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Episodi di storia della tubercolosi Thomas Mann e la Montagna incantata: la malattia e la Tubercolosi come interpretazione della vita e del mondo. Sabato 19 marzo 2016 Federico E. Perozziello www.filosofia-medicina.net Lubecca (Lübeck) è un‘importante città del Land dello Schleswig-Holstein. Durante il Medioevo e l‘inizio dell‘Età Moderna faceva parte della Lega Anseatica (Hansa), un‘unione di città libere, a forte vocazione commerciale. Era governata da un consiglio di sedici senatori e quattro borgomastri, che si alternavano, due alla volta, alla guida della città. L‘alleanza arrivò a comprendere circa cento cittá. Thomas Mann nasce a Lubecca nel 1875 da una famiglia agiata. Il padre, luterano, è un commerciante di granaglie e senatore della città, la madre è di origine brasiliana e cattolica. La Buddenbrookhaus (al centro di colore bianco), al n° 4 di Mengstraße, a Lubecca. Si tratta della casa sede della ditta dei Mann dal 1841 al 1891. Il rapporto dello scrittore Thomas Mann con la medicina è complesso ed articolato. In molti suo racconti e romanzi l’esito della narrazione si avvale dell’intervento regolatore, oppure destruente, di una malattia, che interviene più o meno improvvisa. La religione della madre di Mann, la sua nascita in un paese latino, una certa diversità di carattere dalle consuetudini della Lubecca severa e protestante, influiranno sicuramente sulla formazione e la sensibilità dello scrittore. Il primo romanzo lungo di Mann è già un capolavoro. Scritto a soli venticinque anni, i Buddenbrook, racconta la storia di una famiglia di commercianti di Lubecca nel fluire di tre generazioni. Hanno Buddenbrook, l’ultimo erede della facoltosa famiglia, il ragazzo su cui si riponevano le speranze per il futuro è destinato a una morte in giovane età. E’ minato da una malattia dell’anima, la passione per l’arte e la bellezza, in questo caso la musica, che mal si armonizza con la dedizione agli affari ed al commercio. Il senatore Thomas Johann Heinrich Mann (1840–1891), il padre di Thomas Mann Il giovane Hanno morirà a soli sedici anni di tifo. Lo scrittore utilizzerà questa malattia per darne una descrizione clinica accurata, con cui chiude il romanzo, rifuggendo da un finale commovente per scegliere una soluzione asettica e quasi scientifica, come in un testo di patologia medica. Alla morte prematura del padre, la famiglia Mann liquida l’azienda di famiglia e si trasferisce a Monaco di Baviera. Nella primavera del 1904 Thomas Mann incontra la sua futura moglie e madre di sei figli, Katharina Pringsheim (detta Katia, che sarà poi nota come Katia Mann). Thomas Mann diviene in breve tempo uno scrittore di grande successo. I suoi libri si vendono benissimo e si può concedere una vita agiata in una bella casa di Monaco di Baviera. Nel 1910 si reca in vacanza a Venezia con la moglie. Da questo viaggio nascerà un altro dei capolavori dello scrittore: il romanzo breve La Morte a Venezia (Der Tod und Venedig). La morte a Venezia (Der Tod in Venedig) viene pubblicato nel 1912 Anche in questo caso la malattia del corpo (il colera) e quella dell’animo (la passione dell’artista per il giovane ragazzo polacco e la bellezza assoluta dell’arte) sono strettamente intrecciate per tutto il fluire del racconto. Il romanzo di Mann è noto anche grazie allo splendido film di Luchino Visconti del 1970, che illustra gli ultimi giorni di vita del protagonista, Gustav von Aschenbach, trasformato da scrittore (quale era nel romanzo) a musicista (il modello è in questo caso Gustav Mahler). La morte aleggia per tutto il fluire del racconto, dissimulata nei pensieri del protagonista e citata nel nero morbido ed ambiguo delle gondole. Alla fine la perdizione causata dalla bellezza assoluta, inseguita nell’arte e nella vita, troverà nel colera lo strumento per porre un termine all’esistenza dell’artista. Nello stesso anno in cui esce in libreria La morte a Venezia, il 1912 , Katja Mann viene ricoverata in uno dei sanatori più celebri di Davos, in Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, ad oltre 1500 m. sul livello del mare: il Berghof. Si teme la presenza di una malattia tubercolare, anche se in seguito questa patologia non sarà mai accertata con sicurezza. Il marito Thomas Mann soggiornò al Berghof una prima volta dal maggio al giugno del 1912. In seguito, si recò una seconda volta a farle visita ed ebbe modo di conoscere le condizioni di vita dei ricoverati. Thomas Mann era legato da una particolare sintonia con la Svizzera. Nel 1933, dopo la presa del potere del partito nazista, si rifugia in esilio volontario vicino a Zurigo, dove morirà nel 1955. Thomas Mann, Premio Nobel per la Letteratura nel 1929 Katharina (Katja) Mann (1883 – 1980) moglie di Thomas 14 aprile 1912 il Titanic affonda al largo di Terranova … Thomas Mann iniziò a scrivere il romanzo già nel 1912, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo indusse ad alcuni ripensamenti, dopo l’esperienza di autodistruzione di massa dell’intera civiltà europea cui aveva assistito dal 1914 al 1918. Il libro fu pertanto ultimato e pubblicato solo nel 1924 La vicenda del libro di Mann è anticipata al 1908, anno in cui il giovane ingegnere navale di Amburgo Hans Castorp si reca a trovare il cugino Joachim Ziemssen, ricoverato per una forma di tubercolosi polmonare presso il celebre sanatorio di Davos, nel cantone di Grigioni: il Berghof. la Tubercolosi tra XIX e XX secolo, uno dei protagonisti del romanzo Poincaré, E. L. (1828-1892), Prophylaxie et géographie médicale des principales maladies tributaires de l'hygiène. Center for the History of Medicine, Library of Medicine, Harvard Medical School. Che cosa rappresentò l’epidemia tubercolare nel XIX e nella prima parte del XX secolo? La rivoluzione industriale, che inizia in Gran Bretagna qualche decennio prima che nel resto d’Europa, provoca le condizione più favorevoli alla nascita dell’epidemia tubercolare. la vita umana vale circa 90 sterline …? Una giornata lavorativa di almeno 12 ore, con un solo giorno di riposo alla settimana, il consumo di alimenti scadenti con abbondanti dosi di alcool, la condizione di semi povertà di gran parte del proletariato urbano, unite alla visione di un capitalismo senza freni inibitori, queste sono le condizioni che provocarono il passaggio della Tubercolosi da endemica ad epidemica e pandemica nel Regno unito tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. L’epidemiologo William Farr ritenne che fosse possibile calcolare il valore di una persona in base alla sua capacita di guadagno futura, al netto delle spese di sussistenza. Questo valore veniva poi usato per stimare i benefici di specifici interventi sanitari, ad esempio nel corso di epidemie. William Farr (1807-1883) La miseria di Cristóbal Rojas (1886) Le condizioni di povertà del proletariato urbano sfruttato nelle fabbriche provocano la diffusione capillare ed inarrestabile della Tubercolosi. Il 24 marzo del 1882 Robert Koch annuncia di aver scoperto l’agente causale della Tubercolosi: il Mycobacterium Tubercolosis il Pneumotorace Il 1882 costituisce un anno memorabile per la storia della Tubercolosi. Carlo Forlanini (1847-1918) pubblicò nell’estate dello stesso anno il suo primo lavoro sul pneumotorace artificiale come terapia della Tubercolosi, riprendendo una sfortunata esperienza precedente del medico inglese James Carson, di Liverpool, del 1822. l’Apparecchio di Forlanini Carlo Forlanini Anton Chekhov (medico e scrittore, TB polmonare e addominale) alcuni dei personaggi celebri morti di Tubercolosi tra Ottocento e Novecento Frederic Chopin Anna ed Emily Brontë Amedeo Modigliani (TB polmonare) (TB polmonare) (TB polmonare e meningea) Franz Kafka (laringite tubercolare) L’Ottocento è il secolo in cui vengono aperti i primi Sanatori. Il primo in assoluto fu opera di un medico tedesco dalla vita avventurosa, di nome Hermann Brehmer (1826 –1889), nato nella cittadina, oggi polacca, di Strzelin (Strehlen), in Slesia. Il primo sanatorio aperto da Hermann Brehmer a Görbersdorf, (Sokołowsko) in Polonia, nel 1859 ad un’altitudine di circa 550 m. s. l. m. Il sanatorio di Hermann Brehmer come si presentava alla fine del XIX secolo una stanza del Berghof oggi … … al Berghof si sale con una funicolare dalla valle, che rimane in lontananza, segnando così la separazione fisica tra i due diversi mondi, quello dei sani e quello dei malati … Youth di Paolo Sorrentino 2015 Nel XIX secolo era nato infatti il mito del Sanatorio come luogo di purificazione e guarigione, legato a tematiche culturali e filosofiche complesse: “… il risiedere su di un versante della montagna, pervaso da aria purissima è la condizione necessaria perché si realizzi un vero e proprio ritorno all’infanzia …” da Carl Gustav Jung (Repertorio della realtà simbolica) Nel romanzo di Thomas Mann, il sanatorio e il microcosmo cosmopolita che lo popola, sulle sperdute montagne svizzere di Davos, diventano la rappresentazione di un mondo e di un’epoca. Attraverso gli occhi del giovane protagonista, Hans Castorp, giunto al sanatorio per una breve visita di tre settimane a un parente ammalato e costretto invece a fermarsi per ben sette lunghi anni, perché anch’egli colpito dalla tisi, l’amore e la morte, le speranze e il destino stesso dell’uomo, trovano nel confronto con la malattia e il dolore alcune possibili spiegazioni al senso ultimo dell’esistenza. Thomas Mann (1875-1955) Durante il suo lungo soggiorno, ormai malato tra i malati, Hans Castorp comprenderà le ragioni del proprio inevitabile destino. Un destino che lo vedrà, dopo la guarigione e alla fine del romanzo, arruolarsi, combattere e sparire nella grande tragedia della Prima Guerra Mondiale. Castorp non potrà esimersi dallo sfuggire alla propria fine, alla propria consapevole ed inevitabile autodistruzione. Un destino di morte che travolge la cultura e la civiltà europea, destinate alla dissoluzione per la loro incapacità di rinnovarsi e di comprendersi. il Berghof intorno al 1930 Rimasto a Davos, ormai malato anche lui di Tubercolosi, Hans conoscerà l’amore per una giovane donna russa di nome Claudia Chauchat, logorata anch’essa dalla tisi. Un amore destinato alla separazione. Prima della partenza dal sanatorio della donna amata Hans le chiederà un ritratto. Una raffigurazione speciale, apparentemente interiore del loro amore: una lastra radiografica del torace, un’immagine che: “… era senza volto, ma rivelava la tenera ossatura del suo busto, rivestita in un alone spettrale dalle morbide forme di carne, insieme con gli organi della cavità toracica ... “ il ritratto … Morte, amore e corpo risultano indissolubilmente uniti ed è proprio il corpo ad essere l'anello di congiungimento tra la morte e l'amore: “… Oh, l’amore, tu lo sai … il corpo, l’amore, la morte, queste tre cose si uniscono in una soltanto. Perché il corpo è composto da malattia e desiderio ed è a causa sua che avviene la morte, sì, sono entrambi fatti di carne, l’amore e la morte ed così che da loro deriva la paura ed il più grande degli incantesimi! …” Eros e Tanatos Gustav Klimt (1862 – 1918) Morte e vita, 1911 la tubercolosi come malattia della passione amorosa … “… la maladie des passions longues et tristes …” R. T. H. Laennec La morte romantica nella seconda parte del XIX secolo venne vista e sentita in modo seducente, all’interno di legami affettivi familiari e interpersonali passionali. Venne sostenuta da una componente erotica sublimata e inserita sullo sfondo di un fluire drammatico di eventi, che provocavano una fine legata spesso al suicidio oppure ad una lenta consunzione. Alberto Pincherle, nome originale di Alberto Moravia (1907-1990), si ammala all’età di nove anni di tubercolosi ossea. Passerà cinque anni a letto, guarendo lentamente e rimanendo lievemente claudicante. Dopo alcuni infruttuosi e dolorosi tentativi a base di trazioni, presso l’Istituto Rizzoli di Bologna, viene ricoverato nel Sanatorio Codivilla di Cortina d'Ampezzo. Nel marzo del 1924 Moravia partì per Cortina d’Ampezzo, per raggiungere questo nosocomio modernissimo, appena inaugurato. Vi resterà circa due anni, leggendo un libro al giorno e iniziando a scrivere Gli Indifferenti, il suo primo romanzo, uscito nel 1929. la sala da pranzo del Berghof, oggi ancora una volta Eros e Tanatos si confrontano grazie alla malattia “… Era come se io capissi attraverso la mia malattia tutta l'impossibilità di fondo, l'impossibilità alla vita che la cultura europea esprimeva. Il senso di cupio dissolvi era diffuso a ogni livello in maniera allarmante. Era una cosa di cui soffrivo anch'io acutamente, condannato com'ero all'immobilità. E bastava che mi guardassi attorno, nello stesso sanatorio, per scoprire come l'idea di morte, il disfacimento, pure se sembrerà strano che tutto questo potesse avvertirlo un ragazzo, erano intorno a me. Era in atto una decomposizione sociale dalla quale affiorava un violentissimo erotismo. Fu una vera rivoluzione, le cui tracce si trovano in Freud, in Proust: ma era qualcosa che tingeva di sé la vita ordinaria …” L’universo cosmopolita del Berghof ruota intormo ai sette grandi tavoli della sala da pranzo, in cui vengono servite abbondanti colazioni e ricchi pranzi e cene. Una dieta ipercalorica veniva infatti reputata efficace nel contrastare la tubercolosi, come pure lunghe ore di esposizione all’aria di montagna, passeggiando o riposando su delle sdraio confortevoli, imbacuccati da coperte tagliate e disposte ad hoc, attraverso un complesso sistema di piegatura. “… non ci può essere sogno più puro di quello che egli [Hans] dormiva là al gelo, senza sogni che fossero mossi da un inconscio senso del peso della vita, poiché il respiro dell’aria sottile, privo di vapori, non riusciva più difficile di quanto non sia il non-respiro dei morti …” Tra i vari personaggi che Hans Castorp incontra durante il suo soggiorno, due si caratterizzano più degli altri e rappresentano le diverse inclinazioni dell’animo umano: Il primo è l’umanista ed illuminista italiano Lodovico Settembrini, allievo di Giosuè Carducci, convinto che le persone possano scegliere in modo generoso e razionale una modalità di vita soddisfacente per sé e per il prossimo. Crede nella cultura e nella bellezza artistica come fonte di pace ed armonia. Ruggero Leoncavallo (18571919), archetipo di Lodovico Settembrini Il secondo è il religioso gesuita, di origine ebraica ed ormai divenuto ateo e nichilista, Leo Naphta. Naphta è pervaso da un disincantato cinismo nei confronti dei suoi simili. Questo personaggio basa sul dubbio la propria funzione di intellettuale ed educatore. György Lukács (1885- 1971), archetipo di Leo Naphta Agosto 1914: il suicidio della civiltà europea L’assassino dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie, Gavrilo Princip, morirà in carcere di tubercolosi nel 1918. la vittoria momentanea di Thanatos … “… l’Umanità, non ne dubito, si rimetterà anche da questa guerra; tuttavia sono certo che né io, né i miei coetanei, rivedremo mai più un mondo felice. Tutto è troppo orribile, ma quel che è triste è che le cose vanno esattamente come avremmo dovuto immaginarcele in base a quanto la psicoanalisi ci ha insegnato sulla natura e sul comportamento degli uomini […] Ecco la mia segreta convinzione: se nella nostra civiltà attuale, che è di tutte la più alta, non si ravvisa che un’enorme ipocrisia, evidentemente siamo organicamente inidonei a rappresentare questa civiltà. Non ci resta che abdicare e il grande Sconosciuto, persona o cosa, che si cela dietro il fato, ripeterà un giorno il suo esperimento con un’altra razza …” da Lettere tra Freud e Lou Andreas Salomè, 1912-1936 Otto Dix, Trittico della Guerra, 1929-1932 Finalmente guarito, nel 1915 Hans Castorp può lasciare il Berghof. Tuttavia la sua è una partenza compiuta solo verso la distruzione di massa ed irreparabile della guerra. Un destino che lo attende nel mondo folle dei Sani, che si annulla e si auto-distrugge nel vortice funereo e senza ragione della Guerra Mondiale, accettando il massacro senza alcun senso da questa generato. Il mito di Faust rivisitato l’ultimo racconto di Thomas Mann: Doctor Faustus (1947) L’ultimo grande romanzo di Thomas Mann presenta anch’esso un forte richiamo alla malattia come condizione esistenziale che spiega le origini delle azioni dell’uomo ed il senso delle sue scelte. Si tratta del Doctor Faustus, un romanzo complesso e dotato di molti piani di lettura, che ripercorre in chiave moderna il mito di Faust. Anche questo romanzo ha una malattia di riferimento: la Sifilide. I Buddenbroock: il tifo La morte a Venezia: il colera La Montagna incantata: la tubercolosi Doctor Faustus: la sifilide Il geniale musicista Adrian Leverkühn vende la propria anima a Mefistofele in cambio di ventiquattro anni di assoluta grandezza creativa. Dovrà pagare tuttavia un prezzo molto elevato: sarà infettato dalla sifilide che gli procurerà la pazzia e gli acuirà la sensibilità creativa; dovrà rinunciare ad ogni tipo di amore sincero verso qualsiasi essere umano; morirà per gli effetti della neuro-sifilide, dopo dieci anni di demenza trascorsi in manicomio. Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn, narrata da un amico dieci anni di demenza e di buio, prima della morte, che sono gli stessi attraversati da uno dei modelli di Mann, il filosofo Friedrich Nietzsche (1844-1900): «essere uomo è la vera malattia» da Così parlo Zarathustra (1882-1885) «Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te» da Al di là del bene e del male (1886) Watson, il supercomputer che è in grado di dialogare con l’uomo Zygmunt Bauman: «la vita liquida ha distrutto il concetto di eternità » condannando le persone ad una gabbia di eterno presente … il ruolo del medico, la sua consistenza sociale, pare diventare sempre più aleatorio e inadeguato. Deve curare l’uomo contemporaneo, in cui l’ansia consumistica ha cancellato persino l’aspettativa di una tensione all’eternità. ha rinchiuso la sua vita in una gabbia di eterno presente, in cui solo la droga consumistica riesce ad operare un parziale sollievo all’angoscia dell’esistere. un sollievo momentaneo, poiché la realtà esistenziale che domina ogni vita è l’instabilità la sofferenza mediatizzata: il dolore altrui diventa un post di Facebook e nulla di più … Lo spettacolo della sofferenza mediatizzata è divenuto una nuova tradizione e come tutte le cose tradizionali, perde il suo effetto di trauma. A questo si aggiunge un altro effetto tragico: i residenti della telecittà si stancano di queste novità e del loro ripetersi come se fossero una parte dello show surreale di un reality. Più che suscitare sensibilità, la mediatizzazione del dolore porta con il tempo a una sua anestetizzazione. «Anche se comodamente seduti al sicuro nei nostri soggiorni, guardiano da vicino persone morire a causa della carestia o della crudeltà degli altri, il nostro sé morale viene quotidianamente avvicinato e molestato, spronato, sfidato e sollecitato a reagire. Il problema è che dal momento in cui la circolazione delle informazioni sulla nostra ed altrui condizione diviene sempre più efficace, non si può dire altrettanto della nostra capacità di azioni eticamente ispirate». da, Il secolo degli spettatori: il dilemma globale della sofferenza umana, Z. Bauman, 2015 Ciò che rende particolare tutta l’architettura del romanzo di Mann è l’uso che viene fatto del tempo e, attraverso di esso, la comprensione dello svolgersi della vicenda viene esasperata e dilatata da un punto di vista narrativo secondo coordinate di tipo musicale. I primi tre giorni di narrazione occupano da soli oltre 100 pagine del romanzo! una possibile conclusione, per nulla rassicurante: Thomas Mann, il Tempo e la costante di Boltzmann La macchina del tempo costituita dalla malattia: il fisico Ludwig Boltzmann descrive alla fine del XIX secolo la sua costante capace, di misurare l’entropia di un sistema. Anche la condizione di malattia pare in grado di fermare temporaneamente lo scorrere del tempo , di rallentare la freccia temporale. S = k log W dove S è l’entropia, W è la probabilità dello stato di dispersione molecolare e k una costante, detta appunto costante di Boltzmann. … la valutazione del tempo è cambiata ancora una volta in epoca moderna, grazie alle scoperte della Fisica … la freccia temporale … Il tempo, per Hans Castorp, come per tutti i malati di questo mondo, rallenta sin quasi a fermarsi per sette anni … Riprenderà a correre non appena lascerà il Berghof per scendere al piano ed essere divorato dalle fiamme della I Guerra Mondiale una lettura quantica del rapporto tra salute e malattia … la condizione di malattia permette di ritardare lo scorrere del tempo lo stato di salute accelera invece il tempo dell’esistere? “… tra sé si facevano forti di un patto il quale, contro la rinuncia alle gioie e alle pene della pianura, garantiva loro una vita senza vita, ma oltremodo facile e divertente … spensierata fino ad annullare il tempo e in tutto favorevole …” Thomas Mann Le cose non sono mai quelle che sembrano …? grazie per l’attenzione ... www.filosofia-medicina.net