminazione, alla trasformazione in fornitore
di luce per le architetture, fino a diventare uno
specialista di software ed hardware illumino­
tecnico. Nel passaggio dall’analogico al mondo
dell’illuminazione digitale si trova un pezzo di
storia industriale, rappresentata quasi nella sua
accelerazione e che riflette la cultura dell’inno­
vazione di ERCO. Un importante pezzo di que­
sta strada l’abbiamo già percorso ed ora siamo
curiosi di vedere cosa ci attende. In questa occa­
sione un grazie di cuore va ai nostri clienti, che
hanno reso possibile questa crescita, ed ai nostri
collaboratori, che hanno accompagnato questo
sviluppo con tutta la loro creatività.
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Flash
Londra
Il complesso di edifici Kings Place
non comprende solo degli uffici,
come la redazione del «Guardian»,
ma anche delle strutture culturali:
gallerie, sale concerti e ristoranti,
immersi in una chiara ed appro­
priata atmosfera creata dalla com­
binazione di downlight e faretti
ERCO e luce diurna, che invita gli
ospiti a trattenersi.
Kings Place, Londra
Architetto: Dixon Jones, Londra
www.kingsplace.co.uk
Düsseldorf
Il gruppo del settore energetico
E.ON, con il suo Corporate Center, si
dota di un nuovo volto, moderno e
rappresentativo. I nuovi e pregiati
materiali e l’illuminazione ottenuta
con downlight e wallwasher scher­
mati creano una sintesi elegante
tra la luce ed il chiaro linguaggio
formale dell’architettura.
Lisbona
Jorge Welsh e Luisà Vinhais sono
degli esperti di fama internaziona­
le in tema di porcellane antiche di
origine asiatica ed africana, e han­
no delle proprie gallerie in Inghil­
terra ed in Portogallo. Nella loro
dependance di Lisbona sono stati
impiegati esclusivamente i faretti
Pollux di ERCO per accentuare con
l’illuminazione i preziosi esemplari.
Galleria Jorge Welsh, Lisbona
www.jorgewelsh.com
Berlino
Un ex distributore di benzina degli
anni ’50 si è trasformato, con degli
intensi lavori di ristrutturazione, in
una delle più esclusive gallerie del
centro di Berlino. I faretti Optec,
i downlight e gli apparecchi da
incasso nel pavimento Tesis illu­
minano l’inusuale combinazione
costituita dall’appartamento e
dagli spazi della galleria e della
sua reception.
Galleria Jürg Judin, Berlino
Architetto: bfs d architekten,
­Berlino
Karlsruhe
Nel moderno parco acquatico, con
il tetto formato da due ali che si
estendono sopra la vasca, i wall­
washer Parscoop, i faretti da incas­
so Paratec e i downlight Zylinder
con grado di protezione IP65 crea­
no un’illuminazione sicura e varia­
bile delle diverse aree della piscina
e delle diverse zone dell’ambiente.
Stoccarda
Il progetto di illuminazione della
nuova caffetteria delle assicura­
zioni WGV ha vinto nel maggio del
2009 il premio IALD Award of Merit.
Il gioco di luci dirette e diffuse è
creato dall’interazione dei down­
light Skim, dalla forma del soffitto
e dai corpi riflettenti sospesi.
Caffetteria WGV, Stoccarda
Interior Design: ippolito fleitz
Europabad, Karlsruhe
Architetto: Geier & Geier, Stoccarda group, Stoccarda
Progettazione illuminotecnica:
www.europabad-karlsruhe.de
Gerd Pfarré, Pfarré Lighting Design,
Monaco di Baviera
E.ON Corporate Center, Düsseldorf
Architetto: bsp archtitekten,
Bochum
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Vienna
L’installazione di Olafur Eliassons
crea lungo la facciata dell’edifi­
cio della Verbund uno spettacolo
affascinante: al calare della sera si
alza una nebbia artificiale che vie­
ne illuminata di giallo dai washer
varychrome Focalflood nascosti
alla vista, simbolizzando il ritmo
del giorno e il passaggio dal giorno
alla notte.
Lisbona
Nei nuovi locali del museo della
malinconica musica tradizionale
portoghese, il fado, si è impiegata
in modo intenso l’illuminazione
delle superfici verticali. Il concetto
è stato realizzato con wallwasher
Quadra, per garantire un comfort
visivo efficiente.
Esch-sur-Alzette
L’illuminazione della piazza anti­
stante il comune della seconda
città del Lussemburgo si concentra
sull’essenziale. Gli apparecchi da
incasso nel pavimento Tesis illu­
minano gli alberi, mentre i faretti
Beamer pongono degli accenti
luminosi nella piazza.
Museu do Fado, Lisbona
www.museudofado.egeac.pt
Place de l’hôtel de ville, Esch-surAlzette
Yellow Fog, Verbund AG, Vienna
Architetti: cba Christian Bauer &
Associés Architectures, Lussemburgo Artista: Olafur Eliasson, Berlino
Progettazione illuminotecnica:
Gerd Pfarré, Pfarré Lighting Design,
Monaco di Baviera
Oslo
L’esposizione inaugurale del museo
era dedicata all'architetto Sverre
Fehn, scomparso nel febbraio del
2009, che aveva completato lo sto­
rico edificio dell’ex Banca di Norve­
gia proprio con questo padiglione
in vetro. Gli spazi sono illuminati
con faretti Parscan montati su bi­nari elettrificati Hi-trac.
Museo Nazionale dell'Architettura,
Oslo
Architetto: Prof. Arch. Sverre Fehn
www.nationalmuseum.no
Tokyo
Uno dei più importanti musei del
Giappone, il NAC, si estende su
diversi, ampi piani, per una super­
ficie complessiva di 48.000 m2. Le
circa 600 opere esposte, principal­
mente del XX° secolo, sono accen­
tuate dai faretti Eclipse, mentre le
superfici di fondo sono illuminate
in modo diffuso da un soffitto
luminoso.
The National Art Center, Tokyo
Architetto: Kisho Kurokawa
­Architect & Associates, Tokyo;
Nihhon Sekkei, Tokyo
www.nact.jp
Barcellona
Il centro culturale della fondazio­
ne del «Circulo de Lectores», che in
Spagna rappresenta un’istituzione
che conta membri onorari del cali­
bro di Re Juan Carlos o del premio
nobel Günter Grass, denota una
sobria eleganza. Il pavimento e le
colonne in marmo nero determina­
no l’aspetto degli spazi polifunzio­
nali, suddivisi tra biblioteca, galleria
per le esposizioni e sala delle ceri­
monie. I locali sono illu­minati con
apparecchi ERCO: i faretti Optec
pongono degli accenti sugli oggetti
in esposizione, mentre i downlight
creano l’illuminazione di fondo.
Centro Cultural Fundación
Círculo de Lectores, Barcellona
Architetto e progettista illumino­
tecnico: Jordi Garcès, Barcellona
Merano
Castel Trauttmansdorff, vicino
a Merano, è la sede del museo
regionale del turismo tirolese.
All’interno dei locali si impiegano
i faretti Pollux e Jilly e gli apparec­
chi a sospensione Starpoint. Al più
famoso ospite che l’abbia mai visi­
tato, l’imperatrice Sissi, è dedicata
una scultura nell’area dell’ingres­
so, messa in scena con i proiettori
Beamer.
Touriseum, Merano
Architetto: Tacus & Didonè, Bozen
www.touriseum.it
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Sprazzi di luce
Saatchi Gallery, Duke of York's HQ, Londra
Architetto: Allford Hall Monaghan Morris, Londra
Foto: Rudi Meisel, Berlino
www.saatchi-gallery.co.uk
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Moschea Sheikh Zayed bin Sultan
Al Nahyan, Abu Dhabi
La visione di un moderno governatore islamico è diventata realtà, con capolavori artistici e tecnologici da tutto il mondo: nella
moschea Sheikh Zayed, ad Abu Dhabi, affascina la raffinata drammaturgia ottenuta
con la luce diurna e con quella artificiale.
Architettura: Yusef Abdelki; Halcrow (Architetti
esecutivi); Spatium Architects, Milano (Progetta­
zione degli interni)
Progettisti illuminotecnici: Speirs and Major
Associates, Edinburgh
Fotograf: Charles Crowell, Black Star
I progettisti illuminotecnici dello studio ingle­
se Speirs and Major Associates hanno a tal
fine formulato un approccio rigoroso basato
­sull’illuminazione delle superfici verticali e
sull’illuminazione d’accento, con l’ausilio di
faretti, wallwasher ed apparecchi da incasso
nel pavimento. Gli strumenti di illuminazione
sono celati in nicchie, in cavità del soffitto o
­dietro griglie ornamentali, fedelmente alla filo­
sofia di progettazione che vuole proporre «luce
più che apparecchi». I progettisti hanno ricevu­to per il loro lavoro tutta una serie di riconosci­
menti, tra i quali il premio «Middle East Lighting
Design Award 2008» per il miglior progetto illu­
minotecnico di tutto il medio oriente e lo «IALD
Award of Merit 2009».
L’illuminazione di fondo nelle aree di transito
tra l’interno e l’esterno è celata alla vista in delle
cavità che corrono lungo il perimetro del soffit­
to. La luce bianca brillante dei faretti direzionali
Lightcast per lampade ad alogenuri metallici
da 35W fa splendere le preziose superfici dei
marmi. Le lenti per sculture disperdono il cono
luminoso del faretto direzionale per creare un
effetto di illuminazione diffusa delle pareti.
Grazie al tipo di protezione IP65 gli apparecchi
sono resistenti a polveri ed umidità e garanti­
scono una qualità della luce pari a quella degli
ambienti interni. L’illuminazione negli interni,
ad esempio nella sala di preghiera principale,
funziona secondo un principio simile: i faretti
Stella per lampade ad alogenuri metallici da
150W sono nascosti e dotati di riflettori che
generano un fascio luminoso stretto, e sono
combinati con wallwasher Stella con lampade
L’imponente moschea Sheikh Zayed è situata
tra l’aeroporto di Abu Dhabi e Abu Dhabi City,
nell’estremità orientale dell’isola del Golfo
­Persico che costituisce il centro dell’Emirato
di Abu Dhabi. La Casa del Signore, intitolata
a Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, il defun­
to ­governatore di Abu Dhabi e fondatore degli
Emirati Arabi Uniti, è un edificio superlativo:
completamente rivestito in marmo bianco,
costituisce la più grande moschea degli Emirati
Arabi Uniti e la terza al mondo. Con un’altezza
di 70 metri, è dotata della cupola più grande
che una moschea abbia mai avuto, e conta in
tutto 82 cupole. Quattro minareti alti 107 metri
fiancheggiano il cortile interno di 17.000 metri
quadrati di superficie; anche questo rivestito
in marmo con decorazioni floreali. Nella sala
­principale della preghiera si ha il più grande
tappeto intessuto a mano del mondo; per rea­
lizzarlo 200 tessitrici persiane hanno lavorato
lana neozelandese ed iraniana di 25 diversi colo­ri naturali, per un peso complessivo di 47 ton­
nellate. La moschea dispone di uno spazio che
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può accogliere 40.000 fedeli. L’iniziatore di que­
sto ambizioso progetto, Sheikh Zayed, riposa dal
2004 in un piccolo mausoleo nelle immediate
vicinanze dell’ingresso della moschea stessa.
Dalla sua idea di costruire la moschea, con­
cepita nel 1989, sono trascorsi 13 anni fino
all’erezione della struttura grezza, nel maggio
del 2002. Lungo l’intera fase di realizzazione il
progetto ha richiesto a tutti i partecipanti di
praticare le virtù che il progetto stesso simboli­
camente rappresenta: la tradizione, l’ospitalità
e l’apertura hanno caratterizzato l’intensa col­laborazione di progettisti, fornitori e operai di
tutto il mondo. L’architettura ed i dettagli si
richiamano ad un linguaggio formale orientale,
ma solo i materiali high tech e le più moderne
tecniche di produzione e di soluzioni logistiche
hanno reso possibile il brillante risultato com­
plessivo del capolavoro architettonico. Sotto la
pelle di marmo della moschea si nasconde uno
scheletro in acciaio, progettato con efficienti
tecniche di armatura supportate da sistemi CAD.
Più di 1.000 colonne sono state rivestite da più
dello stesso tipo per mettere in scena una dram­
maturgia luminosa fatta di accenti luminosi
e illuminazione omogenea delle pareti. Tutti i
componenti di illuminazione condividono lo
scopo di offrire una precisa preven­zione dell’ab­
bagliamento, per garantire il massimo comfort
visivo in tutte le varianti di utilizzo degli spazi.
Il grande numero di componenti di illumi­
nazione e la varietà delle opzioni di impiego
degli spazi hanno reso necessaria un’accurata
progettazione dell’intera tecnologia di gestione
della luce. Speirs and Major ha concepito una
soluzione in grado di coniugare la semplicità
d’impiego e la flessibilità. Sono state integrate
le diverse posizioni del sole e della luna, tutti
gli apparecchi collocati all’interno e all’esterno
e, naturalmente, le diverse varianti di impiego
degli spazi, come ad esempio l’orario di preghie­
ra, l’apertura al pubblico o l’ottimizzazione per
le riprese televisive. Per mantenere l’intensità
luminosa della sala principale costantemente
pari ai 150lx richiesti, durante la fase di pro­
gettazione i progettisti illuminotecnici hanno
I committenti hanno
ingaggiato dei maestri di
diverse specialità prove­
nienti da tutto il mondo
per la realizzazione della
moschea. La visita al di
fuori degli orari di pre­
ghiera è aperta anche ai
non mussulmani, purché
l’abbigliamento sia ade­
guato. Per informazioni
contattare l’ufficio del
turismo di Abu Dhabi
(www.visitabudhabi.ae).
Luce da osservare: un
gigante lampadario,
prodotto dalla Faustig
di Monaco di Baviera,
splende con 15.500 LED
disposti su 10 metri di
diametro e sospesi ad
un’altezza di 15,5 metri.
L’acciaio dorato, l’ottone
dorato, gli elementi in
vetro colorato e i cristalli
Swarovski adornano que­
sto apparecchio pesante
12 tonnellate, dotato al
suo interno di una scala
per i lavori di manuten­
zione.
di 20.000 lastre di marmo decorate da raffinati
intarsi in oro e pietre semipreziose che adornano
il tutto. L’allestimento degli interni è stato pro­
gettato dallo studio italiano Spatium, specia­
lizzato nell’allestimento di ville di lusso, hotel e
boutique, tra l’altro per Versace. La stessa cura è
stata usata per gli ambienti esterni: la moschea
è circondata da laghetti artificiali pavimentati
con piastrelle scure. Servono da vasche di rifles­
sione e creano degli affascinanti effetti di spec­
chiamento sia di giorno che di notte. La posa
del verde urbano nell’intera area di 550.000 m2
di superficie, con centinaia di palme e di pas­
seggiate, sarà completata nei prossimi anni per
creare una meta per le famiglie, le scolaresche
ed i turisti di tutto il mondo.
In questo progetto eccezionale un ruolo im­portante è svolto dalla drammaturgia della luce,
naturale ed artificiale, che costituisce un elemen­to unificante e si assume il compito di definire il
complesso continuum esterni-interni in tutte le
fasi del giorno e per tutte le varie attività svolte,
per dar vita ad un’atmosfera densa ed armoniosa.
ERCO Lichtbericht 88 7
eseguito dei test in una sala mock-up realizzata
in scala 1:1 nel teatro della loro città, ad Edim­
burgo.
Attualmente i paesaggisti ed i giardinieri
stanno lavorando alacremente al riordino
dell’area esterna, che non sarà seconda all’edi­
ficio stesso in quanto a splendore. Anche negli
esterni l’immagine notturna del complesso sarà
caratterizzata da uno scenario di illuminazione
ricco di variazioni: diverse centinaia di proiettori
e di apparecchi da incasso nel pavimento e più
di mille apparecchi per gradini con moderne
tecnologie LED a risparmio energetico sono già
in viaggio su di una nave diretta verso gli Emi­
rati e aspettano solo di essere montati. In breve
questo progetto elefantesco sarà finalmente
dedicato al suo scopo; gli indigeni ed i visitatori
di tutto il mondo, di qualsiasi religione o nazio­
nalità, sono invitati ad ammirare il meglio che la
tradizione e la modernità possono offrire ad Abu
Dhabi, e ad incontrarsi in un dialogo fondato sul
rispetto reciproco.
Una squisitezza artigia­
nale ed illuminotecnica:
la parete Qibla, nella sala
centrale, alta 23 metri e
lunga 50 metri. I 99 nomi
di Allah ed i tradizionali
ornamenti floreali islami­ci sono stati realizzati sui
rivestimenti in marmo
con un lavoro certosino.
L’illuminazione dal retro
avviene mediante un
sistema in fibre ottiche
della Fiberstars EFO.
Uno sguardo nella
cupola principale della
moschea: con l’aiuto di
un complesso impianto
di programmazione e
con la combinazione di
elementi di illuminazio­
ne per architetture e da
palcoscenico si possono
richiamare diversi scenari
luminosi adatti alle varie
situazioni. La componen­te cro­matica scelta dai
­progettisti è quella del­
le tonalità bluastre, alle
quali essi riconoscono una
«caratteristica spirituale».
Non visibili, i proiettori
Beamer per lampade ad
alogenuri metallici da
35W montati su cornicio­
ni e capitelli accentuano
le decorazioni ornamen­
tali.
Le sorgenti luminose
nascoste alla vista por­
tano in primo piano
­l’effetto luminoso negli
spazi e creano un’atmo­
sfera quasi magica. Nelle
cavità del soffitto, nelle
nicchie e dietro le grate
ornamentali della sala
di preghiera principale
sono montate centinaia
di faretti e di wallwasher
Stella.
Anche nelle zone di transi­
zione tra interno ed ester­
no domina l’illuminazione
delle superfici verticali. I
faretti direzionali Lightcast
IP65 con lenti per sculture
sono dotati di una carat­
teristica di distribuzione
della luce simile ai wall­
washer. Montano lampade
ad alogenuri metallici e
sono nascosti in una cavi­
tà che corre lungo tutto il
perimetro del soffitto.
Speirs and Major Associates
Lo studio britannico Speirs and Major Asso­
ciates concepisce la luce come un mezzo
per migliorare la percezione e la vivibilità
dell’ambiente visivo. Il lavoro di progettazio­
ne è ad ampio raggio in termini di tipologie
e di dimensioni dei progetti e comprende
architettura, strategia e sviluppo di prodot­
ti innovativi. Tra i progetti si annoverano
l’aeroporto internazionale Barajas (Madrid),
The Sackler Crossing (Kew), l’Opera di Copen­
hagen e gli interni della Cattedrale di St.
Paul (Londra). Esempi di sviluppo di piani di
urbanistica illuminotecnica strategica per
diverse città e per lo sviluppo di aree urbane
sono Cambridge, Coventry, Durham, Al Raha,
Abu Dhabi e Burj Dubai. Lo studio ha contri­
buito in modo determinate ad accrescere nel
pubblico britannico la considerazione della
progettazione illuminotecnica come pro­
fessione. Oggi Speirs and Major Associates
8 ERCO Lichtbericht 88
Da sinistra a destra:
Keith Bradshaw, Mark
Major e Jonathan
Speirs, direttori dello
studio Speirs and
Major Associates.
La cupola principale si
solleva per circa 70 metri
sul cortile interno ed è
la più grande cupola al
mondo in una moschea.
L’intera superficie del cor­
tile, pari a 17.000 metri
quadrati, è pavimentata
in marmo e decorata con
ornamenti floreali.
impiega circa 30 dipendenti provenienti dai set­
tori dell’architettura, dell’arte, dell’illuminazione,
della progettazione di interni, della grafica e del­
la tecnica da palcoscenico. Ha due sedi situate a
Londra ed a Edimburgo.
www.lightarch.com
ERCO Lichtbericht 88 9
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La luce segue il curatore,
e non viceversa
di Werner Lippert
Parliamo dunque della luce nell’esposizione.
Ciò che oggi spesso vediamo come il mero
risultato di opportunità offerte da architetture e tecniche di illuminazione, riguarda in
realtà innanzitutto una decisione del curatore. E siccome essa matura in un confronto
con l’opera d’arte, si tratta di un risultato
estetico, non architettonico. O almeno così
dovrebbe essere.
L’estetica della contemplazione è soggetta alle mode ed agli sviluppi della nostra
vita culturale ed è determinata anche da
ciò che siamo soliti riassumere in un sempre più ampio concetto di cultura. Il museo
­infatti non si occupa più solamente di arte
ma, dopo che i confini tra arte alta e bassa
sono caduti, ha accolto nelle sue esposizioni (e collezioni) tutta una serie di altri tipi di
artefatti. Oltre ai quadri e alle sculture, oggi
si espongono anche oggetti del quotidiano,
automobili, moda, video, sculture ­luminose
e quant’altro. Si ampliano così le ­esigenze
poste all’illuminazione. I moderni concetti di
presentazione fanno di tutto per ­accrescere
ulteriormente tali esigenze, tanto che nelle
esposizioni oggi parliamo di drammaturgia,
messa in scena, o addirittura di mitologia.
È interessante il fatto che la luce sia sempre stata un elemento «da curatore»: l’illuminazione è stata vista come una parte dell’immagine. Per questo già negli affreschi del
rinascimento valeva la regola per cui l’illuminazione costante della parete vuota dovesse
essere trasferita «sull’immagine». Una ­regola
formulata dal pittore Cennino Cennini, che
in seguito fu ripresa da Giovanni Paolo Lo­mazzo anche per la pittura su tela. Lomazzo
sosteneva infatti che la luce della sala espo­
sitiva doveva essere ripresa nell’opera.
Già da questo esempio si vede come l’illuminazione delle opere d’arte sia sempre
anche il prodotto di una data epoca. Fino
all’inizio del XIX° secolo la luce artificiale
era la luce delle candele o delle lampade ad
olio, e consentiva di generare solo dei flussi luminosi limitati. I pittori e gli espositori ­erano quindi vincolati alla luce diurna e
si basavano sulla luce proveniente da nord,
quella meno variabile. Solo nel XIX° secolo
si è sviluppata la tecnologia che consentiva
di generare la luce a gas od a petrolio, con
le reticelle Auer o con l’elettricità.
Si dovette però attendere ancora del tempo
perché la luce artificiale potesse ­essere accettata per l’illuminazione delle opere d’arte. Gli
edifici dei musei pubblici costruiti nella prima metà del XIX° secolo si servivano ­ancora
esclusivamente della luce diurna. E anche in
seguito, per lungo tempo, nonostante la pre16 ERCO Lichtbericht 88
senza della luce artificiale, anche le ­nuove
costruzioni erano sempre dei musei illuminati con la luce diurna. Ancora nel 1879, in
un’esposizione al Salone di Parigi, un artista
protestò perché le sue opere erano sottoposte
alla violenta luce delle lampade ad incandescenza. Solo negli anni ’50 e ’60 del XX° secolo l’architettura dei musei iniziò a focalizzarsi
principalmente su gallerie senza finestre.
Parliamo della luce nel museo. O per meglio
dire: della luce nell’esposizione. Infatti il
museo non è più l’unico luogo in cui si pre­
sentano le esposizioni d’arte. Ad esso si
sono aggiunti negli scorsi decenni i circoli
dell’arte, le sale d’arte, le case d’esposizio­ne e le gallerie.
light installations in our nineteenth-century
galleries where paintings are hung on deeply
colored walls.»
Le riflessioni di O'Dohertys erano però
soprattutto congruenti con le idee ­dell’arte
minimalista, i cui artisti creavano le loro opere per una data funzione di spazio, luce e
campo visivo, come ha notato Robert Morris
nel suo saggio «Notes on Sculpture» (1966).
L’osservatore si trova con l’opera in uno spazio strutturato e ha la possibilità di creare
Il White Cube e le sue conseguenze
da sé i diversi rapporti con l’opera. Ciò viene
In quel tempo il critico d’arte irlandeseamericano Brian O'Doherty nei suoi leggen­
supportato dall’assunzione di diverse posidari saggi sul «White Cube» sulla rivista Art­
zioni nello spazio e dal cambio di condizioni
forum sviluppava la storia dell’emancipazione di luce che ciò comporta.
dell’immagine, a partire dal Salone delle
Donald Judd, influente artista e critico
Esposizioni del XIX° secolo quale prima galdi quel tempo, ha sviluppato ­ulteriormente
leria aperta al pubbli­co. Nel suo intervento
questa idea. Dal 1977 ha vissuto principalfece notare la recipro­ca relazione tra la stomente a Marfa, in Texas, dove ha acquistaria dell’arte moderna e quella delle gallerie
to della terra e diversi edifici per ­installare
espositive.
le sue opere in modo esemplare, al di ­fuori
Il suo «Inside the White Cube – la nascita e dell’industria dell’arte. A Marfa quindi ­salta
lo sviluppo della cella bianca» è certamente
agli occhi l’immenso significato che Judd
il più importante testo mai scritto sulla stoattribuiva a luce e spazio nella sua arte. La
ria dello sviluppo dei musei. Il quarto saggio, luce è intesa come luce diurna che incide da
comparso a grande distanza temporale dai
entrambe i lati. In questa installazione l’illu­
primi tre testi ed intitolato «La galleria come
minazione delle opere d’arte si modifica al
gesto», tratta in definitiva la questione se la
passaggio dell’osservatore davanti ad esse ed
spazio vuoto di una galleria non sia poi la vera anche con la variazione della posizione del
conquista della modernità. Sulla sua funzio­- sole nel corso della giornata o con il ­variare
ne O’Doherty si esprime in questi termini: «La delle condizioni atmosferiche. In questo
galleria ideale tiene lontani dall’opera ­d’arte modo Judd ha creato quello che per lui è il
tutti gli elementi che potrebbero ­disturbare
museo «ideale».
il fatto che si tratta di ‘arte’. Costituisce uno
schermo che protegge l’opera da tutto ciò che Niente luce artificiale nella fabbrica di
ostacola lo scopo per cui l’opera stessa è stata biscotti
creata. Ciò conferisce al locale ­un’accresciuta Un’altra concezione della luce è stata invece
presenza, come altri spazi ne hanno, in cui
scelta per il progetto americano per il museo
viene mantenuto in vita un sistema di ­valori
Dia:Beacon. Il più grande museo di arte conchiuso.»
temporanea al mondo è stato inaugurato nel
Da allora sono stati richiesti ­allestimenti
2003 in una ex fabbrica, nella quale fino al
basati su questi principi ed ­un’illuminazione 1991 sono stati prodotti scatoloni per cracker.
adeguata, tra gli altri dai pittori del movimen- L’enorme superficie espositiva, quattro volte
to del Color Field, e gli edifici dei musei sono più grande del Whitney Museum of American
stati adattati a queste esigenze. Così si espri- Art di New York, consente di presentare in
me il progettista illuminotecnico Scott Rosen- uno spazio ottimale anche le opere artistiche
più grandi. In Europa c’è qualcosa di simile
feld in relazione al suo lavoro per la cosidnelle Hallen für Neue Kunst a Schaff­hausen,
detta «Color Field Gallery» nel Smithsonian
in Svizzera.
American Art Museum di Washington:
«Vogliamo mostrare l’arte così come la
«������������������������������������
Our objective when lighting our modsi dovrebbe osservare, in un ambiente che
ern galleries, especially the one dedicated
si addica alle intenzioni dell’artista»: così il
to Color Field painting, is to help artworks
direttore Michael Govan spiega il ­concetto
appear as a natural extension of the white
alla base del museo. Nella nuova «meta di
wall. The lighting should subtly ‘pop’ works
pellegrinaggio degli amanti dell’arte globaoff the wall without making them look ‘spot
lizzati», come la chiama il New York Times, si
lit.’ If the relationship between the wall and
è rinunciato completamente alla luce elettrithe work is perfect, it will appear almost to
ca, salvo che per l’illuminazione d’emergenza.
float on the wall.»
E conclude: «This is opposite from the way we Al suo posto, 3.000 metri quadrati di lucer-
nai offrono una luce omogenea e non troppo
violenta, proveniente dall’alto. Di conseguenza il Dia:Beacon in inverno chiude alle 16, in
estate alle 18.
Gallerie, collezionisti, espositori e musei
hanno reagito a questo concetto di illumina­
zione impiegando anch’essi la luce diurna
oppure con installazioni che ­soddisfacessero
le esigenze dell’artista in altro modo: si sono
così montate quantità industriali di apparecchi al neon, che immergono lo spazio in
una luce uniforme, impersonale, e piuttosto
abbagliante.
Ciò che era particolarmente adatto agli
oggetti dell’arte minimalista, come l’illuminare una scultura di Carl Andre sparpagliata sul pavimento in modo diverso che con la
luce omogenea dall’alto, poteva essere utilizzato anche per una nuova forma artistica che si andava definendo: la fotografia. In
particolare Bernd e Hilla Becher (caldamente
recepiti e supportati dagli artisti minimalisti
come Carl Andre) hanno trasformato la fotografia documentaristica in una forma artistica. Hanno ripreso i loro oggetti, torrette dei
convogliatori, serbatoi del gas e simili, preferibilmente da un punto di vista leggermente
rialzato e con luce diffusa, in modo da farli
comparire con il loro sfondo naturale.
Per consentire l’astrazione dal tempo,
­nessuna nuvola doveva disturbare le esposizioni prolungate. «Il cielo non è blu», ha
detto Hilla Becher. Lo sembra. Per questo il
colore non dovrebbe mai intorbidire il percorso «verso una data verità oggettiva». Ciò
corrispondeva ad una nota analisi di Roland
Barthes sui «miti della quotidianità»: «le cose
danno l’impressione di avere un significato
di per sé.» E proprio questa era una delle premesse dell’arte minimalista.
Neutro contro drammatico
Ma anche un esponente della generazione
dei «seguaci» di Bernd e Hilla Bechers, Thomas Demand, risponde alla domanda sull’illuminazione delle sue foto in modo laconico:
«Lavoro solo con luce artificiale», e da que­sta fa derivare un’illuminazione «adeguata»
alla sua esigenza di avere una luce appunto
artificiale, piatta, non gerarchizzante e per
niente drammatizzante. E chi vede lo studio
del suo collega Thomas Struth a Düsseldorf è
impressionato innanzitutto da una interminabile fila di luci al neon che crea un intenso
tappeto di luce.
L’installazione di tali immagini, che quasi
negano la luce in sé, o almeno qualsiasi forma di drammatizzazione con la luce, richiede
una luce particolare, nel caso specifico una
Il Dia:Beacon: in una ex
fabbrica di biscotti nella
Hudson Valley è sorto
un museo illuminato
solo con luce diurna,
con spazio sufficiente
per ospitare delle opere
monumentali (Donald
Judd, untitled, 1975.
© Donald Judd Foundation/Licensed by VAGA.
Foto: Bill Jacobson)
Fotografie di Mario Testino
nel NRW-Forum, Düsseldorf: l’illuminazione pone
degli accenti marcati e
fa vivere i motivi, proprio
come voluto dall’artista.
ERCO Lichtbericht 88 17
Luce neutra, pratica e
senza ombre, per un’installazione di Bruce
­Nauman nella Galleria
Konrad Fischer, Düsseldorf.
Couture di Alexander
McQueen nel NRWForum, Düsseldorf: i fasci
di luce estremamente
stretti dai faretti proiettori fanno emergere dal
buio gli oggetti esposti.
18 ERCO Lichtbericht 88
luce neutra, non drammatica e contenuta
quanto la luce nelle immagini esposte. Tutto
ciò assume un maggiore significato anche
sullo sfondo della storia (dell’arte), in quan­
to l’illuminazione dell’atelier è sempre stata
anche l’illuminazione dominante nel museo.
Per secoli i pittori si sono rivolti alla luce
diurna naturale, e ciò si rispecchiava nell’illuminazione del museo. Oggi che le circostanze sono ad esempio quelle date dal loft, gli
artisti utilizzano un’illuminazione ottenuta
con lampade al neon o soffitti luminosi. E
quelli che hanno impiegato questa illuminazione non drammaturgica o gerarchizzante
nei loro atelier richiedono oggi una luce
simile nei musei.
Per il principe degli artisti Markus Lüpertz
il museo «classico» è quindi costruito così:
«quattro pareti, luce che viene dall’alto, due
porte, una per quelli che entrano, l’altra per
quelli che escono.» E ci sono quindi edifici di
musei che soddisfano le esigenze di Lüpertz
(e in una certa misura anche quelle di Brian
O'Doherty) sfruttando la luce diurna, come
il Kirchner Museum a Davos o la Kunsthaus
a Bregenz, od edifici di architetti come Herzog & de Meuron (Tate Modern) e Stephan
Braun­fels (Pinacoteca del moderno), che
sfruttano la tecnica del soffitto luminoso.
Ma anche contro questa soluzione (re)agiscono ­alcuni artisti, come di recente Gerhard
Richter nel Museo Ludwig di Colonia, che
fece togliere il rivestimento diffusore ­della
luce e che moltiplicò di colpo i flussi luminosi.
Da Rembrandt a Gursky
Come si vede, a volte i concetti dei curatori
variano con gli sviluppi dell’estetica, ma altre
volte anche con l’introduzione di nuovi modi
di osservare l’arte: «È la mia prima immagine
fotografata puramente in digitale; la luce
deve essere identica su tutte le impressioni.
Prima ho spesso lavorato con apparecchi
fotografici a lastre, con attrezzatura pesan­te. Questa impressione è composta da mol­te scene in dettaglio, è un mix delle piste di
Nürburgring e di Shanghai. Ho eliminato
le diverse prospettive.» Con queste parole
Andreas Gursky descrive le sue nuove immagini della Formula 1.
Si confronti ora Gursky con Rembrandt,
con il fascino del chiaroscuro, e anche con
Caravaggio, il maestro dei contrasti di luce
del realismo eccessivo. Non si può ­ancora
prevedere se da ciò scaturirà una ­richiesta
di un nuovo tipo di illuminazione. Per il
momento comunque Andreas Gursky preferisce un’illuminazione omogenea delle sue
immagini, proprio come sono state messe in
scena alla perfezione nella sua grande esposizione nella Haus der Kunst di Monaco di
Baviera. A tal fine sono state completamente tolte le installazioni luminose e sono stati illuminati i soffitti a volta con dei potenti
proiettori in modo che nelle sale espositive ci
fosse una forte luce indiretta che illuminava
tutto omogeneamente. Di solito egli afferma
di preferire le lampade al neon. In realtà però
si adegua alle caratteristiche dei locali. Così
nella sua esposizione nella National ­Gallery
of Victoria a Melbourne erano le lampade
alogene a determinare l’effetto complessivo.
Andreas Gursky volle che la luce venisse un
po’ dimmerata e che si accentuasse ad esempio il lavoro delle soste ai box.
Il giorno e la notte nel museo
Artisti come Jeff Wall hanno esigenze ancora
più differenziate nei confronti dell’illuminazione. Egli afferma: «La parola museo appare
associata alla luce diurna, mentre il cinema
presuppone una sala buia. Fin dall’inizio il
museo ha avuto l’ambizione di essere un
museo universale. Poi però oltre al giorno si
deve contemplare anche la notte, e quindi
il museo deve dotarsi anche di stanze buie.
Forse dovremmo suddividerlo nell’ala solare
e nel tratto lunare.»
Con questo discorso Wall apre un
ampio campo di discussione: cos’è adegua­to all’esposizione? Cosa si espone? Come
si amplia il nostro canone ­dell’esponibile?
Esso si amplia anche con l’effimero, con i
modelli, le proiezioni, gli oggetti ­luminosi,
gli oggetti quotidiani, i mezzi a stampa od
elettronici ed i tessuti. Gli oggetti che appartengono ad una data estetica merceologica,
come ad esempio le fotografie della moda o
gli stessi lavori degli stilisti della moda, richiedono però un’illuminazione che ­corrisponde
più a quella del settore della distribuzione al
dettaglio e dei centri commerciali, ­piuttosto
che all’illuminazione convenzionale di un
museo. D’altra parte in questo modo si creano dei nuovi elementi con i quali ­orientarsi.
Mentre qualche artista si orienta sulla luce
diurna, altri introducono i media come sistema di riferimento, come ad esempio il fotografo Mario Testino, che assimila la presentazione delle sue immagini nel museo alla
loro rappresentazione nelle riviste e nel farlo ricorre anche al comportamento ­ricettivo
dei visitatori: «Beams of light concentrate
the eyes of the beholder on the image which
is the same that magazines do due to the
nature of their sizes and distance between
the ­viewer and the maga­zine. As most of the
images shown were shot for magazines, these
lights made sense. On another note, in general when looking at pictures on a wall they
tend to lose some of the light that ­actually
exists whilst I take an image. I like life and
these lights seem to bring the images to life.»
La reazione dei curatori a questo punto di
vista di Testino è stata l’impiego di potenti
proiettori con una forte limitazione del fascio
di luce, in modo da illuminare solamente l’im­magine mentre l’ambiente circostante rimaneva relativamente al buio. L’effetto è ­stato
enorme: la foto sembrava una diapositiva
luminosa e attirava magicamente l’osserva­
tore verso di sé.
Che gli artisti indichino l’illuminazione
che vogliono per le loro opere è ormai normale. Un caso a parte costituisce Constantin
Brancusi, che ha lasciato una documentazione fotografica su come si debbano presentare ed illuminare le sue opere plastiche. Le
fotografie sono conservate nel Musée d'art
moderne di Parigi, e anche la Kunsthaus di
Zurigo ne possiede un fascicolo. Per Brancusi
è di grande significato l’effetto delle sue sculture sul basamento e nello spazio. Secondo
lui per creare questo effetto spaziale è imprescindibile una luce indiretta. Una idea alla
quale abbiamo fatto ricorso per l’illuminazione della nostra esposizione «U.F.O. – ai
confini tra l’arte e il design», per accentuare
con la luce l’effetto di riempitivo degli spazi
da parte delle sculture (che si tratti di opere
d’arte o di oggetti di design). Un primo test
è stato realizzato con il lavoro di Ron Arad
intitolato «Box in four movements».
I testi e le guide sul tema dell’illuminazione nei musei sono fin troppo spesso redatti
da restauratori che partono dal presupposto
che la luce sia dannosa per le opere esposte.
Oppure sono scritti da architetti che presentano delle idee tutte loro. Per questo un collega ha espresso la sua perplessità: «Il problema per molti musei di arte contemporanea è
che gli architetti pensano ancora in ­termini
di quadri appesi al muro che devono essere
illuminati singolarmente.»
Christopher Cuttle ha formulato perfettamente con il titolo del libro «Light for Art's
Sake».
L’autore ringrazia per le opinioni raccolte
in conversazioni e corrispondenze con il
Dr. Julian Heynen (K21 Kunstsammlung
Nordrhein-Westfalen), con Thomas Demand
e Andreas Gurky, con i fotografi Mario
Testino e Albert Watson e durante il lavoro
svolto con i fotografi, i designer e gli artisti
esposti nel NRW-Forum.
Una questione della concezione del
­curatore
Oltre a tutte le precauzioni volte a conservare
l’opera, l’allestimento dell’illuminazione di
un museo, almeno dal mio punto di vista, è
una questione della concezione del curatore, che in ogni caso deve partire delle idee
dell’artista. Una concezione il cui oggetto
nel corso del tempo è variato molto, andando dalla concentrazione sull’adeguata illu­
minazione di una singola opera fino alla
disposizione indistinta di gruppi di oggetti e
quadri di un dato artista, come ad esempio
per i quadri di Rothko nella Tate Gallery di
Londra. Una concezione che, vedendola in
retrospettiva, è sottoposta essa stessa ad un
continuo variare, non solo perché cambiano
le condizioni di produzione dell’arte, ma
anche perché cambiano le esigenze sociali
in merito alla sua presentazione. Questa
concezione ha comunque sempre come fine
l’impiego della luce con amore per l’arte,
concetto che il designer dell’illuminazione
Sull’autore: Werner Lippert
Da 10 anni Werner Lippert guida assieme a
Petra Wenzel l’ufficio esposizioni del NRWForum Kultur und Wirtschaft di Düsseldorf. Il
NRW-Forum Kultur und Wirtschaft si è conquistato una posizione autonoma nell’ambito
dei musei ed ha quindi fissato degli standard
popolari e pubblicamente riconosciuti nella
messa in scena nei campi della fotografia, dei
video, della moda, del design e dell’architettura.
I nuovi grandi trend che si identificano a partire
dalla fine degli anni ’90 nella teoria dell’arte, dei
media e dell’economia, come la fotografia del­
la moda o la convergenza tra moda ed arte, tra
video ed arte, tra pubblicità ed arte, sono stati
individuati in anticipo e sfruttati di conseguenza
per la realizzazione di un programma espositivo
unico.
«Nessun’altra istituzione è riuscita a coniugare con altrettanta eleganza arte, moda, design,
architettura, nuovi media, dibattito ed econo­
mia.» scrive Vogue, ed afferma inoltre: «NRWForum porta moda, arte e fotografia a dialogare tra loro.»
Werner Lippert è anche consulente di Corporate Culture. In qualità di socio e ­direttore
generale della Projects Corporate Culture
Consultants GmbH di Düsseldorf segue dei
progetti nel settore della Corporate Culture
e della comunicazione d’impresa per imprese come la Münchener Rück AG, la Cassa di
Risparmio di Düsseldorf e la Daimler AG ed
ha seguito la sponsorizzazione di Hugo Boss
al Guggenheim Museum.
È autore di testi come «Corporate
­Collecting» o «Future Office» e di numerose
pubblicazioni sull’arte contemporanea.
www.nrw-forum.de
ERCO Lichtbericht 88 19
La luce del curatore:
uno studio su di un oggetto
La luce costituisce uno strumento del curatore
sotto diversi aspetti: innanzitutto la luce indirizza l’attenzione ed influenza la percezione.
L’illuminazione di un oggetto modifica l’effetto
prodotto dal materiale che lo costituisce e la
sua tridimensionalità. Le qualità della messa in
scena vanno dalla drammaticità e dalla teatralità fino alla neutralità ed alla sobrietà, come
illustra in modo plastico questo studio su di un
oggetto di design di Ron Arad, effettuato in
occasione dell’esposizione «U.F.O. – ai confini
tra l'arte e il design» (23.05. – 05.07.2009) nel
NRW-Forum Kultur und Wirtschaft.
Faretti con riflettori
Spot da due lati
È l’illuminazione classica
con due sorgenti luminose a fascio stretto orientate, per una buona rappresentazione di materialità
e forma, ma anche per
una creazione di ombre
dure e drammatiche.
Faretti con riflettori
Flood da due lati
Le sorgenti di luce orientate con coni di luce a fascio
largo hanno un effetto
simile ma generano delle
ombre più tenui ed illuminano di più l’ambiente
circostante.
Faretti con riflettori
Spot da due lati, illumi­
nazione diffusa delle
pareti
Una ulteriore illuminazione omogenea delle pareti
attenua i contrasti e crea
uno sfondo neutrale e
tranquillo per l’oggetto,
chiaramente accentuato
dai faretti.
Un faretto da sinistra,
luce diffusa da destra
Anche la combinazione
di una sorgente luminosa puntiforme a fascio
stretto con una luce dif­
fusa crea contrasti tenui
nell’ambiente, illuminando
l’oggetto con sufficiente
brillantezza e plasticità.
Ron Arad: Box in Four Movements, 1994, acciaio
inox lucido e acciaio patinato, 42x42x42 cm (chiuso),
­edizione limitata di 20 esemplari.
Per gentile concessione della Designer's Gallery/
Gabriele Ammann, ­Colonia.
Washer con lampada
fluorescente da destra
L’illuminazione a fascio
largo da un lato crea
ombre tenui. Per la man­
canza di brillantezza
­l’oggetto in sé viene rap­presentato con scarsa
chiarezza e plasticità.
20 ERCO Lichtbericht 88
Washer con lampada
fluorescente da sinistra
La stessa situazione, ma
illuminata dall’altro lato:
a seconda della ­direzione
della luce cambia la percezione dell’oggetto. Le
normali direzioni della
luce, ad esempio la luce
obliqua dall’alto, appaiono più naturali.
Washer con lampada
fluorescente da due lati
Due sorgenti luminose
laterali a fascio largo
generano un’illuminazio­
ne povera di contrasti,
con ombre deboli. La luce
omogenea fa quasi sparire
sullo sfondo l’oggetto e il
suo basamento.
Luce diffusa da destra
La luce diffusa laterale
non crea ombre nette, ma
la sua direzione consente
di distinguere i volumi.
Per la mancanza di brillantezza e di contrasti la
materialità dell’oggetto
risalta poco.
Luce diffusa dall’alto
La luce diffusa dallo zenit,
come nel caso di un soffitto luminoso, non differenzia gli oggetti nella
stanza. I contrasti sono
deboli, la materialità e la
cromaticità dell’oggetto
sono poco percepibili.
ERCO Lichtbericht 88 21
Lighting Leibovitz
to d’interni, ed hanno accettato l’invito di ERCO
a partecipare ad un insolito workshop per stu­
denti. Da qualche anno ERCO si impegna nell’or­
ganizzazione di seminari per trasmettere agli
studenti più creativi le conoscenze sull’illumina­
zione delle architetture. All’inizio di quest’anno
è stata inviata un’insolita offerta agli alunni
che avevano già partecipato ad un workshop di
base: sviluppare un concetto di illuminazione
per un’esposizione e realizzarlo sulla base di un
compito di progettazione concreto. Illuminare
Annie Leibovitz!
A quanto pare gli studenti contattati hanno
subito capito che si trattava di una chance del
tutto particolare: dopo qualche e-mail e qual­
che telefonata in meno di sei ore i 15 posti del
workshop erano già stati assegnati. Si è così
formato un team competente e molto moti­
vato che, con il supporto degli esperti di ERCO,
ha creato e realizzato in soli quattro giorni un
completo concetto di illuminazione per l’espo­
sizione. Una prova notevole dal punto di vista
progettuale e logistico, in quanto parallelamen­
te all’allestimento dell’esposizione stessa si è
dovuto posizionare e mettere a fuoco diverse
centinaia di apparecchi, in parte prima ancora
che le opere esposte avessero preso posto sulle
pareti. Non un esercizio, quindi, ma lo svolgi­
mento dell’attività di progettazione illumino­
tecnica per eccellenza.
Per ottenere un’illuminazione perfetta per
un’esposizione che conta opere che vanno
dai 20 cm ai sei metri di dimensioni, e per fare
in modo che nessuna idea andasse persa, due
gruppi di progettazione hanno lavorato in con­
www.co-berlin.info
Foto: David Kuntzsch, Bochum
A Berlino, nell’ambito di un light work­shop ERCO, alcuni studenti hanno messo
la grande retrospettiva di Annie Leibovitz
­sotto i riflettori.
Tutto si basa sul piano
ufficiale della disposi­
zione delle opere, illumi­
nate solo con apparecchi
per l’illuminazione delle
superfici verticali.
Il curatore Felix Hoffmann
presenta le opere nel det­
taglio e spiega il concetto
di allestimento degli spazi
concordato con l’artista.
22 ERCO Lichtbericht 88
«We are taking care of Berlin», dice il fotografo
Stephan Erfurt, direttore dell’istituto C|O Berlin,
a gestione privata. Con questa espressione lui e
i due cofondatori dell’istituto, il designer Marc
Naroska e l’architetto Ingo Pott, intendono
esprimere il grande impegno personale nelle
cariche onorarie di un progetto che per loro
comporta, oltre ai rischi economici e al molto
lavoro, anche successo e riconoscimenti. L’ulti­
mo capitolo di questa storia di successo è una
completa retrospettiva di Annie Leibovitz, con
le opere private e quelle su commissione della
fotografa di fama mondiale, risalenti al periodo
che va dal 1990 al 2005. C|O Berlin ha riempito
con più di 200 opere esposte la sua intera sede
del Postfuhramt, la storica sede direzionale del­
la posta nella Oranienburger Straße, nel centro
pulsante di Berlino, tra il quartiere dei musei e
quello dei palazzi governativi: un luogo perfetto,
l’unico in Germania ad ospitare questa sensazio­
nale mostra itinerante.
«We are taking care of your lighting», hanno
detto 15 studenti di architettura e d’arredamen­
correnza tra loro. Dopo che il lunedì mattina
è volato via tra una dettagliata introduzione
all’opera della Leibovitz e una visita alla sede
con il curatore Felix Hoffmann ed il direttore
Stephan Erfurt, è rimasta solo una giornata per
lo sviluppo e l’illustrazione dei concetti dei due
team, che già nel pomeriggio del giorno dopo
hanno dovuto convincere i critici committenti
della validità dei loro progetti. Sono state quin­
di identificate le migliori idee dei due gruppi di
lavoro e le si è integrate in un concetto com­
plessivo, compiuto e coerente. In questa fase
gli studenti hanno dimostrato concentrazione
e tenacia ed i responsabili di C|O Berlin da parte
loro hanno mostrato del coraggio nell’affidare
a dei giovani professionisti una tale responsabi­
lità. Dopo due soli giorni di allestimento, venerdì
sera 160 giornalisti e 4.000 visitatori hanno po­tuto visitare regolarmente la mostra. Alla fine,
dopo tutto questo lavoro assieme, tutti i parte­
cipanti si sono trovati d’accordo sul risultato: un
concetto di illuminazione raffinato e compiuto,
perfetto per illustrare l’opera di una maga della
luce.
Nel mock-up dei pezzi di
cartone rimpiazzano le
opere non ancora conse­
gnate.
Lo storico ginnasio fa da
sipario ad un magico alle­
stimento di grandi imma­
gini di paesaggi. La luce
omogenea fa emergere
dal buio le opere esposte.
La luce è la quarta dimen­
sione dell’architettura. I
committenti discutono in
loco con il team di pro­
gettisti.
L’ora della verità: la pre­
sentazione al committen­
te dei concetti sviluppati.
Un’intensa discussione
per trovare le soluzioni
migliori.
Solo quando l’illumi­
nazione è già montata
entrano in scena le oltre
200 opere. La tensione
è palpabile in tutti i par­
tecipanti al progetto.
ERCO Lichtbericht 88 23
Dopo un primo posizio­
namento degli apparecchi
«alla cieca», in un secondo
momento si è provveduto
ad una precisa messa a
fuoco.
L'evento di venerdì 20 febbraio 2009 sembra aver
fatto dimenticare a tutti che la Berlinale aveva
già arrotolato i tappeti rossi nel weekend prece­
dente: ciò che si stava svolgendo sulle gradinate
e nel foyer del Postfuhramt non aveva niente da
invidiare al trambusto del festival del cinema. Per
spiegare questo affollamento di stampa e pub­blico qualcuno ha pensato che almeno alcune
delle personalità ritratte nell’esposizione doveva
essere presente. Effettivamente i 300 invitati,
tra i quali 160 giornalisti selezionati, sono tutti
accorsi per una sola persona: la star è Annie
Leibovitz, che in genere sta dall’altra parte della
macchina fotografica, ma che questa volta è
sotto i riflettori.
Fin dall’inizio della sua carriera professionale
come fotografa della rivista Rolling Stone, nel
1970, la Leibovitz ha posto le persone al centro
della propria fotografia. Di solito erano perso­
nalità che lei, ispirata da un colpo d’occhio da
reporter alla Henri Cartier-Bresson o alla Robert
Frank, fotografava per la rivista; altri erano sulla
via della fama, alcuni diventarono famosi pro­
prio per le sue foto. La serie di committenti, con
il Rolling Stone Magazine, Vanity Fair o Vogue,
ha lo stesso glamour della lista di soggetti foto­
grafati: Johnny Depp, Nicole Kidman, George
Clooney e tutti i presidenti degli Stati Uniti da
Nixon in poi. Se da un lato nel suo lavoro gior­
nalistico la provvidenza l’ha spesso portata nel
posto giusto al momento giusto, come con la
foto di John Lennon e Yoko Ono poche ore prima
dell’omicidio di Lennon, con la quale scrisse un
pezzo di storia, d’altro canto è considerata l’in­
ventrice del ritratto messo in scena. Sono queste
24 ERCO Lichtbericht 88
L’illuminazione diffusa
ed omogenea delle pareti
accentua le opere sulle
pareti espositive che non
fanno parte dell’architet­
tura. Le immagini appese
direttamente alle pareti
storiche sono invece illu­
minate dai faretti con lenti
per sculture, per una luce
morbida ed individualiz­
zata.
L’illuminazione delle
superfici delle pareti crea
una chiara gerarchia della
percezione e distingue
ciò che è importante da
ciò che non lo è. Una stri­
scia di luce ben definita
sul pavimento guida il
visitatore nella sala del
gimnasio, dove si trova­no
le immagini più grandi
dell’esposizione.
foto che rendono spettacolare l’esposizione: le
foto private di famiglia, degli amici e della sua
vita personale costituiscono invece un elemento
di rottura che disorienta l’osservatore. La mostra,
basata sul libro «A Photographer’s Life», pone in
contrapposizione, mescolandoli in modo inten­
so, i ritratti dei personaggi famosi e i momenti
più intimi, come la morte di suo padre, la nascita
dei suoi figli ed il periodo in cui morì Susan Son­
tags, la famosa intellettuale americana che per
15 anni, fino alla propria morte, fu compagna
della Leibovitz.
Criticata da molti per la pubblicazione di
queste foto, la Leibovitz stessa parlando con i
giornalisti ammette che non tornerebbe mai a
svelare la propria vita privata in questo modo,
ma che è comunque lieta di averlo fatto una
volta. Il privato divide il pubblico, rispetto e
approvazione si incontrano con la perplessità
e l’incomprensione. Dal punto di vista artistico
appare comunque normale che una fotografa
filtri e gestisca il mondo attraverso la sua mac­
china fotografica, sia la vita quotidiana che
i momenti più emozionanti. In definitiva gli
animi si dividono solo sulla questione della
­pubblicazione.
In questo contesto è particolarmente inte­
ressante il fatto che proprio Susan Sontag, già
molto prima della sua relazione con la Leibovitz
e prima che questa pubblicasse le foto della sua
malattia e della sua morte, avesse analizzato
questo conflitto nella sua ormai mitica opera
«Sulla fotografia». Essa afferma che le fotografie
semplicemente illustrano il mondo, ma che non
lo possono trasportare nel suo mutare e con i
suoi retroscena. Solo se sussistono determinate
condizioni il significato emotivo dello scatto
potrà essere quindi trasmesso dalla fotografa
all’osservatore. Altrimenti le foto lo possono
lasciare l’osservatore perplesso.
Comunque la si pensi, il visitatore si trova di
fronte ad una ricca e polarizzante esposizione,
che mostra in modo adeguato la personalità di
Annie Leibovitz in tutti i suoi diversi aspetti.
David Kuntzsch
Altre informazioni:
Annie Leibovitz: A Photographer‘s Life,
1990-2005
Random House, New York (2006)
ISBN-10: 0375505091
ISBN-13: 978-0375505096
Annie Leibovitz: At Work
Schirmer/Mosel (2009)
ISBN-10: 3829603827
ISBN-13: 978-3829603829
Alla corte di una star:
quando Annie Leibovitz
arriva con un adeguato
ritardo, tutta l’attenzio­
ne è rivolta a lei. Più di
160 rappresentanti della
stampa si sono raccolti
attorno alla fotografa,
che sullo sfondo inusuale
della collezione delle pro­
prie immagini racconta i
più importanti momenti
della sua biografia.
Annie Leibovitz – Life through a Lens (DVD)
Regia: Barbara Leibovitz
Kinowelt Home Entertainment (2008)
ERCO Lichtbericht 88 25
Novità 2009: Faretti con tecnica LED
Le famiglie di faretti Cantax, Emanon e
Optec, con le quali ERCO già offriva faretti
varychrome con tecnica LED, sono ora integrate da faretti con LED in bianco diurno e
in bianco caldo.
Questi nuovi faretti utilizzano le caratteristi­che nettamente migliorate dell‘ultima generazione di LED bianchi, soprattutto per quanto
riguarda il flusso luminoso e la resa cromatica.
Si ottengono così strumenti d‘illuminazione
professionali che in molti settori applicativi
dell‘illuminazione architettonica possono esse­re un‘alternativa intelligente alle sorgenti lumi­
nose tradizionali.
I faretti con tecnica LED presentano tutti i
vantaggi di principio di questa lampada, quali
durata estremamente lunga e ridotte frazioni IR
e UV. L‘efficienza luminosa dei LED impiegati è
paragonabile a quella delle lampade ad alogenuri metallici, ma al tempo stesso sono dimmerabili e permettono l‘accensione a caldo come
le lampade alogene a bassa tensione. Ottimizzati per l‘efficienza del comfort visivo, i nuovi
strumenti d‘illuminazione si integrano senza
soluzione di continuità nel design di sistema del
programma ERCO e permettono perfette combinazioni con gli altri faretti della loro famiglia
grazie alla continuità estetica.
Il corpo di alta qualità,
ottimizzato dal punto di
vista termico, garantisce
condizioni d’esercizio
ottimali per tutti i componenti, sfruttando quindi
a fondo il vantaggio della
lunga durata dei LED.
Bianco diurno
I faretti a LED in bianco
diurno da 5500K presentano un’efficienza
particolarmente elevata,
con una resa cromatica
accettabile. L’effetto cromatico è simile alla luce
del giorno.
Dal punto di vista del
flusso luminoso, i faret­
ti con LED bianco sono
diventati nel frattempo
un‘alternativa ai faretti
con lampade alogene a
bassa tensione da 50W.
Anche se i LED non raggiungono la perfezione
della loro resa cromatica,
essi sono in compenso
superiori per durata ed
efficienza energetica.
26 ERCO Lichtbericht 88
Moduli LED
Le caratteristiche dei LED
esigono nuovi approcci
dall‘illuminotecnica. ERCO
ha sviluppato sistemi di
lenti appositi per l‘illuminazione d‘accento con
faretti a LED. Tali sistemi
sono composti da collimatori e lenti. I risultanti
angoli di distribuzione
delle caratteristiche spot
e flood si orientano sulle
abituali caratteristiche di
distribuzione dei faretti
ERCO convenzionali.
Spot
Il sistema di lenti spot
(angolo di distribuzione
10°–20°) contiene una
lente Softec in vetro
­trasparente.
Flood
Il sistema di lenti flood
(angolo di ­distribuzione
25°–35°) contiene una
lente Spherolit in materiale sintetico trasparente.
Orientamento della
luce
Il collimatore ottico in
materiale sintetico, calcolato e prodotto da ERCO,
inizialmente orienta la
luce in senso parallelo.
Una speciale lente realizza
con precisione l’angolo di
distribuzione desiderato.
Potenziometro
«tune the light»: i faretti
a LED per binari elettrificati trifase ERCO sono
dotati di un potenziometro per la regolazione
individuale del valore di
dimmerazione, nel modo
già noto per molti faretti
con lampade alogene a
bassa tensione.
Light System DALI
Per l’integrazione negli
impianti Light System
DALI sono a disposizione
anche faretti a LED come
Light Client DALI.
Plug and Play
Grazie alla codifica digitale, conferita all’origine
con un codice d’identificazione inserito nella
componentistica dell’apparecchio, i Light Client
ERCO associati al Light
System DALI offrono un
vero Plug and Play.
Bianco caldo
I faretti a LED in bianco
caldo hanno un’efficienza luminosa un po’
più limitata rispetto al
bianco diurno, ma in
compenso una migliore
resa cromatica. L’effetto
cromatico da 3200K si
avvicina alla luce delle
lampade alogene.
La loro luce inoltre è
­priva di frazioni IR e UV
e quindi non danneggia
gli oggetti più sensibili.
DALI
PLUG+
PLAY
ERCO Lichtbericht 88 27
Comfort visivo efficiente
Per aiutare progettisti ed utenti finali
a ottimizzare i progetti di illuminazione
ERCO ha formulato cinque fattori che si
rafforzano a vicenda e consentono di ottenere nella prassi dei grandi guadagni in
termini di qualità della luce, preservazione
delle risorse naturali ed economicità.
L’illuminazione richiede energia. Chiunque
interagisca con l’illuminazione, dai produttori
ai progettisti e fino agli utenti finali, è tenuto
ad agire in modo responsabile, tenendo conto
della limitatezza delle risorse naturali. Negli
ultimi anni, in uno scenario di costi energetici
crescenti, l’illuminazione delle architetture ha
fatto enormi progressi e raggiunto ottimi livelli
di efficienza. Per ERCO comfort visivo efficiente
significa il continuo miglioramento sia dell’efficienza energetica che della qualità della luce,
con approcci tecnici e progettuali innovativi.
Migliorare l’efficienza con il comfort visivo
L’uomo e la sua percezione sono determinanti
nella valutazione dell'efficienza dell'illuminazione. Indipendentemente dal grado di rendimento tecnico di una sorgente luminosa, una
luce che abbaglia e quindi riduce le capacità
visive ed il benessere dell’utente è comunque
uno spreco di energia: le pupille si chiudono
e l’occhio è costretto all’adattamento. Così, in
confronto alle sorgenti luminose abbaglianti, anche le zone con illuminamenti elevati
appaiono relativamente buie. La luce piacevole
e non abbagliante crea invece delle condizioni
percettive ottimali per l’occhio umano. Essa
consente al progettista di concepire fin dall’inizio degli ambienti con illuminamenti contenuti
28 ERCO Lichtbericht 88
80%
e sottili contrasti, in modo efficiente dal punto
di vista energetico.
5 fattori per un comfort visivo efficiente
Ottenere di più consumando di meno
L’investimento nella qualità della luce è sia eco­
logico che economico: le illuminazioni progettate con cura e realizzate con prodotti di qualità
sono più attraenti sia per il committente che
per l’utente finale e nel lungo periodo, grazie
ai costi di esercizio e di manutenzione più con­
tenuti, fanno risparmiare. Nell’ambito di un
­progetto di illuminazione differenziato, gli strumenti di illuminazione professionali svolgono i
propri compiti con grande efficacia e sono spesso in grado di svolgere la funzione di diversi prodotti più economici ma non specifici, relativizzando così il loro maggiore prezzo. Le efficienti
lampade moderne consentono di ridurre sia le
potenze allacciate dell‘impianto che i carichi
termici, con una catena di effetti positivi che si
riversano ad esempio sulle dimensioni e sui costi
di esercizio degli impianti di condizionamento
o di ventilazione. Con una progettazione intelligente e con degli strumenti di illuminazione di
qualità si ottengono delle soluzioni per l’illuminazione che, con costi di esercizio inferiori, sono
in grado di soddisfare tutte le esigenze di tipo
estetico, funzionale ed ecologico.
Illuminazione delle superfici
verticali
Illuminazione delle superfici
verticali
L’illuminazione delle superfici
verticali è un elemento caratteristico dei progetti di illuminazione economici
e di buona qualità. Per questo ERCO offre un
programma particolarmente vario di strumen­
ti di illuminazione adatti a realizzarla. Per la
percezione soggettiva della luminosità l’illuminazione verticale ottenuta con gli speciali wallwasher è incomparabilmente più importante
della luce proiettata sulle superfici orizzontali.
Di essa si tiene conto nella progettazione illu­
minotecnica orientata alla percezione, realizzando così un contributo importante non solo
al soddisfacimento ottimale delle esigenze degli
utenti dell’architettura, ma anche al risparmio
energetico. Si può ad esempio ottenere una
sensazione di luminosità in modo più efficiente
con un concetto differenziato dell’illuminazione, che impieghi l’illuminazione diffusa delle
pareti, piuttosto che con un livello uniforme
dell’illuminazione ottenuto solo con un’illuminazione generale diretta. Di conseguenza gli
illuminamenti medi e quindi il numero di apparecchi impiegati possono essere ridotti.
Progettazione illuminotecnica
qualitativa
Un’accurata progettazione illuminotecnica, orientata alla percezione, impiega la luce in modo mirato, dove essa
soddisfa le esigenze dell’utente: ad esempio
l’illuminazione delle superfici verticali provve­
de ad una sensazione soggettiva di luminosità
dell’ambiente. Allo stesso modo un’illuminazione d’accento ben dosata è in genere più efficace di un livello di illuminazione uniformemente
elevato. Gli strumenti di illuminazione con un
elevato comfort visivo prevengono l’abbagliamento e consentono al progettista di concepire
fin dall’inizio degli ambienti con illuminamenti
contenuti e sottili contrasti, in modo efficiente
dal punto di vista energetico. L’ampiezza e la
struttura del programma di prodotti ERCO mira
ad offrire una grande varietà di strumenti di
illuminazione potenti e differenziati, sviluppati
per soddisfare le esigenze della progettazione
illuminotecnica qualitativa.
Programmazione luminosa
intelligente
Con la tecnologia DALI, ERCO
­rende l’illuminazione scenica
semplice ed economica. Le situazioni luminose
adatte ad ogni occasione, selezionabili e rego­
labili dall’utente o richiamate automaticamen­te con sensori o programmi a tempo, offrono
un enorme potenziale di risparmio energetico.
Sono tipiche situazioni l'impiego di rilevatori di
presenza, interruttori crepuscolari o analoghi
sensori di luce diurna per richiamare situazioni
luminose in funzione dell'utilizzo dell'ambiente
o delle condizioni di luce. La semplicità d'installazione e allestimento e la comodità delle funzioni di comando garantiscono un alto grado di
accettazione da parte dell'utente.
Lampade efficienti
ERCO si impegna nello sviluppo di
strumenti di illuminazione per LED
e rende così utilizzabili nella prassi
i grandi vantaggi dei LED in termini di efficienza
luminosa e durata utile. Inoltre ERCO offre un
programma di prodotti eccezionalmente ampio
per l’impiego delle lampade ad alogenuri metallici, economiche e durature, e delle lampade
fluorescenti compatte.
Illuminotecnica efficace
I moderni sistemi ottici, potenti e
precisi, riducono i consumi energetici dell’illuminazione. Una gamma
completa di strumenti illuminotecnici consente
di disporre in ogni situazione di una distribuzione dell’intensità luminosa ottimale e quindi
efficiente, dal wallwasher asimmetrico ai faretti
dalle diverse caratteristiche di distribuzione
dell’intensità luminosa e fino ai sistemi di riflettori e lenti per l’illuminazione degli espositori
nei negozi. Con le sue innovazioni tecnologiche,
come i riflettori Spherolit, ERCO coniuga elevati
rendimenti e comfort visivo. Per via della loro
irradiazione orientata, le nuove sorgenti luminose come i LED ad alta potenza richiedono
dei sistemi di direzionamento della luce realizzati secondo principi completamente diversi
rispetto alle lampade comuni, e pongono l'illuminotecnica di fronte a sfide completamente
nuove. Solo gli strumenti che danno all’utente
un pieno controllo sulla luce consentono una
progettazione sostenibile.
Progettazione illuminotecnica
qualitativa
Illuminotecnica efficace
Programmazione luminosa
intelligente
Lampade efficienti
Novità: la brochure «La luce per esterni»
In oltre 60 pagine troverete informazioni
e spunti per l’impiego della luce negli
ambienti esterni, con un occhio di riguardo
per il comfort visivo efficiente. Ci ­potete
contattare ai seguenti indirizzi:
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ERCO Lichtbericht 88 29
Zoom
Doppio zoom
Progettazione illuminotecnica
per classi di lumen
La progettazione di un sistema di
illuminazione basata su categorie
di lumen facilita il processo con­
sentendo una prima selezione di
lampade e potenze adeguate. Indi­
pendentemente dal tipo di lampa­
da e dalla sua efficienza, il flusso
luminoso indica la potenza lumino­
sa utile. Il flusso luminoso dipende
dalle esigenze d’illuminazione ed
è dato da criteri quali la grandez­
za dell’oggetto illuminato, la sua
distanza e la luminosità dell’am­
biente circostante. La tabella illu­
stra le lampade e le loro classi di
lumen. A parità di flusso luminoso
possono essere necessarie poten­
ze diverse per via della diversa effi­
cienza luminosa delle lampade.
Tecnologia
Efficienza lumi- Flusso luminoso (lm)
nosa (lm/W)
10
50
LED vary­chrome
Flusso luminoso
Il flusso luminoso descri­
ve la potenza luminosa
totale emessa da una
­sorgente, calcolata par­
tendo dalla potenza spet­
trale irradiata e tenendo
in considerazione la sen­
sibilità dell’occhio umano
allo spettro.
100
500
1000
2000
5000 10000
50000
20W
3.6W
10W
62
Gradini, percorsi, sistemi di orien­
tamento
Illuminazione d’accento di picco­
li oggetti con distanze d’illumina­
zione molto ridotte, luce radente,
­illuminazione d’orientamento
Case, giardini, illuminazione di
percorsi, illuminazione di vetrine,
sistemi di orientamento
Illuminazione d’accento di ogget­
ti di media grandezza con distan­
ze d’illuminazione medie, illumina­
zione diffusa di pareti fino a 3 m,
luce radente, proiezione
Gallerie, case, giardini, illumina­
zione di percorsi
Illuminazione d’accento di ogget­ti grandi, illuminazione diffusa
di pareti fino a 4 m, illuminazione
­diffusa, luce radente, proiezione
Musei, locali di vendita, illumi­
nazione di percorsi ampi, ­alberi,
parchi
Illuminazione generale, illumina­
zione diffusa e d’accento di ogget­
ti grandi o da grandi distanze, illu­
minazione diffusa di pareti fino a
6 m, luce radente, proiezione
Locali di vendita, locali di rappre­
sentanza, musei, atrii, facciate
Illuminazione generale ed illumina­
zione diffusa di pareti in ambienti
molto grandi, illuminazione diffusa
e d’accento di oggetti molto grandi
da distanze notevoli
Capannoni, edifici ­industriali,
aeroporti, facciate, ­monumenti,
torri
< 2.000 lm
3.6W
10W 14W
28W
42W
15
25
50W 75W100W 150W
< 5.000 lm
22
60W 100W 150W
Lampade fluorescenti
­compatte
Illuminazione di orientamento in
ambiente oscuro, evidenziazione
di linee architettoniche, funzione
segnaletica
14W 28W 42W
20W
Lampade alogene
Esempi applicativi
< 500 lm
100W 150W
Lampade alogene
a bassa tensione
Tipo di illuminazione
47
1.7W
Lampade ad incandescenza
Unità di misura:
lumen/watt (lm/W)
29
1.7W
LED bianco diurno
Classe di lumen
< 50 lm
Unità di misura:
lumen (lm)
10W
LED bianco caldo
Efficienza luminosa
L’efficienza luminosa
è definita come il rappor­
to tra il flusso luminoso
emesso e la potenza elet­
trica utilizzata da una
lampada.
300W 500W 1000W
87
9W 18W 26W 32W 42W 55W
Lampade fluorescenti
94
24W 28W 35W 58W
Lampade ad alogenuri
metallici
92
20W
Lampade ai vapori di sodio
alta pressione
35W 70W 150W 250W 400W
49
50W
Lampade efficienti
ERCO è fortemente impegnata nello
­sviluppo di strumenti di illuminazione
per LED, per rendere utilizzabili nella
pratica i grandi vantaggi dei LED in ter­
mini di rendimento e di durata utile delle
lampade. Inoltre ERCO offre un ampio
programma di prodotti per lampade ad
alogenuri metallici e per lampade fluo­
rescenti compatte.
10
50
LED varychrome
LED bianco caldo
LED bianco diurno
Lampade ad incandescenza
Lampade alogene a bassa tensione
Lampade alogene
Lampade fluorescenti compatte
Lampade fluorescenti
Lampade ad alogenuri metallici
Lampade ai vapori di sodio alta pressione
100
500
LED
LED
LED
A
QT-NV
QT, QPAR
TC
T
HIT-CE
HST
1000
2000
100W
5000 10000
50000
> 10.000 lm
20
30 ERCO Lichtbericht 88
< 10.000 lm
40
60
80
100
h(lm/W)
ERCO Lichtbericht 88 31
75 anni luce
Oggi, la società in nome collettivo Reininghaus & Co. è registrata nel nostro
registro delle imprese A con il numero
1048 , con sede a Lüdenscheid e, come
suoi soci personalmente responsabili, al
n. 1 l’imprenditore Arnold Reininghaus
di Brügge, al n. 2 il fabbro produttore di
utensili Karl Reeber di Lüdenscheid, e
al n. 3 lo stampista Paul Buschhaus di
Lüdenscheid. La società è nata il 1° luglio
1934.
Lüdenscheid, lì 11 agosto 1934
La Pretura
Il fondatore: Arnold Reininghaus (1907-2003),
un giovane degli anni ’30.
Il suo motto «Non si può
vivere di paure» ha segnato fin dall’inizio la cultura
dell’innovazione che contraddistingue ERCO.
Presentazione degli apparecchi ERCO alla fiera di
Lipsia del 1937.
In teoria gli anni luce sono una misura delle distanze astronomiche e non
una misura del tempo, ma se una fabbrica di luce festeggia il suo settantacinquesimo anniversario ci si consenta il gioco di parole. In fondo è stato anche un lungo viaggio quello che attraverso gli anni, «per aspera ad
astra», è iniziato con la visione di un giovane ambizioso e vede oggi fiorire
un’impresa che nel settore dell’illuminazione delle architetture riveste
un ruolo di «Global Player» e di leader tecnologico, e che con vigore innovativo, competenza creativa e con tutte le virtù di una moderna impresa
familiare si prepara ad un futuro di dedizione e di successo.
Concezioni moderne,
­nello stile di quel tempo:
un apparecchio a sospensione degli anni ’30 che
proietta luce sia diretta
che indiretta.
1934: la fondazione
Il 1° luglio 1934 la Reininghaus & Co. è stata iscritta nel registro delle
imprese, prima pietra di quella che ancora oggi è la Fabbrica di Luce di
successo con sede a Lüdenscheid. Arnold Reininghaus (1907-2003) ha
fondato l’impresa con i partner Paul Buschhaus e Karl Reeber, succes­
sivamente usciti dalla società, in tempi difficili dal punto di vista eco­
nomico, segnati da recessione e disoccupazione. Ciascun socio apportò 6.000 Reichs­mark, e quindi nel giorno della costituzione il capitale
disponibile era di 18.000 Reichsmark. Tutti e tre avevano lavorato in precedenza nell’industria elettrica ed apportavano le esperienze tecniche
e commerciali necessarie.
All’inizio furono prodotte delle parti di apparecchi di illuminazione:
ad esempio sospensioni e sistemi a molla per gli apparecchi a sospensione regolabili nell’altezza. Nella fiera di Lipsia del 1935 questi prodotti
furono offerti ai grossisti del settore, che li ordinarono prontamente e li
completarono con dei cappelli per farne degli apparecchi completi.
Il bilancio del 1934 riporta un magazzino di merci per un valore di
11.056 Reichsmark. Dal nome originario Reininghaus & Co. derivò l’abbreviazione fonetica ERCO, che è stata subito introdotta come marchio
per i prodotti. Non si dovette attendere molto perché fossero offerti
sul mercato dei modelli completi di apparecchi di illuminazione. Il fatturato si sviluppò positivamente, tanto che crebbe fino allo scoppio della
guer­ra fino ad un volume di 1 milione e mezzo di Reichsmark: in pochi
anni l’impresa con 6 dipendenti era quindi diventata una media impresa
di successo, che produceva industrialmente apparecchi per abitazioni
e li distribuiva attraverso grossisti e dettaglianti. Con lo scoppio della
seconda guerra mondiale nel 1939 si ebbe una conversione per la produzione di attrezzature militari, e nelle ultime settimane della guerra,
nel marzo del 1945, l’azienda è stata colpita da due bombe e fortemente
danneggiata.
Uno dei punti di forza
del successo ERCO: il
sistema a molla universale, un dispositivo per
la regolazione dell’altez­
za degli apparecchi a
sospensione.
ERCO consegnava ai grossisti sistemi a molla premontati che poi potevano
essere completati con i
cappelli prodotti da altri
fornitori.
Alcuni dei primi modelli,
da un catalogo dell’anteguerra.
Nelle ultime settimane
della guerra, nel marzo
del 1945, le bombe hanno
distrutto gli edifici di produzione.
32 ERCO Lichtbericht 88
ERCO Lichtbericht 88 33
Gli anni ’50: ricostruzione e miracolo economico
12 anni dopo la fondazione l’impresa doveva praticamente ricominciare
da capo. Con un fatturato annuo di 288.500 Reichsmark sembrava difficile poter credere ad una ricostruzione. Il cofondatore Paul Buschhaus
era caduto in guerra, i suoi eredi si fecero liquidare la sua quota dopo la
riforma monetaria, e Arnold Reininghaus e Karl Reeber continuarono
a gestire l’impresa da soli. La prima fiera dopo la guerra ebbe luogo nel
1947 in delle tende allestite ad Hannover. ERCO presentò delle vecchie
pagine dei cataloghi del periodo precedente la guerra, e cercò di riprendere contatto con i vecchi clienti, dispersi ovunque dalle tempeste della
guerra. Dalle boccole per i dispositivi di accensione delle granate, prodotti
in grandi quantità durante la guerra, furono realizzati dei basamenti per
lampade da tavolo: così nacque il primo apparecchio prodotto dopo la
guerra.
Con la riforma monetaria iniziò la ricostruzione dell’impresa. In locali
di produzione affittati vennero realizzati in un primo momento i modelli
di apparecchi del periodo precedente la guerra. Ed il «miracolo economico»
prese il suo corso: tornarono gli ordini ed ERCO riuscì a riallacciarsi al pre­
cedente successo.
Le condizioni eccezionali nel dopoguerra sono ben descritte da questo passaggio di una lettera del 1949 inviata alla
clientela:
«Grazie alla diminuzione delle diffi­coltà nell’ottenimento di diverse mate­rie prime abbiamo potuto riproporre
degli articoli che per carenza di materiale avevamo dovuto temporaneamen­te eliminare dal nostro programma di
prodotti. Anche le nostre modifiche di
fabbricazione dovute alla carenza di
materia prima sono in gran parte superate, cosicché in alcuni casi possiamo
introdurre delle riduzioni di prezzo che
entreranno in vigore da subito.
(...)
Infine un breve avviso: come prima del­la guerra, siamo rimasti fedeli anche nei
difficili tempi della guerra e del dopoguerra ai nostri principi di distribuzione:
i nostri APPARECCHI ERCO, che unisco­no qualità e convenienza, sono acquistabili SOLO DA GROSSISTI SPECIALIZZATI.
Siamo orgogliosi di appartenere alle
poche industrie che sono state in grado
di mantenere questo principio. Con il
nostro principio «SERVIZIO AL CLIENTE E
FEDELTA’ AI NOSTRI PARTNER COMMERCIALI» continueremo ad impegnarci per
ottenere la Vostra soddisfazione.»
34 ERCO Lichtbericht 88
La reception della sede
amministrativa di ERCO
negli anni ‘50.
Produzione industriale in
serie, il credo di Arnold
Reininghaus. Negli anni
’50 un anonimo fotografo
fissa in bianco e nero alcuni momenti delle attività
di produzione.
La luce sopra i tavoli:
colori e forme tipici degli
anni ’50, da un catalogo
ERCO di quel periodo.
Con ottimismo nel miracolo economico: Arnold
Reininghaus con delle
collaboratrici nel 1950
circa.
Scene della produzio­
ne ERCO: nonostante i
processi industriali e la
produzione in serie la
componente di lavorazione manuale è ancora
importante. L’impresa
diventa un importante ed
amato datore di lavoro a
Lüdenscheid.
ERCO Lichtbericht 88 35
Anche questa presentazione in una fiera degli
anni ’60 appare ordinata,
chiara e perfettamente
nello spirito dello «International Style».
Il primo designer che ha
collaborato con ERCO è
stato Alois Gangkofner.
Da esperto di lavorazione
del vetro, sviluppò per
ERCO a partire dal 1963
anche apparecchi in
plastica, moderni e ben
proporzionati.
Nell’era delle schermature degli apparecchi
in ­plastica l’artista Fred
Backhove era una persona
chiave avendo nell’impre­
sa il ruolo del modellista:
dalle sue mani talentuose
nascevano gli stampi in
gesso poi utilizzati per la
produzione.
Fotografie nello stile
della nuova concretezza.
Og­getti di design del tempo, come vasi o mixer della
Braun, creano un’atmosfera tipica degli anni ’60.
Il programma di apparecchi si ampliò per comprendere gli
apparecchi a sospensione regolabili per la cucina, gli apparecchi da comodino e gli apparecchi a parete. Gli apparecchi
che consentirono di conseguire grandi fatturati furono però
quelli da bagno. Nel luglio del 1959 ERCO festeggiò il suo
25esimo compleanno. Erano stati 25 anni difficili, nei quali
era stata la dedizione al lavoro a consentire di ­sopravvivere,
come era solito notare il fondatore nei suoi interventi. L’export si sviluppò, grazie a dei rapporti di affari in Svezia,
Norvegia, Belgio ed Olanda. ERCO era un’impresa fiorente,
che ora poteva fare nuovi progetti per una ricostruzione
in grande stile e per riportare nella città di Lüdenscheid le
­produzioni sparse in varie filiali.
Nella scelta dei colori di
queste foto si intuisce già
l’estetica Pop della fine
degli anni ’60. Anche se
il design appare più tecnoide e l’illuminotecnica
è più precisa, continua
ad essere prevalente il
concetto di apparecchio
come oggetto decorativo.
36 ERCO Lichtbericht 88
ERCO Lichtbericht 88 37
Gli apparecchi in vetro e
quelli per i bagni erano
negli anni ’60 le «Cash
Cow» dell’impresa. Il loro
successo consentì di fatto
a Klaus Jürgen Maack di
avere le risorse necessarie
per reinventare completamente l’impresa su basi
solide.
1963: inizia l’era Maack
A metà degli anni ’60 Reininghaus chiamò suo genero Klaus Jürgen Maack
nella direzione dell’impresa e gli trasferì la responsabilità del settore delle
ricerche di mercato, dello sviluppo di nuovi prodotti e della comunicazio­
ne. Fin dall’inizio il coraggioso suocero lo incaricò inoltre della progettazione e della realizzazione dei nuovi edifici di produzione che, su progetto
dell’architetto Ernst Kuhlmann di Hagen, furono costruiti fino al 1969 nella piana di Brockhauser, a nord dell’area urbana: su di un «prato verde», con
collegamento ottimale alla nuova autostrada A45 che collega attraverso
la Sauerland la Germania settentrionale e la parte ad est della regione del
Ruhr con Francoforte sul Meno. Le superfici di produzione ed amministrative disponibili si estendevano ora per circa 30.000 m2.
Parallelamente al trasloco della sede Maack, anche se gli affari procedevano benissimo, analizzò la strategia dell’impresa, la ripensò completa­
mente e reinventò il modello imprenditoriale ERCO. Il risultato delle sue
riflessioni ha portato a radicali cambiamenti nei programmi di produzione, che in un primo momento lasciò scioccati gli operatori del settore:
ERCO si trasformò da fabbrica di apparecchi a fabbrica di luce.
38 ERCO Lichtbericht 88
Progettazione orientata
al futuro: i nuovi ampi
stabilimenti sulla piana
di Brockhauser offrono
spazio per moderni edifici per la produzione ed
amministrativi.
Op-Art: la consapevolezza del design cresce in
ERCO con dei cataloghi
realizzati in tipografia e
con la collaborazione dei
designer nello sviluppo
dei prodotti.
Gli apparecchi Linestra
per l’illuminazione degli
specchi, un classico con
un’elevata qualità della
luce, che allora fissava
uno standard ma che
oggi, per la sua scarsa
efficienza energetica,
rischia di diventare un
modello obsolescente
e vietato.
Un’immagine che ben
conosciamo: in quasi
ogni abitazione tedesca
si ­trovavano degli apparecchi per specchi simili
a questo. Gli accessori
come il rasoio Braun
­Sixtant danno all’imma­
gine pubblicitaria un
autentica nota di colore.
ERCO Lichtbericht 88 39
1968: luce più che apparecchi
Sulla base della sua analisi sull’andamento dei mercati nell’industria degli
apparecchi di illuminazione, Klaus Jürgen Maack guardava con scetticismo alle prospettive di ERCO per il futuro, se non avesse cambiato la sua
organizzazione. Questo scetticismo aveva due motivi: da un lato si stava
delineando un cambiamento nel modo di vivere dei tedeschi e dei loro
vicini europei. La grande offerta di tempo libero, la crescente esigenza di
arredamenti funzionali ed individualizzati per gli spazi abitativi, il crescere degli stipendi e con essi del tenore di vita di tutti rendevano probabile
una trasformazione del mercato degli apparecchi di illuminazione verso
livelli di maggiore qualità. Dall’altro lato ERCO, come la gran parte dei
concorrenti, doveva subire la brevità dei cicli di produzione, troppo soggetti alle mode. I nuovi prodotti inseriti sul mercato, dato il loro ciclo di
vita troppo breve, spesso non riuscivano a ripagare nemmeno i propri
costi di sviluppo.
La sua proposta strategica che accompagnava questa analisi era fondata su cinque punti: primo, la luce doveva diventare il compito centrale
dell’impresa, e lo sviluppo degli apparecchi doveva orientarsi su di essa.
Secondo, si dovevano sviluppare dei sistemi di prodotti, e non dei prodotti
singoli. Terzo, si dovevano impiegare in modo approfondito le conoscen­
ze illuminotecniche, ed applicarle nello sviluppo dei prodotti. Quarto, si
dovevano sostituire i trend del momento con un nuovo linguaggio delle
forme, in grado di restare valido per almeno dieci anni. Quinto, si dovevano incaricare dei designer di fama internazionale per lo sviluppo del
design dei prodotti.
Dopo un intenso lavoro di convincimento, le proposte di Maack si imposero: prima nell’impresa, poi nel sistema di distribuzione, nel commercio e
infine anche presso i clienti. Con i binari elettrificati, i faretti e gli apparecchi da incasso nei soffitti prese corpo la struttura del programma ancora
oggi in vigore. ERCO conquistò il nuovo, crescente mercato dell’illuminazione delle architetture e lo trasformò.
Questo motivo pubblicitario dell’inizio degli
anni '70 mostra già molte
caratteristiche dell’orientamento, della sistematica
e della struttura che da
allora caratterizza il programma di prodotti ERCO:
dai faretti ai downlight e
fino alla componentistica
di comando elettronica.
Discussioni ai piani alti di
ERCO verso la fine degli
anni ’60: Klaus Jürgen
Maack ha dovuto svolge­
re un grande lavoro per
­convincere tutti i responsabili dell’impresa a sostenere la nuova filosofia
aziendale.
Luce più che apparecchi:
in primo piano nello stand
fieristico del 1968 ci sono
i giochi di luce sull’architettura e sulle forme,
mentre gli apparecchi
fanno un passo indietro.
Chiari segnali agli utilizzatori: con i diagrammi di laboratorio che
rappresentano le curve
di distribuzione dell’intensità luminosa ERCO
documenta la potenza
dei propri strumenti di
illuminazione e promuo­
ve la comprensione degli
aspetti tecnici da parte
dei lettori del catalogo.
Dieter Witte ha disegnato
il leggendario faretto in
pressofusione con il suo
corpo in fusione di alluminio caratterizzato dalle
marcanti nervature che
gli danno il nome (sopra).
Il materiale e l’idea di
questo faretto avrebbero
caratterizzato il design
ERCO per molti anni.
L’archetipico faretto TM,
del 1973 (a sinistra) viene
continuamente attualiz­
zato nell’illuminotecnica
ma continua ancora oggi
ad essere in catalogo.
Presto sono state impiegate per gli accenti con fasci
di luce concentrati delle
lampade a bassa tensione
con riflettore incorporato
montate su faretti con trasformatori integrati.
40 ERCO Lichtbericht 88
Downlight a doppio fuoco:
all’inizio degli anni ’70 una
sensazione, ancora oggi
una specialità di ERCO.
La luce viene emessa da
un'apertura del riflettore
particolarmente piccola.
I faretti sferici hanno
permesso di integrare
in modo discreto la luce
orientata anche nei
soffitti.
ERCO Lichtbericht 88 41
Una collaborazione che
è andata ben oltre il
rapporto committente­fornitore: Klaus Jürgen
Maack (a sinistra) e Otl
Aicher in un colloquio
nel 1990.
1974: assieme a Otl Aicher
L’idea fondamentale del marketing di Klaus Jürgen Maack può essere sintetizzata in una frase: ERCO vende luce, non apparecchi di illuminazione.
«L’illuminazione» gli venne sfogliando un giornale: «Quando i circoli di
marketing si chiamavano ancora circoli dei direttori delle vendite, lessi un
giorno in una delle loro lettere: 'Se il vecchio produttore di forni avesse
compreso che stava vendendo il calore e non il forno, oggi starebbe anco­ra in affari.'» Maack lesse e comprese che il marchio ERCO in futuro avrebbe dovuto significare luce di prima qualità. Ciò significava che si doveva
rompere con l’attuale programma di produzione, ma anche che bisognava
pensare in modo nuovo: pensare in termini di luce, un mezzo che rende
tutto visibile, ma che esso stesso non è visibile.
Con questa base concettuale Maack incontrò nel 1974 il creativo di
più alto profilo che la Germania abbia avuto nel dopoguerra, Otl Aicher
(1922-1991), dapprima solo per chiedergli una licenza di utilizzo del
famoso sistema di pittogrammi di Aicher per una serie di apparecchi
segnaletici. Poi dai colloqui estemporanei sulla tipografia e sul design
si sviluppò una reciproca simpatia e stima; seguirono dei progetti in
comune: un nuovo logo, materiale a stampa, una brochure dell’impresa,
cataloghi, con i quali si è formata l’immagine di eccellenza che ancora
oggi ERCO mantiene e sviluppa. L’intenso connubio tra Maack e Aicher
ha determinato una posizione sulle questioni estetiche che ha coinvolto
tutti i settori dell’impresa: i mezzi di comunicazione, le partecipazioni
alle fiere e l’architettura d’impresa sono diventate parte integrante ed
espressione della sua Coporate Identity e della sua cultura d’impresa.
Downlight con riflettore
darklight antiabbagliamento: per la prima volta
ERCO calcola il contorno di un riflettore con
­l’ausilio di un programma
per computer. L’illuminotecnica e il comfort visi­vo diventano l’elemento
centrale dello sviluppo
dei prodotti.
Negli anni ’70 inizia
la collaborazione con
Otl Aicher e con tutta
una serie di designer
conosciuti sui mercati
internazionali, come
Terence Conran, Ettore
Sottsass e Roger Tallon. Il
«faretto Tallon» (a destra)
con il suo caratteristico
involucro a rete diventa
un’icona del design di
quel periodo.
Luce più che apparecchi: la
stele a base quadrata con
la sfera, una reminescenza
della «pietra della buona
fortuna» nel giardino di
Goethe, a Weimer, diventa
per ERCO il soggetto delle
dimostrazioni con la luce e
una sua immagine chiave.
Alla EuroShop di Düsseldorf: la «Conferenza degli
uomini bianchi», un’originale presentazione dei
sistemi di luce ERCO.
E
Univers 65
Univers 55
42 ERCO Lichtbericht 88
Univers 45
disegnata
ERCO Lichtbericht 88 43
High Tech degli inizi degli
anni novanta: il potente
proiettore Emanon, disegnato da Roy Fleetwood.
Strumenti di illuminazione specializzati per
compiti di illuminazione
sempre più complessi:
i proiettori Eclipse, disegnati nel 1987 da Mario
Bellini.
E
Per molti anni il designer
industriale svizzero Franco
Clivio ha contribuito al
design dei prodotti ERCO:
ad esempio con Lucy
(sopra), Stella (a sinistra)
e Lightcast (sotto).
Nel 1988 viene realizzato
il centro tecnico a Lüdenscheid. Il progetto del Prof.
Uwe Kiessler ha destato
ammirazione nel mondo
dell’architettura. Il briefing
era durato solo il tempo di
una frase: l’edificio doveva
essere una «tuta per ingegneri».
Design di sistema di Mario
Bellini (Eclipse, sopra) e
del team di design industriale di ERCO (Pollux, a
sinistra): accessori illuminotecnici come i filtri o le
ottiche di proiezione, che
ampliano le possibilità di
applicazione dei faretti. Le
lampade alogene a bassa
tensione hanno portato
negli anni ’80 ad una
miniaturizzazione degli
apparecchi.
Raffinate costruzioni
­leggere: negli anni ’80
Roy Fleetwood ha costrui­
to per ERCO le strutture
luminose Axis.
Gli esperti illuminotec­
nici decidono: i tecnici
ERCO testano i washer
per soffitti per l’aeropor­
to Stansted di Londra, un
progetto di Norman Foster.
Faretti a bassa tensione
Oseris con il sistema di
accessori: l’estetica di
questo motivo pubblici­
tario, nata in collabora­
zione con il fotografo
Hans Hansen e il creativo
della pubblicità Thomas
Rempen, ha fissato nuovi
standard nel mercato.
Gli anni ’80 e ’90: nasce un marchio mondiale per la luce
Con il premio per il marketing tedesco il concetto «luce più che appa­
recchi» ha ricevuto una conferma ed un riconoscimento ufficiali. Il successo non poteva passare inosservato: l’impresa si espandeva, il fattura­to e l’export crescevano, ERCO si sviluppava fino a diventare un marchio
mondiale per la luce. La collaborazione con le personalità eccellenti di
tutti i settori della creatività, come il fotografo Hans Hansen, il creativo
pubblicitario Thomas Rempen, i designer Mario Bellini e Franco Clivio,
solo per citarne alcuni, ispirava e rafforzava l’impresa. Molti premi per il
design dei prodotti, per la grafica e per la Corporate Identity documentano i successi di questi anni. Il know how illuminotecnico è cresciuto con
le esigenze dei primi grandi progetti internazionali ai quali ERCO ha collaborato, come ad esempio la Hongkong and Shanghai Bank di Hong Kong,
di Norman Foster o la piramide in vetro del Louvre di Parigi, di I.M. Pei.
44 ERCO Lichtbericht 88
ERCO Lichtbericht 88 45
L’era digitale
Con il boom di Internet, nel 1996 ERCO ha fatto la sua prima uscita
online all’indirizzo www.erco.com. Dopo l’incidente mortale di Otl Aicher
nel 1991 lo sviluppo di un’immagine per i media digitali costituiva una
prima grande sfida creativa che l’impresa ha dovuto affrontare da sola.
Gli strumenti di illuminazione ERCO illuminano il nuovo Parlamento
tedesco dopo che Norman Foster nel 1999 ha progettato la ristrutturazione del Reichstag di Berlino.
La rete commerciale mondiale si è estesa nel frattempo a più di 40 paesi:
ad esempio nel 2000 negli USA, nel 2006 in Cina. L’elettronica digitale ha
fatto il suo ingresso nella comunicazione e nella logistica, ma anche negli
strumenti di illuminazione stessi: la componentistica elettronica con
interfaccia digitale è diventata qualcosa di ovvio, e le sorgenti luminose
con i semiconduttori, i LED, offre nel nuovo millennio sempre maggiori
ambiti di applicazioni.
E
Il cuore ed il simbolo della
logistica di prodotto e di
informazione supportata
da computer per ERCO:
nel 2002 entra in funzione il magazzino automatico ad alte scaffalature
ERCO P3, progettato da
Schneider + Schumacher
e messo in scena con la
luce del Prof. Uwe Belzner.
Dalla fine del 2001 ERCO
offre un sempre più ampio
programma di apparecchi
per ambienti esterni, che
riscuote un grande successo grazie alla potente
illuminotecnica ed ai
robusti corpi degli apparecchi.
L’elettronica digitale fa il
suo ingresso nella costruzione degli apparecchi di
illuminazione: con la componentistica, ma anche
con l’impiego dei LED
come sorgenti luminose.
Già dal 2000 ERCO ha
iniziato ad utilizzare i LED
come apparecchi di orientamento. Oggi gli esperti
sono concordi: i LED sono
la sorgente luminosa del
futuro.
I quattro direttori di
ERCO (da sinistra a destra):
Dr. Dirk Stahlschmidt, Kay
Pawlik, Tim Henrik Maack,
Mark Oliver Schreiter.
Oltre agli apparecchi per
interni e per esterni, nel
programma di prodotti
ERCO assumono un significato sempre maggiore i
sistemi di programmazione luminosa come il Light
System DALI.
La presenza sul web con
ERCO Light Scout è diventata un crocevia della
logistica dell’informazione: tutte le informazioni
sono disponibili sempre e
dappertutto.
www.erco.com
La fabbrica di luce diventa
un produttore di software:
i sistemi di illuminazione
sempre più versatili richiedono delle interfacce pratiche per gli utenti, come
ad esempio il Light Studio,
per la configurazione del
Light System DALI.
tune the light: con que­sto appello comprensibile
a livello internazionale
ERCO vuole stimolare tut­ti gli utenti della luce a
sfruttare le possibilità
creative degli strumenti di
illuminazione più evoluti
e ad ottimizzare l’efficien­
za ed il comfort visivo
nell’illuminazione delle
architetture.
46 ERCO Lichtbericht 88
Cosa ci riserva il futuro?
Nel 2003 Tim Henrik Maack ha assunto tra i quattro direttori il ruolo di
portavoce di suo padre. Egli ha fissato dei nuovi cardini della politica di
prodotto, senza con ciò abbandonare i vecchi principi: il concetto di «luce
più che apparecchi» continua ad essere fondamentale. L’introduzione
della programmazione luminosa digitale con Light System DALI, al motto
«tune the light», che significa illuminazione scenografica e comfort visivo
­efficiente, è uno dei più importanti rinnovamenti degli ultimi anni. La
sostenibilità acquista un valore sempre maggiore nella politica dell’impresa. ERCO punta sulle nuove tecnologie come quelle dei LED, che costituiscono un’alternativa alle lampade comuni che elimina la manutenzione
e consente risparmi energetici, investendo in modo massiccio in ricerca e
sviluppo. Il prossimo quarto di secolo può arrivare.
ERCO Lichtbericht 88 47
Museo Superior de Bellas Artes
Palacio Ferreyra, Córdoba
L’intero museo è dotato
di un Light System DALI
per la programmazione
luminosa. Nonostante le
sue insolite dimensioni,
l’impianto può essere
configurato comodamen­
te tramite un PC porta­
tile, con il software Light
Studio.
48 ERCO Lichtbericht 88
I tifosi di calcio tedeschi si ricorderanno di
­Córdoba come del luogo in cui si giocarono
alcune partite del mondiale del 1978 in Argen­
tina. Córdoba è la seconda delle metropoli
argentine dopo Buenos Aires, è situata a circa
700 km a nord ovest della capitale, sullo storico
«Camino Real» che conduce verso il Perù, ed
ha circa 1.300.000 abitanti. Centro economico
circondato da una grande area metropolita­
na, negli scorsi decenni Córdoba è cresciuta
rapidamente, mantenendo però il suo fascino
coloniale che continua ad attirare i turisti. La
vecchia e la nuova Córdoba si fondono nel
quartiere «Nueva Córdoba». Qui, di fronte alla
grande rotonda della Plaza España e vicino al
parco Sarmiento, il «polmone verde» di Córdoba,
si sta sviluppando un quartiere culturale ricco
di musei che va incontro alle crescenti esigenze
della popolazione residente e dei visitatori.
Il governo regionale ha acquistato nel 2004 il
Palacio Ferreyra, uno splendido palazzo in stile
neoclassico, che la famiglia patrizia dei Ferreyra
fece costruire nel 1916 seguendo quella che
allora era una moda francese. Alla fine del 2007,
dopo un’ampia ristrutturazione, è stato inau­
gurato nel palazzo il Museo Superior de Bellas
Artes, che nel frattempo ha ricevuto il nome
di «Evita» ed è quindi dedicato alla complessa
figura della ex first lady Eva Peron (1919–1952).
Quasi di fronte ad esso si trova la struttura di un
altro museo, il Museo Provincial de Bellas Artes
Emilio Caraffa, la cui ala principale risalente al
1915 è stata modernizzata negli scorsi anni e
che è stato completato con un ampliamento.
Con queste due costruzioni Córdoba, che è sem­
Con la realizzazione di prestigiosi musei
la metropoli argentina di Córdoba esprime
chiaramente le sue ambizioni in ambito culturale. Gli stili e le tecnologie utilizzate non
temono alcun confronto internazionale: ad
esempio, nel ristrutturato Palacio Ferreyra
un impianto Light System DALI garantisce
sempre le condizioni di luce ottimali.
Architetti: GGMPU Arquitectos, Córdoba.
Progettazione illuminotecnica:
Maestre ­Iluminación, Córdoba.
Foto: Rogerio Reis, Rio de Janeiro
pre stato un centro culturale del Sud America,
dispone ora di gallerie e sale espositive che dal
punto di vista tecnico e strutturale possono
competere con i migliori musei del mondo.
Il locale studio architettonico GGMPU ha
messo in scena nel Palacio Ferreyra la fusione
di tradizione e futuro, utilizzando in modo
intenso quel «materiale immateriale» che è la
luce: è solo la luce colorata dietro alle finestre
della facciata principale a far presagire a chi
guarda il palazzo da lontano che questo ora
viene utilizzato per un nuovo scopo. Ma prima
di accedere allo splendore della sala principale e
delle gallerie, il visitatore deve attraversare una
nuova, futuristica area di ingresso e di servizio
che è stata aggiunta alla struttura: delle scul­
toree scale e rampe di accesso nere tagliano lo
spazio che collega i diversi piani; i rivestimenti
metallizzati, trasparenti od ornati con delle
serigrafie fanno solo intuire il substrato storico.
La luce colorata programmata con tecnologia
DALI e proveniente dagli apparecchi per faccia­
te Focalflood per LED varychrome trasforma il
visitatore in un attore di una scenografia dram­
matica, per renderlo consapevole del fatto che
sta attraversando il confine tra la quotidianità
ed il mondo dell’arte.
In passerella: nel foyer
d’ingresso i visitatori
diventano attori di una
drammatica messa in
scena della luce e dello
spazio.
DALI
PLUG+
PLAY
Dall’esterno sono solo i
colori delle finestre della
facciata principale a far
presagire gli eventi che
si svolgono all’interno.
Gli apparecchi per fac­
ciate Focalflood per LED
varychrome comandati
dall’impianto DALI illu­
minano dal retro le super­
fici semitrasparenti e
generano l’atmosfera in
un flusso continuo.
ERCO Lichtbericht 88 49
tune the light
L’utilizzo di Light System DALI in tutto il museo
rende evidente un vantaggio fondamentale di
questa tecnologia: essa integra i classici compi­
ti di illuminazione richiesti in un museo, come
la comodità dell’impostazione delle intensità
luminose richieste per preservare le opere, con
le ampie opportunità di realizzare concetti di
illuminazione scenografica. Con un unico siste­
ma, concepito fin dall’inizio per l’applicazione
nell’architettura, e con un software di utilizzo
unitario come il Light Studio, i tecnici del museo
possono minimizzare la laboriosità della gestio­
ne e della manutenzione dell’illuminazione.
L’utilizzo del protocollo DALI per la programma­
zione luminosa quale standard industriale rende
l’impianto affidabile e ampliabile con gli attuali
ed i futuri Light Client di ERCO, ma anche con i
prodotti compatibili DALI di altre marche. Un
aspetto significativo di Light System DALI con­
siste nel dosare le intensità luminose in modo
flessibile e mirato e quindi nel ridurre il consu­
mo energetico: un passo importante verso il
comfort visivo efficiente.
Soluzioni luminose
negli spazi espositivi
del museo: i binari elet­
trificati Hi-trac sospesi
e dotati di uplights per
illuminare il soffitto mon­
tano dei faretti Optec per
lampade alogene a bassa
tensione con componen­
tistica compatibile DALI.
L’indirizzamento indivi­
duale di ciascun Light
Client consente nel Light
System DALI di determi­
nare in modo comodo e
preciso le intensità lumi­
nose adatte a ciascuna
opera esposta.
La sala centrale con le
sue scale riccamente
decorate ricorda i tempi
d’oro della grande bor­
ghesia argentina, agli
inizi del XX° secolo.
Anche nel vicino Museo
Emilio Caraffa si ha un
potente impianto di illu­
minazione ERCO, facile
da gestire e dotato di
binari elettrificati DALI
montati su di una strut­
tura portante sospesa,
di faretti e wallwasher
Optec e comandato con
Light System DALI.
50 ERCO Lichtbericht 88
Rassegna dei
prodotti ERCO
impiegati
Faretti e wallwasher
Optec
Binari elettrificati
Hi-trac con uplight
Apparecchi per facciate
Focalflood per LED
­varychrome
Binari elettrificati DALI
Light System DALI
ERCO Lichtbericht 88 51
Centro archeologico L'Almoina, Valencia
Valencia, situata sulla costa mediterranea
della Spagna, con la sua storia architettonica abbraccia il periodo che va dai romani
a Calatrava. Il nuovo centro archeologico
«L'Almoina» mette efficacemente in scena
un affascinante viaggio nel passato.
Valencia, con l’adozione di una serie di grandi
progetti urbanistici, negli ultimi decenni ha
assunto un profilo da metropoli moderna: ad
esempio ha destato scalpore quando, dopo
l’ennesima devastante inondazione del fiume
Turia negli anni ’60, in breve la città ha provve­
duto a realizzare un nuovo letto artificiale del
fiume e, dopo un intenso dibattito politico, nel
1984 ha affidato all’architetto catalano Ricardo
Bofill il compito di realizzare un attraente pae­
saggio in quello che prima era stato il letto del
fiume. L’immagine moderna di Valencia è stata
plasmata soprattutto da un celebre figlio della
città: Santiago Calatrava, che con la sua «Ciudad
des Artes y de las Ciencias» ha creato per il suo
paese un ponte verso il futuro, sia nelle forme
che nei contenuti. Anche altri grandi dell’archi­
tettura internazionale, come Lord Foster con
il suo «Palacio de Congreso», hanno lasciato la
loro impronta negli spazi nei quali una volta
scorreva il Turia.
L’altro aspetto di Valencia è dato dalla sua
ricca storia: dopo la sua fondazione nell’anno
138 prima di Cristo, la città ha vissuto sotto il
dominio dei romani, dei visigoti e degli arabi.
Solo nel 1238 è venuta a far parte del mondo
cristiano. La cattedrale di Valencia, costruita a
partire dal 1262, si erge sulle fondamenta di una
vecchia moschea. Se nella zona della città vec­
chia si apre un cantiere, ci si imbatte per forza
in antichi resti, come nella Plaza de la Almoina,
nelle immediate vicinanze della cattedrale di
Valencia.
Il nome di Almoina, che significa «elemosina»,
è dovuto ad una struttura risalente al quattordi­
cesimo secolo che però fu demolita nel 1910. In
seguito ad altri lavori di demolizione, nel 1985
gli operai si trovarono di fronte a dei reperti tal­
mente ricchi che si decise di rinunciare all’am­
pliamento della vicina «Basilica della Vergine dei
senzatetto», di consolidare gli scavi e di aprirli al
pubblico: ciò ha costituito il prologo della pro­
gettazione del centro archeologico L'Almoina,
che ha aperto i battenti sul finire del 2007.
Oggi questo particolare museo offre ai visi­
tatori un viaggio attraverso più di 2000 anni di
storia cittadina. Esso inizia al di sopra del livello
del suolo, nel padiglione d’ingresso, e scende,
gradino dopo gradino, nei diversi strati della
storia di Valencia. Un accorgimento architetto­
nico consente di tenere sempre un contatto con
il mondo superiore, ma contemporaneamente lo
mantiene estraneo: il grande lucernaio in vetro,
che chiude il padiglione centrale con gli scavi
delle terme romane, allo stesso tempo in super­
ficie è una vasca che adorna la piazza e consente
di vedere dall’esterno all’interno e dall’interno
all’esterno, ma crea anche dei rispecchiamenti,
dei riflessi di luce e delle distorsioni che fanno
52 ERCO Lichtbericht 88
Architetto: José María Herrera García, Valencia
Progettazione illuminotecnica: Julià Colomer,
Emblemma, Barcellona.
Foto: Thomas Mayer, Neuss
www.valencia.es/almoina
sì che durante il percorso nel sito archeologico
si abbia la sensazione di trovarsi in un sogno.
Sui 2.500 m² di superficie del sito si affronta
l’intero sviluppo della città dal secondo secolo
avanti Cristo fino al quattordicesimo dopo Cri­
sto. L’esposizione è articolata in cinque diverse
epoche: «Valentia, la prima città», «Valentia, la
città della Roma imperiale», «Valentia, la prima
comunità cristiana», «Balansiya, la città isla­
mica» e «Valencia, la città cristiana». Le epoche
sono rappresentate con elementi sacri e profani
originali, come le vie, i fori con i portici monu­
mentali, gli edifici abitativi e sacri, i bagni, le
fortezze ed i fossati. L’architetto ha creato dei
locali individualizzati a seconda dell’impres­
sione che voleva creare, dalle piccole ed intime
camere fino alle grandi sale a più piani di altez­
za. L’elemento di collegamento è l’illuminazione,
ottenuta sempre con faretti ERCO compatibili
DALI per binari elettrificati DALI di ERCO e che,
grazie a questa tecnologia, può essere adattata
in modo flessibile alle diverse condizioni di luce
diurna ed alle diverse esigenze di illuminazione.
I resti delle terme romane
documentano le prime
fasi della storia cittadina
di Valencia. Durante la
visita si vedono conti­
nuamente degli scorci
mutevoli dell’ambiente
urbano che circonda gli
scavi archeologici, ad
esempio la cupola della
«Basilica della Vergine dei
senzatetto» (sopra) o la
cattedrale di Valencia con
la sua imponente torre
gotica (a destra). Con il
rapporto equilibrato tra
luce artificiale e luce diur­
na si può anche regolare
la possibilità di guardare
dall’interno verso l’esterno
o dall’esterno verso l’in­
terno attraverso la spet­
tacolare vasca d’acqua
disposta sopra il lucernaio
in vetro.
ERCO Lichtbericht 88 53
Come le moderne finiture
e gli interni del museo
si distinguono dai resti
archeologici con il loro
linguaggio fatto di forme
chiare, così l’illuminazio­
ne degli elementi archi­
tettonici e la messa in
scena degli oggetti espo­-
sti costituiscono due
livelli diversi del proget­
to di illuminazione de
­L'Almoina. La tecnologia
DALI consente di gestire
e di comandare questi
due livelli di allestimento
in modo differenziato.
Con l’impiego di 400 fa­retti Pollux, di 200 faretti
Stella e di diverse cen­
tinaia di metri di binari
elettrificati DALI, i proget­
tisti illuminotecnici ed i
committenti hanno scelto
non solo degli strumenti
di illuminazione precisi,
ma anche una soluzione
economica e sostenibile;
l’affidabilità, la lunga
durata utile e la semplicità
dell’installazione e della
manutenzione sono stati
dei parametri decisivi di
una progettazione attenta
al lungo periodo.
I faretti con tecnologia
DALI indirizzabili indivi­
dualmente consentono
una concezione dell’at­
mosfera luminosa che
mette gradualmente in
relazione gli ampi spazi
sotterranei con la sala
centrale del museo, piena
di luce diurna.
I rilevatori di presenza,
assieme ad un comando
DALI, aiutano a contene­
re i consumi energetici
dell’impianto di illumina­
zione con una riduzione
automatica delle intensità
luminose.
Le grandi altezze delle
sale fanno da cornice agli
antichi reperti monu­
mentali. Gli strumenti di
illuminazione ottimali per
superare queste distanze
sono i potenti faretti del
programma Stella. Sono
dotati di transadapter
DALI, montati su binari
elettrificati DALI e dotati
di lampade alogene a bas­
sa tensione da 100W/12V.
La luce orientata dei
faretti modella gli oggetti
storici esposti; l’impiego
di lampade alogene a
bassa tensione offre una
resa cromatica ottimale e
naturale.
Un sistema discreto e
flessibile di binari elet­
trificati DALI e di modelli
speciali di faretti Pollux,
dotati di transadapter
DALI per lampade aloge­
ne a bassa tensione da
50W/12V, offre un’illu­
minazione flessibile nelle
zone espositive. «tune
the light»: i faretti Pollux,
con i loro riflettori Vario
con angolo di distribuzio­
ne dell’intensità luminosa
54 ERCO Lichtbericht 88
che varia da 11° a 24° e
con gli accessori ottici,
possono essere adattati a
qualsiasi applicazione in
modo individualizzato e
flessibile.
Rassegna dei
prodotti ERCO
impiegati
Stella, Pollux in
versione DALI per
lampade alogene
a bassa tensione,
binari elettrificati
DALI di ERCO
Stella
Binari elettrificati DALI
Pollux
ERCO Lichtbericht 88 55
Museo de Bellas Artes, Granada
L’Alhambra si suddivide
in quattro parti: il com­
plesso della fortezza
­dell’Alcazaba, il Palacio
Nazaries e il Palazzo di
Carlo V. Più in alto è
situato il Generalife, che
fu una residenza estiva e
vanta dei giardini mera­
vigliosi.
Interni: Antonio Jiménez Torrecillas, Granada
Progettazione illuminotecnica: Juan José Sendra
Foto: Thomas Mayer, Neuss
www.alhambra.org
Il Museo delle Belle Arti, Museo de Bellas Artes,
si trova nel complesso di edifici del Palacio ­
Carlo V, che è parte della fortezza dell’Alhambra.
L’Alhambra è uno dei più importanti monumen­
ti dell’Andalusia, inclusa nel 1984 nell’elenco
dei patrimoni culturali dell’umanità. È situata
nelle alture che sovrastano la città di Granada,
ai piedi della Sierra Nevada. La fortezza è stata
presa durante la «Reconquista», con la quale nel
1492 i re spagnoli hanno ripreso possesso dei
territori occupati dai mori. Gli influssi dei diversi
dominatori si rispecchiano nei diversi stili che
caratterizzano l’edificio: l’architettura moresca
e quella spagnola delle diverse epoche si fon­
dono in un unicum che fa di questo complesso
un’opera unica al mondo.
Il re spagnolo Carlo V fece demolire delle parti
del moresco Palacio Nazaries e vi fece costruire
il complesso di palazzi che, seppur incompiuto,
viene annoverato tra le più importanti costruzio­
ni dell’alto rinascimento. Con le sue facciate ric­
che di rilievi, colonne e balconi, il castello a due
piani affascina le centinaia di migliaia di turisti
che ogni anno lo visitano. Il clou del palazzo è
costituito dal cortile interno a forma circolare
del diametro di 30 metri, circondato da due pia­
ni di portici formati da 32 colonne ciascuno.
Il museo delle belle arti è stato recentemente
ammodernato e sottoposto ad ampi lavori di
restauro. La sua nuova veste, altamente tecno­
logica, è chiaramente riconoscibile anche dalla
luce impiegata: sono stati utilizzati i prodotti
ERCO, dotati di speciali filtri e lenti per la pro­
tezione delle opere esposte. Il museo si trova
al secondo piano dell’edificio e presenta prin­
Da anni gli uplight Trion
provvedono all’illumina­
zione della passeggiata
inferiore dei portici e for­
niscono un’illuminazione
generale indiretta che
crea un’atmosfera unica.
56 ERCO Lichtbericht 88
cipalmente opere di artisti granadini vissuti tra
il XV° ed il XX° secolo. Inoltre al pian terreno del
museo si trova l’arte spagnola musulmana, che
presenta i reperti degli scavi rinvenuti nell’Al­
hambra stessa.
Per assicurare la prote­
zione degli storici soffitti
a cassettoni, i progettisti
hanno scelto i faretti
Stella montati su binari
elettrificati Hi-trac. Que­
ste strutture luminose
sono in grado di coprire
ampie campate e richie­
dono quindi pochi punti
di montaggio.
I faretti Stella accen­
tuano le singole opere;
gli uplight Trion con
lampade fluorescenti,
montati a scomparsa sul­le rientranze delle pareti,
creano l’illuminazione
diffusa di fondo. L’intera
apparecchiatura è stata
montata nelle intercape­
dini formate dalle pareti
applicate sulla vecchia
struttura dell’edificio, per
non ledere quest’ultima.
Nelle gallerie con finestre
i filtri UV e le speciali ten­
de filtrano la luce diurna
che entra nei locali, ma
consentono di guardare
all’esterno dell’edificio.
ERCO Lichtbericht 88 57
Igreja da Santíssima Trindade, Fátima
Architetto: Alexandros Tombazis, Atene
Progettazione illuminotecnica: Bartenbach
LichtLabor, ­Innsbruck; Fernando Silva OHM-E,
Porto
Foto: Bernd Hoff, Düsseldorf
www.santuario-fatima.pt
HIT-DE-CE
QT-DE12
Nella costruzione del
tetto gli uplight Trion
sono montati a coppie
e dotati di lampade ad
alogenuri metallici, a
completamento dell’illu­
minazione con la luce
diurna, e con lampade
alogene dimmeraibli per
l’illuminazione serale. La
superficie di emissione
della luce verso il basso
è costituita dal soffitto
luminoso in stoffa.
Il gigante soffitto luminoso si articola in settori
di diverse tonalità per
via del diverso filtraggio
della luce.
Anche al di fuori del
­periodo di punta dei
pellegrinaggi ogni domenica nella nuova chiesa si
celebrano diverse messe.
Con un impianto di programmazione luminosa si
possono adattare scenograficamente la luce diur­na e quella artificiale alla
liturgia.
La piazza antistante la
chiesa della Trinità, vista
dalla torre della vecchia
basilica. Nei periodi di
massima affluenza si
riversano qui centinaia
di migliaia di pellegrini.
58 ERCO Lichtbericht 88
Il 13 maggio 1917, così hanno raccontato tre
pastorelli portoghesi del villaggio di Fátima, è
comparsa loro per la prima volta in un campo
la Vergine Maria. In seguito ci sono state altre
apparizioni, testimoniate da un numero sempre
maggiore di fedeli e, dopo il riconoscimento
della Chiesa Cattolica, Fátima è diventata una
meta molto amata dai pellegrini. Oggi, più di
90 anni dopo, questa località a circa 130 chilometri a nord di Lisbona è uno dei luoghi di pellegrinaggio più visitati al mondo. Diversi milioni
di visitatori vengono qui ogni anno, alla ricerca
della salvezza fisica e spirituale.
Questo flusso di pellegrini ha reso necessaria
la costruzione della nuova Chiesa della Santa
Trinità, che è stata inaugurata il 12 ottobre 2007
e che, con circa 8000 posti a sedere, è una del­le quattro più grandi chiese cattoliche al mon­
do. La costruzione circolare è stata progetta­ta dall’architetto greco Alexandros Tombazis,
misura 125 metri di diametro ed al suo interno
è caratterizzata da un ampio spazio senza gradini con una leggera pendenza verso l’altare e
da eccellenti condizioni acustiche e climatiche.
Il tetto in vetro a denti di sega lascia affluire la
luce diurna nell’ambiente, garantendo un’illuminazione di fondo diffusa. Nascosti nella
costruzione del tetto, gli uplight Trion forniscono un’illuminazione complementare del retro
dei soffitti luminosi in stoffa. Oltre a questa
illuminazione, che accentua l’ampiezza dell’ambiente, i wallwasher integrati nel soffitto provvedono ad una leggera illuminazione delle aree
più importanti, come le grandi immagini sulle
pareti retrostanti l’altare. I downlight Lightcast
IP65 mettono in risalto i 13 portali della chiesa,
che simboleggiano Cristo ed i dodici apostoli.
Con la stessa cura sono allestiti ed illuminati
anche gli spazi accessori della chiesa, come i
guardaroba, le gallerie e le cappelle.
La luce nella sua forma
più arcaica: i pellegrini
accendono delle candele
votive in una cappella.
In quasi tutte le religioni
del mondo la luce ha un
suo posto nelle metafore
e nella simbologia spirituale.
Ovunque possibile, per
motivi energetici i progettisti hanno impiegato
apparecchi con lampade
ad alogenuri metallici.
Un’eccezione in tal senso
è costituita dall’illuminazione delle superfici
verticali delle pareti retrostanti l’altare: lo splendi­
do dipinto dello sloveno
Padre Marko Ivan Rupnik
è illuminato con un’otti­
ma omogeneità e resa
cromatica con wallwasher
con lenti Lightcast per
lampade PAR.
ERCO Lichtbericht 88 59
Luci di chiusura
ERCO Sud America festeggia
i suoi 10 anni
Nell’occasione del suo ­complean­no il team di Edgardo Cappiello ha
dato vita, assieme a dei ­rinomati
specia­listi illuminotecnici della
regione, ad una ricca serie di inizia­
tive. Il clou del programma è stato
una festa con un ricevimento ed un
cocktail il 20 novembre 2008. Più
di 200 ospiti si sono ritrovati nella
«Colección Fortabat», una galleria
d’arte di recente apertura, illumi­
nata da ERCO.
Gli esperti della luce
conversano tra loro (da
sinistra a destra): Carlos
Sanchez Saravia (redat­
tore della rivista LMD),
Edgardo Cappiello e Luis
Schmid (Marketing Mana­
ger, OSRAM Argentina).
Contatto:
ERCO Iluminación, S.A.
Oficina de Representación
Av. Alicia M. de Justo 2030, Of.202
1106 Buenos Aires
Argentina
Mark Oliver Schreiter ­
(terzo da sinistra), diret­
tore del settore commer­
ciale globale di ERCO, e
Antonio Merino (quarto
da sinistra), direttore
dell’organizzazione com­
merciale spagnola, con
il loro team responsa­
bile per il Sud America
Tel.: +54 11 431 314 00
Fax: +54 11 431 254 65
E-mail:[email protected]
«L´art de la Ilum»
La Sala Vinçon, Barcellona
Vinçon, oltre a trattare articoli di
design contemporaneo per la casa,
presenta anche delle esposizioni
nei suoi locali nel Passeig de Gràcia:
ad esempio nello scorso ottobre ha
presentato delle fotografie d’archi­
tettura in occasione della manife­
stazione Arquiset '08. I faretti Pollux
con sagomatori hanno provveduto
a mettere in scena in modo efficace
le sequenze fotografiche.
(da sinistra a destra):
­Martiniano Leguizamón,
Rodrigo Jardim, Ana Alto­
belli, Martín Massaglia ed
Edgardo Cappiello.
www.vincon.com
Designer’Saturday, Düsseldorf
«Nuove soluzioni quotidiane nell’ar­
chitettura e nel design»: con questo
motto è stato presentato in Germa­
nia l’11° Designer'Saturday, dal 26
al 27 settembre 2008 a Düsseldorf.
La tradizionale manifestazione per i
rappresentanti dei vari settori della
creatività si svolge regolarmente
dal 1985, ed in questa edizione ha
combinato l’esposizione dei pro­
dotti nella suggestiva cornice della
«Altes Kesselhaus» (la vecchia cal­
daia) degli ex stabilimenti Böhler
con un programma di eventi ricco
e vario. ERCO è stata presente in
entrambe i momenti: un’occasione
per incontri e colloqui interessanti.
www.designersaturday.de
Presentazione dell’opera di
­Kengo Kuma, ERCO Singapore
Il giapponese Kengo Kuma, grazie
alle sue costruzioni, gode di un’ot­
tima considerazione nel mondo
dell’architettura. La sua ­filosofia
dell’architettura si riassume ­nella
parola chiave «anti-object», che
indica degli edifici che si fondono
nel loro ambiente. Su invito della
facoltà di architettura della Natio­
nal University of Singapore, ­Kengo
Kuma ha visitato il 29 agosto 2008
la città asiatica, tenendo dapprima
una lezione all’università e quindi
partecipando come ospite d’ono­
re e relatore ad un seminario nel­
la nuova sede della filiale locale di
ERCO. ERCO dal 2007, dagli ­uffici
e dallo showroom di Singapore,
cura l’intero mercato asiatico e del
Pacifico.
„tune the light": KarlHeinz Beckhoff, esper­to della luce e respon­
sabile della formazione
nella società commer­
ciale tedesca di ERCO,
ha presentato agli ospiti
del Designer'Saturday la
filosofia, i concetti ed i
prodotti della fabbrica
di luce.
Lo stand ERCO, piccolo
ma prezioso, ha offerto
la cornice e molti spunti
per dei confronti tecnici
tra specialisti.
60 ERCO Lichtbericht 88
Nuovi libri
Due creativi che hanno pla­
smato un’epoca del design
ERCO: Aloys F. Gang­kofner
con le sue opere in vetro
e materie plastiche negli
anni ’50 e ’60; Franco Clivio
con apparecchi come Lucy,
Stella o Lightcast, creati nel
corso degli ultimi due decen­
ni e ancora oggi parte inte­
grante del programma ERCO.
Su Gangkofner è stata pubbli­
cata una monografia illustra­
ta, mentre Clivio presenta nel
libro la sua affascinante colle­
zione di oggetti del quotidia­
no con un design anonimo.
Contatto:
ERCO Lighting Pte. Ltd.
93 Havelock Road
#03-532
Singapore 160093
Singapore
Tel.: +65 6227 3768
Fax: +65 6227 8768
E-mail:[email protected]
Aloys F. Gangkofner. Glas
und Licht / Glass and Light
(Vetro e Luce)
Ilsebill Gangkofner (Edit.),
Xenia Riemann
Lingue: tedesco/inglese
2008, Prestel Verlag
ISBN: 978-3-7913-4193-4
Una location perfetta
per una conferenza di
un maestro della luce
e delle ombre: il moder­
no showroom ERCO a
Singapore. Kengo Kuma
(a sinistra) conversa con
Hendrik Schwartz, diret­
tore della distribuzione
ERCO in Asia/Pacifico
(a destra).
Per maggiori informazioni
su Kengo Kuma e sulla sua
opera è possibile visitare
il sito Internet del suo
studio:
www.kkaa.co.jp
Verborgene Gestaltung Dinge sehen und begreifen
(Forme nascoste – vedere e
comprendere le cose)
Franco Clivio, Hans Hansen,
Pierre Mendell
2009, Birkhäuser Verlag
ISBN: 978-3-7643-8967-3
Versione inglese:
Hidden Forms – Seeing and
Understanding Things
ISBN: 978-3-7643-8966-6
ERCO Lichtbericht 88 61
Museo di Pergamo, Berlino
In occasione dell’esposizione
­«Babilonia – mito e verità» presentata dal 26 giugno al 5 ottobre
2008, le celebri ricostruzioni della
strada delle Processioni e della
­Porta di Ishtar sono state dotate di
una nuova illuminazione: ora gli
antichi mattoni colorati e laccati
splendono con la stessa vivacità
e brillantezza di quando si trovavano sotto il sole orientale della
­Babilonia del Re Nabucodonosor II
(604 – 562 a. C.). L’uso dei faretti
Cantax per lampade ad alogenuri
metallici da 35W, oltre a migliorare
la qualità della luce, offre anche
una migliore efficienza energetica
ed un comfort visivo ottimale.
Allestimento ed illuminazione
dell’esposizione: Günter Krüger,
Scala – Werkstatt für Gestaltung,
Berlino.
Foto: Sabine Wenzel, Berlino
www.smb.museum/babylon
E
ERCO GmbH
Postfach 2460
58505 Lüdenscheid
Germany
Tel.:+49 2351 551 0
Fax:+49 2351 551 300
[email protected]
www.erco.com