la patente di guida per la casa - Associazione Piemontese contro l

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la patente di guida per la casa - Associazione Piemontese contro l
Paolo ARTUSIO
LA PATENTE DI GUIDA PER LA CASA
RISPARMIARE CON LO ZEN E IL KAIZEN
I
II
A Marisa
La patente di guida per la casa
Risparmiare con lo Zen ed il Kaizen
III
IV
Sommario
LA PATENTE DI GUIDA PER LA CASA
SOMMARIO
PREFAZIONE
LA CASA ECOLOGICA
LA FOTOGRAFIA DI CASA
LE FOTOGRAFIE “SCIENTIFICHE”
ALCUNI SPRECHI EVITABILI
LA CASA DIAGNOSI
L’ANALISI A VISTA
MATERIALI E MANUFATTI
MATERIALI E STANDARDIZZAZIONE
IL MATTONE
COPPI E TEGOLE
TEGOLE PIANE
PIASTRELLE
LEGNO (PAVIMENTI)
LEGNO IN STRUTTURA (ORDITURA DEL TETTO)
INFISSI IN LEGNO
SABBIA
LA CALCE: IL LEGANTE
I CEMENTI
INTONACO
PAVIMENTI, MATTONELLE E LASTRE IN PIETRA
FERRO
LAMIERA IN FERRO
ACCIAIO ZINCATO
ACCIAIO INOX
GHISA
SILICONI
VETRI
PLASTICA
MULTISTRATO
ALLUMINIO
RAME
BRONZO E OTTONE
VERNICI
AMIANTO
PIOMBO
MERCURIO
CARATTERISTICHE FISICHE
L’EQUILIBRIO DELLE COSE
LA CASA VISTA DALL’ESTERNO
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L’ESAME DELLA FACCIATA
L’ESAME DEL TETTO
INFISSI ESTERNI
BALCONI E FACCIATE
RINGHIERE E VERANDE
PAVIMENTO, LASTRICO E LA POSA “ERRATA”
PARTI NON A VISTA
I SOFFITTI ED I LATERIZI
INCASTRI E GIUNZIONI
GIUNTI ELASTICI (PER FERRO/CEMENTO/PLASTICA)
MANUTENZIONE
MANUTENZIONI A LUNGA SCADENZA
I COSTI
COSTI MANUTENTIVI
GIARDINO E VERDE DI CASA
AGENTI ESTERNI ED INFLUENZA SULLA CASA
L’ACQUA, PERICOLO NUMERO UNO
ACQUA METEORICA
I GUASTI DELLA METEORICA, LE ALLUVIONI
L’ACQUA DI CASA: LA POTABILE
L’ACQUA ED IL GELO
TUBI IDRICI
UMIDITA’
LE ACQUE DI SCARICO: I REFLUI
ACQUE BIANCHE
COME RIDURRE I DANNI DA NEVE E GHIACCIO
SPECIE IN FASE DI DISGELO
I RIFIUTI DOMESTICI … TRA IL DIRE ED IL FARE
IL FUOCO, L’ALTRO NEMICO
IMPIANTI A GAS: IL FUOCO AL LAVORO
RISCALDAMENTO DOMESTICO CON ACQUA CALDA
IMPIANTI TERMICI, IL FUOCO E L’ACQUA AL LAVORO
IMPIANTI ELETTRICI
LA CLASSIFICAZIONE ENERGETICA ED I COSTI
I PROVVEDIMENTI CORRETTIVI, OVVERO GLI
INTERVENTI MINIMI
DALLA RACCOLTA DATI ALL’ INVESTIMENTO
SERRAMENTI ED INFISSI
I "VESTITI" DELLA CASA
PREMESSA ALLE FONTI RINNOVABILI
PANNELLI SOLARI O FOTOVOLTAICI
L'ENERGIA GEOTERMICA
CAMINETTO, MA NON SOLO
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COME EFFETTUARE CON CALMA LE EMERGENZE
DI CASA
COME EVITARE INTERVENTI DI SOSTEGNO
INTERVENTI EDILI
LA PELLE DEI MATERIALI
LA CASA E LE TASSE
LE BUONE NOTIZIE
BIBLIOGRAFIA
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Prefazione
Per non farvi venire i crampi allo stomaco, come commenta la mia gentil
conoscente, grande tecnica e letterata, che ha corretto in parte la bozza, è
preferibile “digerire” gradualmente un capitolo alla volta. D’altronde, le
esperienze tecniche maturate in oltre cinquanta anni non sono acquisibili
nelle poche ore di lettura di questo testo. Abbiamo tuttavia cercato di presentare alcune soluzioni ai problemi trattati senza eccedere in tecnicismi.
Il contenuto è rivolto sia ai profani sia ad alcuni addetti ai lavori che, eccessivamente impegnati in pratiche burocratiche ed in preventivi rosicati
per la crisi, non hanno tempo di aggiornarsi. Far comprendere il “messaggio” al profano non è facile poiché la scuola non ha dato quell’ampia
visuale richiesta anche nel campo edilizio, ma come diceva il “maestro
Manzi” nelle sue trasmissioni televisive degli anni ’60… non è mai troppo tardi..
La patente per la casa? Non e’ obbligatoria ma, dati gli elevatissimi importi economici di acquisto, manutenzione e conduzione, è opportuno
conseguirla. In questi tempi di crisi la nostra dimora rappresenta una delle poche sicurezze ed è meglio mantenerla in vita evitando la tentazione
di falsi risparmi. Proveremo a farvi risparmiare incidendo positivamente
sul bilancio famigliare. In proposito ai consumi energetici risulta da prove, che se i vari contatori di luce/gas/acqua fossero posti su di un cruscotto a vista, anziché in posti scomodi o peggio in cantina, i consumi diminuirebbero di oltre il 15%.
Prevedete un arco temporale di almeno tre mesi esercitandovi ad osservare
gli edifici che ci circondano anche quando siete in attesa del bus o dopo la
pausa pranzo. Non spaventatevi della mole di istruzioni, moltissime sono
già innate in voi. Sono riportate per completare gli argomenti trattati.
Meditate su quanti anni vi sono occorsi per acquistare l’alloggio o la casa
e su come preservare l’investimento o l’eredità dei vostri genitori; il tempo da dedicare all’istruzione è il tributo minimo dovuto.
Consiglio di lettura: il libro é un pò un “mattone”, sempre per restare in
tema casa. Iniziate consultando gli argomenti di vostro interesse. Può darsi
che vi vengano i citati crampi alla vista di siffatte anomalie ma, auspichiamo che la vostra dimora ne sia immune. Anche se non prenderete subito la patente qualche pillola di conoscenza in più potrebbe esservi utile
nella quotidianità. Buona lettura!
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La patente di guida per la casa
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Racconto Zen.
Un tale aveva un figlio che gli espresse il desiderio di diventare intagliatore di giada. Il padre si mise alla ricerca del Maestro; questi accettò a condizione che il figlio non ponesse domande. Il primo giorno il ragazzo venne rinchiuso in una stanza ove comparve il Maestro che mise una pietra
sul tavolo; ritornò poi a sera a rendere libero l’allievo. La scena si ripeté
per alcuni giorni tanto che il figlio si confidò con il padre lamentandone la
scelta. Il padre assicurò che, a detta di tutti, quello era il Maestro e pertanto ne doveva essere seguito l’insegnamento.
Il figlio concentrò l’attenzione e dopo pochi giorni alla fase di posa di una
nuova pietra bloccò subito il docente dicendo: Maestro questa pietra è falsa … E fu così completata la prima lezione.
Morale: nulla è come sembra. Volete esempi? Le piastrelle non sono affatto piane, gli interni dei tubi in plastica o acciaio sono corrugati e le vetrate
che noi riteniamo levigate sono ondulate e con imperfezioni. (I produttori
di spumanti sfruttano le asperità interne delle bottiglie per far risalire le
tanto gradite bollicine); anche le stoviglie sono imperfette.
Per qualsiasi azione occorre attenzione e maestria, insieme di conoscenze,
per valutare pragmaticamente i parametri in gioco e porre in atto i provvedimenti correttivi e/o migliorativi.
Ciò vale per qualsiasi costruzione da tempi immemorabili e se l’opera, nel
nostro caso l’edificio, è stata costruita “a regola d’arte” si è tramandata sino ai nostri giorni (vedi Piramidi/ Partenone) per citare i più antichi sfidando le calamità naturali, in primis i terremoti e resistendo in parte ai
danni intenzionali degli uomini, vedi gli Spartani per il Partenone e i belligeranti ai nostri tempi. L’edificio è da sempre stato un simbolo di genialità, potenza che doveva sopravvivere alla vita del “committente” e così
scendiamo coi piedi per terra.
Purtroppo negli ultimi secoli, diciamo dal Rinascimento, nessun costruttore pone per iscritto la garanzia a vita e quindi ipotizziamo una durata casa
di soli tre lustri. Tuttavia, l’ordine naturale delle cose ha le sue regole e
qualsiasi elemento aggiunto e la casa stessa costituiscono un insieme estraneo all’habitat in cui vengono posti alterando, almeno per un certo lasso di tempo, questo ordine. Lo stesso dicasi per l’abitazione stessa che, se
ben progettata, richiede il rispetto e cura delle sue caratteristiche originali.
Dobbiamo ricordarcene quando apportiamo qualsiasi modifica all’esterno
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ed all’interno. Un esempio è dato dalla nostra eccessiva richiesta di finish,
aspetto esteriore di finitura di una superficie; qualora impiegassimo una
vernice impermeabilizzante, all’esterno sullo zoccolo della casa ed
all’interno su una parete colorata con il “lavabile” avremmo alterato la caratteristica dell’azione trasparente a cui conseguiranno l’innalzamento della zona umida, all’esterno e creazione di condensa, muffe o comunque carenza di salubrità all’interno. Ciò non significa che qualsiasi azione ci sia
preclusa, verrebbe meno la portata del detto “a casa mia faccio io”, ma occorre rispettare le regole del caso. Rammentate inoltre che il tempo ripristina le condizioni originali, vedi umidità latente, per regole di equilibrio
naturali. Se l’acqua sale, per capillarità e per spinta, proseguirà la sua azione istante per istante ed anno dopo anno rendendo inutili, con i relativi
sprechi economici, i vari tentativi di sopprimerla.
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LA CASA ECOLOGICA
La pubblicità sulle nuove case ci propone, per essere ecologici, di sost ituire la nostra vecchia casa con una a impatto zero. Non si deve agire
proprio così. Innanzitutto una cosa poco soppesata è che una nuova costruzione ha richiesto nuovo terreno, nuovi materiali (inquinamenti aggiuntivi); altro che impatto zero!
C’è poi una quisquilia … occorrerebbe avere disponibilità di almeno
200.000 €!
Occorre pertanto, fare fuoco con la legna di cui si dispone e, complice la
crisi economica, il primo comandamento ecologico è utilizzare al meglio
quanto si possiede o si conduce.
Come per l’auto si deve conoscere il prodotto che è molto più complicato
del mezzo di trasporto, ma gli italiani sono tutti piloti di formula uno per
cui non dovrebbero esserci problemi. Esamineremo i materiali e le tecnologie impiantistiche che possono ridurre l'impatto ambientale di un edificio contribuendo ad un risparmio sui costi di conduzione.
Iniziamo dapprima dai vincoli:
- allocazione dell’edificio, esposizione agli agenti atmosferici e alle variazioni climatiche
- materiali costruttivi utilizzati e la richiesta manutenzione nel tempo
- tipologia e gestione dell’impiantistica "tradizionale", elettrica/ idraulica/ termica.
Fattori di miglioramento.
Sono l’utilizzo appropriato dell’edificio con la relativa gestione della
struttura (la parte fisica) e la tecnica degli impianti citata. Ad esempio attuare un corretto impiego degli infissi correlandoli alle condizioni climatiche (giorno/notte/estate/inverno/pioggia/neve/vento/umidità interna od esterna/abitazione continua o saltuaria ivi compresa l’assenza quotidiana).
In proposito durante l´estate chiudiamo gli scuri di giorno (e di notte) per
difenderci dal caldo e ci dimentichiamo che, quando siamo assenti, tale
consuetudine sarebbe utile anche in inverno con grossi risparmi di riscaldamento.
È efficace l’adozione di sistemi di regolazione energetica ovvero di comportamenti rivolti alla riduzione degli sprechi unitamente all’apportare
innovazione tecnologica solare, fotovoltaica, geotermica, pompe di calo4
La patente di guida per la casa
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re, comignoli eolici e tubi captatori di luce previa valutazione economica
degli investimenti.
Come si può vedere l'ottimale è quasi un'utopia.
I costi di realizzazione di certe migliorie sono improponibili al cliente,
noi, e ciò è acuito dall'attuale crisi economica. Forse, occorre un compromesso pragmatico con la realtà. Ne riparleremo, ma la moglie ci tallonerà
poiché vuole una bella casa.
I numeri dell’area in esame.
Ci sono troppe case, trenta milioni censite nel 2007, praticamente una
ogni due abitanti! Il guaio è dovuto al fatto che moltissimi edifici sono
lontani dal posto di lavoro ed i trasporti sono carenti; il telelavoro potrebbe contribuire a diminuire queste difficoltà. Risulta inoltre da fonti
catastali che molte case, circa due milioni, siano completamente abbandonate.
La popolazione italiana è invece “stabile” sui sessanta milioni di abitanti
pertanto non è il caso di desertificare nuove aree per costruire case a impatto limitato (il cane che si morde la coda). Stiamo inoltre vivendo una
grave crisi finanziaria e tutto quanto abbiamo sopra citato ha costi elevati
e tempi di ammortamento minimo decennali.
Il turn-over delle case.
Ogni anno si costruiscono circa 800.000 nuovi alloggi; la ricaduta sul patrimonio edilizio è pertanto limitata. Queste case, inoltre, sono costruite in
percentuale minima con criteri innovativi. Anche in questo caso i clienti
utilizzano quale parametro di acquisto ancora il vecchio e commerciale
costo al metro quadro e non sono “sensibili” ai nuovi parametri di costi
gestionali che invece dovrebbero costituire vincolo di acquisto.
Esaminiamo pragmaticamente i fenomeni già citati.
Noi desideriamo:
- un accurato uso delle risorse energetiche in modo da non esaurirle e nel
contempo risparmiare
- un comportamento virtuoso delle nostre attività produttive
- un più elevato tenore di vita sotto l'aspetto qualitativo tra cui il
confort.
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Il tutto si può riassumere in una frase: agisci in un contesto ecologico tramanda quanto puoi ai posteri, figli e nipoti, evitando gli sprechi (ecosostenibilità).
Altri dati da soppesare.
Circa il 17% delle case citate sono affittate ed i proprietari hanno pochi
stimoli al miglioramento che gli inquilini non "vogliono" ed a volte non
possono pagare.
Alcune "fotografie" dell'attuale patrimonio edilizio.
Tolti gli eventi catastrofici, terremoti in primis, la proposta del famoso "libretto casa" che doveva analizzare, almeno, la stabilità strutturale degli
edifici invocato da politici smemorati, è rimasta lettera morta; in proposito
fatevi identificare i punti più sicuri ove ripararvi.
Alcuni si sono "divertiti", si fa per dire, a fotografare l'efficacia di isolamento termico di alcune case ed edifici pubblici, indagine di Legambiente
a Roma, Milano, Firenze ed altrove.
I risultati ottenuti con la termografia ad infrarossi sono stati ritenuti disastrosi.
Forse è opportuno copiare dai più bravi, ad esempio i Nordici. Anche l'Italia ha nella parte Nord, vedi Bolzano e Trento, dei privati virtuosi, vedere
CasaClima. Non ci si deve però limitare ad agire solo sui nuovi edifici,
abbiamo già citato un turn-over minimale, ma occorre rivedere il patrimonio già esistente. Analizzandolo si riscontra una parte di edifici, specie cittadini, costruita nel boom del dopoguerra dallo Stato con certe case popolari e da imprenditori poco attenti, su cui operare e ricavare efficacia gestionale e riduzione dell'impatto ambientale.
Vediamo alcuni punti migliorativi.
1) Istruzione ai proprietari su quanto coinvolge la costruzione, la ristrutturazione, la conduzione e la manutenzione della casa.
Sinora lo Stato ha elargito aiuti condizionati ai risparmi energetici in massima parte utilizzati dai proprietari "svegli" e case non sempre bisognose
di tali interventi migliorativi, certamente non su case ad altissimo e negativo impatto ecologico. Ritornando ai costi gestionali pochi conoscono la
valutazione oggettiva di ogni singolo edificio, tale e quale ad una pagella,
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con esigenza o meno di essere "rimandati a Settembre", ovvero avere effettive necessità di manutenzione. Per la verità alcuni amministratori di
condominio sarebbero in grado di "dare i voti" ma gli interessi dei condomini non sono collimanti.
Questo scritto è rivolto ad “istruire” o meglio orientare il comune cittadino
alla conoscenza di alcuni aspetti fondamentali del problema casa.
2) Dopo l'istruzione, altro fattore importante è la misura dell'efficacia di
interventi a fronte di investimenti economici.
E' dura stilare un bilancio ma è indispensabile per decidere quali debbano
essere gli interventi prioritari. Sinora si è pensato prioritariamente ai costi
di riscaldamento a cadenza annuale. Forse sarebbe il caso di isolare una
volta per sempre l'edificio. Tale operazione avrebbe durate variabili da decine di anni a tutta la vita dell’edificio, circa 75 anni (non mettiamo limiti
alla Provvidenza!). Ne deriverebbe che, anche spese elevate avrebbero un
“rientro” economico.
Ciò anche in quanto un edificio scarsamente isolato richiede nel periodo
estivo un ulteriore e costoso raffreddamento forzato e presenta un limitato
comfort abitativo.
Ritorneremo in seguito sul pragmatismo dei costi.
3) La riduzione degli sprechi e l'individuazione di aree d'intervento.
I numeri visti da destra e da sinistra.
La pubblicità ingannevole o subdola, ritorna il castigo di Eva anche nostri
giorni, ci ha disabituato al pragmatismo. Un'auto che ci costi, per la sola
assicurazione, quanto un cappuccino giornaliero è meno "pesante", psicologicamente, della stessa assicurazione che ammonta ad oltre 500 € l'anno.
Verificando poi le cosiddette clausole scopriamo che tale ammontare è per
i virtuosi di classe zero ottenibile dopo forse 15 o più anni di guida senza
incidenti; forse è utile una riflessione ... Proseguendo nell'analisi scopriamo che tale valore è una spesa fissa tale e quale l'ammortamento dell'auto
che, per una macchina media, raggiunge oltre 3000 € l'anno.
A noi interessano tali dati pragmatici per decidere gli investimenti.
Ripetiamo: il solo possesso dell’auto ci costa 3000 €/annui anche se staziona ferma in garage. Ciò vale anche per la casa, ma gli importi sono ben
superiori.
Ritornando all’analisi del bene casa ipotizziamo, per l’alloggio che citeremo in seguito, una spesa annua di circa 2700€ di sola manutenzione (or7
La patente di guida per la casa
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dinaria e straordinaria), iniziamo ad accantonarli. Esaminiamo una spesa
per il riscaldamento per edificio valutato in classe energetica G (la peggiore) come per la maggioranza delle case italiane, con superficie di 80 mq ed
ubicazione in agglomerato urbano nella Pianura Padana. Constatiamo che
il valore, rivisto sotto tale angolazione, diventa 2000 € annui e cioè circa
166 € /mese (attenzione anche noi vi abbiamo fornito un dato fuorviante in
quanto abbiamo spalmato per motivi di bilancio l’ammontare a valore annuale mentre la spesa è da ripartirsi nei 180 giorni, 6 mesi di funzionamento del riscaldamento). Come si vede la spesa sembra più "pesante" e
certamente il valore ci è più utile al bilancio famigliare che, in genere, è
rapportato alle entrate mensili.
Occorre abituarsi a convivere con tali dati pragmatici. Qualcuno potrà obiettare che, per risparmiare, si può evitare di sostituire la caldaia circa
ogni 12 anni e rifare il bagno ogni circa 20 anni. Non si deve dimenticare
che il valore dell'investimento iniziale peggiora al punto che in caso di
vendita l'immobile potrebbe essere svalutato o peggio, caso ben più grave,
non trovare acquirenti.
Essendo poi l'acquisto della casa ottenuto con sacrifici decennali, una improvvisa esigenza di realizzo, per esempio per mutata residenza lavorativa, ci farebbe ritrovare sul lastrico.
Esiste poi una grossa differenza di conduzione tra casa privata e condominio. I condomini difficilmente sono solidali per le spese di manutenzione ed il degrado aumenta. Non sempre è questione di carenza economica; gioca, invece, un grosso ruolo la mancata conoscenza delle problematiche; si preferisce il gossip o la televisione all’istruzione.
Prima di “sognare” modifiche strutturali iniziamo a convivere con
l’esistente.
Altro passo: dall'individuazione dell'area di intervento ai provvedimenti
correttivi.
Abbiamo già citato l'influenza pubblicitaria disorientante. Ritorniamo al
pragmatismo. Qualora presentassimo disfunzioni di salute ci rivolgeremmo
ad un dottore generico, se invece riscontrassimo patologie importanti consulteremmo un medico specialista. Purtroppo nel campo dell'edilizia tecnico-innovativa tali figure sono limitate, per cui rischiamo di spendere soldi
con scarsa efficacia.
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La patente di guida per la casa
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Un esempio: il collettore solare "adagiato" sul tetto non riceve la giusta
"soleggiatura" e peggio rischia una insolazione anche sporadica che può
provocare l'eccessivo riscaldamento del liquido del collettore generando
disfunzioni e riducendo a valori insignificanti le "rese energetiche". Anche
il mancato e scomodo rabbocco del liquido, contenuto nel collettore, ne
diminuisce fortemente l'efficacia. Non è pratica abituale il misurare in
continuo l'efficacia delle modifiche (applichiamo l'apparato poi vedremo).
Vedere capitolo premessa alle fonti rinnovabili.
LA FOTOGRAFIA DI CASA
Ripetiamo, al medico occorre segnalare i sintomi disfunzionali; non possiamo dirgli "ho male da tutte le parti" e pretendere che, quale indovino,
azzecchi una diagnosi e poi la cura. Occorre infatti essere più precisi, ciò
vale anche per la casa. Nessuno meglio di noi che ci abitiamo ne conosce i
punti deboli. Non importa se non sappiamo valutare le priorità; certamente
siamo in grado di stilare un elenco di "magagne".
Ad esempio indicatori sono gli elevati costi energetici ed il basso grado di
comfort abitativo riscontrato: parti fredde d'inverno, ad esempio con spifferi, e viceversa in estate. Ancora, il riscontro di condensa sui vetri nella
zona di adiacenza ai telai di porte e finestre, muffe sui pannelli inferiori
delle porte o negli angoli delle parete e soffitti del bagno e della cucina.
Annoveriamo anche la scarsa soleggiatura e luce nei periodi invernali o in
estate/ autunno a causa di piante non a foglia caduca nelle adiacenze o sole invernale basso all'orizzonte e quindi non raggiungente la casa, umidità
ristagnante sui muri esterni in periodi piovosi, scarsa ventilazione di alcuni locali, volumi elevati dovuti ai soffitti troppo alti (gli oltre 3 metri dei
secoli passati) ecc, ecc …
Le "istantanee" citate rivelano inconvenienti che poco hanno a che fare
con l'acquisto di un pannello fotovoltaico; equivarrebbe a porre, in inverno, un colbacco in pelliccia su un uomo con vestiti stracciati. Forse è conveniente e meno dispendioso rattoppare il vestito e, intendiamoci, anche la
casa.
A questo punto penserete che siamo contrari all'innovazione tecnologica,
anzi. Vorremmo rimarcare che l'innovazione va ponderata "cum grano salis" (con soppeso critico).
Citiamo ad esempio la caldaia di condensazione, oggetto di sostegno finanziario dello Stato.
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E' certamente un apparato dall'altissimo rendimento a patto che l'edificio
abbia certe caratteristiche di cui le principali sono il buon isolamento
dell’edificio e l’esistenza di un circuito di riscaldamento a basse temperature, circa 50°C, e non come si riscontra nelle nostre vecchie case ad oltre
65°C. Tali caldaie, richiedono di essere sempre accese e non consentono
gli sbalzi “repentini” di temperature delle vecchie caldaie. Su impianti
vecchi e con radiatori in ghisa occorre una diversa conduzione per trarne
vantaggi. Non esistendo tali prerogative il rendimento scema ed i tempi di
ritorno dell'investimento, molto più elevato delle caldaie normali, si allungano e non si escludono altre criticità.
Si evince che non sempre si deve copiare parzialmente ed all'italiana dai
nordici.
D'altronde pochi si domandano di quanto diminuiranno i costi di esercizio
e di gestione. Qualsiasi acquisto di apparato, in specie innovativo, dovrebbe essere accompagnato da un computo pragmatico di efficacia previo penali di rimborso dell'investimento "errato". Questo modo di operare vi
cautelerà, allontanando installatori improvvisati, senza nulla togliere alla
loro capacità tecnica ma solo quella però.
C’è anche la nostra colpa. Noi, i clienti, non vediamo l'ora che gli impiantisti, muratori o meno lascino libera la casa e pochissimi, forse nessuno,
obbliga gli artigiani a variare, altro esempio, la posa errata dei radiatori
(troppo vicini o aderenti al muro) che rimarrà tale per i settantacinque o
più anni di durata della casa.
LE FOTOGRAFIE “SCIENTIFICHE”
Sovente ci dimentichiamo dell'ausilio della tecnologia. Siamo avvezzi alla
tecnologia dei telefonini (il bla-bla rende), ma ignoriamo che in ogni campo compreso quello degli strumenti esiste un avanzamento tecnologico
che ci consentirebbe di "misurare" pragmaticamente l'efficacia di certe
modifiche od apporti di innovazioni anche in campo edilizio o, semplicemente, la gravità dell’anomalia. La termografia, con le fotocamere a raggi
infrarossi simili a quelle in dotazione ai militari, ad esempio, può rivelarci
la bontà esecutiva della struttura edilizia prima e dopo la "cura"
dell’intervento migliorativo. Anche le misure di umidità e di temperatura,
sono fattibili con precisione e sono di ausilio per l'individuazione di aree
critiche. Tutti questi strumenti "traducono" in numeri le nostre sensazioni
di disagio. L'insieme delle anomalie da noi riscontrate e delle misurazioni
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scientifiche effettuate costituirebbe una raccolta dati da sottoporre agli esperti per decidere gli investimenti per le azioni correttive. Abbiamo scritto "costituirebbe" in quanto abbiamo dimenticato i vincoli esterni. Nessuno di noi, non addetti ai lavori, proporrebbe, per risparmiare, di trivellare
per oltre 100 metri il suolo di un'isola assolata per ricavare energia geotermica, il calore che si nasconde nelle viscere della Terra; è certamente
più opportuno utilizzare il sole per ricavare energia termica/ meccanica od
elettrica. Si evince che dobbiamo esaminare anche i vincoli esterni e la loro variazione dovuta alle stagionalità.
Un edificio posto in un agglomerato urbano, oltremodo inquinante e ricoprente con il suo smog le pellicole captanti l'energia solare o fotovoltaica,
presenta enormi differenze dalla casetta posta in ambiente rurale tipo quella idilliaca di copertina.
Se poi quest'ultima ha una posizione ottimale, tipo Est/Ovest, cosa non fattibile su case poste in continuità su una arteria stradale cittadina, le differenze e la "predisposizione" al miglioramento sono abissali.
Ma non è solo l'esposizione, il fattore principale: anche la posizione, il sito
di costruzione assume particolare rilevanza. La presenza di alberi di alto
fusto, di edifici sovrastanti ed ombreggianti, l'area malsana (uggiosa, nebbiosa, umida) sono elementi importanti.
Quest'ultima fase di raccolta dati, metodologia spesso trascurata, vi orienterebbe verso una tecnologia più efficace. Non è detto che un edificio
sempre in ombra non possa giovarsi delle tecnologie innovative. Ad esempio potrebbe essere utile effettuare un sondaggio per verificare l'efficacia di energia geotermica e relativa pompa di calore che non richiedono
l’esposizione solare.
Se, con la vostra lettura, avete raggiunto questo punto potete sospendere;
guardatevi attorno con occhi diversi.
ALCUNI SPRECHI EVITABILI
L’abitudine è una brutta bestia; lo dimostrano anche alcuni comportamenti
“delegati” agli automatismi.
Elenchiamone alcuni:
- i comandi luce scala sono delegati a sonde crepuscolari quasi mai nettate da smog, polvere e ragnatele
- la regolazione delle caldaie avviene mediante centraline o cronotermostati impostati a valori prefissati per l’intero periodo di riscaldamento
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ignorando le mutate esigenze del fine settimana, dei tepori primaverili,
delle assenze delle vacanze natalizie o semplicemente la mancata esigenza di funzionamento durante la giornaliera pulizia casa con porte e
finestre aperte. Nei condomini tale incarico affidato ad un pensionato
“sveglio” farebbe risparmiare un mucchio di soldi ma si preferisce protestare per le spese elevate.
- Anche il boiler elettrico è sempre acceso con stessa temperatura estate/
inverno. Un timer da pochi euro vi ridurrebbe gli sprechi senza alterarvi
il comfort evitandovi gli sprechi per averlo dimenticato acceso. Ripetiamo quanto citato nella prefazione: mettete a vista, ad esempio con
spie luminose, l’avvenuta accensione degli apparati “energivori” (boiler, ferri stiro, ecc.).
- Scaldiamo l’acqua appena presa dal rubinetto, che in inverno sgorga
a circa 7ºC, per poi farla bollire per la pasta. L’andamento del consumo energetico per l’incremento dalle basse temperature è in scala
esponenziale. Pertanto é opportuno iniziare con l’acqua a temperatura
ambiente (circa 20º); é sufficiente prelevarla al mattino od alla sera.
Per certe acque di città l’operazione ha il vantaggio di togliere
l’odore di cloro e far depositare parte del calcare contenuto e non ultimo scalderà più in fretta. Sempre parametrandoci all’auto se vogliamo raggiungere i 100 (km/ora e non i gradi di bollitura della pasta) occorrono circa 20 secondi con una utilitaria e pochissimi secondi con un’auto di formula uno. In quest’ultimo caso i consumi sono
stratosferici ed il motore ha una durata di poco più di 300 km, lunghezza del gran premio contro i 100000 km della vostra auto! Come
si intuisce è preferibile avere una velocità di “conserva”, i circa 3500
giri/min, e nel nostro caso la temperatura ambiente dapprima citata.
Oltre al minor consumo di energia si incrementerà la durata
dell’apparato, cucina/forno /caldaia.
Rammentiamo inoltre di utilizzare tegami a fondo semplice per cotture
veloci e pentole a triplo fondo per le cotture lunghe; la pentola a pressione risparmia calore e tempo.
Evitiamo di far sibilare i bruciatori del gas aperti al massimo; possiamo
equiparare tale funzionamento al fuorigiri del motore. La fiamma più
redditizia è quella con dardo blu ben aderente al bruciatore e non fuoriuscente dal fondo tegame. Migliorerete anche l’aria che respirate in
quanto diminuiranno i gas incombusti.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
- Utilizziamo sempre le stesse stoviglie, anche se disponiamo il servizio
da 12. Con stoviglie sbrecciate e peggio fessurate rischiamo in salute,
detersivo ed in decoro.
- Adoperiamo le stesse sedie, magari traballanti o con rivestimenti lisi
pur disponendone altre. Basterebbe invertirle scalarmene nel tempo. Idem per i cassetti della biancheria e per i bruciatori della cucina a gas
(ce ne sono almeno 2 uguali ed intercambiabili). Ecc.,ecc., ecc..
Sarà dura convincere il consorte, abitudinario, ma “un giro in centro” vincerà le resistenze.
Il Kaizen, la tecnica del miglioramento continuo, è una metodologia utile
a mutare le consuetudini.
Qualsiasi azione può essere attuata in modo diverso dall’abituale. Fate un
confronto, comparatevi con un amico o conoscente per la medesima attività e constaterete differenze a volte positive.
Esercitatevi a variare le abitudini.
Rechiamoci in un ecocentro ed osserviamo quanto gettiamo e meditiamo
sul fatto che molto del rifiuto non è a fine vita ed, al limite, avrebbe dovuto essere ceduto a classi meno agiate (consultiamo internet per reperirle).
Ciò vale anche per i maschietti che rottameranno, nuovi, attrezzi ritenuti
indispensabili all’atto di acquisto.
Osservando attentamente quanto ci circonda, la tecnica Zen, noteremo
spunti migliorativi.
Presso un amico notavamo un asciugamano da cucina appeso con una linguetta centrale che facilitava l’utilizzo dell’intera superficie asciugante evitando la concentrazione di bagnato e sporco della parte opposta al tradizionale aggancio posto sul lato più lungo; si tratta di un, piccolo, miglior
utilizzo delle risorse estendibile a tutti i campi.
Abbiamo citato alcune idee, attuarne altre costituisce ginnastica mentale
al pari dell’enigmistica ma con ritorno economico.
Ritorniamo al pragmatismo.
LA CASA DIAGNOSI
Lo Zen e l’arte di manutenzione della casa.
Qualsiasi attività, e qui ci riferiamo solamente a quelle manifatturiere, può
essere migliorata.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
La prima obiezione degli addetti ai lavori è: “fare bene le cose costa di più
e la concorrenza e la crisi non ce lo permettono”. Cercheremo pertanto di
non aumentare i costi… Adotteremo lo Zen ed il Kaizen ovvero la tecnica
del miglioramento continuo.
L’atteggiamento mentale.
Occorre essere consapevoli di come-quando-perché si produce o si conduce un bene o prodotto. Non ci interesseremo di marketing od innovazione
tecnologica ma rimarremo terra- terra e semplicemente osservando con
occhio critico l’esistente (Zen).
L’obiezione “abbiamo sempre fatto cosi” é superata dal si può sempre fare
meglio (Kaizen).
L’ANALISI A VISTA
Tutti noi abbiamo ammirato edifici storici e monumenti con vita superiore
a decine di secoli ma comparando visivamente con i nostri edifici abbiamo
la sensazione che questi ultimi difficilmente raggiungeranno il secolo. Il
progresso(?) ed il consumismo hanno provveduto in merito. L’aspetto estetico maschera la sostanza.
Ritorniamo al confronto? Le prime varianti le riscontriamo nei materiali e
nelle tecniche di costruzione, odiernamente rivolte a ridurre le tempistiche
di lavorazione.
I pietroni ed i mattoni pieni e ben cotti sono stati sostituiti da piastrelle (i
paramano) o addirittura da semplici intonaci verniciati che nascondono
mattoni forati molto alleggeriti…
Voi obietterete che all’interno c’é una struttura in cemento armato ma non
sempre è di totale affidabilità, alluvioni e terremoti insegnano. Non constaterete i contrafforti nelle parti portanti e meno che mai recinzioni, grate
e ringhiere, in pesante ferro forgiato o ghisa che, privi manutenzione, resistono alle piogge acide ed all’inquinamento senza richiedere le manutenzioni periodiche ravvicinate degli attuali manufatti. Possiamo paragonare
le facciate delle nostre case ai cosmetici e belletti che le signore che si applicano sul viso ma, il nostro maquillage per mascherare i danni non si realizzerà con poche passate di trucco o struccante…
L’osservare e rimarcare le anomalie è considerato il metodo dell’analisi a
vista.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Non richiede strumentazioni, ma un soppeso, confronto, tra quanto è normalmente considerato accettabile e quanto costituisce invece degrado ed
anomalia da sottoporre, in seguito, all’esame di un esperto. In genere
l’attività non presenta pericoli, ma una certa prudenza è d’obbligo quando
ci rechiamo in scantinati e/o sottotetti e solai. La prudenza richiede di essere accompagnati, anche dal nipote ad esempio, per essere reperibili
sempre, norma sovente disattesa dagli anziani. Rammentate inoltre che la
presenza di calcinacci o peggio ancora di mattoni caduti costituisce il
blocco dell’ispezione, tornate indietro! La richiesta, urgente, all’esperto
per una ispezione mirata è indifferibile.
Il perché della diagnosi della casa.
La scelta del bene campione da esaminare non è casuale. Il 75% degli italiani ne sono proprietari e gli altri sono… aspiranti.
L’investimento di acquisto è elevato e così pure le spese di conduzione
che valgono circa il 25% del bilancio familiare (media Trilussiana).
Noi, per l’esame, abbiamo però a disposizione l’intero parco di edifici sul
suolo nazionale e possiamo allenarci a visionare il brutto, quasi sempre
edifici statali, ed il bello, in genere case private anteriori al 1930. Anche
uno sprovveduto vede la differenza; si tratta di confrontare ed evidenziare
analiticamente i difetti visivi e trarne esperienze per la propria dimora.
Cosa osservare?
Parti della casa da tenere sotto controllo.
Fondamenta/facciate/soffitti/solai/tetti/tegole/gronde/balze/cornicioni e le
parti sporgenti in facciata quali: balconi e terrazzi sono le zone da monitorare unitamente a riscontri di fessurazioni di muri, spostamenti di travi,
tracce di umidità, perdite d’acqua, caduta mattoni e calcinacci, spostamenti manufatti dalla posizione originaria, es. tegole/coppi, ruggine in stato
avanzato ecc… ecc…
Vi consigliamo di allenarvi ai controlli esaminando, a vista, certi palazzi
dello Stato, es. strutture scolastiche, case popolari ecc.. Purtroppo
l’Autorità è quasi sempre la prima a non rispettare le regole ed a non attuare manutenzioni di sostegno. I genitori dovrebbero visionare, con un
esperto, gli ambienti scolastici e verbalizzare le macroanomalie sino a
giungere al ”ritiro” del pargoletto.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Un accurato esame visivo, anche solo limitato alla parte esterna, vi evidenzierà i danni che voi dovrete evitare alla vostra casa.
I vari capitoli relativi alla casa potranno guidarvi all’esame e con il tempo
diventerete esperti. Se permettete un paragone andrete dal tecnico in similitudine a quando andate dal meccanico a cui segnalate le anomalie della
vostra auto facilitandolo nella soluzione dei problemi e risparmiando anche denaro. Come già riportato quanto constatato da voi anomalo dovrà
essere sottoposto a verifiche dell’esperto. E’ preferibile avere eccesso di
prudenza che rischiare! D’altronde, come nel campo sanitario, ci rivolgiamo dapprima ad un medico generico, nel nostro caso un muratore, sino
a scomodare il super esperto tecnico strutturale nei casi gravi o di ristrutturazione pesante!
I guai più comuni: la casa cade a pezzi.
Noi ci preoccupiamo quando vediamo i pezzi, ma come tratteremo non
sono l’unico segnale.
I calcinacci.
I calcinacci, parti staccate di muratura ed intonaci, sono noti ai più. Occorre però “interpretare” i segnali premonitori più gravi e le cause del vero
male. Pertanto se escludiamo quelli provenienti da ancoraggi impropri di
tubazioni passacavo, idrotermiche, ganci e/o mensole dobbiamo maggiormente preoccuparci dei calcinacci conseguenti a fessurazioni e spostamenti in manufatti, non importa se di cemento o materiale misto, in zone portanti e prive di intrusi ( i vari tubi).
MATERIALI e MANUFATTI
Prima di iniziare l’esame della casa conosciamoli unitamente ai dintorni.
Materiali da costruzione, i manufatti ed i relativi impatti di manutenzione
nel tempo.
Riteniamo che la trattazione, abbastanza specifica, possa costituire un
mini dizionario da leggere se avrete pazienza e curiosità. Se vogliamo
prendere la patente per condurre una casa occorre conoscere i componenti; nel nostro caso avremo materiali statici e non dinamici quali motore e
trasmissione.
Tratteremo comunque in capitoli specifici anche l’impiantistica elettrica,
idrica e la termica. Di seguito daremo notizie di carattere generale che
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
più ci coinvolgono come clienti nella scelta dei materiali “a vista” ed alla
successiva manutenzione e potranno anche orientarvi nell’acquisto iniziale e successiva manutenzione.
Premessa ai materiali.
Le case vecchie utilizzavano i materiali “del posto” endemici, quali pietre
o legno, sia per risparmio economico sia per l’amalgama con il paesaggio
circostante.
Però dagli anni ’60, il boom edilizio, l’aumentata facilità di trasporto per
le maggiori infrastrutture stradali, la disponibilità economica e la “moda”
di distinguersi nelle costruzioni, (ricordate quegli orribili mosaici in facciata) ha generato, case brutte e, peggio, edificate velocemente. A ciò ha
contribuito l’applicazione dei principi delle teorie americane, il taylorismo, di parcellizzare il lavoro e generare specialisti in ogni singolo settore
da cui i non ancora scomparsi “cottimisti”, quelli delle murature interne,
degli intonaci e via discorrendo.
La fretta ha generato case, distinguibili ”a vista”, che avrebbero poi richiesto tanta manutenzione. Ci sono state eccezioni, subito individuabili, ma
qui trattiamo le case molto soggette ad interventi di “sostegno”.
Cosa offre il mercato dei materiali ed il progresso.
Un atteggiamento che dobbiamo imporci è quello di tendere alla “soddisfazione” delle nostre singole esigenze. Ciò non è facile perché il produttore con la sua pubblicità esalta le caratteristiche di status e, secondo un
principio del marketing deve farci sentire emarginati se non possiamo
permetterci tale prodotto (vedi auto/ TV / telefonino o nel nostro caso materiali).
Anche il campo dell’edilizia non sfugge a tali regole commerciali
nell’offerta di nuove case o semplicemente di apparati o materiali. Sono le
nostre singole esigenze che vanno “soddisfatte” e non quelle del produttore non sempre coincidenti. Qualora, ad esempio, dovessimo acquistare un
nuovo scaldaacqua a gas a noi non interessa il design e la modella seminuda della pubblicità e tutta l’elettronica che il produttore inserisce
nell’apparato ma desideriamo un apparecchio semplice e manutentabile ai
minori costi. Il mercato non ragiona sempre così con il risultato che appena il boiler denuncia un’anomalia, interverrà il tecnico, camice bianco, a
sostituire ex novo una scheda elettronica dal costo di centinaia di euro che
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
invece poteva essere revisionata e riciclata (in Azienda si procede in tal
modo). Il mercato ha raggiunto il suo culmine ad esempio con certe piastrelle, pagate come quadri, ma a differenza di questi ultimi andranno calpestate; un quadro sotto i piedi!
Ed ancora, ad esempio, il mercato non offre per i rubinetti quella classica
crociera di apertura, ben impugnabile dagli anziani e non, ma si limita a
ghiere circolari con piccoli avvallamenti inutili all’impugnatura ma certamente con costi irrisori di produzione.
Qualcuno obietterà che esistono i monocomando ma forse andrebbero
spiegati, anche con i minori costi, agli abitudinari. (I monocomando di una
famosa ditta hanno la doppia posizione di apertura per farvi risparmiare
quantità di acqua erogata di gran lunga maggiore di quella ottenuta dagli
aeratori di flusso e vi eviteranno gli spruzzi inevitabili dovuti al repentino
azionamento della leva; non li reperirete nei grandi magazzini e neppure
vi saranno proposti da alcuni artigiani!)
Ritornando ai monocomando si dovrebbe evidenziare gli indubbi vantaggi
di manovrabilità, anche con l’utilizzo di singola mano, per l’erogazione
mirata della temperatura dell’acqua.
Associata a ciò occorre fornire la garanzia di sostituzione gratuita della
cartuccia, il dispositivo interno che contiene le guarnizioni di ceramica,
per almeno due anni come da garanzia di legge. Una regola da osservare,
sempre valida, è quella di acquistare materiali, apparati contrassegnati da
marchi di fabbrica, la firma e la garanzia del produttore, apposti in modo
indelebile anche sul singolo pezzo sia esso rubinetto, tubo, putrella, piastrella o altro.
I pezzi non marchiati non sono garantiti! Lo ripeteremo altre volte in modo che assuma il valore di regola comportamentale.
In queste note non troverete “tutto” l’avanzamento tecnologico di cui i
materiali sono oggetto.
Se volete conoscere quanto offre il mercato, è sufficiente rivolgersi ai singoli settori produttivi (telefonata / siti internet / riviste specializzate). In
seguito opererete la scelta pur con tutti i vincoli che avete (costi /tempi di
attesa /contesto). Un magazzino di bricolage, una ferramenta o una rivendita di materiali edili non avrà prodotti fortemente innovativi o specifici
per il vostro utilizzo e ciò per motivi commerciali.
Dal produttore di listelli in legno per pavimenti, ad esempio, otterrete
invece infinite informazioni che motiveranno la scelta successiva; avre18
La patente di guida per la casa
P. Artusio
te inoltre esplorato l’aggiornamento tecnologico del settore. Evitate inoltre i prodotti “tutto fare” o meglio multi impiego, esempio vernici/sigillanti.
La loro “formulazione” è infatti frutto di compromessi non idonei a risolvere le vostre esigenze specifiche. E per essere più pratici qualora necessitiate di un sigillante per vetri, specchi, policarbonato rivolgetevi ad una azienda vetraria e viceversa ad un costruttore di gronde e/o lamiere per tetti
se volete un silicone per lamiera. Otterrete prodotti professionali di lunga
durata ed efficacia.
Avrete così appreso che per ogni vostra singola esigenza occorre un insieme di specifiche tecniche che con il tempo espliciterete. Vedere capitolo specifiche tecniche.
MATERIALI E STANDARDIZZAZIONE
Nel dopoguerra l’esigenza di fornire alla popolazione il rinnovo dei materiali distrutti ed una enorme quantità di prodotti anche alimentari ha generato l’industrializzazione con una produzione intensiva, di serie, ivi compresi gli allevamenti di ovini e bovini chiusi nelle stalle anziché all’aperto.
L’anarchia dei produttori ha richiesto normative di standardizzazione, dal
termine inglese standard, comune/ basilare (esisteva una catena di distribuzione con tale nome abbreviato all’italiana). Purtroppo anche il “campanile”, l’intransigenza autonomistica di ogni singolo Paese, impedisce
l’unificazione delle normalizzazioni (sic!), per cui la globalizzazione agisce a piccoli passi, vedi ad esempio le norme CE per la Comunità europea.
Sappiate che ogni campo, meccanico/ elettrico/ chimico, ivi compresi gli
alimenti, ha le sue normative ma ce ne sono alcune di carattere generale
che possono interessarvi.
Norme ISO
normative con valenza internazionale
Norme EN
normative con valenza Europea
Marchio CE
prodotto che “rispetta” le normative europee per le merci
Marchio IMQ marchio di qualità Italiana, a volte indicato iemmequ (ad
es. sui cavi)
Norme DIN
normative tedesche specie per i metalli, diffuse anche in
Italia
Norme VDE
normative tedesche molto severe per il campo dei materiali elettrici; citiamo, ad esempio, la presa schuko montata sugli elettrodomestici (anche un profano la valuta più
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La patente di guida per la casa
Norme UNI
P. Artusio
sicura delle nostre). Il marchio è riportato solo su prodotti
di prima qualità da cercare in negozi specializzati
normative Italiane da cui UNICIG (impianti a gas) ed
altre
Etichetta ECOLABEL etichetta Europea di prodotti ecosostenibili
A volte tali simboli non sono esaustivi per cui il fabbricante dichiara,
sempre marcando indelebilmente anche su di un singolo materiale di costruzione quale un cavo della luce, coppo o una piastrella altre caratteristiche.
Come si può intuire le norme sono un tentativo, a volte l’alibi, per fornire
prodotti di qualità standard ma non sempre eccelsa.
Ciò vale anche per le prestazioni d’opera di qualsiasi artigiano od impresa.
La durata a vita delle opere dei Maestri dei tempi andati si è ridotta ad una
garanzia, non esplicitata, biennale (ma con infinite clausole vessatorie); e
pensare che una casa deve durare almeno un secolo!
La produzione in serie.
Non è un termine astruso, noi inconsciamente ne siamo condizionati giornalmente anche nell’acquisto di derrate alimentari.
Preferiamo pomodori belli, calibrati, anche fuori stagione, e la carne rosata sempre uguale ed economica. Il produttore attraverso volumi elevati,
tecnologie spinte di produzione “governa” l’aspetto quantitativo/ fisico
/estetico degli alimenti che noi andremo ad acquistare ponendo in
sott’ordine la qualità ed i rischi alimentari (aviaria e bse insegnano…).
Tutto ciò vale anche per i materiali di casa, mobili/ infissi/ apparati di corredo/ ecc. su cui andremo ad operare. Le famose “pianelle” umbro/ toscane stanno arrivando dal Bangladesh, i piatti doccia ed i rubinetti dalla Cina
ed il vetrocemento dai Paesi dell’Est ma certamente non dalla Boemia!
L’analisi valore.
E’ una metodologia della produzione seriale e non, che analizza i materiali
ed i processi produttivi per eliminare il “superfluo” e facilitare la costruzione riducendo i costi finali del prodotto, vedi IKEA.
Ne subirete le conseguenze quando acquisterete qualsiasi apparato. Citiamo due esempi banali: un tappo a salterello per il lavello e il rinnovo di un
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
tubo di carico per lavatrice. Il primo è privo della corona sottostante che
“raccoglieva” forcine per capelli o gli stessi evitandovi di dover smontare
gli scarichi per il loro recupero, il secondo ha guarnizioni posticce anziché
incastrate nel tubo che nella vecchia versione aveva pure un filtrino per le
impurità, ed ha ghiere minute prive di alette che, nella vecchia versione, vi
consentivano lo smontaggio manuale senza chiavi di sorta. Certamente
sono prodotti esotici su cui la catena di vendita lucra ed i grandi magazzini
prosperano! Dovremo pertanto acquistare prodotti originali? Anche in tal
caso la ditta originale, trascorsi alcuni anni, in genere cinque, ci lascia in
balia del mercato, leggi globalizzazione.
Ancora, il famoso e decantato aeratore ed economizzatore di flusso idrico
è in tutta plastica cromata che con il tempo ed il calcare si sfoglia inquinandovi l’acqua. Se non espliciterete la vostra specifica richiesta, in un
magazzino di idraulica, il negoziante ha tutto interesse a fornirvi prodotti
esotici. Sui prodotti realmente “made in Italy” si può scrivere una enciclopedia.
Cosa offre il mercato.
- Prodotti economici di produzione esotica.
- Prodotti seriali uso far da sé.
- Prodotti professionali, quelli studiati e prodotti per gli addetti ai lavori.
Concludendo orientatevi solo sui prodotti professionali escludendo tutti
quelli non marchiati in modo indelebile. Moltissime volte i prodotti scadenti sono lucenti ed “infiocchettati” per ingannare l’acquirente; può anche succedere nel genere umano… Se oltre al marchio, la sua firma, il
produttore dedica del tempo ad illustrare come utilizzare meglio quanto ci
fornisce merita attenzione.
Finalmente trattiamo i materiali specifici.
IL MATTONE
Il mattone ovvero la prima “pietra” tecnologica.
Dovendo sostituire la pietra, difficile da squadrare, pesante e non sempre
reperibile in loco si è giunti al mattone unificandone nel frattempo anche
le dimensioni, forse la prima standardizzazione in assoluto. Con l’avvento
della cottura forzata col fuoco anche i materiali estranei all’argilla sono
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
stati indirizzati ad assolvere certi compiti in specie per la difesa dagli agenti esterni e non solo. Pertanto ancora ai nostri giorni, ci si imbatte durante i lavori in mattoni vetrosi e/o con elevate durezze date oltre che dalla
temperatura dei forni dalla presenza di quarzi od altri componenti particolarmente resistenti (sono quelli evitati dalle beccate degli uccelli…) E’ più
facile vederli, a occhio nudo, nei coppi fatti a mano e in certe pavimentazioni rustiche ove il mattone è posato a coltello e orientato a spina di pesce
o simili per contrastare l’usura da calpestio e altro.
Mattoni ministoria.
Da quelli essiccati al sole nell’antico Egitto si è giunti a quelli cotti in fornace. Con l’aumentata tecnologia e l’esigenza di ridurre il peso, ora si
producono mattoni forati e con aggiunta di materiali diversi dalla classica
argilla.
I vantaggi applicativi.
Sono, i mattoni, elementi costruttivi poco costosi, d’impiego quasi universale, di posa semplice se non a vista e con buona reperibilità e logistica di
trasporto.
Svantaggi.
Caratteristiche meccaniche limitate, quasi inesistenti in certi elementi forati; lunghi tempi di posa nei casi di utilizzo strutturale (es. architrave) e
non ultimo la richiesta di abilità nella posa a vista; per questo motivo se
non espressamente richiesto il posizionamento avviene sotto l’intonaco.
Mattoni forati.
Per fare meno fatica e consentire costruzioni facilitate dalle nuove tecniche di armatura, pensate ai travetti dei solai costruiti in laboratori e poi
portati in loco, si è sviluppato il laterizio forato. Troverete pertanto nelle
case costruite anteguerra i mattoni a due fori per le separazioni dei locali,
tramezzature. Ve ne accorgerete, se non eseguite dapprima un foro di prova, quando l’elettricista incasserà i tubi passa cavi e sfonderà l’intera parete, trovandosi come nel caso de “I soliti ignoti”, nell’alloggio del vicino.
In questi casi non potrete appendere i pensili ma analogamente ai muri,
pareti, in cartongesso dovete rinforzarli. Sovente costituiscono la struttura
per muretti esterni o facciate sottoposte a dilavamento dagli agenti atmo22
La patente di guida per la casa
P. Artusio
sferici per cui cederanno dopo anni, a volte pochi, obbligandovi a rifare il
tutto! La brutta abitudine, tanto non si vede, ma per voi soldoni sprecati, è
tuttora in vigore.
Gli altri materiali oltre al mattone.
Abbiamo accennato all’elemento principale delle costruzioni, il mattone.
Ora vediamo gli altri presenti in casa.
Elementi in cotto.
Mattoni, coppi/ tegole, “piastrelle”.
COPPI e TEGOLE
Costituiscono la quasi totalità dei manti di copertura dei tetti. I rimanenti
sono pietre a losa e/o scandole di legno in montagna e l’antiestetica lamiera che è propinata in tutte le salse (in proposito ricordiamoci la pericolosità in caso di incendio, infatti non dà sfogo alle fiamme).
Le due forme più diffuse sono i coppi e le tegole.
I coppi sono dei tronchi di cono, privati del vertice e tagliati a metà longitudinalmente; le seconde sono piane con protuberanza di aggancio per
l’ancoraggio a listelli di legno. Entrambe sono in cotto e con dimensioni
scarsamente standardizzate per le tegole. I coppi vecchi, quasi indistruttibili dal tempo, avevano forma correlata alla coscia dell’operaio su cui era
piegata una striscia di pasta d’argilla, sovente con pietruzze di quarzo,
compattata per poi dopo passare all’essiccatura. La tecnica descritta causava imbarcamenti di rettilineità per l’azione di distacco dalla coscia ed
anche della cottura. In seguito si adottarono forme di legno e pertanto più
regolari.
Ora in analogia al mattone sono prodotti industrialmente e, se non correttamente, si “sfogliano” dopo pochi anni e si adattano difficilmente a rappezzi sui vecchi coppi.
I difetti.
Non c’è continuità di piano di appoggio, abbiamo anche citato il motivo,
per cui cedono frantumandosi al calpestio anche degli addetti ai lavori motivo per cui cercate di immagazzinare come scorta i vecchi pezzi. Ciò varrà anche per le tegole. Altri difetti sono l’elevato peso, anche oltre un
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
quintale per metro quadro per quelli antichi e la tendenza a scivolare specie con la neve. Per annullare lo scivolamento verso gronda, in questo caso per quelli di nuova tecnologia, occorre assolutamente ancorarli con appositi agganci. Vedi fermacoppi continui citati in seguito. La sfogliatura
con i suoi cocci intasanti e lo scivolamento con lo spostamento dell’asse di
caduta acqua in gronda sono causa di danni e si generano anche pericoli di
caduta coppi sia per vento forte che trascinamento da blocchi neve. In caso di acquisto, anche per parziale rinnovo, pretendete coppi marchiati singolarmente, norma sempre valida per qualsiasi merce.
Mettete a regime la ripassatura del tetto ogni cinque anni.
Possiamo dire che dopo aver osservato lo stato di molti tetti, ci stupiamo
del limitato, a nostra conoscenza, danno ai passanti; è meglio non sfidare
la sorte ...
I pregi.
Sono, per i coppi, quelli di ben convogliare l’acqua e indirizzarla verso la
gronda.
Per quelli antichi c’è da rimarcare un’incomparabile bellezza estetica aumentata nel tempo da colorazioni cangianti di muschi e licheni che si appropriano delle cavità e porosità superficiali originate da impasti manuali
e da inclusioni che reagivano in modo diverso durante la cottura
dell’impasto. Oltre alla facilità di posa possono essere utilizzati anche per
le linee di colmo. Con i coppi si copre quasi tutto il tetto ad eccezione delle zone d’incrocio in negativo ove una lamiera di rame (conversa) convoglia l’acqua nella gronda.
TEGOLE PIANE
Come avrete inteso non ci sono amiche sia per la forma; sul piano anche
con incavi, l’acqua scorre lentamente, sia per l’aggancio insicuro e laborioso che richiede appositi listelli di ancoramento.
L’eccessiva diversificazione delle forme e la distanza fissa dei travetti, il
passo, richiedono, nella sostituzione, il rispetto di tali dimensioni motivo
per cui è buona regola farsi scorta del materiale originario.
Tra gli altri difetti hanno l’effetto vela; si sollevano per l’incunearsi del
vento forte e se abitate in vicinanza di un aeroporto è consigliabile cambiare il manto, ad es. con coppi, ricordando che le tegole non sono facilmente agganciabili ed una eventuale foratura per fissaggio provocherebbe
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
infiltrazioni d’acqua. Queste ultime si verificheranno, comunque, nei casi
di pioggia di “stravento”, cosa ormai abituale con i violenti nubifragi che,
ultimamente, stiamo riscontrando. I lembi laterali lasciano, infatti, notevole luce nell’accoppiamento, vedi le marsigliesi che rappresentano la maggioranza delle tegole. Inoltre, a differenza dei coppi, in caso di ripassatura
tetto non consentono un agevole inserimento di apposita pellicola, geotessuto, a protezione infiltrazioni acqua.
Le tegole ed i pregi.
Costano relativamente poco, anche per la posa e, cosa gradita agli impresari, permettono una struttura alleggerita conseguente al minor peso. La
diversificazione dei colori e materiali differenti dall’argilla può costituire
vantaggio in particolari casi; pensate ad esempio alla mimetizzazione del
tetto color verde in mezzo alla campagna o al grigio roccia in montagna.
PIASTRELLE
Anche questa è una vostra scelta sia in caso di ristrutturazione che nel
nuovo.
Abbiamo già citato l’elevato grado di qualità della nostra produzione e ciò
può disorientare per l’eccesso di offerta. La forma e i colori sono a vostro
piacere. Alcune notizie tecniche possono però orientarvi. Sono poco resistenti agli urti, presentano irregolarità di esecuzione pur essendoci nel nostro Paese i migliori produttori al mondo. Richiedono una linea di fuga
che rende poco agevole la pulizia quotidiana e incide negativamente
sull’impermeabilità.
L’evoluzione nel tempo.
Le piastrelle o mattonelle sono mattoni piatti sottoposti a rivestimenti superficiali con la cosiddetta ceramica. Il concetto di far apparire lo stato superficiale, sia per bellezza sia perché trattato con materiali duri antiusura,
tende all’inganno in quanto lo immaginiamo quale lo strato superficiale di
un blocco di materiale pregiato; ad es. marmo, minerale prezioso, ecc.. E’
una regola di tutti i campi di produzione e non solo, pensate al colorito
ambrato, belletti e trucchi delle donne. L’inciso a rammentare che sottosotto c’è del tenero e ci riferiamo al materiale di supporto della “ceramica”. Con il tempo l’usura da calpestio, e per stare in tema trucco, lo porrà
in evidenza a iniziare dalla zona fronte specchio.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Precisione-planarità-dimensioni.
La precisione e la planarità decrescono con l'aumento della superficie della singola piastrella.
Più è grande, maggiore dovrà essere lo spazio di posa tra due elementi, la
linea di fuga.
Più è elevata la durezza maggiore sarà la facilità di scheggiatura e rottura
in caso di caduta di oggetti.
Tutti questi valori sono identificati con lettere e numeri, compresa
l’idoneità al calpestio in funzione dell’impiego, dalla vostra camera
all’intenso traffico pedonale. Fatevi consigliare in merito.
P. S. Nonostante la buona produzione italiana riscontriamo gli inconvenienti dell’analisi valore. I comodi elementi jolly, le piastrelle da rivestimento con lati arrotondati per evitare spigoli taglienti sui vertici di pareti,
esempio per la vasca, sono ora introvabili.
Le piastrelle da esterno, antigelive.
Sono monocottura con lo strato di supporto indurito; in genere hanno dimensioni minime anche per ridurre le linee di fuga. Si possono scheggiare
facilmente. Valgono le regole in precedenza esposte per il calpestio.
LEGNO (pavimenti)
Sempre che la massaia o il coniuge diano il benestare, è il materiale più
caldo (purtroppo non sempre naturale nei casi di essenze pregiate in spessori millimetrici posate a vista sui supporti più disparati a controbilanciare
i movimenti del legno). Nel caso del massello, tutto legno integrale, da
spessori di circa 15 mm, si può pavimentare l’intera casa escluso il bagno
e della zona di lavoro in cucina. Citiamo la zona di lavoro in cucina perché è piacevole e funzionale tale posa mista legno/piastrella sullo stesso
pavimento specie in zone aperte e prive di tramezzature a delimitare i locali.
Tecnica di posa.
Varia dalla posa su sabbia, ancora presente in chiese/ castelli/ ville, a quella d’inchiodamento listelli o listoni su altri tasselli di legno (radici) annegati nella malta sottostante.
Per le case nuove riscontriamo:
- Incollaggio, tipo piastrella, sulla soletta sottostante
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La patente di guida per la casa
-
P. Artusio
Pavimento galleggiante, flottante, che imita la posa su sabbia qui sostituita da un materassino, pochi mm, in plastica spugnosa
La protezione da calpestio.
E’ ottenuta con prodotti del tipo naturale, oli e cere, o artificiale con vernici vetrificanti.
Anomalie.
Sono relative alla vostra singola opinione sul finish. Per i pavimenti naturali, se tollerate inevitabili fessure, sono sufficienti i trattamenti della
buona massaia, lavaggio con poca acqua, ripristino cera. Per gli altri, incollati e o flottanti le cose si complicano: non accettano l’acqua, si rigano
facilmente e sulla vetrificazione qualsiasi anomalia, rigatura o macchia,
“esalta”.
La durata e la frequenza di lamatura.
Per i primi è, può essere, centenaria e se ne sconsiglia la lamatura, asportazione strato superficiale, per due motivi: il primo perché ha limitata planarità e pertanto dovreste asportare elevatissimi spessori, il secondo perché la “pelle”, strato superficiale imbibito di sostanze cerose, dovrebbe essere ripristinata con lunghi anni di cura. Per quelli incollati e trattati potete
ipotizzare una durata massima di quindici anni e poi non è detto che la lamatura non vi riservi sorprese.
Con il progredire della tecnica si tende a utilizzare, in qualsiasi campo,
compreso questo del listello di legno per pavimento, la minore quantità
possibile di essenza pregiata, quella a vista. Complici gli errori di planarità
di posa vi troverete dopo la lamatura, specie se in una casa di “seconda
mano” e quindi non conoscendo la storia pregressa, con zone prive di essenza superficiale.
I listelli di scorta.
Mentre abitualmente il venditore di casa nuova vi lascerà qualche piastrella, difficilmente farà altrettanto con i listelli di legno su cui potete individuare gli spessori di legno nobile che vi possono aiutare nella decisione di
“lamare”. Anche in questo caso la fantasia e la tecnica possono aiutarvi.
Asportando uno zoccolino in una zona nascosta è possibile vedere lo spessore e la sua forma, in tale zona non c’è aderenza al muro dei listelli per
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consentire gli inevitabili assestamenti e potrete procedere all’analisi. Altro
modo, invasivo, è un’accurata foratura in una parte non “a vista”, da poi
otturare con un tondino della stessa essenza che vi rivelerà cosa c’è sotto
lo strato superficiale. E’ sufficiente una punta da trapano ed una fresetta
affilata per la finitura del foro per consentirvi di vedere “chirurgicamente”
cosa c’è sotto, ma non è detto che il palchettista abbia un passato da falegname ed allora rivolgetevi a quest’ultima figura od a buon far da sé. La
riprova è nella difficoltà di trovare qualcuno che sia in grado di rappezzare
un pavimento di legno.
Vi diranno che costa meno rifare il tutto ... è più comodo lavorare sul
nuovo.
LEGNO in STRUTTURA (orditura del tetto)
Se non è presente la soletta di cemento armato la struttura portante del tetto è realizzata in legno. Travi di orditura per la forma del tetto, tavolati e
travetti per l’appoggio manto di copertura ne costituiscono l’insieme.
Anomalie ricorrenti.
Nelle case vecchie, vuoi per risparmio o per tempistiche ridotte, specie nel
periodo postbellico gli elementi danneggiati erano sostituiti con tronchi
appena sbozzati di castagno o essenze povere. A volte, peggio ancora, con
fusti in pino non scortecciati. L’attacco dei tarli e formiche, che sguazzano
nella corteccia, nei decenni può minarne l’integrità sino ad annullare le caratteristiche di portanza.
Aggiungendo poi le infiltrazioni d’acqua dal sovrastante manto di copertura i tempi di degrado diventano rapidi. Rammentate che un test, empirico
ma rivelatore, è il suono di risposta a una percussione con colpetto di martello: Il suono grave è negativo.
Rimedi.
La manutenzione consiste, dopo verifica, nell’asportazione corteccia seguita da nuovo controllo d’integrità e successivi trattamenti antitarlo e
formiche con impregnanti specifici.
Vedi voce vernici. Ricordate inoltre che una buona ventilazione del tetto
riduce tali inconvenienti e migliora la salubrità contribuendo a risparmi
energetici.
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P. Artusio
INFISSI IN LEGNO
Anche in questi casi si spazia da pesanti porte in noce, centenarie, a umili
serramenti in essenze povere e spessori sottili. In questi ultimi gli imbarcamenti, le variazioni dimensionali stagionali, raschiano il pavimento, e
relativi rigonfiamenti e fenditure dei pannelli richiedono manutenzione a
livello annuale. Lo scopo è di mantenere “vivo” il legno proteggendolo
dagli agenti atmosferici e impedirne l’asciugatura delle resine e sostanze
volatili interne. Evitate in ogni caso pitture superficiali, i flatting, che ne
impediscono la traspirazione. Questa si mantiene ripristinando con oli e
prodotti specifici il vigore del legno. Un serramento esposto in pieno sole
richiede manutenzione annuale e prospetta una valutazione sull’opportunità di sostituzione con un serramento in alluminio ma di caratteristiche
specifiche, spessore maggiorato ed incrementato isolamento con doppio
“taglio termico”; preparatevi agli elevati costi… le comodità si pagano!
Per gli infissi vetrati consultare il capitolo vetro. (Vedere anche i capitoli
serramenti ed infissi).
Altri materiali.
Abbiamo trattato dell’elemento principe delle costruzioni, il mattone, i
suoi derivati e l’immancabile legno che ha resistito sino all’avvento del
cemento armato.
Ora vediamone i “dintorni” e quanto abitualmente troviamo negli elementi
costruttivi.
SABBIA
E’ uno dei componenti principali della malta cementizia. In relazione alla
vagliatura, tipo di setaccio utilizzato, consente diversificazione di impiego
nell’ edilizia. Si spazia da quella minuta usata un tempo per la rasatura finale degli intonaci a calce, tecnica salubre ancora indicata negli ambienti
umidi, all’altra grossolana utilizzata per gettate in calcestruzzo. Il cemento
ne assorbe tanta ed a volte anche troppa per cui la malta perde l’idoneità
richiesta. E’ un modo per lucrare, la sabbia costa meno del cemento, ma è
anche errato usarne in quantità insufficiente. In occasione di interventi avrete modo di valutarne la bontà con la malta utilizzata. Si constata enorme differenza tra quella di fiume, inquinato, e quella di cava. Vedere salnitri.
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LA CALCE: il legante
E’ il prodotto più antico ed ancora valido.
Ritorna di moda, nella bioedilizia, sia come legante che quale “verniciante” non inquinante. Le sue doti di traspirante unita a effetti visivi piacevoli, immaginatela miscelata con polveri naturali, esaltano i decori delle
facciate delle case di pregio. Si ricava dal calcare, minerale sufficientemente comune. Negli utilizzi attuali si utilizza la calce viva, frantumazione e ventilazione del minerale per ottenerne farina, e la calce spenta,
quale quella idrata e il comune grassello, ottenuta aggiungendo acqua e
anticipando un processo di reazione chimica violenta (spegnimento) per
indirizzarla a specifici impieghi. Rammentiamo ancora i danni alla vista
che colpivano gli operai che eseguivano tale spegnimento, con reazioni
caustiche, nei pressi dell’attività edile. Dato il forte assorbimento
dell’acqua, può combattere l’umidità. E’ utilizzata da sola o miscelata
con cementi.
Ha anche effetti negativi quale la corrosione dei materiali metallici quali
ferro o l’alluminio anche anodizzato dei serramenti posati impropriamente ai piani terra di case centenarie “legate a calce”.
I CEMENTI
Gli antichi Romani costatando la compattezza delle rocce laviche, del tufo
e della pozzolana ricavarono un legante di pregio che ci ha tramandato alcune loro opere. Ai giorni nostri i cementi provengono dalla cottura ad alta temperatura in forni ed anche qui c’è un parallelo alla temperatura di
eruzioni vulcaniche che generavano i prodotti dapprima citati.
I materiali da “cuocere” sono argille, silice e sottoprodotti degli altiforni
come le scorie.
Ne derivano pertanto prodotti specifici, di facile trasporto e preparazione
in loco e non ultimo pregio la velocità di applicazione.
Le malte (la “pasta” di cemento).
Il prodotto si presta bene a essere unito all’acqua a formare una pasta con
proprietà collose (la presa sui materiali da conglobare) ma ... valgono le
regole della massaia. Si potrà tirare la pasta per la crostata, leggi gettata
compatta, o per la sfoglia, leggi gettata (massetto) alleggerita, ma non
dovremo cadere in tentazione di aggiungere troppa acqua, per risparmiare
sul costoso cemento) e di reimpasto per non sprecare!. Ambedue opera30
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zioni proibite: la prima diminuisce l’entità di presa, la seconda perché
avviene a reazione chimica dell’impasto già ultimata. Quest’ultima operazione è purtroppo diffusa, non si butta via nulla. Saranno causa di
maggiore manutenzione o addirittura crolli della struttura così costruita.
Alcuni Paesi obbligano i costruttori ad effettuare gettate in modalità vibrocompressa, in specie per struttura. Da noi non è raro attuare la costipazione della colata di cemento nei casseri ( il tavolato di contenimento) con
pale e palanchini. E’ ovvio che l’omogeneità della malta differisce e così
pure le caratteristiche fisiche in primis per la sicurezza.
L’aspetto fisico di una gettata ben fatta deve risultare liscio, a “grana” fine, omogenea e privo di “fessurazioni” indicanti colate effettuate a più riprese.
L’unione, l’aggrappamento tra i materiali edili.
Lasciateci supporre che la prima costruzione dell’uomo fosse un muro a
secco innalzato davanti ad una roccia rientrante e non necessariamente una
caverna di gran lunga più rara, ove l’uomo si ritirava la notte. La difficoltà
di estrarre le pietre da una zona fangosa, o comunque con parti ancorate al
terreno ha contribuito alla scoperta di un legante quale l’argilla cementante di materiali incoerenti quali le pietre. Ebbene da allora la ricerca è rivolta a materiali più universali tenuti assieme da leganti quali pozzolana, calce e gli attuali cementi.
La meta è avere, ora, materiali che consentano una veloce messa in opera
e permettano forme complesse quali il muro portante con le unite braccia
rappresentate da solette per i piani, i solai ed i tetti. I tempi canonici della
“presa”, ultimazione del processo chimico/fisico che genera l’amalgama
del cemento, I famosi 28 giorni dalla gettata, costituiscono un impiccio ed
il tempo è denaro. Per tutti gli altri materiali di contorno alla struttura, i
chimici e non, hanno predisposto prodotti a presa rapida già premiscelati
in fabbrica; come certe medicine si allungano in acqua. E siamo arrivati ai
nostri giorni!
La “presa”.
Parlando di manutenzione sarà la caratteristica che ci procurerà guai e
grattacapi. Dovendo unire materiali disomogenei, pietra/cemento o mattone/cemento ci troviamo di fronte a vari parametri in gioco. Il primo è la
natura delle superfici del corpo da conglobare in una massa; minore è
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La patente di guida per la casa
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l’asperità, rugosità, peggiore sarà l’ancoraggio. Ciò è lapalissiano; una superficie liscia di un pezzo di legno è più difficile da incollare di una con
grado di finitura grossolano, ma non è l’unica caratteristica che ci riguarda. Un’altra è il potere di imbibimento del particolare; più il materiale ha
tale caratteristica, nel nostro caso sono i prodotti in argilla quali i mattoni,
più è facile da legare. Altra caratteristica fondamentale è il tempo in cui il
materiale perde, nel tempo, questa proprietà; prima “asciuga” peggio è in
quanto non c’è l’amalgama dei vari materiali. Se ne deduce, ad esempio,
che un intonaco esterno posato sotto il solleone non è destinato a durare
integro per molto tempo.
Sinora abbiamo parlato del materiale basilare, mattone/pietra, ma ciò vale
anche per sabbia e ghiaia e il legante. Anche quest’ultimo ha tempi di reazione ed asciugatura che non sempre sì “sposano” con quelli del materiale
base. Ne consegue che, complice la fretta esecutiva, la presa evidenzi dei
limiti nel tempo da cui deriveranno manutenzioni. Ripetiamo per coloro
che a questo punto sbotteranno in “uffa che barba” che questa caratteristica è fondamentale per la manutenzione in specie nei rappezzi o ristrutturazioni ove si deve rientrare in casa al più presto.
Le normative.
Per i cementi tradizionali, secondo certe prove codificate, la presa è garantita solo dopo 28 giorni, ma tutto è relativo alla tipologia dei materiali ed
alla massa, volumi, in gioco. È ovvio che un intonaco di 1,5 cm di spessore ha tempi più brevi, aiutato da moderni materiali.
Il valore imposto dalle norme è riferito alle usuali gettate portanti in calcestruzzo ed è un “paletto” per evitare anche incidenti nello smontaggio armature di sostegno e/o successivo prematuro utilizzo della struttura. La
presa non significa completa asciugatura dell’opera pertanto se occorrono
operazioni suppletive, vedi posa pavimento di legno solo il controllo
dell’umidità residua garantirà la possibilità di attuare la posa. Ed è anche
per queste problematiche che il mercato offre parquets flottanti, non inchiodati o incollati, ma anche in questo caso ci sono le regole del gioco da
rispettare. Anche la salubrità dell’aria è condizionata dall’umidità residua
e l’umidità facilita l’insorgenza dei reumatismi.
Rammentate inoltre i due difetti principali del cemento: non è “elastico” e
neppure impermeabile!
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
INTONACO
Non è un materiale ma il risultato visivo sull’opera finita, la pelle del
muro.
Ne parliamo poichè i guai relativi sono i più evidenti nel campo manutentivo e ci preoccupano le spese di ripristino. Similarmente al corpo umano
in caso di “incidenti” tendiamo subito a curarci il bernoccolo che non il
sottostante trauma. Se l’anomalia non proviene da zone con incasso tubi
ecc. allo stesso modo dovremmo preoccuparci dapprima delle cause del
distacco o fessurazione dell’intonaco e poi pensare al rappezzo.
Quest’ultimo può attendere in quanto è alterazione di finitura. A proposito
di fretta, ultimamente gli intonaci gettati con pistola sono “armati” in loco
con reti in fibra di vetro, similari a quelle per le giunzioni del cartongesso,
ma con larghezze elevate. Impediscono la caduta, scivolamento
dell’intonaco fresco anche ad elevati spessori, ma non sempre influiscono
sulla presa. Ne riparleremo nel capitolo “rappezzi”.
PAVIMENTI, MATTONELLE E LASTRE IN PIETRA
Con la scoperta di pezzi “duri” si evince che certi mattoni, posati a coltello
o diversamente orientati abbiano costituito la pelle indurita dei vecchi pavimenti che sarebbe poi sfociata nelle attuali piastrelle. Ciò non toglie che
esistano ancora pavimentazioni rustiche, in mattoni, che a proposito di manutenzione non dovranno mai essere abrasi e intaccati da acidi detergenti.
L’evoluzione successiva sviluppò forme squadrate e sottili sempre in cotto, anche queste presente in alcune case vecchie o rustiche di pregio. Il
nome volgare mattonella, dall’originario elemento, resiste tuttora. Non
sempre la “pelle” si otteneva posizionando sulla parte richiesta, pavimentazione, elementi estranei; é il caso del pavimento in terra, da cui battuto
di terra, ottenuto costipando il materiale endemico. Vedi scantinati.
Anche in questo caso segnaliamo l’errore di ricoprirli con un più “elegante” battuto di cemento.
Così facendo abbiamo eliminato la traspirazione e ci siamo garantiti i
danni, eterni, da umidità di risalita. Ecco! Sono rari i muratori che vi evidenzieranno in anticipo tali danni; si giustificheranno adducendo che tale
era la richiesta del cliente!
Un provvedimento correttivo, parziale, a tali malefatte è quello di eseguire
per tutto il perimetro della gettata un canale largo almeno 10 cm. e pro33
La patente di guida per la casa
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fondo almeno 7 cm.(lo spessore della gettata) e scavando tanti “pozzetti
perdenti”. Così facendo avrete abbassato la zona di “attacco” dell’umidità
periferica consentendo una certa traspirazione ai muri e avrete un intorno
periferico di battuto asciutto. Al centro, in periodi piovosi, avrete pavimenti “bagnati” e per non accentuare il fenomeno i materiali depositati
vanno posti sui “trampoli”. Vedi voce umidità.
Il retaggio del passato.
Nel campo edilizio la pelle, lo strato superficiale a vista, è l’elemento più
caratterizzante dell’aspetto estetico. Gli intonaci e certe mattonelle in parte
decorate tendono a imitare, specie in facciata, quanto le case nobili evidenziavano con le loro pietre, marmi, stucchi e mattoni pieni. Rimarchiamo che certe abitudini, mutuate dal passato, non hanno più motivazione di
essere in quanto sono cambiate le condizioni d’impiego. E’ il caso ad esempio delle lastre di pietra poste a zoccolatura facciate fronte strada. Ora
sono causa di alterazione umidità di edifici non cantinati o con sotterranei
malsani.
Non ci sono più gli spruzzi di fango e sporco, delle strade fangose, che potevano motivarne la posa e, per la parte estetica, rammentiamo che in origine le pietre non erano a lastra ma a blocchi con funzioni strutturali e di
“possenza”! Osservatene l’evoluzione dall’antichità: blocchi di pietra nei
monumenti storici, poi nelle case d’epoca dei secoli scorsi con spesse lastre. Erano però presenti ampie finestrature di aerazione unitamente alla
presenza di grigliati sui marciapiedi a dare aria a sotterranei estesi. Ai
giorni nostri le cantine al confronto hanno dimensioni miniaturizzate e
quindi malsane. Non aggraviamone le condizioni piastrellando con lastre
di pietra le basi facciate!
FERRO
Dedichiamo alcune note al materiale che, come noto a tutti, ha maggiormente bisogno di attenzioni e sostegno.
Ferri forgiati.
Per i ferri pieni, solo per i forgiati e con spessori di almeno dieci mm., i
tempi d’intervento manutentivo possono raggiungere frequenze decennali.
Per certi cimeli medievali, esempio grate di ferro battuto, la durata, pur
privi di manutenzione, è secolare.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Rimarchiamo che si trattava di forgiatura manuale “lenta” che dava
compattezza al manufatto ed eventuali giunzioni erano effettuate a caldo.
Oggigiorno tali prodotti sono sostituiti con i laminati prodotti con macchinari che non sono per nulla lenti. Tali ferri, in spessori adeguati (almeno
10 mm.), assolvono bene il compito previsto, es. putrelle o pezzi per ringhiere, ma si tende a sostituire con un surrogato: il laminato, la lamiera.
LAMIERA in ferro
Dal dopoguerra è stata un sostituto del ferro pieno per la sua facilità di
modellamento e leggerezza, anche nel prezzo. In parole povere costava
meno e le fabbriche, acciaierie di Stato e privati specie del Nord la fornivano formata in nastri di lamiera avvolti in rotoli. L’italica arte degli artigiani con tagli, piegature, unione di più pezzi trasformava il tutto in prodotto finito ed economico. L’abuso d’impiego aveva generato, nelle persone anziane abituate a prodotti pesanti e robusti, un senso di disprezzo e
spregio. L’atavica abitudine a confrontare il passato aveva generato il detto “fatto di lamiera” anticipando il giudizio, anch’esso negativo, sul materiale successore della lamiera con i prodotti “fatti di plastica”.
Tutti noi abbiamo costatato tal evoluzione con i materiali di costruzione
della nostra auto.
Scatolato.
Come già accennato la piegatura e saldatura lamiere genera lo scatolato.
E’ foggiato a forme geometriche, sembra ferro pieno ma, essendo costruito come i tubi saldati, ci creerà enormi problemi di manutenzione. Lo
spessore sottile, rammentate l’”analisi valore”, risente maggiormente degli
agenti atmosferici.
Tramutare la lamiera in “ferro pieno”.
Non è la polvere magica di “pirimpimpina” ma un accorgimento atto a
preservare, ad esempio, i pali del vostro cancello in lamiera di ferro, scatolato a spessore più elevato.
Il concetto è quello già citato di diminuire le dilatazioni e gli attacchi zonali, della parte più esposta.
Il rimedio consiste nel riempire di cemento la parte cava prima di interrarla o cementarla a filo. Ricordiamo pure che l’operazione incrementa il peso della struttura e pertanto i classici zoccoli di cemento andrebbero legati
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
con una piccola gettata, armata, tra i due pali. Così facendo avrete diminuito, o annullato, lo sprofondamento nel tempo della struttura contenendo i
problemi di allineamento chiusure ecc…
L’operazione descritta è obbligatoria in caso d’interramenti.
Rimarchiamo la bassa durata dei prodotti in lamiera che richiedono protezione, vernice, con frequenze di 5/6 anni massimo.
Da nuovo il prodotto ha durata più elevata in quanto è trattato in officina
con specifiche tecniche che l’utente non potrà mai attuare in specie quando posati (vedi vernici).
Tondini di armatura e variazioni sul tema.
Il mercato offre anche quelli ad “aggrappamento facilitato” ruvidi e con
protuberanze che incrementano la superficie di contatto e l’aderenza. Se
verificate l’utilizzo di pezzi molto arrugginiti, posati senza trattamenti
preventivi, preparatevi alle grane derivanti dal mancato aggrappamento e
“denudamenti”, con relativi degrado del calcestruzzo ad iniziare da quelli
più evidenti dei balconi.
Annotazioni sul tema ferro.
La velocità attuale di produzione del ferro, comparatela con quanto citato
nella voce forgiatura lenta, è tale che la struttura interna del materiale non
è per nulla omogenea e compatta cui conseguono limitate resistenze meccaniche e alla corrosione.
Altro tema, non da poco, è la qualità produttiva di un prodotto “vile” quale
il ferro: ne conseguono ripetuti interventi di sostegno, leggi verniciature.
Nel tempo, ad esempio, il tondino arrugginisce, anche senza contatti con
l’acqua e ingrandisce al punto tale da esercitare una pressione al suo intorno che denuderà la struttura. A titolo di prova certi cavalcavia di autostrade non hanno raggiunto quaranta anni di durata ed i frontalini dei balconi
si frantumano molto prima.
Tubi e piantoni in ferro.
Qualsiasi materiale non “gradisce” l’esposizione agli agenti atmosferici e
meno che mai essere annegato, anche parzialmente, nella terra o nel cemento. I manufatti in ferro, anche zincato, sono i più sensibili. La differente dilatazione e l’attacco della ruggine nel giro di pochi anni annullano le
caratteristiche meccaniche sino alla rottura. Ve ne renderete conto quando
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osserverete le paline segnaletiche crollate; a ciò contribuiscono anche le
minzioni feline e canine. Osservando, invece, un tubo del gas che fuoriesce sul marciapiede constaterete che è protetto da guaine bituminose sino
ad oltre mezzo metro dal punto di fuoriuscita. Anche i pali luce hanno una
zoccolatura di rinforzo. Noi dovremo copiare tale tecnica associata ad un
fissaggio “elastico” ed ad una base che eviti il ristagno d’acqua in loco.
Queste “zone” vi forniranno grattacapi e richieste di continue manutenzioni.
Utilizzare il ferro significa fiducia?
Si sente dire sovente, nel campo delle ristrutturazioni: “non si preoccupi,
abbiamo rinforzato con una putrella di ferro”. Addirittura si constatano
vani aperti in muri portanti in materiali misti, mattoni/pietre, ottenuti con
tale tecnica. Essendo questi ultimi non armati, con tale intervento la struttura è stata indebolita sino a situazioni di pericolo, terremoti in primis, e
ciò vale anche per certe modifiche a scale, ove i gradini in pietra erano/sono ancorati a mensola. Ripetiamo, richiedete preventivamente
l’intervento del tecnico strutturale; ciò vale anche se il lavoro è già stato
fatto e dobbiate mettere in sicurezza il tutto.
Il ferro non è la panacea ma può essere utile a certe condizioni, concatenato (pensate alla costruzione con il Lego) tra le varie strutture sia verticali
sia orizzontali.
Quest’ultima è la tecnica, a gabbia, per migliorare la resistenza ai sismi.
Tale norma vale anche per le reti elettrosaldate dei pavimenti quasi mai
ancorate tra di loro ed ai muri portanti. Vedi struttura.
ACCIAIO ZINCATO
Tubi idrici e di adduzione gas.
Uno degli elementi più diffusi è, o era, il tubo zincato di adduzione acqua
potabile o gas.
Se ne osserviamo uno spezzone noteremo che l’interno, la zona di scorrimento acqua, ha asperità e imperfezioni di trattamento che non riscontriamo sulla parete esterna.
Tali pareti interne e le zone filettate di giunzione, ove il trattamento superficiale è stato asportato, sono facilmente intaccabili dalla ruggine e dal
calcare che tende con il tempo a otturare il foro , i serraggi e “arrugginire”
l’acqua spillata, in specie quella calda. Ora il progresso offre altri materia37
La patente di guida per la casa
P. Artusio
li, es. il multistrato, ma anche nuove incognite, salubrità, durate in primis.
Vedi voce multistrato.
Tubi gas di condotte esterne alla casa.
Rammentiamoci che se il contatore è posto sulla recinzione o se la condotta principale è in luogo non adiacente all’edificio i tubi di adduzione, zincati, possono essere stati interrati.
Non essendo a vista li dimentichiamo! Preventivate una sostituzione, potrebbe anche raggiungere i cinquanta anni in quanto un tempo si abbondava sugli spessori delle pareti dei tubi (per fortuna non c’era l’analisi valore); l’importante è rammentarne la presenza in caso di puzza gas…e la ricerca della perdita.
Lamiere e recinzioni zincate. Le normative antinquinamento dei processi
produttivi e le piogge acide contribuiscono negativamente alla durata di
tali manufatti in ambito civile, nella nostra casa.
In campo industriale il trattamento di zincatura avviene a caldo ed è preceduto da trattamenti preparatori, sabbiatura ed altro; in tali casi la garanzia è ventennale ma sono sufficienti assemblaggi con viti “dozzinali” od
altri inneschi per vanificare la garanzia.
Potete verificare voi stessi sugli elementi più diffusi e cioè i guard rails e i
pali stradali.
Pertanto se desiderate un manufatto zincato, sconsigliato in ambienti inquinati quali i cittadini, occorrono dettagliate specifiche tecniche con la richiesta di garanzia.
Un metodo empirico ma indicativo per il giudizio di noi profani, consiste
nel visionare l’aspetto estetico: non deve essere argenteo e lucente ma
grigiastro e superficie con “collage” di strati simili a piccole foglie in rilievo.
I manufatti, quali ad esempio le ringhiere, presentano fori utilizzati per
immergere i pezzi nel bagno di zinco. Otturateli per evitare che l’acqua
meteorica si infiltri all’interno annullando i vantaggi della zincatura. La
qualità è data dai trattamenti preventivi quali la sabbiatura ed il riporto a
caldo di elevati spessori di zinco; tutto ciò costa e pertanto si ricorre ad alternative di bassa durata, ma luccicanti, che vi richiederanno tanta manutenzione. Preparatevi alle grane: ruggine presente, dopo pochi mesi, nelle
zone saldate o nelle parti sottoposte a taglio dall’assemblatore e da viti di
fissaggio esotiche che, arrugginendo, intaccano la zincatura.
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La patente di guida per la casa
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ACCIAIO INOX
Ha fama immeritata, sovente, da parte dell’utenza.
Anche con quest’acciaio occorre valutare il “titolo” (leghe e percentuali)
per ogni singolo impiego; il “titolo” più noto è quello dell’oro. Si spazia,
empiricamente, dall’oro di Napoli, informatevi in merito, a quello quasi
puro, dei lingotti per Riserva Aurea.
Noi profani non saremmo in grado di orientarci, senza l’ausilio di un manuale, ma conosciamo certe caratteristiche negative quali la difficoltà di
piegatura e di saldatura.
Per l’edilizia il più utilizzato è l’AISI 316 e sempre nell’ambito casa, ad
esempio per contenitori alimentari, pentole, è inox 18/10. Tutte le altre diciture tipo acciaio inossidabile, inox C, non vi danno sicurezza alimentare
e garanzia contro la ruggine (esaminate attentamente una grattugia). Approfondite voi stessi.
E’ materiale antiestetico e nelle canne fumarie a vista per l’esterno sarebbe opportuno il colore “ramato” e così pure per i comignoli eolici. P.S. Esiste anche colorato, ma i prezzi…
GHISA
E’ presente in molte vecchie case sotto forma di tubazione condotte acqua,
nei terminali dei pluviali, in portoni o artistiche ringhiere e nei radiatori
impianti termici. Si tratta del materiale che presenta in assoluto le più basse resistenze meccaniche e pertanto non va sollecitato dimensionalmente,
esempio con cedimenti strutture d’ancoraggio. Ha il vantaggio di richiedere pochissima manutenzione; sono sufficienti verniciature a intervalli decennali.
Qualora abbiate portoni in ghisa tenete sotto osservazione i cardini per evitare rovinosi crolli e pericoli.
Ghisa acciaiosa.
L’industria manifatturiera, da sempre alla ricerca di miglioramenti, fornisce ora ghise acciaiose che compendiano i vantaggi della ghisa, quasi eterna, a quelli dell’acciaio, robusto, con miscelazione di prodotti che hanno rivalutato l’impiego della ghisa.
L’esempio più indicativo è il coperchio di tombini e canaline di scolo che
potrete utilizzare con tranquillità anche “calpestandoli” con i mezzi di trasporto. La specifica è carrabile EN…
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SILICONI
Hanno diffusione notevolissima per la facilità di applicazione e ai più non
sono note le caratteristiche chimiche e d’impiego.
Quelli a base acetica emanano vapori nocivi nel tempo e non sono verniciabili. Tutti i siliconi non hanno garanzie di durata nel tempo in specie
nelle applicazioni all’esterno e/o di antimuffa ad esempio nelle sigillature
del vostro lavello.
Solo adottando quelli professionali, che non trovate ai magazzini di bricolage ma dai singoli rivenditori specializzati otterrete validi risultati. Rammentate però che sono di ausilio e non sono sostitutivi agli agganci o fissaggi meccanici con tasselli, viti, rivetti indispensabili per un assemblaggio in sicurezza. Rammentate: l’adesivo può ancorarsi all’intonaco ma
non è detto che l’intonaco regga!
VETRI
Sono captatori di luce naturale. Sono anche fonte di pericolo.
Il materiale tradizionale è dimensionalmente stabile alle condizioni di escursione termica limitata (estate/inverno). Secondo gli spessori, estensione superfici e tecnologie specifiche di produzione il materiale può resistere a escursioni termiche sino a 250°C nel forno cucina, ed oltre nelle
antine di un focolare a legna. Necessitano, sempre, di un posizionamento
in sede con gioco, luce in termine tecnico, proporzionale alla dilatazione
prevista dall’impiego a regime massimo di escursione. E’ pericolosissimo forzare in sede un vetro anche per un singolo vertice che “puntasse”
in un cordolo di saldatura o nel raggio della fresatura alloggiamento.
Rammentare inoltre che le dilatazioni si sommano, quelle del vetro e del
serramento, pertanto la luce andrà così computata. Essendo il sigillante
anch’esso instabile alle dimensioni sono da escludersi mastici indurenti.
Il silicone elastico è un mezzo di sigillatura con l’aggiunta di cornici in
legno o profili metallici con funzione di sicurezza anticaduta. Nei doppi
vetri, vetro camera, è esaltata la funzione di isolamento termico/acustico,
mentre la blindatura è utilizzata quale sicurezza antisfondamento o anti
intrusione. Questi ultimi per i curiosi, sono costituiti da più lastre di vetro
con interposta pellicola di plastica che ha lo scopo di impedire il perforamento e la frantumazione totale dell’insieme in caso di urto violento.
Nell’auto il lunotto anteriore ha vetri simili; ciò non toglie che un sasso
lanciato da un cavalcavia lo perfori.
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La tempratura del vetro e la blindatura possono evitarvi danni da tagli, il
vetro si spezzetta; non è il caso di provare!
Anche per il semplice calpestio, per visione di opere sottostrada, occorrono vetri specifici e spessori adeguati ed i vetrini captatori di luce posti
sul vostro marciapiede vanno opportunamente manutentati.
I guai della trasparenza.
Nelle case vecchie i vetri si ponevano ad altezza minima di circa 90 cm
per le porte interne e in alcuni casi a 45 cm per gli infissi affacciati
all’esterno. Ora il “tutto vetro” ha posizioni a livello inferiore ed è facile
urtarli con sedie, mobili o per non averli visti. L’applicazione di vetrofanie, quelle delle vetrine dei negozi, evidenzierà il pericolo anche ai piccoli.
Sulle porte a vetro la vetrofania è indispensabile a segnalare l’ostacolo unitamente all’indicazione di come aprirle; non tutti conoscono l’inglese.
Per quanto riguarda quelli ustionanti, antine di forno o caminetti, vanno
protetti con ripari mobili quando l’apparato è in funzione.
Le deformazioni delle sedi.
Qualsiasi serramento di legno o metallico non ha squadrature perfette a inizio vita e meno che mai dopo anni di utilizzo. Potrete costatare anche
voi che la parte lontana dai cardini “cede” verso il basso pertanto in caso
di sostituzione vetro compensate l’anomalia aumentando la luce di posizionamento o rilevate con cartoncino l’effettiva sagoma della sede da consegnare al vetraio.
Evitare l’acquisto di vetri a spessore semplice economici, ma maggiormente pericolosi. Richiedete vetro doppio, significa con spessore maggiorato a tre anziché i due mm. dei vecchi vetri.
Alcune innovazioni.
I vetri camera possono avere inserti con varie funzioni. Spaziano da profili
imitanti i vetri a quadretti (l’inglesina) od oscuranti.
I vetri doppi, vetri camera, perdono la loro efficacia di isolamento e trasparenza nell’arco di circa 20 anni. Lo smaltimento è specifico, il vuoto
era mantenuto con l’impiego di prodotti chimici, anche sali di arsenico.
Attualmente l’isolamento è ottenuto con rivestimenti metallici (sic!) e
l’impiego di gas quali l’argon e l’adozione di tripli vetri.
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PLASTICA
E’ un materiale artificiale derivante dagli idrocarburi con il grosso vantaggio della leggerezza e una discreta inalterabilità nel tempo, pertanto ha sostituito alcuni impieghi di altri materiali, il ferro ad esempio. Per contro,
dato il suo elemento basilare, è facilmente infiammabile e sovente instabile nel tempo se esposto all’esterno.
Similmente ai materiali metallici cui si aggiungono specifici elementi e
tecniche diverse produttive a seconda l’uso, anche per la plastica si adottano tali metodologie di produzione.
Con l’aggiunta di particolari additivazioni o processi si ottengono prodotti
“specifici” per molti impieghi atti a garantirne una certa stabilità nel tempo. Si spazia da quelli resistenti agli agenti atmosferici, il nylon
dell’agricoltore o il policarbonato della vostra tettoia, sino a quelli “tecnici” utilizzati in sostituzione di organi meccanici oppure facenti veci di tubazioni metalliche quali quelle inserite nel multistrato. Quest’ultimo è utilizzato nelle tubazioni idriche con alcuni vantaggi sui vecchi tubi, ma ne
parleremo poi, con doveroso rispetto delle regole di posa, pena guai
all’utenza. Nel campo dell’edilizia si usa, ancora, volgarmente quale specifica “plastica pesante”, “quella rossa del supertubo”. Si tratta di un termine improprio generato dalla convinzione che al maggior peso del materiale, in un singolo prodotto, corrispondano migliori prestazioni. Ciò non è
sempre vero, è pertanto necessario precisare al rivenditore l’impiego finale. Se l’impiego pesante si riferisce al coperchio di un tombino di casa su
cui transiterà la vostra auto, ma solo quella, l’indicazione corretta è “carrabile”. Per utilizzo su suolo pubblico, es. per il passo carraio, il materiale
dovrà corrispondere a quanto richiesto dalle Normative Europee (EN…).
In tale caso il materiale sarà ghisa acciaiosa.
Plastica trasparente.
Sempre nelle case vecchie la troviamo quale copertura “provvisoria” di
terrazzi, balconi.
Le lastre più diffuse sono quelle ondulate rinforzate con fibra di vetro e
quelle “tecniche” in policarbonato plurialveolare, due o più pareti suddivise con rinforzi interni. Per le prime computare una durata sui cinque anni;
gli agenti atmosferici corrodono lo strato maggiormente esposto con conseguente perforazione in caso di grandinate.
Per i policarbonati, in spessori minimi consigliati di 16 mm, le ditte garan42
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tiscono dieci anni di durata. Tuttavia negli impieghi non sollecitati da elevate escursioni termiche si può arrivare a venticinque anni. Una forte
grandinata può perforare queste vecchie lastre ma negli spessori consigliati e con prodotti certificati la perforazione non sarà, quasi mai, passante.
Plastica isolante.
La versione moderna è il polistirene estruso (a cellula chiusa). E’ facilmente distinguibile dal polistirolo, di colore bianco e formato da palline
facilmente friabili, per l’aspetto omogeneo e compatto. E’ colorato ed ha
peso specifico più elevato. In questo caso diminuisce fortemente
l’infiammabilità ed è indicato quale isolante. Tuttavia va protetto dagli agenti atmosferici e occorre ricordare che sì “imbarca”, perde planarità, anche a spessori elevati in caso di escursioni termiche e non va posto a vista,
anche in caso di isolamento del solaio.
MULTISTRATO
E’ un connubio plastica e metallo.
La parte interna di adduzione acqua è in plastica rivestita da un tubo di alluminio a sua volta ricoperto con materiale isolante. L’esigenza di renderlo flessibile per agevolarne la posa riduce fortemente l’universalità
d’impiego e i produttori forniscono specificità rivolte a ridurre gli inconvenienti. E’ la “manna” per gli idraulici per la velocità di posa, ne subirete
gli abusi. I produttori forniscono le condizioni d’impiego e voci di capitolato ma gli impiantisti, reduci dalla tecnologia di lavorazione meccanica
dei tubi di acciaio zincato, e pertanto “stabili”, dimenticano che tali materiali risentono in maggior misura dei ∆T (differenza di temperatura di esercizio).
E’ il caso ad esempio degli scarichi di lavatrici ecc, con variazioni dimensionali che possono giungere a 1 cm per metro lineare. Aggiungendo poi
la mancanza di spazio d’isolamento tali tubazioni che sono annegate, imprigionate e impedite nell’assestamento, in malte cementizie facilmente in
qualche punto debole accadranno perdite.
Facilitare gli scarichi.
Nei tubi di scarico acqua sovente si eseguono saldature, giunzioni, di testa
facilitate dal riscaldamento dei terminali tubazioni anziché usare gli appositi collari. Succede pertanto che rigonfiamenti interni provocati da tale
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tecnica determinino successivo innesco a depositi saponosi sino
all’intasamento totale. Anche in questo caso l’anomalia sarà individuata
con il tempo (5÷10 anni).
ALLUMINIO
Lo troviamo con superficie protetta, anodizzata, indispensabile nel caso di
esposizione all’esterno per i serramenti. Non richiede manutenzione, ma le
sue caratteristiche meccaniche limitate ne sconsigliano l’estensione impieghi. Rammentare che é “attaccato” dalla calce e tutti i prodotti acidi
compresi quelli contenuti in alcuni intonaci. L’impiego di tali serramenti
nelle case vecchie e umide è pertanto sconsigliato. Se verificate che le
mostrine (placche) delle prese elettriche sono corrose sostituite il tutto unitamente alle scatole di aggancio sovente murate a scagliola. Vedi capitolo
calce e umidità.
RAME
Come si evince dagli edifici storici è imbattibile e quasi eterno. La sua durata è garantita dall’ossidazione che è invece il punto debole di tutti i materiali ferrosi. Nel rame l’ossido genera una patina autoproteggente. Purtroppo la mancanza sul mercato ha determinato prezzi elevati e se ne sta cercando sostituti con limitati risultati. Nelle case gli impieghi spaziano dalla
lattoneria, converse, gronde e pluviali, a tubi idrici e cavi elettrici. In genere
quando applicato, si tende a risparmiare sugli spessori e diametri tubi, con
l’infelice risultato di far stramazzare l’acqua nei casi di temporali violenti
sempre più frequenti. Si constatano invece inutili sostituzioni in occasioni
di rifacimenti facciate e qui la colpa è nostra, “vogliamo che tutto luccichi”.
Esiste anche il filo di rame che può essere valido sostituto, assieme ai cavi
treccia, al filo di ferro per tesate di comignoli o pali d’antenna; la durata
del filo di ferro è massimo ventennale e la ruggine colante dal cavo macchierà il “sottostante”.
BRONZO e OTTONE
Sono leghe a base di rame: in pratica aggiungendo particolari metalli alla
lega base si migliorano alcune caratteristiche tecniche. Aggiungendo stagno per il bronzo e zinco per l’ottone si ottengono metalli da cui ricavare
la citata rubinetteria e complementi d’arredo. Rimarchiamo che nella rubi44
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netteria, la globalizzazione e il mercato offrono prodotti con parti di plastica in analogia all’evoluzione nell’auto. Trattandosi di manufatti con esigenza di requisiti igienici acquistate solo prodotti nostrani, anche in questo campo siamo leader! Sarebbe da utilizzare anche nei giunti di adduzione acqua in luogo di quelli zincati che con il tempo vi ”arruginiscono”
l’acqua.
L’utilizzo dell’ottone in alternativa alla viteria zincata vi consentirà la reversibilità di smontaggio anche dopo decenni di esposizione agli agenti
atmosferici.
VERNICI
Hanno problemi di aderenza e traspirabilità; rilasciano, nell’ambien-te,
vapori nocivi in specie all’applicazione. Saranno il vostro cruccio per i ripetuti interventi di decoro e manutenzione manufatti in specie quelli in
ferro o legno esposti alle intemperie.
Dimentichiamoci la pubblicità tipo quella dei prodotti che coprono con
una sola passata anche sulla ruggine. Sempre guardando ai maggiori esperti del settore, nel nostro caso tutti i produttori di apparati con involucro esterno in lamiera di ferro, vedi l’auto ed elettrodomestici. esaminiamo
la tecnica corretta.
Sempre per l’auto per garantirci dalla ruggine perforante per un periodo di
garanzia di sette anni i trattamenti di preparazione e successiva verniciatura richiedono una decina di operazioni. Si va dall’a-sportazione superficiale di olio di snervatura, facilita l’operazione di stampaggio, alla verniciatura finale con l’applicazione di un “trasparente” che conferisce un gradevole finish; altro che vernice che copre con una sola mano!
Anche in ambiente domestico riscontriamo tali problemi. I profilati, le putrelle di ferro, da nuovo, hanno le superfici annerite ed untuose, l’olio già
citato, dai processi di laminazione.
Occorre pertanto imitare i processi dell’industria. Non dimenticate, ad esempio, di richiedere serramenti in ferro per interni verniciati a polvere;
non dovrete riverniciarli per tutta la vita!
A peggiorare il tutto, nel nostro caso, i manufatti sia intonaci sia in ferro
presentano, nelle zone superstiti della verniciatura originale e zone intaccate dalla ruggine con elevati problemi di aggrappamento.
Il consiglio, oltre all’utilizzo del faticoso olio di gomito, è quello di avere
una certa calma nell’ultimare queste operazioni che richiedono giorni, e
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non ore, per consentire ai singoli elementi di assestarsi “chimicamente”,
polimerizzazione o altri processi.
Qualora abbiate provveduto periodicamente a trattare i punti ruggine con
un convertitore, potrete così rimandare la verniciatura totale, il lavoro sarà
facilitato. Anche l’utilizzo, su manufatti in malta, di prodotti naturali a base di calce è auspicabile. Riducono l’impatto sull’ambiente e se usati da
artisti esaltano in bellezza. In proposito sappiate che la tonalità dei colori è
codificata; richiedete la mazzetta RAL che ne prevede centinaia.
Evitate le “invenzioni” di colori difficilmente imitabili per i successivi ritocchi o ripristini.
Pericolosità.
Rammentiamo che tutte le vernici sono prodotti tossici. Nell’applicazione i solventi volatilizzano inquinando l’ambiente. Ciò vale anche per
i residui; se sono smaltiti negli scarichi domestici preparatevi a…berli nella potabile. Nelle città la percentuale di acqua riciclata è elevata e non è
detto che l’altra parte sia purissima…
Di alcune vernici occorrerebbe evitarne l’impiego; ad esempio quelle gialle i cui pigmenti derivano dal cromo molto inquinante allo stato di cromo
esavalente che non essendo “riducibile” può confluire nella catena alimentare. Anche il minio, ossido di piombo, è tossico e pertanto da non utilizzare. Al pari dell’industria cui è fatto obbligo di utilizzo di prodotti acrilici
a base acqua anche il mercato domestico si sta adeguando.
AMIANTO
E’ un pericolosissimo cemento compattato con fibre.
L’aggiunta di particolari fibre ha permesso di ottenere manufatti idonei a
coperture, isolanti e condotti fumo/acqua. Tali materiali prodotti anche
nell’Italia del Nord e identificabili principalmente con la sigla che aveva
suffisso finale ...IT, e non erano solo quelli della multinazionale svizzera,
avevano miscelato al cemento le fibre di amianto. Il minerale, asbesto, ha
caratteristiche fibre lunghe al punto tale che già nei secoli scorsi si tesseva
per cui è stato logico pensare alle tute ignifughe di chi operava con il fuoco intenso. Purtroppo pur essendo minerale centenario si è appurata la sua
cancerogenicità in forma violenta in tempi lunghi, anche 45 anni dopo
l’inalazione di tali fibre e polveri. La mancata conoscenza di questi danni,
postumi, ha esaltato l’utilizzo per le caratteristiche peculiari di resistenza
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agli acidi ed al fuoco. Le nostre vecchie case ne sono piene, si stima oltre
20 milioni di tonnellate.
Abbiamo notizia che ancora negli anni ’90 i magazzini vendevano sotto
banco i restanti tubi che alcuni muratori hanno utilizzato ancora come colonne da armare, cosa abituale nell’anteguerra. Le lastre erano utilizzate
quali isolanti anche sul retro di stufe a legna ed altro materiale più copioso, per l’isolamento dei tubi acqua calda non murati, pertanto in cantina
e/o locali sotterranei e nelle controsoffittature e pareti, anche in lamiera,
coibentate.
Erano presenti anche nelle vecchie guarnizioni d’impianti idrici, nelle coperte da stiro delle massaie e in certi recipienti di accumulo acqua potabile
nelle case e sui tetti del Meridione; sono diffusissimi, ancora oggi, nei
comignoli sia di canne fumarie sia di sfiati…
Bonifica dell’amianto: la doverosa premessa è che in caso di presunta identificazione “non dovete maneggiarlo” in alcun modo e meno che mai
forarlo o raschiarlo.
Quest’ultimo è il caso di colonne a vista “armate” con tale materiale e nascoste da vernici.
Sintomi premonitori: se riscontrate parti, in genere i bordi, sfilacciate e
pendenti, a mo’ di ragnatela, e quindi con elevata possibilità che gli agenti
atmosferici, pioggia/ vento e volatili diffondano tali fibre nell’ambiente è
necessario richiedere bonifiche alle apposite imprese.
Iniziate con la bonifica mirata ma sappiate che le varie tecniche di verniciatura (incapsulamento) o peggio sovrapposizione di altri materiali non
eliminano il problema citato.
Purtroppo gli elevatissimi costi di bonifica spingono lo Stato e il privato a
dilazionare nel tempo gli interventi ma la malattia, cancro in specie alle
vie respiratorie, è terribile.
PIOMBO
Lo troviamo ancora, nei vecchi edifici, in forma di tubo di adduzione e
scarico acqua.
Non richiede manutenzione, ma le malattie imputate, il saturnismo, ne richiederebbero la sostituzione. Altro impiego sino ai nostri giorni era quello delle lamiere, sempre in piombo, di raccolta ed evacuazione acqua piovana nell’intorno dei lucernari. Questi fogli, scossaline, garantivano per la
loro sagomabilità un buon raccordo con i manti di copertura tetti.
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La patente di guida per la casa
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Ulteriore utilizzo come barriera impermeabile sotto i pavimenti dei bagni in
carenza del piano doccia. Nelle case vecchie lo troviamo anche nei tubi gas
murati (sic); prestate attenzione alle forature sui muri!
Un inciso: gli anziani muratori, muniti di buon senso, ”segnalavano” la
presenza di un ostacolo, tubo/cavi elettrici o altro con fogli di carta che
avvolgevano l’intruso o ponevano sabbia e vecchi coppi sui materiali interrati. Costituiscono avviso ai naviganti, i muratori, ma l’impiego di mezzi meccanici, utensili a percussione o escavatori (privi di occhi), potrebbe
travolgere il tutto.
Nulla vieta di istruire gli addetti …
Il piombo è ancora presente nelle vecchie tubature municipalizzate
dell’acqua potabile quindi si costatano rotture dovute ai carichi pesanti,
leggi mezzi di trasporto, che insistono sulle aree in cui tali condutture sono interrate. Sovente anche i nostri contatori hanno ancora tale collegamento.
Lo Stato emana le leggi, in questo caso per combattere il saturnismo, ma
per primo, sovente non le rispetta se non dopo lunghissimi tempi; comunque ciò avviene sempre dopo al privato che invece si deve adeguare subito
alle nuove normative.
Una manutenzione indotta, nelle nostre case, è quella provocata da eventuali smontaggi disintasanti richiesti dal classico lavandino e conseguenti
fessurazioni della stagnatura di raccordo agli scarichi a muro o pavimento.
In tal caso abbandonate la tecnica di riparazione con stagnatura e sostituite
il tutto con materiali idonei alloggiati in guarnizioni tecniche che consentono la reversibilità del montaggio. Ciò sarà utile per lo spurgo della tubazione, i lavelli di cucina e bagno sono i più interessati per la pulizia.
MERCURIO
Non è un materiale di costruzione ma un prodotto chimico.
E’ molto inquinante! I pesci e i tanto amati gamberi provenienti dai mari
orientali e i grossi pesci veloci del Baltico il cui olio di fegato tempo addietro, ci costringevano a bere cucchiaiate disgustose, ne contengono
quantità “ variabili”, in genere correlate all’età. Pensare che tempo addietro si diceva “sano come un pesce”… In casa siamo coinvolti con lampade
e interruttori.
E’ vero che noi utenti non siamo i maggiori responsabili dell’inquinamento, ma lo smaltimento improprio di certi interruttori a tempo delle
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La patente di guida per la casa
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luci scala e maggiormente delle lampade a risparmio energetico, quelle
tanto decantate dagli ecologisti, che contengono mercurio contribuiscono
ad aggravare ( i prodotti delle bancarelle sono da evitare!). Richiedono
smaltimento specifico in analogia alle “pile”, sovente ignorato dallo Stato
e peggio da noi. Rivolgetevi ai rivenditori di lampade a led, quelle che
trovate sui fari delle auto moderne e su tutti gli apparecchi digitali; hanno
durata di circa 100000 ore contro le 8000.
Abbandoniamo il capitolo materiali per esaminare altri aspetti delle costruzioni.
CARATTERISTICHE FISICHE
Le misure di casa
In Italia vige il Sistema Metrico Decimale, in realtà ora è mutato, ma non
ci coinvolge eccessivamente, pertanto le dimensioni nel campo edilizio
sono:
Metro (m); per dimensioni lineari.
Metro quadro (mq) per le aree di superficie.
Metro cubo (mc) per i volumi dei locali chiusi
Centimetro (cm) è l’unità base in cui sono espresse le dimensioni edili.
Millimetro (mm) non utilizzato nell’edilizia ma presente nell’impiantistica fissa e/o di corredo alla casa.
Millimetro quadrato (mm2) per la sezione dei elementi impiantistici quali
ad esempio i cavi elettrici.
Fuori del Sistema Metrico.
Il pollice inglese (1”) 25,4 mm. per tubi, esempio gli zincati, di adduzione
di gas od acqua.
N.B. Abitualmente per le condotte idriche si usa, o si usava, il mezzo pollice, ma sino agli anni 1950 era largamente impiegato il tre ottavi, dopo
circa 30 anni si ottura per l’ancoraggio interno di calcare e ruggine. La cosa è intuibile per la limitata dimensione interna del foro.
Ancora, il metro commerciale è una misura fittizia usata dalle agenzie
immobiliari e quanto prima dallo Stato e dai Comuni. Lo scopo è quello di
“aumentare” la metratura della casa e la quotazione economica conglobando parte dello spessore dei muri perimetrali, balconi ecc. A voi interessa, eccome, perché la parte abitabile è decisamente inferiore e qualora fos49
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se adottata dallo Stato ne conseguirebbe un incremento tasse. Associati a
tali dimensioni ci sono parametri quasi del tutto ignoti nel campo edilizio;
si tratta delle tolleranze dimensionali di costruzione, e qui dovremmo
nuovamente citare i guasti della globalizzazione.
Tolleranze di esecuzione (livello di precisione del lavoro svolto).
Per l’impresa sono insite nel muratore. Ciò coinvolge anche caratteristiche
quali ortogonalità delle pareti e complanarità delle stesse. Noi bolliamo le
anomalie “muri storti” ma anche squadrature imprecise tra due pareti contigue che, se errate di poco, non vi consentiranno di montare la cucina “americana” con relative angoliere.
Planarità e perpendicolarità.
Ricordate che la caratteristica di planarità più richiesta è relativa alla pavimentazione ed è anche peggiorata localmente delle anomalie costruttive
delle piastrelle, ma siamo i migliori costruttori mondiali, della posa ed anche errori di levigatura dei pavimenti di legno.
Sono le caratteristiche che permettono l’aderenza della colonna della cucina citata o dell’armadione della camera contro al muro. L’anomalia conseguente è lo svergolamento ante di chiusura armadi sino ad impedirne il
funzionamento, strisciano in alto o in basso nella zona di combacio la battuta. Associato a tale difetto l’incombenza del pericolo di caduta, o effetto
Torre di Pisa, dovrete porre in atto dei compromessi tra la richiesta di planarità ed ortogonalità. Similarmente alla Torre citata, se dovete montare
una fila di pensili dopo aver ottenuto l’allineamento del lato frontale con
appositi cunei e spessori (scordatevi il perfetto allineamento dei pensili se
sono numerosi) occorre prevedere ad una tiranteria di sicurezza con cavi
di acciaio o cinghie in tela di sicurezza, non quella della tapparella. Avrete
così ottenuto una sicurezza per voi ed i vostri pargoli collaudatori di ante e
componenti girevoli.
Analizziamo alcune caratteristiche.
Una casa è l’insieme di materiali assemblati in modo da dare forma ed
abitabilità a locali di permanenza dell’uomo. Tutti i materiali che compongono l’edificio hanno stabilità dimensionale di grado relativo. Qualsiasi materiale, e pertanto l’abitazione stessa, risente delle condizioni climatiche del luogo e relative escursioni termiche, giorno/notte, estate/inverno,
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La patente di guida per la casa
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clima asciutto/clima umido. Ne conseguono variazioni dimensionali, anche se minime, valutabili in scostamenti millimetrici, il “respiro” dei materiali. Tali scostamenti sono accentuati dalla natura del terreno su cui è
posato l’edificio. Senza arrivare alle problematiche causate dal terreno dei
paesi nordici con il permafrost (strato superficiale di terreno ghiacciato),
queste variazioni sollecitano nel tempo la struttura e provocano danni iniziando dai punti con difetti costruttivi non palesati all’inizio dell’uso. Un
fenomeno facilmente visibile dell’influsso della natura del terreno su cui è
posto un edificio è l’alone di umidità che segna i muri delle cascine in aperta campagna per un’altezza di circa un metro, dopo questa altezza l’aria
esterna tende ad annullare l’umidità di risalita.
Anomalie, dove si riscontrano.
Nelle abitazioni civili i casi più evidenti sono: all’interno, i rigonfiamenti
di pavimenti specie in legno, ed all’esterno le fessurazioni di assestamento
e l’affioramento dei ferri dell’armatura, i tondini, visibili dopo il distacco
di frammenti di frontalini dei balconi in cemento armato. Concause: per
l’interno si annovera la posa di materiali su strati non ancora assestati e/o
con elevata umidità residua. Per l’esterno ci pensa l’errato posizionamento
dei ferri di armatura e l’imbibirsi d’acqua di penetrazione, es. piovana,
provoca dilatazioni differenti tra i vari componenti. Il ferro dei tondini
tende a “gonfiarsi” perdendo l’aggrappamento con il cemento che a sua
volta cede per l’inconsistente contrasto dovuto al limitato spessore ed
all’incoerenza dei vari componenti che lo compongono in cui l’acqua la fa
da padrona.
Pensiamo che una riduzione dei guai sarebbe ottenibile con l’interposizione, sui tondini di armatura, di distanziali in plastica di forma idonea
ed in similitudine a quelli utilizzati per posizionare le piastrelle con corretta distanza e linea di fuga o la gettata vibro compressa.
I fenomeni di mancata coesione dell’insieme si verificano anche in tutti i
casi di gettate, di intonaci o di rappezzi applicati in fase non contemporanea, la cosiddetta “ripresa”, dei manufatti. Un caso è quello dell’intonaco
posato in fase successiva alla gettata di cemento e/o all’esecuzione di un
muro in mattone o pietra.
L’anomalia si riscontra più facilmente in facciata ed ambiente esterno in
quanto colpita direttamente da fenomeni atmosferici e maggiori escursioni
termiche.
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La patente di guida per la casa
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Influenze esterne sulla sicurezza di casa.
Sono quelle inerenti allo sprofondamento del terreno, sotto il peso
dell’edificio e/o la spinta esercitata dalla collina/montagna sovrastante che
tende a muovere, far scivolare, qualsiasi struttura sottostante. In questo caso, se esiste una contiguità di edifici, sarà quello posto più in basso ad esserne maggiormente sollecitato.
Deflusso acque piovane.
Un ulteriore incremento del fenomeno è dovuto all’improprio controllo
del deflusso delle acque piovane a monte. Se siete interessati consultate i
capitoli sul deflusso acqua ed alluvioni.
Calamità naturali.
L’Italia per la sua conformazione è quasi tutta sismica, ed anche nelle zone non classificate critiche il susseguirsi di scosse leggere, senza danni
apparenti, può accentuare il fenomeno di instabilità dell’edificio perciò è
opportuno dopo tali fenomeni, far visionare da esperti strutturali le eventuali piccole fessurazioni indotte.
Struttura dell’edificio.
Non dovete assolutamente sostituirvi ai progettisti, ma la conoscenza di
alcune regole del gioco vi possono orientare nel “pensare” a modifiche, ristrutturazioni o semplici rappezzi. Un termine da sviscerare è quello relativo all’armatura. Come dice la parola, pensate a quanto indossato dagli
antichi cavalieri, è un insieme di metallo e maglie metalliche di giunzione
e snodi, nel nostro caso rappresentato dalle gabbie dei tondini, che protegge, irrobustisce, ma allo stesso tempo consente alcuni movimenti. Non è
detto che la finalità sia quella che abitualmente pensiamo “casa solida come una roccia”. Deve infatti consentire robustezza alle sollecitazioni ripartendone i carichi sull’intero edificio od ad un’elevata parte.
La “gabbia”.
Ipotizzando una gabbia di metallo con struttura a rete otteniamo una struttura idonea alle sollecitazioni interne ed esterne. Questa è una delle tecniche utilizzate per proteggere le case dai sismi. Ma non tutte le case hanno
strutture simili, neanche quelle usuali in cemento armato, quindi occorre
conoscere quali tecniche sono state utilizzate dal costruttore. Ad esempio
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vedrete su certe facciate di vecchi edifici delle spranghe di ferro in verticale e posizionate in corrispondenza dei piani. In realtà ciò che vedete sono
cunei, caviglie che tengono in tiro, tensione, un tirante di ferro che attraversa da parte a parte l’edificio. Essendo bloccato su entrambi i lati irrobustisce la struttura portante di muri in pietra/mattone. Ma associata
all’azione dei tiranti si constatava l’esecuzione di particolari volte per reggere i piani e specifiche pose di mattoni e pietre irrobustivano il tutto. Nella
maggior parte delle case vecchie, in specie ai piani alti, non erano piani
“nobili”; la struttura che reggeva i piani non era “legata” in quanto i travi di
sostegno, in legno, erano semplicemente incassati in vani creati nei muri
portanti. Il relativo immarcimento provoca il crollo del pavimento. Ripetiamo: se non avete le “istruzioni per l’uso, in sicurezza, dell’immobile” richiedetele ad un tecnico strutturale. Ma almeno una tecnica la dovete conoscere e richiederla sui capitolati rammentando che tutto ciò che non è scritto
è opinabile: qualsiasi aggiunta di materiale va legata e concatenata alla
intera struttura originaria.
Anche la semplice posa di rete sottopavimento, richiede legatura tra i vari
pezzi e l’ancoramento, ad appositi tondini, sia a muri di sostegno che laterali; operazione quasi del tutto ignorata dai muratori. Ne va della continuità strutturale della casa. Vedi capitoli ferro ed utilizzo putrelle.
La portata ( il peso, il carico sopportato).
La portata è una variabile relativa alla tecnologia adottata per la casa ed è
conseguente al tipo di struttura adottata. Riferendoci ad un’analogia, più
abituale, possiamo pensare all’edificio come ad una scaffalatura con ripiani. Se lo scaffale è posato su un piano per terra constateremo che i “carichi” sopportati diminuiscono man mano che ci avviciniamo ai piani alti e
che al centro si riscontra una minor attitudine a sopportare i pesi.
Ciò vale anche per la nostra casa. Dapprima dobbiamo appurare se ha la
struttura “armata” quale quella del nostro scaffale, è il caso del cemento
armato, o ha la vecchia struttura con muri portanti, i muri maestri, con agglomerati di mattoni e pietre. Ed ancora se i piani, similmente a quelli dello scaffale, sono realizzati da solette armate o tiranteria varia o semplicemente, si fa per dire, formati da travature in legno o ferro conglobate nelle
solette e nei muri maestri.
Effettiva portata: non esiste valore assoluto e costante. La regola generale,
quella dello scaffale citato, è di caricare i pesi sulla periferia e distribuirli
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in modo uniforme, vicino ai muri portanti, e decrescenti dai piani bassi ai
piani alti. Evitate di porre al centro di un locale una pesante libreria o peggio ancora un caminetto, circa 300 kg tra focolare e struttura.
Le normative del buon senso andrebbero spiegate anche ai manovali edili
che depositano scatole di piastrelle pesantissime nel punto più comodo ma
improprio! A proposito delle già citate concause una lavatrice con le sue
dannose vibrazioni di centrifuga andrà posta a pian terreno nelle case non
armate (meglio ancora in uno sgabuzzino esterno).
Il carico ammesso su un gradino.
A qualsiasi bambino richiediate il disegno di una scala vi schizzerà due
montanti con dei pioli. Nell’edilizia non è sempre così. Constatiamo dei
gradini montati a sbalzo, incastrati solo su un lato, su un muro portante.
Anche certe gettate in cemento armato usano tale tecnica. Mentre queste
ultime sono concatenate con la struttura portante, ma certe scale “aggiunte” non hanno tali legami, quelle vecchie erano formate da lastre di pietra
incastrate su un fianco. La motivazione era duplice: la prima economica,
la seconda era per evitare muri o montanti di sostegno che avrebbero limitato il passaggio di oggetti ingombranti oltre che intaccare il vano scale la
cui funzione era anche di arieggiare e illuminare indirettamente gli alloggi
tramite lucernari sul tetto ed ove possibile con finestre sui pianerottoli. Per
la verità voi non vedrete, dal basso, i gradini “nudi” ma un “cassetto”, sottostante la rampa, che si congiunge ai pianerottoli contigui alle estremità.
“Tastandolo” con le nocche sentirete suono più grave a seconda del tipo di
costruzione. Varia da tavelloni posati su travi a non meglio definiti assiti
in legno che funzionano da “sostegno” ai gradini in pietra.
Attenzioni da porre.
Evitare assembramenti di persone lungo tale rampa (esempio in occasione
di festeggiamenti), i salti alla Tarzan dei discoli che si divertono con i
mancorrenti, anche questi con limiti di ancoraggio, il deposito anche momentaneo dei pesanti materiali da costruzione, il trasporto di oggetti pesanti quali elettrodomestici, stufe, con rimbalzi da un gradino all’altro.
I nostri vecchi ponevano assi di camminamento, appoggiati ai due pianerottoli della rampa, per miglior distribuzione del peso, e non solo per non
danneggiare i gradini, in occasione di tali lavori.
Non verniciate le pedate: diventano scivolose. La pietra deve “respirare”.
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Un prodotto ceroso antipolvere assolve bene il problema pulizia ed esalta
la bellezza della pietra, quasi introvabile nella versione originale.
La portata dei balconi.
Anche in questo caso rammentiamoci che in fase di progetto è stata computata una presenza temporanea di una famiglia, i padroni del locale. La
famiglia non è quella allargata a parenti, amici invitati a godere di una
manifestazione festosa da un punto di vista privilegiato. La raccomandazione non è solo quella classica delle mamme ai bambini (non arrampicarti ... cadi), ma soprattutto: siamo in troppi, presenziamo a turno.
Per le note manutentive leggete il capitolo balconi.
La livella e l’ascensore.
L’ascensore e la bolla d’aria.
La bolla d’aria, la livella, è uno strumento la cui precisione è correlata alla
sua lunghezza ma se utilizzata allineandola ad un lungo cordino teso tra
due capi aumenta il suo grado di precisione.
Il massimo della precisione, sempre nel campo edile, si ha con il filo a
piombo relativamente alla perpendicolarità; per ora il laser non ha tale diffusione e praticità. Sembrano cose ovvie, ma nel montaggio ascensori gli
installatori hanno maturato la convinzione che le staffe e le guide
dell’elevatore dovevano essere fissate da loro, attuando le malizie del caso. Ciò garantiva silenziosità e dolcezza di movimento gradita agli utenti e
con effetti indotti di minor manutenzione; ed era anche per tale motivo che
si poteva ottenere il contratto di manutenzione. Purtroppo la globalizzazione, ”devi solo bucare e murare le staffe delle guide” porta sovente anomalie che ci costeranno nella conduzione e nel campo trasporto a fune,
nella fattispecie ascensore, anche in sicurezza. Le regole del gioco qui sono presenti; il trasporto a fune similmente a quello aereo, navale, ferroviario ha normative ed organismi competenti in materia. L’affido manutentivo deve seguire queste regole e certi “desideri” dell’utente (…è troppo
lento) non vanno realizzati a scapito della sicurezza e dell’eccessivo affidamento ad unica tecnologia, quella elettronica, cui è associata la tradizionale meccanica ( sollevamento, discesa, agganci e sganci) e di sicurezza
con freni meccanici, detti freni paracadute, che intervengono automaticamente, quando la velocità di discesa, ad esempio a seguito di un guasto,
supera il valore prefissato. Dispositivo di uso abituale in azienda ma non
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nel civile e si piangono i morti. Però certe esigenze degli utenti devono essere esaudite. E’ il caso di un inquilino disabile abitante ad un certo piano.
I meccanismi di regolazione sono tali da poter garantire la fermata ai piani
con precisione millimetrica.
P.S. L’avvento dei sollevatori oleopneumatici, anziché a fune, ha limitato
alcuni inconvenienti.
L’EQUILIBRIO DELLE COSE
Vorremmo farvi meditare che noi, e qualsiasi oggetto che ci circonda, costituiamo una piccolissima parte dell’Universo.
L’aria e l’acqua costituiscono un intorno ambiente in cui tutto è relativo e
tende all’equilibrio dei fenomeni. Ipotizziamo un oggetto esposto al sole;
tenderà ad assumere la temperatura…del Sole. Non la raggiungerà relativamente alla distanza rispetto alla sorgente scaldante. Allo stesso modo lo
stesso oggetto, dapprima scaldato dal sole, si raffredderà assumendo la
temperatura notturna; in parole povere si adegua all’ambiente che lo circonda e cioè tende all’equilibrio naturale con i fenomeni preponderanti in
cui è posizionato. Cosa intendiamo per “preponderanti”? Tutti i materiali
della casa non si librano nel vuoto, similarmente a quelli di una capsula
spaziale, ma sono ancorati per terra ( le fondamenta), ad un muro (gli infissi) ecc., pertanto “mediano” i valori di caldo, freddo e le varianti atmosferiche. Vedere anche capitolo umidità.
Da quanto sopra intuiamo che un materiale è sottoposto a varianti e non è
detto che tutti i materiali le subiscano passivamente.
Prendiamo per esempio il legno. Se racchiuso in una pianta è vivo e resiste; qualora lo tagliassimo avremmo interrotto l’alimentazione delle sue
fibre attraverso le radici e le foglie ed assumerebbe comportamenti differenti. Si deformerebbe, ingrandendosi, nell’esposizione diurna e si rimpicciolirebbe per il freddo notturno; tutte queste varianti ne provocano un repentino deperimento per cui è meglio portarlo in casa per proteggerlo
dagli agenti atmosferici. Quando non potete portare in casa, esempio un
infisso di una finestra, occorre ripristinare le sostanze volatili che sono evaporate od essiccate con vernici oli ed impregnanti cerosi che non sfoglino. (Evitate i flatting che non vi permettono un veloce ripristino a livello
annuale, richiedete prodotti con alta protezione ai raggi ultravioletti).
Non esistono materiali completamente inerti. Anche la roccia viene sgretolata nel tempo; è solo questione dell’unità di misura del tempo quale, nel
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nostro caso, secoli e millenni. Nel nostro campo, della casa, il riferimento
alla durata è la… nostra vita, circa 3 lustri.
Come il nostro corpo richiede interventi di sostegno, supporto, anche i
materiali da noi utilizzati (murature/legno/ferro) richiedono tali cure che
sono rappresentate dalla manutenzione periodica. Sulla manutenzione periodica, preventiva o di sostegno sono stati scritti centinai di libri, consultateli, per cui non ci dilunghiamo. Ripetiamo però il concetto di base:
qualsiasi materiale va “protetto”, tale e quale a ciò che rappresenta il nostro vestiario che cerca di mantenere inalterata la temperatura corporea.
Un pezzo di legno va protetto maggiormente del ferro? Dipende! Se le sollecitazioni sono quelle interne ad un ambiente domestico il ferro, anche se
non manutentato, è più longevo. Ma se trattiamo di ambiente esterno
l’utilizzo del legno è sovente precluso ed il ferro si può impiegare se adeguatamente rivestito con trattamenti di zincatura o verniciatura.
Un serramento in ferro, posto internamente non richiederà riverniciatura
periodica se, da nuovo, avrete richiesto la verniciatura a fuoco (rivestimento a polveri epossidiche).
Riprenderemo l’argomento.
Il percorso per l’analisi a vista.
Inizieremo tale percorso dall’esterno casa per poi proseguire all’interno
dalle fondamenta al tetto.
LA CASA VISTA DALL’ESTERNO
Avviciniamoci alla casa.
L’accesso alla proprietà.
Non sempre l’ingresso si affaccia sul marciapiede; può essere, ad esempio,
preceduto da una recinzione antistante con i relativi passi carrabili.
I cancelli elettrici.
I pericoli. La sensazione di una barriera da superare, alla Tarzan, spinge i
bambini a giocarci. A volte intraprendono una sfida con la chiusura passando all’ultimo istante, pericolo corso anche da qualche adulto imprudente. La prima manutenzione riguarda la sicurezza sia per i manufatti ad ante
girevoli che a scorrimento. Si riscontrano ante sfilabili dai perni,anche i
ladri ve ne saranno grati, e cancelli a scorrimento con limitate guide nelle
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parti superiori, solo ad inizio e fine corsa. Sollecitati maldestramente dai
pargoletti rovineranno su di essi provocando gravissimi danni. Verificate
l’esistenza di sistemi di sicurezza antischiacciamento a fine corsa, es. la
“costola mobile”, o la frizione tarata che “sentono” un ostacolo e bloccano
la corsa, dispositivi non sufficientemente diffusi.
Non fidatevi troppo delle fotocellule! Mettete a regime una verifica impiantistica e periodica di controllo.
I vecchi varchi di accesso alle proprietà.
Citiamo il caso di portoni a più ante, superiori ed inferiori che “inchiodati”
dall’inutilizzo non si aprono in casi di necessità estrema, ad esempio per
l’accesso di un autocarro dei VV. FF..
Il marciapiede fronte casa.
Il marciapiede costituisce “suolo pubblico” ma si constatano casi con nostri manufatti. Si spazia da grigliati di aerazione cantine, botole di accesso
a sotterranei, vetrini di captazione illuminazione naturale o finestrelle in
facciata a bordo filo marciapiede e/o leggermente incassate a bocca di lupo. I nostri doveri: evitare pericoli di inciampo, cadute e crolli facilitando
il transito ai pedoni ed in particolar modo ai disabili ed ipovedenti. Le anomalie più frequenti sono rappresentati da lamiere “mandorlate” (antiscivolo) rese lisce dall’usura, sporgenza di sistemi di chiusura botole, grigliati con maglie allargate per far passare un cavo di terra per impianti provvisori, vetrini fessurati e prossimi alla rottura. Qualora riscontrassimo anomalie di pericolo dobbiamo operare subito per evitare incidenti (anche la
“semplice” rottura di un tacco di scarpa da signora). Non è sufficiente segnalare il pericolo magari creandone altro, ad esempio per un ipovedente:
è il caso della segnalazione con “tavole” inclinate! Un rappezzo urgente è
sempre possibile.
P.S. Verificate inoltre che la vostra polizza assicurativa casa risarcisca tali
danni.
La manutenzione ordinaria.
La pulizia sul fronte strada è limitata ma esistono troppi casi di pulizia
maniacale complice le deiezioni e le “marcature del territorio” da parte dei
cani. I relativi prodotti di pulizia possono rendere scivoloso il manto del
marciapiede.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Percorribilità e condizioni climatiche: ricordatevi inoltre che anche la detergenza con semplice acqua è vietata dai regolamenti comunali nei periodi di formazione brina/ghiaccio e così pure i vostri pluviali (tubi discesa
dalle gronde) non dovranno scaricare sul marciapiede ma andranno convogliati in fogna bianca. Vedi capitolo reflui. La percorribilità fronte edificio va inoltre garantita in caso di ghiaccio o neve, spalando un passaggio
pedonale libero da ghiaccio con l’utilizzo di sali, ghiaia e simili.
I pericoli per la nostra proprietà.
L’inciviltà dei passanti, in specie fumatori, può provocarvi incendi nei sotterranei se non sottoposti alla continua pulizia da cartacce e cicche “cadute” dai grigliati. Il fenomeno non si annovera solamente nelle grandi città
ma si riscontra ovunque ci siano soste, anche temporanee, di persone in attesa di un bus o sostanti nello spazio antistante a qualsiasi locale pubblico
(da sempre il branco è impunito).
I rimedi.
A volte drastici quali quelli adottati in città ove l’esasperazione
all’inciviltà ha portato alla chiusura blindata delle finestrelle di aerazione e
dei grigliati. A ciò consegue un innalzamento dell’umidità ascendente ed è
peggiorata la salubrità dei locali sotterranei. Si riscontrano rimedi efficaci
che sfruttano la pigrizia degli incivili e la forza di gravità quali grigliati
con maglie di lato di circa 5 mm. (e quindi inferiori al diametro sigaretta)
e sbiechi ai davanzalini uniti a lamiere sotto griglie favorenti la discesa
degli intrusi, per ora solo dei materiali, in futuro si vedrà… D’altronde sono denominati “infernotti” e come tali potrebbero ospitare gli incivili.
Anche una zona franca ove piccoli incendi si autoesauriscano in quanto
isolati da barriere di mucchietti di sabbia è efficace.
L’ESAME DELLA FACCIATA
Preparatevi ai crampi … Facciate, da faccia, ovvero il viso di una persona,
in questo caso di un’abitazione. E’ la prima cosa che si osserva in quanto è
a portata degli occhi. Costituisce argomento dibattuto dai condomini, alcuni vorrebbero il rinnovo periodico altri attendono l’ingiunzione a seguito caduta di intonaci e cornicioni. La facciata non è la parte principale della casa ma, in analogia all’essere umano, rivela buona parte dello stato di
salute dell’insieme.
Anche per le case possiamo ipotizzare un lato A ed un lato B.
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Iniziamo dal lato più a Nord, vi riscontreremo un maggior numero di anomalie.
Balzano agli occhi:
a) disuniformità e discontinuità delle superfici rivestite o meno
b) zone di appoggio travi fessurate o con muratura mancante al punto di
favorire nidificazioni e l’ingresso di uccelli nel sottotetto (distruggono
anche gli isolanti in lana di vetro per costruire il nido)
c) macchie biancastre, verdastre e nerastre dovute a dilavamento acque
piovane. Se dopo la pioggia intravvedete i mattoni sottostanti la facciata è da rifare unendo un serio ed efficace cappotto termico. Ristagno
acqua e neve da terrazzi interni, davanzali, e, non ultime, perdite da tubazioni di scarico ivi compreso il tratto finale dei pluviali annegato nei
muri nell’ultima parte che raggiunge le fogne.
d) macchie giallastre che evidenziano canne fumarie difettose
e) colature di ruggine da balconi e da ferri comunque posizionati,
f) venature ovvero fessurazioni risultanti a prima vista in ordine sparso ma
insistenti sui riquadri degli stipiti, porte, finestre, sotto le travature del tetto e le fiancate case (con il tempo le constateremo presenti in punti di
particolare sollecitazione statica e dinamica).
g) sfaldature o caduta di parte delle superfici rivestite (i paramano)
h) frontalini dei balconi, croce dei condomini, con ferri affioranti e distacco del cemento
i) zone con intonaco distaccato e sfogliatura vernici
j) muffe sotto i profili marcapiani (profili sporgenti sulle facciate). P.S.
La presenza dei marcapiano facilita la permanenza di neve, pioggia ed
agevola la sosta dei volatili
k) discese acqua piovana (pluviali) con giunti difettosi, sfilati, deformati o
bucati, quasi sempre nell’economica plastica o lamiera zincata che viene corrosa dalla ruggine, vedi capitolo materiali
l) cavi antenna che scendono dal tetto si appoggiano sui canali di gronda
e si trascinano l’acqua in facciata
m) tubi passacavo o di adduzione gas che si toccano (posizione pericolosa
e pertanto vietata) impedenti il deflusso dell’acqua piovana o neve
n) innesti di sostegno ringhiere, attacchi staffe fissati con tasselli in metallo o cemento a presa rapida (garanzia di fessurazione zona di attacco e
ruggine)
o) tubi gas murati in facciata (devono essere liberi di muoversi e consenti60
La patente di guida per la casa
p)
q)
r)
s)
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re assestamenti della struttura e ricerca di eventuali perdite a volte causate dalla stessa muratura dei giunti)
grate ed inferriate posate con minima luce che non consente dilatazioni
e che marciranno corrosi dalla ruggine. In proposito agli “innesti” di
ferri nel cemento ricordiamoci che la diversa dilatazione termico dei
due materiali, ferro/cemento, con il tempo e l’acqua provocheranno lo
sgretolamento dell’”attacco”. Anche i tasselli ad espansione in ferro,
con le loro tensioni, fessurano con il trascorrere del tempo le solette di
cemento! Non vi siete mai soffermati sul fatto che i mobili in legno
massello sono uniti da spine in legno od incastri privi di corpi estranei
quali viti e chiodi? Tutti queste intrusioni nelle murature costituiscono
“ponti termici” di cui tratteremo in seguito.
pietre, cemento di copertura dei frontalini balconi con sporgenze insufficienti ad evitare che l’acqua cada senza lambire la sottostante gettata
contribuendo all’imbibimento dei ferri di armatura sino al distacco del
cemento
anomalie varie sul punto di fine facciata ed inizio marciapiede. In questa zona, che possiamo considerare quale scarpa della casa, si concentrano tutte le anomalie dell’intera facciata, dall’acqua meteorica di dilavamento (pioggia spiovente, neve, perdite da pluviali e stramazzi da
gronde). Sono innumerevoli i distacchi delle zoccolature, in pietra o
meno, con danni derivanti anche dalle minzioni canine che corrodono
sia le pietre sia il ferro di serramenti e grate
I segni evidenti di ammaloramento dovuti alla di presenza di umidità di
risalita saranno visibili anche sotto il solleone. Potremmo vedere anche
macchie di salnitro (efflorescenze cotonate) e constatare uno sprofondamento del marciapiede con distacco dalla facciata con infiltrazioni
nella parte inferiore.
Dalle anomalie riportate si evince che l’acqua, o meglio il deflusso non
facilitato della stessa, provoca i maggiori danni.
Sia che provenga da pioggia o da neve non deve “sostare” in loco. I guai
sono provocati dalla poca pendenza delle superfici esposte ed insufficienti
sporgenze di davanzali e balconi. Nel caso della neve ci dimentichiamo
che ghiaccia e così pure gelano i canali di scolo ed i pluviali: in tal caso le
infiltrazioni agli alloggi sottostanti sono garantite… I rimedi sono i classici: togliere la neve (in specie nelle seconde case!). Ci si può aiutare con i
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La patente di guida per la casa
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cavi scaldanti avvolti alle gronde ed ai canali di scarico.
In analogia all’essere umano, che dopo l’esposizione agli agenti atmosferici provvede ad asciugarsi per non rischiare malanni, anche le nostre case
devono autoasciugarsi (sempre che siano ben progettate ed i fenomeni atmosferici rientrino nella normalità). L’alternarsi di bagnato/asciutto degli
intonaci provoca col tempo uno sgretolamenti degli stessi.
La visione del tutto con un addetto ai lavori vi guiderà nelle successive azioni correttive.
Prima di intraprendere azioni vi consigliamo di attendere una giornata di
pioggia o neve secondo la stagione e verificare durante e dopo la precipitazione le colature dai balconi, dai marcapiano e dai davanzali non sporgenti a sufficienza il ristagno di acqua e neve aderenti alla facciata.
Vi bagnerete ma risparmierete spese inutili. Nonostante tutti asseriscano
che si deve fare così l’azione è trascurata in quanto non vogliamo bagnarci.
P.S. Anche i danni delle alluvioni iniziano in tal modo. Si preferisce attendere fiduciosi il livello altimetrico dai ponti senza intervenire a monte
con una esondazione forzata.
Se invece non abbiamo riscontrato alcuna anomalia siamo in possesso di
un bene prezioso da curare con affetto…
Abbiamo stilato un elenco anomalie, ora dobbiamo fotografarle, datarle e
completare l’analisi sulle altre facciate. I “fissati” dell’inno-vazione tecnologica possono noleggiare una macchina termografica, equivalente ad una
sofisticata fotocamera, e registrare le discontinuità costruttive ed i relativi
punti caldi o peggio freddi temporanei o definitivi.
L’ESAME DEL TETTO
Per questa azione non é sufficiente alzare gli occhi al cielo, esercizio propedeutico a pensieri sublimi. Occorre poter disporre di un punto di vista
privilegiato non sempre disponibile e non è detto che la visione della vostra casa sulle mappe di GOOGLE vi permetta dettagli. Se abbiamo trovato il giusto punto di osservazione, ad una altezza pertanto che ci consenta
di visionare anche la parte superiore del tetto, potremmo constatare:
a) punti di stramazzo acqua dai canali di gronda, relativa presenza di fango, foglie, erba, frammenti del manto di copertura, sacchetti di plastica,
pacchetti di sigarette e cicche, rottami di antenne (avete già conosciuto
un artigiano che ricupera quanto gli è caduto? o peggio fuma e getta
sul manto di copertura cicche e pacchetti vuoti di sigarette).
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La patente di guida per la casa
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b) file di coppi o tegole disallineati per cedimento travetti di appoggio o
scivolamento verso il basso sino ad impedire una corretta raccolta acqua piovana o peggio superare il canale di gronda e costituire pericolo
di caduta e pure colmi, gli elementi che ricoprono la linea di giunzione
tra due falde, scivolati in avanti
c) comignoli camini o sfiati non più a tenuta con infiltrazione acqua meteorica sia all’interno che esterno. Rimarchiamo comignoli in Eternit
con bordi sfilacciati e pertanto da bonificare secondo leggi vigenti. A
proposito di infiltrazioni per insufficiente altezze lamiere rivestimenti
bassi dei camini (faldali) tale misura va correlata ad una abbondante
nevicata in zona e non limitata per l’elevato costo del rame.
d) nel caso di attici o verande con lastre ondulate trasparenti se verificate
la perdita del lucido strato protettivo e se intravvedete l’intreccio della
sottostante fibra di vetro (rinforzante) prevedetene la sostituzione prima della perforazione della grandine; il policarbonato alveolare vi
tranquillizzerà per oltre dieci anni.
e) qualora non esista il manto di copertura in laterizio troviamo lamiere
ondulate arrugginite o peggio in Eternit. Anche in questo caso lo sfilacciamento dei bordi, e quindi una elevata probabilità di diffusione fibre in atmosfera, impone la bonifica.
f) verificate anche pali ed antenne ancorate, comunemente, con fili di ferro che non garantiranno la tenuta nel tempo, sostituite con i cavi treccia
che durano invece decine di anni.
Anche l’esame del tetto andrebbe ripetuto sotto e dopo la pioggia o neve
per i individuare o confermare altre anomalie (copritevi bene!).
Ora esaminiamo a colpo d’occhio le varianti di planarità delle falde che
indicheranno il cedimento di travature. Osserviamo anche la mancata contiguità dei coppi posti sulle linee di colmo. La presenza di coppi spostata
in avanti, oltre un terzo larghezza canale di gronda, rivela lo scivolamento
del manto di copertura; ne conseguono stramazzi e pericoli di caduta.
Qui si apre un “contenzioso” tra gli esecutori del tetto ed i lattonieri. I
primi posano travi e travetti “in piano”, i secondi necessitano di “pendenza” di scolo delle acque verso i pluviali per cui adattano gli agganci
gronde.
Quando c’è la balza del tetto il fenomeno è sufficientemente “guidato”.
Nel caso invece di presenza di cornicione gli aggiustamenti fattibili sono
minimi.
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La patente di guida per la casa
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Si verificherà il contatto od appoggio gronda sul cornicione e la condensa
ristagnerà inevitabile e perdurante, dopo la pioggia o rugiada, intaccandone l’integrità. Gli unici sostegni e punti di contatto gronde devono essere
gli agganci.
Abbiamo già citato la gravità delle fessurazioni, crepe, in prossimità delle
facciate e tra i vari piani, indicano un grave cedimento strutturale a cui occorre porre rimedio.
Altro pericolo per i passanti in fronte edificio, sono le cadute di grosse
parti di intonaco gonfiato e non più aderente ai mattoni o cemento di struttura sottostanti; in tal caso in attesa del rifacimento facciata occorre provocarne la caduta controllata. Vedere anche gronde, cornicione, balconi e
ringhiere.
A proposito di scivolamento manto di copertura è facilissimo constatarlo
sulle tegole piane il cui corretto posizionamento genera “linee” diritte, ove
l’anomalia è più grave occorre la “ripassatura del tetto” (con l’auspicio
che abbiate tegole originali di scorta).
Eventuali avvallamenti o sprofondamenti sulle falde indicano il cedimento
della struttura sottostante; urge intervenire.
Manutenzione: nelle località nevose e sui tetti con coppi non agganciati
singolarmente occorre una ripassatura veloce annuale. Vedi rimedi con i
fermacoppi continui. L’operazione è da eseguirsi solo dagli addetti ai lavori ed è consigliabile ogni qualvolta l’antennista e l’installatore di pannelli ed altri sono andati sul tetto. In tali casi la rottura fortuita è probabile;
gli artigiani dovrebbero informarvi e provvedere autonomamente. Predisponete, pertanto, in anticipo alcuni elementi pronti alla bisogna.
Parti sporgenti dal tetto.
Per l’esame di comignoli, sfiati, antenne e manto di copertura valgono le
regole del buon senso e di quanto potrete constatare senza assolutamente
andare sul tetto. In proposito non considerate utopistica la possibilità di tali rilievi. Possono infatti esistere punti di osservazione esterna quali il balcone, lastrico di una casa di fronte, un pendio da cui osservare. Non ultimo
un operaio sollevato dal cestello aereo di una gru su un mezzo mobile può
procedere all’esame. Non stimate eccessiva quest’ultima spesa di noleggio
in quanto potrebbe anticipare il successivo reimpiego per le azioni correttive alle anomalie riscontrate.
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Il tetto e la sicurezza degli operatori.
Un inciso: sarebbe tempo che i costruttori provvedessero ad applicare sul
tetto degli agganci sporgenti per l’imbragamento degli operatori, ma sulle
case vecchie dovrete provvedere voi. Anche i far da sé non si reputino sicuri con una corda ancorata ad un camino in mattoni o in refrattario; non
esistono infatti sicurezze a trazione e peggio a strattoni da caduta. Un capogiro, una insolazione colpiscono anche le maestranze più esperte e neanche i costosi ed obbligatori ponteggi perimetrali garantiscono
l’incolumità o proteggono completamente da incidenti sul lavoro.
Rammentate che siete responsabili penalmente, anche se solamente
committenti (coloro che richiedono una prestazione) qualora affidiate un
lavoro ad un artigiano che non utilizza le imbragature od i ponteggi di sicurezza.
La balza del tetto.
E’ l’alternativa al cornicione, lastra di pietra od altro più o meno rivestito
con agglomerati cementizi. Differenzia per la sua sporgenza in facciata (la
balza) più accentuata a protezione dell’immobile dagli agenti atmosferici.
E’ formata da un tavolato in legno inchiodato sui travi del tetto o finti travi
(passafuori) la cui lunghezza è limitata all’appoggio interno sul muro portante.
Anomalie più ricorrenti.
Caduta parziale di lastre o assi di legno immarciti da infiltrazioni d’acqua.
Esistono segnali preventivi quali lo sfarinio ed il distacco rivestimento
cementizio e per il legno la presenza di aloni biancastri che indicano avvenute infiltrazioni acqua.
Tutte le analisi citate andranno eseguite poi all’interno dai solai o sottotetti.
Prima di intraprendere azioni vi consigliamo di attendere una giornata
di pioggia o neve secondo la stagione e verificare durante e dopo la
precipitazione le colature dai balconi, dai marcapiano e dai davanzali
non sporgenti a sufficienza il ristagno di acqua e neve aderenti alla fa cciata.
Rimandiamo a successiva trattazione l’esame dell’interno della casa in
quanto abbiamo già fornito una metodologia di analisi
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INFISSI ESTERNI
Fattore sicurezza.
Gli ancoraggi delle imposte e persiane sono solidi? Se è evidente una fessurazione zonale degli attacchi, cardini, e peggio, se azionando l’infisso
constatate un movimento anche dei cardini, dovete bloccare le aperture in
attesa del tecnico. Vi sembrerà ossessivo questo rimarcare. Una eventuale
concausa, esempio l’”appoggio fiducioso” a tali strutture in occasione di
pulizia vetri od altro costituisce pericolo non solo per voi ma anche per i
passanti. A proposito si evidenzia che il mercato degli infissi esterni sia
oscurante, pensate alle tapparelle, che di protezione non ha ancora previsto
manufatti che ne consentano la pulizia senza “sporgersi pericolosamente
all’esterno”, pertanto si annoverano incidenti.
Finestre.
Sono aperture, nelle strutture periferiche, che consentono l’illumina-zione
naturale dall’esterno ed agevolano l’aerazione dei locali. Un tempo avevano piccole dimensioni in quanto interrompevano la continuità costruttiva e
portante dei muri antichi. Nelle case facilitavano il raffreddamento e quindi provocavano disagio abitativo. Le attuali possono avere dimensioni elevate in quanto la portanza è data dai pilastri in cemento armato. Ne consegue una mancata standardizzazione e la fantasia regna sovrana. In proposito i “consigli o meglio obblighi dimensionali” erano, un tempo, dettati dai
sovrani, finestre piccole e ridotta possibilità di “affaccio al potere”. Ritorniamo al pragmatismo: la posizione e la dimensione di un vano finestra
devono essere correlate all’andamento della sorgente illuminante, all’area
ed al volume del locale da illuminare ed aerare.
Manutenzione.
Vale quanto riportato per infissi, legno,e vetri.
Le finestre “artificiali”, ciò che non vedrete.
Oltre alle bocche di lupo realizzate a livello terreno ma con grossi problemi di evacuazione acqua piovana e pulizia scomoda possiamo optare per
tubi captatori di luce esterna. La luce naturale, da un tetto o da una facciata, viene rimbalzata sino all’utenza con percorsi anche elevati tramite un
tubo. Costituiscono anche un risparmio energetico ma pur essendo sul
mercato da alcuni anni sono ignote anche agli addetti ai lavori.
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Proseguiamo nell’analisi a vista.
BALCONI e FACCIATE
Molti si preoccupano dei frontalini, bordo periferico di terrazzi e balconi,
ma pochi controllano eventuali distacchi nelle zone di attacco ringhiere e
attacco balcone con facciata. Vale la regola già accennata, ammesse piccole e limitate fessurazioni preoccupanti quelle di dimensione maggiore. Ritorniamo ai frontalini, argomento dibattuto nelle assemblee condominiali;
è pratica da evitarsi il rivestimento con profili inox e similari: é come mettere la spazzatura sotto il tappeto per non vederla. Noi invece dobbiamo
monitorare il degrado causato, in genere, da armature di ferro, i tondini,
non correttamente posizionati e/o deflusso acqua piovana con ristagni; un
indicatore è la crescita di muffa. Non c’è altra strada che il ripristino originario e non si deve rimandare l’operazione sino al rinnovo facciata aggravando danni e pericoli. Esaminando il pavimento balcone dal piano
sottostante verificate l’esistenza di crepe, fessurazioni, rigonfiamenti localizzati del calcestruzzo. Nel caso di costruzioni d’epoca e quindi con piano
in pietra verificate subito la presenza di fessurazioni della stessa e distacco
dal muro anche delle statue, talamoni e cariatidi, di sostegno a mensola.
Queste ultime sono opere d’arte e come tali vanno curate.
RINGHIERE e VERANDE
Verificate integrità costruttiva ringhiere specie nelle zone di ancoraggio,
di saldatura e esaminate le lastre vetrate qualora presenti. Al minimo dubbio richiedere intervento riparatore; nel frattempo diminuite la pericolosità
tamponando la zona con un pannello in lamiera. Evitate fissaggi impropri
con barre o assi posizionati orizzontalmente in quanto incrementano la pericolosità di scavalcamento degli irrequieti bambini. In proposito vogliamo segnalare che alcune operazioni tipo pavimentazioni aggiuntive sui
balconi, quelle per inserire i profili copri frontalini o per impermeabilizzare il pavimento, alterano l’originale altezza delle ringhiere facilitando tali
pericoli. Indipendentemente dalle normative esistenti il consiglio è di incrementare sino a 110 cm. tale altezza verificando che le barre verticali
abbiano distanza di posizionamento di non oltre 10 cm ; devono impedire
che il pargoletto ci infili la testa. A proposito di manutenzione scoprirete
che la base ringhiera ora è annegata nel cemento o non consente un agevole deflusso acqua piovana e la manutenzione.
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N.B. Qualora abbiate “nascosto” la ringhiera con i serramenti di una veranda, opera sempre abusiva, ci auguriamo che l’artigiano abbia dapprima provveduto a proteggere dalle intemperie (purtroppo per soli pochi
anni) il manufatto. Per rendere meno pericoloso il tutto, la manutenzione
e l’ispezione non sono più fattibili, dovrete modificare la parte inferiore
del serramento aggiunto, con sportelli scorrevoli che consentano gli interventi. Ricordiamo che la costruzione di una veranda sui balconi è opera abusiva, alcuni motivi di abusività sono stati citati, e se la “fame di
soldi” dei Comuni e dello Stato non avesse spinto ai condoni tali opere
non sarebbero sanabili. Citiamo un altro dei motivi: la classica caldaia
autonoma posta sul balcone varia in caldaia posta, dopo l’esecuzione della veranda, in ambiente di cubatura inferiore ai 10 metri cubi. Deve sottostare alle regole del caso, caldaia di tipo stagno, aerazione locale adeguata. La nostra curiosità di verificare, a colpo d’occhio, ha portato alla
constatazione di mancata aerazione inferiore nella quasi totalità dei casi.
Sarebbe tempo che certi serramentisti si documentassero su ciò che comporta, in variazione, la costruzione delle loro opere, tanto per iniziare, in
analogia ai costruttori edili seri, non dovrebbero eseguire opere prive di
concessione edilizia. Si “gioca” sul fatto che non è opera fissa, ancorata
al terreno; ma i tasselli di ancoraggio sui muri non costituiscono elementi
fissi di posa? Anche in questo caso l’unico responsabile dell’abuso e/o illecito saremo noi.
PAVIMENTO, LASTRICO e la posa “errata”
Le caratteristiche di posa,nei tempi andati, erano insite nell’abilità e malizie del muratore.
Una di queste è il posizionare, non a livella, delle superfici in relazione a
certe esperienze quale quelle derivanti dallo scarico acqua non importa se
di lavaggio pavimento o piovana o di allagamento. Tale sistema è quello
abitualmente usato per la posa dei pavimentazione dei marciapiedi per
convogliare l’acqua sulla strada e poi indirizzarla ai tombini. Non è fenomeno di poco conto nei casi di ristrutturazione o di posa attrezzatura, esempio di laboratorio.
Nelle case vecchie e diremo poi anche negli stabilimenti, i vecchi artigiani
edili posavano i piani, pavimenti, inclinati verso il fiume o torrente anche
se questi distavano decine di metri. L’acqua doveva defluire verso il fiume
e non da altra parte! A volte alcuni artigiani esageravano per cui non era
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raro “trovare” pendenze di 1,5cm/metro (è l’altezza del metro posato
chiuso e di spigolo sul pavimento).
In una casa di 12mt di lato l’entità è tale per cui si devono trovare compromessi per i vani porta ecc …
Riteniamo che tale usanza debba continuare perché utile in caso di alluvione.
Tuttavia comprendiamo le difficoltà esecutive lasciate nelle mani di infinite imprese subappaltanti.
Veniamo alla posa dei singoli particolari. Per una scala esterna, oltre alla
pendenza codificata dei gradini dovrebbe esserci anche un’altra a sx o dx,
in funzione della soleggiatura ed evacuazione acqua piovana. Sarete voi, i
proprietari, a doverlo indicare ai muratori. Se il lavoro viene eseguito in
giornate nuvolose non è facile sapere dove è il Nord…
Il ruscellamento dell’acqua giù dai gradini deve essere “guidato” in modo
che la parte sotto al mancorrente sia libera da pozze con successive formazioni di ghiaccio nei ristagni d’acqua. Gli escursionisti conoscono bene tali insidie evidenziate nei percorsi anche innevati da percorrere.
In questi tempi di violente precipitazioni atmosferiche è opportuno che il
convogliamento dell’acqua meteorica sia guidato in modo che il deflusso
sia agevolato e non vi entri in casa, garage o cantina; ipotizzate la precipitazione quale una piccola alluvione col relativo smaltimento acqua senza
danni! L’acqua non deve assumere velocità e massa elevata e pertanto le
vostre stradine interne, marciapiedi, lastrici, marciapiedi, rampe devono
avere pendenze, avvallamenti o “ schiene d’asino” tali da convogliare
l’acqua verso il prato, se l’avete, limitandone la quantità a grate, canaline
di scolo che scarsamente manutentate non riescono a smaltire
l’improvviso volume. Tutto ciò può prevedere che i cordoli (parametrateli
ad argini di fiume) siano interrotti per facilitare il deflusso a valle o “semplicemente” per smaltire, facendola esondare, una parte del volume
d’acqua. Nessuno meglio di voi proprietari può dare le indicazioni di posa! Anche su manufatti già posati si può intervenire, con costi aggiuntivi,
attuando modifiche, ad esempio con canaline, od ostacoli che indirizzino
l’acqua lontana dall’interno casa. Vedere capitolo alluvioni.
Se non si hanno vincoli più falde concorrenti occorre adottare la tecnica
precedente anche si trattasse di lamiere grecate. La linea di giunzione va
rivolta a Sud per “asciugare” l’acqua dei sormonti, giunzioni, evitando
pertanto muffe ed infiltrazioni e ruggine.
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PARTI NON A VISTA
Le indagini della …”scientifica”. Entriamo in casa ed approfondiamo. Cosa c’è dietro l’intonaco di un muro ? Da secoli il muro, vedi le muraglie, è
sinonimo di potenza e sicurezza ma, quando è rivestito con intonaci non
ne conosciamo i materiali di costruzione né possiamo valutarne l’effettiva
efficacia e robustezza. I costi, la reperibilità delle materie prime,
l’esigenza di interrompere l’integrità costruttiva per consentire
“l’annegamento” di tubazioni per passaggio acqua, cavi elettrici ed ultimamente condotte di adduzione gas e riscaldamento ne hanno minato
l’originale fama. Constatiamo infatti che muri portanti delle vecchie case
“denunciano” l’incoerenza di legatura tra i vari materiali, pietre, mattoni,
frammenti e macerie riutilizzati, aggravati ad esempio da eventuali perdite
d’acqua da giunzioni difettose di tubi in piombo, gli adduttori d’acqua originali. Quando operiamo per un rappezzo su un vecchio muro ci rendiamo
conto che l’intonaco, a base calce, è in realtà un agglomerante dei materiali sottostanti e non rivestimento superficiale. Da un frammento spicconato
si constatano sfarinature interne del muro ed, a volte, vuoti tra mattoni e
pietre.
I pericoli.
Sono questi i muri su cui non dovrete attuare modifiche previo l’esame
dell’esperto, il citato tecnico strutturale. Anche l’immissione di un “semplice” tassello vi è preclusa se non dopo rifacimento con malta cementizia
armata con rete della zona di ancoraggio. In proposito sono esperti i montatori di pensili di cucine americane che “saggiando” la robustezza di ancoraggio staccano pezzi di intonaco di dimensioni inconsuete. Ciò non ci
ha impedito di visionare l’avvenuto crollo di intera parete di pensili con
danni notevolissimi per fortuna solo “materiali” con distruzione dei ”servizi” di nozze nuovi … Col senno del ”poi” rammentiamoci che i pensili
sono appesi in “aria” e le stoviglie sono pesantissime. Nei casi citati poniamoli nelle ”basi” … poggiano in terra!
Questi muri, in materiale incoerente, perdono la loro originaria compattezza e possono collassare in occasioni di spinte o sollecitazioni improvvise. L’alluvione, ricordiamoci che l’acqua in piena trasporta materiali che
fungono da ariete lungo il percorso, e peggio le scosse sismiche possono
farli crollare. A volte contribuisce una semplice perdita da un tubo incassato. L’acqua cercando la strada più facile penetra nella verticale del muro
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non evidenziandosi all’esterno minandone l’integrità specie nelle seconde
case ove la rottura per gelo di un tubo di piombo non viene intercettata subito.
Cosa non fare?
Innanzitutto non sollecitare la struttura con modifiche improprie, vedi capitolo utilizzo ferro. Rifate poi le linee di adduzione acqua, luce, ecc.
all’esterno del muro svuotando accuratamente la vecchia linea per evitare
eventuali gelate dell’acqua residua.
Come citato nel caso di “tasselli” sarebbe opportuno rinforzare tutte le pareti limitrofe con le reti di armatura legate tra di loro. E’ da evitarsi
l’impermeabilizzazione con pitture “lavabili”; le pitture a base calce invece con il loro sfarinio evidenzieranno anomalie in “corso”.
Ricordatevi che anche la perdita da gronde rotte della casa vicina e contigua può essere concausa di danni al vostro muro. Negli esami di anomalie
vale quanto sosteneva un nostro Manager: qualsiasi cosa va esaminata di
fronte/retro/alto/basso e ... dall’interno e ciò per avere un approccio pragmatico.
Cosa c’è nascosto nei muri ? Occhio al trapano!
É noto che ci siano passacavi, tubi di adduzione gas/acqua fredda o calda;
purtroppo non sappiamo dove. Le normative di posizionamento non sempre rispettate e con accorciatoie, un tubo posto in diagonale, possono riservare “sgradite” sorprese alla punta di un trapano.
In proposito se tale azione di foratura non avvenisse irruentemente sarebbe
utile, durante l’esecuzione, esaminare le polveri espulse e dalla loro colorazione e consistenza intuire gradatamente la presenza di sfridi di intonaco, mattone pieno, laterizio o pietra…ma si preferisce rischiare… Alcuni
di questi danni verranno evidenziati in futuro in quanto il tubo della luce,
gas, acqua non è stato “centrato” subito… con l’auspicio che non sia il tubo del gas. Usate sempre il rilevatore di metalli o corpi estranei prima di
procedere a qualsiasi foratura! Il famoso CD con la mappa dei circuiti
potrebbe aiutarvi ...Iniziate voi a realizzarlo ogni volta che ristrutturerete.
Cosa c’è sotto le mattonelle del nostro pavimento?
Non saranno poche le sorprese. Si spazia da terra, sabbia e/o sfarinati di
calcinacci che fungono da riempimento preposa a mattonelle in cotto o
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La patente di guida per la casa
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graniglia. Il tutto nelle case vecchie, diciamo sino agli anni ’50, serviva
per alleggerire e risparmiare sui materiali di costruzione, tecnica utilizzata
saltuariamente ancora oggi per disfarsi delle macerie in posti scomodi,
quale la realizzazione di un pavimento “rialzato” del bagno per nascondere i calcinacci. Troviamo anche sabbia finissima posata su vecchi giornali
o fogli di carta catramata a supporto di pavimenti in legno. Questa posa,
afona, leggera, ha anticipato la futura pavimentazione flottante. Ritornando alle case attuali, troviamo pochissimo spazio per la posa delle tubature
idriche, termiche ed elettriche.
Le grane derivanti.
Ne conseguono assestamenti non voluti, vedi tubi plastica. Purtroppo anche
l’esigenza di sfruttare la cubatura degli edifici spinge a ridurre gli spessori
delle solette con relativi manti di copertura impedendo di fatto una più razionale pavimentazione sopraelevata che consentirebbe un agevole accesso alle
tubazioni di servizio. Per la mancata manutenzione vedi soffitti.
I SOFFITTI ed i LATERIZI
Nei soffitti delle case vecchie troviamo, oltre alle classiche volte, mattoni
posati a voltina tra putrelle in ferro distanziate a ≈ 1 metro. In questo caso
qualsiasi lavoro, la “semplice” posa di cavi luce e/o il solo aggancio di un
lampadario deve essere eseguito con cura, cercametalli per individuare la
mezzeria tra due putrelle e tasselli appositi sulle zone di “legatura” mattoni.
Sono comunque da evitare gli agganci di lampadari d’epoca in bronzo e
gocce di cristallo con peso superiore ai 20 Kg. Come vedete sembra tutto
complicato, non tutti vedono ad occhio nudo l’ombra della trave nascosta.
Il consiglio in questi casi è di posare una tesata, fili tesi tra le due pareti, a
supporto della sorgente luminosa. Ricordate: il soffitto vostro costituisce il
supporto del pavimento dell’inquilino soprastante. Ripetiamo: fate preventivamente visionare da un “addetto ai lavori” e nell’occasione estendete
l’esame a tutta la casa. Anche nel caso di soffitto a travetti prefabbricati e
marmittoni, grossi mattoni ad hoc, e nelle case degli anni ’30 con agglomerati di mattoni forati posati tra putrelle dovrete usare cautela a modifiche.
Cosa abbiamo in “testa” riferito al soffitto?
Sempre riferendoci al vecchio edificio spaziamo dall’intonaco aggrappato
a laterizi e putrelle oppure ai laterizi e travature in legno. I soffitti a casset72
La patente di guida per la casa
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toni sono bellissimi ed essendo a vista senza sorprese. In molte case del
secolo scorso troviamo dei pannelli che nascondono le travature e/o costituiscono ribassature di certi soffitti in mattoni posizionati a volta. Negli
anni del dopoguerra andava di moda lo “squadrato”. I pannelli inoltre nascondevano i fili della luce e contribuivano a ridurre la cubatura da scaldare. Questi pannelli in origine erano di trucioli, cannicciati “legati” con reti
metalliche, quelle dei pollai, conglobate in lastre di gesso; praticamente
erano l’avanguardia dei futuri pannelli in cartongesso. Svolgevano e svolgono tuttora il loro compito di nascondere, ma la cosa che ci riguarda é
l’impedimento a vedere in anticipo il degrado dei materiali soprastanti in
specie da danni di infiltrazioni d’acqua. I casi di crolli dei soffitti, precedentemente citati sono sovente privi di segnali premonitori ma macchie
giallastre indicano avvenute infiltrazioni.
Cosa fare?
Innanzitutto, in analogia a quando acquistate un’auto usata, fate visionare
da un tecnico la casa prima di abitarla. Vi segnalerà le eventuali fonti di
pericolo giungendo in certi casi a richiedervi prudenzialmente
l’asportazione di certi contro-soffitti posticci. Invitate poi a prendere il
caffè da voi l’inquilino soprastante e sottostante coinvolgendoli per evitare
i pericoli derivanti da eventuali modifiche.
INCASTRI e GIUNZIONI
Stiamo sempre parlando di edilizia e qui le cose si complicano perché sovente dobbiamo incastrare materiali con differenti dilatazioni alle escursioni termiche, giorno, notte, estate, inverno. Sovente tali fenomeni concorrono in una singola zona ed è il caso di un piantone di ferro di una ringhiera o di un cancello. Anche la giunzione od il bloccaggio di un semplice pluviale dovrebbe consentire un certo grado di libertà per evitare deformazioni o “puntamenti”. In generale il “coniugamento” di due corpi di
materiali diversi dovrebbe essere “elastico”, caratteristica non ancora scoperta nei materiali edili, ed evitare gli attacchi zonali. La base di una ringhiera o palo, subisce una variazione di escursione aggravata dal ristagno
ed imbibimento acqua nella zona d’incastro.
Se osservate i pali di illuminazione stradale, siano essi in elegante ghisa o
in acciaio constaterete la costruzione con spessore elevato nella zona adiacente al piano stradale.
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Nel caso di palo del segnale stradale non noterete varianti di spessore e ciò
porterà al crollo per l’intacco alla base da ruggine e deiezioni canine.
La vostra realtà di casa.
Difficilmente troverete simili accorgimenti. Il ferro forgiato di un tempo
risente in misura minima ciò che invece la lamiera esalta. Rammentate che
tutto quanto non è in ferro pieno è in lamiera, vedi “scatolato”, piegata a
foggia di tubo in varie forme geometriche e poi saldata nella giunzioni,
delle ringhiere e cancelli. A ciò aggiungasi che il materiale, cemento, di
fissaggio è di natura diversa da quello della gettata ed in spessori ridotti,
pochi centimetri, che potrebbero “cedere” per incoerenza.
Ancoraggi e tasselli.
Parliamo di ancoraggi. Già l’ancora! Un braccio o meglio più braccia che
si arpionano sul fondo in similitudine alla nostra mano che si avvinghia ad
un tronco d’albero per non cadere da una riva o per faticare meno su un
pendio. I vantaggi dell’ancora, nel nostro caso “metodo di incastro o fissaggio”, supplivano alla carenza lamentata dai cunei, forse tra i primi sistemi di fissaggio, pensate al mozzo di una ruota ed alle sollecitazioni che
favorivano lo sfilamento dalla sede. Si giunse pertanto agli incastri, i più
diffusi quelli nel legno. Il principio era quello di garantire il fissaggio di
due pezzi di legno, uno dei primi materiali da costruzione, in genere ortogonali tra di loro, aumentando in modo elevato la zona di contatto e di
contrasto allo sfilamento, oppure semplicemente per ripristinare una zona
guasta. Gli incastri a coda di rondine sono i più diffusi e siamo giunti al
tassello.
Originariamente un quadratino di legno sagomato a tronco di piramide.
Sul legno, così fissato, si avvitavano le prese luce e ganci di sostegno ad
oggetti vari. Cementandolo nel muro, con la base rivolta all’interno, offriva molta resistenza alla trazione e impediva la fuoriuscita. Questo è il significato etimologico del “tassello” che si è trasferito poi ai cilindretti di
ferro, plastica ad espansione odierni. La ricerca su questi ultimi non si è
fermata e sarebbe opportuno che l’acquisto fosse indirizzato, come già citato in altre parti, alle nostre esigenze specifiche. Ripetiamo: non esistono
prodotti universali! Ogni impiego, tuttavia, è specifico e deve coniugarsi
con il supporto (nel nostro caso mattone pieno, forato o l’appena citata
muratura mista). Nel caso di pesi elevati, vedi pensili, i tasselli non sono
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La patente di guida per la casa
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sempre sufficienti, è il caso della muratura citata od anche delle pareti in
cartongesso. In tali casi occorre “ scaricare” parte del peso su montanti
poggianti a terra, a guisa delle colonne e mensole dei tempi passati per le
cucine americane, e suddividere gli sforzi su piastre estese. La tiranteria di
fissaggio in alto, ad esempio per i pensili, aggiunge sicurezza; è sufficiente mascherarne la visione.
Il fissaggio di elementi ed i guai “cercati”.
Nessuno di noi, far da sé più o meno abile, fisserebbe ganci o tubi al muro
utilizzando scagliola o gessi. Il motivo è noto: si tratta di materiali che non
“legano” con le malte cementizie ed assorbendo l’umidità “gonfiano” e dilatandosi arrecano danni. Anche i cementi rapidi non legano. Questi danni
sono constatabili da una fessurazione periferica della zona trattata e dal rigonfiamento ed infiorescenza dell’intonaco limitrofo sino allo “scoppio”
della piastrella adiacente. Noi no, ma certi operai si! Ad iniziare dagli impiantisti elettrici che fissano provvisoriamente le scatole per prese ed i tubi
passaggio cavi ed anche alcuni muratori che ancorano gli arpioni, zanche,
delle cornici di legno premontaggio infissi ed a volte anche nel locale più
umido della casa quale il bagno. Ai giorni nostri pare che l’esperienza
passata sia da ritenersi superflua.
Il concetto, semplice, era che l’operazione doveva impedire lo sfilamento
dell’arpione e di ciò cui era collegato. Le zanche erano sagomate ad ancora ed il fissaggio nel mattone o pietra, doveva resistere alle forze di trazione. Non si hanno pertanto tali garanzie con ancoraggi chimici, nei vecchi
muri. Come possiamo accertarci di essere sul “vivo”? La resina si espande
certamente ma quale è la sua reale resistenza alla trazione?
Anche le zanche al giorno d’oggi sono appena pronunciate, un intaglio
centrale e poi una leggera piegatura con le pinze dei due tronconi, forse
dimenticando che l’azione di contrasto allo sfilamento va esercitata
dall’”intero” muro. Accertatevi di queste tipologie di ancoraggio saggiando le ringhiere del balcone fissate in facciata; se scorrono nella sede lasca
mettete in sicurezza il tutto come già riportato in altra parte.
GIUNTI ELASTICI (per ferro/cemento/plastica)
Abbiamo già citato che il coniugamento di materiali diversi tra di loro, eterogenei, deve “consentire” un certo grado di libertà a compensare le variazioni dimensionali dovute alle escursioni termiche. Ciò si verifica anche
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La patente di guida per la casa
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sui materiali metallici ma solo quando le dimensioni risultano elevate, esempio una ringhiera di oltre 10 metri. Parlando di abitazioni civili, tradizionali e non a grattacielo, il fenomeno è parzialmente trascurabile per i
materiali ferrosi, ma non ad esempio per una lunga recinzione metallica.
E’ invece prioritario studiare, computare, le variazioni dimensionali di
materiali quali quelli volgarmente detti plastici. Necessitano di posa libera, in modo da consentire deformazioni al variare della temperatura atmosferica o peggio d’esercizio. Immaginatevi la variazione della temperatura
interna da circa 10°C invernali ai più 70°C in esercizio, per lo scarico di
una lavatrice, e soppesate l’allungamento di materiale che non può espandersi perché cementato in un pavimento. Qualora non fossero adottati
giunti elastici o particolari accorgimenti che consentano assestamenti una
perdita d’acqua sarebbe garantita, ma non è detto che tale perdita si evidenzierebbe subito in modo palese. E pensare che qualcuno prima di noi
ha dovuto affrontare tali problemi, è sufficiente copiare …
Esaminiamo i cavi elettrici o telefonici che vediamo “tesi” per strada o
sulle nostre facciate.
Gli agganci ai pali, alle “scatole” di distribuzione non sono tesi ma formano una curvatura ad U che consente una dilatazione delle parti oltre che ad
impedire il ristagno o l’indesiderata infiltrazione acqua negli ”attacchi”.
Qualora non fosse adottata tale tecnica avremmo lo sgancio dell’innesto e
l’interruzione linea. E’ evidente che l’ampiezza di tale curvatura è correlata alla lunghezza di posa. Le case produttrici ed i manuali riportano tali
dati, ma sovente ci si affida all’esperienza pratica … L’auspicio è che non
tocchi a noi aumentare la conoscenza degli altri, gli installatori, e funzionare quindi da cavie. Rammentate che anche i materiali considerati “rigidi” quali il ferro ed il cemento con relativo manto di copertura subiscono
assestamenti e dilatazioni. Dovrete adottare tali accorgimenti in caso di
lunghi balconi sia per la ringhiera metallica sia per la pavimentazione.
Ciò vale anche per i locali con spazi aperti e quindi estesi. Anche in questo campo si constata la posa di elementi “divisori”, rigidi ed inefficaci, in
luogo di “giunti elastici”. Il principio dell’assorbimento delle dilatazioni
da parte di un “giunto” è quello di un materiale “elastico” che si lascia
comprimere e dilatare di una certa entità.
Per le pavimentazioni è un profilo ad U, per la verità riempito con materiali elastici che evitano l’ingresso allo sporco. In altri casi è un dispositivo specifico con le stesse funzioni indicate.
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La patente di guida per la casa
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MANUTENZIONE
Definiamo manutenzione l’insieme di operazioni atte a mantenere, conservare in buono stato, le caratteristiche principali di qualsiasi manufatto.
Qualsiasi apparato acquistato ha costi di manutenzione correlati alla durata di utilizzo prevista in fase progettuale. Unitamente a tali costi dobbiamo
prevederne altri di ammortamento; in parole povere dovremo avere la disponibilità economica per il rinnovo del manufatto a fine vita dello stesso.
Per un’auto dobbiamo prevedere una durata in 5 anni, per ora le norme antinquinamento non consentono un tempo più lungo. Per la casa prevediamo, per assunto, un arco temporale pari alla nostra vita, circa settantacinque anni, dipende dalla bontà del Padreterno. Tutto ciò sempre che abbiamo provveduto alle relative manutenzioni. Nel nostro caso è noto il restauro conservativo; meno praticata e diffusa l’oculata conduzione a prevenzione di futuri e pesanti interventi di sostegno.
Più è lunga la vita del manufatto maggiori cure dovranno essere poste a
quelle essenziali di sicurezza.
D’altronde se pensiamo all’auto, nel periodo finale d’uso siamo più attenti
alle prestazioni di sicurezza, tenuta di strada e frenata, piuttosto che allo
scarso “tiro” ed elevati consumi!
Manutenzione programmata, le cadenze ed i costi.
Mutuando dall’industria che deve evitare guasti improvvisi e blocchi produttivi programmiamoci interventi preventivi con relativa cronologia.
Cadenza: in continuo.
Attuare l’analisi vista dal marciapiede al tetto per i manufatti edili e dalla
recinzione al cortile per le aree verdi e di servizio.
Cadenza: una tantum
Sottoporre a tecnico strutturale i punti critici derivati dall’analisi a vista.
Richiedere evidenziazione “punti deboli” e “punti forti”; i primi per le
modalità di monitorizzazione nel tempo, i secondi da utilizzare in caso di
pericolo (terremoti, incendi, crolli).
Provvedere agli adeguamenti normativi.
Cadenza semestrale
Controllo pulizia filtri idrici; dal centrale agli aeratori di flusso dei rubinetti. Pulizia grigliati e canaline di scolo.
Manutenzione del verde a fine stagione e a Primavera.
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Ad inizio e fine riscaldamento: registrare gli interruttori caldaie autonome
in posizione “riscaldamento” o solo “acqua calda”. Modificare la temperatura acqua in caldaia, circa 65°C per riscaldamento e circa 50°C per la sola acqua calda.
Adeguare le regolazioni del cronotermostato ambiente alla versione estiva
e diminuire la temperatura a 12°C, eviterete l’usura della termocoppia
dello strumento.
Adeguare la temperatura ai boiler elettrici.
Ripristinare il livello acqua alle caldaie e sfiatare radiatori ad inizio riscaldamento.
Periodo estivo.
Richiedere la revisione periodica caldaia da parte di impiantista. Fategli
controllare eventuali scaldabagni a gas e/o termoconvettori. Attuare pulizia canna fumaria impianti a legna.
Verifica integrità e scadenza tubi adduzione gas da bombole. Pulizia bruciatori cucina a gas, anche del forno, e sgrassatura dei sistemi valvolati di
sicurezza, dal pernetto della termocoppia alla candeletta di accensione
piezoelettrica, quella con la ceramica esterna.
Manutenzione periodica degli infissi: cardini, chiusure ed eventuali organi
rotanti di tapparelle. Manutenzione portoni di ingresso ingrassando, è ottima e pratica la vaselina in tubetti, le serrature, i cavallotti di scorrimento
spranghe e sistemi meccanici di sicurezza antintrusione.
MANUTENZIONI A LUNGA SCADENZA
A cadenza annuale; quelle di manutenzione di apparati domestici, impianti
termosanitari ed elettrici, infissi, pavimenti e decoro pareti.
A cadenza quinquennale: manutenzione manufatti in ferro, per il ferro scatolato interventi di sostegno annuali.
A cadenza decennale: sostituzione caldaia.
A cadenza ventennale: ripassatura tetti e facciate, rinnovo levigatura parquet.
A cadenza venticinquennale: rifacimenti impianti termici, idraulici, elettrici con le opere murarie coinvolte. Gli ambienti prioritariamente interessati
sono il bagno e la cucina.
A valori trentennali: rifacimenti di tetti, relativi manti di copertura, infissi
esterni e doppi vetri.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
I valori citati sono indicativi, ma non troppo.
Le case affittate: precauzioni.
Se vogliamo evitare le brutte “sorprese” a fine locazione come ad esempio
la mancata revisione annuale della caldaia a gas e/o le tasse rifiuti non pagate, entrambe a carico dell’inquilino, precisiamo anticipatamente le regole del gioco.
Aggiungete nel contratto di locazione la possibilità di verificare periodicamente, almeno una volta all’anno, lo stato d’uso dei locali, l’avvenuta
revisione periodica della caldaia ed il pagamento annuale della tassa rifiuti, rammentate che tocca a voi fornire la planimetria catastale per tale
computo presso il Comune. Per eccesso di zelo precisate che alla vostra
ispezione può partecipare persona, tecnico esperto, che vi aiuterà nella bisogna.
Dovendo concentrare in tempi brevi tale ispezione quattro occhi saranno
maggiormente efficaci. Potreste anche consegnare l’elenco delle manutenzioni “ordinarie” a suo carico. Rammentate però che tale elenco non è
Vangelo; il compromesso è d’obbligo…
Casa vacanze: seconda casa affittata.
Costituendo un bene di investimento e per di più di nostro utilizzo feriale
dovremo porre in atto i provvedimenti per mantener integro sia
l’investimento e sia l’abitazione. Un consiglio di sicurezza è la sostituzione di apparati a gas alimentati con bombola, con altri elettrici. La cucina a
gas va sostituita con quella a piastre. Abitualmente si ipotizza che tale apparato non sia “sopportato” dai normali contatori (3KW).
Il commercio offre dispositivi che selezionano la priorità di funzionamento evitandoci nuovi contratti a potenze più elevate. La sicurezza è prioritaria; non è detto inoltre che gli occasionali affittuari siano “pratici” della
conduzione bombola. Ulteriore suggerimento è quello di assicurare le seconde case.
Altra precauzione.
Nella casa, seconda o prima che sia, se non abitata, oltre allo stacco della
corrente sfilate l’attacco antenna e la spina del telefono fisso (sic!), il percorso del fulmine è ignoto.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Casa vacanza utilizzata saltuariamente.
Dopo il viaggio per raggiungerla tutti devono fare la pipì e se, arriviamo di
notte ci occorre la luce. Dobbiamo pertanto ripristinare tutte le fonti energetiche oltre ad arieggiare la casa. Nel testo troverete malizie ed accorgimenti compreso quello relativo al mancato tiraggio per l’occupazione del
comignolo da parte di volatili. Rivedetevi le note relative all’acqua, accensione gas ecc..Se abitate in un paese montano le paratie frontestanti i portoni di ingresso vi consentiranno l’accesso scavalcando i cumuli di neve
causati dall’azione degli spartineve che verranno bloccati a pochi centimetri dall’ingresso. Vi sarà così consentito l’accesso.
I COSTI
Sappiate che qualora non vengano eseguite le manutenzioni il valore casa
diminuirà fortemente ed, in caso di vendita, gli acquirenti rifuggiranno da
case da “rifare”. Se ipotizziamo che un alloggio di 50 mq. abbia valore ipotetico di acquisto a 100.000 € dobbiamo prevedere che, a valori costanti
non inflazionati, a fine vita avremo speso circa 200.000 € in manutenzione
e ripristino. Il valore deriva dalla sommatoria di tutti gli interventi previsti,
loro periodicità e costi medi dei singoli interventi. La spesa derivante è
circa il doppio del valore di acquisto. Iniziate pertanto ad accantonare i
soldi per le future manutenzioni.
L’investimento (meglio l’accantonamento) va rivolto a campi affidabili
quali i titoli di Stato evitando Borsa e le obbligazioni tipo” tango bond”.
Riprenderemo l’argomento in capitoli successivi.
Resa di una casa e costi di manutenzione.
I valori si aggirano su circa 4% di resa ed altrettanti di spesa.
Il tutto è riferito ad immobili manutentati. L’attuazione periodica degli interventi vi consentirà di maturare incrementi economici di rivalutazione
annua dell’immobile; cosa che non si verificherà qualora vengano “dimenticati” gli interventi di sostegno.
Vedi: l’auto e la casa ed i costi.
L’auto, la casa ed il relativo bilancio economico.
Confrontiamoci ancora con l’auto di cui gli italiani sono profondi conoscitori. Tralasciando l’aspetto prestazioni sportive, non oggetto di riflessione,
tutti conoscono le spese che la coinvolgono:
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
- costi di acquisto e relativi vincoli, disponibilità finanziaria in primis
- costi di esercizio, carburanti, olio, gomme, assicurazione ecc.
- tasse, bollo annuale, bollino ecologico, bollo di revisione, ecc. per
giungere alle tasse di rottamazione costi di manutenzione periodica, tagliandi di controllo ed interventi di sostegno costi di ammortamento
che i più denominano svalutazione.
Così pure la casa ha analoghi costi:
Costi di esercizio: sono quelli che ci consentono l’uso della casa,
gas/elettricità, o fonti energetiche; e quelle di servizio quali acqua, telefono, polizze assicurative ecc. di cui non dovete dimenticare la stipula.
Tasse: anche qui variano da quelle di possesso a quelle di esercizio, vedere apposito capitolo.
Manutenzione: tutto quanto oggetto di questo libro
Ammortamento: la quota periodica, convenzionalmente annuale, che occorre accantonare per rinnovare il bene a fine vita.
N.B. non tutto quanto riportato è nei canoni del controllo di gestione, il settore che si occupa della parte finanziaria di una azienda, ma è quanto basta
ad evidenziare l’entità economica da tenere sotto controllo.
COSTI MANUTENTIVI
Parametri di partenza. Ipotizziamo il solito alloggio di 50 mq. con valore
di acquisto pari a 100.000 € e durata vita di 75 anni. I relativi costi annui
incidono per 4% del valore dell’immobile. Nel nostro caso ammontano a
4000 €/annui.
Si tratta della media di Trilussa, ma abbiate fede, il computo deriva dalla
sommatoria dei vari interventi di sostegno parcellizzati all’incidenza annuale.
Come la diligente massaia iniziamo ad accantonare i soldi per la periodicità degli interventi.
Le “leve” per l’oculata conduzione casa.
Scusateci! Smettete di pensare e reputare elevata la somma annuale prevista (consideratela come valore prudenziale massimo) ed orientatevi al contenimento in similitudine a quanto attuato per l’auto. In quest’ultimo caso
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
avete migliorato lo stile di guida non solo per ridurre i costi carburante ma
per contenere le spese di cambio gomme, freni, frizione ecc…
In parole povere agiamo sulla conduzione e nel caso dell’abitazione seguiamo le istruzioni per l’uso, i consigli e le malizie degli anziani anticipando interventi di sostegno. Se un abile tassista riesce a percorrere centinaia di migliaia di chilometri con costi di esercizio limitati ai soli materiali
di consumo, anche voi potrete allungare le frequenze di intervento casa.
Qualora siate in un condominio le vostre leve si “accorciano” a meno che
non riusciate ad indire assemblee non solo per deliberare spese, ma anche
sul come operare per ridurle, ma forse è utopia.
GIARDINO E VERDE DI CASA
A noi tutti piace il verde. Anche i bambini amano i cuccioli di San Bernardo; occorre però avere in mente la dimensione assunta, nel nostro caso
dal verde, “da grande”.
Anche un semplice glicine, se non guidato, vi torcerà le grate della cinta o
della pensilina di ingresso. Per non parlare della vite americana, quella
con bellissime foglie autunnali rossastre, che in facciata vi creerà non poche richieste manutentive ed, ancora, degli alberi ad alto fusto. Se non avete la disponibilità economica per un “giardino all’inglese” e per il taglio
di siepi arbustee (es lauro ceraso) che richiedono anche il trasporto in discarica dovete ripiegare sul buon senso e valutare l’utilizzo di una compostiera; imparerete in prima persona cosa significa biodegradabilità nel
tempo. Nessuna edera od altro in facciata; una rosa rampicante prospiciente l’ingresso, ma non ai lati portoncino, richiederà una manutenzione minima, ad inizio e fine stagione.
La quantità di terra disponibile deve essere pari a metri cubi, pena la mancata rigogliosità di fioritura.
Tra le piante ad alto fusto, l’albero di Natale avrà raggiunto le decine di
metri se non collocato a distanza di almeno una quindicina di metri andranno abbattute e non, come si usa, capitozzonati.
Anche la siepe di sempreverde va rivista nell’ottica di creare un “passo
d’uomo” tra il muro e la recinzione di confine per consentire la manutenzione periodica almeno annuale; manutenzione rivolta anche alla recinzione. Anche gli alberi di alto fusto vanno piantumati almeno una decina di
metri dai muretti di recinzione per evitare che le radici abbattano le recinzioni. Lasciate inoltre lo spazio per l’accesso ai mezzi con piattaforme ae82
La patente di guida per la casa
P. Artusio
ree ed ai mezzi di soccorso. Purtroppo gli errori iniziali “costano” ma fanno parte dell’esperienza che ognuno deve maturare.
Non solo danni materiali. Esistono anche i danni indiretti quali ad esempio
il cono d’ombra invernale con il sole basso all’orizzonte. In tal caso oltre
ad incidere sul riscaldamento ritarderà il piacere di goderci l’alternanza
stagionale, lo sanno bene certe popolazioni di valli profonde ove il sole
primaverile è atteso come manna. Rammentate: una linea d’ombra interrompe il circuito elettrico ed annulla totalmente la resa fotovoltaica
dell’intero pannello (approfondite le specifiche tecniche prima dell’investimento).
Fortunatamente la natura ci fornisce piante secondo le nostre disponibilità
economiche e manutentive; in questo caso non consigliamo l’esperto del
settore ma la vostra singola iniziativa, osservate quanto ci circonda.
La cura del verde è antistress ed aumenterà la coscienza ecologica anche
di chi vi osserverà faticare per godere della nascita di un fiore, della rigogliosità di un cespuglio fiorito o della vostra capacità di avere piante in
fiore in ogni stagione. Una regola però è da rispettare: l’intorno della casa
non deve avere il verde perenne di piante quali conifere o magnolie ma alberi a foglia caduca che d’inverno consentiranno il passaggio dell’aria e
del sole; inoltre vi motiveranno l’attesa di una nuova Primavera ...
AGENTI ESTERNI ED INFLUENZA SULLA CASA
L’acqua ed il fuoco sono i nemici prioritari.
Quelli conseguenti alle calamità naturali; terremoti, uragani, alluvioni, incendi possono essere difficilmente contrastati dal singolo abitante.
Prevenire.
Occorre essere vigili sui segnali premonitori, nel caso dell’acqua sempre
esistenti, rappresentati da aloni, macchie, infiorescenze dell’intonaco su
muri e soffitti.
L’ACQUA, pericolo numero uno
L’acqua agente “guastatore” ed inquilino scomodo.
Sotto forma di falda altera la stabilità dell’edificio, allo stato di umidità elevata disgrega i leganti della struttura in laterizio, specie se forato, ed aggredisce la coesione del cemento nei punti deboli. Qualora l’acqua sia
proveniente da perdite, infiltrazioni, provoca immarcimenti fino al crollo
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
delle strutture. In case del primo ‘900 il collasso dei tetti o dei piani alti
provoca anche il crollo dei pavimenti sottostanti con effetto domino.
ACQUA METEORICA
Il percorso, dal tetto alla fogna bianca.
Iniziamo dal tetto il primo elemento colpito. Parlando di esterno
dell’edificio l’acqua sia che derivi da pioggia, grandine, neve o brina, deve
rimanere il minor tempo possibile in loco ed occorre metterle fretta di andarsene: è “un inquilino scomodo”.
Le bizzarie: l’acqua di scioglimento di un manto di neve ghiacciata su un
tetto può defluire anche in salita ma quando incontrerà un ostacolo od il
primo interstizio di scarico seguirà la legge di gravità… Salutare in questi
casi la posa di tessuti, geotessuto, sottocoppo posti in occasione della ripassatura tetti. Proseguendo con il deflusso dell’acqua sul tetto la velocità
di discesa, comunque lenta, è rallentata da cocci di coppo, di tegola ed ostacoli che la deviano dalla retta via unitamente a camini, lucernari, pali
d’antenna.
Si constata che la velocità e la portata d’acqua sono maggiori all’arrivo
nelle gronde per cui in caso di manti spostati e/o gronde improprie si verifica la tracimazione, stramazzo. Anche l’abitudine, si può sempre mutare,
a limitare il numero dei tubi di scarico, i pluviali, contribuisce al fenomeno citato unitamente a diametri ridotti. Si risparmia su materiale costoso
quale il rame, e si fanno innesti cilindrici, alle gronde, anziché ad imbuto
sempre per motivi economici. I rialzi, finemente lavorati, nei vertici di
gronda o all’altezza degli scarichi nelle case d’epoca avevano appunto lo
scopo di evitare, ridurre, gli stramazzi. Dopo il tetto, il primo colpito
dall’acqua, scendendo ai balconi, facciate, terrazzi e lastrici solari, vedremo che non sempre l’acqua “scorre”.
Cornici interpiano, a spigolo vivo, pendenze di balconi insignificanti rallentano la velocità di scorrimento favorendo ristagni, muffe e successivi,
nel tempo, ammaloramenti dei bordi in cemento, i tristemente noti frontalini.
Il percorso obbligatorio dell’acqua, gronde pluviali.
Lo scopo precipuo delle gronde è quello di raccolta dell’acqua e di convogliamento della stessa in punti prestabiliti tramite i pluviali. L’obiettivo è
quello di smaltire tutta l’acqua che colpisce il tetto evacuandola veloce84
La patente di guida per la casa
P. Artusio
mente. Vanno evitate tracimazioni e gocciolamenti in facciata e peggio
immarcimenti della balza, la parte sporgente del tetto, ed i danni ai cornicioni.
Anomalie ricorrenti.
Qualsiasi sia il manto di copertura, coppi o tegole, si constata uno “scivolamento” di questi elementi verso il basso.
L’azione è dovuta allo scarso ancoramento del manto di copertura ed al
peso dell’elemento di copertura o della neve. Ciò provoca la fuoriuscita
parziale dell’acqua che non “centra” più la gronda.
Altre disfunzioni sono relative al parziale intasamento del canale di gronda da cocci di tegole, terra, sacchetti e foglie portate dal vento e da nidi di
volatili.
Il peso dei blocchi di neve caduti in quanto non contrastati a monte della
gronda con elementi “fermaneve” deforma la rettilineità di posa delle
gronde alterando le pendenze di scolo.
Accertamento a vista.
Le più importanti di queste anomalie sono accertabili “a vista” e constatabili in occasione di pioggia. Dopo le precipitazioni la presenza di gocce
nella parte inferiore della gronda è un segnale da non trascurare, pena il rifacimento del cornicione.
Pluviali.
Anche in questo caso l’insufficiente capacità di smaltimento può essere
causata da melma o foglie trascinate dall’acqua e frenate in loco dalle lamiere di innesto del pluviale.
Rimedi correttivi.
Sono operazioni da addetto ai lavori, anche la pulizia, in quanto estremamente pericolose; di norma prevedono appositi ponteggi od utilizzi di elevatori con cestelli aerei porta persone.
Non vi resta che provvedere, se l’anomalia persiste anche dopo tali interventi alla ripassatura del tetto con posa sottostante di apposito telo a doppia funzione, impermeabilizzante o meglio che lascia scivolare l’acqua
nella parte superiore e traspirante per il lato inferiore. Contemporaneamente occorre prevedere l’ancoraggio dei coppi e dei fermaneve con ap85
La patente di guida per la casa
P. Artusio
positi agganci. Il mercato offre validi prodotti quali strisce in rame predisposte per l’aggancio multiplo dell’intera fila di coppi, dal colmo alla
gronda, ma sono ignoti ai più; sono denominati fermacoppi continui.
Anche il sovradimensionamento delle gronde e dei pluviali e la posa di
apposite lamiere di sponda, quelle delle case storiche, negli angoli e/o comunque in zone di scarico dell’acqua risulta efficace. L’attuazione delle
citate modifiche è costosa ma per almeno 30 anni non dovrete metterci
mano. Nel bilancio economico inserire gli evitati danni ai cornicioni, alla
facciata e alla sicurezza dei passanti ed anche vostra per evitata caduta
delle tegole.
L’acqua in facciata.
Gli ostacoli al deflusso dell’acqua: le cornici interpiano o gli elementi comunque sporgenti rispetto al piano facciata obbligano l’acqua a “sostare”
in zona.
L’abitudine di eseguire tali sporgenze a squadra è deleteria in quanto la
parte superiore, quella colpita dagli agenti atmosferici, trattiene a lungo la
neve e l’acqua procurando danni.
Una esecuzione con elevata pendenza eviterebbe l’anomalia e consentirebbe, ove necessario, la posa di un rivestimento in lamiera di rame sporgente per facilitare la caduta dell’acqua.
Può costituire inoltre un ottimo supporto per la posa di dissuasori per i volatili o costituire ostacolo per la loro permanenza.
L’acqua ed i lastrici solari.
Quelli ricoperti con guaine bitumate sono il cruccio della manutenzione
sia per le infiltrazioni che la durata. Rammentandoci che essendo i manti a
base di bitume, con elevato grado di volatilità dei componenti ne dovremmo evitare l’utilizzo.
Manti di coperture con bitume e simili.
Sulle superfici “protette” da guaine bituminose il ragionamento è opposto
alle coperture in lastre. Il sole asciuga i solventi e le parti volatili provocano il “distacco dei lembi” e successive infiltrazioni. Ove realizzabile
l’applicazione della striscia di guaina va posta con il sormonto rivolto a
Nord per evitare l’effetto di “asciugatura”. A nostro parere dovremmo evitare la costruzione di simili lastrici o ridurne i problemi. Come?
86
La patente di guida per la casa
P. Artusio
Chi ha detto che un tetto, lastrico solare, deve essere col piano a bolla?
A costo di demolire od aggiungere una parte occorre creare una inclinazione (pendenza) anche minima per il deflusso acqua piovana ed utilizzare
lamiere preverniciate e coibentate in modo anche di evitare l’esigenza dei
condizionatori. Con l’italica fantasia possiamo annullare l’impiego anche
sulle solette in cemento costituenti certi cornicioni con l’aggiunta di materiali che costituiscono una nuova gronda. In tal caso il rame è imbattibile.
Una regola non sempre rispettata è quella che prevede che i piani su cui
andrà steso l’eventuale manto con bitume, e non solo in guaina, dovrebbero essere “tirati” come biliardi per evitare i comunissimi laghetti centro
guaina visibili anche dopo giorni di cessazione della pioggia. Si solleciterà
pertanto in misura inferiore la stabilità dell’intero foglio ed i conseguenti
distacchi nelle giunzioni.
L’acqua di scolo o gocciolamento.
Dove cadrà l’acqua?
Ci sono diversi parametri in gioco ma se ci limitiamo a quella che colpisce
un balcone con ringhiera, un parametro dimensionale importante è la pendenza del relativo pavimento.
Nei balconi chiusi le pendenze sono ad andamento ad imbuto verso il canalino di scolo. Le pendenze limitate e le linee di fuga di pavimentazioni, quando presenti, rallentano ulteriormente la velocità di deflusso aumentando
l’imbibimento degli strati sottostanti. L'acqua arriva ai bordi e complice la
tensione superficiale dopo aver percorso il bordo, lo spessore del balcone,
tende ad infilarsi sotto aggirando la perpendicolarità di caduta. Pertanto non
cadrà sulla verticale del bordo. Non siamo tecnici di traiettorie ma forse un
approfondimento dei progettisti sarebbe utile. Si riscontra inoltre che in caso
di più balconi allineati tra loro i vari piani la canalina di scarico è posizionata
in mezzeria per cui i soprastanti dilavano i sottostanti; constatatelo sulle vecchie case. Gli scoli sfalsati attenuerebbero i maggiori ammaloramenti dei
balconi ai piani bassi. Forse è anche sufficiente agire sulla sporgenza delle
canaline. In proposto si constatano canaline di scolo che nella parte esterna
oltre che essere tagliate di sbieco hanno un intaglio raggiato sulla punta che
ha lo scopo di guidare la caduta dell’acqua smorzando l’effetto a fontana,
con getto più o meno lungo, dovuto all’intensità di scarico. Potete effettuare
una prova pratica con uno scarico di tettoia o cupolina; per la realizzazione è
sufficiente una lima tonda per realizzare l’intaglio.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Tensione superficiale dell’acqua e problemi.
Trattandosi di un nemico da allontanare con sollecitudine esaminiamo il
fenomeno empiricamente. Effettuiamo una prova pratica con un pettine a
dentatura fine ed una spazzola grossolana. Dopo averli immersi in acqua
constateremo che il pettine trattiene l’acqua in specie nella zona di inizio
dentatura. Si evince che dobbiamo evitare spigoli di ristagno, strette “corsie” di scorrimento acqua e facilitarne la caduta sfruttando la legge di
gravità.
E’ intuitivo che su di un piano, esempio lastrico, ristagna.
A titolo indicativo la larghezza della “corsia”, ad esempio tra due barre
verticali di un cancello, non deve essere inferiore a circa 14 mm. pena il
ristagno, insorgenza di ruggine ed ammaloramento del ferro e cemento limitrofo.
L’impermeabilità, il cemento ed i mattoni forati.
L’acqua come intrusa. Abbiamo accennato alla “copertina” e cioè lo strato
superficiale in cemento che copre un manufatto ad esempio un muro di
cinta in mattoni o pietre. Tale copertina non è un “impermeabile”! Anche
se non esistessero interruzioni del manto di copertura, quali quelle per ferri di sostegno reti metalliche / ringhiere od altro, ripetiamo che il cemento
tradizionale non è impermeabile. D’altronde i tetti sono inclinati a proteggere le superfici interne. L’acqua può penetrare all’interno, è il caso di lastrici terrazze e tettoie o, peggio, quando ci sono locali sotterranei quali
l’autorimessa non è sufficiente la pavimentazione in pietra o piastrelle a
garantirvi da infiltrazioni sottostanti, ad iniziare dalle linee di fuga
l’acqua, con il tempo, penetrerà all’interno. E’ un’anomalia comune che i
più riparano togliendo il manto di copertura e poi catramando il fondo. In
fase successiva ripristineranno la pavimentazione su apposite gettate di
una nuova gettata di ancoraggio all’elemento di copertura a vista finale,
pietra, piastrelle. Il tutto richiede spessori aggiuntivi, quelli della nuova
gettata, rispetto all’originario. Tale tecnica è usata anche sui balconi. Non
è detto che ora i guai siano finiti perché i vincoli di spessore limitato esistenti non garantiscono un corretto assestamento della pavimentazione e
l’acqua non è sempre guidata nel suo percorso.
Ripetiamo che è la velocità di deflusso dell’acqua piovana ed il suo ristagno “in zona” che devono essere tenuti sotto controllo. Valgono sempre le
regole della posa in pendenza ed orientata in modo che il sole, anche quel88
La patente di guida per la casa
P. Artusio
lo basso all’orizzonte dei periodi invernali, asciughi i canali di scolo ora
realizzati. Nel canale l’acqua scorre meglio… A volte gli interventi devono essere drastici. E’ dannoso copiare, mantenere inalterato, l’esistente se
non sono state previste le malizie del caso, l’anomalia si ripresenterà con
il trascorrere del tempo…
Vedi manti di copertura.
L’acqua e gli isolanti dei tubi.
Gli anziani muratori conoscevano i problemi connessi all’inseri-mento in
muratura dei tubi di piombo o ferro. Oltre alla protezione dall’aggressione
chimica della calce occorreva consentire dilatazioni termiche per le tubazioni di adduzione acqua calda sia per uso sanitario che per il riscaldamento. Altrettanto grave era ed è il problema delle condense sulle pareti sotto
cui erano posati i tubi per l’acqua fredda in specie nella zona di attacco ed
asservimento all’edificio. Il Δ Τ dell’acqua, con temperature di circa 8°C
d’inverno, e la temperatura dell’edificio, da +20°C in inverno a +30°C in
estate, causava il trasudamento del tubo macchiando la parete ed evidenziando con una parte nerastra il percorso della tubazione. Il primo isolante,
da avvolgere al tubo prima della muratura, è stato il foglio di giornale ed
al limite pezzi di sacchi in carta del cemento. Se l’artificio era eseguito
con cura e la profondita’ di alloggiamento adeguata, l‘isolamento era “
sufficiente”.
Ora il progresso ci consente l’utilizzo di molteplici materiali più efficaci.
Ciò nonostante non è detto che l’isolamento di cui è fornito il tubo sia adeguato in quanto i nuovi materiali hanno dilatazioni ben maggiori da
quelle dei tradizionali tubi in acciaio.
Vedi capitoli giunti elastici e plastica.
L’acqua “sfuggita” dal letto del fiume.
Purtroppo non sempre l’acqua di un torrente raggiunge la sua “gronda”
naturale, il collettore di scarico, rappresentato da un fiume, lago od il mare
aperto…
I GUASTI DELLA METEORICA, LE ALLUVIONI
Possiamo parlarne con esperienza diretta in quanto volontari, in autonomia, con colleghi tecnici. Il periodo: dagli anni ’60 a Valle Mosso (BI) sino
al Novembre ’94 ai paesi lungo il Tanaro (AT e CN). Abbiamo pertanto
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
constatato le cause dei danneggiamenti e, molto più, l’atteggiamento operativo in tali frangenti. A parziale eccezione sul giudizio espresso sui politici, immaginatevelo, abbiamo constatato come Sindaci illuminati, vedi
Canelli (AT), guidassero l’organizzazione dei soccorsi. Non pensiamo che
il Sindaco avesse partecipato a corsi di “disaster manager” (ma li avranno
poi fatti?) ma certo ha svolto il suo operato quale guida attenta, capace e
di buon senso.
Non conosciamo il suo trascorso ma la metodologia adottata era quella attuata da industriali colpiti, la famosa industria dolciaria di Alba (CN), ed
altri “privati”, artigiani tosti.
Mappatura del territorio, esigenze specifiche, il da farsi ed il già fatto erano le regole operative e, caso unico, l’accesso all’area era permesso solo al
personale registrato e munito di adesivo identificativo (gli sciacalli sono
da sempre presenti ed attivi in tutte le calamità).
In proposito vorremmo suggerire ai patiti, meglio definirli malati, del “turismo dei disastri” di fornire copia della documentazione fotografica anche ai singoli cittadini al fine di comprovare i danni subiti per le richieste
di aiuto; costituirebbe ausilio gradito.
Gli aiuti.
Non lasciatevi commuovere dalle richieste di aiuti dei mezzi di comunicazione.
Le esigenze sono ben specifiche e contingenti e non sono identificate nella
massima di un Santo locale: date ai poveri il superfluo. E’ una carità impropria, scusate la nostra schiettezza, che genera sprechi, guai ed inutile
dispendio di risorse; gli stessi media con il tempo ne evidenzieranno gli
abusi e gli illeciti. D’altronde ricordiamo che da bambino su ordine della
mamma attendevamo l’arrivo dei camion dell’UNRRA, aiuti dalle Nazioni Unite, già svuotati lungo il percorso a valle per cui alla nostra borgata
arrivavano quasi vuoti. Il tempo di correre ad avvisare la mamma e gli aiuti residui sparivano per poi ricomparire, a detta del genitore, per gli acquisti a “borsa nera”.
Ritornando a noi avevamo capito che l’aiuto doveva essere “mirato” e non
solo. Anche per i volontari sarebbe stato opportuno avere vestiario e strumenti autonomi. Le nostre auto erano stracolme di stivali, guanti, attrezzi
meccanici e liquidi per svitare, oliare e rimettere in sesto i motori elettrici
dei frigo o il trapano elettrico o semplicemente mettere in sicurezza
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
l’impiantistica elettrica di casa. Tutto il materiale ci era fornito con fiducia
da colleghi, amici e negozi e fornitori vari sollecitati in merito.
Nell’ultimo intervento del 1994, quello di Canelli (AT) la squadra era
formata da una dozzina di persone con esperienze tecniche differenti e
tali da ripristinare, con mezzi di fortuna, anche caldaie a gas date per
spacciate.
Le priorità.Combattere contro l’acqua presente, limitare i danni delle ondate raggiungenti oltre un metro dal piano terra.
Le esperienze giovanili, la propedeutica.
Sotto casa nostra scorreva un torrente raggiungibile con rampa di gradini.
Era il nostro passatempo ma anche scuola di vita che sarebbe stata poi utile anche per le alluvioni. Imitare Tarzan, saltare sulle pietre, costruire dighe improvvisate ove pescare con più facilità! Il nostro passatempo senza
allontanarci da casa. Anche i genitori utilizzano l’acqua, corrente e pertanto pulita, per innaffiare i vasi, tanti gerani, e lavare i panni. C’era pertanto
l’esigenza di reperire una grossa pietra con una faccia inclinata e rivolta al
fiume e una pozza d’acqua sottostante che facilitasse l’immersione ed il
risciacquo del bucato.
Il letto del torrente variava in relazione alla portata d’acqua ed il trasporto
a valle di detriti, pietre e tanta sabbia. Quest’ultima teneva a livellare
l’alveo del fiume e riempiva anche la pozza d’acqua per il lavaggio; era
pertanto necessario ripristinare l’area spostando le pietre a monte, creando
nuova “diga” a valle e cosa importante aumentare il deflusso dell’acqua
nell’area utilizzata. La pioggia incrementando la portata d’acqua del torrente ci precludeva l’accesso al “terreno” di gioco ed alla mamma la “lavanderia”. Da questo momento iniziavano due diverse attese: la nostra era
rivolta al variare del colore dell’acqua, da marrone scuro all’incolore, si
vedevano i pesci e si pescava, e quella della mamma all’attesa che la pietra emergesse dall’acqua per ripristinare le vecchie abitudini. I primi a
scendere la scaletta di accesso al torrente eravamo noi. Facevamo anche
l’inventario dei danni delle piene: ringhiera divelta, pluviali intasati, muretti spaccati dalle rocce trascinate dalla furia dell’acqua. Con il tempo
l’area di accesso all’acqua mutò da costruzione in legno a mattoni pieni e
per ultimo ad un blocco di cemento con gradini annessi. Questa costruzione, ancora attuale, unita ad una periodica manutenzione del torrente, recu91
La patente di guida per la casa
P. Artusio
pero tronchi di alberi, spostamenti di massi per incanalare al centro alveo
la corrente, apertura di dighe naturali formati dalla piena, ha consentito
una certa tranquillità.
Naturalmente la sabbia asportata veniva vagliata ed accantonata per successivi lavoretti edili.
La velocità di scorrimento dell’acqua variava da poche centinaia di metri
all’ora ad oltre 40 km/h. Sulla prima misurazione abbiamo certezze, era
sufficiente seguire un pezzo di legno tra due pietre distanziate, sulla seconda misurazione, empirica, vi erano solo ipotesi perché appena il torrente ingrossava la porta di accesso veniva sbarrata. Però a proposito di portata si constatava che in caso di pioggia persistente l’acqua riusciva a trasportare a valle macigni di 2030 kg che funzionavano da ariete. La nostra
sfida all’acqua, attraversamento tra le sponde, ci procurò grosse tumefazioni alle gambe ed un efficace e salutare insegnamento a non sfidare la
natura. E per collegarci all’argomento alluvioni segnaliamo che il letto del
fiume variava da pochi centimetri di profondità e pochi decimetri di larghezza a 1,5 mt di profondità, misura media tra i continui salti d’acqua
provocati dalle rocce incontrate lungo lo scorrere.
Purtroppo la larghezza era vincolata da un lato dalle fondamenta e facciate
prospicienti il torrente e dall’altra delle alte mura di sostegno orti a conduzione familiare.
Non escludiamo che essendo il “borgo” di origine medievale, il letto fosse
stato ulteriormente scavato a difesa degli abitanti e gli indigeni potessero
uscire, fuori le mura, anche tramite ponti levatoi
Questo canale, in parte artificiale, aumentava a dismisura la forza di un
piccolissimo torrente la cui furia si placava solo nella pianura sottostante
dopo la confluenza di altro torrente, altra difesa del borgo racchiuso tra
due torrenti e sovrastato da un castello eretto sullo spartiacque. Nella pianura la forza dell’acqua rallentava e formava con i detriti, piante/ zolle/
pietre, dighe che provocavano l’esondazione naturale.
Da quanto esposto si evince che “costringere” un fiume tra alte sponde
genera solo velocità dell’acqua e distruzioni sicure.
La portata e la velocità dell’acqua.
Tutti noi siamo convinti che è meglio prevenire che curare ma non sempre
operiamo per ...
Il compito è delegato sovente agli altri, alle Autorità preposte.
92
La patente di guida per la casa
P. Artusio
Portiamo, ad esempio, la manutenzione dei boschi o di un semplice
pendio. Possiamo confrontare la montagna al tetto di una casa. Sul tetto
l’acqua piovana è incanalata in tanti rivoli formati dai canali dei coppi poi
guidata ad un bacino di raccolta, la gronda.
Quest’ultima tramite apposite pendenze distribuisce “uniformemente”
l’acqua ai pluviali di scarico. Qualora pensassimo di incanalare tutta
quest’acqua ad un unico canale del manto di coperture, immaginatevi una
conversa, l’acqua accumulerebbe portata e velocità tale da stramazzare
dalla gronda e pochissima raggiungerebbe la strada preposta alla discesa
tramite i pluviali. Pertanto non sono sufficienti il verde e gli alberi a
“trattenere” l’acqua piovana o di scarico dei pochi ghiacciai rimasti, ma
occorre evitare che l’acqua scelga una strada preferenziale, quella della
massima pendenza. E’ necessario guidarla, contenerla, facendola “riposare” lungo il percorso prima di raggiungere valli e pianure abitate. Tali
opere di manutenzione erano eseguite dai contadini abitanti in loco. Avevano lo scopo di irrigare le rive, creare bacini di raccolta per abbeverare
gli animali, anche quelli selvatici. Mantenevano produttivo il terreno a
fornire foraggio, crescita alberi da frutta o da taglio evitando inoltre che
le strade, faticosamente costruite, diventassero letto dell’acqua con i danni che citeremo.
Se siete cercatori di funghi o cacciatori vi renderete conto dei risultati
dell’abbandono degli “umani” da scomode zone montane. Alcuni sentieri
di montagna, l’acqua preferisce scorrere sulla terra battuta, nel giro di pochi anni hanno assunto l’aspetto di piccoli canyons con potenza tale
dell’acqua che la mia socia ed io che ho corporatura “adeguata”, dovevamo tenerci uniti con le braccia per non essere travolti nell’attraversamento
(a parte i temporali, non sempre prevedibili, la pioggia non annullava il
piacere della ricerca funghi anzi lo facilitava ...) Ecco ai signori Verdi cittadini in specie politici, farebbe bene trovarsi sotto un forte temporale ad
oltre mille metri di quota e toccare con mano, pardon con i piedi, i guasti
dell’abbandono ma forse sono preferibili le costose opere di “difesa” a
valle.
Ritorniamo alla nostra casa risparmiata da tali problemi. Può darsi che i
nostri guai siano solamente il riflusso dell’acqua piovana che la fogna cittadina non riesce a smaltire: risultato allagamento delle cantine ed adozione pompe di pescaggio ecc..Anche il “semplice” ristagno di acqua in zona
crea problemi e relativa umidità. Purtroppo a cadenze, non stabilite ma ci93
La patente di guida per la casa
P. Artusio
cliche, si verificano alluvioni e disastri. Alla prima reazione di “attesa” (la
piena ci risparmierà?) subentrano la rabbia dell’impotenza a limitare i
danni.
Provvedimenti correttivi ed atteggiamenti.
E’ dura non lasciarsi prendere dal pessimismo. La vicinanza di persone
volenterose e disponibili e molto più il rammentare che altre persone, sfortunatamente prima di noi, abbiano ripreso l’attività è motivo di reazione.
Non è vero che è tutto da buttare. Lo svuotamento dei locali alluvionati, il
mettere in salvo quanto possibile è il primo pensiero. Purtroppo le cantine,
le parti della casa sotto il livello del terreno di accesso all’edificio, sono
allagate e vanno liberate anche perché in cantina, ripostigli vari, sono allocate le caldaie per riscaldamento da recuperare e riattivare. Rammentiamo,
per i non pratici, che l’acqua delle alluvioni trascina non solo melma ma
residui di gasolio, oli e prodotti chimici vari “trovati” lungo il percorso.
Tali morchie galleggianti “sporcheranno” tutto, inquinando anche i terreni
oltre all’acqua dei fiumi e le falde acquifere, politici meditate ...
Ritorniamo all’emergenza. Le alluvioni più disastrose avvengono in Autunno inoltrato e pertanto è necessario il riscaldamento anche perché
l’umidità della casa incrementa la sensazione di freddo. Il buio delle case,
a Novembre la notte arriva presto, in Piemonte verso le 17, ed il chiaro
verso le 8, risultano 9 ore lavorative al “chiaro”, ed il lavoro è tanto. Nel
Polesine, anno ’51 se non erriamo, le terre erano sotto il livello del fiume e
pertanto l’acqua, formando un lago, era stabilmente ferma ai piani terreni
costringendo gli abitanti alla emigrazione. Negli altri casi che tratteremo
le case erano costruite a livello dell’acqua e pertanto passata la piena gli
edifici erano “abitabili”. Per la verità non tutti in quanto alcuni sventrati
dalla furia dell’acqua ed altri perché posizionati nella “bassa”, terreni sotto
il livello del letto del fiume. Qui erano concentrate prioritariamente le attività dei VVFF ma le esigenze erano tali da favorire lo sciacallaggio di alcune imprese private con i mezzi di spurgo. Rammentiamo lite per interventi nel 1994, pagati a cifre esose che, all’infamia non c’è limite, dirottavano l’acqua a valle in fogne intasate che riversavano fuori allagando
nuovamente le case a valle; nuova commessa assicurata per l’impresa. Per
fortuna i volontari veneti, glorioso Corpo Alpino, arrivavano sul posto con
le proprie motopompe e da esperti svuotavano dapprima le fogne e relativi
scarichi a fiume consentendo così il deflusso delle acque. In realtà la pre94
La patente di guida per la casa
P. Artusio
senza di fango e melma tendevano ad otturare subito tutti gli scarichi; pareva una fatica di Sisifo! Anche in questi casi sono stati utili le esperienze
del paese natio. Per sgomberare la neve dalle strade in pendenza si scavava nel manto di neve a centro strada un canale sino ad uno scarico a fiume.
Poi dalle case poste più in alto della borgata si immetteva acqua che veicolava a valle la neve che gli abitanti gettavano a palate. Anche in questo
caso l’acqua sollecitata malamente da cariche improprie tendeva a rifiutare le curve e fuoriuscendo allagava le cantine limitrofe. In parole povere
occorreva “governare il fenomeno” per tutta la lunghezza del tracciato ed
un “arbitro” verificava in continuo la capacità di smaltimento del torrente
e decideva la quantità che gli uomini, a monte, potevano smaltire. In analogia, passata la piena alluvionale, la naturale portata del fiume doveva essere rispettata a costo di accumulare fango e detriti in zone lontane per
successiva rimozione forzata. Le pratiche operative, decalogo diffuso
all’epoca, potrebbero non interessarvi e vi auguriamo che non siate mai
coinvolti, ma soffermarsi su alcuni punti può essere utile.
La prevenzione.
Rammentate che l’acqua non scorre solo in discesa. E’ sufficiente una piccola diga formata da tronchi e detriti e il livello dell’alveo sale. Salirà a dismisura, se tante piccole dighe, ostruzioni momentanee, cederanno simultaneamente per l’eccessiva pressione esercitata dall’acqua provocando ondate, in salita, distruttive. Tale caso l’abbiamo constatato nel primo intervento a Valle Mosso (BI) ove le industrie manifatturiere tessili erano posizionate decine di metri più alte rispetto al livello torrente incanalato tra rive scoscese. Increduli attuavamo interventi mirati, lo smontaggio ed il nettamento di telai di manifattura raggiunti “solo” dalle ondate in salita. Il
limo trascinato dall’ondata si era infilato anche in zone “stagne” quali scatole ingranaggi, “il cambio” per le macchine utensili. In tal caso lo sradicamento di alberi contigui al fiume ne è stato la causa principale. Ma si è
constatato anche che alcune case costituite sulle pendici avevano i muri
dei terrapieno a monte non concatenati con i muretti laterali i primi a scivolare a valle ad ostruire i corsi d’acqua.
Le tecniche di costruzione tipo pilone seggiovie, le fondazioni si incuneano nel terreno a monte ed il relativo peso impedisce il ribaltamento, erano
state dimenticate. Nel caso citato non era il disboscamento, causa sempre
citata dai Verdi, ma la bassa valutazione dei pericoli di posizionare azien95
La patente di guida per la casa
P. Artusio
de, grosse utilizzatrici d’acqua, vicine a torrenti forse non sufficientemente manutentati, taglio piante endemiche delle rive, creazione di bacini di
sfogo ecc.. Essendo il fenomeno delle inondazioni ciclico ma non a data
stabilita viene dimenticata la manutenzione preventiva. Il passaggio poi,
dal riscaldamento a legna a quello da derivati del petrolio ha limitato il bisogno di cercare legna, gli endemici frassino ed ontano dei corsi d’acqua
montani ed il recupero dei tronchi trascinati dall’acqua nei terreni esondati. Era una pulizia gratuita degli alvei ambita dai valligiani ora convertiti
alla comodità di stufe a pellet proveniente, un controsenso, dall’Austria o
Russia. Qualche ripensamento sarebbe salutare. Non escludiamo che
l’aumento vertiginoso dei costi energetici ci costringa ad anticipare il rinsavimento ottenendo pertanto una ”prevenzione” obbligata.
P.S. Ai cittadini rivolgiamo l’invito ad esaminare l’intorno dei piloni dei
ponti, in qualsiasi stagione. Avranno modo di verificare che l’agevole asportazione, una gru è sufficiente, dei tronchi impigliati è rimandata nel
tempo. Questi intasamenti, limitati, costituiranno poi l’innesco ai guai
successivi ma si attende ...
Rinforzare o sfondare gli argini?
Premessa: i torrenti, recidivi nel tempo, nell’azione di straripamento hanno alvei che si sviluppano in decine di chilometri di lunghezza; il Po ne
percorre centinaia prima di arrivare nella “bassa”.
Proposta: invece di attendere ansiosi i livelli altimetrici o l’altezza “libera” sotto i ponti perché non si provocano “inondazioni governate”
sfondando argini e deviando l’acqua lungo il percorso? I costi di espropri, per pubblica utilità, sarebbero inferiori ai danni ed ai … morti; ino ltre bastano pale meccaniche ... ma devono essere disponibili, come per
lo sgombro neve, anche di notte e nei festivi, alluvione ’94 insegna ...
Per ritornare alla quotidianità il metodo delle inondazioni governate,
con paratie od occlusioni momentanee, è in uso da millenni in agricoltura per irrigare i campi …
L’ACQUA DI CASA: la potabile
Manutenzione … dell’acqua: i nemici.
Viene attinta ed utilizzata in loco, lavello/sanitari/caldaia, mediante rubinetti posti lungo l’impianto di adduzione; tali apparati richiederanno manutenzione periodica.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
I nemici.
Sono la tipologia dell’acqua con i suoi gradi di durezza e le impurità meccaniche. Non tratteremo della durezza in quanto non ritenuta di carattere
universale mentre invece quanto di solido trasporta l’acqua interessa tutta
l’utenza. E se come San Tommaso, vogliamo accertarcene di persona è
sufficiente smontare un dosatore di flusso, aeratore, posto sul beccuccio di
un rubinetto di ultima generazione, quelli con leva monocomando; constaterete pallini, sabbia ed altro.
I danni ai sistemi di chiusura.
Citiamo chiusura in quanto è il requisito più facilmente riscontrabile; il
rubinetto non chiude o gocciola. Tutte queste impurità danneggiano le
guarnizioni siano esse in gomma o a dischi in ceramica per monocomando. I rubinetti tradizionali risentono anche della mano “pesante” di chi li
aziona riducendo la vita delle guarnizioni ed il gruppo vite/madrevite che
consente l’apertura e chiusura in modo graduale. Infatti si tende a forzare
il comando a ghiera con la speranza che cessi subito il gocciolio. In realtà
questo cessa da solo dopo lo svuotamento acqua residua; quello relativo
ad un lavello cesserà più tardi in quanto il beccuccio è più lungo e pertanto
più distante dalla zona di chiusura. É quindi buona norma attendere che la
guarnizione si assesti e che l’acqua residua venga smaltita. Ma non è sufficiente; occorre infatti eliminare gli sfridi, la sabbia e terra che l’acqua
trascina.
Il fenomeno è accentuato in occasione di interventi sul vostro impianto idrico, con sfridi di lavorazione e dell’acquedotto municipale sottoposto a
riparazioni. In analogia all’industria, che deve salvaguardare costose apparecchiature, la soluzione del problema è il filtro. Può essere applicato centralmente, all’ingresso impianto idrico nell’alloggio o casa ed anche applicato singolarmente ai singoli rubinetti di attingimento. Vengono posti sul
circuito idrico in prossimità uscita acqua fredda e calda che raggiunge con
cannucce rigide i vari rubinetti. Otterrete vari vantaggi quali la singola
chiusura di un rubinetto su cui dovete intervenire. Non sarà più necessario
“chiudere” centralmente l’acqua, avete un filtro dedicato; si denominano
infatti “rubinetti filtro”, ed avrete l’occasione di sostituire il flessibile con
una più sicura cannuccia rigida.( Fatevi illustrare come pulire i filtri che
alcuni idraulici tolgono in fase di montaggio per non avere la grana di essere richiamati per gli intasamenti degli stessi. Avrete modo di appurare
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
che anche gli interventi sulle condotta municipale non generano solo acqua “marrone” ma anche terra, calcare e sfridi). Ricordiamo che nel flessibile, anche quello appariscente con maglia metallica esterna che ne consente l’adattabilità a percorsi sinuosi, la condotta acqua avviene in un tubicino di gomma, posato all’interno. Cederà con il tempo per usura, dapprima quello più sollecitato dall’acqua calda con i danni che quasi tutti
conosciamo. Tutti questi filtri, dal centrale ai singoli, contribuiscono a ridurre il passaggio di impurità salvaguardando l’integrità delle guarnizioni
sia in gomma, per rubinetti vecchi, sia in dischi ceramici, nei nuovi monocomando. Alcuni filtri, esempio quello centrale, eliminano i fastidiosi e
dannosi colpi d’ariete. Sono quei colpi che avvertite quando riprende a
scorrere l’acqua bloccata dapprima per interventi sulla condotta.
Filtro centrale e sua manutenzione.
Si tratta infatti di un grosso bicchiere, trasparente, in cui è immersa una
matassa di fili, calza tessile, attraverso cui passa l’acqua depositando le
impurità. Il “fine vita”, dopo mesi/anni di funzionamento, è a vista. Il colore marroncino della calza tessile e le impurità depositate sul fondo del
bicchiere sono il segnale di richiesta di sostituzione.
P.S. le etichette già citate con gli estremi dei ricambi, poste nei pressi, vi
tornerebbero utili.
La caldaia ed i filtri.
Verrebbe da pensare che in considerazione del fatto che le caldaie hanno il
circuito acqua sigillato, e quindi sia sempre la stessa acqua a circolare
nell’impianto, non ci siano particolari esigenze in merito. In realtà non è
così: il circuito sigillato necessita di rabbocchi, almeno a livello annuale, e
l’acqua sanitaria, quella che attinge come calda, è sempre “nuova”. Ne
consegue pertanto l’esigenza di salvaguardare i congegni, delicati, di tale
apparato. Le moderne caldaie hanno un filtro all’ingresso acqua fredda ma
non è sempre sufficiente e per di più si constata che quasi mai tale filtro
sia oggetto di pulizia periodica in occasione della revisione annuale caldaia. Il consiglio è quello di posizionare un filtro dedicato di quelli precedentemente descritti a calza tessile che consente l’analisi a vista.
Segnali premonitori di intasamento filtri sono il ridotto deflusso acqua, carente pressione d’uscita acqua sino al mancato funzionamento caldaia per
l’acqua sanitaria.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Infatti il dispositivo di accensione dei relativi bruciatori è azionato dalla
variazione pressione acqua in entrata; qualora la differenza di pressione tra
rubinetto chiuso a rubinetto aperto fosse minima il dispositivo non reagirebbe e quindi non azionerebbe il bruciatore della caldaia per la produzione di acqua calda. Del fenomeno ve ne accorgerete in modo graduale; è un
promemoria della mancata pulizia filtri. Anche la ridotta erogazione acqua
è un segnale di esigenza pulizia filtri. Iniziate a pulire gli aeratori di flusso
sui beccucci dei rubinetti.
Ripetiamo il consiglio riportato per la chiusura rubinetto; quando ci sono
guarnizioni in gomma, è anche il caso dell’aeratore di flusso, non usate attrezzi ma la semplice mano; vi sarà facile smontare, sempre a mano, per la
pulizia periodica.
Le pinze, anche quelle da idraulico, non vanno usate; utilizzate invece le
chiavi rigide, fisse, che hanno presa sicura e leva proporzionata alle dimensioni del dado.
L’ACQUA ed il GELO
Nonostante l’incrementato riscaldamento terrestre le temperature invernali
raggiungono valori sottozero, a volte anche in Meridione in zone non vocate. Il gelo raggiunge le condotte idriche di casa provocando, se non esiste possibilità di espansione volumi assunti dalla congelazione dell’acqua,
rotture dei tubi nei punti deboli (iniziando dai flessibili…). Purtroppo, per
comodità, le condotte municipali e le nostre sono quasi a livello stradale e
pertanto soggette a fenomeni di gelo. Nei casi in cui l’acqua non scorra
per un certo lasso di tempo, è il caso della seconda casa, la temperatura di
freddo sottozero prolungato riesce a gelare l’acqua. Ne consegue che in un
fine settimana di mesi freddi non potremo abitare la seconda casa, con
l’auspicio di carenza danni. In verità esistono sistemi di accensione caldaie a distanza, tramite telefono o telefonino che di massima costituiscono
comodità quale quella di arrivare in una casa calda; valutate voi
l’applicazione dati gli elevati costi del dispositivo.
Qualche malizia.
Innanzitutto dovremmo verificare l’allaccio dal contatore alle nostre tubazioni interne.
Per le case cantinate si verifica che la condotta municipale sia situata in un
punto più elevato delle nostre tubazioni; ciò provoca una “sacca” di acqua
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
stagnante, vedi case inutilizzate, che nel tempo ghiaccerà. Inoltre le vecchie tubazioni in ferro od acciaio zincato facilitano, per il quasi nullo potere isolante, la formazione di ghiaccio. I rimedi pertanto consistono nel sostituire il pezzo di tubo che partendo dalla condotta municipale raggiunge
la saracinesca ed il relativo “polmone”, dispositivo contro le sovrappressioni occasionali dell’acquedotto. Il tubo dovrà essere in materiale diverso
dal ferro quale ad esempio rame isolato o multistrato e nell’occasione occorre sostituire le saracinesche a volantino con quelle a leva, più intuitive
e veloci, inserendo anche nel punto più basso della sacca citata un rubinetto di scarico dell’acqua residua. Anche un altro rubinetto di scarico
dell’intero impianto eliminerà tutti i problemi; ma l’acqua di scarico andrà
eliminata con secchi a mano e non lasciata cadere sui pavimenti della cantina procurandovi altri guai da umidità.
Se vi è faticoso potete lasciare i secchi pieni in cantina per svuotarli successivamente. Va da sè che questa operazione di scarico acqua
dall’impianto avrà maggior efficacia se lascerete aperti i rubinetti posizionati più in “alto” della condotta, in genere quelli del lavello e box doccia
dell’ultimo piano.
L’acqua “chiusa” in boiler / caldaie / cassette wc.
Iniziamo dal boiler elettrico.
E’ un apparato munito di isolamento termico per cui risente in misura minore il freddo. Ciò nonostante se noi dopo aver chiuso l’acqua centralizzata apriamo il rubinetto dell’acqua calda la poca acqua che uscirà creerà
spazio all’espansione eventuale ghiaccio. Anche i rubinetti lasciati aperti
aiutano. Nelle case di montagna i boiler vengono dotati, a richiesta, di rubinetti di scarico ma da esperienze sino a temperature esterne, occasionali,
di circa meno 10°C tali aggiunte non sono necessarie. Invece la pancia,“sacca, del flessibile di adduzione facilita il ghiaccio. Lo ripetiamo tutti i flessibili vanno sostituiti con cannucce rigide ed in particolar modo
nelle case la cui dimora saltuaria non ci permette di intercettare subito la
rottura ed i conseguenti allagamenti.
La sacca d’acqua in ogni locale.
Iniziando dal bagno osserveremo che il punto più basso di attingimento
acqua è quello della vasca o bidet. Anche in questo l’apertura dei rubinetti
darà sfogo all’acqua residua. Un consiglio per evitarvi le critiche del co100
La patente di guida per la casa
P. Artusio
niuge: sotto qualsiasi rubinetto lasciato aperto, in fase di “chiusura casa”,
va posto un panno di spugna il più esteso possibile per evitare macchie di
ruggine ed aloni antiestetici su smalti vasca o ceramiche lavello.
Le vaschette per WC.
Sconsigliamo di svuotarle; si deteriorano i meccanismi e le guarnizioni.
Aggiungete invece poche gocce di alcool denaturato (l’antigelo provoca
morchie).
Qualora invece abbiate vaschette in ghisa, montate sino agli anni ’50 ma
ancora funzionanti dopo ≈60 anni, vale lo stesso consiglio. Sono invece da
sostituire le vaschette in plastica non isolate internamente, anni ’60-’80;
con il tempo la plastica si fessura e si spacca procurandovi guai ed allagamenti. L’anomalia è frequente nelle seconde case. Rammentiamo che il
trascorrere del tempo costituisce usura. Il mancato o limitato utilizzo delle
case vacanza non sempre allunga la vita degli apparati. Confrontatevi con
l’uso sporadico dell’auto e le grane derivanti!
Le caldaie ed il gelo.
Nelle case vecchie o nelle località prive di condotte del gas funzionano
caldaie a gasolio o a legna con impianto termico con vaso di espansione, e
rabbocco, situato in un punto più elevato della condotta termica. In genere
è già stato utilizzato per “riempire” l’impianto con anticongelante, tale e
quale il radiatore della vostra auto. Se invece ciò non vi è noto, per il nuovo l’acquisto o eredità casa, dovrete farlo appurare dal tecnico caldaie; qui
infatti non occorrono poche gocce ma decine di litri di anticongelante. E’
sempre bene essere informati per prevenire danni futuri.
Le caldaie a circuito chiuso.
Nel caso di gelo hanno grossissimi problemi. Il primo è che l’acqua interna non è del tipo anticongelante e neanche si può far diventare tale.
L’unica soluzione, insita nella progettazione, è il dispositivo di funzionamento, al minimo, per evitare temperatura di anticongelamento; in genere
tale dispositivo impedisce di scendere sotto i 5°÷7°C. Ma ... costa mantenere a vuoto, senza utilizzo dell’edificio in genere seconda casa, il funzionamento della caldaia. Per di più richiede l’allaccio continuo alla corrente
elettrica ed inoltre non si riscontrano garanzie sull’efficacia dei sistemi. É
sufficiente un calo di pressione nella rete di adduzione del gas, una tempo101
La patente di guida per la casa
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ranea sospensione dell’energia elettrica e ... la caldaia si spegne. Per la verità esistono allarmi telefonici, del tipo degli antifurti, che vi avvisano.
Dovete quindi sperare che l’impiantista abbia posto in essere tutte le malizie del caso; ma se voi avete voluto la caldaia sul balcone, luogo notoriamente con temperatura uguale a quella esterna preparatevi agli inevitabili
guai. Per conoscenza gli interni casa hanno un ∆t, favorevole, di ≈5°/10°c
a seconda del tipo di isolamento termico adottato.
Rammentatevi dell’equilibrio naturale delle cose: qualora il sottozero persista nel tempo, il ∆t della casa tenderà a zero e pertanto la temperatura interna ed esterna coincideranno.
TUBI IDRICI
Il percorso dell’acqua nei tubi.
Tra le pareti domestiche la disponibilità di acqua potabile ed il riscaldamento centralizzato sono conquiste “recenti”. Le tubazioni, originariamente in piombo, distribuivano l’acqua ai locali posti nelle adiacenze delle colonne di adduzione. Queste ultime erano posizionate, di massima, nei vani
scala da cui si diramavano, con percorsi limitati, alle utenze. Tale tecnica
fu poi adottata anche per il riscaldamento. Dalla cantine, luogo di istallazione caldaie, partivano le colonne cui erano collegati i radiatori posti a
limitata distanza. I tubi erano adiacenti ai muri maestri e posizionati a vista come pure i radiatori. Si evitava così di “spaccare” pavimentazioni, si
godeva del calore dei tubi e cosa non secondaria si limitavano i costi impiantistici. La “circolazione naturale” dell’acqua riscaldata poteva raggiungere tutti i radiatori posti sul percorso.
In seguito l’aumentata richiesta di comfort specie per i locali “distanti”
dalle colonne fu resa possibile dall’introduzione di pompe che “spingevano” l’acqua a raggiungere radiatori posti a lunghe diramazioni. I tubi erano sotto pavimento e murati sulle pareti. Iniziarono così i guai e gli elevatissimi costi di ripristino manutentivo dapprima citati. E’ ovvio pensare
che tubazioni a vista, che ancora vedete nei palazzi storici del centro, evidenziassero subito eventuali anomalie con facili interventi di ripristino.
Non altrettanto dicasi dei “moderni” impianti con tubi annegati nel cemento magari adiacenti a cavi elettrici e relative correnti vaganti. A ciò aggiungasi che non sempre i materiali erano/ sono di prima qualità.
Senza giungere all’utilizzo dei pregiatissimi acciai svedesi, quasi privi di
zolfo, il mercato offriva validi acciai tedeschi, miniere della Ruhr, tra cui
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La patente di guida per la casa
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il capostipite Mannesmann, tubo ottenuto dal pieno e quindi privo di saldature.
I nostri endemici, a parte eccezioni, provenivano da minerali non pregiati
e per di più ottenuti con elevata componente di materiali ferrosi di recupero postbellico. La situazione odierna non è mutata, anzi! L’aumentata richiesta dei paesi emergenti, Cina ed India, riduce la già limitata disponibilità europea. Ed è in questo “clima” che si stanno sviluppando “surrogati”,
dalle tubazioni in “plastica” ai multistrato. La durata, nel tempo, di tali
prodotti è ancora ignota.
Una soluzione a nostro avviso, e per ora futuribile, sarà nell’abban-dono
del tradizionale riscaldamento ad acqua calda a favore di quello elettrico
ma qui il discorso si fa lungo.
Rimarchiamo solamente che mentre i popoli nordici hanno elevate percentuali di energie alternative i nostri politici ragionano come certi condomini… rimandano.
UMIDITA’
Anche in questo caso si tratta di un dato relativo (umidità relativa).
Esaminiamo il fenomeno umidità.
Riferendoci alla quotidianità analizziamo, ad esempio, i panni lavati e
esposti per l’asciugatura. Nei casi di mancanza di vento o del sole occorreranno metodi forzati e costosi quali l’esposizione a fonti di calore e
ventilazione. In analogia un manufatto edile umido non asciugherà mai,
ripetiamo mai, con semplice ausilio di prodotti, più o meno chimici, lodati quali risolutori dell’umidità. Soppesate ancora un lenzuolo bagnato e
ripiegato messo ad asciugare. Anche sotto il solleone l’asciugatura non
raggiungerà gli strati interni! L’analogia con gli strati interni di un muro
è evidente. Per operare correttamente occorre infatti “stendere” i panni
dispiegati in modo da consentire all’aria ed al calore di raggiungere “tutte” le superfici. Purtroppo non potrete “stendere” il muro umido e per di
più con acqua di risalita per capillarità o parziale immersione, potrete però operare affinché l’umidità relativa non raggiunga valori dannosi
all’integrità e funzionalità del manufatto. Soppesate, ad esempio, che un
albero ad alto fusto posto nelle vicinanze trattiene centinaia di litri
d’acqua nelle sue radici che cederà, al variare degli agenti atmosferici,
nel terreno circostante e quindi anche alla casa adiacente. Non frainten103
La patente di guida per la casa
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deteci; siamo ecologisti convinti ma ogni cosa va posizionata “al suo posto”, vedi capitolo sul verde. In misura maggiore agli alberi pesano le
operazioni preventive per evitare che l’acqua “ristagni” nelle adiacenze
dei manufatti edili. Ad esempio si constata che case collinari, montane o
semplicemente poste su un pendio hanno la parte rivolta a monte con canaline di scarico che scorrono parallele al fabbricato sia nel retro a monte
che nelle facciate laterali. Il brusco cambio direzionale, da percorso diretto alla massima pendenza alla svolta a 90 gradi provocherà fuoriuscita di
acqua in curva, stramazzi ed un rallentamento della velocità di deflusso
con ristagni in zona, i muri del terreno. Nel caso citato occorre canalizzare l’acqua più a monte e suddividerla almeno in due tronconi inclinati,
uno per lato edificio, che ne riducano la velocità e portata e cosa principale non colpiscano l’ostacolo, la casa, fermandosi in zona. Nel capitolo
alluvioni abbiamo approfondito ma ribadiamo il concetto: qualsiasi agente atmosferico ed i suoi frutti devono “sostare” il meno possibile in zona
edificata.
L’acqua, sotto forma di vapore o peggio di condensa altera l’aria circostante, della casa, influendo sul nostro benessere. Constatiamo che man
mano ci allontaniamo dal piano cantina o terreno, qualora essa manchi,
cessa la sensazione di malessere. Se ne deduce che la casa è una spugna
che assorbe l’acqua, umidità, sottostante le fondamenta. La sua azione di
assorbimento diminuisce man mano che l’aria circostante e l’aumento di
temperatura e l’esposizione dei piani sovrastanti asciuga l’eventuale umidità annullando la spinta di risalita dal basso. Se volete una conferma immergete un mattone in una bacinella d’acqua sino a completo imbibimento
(saturazione) e poi trasportatelo ai piani superiori; ora verificate con l’uso
di una bilancia i tempi di asciugamento. Rifate l’operazione rimanendo
però in cantina; in questo caso la perdita del contenuto d’acqua sarà ciclica, tenderà ad asciugarsi di giorno ma di notte riprenderà i valori originali
sino al raggiungimento di equilibrio con l’umidità circostante. Molte notizie di seguito riportate sono derivate da esperienze di ingegneri romani,
specialisti del settore, incontrati in una basilica secolare in risanamento. I
fenomeni saranno maggiormente “pesanti” se aggravati da tempo piovoso
o situazioni endemiche, queste ultime prive di speranza migliorativa. Ad
esempio se la vostra casa si trova in contiguità con altri edifici umidi e
peggio disabitati l’umidità risalirà anche ai piani alti ed è anche per questo
motivo che i nostri vecchi avevano le camere ai piani superiori che, in o104
La patente di guida per la casa
P. Artusio
gni caso erano e sono più salubri. Si evidenzia che i nemici dell’umidità
sono la traspiranza e la temperatura oltre che primariamente al luogo di
costruzione casa. Qualora siate su una falda acquifera, se la zona è piovosa
ed il sito di costruzione non è idoneo il tempo amalgamerà la casa alla zona in cui è collocata. E’ l’equilibrio naturale delle cose.
Anche la casa sulla cascata di un famosissimo architetto sta mostrando i
suoi limiti. Il tempo, alla lunga, vince le sfide!
Rammentiamo inoltre che i prodotti “moderni” utilizzati nelle costruzioni
hanno superfici indurite, quali piastrelle ed intonaci, che impediscono la
naturale traspiranza virtù insita nelle vecchie mattonelle di cotto e negli
intonaci a calce.
Rimedi correttivi.
Qualora possano essere attuati, una corrente d’aria, anche forzata e il riscaldamento zonale anch’esso da fonti energetiche suppletive, consente
una riduzione del fenomeno; citiamo il riscaldamento a zoccolino. Richiedono però il funzionamento in continuo ...
Rimedi naturali a basso costo.
Possiamo provocare una maggior traspirazione sia mettendo a nudo la muratura, su entrambi i lati contrapposti, per un’altezza superiore di quella
visivamente evidenziata dalle anomalie sui muri. Il “denudamento” dei
muri evidenzia in specie sulla parte esterna all’edificio, agglomerati, pietre, mattoni irregolari ed antiestetici per cui saremo tentati, complice le
critiche dei più ad iniziare dal coniuge, di “rivestire” la parte denudata.
Altro modo è il cercare di provocare una ventilazione naturale del tipo effetto camino, un condotto d’aria che dalla cantina raggiunge il lato sud del
tetto. Ciò non è sempre possibile ed anche i tentativi di condotta forzata
esterna, in similitudine alla posa di tubi evacuazione fumi, non danno i risultati sperati per la formazione di condensa nei condotti in specie nel periodo autunno/ inverno.
Cosa offre il mercato?
La pubblicità sollecita l’acquisto di molteplici prodotti; ultimamente, per
fortuna, si sente parlare di “intonaci traspiranti”, saranno però tali sino al
completo assorbimento di nuova umidità. Ripetiamo che la casa istante
per istante, ora per ora, anno per anno tende a raggiungere l’equilibrio
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
precedentemente citato. A proposito di citazioni, la classica “ la goccia
scava la pietra” è indicativa sul fatto che il tempo non si può fermare a
piacere ed anche una azione insignificante è dannosa. Ritornando al rimedio di specifici intonaci non annullate i vantaggi apponendovi sopra pitture anche se dichiarate traspiranti.
Cosa evitare?
Le pazzie di certe tecniche che vi propongono il taglio muro con inserimento di lamine bloccanti la risalita umidità. Purtroppo l’avvento di abrasivi diamantati (sono formati da diamanti sintetici che si ottengono sottoponendo ad altissime pressioni e temperature il carbonio) consente il taglio di qualsiasi materiale di durezza inferiore. E’ ovvio che simile tecnica
mina l’integrità della struttura che alla prima imprevista sollecitazione,
leggera scossa di terremoto di origine sussultante, collassa. Altra tecnica
negativa è l’impermeabilizzazione della parte malata con fissativi, come è
ovvio l’umidità risalirà ancora più in alto per i motivi di equilibrio.
Sono anche da evitare tecniche del tipo invasivo, ed altre con
l’inserimento di prodotti atti a consolidare le parti e creare una barriera alla spinta di risalita provocheranno un forzato deflusso e ristagno
dell’umidità nella parte sottostante sino all’ammaloramento della struttura
sottostante che, “guarda caso”, costituisce le fondamenta della casa. Ripetiamo: se non provochiamo aerazione ed incrementiamo la temperatura
nella zona “sorgente” il fenomeno perdurerà. Purtroppo ciò non coincide
con le esigenze dell’abitante edificio che vuole anche una cantina buia,
fresca ed areata per la conservazione delle derrate alimentari, il vino in
primis, ma non è detto che tutte le case possano avere tale privilegio. Si
verificano anche casi in cui le grane siamo andati a cercarcele. Oltre al caso citato di danni indotti da pavimentazioni improprie delle cantine, dal
battuto di terra si è passati alla piastrellatura o cementificazione. (Vedi pavimenti, mattonelle e lastre di pietra). Si annoverano casi in cui certi pozzi
presenti sono stati riempiti di macerie per cui si è alzato il livello d’acqua
rispetto ai pavimenti. Quando non si potevano eseguire pozzi all’esterno
in quanto l’edificio era parte di un agglomerato di case e nelle adiacenze
scorreva una sorgente d’acqua, ruscello o fiume, i nostri progenitori realizzavano nell’interno cantina un pozzo di estrazione dell’acqua la cui
funzione sarebbe poi cessata con la distribuzione acqua mediante gli acquedotti municipali. E’ da quei tempi che i privati hanno pensato di disfar106
La patente di guida per la casa
P. Artusio
si delle macerie di qualsiasi lavoro gettandole nel pozzo e creando la nuova anomalia.
Il pozzo perdente.
Anche chi non aveva il pozzo conosceva i pericoli di allagamenti in cantine di case poste in montagna o semplicemente su un pendio; volte bastava
un acquazzone a provocare i guai.
Una tecnica, dimenticata, è quella di creare buchi profondi con tecniche
tradizionali atti a contenere, assorbire e successivamente smaltire in strati
più profondi l’acqua consentendo una più rapida asciugatura. Ecco tale
tecnica, il pozzo perdente, può ancora oggi essere utilizzata per abbassare
il punto d’attacco dell’umidità.
Gli interventi edili e l’umidità residua.
A proposito di abitabilità dobbiamo ricordarci che la casa, sia nuova che
ristrutturata, pur essendo costruita in massima parte di materiali inerti, che
non mutano nel tempo, è “piena” di leganti, cementi, adesivi e di prodotti
chimici, solventi, diluenti, resine e non ultimo l’acqua presente come umidità residua in tutti i muri, soffitti, pavimenti. In pratica il fenomeno interessa ogni locale. Per le esalazioni dei prodotti chimici i tempi di riduzione, a valori accettabili, possono variare, settimane/mesi da ultimazione costruzione) per l’umidità invece…
Misure correttive per l’umidità latente.
Quando vi consegneranno le chiavi di casa, e quindi prima che voi
l’abitate fate la prova con un deumidificatore, si possono anche noleggiare. La presenza di acqua di risulta sarà indicatrice della salubrità ed effettiva abitabilità.
Altri rimedi.
Abbiamo citato l’efficacia, solo momentanea, pochi mesi/anni, della polvere di “pirimpimpina” il prodotto risanatore della pubblicità ma
l’esigenza di creare anche artificialmente, la funzione risanatrice dell’aria
e del calore citati. Un ambiente, ed è il caso degli scantinati, privo di circolazione d’aria genererà automaticamente l’accumulo di umidità risalente
dal suolo e/o proveniente dal terreno circondante le fondamenta. Anche la
catramatura e l’isolamento di tali pareti esterne dei muri di fondazione non
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
danno sufficienti garanzie. Noi dobbiamo operare per “fare circolare
l’aria”. Cosa non facile se in fase costruttiva non è stato previsto un condotto di evacuazione, sino al tetto, e altre prese d’aria che aiutano a generare l’aspirazione verso l’alto. E’ la differenza di temperatura e pressione
atmosferica che genera una corrente ascensionale dell’aria.
Anche l’attuazione di una camera d’aria, il vespaio, sotto edifici non cantinati non ha successo senza l’aspirazione verso il tetto. In pochi mesi, in
mancanza dell’aspirazione dell’aria avremo un equilibrio di umidità permanente e ristagnante sotto i pavimenti dell’edificio. Non sono rimedi facili da attuare ma qualche raro specialista del settore potrà giudicare endemico o risolubile problema dell’umidità di casa vostra, forse dovremo
richiedere la consulenza di un tecnico della ventilazione delle miniere sotto suolo.
Nel frattempo voi praticate bocchette di aerazione nella porte di accesso
alle cantine ed assicuratevi che le finestre che si affacciano al livello terra
siano sempre ben aperte (anche in inverno non c’è alcun pericolo di gelo
nelle case abitate).
Umidità e condensa.
Noi tendiamo a coprire, nascondere, con vernici le relative magagne. Va
da sé che il problema condensa rivela una anomalia di ventilazione, in bagni e cucine, e/o di costruzione, punto freddo o ponte termico, in altri ambienti. Se non lo ritenete una anomalia endemica procedete come accenneremo. Evitate i prodotti vernicianti con antimuffa. Ritorniamo al problema
della salubrità. Ha senso dare un prodotto “chimico” su circa 50 mq. di
superficie, valore pareti di un locale medio, quando la zona interessata è
inferiore a 0,5 mq.? Un rimedio efficace e poco costoso per l’asportazione
macchie è la classica candeggina (ipoclorito di sodio). Proteggete i pavimenti sottostanti, e con particolare cura quelli in legno, e tamponando con
spugna o pennello di volta in volta immerso in acqua e nettato otterrete
una parete pulita che lasciata asciugare vi consentirà, dopo alcuni giorni,
la “pittura” rigorosamente traspirante. Può succedere di dover ripetere
l’operazione di pulizia nei giorni successivi. Rammentiamo che tutte le
operazioni che si effettuano con prodotti chimici, nel nostro caso candeggina ed i diluenti di pittura, richiedono una aerazione dei locali sia durante
che dopo l’applicazione per l’evacuazione dei vapori dannosi unitamente
ad indumenti protettivi, guanti e mascherine apposite munite di filtri.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Macchie di umidità: si distinguono dalle precedenti per la presenza di infiorescenze ed il colore giallastro/ocra/marrone, anziché grigio/nero. Sono
sinonimo di perdita acqua. Prima di iniziare a bisticciare con i vicini, presunti responsabili, assicuriamoci se la perdita evidenziata prosegue nel
tempo. Operate come precedentemente descritto e dopo alcuni giorni posizionate un pezzo di nastro di carta, quello cosiddetto di mascheratura;
l’eventuale distacco e/o raggrinzimento evidenzia la persistenza del fenomeno. Ora finalmente potete iniziare a parlarne pragmaticamente con il
vicino meglio se lo farete assistere di persona alla ripetizione del test che
lo coinvolgerà; i fatti contano più delle parole…
La “neve” sui muri: i salnitri.
Talvolta sui muri esterni di case vecchie compare una lanuggine bianca
simile a neve o cotone.
Si tratta di “salnitro”, nitrato di potassio, proveniente da residui organici di
animali, da stalle-pascoli o da sabbie, della malta, non lavate ed inquinate.
Non esistono rimedi facili e definitivi; valgono alcune norme citate per
l’umidità e cioè i rifacimenti periodici degli intonaci. Rammentate che è il
potassio è un prodotto chimico aggressivo, intacca i metalli dei serramenti,
ed è esplosivo come noi ragazzini sapevamo bene facendo saltare le relative pastiglie con un secco colpo di tacco. A volte l’operazione danneggiava le scarpe con le conseguenti ripercussioni, termine appropriato, dei
genitori.
LE ACQUE DI SCARICO: I REFLUI
Acque bianche e acque nere ovvero le acque non meteoriche
Si tratta della suddivisione delle acque di scarico (reflue) in funzione della
loro provenienza. A titolo esemplificativo sono bianche le meteoriche
provenienti cioè da pioggia/grandine/neve e sanitarie varie. Sono nere
quelle provenienti dagli scarichi dei gabinetti (WC). Il costruttore
dell’edificio ha provveduto a circuiti separati ma l’inciviltà, ed a volte
l’ignoranza di normative, è il caso dell’applicazione di trituratori di rifiuti
sotto lavello vi potrebbero causare problemi. Il più comune è
l’intasamento con la necessità di intervento meccanico di spurgo, operazione disgustosa e pertanto costosa.
Iniziamo da quelle di casa. In casa circolano acque, forzate da condotte,
che servono per uso alimentare, pulizia e per veicolare lo sporco. Com109
La patente di guida per la casa
P. Artusio
prendono le sanitarie, scarichi di lavandini, lavatrici ecc., dette “acque
bianche” da cui fogna bianca e quelle nere della tazza del water, dette fogna nera. I problemi sono noti a chi ha richiesto tali interventi di spurgo
per risoluzione anomalie. Potrete ridurre od eliminare tali costi a condizione di conoscenza preventiva sul come operare.
Iniziando dalla fogna nera un metodo virtuoso consiste nell’utilizzare
correttamente i condotti. Nessun scarico improprio di lavatrici e simili.
Il calore delle acque di scarico può deformare i condotti; nelle case vecchie i tubi erano e sono in gres vetrificato o comunque rigidi, ed i residui saponosi si ancorano nelle giunzioni, specie nei moderni tubi in plastica nera, sino ad occludere l’intero foro di scarico. Anche la scelta della carta igienica va rivolta a prodotti di rapida, si fa per dire, biodegradabilità.
Fate una prova immergendone alcuni strappi in un contenitore d’acqua: deve rompersi a pezzettini quando cercherete di sollevarla dopo poche ore di
immersione. Da questa prova dedurrete che anche il “semplice” panno carta
da cucina o tovaglietta non vanno gettati nella tazza! Questa brutta consuetudine è il cruccio principale degli Autogrill e ristoranti situati a piano terra!
Altra pratica diffusa, ma dannosa, è quella di gettare nella tazza del water
avanzi di cucina per di più oleosi. Il consiglio, blando, è l’utilizzo periodico
di aceto tiepido e bicarbonato atto a sgrassare i condotti.
Le anomalie ed i rimedi.
Diametri tubi insufficienti, è il caso di case ampliate, inclinazioni di posa
insufficienti, posizioni “infelici” dello scarico rispetto ai collettori municipali con specifiche esigenze di pompe dedicate potrebbero essere un
male endemico. In tal caso vi costerà meno un contratto periodico di
spurgo e vi garantirà da imprevisti spiacevoli ed improvvisi.
ACQUE BIANCHE
Per le acque di casa, a volte la denominazione è eufemistica in specie per
quelle delle lavatrici.
A differenza di quelle nere abbiamo in casa un segnalatore di prossimo intasamento; si tratta di un contenitore (sifone a pavimento) in cui convergono i vari scarichi, lavello/ vasca da bagno/ bidet, prima di essere convogliati nel condotto di evacuazione acque bianche. In genere è situato in un
angolo del locale bagno ed è accessibile tramite un coperchio avvitato,
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La patente di guida per la casa
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previo smontaggio di una mostrina in acciaio inox che lo abbellisce e protegge dai prodotti di pulizia pavimento.
La prevenzione.
Senza “rubare” il mestiere agli idraulici soppesiamo il fatto che la scorrevolezza e la detergenza dell’acqua vengono alterate da qualsiasi “estraneo”
quale il deposito di residui saponosi. E’ intuitivo pensare che l’acqua rallenta
la sua velocità in corsa nei condotti con bassa pendenza mentre riprende il
ritmo quando la discesa è verticale. Ad aggravare il rallentamento ci sono
giunzioni improprie, ne parleremo nel capitolo tubi, e l’adesività dei residui
saponosi alle superfici di scorrimento.
Ne consegue che il punto intasato sarà in fine curva od in prossimità di
giunzione in zona di basso scorrimento.
Come abbiamo citato la biodegradabilità per la carta igienica maggiormente dovremmo adottarla nella scelta detersivi, e ciò anche per
l’inquinamento da essi provocato.
I rimedi di spurgo casalinghi.
Mutuando l’operato degli addetti allo spurgo rammentiamo che l’azione
meccanica, acqua in pressione ed eventuali scovoli, hanno la maggior efficacia e non incrementano i danni ecologici dei disotturanti chimici (tra
l’altro dannosi per l’impiantistica).
E’ la forza dell’acqua, pressione e velocità di erogazione il pulitore per
eccellenza; per accentuarne l’efficacia l’operazione va ripetuta periodicamente e con maggior frequenza nei lavelli da cucina e bagno ove agli agenti otturanti citati si aggiungono sfridi da cucina o da pulizia personale.
Anche il classico sturalavandini ha efficacia se sarete in due persone, come nel caso precedente, ad eseguire l’”operazione”. L’aspirazione, il risucchio, avviene solamente se vengono otturati provvisoriamente, es. con
uno straccio, e simultaneamente tutti i fori di carico presenti nel lavello,
dal foro di troppo pieno all’eventuale scarico gemello di lavello a due vasche. L’azione di risucchio sarà tale che tenderà a “disarcionare” il manufatto dai suoi ancoraggi. Pertanto agite gradatamente sino ad operazione
conclusa.
Qualora l’azione non porti frutti sufficienti occorrerà operare sui sifoni a
pavimento ma, in questo caso, necessita l’apporto di un addetto.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Le concause.
In analogia alla quotidianità la velocità di discesa all’acqua in un condotto
è rallentata anche dalla mancanza d’aria: la massa fa da tappo. E’ il caso
che constatiamo quando travasiamo un liquido, ad esempio con un imbuto,
in un recipiente. Qualora non lo sollevassimo dal collo del recipiente
l’acqua od il liquido rallenterebbero enormemente la velocità di discesa.
Osservate i movimenti del barista che vi versa la bibita in un bicchiere;
provocherà una spirale con un vortice interno. Otterrà pertanto una rapida
discesa del liquido.
Parimenti le nostre colonne di scarico, sia bianca che nera, dovrebbero
avere delle tubazioni di sfiato collegate e raggiungenti il tetto o comunque
oltre il punto più alto di scarico dell’edificio.
All’aumentata velocità di deflusso scarichi, e conseguenti minori intasamenti, si associa l’eliminazione della “puzza di gabinetto” avvertita con la
bassa pressione atmosferica.
Le case vecchie sono in genere prive di tali sfiati realizzabili comunque
ma in facciata esterna. Potrebbe essere l’occasione per realizzarci assieme
l’aerazione cantine.
La velocità di evacuazione.
Non ripetiamo quanto già accennato per l’acqua piovana ma qui abbiamo
l’aggravante che la velocità di fuga dell’acqua è rallentata da percorsi “in
salita” provocati da sifoni sulle condotte di scarico e da giunzioni, alcune
improprie, di tali tubazioni che facilitano l’adesione dei prodotti scaricati
specie residui saponosi. A ridurre la velocità dell’acqua, già bassa per le
limitate pendenze (una volta i bagni erano con pavimenti più alti della zona abitazione appunto per incrementare tale pendenza) si incontra un effetto tappo dovuto alla citata mancanza di colonne di sfiato.
Vedere anche corretto utilizzo dei materiali plastici.
COME RIDURRE I DANNI DA NEVE E GHIACCIO
SPECIE IN FASE DI DISGELO
La neve ristagnante e le temperature rigide generano umidità ristagnante
per lungo periodo ed in più “assicurano” fessurazioni di solette e conseguente infiltrazioni nei locali sottostanti a lastrici, terrazze o balze del tetto. Sono i casi più infidi in quanto d’abitudine guardiamo per terra e liberiamo passaggi di accesso scoprendo che il suolo si è “alzato” con rotture
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
varie di selciati ed asfalti che impediscono l’apertura di cancelli e box. La
prima regola è quella di facilitare di il deflusso acqua di scioglimento e,
come già citato per l’acqua, la neve non deve sostare su cornicioni, balze,
lastrici, balconi e contro i zoccoli facciate. Forse non immaginate che le
gronde ed i relativi tubi di scarico sono pieni di ghiaccio che impedisce lo
scolo che invece stramazza, a volte unito a pericolosi blocchi di neve, fuori dalle gronde o peggio, cerca la discesa da fessurazioni varie ed in alcuni
casi l’acqua va in salita a cercarsi una fuga (è il caso dei tetti). Operate
pertanto, senza rischiare incidenti, asportando o riducendo il ghiaccio in
primis dall’imbocco canali di gronda. Potete usare uno spezzone di tondini da armatura, o per i più tecnologici, dei cavi o tappetini scaldanti. Asportate provvisoriamente i funghi parafoglie che sono ostacolo in quanto
pieni di ghiaccio. Utile risulta la perforazione della neve, scivolata ed ostruente le gronde. Con una lunga canna, svettatoio o il citato tondino fate
dei buchi nei blocchi; il poco tepore invernale “inviterà” l’acqua a perforarne il ridotto manto sottostante incanalando l’acqua nei canali di gronda.
Con il senno del poi a Primavera procederete a piccole modifiche strutturali applicando paraneve, incrementando altezze converse, ponendo cavi
scaldanti ecc.. Rammentate che ciò che non avete a portata di vista, esempio la seconda casa, dovrà ricevere stesse cure da voi o da un vostro
incaricato.
Abbiamo trattato i rifiuti liquidi, ora trattiamo quelli solidi.
I RIFIUTI DOMESTICI … TRA IL DIRE ED IL FARE
Diamo sempre la colpa agli altri, per esempio alla politica. In genere ci si
azzecca!
È sufficiente annotare che gli inceneritori vengono pomposamente chiamati “termovalorizzatori” da cui si ricavano “certificati verdi”, leggere autorizzazione ad inquinare.
Ciò nonostante la colpa è anche nostra in quanto i rifiuti li produciamo noi
e non la politica.
Uno dei difetti innati nell’italiano è la pigrizia e tale anomalia aumenta dal
Nord al Sud acuita dal caldo che attenua certe virtù …
Esaminiamo pragmaticamente il fenomeno rifiuti:
- la quantità della loro “produzione” è funzione della nostra scelta di acquisto a monte
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
e
- dalla selezione dei materiali di risulta a valle dopo l’utilizzo.
La storia e l’evoluzione.
Dai primordi l’uomo smaltiva i rifiuti fuori casa ed in luoghi sempre più
distanti dall’abitazione.
Scoprì poi che “selezionando”, e qui interviene l’evoluzione, ne utilizzò
alcuni quali fertilizzanti o per utilizzi energetici (il fuoco) o ancora come
materiali da costruzione per le dimore. La tecnica è tuttora adottata nei paesi da noi detti sottosviluppati. Col tempo molti rifiuti smaltiti presentarono l’inconveniente della non biodegradabilità, e siamo al ventunesimo secolo, per cui la distanza di accumulo aumentò a dismisura in quanto emettevano aria fetida inquinando sia il terreno sia le falde acquifere; rammentiamo l’aforisma “non nel mio giardino …”.
I rimedi.
I rifiuti ideali, si fa per dire, dovrebbero essere: minuti, di materiale omogeneo (privi di elementi estranei quali coperchi in metallo su contenitori in
vetro/ tappi in plastica sulle bottiglie in pregiato pet dell’acqua minerale e
bibite/ prive di residui di olio o liquidi nelle scatolette/ punti metallici su
riviste e cartoni/fogli di polietilene per alimenti su carte da imballo alimenti per citare i più comuni) e…soprattutto secchi.
Quanto citato non è il nostro modo di procedere abituale e ritorniamo alla
nostra innata pigrizia. Tendiamo ad evitare la selezione pur conoscendo i
danni finali scandalizzandoci poi sulla gestione della “monnezza” mutata
di nome in ecologia dei rifiuti che propone gli “indispensabili” termo inceneritori, ma anche in questo caso” non nel mio giardino”.
Le cose da fare.
Mutare le abitudini, in primis. Non seguire il passato modo di operare:
chiuder bene i sacchetti della spazzatura per non vedere, e poi sentire, cosa
genera la miscellanea dei rifiuti immessi!
Evitare rifiuti bagnati o con merci che contengono acqua (verdure/avanzi di
alimenti/sfalci ad esempio) abitualmente detto umido. Risulta ovvio, anche
ai non chimici, che l’umido crea reazioni, la volgare puzza, e maggiormente, impedisce la selezione a valle. Il tutto finisce nel c.d.r. (combustibile da
rifiuti) e successive eco balle, termine azzeccato, da incenerire.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Le buone azioni della politica.
Sono tali la raccolta differenziata, la creazione degli ecocentri e consorzi
specifici di recupero, l’emanazioni di leggi (seppur tardive) per l’imballo e
lo smaltimento di rifiuti particolarmente inquinanti.
Il ”mea culpa”.
La nostra maggior colpa è quella di non conoscere, neppure, l’ubicazione
degli ecocentri e l’esistenza di tali normative! Pretendiamo poi la raccolta
differenziata porta a porta dimenticando la congestione del traffico ed i relativi costi. In verità si contano comuni virtuosi ma, dovremmo ritornare
sul discorso della latitudine Nord-Sud. Anche la Capitale non brilla in tal
campo forse anche per l’ignoranza dimostrata in tal campo da alcuni politici intervistati da una troupe satirica…
I rimedi.
Ginnastica e ripasso di matematica,fisica e chimica. Siamo fuori tema?
No! Per ginnastica o palestra intendiamo l’impiego di forza fisica per
strappare contenitori, scatole in cartone per ridurne il volume/ asportarne
la parte con nastrature o punti metallici (per i più deboli esistono utensili
taglienti, a volte troppo, quali le taglierine). Richiede sforzo anche la separazione di materiali accoppiati quali i fogli di polietilene dalla carta di
imballo per salumi, carne, pesce, formaggi. Così pure lo strappare la parte in plastica su cui si avvita il tappo dei contenitori latte e bibite varie.
Tra l’altro la separazione di tali rifiuti consente un agevole scolatura delle ultime gocce dei liquidi dapprima contenuti evitando il conferimento
di rifiuti umidi che funzionano da catalizzatore alterando tutto ciò che ne
viene a contatto.
Per fisica, chimica e matematica (meglio geometria dei solidi e topologia)
intendiamo lo sforzo mentale per capire dove agire quando si interviene su
di un oggetto voluminoso. Tra l’altro si imparano tante cose quali l’abilità
del produttore ad utilizzare un monomateriale e minor imballo facilitando
l’assemblaggio finale. Digressione: non ce vogliano certi docenti ma alcune materie sarebbero meno ostiche se suffragate da esempi pratici ed abituali!
Per chimica intendiamo la conoscenza, almeno basilare, dei vari materiali
che finiranno nei rifiuti e le alterazioni provocate dalla miscelazione di
componenti diversi, in realtà reazioni chimiche, innescate da liquidi in presenza di aria (reazione aerobica) od in sua assenza (reazione anaerobica).
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Non spaventatevi per i termini citati che, forse, potranno essere utili ai legislatori…
Rimarchiamo che tutti i “liquidi” rendono il rifiuto non selezionabile facilmente, per cui finiranno in discarica con tutti i guai citati.
Un po’ di tecnica.
La gestione ecologica dei rifiuti deve ricercare prioritariamente il recupero
di materiali riciclabili, in alta percentuale, per poterli miscelare con materiali vergini da reimmettere sul mercato. La raccolta differenziata agevola
tale destinazione ma, non ha ancora raggiunto, eufemismo, quanto le aziende, con i loro materiali di risulta, attuano da decine di anni per
l’economicità gestionale. Abbiamo già citato come dovrebbero essere conferiti i rifiuti ideali ma, la miscellanea tra di essi vanifica i vantaggi del riciclo e, peggio, può danneggiare i costosi sistemi dei recuperatori a valle.
La tecnica di selezione.
Se i rifiuti sono secchi possono essere posti su nastri trasportatori, sono
simili ai tappeti mobili pedonali, ove sensori ottici/dispositivi magnetici/ventilatori ed altri suddividono i materiali in funzione delle caratteristiche fisiche. Si può facilmente capire che, per gli elevati costi di funzionamento, la selezione è veloce e pertanto grossolana.
La bontà dei rifiuti, o meglio l’entità del riciclo, dipende dalla nostra selezione a monte.
Le priorità.
Sono correlate al potere inquinante: l’olio esausto di frittura/ le pile/le
lampade a risparmio (contengono mercurio) tanto per citarne alcuni sono i
rifiuti che provocano i maggiori disastri ed all’intrinseco risparmio energivoro per la produzione di nuova merce. L’alluminio delle lattine vale
decine di volte la lamiera in ferro delle scatolette. Anche il vetro è energivoro. Alcuni rifiuti hanno materiali pregiati: si spazia dal pet delle bottiglie per alimenti alle apparecchiature elettroniche che contengono argento
e metalli rari.
Le cose da non fare.
“Infilare” materiali speciali quali pirofile o piatti in melanina o in ceramica e lampadine fulminate nei rottami di vetro. Miscelare nella plastica tra116
La patente di guida per la casa
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dizionale, quella molliccia e pieghevole, la plastica rigida di un casco/ di
un giocattolo/ di un arnese da cucina. Vi domanderete se occorre essere un
tecnico per differenziare un rifiuto ma, nel dubbio inserite l’oggetto misterioso nell’indifferenziata. Nulla vieta di informarvi presso gli addetti agli
ecocentri.
Scelta oculata nell’acquisto dei prodotti.
Evitare confezioni con elevata percentuale di imballo correlata al contenuto; i peggiori in assoluto sono i blister (plastica pregiata che, protegge,
similmente ad una campana di vetro, prodotti anche di basso valore, ma
adagiati su cartoncino con pubblicità accattivante). Sovente non si riesce
a separare e suddividere i differenti materiali. Richiedete inoltre al vostro
macellaio di usare carta da imballo facilmente separabile. Quando acquistate certa frutta e verdura evitate gli imballi comperandola sfusa immettendola poi nella ormai famosa borsa ecologica. La carta igienica o quella per le fotocopie esistono in versione riciclata. Non acquistate bombolette spray, dalla schiuma da barba al deodorante: non sono riciclabili e,
peggio, se immesse nelle” lattine” costituiscono piccole “bombe” che
danneggiano i sistemi di recupero. Molti indumenti non necessitano del
lavaggio a secco (con acidi) in tintoria ma sono lavabili a casa nostra con
detersivi vegetali, la vecchia saponaria, che hanno il vantaggio di non irritare l’epidermide in specie femminile data l’abitudine di portare indumenti aderenti per esaltare le forme. E’ pur vero che i detersivi non sono
r.s.u., rifiuti solidi urbani, ma sia nella produzione che nello smaltimento
provocano enormi danni all’ecosistema. Avete mai pensato che l’utilizzo
di detersivi liquidi anziché in polvere richiede maggior energia per il trasporto unitamente ad un elevato impiego di confezioni in plastica da
smaltire? Vorremmo inoltre proporvi una riflessione: se i produttori, in
questo caso multinazionali, scrivono a chiare lettere che l’abuso di dosaggio può inquinare fiumi, laghi e mare come mai continuiamo imperterriti nelle cattive abitudini? Il fatto che ciò perseveri anche per il fumo
e l’alcol sta ad indicare che siamo plagiati mentalmente? Forse occorre
una meditazione con un grado di approfondimento più elevato di quello
attuato dai produttori nei nostri confronti, hanno iniziato con le soap opera, non sarà facile ma è un dovere. Un invito ai fumatori: le cicche, concentrato di nicotina/catrame/arsenico(forse) sono altamente inquinanti.
Vanno gettate, spente, nell’indifferenziata e non per terra o nel wc. Qui la
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politica è assolta in quanto predispone nelle aree di sosta bus appositi
contenitori poco utilizzati a giudicare da quante cicche sono per terra.
Rammentiamo che il loro dilavamento finirà in fogna, stranamente detta
bianca e poi depurata finirà nell’acqua da bere (informiamoci sui parametri di potabilizzazione adottati dalle varie municipalizzate). Forse, il ripasso del testo di Monsignor della Casa sarebbe efficace; non possiamo
sempre incolpare gli altri.
Il fare.
Selezioniamo in casa e poi, periodicamente consegniamo all’eco-centro;
miglioreremo la destinazione finale dei rifiuti.
Le buone notizie.
La crisi economica spinge verso un utilizzo ottimale delle risorse, anche i
rifiuti sono considerati tali. L’italica carenza di materie prime ci ha sempre
spinto ad un riutilizzo degli scarti. Come non ricordare che nel dopoguerra
i rottami di ferro, compresi quelli provenienti da ordigni bellici diede nuova vita (dalle bombe!) alla costruzione di attrezzi agricoli, mezzi d’opera e
trasporto e per le nuove abitazioni. Odiernamente i colossi Cina ed India
fanno incetta mondiale di rottami ferrosi e di apparecchiature elettroniche
obsolete gettate anche da noi.
Anche in Italia ci sono alcuni recuperatori; un industriale lombardo, da
questi ultimi rifiuti, ricava centinaia di chilogrammi di argento (sic!) ed altri materiali compreso l’oro caduto come sfrido su di un pavimento in legno mandatogli da una ditta orafa inglese. Ciò a conferma del detto volere
è potere. Per approfondimenti consultate i siti internet dei vari consorzi dei
recuperatori; il CONAI, imballaggi in genere ne comprende altri. Il sito
retenatura.it riporta quelli utili in campo domestico.
IL FUOCO, l’altro nemico
Il fuoco, un agente a volte “segreto”.E’ l’altro nemico prioritario unitamente all’acqua.
Come tale va tenuto in prigione, es. in caldaia, od osservato a vista se con
fiamma libera nella cucina a gas o caminetto “aperto”.
E’ estremamente pericoloso e se ci sfugge blocca il tempestivo raziocinio
a contrastarne la fuga.
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La mancanza di segnali preventivi.
Il pericolo è più subdolo, quando è nascosto dentro involucri quali i focolai ed i tubi. Sono pochi i segnali premonitori quali annerimenti ed il surriscaldamento dei tubi di evacuazione dei fumi specie nelle zone di innesto
alle murature, attraversamento solai ed i relativi depositi carboniosi visibili all’esterno dei comignoli sui tetti. Inoltre la mancata possibilità di vedere l’interno canna fumaria non ci permette di constatare l’avvenuto inserimento di canne flessibili improprie. Mancando i segnali premonitori occorre porre accuratezza nella gestione di apparecchi scaldanti, da cucina
ed all’uso di impianti elettrici fatiscenti, ed i conseguenti inneschi al fuoco
provocati da cortocircuiti.
In quest’ultimo caso, ed è frequentissimo negli impianti di illuminazione
della scale, delle cantine alimentatori antenne sui tetti delle case vecchie
sarebbe salutare l’applicazione di un interruttore automatico, quello che i
più denominano “salvavita”. Il dispositivo assolve egregiamente il compito di sentire la differenza, riscontrata a fronte di una qualsiasi dispersione
lungo il circuito elettrico servito, da cui il nome tecnico di “interruttore
magnetotermico differenziale”.
Qualora abbiate stufe portatili a fiamma o con resistenza ad incandescenza
eliminatele anche se costituissero l’unica fonte di calore di una seconda
casa. Ricordiamoci che un movimento incauto di un bambino o di un anziano e/o la caduta, nelle vicinanze, di una bottiglia di liquore o peggio alcol di pulizia dei pavimenti darebbero sfogo ad incendi inarrestabili. Un
secchio di sabbia, una coperta antifiamma, un estintore, ma allenatevi a
costo di esaurirlo, possono aiutarvi ma chiamate subito il 115 VV.FF, vigili del fuoco.
Rammentate pure di chiudere il contatore del gas, della luce ed il rubinetto
della bombola del gas. Evitare l’apertura di finestre, per evacuare il fumo;
se ci riuscite chiudete tutto in modo da diminuire l’aria, componente che
alimenta il fuoco. In proposito lo Stato dovrebbe allenare con simulazioni
i nostri figli; infatti “la seconda volta” reagiremmo in modo più razionale.
Evacuazione fumi.
Confrontandoci con l’industria che per estrarre i fumi ed i vapori dall’ambiente lavorativo usa estrattori elettrici, alte tubazioni e comignoli antiriflusso (hanno efficacia sia in situazioni ventose sia in caso di bassa pressione) adottiamo le soluzioni citate più economiche ma efficaci in ambien119
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te domestico. Adottiamo canne sporgenti oltre il colmo e comignoli antiriflusso, questi ultimi limitano leggermente l’azione di tiraggio compensabile con un piccolo innalzamento canna. Ripetiamo consultate le normative.
Per fortuna ora la gente ha soppesato l’inefficacia dei comignoli eolici che
però andrebbero rivisti quali procacciatori di energia elettrica.
Ciò che dobbiamo evitare.
Il ristagno nell’ambiente di tutti i vapori e fumi. Non pensate solo agli apparecchi scaldanti ma a qualsiasi apparato elettrico in funzione. Soppesate
che la condensa ed acqua che il compressore del vostro frigo non riesce a
dissipare, le gocce cadono sull’involucro motore e vengono trasformate in
vapore in parte disperso nell’intorno del frigo, od al vostro computer la cui
ventola di raffreddamento disperde nell’aria polveri ed altro, alle lampade
che riscaldandosi scaldano l’aria ed i portalampade ecc. Nell’ultimo caso
si riscontrano ancora portalampade a base urea, distinguibili dal colore
giallo senape, che emettono odori sgradevoli. Potreste averne ancora in
certe lampade da comodino, poco usate e quindi non autodistrutte (il calore con il tempo “cuoce” i porta lampade ed i fili) ma non per questo salutari nell’impiego.
Tubi evacuazione fumi.
L’acciaio inox è perfetto per l’evacuazione fumi se coibentato e rivestito
da estetiche lamiere color rame.
Sono da evitare gli impieghi con tubazioni flessibili per l’evacua-zione
fumi ad alta temperatura. Non essendovi famigliari le temperature di uscita fumi, abbiate come riferimento 80°÷100°C per quelli evacuati da caldaia a gas sino ad oltre 250°C per un caminetto, forno, stufa a legna. Ciò vale anche per apparati ad alto rendimento, con percorsi fumi a recupero calore. In tali casi l’uscita avviene a temperatura leggermente inferiore ma
pur sempre sui 200°C circa. Anche le caldaie a condensazione, a gas, non
ammettono canne non a tenuta e l’acqua di condensa non sarebbe recuperata o smaltita.
Il motivo di insistenza, sulle temperature, ha la finalità di scegliere appropriatamente il materiale e la consistenza (spessore) dei tubi di scarico.
Nessuno di noi sostituirebbe il vecchio tubo, in ferro o pregiata ghisa, della stufa con un condotto flessibile in acciaio inox, o peggio in alluminio
ma, se è nascosto in una canna muraria non ci preoccupiamo sino
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all’incendio tetto/mansarda ecc ...(fatto successo ad un amico bravo impresario di impianti termici che si era fidato del muratore installatore del
camino a legna).
In proposito rammentiamo la tecnologia di costruzione tubi già citata nel
capitolo ferro.
Ad esclusione dei tubi Mannesmann, in acciaio specifico per gli impianti
termici, e piccole tubazioni in rame con foratura eseguita dal pieno quasi
tutti i tubi sono ricavati da lamiere piegate e saldate per tutta la lunghezza.
Oppure, ancora, ottenuti con locali punti di saldatura o rivettati o con i
lembi ripiegati su se stessi o sovrapposti.
I tubi flessibili, appunto, sono ricavati da nastri di lamiera sottile,sino a 0,1
mm., avvolti ed agganciati a spirale in modo da consentire una certa estendibilità e curvatura per il posizionamento.
I difetti.
Lo spessore è limitato, la tenuta aleatoria, facilitano l’ancoraggio dei residui carboniosi dei fumi di scarico e presentano una “pulizia” difficoltosa
(l’urto degli scovoli può danneggiare la già limitata tenuta). Anche gli ultimi nati, a doppia parete, hanno limitazioni; consultate le istruzioni del
produttore e qualora non ci siano rifiutate! Ripetiamo usate prodotti marchiati ed in tali applicazioni riportanti con incisione a laser le normative a
cui è stato sottoposto.
I pericoli.
Concludendo: elevatissimo pericolo d’incendio. Purtroppo la facilità di
“incamiciatura” dei vecchi camini o l’utilizzo improprio di condotta destinata a suo tempo per una caldaia a gasolio può essere molto pericolosa e
sovente è ignota all’utente. Pertanto se intendete utilizzare impianti a legna in una casa acquistata dovete far esaminare dal “fumista” (è tale
l’impiantista installatore di corpi scaldanti a legna) lo stato di fatto. Rammentate che durante la pulizia di una canna fumaria si verifica la caduta
verso il basso della fuliggine e residui carboniosi.
Qualora non sia stato predisposto un pozzetto con relativo sportello di ispezione e pulizia avrete un’altro pericolo di incendio. Purtroppo non tutti
gli artigiani vi informeranno del pericolo per problemi di competenza o
forse di non conoscenza. Non succede neppure, di essere informati, per gli
impianti a gas fuori norma, vedi scaldaacqua, l’ apparato di gran lunga pe121
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ricoloso se non posizionato in locali con doppia aerazione ecc ...
D’altronde per ora la legge richiede il “libretto” solo per le caldaie! Anche i
prodotti di risulta, cenere/fuliggine richiedono cure. La cenere va accantonata all’esterno casa ed inserita in scatole di latta con coperchio e posta in
luoghi sicuri; fuori portata dei bambini e lontana da fonti infiammabili.
Quando saranno fredde datele, unitamente alla fuliggine, ad un agricoltore.
E’ un comportamento ecologico…
Gli apparecchi privi di canne d’evacuazione.
Ci sono apparecchi quali la cucina a gas che per ragioni economiche, e
non per la spacciata modernità, non dispongono del condotto evacuazione
vapori e gas combusti. Il commercio ci vuole “convincere” che sono sufficienti le cappe senza sfiati. Queste ultime con i loro tappetini filtranti assorbono al più i vapori grassi ma i gas incombusti delle fiamme dei fuochi
persistono nell’ambiente. Anche in questo caso ci sono normative, dai più
ritenute opzionali, che impongono le finestrelle di aerazione, sia in basso
che in alto, per garantire un certo numero di ricambi aria all’ora correlati
alla potenza dei fuochi/forno ed alla cubatura del locale.
A peggiorare le cose abbiamo l’abitudine, se abbiamo disponibilità economica, di adottare porte a doppi vetri e per di più ben stagne. Sappiate
che potrete adottarle solo se nel vetro c’è aeratore fisso e dimensionato e
nella parte inferiore l’altra. L’alternativa, meno costosa, è di realizzare
l’aerazione nella parte muraria.
Il fumo, i vapori ed il loro percorso.
Non tutti i fumi ed i vapori prodotti in casa si disperdono velocemente
all’esterno.
Come abbiamo detto i fattori in gioco sono numerosi: si va dalla temperatura dei gas di scarico dell’apparato scaldante alla temperatura esterna e
pressione atmosferica che influenza enormemente l’azione di “tiraggio”
riducendo o annullandola. Nel campo hanno notevoli esperienze i possessori di impianti scaldanti a legna, stufe e camini, devono porre in atto artifici per “aiutare i fumi ad uscire di casa”. Ciò non toglie che una volta
raggiunto il tetto questi ultimi possano dirigersi verso il basso affumicando oltre al tetto i vicini di casa, ed è anche per tale motivo che i comignoli
si devono “alzare” oltre il colmo del tetto, esistono normative in merito.
Una malizia per non sporcare troppo i tubi fumo: prima di lasciar spegne122
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re il fuoco condotto al minimo, aprite tutto il tiraggio in modo che i i fumi, più caldi, brucino i prodotti incombusti che la combustione in economia lascia lungo i condotti. (Anche questo accorgimento è copiato dalla guida auto; dopo un lunga discesa, e quindi col motore al minimo, non
date alcuni colpi di acceleratore per “pulire” le candele?). Queste evacuazioni sono evidenti, per colore ed odori, molte altre più pericolose sono incolore e quasi inconsistenti. Inoltre l’abitudine ad utilizzare, ad esempio, caldaie stagne (che in funzione di regole definite possono essere
istallate all’interno di locali abitati) spinge l’utilizzo di forzature dei fumi
di scarico attraverso i “turbo”.
Ciò determina un allontanamento momentaneo dei fumi che però persistono in zona originando quella disgustosa puzza avvertibile anche dai passanti in occasioni di giornate piovose e/o con bassa pressione. Il fenomeno
è maggiormente avvertibile se gli scarichi sono in facciata o balcone; anche in questo caso ci sono regole da rispettare. Tra l’altro ne risentono gli
intonaci della facciata.
Ricordiamo ancora che le canne fumarie in muratura, quelle originarie delle
case vecchie non sono “universali” per tutti i combustibili. Mentre una fessurazione della canna utilizzata per combustibile a legna può essere, entro
certi limiti e solo su parete esterna, considerata una anomalia estetica, nei
casi di conversione a gas potrebbe diventare un velenoso scarico non sempre identificabile ed appunto per questo motivo è da ritenersi infido.
In tutti i casi di nuovo combustibile le vecchie canne vanno incamiciate
con tubi rigidi, vedi apposito capitolo; qualora l’operazione non sia fattibile occorre una nuova condotta.
Possiamo assicurare che con alcune modifiche murarie, fori lungo il percorso canna per facilitare gli agganci dei vari spezzoni di tubo, è quasi
sempre possibile l’operazione, le vecchie canne avevano sempre sezioni
ingrandite rispetto a quelle richieste dai nuovi combustibili.
Le difficoltà le avrete a cercare un impresa termica che esegua anche le
modifiche murarie.
L’accesso al fuoco.
Trattiamo un argomento “scottante”. L’accesso al fuoco richiede cautela e
raziocinio per non bruciarsi o provocare incendi. Rammentiamo alcune
regole elementari: abitualmente il fuoco non conosce la legge di gravità
quando si libra nell’aria. Ad agevolarlo sono le sostanze volatili dei mate123
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riali e… l’aria che funge da agente comburente; pertanto senza l’afflusso
d’aria niente fuoco. Altro pericolo è l’andamento scomposto del fuoco
provocato dalla reazione contemporanea dei vari gas che scaturiscono dalla massa di materiali accesi.
La fiamma perfetta ed il suo governo.
Il fuoco va modellato, in sicurezza, a nostro piacere. Tolto un iniziale innesco ed effetto scenico, in un falò o camino, con fiamme alte dobbiamo
poi costringere e modellare la fiamma alla forma voluta. In un focolare, ad
esempio, quella alta, sfuggente e che colpisce la parte superiore del vano
fiamma è sprecata! Gli anziani,con i lunghi tubi stufa con funzione di radiatore, recuperavano il calore sfuggito al focolare. Non avendo noi tali
tubi esterni dobbiamo concentrare e modellare la fiamma nell’unica parte
a vista scaldante. L’altezza giusta del fuoco è circa due terzi dell’altezza
focolare. Con il tempo raggiungerete l’obiettivo e risparmierete.
Il fuoco, pertanto, va guidato. Ritorniamo al quotidiano: si spazia da quello in una sigaretta accesa al falò all’aperto. In casa è guidato in una caldaia, non è guidato sufficientemente in una cucina a gas e meno che mai in
un caminetto aperto.
Qui ci rivolgiamo ai prudenti con focolai “chiusi”. Gli anziani motociclisti
sapevano, che sulla moto, aprendo lo scappamento, una valvola a farfalla
che occludeva in parte la fuoriuscita dei gas di scarico potevano liberare
tutta la potenza del motore. Insieme ai gas di scarico uscivano anche scintille ma ottenevano una musica (rumore) assordante che ancora ai giorni
d’oggi i ragazzini cercano sul “cinquantino”. Aprendo la portina, senza dovute cautele, la potenza di fuoco, ora senza gli ostacoli dei percorsi obbligati dei fumi, si riverserà nel locale procurandovi grossi patemi e nel caso la
balconata, parte antistante al focolare, non sia libera e pulita, anche danni.
Non vogliamo agitarvi oltremodo ma insistiamo nel rammentare che “con
il fuoco non si scherza”.
Come operare?
Quando si apre uno sportello di un focolare, anche quello del vostro forno in cucina, azionate il meccanismo di apertura di pochissimi centimetri, effettuate pausa esempio contando sino a dieci e poi proseguite poi
sempre adagio controllando che la fiamma prosegua il suo percorso originale. Dopo 15÷20 secondi, sempre verificando il percorso fiamma,
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avrete l’accesso operativo. Per caminetti, stufe potete evitare gli sbuffi di
fumi all’interno del locale se, prima di aprire il focolare, attiverete al
massimo la fiamma aprendo tutto il tiraggio.
Quanto sopra potrà servirvi anche in fabbrica sia come prestatori d’opera
che responsabili alla sicurezza. In Azienda solo gli anziani insegnavano
queste precauzioni ai giovani e ciò vale non solo con il fuoco ma in tutti i
casi in cui all’interno di un apparato, magari una semplice lavatrice industriale si sviluppano calore e vapori. A proposito di donne: tale comportamento è loro abituale quando controllano, in forno, l’andamento cottura
torta o sformato. D’altronde a scuola guida non ci insegnavano tale tecnica
di apertura tappo in caso di surriscaldamento acqua?
Senza voler prendere i meriti dei Vigili del fuoco, cui demanderemmo
anche una maggior istruzione da farsi nelle scuole con l’aggiunta di piccoli esperimenti oltre che con il fuoco anche con robottini simulanti i
crash-test automobilistici e motociclistici riteniamo estremamente utile
una esercitazione preventiva. In seguito poi utilizzare tali accorgimenti,
quelli di governo fiamma, nel caso di incendi accidentali comunque
causati. Anche i fumi ed i vapori nocivi, i più pericolosi per la nostra incolumità, possono essere “guidati” almeno per il tempo necessario ai
VVFF di intervenire.
Immaginate i locali di casa coinvolti come un focolare da cui dovete allontanare i fumi; purtroppo il sangue freddo, stranamente il fuoco ci “gela”,
mancherà per cui insistiamo nell’esercitazioni preventive che dovrebbero
essere obbligatorie.
Il fuoco quale illuminazione provvisoria.
Ancora oggi, nel 2000, ricorriamo saltuariamente al sostituto della lampada, la candela. Accade quando “salta la corrente” o in una romantica cena
ma, non più abituati, possiamo causare incendi in specie in adiacenze di
materiali infiammabili quali il piano di un mobile. L’incendio è in agguato
se, anche in questo caso, non è sorvegliato a vista, nella fattispecie si constata la presenza di bambini o ci riaddormentiamo …
La prevenzione.
Copiate dai sempre più rari candelieri votivi. Hanno superfici di sostegno
candele in materiale ininfiammabile, ferro, e superficie di estensione tale
da contenere e lasciare spegnere senza danni le candele cadute. A casa vo125
La patente di guida per la casa
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stra sarà sufficiente porla su un vassoio in metallo abbellito con ciottoli,
sabbia colorata od altro ma, non certamente pigne infiammabili.
Fiammiferi ed accendini.
Costituendo la tentazione dei cari pargoletti acquistiamo solo quelli specifici con scatto di sicurezza antibambino, i costi non sono elevati.
Case vittime da incendi.
Ricordiamo che le case colpite da incendio possono perdere con il calore
le proprietà della calce e leganti in genere compromettendo la robustezza
strutturale dell’intero edificio. Non vanno vendute con una “mascheratura” degli intonaci pena la nullità del contratto per vizio occulto.
Apparati vetusti e “nuove invenzioni”.
Si riscontrano ancora boilerini a gas, da cucina, privi di canna fumaria.
Purtroppo sino agli anni ’70 c’era stata una enorme diffusione e la loro
semplicità e robustezza, tedesca, ne ha garantito durate sino ai nostri giorni. Sono da eliminare immediatamente anche perchè i kit di evacuazione
fumi messi a disposizione dalla ditta sono introvabili. Stufe catalitiche,
stufe a combustibile “ecologico” prive di canna fumaria sono anch’esse da
eliminare e neanche utilizzare saltuariamente nella seconda casa. Ne va
della vostra incolumità. Se vi soffermate a meditare non potrete fare a meno di constatare che, per bruciare, qualsiasi combustibile ha bisogno di ossigeno. Esso verrà prelevato dall’ambiente consumandovi l’aria necessaria
per respirare. Ciò è aggravato dal fatto che in caso di freddo “tappiamo”
tutte le fessure, anche con serramenti a tenuta e non abbiamo apporto di
nuovo ossigeno. I casi citati provocano l’avvelenamento da monossido di
carbonio per “riduzione” dell’ossigeno.
A proposito di stufe catalitiche ci dovrebbe essere una legge che impedisse la produzione di apparecchi mobili (su ruote) in quanto certamente
qualcuno avrà la tentazione di posizionarle in camera da letto e per di più
con bambini. E neanche l’utilizzo per “asciugare” le case alluvionate ha
avuto efficacia il consiglio di sprovveduti. In tal caso anche la condensa è
assicurata e diffusa!
Il braciere classico, uno strato di sabbia o fango su di una lamiera con legna accesa sull’improvvisato braciere durante il giorno a finestre aperte si
sono rivelate efficaci. Tra gli aiuti agli alluvionati la legna e le stufe erano
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La patente di guida per la casa
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preziose compresa l’umile e introvabile segatura, la carta assorbente
dell’acqua. Il deumidificatore nel 1994, ultimo nostro intervento, era quasi
sconosciuto.
IMPIANTI A GAS: il fuoco al lavoro
Non parleremo di manutenzione caldaie in quanto deve esistere un contratto specifico di controllo annuale ed il relativo libretto impianto ove il
tecnico riporterà gli interventi ed i risultati della prova fumi. A voi spetta
il compito di conservarlo ed esibirlo in caso di richiesta dell’Autorità. Sinora si è riscontrato che la P.A. più che ai controlli è interessata maggiormente al balzello economico relativo alla denuncia caldaie.
Cucine a gas.
Premettendo che sarebbe opportuno inserire anche questo apparecchio nel
contratto di manutenzione annuale caldaia vediamo cosa possiamo fare
come utenti. Suddividiamo l’attività in funzione dell’alimentazione degli
apparecchi da cucina: centralizzata da rete o bombolone esterno o specifica con la bombola.
Iniziamo da quella più pericolosa.
Alimentazione con bombola.
Verificate l’aerazione nella zona bombola, sovente posta a fianco nello
stesso mobile della cucina a gas. I fori di sfiato nel mobile non devono essere ostruiti da sacchetti, detersivi, ecc..
Nell’ambiente occorre la presenza di griglie di aerazione poste sia in alto
che a livello del pavimento. La motivazione è da ricercarsi nella natura del
gas che tende a ristagnare e pertanto la presenza di entrambe le bocchette
di aerazione consente un moto convettivo; in parole povere l’aria circola
ed evacua i gas ed i vapori.
Purtroppo la presa d’aria bassa facilita l’entrata di aria fredda per cui sovente se ne constata l’otturazione. Occorre rimarcare che la sicurezza, in
questo campo, deve essere primaria a costo di sacrifici.
Tubazione di adduzione.
Ha scadenza periodica e riportata ben leggibile su tutta la lunghezza del
tubo. Non essendo tale scritta a vista consiglio l’apposizione di etichetta
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adesiva riportante la scadenza sul frontale cucina, sullo sportello scaldavivande. Anche in questo caso la scadenza è riferita ad un utilizzo domestico pertanto, se utilizzate la bombola all’esterno e, peggio, per il barbeque
non esiste garanzia di durata; verificate voi l’integrità. La lunghezza della
tubazione deve essere tale da evitare il riscaldamento del prodotto
dall’eventuale presenza del forno. La lunghezza giusta è quella che consente anche di effettuare con facilità la sostituzione bombola. (Per gli apparecchi ad incasso i tubi sono in acciaio, il montaggio va effettuato da
uno specialista).
Tipologia delle bombole.
Trattandosi di utilizzo pericoloso occorre orientare la scelta su quelle che
hanno la valvola di sicurezza a pressione e non hanno rubinetti a vite per il
collegamento all’utenza. In specie le persone anziane hanno poca dimestichezza con tali apparati. I riduttori di pressione bombole ad innesto hanno
una astina che funziona da rubinetto suppletivo. In questo caso per
l’utenza oltre ad una saracinesca a leva, decisamente più intuitiva
dell’altra tipologia a vite, deve sollevare, in caso di utilizzo, l’astina. Per la
chiusura utilizzo, azionando la leva principale l’astina scenderà automaticamente nella posizione di sicurezza.
Per la regolazione pressione vi rimandiamo al capitolo regolazione
fiamma.
Tipologia dei fuochi.
Purtroppo la legge consentiva la vendita e l’utilizzo di fuochi non valvolati e cioè con chiusura automatica del flusso del gas in caso di spegnimento
occasionale del fuoco, in genere per travaso di liquidi in ebollizione. (La
maggioranza delle cucine in esercizio ne sono prive).
Il dispositivo funziona senza alcuna alimentazione elettrica in quanto è basato sul principio di deformazione reversibile di una apposita lamina metallica sensibile al calore, fuoco acceso, o al freddo del “fuoco” spento, anche
se con manopola aperta. Consente l’uscita gas solo se la “lamina” e’ in
temperatura. Ed e’ per tale motivo che in fase di accensione dovete attenderne il riscaldo premendo la manopola per almeno una decina di secondi.
Il nostro consiglio è quello di alienare subito le cucine a gas non valvolate
perché costituiscono grave pericolo per le persone in specie anziane che
non percepiscono subito la puzza di gas.
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La patente di guida per la casa
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Inoltre si contribuisce a ridurre i tentativi di suicidi e scoppi tragici. E’ vero siamo catastrofici ma, quanto citato deriva da esperienze vissute; è meglio prevenire…
I “piani” delle cucine a gas.
Purtroppo il design ha dimenticato il concetto di “piano”. Piana era infatti la superficie di una stufa ove allontanando dal centro fuoco la pentola si riduceva la temperatura di cottura. Ora constatiamo griglie circolari (sic!) ed appoggio pentola da “centrare” perfettamente. In caso di
spostamento inavvertito dei tegami è sicuro il rischio di rovesciamento
padella. L’auspicio è che non contenga olio in temperatura che si incendierebbe.
In verità esistono cucine moderne con piastra ad induzione simile alla stufa ma con costi di acquisto ed esercizio elevato in quanto alimentate elettricamente. Per sicurezza una coperta antincendio dovrebbe essere a portata di mano; in cucina è più pratica e con minori effetti collaterali
dell’estintore.
I rimedi.
Il mercato degli accessori e ricambi offre griglie quadre, rettangolari atte
ad un sicuro appoggio dei tegami.
Forni a gas.
Il consiglio è di evitare l’acquisto di cucine con forni a gas, i primi che,
per fortuna, la legge ha richiesto a costruzione valvolata.
La motivazione va ricercata in quanto la presenza del forno richiede obbligatoriamente l’incremento dell’aerazione prima descritta che in genere
non è proporzionata ai nuovi incrementati bisogni volumi di ricambi aria/ora che la potenza degli apparecchi a gas presenti in un locale richiede. Sono inoltre fonte di pericolo ustionante per i bambini. Si riscontrano
casi di utilizzo del forno a gas, che lasciato con sportello aperto “funziona” da riscaldamento improvvisato. La pratica è pericolosa in quanto altera la fiamma e produce vapori e condensa, che l’aerazione non riesce a
smaltire. Inoltre non consentono la cottura dei cibi in modo ottimale raffrontate ai forni elettrici ventilati e pertanto con uniforme diffusione del
calore.
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Manutenzioni comuni sulle cucine a gas.
Rammentando quanto precedentemente riportato sulla sostituzione tubo di
adduzione gas passiamo alla regolazione bruciatori.
Regolazione fiamma.
L’obiettivo è quello di avere fiamma ottimale ed insensibile o almeno in
misura accettabile, alla variazione di utilizzo ( tutti i fuochi accesi al massimo in contemporanea ) e alla variazione di pressione del gas in relazione
al contenuto residuo della bombola; inoltre deve “tenere” il minimo. La
riprova di una corretta registrazione si ottiene provando il minimo avendo
tutti i fuochi accesi. Soffiando leggermente sulla fiamma non deve spegnersi!
La regolazione avviene ruotando una apposita vite il cui accesso richiede
lo smontaggio manopola. Troverete anche altra vite bloccata ed evidenziata con vernice rossa. Non va toccata in quanto preregistrata in fabbrica.
Aspetto visivo.
La fiamma deve essere azzurra, a forma di dardo, ben aderente alla corona
di bruciatori.
Pulizia dei bruciatori.
Dopo aver chiuso l’adduzione centralizzata del gas pulire i due componenti principali, base e coperchio del bruciatore. Asportare lo sporco entro il
vano dove è posizionato l’ugello aspirando con l’apposita bocchetta
dell’aspirapolvere. Qualora ci siano ugelli otturati parzialmente un accorto
far da sé può procedere alla pulizia utilizzando uno spezzone di cavo elettrico e dopo aver messo a nudo una lunghezza di circa 15 mm della treccia
di rame interno isolare uno o più fili solidali a seconda del diametro
dell’ugello. Inserendoli nei fori e muovendoli in verticale si otterrà il ripristino.
Non usare in modo assoluto altri materiali e mai forzare!
Per i ”curiosi” gli ugelli sono in ottone e pertanto non vengono intaccati
solo da materiali più “teneri” quale il rame dei fili luce.
Pulizia forno e cassetto scaldavivande.
Per quanto porgiate attenzione all’utilizzo si riscontrano briciole o avanzi
di cibo depositato sia negli interstizi del forno che nel cassetto sottostante.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Asportateli con la bocchetta aspirapolvere. Rammentate che il cassetto
scaldavivande non deve contenere carte e/o materiali incendiabili.
Materiali per pulizia: spinti dalla pubblicità si tende ad utilizzare prodotti
chimici “portentosi”. Qualsiasi azione violenta di pulizia è dovuta ad acidi, in qualche misura aggressivi nei confronti delle guarnizioni, lamiere
involucro ed…ambiente. Tutte le operazioni citate vanno effettuate a forno lasciato preventivamente raffreddare.
Stufe e scalda acqua a gas.
Vanno assegnate in manutenzione periodica, annuale, ai tecnici specializzati. Se siete “fai da te” dimenticatevi la vostra arte in quanto con il gas, in
similitudine del fuoco, non si scherza.
Stufe catalitiche.
Non vanno assolutamente usate. Essendo mobili si possono inserire in
ambienti non idonei alla richiesta aerazione. Rammentiamo, sino
all’esasperazione, che qualsiasi installazione di apparecchio scaldante,
anche quello elettrico, richiede un appropriato volume di ricambi aria/ora
del locale di installazione.
La proliferazione di infissi moderni a chiusura ermetica annulla i tradizionali “spifferi“ e quindi i ricambi aria/ora.
L’impiego inappropriato “riduce” l’ossigeno da cui derivano i gas incombusti, vedi monossido di carbonio, che sono letali. Rammentatelo per
quando vi proporranno apparati privi di canna fumaria. Siamo pessimisti,
è vero, ma é perché vi vogliamo bene!
Il fuoco che non si “vede”.
A differenza dei fuochi a legna, con fiamma a vista, abbiamo in casa fuochi
a gas, nascosti o poco visibili. La tentazione di velocizzare l’intensità della
fiamma, dal minimo al massimo è elevata. Ne consegue che a differenza
dei fuochi a legna dove è praticamente impossibile passare repentinamente
dal minimo al massimo in questi casi qualora non ci sia una fase di preriscaldamento si verifica lo spegnimento dell’apparecchio a gas. Purtroppo
in caso di spegnimento o mancata accensione l’erogazione del gas prosegue
nel tempo fino a quando non interviene un dispositivo di sicurezza, termocoppia, o quando questa è carente viene azionata la chiusura manuale di erogazione combustibili.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Accensioni pericolose degli impianti a gas.
Esaminiamo il caso di una cucina con forno a gas non valvolato, privo del
sistema automatico di chiusura gas in mancanza di fiamma. Si tratta di cucine ancora molto diffuse specie ove non esiste rete centralizzata del gas.
Qualora la nostra operazione di accensione non abbia esito positivo “tentiamo” la ripetizione operazione senza attendere che la sacca di gas incombusto si “diluisca” nell’ambiente circostante. Pertanto in caso di improvvisa accensione la quantità di gas che si “accenderà” sarà tale da generare una vampata o peggio uno scoppio. Anche le apparecchiature con
dispositivo di sicurezza richiedono accorgimenti…L’intervento di tali
meccanismi avviene con un ∆T, caldo equivale a un rubinetto aperto,
freddo rubinetto chiuso, che non si riscontra nei casi di mancata accensione; ma il gas… è fuoriuscito ugualmente…
Precauzioni.
Sportelli forno socchiusi od aperti durante tali interventi e mani distanti
dalla zona di accensione, eventuale utilizzo di accendini a becco lungo.
Non procedere a tentativi ripetuti di accensione senza intervallo di alcuni
minuti tra le varie prove.
Nel caso di presenza di termocoppia il “via libera” e’ dato dal suono di
uno scatto metallico che indica che il dispositivo di sicurezza è nuovamente attivato. Una osservazione lapalissiana: non è detto che la posizione cui
ponete l’accendino sia la più opportuna; seguite pertanto le istruzioni
d’uso del fornitore che vanno conservate per tutta la vita dell’apparato.
Ciò vale anche per apparecchi a camera stagna, ad esempio i termoconvettori, che sono forniti di sonde apposite. Ammettiamo che le difficoltà del
produttore sono tante ad “immaginare” le malefatte dell’utente non ultima
l’ignorata manutenzione del bruciatore a gas che,nel caso del forno, si
riempie d’unto, morchie da colature di alimenti “bruciati”, briciole, ecc ...
Si evince l’esigenza di manutenzione periodica specie in caso di “disastro
culinario”. Alle massaie distratte ed agli anziani l’alternativa è un forno
elettrico ventilato decisamente più sicuro.
Quando si riscontrano tali pericoli?
Qualora l’edificio non venga abitato per lungo tempo, es. ferie o seconda
casa, nelle tubazioni di adduzione gas si accumulano sacche d’aria che alterano la qualità del comburente.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
E’ pertanto necessario far fuoriuscire l’aria prima di procedere all’accensione di forni ed apparecchiature ad involucro chiuso e ... pericolose.
Un sistema semplice è quello di aerare i locali e aprire, senza accenderli,
tutti i fuochi del piano cottura. Trascorso circa un minuto richiudete tutte
le manopole. A questo punto lasciando socchiuso almeno un serramento
del locale procedete all’accensione dei fuochi sul piano di cottura lasciandoli tutti accesi sino a che la fiamma è stabile e di colore azzurro. Qualora
sia presente un sistema valvolato tenete premuta la manopola aperta del
bruciatore più grande e procedete come sopra descritto.
Ora finalmente potrete accendere il forno gas lasciando socchiusa l’antina
per qualche minuto.
A questo punto l’accensione delle apparecchiature ad involucro chiuso,
stufe e caldaie, sarà facilitata. Vale però la regola di attendere almeno un
minuto o più prima di aumentare la temperatura di funzionamento.
Rammentare che in caso di apparecchiature collegate a termostati, è il
caso delle caldaie, prima dell’accensione occorre abbassare la temperatura di riferimento a quella riscontrata contestualmente nel locale per poi
riportarla alla desiderata dopo che l’accensione al minimo è stabilizzata
come precedentemente descritto.
La regola di accensione graduale è sempre valida, dal fuoco a legna, a gas
od elettrica e non sempre è adottata dalle persone anziane.
Gli apparati più pericolosi, dal “semplice” forno a gas, sarebbe opportuno
fossero sostituiti da quelli più sicuri, anche se dispendiosi, a funzionamento elettrico… la ripetizione, di tale consiglio, alla lunga gioverà.
RISCALDAMENTO DOMESTICO CON ACQUA CALDA
Un po’ di storia.
Il caldo si è dapprima ottenuto con un falò all’aperto ma l’esigenza di avere tanto combustile, ai primordi legna, ai vincoli delle condizioni atmosferiche ed ai pericoli di propagare incendi anche al di fuori dell’area interessata hanno convinto l’uomo a racchiuderlo tra pietre e poi stufe per giungere agli attuali impianti domestici ad acqua calda il cui calore, a differenza delle stufe, può raggiungere punti distanti dal fuoco.
I primi impianti, nella prima metà del ventesimo secolo erano pertanto a
circolazione naturale. L’acqua, contenuta nell’impianto veniva scaldata
dal bruciatore e saliva naturalmente verso l’alto per poi scendere, da cui
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
circolava, verso il basso. Le tubazioni formavano un circuito con relativa
salita (colonna di andata) e relativa discesa (colonna di ritorno). Lungo
tali tubazioni erano posti dei piccoli serbatoi d acqua (termosifoni o radiatori) per riscaldare il locale, leggi vano. Il vincolo per riuscire a scaldare tali serbatoi o termosifoni era quello di posizionarli vicino alle colonne citate per utilizzare al meglio l’acqua calda che si raffreddava in
funzione della distanza dal bruciatore. L’avvento tecnologico delle pompe permise di farla circolare, da cui il nome tecnico circolatore, in punti
molto lontani del bruciatore. La maggior esigenza degli occupanti in relazione al confort ambientale e certe lunghe diramazioni imposti da bizzarie costruttive, hanno complicato a tal punto le cose che, in seguito alla
crisi energetica, avrebbero evidenziato difficoltà di una conduzione con
costi sopportabili. Purtroppo l’evoluzione e quanto offre il mercato hanno generato la convinzione di risolvere i problemi con l’adozione degli
ultimi ritrovati quali, ad esempio, le caldaie a condensazione e le valvole
termostatiche ritenuti la panacea a tali problemi. Non intendiamo sminuire l’importanza di tali avanzamenti tecnologici anzi, ma evidenziamo
che tali apparati rappresentano una parziale soluzione su case vecchie o
ristrutturate che sono oltre 80% del nostro patrimonio edilizio. E’ ovvio
constatare che i consumi energetici della caldaia sono collegati al tempo
di funzionamento del bruciatore ed alla sua potenza termica tale e quale
la nostra auto. In similitudine all’automobile i consumi sono correlati alla
potenza del motore (leggi portata termica del bruciatore), ai vincoli del
traffico (leggi percorsi dei tubi) ed alle condizioni atmosferiche (leggi
differenze tra le temperature di confort e quelle esterne all’edificio
confort ovvero dt ) e, non ultimo, la nostra abilità di guida (leggi conduzione caldaia). Parlando di auto un guidatore accorto è in grado di consumare meno quando utilizza il miglior regime del motore previene brusche frenate ed accelerate osservando il traffico, e scegliendo il percorso
più opportuno mantenendo in stato di efficienza il suo mezzo. Analogamente la conduzione di un caldaia ha tali vincoli non dimenticando che
l’accelerazione della caldaia è molto più lenta (immaginate di dover sorpassare con una vecchia utilitaria un lungo autotreno in salita). Sovente
ce ne dimentichiamo e siamo convinti che sia sufficiente impostare a piacimento la temperatura sul termostato. E’ ovvio pensare che più è lungo
il tragitto dei tubi ed il numero dei radiatori maggiore sarà il tempo per
ottenere la temperatura di confort e cioè 20 gradi, crisi economica per134
La patente di guida per la casa
P. Artusio
mettendo. Il tempo di risposta di una caldaia non è similare a quello della
vostra auto per raggiungere i 100km/ora ma varia da decine di ore per portare in temperatura la vostra casa vacanza nel week end ad alcune ore per
innalzare la temperatura di pochi gradi. Il tutto è correlato alla differenza
di temperatura di partenza e quella di confort (delta t). Come nell’auto le
“accelerate” si pagano con elevati consumi e costi di esercizio, occorre
pertanto adottare un regime privi di sbalzi. Da quanto detto si evince che
anche le valvole termostatiche hanno vincoli operativi. Hanno discreta efficacia negli impianti vecchi con radiatori, in ghisa, posti in adiacenza delle colonne di mandata e ritorno ed hanno limitata efficacia se posti alla fine di lunghe diramazioni. In tal caso è ovvio che regolano la resa termica
del radiatore ma i tubi di adduzione sono ugualmente riscaldati sprecando
calore obbligando le pompe ad inutili fatiche /costi di esercizio. È ovvio
pensare che risultano più efficaci i semafori agli incroci (leggi valvole limitanti tali diramazioni attuando il riscaldamento a zone). Parliamo ora di
istreresi ovvero Inerzia termica di un coro caldo. Come un a pietra scaldata dal sole si raffredda di notte anche un radiatore e di conseguenza un edificio trattiene il calore in funzione della massa dapprima riscaldata. Il fenomeno è facilmente constatabile in una seconda casa che risulterà calda
alla fine del week end o in quei palazzi condominiali dell’ ottocento con
muri in mattoni e spessore di circa mezzo metro. Abbiamo espresso alcuni
concetti prioritari ma, se volete approfondire leggete i successivi capitoli.
IMPIANTI TERMICI, il fuoco e l’acqua al lavoro
Riscaldamento domestico.
Descriviamo il sistema più semplice e diffuso nelle case.
Una caldaia, è posta in un circuito d’acqua lungo cui sono collegati dei
corpi scaldanti, termosifoni, raggiunti da tubazioni partenti dalla caldaia e
poi ritornanti nella stessa, nel percorso finale. L’acqua scaldata dalla caldaia viene mandata in circolo da una pompa che consente di effettuare
l’intero percorso. Il circuito è paragonabile a quello ciclistico che includa
però salite e discese. Nel nostro caso il circuito è “pianeggiante” per la
parte impiantistica, mentre è tortuoso ed a saliscendi nelle colonne dei radiatori. E’ evidente che il percorso “obbligato” nei termosifoni esaurisce il
calore dell’acqua per cui il ciclo si ripeterà fino al raggiungimento della
temperatura prefissata di confort abitativo. Da quanto sopra si evince che
il calore utilizzato è solo quello disperso nell’ambiente dai radiatori; quel135
La patente di guida per la casa
P. Artusio
lo delle tubazioni murate è sprecato. E per stare in tema soppesate i vantaggi derivanti da radiatori elettrici alimentati o, “ pagati” dal fotovoltaico
…,a ciò aggiungasi l’eliminazione impiantistica sottopavimento e muratura e l’eliminazione del pericolo insito nel combustibile di alimentazione
caldaia.
Impiantistica autonoma o centralizzata?
Il richiamo è relativo al riscaldamento e produzione di acqua calda, tralasciamo per ora il condizionamento che, in Italia, non riveste carattere di
priorità. Rammentiamo una regola fondamentale: qualsiasi apparato elettrico, termico, meccanico ha un proprio rendimento di utilizzo.
Quando noi suddividiamo l’impiantistica termica in tante frazioni di utilizzo con impianti autonomi, per i singoli alloggi, questo rendimento
scende e pertanto vengono incrementati i costi totali.
Confrontandoci alla solita auto ed ipotizzando di dover trasportare una
ventina di passeggeri occorrerebbero cinque automobili nella versione
singola ed un pulmino nella versione centralizzata. Nessuno di noi, come
imprenditore, opterebbe per la soluzione automobile mentre in assemblea
condominiale… A ciò aggiungasi che certe innovazioni tecnologiche quali
il teleriscaldamento sono utilizzabili solo con impianti centralizzati.
Nell’attesa che le normative, sempre in ritardo, obblighino ad installare
misuratori per i volumi d’acqua, per il riscaldamento e l’acqua calda, cronotermostati e contatori individuali per la parcellizzazione dei consumi
d’acqua potabile provvediamo noi, autonomamente, a tali modifiche già
attive da decenni in certe seconde case.
Tuttavia se i costruttori non hanno provveduto a bilanciamenti termici, verifica locale per locale dell’efficacia impiantistica in fase di preutilizzo sui
singoli alloggi, le diatribe in assemblea condominiale non avranno fine.
Questa operazione è quasi del tutto “dimenticata” in quanto ci si affida al
computo termico del progettista impiantistico. In realtà anche utilizzando
tutta la manualistica del campo si possono verificare delle concause esterne che alterano il fabbisogno teorico della richiesta energetica. Una corrente d’aria, effetto camino, generata con la vicinanza di un’altra casa, la
proiezione d’ombra di alberi o edifici sovrastanti, in periodo invernale e
quindi con sole “basso” all’orizzonte o la contiguità del locale al vano
canna fumaria, possono incidere sui fabbisogni teorici di certi alloggi penalizzandoli o favorendoli.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
La temperatura dei locali e della caldaia.
Abitualmente si sente dire: la caldaia è accesa 3 o 4 ore al mattino, altre
ore a mezzogiorno e nuovamente per 3 o 4 ore serali. Purtroppo sono dati
relativi in quanto noi siamo interessati ad una temperatura di comfort,
20°C, solo quando siamo in casa.
Dobbiamo pertanto conoscere, a grandi linee, il funzionamento di una caldaia ed i tempi necessari per raggiungere la temperatura di comfort.
Tecnicamente il fenomeno è relativo alla differenza di temperatura (∆T)
tra il valore di partenza e il valore necessario per raggiungere i 20°C
dell’edificio.
E’ evidente che per passare da una sensazione di freddo, ipotizziamo
16°C, al valore richiesto di 20°C occorre un certo tempo correlato alla
temperatura acqua calda in circolo nei radiatori.
Sappiate che i costi d’esercizio sono ad andamento esponenziale perciò è
opportuno utilizzare la caldaia ed il calore residuo dei termosifoni con i
∆T meno costosi.
Da esperienze risultano vantaggi economici a mantenere una temperatura
notturna a circa 17,5°C e temperatura di comfort a 20°C (valore prescritto
dalla legge). Qualora dimentichiate l’inerzia termica impiantistica rischiate di raggiungere i 20°C quando al mattino sarete usciti per il lavoro con
l’aggravante economica di aver riscaldato la casa vuota per altre 2 o 3 ore.
Alcuni dati utili: occorrono circa 3 ore per passare dai 17,5°C ai 20°C, necessita una sola ora per passare da 19°C a 20°C. Il calore residuo, con caldaia spenta si può considerare latente per un periodo di ore similari. (Le
caldaie a condensazione richiedono di essere sempre accese per l’intero
periodo del riscaldamento e reagiscono lentamente, ciò nonostante il consumo finale sarà minore).
Quanto sopra è riferito ad impianti tradizionali con tubature in ferro termico e radiatori in ghisa pesante. Già, la ghisa! Ha grossissima capacità di
conservare il calore ma d’altra parte richiede un elevato tempo per arrivare
a temperatura.
In attesa di rifacimento impianto, prevedete un arco temporale di venticinque anni, è opportuno valutare la sostituzione di radiatori, con altri
sempre in ghisa, del tipo alleggerito e maggior resa termica. Tra l’altro
sono più estetici ed hanno intercapedini facilitanti il moto convettivo
ascensionale dell’aria calda. Non importandovi di avere tubazioni a vista, volendo occultabili con canaline già usate per i condizionatori, per
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
risparmiare sulle spese murarie e quanto vi è connesso in primis pavimentazioni, potrete aumentare il numero di radiatori posizionandoli ove
più necessita il comfort. La caldaia non dovrà essere sostituita in quant o
il contenuto d’acqua nei radiatori anche se aumentati non muterà e forse
potrete ridurre la temperatura d’esercizio a circa 65°C ottenendo economie di esercizio, rammentate il ∆T. Avrete inoltre una ulteriore regolazione, locale per locale, attraverso le valvole termostatiche applicate,
su vostra richiesta, sui radiatori più strategici, es. zona giorno e zona
notte. Abitando in un condominio, e quindi un insieme di “partiti politici litigiosi” sarà dura anche da parte di un tecnico illuminato, il Maestro,
conciliare i vari pensieri.
Il consiglio è quello di adeguarsi, almeno, alle normative di legge valide
però solo per i nuovi edifici. Prevedono impianti centralizzati, parcellizzazione acqua e riscaldamento, per i singoli alloggi.
Riteniamo che il “contatore”, anche se parziale e relativo, abbia un alone
di uguaglianza democratica che i più non osano mettere in discussione.
I termosifoni ed i materiali costruttivi.
I “radiatori” sono dei serbatoi in cui viene fatta circolare acqua calda che
passando attraverso le colonne riscalda l’insieme rilasciando il calore
all’aria circostante. Viene infatti provocato un moto ascensionale dell’aria
che aspirando quella fredda e lambendo le pareti calde si riscalda e forma
un moto convettivo verso l’alto; le “orme” e cioè i baffi sono visibili a lato
e parte sovrastante i radiatori privi di adeguata pulizia. A differenza del
radiatore della vostra auto con elevato utilizzo di lamiera a basso spessore
(deve smaltire velocemente il calore del motore) qui le pareti, originariamente in ghisa, sono ad elevato spessore per mantenere a lungo il calore
ma come in tutte le cose sono frutto di compromesso, calore dato/calore
reso, in funzione dei tempi di funzionamento.
Come già accennato se il radiatore è posto in una residenza per anziani sarà efficace ed economico un radiatore “pesante”. Viceversa, per utilizzo
saltuario in una casa vacanza andrà del tipo “leggero”.
La regolazione del radiatore.
Teoricamente è possibile regolare l’afflusso di acqua sia in entrata, manopola posta in alto, sia in uscita, saracinesca, “detentore”, posta in basso ed
agibile con apposito attrezzo (cacciavite o chiave a brugola). Ripetiamo
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
teoricamente in quanto in realtà la tecnologia utilizzata è per usi saltuari;
in genere per la messa in esercizio. L’acqua “asciuga” le guarnizioni o
premi stoppa, vedrete un alone di verderame sulle parti in bronzo a volte
nascoste da manopole in plastica o ghiere, ed il ripetuto utilizzo favorisce
il gocciolamento sui pavimenti e peggio sul parquet.
Una malizia da utilizzare quando si aziona qualsiasi meccanismo a vite
occorre riportare il tutto in “tiro”. Come? Se l’apertura è sinistrorsa, antioraria, è il caso più comune, occorre svitare per almeno mezzo giro in più
della posizione desiderata e poi ruotare verso destra sino al punto prescelto. Così facendo avete provocato l’aderenza delle pareti vite e sede, madrevite, e quindi impedito il trafilamento dell’acqua. Nel caso di rubinetti
di acqua potabile l’accorgimento ha il vantaggio che un’eventuale colpo
d’ariete, è il rumore che sentite in casa vostra dopo la riparazione delle
condutture municipalizzate, non “apra” inaspettatamente la saracinesca.
Ritorniamo ai radiatori, se esiste gocciolamento si deve serrare dolcemente con apposita chiave fissa la ghiera esagonale che chiude il premistoppa
eventualmente ripristinando quest’ultima, la stoppa o canapa. È operazione attuabile da qualsiasi “far da sé” e non richiede la lunga attesa
dell’idraulico. Una scodella raccogli gocce, sistemata sul pavimento, testimonierà, dopo almeno alcuni giorni di stazionamento, l’efficacia
dell’intervento. La scodella vi sarà utile anche quando azionerete gli sfiatatoi aria ad inizio riscaldamento. In questo caso non ci sono premistoppa
perché il calore ed i residui calcarei dell’acqua “salderanno” il piccolo foro predisposto. Ed è anche per tale motivo che si constata l’insuccesso delle valvoline automatiche di sfiato applicate anni addietro ai radiatori.
La temperatura dell’acqua in caldaia.
Ci sono operazioni che il manutentore della caldaia, a cadenza annuale,
non può eseguire per conto vostro iniziando, ad esempio, dallo spurgo dei
radiatori all’inizio del periodo di riscaldamento. La più semplice, ma efficace gestionalmente, è la regolazione della temperatura dell’acqua sia per
il periodo invernale che per quello estivo. Mediamente i valori variano di
circa 70°C e circa 50°C. Ricordiamoci che il pagato, in bolletta, è il consumo di combustibile utilizzato per il ∆T. Tutte queste regolazioni si ottengono ruotando una manopola; il riscontro oggettivo della regolazione
attuata lo riscontrerete su strumentazione analogica, numeri e lancette, indicante la temperatura massima raggiunta dalla caldaia, da leggersi un at139
La patente di guida per la casa
P. Artusio
timo prima dello spegnimento del bruciatore, qualora manchi l’indicatore,
e la pressione dell’acqua in esercizio riscontrabile in diretta con l’apertura
del rubinetto dell’acqua in entrata. É sufficiente avere il valore tra la tacca
verde e la tacca rossa dello strumento, da 1 a 2 bar.
Come si intuisce l’acqua è in pressione ed è mantenuta tale da serbatoi
chiusi, i “polmoni”.
Anche questi ultimi devono essere oggetto della revisione annua e non
sempre i manutentori verificano la pressione di tali apparati. A volte è necessario aggiungere un polmone supplementare nei casi di impianti vecchi
ricondizionati. Un segnale di disfunzionamento, mancanza d’acqua in circuito, è il gorgoglìo e ruscellamento dell’acqua nei radiatori; rumore percepibile specie nelle ore notturne.
Ripetiamo, un impianto termico va condotto come l’auto, ove la strumentazione della temperatura acqua, contagiri, rumori vari della meccanica è
verificata in continuo mentre si guida, pena i maggiori consumi ed i relativi costi d’esercizio.
Il calore sprecato; errori più comuni.
Sono quelli in cui i radiatori scaldano tappetini filtranti, mensole, mobili
copritermo, tendaggi e mobilia adiacente invece di diffondere il calore
nell’ambiente. Nessuno di noi metterebbe una stufa in tale posizione, invece per i radiatori complice la mancanza di fiamma non si hanno certi
accorgimenti per facilitare la diffusione del calore. Anche l’impropria collocazione dei radiatori costituisce spreco non riducibile anche con particolari accorgimenti.
Ad esempio i sottovani finestra hanno il muro di fondo assottigliato che
costituisce pertanto una discontinuità di spessore e punto debole di coibentazione (ponte termico). Rammentiamolo per porvi rimedio, isolamento
aggiuntivo di doppia parete, in occasione della sostituzione dei radiatori
già citati in precedenza. Ripetiamo il principio di funzionalità del radiatore: l’acqua calda che circola all’interno scalda le pareti interne/ esterne in
ghisa creando all’intorno dello stesso termosifone aria calda. Quest’ultima
aspira dal pavimento e parte circostante l’aria fredda provocando un moto
convettivo diretto verso l’alto. Pertanto la polvere sottostante e quanto si
deposita nei vani del radiatore viene aspirata verso l’alto lasciando i “segni” del passaggio. Per evitare tali inconvenienti eliminate l'aggiunta di
materassini filtranti e copritermo, spreco di energia termica, provvedendo
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
giornalmente alla spazzatura del pavimento e settimanalmente alla pulizia
dei radiatori con appositi scovoli; miglioreremo anche l’aria respirata. Potete interporre, a volte con difficoltà, quei tappetini isolanti e riflettenti, a
superficie alluminata, con risultato estetico deludente ma efficace. Un altro modo sarebbe l’interporre due pezzi da lamiera preverniciata, la reperite presso i costruttori di gronde. Un pezzo va posizionato in basso, sino
all’altezza dei sostegni del radiatore; il pezzo superiore con gli intagli in
relazione ai sostegni, avrà andamento raggiato per favorire ed indirizzare
verso l’interno del locale l’aria calda. Si otterrà un discreto isolamento del
muro e si eviterà di scaldare mensole sprecando energia.
Condurre, “guidare” gli impianti riscaldanti.
Ritorniamo al tema riscaldamento ed ai suoi costi di esercizio. Non si conosce l’esatta motivazione del variato clima della Terra, aumento ed intensità dei fenomeni atmosferici, ma si constata che anche in Riviera, ora,
occorre avere impianti di riscaldamento quasi sconosciuti 50 anni addietro. I costi delle materie energetiche hanno incrementi elevatissimi per cui
occorrono particolari attenzioni alla conduzione di impianti termici. Tutti
ci lamentiamo ma se osserviamo attentamente il dettaglio di tali costi (acquisto fonti energetiche, manutenzione e costi di conduzione) constatiamo
che quest’ultimo rimane relativamente costante. Ciò significa elevato affidamento sui sistemi di controllo automatico (sonde interne/ esterne/ cronotermostati) che hanno grossi limiti di compromesso, mediano i vari parametri in gioco, rispetto ad una conduzione “manuale” che conosca le effettive esigenze degli occupanti. Ed è anche per tale motivo la ricerca
dell’impianto autonomo. L’obiettivo, teorico, è quello di avere comfort,
20°C solo quando serve. La strumentazione dapprima citata ha impostazione prederminata e non avrà mai la flessibilità da noi richiesta. Tuttavia
la strumentazione è regolabile, in qualsiasi momento, dall’uomo ottenendo
pertanto economie di esercizio sino a valori stimati del 30%.
Il timore di “guidare” la caldaia.
Rammentiamo che qualsiasi apparato dalla televisione alla caldaia ha sia
un impostazione di funzionamento predeterminato, tarato, in fabbrica e sia
regolazioni agibili dall’utenza. Le funzioni pretarate sono, in genere, non
accessibili dall’involucro esterno; inoltre per ulteriore sicurezza le viti di
taratura sono bloccate ed identificate con vernice rossa (pericolo). Le altre
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
regolazioni, quelle ammesse, sono ottenibili con manopole, pulsanti, rubinetti di adduzione (gas/ acqua) e possono anche essere comandate a distanza attraverso interruttori azionati, ad esempio, dai cronotermostati,
temperatura desiderata ora per ora, giorno per giorno ivi comprese le diverse esigenze del fine settimana.
Temperatura di un locale abitativo.
Il riferimento è la temperatura corporea di 37°C. I nostri vestiti abituali,
quelli di stagione, compensano la differenza di temperatura, ∆T, tra la
temperatura atmosferica e quella richiesta dal nostro corpo per non subire
la sensazione di freddo. Questa sensazione risente oltre che della tipologia
degli indumenti, a proposito sarebbe ora che d’inverno indossassimo una
maglia in più o la classica “derisa” canottiera in lana, anche dalle condizioni atmosferiche in specie con tempo umido e/o ventoso. Anche la nostra attività di moto all’interno del locale incide sulla temperatura percepita; è il caso di anziani più o meno immobili e quindi freddolosi. Muovendoci all’interno dei locali riscontreremo zone con sensazioni di freddo, ad
esempio di fronte a una superficie vetrata, o sensazione di caldo in adiacenza di corpi scaldanti, radiatori/stufe. Ciò sta a significare che il calore
non è uniformemente distribuito nei locali con compromessi nel grado di
comfort. Memorizzate tali fenomeni e le variazioni di temperatura zonali
per quando interverrete sull’impianto termico. Negli impianti condominiali sono coinvolti anche altri inquilini e non sempre potrete realizzare le
modifiche che se non globali saranno penalizzanti. Nell’immediato potrete
valutare se integrare con altra fonte di calore, esempio stufa elettrica ad alta resa ad esempio di tipo svedese, da loro il riscaldamento è maggiormente ad elettricità.
Il posto del termostato.
Non pensiamo che siate tra coloro che in occasione di rifacimento di impianti abbiano già suddiviso l’impiantistica in almeno due zone, ambiente
diurno e ambiente notturno.
In proposito si nota nei rifacimenti impianti un abuso di valvole termostatiche. Vengono montate su tutti i radiatori! Rammentate “una massima”:
tutto quello che è montato può guastarsi!
Nel nostro caso si tratta di rubinetti dell’acqua con fori ed astine di chiusura minute e delicate, soggette pertanto a malfunzionamenti. Ritorniamo
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
all’individuazione del “posto”. La metodologia di ricerca del punto ottimale per la collocazione dello strumento richiede di iniziare a rilevare
pragmaticamente la temperatura minima e massima dei locali e della postazione zonale maggiormente utilizzata. In ferramenta troverete tale doppio termometro; anche se di bassa precisione a voi serviranno le varianti
relative e quindi lo strumento sarà valido allo scopo. Posizionate poi il
termostato nel punto prescelto come valore mediato.
Funzionalmente rammentiamo che il termostato interviene a variazioni di
circa 0.5°C rispetto ai valori impostati. Qualora lo strumento sia più “sensibile” la conduzione sarà più efficace ed economica.
Utilizzo del cronotermostato.
Consideratelo tale e quale l’acceleratore dell’auto ma, anziché il motore,
governa la caldaia.
L'etimologia evidenzia la regolazione della temperatura nel tempo. In pratica costituisce la programmazione cronologica di spegnimento/ accensione caldaia o condizionatore o boiler vincolandola a una determinata temperatura, sia essa di esercizio o di comfort.
Con l'avvento della computerizzazione, anche il cronotermostato collegato
all’impianto termico permette, in teoria, la scelta della temperatura di
confort per ogni singola ora del giorno.
La realtà è vincolata dal tempo di risposta della caldaia che é funzione della
temperatura di partenza e quella richiesta. Questa differenza di temperatura
può essere elevata o minima. In caso di spegnimento caldaia in orario notturno, tecnica di conduzione poco oculata, per passare da 15°C ai 20°C di
legge, possono essere necessarie anche cinque ore mentre per passare da
19°C a 20°C, può essere sufficiente un'ora di funzionamento caldaia. E’ altresì importante rammentare l’inerzia termica per cui i radiatori, se in ghisa
pesante, mantengono il calore anche a caldaia “spenta”. Tale calore si protrae anche per più ore.
A proposito di caldaia “spenta” potete parametrarla alla vostra pedalata
in bici; non dovete pedalare sempre, muscoli (leggi caldaia) in funzione,
ma vi occorrerà spingere ogni tanto sui pedali in pianura, invece in continuo in salita e riposarvi in discesa (leggi caldaia “spenta” per un certo
periodo).
N.B. Della differente conduzione delle caldaie a condensazione abbiamo
già accennato.
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L'impostazione del cronotermostato e i suoi vincoli.
I cronotermostati "tecnici" di case blasonate sono impostati su curve di
potenza e resa termica dell’impiantistica ed altri fattori che i comuni mortali ignorano (ma le istruzioni per l'uso di corredo consentono agevoli tarature). Restando nel campo semiprofessionale, termostati reperibili in rivendite specializzate di materiale elettrico, con meno di 100 €, acquisterete dispositivi uso famiglia che dispongono di tre livelli di temperatura
(notturna, periodo con esigenza di confort, e temperature di esercizio economico). Hanno inoltre l'impostazione di programmi già predeterminati
per le varie zone d'Italia, più o meno fredde, e tutti gli strumenti consentono la programmazione, giorno per giorno, ora per ora della temperatura
desiderata con i vincoli citati di "risposta" caldaia. Quasi tutti inoltre, hanno opzioni di funzionamento continuo con temperature antigelo(+ 7°C),
con il countdown (conteggio alla rovescia) per l'accensione, ad esempio
per la seconda casa, per il fine settimana ed alcuni hanno l'interruzione
momentanea, circa 3 ore, per le pulizie di casa a finestre aperte o per uscire a fare la spesa. Per le funzioni dovete parametrarvi a quelle offerte, ad
esempio, dai telefonini che ad eccezione di qualche ragazzo sveglio, si utilizzano solo per telefonate tradizionali.
Ancora oggi si tratta di strumenti "sconosciuti" ai più anche se adottati già
venticinque anni fa, nelle seconde case, di lusso, in montagna.
Il troppo stroppia!
Sovente in caso di modifica per la parcellizzazione si eccede in automatismi quali ad esempio l'applicazione di valvole termostatiche su ogni singolo radiatore. Vorremmo ricordare che tutto ciò che non è montato non si
rompe e viceversa. Le regolazioni non devono essere "vandalizzate" dai
cari pargoletti di casa e non devono costituire aggancio per giacche bagnate, borse e ombrelli. Le astine che regolano l'afflusso e la quantità di acqua
calda sono delicate e minute, soggette al calcare e poco robuste anche se
assolvono un utilizzo appropriato. La regolazione con un cronotermostato
sulla mandata principale è meno soggetta a manomissioni ed è funzionale.
Eventuali disfunzioni, locale per locale, sono riducibili con un corretto afflusso di acqua in ogni singolo radiatore. La manovra è fattibile attivando
entrambe le saracinesche, anche quella "nascosta" nella tubazione inferiore (in pratica si cerca un compromesso tra la mandata di acqua calda e il
ritorno d'acqua in caldaia).
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Qualora la disfunzione sia grave potrebbe essere necessario un bilanciamento termico ad opera di un impiantista e ciò può anche richiedere l'installazione di radiatori più appropriati. Terminando: l'utilizzo di un metodo parcellizzato di condotta del riscaldamento equipara un impianto centralizzato ad un
impianto singolo autonomo e consente una riduzione sprechi (ognuno vuol
pagare solo il suo effettivo consumo). Per la verità una quota residua, quella per le parti comuni dell'edificio ed esigenze di conguaglio, resta centralizzata e costituisce quota fissa pari a circa il 50% del totale. La maggiore sensibilizzazione alla conduzione e riduzione degli sprechi può incidere sui costi
di gestione fino al 20%. I vincoli: la regolazione della temperatura per singolo alloggio è attuabile solo se la temperatura della caldaia condominiale è
"adeguata" e in continuo. Anche in questo caso occorrerebbe l'intervento
preventivo di un tecnico per il bilanciamento termico.
IMPIANTI ELETTRICI
Cosa verificare?
Iniziamo dal vano contatore per poi giungere alle utenze.
Verifichiamo, nel vano contatore la presenza del cavo di terra, colore giallo/verde e l’allaccio alla linea interna. Il cavo non “entra” nel contatore e
nel salvavita, ma prosegue nell’altro capo sino a raggiungere un dispersore
di correnti elettriche nel terreno, da cui il nome cavo di terra.
Costituisce sicurezza di utilizzo; volendo potete verificarne l’efficacia con
dispositivo acquistabile in negozi specializzati.
Un inciso: insegnate ai vostri figli a verificare, per la loro sicurezza, la
presenza di tale collegamento anche sui pali stradali a cui incatenano il
motorino unitamente al dovere civico di non danneggiare l’allaccio. Assieme al cavo di terra dovremmo verificare la presenza del salvavita.
Il salvavita.
Assolve egregiamente il compito di sentire la differenza, riscontrata a
fronte di una qualsiasi dispersione lungo il circuito elettrico servito, da cui
il nome tecnico di “interruttore differenziale magnetotermico”. Ne tratteremo ancora.
I punti deboli.
Esistono normative di sicurezza, citiamo la 46/90 ma potrebbero sopraggiungere altre; l’applicazione è però rivolta ad edifici nuovi o parti comuni
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da cui si deduce che le case vecchie sono insicure. In attesa di rifacimento
impianto applicate da subito il salvavita (anche se non disponete
dell’impianto di terra). Oltre alla zona contatore sarebbe opportuno inserire altri interruttori automatici, o meglio salvavita, nei punti critici di utilizzo energia elettrica quali bagni, cucine e locali lavanderia. Il mercato offre prodotti “miniaturizzati” da inserire nelle scatole porta prese; al limite
si possono posizionare esterni e cioè non incassati nel muro. In caso di
guasti vi garantiranno l’utilizzo della parte residua del circuito in attesa
del “riparatore”.
Qualora possediate vasche ad idromassaggio assicuratevi che il salvavita
dedicato, e cioè quello che alimenta l’apparato relativo, abbia sensibilità
maggiore del tradizionale. In tal caso la specifica è Δ 0,01A anziché Δ
0,03A. L’utilizzo di tali vasche richiede obbligatoriamente l’impianto di
terra!
La prudenza non è mai troppa; un bambino, piccolo peso ma estremamente sensibile, può camminare a piedi nudi e venire in contatto con elettrodomestici quali vasca, frigo e lavatrici che se non correttamente collegati a
terra possono creare incidenti.
Abbiamo già citato, nella trattazione boiler, i pericoli di utilizzare prese ed
interruttori posti in adiacenza ai rubinetti, ora trattiamo le “prese a sfilo”.
Non è una nuova tipologia di presa, ma è la conseguente reazione allo stacco di una spina, del ferro da stiro ecc., dalla sua presa. Ciò è dovuto al fatto
che le vecchie sedi murate, scatole frutto, consentivano il fissaggio prese
solo a pressione e non a vite come le attuali. L’usura e l’utilizzo maldestro,
si tira il cavo senza contrastare lo sfilo tenendo premuta la mostrina con
l’altra mano, estrae dal muro la presa evidenziando all’esterno i cavi con i
pericoli di contatti accidentali.
I rimedi: muratura nuove sedi e rinnovo prese. Per sicurezza è sufficiente
sostituire quelle più usate, due o tre in tutto l’alloggio. Attenzione: sarete
tentati di montare prese universali, le bipresa. Ciò è fattibile solo dopo verifica dell’impiantista ai nuovi maggiori carichi, in caso opposto avrete
guai da surriscaldamento ecc..
Parlando di riscaldo cavi sappiate che ciò è facilitato nelle cosiddette piattine, due o tre cavi solidali ed affiancati. Il fenomeno si riscontra sempre
in zone di allaccio utenza specie se di corpo ad incandescenza, lampada ad
esempio, ove il calore non viene disperso nell’ambiente circostante e
“cuoce” la plastica isolante del cavo di rame unitamente al portalampade.
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Gli isolanti dei cavi non sono universali: sono computati abitualmente per
smaltire il calore generato da un prefissato passaggio di corrente e non includono i fenomeni, leggi concause, esterne. Ricordatevi le già citate regole del mercato e le specifiche tecniche.
Aggiungiamo una specifica di carattere generale: aumentate sempre i coefficienti di sicurezza.
Nel caso del portalampada non rinnovate il cavo con una piattina, è intuitivo che i due fili affiancati si riscaldino, ma usate un cavo a due o più fili
ulteriormente isolati tra di loro (doppio o triplo isolamento), il già citato
negozio specializzato ve lo fornirà.
Il far da sè.
A volte per risparmio non è richiesto l’intervento del tecnico …
Ciò è facilitato dal fatto che tutti “sanno” cambiare una lampada, montare
un nuovo lampadario o portalampada e sostituire il cavo; è sufficiente infilare i cavi, il dubbio ci assale quando i fili sono in numero maggiore delle
sedi predisposte, e serrare! Non è proprio così il da farsi! E’ pericoloso e
ci sono regole iniziando dal computo sezione cavi al loro corretto posizionamento, linea-neutro-terra (se osservate attentamente gli apparati, anche
un semplice portalampade, riscontrerete lettere e simboli che occorre rispettare). Anche i colori dei cavi non sono a piacere, hanno un significato
e i collegamenti pure. Fatevi spiegare quale cavo, marrone per la linea ed
altro colore per il neutro, posizionare al contatto centrale di un comune
portalampada … e così pure per la sezione del cavo. Un nostro amico,
buon progettista di ascensori ed “inventore”, aveva una sua teoria su tali
computi e coefficienti di sicurezza che, da sempre per motivi di risparmio
vengono tenuti bassi: il calcolo della sezione dei cavi di un lampadario
deve essere correlato al sostegno dell’elettricista appeso ai fili dopo la caduta della scala … e aggiungiamo noi che anche l’ancoraggio al soffitto
sia“adeguato”.
Quanto sopra a ricordare i “guasti” di una analisi valore spinta ed i falsi risparmi; verranno evidenziati in caso di un fortuito utilizzo anomalo.
Le ciabatte esotiche non sono idonee ad un uso continuo!
Sempre nelle vecchie case troviamo portalampade in ottone quelle con
ghiera in ceramica, invito rivolto in specie agli amanti dei prodotti di antiquariato; sono pericolosi in quanto si svitano a seguito delle ripetute sosti147
La patente di guida per la casa
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tuzioni lampadine. Tutti sanno che per qualsiasi intervento, nel nostro caso
per cambiare l’apparato in ottone con uno più sicuro in plastica, occorre
staccare la luce.
Le manovre sul salvavita.
Ora però le cose sono rese più complicate dal…salvavita.
Gli anziani, ma non solo loro, usi al ripristino di un solo pulsante, il vecchio
“automatico”, non si abituano al “riarmo” di una seconda leva e meno che
mai all’effettuazione test periodico di efficacia. L’installatore avrebbe dovuto spiegare che si tratta in realtà dell’aggiunta di due dispositivi; uno con
le funzioni del vecchio automatico e l’altro per intercettare anomalie incrementando la sicurezza. Senza tale doppia manovra non si può dare corrente (ora non più ma occorre comunque fare il test di verifica efficacia del
dispositivo che molti dimenticano). Rammentiamo che tutta l’elettronica,
anche per il pc, si avvale di dispositivi meccanici, nel nostro caso sgancio
che l’inutilizzo può “inchiodare” annullando l’attesa sicurezza.
I primi salvavita, anni 60, avevano un dispositivo che poteva escludere tale funzione.
Il produttore, ingegnere veneto eclettico inventore, aveva giustamente ipotizzato che le vecchie umide case avevano “dispersioni” tali da impedirne
l’efficacia. Ciò funzionava, e funziona tuttora, da test propedeutico
all’individuazione delle anomalie riscontrate abitualmente in giunzioni
improprie o ambienti umidi… Assumetelo come collaudatore.
Vedere capitolo come affrontare le emergenze di casa.
Un grande divoratore di energia elettrica: lo scaldaacqua.
Boiler elettrici.
Tralasciamo, per ora, i costi di esercizio, ma la bolletta la dovremo pagare.
Hanno il grosso pregio di sicurezza di funzionamento, a differenza di
quelli a gas se impropriamente installati ed utilizzati ma per contro hanno
durata limitata, pochi anni, e si verificano inconvenienti quali la foratura e
le perdite da rottura di flessibili di allaccio (dovrebbero proibirli ma la
fretta ...) con relativi allagamenti e danni in quanto nessuno prevede più
gli scarichi predisposti, almeno sotto la valvolina di sfiato. Non dovrebbero essere installati in posizione soggette ad infiltrazioni di vapore sui dispositivi elettrici di alimentazione. Vedere regole apposite. Visto che ab148
La patente di guida per la casa
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biamo citato le regole, possiamo non esserne a conoscenza, sappiate che in
generale non ci devono essere prese, interruttori, lampade posizionate in
prossimità di un punto di attingimento acqua.
Il motivo è quello di evitare un eventuale contatto con mani bagnate o umide con apparecchiature elettriche quali quelle non “stagne” delle case civili.
Se riscontrate casi anomali richiedete l’intervento del tecnico. L’anomalia è
diffusissima e pericolosa; si riscontra anche in case ristrutturate ove
l’elettricista non ha mediato le vostre richieste di posa prese, i cosiddetti
punti luce, con le normative ed il buon senso.
Costi di esercizio.
Una annotazione; anche il boiler ha il termostato di regolazione temperatura acqua calda.
Valgono tutte le regole riportate per la caldaia quindi occorre adeguare le
temperature di esercizio estivo ed invernale. Pertanto se dovete sostituirlo,
oltre a scegliere quelli con garanzia decennale, verificate che la manopola
di regolazione temperatura sia di facile accesso e manovrabilità e così pure il termometro indicante la temperatura interna dovrà essere facilmente
leggibile. A proposito di innovazione tecnologica anche il boiler può essere integrato con un timer programmabile a piacere ed in continuo. Ciò vi
consentirà di avere quantitativi e temperature acqua idonee per docce mattutine o bagni serali o temperature ridotte per le semplici abluzioni diurne.
Tutto ciò contribuisce al risparmio ed incrementa il comfort.
Abbiamo visto che la possibilità di gocciolamento dalla valvolina di sfiato
o perforazione del contenitore interno acqua sono difficilmente prevedibili
e quindi, per evitare imprevisti allagamenti riteniamo sia preferibile sostituirlo al raggiungimento del periodo di fine garanzia. I prodotti attuali non
la superano di molto. Nella scelta di nuovi scaldaacqua non troverete
l’etichetta energetica delle nuove lavatrici pur avendo il boiler un consumo enorme di elettricità. Richiedete lumi ai costruttori prima di procedere
all’acquisto…
Lampade ed evoluzione tecnologica.
Riteniamo che uno sviluppo, dettato dalla domanda, delle lampade a diodi, i
led che vedete su tutti i vostri nuovi apparati elettronici, sarà più efficace gestionalmente e meno costoso (la loro durata è di circa 100.000 ore contro le
6.000 delle lampade a risparmio); ora nel 2011 sono facilmente reperibili. In
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
proposito a queste ultime l’impiego è efficace solo se applicate ove
l’intervallo minimo di funzionamento è di almeno quindici minuti. In caso
opposto avrete sprecato solo soldi in quanto sempre di più vale la regola
dell’auto: maggior partenze ed arresti fate, start and stop, maggiore il consumo e l’usura del mezzo e quindi minor durata totale del manufatto. Tra parentesi i led li trovate su tutti gli apparati elettronici e per contro se non avessero tale durata, cioè si fulminassero, spegneremmo tutte le tv ecc. lasciate in
“attesa”, stand by, evitando gli sprechi conseguenti. Per le luci esterne, dimenticate accese, esistono lampade e portalampade con interruttori automatici, crepuscolari. Anche in tal caso il dispositivo funzionerà solo se rivolto
alla luce, e non è detto che ad avvitamento ultimato la posizione sia efficace,
ed è per tale motivo che i prodotti di marca hanno due dispositivi per aumentare la probabilità di corretto orientamento. Se adottiamo lo Zen, quando fai
una attività concentrati solo su quella, sarebbe sufficiente variare il fine corsa
dell’avvitamento registrando la lamina di contatto, ma non siamo più abituati
a concentrarci ed il commercio, vedi automazione oltre ogni logica, ci presenta il conto che reputiamo caro. Consultare anche i capitoli “mercurio” per
le lampade e dispositivi vari riportati in “casa vacanze”.
Globalizzazione, ricambistica ed innovazione.
Ci ripetiamo, è vero, ma non sempre toccare la corrente è una “scossa” di
vita! La globalizzazione immette sul mercato ricambi, prese singole e
multiple non marchiate; diffidatene Acquistate solo prodotti con marchi
impressi, che riportino almeno la dicitura IMQ o meglio VDE che nel
campo elettrico dettano legge. E’ anche riportato il massimo carico ammesso che sarà vostra cura rispettare. Vedere capitolo standardizzazione.
Innovazione e progresso.
Citiamo anche l’innovazione di dispositivi a protezione apparati costosi o
delicati quali computer o tv, contro i fulmini e sovratensioni; rivolgetevi ai
negozi specializzati, sempre più rari.
Rammentate che esistono prodotti che vi consentono di limitare i carichi
simultanei dovuti alla contemporaneità di utilizzo, es. boiler/lavatrice, assegnano un indice di priorità di funzionamento dei vari elettrodomestici a
vostra scelta. Ciò vi consentirà risparmi evitandovi contratti di fornitura
con chilowatt elevati. Vedere anche note su capitolo come affrontare con
calma le emergenze di casa.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
“Isolamento elettrico”.
Abbiamo già accennato che non esistono isolanti “assoluti”. Ciò vale sia
per le tubazioni di acqua calda sia per i cavi elettrici e l’insieme di essi, motori e resistenze elettriche ad esempio. All’intorno dei cavi ed apparati, oltre
al calore, si riscontrano “campi elettrici”, a volte anche correnti vaganti che
possono perforare tubi adiacenti. Nei casi di alta tensione infatti si rimane
folgorati anche senza “toccare i fili”. Il produttore aumentando gli isolamenti ed utilizzando materiali “disperdenti” produce apparati in funzione
del tipo di utilizzo, domestico o professionale, e dei possibili contatti accidentali e l’utilizzo e del contatto con parti del corpo, in genere le mani. Ad
esempio nell’asciugacapelli un involucro di “plastica” consente un doppio
isolamento e l’utilizzo senza il dispersore di terra. Tale isolamento è contrassegnato con due quadratini inscritti l’uno dentro l’altro. Per gli altri elettrodomestici la normativa impone prese tedesche Schuko che sono “fuse”,
collegate stagne, ai cavi di alimentazione; ed è anche per tale motivo che
non vanno tranciate e sostituite con quelle a spinotti allineati. Hanno inoltre
impugnatura sicura e maggior resistenza ad eventuali cortocircuiti. Digressione: siamo circondati da campi elettromagnetici. Alcuni Paesi iniziano ad
isolare, con appositi dispositivi, da tali campi gli ambienti di riposo notturno. Noi possiamo incominciare ad eliminare la presenza di tv, p.c., telefonini e diavolerie elettroniche varie in camera da letto.
I cavi “volanti”.
Sovente nelle case ci sono cavi esterni appoggiati su pavimenti. Hanno lo
scopo di raggiungere apparati “distanti” dalle prese originariamente predisposte. Anche la semplice acqua di lavaggio pavimenti può penetrare nei
collegamenti generando cortocircuiti e guai. Costituiscono inoltre pericolo
di inciampo. E’ preferibile e sicuro fissare al muro, anche se all’esterno, il
cavo e la “ciabatta”.
L’elettricità, l’acqua ed il buon senso.
Evitate che possano incontrarsi anche di sfuggita ad es. con mani od ambienti umidi (pioggia).
Vedi anche indice di protezione IP… Prese stagne ed indice di protezione:
introduciamo il concetto di presa e circuito “stagno” ed il relativo indice di
protezione (I.P.). Qualsiasi interruttore o presa e’ formato da più particolari assemblati tra di loro.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Per il montaggio è necessario del gioco, luce, che consenta un inserimento
agevole di più particolari da cui si deduce che l’aria, l’acqua e gli insetti
possono penetrarvi.
Se non desideriamo tali inconvenienti la presa deve essere a tenuta ermetica, stagna.
Così pure l’interruttore di cantina o di officina, usato sovente con mani
umide e bagnate deve essere protetto da un coperchio flessibile che ne
consenta l’uso senza toccare l’interruttore.
Le apparecchiature citate sono denominate “stagne”, a prova di tenuta, e
sono di uso obbligatorio nell’industria ma nulla vieta l’appli-cazione nel
civile, la nostra casa, per aumentarne la sicurezza. Ciò non significa che
possano essere immerse impunemente nell’acqua ma resistono per un certo tempo a pioggia battente o ad ambienti umidi. Il “certo tempo” è dato
dal numero che segue l’indice di protezione (I.P ...). Quale riferimento abbiate un IP 65 per il lampione luce scale esterne.
Rammentate che tali valori sono validi solo se gli allacciamenti elettrici
sono anch’essi di tipo stagno per l’intero percorso. Non sempre ci si comporta in tal modo. Occorre sempre rammentare che anche un circuito stagno per un certo percorso, ad esempio da interno casa a giardino, non sarà
tale se non provvedete a sigillare, con silicone l’entrata fili nel passacavo.
Gli animali, in primis le formiche, con il tempo giungeranno agli apparati elettrici mettendovi fuori uso, ad esempio, l’apertura del cancello
elettrico esterno. Quanto sopra a ricordare che non è solo l’acqua a creare problemi.
Gli impianti elettrici dimenticati.
Nelle case esistono impiantistiche elettriche nascoste e dimenticate. Un
impianto negletto è quello che alimenta i segnali radio/TV da antenne poste sui tetti. Tetti che sovente sono sorretti da travature in legno facilmente
infiammabili da eventuale corto circuito innescatosi dalle “scatole” che
racchiudono l’apparato elettrico di asservimento ai segnali radio/TV. Tale
“scatola” dovrebbe essere del tipo stagno e “protetta” da un salvavita che
per ragioni di comodità e convenienza economica non viene mai applicato. Il consiglio è di applicarlo almeno sulla linea di alimentazione che in
genere parte dal contatore luce scala. E’ pur vero che alcuni sistemi di alimentazione avevano “fusibili” contro i sovraccarichi ma ricordiamoci
che le vecchie antenne possono creare innesco ai fulmini in specie quelle
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
particolarmente elevate sui tetti, con l’effetto punta. Anche se non vi proteggerà dai fulmini i danni di un corto causato saranno limitati.
Con un interruttore protetto o “dedicato” potrete staccare la corrente nei
periodi di vacanza, es. estivi, pur lasciandovi la possibilità di avere funzionante la luce scala quale deterrente per i ladri. Rammentate inoltre che i
cavi di alimentazione dovranno essere del tipo a doppio o triplo isolamento, per uso esterno anche se posati all’”interno” di un sottotetto, ed alloggiati in canaline passacavo e non come si constata posati a nudo sulle travature. Ricordiamoci che l’escursione termica di un sottotetto ha il ∆T più
elevato dell’intero edificio e quanto ne consegue.
LA CLASSIFICAZIONE ENERGETICA ED I COSTI
Il consumo di energia termica è espresso in watt per singolo metro quadro
(sic!) dell’edificio.
Riportiamo la formula, ed è la prima e forse l’ultima volta che citiamo parametri che vi possono apparire astrusi. La classificazione energetica è
suddivisa in classi, in similitudine a quanto riportato sulle etichette dei
nuovi elettrodomestici (ecolabel Europea).
Si spazia dalla A con 30 kWh/mq alla G con 160 kWh/mq., in verità esiste
anche la classe gold ma, non tutti si possono permettere la Ferrari.
Ripetiamo vi può sembrare ostica tale suddivisione ma ... il pagato in bolletta vi coinvolgerà direttamente. Potete constatare che il divario tra la
classe più virtuosa e l’ultima è elevatissimo. E per stare con i piedi per terra ipotizzate che i costi relativi al riscaldamento della vostra casa, al più
classificabile in classe G, scendano di 5 volte con la classe A. Non male!
Ma per ora le normative sono riferite alle nuove costruzioni che rappresentano una percentuale insignificante sul totale di case esistenti; dobbiamo quindi continuamente operare per ...
Per rendere più palese in soldi i valori, stimiamo che un alloggio di 75 mq.
e con un volume di 220 mc. con ubicazione geografica ai piedi delle Alpi,
richieda circa 1500 mc. di metano con una spesa, ai valori del 2011, pari a
circa 1400 € / anno. Tutto ciò con riscaldamento autonomo. Se abitate invece in un condominio di 12 alloggi simili al vostro la spesa annuale diminuirà a circa 1200 €.; tutto ciò è riferito alla sola spesa di combustibile.
Si evince che il risparmio suggerito incrementando l’efficacia di conduzione costituirebbe vantaggio sia per l’acquisto del combustibile che usura
impiantistica. Volendo però quantificare pragmaticamente l’efficacia
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La patente di guida per la casa
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dell’incremento operativo sulla conduzione occorrono “misuratori”, contatori dei consumi.
Necessita inoltre isolare i valori economici di spesa per le fonti energetiche su cui non possiamo agire, sono in mano ai petrolieri. Una “misura” è
quella della riscontrabile sul contatore del gas o quantità di litri di gasolio
acquistati ed un’altra, aggiunta, è il contatore di funzionamento caldaia a
regime (e non computando il funzionamento al minimo e nelle moderne
caldaie, l’attesa).
Anche l’utente di un impianto autonomo può procedere in tal senso.
Noi ad esempio abbiamo riportato sul corpo contatore tutti i valori dal
1972, campagna “Il metano ti dà una mano”, al 2007. Venivano quantificate anche le esperienze precedenti, stufe a legna, che richiedevano circa
100 quintali all’anno tagliati nei primi tempi rigorosamente a mano nelle
vacanze estive.
Successivamente si utilizzò caldaie a carbone; la granella di antracite oltre
che bella era un sogno possederla per l’elevato costo, per cui si ripiegava sul
polveroso coke, e di notte alle mattonelle di polvere di lignite compressa, da
cui si constata che i moderni ceppi in segatura, trucioli compressi, ed i pellet
hanno copiato l’idea.Potrete appurare che una regolazione in più ripaga
l’intervento di un operatore non necessariamente fuochista patentato. Per
l’impiantistica singola un aiuto viene da cronotermostati, costano meno di
100 €, programmabili a piacere con opzioni facilitate. Il nostro per esempio
ha un pulsante con il simbolo della donna di pulizia che interrompe per 3 ore
il funzionamento della caldaia. É utile quando effettuiamo la pulizia giornaliera aprendo porte e finestre, ha efficacia quando si esce per la spesa, o altri
motivi, ed ogni volta che non ci interessa momentaneamente il caldo. Naturalmente il ripristino del pulsante richiama le condizioni precedentemente
impostate, reimpostazione, (reset). Ricordarsi di quanto già citato a proposito
del “tempo di risposta”, inerzia termica, dei radiatori pertanto anticipare
l’azionamento variando anche, provvisoriamente, la temperatura preimpostata per le ore successive. L’azio-namento di questi pulsantini richiede al massimo 3 secondi. D’altronde non togliete il piede dall’acceleratore prima di
giungere ad un semaforo rosso recuperando l’inerzia cinetica del mezzo?
Indumenti ed altro da utilizzare in casa.
A proposito di indumenti diurni e coperte notturne ricordatevi che il mercato offre prodotti idonei alle specifiche esigenze invernali evitando la
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scomodità del peso e l’impaccio. Certi vestiari degli alpinisti, loro li denominano “indumenti tecnici”, ed il piumino d’oca notturno costituiscono
un valido comfort. Le tute ed pigiami in “pile” sono sconsigliate in quanto
altamente infiammabili anche con una semplice candela; di notte siamo
assonnati e non sempre riflessivi.
Vale sempre la regola di guardare a chi deve sopportare i rigori del freddo
in entità superiore alla nostra ad esempio ai nordici con i loro piumini. É
sempre valida, per valutare la bontà del prodotto in acquisto, la conoscenza delle regole che governano la produzione e la vendita di qualsiasi materiale ivi compresi i piumini. Un indicatore è il “titolo”, ne abbiamo già
parlato, e cioè la percentuale di prodotto pregiato con cui è costruito
l’articolo. Si tratta della percentuale, nel nostro caso, ripartita tra piumino
e piuma d’oca. Più è alta la percentuale di contenuto del piumino maggior
confort e leggerezza verrà riscontrata nell’uso. L’assoluto è il piumino ricavato dal collo dell’oca; dopo l’uso di tali piumini abbandonerete le pesanti coperte e trapunte.
Trattiamo ora qualche idea migliorativa ed esponiamo l’avanzamento tecnologico di fonti alternative.
I PROVVEDIMENTI CORRETTIVI, ovvero gli interventi
minimi
Lo spreco derivante dai "ponti termici".
Si tratta in verità di punti ove non c'è continuità, ad esempio, di isolamento termico in quanto la muratura è interrotta, o ridotta di spessore, per la
posa di un serramento, porta, finestra o altro; in linguaggio tecnico è un
"ponte termico" identificabile con un più volgare punto freddo, con tutte le
conseguenze correlate. Anche il vano sottofinestra ove sono posizionati
molti radiatori costituisce punto freddo.
Una moderna porta munita di doppi vetri può presentare, e ciò succede
sovente, nel pannello inferiore un punto freddo. Il fenomeno si verifica
anche se la costruzione è a singolo taglio termico; in pratica il telaio esterno è isolato da materiale apposito con il telaio interno. Le vecchie porte in
legno hanno pannelli inferiori di spessori limitati che facilitano l'insorgenza di condense, le famose goccioline che condenseranno poi in muffe. Voi
vi domanderete il come mai, visto che si suole dire che una volta lavoravano meglio.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
La risposta è che ai tempi di costruzione di tali infissi non c'era l'esigenza
di isolare una temperatura di oltre 20°C interna dai -10°C dell'esterno. Le
temperature di casa erano inferiori, unitamente al comfort abitativo.
Un rimedio semplicissimo è quello di rivestire tali pannelli con sughero da
ricoprire, a loro volta, con altro pannello in legno o in M.D.F. (é simile alla masonite). L'estetica non ne risentirà in quanto è sufficiente agire nella
cornice del pannello senza aumentare alcuno spessore del telaio. L'apporto
di altro materiale su murature ridotte di spessore, i vani sottofinestra ad
esempio, elimina o riduce fortemente il famoso ponte termico; a volte è
sufficiente interporre un isolante alluminato tra il radiatore ed il muro per
ottenere una riduzione delle dispersione termica. La tapparella può essere
rivisitata nel cassonetto, isolandolo, e l'infisso stesso rivalutato con l'applicazione di doppi vetri, previo esame sulla struttura.
La mascheratura poi dei radiatori con mobili copritermo contribuisce enormemente a ridurre l'efficacia energetica, per cui è sufficiente asportarli
e provvedere alla periodica pulizia dei termosifoni e spazzatura del pavimento sottostante per evitare “baffi” di sporco sul muro. Ecco questo è
uno dei lavori per cui la moglie vi ringrazierà.
DALLA RACCOLTA DATI ALL’ INVESTIMENTO
Ora è fattibile la scelta dell’investimento per azioni correttive, e non è detto che vengano richiesti collettori solari, fotovoltaici od altre innovazioni.
Ritornando al vestito forse il rifacimento del tetto unito al cappotto termico
dell’edificio è di gran lunga più esaustivo e privo di manutenzioni specifiche
di aggeggi non sufficientemente diffusi e pertanto privi di “meccanici”, i
tecnici dei tagliandi alla cui cura tali apparecchiature vanno sottoposte.
Le modifiche a costo "zero".
Sono le varianti comportamentali per un razionale utilizzo impiantistico e
strutturale.
Gli obiettivi: evitare gli sprechi utilizzando al meglio le risorse.
Sempre ricollegandoci all'auto si riscontra un'enormità di scostamento dei
costi di esercizio e di durata del mezzo a seconda dell’autista.
Alcuni guidatori troppo nervosi consumano tantissimo carburante, gomme
e frizioni; altri, più oculati, mantengono l'auto economa ed efficiente per
centinaia di migliaia di km.
156
La patente di guida per la casa
P. Artusio
Per i primi i margini di miglioramento sono elevati ma anche i guidatori
"medi" possono trarne giovamento.
Occorre però conoscere più approfonditamente “le regole del gioco” e
cioè la tecnologia motore/ cambio/ trazione e… traffico. Anche nel campo
domestico la conoscenza tecnica degli apparati di governo della casa, dal
gas dei fornelli a quello per la caldaia ed all'utilizzo di risorse energetiche
quali l'elettricità aiuta ad aumentarne l'efficacia e a ridurre i costi.
Anche l'oculato utilizzo della lavatrice, l'elettrodomestico più dispendioso
della casa, incrementa i risparmi energetici. Abitualmente molte casalinghe riempiono il cestello, scelgono il programma ed attendono la fine del
ciclo; tutto ciò senza tenere conto di molti fattori quali le temperature ed i
tempi di lavaggio più adatti per ogni indumento e l’esigenza per l’azione
di lavaggio che ad ogni rotazione del cestello i panni contenuti possano
essere rituffati nell’acqua senza aggrovigliarsi. A volte, inoltre, si sentono
tali sbatacchiamenti nella fase di centrifuga, che fanno presagire la prossima “fine” dell’elettrodomestico. Forse sarebbe sufficiente seguire le dettagliate “istruzioni per l’uso” di corredo.
Una miglioria diffusa.
SERRAMENTI ED INFISSI
Un po' di storia e l'evoluzione costruttiva.
Da sempre la casa ha avuto la necessità di un vano, la porta, per l'accesso
all'interno.
Anche la luce naturale era indispensabile per vivere all'interno: da qui la
realizzazione di finestre; forse la vera motivazione di porte e finestre è la
possibilità offerta alle signore di sfoggiare le nuove tende alle amiche.
La porta e la finestra complicavano la costruzione dell'edificio, all'inizio
capanna, minandone l'integrità strutturale e, cosa importante, erano punti
con scarsissimo isolamento termico, estivo ed invernale. Le case da allora
non sono concettualmente cambiate, anzi. La costruzione con pilastri in
cemento armato ed il "tamponamento" con murature leggere hanno consentito ampie finestrature e porte, pensate a quelle dei balconi, con dimensioni considerevoli. Uno dei problemi dapprima citati, il basso isolamento
termico è stato acuito unitamente alla richiesta di confort abitativo. La
scelta dell'infisso e dei vetri di corredo assume perciò un aspetto importante. Molti pensano ad un rimedio con adozione di serramenti isolati.
157
La patente di guida per la casa
P. Artusio
Se analizziamo tecnicamente tali serramenti constatiamo che nella migliore delle ipotesi costituiscono un "punto freddo" dell'edificio. Inoltre, analizzando ad esempio un singolo infisso constateremo che ha un telaio e
pannelli in metallo con scarso isolamento termico e con vetri più estesi
anch'essi poco isolanti.
Alcune caratteristiche tecniche che dobbiamo conoscere.
Il vecchio caldo legno richiede manutenzione che la modernità aborrisce.
Si pensa pertanto a un freddo manufatto in metallo. Per renderlo più caldo
si ricorre al taglio termico. ll "taglio termico" è l'interposizione tra il metallo posizionato all'esterno e quello interno di un materiale con diverso
coefficiente termico che interrompa (da cui il nome “taglio termico”) la
continuità di trasmissione della temperatura esterna all'interno.
Il materiale citato non sarà mai completamente isolante anche perché non
deve minare l'integrità fisica del serramento, indebolendolo. Ed è per sopperire a tutti questi problemi che è possibile avere infissi a doppio o triplo
taglio termico.
Lo stesso dicasi per i pannelli, quelli di fondo porta, che possono avere isolamenti specifici.
Per i vetri le cose si complicano; sono materiali che non gradiscono la vicinanza con materiali come metalli quali l’alluminio e ferro, che si riscaldano troppo sollecitando l’isolante dei doppi vetri o meglio dei vetri camera.
Ricordandoci che l'aria è uno dei migliori isolanti, teniamo anche bene a
mente che più la "camera" è voluminosa, cioè maggiore è la distanza tra il
vetro interno ed esterno, più è elevato il grado d’isolamento. Ciò non toglie che avremo guai indiretti quali condense e mancata ventilazioni locali
sino a impedire un buon funzionamento di stufe e caminetti.
Forse vi abbiamo complicato la vita ma sappiate che la scelta del serramento, oltre ai canoni estetici, deve essere orientata al valore dell'effettivo
isolamento termico e acustico rapportate alle effettive richieste dei locali;
esigenze diverse tra cucina/bagno o salotto.
Tale valore è garantito per iscritto dai costruttori seri sia per i vetri a bassa
emissività e ad abbattimento termico e acustico che per l’intero serramento unito a dispositivi di aerazione.
Rimane ancora da esaminare l'aspetto "posa del serramento". Non è cosa
irrisoria.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Esaminiamo i casi:
- posa in corso d'opera (costruzione edificio)
- posa sostitutiva a un serramento esistente.
Per quanto riguarda la prima situazione, la posa è ottimale (progettata unitamente all'edificio).
La posa sostitutiva di un serramento è invece laboriosa.
Oggi pochi vogliono i muratori in casa per smontare i vecchi telai murati,
per cui soventissimo si ricorre a un montaggio su vecchi fissaggi o peggio
con tassellature di controtelai sulla struttura esistente, tamponando le varie
fessure con silicone e profili coprifilo (o per meglio dire "nascondi fessure" inevitabili), a volte le sigillature a pavimento impediscono i naturali
“movimenti” dei sottostanti parquet.
Questa tecnica, oltre a diminuire il vano effettivo del serramento (computate un minimo di 7-10 cm) non assicura un perfetto allineamento e un'ottima ortogonalità di fissaggio, ripercuotendosi su una corretta apertura/
chiusura.
L'altro inconveniente citato è una mancata continuità costruttiva con la
struttura esistente e quindi costituente un punto freddo (un ponte termico),
ma se c’è un parquet in legno è obbligatorio lasciare luce nella parte inferiore per consentire i movimenti del legno.
Tutto quanto riportato costituisce anomalia ma è rimarcato affinché la vostra scelta non sia limitata al prezzo. Essendo l'infisso un manufatto di durata ultradecennale (ma per i vetri computate un massimo di 25 anni) i costi di esercizio indotti, dal caldo/ freddo/ rumore motivano necessariamente una scelta ben ponderata. Vedi anche capitolo infissi di legno.
Dimenticavamo che il non poter avvitare ganci e gancetti, sulle nuove porte in metallo, ha complicato la posa di tende alla signora …
I "VESTITI" DELLA CASA
Sentirete parlare di cappotto termico delle facciate e d’isolamenti di tetti
(il cappello degli edifici).
Parametrandoci al nostro corpo, che deve difendersi dai rigori invernali o
dal caldo estivo, constateremo che, anche per la casa, non esiste un vestito
universale per tutte le stagioni.
Dovremo pertanto cercare un compromesso correlato all’ambiente in cui è
situato l'edificio. Se tale contesto è un ambiente freddo a lunga stagionali159
La patente di guida per la casa
P. Artusio
tà, è il caso ad esempio di abitazioni di montagna, dovrete prediligere un
isolamento termico pesante e viceversa.
Ci sono alcuni Paesi che stanno sperimentando la "tenda estiva del balcone" per proteggersi dall'eccessiva irradiazione solare. Si tratta, in realtà, di
pareti a pannelli mobili e orientabili, poste sulle facciate più esposte, tipo
veneziane, opportunamente azionate da meccanismi termosensibili.
Restando nel tradizionale, l'isolamento termico pesante non incide negativamente sulle esigenze di raffreddamento. Queste ultime sono ottenibili curando, anche, la ventilazione e non solo utilizzando dispositivi elettrici. Anche in questo caso occorre sfruttare le risorse naturali, in primis la differenza
di temperatura tra la base della casa e il tetto, il punto più caldo. Tali tecnologie sono già utilizzate nell'edilizia commerciale o industriale. Rammentate
che tale tecnologia, unitamente alla geotermica, non ha, quasi, costi di esercizio e ha durata equivalente a quella della casa, per cui è preferibile, o di ausilio, a tutti i mezzi forzati (condizionatori, ventilatori, ecc..).
PREMESSA ALLE FONTI RINNOVABILI
Dobbiamo parlare di politica. Volenti o nolenti condiziona le nostre scelte
di vita.
Nessuno, e in primis lo Stato, rinuncia a entrate certe e ripetitive. Le aziende energetiche a partecipazione statale hanno molte agevolazioni che
garantiscono loro un predominio. Ad esempio sono riuscite a farsi approvare, una decina di anni fa, una legge che consente di bruciare nelle centrali gli scarti della lavorazione del petrolio in quanto assimilabili (sic!) a
fonti rinnovabili con relativa voce in bolletta poco capita dai comuni mortali. Anche alcuni privati “cavalcano” le rinnovabili per “bruciare” scarti
vari in luogo della biomassa a chilometro zero. Ciò toglie vigore alle politiche di risparmio energetico per cui il futuro ecosostenibile si allontana.
Parliamo di energia elettrica. E’ la più utilizzata nella nostra vita quotidiana. Siamo abituati ad avere energia premendo un semplice interruttore anche in fabbrica per ottenere forza motrice per i macchinari. Diamo tutto
per scontato e ci stupiremmo del contrario. Purtroppo dimentichiamo che i
generatori dell’elettricità devono, per ora, funzionare in continuo (24h su
24) mentre l’assorbimento, il nostro prelievo, è discontinuo e cioè diurno
con enorme spreco nelle ore notturne. Non è pertanto il caso di pensare al
nucleare, macchinari che non si possono spegnere a piacere e scorie eterne, per aumentare la potenza di picco diurna incrementando gli sprechi.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Forse occorrerebbe mutare gli orari di lavoro…altro che ora solare!
Noi, attraverso associazioni motivate, dobbiamo partecipare a contenere
questi facili guadagni di pochi potenti che ignorano l’eco-stenibilità vera
ed è anche per questo che il comportamento più efficace, per ora, è contenere gli sprechi. Tali associazioni devono contrastare la potenza delle sette
sorelle (le compagnie petrolifere) e la politica miope dello Stato, intesa
come attività e leggi rivolte ad una sfrenata ricerca del PIL (Prodotto Interno Lordo) a tutti i costi senza analisi dei guai futuri. Purtroppo, per ora,
le energie rinnovabili ad eccezione della geotermica sono discontinue e
non programmabili; soffermatevi a meditare su quante ore di sole abbiamo
in inverno ed in estate. Riscontreremo valori da zero a un massimo di circa
dieci ore e se poi analizziamo quelle di picco, o quasi, queste si riducono
moltissimo. (Non tutti i mali vengono per nuocere; ne riparleremo quando
tratteremo i costi comparativi). Dobbiamo pertanto imitare gli animali
come la lucertola che ricava calore, e per noi energia, da pietre riscaldate
dal sole che mantengono calore per molte ore successive al calar del sole.
Anche l’acqua accumula tale calore; si tratta, ora, di trovare altri sistemi di
maggior accumulo quale, ad esempio lo sviluppo di celle speciali a lenta e
prolungata cessione che attenuerà il problema della discontinuità. In analogia anche le pile (batterie) avevano tale problema ma ora siamo giunti a
far viaggiare un’auto di oltre 800 chilogrammi! Ripetiamo: non esistono
energie rinnovabili continue per cui occorrerà puntare su di un mix di tali
fonti. Non dimen-tichiamo che la ricerca ha già evidenziato energie minori, per ora, quali ad esempio l’energia da calpestio (compressioni/vibrazioni). L’iniziativa dello Stato è carente; abbiamo già spiegato ”il
non interesse”. Sulle sue infrastrutture,ad esempio, strade ferrate/autostradali l’applicazione di pannelli fotovoltaici sui pannelli antirumore fornirebbe energia alle case limitrofe, indennizzo anche morale ai
“disturbi” subiti. Inoltre si eviterebbe di utilizzare ettari di superficie agricola ora ricoperti da pannelli che necessitano di “centraline” ed elettrodotti
per la distribuzione dell’energia prodotta e poi impiegata in luoghi distanti
anziché sul posto. Parliamo di convenienza costi delle fonti alternative.
Un freno alla diffusione sono i costi,comparati, di esercizio; quelli delle
rinnovabili sono più care. Non vogliono metterci in grado di avere dati
“reali” di confronto. Succede anche per l’auto ove normative internazionali rendono omogenei e parametrabili, tra i vari costruttori, i consumi
161
La patente di guida per la casa
P. Artusio
(su percorsi urbani/misti/extraurbani) ma i reali consumi, dovuti al traffico, sono esponenziali e pertanto costosissimi.
Anche il fornitore energetico ha tali costi nelle ore di punta, cioè di massimo prelievo dalla rete. Le sue centrali sono tarate per un assorbimento
“costante”, per gli incrementi immette altra energia da altri centrali che
possono essere acquistate anche da un altro Stato che le cederà a tariffa
molto elevata, prendere o lasciare, con i rischi di black-out. Guarda caso
questi picchi coincidono, come orari, ai momenti di maggior produzione
dei sistemi solari/ fotovoltaici che potrebbero diminuire questa richiesta
esterna da parte del gestore di rete che appunto il compito di garantire istante per istante la possibilità del prelievo.
Come intuite siamo ritornati alla politica ed ai tagli alla ricerca. In proposito ai costi energetici forse sarebbe interessante “riprendere” il tema dei
controlli di taratura dei contatori luce/gas già a suo tempo intrapresi da un
onorevole piemontese.
Come recita un detto “a pensare male ci si azzecca sempre”, la decantata
telelettura potrebbe nascondere l’impiego di contatori prodotti con tolleranze di fabbricazione diverse dalle precedenti elettromeccaniche anziché
elettroniche ove si tollerava variazioni in più (a favore erogatore) ed in
meno (a favore utente) attuando una democratica compensazione della misura effettuata. L’avvento dell’elettronica potrebbe, invece, “puntare” verso la prima opzione pur rimanendo nel campo delle tolleranze previste
fornendo così la conferma alla diffusa sensazione generale che “con i
nuovi contatori si spende di più”. Proviamo, anche, ad esaminare pragmaticamente le tariffe biorarie e confrontatele con le spese precedenti, depurate degli aumenti; avremo conferma dell’assioma aziendale “il budget
non deve diminuire mai, anzi…”.
P.S. Per la scelta di tutte queste nuove apparecchiature per le fonti energetiche valgono tutte le note descritte nel capitolo materiali; ad esempio, per
un pannello fotovoltaico, marcatura a laser su ogni singola cella ecc..
Trattiamo ora gli investimenti elevati.
PANNELLI SOLARI O FOTOVOLTAICI
Dobbiamo ritornare alle aspirazioni del genere femminile; ne sanno una
più del diavolo.
Vanno in spiaggia ad abbronzarsi, orientano in continuo la sdraio verso il
sole e si aiutano con gli “specchi”; vogliono cioè avere il sole a picco. In162
La patente di guida per la casa
P. Artusio
terrompono ogni tanto l'esposizione, per evitare un’insolazione e si rinfrescano riducendo a valori accettabili la temperatura corporea.
Una cosa simile avviene nell'innovazione spinta dei pannelli fotovoltaici o
solari:
- Sono posti secondo l'inclinazione ottimale (in Piemonte circa 45°) e
non adagiati semplicemente sulla falda del tetto che, abitualmente, non
raggiunge tale inclinazione,
- sono montati su dispositivi mobili, a inseguimento, che imitano la citata posizione variabile della sdraio,
- hanno in dotazione degli specchi che convergono i raggi solari sul
pannello.
Per evitare l'insolazione, il surriscaldamento, è fatto circolare un liquido di
raffreddamento con l'ausilio di ventilatori funzionanti esattamente secondo
il principio che evita al motore della vostra auto di surriscaldarsi.
Come potete intuire, questi collettori ipertecnologici sembrano complicati
ma anche l'auto, all’inizio, lo era. In tal caso la produzione in serie e le esperienze acquisite hanno reso "normali" i sistemi d’iniezione elettronica o
l’adozione di sistemi computerizzati quali ESP® per evitare brusche sbandate.
La maggior produzione e diffusione di tali pannelli raggiungerà obiettivi
di riduzione di tali investimenti.
A proposito di costi l’applicazione delle tecnologie citate richiederebbe
investimenti e costi manutentivi pari a decine di migliaia di euro, si evince
che per una casa unifamiliare i tempi di ritorno dell’investimento sarebbero stimati in lustri. Qualora invece, l’impiantistica venga utilizzata da decine di alloggi, i condominii, i “rientri” diventerebbero competitivi.
Nessuno vieta di orientarvi verso tecnologie più povere ma rammentate il
pragmatismo misurando l’effettiva resa per almeno dieci anni. La richiesta scritta di tali garanzie e relative penali allontanerà installatori poco seri. Vorremmo inoltre ricordare che tutti questi apparati necessitano “tagliandi periodici” di assistenza tali e quali quelli della vostra auto; d’altra
parte i costi d’investimento sono simili o superiori. Da quanto sopra riportato si evince che non è vero che sfruttare il sole non costa nulla!
Anche l’ombra crea limitazioni alle rese.
Vi abbiamo confuso le idee? Auspichiamo invece di aver fornito elementi
facilitanti la decisione.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Quali innovazioni scegliere? Tutte quelle che sono disponibili in continuo,
ad esempio quelle geotermiche e/o con pompe di calore, o che risentono in
misura inferiore la stagionalità. Un altro fattore è la scelta di fonti che possano essere prontamente sfruttabili, ad esempio la fotovoltaica e l’eolica,
che generano energia elettrica utilizzabile da “subito” (o meglio dopo i
passaggi di vendita al gestore di rete; vedi premessa alle fonti rinnovabili).
E’ inutile scaldare un poco l’acqua di un impianto termico con un collettore solare se abbiamo energia elettrica con cui possiamo anche eliminare
l’impianto.
Un’innovazione da seguire è l’accumulo di energia con “celle” che tramuterebbe “in continuo”, l’energia che per ora è disponibile solo in presenza del sole…
L'ENERGIA GEOTERMICA
Si tratta di rubare a Prometeo quanto lui aveva sottratto agli dei.
Non è una nuova idea. Da sempre tale risorsa era nota e utilizzata nei
pressi di acque termali, soffioni boraciferi o adiacenze vulcaniche; vedi le
terme degli antichi Romani e le attuali o nelle centrali elettriche situate nei
pressi del Monte Amiata.
L'avvento tecnologico di trivelle che raggiungono profondità dapprima
impensate ha evidenziato poi che nell'interno della crosta terrestre la
temperatura è maggiore e, fatto importante, non risente della stagionalità e pertanto fornisce energia in continuo rendendola fonte rinnovabile
primaria.
La differenza di temperatura rispetto all'esterno può raggiungere, ad esempio, anche 20°C, a "soli" 100/150 metri di profondità. Ciò avviene
perché si passa dai +10°C nel terreno ai -10°C in una fredda giornata invernale. Il fatto di aver disponibilità di calore costante, con tempi di risposta immediati, facilita una costante di erogazione calore. Se non ci fossero
vincoli di trivellazione, di pompaggio eccetera converrebbe raggiungere
profondità più elevate.
I vincoli.
I siti di trivellazione non sono tutti uguali; ce ne possono essere di più favorevoli o meno e non è detto che l'edificio, o meglio l'area, sia accessibile ai
mezzi di trivellazione che invece non trovano ostacoli nella sede del co164
La patente di guida per la casa
P. Artusio
struendo edificio in spazi aperti, anche pubblici dietro pagamento dei diritti.
In tali casi potrebbe bastare un terreno o giardino condominiale dove interrare tubi captanti la temperatura del sottosuolo. Potete anche attivare
una servitù su suolo pubblico. Ci penseranno poi le pompe di calore
all’utilizzo di tale risorsa. D'altronde tutti sanno che per non far gelare i
tubi dell'acqua è sufficiente, in Piemonte, interrarli di circa 60 cm, e ciò
significa che sono sufficienti quei pochi gradi del terreno uniti a quei circa
5°C dell'acqua per sconfiggere il gelo.
Parliamo anche di ENERGIA EOLICA uso famiglia.
Ci stiamo abituando a vedere torri di sostegno e pale mastodontiche, costruzioni di oltre 80 metri di altezza, per cui non ci sovviene di soppesare i
vantaggi dell'eolico a livello di singolo edificio.
Qualora l'edificio sia posto in siti favorevoli, può essere sufficiente la corrente d'aria che sfiora gli edifici non strozzati a valle e a monte da altri ostacoli come altre case/alberi, a far ruotare comignoli eolici che ci procurano un po' di energia. In Italia stanno diffondendosi e secondo la legge
dei numeri, la produzione in serie, i costi diventeranno appetibili. Ripetiamo che non esiste una fonte di energia rinnovabile migliore di altre; forse più efficace in un certo ambiente sì, ma è l'insieme di più forme di energia che contribuisce al compito preposto, cioè il risparmio
Un apparato opzionale
CAMINETTO, ma non solo
Premessa all’uso di stufe/camini.
Prima di procedere all’acquisto o riutilizzo di una struttura esistente devono essere valutati alcuni fattori quali: l’utilizzo della legna da ardere,
l’apparato di bruciatura, l’evacuazione dei fumi e l’emissioni di polveri
nell’ambiente circostante e il pericolo per voi ed i bambini nel “condurre”
il focolare. Pertanto se avete la fobia maniacale della pulizia di casa, non
volete sporcarvi le mani, non “amate” gli animaletti nascosti nella corteccia e non avete lo spazio per la legna (almeno 1 metro cubo per 5-6 quintali), lasciate perdere…non fa per voi. Qualora invece, come noi, associate
al parametro cura/attenzione dovuta a quanto è bello e gratificante nella rilassante simbiosi vista/ udito generata dalla fiamma il tutto contribuisce ad
una migliore qualità della vita. L’effetto di convivialità indurrà inoltre i
vostri amici a visitarvi.
165
La patente di guida per la casa
P. Artusio
Caminetto domestico
A tutti piace il focolare domestico, la piacevolezza ci veniva già raccontata nelle fiabe ma…la sua realizzazione e conduzione pone dei limiti che ne
vincolano, per fortuna, la diffusione e spiegheremo poi i motivi. Il primo
vincolo è dato dalla possibilità o meno di realizzazione delle opere murarie di installazione che si estendono anche al di fuori del locale di posa.
Richiedono infatti una appropriata canna fumaria che raggiunga la sommità del tetto.
Il secondo vincolo è dato dal consumo di un combustibile particolarmente
ingombrante e dal basso rendimento calorifico effettivo. Si spazia dal 10% di
un camino “aperto” a circa 60% degli inserti: sono quei parallelepipedi rettangolari predisposti zona fuoco, evacuazione fumi nella parte superiore con
opzioni varie per recupero calore. Dato il consumo elevato, dai 18 o più
Kg/ora nel camino a tiraggio naturale a circa 4 Kg/ora per gli inserti ipotizzando un utilizzo di circa 125 ore mese, 3 serali + 10 nel fine settimana, ne
consegue un consumo, nel caso degli inserti, di circa 5 quintali mese. In pratica un ingombro di circa 1 metro cubo di legna di essenza mista.
Se invece la vostra applicazione ha puro spirito di arredamento con utilizzi
minimi, le “feste comandate” e la convivialità periodica con gli amici e
parenti, i volumi e conseguenti pesi sono proporzionalmente ridotti; il parametro è sempre il consumo ora. Concludendo occorre avere spazi per il
deposito, facilità di accesso ai mezzi di trasporto e sobbarcarsi la fatica di
portarsi in casa, giornalmente, 15 o più Kg di combustibile. Qualora tutto
quanto citato non abbia minato la vostra passione ed il gusto del bello, il
tanto decantato “focolare domestico”, possiamo proseguire. Rammentando, poi, quanto dichiarato dai costruttori di caminetti, macchina termica
secondo loro, ricordiamoci che i dati di consumi e prestazioni forniti nelle
caratteristiche tecniche sono relativi; valgono cioè per il raffronto e la
scelta fra i vari prodotti in commercio. L’utente, al pari dell’automobilista,
non è quasi mai un condutture pilota del famoso “Mobil Economic Run”
con la meta di raggiungere il traguardo con il minor consumo.
Parimenti il conduttore di camini potrà, col tempo, raggiungere tali obiettivi. Proseguiamo per gli interessati.
Caminetto vecchio e ripristino d’uso.
Nelle case il camino era utilizzato prima dell’avvento delle stufe; ma ora
anche case più nuove od in zone periferiche cittadine ne sono state corre166
La patente di guida per la casa
P. Artusio
date su richiesta. Le canne fumarie originarie in mattoni, abbandonate nella cura periodica, l’adozione di serramenti “stagni”, certe modifiche dei
tetti e soprattutto la nostra carenza di conoscenze in merito e la paura dello
sporco da parte della padrona di casa hanno contribuito al “pensionamento” della struttura.
Il ripristino.
Dimenticate il far da sé, il consiglio vi viene da persone che hanno avuto
l’opportunità di alimentare, nella vita, decine di stufe, caldaie a legna e
carbone ed un certo numero di caminetti tuttora funzionanti.
Richiedete l’intervento di un installatore (non un venditore), non importa
se non installerete nuove strutture e seguite i consigli.
Uno è già stato citato; l’incamiciatura con tubi rigidi coassiali della vecchia canna fumaria o se vi è più comodo la costruzione di nuova conduttura esterna; l’altro di conseguenza è il collegamento del vano focolare con
la nuova condotta.
Certamente ora il camino, aiutato da apposita presa d’aria dall’esterno avrà
tiraggio e non farà fumo: avrete pertanto raggiunto l’obbiettivo
dell’accensione. Rimangono da risolvere due problemi non da poco quale
la sicurezza ed i costi gestionali dovuti al limitato rendimento energetico.
Ne consegue che sarete giustamente tentati dall’acquisto di moderni focolari muniti di vetro antiscintilla. Il mercato è ricco di prodotti, molti dichiarano rendimenti da capogiro, ma la scelta deve essere ponderata in base alle
nostre esigenze specifiche.
Qualora vogliate utilizzare l’esperienza altrui sappiate che:
- i vani focolare devono aver ampiezza di gran lunga maggiore delle stufe
- lo spazio interno deve consentire il posizionamento dei ciocchi, con
lunghezza standard di circa 40cm., sia in verticale che in profondità
- il materiale costruttivo del focolare è preferibile sia in refrattari speciali
e brevettati o almeno in ghisa ad elevato spessore. Infatti più che il
rendimento è prioritario il “calore latente”, quello emanato a camino
“spento” in similitudine ai forni a legna per la pizza.
I condotti di aerazione forzata recuperano rendimenti energetici ma diffondono micropolveri nel locale (di ciò la pubblicità non parla). Sono preferibili canalizzazioni naturali di recupero calore dal focolaio, l’aria fredda
ne lambisce le parti calde e viene convogliata tramite tubi a bocchette di
aerazione.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
La conduzione di un camino
Il primo ostacolo è il tiraggio o meglio la sua carenza. La fiamma anziché
dirigersi verso l’alto vuole uscire nel locale sbattendo sul vetro.
Recupero calore.
Il dispositivo, in genere una piastra, è un responsabile della deviazione
fumi dal percorso naturale. L’esigenza di creare un percorso tortuoso in
cui i fumi cedano calore residuo, infatti, costituisce ostacolo alla retta via
ed in carenza di tiraggio la fiamma dirigerà verso il vetro e se aprite
l’antina affumicherà voi ed il locale. Immaginate di porre un coperchio
sulla fiamma e di dover guidare la fiamma, senza farla espandere, verso
l’alto…
Scaldare i motori e la canna fumaria.
Similmente alla vostra vecchia auto ove alla partenza “aprivate” l’aria e
lasciavate gradualmente scaldare il motore anche con il camino dovete
procedere allo stesso modo.
Aprite l’aria, attraverso l’apposita leva e poi accendete gradatamente dei
fogli di giornale uno alla volta arrotolati a tubo completamente inseriti nel
focolare sino a quando non sentirete un rumore persistente di forgia o di
treno in lontananza.
Se non sentite questi suoni rinunciate all’accensione, potreste anche avere
il camino occluso.
Lasciate spegnere i fogli di giornale e poi batteteli con l’attizzatoio fino a
ridurli in cenere, l’operazione ha lo scopo di liberare la griglia da cui arriverà l’aria comburente.
Ora potete accendere il camino introducendo nuovi fogli di giornale e legnetti piccoli, pochissimi e distanziati al fine di essere lambiti completamente. In seguito aggiungerete legna di dimensioni maggiori. Non abbiate
fretta ad aggiungere legna perché non sempre i legnetti sono sufficienti; in
tal caso proseguire con i legnetti a costo di bruciarne moltissimi. Rammentate poi una regola semplicissima: un ciocco posto in verticale brucia
più velocemente in quanto la fiamma “segue” la venatura del legno ed è
facilitata dallo sprigionamento di gas facilmente infiammabili.
Questa dell’accensione è l’operazione più difficile d’altronde quanti erano
quelli che sapevano far partire a freddo la “500” al primo tentativo dosando mani sull’aria e piedi delicati sull’acceleratore? Non dimenticate inol168
La patente di guida per la casa
P. Artusio
tre che potete facilitare l’accensione aprendo un porta, una finestra del locale in modo da far affluire più aria al focolare (è la manovra opposta a
quella per limitare l’incendio in una stanza).
I pericoli..
Soppesiamo molto il fatto di avere il “fuoco in casa”.
E qui mi rivolgo ai nuovi possessori di caminetti forse attratti dalla pubblicità di un bel caminetto posto su un pavimento in legno e con tappeti attrattivi (sic!). Qualsiasi anziano in simili posizioni non accenderebbe il
camino … di una pipa! Noi invece pretendiamo, ormai la frittata è fatta, di
utilizzare una ”bocca da fuoco” che è soventissimamente aperta per il
buon governo senza portarne le conseguenze. Una scintilla può innescarvi
un incendio se non siete presenti e pronti ad intervenire e per chi ha il focolare aperto, senza antina, non deve illudersi che i parascintille assolvano
completamente allo scopo. La balistica di lancio è ad andamento casuale e
per i più increduli anche verso il basso. Gli anziani sanno che alcune essenze, faggio e carpino ad esempio, non hanno sostanze volatili che si
sprigionano sotto forma di scintille. Rimane il pericolo della fase di accensione ove occorrono legnetti, un tempo i “rifiuti” del bosco cioè le fascine,
minuti come matite facilmente incendiabili. In questa fase si producono
scintille a iosa e voi avrete l’antina del focolare socchiusa e quindi pericolosa per il lancio di pezzi incandescenti.
Gli aiuti all’accensione … pericolosi.
Questa dell’accensione è un’operazione che spazientisce i non addetti. La
tentazione di utilizzare liquidi infiammabili, quali alcool e simili, è forte;
ma il pericolo è in agguato. Questi materiali sono altamente volatili e non
si vedono, il pericolo di accendere il non visto, ossia la scia di liquido caduto dal contenitore, è elevatissimo con relativi danni fisici.
I sostituti.
Qualora non riusciate nell’operazione, pur seguendo i consigli citati, potete aiutarvi con pezzettini di stoffa jeans in cotone ricavati da vecchi pantaloni o pezzi di lenzuola; naturalmente senza impregnarli di alcunché. Noi,
definiteci “fissati”, utilizziamo i tubi vuoti della carta igienica riempiti dei
materiali citati posti in modo tale da garantirne il tiraggio e l’accensione
prolungata.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Spegnimento ed accensione.
La conduzione, al minimo, di un motore sporca le candele e così pure nel
camino sporca i tubi fumo con prodotti carboniosi incombusti. Ciò renderà
difficoltosa una nuova accensione. Parimenti all’auto ove dopo una lunga
discesa diamo un colpetto di acceleratore, a frizione disinnestata, anche il
camino deve spegnersi con fiamma attivata al massimo per pulire i condotti di evacuazione fumi.
Una malizia.
Anche la legna più secca tende, con il permanere all’aperto sotto tettoia, a
raggiungere l’equilibrio con l’aria circostante non sempre favorevole specie nelle stagioni del riscaldamento, pertanto il fabbisogno di legna giornaliero va posto in casa vicino all’area di utilizzo ad “asciugare”. Anche
quando immetterete nuova legna nel focolare dovrete continuare l’opera di
asciugatura attivando al massimo il tiraggio per qualche minuto o, se non
avete tempo, almeno per alcuni secondi.
Manutenzione.
Quella giornaliera, o a frequenza più ridotta, consiste nell’asportare la cenere e le polveri in zona focolare specie nelle parte inferiore di aspirazione
aria comburente. Deve essere di cura maniacale per evitare di diffondere il
pulviscolo attraverso le bocchette di aerazione. In caso di ventilazione forzata con aspirazione sul frontale, è il caso degli inserti, per il recupero del
calore, che sconsigliamo, avrete la diffusione di ceneri e polveri minute
(tipo Pm 10) nell’ambiente circostante nonostante la pulizia citata, i costruttori di caminetti tacciono in proposito.
Manutenzione dei condotti fumo.
La manutenzione mensile, a seconda del grado di utilizzo, consiste
nell’utilizzo oculato di apposite polveri spazzacamino che diminuiscono
l’entità della fuliggine aggrappata alle canne fumaria anche a quelle con
pareti interne in acciaio inox.
Annualmente occorre effettuare la pulizia canna con appositi scovoli, operazione da assegnare al fumista installatore.
A voi toccherà sigillare ermeticamente la bocca del focolare e le finestrelle di aerazione per evitare il diffondersi delle polveri carboniose nerastre,
e sovente untuose, nel locale circostante.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Ripetiamo: in caso di apparati ove i residui di pulizia canna non possano
essere completamente asportati occorre eseguire uno sportello apposito
per tale rimozione in modo da evitarne l’autoaccensione e l’incendio.
P.S. Ai cittadini ricordiamo che i focolai in ghisa non sono equiparabili a
quelli in refrattario delle stufe bruciatutto (legna/carbone /segatura) ed accettano quale combustibile la sola legna da ardere pena la corrosione del
focolare.
Prima di affrontare il capitolo interventi edili che auspichiamo non troppo
frequenti vediamo assieme gli interventi sporadici.
COME EFFETTUARE CON CALMA LE EMERGENZE DI
CASA
Si suole dire persona prudente quella che indossa cinghia e bretelle. Anche per la casa vale la stessa regola. Alcune modifiche ne renderebbero
più agevole la conduzione e potrebbero toglierci il panico di rimanere al
buio o senza acqua, magari di notte o peggio nel periodo feriale.
All’inconveniente ci “pensa” un forte temporale od un “cortocircuito”
momentaneo ed improvviso. Il rimedio è la parcellizzazione e la prevenzione impiantistica. Un salvavita del tipo restart o stop & go dopo la verifica automatica che non esistono, o persistono, guasti impiantistici, ridarebbe corrente e vi eviterebbe ad esempio, di alienare, al ritorno da una
vacanza, tutto il contenuto del freezer e frigo per non parlare di dei sistemi di deterrenza per i ladri. Per l’impianto idrico la prevenzione consiste nell’evitare i punti deboli; il “flessibile” è il principale. Ci facciamo
ingannare da un tubo in maglia di acciaio che però, all’interno, ha un tubicino di gomma che, in primis quello dell’acqua calda, si usurerà. Il rimedio: sostituire “tutti” i flessibili con cannucce rigide inserendo il “rubinetto filtro”.
In pratica ogni utenza ha la sua saracinesca e non vi obbligherà a chiudere
centralmente l’acqua e non rimarrete privi del prezioso liquido nella abitazione. In proposito ai “flessibili” tenete in casa dei tappi maschi e femmina da 3/8”, 1/2“, 3/4” (un negozio di idraulica capisce tali specifiche) ed
otturate temporaneamente l’improvvisa perdita. Rammentate che avendo
tali ricambi in casa vi sarà più facile trovare qualche amico, far da sé, che
vi risolverà temporaneamente il guasto.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Modifiche future potranno riguardare le utenze principali quali, ad esempio, l’installazione di salvavita suppletivi sulle prese di lavatrici, boiler e
ferri da stiro; la miniaturizzazione di tali dispositivi vi consentirà
l’applicazione senza modifiche. Non dimentichiamo, e lo ripetiamo sino
all’esasperazione, quanto riportato nel capitolo materiali: acquistiamo solo
prodotti marchiati e sottoposti a norme severe quali, ad esempio, quelle
tedesche per le apparecchiature elettriche e termiche.
Evitate di acquistare e richiedere interventi al “massimo ribasso” come
fa, errando, lo Stato; a noi interessa la durata!
COME EVITARE INTERVENTI DI SOSTEGNO
Tutti riteniamo che la manutenzione preventiva e periodica sia indispensabile. Vorremmo però rimarcare che l’attività del far da sé non deve essere un lavoro obbligatorio; verrebbe meno il piacere …
Forse è opportuno evitare l’acquisto di materiali che richiedono troppo
“sostegno”.E’ buona norma, ad esempio, non utilizzare all’esterno una recinzione in ferro o scaffali in legno in ambienti umidi in cantina; montare
invece, una recinzione in blocchi in polvere di marmo/ quarzo forati o
l’impiego di manufatti in plastica per ubicazioni umide ci toglierà molto
lavoro. Ripetiamo l’importanza della scelta iniziale dei prodotti; una fascetta di serraggio se posizionata all’esterno andrà in acciaio inox ed i dadi
e le viti della tettoia in ottone; così facendo vi sarete assicurati la reversibilità di smontaggio, anche il rame è virtuoso. Anche una cerniera in ottone, applicata sul legno, non vi darà grattacapi e certamente non cigolerà
mai. Segnatevi con etichette adesive, apposte nei paraggi, gli interventi e
le relative date, costituisce metodo virtuoso per evitare interventi improvvisi. Le lampade del luce scala esterno vanno sostituite in blocco verso il
fine vita; etichette adesive applicate nei pressi dell’allaccio centrale vi
guideranno; avrete altresì la possibilità di verificare l’effettiva durata dichiarata dal produttore ed orientarvi tra i vari marchi. Ancora, un tale intervento, privo di esigenze d’urgenza vi consentirà l’esame di anomalie in
corso, infiltrazioni d’acqua in primis, ed una pulizia dell’apparato in vetro/
plastica che migliorerà la resa illuminante. Parliamo di chiavi: l’uso improprio danneggia le serrature. Quante volte ci siamo spazientiti ad infilare, una dopo l’altra, le chiavi nella toppa? Ricorriamo a chiavi colorate o
con adesivi che al buio non si distinguono. Un metodo virtuoso è
l’adozione di accorgimenti da ipovedenti. Intaccature di lima sulla testa
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
chiave, nella posizione superiore per le chiavi a nottolino (le più usuali),
indicheranno al tatto ed in funzione del numero di “segni”, in progressione, la chiave del portoncino e dell’ingresso alloggio. Esistono tipologie di
chiavi svizzere che, con unica chiave, aprono tutte le porte. Come recita
una canzone “in questo mondo di ladri” non ve la proponiamo. E’ utile invece sostituire i nottolini con altri aventi chiavi a scheda non riproducibili
se non dallo stesso negozio specializzato che vi ha fornito il nottolino: vi
risparmierete l’ansia di quando perderete le chiavi! Lo so siamo all’antica
ma, l’olio di macchine da cucire immesso una volta all’anno nella toppa
ve ne assicurerà una lunga durata. Visto che abbiamo in mano tale oliatore, provvisto di un lungo beccuccio lubrifichiamo le astine delle manopole
della cucina a gas; si sfilano facilmente… Non acceleriamo l’usura di tutto
quanto è in casa. Quali innamorati facciamo conto di accarezzare l’amato
e preoccupiamoci della sua salute. Evitiamo pertanto di serrare con forza
rubinetti o sforzare leve degli stessi in quanto ignoriamo da quale parte
vanno ruotati. In genere tutti i rubinetti si aprono in senso antiorario e, per
quelli a leva la posizione della stessa parallela al tubo indica posizione “aperta”. Ancora, non poniamo panni bagnati su ringhiere in ferro, non sbattiamo porte e finestre quando le apriamo, ecc.. Curiamo le rughe, leggi
fessurazioni e quando ritenuto ammalato. Il tempo risparmiato per interventi vari lo potremo dedicare ad attività creative maggiormente gratificanti.
INTERVENTI EDILI
Materiali, opere e le specifiche tecniche.
Una singola opera edile, rappezzo, ristrutturazione, o modifica, coinvolge
sia l’acquisto di materiali, alcuni di vostra scelta, sia l’attività d’impresa.
Sperando che tutto venga eseguito secondo il progetto, le specifiche tecniche appunto, si aggiunge l’accuratezza esecutiva e la garanzia se richiesta.
La garanzia viene “assicurata” a parole e non ha valore in caso di controversie.
Solo se esplicitata come specifica tecnica aggiunta e con arco temporale
ben definito assume una certa validità. Raramente viene accettata come
clausola dalle imprese.
Infatti si possono verificare concause che ne annullano l’efficacia. Costituisce comunque deterrente per la scelta dell’impresa, alcune rifiuteranno
il lavoro, che per il pagamento finale. In proposito rammentare che lavo173
La patente di guida per la casa
P. Artusio
rare sul “vecchio” può riservare sorprese, alcune trattate nel libro, per cui
il “preventivo” non sarà vincolante. In quest’ultimo caso una ulteriore
specifica tecnica quale il riaggiornare e convalidare il preventivo qualora
la differenza riscontrata durante i lavori raggiunga una certa percentuale;
eviterà malumori e discussioni.
Le specifiche tecniche.
Sono la formalizzazione, il mettere nero su bianco, di prescrizioni, di materiali, di prestazioni e forma (disegno) costruttiva, in specie le modifiche
in corso d’opera che sono inevitabili, appendete una copia sul retro porta
d’ingresso in modo che siano visibili a tutte le maestranze. Lo scritto sostituisce il vecchio ”faccia lei che sa” fonte di guai che rende impossibile
qualsiasi reclamo successivo. In parole povere la “specifica” rappresenta
tutto quanto può essere controllato strumentalmente. Nel caso di richiesta
di garanzia di durata la strumentazione necessaria è… il calendario.
I riferimenti edilizi storici, un aiuto dalla burocrazia: il punto di partenza
per le varianti.
La casa e la sua storia, un aiuto dalla burocrazia.
Come già anticipato in altra parte in caso di acquisto/vendita
/ristrutturazione o semplicemente se amate la storia della casa, nascita/modifiche/date/infrazioni/ sanatorie, avete la possibilità di soddisfare tale curiosità. L’Archivio edilizio del Comune dell’immobile conserva tali
documenti. Vi troverete i supporti cartacei, progetti, concessioni edilizie,
infrazioni sanatorie e quanto sopra accennato. I disegni potrebbero tornarvi utili in caso di ristrutturazioni; costituiscono infatti il punto di partenza
per le modifiche. Purtroppo, non sempre, i costruttori aggiornavano le varianti in corso d’opera (lo scoprirete quando deciderete nuove modifiche).
Il passo successivo, burocratico, a fine lavori è anche l’aggiornamento ora
informatizzato, al catasto (UTE).
La planimetria ufficiale, indispensabile negli atti di compravendita, è depositata all’UTE.
La difformità tra lo stato di fatto, la realtà edificata, e quanto denunciato,
la planimetria ufficiale, verrà rilevata dal tecnico incaricato con perizia
obbligatoria. Le varianti riscontrate in sede di perizia andranno sanate se
possibile, in alcuni casi possono precludere l’atto notarile.
Per tale motivo consigliamo di tenere la Planimetria ufficiale tra le carte di
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
casa (se l’acquisto è recente la troverete allegata al rogito notarile).
P.S. è possibile risalire sino ai primi decenni del 1900 ai disegni progettuali di edificazione e varianti edilizie in cronologia; rammentare che dovrete cercare la documentazione tramite l’indirizzo originale. Negli anni
del Fascio i nomi delle vie differivano… se ne potrebbe scrivere un libro,
via Pallamaglio ecc..
I nostri interventi e la produzione in serie.
Guardiamo ancora all’auto e constatiamo che una grossa fetta di qualità
consegue ad elevati volumi e le azioni correttive alle relative grane segnalate dai clienti.
Al confronto la nostra ristrutturazione edile è da considerarsi “fuori serie”
o meglio elaborazione specifica unica ed irripetibile. Dovrà per tanto essere affidata ad imprese con artigiani Maestri, i più esperti. L’impresa li
considera preziosi e non li dirotta ai lavori secondari. E’ come nel campo
medico, non sempre avrete a disposizione il primario, il Maestro.
I tagliandi, ovvero la verifica ed il mantenimento dell’efficacia
d’intervento nel tempo potrebbero essere richiesti con specifica tecnica.
L’esborso economico di acquisto casa motiva l’attività periodica dei tagliandi.
La scelta dell’artigiano.
Con il progredire della tecnologia e la disponibilità sul mercato di prefiniti
o preassemblati in moti campi, ad esempio per l’impian-tistica idrica e lattoneria più disparata, molti volenterosi pensano di poter intraprendere
nuovi mestieri con pochissima attrezzatura, i “ferri”.
Ma, il mestiere non assimilato gradualmente in affiancamento sul campo
non dà buoni risultati e noi, spinti da scelte condizionate da esigenze economiche (in genere l’artigiano meno caro), ne pagheremo le conseguenze.
A volte anche funeste quali quelle di installazione di impianti a gas, bisognerebbe ritornare ai sigilli, piombatura, da togliersi solo dai tecnici.
A nulla è valsa l’esperienza dell’industria che trasformandosi da manifatturiera, con tanti uomini, a società di capitale, tanto macchinario automatizzato e costoso ha allontanato e licenziato gli uomini anche validi. Le attività che si imparavano a bottega, intesa anche come fabbrica, sono ora
nuovamente ed invanamente proposte da quelle stesse industrie disilluse
oltre che dai spropositati investimenti anche della speranza che le macchi175
La patente di guida per la casa
P. Artusio
ne si autoriparassero. I venditori di impianti esaltavano infatti la diagnostica di alto livello di cui i macchinari erano equipaggiati. In seguito “grazie” alla globalizzazione fu considerato più redditizio rivolgersi altrove; ci
sarà sempre un paese con più bassi costi di mano d’opera (una delle cause
della crisi). Pensate a ciò che è successo dal dopoguerra ove i vinti hanno
raggiunto la supremazia mondiale. La logistica dei trasporti con i suoi limitati tempi e costi di consegna ha contribuito enormemente a ridurre le
distanze. E per rimanere con i piedi in casa provate a cercare una impresa
termica che disponga di un saldatore ossiacetilenico (saldare con la fiamma anziché con l’arco elettrico) per riparare o modificare l’impiantistica
termica che sino agli anni ’70 era tutta a circolazione naturale.
Non si avvaleva infatti di pompe che dovevano supplire anche ad errori
impiantistici degli operai che non “conoscono” il percorso naturale
dell’acqua calda in un circuito di riscaldamento. Naturalmente le scuole
sfornano molta grammatica senza collegarla alla pratica. Fortunatamente
ci sono le eccezioni che però altri paesi ambiscono. I più anziani ricordano
che anche con la guerra le nazioni più progredite cercavano persone valide
(non solo scienziati) dal “nemico”. Anche ora, così facendo non si spende
in istruzione e si godono i frutti.
Concludendo scegliete imprese ed artigiani che vi rilascino garanzie e
certificazioni scritte.
Globalizzazione.
Adesso che in Italia c’è abbondanza di mano d’opera straniera, adattabile,
volenterosa e predisposta ai lavori manuali disdegnati da noi c’è il rischio
che l’impresa se ne avvalga troppo senza badare alla qualità. Sovente le
operazioni intermedie loro assegnate non sono correttamente esaminate. E
per andare sul faceto, ma non troppo, a specifica richiesta la 46/90, normativa di sicurezza, era stata considerata alla stregua di due numeri del lotto.
Risposta azzeccata: il 90 la paura di essere in tali mani.
Fidarsi è bene, controllare è meglio.
Qualora abbiate tempo o conosciate persona affidabile e competente fate in
modo di assistere ai “lavori in corso”. Senza creare intralcio o peggio pericolo, una capatina ogni tanto, ad inizio e fine dei singoli cicli di lavoro, può costituire deterrente alla fretta esecutiva (fretta che al giorno d’oggi si riscontra
spesso a discapito della precisione lavorativa). La fotografia in continuo, in176
La patente di guida per la casa
P. Artusio
tesa anche come documentazione fotografica dei percorsi impiantistici potrà
tornarvi utile in futuri lavori di riparazione e/o modifiche. Ripetiamo: il faccia lei che sa rivolto all’esecutore va dimenticato.
Se l’esecutore è serio dovrà presentarvi, in mancanza del vostro scritto, il
suo progetto con costi e tempistiche. Voi dovrete sottoporre il tutto, non
potete esimervi, ad un tecnico abilitato, geometra, architetto, ingegnere,
per una approvazione. Ulteriore domanda all’esecutore è quella relativa ai
danni indotti, dalla caduta calcinacci in strada, ai danni dell’ascensore e/o
da perdite acqua di lavorazione. Ricordatevi che la franchigia assicurativa
dovrà essere rimborsata dall’impresa. L’entità del risarcimento ai danneggiati non sarà uguale all’effettiva spesa sostenuta per la detrazione relativa
allo stato di degrado predanni.
Per i buoni rapporti con il vicinato stimolate perizie di parte preferibilmente con un tecnico, quelli dapprima citati, ma che sia anche abilitato dal
tribunale, i cosiddetti C.T.U., Consulente Tecnico d’Ufficio.
La documentazione di fine lavoro.
Qui trattiamo un punto dolente.
L’obiettivo principale dell’esecutore, non ce ne voglia, è la garanzia del pagamento dell’opera. Senza questo requisito niente chiavi o fine lavori
...D’altronde la fidelizzazione non è ... per i clienti una tantum. Noi però,
quelli paganti, vorremmo le “istruzioni per l’uso” e non solo, ad esempio, la
consegna del libretto garanzia caldaia (chiami l’assistenza per la prima accensione e le verrà spiegato tutto!). In considerazione delle migliaia/decine
di migliaia di euro spese per una ristrutturazione anche parziale, per non
parlare delle cifre d’acquisto casa, desidereremmo avere almeno “il bugiardino” di cui è corredata la scatola di un comune antidolorifico.
In attesa che ci venga fornito un Compact Disc con il progetto, le varianti
esecutive fase per fase, operiamo autonomamente come dapprima descritto. In futuro potrà succedere che ci venga fornita la “fotografia” di casa. In
realtà si tratta di termografie che evidenziano, ad esempio, la carenza di
“ponti termici” e l’omogenea diffusione del riscaldamento, isolamento
termico ecc… Costituisce obiettivo a tendere.
I muratori e lo sporco.
Noi, ma in primis la moglie, nutriamo verso di loro motivate repulsioni.
La causa principe è che ignorano l’arte del pulito e diffondono polveri in
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
tutta la casa. Ormai raramente si utilizza per “rompere” il classico martello
e scalpello, che creano poca polvere. Per una scanalatura passacavi si utilizzano apparecchi elettrici portatili generosi produttori di polvere. Secondo gli operatori il progresso è quello che consente una riduzione dei tempi
esecutivi indipendentemente dalle concause, e cioè polveri a gogò.
Il mercato offre apparecchiature atte al recupero delle polveri e anche aspirapolveri a doppia filtrazione, classico sacchetto + filtro HEPA ma, a
volte, occorre una terza mano, un secondo operatore che tenga la bocchetta aspirante vicino alla sorgente delle polveri.
Ciò limita l’utilizzo ma riteniamo che se ci fosse una seria norma di tutela
salute operaio, è il primo che ingurgita tale polvere, anche il committente,
noi, avremmo vantaggi e cioè il pulito. L’innovazione tecnologica può
aiutare moltissimo.
Esecuzione, controlli e manodopera femminile.
Nel campo edilizio italiano le maestranze femminili sono assenti.
L’attuale minor gravosità del lavoro induce a rivederne l’ottica traendone
vantaggi reciproci. Ove impiegate, il campo manifatturiero ad esempio,
viene esaltata la loro precisione ed attenzione operativa. D’altronde sono
abituate a consultare schemi di lavoro a maglia che molti tecnici considererebbero ostici. Decine di anni fa constatavamo la loro attività anche edile, non solo nei paesi dell’Est, ma addirittura in Svezia!
Per riferirci alla gravosità di impegno il riscontro di alcune mansioni, manovratrici di carri ponte in fonderia, palesavano “rilassante” quello di un
cantiere edile. E per tornare in tema di muratori ed “arte del pulito” le maestranze femminili contribuirebbero a quel decoro ed ordine che noi utenti
desideriamo anche durante i lavori di ristrutturazione.
A rafforzare quanto sopra vorremmo citare i danni che si riscontrano attualmente nella umile fase di “pulizia” preconsegna al cliente di una casa
sottoposta ad interventi. L’affido di tali attività ad inesperti a volte lascia i
”segni” del lavoro effettuato con prodotti di pulizia per asportazione colature di cementi con l’acido muriatico e conseguenti aloni eterni!
Nessuna donna agirebbe in tal modo.
Gli imprevisti dei lavori edili.
Nell’elenco dei materiali non abbiamo citato quelli causati dall’acqua. E’
un componente di tutti le malte e molti leganti; anche in questo caso dia178
La patente di guida per la casa
P. Artusio
mo per scontata la sua presenza. Se ci soffermiamo a pensare ci renderemo conto che per rifare un pavimento ne occorrono decine e decine di litri.
Occorre inoltre aggiungere quella utilizzata per abbattere le polveri di demolizione del ”vecchio” e quella per bagnare lo strato preposa al fine di
garantire una amalgama con la nuova pavimentazione.
Costituisce miracolo il non causare infiltrazioni ai piani sottostanti.
Se non ponete fretta, con la scelta dell’impresa azzeccata, ciò è fattibile.
Meglio però allertare l’impresa ed il vicino a porre attenzione ed avvisare
in tempo…lasciategli il numero del telefonino se vi assentate, gli “incidenti” sono numerosi nelle ferie.
Le nostre colpe verso l’impresa.
Dopo aver esaltato certe anomalie vediamo anche il “mea culpa”. Non si
può avere “tutto e subito”. Ogni operazione richiede tempo, esempio di
posa, poi devono seguire interruzioni temporali, di giorni o anche settimane per procedere alle fasi successive.
Tali lassi di tempo, ben noti e concessi in caso di costruzione del nuovo e
di ristrutturazioni pesanti, muratore, idraulico, elettricista, nuovamente
muratore e via discorrendo, vengono negati nei casi di “rappezzi”, e con
tale termine ci riferiamo all’insieme dei materiali ed impianti. Abitando, in
questi casi, nella casa “finita” consideriamo intralcio tali lavori. Pertanto
per lasciare libera la zona lavori dovremmo trasferirci all’esterno o, se non
possibile, nell’area residua della casa. I rimedi … futuri. Può darsi che in
futuro l’impresa ci fornisca per tale periodo l’auto, pardon, la casa di cortesia …
Trattiamo un argomento sovente dimenticato e che renderà ”inutili” certi
interventi edili.
LA PELLE dei MATERIALI
Limitandoci a quelli coinvolti nell’edilizia, qualsiasi materiale ha una pelle, strato esterno superficiale, che può essere naturale o indotta. Ipotizziamo che ai primordi l’utilizzo del fuoco per fabbricare i mattoni, anche
in questo caso una tecnologia per ridurre i tempi di produzione rispetto
all’essiccazione naturale, abbia generato dei pezzi compatti o comunque
con strati superficiali induriti che sarebbero successivamente estesi in
molti campi. Si spazia dalla pietra di fiume levigata dal tempo e dalla na179
La patente di guida per la casa
P. Artusio
tura a quella indotta dal procedimento di lavorazione quale cottura in forni
per laterizi e/o lavorazioni termiche/meccaniche per i metalli. La pelle superficiale può essere d’ostacolo e non solo per il suo stato di rugosità più o
meno elevato. Spaziamo dalla pietra ottenuta con frantumazione, ruvida,
alla lastra di marmo, levigata con utensili abrasivi o al citato ferro laminato. In tal caso la sua impenetrabilità costituisce barriera all’imbibimento
necessario per “legare” e cementarsi formando pertanto una corretta amalgama. Tuttavia la pelle ha anche i suoi pregi; ne è riprova il fatto che i
materiali, pietre e marmi in primis, sottoposti a sabbiatura o aggressione
da parte di certi prodotti chimici, utilizzati ad esempio per “lavaggio”
facciate, perdono caratteristiche protettive nei confronti degli agenti atmosferici. La pelle può essere ottenuta, sia forzatamente con processi tecnologici sia mediante la temperatura, ad esempio con forni che modificano
la struttura superficiale di un materiale arricchendola di componenti idonei
all’utilizzo finale, nelle piastrelle per citare il caso più comune. Vedere
anche pavimenti in legno ed in mattoni.
“Dulcis in fundo”
LA CASA E LE TASSE
Quando parliamo di tasse, il dovuto allo Stato per l’elargizione di servizi
quali istruzione, salute, sicurezza, ecc., dobbiamo conoscerne le regole
(appunto: le leggi).
La confusione è sovrana; i media ci propinano “intenzioni”, disegni di
legge, come già approvati.
La normativa in vigore è quella stabilita dall’articolo 73 della Costituzione
Italiana (27/12/47).
Il vigore della legge inizia il 15° giorno dalla pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale (G.U.).
La norma costituzionale prevede cioè che quanto deliberato sia pubblicamente reso noto ed editato. In pratica c’è analogia con gli antichi editti letti nelle piazze dai messaggeri dei sovrani.
Purtroppo la G.U. non è l’unica fonte in quanto, progredendo il federalismo,
altri enti impongono normative fiscali che coinvolgono il settore casa.
Pertanto oltre alla classica IRPEF allo Stato, dobbiamo sborsare soldi anche alla Regione ed ai Comuni (vedi IRPEF regionale ed ICI per gli immobili, la vecchia TARSU per lo smaltimento dei rifiuti ecc). Ce ne sono
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
anche altre “nascoste” nelle bollette delle società erogatrici di servizi
“pubblici” vedi ad esempio contributo per la fognature pagate
dall’acquedotto.
Mentre queste ultime sono pagate in relazione ai consumi effettuati ve ne
sono altre (IRPEF, ICI, TARSU) legate al “possesso” di case anche inutilizzate o scarsamente abitate (es. vecchia casa dei genitori).
Gli importi dell’”imposizione”
Dobbiamo reperirli nella G.U. per quanto dovuto allo Stato e le altre nei
siti delle Regioni e Comuni e sono, nel caso dell’ICI, perennemente in ritardo o parziali; chiedete conferma alle ditte informatiche che preparano i
programmi per la stesura della denuncia dei redditi.
A proposito citiamo il Catasto la cui gestione, speriamo il più tardi possibile, dovrebbe passare ai Comuni. Rammentiamo che qualsiasi legge ha
dei “buchi” interpretativi per cui occorre che una successiva “circolare applicativa” od un tecnico li dissipi. Immaginatevi il caos se tali “spiegazioni” avvenissero da più Enti, nel nostro caso migliaia di Comuni con “libere interpretazioni”, per non parlare di migliaia di archivi informatici che
non si “parlano”.
Già ora si constatano “ridicole” rendite catastali in zone di pregio, privilegio di pochi eletti, e ciò può non invogliare al dovere civico i comuni mortali. Non sempre “piccolo è bello”!
Il Catasto, l’Ufficio Tecnico Erariale (U.T.E.)
E’ l’inventario degli immobili esistenti in Italia e pertanto soggetti a tassazione secondo le leggi.
I criteri di tassazione sono conseguenti alla classificazione del tipo di costruzione, rurale, civile sino alle ville e castelli, alla “grandezza” (consistenza) espressa in vani e/o superficie e zona censuaria di ubicazione del
comune dell’immobile. Associato a tali dati conseguono valori economici
di stima, la rendita catastale ovvero il valore di imposizione fiscale. Lo
Stato, riporta la proprietà, o meglio la titolarità indicando nomi e codici fiscali relativi. Tralasciando quanto è sfuggito all’inventario, catasto, è su
tali valori l’imposizione fiscale e nel caso della tassa rifiuti fa fede superficie totale dell’immobile rilevata dalla planimetria depositata in appositi
uffici catastali per la parte abitativa e quanto riportato sulle visure sui locali collegati (box/ magazzini/ tettoie).
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Ne consegue che dovremmo aggiornare in continuo il catasto a fronte di
varianti di proprietà (ora vincolo del notaio del rogito) e varianti di vani o
superficie con apposita denuncia (dofca) del tecnico che progetta e segue
le nostre modifiche.
La visura.
E’ un estratto che riporta la classificazione, la zona censuaria, e la consistenza dell’unità ed il relativo valore impositivo (rendita catastale). Mentre
i dati di titolarità del possesso possono essere non aggiornati e pertanto
non fanno fede il dato relativo al valore economico era denominato limite
di non rettificabilità. Il Comune con appositi decreti comunali può invece
variarli, in genere in aumento, agendo sui singoli valori di zone censuarie
e/o categorie che moltiplicati per i dati fissi di vani e superfici danno come
risultato finale il nuovo valore impositivo. Purtroppo la segnalazione
dell’avvenuta modifica non è sempre comunicata per iscritto
all’interessato in quanto è sufficiente esporre il tutto per iscritto negli Albi
Comunali (pretori) in analogia alla Gazzetta Ufficiale.
Abitabilità.
In termini burocratici è il nulla osta delle autorità preposte all’utilizzo di
un immobile nuovo.
É un certificato che dovrete conservare unitamente ai documenti casa (rogito notarile, planimetria, visura catastale, denuncia ICI/TARSU). Vedi
capitolo tasse. In termini pratici dovrebbe garantirci la possibilità di utilizzo con disagi minimi causati dal “nuovo” e cioè l’assenza di umidità ed
esalazioni dannose.
Vedi capitoli interventi edili e l’umidità residua.
Manutenzione della visura e carte di casa
Come abbiamo accennato il valore impositivo può cambiare, ma nulla vieta di contestarlo tramite il tecnico abilitato che vi consiglierà in merito, e
pertanto dovrete verificarlo ogni anno per non diventare “evasori parziali”
passibili di multe. La prima volta che entrate in possesso di tale documento, in genere all’acquisto casa, rivolgetevi al tecnico per eventuali aggiornamenti; soppesate quelli a voi sfavorevoli, quali ad es. classificazioni e
categorie troppo elevate rispetto al reale contesto abitativo.
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
La tassa rifiuti
Spetta al proprietario solo se anche abitante; in caso opposto è compito
dell’inquilino. Essendo tassa di possesso si paga per intero, anche sulla seconda casa eventualmente non abitata.
Le agevoli fiscali, single/over ... enni sono “grazia ricevuta” da ogni singolo Comune e dovrete informarvi.
Evasori?
Dura lex sed lex. Piaccia o non piaccia la legge va rispettata. Lo Stato non
ammette l’ignoranza delle leggi. Purtroppo ciò vale anche per le tasse di
altri enti impositivi quali Regione e Comuni, anche se questi ultimi sono
sovente, in carenza di aggiornamenti. Si deve comunque pagare anche in
assenza di invii di bollettini. In caso opposto siamo evasori e come tali
trattati. Qualora non riusciate ad aggiornare l’UTE il consiglio è quello di
pagare un reddito presunto. Gli anziani ricordano ancora la dichiarazione
“lunare”, definizione dell’allora Presidente della Repubblica, del ’92 anno
di transizione dall’ILOR all’attuale ICI con l’intermezzo dell’ISI ove appunto si stimava e poi si autocertificava nella dichiarazione dei redditi il
valore presunto dei fabbricati posseduti.
Occorre sempre e comunque pagare. Successivamente si potrà “integrare”
e l’eventuale contenzioso non ci considererà evasori totali. La tassa rifiuti
e l’ICI sono da pagare anche se non residenti.
Questo della non residenza se l’immobile posseduto è all’estero è terreno
degli addetti ai lavori.
La casa e gli aiuti di Stato.
Un termine dimenticato: capienza. E’ il valore di massima agevolazione
ammessa ed equivale all’importo di tasse pagate. L’agevolazione sarà
pertanto nulla se il reddito nostro non raggiunge l’importo minimo imponibile e sarà via via a scalare per gli imponibili soggetti a tassazione ma
leggendo tra le pieghe si scopre che, a volte, il fruitore può essere persona diversa dal proprietario casa. In alcuni casi può godere tali frutti un
parente, affine, sino al sesto grado oppure può essere un conduttore. In
genere i nostri figli, con impiego fisso, hanno capienza adeguata. Sia che
subiate la decisione operativa da parte di una assemblea condominiale sia
per vostra iniziativa rivolgetevi agli addetti ai lavori, Agenzia
dell’Entrate (funziona!), CAF, Commercialisti. Ciò vale anche per la du183
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rata delle rateizzazioni che per gli anziani sono ridotte rispetto ai canonici 10 anni.
P.S. A coloro che abitualmente compilano la dichiarazione dei redditi con
il mod. 730 ed ai nuovi dichiaranti, per godimento agevolazioni, ricordiamo che lo Stato effettua controlli sulla veridicità e vi richiederà magari a
campione ed in anni successivi, tutta la documentazione di supporto e vi
garantiamo che non è poca.
Le carte di casa che dobbiamo avere.
Rogito notarile: è’ l’atto di vendita/acquisto che garantisce il titolo di proprietà (quanto riportato al catasto non fa fede).
Visura catastale: dati inventariali dello Stato, Catasto, utilizzati per la tassazione immobiliare, sia per IRPEF, ICI, TARSU.
Planimetria catastale : é’ depositata al Catasto, U.T.E, dal costruttore originario ed aggiornata in continuo a fronte di modifiche, anche quelle interne con nuove suddivisioni di spazi, da parte di un tecnico abilitato. P.S.
La planimetria è il documento su cui il Comune computa la TARSU per
l’edificio abitato; per le pertinenze ed altri locali non abitati il riferimento
è la visura ove la “consistenza” è riportata in superficie anziché in vani.
Anomalie più diffuse: a parte quelle macroscopiche, mancanza del titolo di
abitabilità dopo decenni di utilizzo, sono le varianti non segnalate dal costruttore, in corso d’opera, o dal precedente proprietario che generano l’invendibilità del bene. Il notaio incarica un perito per la verifica con, la realtà (lo “stato di fatto”). Dopo la messa in regola a titolo oneroso,”pagare
prego”, il Comune e lo Stato vi richiederanno le tasse pregresse evase
ecc…Potreste anche scoprire che la modifica attuata non sia sanabile ...,
non sempre chi vende vi avvisa. Rivolgetevi al tecnico citato. E’ lui la
persona cui affiderete la verifica della realtà con quanto depositato
all’UTE..Se avete “grane” è preferibile rivolgersi ad un tecnico (geometra,
architetto, ingegnere edile) che sia anche C.T.U., Consulente Tecnico
d’Ufficio iscritto all’albo periti del Tribunale, in quanto maggiormente esperto.
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P. Artusio
LE BUONE NOTIZIE
Ultimamente si constata un certo fermento intorno all’argomento casa.
Anche la pubblicità di vendite immobiliari cita le classificazioni energetiche delle nuove costruzioni in vendita. La scelta di materiali endemici
e naturali sta diffondendosi e si inizia a parlare di impatto ambientale
relativo.
L’auspicio è anche quello che si pensi al ripristino del “vecchio”, almeno
per la parte recuperabile ed adattabile ai nuovi requisiti … sarebbe un
comportamento lungimirante.
Nuovi materiali per la casa.
In analogia a quanto citato su ogni singolo argomento riteniamo che un
grosso apporto alla “salvezza futura” verrà dalla nano e biotecnologia. Un
esempio è dato dallo sviluppo delle celle fotovoltaiche posate a film o veicolate in vernici. Purtroppo, gli interessi di sviluppo sono contrastati da
quelli delle sette sorelle, i petrolieri, e da certa politica miope.
La Ricerca avanza e porterà nuovi frutti.
La bioedilizia ora ripropone per le case nuove certi concetti di biosostenibilità rivolta non solo ai materiali endemici ma anche ai costi di esercizio
e mantenimento.
La “morale” finale.
Quanto trattato è un compendio di notizie, meglio di “buon senso”. Auspichiamo che non inducano la psicosi de “Il malato immaginario”. Rassicuratevi! Neppure i disastrati immobili dello Stato presentano tutte le anomalie citate. La conoscenza e l’osservanza di certe regole può esservi di
aiuto. Riprendere alcune attività manuali e la continua ricerca della risoluzione anomalie, i pomposi problem solving ed il brain storming dei consulenti, apriranno la strada anche a nuove opportunità di lavoro. L’ingegno è
sempre necessario in qualsiasi professione e non ultimo aumenterà la socializzazione con scambio di esperienze; nascerà il team…
Settembre 2011
Paolo Artusio
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La patente di guida per la casa
P. Artusio
Bibliografia
Stesso autore
La casa, istruzioni per l’uso…
Ed.SIMPLE 2008
M. Pallante
La felicità sostenibile
Rizzoli editore
C. Gabetti
Occhio allo spreco
Rizzoli editore
Luca Mercalli
Prepariamoci
Chiare lettere
Il disegno di copertina, della compianta moglie Marisa, é stato rielaborato
dalle figlie Laura e Paola.
L'impaginazione é stata curata dall'amica Rosali.
Anche i proventi di questo libro sono a favore dell’”APiCE”, Associazione Piemontese Contro l’Epilessia, Onlus. www.apice.torino.it, mail:
[email protected]
Un plauso all’associazione, ai professori e medici coinvolti e sensibili al
disagio di migliaia di pazienti, circa 500 000 (sì mezzo milione di persone) in tutta Italia, non sufficientemente tutelati dalle vigenti leggi.
L'autore ringrazia e sarà riconoscente a chi destinerà il 5 per mille (a voi
non costa nulla) scrivendo su dichiarazione redditi 975 243 500 10. Offerte fiscalmente detraibili su c.c.p. 34216101.
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