Verso un`educazione planetaria. Per un futuro sostenibile
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Verso un`educazione planetaria. Per un futuro sostenibile
Anno II – Numero 6 Carlo Baroncelli (ed.), Verso un’educazione planetaria. Per un futuro sostenibile, Editrice La scuola, Brescia 2012, pp. 280 Nell’introduzione gli autori dichiarano che «questo volume è il frutto di una mente collettiva sostenuta da un cuore comune. La mente collettiva prodotta da un piccolo gruppo di insegnanti ed educatori che credono appassionatamente nel loro lavoro e che sentono nel profondo del loro cuore che il mondo dell’educazione può e deve avere un ruolo fondamentale nella costruzione di un presente e di un futuro sostenibili» (ivi, p. 15). Il progetto è promosso dalla Fondazione Cogeme Onlus e, a partire dai valori presenti nella Carta della Terra (documento riconosciuto dall’Unesco per l’educazione alla sostenibilità e alla cittadinanza planetaria), tenta di fornire strumenti utili per modificare il paradigma educativo attuale e per promuovere pratiche formative ispirate all’approccio sistemico ed ecologico. Gli autori, Baroncelli, Andreozzi, Carrara, Cerlini, Mombelli, Scalvenzi, Mazzata, hanno articolato il volume in cinque capitoli: il primo La sfida educativa argomenta la necessità di un cambio di paradigma culturale utilizzando come fonti alcuni teorici della teoria sistemica; il secondo Diversità, culture, scuola affronta il tema dell’educazione scolastica e delle difficoltà quotidiane di educatori e insegnanti; il terzo Competenze per una cittadinanza sostenibile cita parzialmente e in modo acritico alcuni documenti ufficiali sulle competenze utili per l’idea di cittadinanza planetaria; il quarto Educare alla cittadinanza planetaria: idee per un curricolo riflette sui temi di globalizzazione, curricolo e identità soggettiva relazionale; l’ultimo Il bambino a quattro dimensioni. Proposte operative ipotizza alcune metodologie didattiche ed è corredato da 28 schede operative. Le intenzioni degli autori sono lodevoli e la finalità di migliorare le proposte educative e scolastiche per costruire un futuro sostenibile è un obiettivo di grande attualità e interesse, ma la mancanza di coesione delle proposte, la genericità dei temi presentati, l’eccesso di retorica e la metodologia superficiale fanno ben presto comprendere al lettore che le promesse iniziali non verranno mantenute. La prima parte del volume è più teorica e metodologica e rimanda, in modo esplicito, alla Teoria dei sistemi e all’approccio olistico proposto da autori come Morin, Capra o Bateson: «il nuovo paradigma di cui questi e altri pensatori si fanno portavoce è invece definibile olistico, sistemico o complesso, in quanto pone l’accento più sulla dinamica dell’intero che sulle parti o, meglio ancora, ecologico, in quanto riconosce anche come questo intero sia inserito in entità globali ampie» (ivi, p. 25). Ecco la tesi centrale proposta dal libro: è necessario abbandonare una visione meccanica della natura e abbracciare una concezione ecologica, che afferma l’armonia profonda tra tutte le parti delle realtà. Partendo da questa considerazione che si ispira alla Teoria dei sistemi, ci si aspetterebbe da parte degli autori un approfondimento epistemologico delle teorie ecologiche attraverso una paziente analisi dei testi di Capra, Morin e Bateson o il tentativo di verificare l’impostazione teorica attraverso dati e ricerche empiriche in ambito educativo. Invece no. Verso un’educazione planetaria rinuncia a un confronto e a un dialogo con le proprie fonti epistemologiche e si limita a un riassunto superficiale e riduttivo di alcuni temi del paradigma ecologico. In questo modo, Capra, Morin o Bateson più che essere fonti critiche da studiare e analizzare diventano profeti di una ipotetica e illusoria «rivoluzione silenziosa» che, secondo Baroncelli e i suoi collaboratori, starebbe per investire la nostra società in profonda crisi economica e di identità. Si arriva così a presentare affermazioni banali e accettate da gran parte della comunità scientifica: «nel nuovo paradigma si 1 Anno II – Numero 6 riconosce che tutti i concetti, le teorie e le scoperte hanno carattere limitato e approssimato in quanto fanno riferimento a fenomeni inseriti in una rete interconnessa […] Si può sempre cercare di limitare gli errori tramite un forte spirito di auto-critica» (ivi, p. 31) come grandi rivoluzioni teoriche che avranno, sicuramente, effetti innovativi sulle pratiche educative del futuro. Il primo capitolo dovrebbe offrire i presupposti teorici per le osservazioni successive sui temi educativi concreti. In realtà, le affermazioni generiche e semplicistiche delle prime pagine non costruiscono nessun principio teorico fondato e innovativo da applicare ai problemi dell’educazione. Per questa ragione, i capitoli successivi risultano un insieme di osservazioni di senso comune sulle sfide educative della modernità, come intercultura o globalizzazione, più che il frutto di una reale indagine empirica o teoretica sui fenomeni pedagogici. Gli autori sembrano dimenticare che esiste una numerosa letteratura, nazionale e internazionale, sui temi interculturali o sull’idea di competenza. Sembrano ignorare anche l’esistenza di numerose ricerche empiriche su progetti specifici riferiti a contesti educativi scolastici ed extra-scolastici. Si limitano a presentare il Cooperative Learning come unica strategia didattica positiva, senza evidenziarne possibili limiti e senza confrontarlo con altre possibili sperimentazioni educative (si confronti a p. 93 la genericità delle affermazioni e la totale mancanza di dati sui risultati del CL), a citare estratti di documenti internazionali, senza ricostruire il contesto e le impostazioni teoriche che li hanno ispirati, e a ribadire l’importanza di un cambiamento educativo ecologico che permetta l’armonia di tutti i viventi. Discutibile è la scelta di utilizzare schede di approfondimento all’interno del testo che appesantiscono la lettura e, spesso, sono solo divagazioni sui temi trattati. Ancora più discutibile è la decisione di dedicare più di sessanta pagine (da p. 163 a 226) a schede operative che dovrebbero offrire utili strumenti a insegnanti ed educatori. Tali schede, forse, sarebbero state utili se gli autori ne avessero verificato i vantaggi e i limiti presentando dati reali emersi da ricerche empiriche sulla loro applicazione, invece vengono solo inserite alla fine dello scritto. L’intento ambizioso del volume di essere una “cassetta degli attrezzi” per tutti gli insegnanti ed educatori che vogliono realizzare una formazione ecologica e sistemica naufraga fin dalla prime pagine. Non è sufficiente essere educatori e proporre riflessioni di buon senso per avviare una riflessione pedagogica metodologicamente fondata. Il testo rinuncia all’argomentazione scientifica ma non riesce nemmeno a presentare, in forma divulgativa e chiara, strumenti e proposte operative per il lavoro in aula. L’eccessiva retorica ideologica che propone un cambiamento di paradigma per l’uscita dalla crisi, la disomogeneità delle parti e l’unilateralità della prospettiva lo rendono un prodotto poco consono per chi vuole riflettere, in modo critico, sui fenomeni educativi. Andrea Potestio (Ph.D. in Scienze Pedagogiche – Università degli Studi di Bergamo) 2