23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano

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Rubriche e Commenti
Peste e corna
di Edmunduburdu
OGNUNO PER LA SUA STRADA
A
fine gennaio giorni della merla, piogge, vento, cime
innevate e qualche sputo di sole, a febbraio giorni del
merluzzo, ancora freddo, qualche rasserenamento con
un cielo “limpido e terso”, come dicono le quotidiane previsioni del tempo, e pure vento. Sono correnti, spifferi, soffi,
sbuffate, aria in movimento, l’immagine del nostro andazzo
politico fatto di tendenze, distinguo, credi e convinzioni pseudo-chissà-cosa che nel tempo hanno fatto nascere un centinaio di partiti e partitelli, più i partiti di testa. Siamo il paese
più ricco di partiti del mondo, eppure il nostro pil barcolla.
L’ex Cav la vede nera, è pure tornata attuale la storia delle
olgettine e delle festicciole, ma cerca di continuare a dare
ordini e pretende che gli adepti obbediscano. Il piatto del
Nazareno è andato in frantumi, e appare dura rimettere a posto i mille cocci a meno che non si ricorra a un inginocchiatoio universale. I progetti elaborati col Nazareno sono saltati
e bisogna cambiare marcia e strategie. Le vecchie guardie
sono in allarme, arrivano consigli e critiche e, mentre Brunetta vola a testa bassa contro Renzi e plaude al nuovo corso,
Verdini vede lo sfacelo del partito e Fitto come unica via
d’uscita in vista delle regionali chiede il ricambio della vecchia guardia. Cosa da non fare, naturalmente, perché l’exCav manda subito un suo fedele per commissariare la politica in Puglia e ricevere di rimando le dimissione dei consiglieri fedeli alla linea politica fittiana. La decisione adottata
non ricompone i malumori, ma li accentua e la debolezza,
per non dire lo sfacelo del partito, appare con più evidenza.
All’ex Cav piacciono i giovani, soprattutto se si chiamano
Matteo e hanno un seguito ragguardevole. E se un Matteo R
fa il furbo, c’è l’altro, il Matteo S, che ha messo all’angolo
sia Maroni che Bossi ed è pronto a farsi avanti, a proporsi
addirittura come premier della destra. Ma anche qui le cose
si fanno complesse e molti seguaci leghisti insorgono. Scherziamo? Mai con FI, meglio soli o ci ritroveremo al 5%! Con
Silvio a 360 gradi proprio no, lo dice pure Bossi. E allora a
90? Anche Tosi ha qualcosa da dire e, per le regionali venete,
non intende ascoltare imposizioni dall’alto.
Che dire dei Cinquestelle? Sono tutti nudi e puri, anche loro
attenti al verbo dei due creatori. Nudi e puri, perchè gli impuri o lasciano spontaneamente il movimento o vengono cacciati. Sembrano disponibili e responsabili, talora pure con
qualche idea, ma in molti vivono una certa paura di perdere
IL COMMENTO
la purezza. O è così o non se ne parla e allora, come suggerisce uno dei due creatori, dimettiamoci da parlamentari e
torniamo a votare. Ma in passato quanti parlamentari, per
mantenersi puri, hanno rinunciato alla loro carica? E se si
dimettessero, in quanti verrebbero rieletti? Intanto un’alleanza l’han fatta, quella con tutti gli altri partiti di opposizione, quando hanno abbandonato l’aula della Camera: sono
quindi ancora puri?
Addio monti sorgenti dall’acque, diceva il Manzoni... Monti, quel signore magnificato nel suo loden che ha fatto dimenticare le risatine di due premier e ha restituito un po’ di
dignità e rispetto a questo nostro paese. Lui è stato messo da
parte, e un po’ si è rincantucciato da solo, dato che non cerca
visibilità e polemiche e soppesa le parole, e in tanti lo hanno
lasciato per andare altrove.
Più in là cosa c’é l’NCD, quello guidato da Alfano, che non
si capisce se si trova a suo agio a fare l’alleato di governo
del PD o se sarebbe più felice accanto al suo vecchio leader.
Un tira e molla, un sì e un no, un non torneremo mai con FI,
però se... E sarebbe bello capire quel però se... Intanto, dove
è possibile, nelle regionali si sono fatte e si fanno alleanze
con gli uni e con gli altri, siano di destra, centro, o sud. È
cosa che fanno tutti, per restare a galla.
Per parlare di Sel in qualche caso servirebbe un decodificatore delle cose possibili e impossibili. Un partito un po’ con
e un po’ contro, con uno sguardo a Tsipras e uno a Podemos,
con ragioni o obiettivi dettati dalle situazioni e non sempre
facilmente realizzabili. Cose comuni alla politica, perché
allietano l’elettore sempre interessato a inseguire i sogni.
Dei partitelli non diciamo, anche la nostra regione con la
sua dozzina è un esempio di abbondanza: ma è una questione di nome e slogan, la sostanza è spesso uguale a quella di
altri, pur con qualche impercettibile distinzione.
Nel PD, dopo la carica dei 101 vissuta in passato, sembrava
che qualche musa avesse suonato il corno della riconciliazione, anche se ogni tema è occasione di strappi e noi non
possiamo pretendere che qualcheduno o qualchedue corrano rapidi verso un accordo. Lo sfascio, insomma, appare
lontano, nonostante il concetto di mediazione sia difficile
da assimilare. Però, se non riescono a trovare un accordo i
nostri rappresentanti, neppure noi possiamo sperare di farlo. Il caos, a conti fatti, stimola il cervello.
di Rinaldo Ruggeri
LA POLITICA DEGLI ONESTI
E
ssendo fin da ragazzo impegnato in politica mi son sempre chiesto perché un gran numero di cittadini sia ostile
alla politica. Quest’avversità, al giorno d’oggi, si è andata
accentuando, per non parlare del disprezzo e dell’isolamento
che godono i Partiti. Se avessi perso la razionalità, se ragionassi con la pancia e non con il cervello, se fossi un politico
opportunista mi unirei a questo coro popolare di “antipolitica” per trarne profitto. Farei dell’ “antipolitica” la mia politica. Tutti facciamo politica. Cos’è, in sintesi, la politica? Credo che la definizione che ne dava il poeta Brunetto Latini,
contemporaneo e maestro di Dante, sia quella più giusta: la
politica è la scienza e l’arte di governare lo stato. Quest’arte
e questa scienza non è padroneggiata da tutti, però, nessuno ci
vieta di giudicare e operare politicamente. Siamo naif in politica come lo siamo in altri campi. Per esempio: capita di dare
giudizi o consigli in medicina pur non possedendo nessun titolo specifico nella scienza medica. Pratichiamo tante attività
umane in modo dilettantistico, così come pratichiamo e discorriamo di politica. Abbandoniamo i luoghi comuni che vedono la politica sporca, putrida e nauseabonda e riflettiamo
senza i paraocchi. Se tante menti eccelse, quelle che hanno
fatto l’arte e la scienza nel mondo, erano e sono uomini politici perché sarebbe sconveniente imitarli? Perché sarebbe sconveniente imitare i filosofi greci o i letterati latini, attori e autori di politica? La poesia, la letteratura e la scienza italiana
passata e presente è creata da uomini impegnati in politica.
Dante, Petrarca, Machiavelli, Foscolo, Alfieri, Manzoni,
D’Azeglio, Pascoli, Pasolini e tanti altri, tutti protagonisti della
vita sociale e politica del nostro paese. Per non dimenticare i
padri della patria, quelli che hanno pensato e fatto l’Italia:
Mazzini, Garibaldi e Cavour. Per venire ai giorni nostri, scienziati come: Montalcini e Veronesi. Tanti politici illustri che
hanno dato nobiltà alla politica. La politica, però, come tutte
le attività umane, non è sempre animata da sentimenti nobili,
a volte, la disonestà e la corruzione ha il sopravvento, dando
della politica un’immagine distorta. Chi ha interesse a escludere le grandi masse dalla politica, dalla partecipazione alla
gestione della cosa pubblica, amplifica e punta il dito sulla
mala politica presentandola come una peculiarità della stessa.
La politica è l’arte di governare, quest’arte può essere esercitata da persone oneste o da persone disoneste. Da persone che
mirano al tornaconto personale e non a quello collettivo. Sono
questi personaggi che screditano la politica, allontanando la
gente dalla politica attiva, riducendo i partiti a piccole consorterie. I partiti strutturati son finiti, si teorizzano partiti liquidi
o gassosi dove due o tre persone esercitano il potere. Si comprano tessere, si pratica il baratto clientelare, il militante onesto è messo all’angolo, impotente di fronte alla continua violazione delle più elementari regole. Gli organi deliberanti, i
direttivi, non esercitano più le loro funzioni; tutto è in capo
agli esecutivi, le segreterie, che fanno il bello e il cattivo tempo. La segreteria è direttivo, collegio dei probiviri, assemblea
degli iscritti e in certi casi pretendono di essere anche amministrazione comunale. Hanno snaturato e svilito perfino le primarie umiliando un’icona della sinistra come Sergio Cofferati. In spregio all’articolo 49 della Costituzione, la legge, che
regoli la democrazia interna dei partiti, stenta a essere varata.
Si continua a risolvere i conflitti interni ai partiti con i probiviri nominati dalla maggioranza che, quasi sempre, penalizzano le minoranze. Questa somma di comportamenti, coscientemente voluti, allontanano la gente dalla politica attiva, lasciando spesso i partiti in mano a carrieristi e faccendieri. La
gente onesta deve riappropriarsi dei partiti e della politica. La
politica non è sporca se è fatta da gente pulita.
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1 marzo 2015
STORIA DEL FUMETTO
di Evaristo Puxeddu
1961: I MIGLIORI ANNI DISNEY
“ Brigitta MacBridge”
UNA DELLE STORIE PIÚ DIVERTENTI
La spasimante frustrata di
Paperon de’ Paperoni. Brigitta era una bionda papera dai
capelli a forma di cuore, che
non la smetteva di correre
dietro al papero-magnate,
cercando in tutti i modi di
conquistarlo. Topolino pubblicò ben 59 numeri e diventò tutto a colori.
AVVENIMENTI STORICI
JURIJ ALEKSEEVIC
GAGARIN, è l’uomo nello
spazio. A Honolulu, nelle
Hawaii, nasce il futuro presidente americano. In Italia
si balla e si canticchia al ritmo del “Da da un pa” con le
gemelle Kessler, e il grande Elvis Presley scala la vetta della
hit parade britannica con Wooden Heart. Ma il ’61 fu anche
l’anno del “Gronchi rosa “, il famoso francobollo italiano
più raro, e del debutto di Pavarotti.
ALTRE CURIOSITÁ
Il 1961 è stato un anno indimenticabile. Vogliamo ricordare
alcuni personaggi nati in quest’anno:
1) DIANA SPENCER: Grazie al suo comportamento informale Lady D, la principessa del popolo, entrò subito nel
cuore dei sudditi inglesi e del mondo intero. Morì in un drammatico incidente il 31 agosto 1997.
2) GEORGE CLOONEY: si chiama George Thimoty, figlio di una miss di concorsi di bellezza e di un ex anchorman
e presentatore televisivo. George è attore, regista, scenaggiatore e produttore cinematografico fra i più apprezzati di Hollywood.
3) BARACK OBAMA, 44° Presidente degli Stati Uniti.
Primo afroamericano a ricoprire la carica di leader della nazione americana.
4) MARIA DE FILIPPI, laureata in giurisprudenza. Una
delle presentatrici più popolari della televisione italiana . “C’è
posta per te. Uomini e donne. Amici”. E poi in molti programmi giudice di gara.
5) LUCA ZINGARETTI, legato al personaggio del commissario Montalbano. Dopo gli studi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, ha interpretato quasi 40
film per il cinema, 20 per il piccolo schermo e 23 opere teatrali. Senza dimenticare il lavoro come regista e doppiatore.
6) EDDIE MURPHY. Attore e comico celebre, Figlio di
una operatrice telefonica e di un ufficiale di polizia comico
per passione.
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o
È
24
15 marzoo 2015
Rubriche e Commenti
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
RIDENDO E SCHERZANDO, S’È FATTO BUIO PESTO
FORZE NUOVE, NUOVO ORDINE
Avevi creduto davvero/Che avremmo parlato esperanto?/
L’avevi creduto davvero/O l’avevi sperato soltanto?/Ma che
tempo/E che elettricità/Ma che tempo che è/E che tempo che
sarà/Ma che tempo farà?/Non lo senti che tuona?/Non lo senti
che tuona già?/Non lo senti che suona?/È lontano però sembra già più vicina/Questa musica che abbiamo sentito già/
Babbo c’è un assassino non lo fare bussare/ Babbo c’è un
indovino non lo fare parlare/ Babbo c’è un imbianchino vestito di nuovo/C’è la pelle di un vecchio serpente/Appena
uscita da un uovo/E c’è un forte rumore di niente/Un forte
rumore di niente./
(Francesco de Gregori, Rumore di niente, dall’album Canzoni d’amore, 1992)
Le pensée des philosophes permet de sortir enfin des ténèbres de l’ignorance, d’où le nom de philosophie des Lumières.
(Convinzione popolare francese, … almeno credo)
È questo il deserto in cui attualmente stiamo, noi mendicanti
di senso, nel tempo dell’insensatezza divenuta mondo.
[…] Siamo oggi abitatori della prima forma sociale e politica
che non si contrabbanda come perfetta, ma che fa anzi apertamente vanto della propria imperfezione.
(Diego Fusaro, Il futuro è nostro. Filosofia dell’azione,
Tascabili Bompiani, MI, 2014)
Il nuovo s’avanza! Che famo? Per fortuna che viviamo in un
Paese di tradizioni cattoliche, e non dominato da fanatici islamisti, tollerante delle diversità e rispettoso della pluralità delle
opinioni. Inoltre io opero nella scuola italiana, dove non solo
siamo convinti di questo, ma testimoniamo con l’esempio in
tal senso, perché i nostri giovani imparino a ricercare il confronto delle idee, anche aspro e serrato, a tutto campo, ma
fecondo, produttivo di idee sempre nuove. Un Paese, dove il
giorno stesso dei recenti, tragici fatti di Parigi, tutti convintamente abbiamo proclamato: ouì, je suis Charlie Hebdo! Platone, qualcuno, per inciso, sosteneva, più o meno credibilmente, che tutta la storia della filosofia altro non è che una
nota a margine ai dialoghi platonici.* Sia come sia, Platone
ha una visione ciclica, ma regressiva della storia, dall’età degli
dei, all’età degli uomini, passando per l’età degli eroi titani.
Giovan Battista Vico, una visione progressiva. Parte da dove
Platone, riconosciuto maestro assieme a Tacito e ai moderni
Grozio e Bacone Francesco, arriva: dal fondo, dall’Età degli
uomini.
Vede gli uomini evoluti in civili, dolci e acconci costumi, da
quegli orridi bestioni che s’era nell’età degli dei, o dagli anfíbi ** che eravamo nel tempo degli eroi, non ancora del tutto umani, titani, semidei per intenderci: Cantami, o Diva, del
Pelide Achille/l’ira funesta che infiniti addusse/lutti agli
Achei, molte anzi tempo all’Orco/generose travolse alme
d’eroi, //. Dio, Patria e caramella, titolava L’Espresso in formato lenzuolo, il 14 ottobre 1971, sottotitolo: Mentre si aprono le scuole, ecco un’antologia degli errori, delle bugie,
delle melensità, delle insensatezze della retorica che costellano i libri di testo italiani. Allora le scuole, meraviglia delle
meraviglie, aprivano ad ottobre!! Parole come melensità e
costellare in senso figurato, più nessuno le usa oggi. Ma da
allora, 1971, come è cambiata la società italiana, nelle sue
istituzioni formative? Poco, quasi niente: melensità, errori,
insensatezze retoriche, bugie, ancora crescono, come il naso
di Pinocchio. Oggi la formazione in Italia, istituzionale e non,
sembra posta a difesa, al servizio di questo sistema finanziario-politico-economico, che leibzianamente pretende d’essere
l’unico e il migliore dei sistemi possibili. Le tavole della Sua
Legge recano inciso: IO sono la tua unica realtà, non avrai
altra realtà al di fuori di me. Torniamo a far luce, la luce è
nemica dell’inganno e dell’ignoranza.
S’è accesa nel Sei-Settecento in Inghilterra e poi dalla Francia è divampata in tutto il mondo, ad opera degli elettricistiphilosophes francesi. Il Congresso di Vienna (1814-15) la
[email protected]
RINALDO RUGGERI PERSEVERA
Prendo atto ancora una volta che Rinaldo Ruggeri persevera,
con la sua rubrica, negli attacchi personali con falsità ed insinuazioni nel suo disegno di veleni. Si rassegni, il suo è solo
un esercizio inutile, se non quello di facilitare l’azione legale
spense con la Santa Alleanza, promossa dalla Chiesa cattolica Romana. Vi aderirono entusiasti gli ultras cattolici francesi, i russi zaristi ortodossi. I cristiani anglicani inglesi dissero: no, grazie! Con tanta fatica uomini davvero di buona volontà hanno però continuato a lavorare alla costruzione di
una laicità affrancata dalla tutela di tutte le fedi fattesi positive, (trascendenti ma anche immanenti) dalle loro mordacchie, con orgogliosa e autonoma determinazione, con alterne
fortune, successi e sconfitte, tra trasformismi politici, (un
esempio per tutti, Benito Mussolini, da mangiapreti a firmatario, con la Chiesa cattolica, dei Patti Lateranensi), costanti
e pesanti ingerenze, dall’Unità a oggi, di altri stati, nella vita
politica e culturale italiana. Oggi, in genere, in Italia, con
nobili eccezioni, ma anche con situazioni di eccessi di zelo,
le scienze dello spirito, come le definiva il filosofo tedesco
Wilhelm Dilthey, (cioè le scienze storiche e psico-antroposociali) sono finite in mano un pò a tutti. Circolano foglietti
mal fotocopiati, dove si afferma, senza la minima preoccupazione di provarlo facendo riferimento alle fonti, cioè alle opere
degli autori, accusati senza diritto di replica, che Marx, Freud,
Nietzsche fossero dei fresconi, sconfessati dalla storia, e il
loro pensiero vecchio e stantio. Invece le dottrine fideistiche,
quanto il metodo di sconfessione dei succitati sospettosi somarelli atei ed eretici, sono nuovi e attuali. Cosa davvero miracolosa, trattandosi di idee elaborate, formulate e diffuse,
almeno mille anni prima delle sciagurate e scellerate filosofie del sospetto, partecipate dal Trio al mondo terreno tra il
Milleottocento e il Millenovecento. Ma che volete che faccia: la fede toglie di mezzo la montagna, e se questa non va a
Maometto, Maometto va da essa. Tradotto: entrate in una
chiesa in un giorno qualsiasi, in un luogo qualsiasi, metropolitano o villaggio. Se va bene, vedrete qualche anziana signora o vecchierella, il numero delle quali può contarsi sulle
dita della mano destra di Capitan Uncino. Giovani? A parte i
giorni di comunioni e cresime, (regali high-tech, agriturismi,
parrucchieri e estetiste, costosi abbigliamenti per l’occasione, e altro che per pudor non dico), gli altri: nessuno! E allora, i giovani, dove intercettarli: nei luoghi deputati alla loro
formazione, luoghi pubblici e privati, reali o virtuali, ordinati in scala o in orizzontale, in rete, libri, giornali, riviste, in
carta o online, programmi televisive o siti internet. E fin quando si tratta di iniziative private, ben vengano! Ma quando si
tratta del pubblico: le scuole, gli ospedali, la Rai? Dove i
giovani, o gli utenti in genere, dalla culla alla tomba, veniamo formati, inviati al mondo delle idee e delle civiche virtù.
E allora in tutti questi luoghi, pubblici, esperti in gran quantità, laureati come diplomati, pari sono in alcuni di questi.
Anzi, se hai studiato di meno, conseguendo solo un diploma
di maturità, magari hai potuto iniziare a lavorare prima del
laureato, che avrà in busta paga un paio di scatti stipendiali
in meno, e andrà in pensione dopo di lui, perché l’università
l’ha impegnato, quattro, cinque, sette anni. Tutti livellati, solo
l’anzianità di servizio a fare la differenza: chi ha titoli accademici rilasciati dallo Stato, con chi ha titoli rilasciati da altri
enti e fatti equipollenti, chi è abilitato con Concorso Ordinari, e chi con riserve è stato pure sistemato in ruolo. Questo
vale per i quadri intermedi nella PA, ma anche per qualche
dirigente. Io non so, davvero, lo giuro! cosa abbiamo in comune, nella umana visione delle cose, adulti inseriti e ragazzi! Questa però davvero ci accomuna: chiamarci fuori dalla
responsabilità dell’insuccesso e non riconoscere il ruolo dell’altro nel nostro successo. Laondelapercui, giovani o meno,
di fronte all’esito, positivo, della prova, esclamiamo entusiasti: e …. vvvvvaiiiii, l’ho passata!!! Oppure, pieni di sdegno
e furore: non mi hanno passato! È un’giustizia, però!
* Alfred North Whitehead, filosofo e matematico inglese,
15 febbraio 1861, 30 dicembre 1947.
* * AMPHÍ=ambe le parti, due, e BÍOS=vita o BIÓO=vivo.
LETTERE
nei suoi confronti. Quanto alle sue lezioni sulla coerenza politica, se le faccia davanti a uno specchio. Non c’è nessuno
che può credere a questi sermoni da chi ha passato la vita
collezionando cambi di casacca, da un partito all’altro, con
relative espulsioni sempre con la stessa accusa: mancanza di
coerenza politica.
Francesco Marras
di Giovanni Luigi Zedda
Dimmi cosa leggi
OGGI PARLIAMO DI...
SAGGIO SULLA
LUCIDITÀ
Questo è il grande problema di coloro che sentono troppo e
capiscono troppo: che potremmo essere tante cose, ma la vita
è una sola e ci obbliga a essere solo una cosa, quello che gli
altri pensano che noi siamo.
(Antonio Tabucchi, Prefazione a Marilyn Monroe, Fragments: poesie, appunti, lettere, Feltrinelli, MI, 2010)
Adesso capisco, (beh, trattandosi di me, capisco è un’iperbole, ma insomma, lasciatemi cullare in queste dolci vaghezze)
perché Saramago è tanto odiato dai fideisti di tutte le fedi,
poli e mono, occidentali e orientali, trascendenti e politicoimmanenti: perché ha uno straordinario senso dell’umorismo,
proprio quello che manca totalmente a questi proseliti, adepti, affiliati, neo e veterofiti, seguaci, a volte
anche un tantino, ma poco poco,
fanatici. E ha vinto pure un Premio
Nobel per la letteratura nel 1998:
impudente lui, impudenti ancor di
più i giurati della giuria di quel freddo paese laggiù! La misura, in Stoccolma, questi senzadio, l’hanno
davvero fatta colma! Dai, andiamo
a Stoccolma, dove se mangi stai
colma, delirava il grande Rino Gaetano. Non che nelle altre opere del
grande portoghese … a proposito,
anche un altro grande, José Mário
dos Santos Mourinho Félix è portoghese, e agli italiani molto
antipatico, anche lui, grande senso dell’umorismo, adesso che
mi ci fate pensare, … no, non è che qualcun altro mi ci ha
fatto pensare, in realtà l’ho pensato io, è un artificio retorico,
scrittura creativa, … usa il nostro tempo in specie, … anche
Tabucchi, grande scrittore, d’humor eccelso ha riparato in
Portogallo, lui italiano ha abbandonato la bella patria che già
fu terra di grandi umoristi. Abbandonato dagli scrittori umoristi, oggi nel Belpaese sembrano aver trovato il loro habitat
ideale i politici umoristi o gli umoristi politici. Vabbùono!
Non è che le altre sue opere, Caino, Il vangelo secondo Gesù
Cristo, Cecità, solo per dirne alcune, non siano pervase dal suo
sottilissimo e devastante umorismo, ma qui è sublime, è una
raffica che ti coglie in pieno dalla prima parola della prima riga
della prima pagina. Ma torniamo al busillis che hanno un po’
tutti gli umoristi, quando la loro opera finisce in mano ai fideisti. Cioè il senso dell’umorismo.
Certo, c’è poco da ridere, per tanti in Italia, in questo straordinario romanzo di Saramago. Pensate al plot: in un paese, che
paese? direte voi, … quello è Campanile, non fatemi confondere. Daccàpo: in un paese, i suoi cittadini, in massa, decidono
di votare scheda bianca.
Ricorda qualcosa? Meglio: prospetta qualcosa? Le ultime convocazioni elettorali in Italia, per l’Europa o per i campanili
delle cattedrali dei capoluoghi regionali, come sono state ad
affluenza? Il messaggio? In certi momenti per essere lucidi
bisogna chiudere gli occhi sulla realtà, cioè sui meccanismi
abbacinànti del potere. I protagonisti sono gli stessi di Cecità,
tornati meno di dieci anni dopo. Cecità è pubblicato in Portogallo nel 1995, e in Italia da Einaudi l’anno dopo, Questo, Saggio sulla lucidità, in Portogallo, e in Italia, sempre da Einaudi,
nel 2004. c’è un filo che lega le due opere, c’è una affermazione forte, come solo la poesia sa farla forte: per vedere bene,
anzi per guardare, bisogna prima diventare ciechi.
Ironia delle ironie, per Saramago, e nel mio piccinissimissimissimo, anche per me, che proprio credenti non siamo, questo succede a Saulo di Tarso, grande persecutore di poveri
cristiani, che ha un black-out visivo dalle parti di Damasco.
qualche giorno dopo, si risveglia apostolo delle genti, e per
fortuna sua, e nostra, che passava di lì un tale Michelangiolo
Merisi da Caravaggio, che certificò la verità del fatto con una
istantanea rimasta celebre e che ancora si può vedere a Roma,
in una chiesetta all’ingresso di Piazza del popolo: la didascalia della foto mi pare reciti, Conversione di San Paolo. Ah! o
post scriptum, per i puristi, le virgole i punti, messi, non, messi,
messi a: pera sono il mio maldestro tentativo di rendere omaggio al maestro Saramago, che di ortopunteggio se ne fregava
alla grande, per dirla en français napolitain, n’en ai rien à
futte. A lui.
José Saramago, Saggio sulla lucidità, Universale Economica Feltrinelli, MI, 2011.
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Rubriche e Commenti
Quando lo Stato
sacrifica i più deboli
Psicoterapeuta
TRA I DUE LITIGANTI...
bambini litigano tra loro. Questo accade per
un giocattolo sottratto, una cartella strattonata, qualche parola di troppo, durante l’orario scolastico, al parco, sull’autobus, insomma ogni circostanza è buona per
punire il compagno responsabile del gesto sgradito. Il
risultato? Musi lunghi, maestre esasperate e genitori
che s’interrogano sull’origine dei comportamenti aggressivi dei figli.
Le ricerche di psicologia dello sviluppo sostengono
che i litigi fra bambini sono, in realtà, occasioni di
crescita cognitiva, emotiva e sociale e costituiscono un evento fisiologico, una parte quasi inevitabile
del giocare assieme. Spesso gli
adulti vivono con grande disagio
queste contrapposizioni e si pongono l’obiettivo di interromperle tempestivamente, privando così i piccoli di un patrimonio esperienziale
utile alla loro crescita. Ciò accade
perché minori e adulti danno significati differenti alle dispute, tanto
che, talvolta, proprio la reazione adulta disorienta il
bambino e porta ad attribuire contenuti impropri alle
controversie, modificando inevitabilmente la percezione e il valore dell’episodio stesso.
Il motivo principale dell’intervento dell’adulto è solitamente il timore che due bambini che litigano si possano fare del male. In realtà, fino al sesto anno di vita
i bambini e le bambine non dispongono, dal punto di
vista cognitivo, dell’intenzionalità consapevole di creare un danno, ossia non intendono fare del male. Certo, dopo il sesto anno di vita questa intenzionalità può
prendere forma, ma le ricerche confermano che i comportamenti davvero pericolosi avvengono di rado, in
quanto i bambini tendono ad autoregolarsi. Inoltre i
litigi infantili durano mediamente pochissimo mentre,
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di Samuela Garau
PSICONEWS
I
1 marzo 2015
al contrario, l’interruzione del contrasto da parte dell’adulto non consente ai piccoli di portare la disputa a
termine e di trovare una mediazione, attraverso l’esercizio delle abilità di comunicazione. In alcune circostanze sono gli stessi bambini che chiamano in causa
l’adulto, con la funzione di arbitro, per stabilire chi ha
ragione. Ciò accade perché hanno come punto di riferimento il giudizio degli adulti, che spesso cercano di
imporre una soluzione che, il più delle volte, è distante
da quella che i piccoli naturalmente troverebbero.
L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione e conquistare l’approvazione, attraverso la dinamica del
buono-cattivo: attribuire all’altro
l’inizio del litigio, significa dagli il
ruolo di “cattivo”, e consente a se
stessi di svolgere la funzione di vittima, ossia il personaggio buono.
Decidere chi ha ragione, però, non
aiuta a prevenire i conflitti, né allontana la possibilità che emergano
episodi davvero pericolosi, in quanto il problema non è il litigio in sé, ma il litigio “mal
gestito”. Per questo, l’obiettivo dell’adulto deve essere quello di far emergere le ragioni dell’uno e dell’altro e trovare insieme una soluzione, svolgendo il ruolo
di mediatore più che di giudice. Questa modalità di gestione dei conflitti consente di utilizzare il litigio come
uno strumento di crescita personale, che aiuta il bambino a rafforzare se stesso e a riconoscere i propri limiti, stimolandolo a sviluppare strategie creative e a cercare soluzioni alternative. Mettere alla prova tutte queste risorse insegna ai bambini a confrontarsi, ad esprimere ognuno il suo punto di vista ed esternare le proprie emozioni, agevolando il percorso verso una crescita sana e consapevole.
Per richieste o info: [email protected]
A
lessandro D’Avenia nel bellissimo romanzo «Ciò che inferno
non è», descrive i momenti che portarono alla morte di Don
Pino Puglisi con queste parole: «quando un branco di lupi non riesce
a trovare più prede, reagisce massacrando il più debole del branco.
Gli uomini lupi fanno allo stesso modo, sacrificano chi gli è vicino
per sentirsi forti. Così recuperano controllo e potere. Ma tra gli uomini accade che il sacrificio del più debole risvegli chi se ne stava in
disparte, indifferente, impaurito».
Oggi, allo stesso modo dei lupi, lo Stato decide di sacrificare i Comuni. La strategia in atto assegna il ruolo di vittima predestinata all’anello più debole delle istituzioni, rappresentata dagli Enti locali.
Lo schema è consolidato: il governo centrale taglia le risorse, i Comuni si trovano costretti ad aumentare la tassazione locale. Nel 2010
lo stato trasferiva al comune di Sardara 9 74.619,51 euro, nel corso
del 2014 lo stesso comune ne riceve 331.028,78 euro. La differenza
è di ben 643.590,73 euro, che il Governo di fatto scarica sui cittadini,
trasformando le comunità in polveriere di malessere e malcontento
pronte ad esplodere in mano al malcapitato amministratore di turno.
La bomba di Bultei, le intimidazioni di Bonorva e Milis, il ricordo
delle fucilate esplose ad Ottana, il profondo disagio sociale che ogni
amministratore respira a pieni polmoni quotidianamente, ci devono
indurre ad una lettura sistemica della problematica proprio perché le
conseguenze di queste azioni minano alla base i principi di convivenza civile e democratica delle nostre comunità. Non è sufficiente
aumentare i presidi di controllo del territorio, se l’obiettivo è quello
di svuotare ulteriormente le autonomie locali. Non basta esprimere
solidarietà se l’intento è quello di trasformare gli amministratori in
punch-ball sui quali sfogare la rabbia e il malcontento. Non servono
le sterili parole e le interviste di circostanza se si tolgono ai sindaci
gli strumenti utili a lenire il malessere dei cittadini.
Scrive D’Avenia che Don Pino aspettasse la morte. La aspettava come
chi va ad un appuntamento o riceve una visita a lungo attesa. Don
Pino sapeva di morire, si sentiva abbandonato dallo Stato, quello stesso
Stato che oggi con le dovute proporzioni sacrifica i Comuni per riconquistare controllo e potere. Non è il momento del silenzio e dell’indifferenza, ma quello della verità e della trasparenza. Non si può
aspettare oltre.
Andrea Caddeo
Assessore del Comune di Sardara
ODONTOIATRIA E SALUTE
di Andrea Lampis
medico odontoiatra
www.studidentisticilampis.it
IL CANCRO DELLA BOCCA: COME PREVENIRLO
seconda parte
In questo articolo parlerò di una delle patologie più insidiose
che solo in Italia causa circa 9.000 morti all’anno: il carcinoma squamoso orale, detto CSO. Siamo di fronte ad un paradosso, infatti a dispetto dell’accessibilità del cavo orale spesso
il carcinoma non viene diagnosticato precocemente e gli interventi avvengono con un ritardo notevole, portando così
ad un peggioramento della prognosi. Il carcinoma squamoso
orale costituisce da solo il 90% dei tumori della bocca.
Prima di tutto è importante far capire l’entità del problema.
Secondo i dati dell’agenzia internazionale della ricerca sul
cancro i tumori del cavo orale si situano al decimo posto
rispetto ai tumori di tutto l’organismo. In Italia, l’incidenza
media del CSO è di 8,44 casi l’anno ogni 100.000 abitanti
negli uomini e circa 2,2 nuovi casi l’anno nelle donne. Il
95% dei CSO compare dopo i 40 anni d’età e mediamente
dopo i settant’anni di vita ed è responsabile del 3% di tutte le
morti nell’uomo e dell’1% nella donna.
FATTORI DI RISCHIO DEL CARCINOMA ORALE
I fattori di rischio son conosciuti da tempo, ricordiamo fra i
principali il fumo ed il tabacco in tutte le sue forme, l’alcool,
i virus, l’alimentazione e le radiazioni. Analizziamo questi
fattori di rischio uno ad uno.
FUMO
I principali fattori di rischio sono tabacco ed alcool, che risultano correlati al 75% dei casi. Il tabacco viene principalmente consumato mediante fumo di sigaretta, ma comprende anche quello da masticare molto più diffuso in Paesi Asiatici. Secondo le linee guida internazionali “il consumo di più
di 20 sigarette al giorno determina un rischio relativo di cinque volte maggiore rispetto ai non fumatori. L’abitudine al
fumo di sigaro, mentre è meno correlata ai tumori del polmone rispetto alle sigarette, pare comportare un rischio maggiore per la cavità orale, proprio a causa dell’abitudine di mantenere il fumo in bocca. I livelli di rischio risultano da 7 a 10
volte superiori ai non fumatori, e sono correlati al numero di
sigari fumati ed al livello di inspirazione del fumo. Lo stesso
si può dire riguardo all’uso della pipa. Il tabacco per la masticazione è stato segnalato un fattore di rischio di carcinoma
orale, secondo alcuni studi al pari alle sigarette.
ALCOOL
L’alcool costituisce il secondo fattore di rischio più importante, ciò che conta non è il tipo di alcolico bevuto ma la
quantità espressa in grammi assunta al giorno. Infatti secondo le linee guida internazionali, “il consumo di alcol in dosi
superiori ai 50 gr/die determina un rischio circa quindici volte maggiore per l’insorgenza del carcinoma orale”. Inoltre il
fumo e l’alcol assieme creano un effetto sinergico che aumenta notevolmente il RR di incorrere in CSO arrivando a
valori di 38.
ALIMENTAZIONE
L’alimentazione può essere sia un fattore di rischio che un
fattore protettivo. Infatti alimenti che contengono nitrati possono essere trasformati in nitrosamine che son cancerogene.
Bisogna evitare il più possibile sostanze come i salumi o cibi
con conservanti, inoltre bisogna evitare grigliate che contengono spesso sostanze cancerogene dovute alla combustione.
Fra gli alimenti protettivi ricordiamo la frutta e verdura, che
contengono antiossidanti come la vitamina A ,E, F, il licopene contenuto nel pomodoro, il selenio.
MICRORGANISMI
Il 38% dei ceppi di Candida Albicans (microrganismi) può
trasformare i nitrati in nitrosamine che son sostanze cancerogene. Per quanto riguarda i virus alcuni tipi di Papillomavirus HPV, soprattutto i genotipi HPV16 e HPV18, vengono
riscontrati in una minoranza di casi di CSO e nel 40% circa
dei casi di carcinoma squamoso insorti a livello delle tonsille.
Pertanto si pensa che HPV svolga un ruolo oncogeno almeno
in una minoranza di casi.
RADIAZIONI UV
Infine in alcuni individui che spesso son esposti alle radiazioni del sole nelle ore più calde possono andare incontro a carcinoma del labbro inferiore. Per scongiurare questa eventualità
è necessario,se si fanno lavori come manovale, agricoltora o
marinaio, proteggere le labbra con alcune creme particolari (al
PABA) che schermano i raggi solari.
In questo articolo si è parlato dei fattori di rischio del carcinoma, mentre nel prossimo si parlerà in particolar modo della diagnosi e delle lesioni precancerose (il 15-20% delle neoplasie
del cavo orale si sviluppa da una lesione precedente chiamata
precancerosi) e infine, nella terza ed ultima parte, della terapia.
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26
Rubriche e Commenti
15 marzoo 2015
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
ARDU LEU CUN PATATAS
I
l carciofo selvatico Chynara cardunculus L., fa parte della famiglia compositae (Asteraceae). Oltre a essere
impiegato per uso alimentare, lo è anche per uso farmaceutico e per uso terapeutico. In Toscana, attraverso un
procedimento particolare se ne estrae un agente coaugulante, utilizzato per la preparazione di formaggi ovini.
In Sardegna, in base alle località dell’isola, per ardu leu si intende carciofo selvatico ma anche cardo selvatico.
Per esempio nel Campidano si chiama “gureu aresti” o de “sattu” (cardo selvatico), sempre nel Campidano,
“cugùzua” (carciofino), in Logudoro “cardu reu”, mentre in Gallura “caldu”; all’interno della Sardegna invece lo
chiamano “gardu freu”, o “cardu biancu” (anche se in realtà il cardo tende a essere di colore violaceo) e nell’algherese “calciofa”.
Sono tanti i nomi utilizzati per indicare il cardo o il carciofo che spontaneamente cresce in tutta l’isola e altrettante
sono le ricette per cucinarli. Una ricetta in particolare che accomuna tutti gli isolani è quella degli ardu leu cun
patatas o patatasa che, da sempre, risulta essere di cultura contadina (le materie prime lo confermano). Sia i cardi
che i carciofini sono un contorno semplice e genuino, leggero, con proprietà disintossicanti e depurative e se
cucinati insieme alle patate ne fanno un contorno veramente unico.
Ingredienti:
Preparazione
28 carciofini (cuguzzua)
e un bel mazzo di cardi selvatici raccolti la mattina,
una cipolla rosa, 2 spicchi d’aglio,
un mazzetto di prezzemolo,
g 400 di patate gialle,
il succo di un limone non trattato,
latte, vino bianco secco, brodo,
olio extravergine d’oliva, sale e pepe di mulinello q.b.
Come prima operazione, monda e pulisci i carciofini e i cardi, poi tagliali a pezzi e sbollentali per un quarto d’ora in
abbondante acqua leggermente salata, acidulata con il succo del limone e mezzo bicchiere di latte. Nel mentre trita la cipolla
con il prezzemolo e il battuto ottenuto fallo appassire in un capace tegame insieme a un generoso giro d’olio, l’aglio schiacciato, una spruzzata di vino e, quando evaporato, aggiungi le patate precedentemente pelate e tagliate a dadolata.
Mescola il tutto e prosegui la cottura dolcemente per quaranta minuti circa a recipiente coperto, bagnando di tanto in tanto la
preparazione con del brodo vegetale bollente, onde evitare che lo spezzatino si asciughi troppo. A pochi minuti dal termine,
regola il sapore di sale e impreziosiscilo con una generosa macinata di pepe. Servi subito il contorno che si sposa benissimo
principalmente con un piatto di mare a base di seppie, calamari, polpo o quant’altro, ma è perfetto anche come piatto unico.
Vino consigliato rosso: Arborea Sangiovese, dal sapore asciutto, morbido, fresco e aromatico.
PAGINE DI STORIA POLITICA
di Evaristo Puxeddu
ANTONIO SEGNI
Politico. Presidente della Repubblica dal 1962 al 1964.
Professore di diritto a Perugia, rettore dell’università di Sassari.
Organizzatore della resistenza al fascismo in Sardegna.
Deputato Dc. Senatore a vita.
NOTE BIOGRAFICHE IN BREVE
Dal 1946 al 1951 fu ministro dell’agricoltura nel gabinetto
De Gasperi, realizzando alcuni provvedimenti di riforma agraria. Nel 1951 -53 ministro della pubblica istruzione, poi capo
del governo prima del centrosinistra, ministro degli esteri nei
governi Tambroni e Fanfani. Dopo Giovanni Gronchi fu nominato presidente della Repubblica italiana, prima di Saragat.
ORIGINE E PERCORSI POLITICI
Segni, laureato in giurisprudenza, era nato da una famiglia,
secondo alcuni biografi, nobile e iscritta fin dal 1752 al patriziato genovese. Sicuramente una famiglia di possidenti terrieri. Aderì al Partito Popolare Italiano dalla fondazione. Fu
consigliere nazionale del Ppi. Era stato allievo di Giuseppe
Chiovenda, professore universitario di diritto processuale
civile, insegnò in varie università da Perugia, Roma, a Sassari anche come magnifico rettore. Smise di fare politica dopo
l’avvento del fascismo.
DEMOCRISTIANO CONSERVATORE
Fu tra i fondatori della Dc, deputato all’Assemblea Costituente, ricevette numerosi incarichi istituzionali e governativi. Più volte fu sottosegretario al tempo dei governi Bonomi,
Parri, De Gasperi. Poi ministro della Pubblica Istruzione con
i governi di De Gasperi e Pella. E ministro dell’Agricoltura e
foreste dal 1946 al 1951. Nel 1950 varò la riforma per la
trasformazione del latifondo in piccola proprietà. Garante
dell’alleanza politico-militare con gli Stati Uniti, favorevole
all’unità europea, patrocinò il trattato di Roma.
ERA UN DOROTEO
Così si chiamavano i democristiani di tendenza conservatrice. Fu eletto Presidente della Repubblica nel 1962 ( 443 voti
su 842 ) con i consensi del MSI e dei monarchici. Tutto nacque allo scadere della presidenza di Gronchi, quando Aldo
Moro non vedeva di buon occhio le manovre del presidente
dell’Eni Enrico Mattei e propose la candidatura di un conservatore, per rassicurare, dissero gli esperti di politica, le correnti di destra della Dc, e guadagnare anch’esse alla “sua
politica” di apertura al Partito Socialista.
IL PIANO SOLO E IL GOLPE DEL ‘64
Segni è rimasto famoso oltre che per quel tentativo di “riforma agraria”, rimasta però incompiuta. E per la sua vicinanza
alla personalità del generale dei carabinieri,
ed ex partigiano, ma di
convinzioni monarchiche, Giovanni De Lorenzo, giudicato da Segni “un baluardo delle
istituzioni”. Un militare dal curriculum altissimo, capo del Sifar, il
servizio segreto italiano, che diresse con
mano ferrea. Nel 1964
De Lorenzo incontrò i
comandanti di divisione di Milano, Roma e
Napoli proponendo un “piano”, finalizzato a far fronte a una
ipotetica situazione di estrema emergenza “solo per essi”.
Corredato da liste di sovversivi, da arrestare o internare in
Sardegna. Il settimanale “L’Espresso”, nel 1967, lo indicò
quale promotore di un tentativo golpista. Il generale querelò
per diffamazione Jannuzzi e Scalfari, condannati dal tribunale di Roma. Prevedeva l’individuazione di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra e il loro trasferimento in Sardegna,
in una base militare Nato, il presidio della RAI – TV, l’occupazione delle sedi dei giornali di sinistra e l’intervento dell’Arma in caso di manifestazioni filocomuniste. Antonio Segni ne rimase particolarmente impressionato. Ma Indro Montanelli e Giorgio Galli ritennero che Segni non voleva assolutamente eseguire un “colpo di Stato”, ma agitarlo come uno
“spauracchio” a fini politici.
ULTIMI ANNI
Nel 1964 si ammalò e si dimise da senatore a vita. Morì a 81
anni. Dopo aver avuto importanti onorificenze in Italia e all’estero.
MICOLOGIA
E DINTORNI
di Gigi Arixi
ANDARE A FUNGHI
Da bravi maschietti, di certo, vi sarà capitato di fare un complimento a una bella ragazza; in qualche caso, la donzella di
turno arrossisce vistosamente, non per questo ella non è più “
bona” anzi… però attenti, potrebbe anche essere velenosa!!!
L’accostamento che intendo fare alla materia micologica è
spiritoso, ma non privo di fondamento. Vediamo insieme di
capire il perché: durante una delle nostre escursioni a caccia
di prelibati basidiomi cosi detti “funghi”, ci imbattiamo in
esemplari di ogni genere e relative specie; nel coglierli ci
accorgiamo che al tocco o al taglio alcuni di loro “virano”
ossia cambiano colore. Istintivamente, se privi di cognizioni
a riguardo, tendiamo a scartarli… errore!!! Dovremmo solo
diffidare e coglierli con
beneficio di inventario.
Tal fenomeno naturale si
verifica anche nel mordere una mela, di lì a breve
noterete che la parte tagliata cambia colore per
effetto dell’ossidazione.
Di certo è un campo minato, ma se ci affidiamo a
bravi esperti, l’ambiente
ne beneficerà; non ricorreremo ai calci gratuiti e
l’architetto Madre natura
rimarrà immutata con le sue meravigliose coreografie. Altro
punto, attinente alla materia, è quello di evitare, assolutamente, le pratiche empiriche: il medioevo è finito da un pezzo e
le “COGHE” le han tutte “cotte”… voglio dire gli stregoni
hanno finito il loro tempo!
Durante le mostre micologiche ne sento di tutti i colori, udite… « io raccolgo con sicurezza i funghi mangiati dalle limacee» domando io « ha per caso visto che fine ha fatto la limacea?» . « Io, nel misto dei funghi metto una moneta d’argento, se diventa nera sono sicura della loro tossicità ». « Noi li
diamo al gatto » assass… vi siete mai domandati se il loro
sistema gastrico si rapporta a noi singoli umani? Come vedete… l’approssimazione regna sovrana, aprendoci le porte degli
ospedali e nella peggiore delle ipotesi… dell’aldilà.
Un mico saluto Gigi Arixi
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1 marzo 2015
BIANCO E NERO
27
di Fulvio Tocco
IL MEDIO CAMPIDANO PUÒ DIVENTARE IL CUORE PULSANTE DELL’ECONOMIA ISOLANA
LA POVERTÀ COLPISCE LA SARDEGNA INTERA
Dobbiamo lottare per trovare la via del cambiamento coltivando il territorio
con l’ausilio di Piani straordinari finalizzati alla valorizzazione della campagna
P
ossibile che il degrado socio economico, il degrado politico, il degrado del silenzio delle classi dirigenti non vengano letti per quel che effettivamente rappresentano e commentati con le giuste parole della politica? La meravigliosa
Sardegna continua a dimostrare di non essere amata per quel
che merita. Continua a dipendere nettamente dall’economia
nazionale. È di fronte a sfide strategiche senza precedenti
che richiedono innanzitutto di decidere chi si vuol diventare
ed entro quando e la traduzione di detta decisione in obiettivi
concreti e misurabili.
La Sardegna affronta la sfida della competizione globale
con un handicap enorme che ne vincola scelte e comportamenti: dipende enormemente dai marcati esterni, spende e
non produce ricchezza e lavoro. Il datore di lavoro più importante della nostra regione ormai è l’INPS; garantisce
annualmente “buste paga” per oltre quattro miliardi a fronte
delle contribuzioni previdenziali in picchiata libera. Ma questo dato continua ad essere ignorato, come se non esistesse.
Ecco perché da alcuni anni non ammiro i dirigenti dei partiti politici e colletti bianchi della pubblica amministrazione.
Durante gli ultimi trenta anni gli scaffali degli enti locali si
sono arricchiti sempre di più di informazioni sulla condizione sociale ed economica dei sardi. Si è creata così una
situazione di accumulo progressivo delle diagnosi dei problemi, ma di soluzioni per evitare di dipendere dalla terraferma non ne abbiamo visto neanche l’ombra.
Man mano che siamo andati avanti abbiamo cresciuto la
dipendenza anche nei comparti produttivi più forti. L’esempio più eclatante lo troviamo in zootecnia: una regione con
un alto numeri capi (3.800. 000) che non dà importanza alla
coltivazione dei legumi (coltiva appena lo 0,17 della SAU)
la dice lunga sulle capacità di lettura dei bisogni territoriali.
Quella partita vale una grande industria: mette in moto un
giro di granaglie di oltre tre milioni di quintali l’anno. Se
tutto ciò possa produrre benefici trasversali per tutti i sardi
non è mai stato preso nella dovuta considerazione da parte
di chi governa e di chi studia. Si agisce pensando solo a se
stessi, questo è il dramma. E chi pensa ad agire con progetti
collettivi corre il rischio di essere osservato con ilarità.
La questione dei “giganteschi” legumi insostituibili per il
miglioramento dell’ambiente e per il completamento delle
razioni alimentari è stata sottovalutata ed irrisa; accostata
EMOTIVAMENTE
Il grigio di Gonnosfanadiga
di Alice Bandino *
OMERTÀ E BULLISMO
Una lettrice mi scrive preoccupata e indecisa sul da farsi, dopo aver appreso (di nascosto, leggendo una chat
della figlia adolescente), di atti di bullismo, con sfumature di cyber bullismo, avvenuti nella scuola superiore
frequentata dalla figlia.
Per risolvere una problematica di bullismo accertato, è
necessario agire su più fronti. Spesso ci si sofferma molto
sulle dinamiche tra bulli, vittime e loro famiglie, e poco
sugli osservatori. Sono i compagni che non avvertono
gli adulti; son coloro che osservano nei confronti del
“bullo” una sottomissione parziale o totale, rischiando
di divenire essi stessi vittime o bulli. Sono gli adulti che
sanno e si limitano a sminuire, schierarsi o giudicare,
ignorando quanto sia dannoso il loro comportamento.
È necessario intervenire sull’atteggiamento passivo/collaborativo degli “osservatori”, o”bulli passivi”, tutte
quelle persone che fisicamente, moralmente o virtualmente conoscono/partecipano al perpetrarsi delle angherie.
Una paziente ora serena, vittima per diverso tempo di
bullismo (ai tempi della scuola), mi ha permesso di riportare alcune sue considerazioni sul ruolo ricoperto
dagli osservatori nel suo caso. “Si deve sensibilizzare
tutta la classe, così le vittime troveranno il coraggio per
reagire ai bulli; loro stessi deboli e disgustati dalla propria vita, se trovano interessante infierire sulle debolezze altrui! I bulli non devono poter contare sull’aiuto di
nessuno e le vittime non devono vergognarsi di chiede-
La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che
sabato 7 marzo
domenica 4 ottobre
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Via G. Rossa, 49
ad un piatto di lenticchie. Di fronte ai dati resi noti questi
giorni dai giornali gli egoisti buontemponi di allora che diranno? Ora siamo costretti a girarci i pollici ed i giovani e
chi ha perso il lavoro ad emigrare.
Che in Sardegna non si è lavorato per la crescita è chiarissimo. Il mantenimento delle terre pubbliche incolte, dalla riforma degli enti agricoli in poi, ne sono la chiara dimostrazione. Si è agito pensando di essere soli. Si è agito pensando solo a se stessi per non correre rischi. Eppure i premi
annuali assegnati dicono che abbiamo una classe dirigente
efficientissima. Ciò nonostante io sono un assertore convinto, con studi e dati alla mano, che il Medio Campidano ha le
carte in regola per diventare il cuore pulsante dell’economia regionale. La questione è politica. Basta saper leggere
il territorio. Con un Piano di sviluppo finalizzato all’alimentazione del comparto produttivo più importante della Sardegna la ripartenza dell’economia sarà assicurata. Chiaramente siamo ancora sulla via del miglioramento; noi dobbiamo lottare per trovare la via del cambiamento considerando il Territorio una risorsa. …per far ripartire l’economia reale.
re aiuto. In base alla mia esperienza, dopo tanti anni,
penso che anche qualche insegnante avrebbe dovuto
stare più attento e bloccare sul nascere episodi di prevaricazione, che niente avevano a che vedere con semplici scherzi innocenti!”. Essendo a contatto con tutta
la classe, sono gli insegnanti che per primi possono accorgersi e devono essere in grado di intervenire, chiedendo anche l’aiuto delle famiglie dell’intera classe, in
un clima collaborativo e sereno.
Alla lettrice consiglio di parlare con la figlia per farle
capire quanto sia dannoso continuare a nascondere agli
adulti di riferimento questa situazione, senza aiutare le
vittime.
È necessario in questi casi accertati fare gruppo, unirsi
e proteggere gli elementi più deboli della situazione. Si
potrebbero richiedere all’istituto interventi specialistici
di “alfabetizzazione emotiva”, utilizzati sin nelle scuole dell’infanzia e negli istituti più all’avanguardia, essendoci una forte correlazione positiva tra il rendimento scolastico degli studenti e il grado di livello di benessere socio-emotivo percepito dai componenti del gruppo-classe.
Ripartire quindi dall’abc delle emozioni, con progetti
che promuovano il senso di gruppo, che valorizzino le
differenze (“includendo, non escludendo”), che responsabilizzino i ragazzi, svalutando l’omertà.
* www.psygoalicebandino.it,
[email protected]
Cronache di un paese deserto
Sarà l’effetto della crisi, sarà il continuo emigrare dei giovani, saranno
le nuove tecnologie, forse la combinazione di tutti questi fattori oppure
neanche questo: certamente però nell’attraversare Gonnosfanadiga si
ha sempre più la sensazione di trovarsi in un paese deserto.
Sono ben lontani i tempi in cui la parte superiore della via Porru Bonelli, il cosiddetto rettifilo, veniva chiuso la domenica per permettere alle
persone di passeggiare in tranquillità. Si passeggiava, si scambiava qualche parola coi conoscenti che si incontravano e poi dritti fino alla piazza
Vittorio Emanuele, principale punto d’incontro di tutto il paese.
Di quei tempi non è rimasta neanche la piazza, rivoluzionata e “migliorata”, oramai sembra appetibile solo alle mamme che vi portano i propri
bimbi.
Siamo all’apartheid: da una parte i vecchi e dall’altra le famigliole. E i
giovani? Questi sconosciuti. C’è chi si riunisce su WhatsApp, chi si fa
un giro per le vie su Google Maps e chi discute di importanti problemi
su Facebook. Ironia a parte, i grandi assembramenti di ragazzi prendono luogo ormai solo nella memoria. Ciò che veramente manca ai giovani sono gli stimoli, che effettivamente sono assenti dal paese. Non ci
sono parchi, l’unico presente è abbandonato, così come è abbandonato
un gran numero di vie, edifici, piazze, aree verdi, manti stradali e via
discorrendo.
Gonnosfanadiga ora è, purtroppo, effettivamente un paese grigio, fermo ormai da anni, caduto in un profondo stato di torpore ed apatia.
Giusto lo sport tiene ancora vivo il paese, sempre molto partecipato da
chiunque in tutte le sue alternative.
Allora si riparta da ciò che c’è di buono, insieme allo sport le associazioni presenti; soprattutto c’è bisogno di autocoinvolgersi, di prendere
coscienza della situazione e uscire dal torpore, riunendosi, facendo nascere nuove idee, partecipando attivamente alla vita del paese: c’è bisogno di prendere i pennelli in mano e cancellare questo grigiore.
Francesco Lecis
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Sport
15 marzoo 2015
Sport
Madonna del Rosario A
Madonna del Rosario B
San Giovanni Bosco Ales
CENTRO
SPORTIVO ITALIANO
La “Junior Tim Cup”: il calcio negli oratori
C
on la partecipazione di quattro squadre degli oratori Madonna del Rosario di Villacidro, San Giovanni Bosco di
Ales e Uras, nel capannone polivalente di San Gavino, concesso dall’amministrazione comunale, si è svolta la fase locale della terza edizione di “Junior Tim Cup: il calcio negli
oratori”, il torneo di calcio a 7 riservato agli under 14 e promosso dal Centro sportivo italiano, dalla Tim e dalla Lega
Serie A. Con l’obiettivo di sostenere l’attività oratoriale, il
torneo vede protagonisti gli oratori delle 15 città, le cui squadre militano nella serie A, realizzando un sogno per i giovani
iscritti. Quello di vedere una volta alla settimana i protagonisti del grande calcio approdare in un oratorio per uno scambio di esperienze e concretizzare sul campo l’alleanza tra lo
sport di vertice e quello di base.
Durante il campionato viene giocata una partita dimostrativa
della Junior Tim Cup in uno stadio della Serie A Tim, rega-
lando ai ragazzi una altro sogno: giocare nel campo dei grandi campioni. Mario Farci, presidente del Csi del Medio Campidano, fa sapere: «Momenti magici, indimenticabili e incredibili sono stati vissuti domenica 8 febbraio. Allo stadio Sant’Elia, prima della partita Cagliari-Roma, i giovani under 14
degli oratori Sant’Isidoro di Sinnai e San Giovanni Bosco di
Uras sono scesi in campo per disputare la loro partita, dopo
la quale hanno incontrato Daniele Conti e Francesco Totti».
E, raccontando le partite della “Junior Tim Cup” di San Gavino, ha aggiunto: «Sotto la guida dei coordinatori, i ragazzi
hanno dato vita a due giornate di calcio caratterizzate da fratellanza e amicizia, e dal bel gioco espresso dai giovani atleti
in campo. Il verdetto ha regalato sorrisi agli oratori di Uras e
Villacidro che giocheranno a Cagliari la finale regionale».
Marisa Putzolu
Primo titolo regionale per i ragazzi
dell’Atletica Podistica di San Gavino
Domenica 8 febbraio una moltitudine di atleti provenienti da tutta l’isola e una giornata
in stile primaverile hanno caratterizzato il
terzo appuntamento con il cross regionale. Il
percorso tracciato nel parco di San Lussorio
a Selargius è stato reso difficile dalle piogge
dei giorni precedenti.
I “Cadetti” dell’Atletica Podistica di San
Gavino hanno vinto il titolo di campione regionale di categoria. Grazie alle prestazioni
della squadra, messa in campo dal tecnico
Antonello Podda, che ha piazzato nelle primissime posizioni di classifica Francesco
Podda al terzo posto, Federico Ortu nono e
Ithocor Meloni all’undicesimo. La Podistica Sangavinese è stata chiamata anche nel
difficile compito di difendere il titolo nelle
categorie Senior maschili e femminili, vinti
nel 2014. Ma nonostante i buoni piazzamenti
di Cinzia Meloni al quarto posto, Eleonora
Fois al nono e Daniela Ennas al decimo, le
sangavinesi sono state precedute dalle sassaresi dell’associazione Sportiva Shardana.
E per quella maschile non sono state sufficienti le atletiche performance di Alviero
Atzeni (SM45) e Franco Melas (SM70) per
strappare il titolo all’Atletica di San Sperate. (m. p.)
SAN GAVINO. C. S.I.
Ginnastica ritmica: prima gara del campionato regionale
S
i è conclusa come una grande festa
della ginnastica ritmica la gara dello
scorso 22 febbraio nella palestra di San
Gavino, indetta dal Centro Sportivo Italiano del Medio Campidano ed organizzata dalla società sangavinese Dafne. All’evento, valido come prima prova regionale di ginnastica ritmica per la qualificazione al campionato nazionale in programma dal 20 al 24 maggio a Lignano Sabbiadoro (Udine), hanno partecipato la società organizzatrice, Il Collettivo di Villacidro, Le Muse Dance di Sanluri, la Ritmica Olimpia di Mandas e Tutti per Uno
di Elmas-Assemini. Un intero pomeriggio
di spettacolo per il numeroso pubblico che
ha assistito alle suggestive e armoniose esibizioni delle 80 ginnaste, susseguitesi sulla pedana negli esercizi a corpo libero e
con attrezzi quali fune, palla, clavette, cerchio e nastro. «Uno sport al femminile - dice Mario Farci,
presidente del CSI del Medio Campidano - che sta
conquistando il giusto spazio e riscuote sempre più
credito nel nostro territorio. Ad aprile, Villacidro ospiterà la seconda prova di ginnastica con il programma a coppie e squadra, per completare l’elenco dei
partecipanti al campionato nazionale». (m. p.)
“Non sono fratello
di Fabio”
«Non sono fratello di Fabio»,
fa sapere il 17enne Emanuele
Aru di Villacidro, in merito all’affermazione comparsa nella pagina sportiva della Gazzetta del 15 febbraio scorso
dal titolo “Festa del Triathlon:
premiati gli atleti del Medio
Campidano”. Emanuele ha poi
aggiunto: «Non siamo neanche parenti, come pensano
molti. Siamo solo vicini di
casa».
Eppure la Fitri nazionale, il
Coni, la Federciclismo sarda
e il comitato Fitri Sardegna
credono che presto possano
accendersi nuovi riflettori su
Villacidro proprio grazie all’atleta Emanuele Aru, premiato lo scorso 10 gennaio
come giovane promessa del
Triathlon nazionale. (m. p.)
VILLACIDRO
,
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1 marzo 2015
1
AZIENDE
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PABILLONIS
Buon Compleanno
Domenico Pia
ha compiuto
48 anni.
Vivissimi Auguri di compleanno
da parte dei componenti
il comitato di Sant’Antonio Abate
e grazie per la splendida festa
a cui ci ha invitato.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail
[email protected] o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
PABILLONIS 18 FEBBRAIO 2015
Tanti Auguri
a
Pinuccio
per i suoi 79 anni!
“ a c h en t ’a n n u ssu
u !!!
!!!”” .
da Marisa, Roberto, Davide,
Elena, Rosalba e Marco!!
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L’11 febbraio serenamente è mancata
all’affetto dei suoi cari
Sisinnio Nino Porcu
Villacidro 5 ottobre 1934, 20 dicembre 2014
Ho visto due sole volte mio zio, acquisito, certo, ma subito
eletto per simpatia, in abito.
Una, in foto, il giorno del suo matrimonio, io ancora non ero
entrato a far parte della sua famiglia e non ero presente alla
cerimonia, l’altra nella bara, il giorno del compianto, pochi
prima di questo ultimo
Natale. Farris
Il suo nome di sangue, di favedova
miglia, è Porcu, ma ho conosciuto pochissime persone e podi anni 81
chissime famiglie così lontane dall’idea di sporco che si associapermettete
a questo animale,
poche
persone,
moralmente,
etiNon
che niente
vi riempia
di così
tristezza.
Continuate
camente
pulite,
così
costruttive,
laboriose,
generose
e
gentili
a dare Gesù alla vostra gente non con le parole,ma con
d’animo. Siate felici e in pace. Accettate tutto quello che vi
l’esempio.
Sisinnio
una vi
parte
di quel
dà
e datePorcu,
con ununiversalmente
lungo sorriso noto
tutto Nino,
quelloè che
toglie.
mondo antico, magari piccolo, fatto
di fatica
e passione,
di
Madre
Teresa
di Calcutta
speranza e tenacia, che se ne va. Noi non rimpiangeremo mai
abbastanza
scomparsa
questo mondo,
che purtroppo
semVenerdì
13lamarzo
alledih.17.30
verrà celebrata
la Messa
pre più diventa quel, dall’orizzonte della nostra cultura, oggi
di
Trigesimo nella Chiesa di Santa Lucia a San Gavino.
quasi esclusivamente vocata al guadagno facile, al disimpeIgno
familiari
ringraziano tuttiimmediato
coloro cheedvorranno
civile, all’arricchimento
egoistico.unirsi
Nino
nella
Porcu preghiera.
era una persona devota, leale, religiosa e pietosa. Ma
Maddalena Atzeni
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15 marzoo 2015